back to the fifties.

di rauhlscharm
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** characters. ***
Capitolo 2: *** goodmorning and welcome to the betty's. ***
Capitolo 3: *** but i don't know it yet, babe. ***
Capitolo 4: *** you're so beautiful tonight, Suzanne. ***



Capitolo 1
*** characters. ***


                                                                                                                                                  HEY GURLS!♡
                                 
||e se vivessimo in un america con screwdriver, juke-box, ford thunderbird e lavanderie a gettoni?||
                                                                                       lasciate che Suzy e Justin vi portino indietro negli anni cinquanta.





                                                                                                                                  Rachel Mcadams as Suzanne Hummel.
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Troian Bellisario as Alexandra Booper  ◇  Amanda Bynes as Taylor Rooney  ◇  Cody Christian as Christian Rooney
Zac Efron as Mike Stanziale    Holly Marie Cobs as Annie Lines  ◇  Ellen Pompeo as Emma Hummel  ◇  Cody Simpson as Andrew Hummel                                                  



la storia ed ogni singolo capitolo sono pensati da me, me e solo me.
è l'unica fanfic ambientata in questi anni e tale deve restare.
ogni diritto è riservato. 
©

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Capitolo 2
*** goodmorning and welcome to the betty's. ***


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‘’Suzy, lo sai che ore sono?’’ la voce di Annie echeggiava nella stanza mentre mi affrettavo a raggiungere il mio posto dietro il bancone.

‘’Scusa..’’ timidamente, come sempre d'altronde, mi limitai a sussurrarlo in modo che lei e solo lei l’avesse potuto sentire.

''Muoviti e vai a prendere le ordinazioni al tavolo cinque’’ senza darmi il tempo di replicare, Annie si affrettò a darmi le spalle e allontanarsi sui suoi rollerblade.

‘’Aggeggi infernali’’ ho sempre pensato.

Che senso hanno? Rendono forse il lavoro più efficiente? Le ragazze più carine?

Servono solo ad impedirmi di muovermi per bene.

Mi affrettai ad andare verso il tavolo cinque, assolta dai miei pensieri.

Talmente assolta da non accorgermi di una biondina che passava di lì.

''Vuoi forse che ti faccia licenziare? Stai più attenta la prossima volta’’ disse con voce che non ammetteva repliche,

prima di rimettersi la chupa-chupa in bocca ed avviarsi verso il suo tavolo, insieme ai suoi ‘’amici’’ che
erano rimasti girati di spalle.

Mi avviai verso il tavolo cinque, pronta a prendere le ordinazioni, con carta e penna in mano quando alzando la testa trovai due occhi intenti a fissarmi.

Due occhi mistici, profondi, di un ragazzo seduto al tavolo undici.

Non quel tipo di occhi di cui ti limiti a dire solo il colore, parlo di tutt’altra cosa.

Parlo di quegli occhi in cui ti perderesti per ore.

Quegli occhi che, se fossero acqua, ci annegheresti.

Quel tipo di occhi che sanno riflettere la solarità dell’animo, la bontà della persona.

Quegli occhi color nocciola che stavano dannatamente in sintonia con i suoi capelli.

Capelli biondo scuro, alzati con un po’ di gel ma comunque soffici.

E le sue labbra..

Quelle labbra a cuore che sembravano fin troppo morbide.

Quelle labbra rosee che mi attraevano più di ogni altra cosa.

Quelle labbra che erano ormai intente a baciare la biondina di prima in modo rude, aspro, brusco,
mentre lei le teneva il collo in modo da non farlo allontanare.

Caccia quei i pensieri di prima dalla testa non appena sentii Annie chiamare il mio nome.

Senza neanche girarmi, diedi per scontato che lei avesse capito che ero più che pronta a iniziare a lavorare.

‘’Buongiorno e benvenuti al Betty’s, posso esservi d’aiuto?’’ chiesi con la voce più sicura e solare che riuscii a fare.

‘’Per me uno screwdriver. Per te, bambola?’’ disse un ragazzo dai capelli rossi riferendosi alla brunetta seduta affianco a lui.

‘’Idem’’ disse la ragazza senza smettere per un secondo di fissarlo e sorridere.

‘’Perfetto, corro a prenderli’’ dissi io fingendomi pimpante e sveglia.

Mi avviai verso il bancone in fretta e in furia, pregando Dio in tutte le lingue del mondo per non
farmi inciampare con questi rollerblade.

‘’Forse dovresti fare più attenzione’’ disse ammiccando il ragazzo dagli occhi profondi, prima di avviarsi verso il juke-box e dargli un paio di pugni.

Capii al volo ciò che volesse fare e mi affrettai ad andare verso di lui per dirgli di inserire i soldi come le altre persone ma mi fermai quando vidi il modo in cui era vestito.

Un paio di jeans strappati che gli coprivano le gambe lunghe e slanciate, converse ai piedi e un giacchetto di pelle sopra una t-shirt bianca.

Se eri del ’53 e andavi in giro così allora eri uno duro ed io, timida e impacciata com’ero non avevo la benché minima intenzione di avvicinarmi a gente come lui.

Mi sbrigai a fare retro-fronte e prendere i due shrewdriver per i ragazzi, ma una pacca sul sedere mi bloccò.

Mi girai per vedere chi fosse stato, anche se sapevo la risposta, e il ‘’famoso ragazzo’’ era intento a ridersela mentre tornava al suo tavolo.

Le note di una canzone a me sconosciuta echeggiavano nel Betty’s e il tutto sembrava il tipico scenario di quegli anni.

I passi del ragazzo erano in perfetta sincronia con la musica, ma la sua aria mi metteva paura.

Come mi mettevano paura i sorrisi maliziosi dei suoi amici e le occhiatacce che ricevetti dalla biondina.

Lui stesso mi metteva paura, ma c’era d’ammetterlo:

Era bellissimo.











hey there gurls!

Scusate per come vi presento il testo ma efp fa il coglione proprio quando devo caricare, figo.

VI SUPPLICO, recensite! Lo so che è pesante, neanche io recensisco mai nei primi capitoli, ma vi prego.

Mi bastano due recensioni, non ne voglio a decine come altre persone.

Aggiusterò il capitolo il prima possibile, intanto fatemi sapere se vi piace.♡

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Capitolo 3
*** but i don't know it yet, babe. ***


Image and video hosting by TinyPic La stridula voce di Alexandra mi entrava nelle orecchie fin dalle prime ore del mattino, quando cercavo inutilmente di coprirmi con il cuscino.
Intonava qualche canzone del suo amato Elvis, mentre cercava in tutti i modi di svegliarmi.
‘’BASTAAA!’’ stremata, mi alzai dal letto per ritrovarmi davanti un’Alexandra con una gonna gialla lunga fino a metà polpaccio e una camicia bianca,
coperta da un cardigan del medesimo colore della gonna, che però lasciava aperto.
La squadrai più volte, prima di beccarmi un bel:
‘’Beh, che c’è da guardare?’’ che c’è da guardare? CHE C’E’ DA GUARDARE? Dov’era finita la mia bella Alex in maglioncini a quadri e jeans a vita alta?
Le sue superga bianche se ne erano andate per lasciare il posto a un mini tacco nero.
‘’Niente. Sei.. come dire.. diversa’’ constatai.
‘’Intendi in modo negativo? Stavo meglio prima? Faccio schifo? Oh mio Dio, lo sapevo. Aspetta, mi vado a cambiare’’
ma non fece in tempo a girarsi che la bloccai per un braccio.
‘’Stai bene. Semplicemente.. perché?’’ chiesi, nascondendo una risata per la sua reazione.
’Beh, potrei aver casualmente conosciuto un ragazzo, sbattendo in modo del tutto casuale addosso alla sua spalla e oggi potremmo vederci.. casualmente. Ovvio’’ disse tutto d’un fiato.
Mi limitai a guardarla alzando un sopracciglio. Non eravamo quel tipo di ragazze che avevano uno con cui uscire ogni settimana.
Certo, non nego che il momento sarebbe arrivato prima o poi anche per noi, ma era passata dall’essere completamente indifferente al genere maschile
al farsi mille problemi per un’uscita con un ragazzo.
‘’Allora? Non mi dici di raccontarti tutto?’’ disse pimpante prima di mordesi il labbro.
‘’Spara’’ dissi prima di recarmi in bagno.
Mi lavai e mi vestii.
Mi vestii come sempre, niente di nuovo per me, a differenza di Alex.
Lei parlava, parlava, parlava.
Diceva di come aveva conosciuto questo Mike, che aveva avvistato già qualche minuto prima insieme a due suoi amici.
Lei raccontava, felice, sorrideva. Sorrideva al mondo perché finalmente era il suo turno.
La sua svolta, la sua favola.
Se lo meritava, si.
Ma io no?
Io non meritavo nessuna attenzione? Nessun occhiolino?
Ero forse troppo brutta? Troppo santa? Troppo perfettina? Troppo bambina?
Lanciai un ultimo sguardo al mio riflesso nello specchio e sorrisi.
‘’Devi solo avere pazienza’’ pensai.
Uscii dal bagno mentre la bella e fomentata Alex continuava a raccontarmi di come questi due occhi ‘’azzurri come il mare’’ l’avevano stregata.
Dovetti nascondere una risatina, pensando al ragazzo misterioso del giorno prima e dei suoi occhi.
Infondo, non erano azzurri. Erano comuni occhi nocciola. Ma avevano il potere di trasportarti in un universo parallelo.
O almeno, con me ce l’avevano.
Arrivate in cucina, come sempre mia madre non fece in tempo a dirmi ‘’ciao’’ che già mi aveva dato una lista di cose da fare.
Da quando papà era morto combattendo per gli Alleati, nella guerra del 39-45, la vedevo sempre più indaffarata.
L’avevo sempre rispettata come donna, ma quando cominciò a fare anche l’uomo, divenne la mia eroina.
Si, perché si preoccupò di farci da madre e da padre, di portare i soldi a casa e di mantenere sempre l’ordine.
Io aiutavo come potevo, mio fratello invece pensava a spassarsela.
‘’E’ l’età’’ mi sono sempre ripetuta.
Lui  aveva sedici anni ed io diciotto, ma si sa che i ragazzi mostrano sempre tre anni in meno di quanti ne hanno.
‘’Piccola, scusa devo correre a lavoro. Ricordati di prendere i panni in lavanderia’’ disse uscendo ma non prima di aver salutato me con un bacio sulla testa e Alex con un mega sorriso.
‘’Beh, allora? Cosa aspettiamo? Dobbiamo muoverci, Mike mi viene a prendere tra mezz’ora’’ disse impazientemente Alex, andando verso la porta.
La seguii lasciandomi scappare una risatina.
‘’Sei più incredibile di un uomo che cammina sulla luna’’ constatai prima di chiudere la porta alle mie spalle.
 
 
                                                                                                                       *
 
Stavo prendendo i panni da dentro la lavatrice, quando una sgommata fece voltare me e Alex che fino a quel momento era stata intenta a guardarsi sulle pareti trasparenti della lavanderia.
Una roadster rossa fiammante si era fermata davanti la porta.
Vidi Alex cominciare a tremare e lei vide me paralizzarmi, perché non solo il grande figo con cui aveva un appuntamento era uno degli amici del ragazzo misterioso,
ma quest’ultimo sedeva proprio di fianco a lui.
Entrambi uscirono dalla macchina, ma mentre Mike venne verso la lavanderia sorridendo ad Alex, l’altro si avviò dall’altra parte della strada.
C’era solo un luogo qui a Calgary in cui lui sarebbe potuto andare senza essere visto come uno spacciatore, o peggio, un assassino.
Ed era il parcheggio dietro la piazza principale.
Mi era capitato più volte di passarci davanti e scorgere quello che sembrava mio fratello, ma la mia memoria corta, o forse la paura,
mi avevano sempre impedito di chiedergli se realmente fosse lui.
La risposta la sapevo già, semplicemente non ne volevo la certezza.
‘’Suzy, io vado. Ci sentiamo stasera’’ disse Alex, stringendo per un fianco Mike, mentre lui teneva il braccio intorno alla sua spalla.
Al ragazzo, alla mia vista, quasi non uscirono gli occhi fuori dalle orbite.
Mi aveva riconosciuta? E se anche fosse? Non ha mai visto una cameriera al di fuori di un bar?
‘’Ok, a dopo’’ dissi prima di vederli uscire dall’ingresso della lavanderia.
Finii di prendere i panni e mi affrettai ad uscire da quel luogo anche troppo affollato per i miei gusti.
Camminavo sicura per le vie della cittadina quando sentii dei versi strani.
‘’pss pss’’ ma cos’ero? Un gatto?
‘’Chi va là?’’ urlai un tantino impaurita.
‘’pss’’ i versi continuavano.
‘’Potresti smetterla di trattarmi come un animale e chiamarmi con il mio nome?’’ urlai forse più offesa che spaventata.
‘’Ma ancora non lo conosco, bimba’’ da dietro il palazzo vidi uscire lui.
Lui, con i suoi jeans stracciati, il giacchetto del giorno prima e delle converse di pelle ai piedi.
Lui, con i suoi capelli alzati in uno strano ciuffo con del gel, con i suoi occhi ipnotizzanti e le sue labbra che questa volta non erano impegnate a fare niente, se non a sorridermi.
‘’Come ti chiami?’’ chiese spavaldo.
‘’Suzanne’’ risposi timidamente.
Io, Suzanne Marie Hummel che mi intimidisco di fronte ad un ragazzo, wow.
‘’Io sono Justin, incantato di conoscerti’’ disse baciando il dorso della mia mano.

Si sa, dietro alle buone maniere si nascondono i cattivi ragazzi.
Dietro alle sdolcinatezze, si nascondono un migliaio di disprezzi.




                                                                                                             Image and video hosting by TinyPic




HELLO GURLS!
how's life?
beeene, ho avuto tanto da fare, ma.. ecco il capitolo.
grazie a tutte per aver letto e messo nelle seguite o nelle ricordate.*-*
vedrete che man mano che andiamo avanti la storia migliorerà.
ho davvero tante idee.
ma vabbe', parliamo del capitolo.
vi piace?
a me non troppo, ma serviva per fare un po' di luce sui personaggi e la vita di Suzy.
sinceramente, l'idea del padre morto è un po' scontata, però è anche vero che fare 
una fanfic ambientata in quegli anni e non ricordare delle crudeltà che erano state compiute solo qualche tempo prima, non sarebbe stato giusto.
non bisogna ricordare, basta non dimenticare.
comunque, si sono presentati e quel figone di Mike (Zac Efron) esce con Alex (Troian Bellisario).
okok, fangirlizzo troppo. li shipperò a vita. 
vi preeeego, lasciate una recensione? anche piccola piccola.
bastano due secondi per farmi felice.
sono carina e coccolosa:3
per qualsiasi cosa, sono @rauhlscharm su twitter.

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Capitolo 4
*** you're so beautiful tonight, Suzanne. ***


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Non so come, né perché, ma mi ritrovai a camminare avanti e indietro per la mia camera, sistemandomi più volte la camicia a quadri che avevo rubato dall’armadio di mia madre.
Alla fine, quel misterioso rag… Justin mi persuase ad uscire con lui la sera stessa.
Quella mattina, parlammo per quelle che parvero un paio d’ore, all’interno di un piccolo bar vicino la piazza centrale.
Parlammo del più e del meno e lo scoprii più simpatico di come sembrava.
Parlammo della sua provenienza, una piccola cittadina ad un paio d’ore da Toronto, parlammo dei suoi interessi (l’hockey e la musica rock)
e dei miei (l’arte e Andy Warhol), parlammo dei suoi amici Mike e Christian e di Alex,
parlammo fino a che non vidi mio fratello entrare accompagnato da non proprio la migliore delle compagnie.
Justin capì il mio disagio e mi portò fuori. Cercai di liquidarlo più volte, la visione di mio fratello mi aveva ricordato quanto pericoloso potesse essere,
ma insistette per portarmi al Luna Park da poco aperto.
E quindi mi ritrovai ad aspettarlo per più di mezz’ora.
Non che fosse in ritardo, per carità! Ero io ad essere nettamente in anticipo.
Quando finalmente sentii il campanello suonare, mi affacciai alla finestra per essere sicura che fosse lui.
Sgranai gli occhi alla vista di una ducati nero opaco.
Pensava che fossi davvero salita su quella cosa? Perché in tal caso.. pensava bene.
Presi un forte respiro e mi precipitai giù cercando di sembrare il più calma possibile.
‘’Ciao bambola’’ disse sorridendomi.
‘’Ora lo sai il mio nome, potresti usarlo’’ si lasciò sfuggire una risata ‘’ciao Justin’’.
Mi spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio per poi infilarmi in testa il casco che in teoria avrebbe dovuto usare lui.
‘’Tu non lo metti?’’ domandai preoccupata.
‘’Non preoccuparti Su’’ rispose sogghignando.
Salì prima di me sulla sua bellissima moto e poi mi invitò a seguirlo, allacciando le mie mani, intorno al suo busto.
Diventai paonazza non appena sentii il contatto tra i nostri corpi.
In men che non si dica, si affrettò a partire. Chiusi gli occhi e incominciai a tremare, non solo per la paura,
ma anche per il venticello che c’era quella sera.
‘’Suzy? Hey Suzy.. che fai? Tremi? Hai paura?’’ chiese prendendosi gioco di me.
‘’N-no, ovviamente no’’ dissi placata ‘’ho solo freddo’’.
Spense il motore ed abbassò il cavalletto, sebbene ancora non fossimo arrivati.
‘’Ma dove siamo? Non vedo nessun Luna Park..’’ gli lanciai un occhiata severa.
‘’Infatti, non siamo ancora arrivati’’ rispose levandosi il giacchetto di jeans ‘’prendi questo’’ me lo porse.
‘’No dai, mi hai già dato il casco, basta davv…’’ mi interruppe.
‘’Shh, mettilo’’ contestò.
Feci come mi disse e indossai il giacchetto che mi stava parecchio largo, specialmente alle maniche.
Sorrise e risalimmo sulla moto.
In non meno di cinque minuti arrivammo davanti ad una grande insegna luminosa che diceva ‘’Calga Park’’.
I vocii vagavano per le strade, le urla contente dei bambini giungevano alle mie orecchie come canti soavi,
l’odore di zucchero filato si disperdeva nell’aria, le musiche delle giostre venivano soprastate dagli urli della gente sulle montagne russe.
‘’Calga Park, ptf, che fantasia’’ disse lui con sarcasmo.
Mi limitai a guardarlo e ridere.
Una volta entrati, mi si illuminarono gli occhi come una bambina di cinque anni e Justin non poté far altro se non sorridere alla dolce immagine di me che sprizzavo gioia da tutti i pori.
Cominciai a trascinarlo in lungo e in largo per ammirare tutto quello che il parco offriva.
Dopo circa dieci minuti di camminata a vuoto ci trovammo davanti l’entrata per le montagne russe e si bloccò di colpo.
Mi paralizzai al solo pensiero di dover salire lì.
‘’Ci andiamo?’’ disse con aria tenera.
‘’Ma io veramente..’’ ma tagliò corto.
‘’Hai paura? Dai, salgono anche i bambini’’ disse indicando alcuni ragazzini intenti a mettersi in fila.
Troppe volte nella mia vita mi si era stato detto che ero una bambina, troppe volte mi si era stato detto che ero una fifona o non avevo le palle per fare qualcosa.
Decisi la stessa mattina che era tempo di cambiare, no? Ero riuscita a salire sulla moto senza troppi problemi, quanto sarebbe stato diverso?
Presi la mano di Justin che sembrò sussultare a quel contatto e lo tirai verso l’entrata.
Una volta preso il nostro posto cominciai a pentirmi di ciò che avevo fatto.
‘’E se crolla? E se cado di sotto? E se si blocca durante il giro della morte?’’ chiesi preoccupata.
‘’Stai tranquilla, andrà tutto liscio come l’olio’’ rispose cercando invano di tranquillizzarmi.
‘’Ma l’olio è scivoloso, e se..’’ mise un braccio intorno alla mia spalla e sorrise quando vide che con quel semplice gesto era riuscito a farmi zittire.
Deglutii rumorosamente quando capii che l’aggeggio infernale stava per partire, chiusi gli occhi e presi un respiro profondo sotto gli occhi di Justin che se la rideva.
Le prime discese non furono neanche tanto male, ma il peggio stava per arrivare.
Eravamo sulla salita più alta, pronti a prendere la velocità necessaria per riuscire a fare il giro della morte, quando cominciai a respirare affannosamente.
‘’Bimba.. Bimba, guardami’’ gli diedi retta e mi girai a guardarlo.
Era bellissimo, come sempre.
Aveva una maglietta nera con lo scollo a V e le maniche corte.
Notando il suo abbigliamento mi ricordai che ancora avevo il suo giacchetto che, tra l’altro, profumava di vaniglia.
Mi sorrise, sorrise come solo lui sapeva fare e mi portò in un altro mondo.
I rumori cessarono, tutto intorno a noi divenne sfuocato e riuscii a vedere solo lui e la sua perfezione.
Non c’era nient’altro a cui potessi pensare in quel momento, se non a lui.
Ma i miei pensieri furono interrotti da un bizzarro suono e le aste di ferro del nostro vagone si alzarono.
‘’Aspetta.. cosa?’’ era già finito? Avevamo fatto il giro della morte e neanche me ne ero accorta.
‘’Vedi, non è stato tanto male dopotutto’’ disse fiero di sé.
‘’No.. infatti..’’ risposi poco sicura.
‘’Ora cosa vuoi fare?’’ era pimpante come non so cosa, se avesse potuto avrebbe saltato da una parte all’altra, ma un po’ di dignità ancora la tiene, dai.
‘’Non so, qualcosa di più.. rilassante?’’ proposi.
Mise una mano sul mento come per pensarci e dopo qualche secondo indicò la ruota panoramica.
Non ci ero mai salita prima d’ora.
In realtà, ho sempre sofferto di vertigini, ma quella sera sentivo di poter fare tutto senza troppi problemi.
Ci mettemmo in fila ma Justin subito capì che ci sarebbe voluta una bella mezz’ora, quindi mi disse di aspettarlo lì.
Per quella che parve un’eternità, stetti da sola a guardarmi intorno per cercarlo e vedere cosa stesse combinando.
Si presentò davanti a me solo cinque minuti dopo, tenendo in mano un grande orso di peluche.
‘’Sei bellissima stasera, Suzanne’’ disse facendo una voce buffa e nascondendosi dietro l’orso.
‘’Ma grazie.. oh e se vede Justin, può cortesemente dirgli che anche lui è uno schianto?’’ dissi diventando paonazza.
Abbassò l’orso e mi lasciò un bacio poco distante dalle labbra, il che contribuì ad arrossire le mie guance.
‘’Grazie’’ disse poi.
La fila a poco a poco diminuiva e quando fu del tutto cessata, ci fecero sedere su una cabina solo per noi.
La ruota cominciò lentamente a girare e cercai di evitare lo sguardo di Justin che mi metteva parecchio in imbarazzo,
guardando le persone a terra che piano piano di facevano più piccole.
‘’Come mai a volte sembri così timida e altre volte non ti fai tanti problemi prima di dirmi le cose in faccia?’’ chiese d’un botto.
‘’Come, scusa?’’ chiesi meravigliata.
‘’Voglio dire.. a volte ti comporti come se non mi conoscessi proprio, altre invece come se fossi la mia migliore amica. Non che mi dia fastidio, anzi.. però.. non ti capisco’’ cercò di spiegare.
‘’Ma io non ti conosco ancora infatti e la timidezza fa parte del mio carattere, ma sto cercando di cambiare, giuro’’ dissi ridendo.
‘’Perché mai dovresti cambiare?’’ chiese incuriosito.
‘’Non lo so..’’ risposi insicura e abbassando lo sguardo.
Mi alzò il mento con due dita e mi guardò negli occhi.
‘’Non farlo’’ disse serio.
Sorrisi ma non ero sicura di voler ascoltare il suo consiglio.
‘’Tu piuttosto, ieri al Betty’s non sembravi così dolce, soprattutto con quella biondina..’’ dissi alzando un sopracciglio, cercando di imitarla.
La mia buffa imitazione lo fece ridere e il che mi rese felice.
‘’Ma chi? Taylor? E’ la sorella di Christian, non potrei mai.. come dire.. stare con lei’’ spiegò.
Sinceramente mi lasciò un po’ delusa, come se fossi un il rimpiazzo di quella tipa che non poteva avere.
‘’Oddio, non starai mica pensando che mi piaccia?! ‘’ urlò ad un certo punto.
‘’In realtà si’’ sputai fuori la realtà.
‘’No, mai! E’ solo brava a.. a.. è simpatica, tutto qui’’ disse nervoso.
Feci finta di non sapere cosa stesse per dire, tanto sono una bambina, no?
‘’Quanti anni hai?’’ cambiò discorso.
‘’Diciassette, tu?’’ risposi accontentandolo.
‘’Diciannove.. sei piccola’’ scherzò.
‘’Sei due anni più grande di me, sei piccolo anche tu’’ gli feci la linguaccia.
Rise e si girò a guardare il panorama ed io con lui.
‘’Wow, ed io che pensavo che Calgary facesse schifo’’ risi alla sua bizzarra uscita.
‘’Come mai sei qui?’’ chiesi poi.
Ci furono minuti di silenzio, lo vidi irrigidirsi e stringere i pugni.
‘’Sono scappato di casa’’. 




                                                                                                                                Image and video hosting by TinyPic


HELLO THERE!
4 recensioni, sdpofjsdpojosfjoas.
potrei abituarmici! :3
come va la vitaaaa?
io ho gli esami quest'anno, scusate se non ho aggiornato prima maaaa spero di essermi fatta perdonare.
vabbe', riguardo al capitolo, questa è la prima di una luuuunga serie di uscite in tema Juzanne (si, ho anche dato un nome alla coppia).
ho un casino di idee, anche per un futuro sequel, ma dipende da voi.
fatemi sapere cosa ne pensate e perché, secondo la vostra opinione, Justin è scappato di casa?
perché i suoi amici sono con lui?
lalalaaaa, vi amo tutti, ciaus.
ps: visto? Justin è passato dai giacchetti di pelle ai giacchetti di jeans, wow.

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