capitolo II
capitolo II
-
Wow… - commentai guardandomi allo specchio. Claire mi aveva fatto indossare un vestito
che lei aveva definito di un azzurro
fiordaliso in chiffon che mi arrivava poco sopra il ginocchio e che si
allacciava dietro al collo: splendido, ma non era proprio una cosa che avrei
indossato di mia spontanea volontà.
-
Non ti vedo convinta… - mi fece notare lei osservando il mio riflesso allo
specchio. – Eppure mi sembra che sia del colore dei tuoi occhi… -
-
Non proprio, sai… - commentai inclinando la testa di lato perplessa: io non ero
tipa da vestiti così frufru, e il fatto
che il vestito dovesse essere dello stesso colore dei miei occhi in quel
momento era l’ultimo dei miei problemi.
-
Sì, forse i tuoi occhi sono più tendenti al grigio che all’azzurro, ma devi
ammettere che con questo vestito risaltano molto! – mi fece notare.
Alzai
le spalle mentre Claire mi metteva un paio di stivaletti di camoscio grigi.
-
Ok, sei perfetta, secondo me! – disse soddisfatta.
Appena
arrivata a casa sua, Claire mi aveva forzata ad andare in camera sua e a
truccarmi con un filo di matita, un ombretto argento e un rossetto nude, dopo
di che aveva tirato fuori il vestito che aveva passato tutta la notte a
scegliere pensando a me.
-
Dio, mi sentirò un’idiota ad andare all’Ufficio Servizi conciata in questa
maniera… - commentai già imbarazzata all’idea.
-
Ma smettila! Farai un figurone! – esclamò Claire dandomi una spintarella
affettuosa. – Se non verrai scelta per la Selezione sono dei pazzi! –
Andai
all’Ufficio Servizi solo con Claire visto che quel giorno Stephan aveva molto
da fare e non potei fare a meno di notare la folla di ragazze accorse per la Selezione e in attesa
con lo stesso mio modulo in mano. Molte amiche di mia madre, che avevano
accompagnato le loro belle figlie a consegnare l’iscrizione, mi salutarono
facendomi i complimenti per quanto ero graziosa. Era vero che quasi tutte le
ragazze non sapevano della foto: la gran parte indossava vestiti scialbi, alcune
avevano ancora la tenuta da lavoro, mentre altre, quelle dei ceti più alti,
erano fin troppo agghindate, ma il risultato non era dei migliori, visto che
sembravano per metà dei clown e per metà delle prostitute. Ripensandoci con il
senno di poi e senza nervosismo, era una scena veramente patetica.
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Ascolta, tra poco tocca a te… - mi sussurrò Claire. – Devi essere splendente
per la foto… pensa a come ti sentirai quando diventerai una Tre… -
- Se lo diventerò… - la corressi io.
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Porta questo tuo pessimismo lontano da qui e mandacelo a calci in culo. – disse
lei velocemente senza troppi giri di parole. – Quando ti staranno per fare la
foto, immagina solo di essere quello che hai sempre sognato: una scrittrice di
talento riconosciuta da tutta Illéa. Sii fiera di te stessa in quel momento,
dimostra il tipo di persona che sei. –
Mi
sembrava molto esagerata, ma non riuscii a non immaginarmi un futuro simile e
mi lasciai sfuggire un sorriso.
-
Brava, Zoe! Vai e fai una foto stupenda! – mi disse pizzicandomi forte le
guance.
-
Ahi! – mi lamentai io portandomi le mani sulle guance. – Perché l’hai fatto?! –
-
Dà un po’ di rossore naturale alle guance senza che tu abbia l’aria di una che
abbia fatto chilometri di corsa! – disse lei allontanandosi da me con un
sorriso e i pollici alzati. –
Entrai
negli Uffici, firmai il modulo allo sportello e, dopo averlo consegnato, mi
fecero sedere su di una sedia. Avevo il cuore che mi batteva a mille. Come era
possibile che un modulo e una foto potessero essere in grado di cambiare così
radicalmente il mio futuro?
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E’ nervosa, signorina? – mi domandò il fotografo sistemando la macchina
fotografica.
-
Prego? – chiesi io, troppo agitata per dargli retta. Il fotografo mi sorrise e
disse: - Non deve preoccuparsi… è una bella signorina e, se me lo permette,
rispetto alla gran parte di ragazze che ho già fotografato, lei mi sembra
quella più posata. –
Arrossii
al complimento lasciandomi sfuggire un sorriso e, proprio in quel momento, il
fotografo ne approfittò per scattarmi la foto.
-
Io n-non… non ero pronta! – protestai preoccupata di essere uscita male: dopo
tutti gli avvertimenti che Claire mi aveva dato, non potevo aver buttato via
quest’occasione per un attimo di distrazione.
-
Ma queste sono le foto più belle! – esclamò il fotografo facendomi segno di
avvicinarmi a vedere la foto: nella foto avevo le guance leggermente arrossate
e un sorriso tenue e naturale sulle labbra; non so come il fotografo aveva
fatto, ma in quella foto non mi sentivo nemmeno io… la cosa che mi sorprese di
più erano gli occhi: solitamente nelle foto i miei occhi uscivano o rossi o di
un azzurro scuro che non mi apparteneva veramente, ma questa volta erano
proprio di quella tonalità di colore che stava tra l’azzurro scuro e il grigio,
proprio come i miei occhi dal vivo.
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Visto, signorina, che le foto naturali sono le migliori? – mi chiese leggendo
bene il mio silenzio sbigottito.
-
Com’è andata? Racconta! – esclamò Claire agitata non appena uscii.
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E’ andata… - dissi io con un sospiro, poi aggiunsi subito: - Ora è meglio che
torni a casa, per domani devo finire di scrivere altre due storie… -
I
giorni passarono lentamente dal momento che avevo consegnato il modulo.
M’incontravo ogni giorno con Stephan e Claire e loro non facevano altro che
rassicurarmi che ce l’avrei fatta e che non dovevo preoccuparmi: erano praticamente
più preoccupati loro di me; i miei non ne parlarono molto capendo che non avevo
troppa voglia di affrontare l’argomento, ma mi fecero capire a taciti gesti che
comunque fosse andata, erano felici che avessi per lo meno provato a realizzare
il mio sogno.
-
Inizia, inizia, inizia! – esclamò Stephan agitato saltellando sul divano.
Stephan e Claire quella sera si erano uniti alla mia famiglia per vedere in
diretta la scelta delle selezionate.
Sullo
schermo della tv apparve lo schermo nazionale, partì l’inno, dopo di che
apparve Fadaye, con un sorriso enorme, di fronte alla famiglia reale.
-
Bene, signore e signori! E’ finalmente tempo di presentare a voi pubblico le
trentacinque ragazze che potranno partecipare alla Selezione per la scelta
della futura principessa e regina di Illéa! – disse entusiasta, dopo di che
spostò la sua attenzione verso il re. - Dica, Sire, perché avete deciso di fare
questa selezione? -
Il
sovrano era un omone alto e spallato dai capelli grigi e baffoni arricciati. A
prima vista faceva timore, ma osservandolo meglio, si poteva notare un sorriso
emozionato sotto i baffi e il suo volto diventava improvvisamente sereno.
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Vogliamo ricordare all’intera popolazione che la famiglia reale di Illéa non è
solo per il popolo: noi siamo parte del popolo e il popolo è parte di noi. –
spiegò il re.
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Così è nata quest’idea di Selezionare delle ragazze come possibili future
regine… ma mi dica, principe, ha potuto prendere parte alla scelta delle
ragazze? – chiese il presentatore rivolgendosi al principe. Per la prima volta
la mia attenzione si spostò su di lui: era per lui e per la sua corona che
quasi tutte le ragazze di Illéa stavano guardando quel programma nella speranza
di sentir pronunciare il loro nome in diretta. Il principe era alto, magro, con
dei capelli così biondi che sembravano platino, quasi argentei; i suoi occhi
erano piccoli ma visibilmente emozionati, e sulle labbra spuntava un sorriso lieto
che gli metteva in risalto gli zigomi sporgenti.
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In realtà devo ammetterlo: sì, ci ho messo lo zampino. – ammise il principe
Richard abbassando appena la testa, come a chiedere scusa. – Ma non credo che
permetteranno nuovamente a un principe di scegliere in prima persona le
trentacinque ragazze: quelle che ho scelto io sono state veramente poche… -
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Ahh, ci ritroviamo di fronte ad un principe molto pretenzioso! – scherzò
Fadaye.
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Non si tratta di essere pretenziosi… - si corresse subito il principe. – Il
fatto è che l’agitazione non mi fa decidere facilmente: voglio dire, tra tutte
quelle foto avrebbe potuto esserci la mia futura sposa, non si è mai certi di
fare la scelta giusta. –
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Ci ha fatto perdere parecchio tempo in effetti… - convenne il re. – Alla fine
glie ne abbiamo lasciate scegliere un paio e tutte le altre le abbiamo scelte
io, mia moglie e i miei consiglieri. –
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Dite che si potrà già sapere chi sono le prescelte che il principe Richard ha
scelto in prima persona? – domandò il presentatore, ma subito il principe prese
la parola dicendo: - Non credo che avverrà. Io ho scelto le ragazze per le foto
e per i moduli lasciati, ma non mi ritengo perfetto: potrei anche aver fatto
delle scelte sbagliate e, conoscendo queste poche ragazze scelte direttamente
da me, potrei rendermi conto che non sono affatto quello che mi aspettavo. Quindi
non crediate che quelle ragazze scelte da me abbiano qualcosa in più delle
altre: partono tutte allo stesso punto. –
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Dai, iniziate a dire i nomi delle selezionate! – esclamò Claire mangiandosi le
unghie dall’ansia.
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Iniziamo dunque a festeggiare le seguenti figlie di Illéa, le trentacinque
ragazze selezionate! – esclamò Fadaye ad un certo punto, e tutto il salotto di
casa sembrò sprofondare nel silenzio più assoluto.
Sulla
parte destra dello schermo apparvero due riquadri uno sopra l’altro: in quello
in alto c’era il principe Richard, mentre in quello in basso lo stemma della
famiglia reale. Fadaye era pronto con dei fogli in mano a leggere i nomi delle
ragazze. Sentivo il cuore battermi forte nel petto, sapevo che di lì a poco
sarebbe stato un’atrocità unica attendere che il nome successivo a quello
appena detto sarebbe stato il mio, e tentavo invano di ripetermi che non
sarebbe successo, ma dentro di me l’emozione era tale che non potevo non
sperarci.
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La signorina Ashley Williams, Carolina, Due. – annunciò Fadaye e, nel riquadro
sotto il principe, apparve una ragazza con i capelli corti e cartani, la pelle
pallida e l’aria regale. Gli occhi del principe s’ingrandirono soddisfatti.
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Danielle Butler, Palma, Due. – Apparve il volto lentigginoso di una ragazza dai
lunghi capelli mossi e rossi. Il re si avvicinò al figlio per sussurrargli
qualcosa all’orecchio.
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Savannah Sullivan, Atlin, Quattro. – Una ragazza dagli occhi di un azzurro
intenso sorrise nel riquadro in basso a destra, e il principe mostrò un largo
sorriso, annuendo.
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Allora è vero che non prendono solo ragazze dei ceti alti… - commentò mio padre
osservando la tv dalla sua poltrona.
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Quello che più importa ora è che dicano il nome di Zoe! – esclamò Claire
agitata. Richard non parlava: fissava lo schermo, gli occhi piccoli e le mani
conserte vicino alla bocca, manco stesse pregando.
Passarono
parecchie altre belle ragazze, ormai anche la mia eccitazione si stava
spegnendo dando spazio alla delusione; sì, perché in tutto quel tempo avevo tentato
di non illudermi, ma non ce l’avevo fatta a non sognare di realizzare il mio
più grande desiderio… ed ora ne pagavo le conseguenze.
- Melanie
Campbell, Paloma, Quattro -
-
Possiamo per favore spegnere? – dissi io devastata da quell’attesa, mettendomi
una mano sugli occhi tentando di nascondere gli occhi lucidi dalla delusione. –
Intanto lo sappiamo tutti che non sono stata scelta… -
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La vuoi smettere di essere così… - iniziò Claire, ma non fece in tempo a
concludere la frase che la voce squillante di Fadaye decretò: - E, ultima ma
non meno importante, Zoe White, Angeles, Cinque! –
In
sala scoppiò il caos: mamma e papà si portarono le mani sulla bocca, Richard e
Claire si alzarono saltando e urlando, mentre io mi sentii svuotata e
incredula. Ce l’avevo fatta, non mi sembrava possibile!
Richard
corse subito da me e mi alzò da terra facendomi fare un giro per aria; dopo di
che mi abbracciò forte, entusiasta come non mai, e mi guardò negli occhi: i
suoi occhi verdi erano lucidi ed emozionati. Eravamo così vicini in quel
momento, sembravamo esistere solo noi due e i suoi occhi erano così intensi…
“Baciami…”
pensai solo con il cuore in gola e le lacrime agli occhi. Non m’importava se
intorno a noi c’erano i miei genitori e Claire che ancora esultavano per la mia
vittoria: l’unica cosa che m’importava era che i miei occhi sprofondavano nei
suoi, le sue mani ancora attorno alla mia vita e quelle sue labbra carnose
appena socchiuse. “Fallo subito o potrei morire…”
-
Lo sapevo che avresti vinto! – disse solo lui con un entusiasmo più contenuto
di prima, dandomi un bacio sulla fronte.
Ricacciai
indietro la delusione annuendo e distolsi lo sguardo da lui sino al televisore,
dove il principe Richard applaudiva vedendo la mia foto e nei suoi occhi, ora
più grandi, riuscivo a leggervi un’ombra di grigio.
-
Zoe, sono veramente contento che tu ce l’abbia fatta: finalmente potrai
realizzare il tuo sogno… - mi disse papà dopo un abbraccio.
-
Grazie, papà…! – ringraziai tentando di sorridere.
-
C’è un’altra notizia che vorremmo darti… - disse mamma sorridendo e, prima che
potessi chiederle di cosa si trattava, continuò dicendo: - Sono incinta. –
Dopo
un attimo di silenzio e di occhi sbigottiti tutti su di lei, io, Stephan e
Claire scoppiammo in un urlo di gioia, ed io corsi ad abbracciarla con le
lacrime agli occhi, riuscendo persino a mettere da parte la delusione che mi
aveva dato Stephan poco prima.
-
Ma è pazzesco! – esclamai entusiasta. – Da quanto lo sapete? -
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Da due settimane. – rispose papà. – Ma volevamo lasciare passare l’annuncio
della Selezione prima di dirlo. –
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M-ma… ed ora cosa si fa? – dissi improvvisamente preoccupata. – Dovrò stare al
Palazzo fino a quando il Principe non sceglierà una moglie… devo starti vicina,
mamma, e lavorare per mettere da parte i soldi per il bambino… -
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Papà fa il suo lavoro direttamente a casa, se dovessi avere problemi c’è sempre
lui. – mi rassicurò mamma. – E poi anche se non mi starai vicina, riceveremo
dei soldi in base al tempo che passerai là… -
Mi
abbassai verso la pancia di mia mamma e, accarezzandole la pancia per ora
ancora piatta, dissi con un sorriso: - Hey, piccolino! Sappi che farò di tutto
per rimanere là dentro quanto più tempo possibile e lo farò per non farti
mancare nulla, quando nascerai! -
La
settimana successiva fu caotica: amici e conoscenti passavano per farci i
complimenti sia per la
Selezione che per la notizia, ormai diffusa, della gravidanza
di mamma, mentre funzionari di Illéa andavano e venivano per controllare che
tutto andasse bene. Il primo giorno arrivò la mattina una signorotta dai corti
capelli rossi e ricci a prendermi le misure per il mio nuovo guardaroba e il
pomeriggio delle guardie iniziarono a controllare la casa: a quanto pareva la
famiglia reale aveva i suoi nemici, e le selezionate sembravano essere già
entrate nella famiglia reale.
Il
secondo giorno arrivò un ometto alto, magro, con delle profonde occhiaie blu
che sembravano in tinta con i suoi capelli elettrici: ci spiegò che era venuto
a spiegarmi le ultime cose prima della mia partenza per il Palazzo.
-
Signorina White, tenendo conto che si presenterà come possibile pretendente al
trono, la famiglia reale le deve tutte le cure possibili perché lei sia in
perfetta salute e ci tiene dunque a farle sapere che d’ora in avanti dovrà
prendersi cura di sé stessa. – raccontò con tono annoiato di fronte agli occhi
accigliati di me e di mia madre. - Ora dovrà firmare dei moduli con le regole
dettagliate della Selezione: non rispettare anche solo una di queste regole
porterà all’eliminazione automatica, quindi la prego di portare particolare
attenzione. -
L’uomo
iniziò a trafficare nella sua borsa e tolse vari medicinali.
-
Queste sono delle vitamine: essendo una Cinque ha problemi d’alimentazione,
questo la rimetterà in forma; è da prendere una volta al giorno e dovrà
continuare a farlo anche a Palazzo. Dato che ho visto che la sua mano è gonfia,
probabilmente perché scrive molto, questa è una crema adatta al problema: un
paio di giorni con questa crema e la sua mano tornerà come nuova. – alzò lo sguardo
verso di me e mi domandò: - Per quanto riguarda la vista? C’è bisogno di un
controllo medico per sapere la sua situazione al riguardo? -
-
Mi mancano parecchie diottrie in effetti. – dissi e aggiunsi senza troppi giri
di parole: - Con il lavoro che faccio sforzo parecchio la vista e credo di
essere peggiorata ultimamente, ma non abbiamo soldi da spendere per una visita
così costosa dal medico… -
-
Beh, allora domani potrebbe venire con noi in clinica. – disse l’uomo prendendo
nota su di un foglio. – Se lei acconsente, potremmo sottoporla ad un’operazione
al laser: si tratta di una tecnologia moderna utilizzata solo dalle classi più
agiate perché è veramente costosa… ma la famiglia reale vuole che le sue ospiti
siano in perfetta salute e se vuole sottoporsi a quest’intervento le spese non
avverranno a carico vostro e le garantiranno di non dover più portare occhiali
o lenti a contatto. Dovrà passare ventiquattro ore al buio ma, mi creda, è
tanto costosa quanto efficace. –
Lanciai
un’occhiata a mamma: non portare più gli occhiali per il resto della mia vita?!
E io non avrei dovuto sborsare un centesimo?! Beh, meglio approfittarne!
Iniziai a firmare mille carte e ad un certo punto l’ometto chiese: - Inoltre
bisogna avere la conferma che lei sia vergine. –
Mamma
strabuzzò gli occhi sconvolta da una domanda simile ed io per poco non
m’ingozzai con la mia stessa saliva.
-
Ma le pare il caso di chiedere una cosa simile?! – domandai imbarazzata.
-
In una maniera così inopportuna, per giunta! – esclamò mia madre scandalizzata.
-
Mi dispiace se sono sgarbato, ma dobbiamo saperlo… - insistette l’uomo cercando
delle carte.
-
La legge parla chiaro, quindi mi faccia subito firmare il modulo in cui
dichiaro di essere vergine e finiamola con queste stupidaggini… - sbottai
incrociando le braccia.
Dopo
aver firmato, l’ometto iniziò ad elencare tutte le regole della Selezione: non
avevo il permesso di uscire dal Palazzo se non me l’avesse dato il Principe in
persona, solo il Principe poteva decidere se e quando passare il suo tempo con
me, non potevo ostacolare o litigare con le altre ragazze e la Selezione non aveva una
durata stabilita.
-
Inoltre da quando entrerà a Palazzo, dovrà ritenersi una prerogativa assoluta
del principe Richard: non potrà avere alcun tipo di rapporto amoroso con altri
uomini, dentro o fuori il palazzo, di persona o tramite lettere. Se infrangere
le altre regole comporta l’esclusione dalla gara e l’allontanamento dal
Palazzo, avere una relazione d’amore con qualcun altro comporta la pena di
morte. -
Dopo
questa notizia mi sentii il cuore ancora più pesante: certo, non avevo quel
genere di rapporto con Stephan, ma sapere di una cosa simile avrebbe
compromesso ogni mia possibilità, almeno per lettera, di sapere per lo meno
come lui sentiva questo distacco da me.
- Un’altra
cosa… se mai il Principe dovesse chiederle di andare a cena, di uscire, se
dovesse baciarla o… anche qualcosa in più… è tenuta ad assecondarlo. – disse l’uomo.
Arricciai il naso disgustata, ma decisi di non ribattere: non sarebbe servito a
nulla farlo. Una volta concluso di elencare le regole, l’ometto consegnò un
assegno a mamma, che nascose difficilmente la sorpresa di fronte a tutti quegli
zeri su quel foglio bianco.
- D’ora
in avanti, signorina White… - disse l’uomo alzandosi in piedi e rivolgendosi a
me. – Lei è ufficialmente una Tre. La sua famiglia rimarrà Cinque, ma se
dovesse vincere, lei e tutta la sua famiglia diventerete Uno. Tra cinque giorni
verrà a prenderla una limousine per portarla a Palazzo. -
Non
appena l’ometto se ne andò, mamma mi guardò con un enorme sorriso e disse: -
Hai già iniziato a scrivere un tuo romanzo? –
Io
le sorrisi alzando le spalle incerta, e andai a sedermi in salotto con un
sospiro.
- C’è
qualcosa che non va? – domandò seguendomi.
-
Io… - iniziai, ma la voce mi si fermò in gola. – Io pensavo solo a diventare
una Tre. Ora ce l’ho fatta, ma dovrò stare a Palazzo… e chissà per quanto! Farò
di tutto per restarci per i soldi che serviranno al bambino, ma… se dovessi
perdermi la sua nascita? Il signore di prima ha parlato chiaro: la Selezione potrebbe
durare mesi… -
-
Se succederà qualcosa, sono certa che il Principe avrà il buon cuore di farti
venire a casa a trovare la tua famiglia… - disse accarezzandomi la testa.
- E
poi solo ora mi rendo conto che sto andando a conquistare un uomo che non amo…
- dissi incrociando le braccia pensierosa.
-
Potrebbe piacerti, chi lo sa? Sappi solo che non sei obbligata a sposarlo se
non vuoi… così come non sei obbligata a stare in sua compagnia se non vuoi. Ricordati
che preferirei far vivere a tuo fratello una normale vita da Cinque piuttosto
che saperti infelice e… violata. – disse con un filo di voce. Capivo che la
cosa preoccupava me tanto quanto preoccupava lei; fu così che ci ritrovammo
abbracciate come quando ero una bambina.
Quando
arrivò il fatidico giorno, indossai come mi avevano ordinato dei pantaloni neri
e una camicia bianca, appuntandomi ai capelli il fiore della mia provincia, il
fiore di ciliegio. Come promesso, una limousine nera e lucida passò a
prendermi, e permisero anche ai miei genitori e ai miei amici di salirvi sino
al percorso per arrivare di fronte al Palazzo reale, dove molti abitanti della
provincia di Angeles si erano radunati per salutare la selezionata della loro
provincia. Erano tutti stranamente taciturni ed io non ero da meno: ora che
stavo per andarmene non riuscivo a far altro che pensare a Richard: dovevo
dirgli quello che provavo per lui prima di partire, dovevo farlo, non potevo
permettermi di aver rimpianti… Il problema era il modo in cui lui si comportava
con me, la quasi assoluta certezza che lui non ricambiasse i miei sentimenti, il
pensiero di come sarebbe divenuto il nostro rapporto se lui mi avesse respinta…
tutte queste cose mi spaventavano tanto quanto rimanere lontano da lui a tempo
indeterminato.
Quando
scesi dalla limousine mi sentii il cuore in gola: c’era una folla incredibile
di persone venute per me. Mi sentii improvvisamente a disagio rendendomi conto
solo in quel momento di quanto sarei stata sotto i riflettori della gente. Molte
persone urlavano ovazioni vedendomi, altre mostravano enormi striscioni d’incitamento
ed altre ancora chiedevano il mio autografo. Mi sentivo sbigottita, ma cercai
di salutare tutti con un gran sorriso. Sembrò passare un’infinità di tempo, ma
quando la sicurezza mi disse che era tempo di entrare a Palazzo, mi sentii
mancare il fiato: era tempo dell’addio.
Abbracciai
mamma e papà, chiedendo loro di scrivermi ogni giorno e di tenermi aggiornata
sulla situazione del piccolo. Abbracciai forte Claire che mi disse di
mettercela tutta per conquistare il Principe, ma che sarebbe stata fiera di me,
anche se non ce l’avessi fatta. Infine mi ritrovai di fronte a lui. Richard. Mi
fissava con gli occhi lucidi e lo sguardo emozionato.
“Diglielo…”
pensai con il cuore in gola avvicinandomi a lui. “Digli per lo meno che lo ami…
fallo o finirai per rimpiangerlo chiusa in quelle mura!”
Eravamo
così vicini… esattamente come quando, una settimana prima, avevano annunciato
il mio nome in tv. Riuscivo a vedere ogni particolare nei suoi occhi… aprii le
labbra per dirgli quello che provavo, ma dalla mia gola non uscì alcun suono.
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Buona fortuna, Zoe… - disse solo lui, dandomi una pacca sulla spalla e
abbracciandomi velocemente. Non feci in tempo a rispondere che mi trascinarono
nuovamente nella limousine mentre i cancelli del Palazzo si aprivano. Chiusa in
quella limousine con i vetri oscurati, mi sentivo in trappola, non riuscivo più
a trattenere le lacrime: valeva la pena soffrire così per realizzare un sogno?
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