Il seduttore.

di Last Hope
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


 

Il giorno seguente mi svegliai alle sei e mezza, conoscendomi ero sicura che se mi fossi svegliata alle sette sarei arrivata a lavoro in ritardo, e contando che era il primo giorno, e che il traffico di New York era intrattabile, decisi di alzarmi presto e di giocare di anticipo.
Mi feci una doccia rilassante e presi un vestitino, ballerine e preparai la borsa, infilandoci le scarpe con il tacco, e un paio di mutandine di riserva.
La mia scelta era stata obbligata.
Ieri ero tornata a casa con le mutandine completamente bagnate, come se mi fossi fatta la pipì addosso, di certo non volevo dare questa impressione al mio affascinante capo, anche se speravo che oggi i miei ormoni mi concedessero una tregua. Chiusi la porta alle mie spalle e mi diressi verso la metropolitana, erano le sette e mezza e già si moriva di caldo. Passai da Starbucks, presi il mio caffè al caramello bollente e mi diressi in ufficio, salii al mio piano e tolsi dalla borsa le scarpe con il tacco. In ufficio non c’era ancora nessuno, presi i documenti dall’archivio e li portai nell’ufficio del signor Cullen, verso le otto e un quarto poi mi tolsi le ballerine per mettere le decolletè. Poggiai una mano sulla scrivania e infilai la prima scarpa, facendo lo stesso con la seconda scarpa, mi abbassai per mettere le ballerine sotto la scrivania e mi lisciai il vestito.
<< Sta cercando di fare colpo sul nuovo capo, signorina Swan ? >>  il respiro mi si mozzò e mi girai verso Edward, mentre la mia faccia iniziava ad incendiarsi. Ma quando diavolo era arrivato?
<< N-no, perché dovrei farlo? >> domandai ormai paonazza dall’imbarazzo. Lui sorrise malizioso e mi si avvicinò con passo lento.
<<  Sa, questa mattina mi ero svegliato con il piede sbagliato, ma il suo spettacolino mi ha decisamente risollevato l’umore. Bel sederino, Swan >>  mormorò guardandomi negli occhi con un sorrisino malizioso.
<< Ma come si permette? >> sbottai allontanandomi da lui << il fatto che lei sia il mio capo, non la autorizza a parlarmi in questo modo >>.
<< Suvvia, stavo scherzando Isabella. >> scoppiò a ridere e mi fece un occhiolino, per poi entrare nel suo ufficio.
Bene, le mutandine erano già umide.
Era quasi l’ora di pranzo, avevo passato la mattinata a imprecare contro il signor Cullen. Ogni volta che entravo nel suo ufficio, lui stava facendo qualcosa di altamente provocatorio; o lo faceva apposta, oppure il mio cervello aveva dato le sue dimissioni.
Forse era più probabile la seconda, infatti non riuscivo più a pensare lucidamente quando lui era nei paraggi, ma non era colpa mia se il mio capo era una bomba ad ologeria di erotismo.
La prima volta che sono entrata nel suo ufficio, si stava cambiando la camicia, che io gli avevo accidentalmente sporcato con l’inchiostro del timbro. Ero entrata con lo smacchiatore e una pezza pulita, ma quando avevo visto i suoi pettorali, sono rimasta imbambolata per circa qualche minuto, e lo so per certo perché nel frattempo lui si era messo la nuova camicia e la giacca. 
La seconda volta, si è passato la mano destra tra i capelli arricciando le labbra, mentre fissava dei documenti.
La terza volta, mi ha chiamata nel suo ufficio, mi ha squadrata da capo a piedi, e lì lo ammetto, temevo stesse per licenziarmi, poi è scoppiato a ridere e mi ha mandato alla mia postazione.
La quarta volta…no, non c’è ancora stata una quarta volta, ma sono sicura che entro la fine della giornata ci sarebbe stata.
<< Signorina Swan, a che ora va in pausa pranzo? >> Edward Cullen apparì davanti a me in tutta la sua peccaminosità. Guardai l’orologio e riportai il mio sguardo su di lui.  << Praticamente adesso >> risposi.
<< Okay, ci vediamo tra mezz’ora >> scesi in mensa e presi una semplice insalata, non ero una tipa da dieta, ma adoravo le insalatone, erano la mia morte. Quando finii il mio pranzo mi diressi verso l’uscita per fumare una sigaretta, presi la Chesterfield dal pacchetto e la accesi, aspirai il fumo e poi vidi lo vidi, Edward, mentre baciava una ragazza bionda.
La salutò e si avvicinò a me.
<< Non sai che il fumo fa male? >> scrollai le spalle e continuai a fumare. Avrei voluto dare fuoco ai suoi capelli rossicci in quel momento. Ero consapevole che lui non aveva fatto nulla per illudermi, ma in quel momento ero arrabbiata con i miei fottuti ormoni, la dovevano smettere di fare gli straordinari quando c’era lui in giro.
<< Stai aspettando qualcuno ? >> gli domandai vedendo che si era impalato al mio fianco. << Aspetto che finisci Isabella, tanto dobbiamo andare nello stesso ufficio >> disse sorridendo. Spensi la sigaretta e la gettai nel cestino apposito, salimmo in ascensore e tornammo ognuno alle sue mansioni.
Verso le sei un signore, Eleazar si presentò, dicendo che dovevo consegnare dei documenti importanti a Edward, annuii, e mi diressi nell’ufficio del capo. Bussai e lo trovai mentre mangiava dei biscotti al cioccolato con il cuore di fondente cremoso, li conoscevo bene quei biscotti, erano i miei preferiti.
<< Scusi se la disturbo, Eleazar le ha portato questi. >> mi avvicinai a lui e gli porsi i documenti.
<< Grazie Isabella, puoi andare, per oggi hai finito. >> mi sorrise e annuii.
<<  Sei sporco di cioccolata >> gli dissi indicando il suo labbro. Lui si ripulì e mi sorrise imbarazzato.  << Ora sono pulito? >> , scossi il capo e mi avvicinai, per torgliergli quel cioccolato dal labbro inferiore. Le mie dita indugiarono sul suo labbro, e poi con il pollice portai via il cioccolato.
Gli sorrisi e lo salutai, chiudendomi la porta alle spalle.
Su due cose avevo ragione: primo, ci sarebbe stata una quarta volta in questa giornata in cui i miei ormoni sarebbero impazziti. Secondo, avrei dovuto cambiare di nuovo le mutandine.

Ciao a tutte, sono Mary e  questa è la mia prima FF, spero che vi piaccia. 


Vi chiedo scusa se il formato o cose varie non vanno bene, ma sono impazzita ad usare l'editor HTML, non me ne intendo molto di queste cose XD, vi chiedo scusa anche se ci sono errori, nel caso in cui ci fossero, fatemelo sapere e provvederò ad aggiustare tutto :)


Ahm, non so che dire, spero di ricevere i vostri pareri.


Non vi chiedo di essere clementi, fate quello che sentite.


Buona lettura!

 

 

 

CAPITOLO 1.


Grazie alle tecnologie di ultimissima generazione e il team di programmatori più competenti al mondo, la Cullen Corp si riafferma come migliore società di informatica a livello mondiale. 




Ingoiai un fiotto di saliva e alzai lo sguardo dall’articolo che stavo  leggendo con attenzione. 

Ero spacciata.

Non solo io e la tecnologia eravamo due poli opposti, ma avevo ottenuto un lavoro proprio lì, alla Cullen Corp, il paradiso informatico mondiale. Maledii in quel momento la mia amica Alice che aveva convinto il padre e il fratello a farmi fare la gavetta proprio lì, in quell’enorme multinazionale che accoglieva migliaia di persone dal quoziente intellettivo ultra sviluppato e pieni di idee. Certo, mi ero laureata con il massimo dei voti, ma alla facoltà di economia, non di ingegneria informatica accidenti!

Il problema è che ormai la crisi aveva paralizzato l’intero Paese, quindi mi sarei dovuta “ accontentare “ di fare qualche lavoretto per la Cullen Corp.

 

<< Signorina siamo arrivati >>  guardai l’enorme edificio alla mia destra e il pensiero che si era insinuato in me qualche giorno prima, tornò nella mia testa come un martello pneumatico, io non ci azzeccavo nulla in una realtà come quella.

Pagai il tassista e lisciai la mia gonna blu del tailleur, barcollai fino all’entrata sui miei tacchi da dodici centimetri ed entrai all’interno della Cullen Corp, e mentre fuori sembrava essere il centro dell’inferno con il caos e il caldo, dentro regnavano il refrigerio e la calma.

Era stato per un secondo come quando una persona sotto il sole cocente cerca matematicamente refrigerio da Zara, dove anche in pieno Agosto la temperatura massima tocca il grado centigrado.



Mi avviai verso la reception e sorrisi al biondo occhialuto che stava ordinando dei documenti.

<< Salve, io sono Mike Newton. In cosa posso esserle utile? >> 

<< Sono Isabella Swan, devo incontrare Edward Cullen >> dissi mentre un brivido di freddo mi percorreva la schiena. Ero sicura che da un momento all’altro sarebbe uscito fuori il pinguino di Happy Feet con tutti i suoi parenti pinguini, convinti di trovarsi al polo Nord.

<< Oh certo, tenga questo. >> mi porse una targhetta e lo guardai confusa. << E’ il pass per i visitatori. Presto gliene faremo avere uno tutto suo. Serve per aprire le porte scorrevoli e per i vari servizi che ci sono all’interno della Cullen Corp. >> Annuii e seguendo le sue indicazioni arrivai all’ascensore; entrai e schiacciai il pulsante 20, mi appiattii contro l’ascensore e chiusi gli occhi. 

Avevo un pass tutto mio che mi consentiva di accedere ai servizi che la società forniva ai suoi dipendenti. Mi sembrava di essere in uno di quei film di fantascienza. 

Arrivata a destinazione uscii dall’ascensore e mi diressi verso la donna che era al centro della sala, che stava smanettando a un computer.

<< Buongiorno. Sono Isabella Swan, dovrei vedere il signor Cullen. >>  la ragazza dai capelli rossi alzò lo sguardo e mi squadrò da capo a piedi.

<< Ha il pass? >> sbuffai interiormente e glielo porsi. Lei lo afferrò e scrisse il codice a barre della carta al computer, dove immediatamente comparvero sullo schermo la mia foto e i miei dati.

La mia mascella si schiantò al suolo.

<< Perché sono schedata come una delinquente? >> mormorai con la bocca secca.

Ero finita in una società di servizi segreti invece che in una società informatica? Lei per tutta risposta mi fissò come se avessi appena chiesto  una cosa che l’intero universo dava per scontato.

<< E’ per accertarsi che nessun nemico espugni le mura della società >>  abbassai lo sguardo che andò a finire sull’enorme pancione della donna; ecco perché era così antipatica, aveva gli ormoni che facevano su e giù come se fossero in bilico sulle montagne russe!

<< La accompagno dal signor Cullen >> si alzò e la seguii, bussò a una porta color mogano ed entrammo dopo aver udito il permesso. << Signor Cullen, è arrivata Isabella Swan >> annunciò. Uscì trotterellando sulle sue decolletè e io avanzai.

La poltrona si girò, e per la prima volta vidi il mio fantomatico capo.

Edward Cullen.

La mia salivazione si azzerò, il mio cuore smise di battere per qualche secondo, e il mio bassoventre si trinse in una morsa.

<<  Isabella, si accomodi >> Mi sedetti come un automa e strinsi le gambe.

Basta, dovevo pensare a qualcosa che non fosse la sua faccia perfetta..sì, la sua voce.

<< Alice mi ha detto che si è laureata con il massimo dei voti. Ma voglio avvisarla che nonostante sia un’amica di mia sorella, lei sarà trattata come un qualsiasi dipendente >>.

Mossa sbagliata.

La sua voce era più eccitante della sua faccia spigolosa.

Perché diavolo Alice non mi aveva detto che suo fratello era un figone stratosferico? 

Ti prego Dio, so che non siamo in ottimi rapporti, ma fammi lavorare in un posto dove  non ci sia lui, o non combinerò nulla di buono.

<< .. quindi sarà la mia segretaria. >>

Il sorriso che avevo sulle labbra sparì. Cosa? Avevo sentito bene?

<<  La sua… segretaria? >>  No, ho capito male, vero?

<< Certo, non mi dica che si aspettava un incarico più importante >> disse in modo quasi derisorio.

<<  Certo che no, mi ero un attimo distratta >> Grazie tante, Dio.

<<  Sul lavoro esigo la massima concentrazione, Swan >>  Annuii e mi sorrise. << Bene, allora direi che può iniziare direttamente da domani. Si faccia spiegare ciò che mi riguarda da Victoria. Ci vediamo domani, sia puntuale. >>  Mi salutò con una stretta di mano e il mio bassoventre si contorse, uscii fuori dal suo studio, sospirai e mi diressi verso Victoria, dovevo uscire in fretta da quel maledetto edificio.

Dovevo fare una scorta di mutandine.


 ...


Il giorno seguente mi svegliai alle sei e mezza, conoscendomi ero sicura che se mi fossi svegliata alle sette sarei arrivata a lavoro in ritardo, e contando che era il primo giorno, e che il traffico di New York era intrattabile, decisi di alzarmi presto e di giocare di anticipo.

Mi feci una doccia rilassante e presi un vestitino, ballerine e preparai la borsa, infilandoci le scarpe con il tacco, e un paio di mutandine di riserva.

La mia scelta era stata obbligata.

Ieri ero tornata a casa con le mutandine completamente bagnate, come se mi fossi fatta la pipì addosso, di certo non volevo dare questa impressione al mio affascinante capo, anche se speravo che oggi i miei ormoni mi concedessero una tregua. Chiusi la porta alle mie spalle e mi diressi verso la metropolitana, erano le sette e mezza e già si moriva di caldo. Passai da Starbucks, presi il mio caffè al caramello bollente e mi diressi in ufficio, salii al mio piano e tolsi dalla borsa le scarpe con il tacco. In ufficio non c’era ancora nessuno, presi i documenti dall’archivio e li portai nell’ufficio del signor Cullen, verso le otto e un quarto poi mi tolsi le ballerine per mettere le decolletè. Poggiai una mano sulla scrivania e infilai la prima scarpa, facendo lo stesso con la seconda scarpa, mi abbassai per mettere le ballerine sotto la scrivania e mi lisciai il vestito.

<< Sta cercando di fare colpo sul nuovo capo, signorina Swan ? >>  il respiro mi si mozzò e mi girai verso Edward, mentre la mia faccia iniziava ad incendiarsi. Ma quando diavolo era arrivato?

<< N-no, perché dovrei farlo? >> domandai ormai paonazza dall’imbarazzo. Lui sorrise malizioso e mi si avvicinò con passo lento.

<<  Sa, questa mattina mi ero svegliato con il piede sbagliato, ma il suo spettacolino mi ha decisamente risollevato l’umore. Bel sederino, Swan >>  mormorò guardandomi negli occhi con un sorrisino malizioso.

<< Ma come si permette? >> sbottai allontanandomi da lui << il fatto che lei sia il mio capo, non la autorizza a parlarmi in questo modo >>.

<< Suvvia, stavo scherzando Isabella. >> scoppiò a ridere e mi fece un occhiolino, per poi entrare nel suo ufficio.

Bene, le mutandine erano già umide.

Era quasi l’ora di pranzo, avevo passato la mattinata a imprecare contro il signor Cullen. Ogni volta che entravo nel suo ufficio, lui stava facendo qualcosa di altamente provocatorio; o lo faceva apposta, oppure il mio cervello aveva dato le sue dimissioni.

Forse era più probabile la seconda, infatti non riuscivo più a pensare lucidamente quando lui era nei paraggi, ma non era colpa mia se il mio capo era una bomba ad ologeria di erotismo.

La prima volta che sono entrata nel suo ufficio, si stava cambiando la camicia, che io gli avevo accidentalmente sporcato con l’inchiostro del timbro. Ero entrata con lo smacchiatore e una pezza pulita, ma quando avevo visto i suoi pettorali, sono rimasta imbambolata per circa qualche minuto, e lo so per certo perché nel frattempo lui si era messo la nuova camicia e la giacca. 

La seconda volta, si è passato la mano destra tra i capelli arricciando le labbra, mentre fissava dei documenti.

La terza volta, mi ha chiamata nel suo ufficio, mi ha squadrata da capo a piedi, e lì lo ammetto, temevo stesse per licenziarmi, poi è scoppiato a ridere e mi ha mandato alla mia postazione.

La quarta volta…no, non c’è ancora stata una quarta volta, ma sono sicura che entro la fine della giornata ci sarebbe stata.

<< Signorina Swan, a che ora va in pausa pranzo? >> Edward Cullen apparì davanti a me in tutta la sua peccaminosità. Guardai l’orologio e riportai il mio sguardo su di lui.  << Praticamente adesso >> risposi.

<< Okay, ci vediamo tra mezz’ora >> scesi in mensa e presi una semplice insalata, non ero una tipa da dieta, ma adoravo le insalatone, erano la mia morte. Quando finii il mio pranzo mi diressi verso l’uscita per fumare una sigaretta, presi la Chesterfield dal pacchetto e la accesi, aspirai il fumo e poi vidi lo vidi, Edward, mentre baciava una ragazza bionda.

La salutò e si avvicinò a me.

<< Non sai che il fumo fa male? >> scrollai le spalle e continuai a fumare. Avrei voluto dare fuoco ai suoi capelli rossicci in quel momento. Ero consapevole che lui non aveva fatto nulla per illudermi, ma in quel momento ero arrabbiata con i miei fottuti ormoni, la dovevano smettere di fare gli straordinari quando c’era lui in giro.

<< Stai aspettando qualcuno ? >> gli domandai vedendo che si era impalato al mio fianco. << Aspetto che finisci Isabella, tanto dobbiamo andare nello stesso ufficio >> disse sorridendo. Spensi la sigaretta e la gettai nel cestino apposito, salimmo in ascensore e tornammo ognuno alle sue mansioni.

Verso le sei un signore, Eleazar si presentò, dicendo che dovevo consegnare dei documenti importanti a Edward, annuii, e mi diressi nell’ufficio del capo. Bussai e lo trovai mentre mangiava dei biscotti al cioccolato con il cuore di fondente cremoso, li conoscevo bene quei biscotti, erano i miei preferiti.

<< Scusi se la disturbo, Eleazar le ha portato questi. >> mi avvicinai a lui e gli porsi i documenti.

<< Grazie Isabella, puoi andare, per oggi hai finito. >> mi sorrise e annuii.

<<  Sei sporco di cioccolata >> gli dissi indicando il suo labbro. Lui si ripulì e mi sorrise imbarazzato.  << Ora sono pulito? >> , scossi il capo e mi avvicinai, per torgliergli quel cioccolato dal labbro inferiore. Le mie dita indugiarono sul suo labbro, e poi con il pollice portai via il cioccolato.Gli sorrisi e lo salutai, chiudendomi la porta alle spalle.

Su due cose avevo ragione: primo, ci sarebbe stata una quarta volta in questa giornata in cui i miei ormoni sarebbero impazziti. Secondo, avrei dovuto cambiare di nuovo le mutandine.



-- 


Fatemi sapere cosa ne pensate.


Un bacione, Mary.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


 

CAPITOLO 2.
“ I’m sexy and i know it ”
<< Su con quelle gambe! Voglio venti squot! >>  Sgranai gli occhi e sentii le forze venirmi meno. Venti squot, ma era impazzita? Guardai Alice che aveva iniziato a fare l’esercizio, buttando fuori l’aria ogni qual volta scendeva giù.
<< Isabella! Non ti vedo fare gli esercizi! >> la voce dell’istruttrice rimbombò in tutta la sala, superando di qualche ottava la musica. Il folletto che avevo accanto mi lanciò un occhiata come ad incitarmi ad iniziare, sbuffai e iniziai a fare i venti squot che mi spettavano. Ancora dovevo capire chi me l’aveva fatta fare a venire in palestra, fatemi morire nella mia taglia 44!
Finii la mia serie di squot e fu terribile, come se ogni parte del mio sedere si staccasse e cadesse a terra. << Ora voglio trenta affondi, e non voglio soste, chiaro? >>  Fulminai con lo sguardo la Kung Fu Panda che stava dando gli esercizi e iniziai a fare gli affondi. Era facile per lei, non doveva fare praticamente niente; anche io mi sarei potuta mettere lì e dare ordini a destra e a manca, “ Spingete le pareti, voglio che le spostiate di un centimetro! “, volevo vedere se ci sarebbe riuscita la Tartaruga Ninja a spostare le pareti. Che poi era brutta, brutta come uno scarafaggio calpestato. 
<< Isabella, più veloce! >> sbottò, vedendo che la stavo fulminando con lo sguardo ad ogni affondo. Mi sentivo come il sargente Palla di Lardo in Full Metal Jacket, ma la cretina ero io, che l’avevo pure pagata per farmi bestemmiare e sudare. Domani in ufficio avrei dovuto camminare con la carrozzina, ne ero sicura.
<< Bella, torneremo a casa a piedi >> Alice disse quella frase con nochalance, ma io mi bloccai, con il ginocchio destro a terra, e con la gamba sinistra che formava un angolo retto.
<< Come? >>   i suoi occhi verdi si scontrarono con i miei, mi sorrise e continuò a fare gli esercizi, mentre riprendeva parola. << a Emmett serviva la macchina, così torneremo da me a piedi, possiamo approfittarne per fare una corsetta >>, esultò.
Digrignai i denti e ripresi a fare quei fottutissimi affondi, più nervosa che mai. Alice mi aveva fatto promettere che l’avrei accompagnata a lezione di fitness, insomma ci eravamo alleate per una vita fatta all’insegna della sportività. Quando le avevo chiesto a cosa le serviva iscriversi in palestra lei mi guardò e mi si avvicinò “ dobbiamo rassodare Bella “ prese una mia coscia e iniziò a toccarla con l’indice “ dobbiamo rassodare questa ciccetta. E poi lo sport serve anche a scaricare lo stress “.
Fanculo.
Io amavo la mia ciccetta.
Tuttavia accettai per ricambiare il favore che Alice mi aveva fatto facendomi assumere alla Cullen Corp, senza contare che lì avrei potuto sfogare il mio nervosismo, e dedicare tutti i miei pensieri alla dittatrice che impartiva ordini qualche metro più avanti, mettendo da parte Edward Cullen. Quando la lezione finì, prendemmo il giacchetto, e come anticipato da Alice, iniziammo a correre verso casa sua. Lei correva, io mi limitavo a camminare, e quando si girava iniziavo a correre anche io, in modo da non sentire le sue lamentele; ero a pezzi, una volta a casa Cullen mi sarei rinchiusa nella camera degli ospiti e sarei morta sul letto.
Per fortuna Edward viveva per conto suo.
Il folletto si fermò davanti una vetrina di Chocolate Shop e come una bambina appoggiò i palmi e il naso all’enorme vetrata, << Alice, siamo a dieta >>, lei si girò verso di me e lasciando il vetro appannato annuì, << Hai ragione Bells, forza. Teniamo testa a uno dei sette peccati capitali >> mormorò riprendendo a camminare.
Rimirai i dolcetti in vetrina e mi avvicinai; io adoravo essere presa per la gola… no, non strozzata, ma il cibo era la mia passione.
Ero triste, mangiavo.
Ero contenta, mangiavo.
Ero in ansia, mangiavo.
Ero nervosa, mangiavo.
Perché avere un uomo se il cibo non ti da noia e non parla?
Mi sentii afferrare per il braccio e la vetrina scomparve a poco a poco dalla mia vista. << Non dobbiamo cedere, Bella! >>
<< Stavo maledicendo i dolcetti e le loro chilocalorie. Io non cederò. >>
Dolcetti, domani sarei tornata da voi.
--
<< Mamma, siamo a casa! >> Alice entrò in casa urlando e saltellando. 
Villa Cullen era enorme, aveva un giardino con tantissimi tipi di fiori, per la maggior parte rose, e all’interno del giardino, al centro, c’era una fontanella.
Le mura esterne erano bianche, il che forniva alla villa una grande sobrietà; e mentre fuori la casa era sobria, dentro era tutto moderno e tecnologico.
<< Ciao ragazze! >> La signora Cullen si avvicinò a noi e ci sorrise, evidenziando così le graziosissime fossette che aveva sulle guance, identiche a quelle di Alice e Edward.
<< Ciao Esme >> la salutai con un cenno della mano, ero tutta sudata e di certo non volevo impiastricciare la poveretta.
<< Mamma, noi andiamo a fare una doccia, ci vediamo dopo >> La nana mi prese per mano e mi portò al piano superiore, facendomi entrare nella stanza degli ospiti. Aprì un cassettone tirando fuori degli asciugamani e un accappatoio pulito, me li diede e si dileguò, sospirai ed entrai nell'enorme bagno, la doccia era enorme, in pexiglass con la radio,l'interfono e la sauna incorporata, senza contare che nelle camere principali c'era anche l'idromassaggio.
Il getto d'acqua calda mi provocò un brivido lungo la schiena, i miei muscoli si stavano rilassando da tutto lo stress che avevo accumulato in quei giorni; lavorare alla Cullen Corp era difficile, soprattutto se il tuo capo soffriva di sbalzi di umore e faceva muovere i tuoi ormoni a trecentosessanta gradi.
http://www.youtube.com/watch?v=Fh1ZFNoREjg
Accesi la radio della doccia che si collegava a tutta la camera e iniziai a insaponarmi per togliere quello strato di sudore che ormai si era compattato alla pelle, l'odore di cocco mi inebriò i sensi, lavai anche i capelli e chiusi il getto d'acqua, lasciando la radio aperta per asciugarmi e cambiarmi. 
Infilai l'intimo di pizzo e con il telo di spugna mi tamponai i capelli e poi versai un pò di olio Jhonson sulle mani per poi passarlo sul mio corpo, per idratare la pelle; legai i capelli in una crocchia per non farli ungere di olio ed entrai in camera, volteggiando su me stessa.
Adoravo la musica, era una compagna perfetta, e spesso curavo l'emicrania con una bella canzone, era strano, ma con me funzionava, la musica era una terapia perfetta secondo e.
<< Lalalalala i want you .. >> scossi la testa e la pinza cadde per terra, lasciando i miei capelli sciolti. Mi abbassai per raccoglierla, ma la mia attenzione fu catturata da un paio di scarpe nere, alzai lo sguardo e vidi Edward appoggiato allo stipite della porta che mi fissava, inghiottii un fiotto di saliva e mi andai a nascondere dietro la tenda. << Ma sei impazzito? >> urlai, fulminandolo con lo sguardo.
<< Scusa, credevo che la radio si fosse accesa da sola, nessuno mi aveva avvertito che ci fossero ospiti >> spiegò con naturalezza, mettendosi le mani nelle tasche con noschalance. Digrignai i denti e ringhiai verso di lui, odiavo la compostezza che riusciva a mantenere in tutte le situazioni; ma soprattutto odiavo il fatto che mi avesse vista in intimo ballare come una deficiente. Come avrei fatto a guardarlo negli occhi?
<< Bene, hai constatato che la radio non è rotta, ora evapora >> Sul suo viso si dipinse un sorriso sghembo, e dopo avermi procurato un crollo delle coronarie con un occhiolino, si chiuse la porta alle spalle.
Mi infilai un vestitino color vinaccia e scesi in cucina, dove si trovava tutta la famiglia Cullen.
<< Bella, finalmente ti incontriamo nella grande mela! >> Carlisle mi venne a salutare, mi scompigliò i capelli e mi sorrise.
Lo avevo visto molte volte quando io e Alice eravamo all'università, capitava che spesso venissero a trovarla. Li avevo conosciuti quando un pomeriggio mi ero presentata da Alice con una montagna di vestiti tra le braccia,in panico, perchè non sapevo cosa mettere per uscire con Tyler.
Quell'appuntamento fu un vero e proprio disastro, dovetti accompagnare Tyler a casa sua, ubriaco, cercando di sedare i suoi piagnistei, causati dalla rottura con Mel, la sua (ex) ragazza.
<< Mi fa piacere rivederti Carlisle >> mormorai.
<< Loro sono mio figlio Emmett, e la sua ragazza Rosalie, sorella di Jasper >> mi spiegò, mentre un ragazzone in giacca e cravatta mi salutava stringendomi la mano.
<< Io sono Emmett, Alice ci ha parlato molto di te >> cercò di nascondere una risatina e io assottigliai gli occhi, guardando la nanerottola seduta sul bracciolo del divano.
<< Cosa gli hai detto? >> A quel punto Emmett scoppiò in una grossa risata, mentre tutti avevano un sorriso dipinto sul volto.
<< Beh...io potrei aver raccontato qualche episodio del college >> mormorò Alice, alzandosi e facendo qualche passo indietro.
<< Specifica il qualche, Al.. >> continuai.
<< Ad esempio quando hai fatto il viaggio fino a casa con metà borsa fuori dal tram, mentre cercavi di tirarla dentro >> prese parola Emmett. 
<< O quando sei caduta nella fontana del college >> continuò Rosalie.
<< O quando hai fatto finta di essere lesbica per declinare definitivamente le avances di quel Sam >> finì Edward.
Sentii chiaramente la mia autostima scavarsi la fossa da sola, sospirai e mi sedetti sul divano, prendendomi la testa tra le mani.
<< Bella... >> Alice si avvicinò a me. Cosa potevo farci se le figure di merda mi perseguitavano fin da quando ero in fasce?
Mi ricordo al liceo una versione; la frase corretta era " un comandante ha ordinato a un soldato di lanciare un giavellotto contro i nemici", la mia frase era " Un comandante ha ordinato a un uomo depilato di lanciarsi con un palo contro i nemici."
Fu... terribile.
La cosa positiva è che risi per giorni ad immaginarmi il tizio depilato lanciarsi contro i nemici. S
Scoppiai a ridere ricordando la faccia della prof mentre leggevo la mia frase, io le avevo detto che era sbagliata, ma lei invece di farla correggere a quache altra persona, la fece correggere a me.
Come quando ivece di forza, trovai come parola " mebro virile", e nel compito scrissi " l'uomo dal membro virile, avanzò in battaglia, lasciando stupiti i nemici ".
Inutile dire che iniziai a prendere ripetizioni private di latino.
<< Ragazzi, la cena è pronta. >> Ci alzammo tutti e iniziammo a mangiare con gusto le pietanze mangiate da Esme. Ma, ora che ci pensavo, Edward non sarebbe dovuto essere qui!
Di certo non potevo chiedergli " cosa ci fai in casa dei tuoi genitori? ", no, decisamente non potevo.
<< Allora Bella, come va il lavoro? >> domandò Carlisle, cercando di intavolare una conversazione decente.
<< Bene, va benissimo Carlisle, grazie ancora di tutto >> mormorai imbarazzata giocando con il pezzo di carne nel mio piatto.
<< Figurati, lo sai che ormai ti considero come una figlia >> Sorrisi e addentai lo spezzatino con le olive.
<< E' molto brava nel suo lavoro >> intervenne Edward, fissandomi. Certo, dice così, ma scommetto che quando gli ho versato il caffè bollente addosso, non la pensava allo stesso modo.
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<< Ragazzi scusate, io salgo sopra a dormire, sono molto stanca >> mormorai alzandomi e captando qualche dolore a cosce e addome. Maledetta Tartaruga Ninja, lo sapevo che mi sarei ridotta male.
<< Tranquilla Isa, tra poco vado a dormire anche io. Ho i muscoli che mi fanno malissimo >> disse Alice stiracchiandosi.
<< Sappi che questa è la prima e ultima volta che sono andata in palestra. >> lei sgranò gli occhi e storse la bocca.
<< Non puoi, hai già pagato il mese. >> scrollai le spalle e la guardai. << Alice, non posso andare a lavoro distrutta >>
<< Ha ragione , nana. Poi i disastri li combina nel mio ufficio, non nel tuo >> intervenne Edward che era sul divano con gli altri.
<< Ah-ah >> risi sarcasticamente. << Buonanotte >>
Salii le  scale e mi infilai in camera, mi cambiai mettendo un pantaloncino e un top e mi buttai sul letto.
Qualcuno bussò alla porta.
<< Avanti! >> La porta si aprì, e la figura di Edward si palesò ai miei occhi in tutto il suo splendore.
<< Volevo solo augurarti buonanotte >> disse avvicinandosi. Si sedette al lato del letto e mi lasciò un lungo bacio sulla fronte.
<< Buonanotte Isabella >> , sorrise, e come era venuto, se ne andò.
Benissimo, adesso con il cavolo che avrei dormito.
http://www.polyvore.com/cgi/set?id=85007213&.locale=it

Ciao ragazze, eccomi di nuovo qui!

Allora, ci tenevo a ringraziarvi di cuore, non mi aspettavo davvero il vostro appoggio e il vostro entusiasmo, quindi grazie.

Poi, volevo dirvi che aggiornerò ogni settimana, quindi in questo caso, ogni Domenica.

Ci tenevo a scusarmi,  questo capitolo e il prossimo capitolo di Unforgettable non mi piacciono molto, questo perchè non sono in realtà come li avevo scritti dal principio, infatti non so perchè, ma non si aprono più con il programma originale, il computer mi dice che devo ripristinare il programma, che nel pannello di controllo però non c'è. Ho provato ad aprirli con questo programma ( Word Pad), ma dice che non supporta tutto il formato, o qualcosa del genere, quindi mi dava parti del tutto mancanti, e allora mi sono dovuta rimettere a tavolino e riscrivere TUTTO, dovrò quindi riscrivere ogni cosa dal principio.

Mi dispiace soprattutto per Unforgettable, perchè quando ho scritto quel capitolo mi sono talmente emozionata che mi sono messa a piangere.

Uff, se solo penso che devo riscrivere tutto, e che quindi non sarà come prima... mi sale la rabbia.

Va bene, ho finito di lamentarmi.

Un bacione, fatemi sapere cosa ne pensate!

 

 

 

 

CAPITOLO 2.

 


“ I’m sexy and i know it ”

<< Su con quelle gambe! Voglio venti squot! >>  Sgranai gli occhi e sentii le forze venirmi meno. Venti squot, ma era impazzita? Guardai Alice che aveva iniziato a fare l’esercizio, buttando fuori l’aria ogni qual volta scendeva giù.

<< Isabella! Non ti vedo fare gli esercizi! >> la voce dell’istruttrice rimbombò in tutta la sala, superando di qualche ottava la musica. Il folletto che avevo accanto mi lanciò un occhiata come ad incitarmi ad iniziare, sbuffai e iniziai a fare i venti squot che mi spettavano.

Ancora dovevo capire chi me l’aveva fatta fare a venire in palestra, fatemi morire nella mia taglia 44!

Finii la mia serie di squot e fu terribile, come se ogni parte del mio sedere si staccasse e cadesse a terra. << Ora voglio trenta affondi, e non voglio soste, chiaro? >>  Fulminai con lo sguardo la Kung Fu Panda che stava dando gli esercizi e iniziai a fare gli affondi. Era facile per lei, non doveva fare praticamente niente; anche io mi sarei potuta mettere lì e dare ordini a destra e a manca, “ Spingete le pareti, voglio che le spostiate di un centimetro! “, volevo vedere se ci sarebbe riuscita la Tartaruga Ninja a spostare le pareti.

Che poi era brutta, brutta come uno scarafaggio calpestato. << Isabella, più veloce! >> sbottò, vedendo che la stavo fulminando con lo sguardo ad ogni affondo. Mi sentivo come il sargente Palla di Lardo in Full Metal Jacket, ma la cretina ero io, che l’avevo pure pagata per farmi bestemmiare e sudare. Domani in ufficio avrei dovuto camminare con la carrozzina, ne ero sicura.<< Bella, torneremo a casa a piedi >> Alice disse quella frase con nochalance, ma io mi bloccai, con il ginocchio destro a terra, e con la gamba sinistra che formava un angolo retto.<< Come? >>   i suoi occhi verdi si scontrarono con i miei, mi sorrise e continuò a fare gli esercizi, mentre riprendeva parola. << a Emmett serviva la macchina, così torneremo da me a piedi, possiamo approfittarne per fare una corsetta >>, esultò.

Digrignai i denti e ripresi a fare quei fottutissimi affondi, più nervosa che mai. Alice mi aveva fatto promettere che l’avrei accompagnata a lezione di fitness, insomma ci eravamo alleate per una vita fatta all’insegna della sportività. Quando le avevo chiesto a cosa le serviva iscriversi in palestra lei mi guardò e mi si avvicinò “ dobbiamo rassodare Bella “ prese una mia coscia e iniziò a toccarla con l’indice “ dobbiamo rassodare questa ciccetta. E poi lo sport serve anche a scaricare lo stress “.

Fanculo.

Io amavo la mia ciccetta.

Tuttavia accettai per ricambiare il favore che Alice mi aveva fatto facendomi assumere alla Cullen Corp, senza contare che lì avrei potuto sfogare il mio nervosismo, e dedicare tutti i miei pensieri alla dittatrice che impartiva ordini qualche metro più avanti, mettendo da parte Edward Cullen. Quando la lezione finì, prendemmo il giacchetto, e come anticipato da Alice, iniziammo a correre verso casa sua.

Lei correva, io mi limitavo a camminare, e quando si girava iniziavo a correre anche io, in modo da non sentire le sue lamentele; ero a pezzi, una volta a casa Cullen mi sarei rinchiusa nella camera degli ospiti e sarei morta sul letto.Per fortuna Edward viveva per conto suo.Il folletto si fermò davanti una vetrina di Chocolate Shop e come una bambina appoggiò i palmi e il naso all’enorme vetrata, << Alice, siamo a dieta >>, lei si girò verso di me e lasciando il vetro appannato annuì, << Hai ragione Bells, forza. Teniamo testa a uno dei sette peccati capitali >> mormorò riprendendo a camminare.Rimirai i dolcetti in vetrina e mi avvicinai; io adoravo essere presa per la gola… no, non strozzata, ma il cibo era la mia passione.Ero triste, mangiavo.Ero contenta, mangiavo.Ero in ansia, mangiavo.Ero nervosa, mangiavo.Perché avere un uomo se il cibo non ti da noia e non parla?Mi sentii afferrare per il braccio e la vetrina scomparve a poco a poco dalla mia vista. << Non dobbiamo cedere, Bella! >>

<< Stavo maledicendo i dolcetti e le loro chilocalorie. Io non cederò. >>Dolcetti, domani sarei tornata da voi.
--
<< Mamma, siamo a casa! >> Alice entrò in casa urlando e saltellando. Villa Cullen era enorme, aveva un giardino con tantissimi tipi di fiori, per la maggior parte rose, e all’interno del giardino, al centro, c’era una fontanella.Le mura esterne erano bianche, il che forniva alla villa una grande sobrietà; e mentre fuori la casa era sobria, dentro era tutto moderno e tecnologico.<< Ciao ragazze! >> La signora Cullen si avvicinò a noi e ci sorrise, evidenziando così le graziosissime fossette che aveva sulle guance, identiche a quelle di Alice e Edward.<< Ciao Esme >> la salutai con un cenno della mano, ero tutta sudata e di certo non volevo impiastricciare la poveretta.<< Mamma, noi andiamo a fare una doccia, ci vediamo dopo >> La nana mi prese per mano e mi portò al piano superiore, facendomi entrare nella stanza degli ospiti. Aprì un cassettone tirando fuori degli asciugamani e un accappatoio pulito, me li diede e si dileguò, sospirai ed entrai nell'enorme bagno, la doccia era enorme, in pexiglass con la radio,l'interfono e la sauna incorporata, senza contare che nelle camere principali c'era anche l'idromassaggio.Il getto d'acqua calda mi provocò un brivido lungo la schiena, i miei muscoli si stavano rilassando da tutto lo stress che avevo accumulato in quei giorni; lavorare alla Cullen Corp era difficile, soprattutto se il tuo capo soffriva di sbalzi di umore e faceva muovere i tuoi ormoni a trecentosessanta gradi.

http://www.youtube.com/watch?v=Fh1ZFNoREjg

Accesi la radio della doccia che si collegava a tutta la camera e iniziai a insaponarmi per togliere quello strato di sudore che ormai si era compattato alla pelle, l'odore di cocco mi inebriò i sensi, lavai anche i capelli e chiusi il getto d'acqua, lasciando la radio aperta per asciugarmi e cambiarmi. Infilai l'intimo di pizzo e con il telo di spugna mi tamponai i capelli e poi versai un pò di olio Jhonson sulle mani per poi passarlo sul mio corpo, per idratare la pelle; legai i capelli in una crocchia per non farli ungere di olio ed entrai in camera, volteggiando su me stessa.Adoravo la musica, era una compagna perfetta, e spesso curavo l'emicrania con una bella canzone, era strano, ma con me funzionava, la musica era una terapia perfetta secondo me.

<< Lalalalala i want you .. >> scossi la testa e la pinza cadde per terra, lasciando i miei capelli sciolti. Mi abbassai per raccoglierla, ma la mia attenzione fu catturata da un paio di scarpe nere, alzai lo sguardo e vidi Edward appoggiato allo stipite della porta che mi fissava, inghiottii un fiotto di saliva e mi andai a nascondere dietro la tenda. << Ma sei impazzito? >> urlai, fulminandolo con lo sguardo.

<< Scusa, credevo che la radio si fosse accesa da sola, nessuno mi aveva avvertito che ci fossero ospiti >> spiegò con naturalezza, mettendosi le mani nelle tasche con noschalance. Digrignai i denti e ringhiai verso di lui, odiavo la compostezza che riusciva a mantenere in tutte le situazioni; ma soprattutto odiavo il fatto che mi avesse vista in intimo ballare come una deficiente. Come avrei fatto a guardarlo negli occhi?<< Bene, hai constatato che la radio non è rotta, ora evapora >> Sul suo viso si dipinse un sorriso sghembo, e dopo avermi procurato un crollo delle coronarie con un occhiolino, si chiuse la porta alle spalle.

Mi infilai un vestitino color vinaccia e scesi in cucina, dove si trovava tutta la famiglia Cullen.<< Bella, finalmente ti incontriamo nella grande mela! >> Carlisle mi venne a salutare, mi scompigliò i capelli e mi sorrise.Lo avevo visto molte volte quando io e Alice eravamo all'università, capitava che spesso venissero a trovarla. Li avevo conosciuti quando un pomeriggio mi ero presentata da Alice con una montagna di vestiti tra le braccia,in panico, perchè non sapevo cosa mettere per uscire con Tyler.

Quell'appuntamento fu un vero e proprio disastro, dovetti accompagnare Tyler a casa sua, ubriaco, cercando di sedare i suoi piagnistei, causati dalla rottura con Mel, la sua (ex) ragazza.<< Mi fa piacere rivederti Carlisle >> mormorai.<< Loro sono mio figlio Emmett, e la sua ragazza Rosalie, sorella di Jasper >> mi spiegò, mentre un ragazzone in giacca e cravatta mi salutava stringendomi la mano.<< Io sono Emmett, Alice ci ha parlato molto di te >> cercò di nascondere una risatina e io assottigliai gli occhi, guardando la nanerottola seduta sul bracciolo del divano.<< Cosa gli hai detto? >> A quel punto Emmett scoppiò in una grossa risata, mentre tutti avevano un sorriso dipinto sul volto.<< Beh...io potrei aver raccontato qualche episodio del college >> mormorò Alice, alzandosi e facendo qualche passo indietro.<< Specifica il qualche, Al.. >> continuai.

<< Ad esempio quando hai fatto il viaggio fino a casa con metà borsa fuori dal tram, mentre cercavi di tirarla dentro >> prese parola Emmett. << O quando sei caduta nella fontana del college >> continuò Rosalie.<< O quando hai fatto finta di essere lesbica per declinare definitivamente le avances di quel Sam >> finì Edward.

Sentii chiaramente la mia autostima scavarsi la fossa da sola, sospirai e mi sedetti sul divano, prendendomi la testa tra le mani.<< Bella... >> Alice si avvicinò a me. Cosa potevo farci se le figure di merda mi perseguitavano fin da quando ero in fasce?Mi ricordo al liceo una versione; la frase corretta era " un comandante ha ordinato a un soldato di lanciare un giavellotto contro i nemici", la mia frase era " Un comandante ha ordinato a un uomo depilato di lanciarsi con un palo contro i nemici."

Fu... terribile.

La cosa positiva è che risi per giorni ad immaginarmi il tizio depilato lanciarsi contro i nemici. SScoppiai a ridere ricordando la faccia della prof mentre leggevo la mia frase, io le avevo detto che era sbagliata, ma lei invece di farla correggere a quache altra persona, la fece correggere a me.Come quando ivece di forza, trovai come parola " mebro virile", e nel compito scrissi " l'uomo dal membro virile, avanzò in battaglia, lasciando stupiti i nemici ".Inutile dire che iniziai a prendere ripetizioni private di latino.

<< Ragazzi, la cena è pronta. >> Ci alzammo tutti e iniziammo a mangiare con gusto le pietanze mangiate da Esme. Ma, ora che ci pensavo, Edward non sarebbe dovuto essere qui!Di certo non potevo chiedergli " cosa ci fai in casa dei tuoi genitori? ", no, decisamente non potevo.

<< Allora Bella, come va il lavoro? >> domandò Carlisle, cercando di intavolare una conversazione decente.<< Bene, va benissimo Carlisle, grazie ancora di tutto >> mormorai imbarazzata giocando con il pezzo di carne nel mio piatto.<< Figurati, lo sai che ormai ti considero come una figlia >> Sorrisi e addentai lo spezzatino con le olive.<< E' molto brava nel suo lavoro >> intervenne Edward, fissandomi.

Certo, dice così, ma scommetto che quando gli ho versato il caffè bollente addosso, non la pensava allo stesso modo.

 

--

<< Ragazzi scusate, io salgo sopra a dormire, sono molto stanca >> mormorai alzandomi e captando qualche dolore a cosce e addome. Maledetta Tartaruga Ninja, lo sapevo che mi sarei ridotta male.<< Tranquilla Isa, tra poco vado a dormire anche io. Ho i muscoli che mi fanno malissimo >> disse Alice stiracchiandosi.<< Sappi che questa è la prima e ultima volta che sono andata in palestra. >> lei sgranò gli occhi e storse la bocca.<< Non puoi, hai già pagato il mese. >> scrollai le spalle e la guardai. << Alice, non posso andare a lavoro distrutta >>

<< Ha ragione , nana. Poi i disastri li combina nel mio ufficio, non nel tuo >> intervenne Edward che era sul divano con gli altri.<< Ah-ah >> risi sarcasticamente. << Buonanotte >>Salii le  scale e mi infilai in camera, mi cambiai mettendo un pantaloncino e un top e mi buttai sul letto.Qualcuno bussò alla porta.<< Avanti! >> La porta si aprì, e la figura di Edward si palesò ai miei occhi in tutto il suo splendore.<< Volevo solo augurarti buonanotte >> disse avvicinandosi. Si sedette al lato del letto e mi lasciò un lungo bacio sulla fronte.<< Buonanotte Isabella >> , sorrise, e come era venuto, se ne andò.

 

 

Benissimo, adesso con il cavolo che avrei dormito.

 

 

 

 

 

 

 

Mary's Place:


Vestiti Bella:
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Alla prossima settimana ragazze!!

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


 

CAPITOLO 3.
"Hollowed out and filled up with hate,all we want is,you to give us a break"
Sgranai gli occhi di colpo gli occhi e puntai una mano in alto, come Superman quando vola, e iniziai a muovermi nel letto cantando"We’re driving fast in my car,we’ve got our riot gear on,but we just want to have fun." Non riuscivo a svegliarmi in malo modo quando cantavano loro, ci provavo a maledirli, ma poi mi ritrovavo a cantare a squarciagola e correre per la stanza come un ebete. Abbassai il volume della sveglia per non rischiare la morte, infondo non ero a casa mia, e non sapevo a che ora si svegliassero i signori Cullen, sbadigliai e mi chiusi nel bagno per una bella doccia ristoratrice.
Quando uscii, afferrai il beauty che avevo diligentemente portato da casa mia e idratai la mia pelle con una crema corpo alla vaniglia, la mia preferita; entrai in camera e afferrai il vestitino blu per andare il lavoro,allacciai il cinturino color marrone sotto il seno,e ci abbinai le scarpe e la borsa.
<< Isabella! >> Alice si buttò su di me, facendomi cascare sul letto,digrignai i denti e le tirai una ciocca di capelli.  << Ahia! Perchè lo hai fatto? >> le sue labbra si piegarono in un dolcissimo broncio, e le sorrisi. 
<< Ti ho detto mille volte che non devi entrare nella mia camera come una furia, Alice >> lei sorrise e scese, aiutandomi ad alzarmi.
<< Infatti questa non è la tua camera,è la mia camera >> scossi il capo e sospirai << Touchè. >>
Scendemmo in cucina per fare colazione e trovai tutta la famiglia Cullen al completo, Edward aveva i capelli strapazzati e gli occhi gonfi dal sonno. " Dio, ti prego. Non ho un ricambio di intimo oggi, se iniziamo così di prima mattina arriverò con le ovaie esplose a casa".
<< Buongiorno >> Salutai, sedendomi di fianco alla signora Cullen e leccandomi i baffi per quella meravigliosa torta al cioccolato che faceva bella mostra di sè sul tavolo.
" Mia. E' tuttamia " I fiotti di saliva al solo guardarla inondavano la mia gola come se avessi le cascate del niagara nell'epiglottide. 
<< Ecco Bella >> Alice mise davanti a me una barretta energetica e dei cereali integrali. << Noi faremo colazione con questi >> I miei occhi si riempirono di lacrimoni, le cascate del Niagara si erano magicamente spostate dall'epiglottide ai condotti lacrimari.
<< Perchè? >> domandai, tirando su con il naso.
<< Ma come perchè, stiamo andando in palestra per dimagrire, non vorrai buttare all'aria tutti i nostri sforzi per un misero pezzo di torta al cioccolato >> Quello che purtroppo Alice ignorava, è che io avrei venduto suo fratello,in cambio di un pezzo di quella torta al cioccolato.
<< Alice, tesoro. Falle mangiare un pezzo di torta, sono sicura che non intaccherà la dieta che state facendo, solo per una volta poi.. >> mormorò mamma Esme sorridendomi gentilmente. Amavo quella donna.
<< Ma mamma, noi non vogliamo buttare soldi in palestra per dimagrire e poi mangiare a casa come maiali. >> Alice, parla per te, io manco ci sarei venuta in palestra con Kung Fu Panda.
<< Ma Alice, è un pezzo di torta! >>  dissi indicando il soggetto della nostra discussione. Intanto gli altri , soprattutto Edward ( Che Lucifero possa averlo in gloria), continuavano indisturbati a mangiare i loro pezzi di torta e a ridacchiare.
Il folletto mi guardò e finì di mangiare la barretta energetica. << No, poi vieni a lamentarti da me perchè hai i fianchi grossi, e io non voglio sentirti. >> Afferrai la mia barretta energetica e gliela puntai contro. << IO non ho mai detto una cosa del genere >> Scrollò le spalle e mi sorrise. << Prima o poi lo farai, forza ti accompagno a lavoro, non vorrei che il tuo capo ti licenziasse >>
Salutai tutti e afferrai la barretta energetica, sospirando.
--
<<  Il signor Cullen non è ancora arrivato >> mormorai alla cornetta del telefono, guardando lo schermo del computer. << Va bene, la farò richiamare >>  Ma dove diavolo era finito quel demente? Era in ritardo di dieci minuti! Se potessi licenziarlo lo farei volentieri.
<< Buongiorno Isabella >> Eccolo, alla buon'ora! 
<< Buongiorno signor Cullen >> Si bloccò davanti a me e sorrise, porgendomi una bustina bianca e un bicchierone.
<< Stamattina mi è dispiaciuto vederti così abbattuta per la torta al cioccolato, quindi ti ho portato la colazione >>   Aprii il sacchetto e vidi una fetta di torta al cioccolato con due fragole sopra. << Ti ringrazio Edward. >> Lui scrollò le spalle e guardò la porta del suo ufficio. << Piuttosto, mi seguiresti un attimo? Ti devo dare delle cartelle che devi portare in amministrazione. >> Annuii, e lasciando il sacchettino sulla scrivania, lo seguii, aprendo la porta.
<< Finalmente sei arrivato Eddy. >> La sua poltrona si girò, svelando la figura di una donna bionda in lingerie rossa molto lingeriosa.
Appena la donna vide anche me, afferrò il suo vestitino e se lo aggiustò addosso goffamente. Coprii la mia bocca con una mano per evitare di ridere, e lanciai un'occhiata ad Edward,impalato come uno stoccafisso.
<< Cosa ci fai mezza nuda nel mio ufficio? >> mormorò furente di rabbia, avvicinandosi a lei.
<< Io..volevo farti una sorpresa >> disse lei provocante, portandosi i capelli da un lato e sbattendo le ciglia incementate di mascara.
<< Tanya. Sparici. Quale concetto di non ti voglio più vedere, non ti è chiaro? >>  Lui le afferrò il gomito minaccioso e la fissò negli occhi. Mi sentivo come una spettatrice di una soap opera argentina di pessima qualità. << Ma... Eddino, io ti amo. >> La sua voce era alta e stridula diventava fioca ogni secondo di più, certo che però il completino era proprio bello, avrei dovuto chiederle dove l'aveva comprato, sicuramente ad Alice sarebbe piaciuto.
<< Ma se abbiamo scopato solo due volte! >> Uh, la cosa si faceva interessante, molto interessante. Amore a prima svista, dunque.
<< Ma io ti amo >>  Edward scosse il capo e venne verso di me, tenendo per il braccio la bionda chiamata Tanya, mi oltrepassò e la portò fuori dall'ufficio. << Non farti più vedere >>. Chiuse la porta e sospirò, mettendosi le mani nei capelli.
Io dal mio canto cercavo di non guardarlo, altrimenti gli sarei scoppiata a ridere in faccia, e credetemi, ci mancava veramente poco.
<< Allora Isabella >> Non ressi. Scoppiai a ridere, tenendomi la pancia dalle risate, persino le lacrime minacciavano di uscire. << Lo trovi divertente? >> Continuai a ridere annuendo. << Tu... e poi lei... >> lui scosse il capo, e sorrise divertito dalla mia reazione.
<< Basta, torniamo a lavorare >> mi porse i documenti e uscii dal suo ufficio, portai i documenti in amministrazione e tornai su, per godermi la mia colazione.
<< Bella? >> Edward uscì dal suo ufficio, allentandosi la cravatta. << Non dire a nessuno quello che è successo >> Alzai gli occhi al cielo, e lui fece qualche passo verso di me, si abbassò e guardò le mie labbra, sorridendo. I nostri nasi ormai si sfioravano. 
Il suo indice si posò sul mio labbro superiore, e poi se lo portò tra le sue labbra. << Eri sporca di cioccolata. >>
Autocombustione tra : tre, due, uno...

Eccomi, come state?

Oggi sono fiera di me, sto aggiornando entrambe le storie.

Vi lascio al capitolo, un bacione!

 


 

 

 

CAPITOLO 3.

 

 


" Hollowed out and filled up with hate,all we want is,you to give us a break. "
Sgranai gli occhi di colpo gli occhi e puntai una mano in alto, come Superman quando vola, e iniziai a muovermi nel letto cantando" We’re driving fast in my car,we’ve got our riot gear on,but we just want to have fun. " Non riuscivo a svegliarmi in malo modo quando cantavano loro, ci provavo a maledirli, ma poi mi ritrovavo a cantare a squarciagola e correre per la stanza come un ebete.

Abbassai il volume della sveglia per non rischiare la morte, infondo non ero a casa mia, e non sapevo a che ora si svegliassero i signori Cullen, sbadigliai e mi chiusi nel bagno per una bella doccia ristoratrice.Quando uscii, afferrai il beauty che avevo diligentemente portato da casa mia e idratai la mia pelle con una crema corpo alla vaniglia, la mia preferita; entrai in camera e afferrai il vestitino blu per andare il lavoro,allacciai il cinturino color marrone sotto il seno,e ci abbinai le scarpe e la borsa.<< Isabella! >> Alice si buttò su di me, facendomi cascare sul letto,digrignai i denti e le tirai una ciocca di capelli.  << Ahia! Perchè lo hai fatto? >> le sue labbra si piegarono in un dolcissimo broncio, e le sorrisi. << Ti ho detto mille volte che non devi entrare nella mia camera come una furia, Alice >> lei sorrise e scese, aiutandomi ad alzarmi.<< Infatti questa non è la tua camera,è la mia camera >> scossi il capo e sospirai << Touchè. >>Scendemmo in cucina per fare colazione e trovai tutta la famiglia Cullen al completo, Edward aveva i capelli strapazzati e gli occhi gonfi dal sonno. " Dio, ti prego. Non ho un ricambio di intimo oggi, se iniziamo così di prima mattina arriverò con le ovaie esplose a casa".

<< Buongiorno >> Salutai, sedendomi di fianco alla signora Cullen e leccandomi i baffi per quella meravigliosa torta al cioccolato che faceva bella mostra di sè sul tavolo." Mia. E' tutta mia. "

I fiotti di saliva al solo guardarla inondavano la mia gola come se avessi le cascate del niagara nell'epiglottide. << Ecco Bella >> Alice mise davanti a me una barretta energetica e dei cereali integrali. << Noi faremo colazione con questi >> I miei occhi si riempirono di lacrimoni, le cascate del Niagara si erano magicamente spostate dall'epiglottide ai condotti lacrimari.<< Perchè? >> domandai, tirando su con il naso.<< Ma come perchè, stiamo andando in palestra per dimagrire, non vorrai buttare all'aria tutti i nostri sforzi per un misero pezzo di torta al cioccolato >> Quello che purtroppo Alice ignorava, è che io avrei venduto suo fratello,in cambio di un pezzo di quella torta al cioccolato.<< Alice, tesoro. Falle mangiare un pezzo di torta, sono sicura che non intaccherà la dieta che state facendo, solo per una volta poi.. >> mormorò mamma Esme sorridendomi gentilmente. Amavo quella donna.<< Ma mamma, noi non vogliamo buttare soldi in palestra per dimagrire e poi mangiare a casa come maiali. >> Alice, parla per te, io manco ci sarei venuta in palestra con Kung Fu Panda.

<< Ma Alice, è un pezzo di torta! >>  dissi indicando il soggetto della nostra discussione. Intanto gli altri , soprattutto Edward ( Che Lucifero possa averlo in gloria), continuavano indisturbati a mangiare i loro pezzi di torta e a ridacchiare.Il folletto mi guardò e finì di mangiare la barretta energetica. << No, poi vieni a lamentarti da me perchè hai i fianchi grossi, e io non voglio sentirti. >> Afferrai la mia barretta energetica e gliela puntai contro. << IO non ho mai detto una cosa del genere >> Scrollò le spalle e mi sorrise. << Prima o poi lo farai, forza ti accompagno a lavoro, non vorrei che il tuo capo ti licenziasse >>Salutai tutti e afferrai la barretta energetica, sospirando.


--
<<  Il signor Cullen non è ancora arrivato >> mormorai alla cornetta del telefono, guardando lo schermo del computer. << Va bene, la farò richiamare >>  Ma dove diavolo era finito quel demente? Era in ritardo di dieci minuti! Se potessi licenziarlo lo farei volentieri.<< Buongiorno Isabella >> Eccolo, alla buon'ora! 

<< Buongiorno signor Cullen >> Si bloccò davanti a me e sorrise, porgendomi una bustina bianca e un bicchierone.<< Stamattina mi è dispiaciuto vederti così abbattuta per la torta al cioccolato, quindi ti ho portato la colazione >>   Aprii il sacchetto e vidi una fetta di torta al cioccolato con due fragole sopra. << Ti ringrazio Edward. >> Lui scrollò le spalle e guardò la porta del suo ufficio. << Piuttosto, mi seguiresti un attimo? Ti devo dare delle cartelle che devi portare in amministrazione. >> Annuii, e lasciando il sacchettino sulla scrivania, lo seguii, aprendo la porta.

<< Finalmente sei arrivato Eddy. >> La sua poltrona si girò, svelando la figura di una donna bionda in lingerie rossa molto lingeriosa.Appena la donna vide anche me, afferrò il suo vestitino e se lo aggiustò addosso goffamente. Coprii la mia bocca con una mano per evitare di ridere, e lanciai un'occhiata ad Edward,impalato come uno stoccafisso.<< Cosa ci fai mezza nuda nel mio ufficio? >> mormorò furente di rabbia, avvicinandosi a lei.<< Io..volevo farti una sorpresa >> disse lei provocante, portandosi i capelli da un lato e sbattendo le ciglia incementate di mascara.<< Tanya. Sparici. Quale concetto di non ti voglio più vedere, non ti è chiaro? >>  Lui le afferrò il gomito minaccioso e la fissò negli occhi. Mi sentivo come una spettatrice di una soap opera argentina di pessima qualità.

<< Ma... Eddino, io ti amo. >> La sua voce era alta e stridula diventava fioca ogni secondo di più, certo che però il completino era proprio bello, avrei dovuto chiederle dove l'aveva comprato, sicuramente ad Alice sarebbe piaciuto.<< Ma se abbiamo scopato solo due volte! >> Uh, la cosa si faceva interessante, molto interessante. Amore a prima svista, dunque.<< Ma io ti amo >>  Edward scosse il capo e venne verso di me, tenendo per il braccio la bionda chiamata Tanya, mi oltrepassò e la portò fuori dall'ufficio. << Non farti più vedere >>. Chiuse la porta e sospirò, mettendosi le mani nei capelli.Io dal mio canto cercavo di non guardarlo, altrimenti gli sarei scoppiata a ridere in faccia, e credetemi, ci mancava veramente poco.<< Allora Isabella >> Non ressi. Scoppiai a ridere, tenendomi la pancia dalle risate, persino le lacrime minacciavano di uscire. << Lo trovi divertente? >> Continuai a ridere annuendo.

<< Tu... e poi lei... >> lui scosse il capo, e sorrise divertito dalla mia reazione.<< Basta, torniamo a lavorare >> mi porse i documenti e uscii dal suo ufficio, portai i documenti in amministrazione e tornai su, per godermi la mia colazione.<< Bella? >> Edward uscì dal suo ufficio, allentandosi la cravatta. << Non dire a nessuno quello che è successo >> Alzai gli occhi al cielo, e lui fece qualche passo verso di me, si abbassò e guardò le mie labbra, sorridendo. I nostri nasi ormai si sfioravano. Il suo indice si posò sul mio labbro superiore, e poi se lo portò tra le sue labbra.

<< Eri sporca di cioccolata. >>

 


Autocombustione tra : tre, due, uno...

 

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