Louis nella vita reale

di Zia Palla
(/viewuser.php?uid=147545)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1. Me against the world ***
Capitolo 2: *** #2. Il Comico ***
Capitolo 3: *** #3. Get it right ***
Capitolo 4: *** #4. Change my mind ***
Capitolo 5: *** #5. Butterfly fly away ***
Capitolo 6: *** #6. Never let me go ***
Capitolo 7: *** #7. Drunk ***
Capitolo 8: *** #8. He's the one ***



Capitolo 1
*** #1. Me against the world ***


Titolo: Louis nella vita reale

Nickname: Zia Palla

Rating: Giallo

Fandom: One Direction

Introduzione:  “– E tu? Tu cosa provi? – gli domandò Harry, dopo parecchio.
– Io? Io preferirei non provare niente. Né dolore, né tristezza, né amore, né felicità. – rispose, guardando fisso di fronte a sé. Harry tirò su col naso, impedendosi di piangere e sedette accanto a lui.
– Ma proviamo tutte queste cose perché siamo vivi, giusto? Tu lo dici sempre. – mormorò, mentre la voce gli si spezzava con un singhiozzo. Louis asciugò una piccola lacrima sfuggita al controllo di Harry e sorrise lievemente.
Louis Tomlinson ha tutto dalla vita: una carriera promettente, una ragazza splendida e soldi a palate e, a sentir ciò, sembra che la sua esistenza sia perfetta, ma Louis Tomlinson ha anche un migliore amico con cui condivide un rapporto poco chiaro e strano, un ruolo stressante, tre amici pazzoidi e le idee poco chiare.
Una settimana. Una settimana decisiva per la vita di Louis e quella di chi lo circonda. Una settimana per vederlo com’è in realtà. Otto capitoli per questa settimana e otto capitoli per vedere l’altro lato della medaglia, l’altro lato del successo.

Note: Non so bene con quale coraggio consegno questa cosa, ma lo faccio e spero proprio che a qualcuno piaccia. Sono un po’ come il mio Harry, spero, ma non vorrei sperare. Ci ho messo l’anima e sull’ultimo so di aver fallito. Ci sarebbero due milioni di note, per rendere comprensibile la storia a chi non è un fan e so che forse l’aver deciso per questo fandom mi ha penalizzata, ma, come ho detto, ci ho messo l’anima ed ho davvero amato questa storia come fosse una parte di me. La colonna sonora non è un granché, ne sono consapevole, ma scegliere queste canzoni mi ha messo molto, troppo, in difficoltà. Semplicemente, non sono brava in queste cose.
Con Louis sono andata molto in OOC, perché, come puoi (o potete, non ho ancora capito questa cosa dei tanti giudici) leggere all’inizio, lui non è affatto come lo descrivo. È aperto e perennemente allegro, prende la vita alla leggera, insomma, ed è molto innamorato di Eleonor a quanto sembra, ma a mia discolpa voglio dire che neanche ciò che è successo su internet è da lui.
La faccenda di Twitter è vera ed è anche il fulcro di questa fan fiction. Louis, precisamente, ha scritto “Fuck you” ad una fan che lo infastidiva con la storia della Larry e che aveva offeso in qualche modo un suo amico. Successe verso settembre, se non mi sbaglio. Non ne so molto e non ne ho voluto sapere, perciò tutta la faccenda viene descritta in modo abbastanza ambiguo nella storia o almeno io ho tentato di renderlo tale. Inoltre, dopo sono venuta a sapere che Louis aveva anche scritto “La Larry è la più grande stronzata che io abbia mai sentito” o qualcosa del genere. Non ne ho voluto sapere perché ho una grande stima di Louis e queste dichiarazioni mi hanno molto deluso.
Tra Harry e Louis ci è stato un vistoso allontanamento e nessuno sembrerebbe sapere a cosa è dovuto, ma molti sospettano sia per via dei manager.
Harry ha avuto una storia con Taylor Swift, che ha reso pubblica il 31 dicembre. Pochi giorni dopo si sono lasciati e per questo, in modo ironico (o almeno così la vedo), ho fatto avvenire la dichiarazione di Louis in quel giorno.
Eleonor è la ragazza di Louis e Danielle quella di Liam. Eleonor mi sta abbastanza simpatica e qui è stata tolta di mezzo ai fini della trama, ma Danielle la odio proprio. Come avrai capito, le shippo.
Perrie, che viene nominata a malapena, è la ragazza di Zayn e insieme mi piacciono molto.
È credenza popolare (?) che a Niall piaccia molto mangiare. È vero che ha una passione per il cibo, per questo durante il suo pov sta mangiando.
Louis nel penultimo capitolo si riferisce a Harry con un “Harreh”. Non è un diminutivo, è solo il modo in cui può essere esclamato il nome. Louis lo ha usato in un video e mi piaceva che si riferisse a Harry così.
Le citazioni sono quasi tutte anonime o non sono a conoscenza di chi le ha create. Solo nell’ultima c’è un po’ di mio.
Il banner l’ho fatto io ed è stato un po’ ingombrante da inserire, ma vabbe’.
E questo è tutto. Ho amato scrivere questa storia e mi sono divertita molto. Nonostante io sappia quanti difetti ha, mi posso dire soddisfatta, soprattutto perché è la mia prima slash.
A questo punto, ti (o vi) auguro buona lettura. Ci vediamo sul red carpet, dove accetterò la sconfitta con eleganza.
Baci,
Zia Palla

 

Louis nella vita reale

  Image and video hosting by TinyPic  

 
 

#1. Me against the world

Track: Me against the world, Simple Plan

“They want to watch me fall,
They think they know it all,
I’m a nightmare, a disaster,
That’s what they’d always say”

 
“Non cambierà niente.” si era ripetuto sempre, ogni volta che credeva di impazzire. E adesso, invece, non solo stava impazzendo davvero, ma non poteva nemmeno dirsi quella frase rassicurante, per il semplice motivo che era una bugia spregevole. Tutto era cambiato e anche parecchio.
Nel giro di due, tre anni la sua vita si era trasformata nella follia più grande che esistesse. Folle. Ecco, è questa la parola chiave. pensò, mentre la giornalista attendeva una risposta.
“In una sola parola, come definiresti la tua vita?” era questa la domanda a cui tutti avevano risposto. Tutti tranne lui. Si guardò in torno, in cerca di un appiglio, qualcosa che lo aiutasse a mantenere la calma, a rimanere lì.
E lo trovò.
Il suo appiglio in forma umana lo guardava con lo stesso sguardo curioso che avevano tutti.
 – Fantastica. Un po’ stressante, ma fantastica. – mentì, sorridendo affabile. Allora il mondo tirò un sospiro di sollievo perché lui, quello innamorato del suo migliore amico, quello immaturo e sciocco, non era crollato.
– Hai usato due parole, ma possiamo accettarlo. – rise la donna, subito seguita da loro cinque.
 – Allora, Louis. Stai per compiere 21 anni e tutti si chiedono in che modo festeggerai. Qualche mega party privato? Una festicciola tranquilla tra parenti? Una giornata su Twitter a rispondere agli auguri? O una birra con gli amici? – chiese la giornalista, rivolgendosi direttamente a lui.
Louis odiava quel tipo di domande. Non che non gli piacesse parlare di sé, ma nell’ultimo periodo era diventato fastidioso. Erano affari suoi. O no?
– Nessuna delle ipotesi, temo. Ho un programma molto speciale e altrettanto segreto. – rispose, cominciando a giocherellare con il bracciale che aveva al polso.
 – Umh. Posso provare ad indovinare? –
– Ma certo. –
– Qualcosa con la tua ragazza! – Quest’ipotesi lo spiazzò.
Allora qualcuno se lo ricordava che aveva una ragazza! Sorrise tra sé e sé, riflettendo sul fatto che purtroppo anche quell’idea era sbagliata. Tra lui e Eleonor le cose non andavano molto bene. In realtà, era tra lui e il mondo che le cose non andavano bene.
– Mi fa piacere che tu l’abbia pensato, ma non è nemmeno questa. Come ho già detto è una cosa molto segreta, ma per te posso fare un eccezione. A patto che non lo dirai al resto del mondo, sia chiaro. – disse Louis, tendendosi in avanti verso la giornalista che fece lo stesso, promettendo di non dirlo a nessuno.
– Ho intenzione di chiudermi nella mia vecchia stanza a Doncaster a bere birra, adesso che avrò finalmente l’età legale per fare uso di alcoolici. Anche se devo confessare che siamo vecchi amici io e le bottiglie. –
L’intero studio scoppiò a ridere.
Poveri ingenui.
Lì tutti pensavano che non fosse la verità, quando lui non era mai stato tanto sincero. Senza farsi vedere sospirò, non facendo nemmeno caso al fatto che la giornalista era passata al prossimo argomento, cioè la strabiliante carriera dei One Direction, i loro numerosi fan e i loro numerosi impegni. Per il resto della serata, Louis si limitò a ridere al momento giusto ed a fare qualche battuta delle sue quando sembrava il momento. Poi quello strazio di intervista finì e loro furono liberi di tornare a casa.

Due settimane dopo

Quando Harry Styles entrò in casa, quella mattina del 24 dicembre, non poté credere ai suoi occhi. Va bene che era casa sua, ma mai, da quando era andato a vivere lì, c’era stato un disordine simile. Solo dopo aver fatto questa osservazione capì che c’era qualcosa non andava: era come se fosse passato un uragano e Harry sapeva che quel fenomeno non solo aveva un nome, ma anche un cognome, un lavoro che andava a gonfie vele e una casa propria dove scatenare la sua potenza. Lo trovò sul divano, una bottiglia di vodka in mano e la faccia schiacciata contro uno dei vari cuscini. C’erano molte cose che avrebbe potuto dire come “Sei impazzito!”, “Che cosa è successo al mio appartamento?!” o “Non so più cosa devo fare con te.”, ma preferì non dire nulla. Strappò la bottiglia dalla stretta ferrea dell’amico e andò a riporla nello stipetto più in alto della cucina, prese una coca dal frigo, la stappò e, solo dopo essersi assicurato di essere totalmente calmo, tornò in salotto. Louis se ne stava lì, seduto composto, perfettamente sveglio e con i capelli in un disordine tale che la casa non li invidiava.
– Allora facevi sul serio all’intervista. – gli disse, sedendosi accanto a lui.
– Io faccio sempre sul serio, almeno tu dovresti saperlo. – replicò il caro Tomlinson, in un tono acido che non gli si addiceva.
 – Vorrei capire che cosa succede. – affermò Harry, mentre Louis scattava in piedi e cominciava a camminare avanti e indietro per la stanza.
– Succede che il mondo pensa che io sia gay, che io sia un irresponsabile, un bambino, un idiota. Ormai sono solo questo: Louis Tomlinson, quello idiota dei One Direction. Sono stanco di questo ruolo e nessuno sembra capirlo. –
Harry sapeva che Louis odiava ammettere certe cose, perciò rimase sorpreso quando notò che il suo amico non solo aveva le lacrime agli occhi, ma non cercava nemmeno di nasconderle.
 – Mi dispiace che tu ti senta così, ma…–  iniziò, ma Louis lo interruppe immediatamente.
– Non cercare di farmi stare meglio, Harry. Nessuno può farlo, perché nessuno capisce, soprattutto tu. – sbottò, puntandogli il dito contro e lasciandolo di stucco. 
– Ah, io non capisco? Sai che c’è, Louis? Fa quello che vuoi: ubriacati il giorno del tuo compleanno, sta qui a Londra per Natale, non chiamare Eleonor, fregatene di ognuno di noi, tanto sei solo, giusto? Tu contro il mondo! ­– gridò Harry, alzandosi e recuperando la sua borsa in quel caos.
 – Dove vai? – chiese Louis, rabbioso.
– Lontano da te. Non preoccuparti per la casa, io non ne ho bisogno. Vado dalla mia famiglia, cosa che dovresti fare anche tu. – Le ultime parole che Harry sentì pronunciare da Louis prima di uscire furono: “Non fare il saputello con me.”.

Decise che poteva fare almeno del suo migliore amico per un po’.

 

Le cose non cambiano. Noi cambiamo.

(cit.)

 

Zia Palla by the night

Signori e signore, ecco qui il mio obbrobrio, o meglio, la mia prima fanfic slash.  Allora, che dire? I Larry sono meravigliosi e li adoro. Le note sono così lunghe perché questa storia partecipa al concorso "Red Carpet: fanfiction da Oscar [Multifandom e Original Contest]" (non so mettere il link) e la ragazza che lo ha indetto mi aveva detto di conoscerli, ma di non ascoltarli quindi un po' di spiegazioni ci volevano.
E niente, spero che qualcuno la legga e che a qualcuno piaccia. Recensite! <3
Baci,
Zia Palla

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** #2. Il Comico ***


# 2. Il Comico


Track: Il Comico (Sai che risate)
“Sono stato anche normale,
in una vita precedente
m’hanno chiesto “che sai fare?”
“So far ridere la gente”.”

 
Niall Horan non riusciva proprio a capire quale problema molte “star”, compresi i suoi amici, avessero con il successo. Lui si sentiva a proprio agio nel mondo e aveva imparato, soprattutto negli ultimi anni, che c’erano persone, molte persone, che non potevano essere d’accordo con te e che tu non potevi farci niente. Niall non solo lo aveva imparato, ma anche accettato, ecco perché gli insulti non gli facevano più né caldo né freddo. Certo, a volte esageravano, ma gli uomini sono fatti così: non posso fare a meno di giudicare, soprattutto quando non sanno niente di ciò di cui parlano. Quando ci pensava Niall aveva voglia di ridere, perché secondo lui non c’era niente di più sciocco di qualcuno che non sa ciò che dice, ma al momento, con uno dei suoi più cari amici di fronte che gli parlava disperato, non aveva né la voglia né tanto meno il tempo di ridere.
– Capisci? È completamente uscito di senno! – sbraitò Harry, agitandosi sulla sedia. Niall diede un morso al suo panino, dando uno sguardo fuori dalla finestra.
I fiocchi di neve volteggiavano nell’aria decisamente fredda di dicembre e in giro non si vedeva anima viva, ma, in effetti, era plausibile dato che era la vigilia di Natale.
– Di te che mi dici? – domandò lui, mentre l’altro faceva una faccia sbalordita, sorpreso dalla domanda.
– Io? – domandò Harry, con il tono di chi si chiede se il suo interlocutore è impazzito o meno.
 – Sì, tu. Chi altro, altrimenti? – gli fece notare Niall, prendendo un altro morso: quel panino era davvero gustoso!
– Come ti senti tu? – chiese ancora, per rendere meglio il concetto. Harry si fermò un attimo a pensarci, indirizzando il proprio sguardo in direzione della finestra.
– Male. Odio questa situazione e odio Louis. – affermò, battendo la mano sul tavolo. A quel punto Niall rise, stanco di trattenersi.
– Se odiassi davvero Louis non staresti male, non credi? – commentò, finendo l’ultimo boccone rimasto del panino. Harry scosse la testa.
 – Vero, però non penso di poter andare avanti così. C’è troppo stress nell’aria: Louis e le Larry Shippers, Zayn e i The Wanted, Liam e quella storia di Danielle. Credo che… –
Niall aggrottò le sopracciglia, confuso dalle parole dell’amico.
– Cosa? Che cosa credi? – domandò allora.
– Forse dovrebbero prendersi una vacanza. – mugugnò Harry, lasciandolo completamente sorpreso. Per un attimo Niall pensò che lui volesse lasciare la band, ma poi, analizzando meglio le parole dell’altro, capì che era qualcosa di molto meno grave. Rise di nuovo.
 – Tutti dovrebbero prendersi una vacanza, Harry. Anche tu. Nell’ultimo periodo sei strano, sempre ansioso e triste. È molto che non ti vediamo sorridere e io sono convinto che sia per Chi-Sai-Tu. – disse Niall, annuendo alle sue stesse parole. Harry sbuffò.
– Le cose tra me e Taylor vanno a gonfie vele. – borbottò Harry, punto sul vivo.
– Dillo a qualcuno che ci creda. Quella ti fa soffrire, è come se fosse fatta di ghiaccio. E personalmente penso che questo sia una delle cose che impensierisce Louis: lui odia vederti stare male. – Questa volta Harry non fece altro che sospirare, come a dargli ragione e questo fece sentire Niall abbastanza soddisfatto.
– Io devo andare. Il treno per Holmes Chapel non aspetta di certo me. – disse Harry, alzandosi e buttando un paio di banconote sul tavolo, Niall scosse la testa.
 – Lascia, faccio io. – si offrì. – A patto che mi fai un sorriso. – disse poi, indicando l’amico con fare minaccioso. Harry rise e poi regalò a Niall un sorriso sincero.
– La risata mi bastava. – affermò Niall, sorridendo, poi si alzò e abbracciò Harry.
– Buon Natale. – disse il riccio, Niall sorrise.
– Buon Natale e fai il bravo. – si raccomandò e Harry rise di nuovo.
Niall non poteva chiedere di meglio.


Amo le persone che mi fanno ridere
quando non voglio sorridere.
(cit.)

 

Zia Palla by the night

Buongiorno gente! Questo è il secondo capitolo, spero che a qualcuno piaccia!
Baci,
Zia Palla

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** #3. Get it right ***


#3. Get it right.

Track: Get it right, Glee Cast
“What have I done
I wish I could run away from this ship going under
Just trying to help
Hurt everyone else

 
Louis aveva deciso di farlo all’improvviso, senza sapere perché. Secondo lui, erano quelli i gesti più belli, quelli fatti senza preavviso ed era per questo che sapeva che Harry lo avrebbe apprezzato. Si era messo in macchina senza cambiarsi, era rimasto con la vestaglia e il pigiama, con lo stesso abbigliamento che aveva quando era uscito di casa sua per andare da Harry. A pensarci era sicuro di puzzare un po’, ma sapeva che a Harry non sarebbe importato. Lui sapeva tutto di Harry, lo conosceva come il palmo della sua mano. Guiderò tutta la notte, senza dormire, se è questo ciò che serve, pensò, sorridendo tra sé e sé. Sapeva che Harry lo avrebbe perdonato, lo faceva sempre.
Comunque, alla fine lo fece: guidò tutta la notte e la mattina del 25 dicembre era lì, di fronte casa di Harry, ad Holmes Chapel. Sbadigliò, senza preoccuparsi di mettere la mano davanti alla bocca, perché lui era fatto così e in certe occasioni non ci pensava all’educazione, soprattutto se era solo in macchina, dopo aver guidato per ore. Faceva molto freddo e non poteva accedere il riscaldamento quando l’auto era spenta, così, dato che era un po’ presto per bussare alla porta di casa Styles, si strinse nella vestaglia e cercò di dormire un po’.
Non ricordò mai cosa accadde dopo il secondo sbadiglio, finché qualcuno non picchiettò sul vetro del finestrino.
Louis si svegliò di soprassalto, battendo la testa sul tettuccio dell’auto.
 Stupida macchina, pensò, con disprezzo, mentre colui o colei che lo aveva svegliato ridacchiava. Il risolino gli era arrivato leggermente ovattato a causa del finestrino chiuso, così, sfidando il freddo,  decise di aprire direttamente la portiera, per vedere chi aveva osato disturbare il suo sonno. Si ritrovò davanti Gemma, la sorella maggiore di Harry, con una luce divertita negli occhi di un colore indefinito tra il verde e il marrone e le punte rosa dei capelli che fuoriuscivano dal delizioso cappello bianco.
– Gemma! – la salutò lui, sorridendo. Lei ricambiò il sorriso.
– Buon Natale, Louis! E buon compleanno, anche se un po’ in ritardo. – gli disse la ragazza, scansandosi un po’ in modo da farlo passare. Louis scese dalla macchina, mettendo i piedi, che calzavano solo le ciabatte, nella neve. Lo scosse un brivido di freddo e Gemma, essendosene accorta, lo invitò ad entrare, scortandolo verso la porta.
– Io stavo uscendo, ma Harry è dentro ad aprire i regali. La mamma è uscita mezz’ora fa, siete soli. – disse la ragazza, chiudendosi la porta alle spalle, non prima di avergli rivolto un sorriso malizioso. Louis non la picchiò solo perché era una ragazza ed era sua amica, ma anche perché era troppo tardi.
 Gemma aveva ragione: lui e Harry erano soli. Era arrivato il fatidico momento.
Prese un respiro, poi un altro. E poi un altro ancora.
Infine si sentì pronto, si levò la vestaglia, l’appese all’appendi abiti e entrò in salotto.
Harry era lì, che lo guardava divertito.
 – Mi chiedevo quanto tempo ancora saresti rimasto nell’ingresso. – sussurrò il riccio, rimanendo seduto accanto all’albero di Natale. Louis si avvicinò, scalciando i piedi in modo da  levarsi le pantofole. Arrivò vicino all’amico e si sedette a terra.
 – Sono un idiota. – mormorò, senza guardare Harry in faccia.
– Lo so. – rispose lui. Questa risposta costrinse Louis ad alzare lo sguardo: non era da Harry rispondere così, con quel tono serio. Purtroppo anche l’espressione del viso era seria e non c’era più un’ ombra del divertimento di poco prima.
– Io…– cominciò Louis, senza saper bene cosa dire, ma Harry lo fermò con un gesto della mano.
 – Hai idea di quanto siano preoccupate Eleonor e tua madre? – lo aggredì, continuando comunque a tenere un tono di voce basso. Questa era una delle cose che più lo sorprendeva di Harry: riusciva a sgridarti anche sussurrando.
– Non vorrai farmi la paternale, vero? – gli disse, retorico e sarcastico, alzando gli occhi al cielo.
– No, voglio parlare di quando hai mandato a quel paese quella povera fan! – disse Harry, alzandosi in piedi e dirigendosi in cucina. Louis sapeva che Harry lo aveva fatto solo per tenere le mani un po’ impegnate, per impedirsi di perdere definitivamente la calma.
– Vogliamo parlare ancora di questo? È successo mesi fa. – gridò, scocciato come non mai. Non ne poteva più di sentir parlare di quell’argomento, tutti lo avevano già sgridato abbastanza.
– Perché lo hai fatto? – gli chiese, per l’ennesima volta.
E Louis diede, per l’ennesima volta, la stessa risposta.
– Ci pensi a quanto sia umiliante per Eleonor? –
– Umiliante per Eleonor o per te? – domandò Harry, regalandogli uno sguardo gelido. E fu a quel punto che Louis capì. Harry non era più lo stesso, lui non lo riconosceva e la cosa più sconfortante era che fosse accaduto tutto sotto i suoi stessi occhi.
– Che ti è successo? – chiese, quasi scioccamente.
– Cosa è successo a me? Sei tu che sei cambiato. – gli urlò contro l’amico.
– Ma io già lo so. È colpa di quella troietta! La maledetta Swift! – gridò, ricordando quei riccioli biondo platino che aveva imparato a odiare.
– O forse è colpa nostra. Siamo noi che non ci siamo mai conosciuti davvero. – disse Harry, con la poca calma che ancora aveva in corpo. A quel punto Louis si alzò di scatto, rinfilò le pantofole e si precipitò fuori. Si stava mettendo in fretta e furia la vestaglia, mentre correva tra la neve fresca, che gli solleticava i peli delle caviglie scalze. Era quasi arrivato all’auto, quando Harry gli gridò dietro.
 – Dove stai andando? –
– Lontano da te! –
Rimasero qualche secondo a guardarsi, tutt’e due con il fiato grosso. Poi Louis si voltò e aprì la portiera.
– Buon Natale! – urlò, un secondo prima di salire in macchina. Una volta aver messo in moto, schiacciò il piede sull’acceleratore e partì. Sarebbe troppo bello dire che non si voltò indietro.
A metà percorso si fermò ed accostò al ciglio della strada. Spense il motore. Mise le braccia e la testa sul manubrio. Rimase lì un’ora, a chiedersi se avrebbe mai fatto qualcosa di giusto
.

Conosco la città come il palmo della mia mano.
Ehi, ma è nuovo!
(cit. Robots)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** #4. Change my mind ***


#4. Change my mind

Track: Change my mind, One Direction
“Never felt like this before
Are we friends or are we more
As I’m walking towards the door
I’m not sure.”

 
Quando arrivò a casa, Eleonor era seduta sul divano a sorseggiare un Martini con quei bicchieri che gli aveva costretto a comprare. Louis odiava quei bicchieri e odiava il fatto che Eleonor lo convincesse così facilmente. All’inizio credeva che fosse per amore e in parte lo pensava ancora, ma non ne era sicuro. Aveva visto molte altre coppie e lui e Eleonor assomigliavano troppo a una di quelle vecchie e sposate, che ormai non hanno più niente da dirsi e non provano nemmeno a fare l’amore. Lui e Eleonor non lo facevano da settimane, come se lei avesse deciso di farlo una volta al mese, giusto per dovere.
– Allora? Dove sei stato? – chiese, con quell’aria da donna sofisticata che aveva da un po’.
Louis si diresse in bagno senza risponderle, ben sapendo che Eleonor non se la sarebbe presa, tanto non le importava davvero. Si tolse  la vestaglia e la maglietta del pigiama, poi capì che era meglio rispondere.
– Ad Holmes Chapel. – disse, senza preoccuparsi di nascondere qualcosa, anche se sapeva che addirittura Eleonor pensava che fosse gay.
 – Oh. – rispose lei, con quel tono stupito che risultava fin troppo falso. 
Senza aggiungere altro, si mise sotto la doccia riflettendo su come le prime ventiquattro ore da ventunenne fossero state faticose. In quel momento, sotto il getto caldo della doccia, si rese conto che stava male. Sentiva male in tutto il corpo e sapeva anche perché. Scivolò con la schiena contro il muro della doccia e si sedette sui talloni, cominciando a piangere. E dubitò anche lui di se stesso. Amava Harry? Non lo sapeva. Non sapeva niente, solo che si sentiva come se avesse il cuore spezzato. Ed era abbastanza strano.

La sera seguente era seduto ad un tavolo con Eleonor, Zayn e Perrie. Si sentiva estremamente fuori luogo, tra tutte quelle risate, quel vino e quelle smancerie tra Zayn e Perrie.
Cercava in tutti i modi di non pensare ad Harry, ma era praticamente impossibile. Il ragazzo piombava nei suoi pensieri nei modi più impensabili. Qualsiasi cosa facesse o pensasse la ricollegava ad Harry. La cosa più frustrante era che non capiva cosa gli pigliava. I sintomi erano quelli di una cotta, ma lui aveva ancora l’impressione che fosse solo amicizia. Un’amicizia un po’ speciale. Un po’ troppo.
Forse rivoleva solo il suo amico: ci aveva pensato molto e sapeva che quello che Harry aveva detto era falso. Loro si conoscevano molto bene, fin troppo bene.
Una lampadina si accese nella sua testa: ecco qual’era il problema!
Nella sua relazione con Harry c’era troppo… troppo… “troppo”!
Oh, ma sentimi! Sono proprio partito!, pensò, scuotendo energicamente la testa.
 Fu in quel momento che le “signore” si alzarono, con la scusa di dover andare al bagno.
Lui e Zayn rimasero da soli e si sentì un po’ in imbarazzo, visto il fatto che non sapeva che dire. Zayn gli sorrise, mentre mandava giù il boccone. Louis lo guardò, cercando di trovare qualcosa di attraente in lui, qualcosa che lo facesse arrossire, come succedeva con chiunque fosse attratto dagli uomini, ma… niente, non sentiva niente.
Al contrario, si sentiva il volto in fiamme e la tachicardia addosso solo al pensiero della bionda seduta da sola a qualche tavolo più in là.
Aveva delle gambe da favola e più di una volta gli aveva lanciato degli sguardi provocanti.
Sì, quello sì che lo faceva partire con il cervello.
Già si immaginava lasciare il tavolo con una scusa, avvicinarsi alla sconosciuta e convincerla a seguirlo per bere qualcosa. Poi sarebbe seguita quella notte di sesso sfrenato che Eleonor non gli avrebbe potuto offrire nemmeno volendo.
 – Che stai guardando? – domandò Zayn, sorridendo ancora.
– Te. – rispose Louis, prendendo un sorso di vino e ingoiandolo con fatica. Odiava il vino, preferiva di gran lunga la birra, ma il miglior alcoolico che avesse mai bevuto era la vodka. La amava, senza se e senza ma. L’amico ridacchiò, scuotendo la testa.
– Non sarai mica gay? – chiese e per l’ennesima volta in due giorni Louis si trattenne dal prendere a pugni qualcuno.
– Ancora con questa storia? –
Zayn rise ancora, poggiando i gomiti sul tavolo e mettendo le mani una sull’altra.
 – Io penso che ami Harry, ma non sei gay. Se mai lo bacerai, sarai sicuramente sotto gli effetti di una sbornia senza precedenti. – gli disse, tracannando tutto il suo bicchiere di vino in un sorso.
 – È ridicolo. – affermò Louis.
Quando faceva così, Louis odiava Zayn. Ti dava sempre la propria opinione, anche se non gliel’avevi chiesta e sapeva che non la volevi.
 – Com’è possibile amare qualcuno e non provare nessun’attrazione fisica nei suoi confronti? -  domandò, sentendo che Zayn, dall’alto della sua relazione perfetta, ne sapeva molto di più di lui.
– L’amore si presenta in tante forme diverse e io non so perfettamente in quali, ma una cosa è certa: non ha regole. –
Non sapeva il perché, ma Louis si sentì meglio.
Quando le “signore” tornarono, cercò di mostrarsi un po’più allegro. Passarono la serata così, tra una risata e l’altra, e quando arrivò il momento di andarsene, vicino alla porta d’ingresso, fu sfiorato dalla sconosciuta bionda, i loro sguardi si incrociarono, lei gli rivolse un sorriso enigmatico e un secondo dopo…non c’era più.
In quel momento, passò accanto a loro un cameriere con un pezzetto di carta bianca in mano.
– Disgraziata! Non ha pagato il conto! – urlò, contro un taxi che era appena partito. Louis rise sincero, per la prima volta da mesi, si avvicinò al cameriere e gli diede un paio di banconote da venti. L’uomo lo guardò sbalordito.
– Offro io per la signorina. – disse, avvicinandosi all’orlo del marciapiede e mettendosi a guardare le auto che passavano. Si mordicchiò le labbra e sorrise, incurante della presenza di Eleonor. Gli parve quasi di sentire la risata della sconosciuta nell’aria.

“Vuoi avere il mio parere?”
“Mi piacerebbe?”
“No, fa riferimento alla realtà.”
(cit. Sliding Doors)

 

Zia Palla by the night.

Hola, chicas! Allora, su questo capitolo non ho molto da dire tranne che probabilmente non risulterà molto credibile, ma io i Larry li vedo così, insomma, sono convinta che siano "l'eccezione" di entrambi, anche se è innegabile che Louis sia una Sassy Queen coi fiocchi. Detto questo mi smaterializzo.
Baci, 
Zia Palla
*poof*

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** #5. Butterfly fly away ***



#5. Butterfly fly away

Track: Butterfly fly away, Miley Cyrus
“Caterpillar in the tree
How you wonder who you’ll be
Can’t go far but you can always dream
Wish you may and wish you might
Don’t worry, hold tight
I promise you there will come a day
Butterfly fly away.
[…]
Got your wings, now you can’t stay
Take those dreams and make them all come true
Butterfly fly away.”

 

Johannah incrociò le mani sotto il mento, poggiando i gomiti sul tavolo e osservando il figlio con lo sguardo che solo una madre poteva avere.
Sorrideva lievemente, Johannah, come se trovasse tutta quella situazione divertente, ma la verità era che tutto faceva schifo. Soffriva nel vedere il suo bambino soffrire e avrebbe voluto combattere contro quel mondo e quegli uomini che gli impedivano di essere se stesso.
Dovevo chiuderlo in camera sua e impedirgli di affrontare tutto questo, si disse, sospirando e cambiando posizione, incrociando le braccia e portando le mani a stringersi la vita.
– Non doveva andare così. – disse, abbassando lo sguardo sulla cioccolata calda che non aveva osato toccare. Louis la guardò, facendo quella smorfia che era tipicamente sua e che faceva da sempre.
– In che senso? – domandò il ragazzo, tendendo una mano che Jay afferrò immediatamente.
– Dovevi vivere il tuo sogno, ma, da come ne parli, sembra quasi un incubo. – disse, stringendo la mano al figlio e accarezzandone il dorso con il pollice.
– Non avrei dovuto permetterti di conoscere il mondo e la sua crudeltà. – continuò, portandosi una mano sugli occhi, cercando di non piangere.
– Non è colpa tua. Cosa avresti potuto fare? Impedirmi di vivere? – le chiese Louis e questa volta Jay dovette lasciargli la mano per portarsela davanti alla bocca.
Cominciò a singhiozzare, senza sapere bene perché.
Perché il mio bambino soffre e io non posso fare niente per lui. Perché fa tutto così schifo. Oh, ma sentimi! Sembro Lottie in una delle sue crisi di nervi, pensò, senza smettere di piangere.
Alla fine prese un fazzoletto e si tamponò lievemente gli angoli degli occhi. Si soffiò il naso e rivolse un sorriso riconoscente al figlio, che non aveva né commentato né interrotto quel suo momento di esagerata commozione. Jay non era una donna molto emotiva o almeno non si mostrava mai triste davanti ai figli e Louis l’adorava, molte volte aveva detto che la cosa senza la quale non poteva vivere era sua madre.
Il rapporto tra loro due era speciale e ogni volta che Louis perdeva la sua naturale allegria era Jay a ridargliela. Poi era arrivato Harry e Louis si era un po’ staccato dalla madre, come un bambino che comincia a camminare e non ha più bisogno di appoggiarsi ai genitori.
Louis aveva sempre avuto bisogno dei consigli di Jay, nonostante fosse un ragazzo che disubbidiva e ne combinava di tutti i colori. Louis aveva avuto bisogno di Jay, perché Jay era la persona più importante della sua vita.
Poi, come già abbiamo detto, era arrivato Harry.
Per un po’ Jay aveva odiato quel ragazzino che gli aveva portato via il suo meraviglioso bambino, ma ben presto si era accorta di come gli occhi di Louis brillassero di più quando guardava l’amico. Questa contestazione l’aveva spiazzata, perché per tanto tempo aveva pensato che gli occhi del figlio non potessero brillare di più di quando già facessero.
Guardò il ragazzo in quelle iridi color cielo, che aveva ereditato da lei, e capì che era stata sciocca a pensare di poterlo chiudere in una camera: Louis avrebbe trovato il modo di uscire, perché era nella sua natura essere libero e curioso, ma, soprattutto, odiava le gabbie.
Per questo motivo questa situazione lo fa soffrire, constatò.
 – Vorrei che tu non soffrissi. – gli disse, immergendo il cucchiaio nella tazza.
– Ma si prova dolore perché si è vivi, no? – disse Louis, facendo un mezzo sorriso a cui Jay rispose, ricordando quella volta quando Louis si era sbucciato un ginocchio e aveva continuato a piagnucolare e a lamentarsi finché lei non aveva detto: “È bene che ti faccia male, altrimenti non saresti vivo.”.
– Sei un bravo ragazzo. –
 – Mi hai cresciuto tu. Sei la madre migliore del mondo e non avrei mai potuto chiedere di meglio. –
– Sai cosa dovresti fare ora? –
 – Cosa? –
– Va’ da Eleonor e mollala. La vostra relazione non fa bene a nessuno. – mormorò Johannah, usando il tono che adottava quando gli dava un ordine, sicura che per una volta Louis avrebbe obbedito.
– Grazie, mamma. – le disse, alzandosi dal suo posto e posandole un dolce bacio tra i capelli. – Sei sempre la migliore con i consigli. –
 – Sono tua madre. – ribatté, Louis rise e uscì dal locale.
Jay rimase da sola a sorridere soddisfatta.
Alla facciaccia tua, Styles! I miei consigli restano sempre migliori dei tuoi!


Quando vuoi bene, bene davvero,
a una persona e la vedi soffrire,
non vorresti prenderti tutto quel male?
(cit.)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** #6. Never let me go ***


#6. Never let me go
Track: Never let me go, Florence and the Machine
“Deliver me.
Never let me go, never let me go.
Never let me go, never let me go.
[…]
And it’s over,
And I’m going under,
But I’m going giving up!
I’m just giving in.”

Louis correva. Più veloce di quando potesse, più veloce di quanto avesse mai fatto. 
Doveva farlo e tutto il suo corpo sentiva l’urgenza con cui doveva svolgere quell’azione. 
Mentre correva si era preparato un discorso da farle e di cui dimenticava le parole ad ogni passo. 
Più veloce, più veloce, si urlava nella mente. Non c’era tempo da perdere, semplicemente perché sentiva che più tempo avrebbe sprecato e più entrambi avrebbero sofferto.
 L’ho ingannata per fin troppo tempo, non è giusto. Ma la verità è che ho ingannato tutti per fin troppo tempo. 
Arrivò davanti al portone e prese un respiro profondo. 
Picchiò al campanello, certo che Eleonor fosse in casa. Salì immediatamente le scale e prima di entrare non esitò. Era arrivato il momento e lui aveva aspettato fin troppo. 
Era quello il vero momento fatidico.

 Eleonor stava mettendo i suoi amati bicchieri nella loro confezione originaria, una scatola bianca e anonima, quando il suo “fidanzato” entrò in casa. 
Aveva i capelli in disordine, Louis, proprio come una volta a lei piacevano. 
Ma era tutto diverso, ora.
 Anche Eleonor aveva i capelli in disordine, sciolti sulle spalle e liberi come non lo erano da tanto. Era strano come lo stato dei loro capelli rappresentasse appieno ciò provavano: confusione. Caos. Disordine. Louis amava quelle cose, ma Eleonor no, lei le odiava. 
– Cosa stai facendo? – le chiese Louis, con il fiato grosso, mentre fissava le sue valigie. 
– I bicchieri li sto prendendo io, tanto tu li odi. – sussurrò lei di rimando. 
Se ne avessero parlato apertamente sarebbe scoppiata a piangere, quindi cercò di evitare l’argomento, ma con Louis era sempre stato impossibile fare una cosa del genere, soprattutto se si trattava della fine del loro rapporto. 
– Eleonor, per favore… – disse infatti Louis, prendendole una mano.
 – Non ne voglio parlare. – urlò lei, ritirando di scatto la mano e sedendosi sul divano. 
Louis mise su la sua faccia innervosita e poggiò le mani sui fianchi.
 – Va bene, ma devi restare qui ed ascoltare. – disse il ragazzo, sedendosi accanto a lei.
 – So cosa pensi. Credi che io ti abbia preso in giro fin dall’inizio… – 
Eleonor lo ricordava benissimo, l’inizio. Era in un locale con le sue migliori amiche quando lo aveva visto. Appena uscito da X-Factor, con i capelli scompigliati e quella tipa bionda accanto.
 Si erano scambiati uno sguardo e lei aveva pensato che fosse carino, dato che all’epoca le persone potevano ancora permettersi di non sapere chi fosse Louis Tomlinson. 
Poco dopo avevano cominciato a parlare, lei aveva scoperto chi era, si erano scambiati i numeri e avevano chiacchierato tutto il tempo, con Louis che non aveva nemmeno accennato alla bionda. A fine serata era arrivato un ragazzo bruno, che aveva sussurrato qualcosa nell’orecchio di Louis. 
“Io devo andare ora, ma ci sentiamo. Comunque, questo è Harry.” 
Harry le aveva stretto la mano, facendo un sorriso tutto denti e fossette, che avrebbe fatto sciogliere chiunque, anche Louis, soprattutto Louis. 
Tornata a casa si era documentata e aveva scoperto che Hannah era la ragazza di Louis, ma che non era quello il vero problema: aveva visto video su video e si era resa conto che sembrava più Harry il fortunato che aveva rubato il cuore di Louis e no Hannah, ma Eleonor ci era passata sopra quando aveva trovato quel ragazzo strano ad attenderla fuori dal lavoro con un ombrello. 
Da quel giorno Louis aveva iniziato una corte spietata nei suoi confronti, dicendole che non aveva mai incontrato una come lei, promettendole che presto avrebbe lasciato Hannah e le avrebbe presentato gli altri ragazzi della band.
 E Eleonor aveva tante domande, su di lui, sulla sua carriera, sulla sua famiglia, su Hannah, su che cosa pensasse di lei. 
Su Harry.
 Alla fine gli chiese perché incasinarsi per una povera commessa come lei. 
“Perché voglio viverti.” aveva risposto Louis e a Eleonor era bastato. 
In quel momento aveva deciso che non le serviva a niente chiedere cose su Harry. 
Due settimane dopo averla vista al locale aveva lasciato Hannah. 
Una settimana dopo esser tornato single l’aveva baciata per strada ed era stato come gridarlo al mondo intero, cosa che Eleonor avrebbe voluto fare fin da subito. 
– …ma, fin dal momento in cui ti ho detto che ti amavo,… – 
Eleonor ricordava anche quel momento. Sotto la pioggia. Un mese dopo essersi messi insieme. E lei aveva risposto con un timido “Anch’io”, mentre dentro di sé avrebbe voluto ballare, cantare, urlare, perché Louis l’amava ed era suo. 
– … è stato così. Ti ho amata davvero, Eleonor. Ti ho amata più di qualsiasi altra e rimarrai sempre nel mio cuore, ma… – Eleonor lo interruppe. 
– Ma Harry è qualcosa che non puoi controllare, giusto? – domandò, guardando dritto davanti a sé. 
Vide Louis annuire con la coda dell’occhio, poi lui le prese una mano e lei si lasciò andare. 
Pianse, pianse tutte le sue lacrime. 
Pianse mentre Louis faceva partire allo stereo la loro canzone e pianse anche mentre lui l’aiutava ad alzarsi. Cominciarono a ballare, stretti l’uno all’altra, movendo piccoli passi avanti e dietro. Eleonor avrebbe voluto gridare di non lasciarla andare, ma non lo fece. 
– È finita. – sussurrò, nell’orecchio del suo ormai ex fidanzato. Lui annuì, strofinando il naso sulla sua spalla. 
– Ti ho amato tanto. – mormorò Louis. 
– Anch’io. – 
E continuarono a stringersi, anche quando la canzone finì, forse per un secondo, forse per un eternità. 
Ma alla fine Louis andò via e Eleonor chiamò Danielle, per sfogarsi e sentirsi meno sola. 
Inutile dire che come la sentì piangere l’amica si precipitò da lei, perché loro erano un po’ come Louis e Harry e per la prima volta Eleonor non era spaventata da un rapporto simile a quello
.
 
A volte, l’unica cosa che resta da fare
È stringersi tra le braccia un’ultima volta 
E lasciarsi andare.
(cit. Gossip Girl)
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** #7. Drunk ***


#7. Drunk
Track: Drunk, Ed Sheeran
“Should I, Should I,
Maybe I’ll get drunk, again
I’ll be drunk, again, I’ll be drunk, again
[…]
So should we speak then? Keep it between friends?
No I know you’ll never love me, like you used to
And maybe other people like us”

 
 
Liam barcollava come un’idiota quando lo trovarono. Purtroppo per Harry c’era anche Louis e tutta la situazione era abbastanza strana e imbarazzante.
Andarono a casa di Harry, poiché era la più vicina, e questo era ancor più imbarazzante per lui perché l’aveva lasciata così come l’aveva ridotta Louis, nessuno però sembrava voler menzionare quello che era successo tra il più giovane e il più “grande” del gruppo.
Liam non si ubriacava mai ed era praticamente astemio, dato che aveva un problema ai reni che gli impediva di poter bere alcoolici, per questo erano tutti così preoccupati.
Zayn, che era quello che aveva più influenza su Liam, lo sorreggeva cercando di convincerlo ad andare in bagno con lui.
– Non ti farò niente di male. Facciamo una doccia. – gli disse, ma Liam si aggrappò a lui buttandosi a terra, gesto che fece perdere l’equilibrio a Zayn.
– Non voglio fare la doccia con te. – mugugnò Liam, mettendo su un’adorabile broncio. Zayn fece un’espressione schifata, mentre Niall ridacchiava e Harry e Louis cercavano in tutti i modi di non guardarsi.
– Non faremo la doccia insieme, sta calmo. Vieni, ti sentirai meglio. – gli promise il moro, facendolo sorridere stupidamente, mentre lo aiutava ad alzarsi.
 – Zayn! Mi viene da vomitare! – urlò Liam, con la voce resa roca dall’alcool. Zayn squittì come una ragazzina, facendo ridere Niall così tanto da farlo cadere a terra. Questo suscitò un scoppiò di ilarità in Harry, che cominciò a ridere istericamente, senza fermarsi, mentre Zayn correva in bagno con Liam, borbottando qualcosa di molto simile a “Perché a me dovevano capitare degli amici così cretini?”. Niall si buttò sul divano e accese la tv.
 – È proprio coglione. – disse, riferendosi a Liam.
 – Tutti sapevamo che l’avrebbe piantato di nuovo e lui reagisce così. Poteva prendergli qualcosa! – proferì, con un tono preoccupato che non gli si addiceva, soprattutto visto che fino a due secondi prima rideva come un matto. Harry si sedette accanto a lui, scansando il cuscino su cui qualche giorno prima era spiaccicata la faccia di Louis e lanciò uno sguardo a quest’ultimo.
 Subito sentì le guance andargli a fuoco: quella sera era più bello del solito, con i capelli scompigliati e la camicia un po’ sbottonata. Sebbene fosse molto imbarazzante la situazione tra loro (soprattutto ora che lui aveva lasciato Eleonor) Harry era stato tanto - troppo - felice di vederlo. Voleva risolvere la situazione, in qualsiasi modo possibile.
Certo, nel profondo aspettava ancora che Louis si dichiarasse, così lui l’avrebbe fatta finita con quella stupidaggine di Taylor e avrebbero vissuto tutti felici e contenti. Spesso aveva voluto dichiararsi lui, ma aveva un paura matta che Louis gli dicesse di no o che lo compatisse o (nelle peggiori delle ipotesi) che rimanesse schifato, che aveva ucciso l’idea sul nascere.
Per il resto del mondo erano un mistero le farfalle nello stomaco che Harry provava ogni volta che lo aveva vicino e, in fondo, era giusto che rimanessero tali. Avrebbero rovinato tutto: la loro carriera e la loro amicizia. Perché Harry voleva bene a Louis come un amico, ma lo amava (sì, lo amava) da sempre e non sapeva se questo significasse che era gay, ne tantomeno gli importava.
Voleva solo stare con lui, vederlo felice, farlo felice, ma per il bene della band aveva cercato di soffocare quei sentimenti tanto velocemente com’erano nati.
Poi Louis aveva cominciato a fare quelle sciocchezze, a dire quelle cose, a toccarlo in continuazione, alimentando le sue aspettative e quelle delle fan. E quando aveva lasciato Hannah Harry aveva davvero creduto che fosse per lui, che Louis lo ricambiasse, ma alla fine era arrivata Eleonor e Harry avrebbe dovuto sospettarlo, perché Louis non faceva che parlare di lei.
Questa volta, però, Harry non voleva illudersi, perciò teneva a distanza l’idea di una possibile confessione da parte di Louis.
L’ennesima delusione mi farebbe troppo male, pensò, sospirando e constatando sorpreso che Louis aveva sistemato tutto il casino creato qualche giorno prima e che Zayn era di nuovo in salotto, con le mani sui fianchi in una perfetta imitazione della signora Weasley, la dolce madre del migliore amico di Harry Potter.
 – Dov’è Liam? – chiese Harry, aggrottando le sopracciglia.
– A dormire nella vecchia stanza di Louis. Ma l’ho appena detto, a che cazzo pensi? – domandò Zayn, che quando si innervosiva tendeva a diventare volgare. Harry borbottò un “Niente” soffocato, mentre diventava rosso come un pomodoro.
– Ok, ora che facciamo? – domandò Niall, spegnendo la tv. – Dopodomani è l’ultimo dell’anno, non voglio restare qui ad annoiarmi. – continuò, svegliando l’irlandese che era in sé.
– Ubriachiamoci. – propose Louis.
Harry si soffocò con la propria saliva, Niall scoppiò a ridere e Zayn saltò su dal pouf per la sorpresa.
 – Cosa? – gridarono tutt’e tre in coro.
– Ubriachiamoci e vediamo che succede. – disse di nuovo Louis, alzandosi e andando verso la cucina.
Mezz’ora dopo Harry vedeva tutto sfocato e non sapeva cosa stesse succedendo di preciso, sentiva solo la perenne risata di Niall nelle orecchie e guardava Zayn girare un bottiglia di vodka vuota.
La bottiglia puntò Louis, che ridacchiò sguaiatamente.
 – Che vuoi fare, Lou-Lou? – domandò Niall, scoppiando a ridere da solo per lo stupido nomignolo affidato all’amico, ma la risata solitaria non durò molto, infatti Zayn si unì subito a lui, alzandosi e inciampando all’indietro nel pouf appena si era messo in piedi. Questa scenetta aumentò le risate dei due e Harry sobbalzò sentendo una risata fragorosa uscire dalla propria gola.
Louis intanto stava ancora pensando, ma alla fine sembrò avere un’illuminazione.
– Bacio. – disse, sospirando. Niall rise, probabilmente tanto per far qualcosa, dato che era troppo ubriaco per rendersi conto di ciò che gli accadeva attorno. Harry strabuzzò gli occhi e Zayn fece un sorrisetto fin troppo consapevole.
Louis mise la mano sulla bottiglia, pronto a girare. Harry pensò che era sicuramente colpa del alcool, che Louis non lo aveva fatto apposta, perché voleva baciarlo.
Louis non faceva nemmeno più caso a lui, o almeno non più come prima.
Non lo abbracciava, non giocava, non scherzava e a malapena di parlavano. La verità era che la tensione non era scoppiata così, da un momento all’altro, ma andava avanti da settembre, da quando Louis aveva avuto quello scontro via Twitter con le Larry Shippers, da quando Louis aveva fatto quell’affermazione, quell’affermazione che lo aveva distrutto, perché sì, Harry, da tutta quella situazione, ne era uscito distrutto.
Totalmente e irreparabilmente distrutto.
E Harry voleva attaccarsi a una bottiglia, per dimenticare tutto, anche il suo nome, e piombare in quel dolce oblio, dove niente era mai accaduto, dove nessun fuoco era mai stato accesso e non si era potuto spegnere con una secca e fredda secchiata d’acqua.
Gli venne un conato di vomito quando la bottiglia lo colpì in pieno stomaco.
 – Colpo di bottiglia! – urlò Zayn, ridendo sinceramente, come se non avesse assunto nemmeno una goccia di alcool. Niall si alzò in piedi, togliendosi la maglietta e correndo per casa, urlando un frase indistinta che assomigliava ad un “Viva Larry Stylinson!”, ma Harry era troppo occupato a non distogliere lo sguardo dalle labbra tremule e sorridenti di Louis per prestare attenzione a qualsiasi altra cosa.
Non ebbe il tempo di fare nient’altro se non pensare “Oh, mio Dio!”, che la labbra di Louis furono sulle sue.
 Lo sto baciando! Sto baciando Louis Tomlinson!, pensò, un secondo prima di rispondere al bacio con entusiasmo.
Restarono a baciarsi, finché Niall non sbatte con la testa vicino al lampadario. Si concessero un breve pausa per ridacchiare della scena, per poi baciarsi di nuovo, questa volta con più entusiasmo di prima. Harry si costrinse a dimenticare tutto ciò che lo circondava, concentrandosi totalmente sul suo ennesimo sogno che diveniva realtà.
 È come se la mia vita fosse una favola.
Alla fine, nella sua  mente c’erano solo lui e Louis.
E Harry poteva dirsi felice.
 
Quando Louis si svegliò rimase piacevolmente sorpreso nel trovarsi accanto il suo migliore amico.
 Era da tanto che non dormivano insieme, come avevano fatto spesso quando vivevano assieme.
Mi mancano quei bei tempi, pensò sospirando, mentre accarezzava dolcemente i capelli ricci di Harry, che si mosse debolmente nel sonno. Louis sorrise, sentendo dentro una strana sensazione di tranquillità e pace.
Sono sereno. Non succedeva da…nemmeno lo ricordo.
Sorrise tra sé e sé a quella contestazione felice, per poi sospirare di sollievo.
Fu in quel momento che bussarono alla porta. Louis si voltò, sorpreso nel trovarsi davanti un Liam perfettamente vestito, con la barba fatta e i capelli in ordine come piacevano a lui.
La sorpresa deriva dal fatto che appena poche ore prima era ubriaco fradicio e in quel momento eccolo lì, perfetto e pronto per qualsiasi evento mondano fosse alle porte, peccato che quel giorno era solamente un 30 dicembre qualunque, ma alla fine quel portamento non era qualcosa di straordinario: era tipico di Liam essere sempre impeccabile e perfetto.
“Perfetto” era una parola che non potevi fare a meno di dire accostata al nome e alla figura di Liam Payne e, Louis doveva ammetterlo, lo invidiava per questo. Lui si sentiva fin troppo spesso fuori luogo e imperfetto e la cosa peggiore era che non poteva confessarlo a nessuno che subito sarebbero esplosi chiedendo cosa volesse di più dalla vita un ragazzo giovane, di bell’aspetto e con una radiosa carriera davanti agli occhi.
A volte se lo domandava lui stesso e arrivava alla solita risposta: felicità.
Sì, Louis Tomlinson voleva disperatamente essere  felice.
– Allora, cosa è successo ieri sera? Niall sta dormendo per terra, stringendo i lampadario di Harry come fosse una bambola di pezza, una bambola di pezza abbastanza vissuta dato che quel coso è praticamente distrutto. E vogliamo parlare di Zayn? È in bagno da mezz’ora a vomitare anche l’anima. – Liam era nervoso e Louis l’aveva capito quando aveva detto “coso”. Non era dal perfetto Liam Payne dire “coso”.
 – In realtà non voglio parlare proprio di niente. – rispose, accarezzando ancora i capelli di Harry, che questa volta sorrise nel sonno.
– So cosa è successo ieri. – disse Liam e lui non si voltò, continuando a dargli le spalle, mentre fissava il viso sereno e addormentato di quello che fino a pochi mesi prima era il suo migliore amico.
Cos’erano ora, dopo quella faccenda di Twitter e quel bacio?
Louis proprio non lo sapeva.
 – Zayn me l’ha detto prima di vomitarmi sulle calze. Louis, ascolta. – continuò l’amico, costringendolo a voltarsi. Lui indirizzò quasi involontariamente lo sguardo a terra, dove i perfetti piedi scalzi di Liam toccavano la moquette sicuramente appiccicosa, dato che Louis ricordava di averci versato una bottiglia di birra per scherzo, prima di accoccolarsi accanto ad Harry.
– Ti chiedo solo una cosa: non ferirlo. Ti prego, non ferirlo. Non di più. Non di nuovo. – mormorò Liam, guardandolo fisso negli occhi con quello sguardo tra il preoccupato e il triste, quello sguardo che sapeva fare solo lui.
Louis si sentì terribilmente in colpa.
– Tutti questi “non” mi fanno venire il mal di testa. – ma sì, fu in grado di replicare solo questo.
Il viso di Liam divenne paonazzo, segno che si stava arrabbiando sul serio.
Harry aprì gli occhi quasi di scatto e si tirò a sedere con la stessa velocità.
Sia Liam che Louis sobbalzarono per lo spavento.
– Che succede? – domandò il riccio, sbattendo le palpebre.
– Dovete parlare e non uscirete da qui finché non vi sarete chiariti. – borbottò Liam, girandosi e chiudendo la porta a chiave.
Louis si alzò dal letto e fronteggiò Harry, che ben presto decise di alzarsi anche lui, così da non dover guardare l’altro dal basso in alto. Si guardarono per un breve istante, poi sospirarono all’unisono.
 – Credo sia venuto il momento di chiarire questa situazione. – disse Louis, Harry inarcò un sopracciglio.
– Tu credi? Ieri hai voluto baciarmi, Louis e volevi farlo sembrare uno scherzo del destino! – finì, vedendo che l’amico stava per replicare.
– Anche tu pensi che io sia gay? – domandò Louis, con tono sarcasticamente sorpreso.
 – Oddio, ha rotto le palle tu e questa storia dell’omosessualità! Non è questo il punto. –
 – E quale sarebbe allora? –
– Cosa provi per…per…me? –
Louis mise su la sua miglior faccia incredula e Harry l’avrebbe preso a schiaffi, lo capiva da come teneva la mano destra attaccata alla coscia.
– E tu cosa provi? – domandò di rimando, mentre Harry sbuffava, trattenendosi sicuramente dal replicare “L’ho chiesto prima io.”
– Cosa provo? Beh, te lo dirò subito. Mi sento uno schifo, sempre, in ogni singolo momento della mia giornata e lo sai perché? Perché hai detto al mondo, via Twitter, che la Larry è la più grande stronzata che tu abbia mai sentito, ma non è così, lo so io e lo sanno anche tutti gli altri. La Larry non è una stronzata, ok? Per molte persone significa che io e te siamo amici e che lo saremo sempre. Credevo, stupidamente forse, che anche per te fosse lo stesso. Per me, invece, significava che c’era ancora la speranza che potessi essere felice un giorno, con te. Dici che non ne puoi più, che questa storia ti ha rovinato la vita, ma sai che c’è? Sei stato tu a crearla, tu a parlarne, tu a fare tutto. Io sono sempre stato zitto, perché sapevo nel profondo, e non volevo accettarlo, che per te era solo uno scherzo, una cosa per ridere, ma io non ne ho mai riso. E quando ho letto quella cosa, beh…io ho sentito come…insomma, mi hai spezzato il cuore. –
Louis rimase senza fiato: davvero lui aveva provocato tutto quel dolore a Harry, al suo piccolo e dolce Harreh?
– Beh…ora lo sai. Sai che non era perché avevi mandato a fanculo quella fan. Ora sai che…. – e qui Harry prese un respiro profondo. – … ti amo, Louis Tomlinson. E credo che non cambierà mai. –
 Si sedette sul letto, sopraffatto da quella dichiarazione improvvisa. Harry lo amava?
Louis non si era mai sentito così poco degno di qualcosa.
Harry lo fissava, immobile, forse sperando di aver scatenato qualche sorta di reazione a catena e che anche lui si dichiarasse da un momento all’altro.
Ma non accadde.
 Passarono i secondi e Louis non sapeva cosa fare, non sapeva cosa dire, non sapeva cos’era giusto provare.
– E tu? Tu cosa provi? – gli domandò Harry, dopo parecchio.
– Io? Io preferirei non provare niente. Né dolore, né tristezza, né amore, né felicità. – rispose, guardando fisso di fronte a sé. Harry tirò su col naso, impedendosi di piangere e sedette accanto a lui.
– Ma proviamo tutte queste cose perché siamo vivi, giusto? Tu lo dici sempre. – mormorò, mentre la voce gli si spezzava con un singhiozzo. Louis asciugò una piccola lacrima sfuggita al controllo di Harry e sorrise lievemente.
– Non meriti tutto questo. – gli disse, per poi alzarsi e andare verso la porta.
– Fatto? – domandò Liam, con un  lieve e strano tono allegro nella voce, dopo averlo sentito bussare.
– Fatto. –  
 
 – Non vi sopporto. – borbottò Zayn, dirigendosi verso la cucina, mentre svuotava il suo bicchiere di acqua e aspirina.
– Perfetto! Probabilmente Louis sarà stato talmente idiota che non gli avrà nemmeno risposto per bene. – disse Niall, facendo una smorfia.
– Questo non possiamo saperlo. – disse Liam, diplomatico come sempre, mentre Harry sbatteva la porta della sua camera in modo a dire poco violento.
– Ok, adesso che si fa? – domandò Niall agli altri due.
– Già, che facciamo? – chiese Zayn, facendo capolino in salotto dove Niall e Liam erano seduti sul divano.
– Adesso? Adesso interveniamo noi. – disse quest’ultimo, sfoggiando il miglior sorriso maligno che un ragazzo come lui poteva fare. Niall e Zayn si guardarono, sorridendo sotto i baffi.

 
Sono stanco di sentirmi male.
Preferirei non sentire niente
È meglio. È più facile.
(cit.)

 
Zia Palla by the night
Ecccomi qui, dopo anni e anni, ho aggiornato. Vi informo che quest'ultimo capitolo della fanfic e che presto pubblicherò l'epilogo. 
è anche il più lungo, il più complicato e il più slash. :3
E niente, spero vi piaccia!
A presto,
Baci Zia Palla

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** #8. He's the one ***


#.8 He’s the one
Track: She’s the one, Robbie Williams
“I was her she was me 
We were one we were free 
And if there's somebody calling me on 
She's the one
 If there's somebody calling me on 
She's the one 
We were young we were wrong 
We were fine all along
 If there's somebody calling me on 
She's the one”

Si trovava accanto a Zayn, in uno dei tanti taxi gialli tipici di New York. 
– Dove stiamo andando? – domandò, per l’ennesima volta. Zayn sorrise. 
– Non te lo dico. – rispose, beffardo. Louis sbuffò: quel pazzo lo aveva trascinato a New York l’ultimo giorno dell’anno senza un perché, semplicemente prendendolo per il braccio e trascinandolo.
 Louis si sarebbe opposto se non avesse riflettuto sul fatto che probabilmente c’entrava il rapporto tra lui e Harry in tutta quella faccenda misteriosa. Aveva riflettuto parecchio in quei giorni, cosa davvero strana per lui, che non pensava mai. 
Era arrivato a una conclusione: lo amava, amava Harry. Sorrise tra sé e sé, pensandoci. 
Era stato così stupido a non capirlo prima, era così ovvio. 
Loro era un tutt’uno, una cosa sola. Loro erano i Larry e quasi rise a questo pensiero. 
Erano troppo giovani? Erano sbagliati? E a chi diavolo importava? 
Di certo non a lui.
Stranamente era stato il dolore tanto odiato a farglielo capire: era impossibile soffrire tanto per un semplice amico. Era come se gli avessero portato via una parte di sé. Doveva solo dirglielo e avrebbero avuto il loro lieto fine. 
– Dove sono gli altri? – domandò all’improvviso, come se avesse appena finito di comporre un puzzle a cui mancava l’ultimo pezzo. 
Zayn non rispose e Louis scoppiò a ridere. Prese immediatamente il proprio telefono cellulare e inviò l’sms che aveva appena scritto. Picchiettò contro il sedile dell’autista.
 – Io scendo qui. – urlò e l’uomo fermò l’auto. 
– Che cosa? – chiese sconvolto Zayn, ma Louis era già sceso. 
Correva tra le varie auto ferme nel trafficò della metropoli, in cerca di un fioraio.
Se doveva farlo, lo avrebbe fatto per bene.
 
Molla quei due e incontriamoci alle undici e mezza p.m. in cima all’Empire State Building.
 
Harry aveva fatto come gli aveva detto Louis e adesso si trovava nell’ascensore del grattacielo più famoso al mondo, diretto in cima. Piano dopo piano la gente arrivava alla propria destinazione e scendeva, così che ben presto rimase solo con i suoi pensieri. 
Cosa voleva Louis? Non lo aveva fatto soffrire già abbastanza? 
Ogni fibra del suo corpo voleva sperare, ma Harry aveva così tanta paura della prossima sicura delusione che cercava, invano, di non sperare. 
Finalmente arrivò all’ultimo piano e, preso un ultimo, lungo, respiro, attraversò la soglia e uscì fuori sul terrazzo. 
L’aria gelida lo colpì sulle guance e, incamminandosi alla ricerca di Louis, cominciò a fregarsi le mani in modo da riscaldarle. 
Lo trovò ad un angolo della balconata, con i gomiti posati sull’inferriata. Harry si schiarì la gola, facendolo voltare. 
– Ehi! – lo salutò Louis, sorridendogli. Harry si sentiva totalmente imbarazzato, così salutò leggermente con la mano, come solo un totale idiota poteva fare. 
Louis ridacchiò e a Harry venne da sorridere, perché era da tanto che non vedeva il suo amico così felice. 
– Perché mi hai fatto venire qui? – domandò e Louis si avvicinò a lui e gli consegnò il mazzo di fiori che aveva in mano. Harry inarcò un sopracciglio, davanti a quel dono. 
– Perché ho capito una cosa, finalmente. Oserei aggiungere. – disse Louis sorridendo. – E volevo dirtelo. Sono stato un totale idiota per tutto il tempo, ma d’ora in poi non sarà più così. Te lo prometto. –
 Questa volta fu il turno di Harry per sorridere. 
– Tutto qui? – domandò, guardandolo negli occhi. 
– Ti amo anch’io e non mi importa niente di ciò che pensano gli altri. – lo disse con quel leggero sorriso che alleggiava spesso sulle sue labbra, ma non negli ultimi tempi. 
E anche Harry sorrise, perché finalmente era successo. Quello per cui aveva sperato (e anche non sperato) era successo.
 Senza pensarci due volte, prese Louis per il colletto della giacca e lo tirò a sé. 
Finalmente poteva baciarlo. Finalmente si sentiva giusto.
Gli altri li raggiunsero poco prima della mezzanotte e li trovarono abbracciati stretti, tutti intenti ad osservare la famosa sfera di Times Square pronta a cadere. 
– Hanno fatto la pace, a quanto pare. – esclamò Niall, mettendosi le mani in tasca. Liam assestò una pacca sulla spalla di Louis e Zayn rise, perché era giusto così. 
Si guardarono e, mentre il popolo di New York faceva il conto alla rovescia, scoppiarono a ridere. 
Il cielo stellato quella notte era meraviglioso, disarmante e luminoso come non mai, ma niente, per Louis, era più brillante della loro felicità. Niente era più stupefacente del sorriso di Harry.  
– Che farete adesso? – domandò Liam, sicuramente preoccupato per quello che ne avrebbero pensato i manager e il mondo. 
 – E chi lo sa? Per adesso abbiano stanotte, a chi importa del domani? – disse Harry, ridacchiando e intrecciando le proprie dita a quelle di Louis.
 – Ora l’importante è essere felici.  – disse quest’ultimo, stringendo la mano dell’altro. 
– Ben detto. Andiamo a ubriacarci. – propose Zayn, circondando con le braccia le spalle di Liam e Niall. 
Questi ultimi si spostarono di scatto, cominciando a protestare, tra le risate di Harry e Louis. 
– Questo è un nuovo inizio, voglio ricordamene domani! –
 
Così come il 1°gennaio segue il 31 dicembre
Ogni fine è, in realtà, un nuovo inizio.
(cit.)

 
Zia Palla by the night.
Ok, ok, chiedo umilmente perdono per questo disastroso ritardo! Mi spiace davvero tanto, visto e considerato che il capitolo era pronto da un pezzo, ma io sono sempre stata oltremodo ritardataria. Spero vivamente di poter migliorare, in un prossimo futuro.
Comunque sia, questa è la fine, giovincelle care! Una fine lieta, ovviamente, dato che l'angst mi rattrista e non volevo inserirlo in questo contesto.
Per il momento non so con certezza se mi rivredete presto in questa sezione: ho molti progetti e molte idee, ma ben poco tempo e ispirazione! Vi garantisco, per chi fosse interessato, che tornerò lo stesso, probabilmente quest'estate, per ri-postare la versione corretta di
 One Big Happy Family, la mia vecchia long het. Aspetto l'estate perché per adesso tutte le mie energie (che sono ben poche) devono essere spese nello studio, visto che la mia situazione non è delle più rosee.
Su questa storia e questo capitolo non ho molto da dire, a parte che è la prima long che completo e che ci ho messo davvero l'anima nello scriverla, divertendomi e anche commuovendomi un pochino. Il resto del giudizio spetta a voi!
Detto questo, vi saluto! Sperando ardentemente di vedervi a giugno (se Dio vuole), vi lascio con dei
baci,
Zia Palla

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1879534