Tutta Questione Di Punti Di Vista

di misa_tome
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. POV Miky. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. POV Kaly. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. POV Miky. ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


TUTTA QUESTIONE DI PUNTI DI VISTA

Notte, piove a catinelle.
“Kaly…” Miky sbadigliò lentamente “andiamo a dormire…?”. La ragazza interpellata si alzò e si diresse verso a stanza in risposta. “immagino ti vada bene…” sbadigliò ancora e la seguì.
“Sono felice che tu ti sia fermata a dormire…” sorrise. Kaly, appollaiata sul letto, si strofinò gli occhi: “Grazie a te di avermi invitata”. Sorrise e si sistemò sotto le coperte sbadigliando.
Miky mugugnò qualcosa e si sistemò sotto alle coperte: “Notte…”
Le finestre vibravano sotto il cadere leggero della pioggia. Tutto era calmo, per ora.
Spensero le luci attendendo di sprofondare nel sonno. Un brusio appena udibile arrivò da un’altra stanza, insospettendo Miky. Un po’ per la stanchezza, un po’ per la pioggia, la ragazza non ci fece caso e si addormentò, imitando Kaly.
I minuti si susseguirono silenziosi, quando un tocco non proprio delicato riscosse appena Miky dai suoi sogni: “Mamma...è presto…uhm…” bofonchiò la ragazza ancora mezza addormentata.
Il tocco divenne più deciso. Miky pensò: “Aspetta un momento: siamo a casa da sole. E’ estate. I miei sono via. Cazzo.”. Aprì timorosamente un occhio e vide la schiena di Kaly. Stava dormendo. Cazzo.
Girò piano la testa e vide un’ombra sopra di sé. Urlò divincolandosi e si spostò velocemente al fianco dell’amica, tentando di allontanarsi da qualsiasi cosa l’avesse svegliata. Kaly rotolò giù dal letto e l’impatto col pavimento la ridestò: “Uhmmm mmh….”. L’ombra si sollevò senza smettere di fissarle: “Menma ho trovato qualcosa.”. Kaly, dopo essersi ripresa, afferrò il braccio dell’amica e la trascinò giù: “Come cazzo hanno fatto a entrare?” dopo aver assunto un’espressione scioccata, Miky balbettò: “Men…Men…quella voce…Sas…Sas…”.
Kaly si sporse leggermente per vedere cosa stava succedendo e scorse due ragazzi alti, con lo sguardo fisso su di loro, vicino al letto, dalla parte opposta. Ritornò nella sua posizione.
“Uscite. Ora.”.  Di nuovo quella voce riempiì la stanza. Miky si tirò un ceffone. Ok stavano sognando.
“Muovetevela.”. un’altra voce, profonda come la prima e non meno minacciosa risuonò facendo sussultare Kaly. “Chi siete e cosa volete?” chiese Miky titubante.
“Non ve ne deve importare. Uscite, non abbiamo intenzione di farvi del male, sarebbe uno spreco di tempo e voi ci servite.”. Si alzarono lentamente. Miky, rendendosi conto di non avere vie di fuga,  si fece coraggio: “Vi abbiamo accontentato. Non vi aiuteremo se prima non ci degnate di una risposta.”. La ragazza gattonò sul letto e accese la luce. Dire che ciò che videro fu sconvolgente è poco. Sasuke Uchiha e Menma Uzumaki in piedi, a pochi metri da loro, le stavano guardando male. Decisamente male.
“MENMAAAAAAAAA!” fu l’unica cosa che Kaly riuscì a dire mentre si slanciava oltre il letto, addosso all’ignaro ragazzo, che prontamente le afferrò il collo, bloccandola a pochi centimetri da lui. L’urlo le si smorzò in gola: “Faccio questo effetto a molte”. Fu questa la risposta che sibilò ghignando. Se Kaly non fosse stata sconvolta e terrorizzata, avrebbe sicuramente pianto.
Nel frattempo, Miky si era lanciata addosso al ragazzo che teneva la sua amica per la gola. Purtroppo Sasuke le aveva bloccato le mani dietro la schiena, leggermente irritato dalla situazione. La ragazza si divincolava ringhiando per liberarsi dalla presa, senza alcun risultato. Sasuke la strinse di più: “Fermati. E’ inutile. Vogliamo solo parlare.”. Non c’era compassione nei suoi occhi e la sua voce era fredda e distaccata. Niente di più di ciò che ci si poteva aspettare da Sasuke Uchiha; molto di meno di quello che lei si sarebbe aspettata da lui. In quell’istante si rese conto che il ragazzo che le stava stringendo i polsi non era lo stesso che si era sempre immaginata per il semplice fatto che lui, in realtà, di lei non conosceva nemmeno l’esistenza. Un moto di rabbia la scosse dall’interno: “Ah sì?” e detto ciò riversò la testa all’indietro nell’atto di colpirlo. Nonostante l’assenza di chakra, l’Uchiha, afferrando entrambi i polsi della ragazza, le fermò velocemente la testa con la mano libera: “Piantala ragazzina. Taci e ascolta.”. Lei ringhiò sommessamente e rimase in silenzio.
Kaly sentì il magone crescere ma non voleva piangere. Il Menma che conosceva lei non si sarebbe mai comportato così ma si rese conto con tristezza di una cosa fondamentale: lei non aveva mai conosciuto Menma, aveva solo immaginato come potesse essere. Quindi l’unica persona con cui poteva prendersela era sé stessa. Così rinnegò i propri sentimenti e decise che quel ragazzo non avrebbe più contato niente per lei. Si ricompose e gli sputò in faccia. Menma schifato ma quasi divertito, mollò la presa pulendosi il viso: “Ne abbiamo trovate due che mordono, eh Sasuke?”.
“Tsk.”- rispose il vendicatore mollando la ragazza. Miky, per ricambiare il ragazzo della gentilezza, si girò e tentò di colpirlo nelle parti basse. L’Uchiha le afferrò la gamba ghignando. La ragazza lo fulminò con lo sguardo: “Non me ne fotte se sei un Uchiha, tu non mi dai ordini.”. Il ragazzo interpellato lasciò nuovamente la presa mentre la guardava diffidente: “Come conosci il clan a cui appartengo? E soprattutto dove siamo?”.  Soffiò Sasuke, sfoderando la katana e puntandogliela alla gola.
Kaly si sedette sul letto e squadrò l’Uchiha abbastanza incazzata: “Primo: sposta quella cazzo di katana. Secondo: se non l’avete ancora capito, non siamo nel vostro mondo. Terzo: vi conosciamo più che bene in quanto qui esistete all’interno di un manga con corrispettiva serie animata. Quarto: se non sapete cosa è un manga, andatevelo a cercare, noi non diamo lezioni a inetti come voi.”.
Sasuke ripose l’arma, non tanto per l’ordine quanto per i pensieri che gli affollarono la mente. Guardò male la ragazza, riflettè per un momento e poi parlò: “Bene, se le cose stanno così, diteci come tornare, non abbiamo intenzione di passare del tempo con delle inette come voi.”. Miky ghignò: “Secondo voi sappiamo come farvi tornare? E soprattutto, secondo voi siamo disposte a sottostare ai vostri ordini?”.
Menma, resosi conto della situazione in cui era finito, decise di parlare: “Vedete di scoprirlo se ci tenete alla vostra vita.”- ghignò leggermente per poi riprendere –“Visto che ci stiamo così tanto sul cazzo a vicenda, diteci un posto dove possiamo stare in attesa che voi risolviate questo problema.”. Le ragazze ringhiarono contemporaneamente. Sasuke guardò il ragazzo: “Staremo con loro. Ho il timore che tu abbia ragione: queste bambine potrebbero mordere.”.
“Benissimo”- e così dicendo, Menma si stravaccò di fianco a Kaly che non aveva smesso di ringhiargli contro.
Miky fissò l’Uchiha: “E tu pensi che io vi lasci dormire qui? E comunque…”- si voltò verso Menma: “Scendi dal mio letto.”. L’Uzumaki ridacchiò e si mise comodo, circondando con un braccio le spalle della ragazza che gli era di fianco. Kaly sul punto di morderlo, gli allontanò la mano in malo modo e si alzò: “Tanto per la cronaca, questi vestiti sono puliti, quindi vedi di non sporcarmeli con le tue mani sudicie.”. L’unica risposta del ragazzo fu un’occhiataccia. Kaly si rivolse all’amica: “Mi rompe ammetterlo ma Sasuke ha ragione: se andassero in giro darebbero troppo nell’occhio. Non ti accollo tutta la responsabilità, il fallocefalo lo porto a casa mia.”-  disse sbuffando. Miky rise forte: “Forse hai ragione, allora Uchiha resterai da me, purtroppo.”.
La ragazza guardò l’ora: le tre di notte. Sbuffò: “Vado a prepararvi il letto.”-“Vengo anchio”- disse Kaly mentre si dirigevano nell’altra stanza. Finito di preparare chiamarono i due e mentre le sorpassavano per andare a dormire, Menma disse ghignando: “Ho sempre voluto farlo con una cameriera.”- rivolgendosi a Kaly e ammiccando. La ragazza non lo degnò di uno sguardo e appena prima di sbattergli la porta in faccia, ringhiò: “Io vado a letto solo con gli uomini, non con i bambini. Quella si chiama pedofilia, testa di cazzo.”.
Le due ragazze ghignarono e andarono a dormire. La mattina seguente, Kaly e Menma si spostarono a casa della ragazza, lasciando Miky e Sasuke da soli. Ignare del fatto che le settimane che seguirono quella notte sarebbero state le peggiori della loro vita…o le migliori. Tutta questione di punti di vista.
 
 
 
NOTA AUTRICI
Chi è Menma Uzumaki? Menma Uzumaki, è la “versione cattiva” di Naruto. Questo personaggio si trova all’interno del film Road to Ninja. Nella realtà dei fatti, Menma non conoscerebbe il Sasuke della fanfiction, poiché anche loro apparterrebbero a due universi diversi, ma in questa storia abbiamo modificato leggermente la realtà dei fatti, in modo che fosse come se i due ragazzi si conoscessero già da prima di finire nel nostro mondo.
   

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. POV Miky. ***


POV MIKY.

Salutai Kaly e Menma, e appena dopo, mi chiusi la porta alle spalle. Mi voltai piano. Sasuke Uchiha era seduto sul divano, a fissare un punto a caso della sala. Respirai profondamente, e mi sforzai di parlare: "allora, i miei torneranno settimana prossima, in caso tu fossi ancora qua, diremo che la scuola ha organizzato uno scambio culturale, e tu sei uno studente giapponese, chiaro?" "Mmh." Ecco, questa fu l'unica risposta che riuscii a ottenere dal ragazzo. Un moto di rabbia mi scosse dall'interno, salendo piano, probabilmente portato dal fatto che lui non era come mi immaginavo. Freddo,egocentrico, pieno di sé… si ecco, vi presento Sasuke Uchiha. Moltissime volte ho sperato che tutto questo avvenisse, che questo sogno diventasse realtà, ma a volte, i sogni fanno paura, se hanno la prospettiva di diventare i tuoi peggiori incubi. Sarei stata incastrata in casa mia, con un perfetto sconosciuto di un altro universo. Questa cosa, mi sarebbe sembrata eccitante, fino a ventiquattro ora fa, ma ora mi sembrava tremendamente irritante. Per il semplice fatto che lui non fosse come io mi immaginavo, per il semplice fatto che non avevo idea di cosa fare, be' per il semplice fatto, che ogni convinzione distrutta senza tanti se o ma, fa decisamente male. "Benissimo." Ringhiai e girai su me stessa. Mi diressi verso la camera e cominciai a fare il letto.
Sommersa dai miei pensieri mi misi qualcosa di diverso dal pigiama e tornai in sala.
"Visto che siamo obbligati a convivere per un tempo indeterminato… proviamo e rendere tutto questo il più indolore possibile, ok?" Guardai il ragazzo,e in risposta non ottenni nient'altro che il silenzio. Così esplosi. "Se ti parlo, fammi il favore di cagarmi, grazie!". Contrariamente a quello che mi aspettavo, il moro mi guardò. Calmai il mio respiro. "Mi chiamo Michela, ma puoi chiamarmi Miky. Ti sei Sasuke Uchiha, lo so già. Per qualsiasi cosa, puoi chiedere." "Bene, allora dimmi il perché non rilevo la presenza di chakra qui." Ordini, come sempre. Bene, non ho voglia di sclerargli ancora contro. "Perché, probabilmente qua non esiste."
Mi sedetti sull'altro divano, e accesi presi il computer. Il suo sguardo fu attirato dall'oggetto. "È un computer, un giorno te lo farò provare." Non distolsi lo sguardo dal sito che stavo guardando, sentendo in risposta un solo "Tsk" infastidito.
Ci furono momenti di silenzio. Se sarebbe stato sempre così, sarebbe stato come essere in casa da sola.
Guardai con la coda dell'occhio Sasuke. "Non puoi star vestito così."
Sasuke mi guardò: "e perché non potrei?" "Perché se ti sei visto, fai ridere in questo mondo."
Dire che mi guardò male è dir poco. Ghignai, stavo mettendo alla prova la pazienza del grande Sasuke Uchiha. "E ricordati, che qua non sei né figo, né potente, quindi, smettila di tirartela per favore." Ghignai ancora, e la sua espressione mutò. Si, probabilmente lo stavo irritando. Molto.
"E tu ricordati, ragazzina, con chi stai parlando, e non lo dimenticare." La sua voce, risuonò fredda e severa nella sala. Alzi un sopracciglio. "E dovresti farmi paura?" Risi piano, ironica, e mi alzai. Mi stiracchiai le ossa. "Dobbiamo capire come rimandarti indietro, non sono così masochista da volerti tenere qua." Lo guardai, per un secondo la sua espressione vacillò tra il divertito e l'incuriostio, ma subito tornò freddo. "Quello, lo farai tu." Di nuovo la sua voce, fredda. Chissà se sarà mai calda un giorno ragazzo? Gli guardai gli occhi. Sono quelli che hanno le persone che hanno visto tanto, pianto tante volte nel cuore della notte quando nessuno poteva sentirli, e sopportato tanti giorni. Sorrisi piano, rendendomi conto della difficoltà di essere lui, e mi girai. "Soprattutto, come siete arrivati qua?" Sentii il suo sguardo posarsi pesante su di me, e io, per alleggerire il suo peso, presi un libro dalla libreria della sala e cominciai a sfogliarlo. "Non lo so. Probabilmente, Obito ci ha spediti qua. Ci ha colto all'improvviso." La sua voce mi suonò nelle orecchie, e mi sembrò impossibile di starla a sentire davvero. Mi girai, per vedere se mi stessi immaginando tutto, ma lui era ancora li. Mi sentii quasi sollevata. "Non ho un Obito qua, quindi siamo nei casini!" Risi piano. Mi guardò con sufficienza: "vedi di risolvere il problema allora"
Sospirai e lo guardai male: "e tu vedi di renderti utile Uchiha." Me ne andai in stanza, e mi misi il giubbotto di pelle. Recuperati borsa e soldi, andai verso la porta d'ingresso. "Vado a prenderti del vestiti, vedi di non combinare casini, o di Uchiha, non ne rimarrà neanche uno." Uscii e mi chiusi la porta alle spalle.
Camminai lungo il viale piano, con gli occhi per terra, sotto il sole forte di giugno. Appena beccai il negozio del paese entrai. Andai subito al reparto maschile, recuperai un paio di jeans, una maglietta nera e andai a pagare. C'è poco da dire, lo sguardo della commessa era il tipico di una che non capiva niente di quello che stessi facendo. Sorrisi innocentemente, pagai e uscii. Ripercorsi la strada, fino a casa mia. Mi fermai fuori dal cancello a guardarla.
Un brivido mi scosse.
E se mi fossi immaginata tutto? E se Sasuke non fosse la dentro? Aprii piano, con timore di entrare. Arrivai davanti alla porta e respiri piano. Aprii.
Sasuke era ancora la, nella stessa posizione in cui l'avevo lasciato.
Sorrisi dal cuore, e gli lanciai la busta in faccia, la quale venne fermata prima di sfiorarlo. Lui mi guardò male. Io ghignai. "I tuoi vestiti, muovitela a cambiarti se ne sei capace, ragazzino." Sasuke non mi rispose, e salì in mansarda, dove si trovava il divano letto in cui avrebbe dormito.
Mi sedetti sul divano, mi misi comoda e accesi la tele.
Poco dopo il ragazzo scese. Lo guardai. Mi prese un mini infarto. Si, era decisamente figo così. "Si, sei decente..." Lo guardai con sufficienza e ripresi a guardare la tele.
Sono sicura che lui ghignò in quel momento. Gli dovevo sembrare molto diversa dalle solite ochette come Sakura che gli morivano dietro. Si sedette sull'altro divano e si mise a guardare la tele. La spensi ghignando. Mi guardò con indifferenza. "Credi di darmi fastidio? Ne hai di strada da fare." Mi soffiò cattivo. Il mio sguardo si rabbuiò. "Non mi interessa darti fastidio, mi interesserebbe farlo, solo nel caso in cui mi importasse di te, ma spiacente, non mi fai né caldo né freddo"
Anche il suo sguardo divenne più freddo, e lo spostò nuovamente verso il nulla. Mi alzai e gli passai davanti. Andai in cucina e mi misi a preparare il pranzo.
Acqua, sale, pasta, semplice. Sasuke si alzò e si venne a sedere al tavolo.
"Che vuoi?" Soffiai senza guardarlo; la sua risposta mi aveva irritato.
"Che cucini?" Mi chiese lui. Questo era strano, perché un Uchiha avrebbe voluto far conversazione?
"Pasta" risposi io. Lui non continuò il discorso ma rimase a guardarmi dalla sua posizione. Inclinai un po' la testa per guardarlo e sorrisi da sola.
"Prepara il tavolo" immaginavo già la sua risposta. Infatti, l'unica cosa che ne uscì fu un verso irritato.
Mentre l'acqua bolliva, andai a prendere la tovaglia e la misi a posto. I piatti, i bicchieri, le posate.
"L'ho fatto io solo perché è il primo giorno. Da domani collabori, o ti attacchi e mangi le scatolette del cane." Silenzio dall'altra parte. Meglio, chi tace acconsente. Mi sedetti sul mobile della cucina e lo guardai.
"Allora ragazzo, che si fa oggi?" Silenzio. Ma sa ancora parlare?
"Tu cerchi un modo per farci tornare, quello che farò io, non ti deve interessare." Ok, era meglio quando non parlava.
"Non hai capito Sasuke, io non sono la tua schiava, tu non sei superiore, quindi mi tratti da pari, o ti attacchi. Vedi di non darmi ordini, perché se io rispetto te, pretendo il tuo rispetto per me." Lo guardai negli occhi, e il suo sguardo mi trafisse. Freddo, odio, sprezzo.
"Stai zitta." La sua risposta mi face imbestialire.
"Ma vaffanculo! Chi ti credi di essere?!"
"Uchiha Sasuke"
Ringhiai piano. Lo squadrai. Un miliardo di risposte mi vennero in mente, ma non ne formulai nessuna. Rimasi zitta e mescolai la pasta. Appena fu pronta, la scolai e versai.
"Spero ti vada di traverso." Ringhiai a Sasuke e mi sedetti lontana da lui.
"Grazie." Cominciammo a mangiare. Il silenzio, rimbombava nelle orecchie, e il tempo passava, mentre tra un boccone e l'altro, mi domandavo a come averei fatto a sopravvivere con un vendicatore sociopatico sotto al mio stesso tetto.
Finii di mangiare e mi alzai dal tavolo. Cominciai a mettere le stoviglie nel lavandino e ghignai alla mia idea.
"Sasuke…" inclinai la testa verso di lui, per guardarlo con la coda dell'occhio. Aveva sollevato il viso, in un'espressione interrogativa. "Forse ho un'idea per farti tornare la..."
"Parla." Ordini, come sempre. Ma questa volta, mi sarei vendicata. Ghignai da sola.
"Per me, dovresti provare a fare una cosa che non hai mai fatto nel tuo mondo, così torneresti per effetto contrario! Insomma, provare non costa niente!" Feci fatica a trattenere il ghigno. Sembrò pensarci e poi si alzò in piedi.
"Dimmi." Mi guardava pensieroso, e io mi preparai alla mia vendetta.
"Quella, si chiama lavastoviglie, serve per lavare i piatti. Qua sono i piatti. In bocca al lupo!" Ghignai al suo sguardo interrogativo. "Non ti posso dire niente Sasuke, devi cavartela da solo!" Mi sedetti sul mobile della cucina, vicino alla lavastoviglie, pronta per godermi lo spettacolo.
Il ragazzo si avvicinò alla lavastoviglie guardandomi male: "spero per te che tu non mi stia prendendo in giro". Lo guardai e risi: "e perché dovrei, grande padrone?" Risi più forte e indicai con la mano la lavastoviglie.
Credo che la sua espressione fosse epica, ogni volta che metteva un piatto dentro, mi guardava malissimo. Il risultato fu che non chiuse la lavastoviglie bene, e schiacciando tasti a caso, la fece partire, allagando buona parte della cucina. Dalla mia postazione, all'asciutto, spensi la lavastoviglie, e guardando un Sasuke completamente pieno di schiuma e acqua, morii dal ridere.
Il suo sguardo rasentò l'odio puro. "Non ho tempo per queste cazzate." Probabilmente, mi avrebbe potuto avvelenare con il solo tono di voce. Io risi più forte. "Ora si che sei uno spettacolo!" Ero piegata in due dal ridere mentre mi tenevo la pancia. Lui non disse niente, ma si avvicinò piano a me, con uno sguardo che non premetteva niente di buono. Smisi gradatamente di ridere guardandolo, e la mia espressione si incupì. Questa è la volta buona che mi ammazza. "S-sasuke…?" Con uno scatto fu davanti a me e mi bloccò le braccia.
"Ti sembra che abbia voglia di scherzare?" Era freddo, niente, era stato inutile anche lo scherzo. "Tu no, ma io si!" Cercai un po' di quel coraggio che mi doveva essere rimasto. "Ah si?" Mi tirò le braccia, e io caddi rovinosamente per terra, picchiando una ginocchiata sul pavimento e infradiciandomi completamente. Mi premetti il ginocchio. "Coglione, mi sono fatta male!" Lo fulminai mentre il ginocchio mi pulsava.
"E secondo te dovrebbe importarmi? Tsk!" Mi guardò sprezzante dall'alto. Io ringhiai.
"Presumo di si, visto che ti sei piazzato in casa mia!" Con l'altra gamba provai a tirargli un calcio alle caviglie. Come da copione lo evitò. Si abbassò di colpo, fino ad arrivare a pochi centimetri dal mio viso.
"Vedi di abbassare la cresta ragazza, porta rispetto e parla di meno, sei noiosa e fastidiosa." Si sollevò, lasciandomi li spiazzata. "Ah, e smettila di lamentarti. Altre, pagherebbero per potermi essere utili."
Ringhiai sommessamente e mi alzai. Gli tirai un colpo sulla spalla avvicinandomi a lui. "Se tu non l'hai capito, cafone, io non sono 'altre' e tu, non sei niente per me, quindi vedi di tornare coi piedi per terra." Ogni parola, era imbevuta di crudeltà e disprezzo.
Così veloce che non mi accorsi neanche che stesse succedendo, mi afferrò per il collo, e mi sbatté contro al muro. Si avvicinò brusco a me, tanto che sentii il suo respiro sul naso. Abbassò il viso, e una serie di brividini simili a scosse elettriche mi pervasero la schiena. Il ragazzo ghignò.
"Io non sono mai niente." Mi sibilò vicino, poi mi mollò e andò in sala. Io mi appoggiai piano contro al muro per riprendere fiato, e il controllo del mio cervello. Ma chi si crede di essere?! Ringhiai da sola, di certo non era ciò che avrei voluto, di certo,ero solo un'illusa. Decisamente incazzata, andai a prendere uno straccio e mi misi ad asciugare per terra ringhiando.
No, decisamente non avrei resistito in questa situazione.
Optai per passare il pomeriggio il più distante possibile da lui. La cosa non risultò difficile, sembrava intenzionato a non muoversi dal divano fino a quando non avessi trovato un modo per farlo tornare indietro, e d'altro canto, a me andava più che bene che lui stesse fuori dai piedi.
Passai ore in mansarda, tra i libri, a cercare qualcosa di simile a un viaggio spazio temporale, ma la mia ricerca non diede frutti. Niente diceva nulla su questo, ma infondo, chi mai avrebbe dovuto scrivere istruzioni su come viaggiare nel tempo?
Sospirai rassegnata e mi sedetti sbuffando sul divano. Mi presi la testa tra le mani, sembrava scoppiare, ma dovevo trovare una soluzione al più presto. L'unico problema è che più cercavo, più mi appare a evidente che non ne esistesse alcuna.
Scesi le scale lentamente, per vedere come erano le cose giù.
Arrivai in sala ma non c'era nessuno.
Il mio cuore ebbe un cedimento. Come non c'era nessuno?! Rimasi in ascolto. Nessun rumore. Mi si mozzò il fiato, e uno strano solletico al naso mi pervase.
"S-Sasuke…?" Nessuna risposta al mio filo di voce.
"SASUKE!" Niente, ancora niente. Cominciai a correre come una pazza, da una stanza all'altra, e ognuna era vuota. Arrivai nella mia stanza, l'ultima che non avevo ancora guardato, in fondo al corridoio.
L'aprii di colpo, e trovai Sasuke seduto sul mio letto, con in mano uno dei manga.
"Allora è grazie a questi che sapete la nostra storia?" Chieste senza degnarmi di uno sguardo.
"Ma ti sembra il caso di non rispondere se ti chiamo?! Mi hai fatto prendere un colpo razza di idota!" Ignorai bellamente la sua domanda e presi a sclerargli contro.
Lui alzò lo sguardo indifferente, mi fisso freddo trapassandomi con i suoi occhi d'ossidiana e mi disse, come se stesse parlando a un tavolo: "Visto che non sono niente per te, non ti sarebbe dovuto importare di dov'ero." Riabbassò lo sguardo sul manga, niente veniva svelato dal suo comportamento, e nessun pensiero traspirava dalla sua voce apatica, gelida come una serata d'inverno. Ringhiai, stufa di sentirmi prendere per il culo e trattare da pezza da piedi, mi girai su me stessa e andai in sala. Idiota, avevo fatto il suo gioco. Mi ero tradita da sola. Si, ero decisamente stupida.
Misi su un film di azione, e mi accucci sul divano, stringendomi le gambe e il ginocchio che pulsava, sul quale si era già formato un evidente livido. Poco dopo entrò anche lui, si sedette sull'altro divano, probabilmente per tenere le distanze da un essere inferiore come me, e guardammo il film insieme, in silenzio. Vicini, ma lontani milioni di anni luce, l'una dall'altro. Ogni tanto, lo guardavo con la cosa dell'occhio, per beccarlo in fallo su qualcuno dei suoi movimenti, che trafisse il suo carattere freddo, impostato e duro. Inutile dire, che non vidi assolutamente niente.
Cinque minuti prima della fine del film, alzai lo sguardo per l'ennesima volta verso di lui. Anche lui mi stava guardando. Gli sguardi si incrociarono, nell'arco di pochi secondi, una scossa mi scivolò lungo la schiena e il mio stomaco si arrotolò su sé stesso. Spostai lo sguardo, e sono più che certa che lui ghignò in quell'istante. La cosa divertente fu che ghignai anche io. Forse, c'era ancora speranza che non fosse davvero così vuoto come si ostinava a dimostrare, e magari, anche solo magari, per un istante le sue barriere impenetrabili erano crollate, lasciando spazio a un'ombra di umanità.
Da domani sarebbe stato diverso, perché le cose potevamo ancora cambiare, e credo che, non sarebbe stato così male convivere con un Uchiha. Forse, questo incubo, non era altro che un bel sogno cominciato col piede sbagliato... alla fine, finché si ha una possibilità, è meglio giocarsela.
Salutai Kaly e Menma, e appena dopo, mi chiusi la porta alle spalle. Mi voltai piano. Sasuke Uchiha era seduto sul divano, a fissare un punto a caso della sala. Respirai profondamente, e mi sforzai di parlare: "allora, i miei torneranno settimana prossima, in caso tu fossi ancora qua, diremo che la scuola ha organizzato uno scambio culturale, e tu sei uno studente giapponese, chiaro?" "Mmh." Ecco, questa fu l'unica risposta che riuscii a ottenere dal ragazzo. Un moto di rabbia mi scosse dall'interno, salendo piano, probabilmente portato dal fatto che lui non era come mi immaginavo. Freddo,egocentrico, pieno di sé… si ecco, vi presento Sasuke Uchiha. Moltissime volte ho sperato che tutto questo avvenisse, che questo sogno diventasse realtà, ma a volte, i sogni fanno paura, se hanno la prospettiva di diventare i tuoi peggiori incubi. Sarei stata incastrata in casa mia, con un perfetto sconosciuto di un altro universo. Questa cosa, mi sarebbe sembrata eccitante, fino a ventiquattro ora fa, ma ora mi sembrava tremendamente irritante. Per il semplice fatto che lui non fosse come io mi immaginavo, per il semplice fatto che non avevo idea di cosa fare, be' per il semplice fatto, che ogni convinzione distrutta senza tanti se o ma, fa decisamente male. "Benissimo." Ringhiai e girai su me stessa. Mi diressi verso la camera e cominciai a fare il letto.
Sommersa dai miei pensieri mi misi qualcosa di diverso dal pigiama e tornai in sala.
"Visto che siamo obbligati a convivere per un tempo indeterminato… proviamo e rendere tutto questo il più indolore possibile, ok?" Guardai il ragazzo,e in risposta non ottenni nient'altro che il silenzio. Così esplosi. "Se ti parlo, fammi il favore di cagarmi, grazie!". Contrariamente a quello che mi aspettavo, il moro mi guardò. Calmai il mio respiro. "Mi chiamo Michela, ma puoi chiamarmi Miky. Ti sei Sasuke Uchiha, lo so già. Per qualsiasi cosa, puoi chiedere." "Bene, allora dimmi il perché non rilevo la presenza di chakra qui." Ordini, come sempre. Bene, non ho voglia di sclerargli ancora contro. "Perché, probabilmente qua non esiste."
Mi sedetti sull'altro divano, e accesi presi il computer. Il suo sguardo fu attirato dall'oggetto. "È un computer, un giorno te lo farò provare." Non distolsi lo sguardo dal sito che stavo guardando, sentendo in risposta un solo "Tsk" infastidito.
Ci furono momenti di silenzio. Se sarebbe stato sempre così, sarebbe stato come essere in casa da sola.
Guardai con la coda dell'occhio Sasuke. "Non puoi star vestito così."
Sasuke mi guardò: "e perché non potrei?" "Perché se ti sei visto, fai ridere in questo mondo."
Dire che mi guardò male è dir poco. Ghignai, stavo mettendo alla prova la pazienza del grande Sasuke Uchiha. "E ricordati, che qua non sei né figo, né potente, quindi, smettila di tirartela per favore." Ghignai ancora, e la sua espressione mutò. Si, probabilmente lo stavo irritando. Molto.
"E tu ricordati, ragazzina, con chi stai parlando, e non lo dimenticare." La sua voce, risuonò fredda e severa nella sala. Alzi un sopracciglio. "E dovresti farmi paura?" Risi piano, ironica, e mi alzai. Mi stiracchiai le ossa. "Dobbiamo capire come rimandarti indietro, non sono così masochista da volerti tenere qua." Lo guardai, per un secondo la sua espressione vacillò tra il divertito e l'incuriostio, ma subito tornò freddo. "Quello, lo farai tu." Di nuovo la sua voce, fredda. Chissà se sarà mai calda un giorno ragazzo? Gli guardai gli occhi. Sono quelli che hanno le persone che hanno visto tanto, pianto tante volte nel cuore della notte quando nessuno poteva sentirli, e sopportato tanti giorni. Sorrisi piano, rendendomi conto della difficoltà di essere lui, e mi girai. "Soprattutto, come siete arrivati qua?" Sentii il suo sguardo posarsi pesante su di me, e io, per alleggerire il suo peso, presi un libro dalla libreria della sala e cominciai a sfogliarlo. "Non lo so. Probabilmente, Obito ci ha spediti qua. Ci ha colto all'improvviso." La sua voce mi suonò nelle orecchie, e mi sembrò impossibile di starla a sentire davvero. Mi girai, per vedere se mi stessi immaginando tutto, ma lui era ancora li. Mi sentii quasi sollevata. "Non ho un Obito qua, quindi siamo nei casini!" Risi piano. Mi guardò con sufficienza: "vedi di risolvere il problema allora"
Sospirai e lo guardai male: "e tu vedi di renderti utile Uchiha." Me ne andai in stanza, e mi misi il giubbotto di pelle. Recuperati borsa e soldi, andai verso la porta d'ingresso. "Vado a prenderti del vestiti, vedi di non combinare casini, o di Uchiha, non ne rimarrà neanche uno." Uscii e mi chiusi la porta alle spalle.
Camminai lungo il viale piano, con gli occhi per terra, sotto il sole forte di giugno. Appena beccai il negozio del paese entrai. Andai subito al reparto maschile, recuperai un paio di jeans, una maglietta nera e andai a pagare. C'è poco da dire, lo sguardo della commessa era il tipico di una che non capiva niente di quello che stessi facendo. Sorrisi innocentemente, pagai e uscii. Ripercorsi la strada, fino a casa mia. Mi fermai fuori dal cancello a guardarla.
Un brivido mi scosse.
E se mi fossi immaginata tutto? E se Sasuke non fosse la dentro? Aprii piano, con timore di entrare. Arrivai davanti alla porta e respiri piano. Aprii.
Sasuke era ancora la, nella stessa posizione in cui l'avevo lasciato.
Sorrisi dal cuore, e gli lanciai la busta in faccia, la quale venne fermata prima di sfiorarlo. Lui mi guardò male. Io ghignai. "I tuoi vestiti, muovitela a cambiarti se ne sei capace, ragazzino." Sasuke non mi rispose, e salì in mansarda, dove si trovava il divano letto in cui avrebbe dormito.
Mi sedetti sul divano, mi misi comoda e accesi la tele.
Poco dopo il ragazzo scese. Lo guardai. Mi prese un mini infarto. Si, era decisamente figo così. "Si, sei decente..." Lo guardai con sufficienza e ripresi a guardare la tele.
Sono sicura che lui ghignò in quel momento. Gli dovevo sembrare molto diversa dalle solite ochette come Sakura che gli morivano dietro. Si sedette sull'altro divano e si mise a guardare la tele. La spensi ghignando. Mi guardò con indifferenza. "Credi di darmi fastidio? Ne hai di strada da fare." Mi soffiò cattivo. Il mio sguardo si rabbuiò. "Non mi interessa darti fastidio, mi interesserebbe farlo, solo nel caso in cui mi importasse di te, ma spiacente, non mi fai né caldo né freddo"
Anche il suo sguardo divenne più freddo, e lo spostò nuovamente verso il nulla. Mi alzai e gli passai davanti. Andai in cucina e mi misi a preparare il pranzo.
Acqua, sale, pasta, semplice. Sasuke si alzò e si venne a sedere al tavolo.
"Che vuoi?" Soffiai senza guardarlo; la sua risposta mi aveva irritato.
"Che cucini?" Mi chiese lui. Questo era strano, perché un Uchiha avrebbe voluto far conversazione?
"Pasta" risposi io. Lui non continuò il discorso ma rimase a guardarmi dalla sua posizione. Inclinai un po' la testa per guardarlo e sorrisi da sola.
"Prepara il tavolo" immaginavo già la sua risposta. Infatti, l'unica cosa che ne uscì fu un verso irritato.
Mentre l'acqua bolliva, andai a prendere la tovaglia e la misi a posto. I piatti, i bicchieri, le posate.
"L'ho fatto io solo perché è il primo giorno. Da domani collabori, o ti attacchi e mangi le scatolette del cane." Silenzio dall'altra parte. Meglio, chi tace acconsente. Mi sedetti sul mobile della cucina e lo guardai.
"Allora ragazzo, che si fa oggi?" Silenzio. Ma sa ancora parlare?
"Tu cerchi un modo per farci tornare, quello che farò io, non ti deve interessare." Ok, era meglio quando non parlava.
"Non hai capito Sasuke, io non sono la tua schiava, tu non sei superiore, quindi mi tratti da pari, o ti attacchi. Vedi di non darmi ordini, perché se io rispetto te, pretendo il tuo rispetto per me." Lo guardai negli occhi, e il suo sguardo mi trafisse. Freddo, odio, sprezzo.
"Stai zitta." La sua risposta mi face imbestialire.
"Ma vaffanculo! Chi ti credi di essere?!"
"Uchiha Sasuke"
Ringhiai piano. Lo squadrai. Un miliardo di risposte mi vennero in mente, ma non ne formulai nessuna. Rimasi zitta e mescolai la pasta. Appena fu pronta, la scolai e versai.
"Spero ti vada di traverso." Ringhiai a Sasuke e mi sedetti lontana da lui.
"Grazie." Cominciammo a mangiare. Il silenzio, rimbombava nelle orecchie, e il tempo passava, mentre tra un boccone e l'altro, mi domandavo a come averei fatto a sopravvivere con un vendicatore sociopatico sotto al mio stesso tetto.
Finii di mangiare e mi alzai dal tavolo. Cominciai a mettere le stoviglie nel lavandino e ghignai alla mia idea.
"Sasuke…" inclinai la testa verso di lui, per guardarlo con la coda dell'occhio. Aveva sollevato il viso, in un'espressione interrogativa. "Forse ho un'idea per farti tornare la..."
"Parla." Ordini, come sempre. Ma questa volta, mi sarei vendicata. Ghignai da sola.
"Per me, dovresti provare a fare una cosa che non hai mai fatto nel tuo mondo, così torneresti per effetto contrario! Insomma, provare non costa niente!" Feci fatica a trattenere il ghigno. Sembrò pensarci e poi si alzò in piedi.
"Dimmi." Mi guardava pensieroso, e io mi preparai alla mia vendetta.
"Quella, si chiama lavastoviglie, serve per lavare i piatti. Qua sono i piatti. In bocca al lupo!" Ghignai al suo sguardo interrogativo. "Non ti posso dire niente Sasuke, devi cavartela da solo!" Mi sedetti sul mobile della cucina, vicino alla lavastoviglie, pronta per godermi lo spettacolo.
Il ragazzo si avvicinò alla lavastoviglie guardandomi male: "spero per te che tu non mi stia prendendo in giro". Lo guardai e risi: "e perché dovrei, grande padrone?" Risi più forte e indicai con la mano la lavastoviglie.
Credo che la sua espressione fosse epica, ogni volta che metteva un piatto dentro, mi guardava malissimo. Il risultato fu che non chiuse la lavastoviglie bene, e schiacciando tasti a caso, la fece partire, allagando buona parte della cucina. Dalla mia postazione, all'asciutto, spensi la lavastoviglie, e guardando un Sasuke completamente pieno di schiuma e acqua, morii dal ridere.
Il suo sguardo rasentò l'odio puro. "Non ho tempo per queste cazzate." Probabilmente, mi avrebbe potuto avvelenare con il solo tono di voce. Io risi più forte. "Ora si che sei uno spettacolo!" Ero piegata in due dal ridere mentre mi tenevo la pancia. Lui non disse niente, ma si avvicinò piano a me, con uno sguardo che non premetteva niente di buono. Smisi gradatamente di ridere guardandolo, e la mia espressione si incupì. Questa è la volta buona che mi ammazza. "S-sasuke…?" Con uno scatto fu davanti a me e mi bloccò le braccia.
"Ti sembra che abbia voglia di scherzare?" Era freddo, niente, era stato inutile anche lo scherzo. "Tu no, ma io si!" Cercai un po' di quel coraggio che mi doveva essere rimasto. "Ah si?" Mi tirò le braccia, e io caddi rovinosamente per terra, picchiando una ginocchiata sul pavimento e infradiciandomi completamente. Mi premetti il ginocchio. "Coglione, mi sono fatta male!" Lo fulminai mentre il ginocchio mi pulsava.
"E secondo te dovrebbe importarmi? Tsk!" Mi guardò sprezzante dall'alto. Io ringhiai.
"Presumo di si, visto che ti sei piazzato in casa mia!" Con l'altra gamba provai a tirargli un calcio alle caviglie. Come da copione lo evitò. Si abbassò di colpo, fino ad arrivare a pochi centimetri dal mio viso.
"Vedi di abbassare la cresta ragazza, porta rispetto e parla di meno, sei noiosa e fastidiosa." Si sollevò, lasciandomi li spiazzata. "Ah, e smettila di lamentarti. Altre, pagherebbero per potermi essere utili."
Ringhiai sommessamente e mi alzai. Gli tirai un colpo sulla spalla avvicinandomi a lui. "Se tu non l'hai capito, cafone, io non sono 'altre' e tu, non sei niente per me, quindi vedi di tornare coi piedi per terra." Ogni parola, era imbevuta di crudeltà e disprezzo.
Così veloce che non mi accorsi neanche che stesse succedendo, mi afferrò per il collo, e mi sbatté contro al muro. Si avvicinò brusco a me, tanto che sentii il suo respiro sul naso. Abbassò il viso, e una serie di brividini simili a scosse elettriche mi pervasero la schiena. Il ragazzo ghignò.
"Io non sono mai niente." Mi sibilò vicino, poi mi mollò e andò in sala. Io mi appoggia piano contro al muro per riprendere fiato, e il controllo del mio cervello. Ma chi si crede di essere?! Ringhiai da sola, di certo non era ciò che avrei voluto, di certo,ero solo un'illusa. Decisamente incazzata, andai a prendere uno straccio e mi misi ad asciugare per terra ringhiando.
No, decisamente non avrei resistito in questa situazione.
Optai per passare il pomeriggio il più distante possibile da lui. La cosa non risultò difficile, sembrava intenzionato a non muoversi dal divano fino a quando non avessi trovato un modo per farlo tornare indietro, e d'altro canto, a me andava più che bene che lui stesse fuori dai piedi.
Passai ore in mansarda, tra i libri, a cercare qualcosa di simile a un viaggio spazio temporale, ma la mia ricerca non diede frutti. Niente diceva nulla su questo, ma infondo, chi mai avrebbe dovuto scrivere istruzioni su come viaggiare nel tempo?
Sospirai rassegnata e mi sedetti sbuffando sul divano. Mi presi la testa tra le mani, sembrava scoppiare, ma dovevo trovare una soluzione al più presto. L'unico problema è che più cercavo, più mi appare a evidente che non ne esistesse alcuna.
Scesi le scale lentamente, per vedere come erano le cose giù.
Arrivai in sala ma non c'era nessuno.
Il mio cuore ebbe un cedimento. Come non c'era nessuno?! Rimasi in ascolto. Nessun rumore. Mi si mozzò il fiato, e uno strano solletico al naso mi pervase.
"S-Sasuke…?" Nessuna risposta al mio filo di voce.
"SASUKE!" Niente, ancora niente. Cominciai a correre come una pazza, da una stanza all'altra, e ognuna era vuota. Arrivai nella mia stanza, l'ultima che non avevo ancora guardato, in fondo al corridoio.
L'aprii di colpo, e trovai Sasuke seduto sul mio letto, con in mano uno dei manga.
"Allora è grazie a questi che sapete la nostra storia?" Chieste senza degnarmi di uno sguardo.
"Ma ti sembra il caso di non rispondere se ti chiamo?! Mi hai fatto prendere un colpo razza di idota!" Ignorai bellamente la sua domanda e presi a sclerargli contro.
Lui alzò lo sguardo indifferente, mi fisso freddo trapassandomi con i suoi occhi d'ossidiana e mi disse, come se stesse parlando a un tavolo: "Visto che non sono niente per te, non ti sarebbe dovuto importare di dov'ero." Riabbassò lo sguardo sul manga, niente veniva svelato dal suo comportamento, e nessun pensiero traspirava dalla sua voce apatica, gelida come una serata d'inverno. Ringhiai, stufa di sentirmi prendere per il culo e trattare da pezza da piedi, mi girai su me stessa e andai in sala. Idiota, avevo fatto il suo gioco. Mi ero tradita da sola. Si, ero decisamente stupida.
Misi su un film di azione, e mi accucci sul divano, stringendomi le gambe e il ginocchio che pulsava, sul quale si era già formato un evidente livido. Poco dopo entrò anche lui, si sedette sull'altro divano, probabilmente per tenere le distanze da un essere inferiore come me, e guardammo il film insieme, in silenzio. Vicini, ma lontani milioni di anni luce, l'una dall'altro. Ogni tanto, lo guardavo con la cosa dell'occhio, per beccarlo in fallo su qualcuno dei suoi movimenti, che trafisse il suo carattere freddo, impostato e duro. Inutile dire, che non vidi assolutamente niente.
Cinque minuti prima della fine del film, alzai lo sguardo per l'ennesima volta verso di lui. Anche lui mi stava guardando. Gli sguardi si incrociarono, nell'arco di pochi secondi, una scossa mi scivolò lungo la schiena e il mio stomaco si arrotolò su sé stesso. Spostai lo sguardo, e sono più che certa che lui ghignò in quell'istante. La cosa divertente fu che ghignai anche io. Forse, c'era ancora speranza che non fosse davvero così vuoto come si ostinava a dimostrare, e magari, anche solo magari, per un istante le sue barriere impenetrabili erano crollate, lasciando spazio a un'ombra di umanità.
Da domani sarebbe stato diverso, perché le cose potevamo ancora cambiare, e credo che, non sarebbe stato così male convivere con un Uchiha. Forse, questo incubo, non era altro che un bel sogno cominciato col piede sbagliato... alla fine, finché si ha una possibilità, è meglio giocarsela.
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. POV Kaly. ***


POV KALY.
Eravamo appena usciti dalla casa di Miky, e già quel ragazzo mi stava
innervosendo.
Avevo un nodo all'altezza dello stomaco, un po' creatosi per la rabbia, un po'
per la delusione di aver frainteso tutto ció che Menma poteva essere.
Il magone aveva lasciato posto al nulla, al vuoto, a qualcosa di peggio delle
lacrime. Mi sentivo una stupida per aver solo pensato che quel ragazzo mi
sarebbe potuto piacere.
Camminavamo uno affianco all'altra, senza dire una parola. Non lo degnavo di
uno sguardo dalla sera prima. Avevo solo voglia di tornare a casa e isolarmi da
tutto. Da lui soprattutto. Incontrarlo era sempre stato il mio sogno, e l'avevo
sempre reputato irrealizzabile, invece era successo. Il mio sogno si era
avverato.
Ma per raggiungere i propri sogni di solito bisogna impegnarsi, soffrire,
anche piangere... e forse era arrivato il mio momento di pagare. Forse il mio
sogno stava per diventare un vero e proprio incubo.
Sospirai tormentata da quei pensieri mentre Menma si guardava intorno
compiaciuto, notando che tutte le persone che incontravamo lo guardavano:
" Dovresti essere riconoscente ad andare in giro con un bel ragazzo come me,
guarda come mi osservano! " - disse accennando alla gente che lo guardava
incuriosita.
Lo guardai male: era davvero un bel ragazzo, nonostante fosse stronzo,
vanesio, civettuolo e terribilmente irritante. Lo avevo sempre immaginato come
serio e freddo, invece con me era tutto il contrario.
Sbuffai: " Deficiente, ti guardano perchè sei conciato da far ridere: mantello
con il pelo e baffi tatuati sulla guance. Non è ammirazione, ma timore. Sembri
uno scemo. " . Lui mi guardó stupito e quasi confuso. Spostó lo sguardo su di sè
e ghignó. Quel ghigno, che avevo sempre adorato, sapevo che non prometteva
nulla di buono.
Si slacció il mantello e me lo gettó in testa, ricoprendomi completamente.
Ringhiai mentre lo sentivo gonfiarsi di orgoglio. Mi levai il mantello e me lo
misi su una spalla.
Notai che le ragazze fissavano, sbavando, uno stesso punto. Mi girai nella
stessa direzione dei loro sguardi e vidi i suoi addominali in bella mostra.
Forse sbavai anchio ma mi ricomposi subito e sbuffai. Sentii il suo sguardo su
di me mentre sorrideva trionfante: " Pensi ancora che mi guardino perché sembro
uno scemo? " - disse sarcastico.
Affrettai il passo e lanciai dietro il mantello, che lui afferró prontamente.
Lo odiavo, ora come ora lo odiavo davvero.
Perchè mi ero illusa che quel ragazzo potesse essere speciale? Era solo un
pazzo schizzato redento che si atteggiava da gran divo. Un cazzone in pratica.
Sentii che anche lui aveva affrettato il passo, così accelerai. Lui mi imitó.
Ad un tratto la camminata veloce divenne un trotto, poi una corsa e infine una
sfida coi controfiocchi dove io correvo come se non ci fosse un domani e lui mi
superava appena rallentavo un po'.
Arrivammo insieme davanti al cancello di casa mia, sudati fradici, piegati a
metà e col fiatone. E io stavo stranamente sorridendo. Lo guardai e lui fece lo
stesso. Sorridevamo, ma lui distrusse quella pace che si era creata: " Bello il
reggiseno. Mi piace. " - disse ghignado maliziosamente. Mi guardai e notai che in
quella posizione lo scollo della maglia era abbastanza largo e il reggiseno si
vedeva bene. Merda. Quanto lo odiavo. Mi tirai su e lo squadrai: " Visto che ti
piace tanto, se vuoi te lo presto. Così lo fai vedere a Sasuke eh? " - sibilai
ghignando e oltrepassai il cancello seguita da lui che mi si paró davanti,
continuando a camminare: " Ma cosa hai capito? Guardo che a me piacciono le
ragazze e Sasuke è con me solo perchè ci hanno catapultati qui insieme! " -
mentre parlava, gesticolava animatamente.
Io risi piano e lo guardai. Lo superai ed entrai in casa. Sbuffó vedendomi
silenziosa e inizió a guardarsi intorno. Appoggiai la borsa sulla poltrona
dell'anticamera: " Regola numero uno: non infastidirmi, ma ció risulta
impossibile dato che la tua sola esistenza mi infastidisce, quindi tenta di
esistere il meno possibile. Regola numero due: stammi lontano. Mio padre lavora
fino a sera, quindi ora puoi fare quello che vuoi. Ma vai a dormire nella casa
adiacente dove non va mai nessuno. Non ho voglia di raccontare a mio padre
perchè un ragazzo idiota dovrá vivere in casa sua. Detto questo, arrangiati. " -
e così lo lasciai li, in balia di sè stesso. Salii le scale e mi diressi in
camera per cambiarmi. Menma inizió a esplorare la casa, forse per trovare vie
di fuga in caso avessi tentato di ucciderlo.
Dopo essermi messa qualcosa di comodo, scesi e mi diressi in cucina
superandolo. Mi preparai un panino ed uscii in giardino per mangiarlo. Mi
sedetti al tavolo. Menma mi seguì e inizió a fissarmi indispettito: " E
quindi? " .
Lo guardai alzando un sopracciglio: " E quindi cosa? Se hai fame, preparati
quello che vuoi! La cucina è li! " - finii di mangiare e mi diressi verso
l'altalena con le cuffiette e il cellulare per ascoltare un po' di musica.
Vidi Menma rientrare con un'aria leggermente afflitta. Non sapeva cucinare, si
sarebbe arrangiato. O almeno era quello che pensavo io. Iniziai a dondolarmi e
dopo qualche decina di minuti lo vidi uscire di nuovo con un piatto di pasta
fumante. " Ma come cavolo...? " - pensai mentre spalancavo la bocca.
Bene, sapeva cucinare. Lo vidi sedersi al tavolo e iniziare a mangiare. Da
solo. Mi sembrava così triste vederlo li da solo, che mangiava. Ma perchè
sentivo dispiacere a vederlo li da solo? Non era il ragazzo che mi aspettavo.
Ma questa non era certo una sua colpa. Perchè ce l'avevo con lui? Forse la
rabbia che provavo nei miei confronti la riversavo su di lui. O forse odiavo
quel ragazzo perchè era un idiota. Molto probabile.
Peró non so perchè lo feci; puó darsi che in fondo un briciolo del bene che
gli volevo era rimasto. Sta di fatto che mi alzai e mi diressi verso il tavolo,
per poi sedermi davanti a lui, che mi guardó serio. Poi riprese a mangiare.
E passammo il pranzo così, in silenzio. Ma non mi diede per niente fastidio.
Io ascoltavo la mia musica e lui mangiava tranquillo. Non eravamo soli o almeno
eravamo soli insieme e quindi la solitudine sembrava più facile da sopportare.
Questo bastava per farmi felice.
Fortunatamente non disse niente per interrompere quel momento. Ci pensai io:
" Com è che sai cucinare? " - lo guardai incuriosita. Lui stava guardando il
giardino alle mie spalle: " Ho dovuto imparare per sopravvivere. Sai com è, se
non mangi, muori. "- disse ironico mentre spostava lo sguardo su di me. Feci una
risatina sarcastica e ripresi a ignorarlo: " Invece tu non sei capace, a quanto
ho visto. " - mi chiese ghignando.
Lo fulminai con lo sguardo, fortunatamente non si puó uccidere con gli occhi
altrimenti quel ragazzo sarebbe già morto da un pezzo: " Già. Problemi miei. " .
Pensai che quello che avevo visto fu un puro e sano sorriso, ma non ci
credetti.
Finito di mangiare mise il piatto e le posate da lavare e si rimise seduto
davanti a me, fissandomi. Alzai lo sguardo: " Bisogno di qualcosa? " - lui non
rispose, continuó a guardarmi serio. Mi stava mettendo ansia: " Sai che non si
fissano le persone? " - nessuna risposta. Stava cercando di innervosirmi.
Mi alzai di scatto e mi diressi di nuovo verso l'altalena. Lui mi seguì. Mai
incontrato un ragazzo il cui hobby era quello di farmi impazzire. C'è sempre
una prima volta.
Iniziai a dondolarmi mentre lui si sedeva sulla panchina vicino all'albero a
cui era attaccata l'altalena, e riprendeva a fissarmi. Sbuffai e mi spinsi più
forte tentando di ignorarlo. Ad un tratto non lo vidi più e mi preoccupai, fino
a quando non sentii uno scossone e un tonfo.
Ero caduta per terra.
Mi voltai massaggiandomi il fondoschiena e vidi Menma che teneva l'altalena
con le mani: " MA SEI IMPAZZITO?!? POTEVO FARMI MALE SERIAMENTE! " - gli ringhiai
contro mentre mi rialzavo. Lui ghignó e si sedette sull'altalena senza
preoccuparsi minimamente di quello che aveva fatto: " Era il mio turno. " .
Odio profondo.
Lo guardai scioccata: " No, ma tu non sei normale. " - dissi mentre me ne andavo.
Irritante, no, odioso, no, da uccidere. Ecco cos'era Menma Uzumaki.
Mi fermai. Ora gliela volevo far pagare. Tornai indietro velocemente e gli
sorrisi. Mai fatto sorriso più falso. " Posso? " - dissi dolcemente spostandomi
dietro di lui in modo da riuscire a spingerlo. Non aspettai la risposta e
iniziai a spingerlo, lentemente. Lui sembrava confuso, ma non si insospettì
davanti al mio improvviso moto di gentilezza. Ad un tratto, mentre ridevo di
gusto, lo spinsi con un calcio facendogli fare un bel volo di qualche metro la
cui destinazione era il terreno; purtroppo per lui ma fortunatamente per il mio
umore, non si stava tenendo bene con le mani così non ebbe scampo.
Lo vidi sfracellarsi per terra, di faccia. Io stavo morendo dal ridere. Si
mise a sedere e mi guardó malissimo, forse meditando vendetta: " Odio le oche " -
mi sibiló contro.
Il mio sorriso si tramutó in un ringhio accentuato da uno sguardo omicida:
" Senti chi parla! Ma ti sei visto? Sei solo capace di sparare cazzate! E smettila
di tirartela altrimenti a forza di tirare ti si stacca! ". Feci per andarmene ma
lui mi afferró una caviglia facendomi cadere. " Stronzo! " - gli urlai mentre
strattonavo la gamba tentando di liberarmi da quel ragazzo tanto malefico
quanto coglione. Lui mi tiró vicino a sè.
Mi stavo preoccupando. Si curvó sopra di me stringendomi un polso, così forte
da farmi male: " Senti, visto che dobbiamo convivere, sto tentando di essere
simpatico, altrimenti saresti già morta da un pezzo ragazzina. Sembro stupido
ma non lo sono credimi, potrei ucciderti in questo momento solo per il gusto di
farlo e non pensare di poter scherzare con me come fai con i tuoi amichetti.
Stai attenta, potresti scottarti a giocare col fuoco. " - mi soffió a due
centimetri dalla faccia e poi si alzó, pulendosi i vestiti. Era stato crudele e
freddo mentre mi diceva quelle cose, che mi avevano fatto molto più male di
qualsiasi altra avessi ricevuto fino a quel momento da parte sua.
Lo guardai dispiaciuta e anche arrabbiata. Mi tirai su anchio e mi diressi in
casa, lasciandolo li da solo. Ero a dir poco furiosa e delusa, eccome se ero
delusa. Di lui, della situazione, ma soprattutto di me.
Mi sdraiai sul divano e non dovetti aspettare molto per vederlo arrivare:
" Vattene, ti ho detto di starmi lontano. " - gli sibilai.
Non rispose e si sedette sull'altro divano, lontano da me: " Hai decisamente
infranto entrambe le regole in poco più di due ore. Deve essere un nuovo
record. " - e lui non rispose. Guardava la tele spenta e nei suoi occhi non vidi
altro che desolazione e disprezzo. Perchè mi ostinavo a parlargli? Avevo sempre
pensato che Menma fosse crudele, o che perlomeno lo fosse stato. Almeno non
aveva deluso quella mia aspettativa. E l'idea mi gettó ancora di più nello
sconforto. Sbuffai e mi accoccolai sul divano. Chiusi gli occhi godendomi la
mia musica. Mi addormentai.
Li riaprii di scatto quando qualcosa di freddo e bagnato mi si rovesció in
faccia. Acqua, sperai. Mi alzai e iniziai a sclerare: " MA COSA TI SALTA IN MENTE
PEZZO DI IDIOTA?!? " - " Stavi dormendo, così ti ho svegliato. " - mi rispose
tranquillo.
Non ci vidi più e lo spinsi via con le mani: " Potevi chiamarmi o scuotermi per
svegliarmi! Non farmi la doccia! " . Mi scrollai e lo guardai isterica.
" Non sarebbe stato divertente. " - disse ghignando.
Cosa ne era stato del Menma crudele e distaccato di poco prima?
Sbuffai e lo squadrai: " Ora sono sveglia, potresti dirmi il motivo per cui
sono stata gentilmente svegliata? " . Non lo reggevo già più. Mi si avvicinó e mi
sfioró la fronte con la sua.
Sentì il calore arrossarmi il viso, stavo decisamente morendo. Una scossa
elettrica mi pervase e sussultai quando sentii il suo profumo. Non avevo mai
pensato che il suo profumo potesse essere così, era tutto il contrario di ció
che mi ero immaginata. Ma mi piaceva. Era intenso e dolce, avvolgente. Le gambe
iniziarono a tremare quando mi toccó la fronte con la sua. Quel ragazzo non mi
faceva un bell'effetto.
" Sono quasi le sette, hai dormito tutto il pomeriggio e tuo padre sta per
tornare. Possiamo restare qui e lasciare che ci scopra in atteggiamenti intimi
oppure potresti mostrarmi dove devo nascondermi. Scegli tu, coniglietta. " -
sussurró soffiandomi leggermente sul viso.
Ok, questo era troppo. Va bene prendermi in giro, va bene ignorarmi, va bene
anche farmi cadere, trattarmi come una merda e svegliarmi con dell'acqua
gelida, ma sappi che se mi chiami coniglietta, morirai. Le farfalle impazzite
nel mio stomaco si disintegrarono in mille pezzi dopo quella frase.
Lo spinsi via con un calcio e gli afferrai un braccio, così forte che
probabilmente gli fermai la circolazione. Lo trascinai nell'altra ala della
casa mentre lui boccheggiava per la mia reazione e lo lanciai all'interno.
Appena prima di sbattergli la porta in faccia e vedere la sua espressione
sbalordita, gli ringhiai contro: " Prova a far vedere il tuo brutto muso stasera
e ti giuro che ti faró pentire di avermi chiamato coniglietta, testa di
cazzo. " .
E due.
Detto ció corsi via, arrabbiata e confusa per quello che la sua vicinanza mi
aveva provocato. Forse sentivo anche i sensi di colpa per averlo trattato
così.
I sensi di colpa?!? Sì, stavo decisamente impazzendo.
In quel momento avrei certamente ucciso chiunque mi fosse capitato tra le
mani. Avrei preferito peró che quel qualcuno fosse il principino " non mi
diverto se non vedo soffrire/impazzire/sclerare/agonizzare gli altri " .
Per fortuna (o purtroppo) mi diede ascolto e quella sera non si fece vedere.
Così andai a letto dopo aver cenato con mio padre.
Ero sdraiata con la luce accesa sul comodino a massaggiarmi il polso arrossato
nel punto in cui mi aveva stretto Menma poco prima. Aveva avuto l'intenzione di
farmi male, mi aveva odiato in quel momento, aveva minacciato di uccidermi.
Lui non mi voleva, lui avrebbe preferito tenermi alla larga ma era obbligato a
convivere con me. Obbligato.
Nonostante tutto continuavo a pensare al Menma che mi ero sempre immaginata,
gentile e serio, dolce ma comunque severo. Il ragazzo che dormiva nell'altra
ala della casa non era così.
Il ragazzo che mi aveva ringhiato minacce cariche di odio e freddezza a due
centimetri dal viso non era così.
Il ragazzo con cui avrei dovuto vivere per le settimane seguenti non era il
ragazzo di cui mi ero innamorata. E il fatto di essere a pochi metri da Menma
ma di non poterlo nemmeno sfiorare mi tormentava, perchè nonostante tutto,
quello che dormiva a pochi metri da me aveva le sembianze del mio Menma; perchè
nonostante tutto speravo di essermi sbagliata, speravo che se fossi andata a
parlargli si sarebbe magicamente trasformato nel mio Menma, nel Menma che avevo
sempre sognato.
Stupide, stupide farfalle!
E così mi addormentai, sperando di scappare dal mio sogno e di finirne in un
altro. Perchè quel sogno rischiava di rovinarmi la vita.

POV Menma
Reazione singolare. Nessuna ragazza aveva mai reagito così dopo essere stata
toccata e chiamata coniglietta da me. Nessuna.
Cercai la camera da letto. Quel posto puzzava di vecchio e di abbandonato.
Proprio un'ottima padrona di casa quella Kaly a lasciarmi dormire in un buco
pieno di ragnatele e polvere come quello.
Mi spogliai e mi sdraiai. Non mi aveva nemmeno dato un pigiama. Così fui
costretto a dormire in boxer.
Forse ero stato troppo duro con quella ragazzina. Ma se l'era cercata. Quando
l'avevo vista ridere sguaiatamente davanti a me sdraiato per terra, mi aveva
ricordato con ribrezzo le risate maligne che gli abitanti del villaggio mi
avevano rivolto per anni. Poi le risate si trasformavano in mormorii e infine
in urla di terrore.
Così come la sua espressione quando l'avevo trascinata a terra e l'avevo
minacciata. Terrorizzata. No, in realtà non era terrorizzata. Pensai fosse
delusione quella che avevo visto nel suo sguardo.
Ma poco importava. Non dovevo sentirmi in colpa per quella bambina. Avrei
dovuto sopportarla solo fino a quando non avesse trovato il modo di riportarmi
a casa, poi avrei potuto dimenticarmi totalmente di lei, e della sua risata.
Mi rigirai nel letto. Una sensazione mi attanagliava; si ripresentava più e
più volte all'altezza dello stomaco per poi pervadermi l'animo. Sensazione
suscitata da una domanda semplice ma contemporaneamente alquanto complessa da
soddisfare: perchè si era seduta al tavolo con me mentre mangiavo? Sicuramente
perchè le facevo pena. Facevo lo stesso effetto a tutti. Pena, ribrezzo,
paura.
Qualcosa del genere. Ma nei suoi occhi non avevo visto compassione. Quegli
occhi verdi, lucidi come se stessero per commuoversi, limpidi. Quegli occhi
erano pieni di vita, di qualcosa di cui i miei non erano mai stati pieni: erano
pieni di felicitá. Le sue parole non lo dimostravano, ma i suoi occhi non
mentivano. Erano felici di ció che vedevano.
Ma forse ero io che avevo frainteso tutto. Mi sdraiai su un fianco e guardai
fuori dalla finestra; non c'erano molte stelle ad illuminare quella desolazione
chiamata cielo. Mi sembró di vedere la mia vita, vuota come quel cielo. Peró
quel giorno, avevo provato cosa voleva dire vedere una stella.
Quegli occhi.
Forse Kaly era la mia stella. Ma cosa diavolo stavo pensando? Sbuffai e mi
diedi dello stupido sentimentale mentre chiudevo gli occhi, sperando che quella
sensazione indefinibile mi abbandonasse, come facevano tutte le cose piacevoli
che incontravo.
Ma ero quasi sicuro del fatto che quella sensazione non mi avrebbe più
abbandonato, almeno fino a quando avrei visto quegli occhi.

ANGOLO AUTRICE:
Eccoci qua! Inizio col ringraziare chiunque leggerà la storia...GRAZIE
DAVVERO! Il fatto che voi usiate parte del vostro tempo per leggere la nostra
FF mi rende davvero felice, quindi grazie! In secondo luogo, questo per me è un
esperimento, nel senso che ho letto le poche FF che trattano di Menma e così mi
sono decisa e l'ho scelto come personaggio di un mio (anzi nostro) racconto. È
un personaggio che mi piace davvero tanto (sto mentendo; la realtà è che lo amo
alla follia!), spero di riuscire a descriverlo al meglio, anche se su di lui si
sa poco o niente. Comunque grazie ancora a tutti: a chi leggerà, chi metterá la
storia tra le seguite o in qualsiasi altro posto (xD) e anche a chi non leggerà
(ma che tanto non saprà mai niente dei miei ringraziamenti, si lo so sono
stupida-.-).... Scleri a parte, ciao, a presto!!! : )

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. POV Miky. ***


POV MIKY
 
Il mattino dopo, aprii gli occhi piano, per abituarmi allo spiraglio di luce che passava dalle ante chiuse. Rimasi in ascolto, nessun rumore. D'altronde cosa ci si poteva aspettare da un Uchiha?
Richiusi gli occhi, e mi accoccolai ancora un po' sotto al lenzuolo profumato.
Un pensiero mi spaventò. E se fosse stato tutto un sogno? Certo, un sogno molto realistico ma pur sempre un sogno.
Calciai via le coperte e mi alzai dal letto. Mi guardai un po' intorno, per abituare la vista, e poi aprii lentamente la porta. Camminai strascicando i piedi lungo tutto il corridoio, e alla fine mi trovai in sala.
Sasuke era li, seduto sul divano a guardarmi con aria di sufficienza. Benissimo, il buongiorno si vede dal mattino. Ma avevo deciso di provare, almeno provare, a rendere il tutto più semplice, così gli sorrisi.
"Giorno Sasuke! Come va?" Mentre parlavo, andai in cucina per cominciare a preparare la colazione. Come immaginavo nessuna risposta, ma il ragazzo mi seguì e si sedette al tavolo. Certo che metteva ansia questo eh!
"Cosa vuoi da mangiare? Frutta va bene?" Lo guardai, e lui annuì. Per me, nel sonno ha perso la capacità di parola. Sospirai e presi un piattino, dentro al quale misi un po' di frutta. Io mi preparai il mio latte, e quando questo fu pronto ci sedemmo a mangiare insieme e soprattutto, in silenzio.
Lo guardai di sottecchi, e una strana sensazione mi pervase all'altezza dello stomaco. Rificcai lo sguardo dentro alla mia scodella e ritornai a intingere nel latte il biscotto che tenevo in mano.
"Michela." Mi sentii chiamare da lui e alzai lo sguardo sorpresa.
"Dimmi tutto!" Gli sorrisi. Lui mi fissò negli occhi, con quello sguardo penetrante, profondo, di quelli che ti sanno leggere l'anima.
"Avevi scoperto qualcosa ieri?" La sua domanda mi colpì in pieno, in queste ultime ore, mi ero completamente dimenticata che doveva partire. Abbassai lo sguardo.
"No, niente..." Cominciai a giocare con il cucchiaio. "Ma ti andrebbe oggi di fare un giro?" Lo chiesi d'impulso e sorrisi, come se fosse la cosa più naturale del mondo, ma in realtà avevo paura della sua risposta, paura di invadere troppo i suoi spazi, di essere noiosa.
"Bene." La sua risposta fu distaccata, secca, fredda, ma per me fu bellissima. Mi alzai dal tavolo e misi le cose da lavare.
"Fantastico! Mi vado a cambiare!" Detto questo, lo lasciai lì in cucina, da solo, e andai verso la mia stanza.
 
POV SASUKE
 
La guardai mentre camminava lungo la sala. Seguii con lo sguardo il profilo del suo corpo. Aveva qualcosa di particolare, di strano. Soprattutto, non era come le altre, non aveva sbavato ai miei piedi. Si, si poteva dire che quella tipa avesse carattere.
Mi alzai anche io, e andai a sedermi in sala.
Ripensai alla sua voce. Piuttosto calda, calma… qualcosa che dava sicurezza, ma allo stesso tempo, non era frivola. Si ecco, dolce ma determinata. Sorrisi da solo.
Non era facile trovare voci così. Mi resi conto di star sorridendo, e ritornai subito composto. Non avevo bisogno di distrazioni.
Cambiai posizione e mi misi a guardare il mobile della sala, appoggiando i gomiti sulle ginocchia, e la testa sulle mani incrociate.
Quella ragazza era decisamente strana. E non capisco il perché, ogni volta che penso a lei mi torna in mente il suo sorriso. Usato così spesso, ma mai a sproposito. Un sorriso sincero, confortante, un sorriso di quelli con cui vorresti essere svegliato al mattino. E gli occhi scuri, incastonati nel viso…
Scossi la testa. Non ero io quello che aveva pensato cose del genere. Quella bambina era solo noiosa, nient' altro, e per me, beh, per me non contava niente. Mi ospitava, e mi avrebbe garantito un passaggio per il mio mondo. Questa era l'unica cosa che mi importava di lei, o meglio, mi sarebbe dovuta importare. Scossi ancora la testa, e alzai lo sguardo quando sentii i suoi passi tornare verso di me dal corridoio. I nostri occhi si incontrano e il suo sorrido mi colpì, di più di un kunai affilato. Per mezzo secondo il tempo si fermò, mentre la fissavo negli occhi, non c'era nient'altro al di fuori di lei. Abbassai lo sguardo violentemente e mi alzai. Camminai secco verso la porta.
"Muoviti." L'unica parola che riuscii a dire, mi venne fuori ringhiando.
 
POV MIKY
 
Ero ancora in piedi, sulla soglia del corridoio, quando lui scattò verso la porta ringhiando. Credo che sarà una dura impresa riuscire a capirlo!
Lo seguii fuori dalla porta e dal cancellino, lungo il viale ombroso. Lo guardai con la coda dell'occhio, camminava vicino a me in silenzio. Testa alta, sguardo fisso. Sospirai. L'aria fresca del mattino mi passò tra i capelli.
"Ti piace questo posto?" Gli sorrisi. Lui non si voltò neanche verso di me.
"No." Be', almeno mi aveva risposto.
"Neanche a me!" Lo guardai ancora. Seguii con lo sguardo il suo profilo delicato, la pelle bianca in contrasto con gli occhi scuri e i capelli neri.
"Bene." C'è da dire che le sue risposte erano molto profonde.
Camminammo entrambi in silenzio, l'uno vicino all'altra. Una piccola folata di vento ci investì, e io venni colpita dal suo profumo. Quella brezza, che avevo già notato al suo arrivo, mi solleticò la bocca dello stomaco. Profumo di pulito, un profumo inteso con una nota che ricordava l'incenso, oppure qualcosa che aveva a che fare con fragranze fruttate e legnose. Sorrisi lasciando che il suo profumo mi scivolasse sulla pelle. Quando aprii gli occhi, lui mi stava osservando con la cosa dell'occhio, ma appena i nostri sguardi si incontrarono, sbuffò seccato e ritorno a guardare il viale davanti a sé. Sorrisi da sola, alla fine non era così male stare con lui, non mi piaceva stare con le persone che parlavano troppo, e con lui certo, questo rischio non lo correvo.
"Passiamo in gastronomia?" Domandai guardandolo. "Così prediamo qualcosa da mangiare!" Scrutai il suo sguardo imperturbabile. Lui mi lanciò un'occhiata di sfuggita, e poi ritornò sui suoi passi, in silenzio.
"Lo prendo per un si..." Mi guardai di nuovo le scarpe.
Passammo davanti a un bar, e un ragazzo, mio amico ma le cui intenzioni nei miei confronti non erano proprio d'amicizia, mi sorrise e si sbracciò per salutarmi. Attirata dai gesti esagerati del ragazzo, voltai lo sguardo e appena mi accorsi di lui, lo salutai felicemente, e mi avvicinai per scambiare quattro parole.
Il nostro rapporto era strano. Io non ero interessata a lui, così mi comportavo come se non cogliessi i suoi segnali e agivo solo ed esclusivamente da amica, e lui... bè, lui ne mandava eccome di segnali!
Sasuke non mi segui, ma si fermò appoggiandosi al tronco dell'albero, braccia incrociate e sguardo freddo, seguendo ogni mio movimento. Non mi stupii della sua reazione, ma me ne fregai altamente, e continuai a parlare col ragazzo.
"Allora Marco! Come va la vita?" Gli sorrisi, e lui in risposta mi si avvicinò abbracciandomi. Lo scostai leggermente infastidita, mascherando con destrezza i miei reali sentimenti indossando un sorriso più finto di quelli di Sai. Io e il ragazzo parlammo un po', fino a quando con la coda dell'occhio non notai lo sguardo di Sasuke. No, non era più freddo, ora era omicida... quello sguardo non mi piaceva, non ne capivo il motivo, ma per qualche astrusa ragione elaborata dal suo cervellino ottuso, stavo andando contro la sua volontà, e si sa, mai andare contro il volere di un Uchiha.
 
POV SASUKE
 
Stavamo camminando tranquillamente quando qualche idiota cominciò a sbraitare, cercando di attirare l'attenzione della ragazza. Lo guardai con sufficienza, non sembrava rappresentare un pericolo, o qualsivoglia ostacolo. Bene, pensai questo fino a quando lei non si avvicinò a lui per salutarlo. Non avrebbe dovuto, punto. Qualcosa alla bocca dello stomaco si fece sentire, e io ringhiai sommessamente. Mi appoggiai contro il tronco dell'albero li vicino, e incrociando le braccia li guardai. Le stava facendo perdere tempo, tempo utile. Avremmo ritardato, e lei avrebbe messo più tempo a cercare le informazioni. Categoricamente, lei non doveva parlare con quel ragazzo.
Uscii con violenza dai miei pensieri quando il ragazzo le si avvicinò per abbracciarla, e tentò di dare un bacio molto, ma davvero molto vicino alle sue labbra. Ringhia violentemente, e per un attimo ebbi la tentazione di attivare Amaterasu, e arderli vivi, tutti e due. Lei si voltò, e io le sputai contro tutto il mio disprezzo, fissandola negli occhi scuri con odio. La sua espressione felice traballò per un attimo, e subito dopo saluto il ragazzo per avvicinarsi nuovamente a me.
"Tutto ok, Sasuke?" Sentii la sua voce riempirmi le orecchie. Contro ogni mia previsione la sensazione allo stomaco non si calmò affatto, e in risposta alla sua domanda emisi un ringhio sottomesso.
Lei non disse più nulla, e continuammo la camminata in silenzio.
 
POV MIKY
 
Stavamo camminano da ben dieci minuti nel silenzio più totale, e il mio nervoso aveva superato pressoché ogni limite.
Adesso volevo spiegazioni. Si crede davvero così potente e importante che tutti devono cadergli ai piedi?! Può anche farsela passare questa convinzione, perché io non vivo per lui. Ringhiai anche io, piano.
Appena vidi l'ingresso per il negozio di gastronomia, ci entrai, e il ragazzo mi seguì.
Comprai delle bistecche, e delle patatine fritte, pagai, e sempre in rigoroso silenzio uscii. Sasuke mi stava dietro, zitto, e questo mi innervosiva più di qualsiasi cosa.
"Puoi anche parlare sai?" Lo aggredii all'improvviso. Lui voltò appena lo sguardo con espressione indecifrabile, e ritornò a fissare l'asfalto scrostato delle vie del paese.
Fantastico.
Faceva caldo, ero nervosa, e avevo un emerito imbecille di fianco a me.
Semplicemente fantastico.
"Chi era." Inaspettatamente, dalla sua voce uscì un suono. Non era una domanda, poiché io ero certa che lui non le sapesse formulare.
"Cazzi miei." Guardai sempre davanti a me, tenendo un tono di voce freddo.
"No."
"No?" Lo guardai stavolta, e la mia voce tradì una nota di nervoso. "E dimmi allora, perché dovrebbe interessare a te?" Mi fermai, e concentrai lo sguardo sulle sue iridi scure.
"Perché potrebbe ostacolare." Ah, ma allora aveva anche imparato a rispondere! Si fermò anche lui, e i nostri sguardi si incrociarono. Qualcosa nella pancia tremolò, ma subito venne azzittito dagli acidi gastrici.
"Non lo farà." Si era creato un legame tra i nostri occhi, che non riuscivo a spezzare, così rimasi li, a fissarlo.
"Non ne puoi esser certa."
"Lo sono invece." Lo scambio di battute mi stava stufando. Così ghignai. "Se sei geloso dillo pure, non essere timido!" Ridacchiai.
Nel suo sguardo si accese lo Sharingan, e immediatamente mi guardai intorno per vedere se qualche malcapitato stesse passando di li. Non c'era nessuno, e la strada appariva completamente deserta.
"Togli subito quel coso, idiota!" Mi cominciavo ad agitare, di certo morire seduta stante non rientrava nei piani della giornata.
"Non ti azzardare più a parlarmi così ragazzina." E mentre diceva questo, aveva portato la sua mano sul mio collo, e mi aveva sollevato da terra di alcuni centimetri. Mi cominciava a mancare l'aria, e boccheggiavo nella sua presa ferrea.
Mi mollò di colpo, e appena toccai terra, mi piegai su me stessa, massaggiando i il collo con una mano, e provando a regolarizzare il respiro.
"Tieni a mente che se non ti ho ucciso, è solo perché mi servi." La sua voce fredda mi rimbombò nelle orecchie, e subito dopo cominciò a camminare verso la strada di casa lasciandomi li, da sola, con le gambe che tremavano ancora per lo spavento.
 
POV SASUKE
 
Camminavo da solo verso la strada di casa. Non capisco come abbia fatto a perdere il controllo così. Non è da me.
Mi diedi mentalmente dello stupido mentre camminavo sull'asfalto caldo.
Forse, avevo esagerato… scossi la testa, non erano fatti miei. A mio parere, quella ragazza poteva anche morire, alla fine ne avremmo avuta un'altra a disposizione, e quella mi avrebbe ospitato a casa sua, volente o nolente.
Ripensai al suo sguardo mentre la tenevo sollevata. Dopo lo spavento iniziale, era tornato freddo, quasi deluso. Quegli occhi scuri, sapevamo essere dolci e spietati.
Mi soffermai sui miei pensieri, non accorgendomi di essere quasi arrivato. Poco importa, avrei saltato la ringhiera.
Provai a focalizzare il chakra sui piedi, ma questo sembrava irreperibile. Mi tornarono in mente le sue parole, sulla scarsa esistenza di chakra.
Fa niente, avrei aspettato. Così, mi sedetti sullo scalino d'ingresso, osservando la sua figura che cominciava a intravedersi all'imbocco del viale.
Camminava spedita, doveva aver ripreso fiato e forza. Osservai i fianchi che si muovevano, e ghignai. Mi aspettavo già la sua lavata di testa per quello che avevo fatto, ma poco importava, non le avrei mai dato ascolto.
Si, direi che era decente. Più si avvicinava, più vedevo i contorni nitidi. I fianchi tondi, il seno, la matassa di capelli ricci che le incorniciavano il viso. Mi piaceva quando si innervosiva, dimostrava di aver grinta. E soprattutto, quando non mi guardava con smielatezza, in modo comune a tutte le ragazze.
Mi si avvicinava sempre di più, o ora riuscivo a notare le labbra carnose e rosse, contratte in un'espressione nervosa.
Lei non mi degnò di uno sguardo, mi superò, aprii il cancellino ed entrò. Salì le scale d'ingresso velocemente, e quando fu in casa, filò in stanza senza aprire bocca.
La sfuriata per il quale mi ero preparata non arrivò, e ne restai quasi deluso. In qualche modo, la sua voce incazzata, e le parole taglienti che mi avrebbe rivolto, mi avrebbero riscattato dalle mie colpe, ma il suo silenzio, era molto più accusatorio di qualunque insulto.
Qualcosa si fece strada nel mio stomaco, piano. Quel qualcosa, che sembrava molto un senso di colpa, mi fece innervosire. Io, Sasuke Uchiha, non avevo pietà per nessuno, e men che meno sensi di colpa per una ragazzina.
Carico di rabbia, salii le scale per la mansarda, e mi sedetti sul letto, con le mani tra i capelli, a provar a far ordine tre le mie idee.
 
POV MIKY
 
Mi cambiai velocemente, e uscii dalla stanza. Quel coglione mi aveva stufato, di brutto. Ringhiai da sola. Come si era permesso?! Mi massaggiai ancora il collo, perché la sola idea della sua mano che si stringeva in quel punto, bruciava più di qualsiasi taglio.
Mi aveva umiliato, e poi mi aveva lasciato li, senza una parola. Chiusi la porta con un calcio, e questa tremò pericolosamente.
Andai in cucina infuriata e cominciai a preparare da mangiare. Preparai solo per me, lui si sarebbe arrangiato, e se mai si fosse deciso di mettere ancora piede in sala, non gli avrei rivolto la parola.
Mangiai velocemente, con foga, e poi ritornai in camera per smaltire parte del nervoso.
Mi stesi sul letto, e guardai il soffitto, provando a rilassarmi, ma il nervoso che mi corrodeva dentro, non accennava a ridursi. Il telefono vibrò. Inclinai piano la testa, svogliata, e osservai il mittente. Marco, ancora lui.
"Ehi bella! Facciamo un giro oggi?" Lessi il messaggio, chiusi gli occhi con stanchezza e poi li riaprii. Sbloccai il telefono e cominciai a scrivere.
"Certo, ne ho proprio voglia! Alle tre davanti a casa mia, a presto!" Inviai. Mi pentii subito dopo di quello che avevo fatto, ma forse sarebbe stato meglio per tutti. Io mi sarei tolta dai piedi Sasuke, e lui si sarebbe tolto dai piedi me, visto che per lui, ero solo un peso.
Sospirai e chiusi gli occhi. Rimasi in silenzio, a godere dei riflessi della luce contro le palpebre chiuse, fino a quando li riaprii e guardai l'ora, constatando che sarebbe stato meglio se avessi cominciato a prepararmi.
Alle due e quarantacinque ero pronta, davanti alla porta, a prendere respiri profondi per trovare il coraggio di chiamare Sasuke, e dargli che sarei uscita. Al quarto respiro, ce la feci.
"Sasuke, io esco. Ciao." Detto questo aprii la porta, e prima di ogni sua risposta, me la chiusi alle spalle e uscii di casa, sperando di allontanarmi da essa, lasciando là tutti i miei problemi.
Marco arrivò presto, e come da copione mi si avvicinò, abbracciandomi e mollandomi un bacio sulla guancia. Cominciammo a camminare, e mentre lui rideva e scherzava, io stavo in silenzio, sorridendo alle sue battute e pensando al casino che stava succedendo nella mia vita.
"Ehi, ti vedo un po' persa, tutto bene?" Mi domandò, con espressione finta,ente preoccupata, mentre mi metteva un braccio intorno alle spalle.
"Certo, ma ho caldo…" così dicendo mi liberai dalla sua presa. "Gelato?" Sorrisi e cominciai a camminare in direzione della gelateria.
"Sicuro!" Mi seguì, ricominciando il suo monologo del quale sapevo a stento di cosa trattasse.
Passammo il pomeriggio così, e alle 7 ritornai a casa. Lui mi volle accompagnare, e quando fummo lì davanti, si avvicinò pericolosamente al mio viso. Smorzai il gesto con un frettoloso bacio sulla guancia, e sparii dentro al cancellino, lasciando un deluso Marco sulla soglia.
Appena entrai in casa vidi Sasuke, seduto sulle scale davanti all'ingresso, col viso appoggiato alle mani. Non salutai e la mia espressione si incupì. Mi girai e cominciai a camminare verso la stanza.
"Ferma." La sua voce echeggiò nella casa. Mi fermai senza girarmi.
"E lo dovrei fare perché me lo dici tu?" Risposi tagliente.
"L'hai già fatto." Ok, uno a zero per lui, mi ero fermata.
"Bene, dimmi cosa mi devi dire, o divertiti a stare zitto." Continuavo a dargli la schiena, non volevo reggere il suo sguardo su di me.
"Hai perso tempo, avresti dovuto cercare un modo per farmi tornare, non uscire con qualcuno." Ringhiai, se era solo per questo, allora poteva comodamente attaccarsi.
"Uno, io faccio quello che voglio fare, non per renderne conto a te; due, esco con chi voglio e quando voglio e tu ti devi fare i cazzi tuoi; e tre, se hai problemi, risolviteli da solo." Alzai la mano in segno di saluto, e me ne andai in stanza.
Rimasi in ascolto. Sentii i suoi passi leggeri che si allontanavano e salivano le scale.
Benissimo, questo scontro verbale, l'avevo vinto io.
 
POV SASUKE
 
Salii le scale col nervoso che aumentava ad ogni passo. Non capivo il perché si ostinasse a tenere il muso. Perché di certo era lei quella nervosa, non io. Io no. Io non ero sicuramente… geloso di quella ragazza. Ma questo non mi doveva importare. Eppure… perché lo faceva? Guardai fuori la finestra, e la luce rossiccia del tramonto cominciava a filtrare dalle foglie degli alberi. Questo cominciò a rilassarmi. Sentii i nervi che si stendevano e sospirai, recuperando la calma. Mi sedetti sul piccolo davanzale, e rimasi in ascolto dei rumori della strada.
Sentii i suoi passi nel piano di sotto, probabilmente stava andando a cucinare. Senti il rumore delle pentole mosse, e delle stoviglie. Si, come sempre avevo ragione.
Chiusi gli occhi ad ascoltare i rumori, mentre la luce calda mi bagnava il viso. Mi sembrava di esser in famiglia, una famiglia che mi era mancata da tanto.
Riaprii gli occhi di scatto, e feci lampeggiare lo Sharingan al loro interno.
No. Lei non era la mia famiglia, e niente che ci sarebbe mai assomigliato. Era solo una ragazzina che utilizzavo per compiere i miei scopi, niente di più. Si, lei era solo questo per me…
Mi alzai, innervosito solo per il fatto di aver pensato a un fatto del genere, e la rabbia crebbe contro di lei, come se la colpa fosse solo sua.
Scesi le scale e camminai verso la cucina. Mi fermai prima però, prima di entrare, e venni colpito dalla sua schiena che si muoveva davanti ai fornelli. Sbuffò e inclinò la testa per spostare i capelli che le ricadevano davanti al volto. Mi vide. Si rigirò verso i fornelli.
"Cosa vuoi, Sasuke?" Rimasi colpito da come suonò il mio nome pronunciato da lei, come se ogni lettera scivolasse sulle labbra. Mi ripresi, non risposi e mi sedetti al tavolo.
Lei si girò, si appoggiò di schiena al piano lavoro della cucina e mi guardò con sguardo freddo, ma meno deciso di come mi fosse sembrato prima.
"Ti ho fatto una domanda. Rispondimi." La guardai negli occhi, e forse, per la prima vera volta, venni rapito dal pozzo di cioccolato del suo sguardo. E dire che a me i dolci non erano mai piaciuti. Ma lei non era un dolce normale. Era amara, piccante, salata, acida, intensa, e si, anche dolce. Mi ripresi dai miei stupidi pensieri sul gusto. A stare qua mi stavo rimbambendo, non era il vero me che pensava così, ne sono certo.
"Niente." Risposi.
"Bene." Dopo questo breve scambio di battute si rigirò, e continuò a cucinare.
Percorsi con lo sguardo il suo corpo, e ghignai quando arrivai al suo fondoschiena.
Mi ricomposi presto, e cominciai a giocherellare con la forchetta.
 
POV MIKY
 
Cucinavo, e sentivo il suo sguardo pesare su di me. Il fatto che stesse li, dietro di me, in silenzio, mi fece sorridere. Forse, era lo strano modo di chiedere scusa, Made in Uchiha.
Mi girai, lo guardai, e lui, senza capire spostò lo sguardo su di me, in modo interrogativo. Lo fissai un po' negli occhi, con espressione fredda, o per lo meno, più fredda che riuscivo, e poi mi misi a ridere.
Nei suoi occhi brillò per un attimo una leggera confusione, che poi sparì, ritornando al solito e indecifrabile clima.
Quando tutto fu pronto, ci sedemmo a mangiare, in silenzio.
A metà della cena, alzai lo sguardo su di lui.
"Se non sei d'accordo su qualcosa, dillo invece di provare a uccidermi." Lo guardai, ma nella mia espressione e nel mio tono, non c'era alcuna colpa.
Lui incrociò il suo sguardo col mio, e poi ritornò a mangiare. Ero certa che in realtà, avesse perfettamente capito il concetto. Sorrisi.
Finita la cena, andammo ancora in sala. Lui sul suo divano e io sul mio.
Passammo la sera così, zitti, nel tentativo di seguire il film che avevano mandato in onda.
Era da circa un'ora che sbadigliavo senza sosta, e dopo l'ennesimo sbadiglio, decisi di andare a dormire.
"Buonanotte Uchiha." Lo guardi con un sorriso leggero stampato in faccia.
"Mmh." Non mi guardò, e non mi rispose, ma a me bastò quello.
"Certo, anche io ti voglio bene." Risi e andai verso la camera.
Nel riflesso del quadro che portava al corridoio, vidi dapprima la sua espressione stupita rivolta verso di me, che subito dopo si trasformò in un ghigno divertito.
Ghignai anche io, dalla mia parte.
Forse, ero davvero riuscita a smuovere qualcosa dentro al freddo Vendicatore.
 
 
 
PICCOLO SPAZIO AUTRICE
Scusate il ritardo assurdo! Perdono perdono perdono! *chiede scusa in ginocchio*
Spero vi piaccia questo capitolo, partorito dal mio povero cervellino fuso a causa del caldo!
Comunque, se commentate, vi daremo un omaggio, fino esaurimento scorte! (Non contate il fatto che le scorte siano già finite… ehehehe!)
Se avete domande di qualsiasi tipo, scrivete una recensione piccina picciò, e noi saremo felicissime di rispondervi! Grazie mille anche solo perché perdete tempo a leggere questa fanfiction delirante! Vi faranno santi, promesso!
Buona giornata a tutti belli! Alla prossima! Adios!
 

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