Via da Las Vegas?

di Jessica Fletcher
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Se non avessi te ***
Capitolo 2: *** Chiudi la porta ***



Capitolo 1
*** Se non avessi te ***


via da las vegas?

Via da Las Vegas?


Se non avessi te

Di solito, quando Nick aveva il turno di notte, rientrava a casa appena un'ora prima che Anna si alzasse per iniziare la giornata, preparare Tommy, che ormai aveva quasi due anni di età, portarlo all'asilo e recarsi al lavoro.
Certe volte Nick la trovava già sveglia e avevano un'intera ora per stare insieme, per parlare o per fare l'amore; certe volte la trovava profondamente addormentata, così si coricava accanto a lei, la prendeva fra le braccia e, piano piano confortato dal tepore del corpo della sua compagna, si addormentava anche lui. E lei si svegliava fra le braccia del suo uomo. Nonostante le dispiacesse, poi, doverlo lasciare, Anna diceva spesso che non riusciva a ricordare risveglio migliore di quello.

Ma quella mattina, alle sette esatte, ora in cui lei, di solito, si alzava, di Nick non c'era nessuna traccia; né aveva lasciato un messaggio sulla segreteria telefonica o un SMS nel telefonino. Anna era lievemente preoccupata, non era da lui, non avvisare che avrebbe fatto tardi, per lavoro o per altri motivi.
Decise comunque di non allarmarsi eccessivamente, almeno per il momento, e magari di provare a chiamarlo al cellulare  (di sicuro avrà le sue buone ragioni). Provò una prima volta proprio appena prima di uscire fuori casa ma l'unica risposta che ricevette fu la voce metallica dell'operatore che la informava che il numero era "momentaneamente irraggiungibile"....beh, si stava facendo tardi e lei rischiava di non arrivare in tempo al lavoro. Avrebbe riprovato più tardi.

Provò più volte quella mattina a telefonare, ma il telefono squillava a vuoto, senza risposta. Allora provò al telefono fisso, al centro operativo della CSI e  una voce rispose: quella di Sara.
Sara Sidle, vecchia collega ed ottima amica di Nick ("quasi una sorella" diceva lui) le stava parlando dall'altra parte della linea: "No, non ti preoccupare, Anna. Nick sta bene, non c'è nessun problema. E' molto impegnato, però, e non si trova qui, al momento. No, tranquilla, sta lavorando. Se vuoi ti faccio richiamare.....No? Dici che non importa? Va bene. Tranquilla che quando abbiamo finito te lo mandiamo a casa. Sì, dai un bacino a Tommy da parte della zia Sara, Ok? Ciao Anna. Ciao"

La giovane donna si tranquillizzò, dapprima, a quelle parole, rimase, però, in lei una certa ansia. Sapeva benissimo che, fino a che non avrebbe visto Nick o udito la sua voce al telefono non sarebbe stata tranquilla.

Dopo un'intera giornata trascorsa sui carboni ardenti, cercando di fare le solite cose di tutti i giorni e, soprattutto, di prendersi cura del piccolo Tommy senza fare trapelare la sua preoccupazione; quella sera quando, dopo avere dato la cena al bambino e averlo fatto giocare per un po', stava per metterlo a letto Anna sentì la porta di casa aprirsi. Lo riconobbe immediatamente dal rumore di passi (finalmente!!! che sollievo!). Si recò all'ingresso per dargli il benvenuto e....ci rimase di stucco.

Nick aveva l'aria stanca ed abbattuta ma non era questo che aveva colpito maggiormente Anna,  quello che veramente le aveva fatto una brutta impressione era il volto del suo compagno. Aveva un grosso livido sullo zigomo destro, il labbro spaccato e l'occhio sinistro gonfio e cerchiato di nero.
"Nicky, ma che ti è successo?" gli chiese "come hai fatto a ridurti così?"
Lui la guardò con un'aria fra il colpevole ed il dispiaciuto;
"Annie....ehm....vedi...ieri sera mi sono ubriacato. Sono uscito dalla centrale pieno di rabbia e di rancore e ho pensato bene di affogare i miei problemi nell'alcool. Dovevo essere veramente sbronzo, tanto che sono stato fermato da una pattuglia notturna della polizia. Ho resistito al fermo, anzi, direi piuttosto che ho dato in escandescenze, li ho di sicuro insultati. E loro non hanno fatto complimenti, mi hanno gonfiato di botte e mi hanno messo al fresco per alcune ore. Poi è venuta Sara a tirarmi fuori: mi ha detto che dovevo mettermi al lavoro immediatamente, avevamo grossi problemi, noi della Scientifica."
Continuò raccontandole del rapimento della nipote di Russel, il loro supervisore, del ferimento del loro capo, Ecklie, del caso di omicidio che avevano dovuto risolvere e delle ripercussioni che tutte queste cose avevano portato su di loro.
"E lo sai, Annie, lo sai chi c'è dietro a tutti questi casini? chi ha rapito la piccola, chi ha ferito Conrad quasi a morte? chi ha continuato dalla prigione a comandare il suo giro di poliziotti corrotti e a ordinare omicidi come se niente fosse? lo sai, Annie, eh?"
"No, non lo so....come potrei? Nicky, calmati, per favore. Mi fai quasi paura"; il giovane agente aveva lo sguardo spiritato ed era rosso in viso dalla collera;
"McKeen, c'era dietro a tutto questo! L'uomo che ha ucciso Warrick!"

A queste parole Anna si sentì gelare il sangue nelle vene.
Non aveva mai conosciuto Warrick Brawn, sapeva però che lui e Nick erano stati molto uniti, un sentimento fraterno fortissimo li aveva legati per anni. E sapeva che, quando l'amico e collega era stato ammazzato da quel vice sceriffo corrotto, Nick  aveva sofferto enormemente, era andato vicino a perdere la testa ed era caduto in depressione.

- "Si volevano un gran bene" le aveva detto una volta Catherine mentre parlavano di Nick e dei fatti della Scientifica di Las Vegas "c'era fra loro due un qualcosa di speciale che andava al di là della semplice amicizia. Era come se si completassero a vicenda: il temerario, ribelle Warrick e l'emotivo, sensibile Nick. Quando Warrick è stato ucciso, probabilmente Nick ha sentito mancare una parte di se e non ha retto...sono stati giorni molto penosi per lui. Per lui e per noi che non sapevamo come confortarlo e che già soffrivamo tanto per conto nostro.  Tu lo hai aiutato molto ad uscirne, lo sai questo?"; ad Anna non era rimasto altro che annuire e pensare che così si era aggiunta un'altra tessera al quadro complicato che componeva la personalità del suo uomo.-

Già, il suo uomo che ora stava davanti a lei, lo sguardo colmo di rabbia e i pugni chiusi così fortemente che le nocche gli stavano diventando bianche (finirà con impiantarsi le unghie nel palmo, se non lo fermo), Anna prese le mani di Nick nelle sue e, piano, gli aprì i pugni facendo scivolare i propri palmi contro quelli di lui per poi intrecciare insieme le loro dita. Ma egli si liberò con uno strattone dalla presa e si allontanò per entrare in camera da letto sbattendo forte la porta.
Tommy incominciò a piangere "Papà..." disse con tono lamentoso (bella roba, Nicky, hai  spaventato nostro figlio!);
"
Vieni piccolo, che la mamma ti prepara per andare a nanna e ti racconta una bella fiaba per addormentarti" disse poi al suo bambino prendendolo in braccio e cercando di rassicurarlo.
Le ci volle tuttavia un bel po' per farlo addormentare; il piccolo era stranamente agitato quasi percepisse l'atmosfera tesa di quella strana sera, e non gli bastò la solita fiaba, ma gli ci volle una dose doppia di coccole per farlo rilassare. Alla fine, però, sbadigliò, poggiò il capo sul cuscino e, stanco, si addormentò.

Anna uscì dalla cameretta del figlio per rendersi conto che di Nick non c'era nessuna traccia in giro e che la porta della camera era ancora chiusa: probabilmente lui stava ancora segregato là dentro. Risolutamente decise di entrare nella stanza.
Lo trovò disteso sul letto, sul copriletto, la schiena appoggiata alla spalliera, si era tolto le scarpe ma aveva ancora i vestiti addosso e l'aria funerea;
"Nicholas!" lo redarguì (e quando lo chiamava col suo nome per intero, voleva dire che era incacchiata a bestia) "si può sapere che cosa ti salta per la testa? Non ti ho mai visto agire così! Hai spaventato nostro figlio, mi ci è voluto un sacco di tempo per calmarlo e farlo dormire! Che cos'hai? Cosa ti succede stasera?";
"Che cosa ho? Vuoi sapere che cosa ho?...ah....LEI VUOLE SAPERE CHE COSA HO!!!"quasi senza accorgersene aveva alzato la voce ;
"Ssstt....Nicky, piano, abbassa la voce, svegli Tommy....con la fatica che ho fatto per farlo addormentare! Nicky, Nicky vedi di calmarti. C'è qualcosa che ti turba? dimmelo. Non tenerti tutto per te!";
Lui rimase per un attimo in silenzio, abbassò la testa, prese fiato e poi continuò a voce più bassa;
"Scusami, non mi sono reso conto che stavo urlando. Che cosa ho mi chiedi.....ho che non credo più in niente, meno che mai nel lavoro che faccio. Ho che non so più che cosa sia la giustizia e che cosa ci sto a fare nella polizia se, poi, le persone che riesco ad arrestare continuano a farsi i fatti loro e ad uccidere come se niente fosse. Ho che sono stufo e arcistufo di rischiare tutti i giorni la vita per niente ed in cambio di un stipendio da fame. Ho che .......che non so più nemmeno io chi sono e che ho una voglia matta di lasciare tutto e tutti: Las Vegas, l'unità scientifica, la polizia ...ogni cosa tranne.... tranne te e il nostro bambino.....voi non vi lascerei mai, vi amo più che la mia stessa vita, lo sai. Per il resto ....." e  Nick tacque, profondamente abbattuto, scuotendo più volte la testa.
Anna sedette sul letto accanto a lui, come lui appoggiò la schiena alla testiera, lo guardò e gli chiese:
"Che cosa vorresti fare?";
"Non lo so, proprio non ne ho idea. Temo di non essere certo più di nulla, ormai, tutte le mie convinzioni sono crollate; non so più nemmeno chi sono o cosa sono.....aiutami, Anna, aiutami tu perché io.....questa volta non so proprio come uscirne, proprio non lo so!!!"; Nick sospirò penosamente, nascondendosi il viso fra le mani;
"Ssssh, tranquillo; vedrai che ne usciamo, insieme ne usciamo, c'è sempre una soluzione.....vieni qui" e lei mise un braccio a circondargli le spalle e lo attirò verso di se in modo che lui potesse poggiare il capo sul suo seno.
Lo sentiva rigido fra le sue braccia, come se la tensione nervosa avesse raggiunto il massimo e lui non riuscisse proprio a rilassarsi. Cominciò ad accarezzarlo lentamente, sfiorandogli i capelli, il volto, le mani, a massaggiarlo piano sulle spalle; tutto questo senza parlare, senza dire niente perché, in certe circostanze, le parole sono di troppo. Ma fare sentire la propria presenza, il proprio appoggio e il proprio affetto è fondamentale.

Nick si abbandonò alle carezze e ai massaggi della sua compagna e, piano piano, incominciò a rilassarsi; chiuse gli occhi, non per dormire, ma per assaporare meglio quella sensazione di benessere che, nel silenzio della stanza, cominciava a diffondersi nel suo corpo. (Come farei, cosa farei se non avesse lei, ora, qui con me? Cosa farei se fossi tutto solo, in casa....solo con la mia delusione?). Non ci voleva pensare, non riusciva nemmeno a pensarci, ad immaginare se stesso senza Anna. Lentamente si rese conto che la sua inquietudine si stava attenuando, che la rabbia stava lasciando il posto a una grande malinconia; non si mosse, però, rimase fermo in quella posizione, fra le braccia amorevoli della sua donna, rasserenato, pur con i suoi problemi, dal fatto di essere lì con lei.

Fu solo dopo parecchi minuti che Anna gli parlò nuovamente:
"Va un po' meglio, adesso?";
"Sì, grazie Annie, grazie" non aggiunse altro ma alzò il viso a guardare la sua compagna e i suoi occhi esprimevano più di mille parole;
"Sai cosa potremo fare?" disse invece lei "potremmo prenderci qualche giorno di vacanza e andarcene via per un po'. Potremmo portare Tommy a vedere le Montagne Rocciose, poi andare a trovare i tuoi genitori, a Dallas, di sicuro saranno entusiasti di potersi godere il loro nipotino: lo vedono così poco. Tu staccheresti la spina, come si suol dire, e potresti valutare con calma la situazione e, se proprio decidi di lasciare la polizia di Las Vegas, incominciare a vagliare qualche alternativa; comunque, un po' di riposo farebbe bene ad entrambi....che ne dici?"

Nick rimase un po' a pensarci valutando i pro e i contro. Se da un lato non gli sarebbe dispiaciuto staccare almeno per un po',  levarsi da quella situazione che lo turbava così tanto, e godersi la sua compagna ed il loro bambino per qualche giorno, dall'altro aveva paura che suo padre si potesse accorgere che qualcosa in lui non andava e ritornare alla carica col proporgli di lavorare a Dallas presso il Procuratore Distrettuale. Certo, lasciare la Scientifica, avrebbe comportato doversi cercare un altro impiego ma lui non era il tipo da farsi raccomandare, meno che mai dal proprio padre, anche se, ora che era padre lui stesso, capiva che non poteva più permettersi di fare tanto lo schizzinoso. Tuttavia, in cuor suo, avrebbe preferito fare il lavapiatti piuttosto che il  raccomandato-figlio-di-papà. D'altro canto aveva nostalgia dei suoi genitori e dei suoi fratelli: era un po' di tempo che non li vedeva e gli sarebbe piaciuto tanto passare un po' di tempo con loro....(ma sì....sia quel che sia! Tanto peggio di così non posso stare!)

"Si potrebbe fare.... hai avuto una buona idea." rispose, quindi alla sua compagna;
"Non mi sembri tanto convinto";
"No...è che...." Nick le confidò i suoi dubbi, ma concluse "alla fine, però, penso che abbia ragione tu"
"Allora partiamo?" chiese lei
"Sì, andiamo, pensi che ce la facciamo a organizzare in....diciamo un paio di giorni?";
"Penso proprio di si";
"Okay," disse lui con un mezzo sorriso, poi, guardandola più intensamente "Annie, cosa farei se non avessi te?";
"Non lo so....e non ci voglio nemmeno pensare. Di sicuro ti troveresti qualche stangona bionda che ti farebbe impazzire a letto e fuori...Ma non ti libererai di me facilmente, sappilo!" la donna ridacchiò  brevemente. Lo guardò con dolcezza, rattristata da quel viso ammaccato e da quegli occhi malinconici e continuò "e adesso andiamo a vedere cosa si può fare per quei lividi".

Gli sfiorò con delicatezza lo zigomo e l'occhio pesto, si alzò dal letto, si recò vicino a lui per prenderlo per mano e esortarlo ad alzarsi.
"No, non ancora! Vieni qui, abbracciami ancora per un po'. Ne ho bisogno" disse Nick, e, afferratele entrambe le mani, la attirò a se per riportarla sul materasso. La baciò, a lungo, con una forza che quasi lo stupì, date le condizioni del suo labbro; ma la ferita non importava, non ne sentiva quasi più il dolore.
I lividi potevano aspettare; ora quello che contava veramente era stare lì con lei, tenerla stretta e sentire che lei, a sua volta lo strigeva forte. Percepirne la presenza e il calore del suo corpo rappresentavano la migliore cura per lui.

Rimasero per parecchio tempo abbracciati l'uno all'altra, in silenzio, senza  quasi muoversi. Forse dal giorno successivo la loro vita sarebbe stata diversa,  ma cosa importava  fintanto che erano insieme?


E, eh; leggero momento di crisi...ma loro sono più forti di ogni avversità.
Questo è il primo capitolo, contiene spoiler sul finale di 12sima e inizio di 13sima stagione ed è, come dire, l'introduzione alla parte più interessante della storia che vedrà Nick ripensare alla propria vita  e al proprio passato.
Nel secondo capitolo vedremo la famiglia di origine di Nick e ci sarà anche un po' di spazio per il baby Tommy che, ormai, ha quasi due anni.

Non so se le Montagne Rocciose siano la scelta migliore per portare in vacanza un piccolino di due anni, ma sono la prima cosa che mi è venuta in mente e comunque l'unica cosa più o meno di strada fra Las Vegas e Dallas.  Comunque la location non è importante ai fini dello svoglimento della storia.

Dedicata (naturalmente) a Mick e Rosalie, che adorano questa coppia che ho creato, ma siete benvenuti ed invitati tutti a leggerla e a commentarla.

Bacioni
Love
Jessie


PS: ma non è che sto diventando un po' ripetitiva?

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Capitolo 2
*** Chiudi la porta ***


per fare un uomo

Via da Las Vegas?

Chiudi la porta


I giorno passati nel Parco Nazionale delle Montagne Rocciose, furono un vero sogno. Finalmente, lontani da quella città caotica e problematica che era Las Vegas, Nick, Anna e Tommy, si godettero al meglio le sospirate vacanze.

(Potesse essere sempre così) si ritrovò a pensare Anna, un pomeriggio mentre se ne stava distesa a prendere il sole: sdraiata su di un plaid steso sul in mezzo a una radura, tutto intorno totale silenzio ad eccezione dei rumori delle bestiole del bosco e dello scorrere dell'acqua del ruscello lì vicino, teneva gli occhi chiusi e si sentiva rilassata ed in pace col mondo come non mai.
A un certo punto sentì una vocina provenire da poco lontano seguita da una voce di uomo "Guarda, Tommy: la mamma sta dormendo. Ora la andiamo a svegliare".
Si sentì un rumore di piccoli passi e ......
...."Mama? ca fai?" ritornò di nuovo la vocina;
Anna sospirò e si alzò sui gomiti, il suo bimbo la stava guardando: gli occhietti castani, furbi, la scrutavano attentamente mentre le manine le accarezzavano il viso;
"Niente, topolino mio. La mamma stava cercando di riposare";
"Ah" fu la risposta; nel frattempo lei si era alzata a sedere e aveva preso il piccolo in braccio, il bimbo le si era stretto addosso, gli piaceva tanto prendere le coccole della sua mamma.....
Anna, ridendo, aveva cominciato a "spupazzarselo": gli massaggiava il pancino, gli accarezzava le belle gambotte cicciottelle e le braccia, altrettanto cicciottelle. Tommy se la stava godendo un mondo, ma solo quando lei cominciò letteralmente a divorarlo di baci,  lo spasso del piccolo raggiunse veramente le stelle.
"Oh, ma che bel quadretto!" Nick si era inginocchiato davanti a loro e li stava guardando come ammaliato;
"Ciao, bellissimo" lo saluto la sua compagna e lo guardò bene: era veramente il più bell'uomo che ella avesse mai conosciuto. In quel momento mentre lo osservava così abbronzato, rilassato, sorridente gli sembrò di rivedere il ragazzo di cui si era innamorata qualche anno prima.  Lontano da Las Vegas, dal lavoro, dalle sue delusioni, Nick stava , seppur lentamente, ritrovando il suo vero carattere, quell'indole buona, generosa, fondamentalmente ottimista che, nonostante le dure prove cui la vita lo aveva sottoposto negli anni, non l'aveva mai veramente abbandonato.
Lui le sorrise, le mise una mano a cingerle la nuca, la attirò a se "Ciao, dolcezza" le disse  e le posò un piccolo bacio sulla fronte, poi spostò appena il capo per baciarla sul serio, sulla bocca, con tutti i carismi di un vero bacio d'amore.
"Papà, ca fai ala mama?" chiese Tommy, curioso.
"Questo, piccolo Tommy, si chiama bacio e se lo danno le persone che si amano veramente, come me e la tua mamma. Ora sei troppo piccolo ma, fra qualche anno, baciare le ragazze ti piacerà moltissimo!" rispose ridendo suo padre "ricorda però che un bacio, un vero bacio deve essere dato solo per amore...e non permettere mai a nessuno di baciarti se tu non lo vuoi, d'accordo?"
Nick, forse non se ne era accorto, ma due paia di occhi lo stavano fissando intensamente: Tommy lo stava guardando incuriosito e forse un po' perplesso, era troppo piccolo per capire, ma Anna lo guardava con aria preoccupata. Lui le aveva detto, una volta, di essere stato molestato sessualmente da piccolo dalla baby sitter, ma lo aveva solo accennato, senza soffermarsi nei particolari. Lei gli aveva lasciato la sua privacy e da allora non ne avevano più parlato apertamente, solo che ogni tanto se ne usciva con queste frasi che la lasciavano spiazzata e le facevano capire quanto quell'episodio della sua vita continuasse a turbarlo.

Facendo finta di niente la ragazza indicò il sole al tramonto dicendo "Guardate che bello!": il cielo si stava tingendo di arancione e le poche nuvole prendevano una colorazione rosa acceso:
"Bello, sì" rispose Nick;
"Beo" fece eco Tommy con l'espressione estasiata di chi vede per la prima volta i veri spettacoli della natura;
"Questo posto è un vero paradiso" riprese lei "vorrei che questi giorni durassero per sempre......ma non si può stare per sempre in vacanza....." sospirò; poi proseguì "domani, Tommy, andiamo dai nonni: da nonno Bill e  nonna Gillian; sei contento?!
"" rispose il piccolo per il quale la parola nonni non voleva dire altro che una dose supplementare di coccole e vizi. Nick, invece, diventò improvvisamente serio e pensieroso.

Il giorno dopo, verso sera, arrivarono a Dallas. Non appena ebbero parcheggiato la  Ford Focus di Nick davanti al ranch in cui abitavano i suoi genitori, questi uscirono fuori a dare loro il benvenuto.
"Ah, Poncho" disse il babbo di Nick dando una pacca sulla schiena al figlio "che gioia vederti. Ti trovo bene!"
Iniziarono così una serie di saluti e convenevoli nei quali i coniugi Stokes si raccomandarono ad Anna affinché li chiamasse per nome e non signore e signora ("Siamo semplicemente Bill e Gill e puoi, anzi devi, darci del tu"). Tutto sembrava andare per il meglio ma, al momento di parlare della sistemazione della giovane coppia,  iniziarono i primi problemi.
"Voi due, dormite insieme?" chiese la madre di Nick, un po' ingenuamente;
"Certo mamma. Conviviamo da tre anni, abbiamo un figlio.....è ovvio che dormiamo insieme."
"No facevo solo per dire....pensavo che.....no vabbè, ok. Allora vi sistemo nella stanza degli ospiti....la tua vecchia stanza, Nick, è troppo piccola"
Nick sbuffò, suo padre alzò gli occhi al cielo, poi gli disse "Non mancare di rispetto a tua madre, figliolo";
"Ma io non le ho mancato di rispetto....è solo che mi sembra così chiaro!"
"Qui nel Texas siamo un po' all'antica......"

La discussione finì lì, ma a cena, davanti a tutta la famiglia, fratelli e sorelle di Nick con i rispettivi consorti e figlioli compresi, riunita saltò fuori la fatidica domanda:
"E voi due, quand'è che vi sposate?"
"Mai" rispose laconico Nick, già pronto ad infuriarsi;
"Aspetta, Nicky" intervenne Anna "lasciami spiegare. Vedete, io amo Nick sopra ogni altra cosa e so che per lui è lo stesso. Noi ci siamo giurati amore eterno in una stanza di ospedale il giorno in cui è nato Tommy, per i nostri cuori è come se fossimo sposati. Niente potrà cambiare questo e non ci serve la benedizione di nessun prete o reverendo e nemmeno la ratifica di un giudice di pace. Viviamo in una città dove il matrimonio è diventato un marketing, se non una burla; noi abbiamo deciso di essere diversi da quelli che vediamo tutti i giorni arrivare a Las Vegas, perché noi ci amiamo sul serio.  E sarà per sempre. Il nostro bambino non è un incidente di percorso, ma il frutto del nostro amore. Anche se non lo abbiamo pianificato lo abbiamo aspettato come un dono fin dal giorno in cui abbiamo saputo che sarebbe arrivato, e non era stato un giorno facile per nessuno di noi due. Nicky non è mio marito, è molto di più: è il mio compagno per la vita e, spero, anche oltre; è parte di me stessa: senza di lui sarei incompleta; è la luce di miei giorni, il mio conforto quando sto male o sono triste, e, infine ma non meno importante, è il padre di mio figlio. Lui è il mio tutto e va bene così. Questo è quanto, non credo di dovere aggiungere altro"
Alle parole di Anna seguì un silenzio assoluto, Nick le prese la mano e le baciò il palmo, lei si voltò a guardarlo: i suoi occhi erano lucidi:  lo aveva commosso.
"Lo sai, Nicky, lo sai che è vero" gli sussurrò
"Sì però sentirselo dire così, stasera davanti a tutti......non lo so, mi ha spiazzato" le baciò nuovamente il palmo della mano per poi tenerla fra la sua per alcuni minuti.

Più tardi, mentre gli altri stavano chiacchierando e bevendo caffè e bourbon, la giovane coppia uscì sul patio:
"Grazie Annie, per quello che hai detto prima a cena; hai saputo trovare le parole giuste";
"Spero che adesso ci lascino stare";
"Vedi qui nel Texas sono tutti estremamente conservatori, tutti per Dio e la Patria. Quelli come noi sono considerati peccatori"
"Peccatori eh....sapessi quanto mi piace fare peccato con te!"
Nick scoppiò a ridere "Piace anche a me, da impazzire!" poi si fece serio, la prese fra le braccia e la baciò molto romanticamente al chiar di luna.

Dopo quella sera nessuno osò dire nulla sullo stato sociale della giovane coppia (speriamo che abbiano capito)  pensava Anna ancora dubbiosa e il giorno dopo fu come se niente fosse accaduto: i nonni coccolarono e viziarono il piccolo Tommy, il quale in quelle occasioni era ancora più adorabile del solito, Nick e Anna  si dedicarono a esplorare i dintorni a cavallo.

Il pomeriggio del terzo giorno mentre tutti erano in piscina a prendere il sole e sguazzare nell'acqua, Nick si trovò solo in casa a passare davanti alla porta della sua cameretta da ragazzo. Quasi meccanicamente aprì la porta ed entrò.

Inizialmente fu sorpreso e deliziato al tempo stesso per avere trovato ancora ogni cosa così come l'aveva lasciata anni prima: il poster di Springsteen alla parete,  il pallone da rugby nell'angolo della libreria, tutti i suoi  dischi, i suoi libri, i suoi fumetti...entrò, cominciò con lo sfiorare ogni cosa e, all'improvviso, fu come un flash.  Vide se stesso steso su quello stesso letto mentre quella stronza bastarda gli rubava l'innocenza, poi si rivide umiliato, sconfitto, sporco dentro, seduto in quell'angolo ad attendere il ritorno della propria madre con  le lacrime agli occhi e sperando ardentemente che "quella" non lo cercasse un'altra volta .
Ricordò come avesse giurato, quella sera stessa, che, da grande, avrebbe fatto tutto il possibile per cercare di proteggere i più deboli e gli innocenti affinché non succedesse ad altri di doversi sentire come si era sentito lui: completamente alla mercé di persone malvagie e senza scrupoli. Per questo aveva studiato criminologia, per potere diventare poliziotto. Gli venne alla mente la faccia stupita di suo padre quando lui gli aveva comunicato quali studi aveva scelto. Il Giudice Stokes aveva tanto sperato che il minore dei suoi figli studiasse giurisprudenza e seguisse le sue orme professionali ed invece.....valli a capire questi figlioli! Aveva comunque fatto buon viso a cattivo gioco e si era fatto promettere da Nick, che, una volta laureato, si sarebbe impiegato come esperto criminologo presso il  Procuratore Distrettuale.....invece mi sono arruolato in Polizia e sono andato a Las Vegas....povero Cisco, che delusione deve essere stata per lui.

Già, Las Vegas......come in un sogno, Nick rivisse i primi giorni del suo arrivo in Las Vegas, l'incontro con quella città così grande e così "strana", i primi giorni al lavoro presso la Scientifica, l'incontro con Warrick che lo aveva preso subito in simpatia e voluto come amico, l'affiatamento con Catherine che era la prima donna, oltre a sua madre,  della quale si era fidato ciecamente sicuro che non l'avrebbe mai tradito. E poi, i suoi giorni difficili: lo stalker, il rapimento, la morte di Warrick....e ogni volta aveva trovato qualcuno, alla scientifica, disposto ad aiutarlo, a cercare di capirlo ....e non poteva lasciarli ora che avevano più bisogno di lui. Non poteva abbandonare tutto quello in cui aveva creduto e per cui aveva lottato. Perché se lui avesse mollato, in quel momento, allora le forze del male l'avrebbero avuta vinta: sarebbe stato come se Warrick fosse vissuto invano, come se fosse morto invano e questo lui non lo poteva permettere.

Mentre era così assorto nei suoi pensieri, non si era accorto che qualcuno era entrato nella stanza e ora stava  proprio davanti a lui.
"Problemi, Nicky?" chiese Anna scrutandolo con fare indagatore;
"No, stavo solo pensando. Perché me lo chiedi?";
"Non so.....hai una faccia strana";
"Non erano pensieri del tutto piacevoli....ma sono passati. Vieni qui" la prese fra le braccia per baciarla, dolcemente, sulle labbra. Fu un attimo e si ritrovarono totalmente presi uno dell'altra e il bacio divenne sempre più appassionato, tanto che non si accorsero nemmeno che la porta si era aperta;
"Poncho!" il babbo di Nick stava fermo sulla soglia, la mano sulla maniglia, l'aria imbarazzatissima "oh, scusate.....volevo dire a Poncho....ehm a Nick che ho parlato col Procuratore Distrettuale e che lo vorrebbe vedere domani mattina alle 10 in punto";
Nick si volse verso suo padre, le mani sempre posate intorno alla vita di Anna e gli disse, sicuro, "Non importa, Cisco, non serve.....mi dispiace che ti sei stato tanto a disturbare ma.....domani mattina noi ce ne torniamo a Las Vegas; non lascerò mai la Scientifica, non finché l'età, le forze e la salute mi daranno la possibilità di andare avanti. La mia vita è a  Las Vegas e io sono profondamente e totalmente un poliziotto; aiuto chi ne ha bisogno e sono felice così."
(Evvai!) pensò Anna ma non disse niente: la sua espressione, però valeva mille parole.
"Beh" proseguì Bill "capisco....strano mi sembrava che ti avrebbe fatto piacere rimanere qui a Dallas. Okay, adesso vi lascio soli" indietreggiò fino a fuori dalla stanza e chiuse  la porta dietro di se.
"Lo sapevo, lo sapevo che non avresti mai lasciato Las Vegas e la Scientifica!";
"Non potrei mai lasciarli....sono come una seconda famiglia per me: fermo restando che la mia vera famiglia, adesso, è quella che ho creato con te e Tommy. Amo i miei genitori, come è giusto che sia, ma non posso tornare a vivere a Dallas, non posso e non voglio tornare indietro. Non posso rinnegare me stesso.....";
Nick tacque per alcuni secondi poi continuò "Grazie Annie";
"E di che cosa, questa volta?" la ragazza era stupita, questa volta non aveva detto o fatto niente;
"Di tutto: di essere sempre al mio fianco; di sapermi capire più di quanto, certe volte, non ci riesca io stesso; di essere entrata nella mia vita al momento giusto; di amarmi per quello che sono realmente senza volermi diverso; di sapere quando è giusto parlare e quando è giusto tacere; di starmi ad ascoltare sempre senza per questo forzarmi a parlare di cose che preferirei dimenticare" e qui Nick ebbe un brivido "di tutte questa piccole importantissime cose ti sarò eternamente grato .....e ora.....ricordi per caso cosa stavamo facendo prima di venire interrotti da mio padre?"
"Ricordo sì" Anna si mise a ridere davanti all'espressione maliziosa di Nick " tu mi tenevi per la vita, poi avevi questa cosa qui" e con un dito gli sfiorò le labbra "sulla mia bocca e poi....."
E poi non riuscì a finire la frase perché lui la stava baciando appassionatamente.
"Ho voglia di fare l'amore con te" disse poi;
"Ora, qui?";
"Perché no? Ti desidero immensamente";
"Ti desidero tanto anch'io......ma prima....chiudi la porta a chiave!".



Non sia mai che entri qualcuno!!!!!

Ok, la fan fiction finisce qui, prima di lasciarci però penso di dovere un paio di spiegazioni. Nella 12 stagione (che va in onda a partire da domani 3 giugno su Italia1) effettivamente a un certo punto Nick pensa di lasciare la Scientifica....da questo episodio ho preso lo spunto per tutto il racconto.  Ho inserito la famiglia di origine, soprattutto i genitori, pensandola come una famiglia un po' all'antica,  in considerazione soprattutto che nel Texas sono molto conservatori . Il fatto che il padre di Nick non veda di buon occhio il lavoro del figlio e che lo avrebbe preferito impiegato presso il procuratore distrettuale, invece, emerge anche nella vera trama di CSI, se ci si presta una certa attenzione (io me ne sono accorta alla seconda replica).

Il pensiero di Anna sul matrimonio è un po' il mio, o meglio quello che avrei io se vivessi a Las Vegas, mentre per il linguaggio e il modo di fare di Tommy ho preso spunto dal mio bimbo quando aveva due anni.
Per sapere cosa è accaduto il giorno in cui i due hanno saputo di diventare genitori vi rimando alla precedente fan-fiction "Nessun uomo è un'isola", rileggendola mi sono resa conto che non è così violenta come temevo, solo si fa riferimento ad uno stupro ma senza essere troppo espliciti.
Saluto tutti, in particolare Mick e Rosalie che adorano le mie Annick (così ribattezzate da Mick)
aspetto, come sempre recensioni

A presto
Love
Jessie

PS: non ci avevo pensato prima ma sarebbe il caso che vi faccia vedere l'attrice che "presta" il volto ad Anna. Eccola http://stanzedicinema.files.wordpress.com/2010/11/anne-hathaway.jpg?w=753

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