Ma liberaci dal Male

di HypnosBT
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prolgo ***
Capitolo 2: *** I - Senza Vessilli ***
Capitolo 3: *** II - Senza Vessilli ***



Capitolo 1
*** Prolgo ***


Ma liberaci dal Male

 

 

Prologo

 

 

  La luce del piccolo falò proiettava ombre vive sulle tende circostanti.

Il crepitio del fuoco riempiva il vento, arrivando a toccare il cielo privo di astri.

Era un giugno umido e bagnato, isolato da nubi cariche di grandine. I ragazzi avevano deciso di sfidare il tempo: dovevano festeggiare. La scuola era finita, l’immancabile gita sui colli non poteva aspettare.

I giovani erano partiti dal paesino la mattina presto, alla ricerca di un’avventura carica di spensieratezza e divertimento. Avevano colonizzato un piccolo vitigno, costruendo un accampamento che ai loro occhi semplici sembrava una reggia. La giornata era trascorsa piacevolmente, tra canti, risate, bevute e allegri sproloqui. Sul far della sera era iniziato un momento di ebbra riflessione, dove ognuno si impegnava a rivelare un segreto o una speranza. Erano arrivati a raccontarsi utopie e a filosofeggiare sul niente, quando il primo era ceduto ad un sonno profondo. Mano a mano tutti si erano coricati, sbadigliando e barcollando. Tutti meno che Zoe.

  La ragazza odiava l’oscurità. Il buio la disturbava, e la sua idea era di aspettare l’alba.

Perché chiudersi in una trappola di tela colma di insetti, quando poteva godersi l’aria giovane della notte?  

Aveva preso un ceppo e se l’era trascinato vicino alle fiamme luminose; al loro fianco le tenebre non facevano più tanta paura. Le aveva fissate a lungo, ipnotizzata dalla frettolosa danza dell’aria che bruciava.  Si chiese quante volte Arya Stark non aveva potuto accendere un fuoco, per il timore di essere catturata dai Guitti Sanguinari di Lord Bolton; si chiese quante volte il corvo Jon Snow aveva sospirato nell’avvicinarsi ad un fuoco caldo, al di là della gelida barriera; si chiese come si sentiva la rossa Melisandre di Asshai delle Ombre ogni volta che il suo amato fuoco le imponeva un sacrificio di sangue.

  I suoi eroi, figli di una terra inventata.

Le loro sagome correvano veloci di pensiero in pensiero e la seguivano durante tutta la giornata. Zoe avrebbe voluto sprofondare in quelli che erano Westeros e Essos, patria lontana di uomini, draghi e magia.

  Prese una chitarra scordata e cercò di sistemarla, ricordando con un sorriso la bravura di Mance Rayder nel suonare il liuto. Provò a ricreare la melodia delle Piogge di Castamere e il suo pensiero andò alla bellissima regina Cersei e a Tywin Lannister, che quasi la superava in perfidia. Ma non tutti i leoni ruggivano: Tyrion il folletto preferiva leggere e scherzare, come lei. A differenza del fratello, il prode Jaime non era mai riuscito a vincere la dislessia e si era sfogato con la spada. A est di Castel Granito, nelle prigioni della Roccia del Drago, Davos aveva imparato a decifrare i libri per bambini della piccola Shireen Baratheon mentre Stannis era impegnato a fare il re.

  Pensava al suo universo Zoe, e intanto le fiamme si allungavano. Generavano una luce rossa come il sangue di Gendry, scura come il fiato di Drogon.

 Vide il cambiamento e scostò lo strumento. Si avvicinò curiosa al falò, accantonando la preoccupazione. L’elemento ardeva verso la luna ammantata di nuvole nere, espandendosi sempre di più, sempre più in alto. Brillava di un’intensità pericolosa, e Zoe lo capì al volo.

  Prese uno straccio e cercò di spegnere la pira, senza risultati. L’ansia giudò la sua voce:

   «Hey, mi serve una mano! Brucia, brucia tutto!»

  Nessuno si svegliò. Si voltò per chiedere aiuto nella tenda più vicina ma attorno a lei c’era solo un impenetrabile velo nero. Continuò ad urlare, anche se in cuor suo sapeva che nessuno l’avrebbe sentita. Gridava rivolgendosi al buio, spaventata da morire.

  Non vide la trasformazione: alle sue spalle il focolare, lingua dopo lingua, aveva assunto una forma semi umana. La guardava con occhi di porpora, incurante del suo terrore.

  Zoe si girò per cercare dell’acqua e il suo cuore non resse. La ragazza aveva smesso di respirare, una mano posata davanti alle labbra manifestava il suo sconcerto.

  Cos’aveva davanti, un demone, un dio?

Solo la temperatura bollente le assicurava di non vivere un incubo.

Provò a scappare verso lo spesso muro corvino, inutilmente. Il mostro si protese verso di lei e l’afferrò per il polso. Avvolse le sue spire sul braccio, sul collo, sulla vita della giovane. La prescelta non smetteva di lanciare ululati disumani, supplicandolo. Aveva conosciuto il dolore.

  La piccola umana non comprendeva che era tutto fondamentale, che le fenici rinascono dalle proprie ceneri. L’avrebbe imparato presto.

E invece di spiccare il volo Zoe veniva trascinata verso il centro dell’inferno.

Le braccia della creatura la accompagnavano inesorabili alla fine.

Non ebbe neanche il tempo di pregare. Venne risucchiata dal fuoco e cadde, cadde inesorabilmente.

 

 

 

  Zoe si svegliò di soprassalto alle prima luci dell’alba. Cercò con lo sguardo delle ustioni invisibili. Stava bene. Era viva!

Si mise a sedere. Fu un movimento lento il suo, mirato ad ascoltare eventuali ferite.

Quando staccò le iridi dalla pelle pallida il sollievo sparì: dove diavolo era finita?


 

 

 

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Capitolo 2
*** I - Senza Vessilli ***


 

    Un fischiettio si leva dal bosco, la melodia si infittisce tra i rami. Rimbombano le note di tronco in tronco, propagandosi in lontananza, raggiungendo insieme al vento le orecchie di Zoe. Muoversi, correre, chiamare aiuto? Il suono intanto si avvicinava.

    «Se non la smetti di canticchiare quella merda Lannister giuro che ti ficco il mio bastone nel culo»

    «Che profondità Lem, non sapevo ti piacessero i classici»

    «Qua finisce che ci scambiano per Leoni e ci ammazzano tutti, Lem ha ragione, sta un po’ zitto»

    «Chi volete che ci sia in questi boschi? Siamo solo noi, e i pochi disperati che vogliono unirsi alla Fratellanza. Sempre che il Lord della Folgore non li dissangui prima»

    Non poteva essere… Lannister, Senza Vessilli, Dondarrion, Lem… le informazioni collidevano, scontrandosi tra loro senza nessuna logica apparente.

    Zoe aspettava, immobile. La convinzione di essere morta si fece nuovamente largo fra i suoi pensieri, anche se i sette regni non sembravano di certo un paradiso.
Le ossa bruciavano ancora; si mosse e cadde, scomposta, come una disordinata piramide di braci. Il rumore secco dell’aria divorata tra i denti spezzò l’animata discussione dei tre.

    «Avete sentito?»

    «Dannazione, ve l’avevo detto!»

    «Un cervo sarebbe già scappato dopo il baccano che abbiamo fatto»

    «Anguy, stai pronto con l’arco»

    «Si va a caccia» aggiunse Lem, ghignando.

    Se avesse potuto avrebbe urlato con tutto il fiato rimastole. Il dolore acuto degli arti incandescenti, la terribile consapevolezza di essere in un altro mondo e la paura di essere uccisa dal personaggio di un libro si unirono, mescolandosi in un terrore cieco. Forse se l’avessero uccisa sarebbe stata riportata alla propria realtà, come in un brutto videogioco… No, non aveva intenzione di rischiare.
   
    Strisciò verso l’albero più vicino, con i piedi di piombo e la fretta della preda.

    «Là, presto!»

    Era stata vista. La bocca aperta in un respiro affannoso, le mani tremanti aggrappate alla solida corteccia. In trappola, ecco dov’era.
Corsero a circondare l’albero. Poteva sentire i loro passi affondare nel sottobosco e risalire pesantemente, in uno slancio continuo. Si arrestarono, finalmente.

    Solo un tronco a proteggerla dai personaggi che aveva amato…

    «Mostrati immediatamente o sei morto!»

    Poteva alzarsi in piedi e l’avrebbero risparmiata.
Doveva solo fare un passo…
Stese le gambe e le ascoltò prendere fuoco istantaneamente.

 

    Un grido soffocato per il dolore, una lacrima fuggita per la paura: sarebbe morta nei Sette Regni, uccisa dal dolce Anguy.
Quest’ultimo, un ragazzino, non rilevando reazioni iniziò a percorrere la circonferenza dell’albero, fino a trovarsi davanti all’esile figura spezzata. Le gambe diritte davanti a sé, le braccia abbandonate sul grembo, il viso contratto e supplicante rivolto verso l’arciere... Zoe chiuse gli occhi.
   
    La freccia si conficcò sul tronco, a pochi centimetri dalla sua spalla destra.  



 

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Capitolo 3
*** II - Senza Vessilli ***


 

            «E tu chi diavolo sei?» esplose Lem, sputacchiando tra i denti marci.
 
Zoe non rispose. L’uomo fece per bloccarle la gola con il proprio bastone, ma Anguy lo fermò.
 
            «È solo una ragazzina, guardala»
 
            «Pecora, lupo o leone?»
 
            «O forse… un pesce?!» aggiunse maliziosamente Tom Sette, accompagnando al proprio ghigno qualche nota acuta.
 
            «Speri sempre che siano delle fottutissime trote, non ti capisco Sette»
 
            «Non hai mai avuto a che fare con i Tully, tu» rispose Tom in modo pacato, senza abbandonare la propria smorfia sardonica.
 
            Lemcloack si concentrò di nuovo su di lei: «Rispondimi, donna!»
 
Si sforzò di parlare, senza avere idea di cosa avrebbe detto. Un balbettio rauco le scivolò fuori dalle labbra spalancate e si scontrò con le nuove minacce di Lem.
 
            «Falla finita e lascia che parli, la stai spaventando» lo rimproverò Auguy. Prendendo in mano la situazione.
 
            «Qual è il tuo nome?» le domandò avvicinandosi. La ragazza si ritrasse istintivamente, senza nascondere il gemito di dolore.
 
            «Zoe» riuscì a rispondere.
 
            «Perché sei qui, ragazzina?»
 
            «Le fiamme mi hanno portato nel vostro mondo» che cosa stava dicendo? Non avrebbe dovuto confessare la verità. Avrebbe potuto spacciarsi per una bastarda qualunque, una Snow, una Water… «Il fuoco ha incenerito le mie ossa» respirava a fatica, il volto rigato di lacrime secche. L’avrebbero uccisa se non avesse immediatamente inventato qualcosa di convincente, e quella intrapresa di certo non era la strada per la salvezza.
 
            «Vi prego, aiutatemi» concluse disperata, la voce nuovamente spezzata dal pianto.
 
            Un lungo silenzio accompagnò le sue parole.
 
            «Questa è pazza» proclamò Lem, estraendo un piccolo pugnale dal fodero.
 
            «No!» Anguy gli si contrappose velocemente, bloccando la sua avanzata. Zoe aveva sgranato gli occhi.
 
            «Tu le… credi?» chiese disgustato.
 
            «Hai già visto anche tu il Lord resuscitare grazie al fuoco, più e più volte. Non spetta a noi comprendere questa situazione» disse Anguy.
 
            «Introdurresti una spia nel nostro campo, seppur nel nome di un dio?» nemmeno Tom era d’accordo.
 
            «Sarà compito di Thoros decidere il valore di questa testimonianza. Io dico di portarla a lui»
 
            Anguy fissava Lem, che a sua volta fissava la ragazza. Rifletté attentamente. Con un calcio fece volare delle foglie secche sul ventre di Zoe, che si contrasse nuovamente, spaventata.
 
            «La responsabilità è tua. Ficcatelo bene in testa, Arciere» si voltò e fece per andarsene, irato. Tom Sette estrasse una benda e la diede ad Anguy.
 
            «Non temere. Avrai modo di dimostrare la veridicità delle tue parole»
 
             Le fasciò accuratamente gli occhi. Zoe riusciva a sentire solamente l’odore nauseabondo dello straccio calato sul naso.
 
             Cercarono di farla camminare, senza successo. Innumerevoli cadute dopo, qualcuno (forse Lem) la caricò sulle proprie spalle. Nonostante tutto si trovò a sospirare sollevata: stava per incontrare Thoros di Myr.

             Ondeggiando, al buio, Zoe costruì il proprio piano.



 

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