Fall.

di addyson
(/viewuser.php?uid=433951)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologue - you can't ***
Capitolo 2: *** chapter one - too late? ***
Capitolo 3: *** chapter two - treatment ***
Capitolo 4: *** epilogue - without limits ***



Capitolo 1
*** prologue - you can't ***


 
“Appunto, perché doveva accadere.
Vai a capire il destino carogna che ti gioca tiri che mai avresti immaginato e che poi accetti perché ti rendi conto che era inevitabile.”




Louis diede un calcio a un sassolino, il cuore che andava in frantumi mentre guardava la strada. 
Harry era andato via, era andato via da lui. E non era tornato, non era tornato e non gli aveva baciato la fronte dicendo che ce l'avrebbero fatta.
Harry era andato via lasciandogli i ricordi in mano. E Louis ce l'aveva a morte con lui, perché gli aveva promesso che sarebbe restato, sempre e comunque. E invece no, invece era andato via. E non aveva più riempito lo spazio vuoto del letto. 
Louis si ritrovava sempre con il suo profumo incastrato nel cuscino.
Le lacrime che correvano veloci. Le notti in bianco, perché Harry non c'era. No, Harry non c'era più.
 
«Mi piacerebbe Harry. Mi piacerebbe sentirti ancora sulla pelle. Mi piacerebbe passare le notti con te, di nuovo. Non saresti dovuto andare via. Tutti, ma non tu. Te ne sei andato via, e con te me ne sono andato via anche io.» sussurrò Louis, le lacrime che cercava di trattenere, invano. «Avresti dovuto lottare, con me, per me, per noi. Perché avremmo vinto. Se solo tu ci fossi ancora.»
 
La prima volta che Harry baciò Louis, entrambi si sentirono liberi. Liberi di poter vivere. E non gli importava se avrebbero dovuto lottare. Se avrebbero dovuto nascondersi dietro le telecamere. A loro importava soltanto di prendersi per mano, e camminare lungo la strada che avevano scelto. Insieme. E di quello che la gente avrebbe detto proprio no, non importava a nessuno dei due.
Si amavano a tal punto che avrebbero persino sofferto, pur di non perdersi. Pur di amarsi. E Harry amava Louis. Lo amava incondizionatamente. E Louis amava Harry. Lo amava incondizionatamente.
 
Poi, un giorno, Harry se ne andò. Andò via da Louis, così. Senza preavviso. Semplicemente era andato via. E insieme a Harry, il caro, vecchio Louis, quello sorridente, quello sempre felice, era andato via. Per lasciare posto a un Louis con gli occhi scavati. Le labbra gonfie per i troppi sorrisi falsi. Le occhiaie per le troppe notti passate a piangere.
 
 
Louis avrebbe dovuto salvare Harry.
Harry avrebbe dovuto salvare Louis.
Ma nessuno dei due era riuscito a risalire a galla.
Ed erano affogati.
Harry non era riuscito a salire a galla e Louis non era riuscito a salvarlo.
E da quel giorno, Louis affogava ogni giorno. Nei sensi di colpa, nelle lacrime, nel buio, nel dolore. Non sarebbe mai più risalito a galla.



Image and video hosting by TinyPic




spazio autrice.
 
benvenuti nella cucina di bened.. no.
Okay, un po' di serietà dato che questo prologo è altroché che deprimente.
Mi andava da un sacco di tempo di scrivere una cosa del genere.
Non ho molto da dire. Ma sprecate due minuti per recensire. Ci tengo molto.
Questo è niente, è ancora tutto da capire, da decidere. Sarà una ff molto corta, poiché in realtà non c'è nulla da 'dire'. I capitoli non saranno particolarmente lunghi, dato che ho già un'altra Larry da fare in testa.
Se vi è piaciuta, RECENSITE. GRAAZIE. Scusate per eventuali errori ortografici, ma ho poco tempo per rileggere. Comunque l'idea mi piace!
 
-Addy

 

da PensieriParole

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** chapter one - too late? ***


“Io sapevo che eravamo come le nuvole del cielo: si uniscono, ed è pressoché impossibile dire dove cominci l'una e finisca l'altra.”
Mi prometti una cosa?
Dimmi.
Non lasciarmi mai.
Promesso, Louis. Me lo prometti anche tu?
Promesso.
Louis si ricordava ogni mossa, ogni sguardo, ogni sorriso e ogni piccolo gesto.
Quello era lo stesso giorno in cui Harry gli aveva promesso di non lasciarlo mai.
Stronzate.
Le sue erano enormi stronzate, perché lui quella stessa sera era andato via senza tornare.
Bugiardo.
Louis ce l'aveva a morte con lui. Non avrebbe dovuto lasciarlo solo.
Viveva di ricordi.
Di alcool, di fumo e di una lametta.
E poi nient'altro.
Poi non viveva di nient'altro.
Un giorno avrebbe smesso.
Non di fumare; non di tagliarsi; non di bere.
Avrebbe smesso di respirare. Perché era l'unica cosa di cui era veramente stanco.
Louis, ho paura.
Di cosa, Harry?
Che poi mi lasci.
Smettila di dire stronzate.
Ma le stronzate siamo noi, Louis.
E come dare torto a quei due occhi verdi che con uno sguardo ti salvavano?
Le stronzate erano loro due. Ma erano anche l'amore. Erano anche tutto l'amore del mondo.
Accettare il fatto che Harry se ne fosse andato, a Louis risultava troppo difficile.
Quasi come morire.
E mentre, sdraiato sul letto, ricordava ogni singola cosa delle ore che precedevano la scomparsa del riccio, si sentiva mangiare pian piano.
«Torna, Harry. Ti prego» sussurrò Louis.
La tazza di the sul comodino si raffreddava, nel frattempo.
Louis si alzò, lentamente, e osservando la tazza, ricordò un pomeriggio.
Harry, passami la tazza.
No.
Dai.
No.
Passamela.
 
Amami.
Cosa?
Te la passo se tu mi prometti di amarmi fino a quando non ti si lacera il cuore per il troppo amore che mi stai dando.
Harry, sta zitto e passami la tazza.
Promettimelo.
Promesso.
Louis glielo aveva promesso, ma stava ancora mantenendo la promessa.
E adesso stava morendo dalla voglia di poterlo amare da vicino.
Ma Harry non tornava. 
Louis contava i giorni sul calendario, ma Harry semplicemente non tornava da lui.
E se ne stava lassù, nel cielo, in mezzo alle nuvole, agli uccellini che cantavano. In mezzo alla pioggia, alla neve, al vento, al sole. Harry se ne stava là, senza far sapere a Louis che ancora lo amava. Se ne stava là, e Louis lo odiava per questo. Doveva tornare, ma lui no. Lui non tornava mai. 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** chapter two - treatment ***


"Guarda, non devi aspettarlo più. Non tornerà."

Louis si preparò velocemente.
 
Doveva andare da una terapista.
Non n'era preoccupato. In fondo, tutti lo prendevano per pazzo perché da settimane, sentiva Harry.
Lo sentiva. Lui ci parlava. E ogni volta che Louis tentava di spiegare agli altri che Harry era davvero lì, loro lo prendevano per pazzo.
Ma a lui non importava. A lui bastava Harry. 
 
«Resta».
Un giorno dovrò andarmene, e tu ritroverai la tua felicità.
 
Fu la prima volta dopo sette mesi, in cui sentì la voce di Harry, di nuovo.
Non si spaventò; pensò solo di essere diventato matto.
Che i telefilm erano solo finzione. Che una persona non poteva davvero sentire le persone che se n'erano andate.
 
Finché non dovette ricredersi. Perché Harry era lì, giorno e notte. E gli parlava. 
E Louis non aveva veramente bisogno di una psicologa. Perché c'era Harry, con lui.
 
Nonostante questo, quello che i manager consigliarono, era una terapia. Perché Louis era impazzito, totalmente. 
 
***
«Credimi, Louis. Sentire le persone morte non è normale. 
Lei ha solo delle allucinazioni, e le servono delle cure» sorrise.
«Se dovevo venire qui per farmi prendere per pazzo anche da lei, non sarei venuto, mi creda» sbuffò Louis, versandosi un bicchiere di acqua.
«Come può? Deve forse smetterla di pensare a Harry, sa? Poi magari la smette di sentirlo. La sua è come una malattia, e deve andare da un dottore, che le consigli cosa fare. Non può andare avanti pensando che Harry sia ancora qui. Lui non c'è più e lei dovrebbe farsene una ragione» disse, nervosa.
«Come ha detto che si chiama?»
«Meredith».
«Senta, glielo dico sinceramente. Non so chi le abbia fatto venire l'idea di fare la psicologa, ma mi creda, la smetta. Lei vuole solo svuotare le tasche alle persone pensando di sapere di tutto e di più, quando in realtà non sa nemmeno cosa provo. Quindi la smetta. Arrivederla» mormorò Louis, afferrando la giacca e tirandone fuori 50 dollari. «Mi raccomando, con questi si compri una laurea».
E con gli occhi che gli bruciavano e l'anima che andava in frantumi, uscì da quel posto in più fretta possibile. 
Aveva capito che nessuno, sarebbe mai realmente riuscito a sentirsi come si sentiva Louis.
 
***
«Forse dovrei buttarmi da un ponte. Così potrei venire da te e parlarti senza esser preso per matto».
O forse io dovrei andarmene, così tu potresti tornare a vivere.
«Non dire cazzate, Harry, è stupido fare una vita parlando con un morto!»
Infatti! Quando smetterai di pensare a me, io potrò andarmene.
«Ditemi che è uno scherzo. La mia vita sta diventando una sorta di orribile pallottola che mi colpisce ogni volta che apro bocca» urlò. 
Fino a scoppiare a piangere, perché non ce la faceva.
Louis non respirava più.. e avrebbe dovuto lasciare andar via Harry, e dimenticarsi di tutto quello che aveva passato con lui.
Avrebbe dovuto voltare pagina. Ma era difficile, quando il libro stava bruciando nel fuoco di una vita che non era più la sua.
 
 
 
 
spazio autrice.
 
 
E' davvero una caghetta. Cioè, avevo poco tempo e sto scrivendo altre tre ff, quindi, per l'amor del cielo, abbiate pietà. E vi chiedo di recensire, se la leggete, perché mi fareste felici. L'ultima frase è una bomba AHHAHAHAA. Va bene, ringrazio quelle che seguono e recensiscono! Alla prossima!
Vado di fretta quindi non ho riletto, perdonatemi perciò per eventuali errori grammaticali/di battitura.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** epilogue - without limits ***


Te ne devi andare. Non ho voglia di vedere il tuo viso nel quale vedo sempre gli occhi tanto amati di quel colore "azzurro cielo". Te ne devi andare. Non mi devi scrivere più, perché nelle tue righe leggerei tutto ciò che ho sempre desiderato da te. Te ne devi andare. Non mi telefonare mai più. Nella tua voce sentirei tutte le dolci parole che hai sempre saputo recitare. Te ne devi andare. La mia mente deve liberarsi dai pensieri delle cose cui debbo rinunciare. Te ne devi andare. Lascia in pace il mio cuore affinché smetta di battere e non ricordare più quello che era amore e che ancora fa male. Te ne devi andare, vattene. Ho deciso di voler stare solo e morire senza te.


 
«Tu pensi che sia così facile? Sopravvivere la mattina, quando la colazione la devo fare da solo, perché tu non ci sei. Sopravvivere la sera, quando vado a letto e il posto dove dormivi tu è vuoto. Pensi sia così facile, vivere senza l'altra meta di sé stessi?» mormora.
 
Harry non rispose. Veramente, era una settimana che non rispondeva.
E a Louis toccava sopravvivere così.
E stava diventando tutto troppo difficile.
Louis si sentiva fin troppo piccolo, di fronte a tutto quel male.
 
 
Aveva le labbra secche. Si morse un labbro, lasciando che il sangue uscisse.
I pugni che lasciavano uscire il liquido rosso.
Aveva preso a pugni lo specchio. Dicendosi che non ce l'avrebbe fatta. Non più. Che a vivere così marciva. Dentro. 
 
Le mani che tremavano, strette al volante.
Louis non era coscente di quello che faceva.
E non gli importava neanche un po'.
La voglia di morire era tanta, forse troppa. E forse stava diventando pazzo.
Anzi, lo era.
E aveva una strana voglia di sparire, e non tornare più.
 
Le lacrime che cominciavano a sgorgare, veloci, senza sosta.
 
Fermò l'auto, al lato della strada.
 
Prese delle pillole dalla tasca sinistra del giubbotto.
Un po' di medicine, dei sonniferi. Si sedette sul marciapiede, ingoiando velocemente tutte le pasticche.
«Tutti si sono sempre chiesti come ci si sente a morire. Io sono sette mesi che muoio ogni giorno. Ora provo cosa vuol dire morire davvero. Chiudere gli occhi e non svegliarsi più. Capisci, Harry? Prima o poi dovevo venire da te.»
 
Louis sentì quell'aria fresca, che la sera di sette mesi prima aveva portato via il suo Harry. 
Si sedette in mezzo alla strada. 
Guardò verso il cielo. 
E sorrise. 
Sorrise.
 

 
Bullshits (spazio autrice):
eheheheh. Sono cattivissima, ma cattivissima. Ho deciso così. Un prologo, due capitoli e un epilogo. Una flash-fic. Ecco. L'avvertimento era 'inconclusa'. Nel senso, non che non la porto a termine. Ma che sta a voi immaginare come poi andrà a finire. Se Harry e Louis si ritroveranno lassù. Questa fanfiction è stata il frutto dei miei sfoghi verso l'umanità. E ad essere onesta mi piace. 
Chissà, se poi, un giorno, Larry verrà accettato da tutti.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1884746