Loved you first

di Five Boys
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Harry’ s pov.
 

Bevvi il thè e il secondo sorso mi andò di traverso quando leggendo il solito quotidiano vidi che in prima pagina si parlava dell’incidente.
Forse mi stavo solo accusando ingiustamente. Non ricordavo niente di quella notte, troppo alcol. 
Troppe coincidenze però mi davano contro. L’incidente accadde la stessa sera in cui io ero ubriaco e mi misi ugualmente alla guida, nella stessa strada dove passai io per tornare a casa e alla stessa ora. Ma l’elemento  più compromettente era la mia macchina. Si vedeva che era stata soggetta a una bocciatura, uno scontro.
L’uomo che perse la vita aveva una cinquantina d’anni. La macchina andò fuori strada ribaltandosi.
Non potevo aver fatto una cosa simile.
I miei brutti pensieri furono interrotti da Gemma che mi diede il buongiorno con un bacio sulla guancia.
 

 

Sei mesi dopo.
Suonarono alla porta. Aprii. Mi ritrovai davanti una ragazza.  “Buonasera, emh ciao sono…” stava finendo la frase quando piombò mia sorella dietro di me. “Scarlett, entra.” Mi spostai per farla passare e rimani in silenzio. Doveva essere una sua ‘nuova’ amica, ma di amiche così in casa non ne aveva mai portate. Per la prima volta mi sentii in imbarazzo davanti a una ragazza.
Mi aggiustai i ricci con le dita.
Spostai lo sguardo su di lei e mia sorella se ne accorse. Un corpo perfetto. Si spostò i capelli neri di media lunghezza da un lato e dopo essersi tolta le scarpe, alzò la testa e potei vedere i suoi occhi scuri contornati da folte ciglia.
“Lui è mio fratello.” Disse Gemma indicandomi.
“Harry, piacere.” Porsi la mia mano verso la sua. L’afferrò stringendola un pochino. “Io sono Scarlett.”
Le sorrisi rimanendo un po’ incantato. “Noi andiamo a studiare.”
Scarlett alle parole di mia sorella si voltò e seguendola salì le scale. Si girò un ultima volta per salutarmi silenziosamente prima di scomparire nella rampa.
 

 

 
Scarlett’s pov.

“E’ carinissimo tuo fratello.” Gemma alle mie parole scoppiò in una grossa risata. “Che ho detto?” Le chiesi.
“Ti piace?” Mi domandò. “Non ho detto che mi piace, ho detto che è carino.” Puntualizzai. “Quindi ti piace.” Continuò. “L’ho appena visto per due minuti massimo, ti pare possibile?” “No, però ti piacerà.” Ridacchiò colpendomi il braccio con il gomito.
Finimmo di studiare.  Ritirai i libri con gli appunti nella borsa. Aprii la porta per uscire dalla camera e davanti a me Harry. “Umh…stavo per bussare.” Quasi si giustificò.  “Sto uscendo Gemma, ti serve qualcosa?”
“Si Harry…potresti portare a casa Scarlett?” alle sue parole mi paralizzai. Lui mi guardò. “Si, non ci sono problemi.” Sorrise. Oh si che c’erano problemi. “No, io posso andare tranquillamente a casa da sola, mi farà bene fare due passi.” Intervenni tra i due fratelli. Questa volta non fu Gemma a insistere, ma lui. “E’ tardi, le strade non sono ben frequentate a quest’ora.” Mi avverti.
Accettai.
La macchina aveva un buon odore. Mi misi la cintura. Mi chiese dove abitavo.
Più di una volta mentre era concentrato sulla guida buttai l’occhio sul suo bel viso.  I ricci gli coprivano gli occhi verdi che notai da quando mi aprì la porta di casa. Sorrise quando si sentì osservato. Al lato della bocca comparve una fossetta. Era bellissimo.
 “Sei fidanzata?” chiese maliziosamente il riccio. Premetti la schiena sul sedile di pelle. “No.” “Nemmeno io” disse sorridendo.  “Impegnata?” Continuò. “Nemmeno.”
Si girò verso di me. Le mani appoggiate al volante.  I suoi occhi verdi guardavano i miei scuri. “Siamo arrivati.” Guardai fuori dal finestrino e riconobbi la mia casa. “Oh si.” Mi slacciai la cintura. “Emh…grazie del passaggio.” Mi avvicinai a lui per salutarlo, ma mi tirai indietro imbarazzata. Lui rise sotto i baffi. “Non mordo eh.” Disse. Sentii le mie guance andare a fuoco. Mi diede un bacio là dove sentivo la pelle bruciare.
Scesi dalla macchina e mi avviai verso la porta. Non mi girai per vedere se mi stava fissando ma capii che stava aspettando che entrassi in casa prima di partire perché quando chiusi la porta accese il motore.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


L’interrogatorio di mia madre iniziò appena chiusi la porta alle mie spalle.
“Chi è?” Mi chiese vendendomi in contro con occhi quasi lucidi.  “Umh, è il fratello di Gemma mamma.”
Mi spostò la ciocca scura di capelli che mi scivolò sul viso. “Puoi dirmi tutto tesoro. Lo sai, vero?”
Alle volte era così apprensiva nei miei confronti. Era scoraggiata per me, dal momento che tutte le mie amiche avevano un ragazzo. Desiderava vedermi con una persona accanto; voleva che fossi amata, ma amata veramente.  “Mi ha solo dato un passaggio, tutto qui.”
La mia risposta non era quello che voleva sentirsi dire. Fece una smorfia. “Peccato.”
Alzai le spalle.
Andai in camera e mi buttai sul letto. Sentii la borsa vibrare.
Un nuovo messaggio. –Gemma: domani  passi a salutarmi?
Sarebbe partita l’indomani per New York. Come avrei voluto seguirla, infilarmi in valigia, mollare tutto e andarmene via, almeno per un po’. Gemma era l’unica persona che mi era stata vicino. Mi sarebbe mancata più dell’aria. ‘Un anno passerà in fretta’ mi ripeteva.
Risposi: Non dovevi nemmeno chiederlo. Xx
 
 
Alle 16.00 ero a casa sua.
“Sono un po’ agitata.” Sospirò. L’abbracciai forte, più forte che potei. Non riuscii a trattenere le lacrime.
“Ei, ei, stai bagnando la mia felpa.” Scherzò.
La nostra non era un’amicizia fatta di frasi sdolcinate. Lei era così. Un po’ dura e burbera fuori, ma dentro era la fine del mondo e io questo lo sapevo.
Guardò il soffitto. “Direi che possiamo andare, non voglio iniziare a piangere anch’io.”
In cortile, sua madre la stava aspettando in macchina. Mi salutò con un cenno.
“Ci sentiamo Scarlett.” Ci abbracciamo, ancora una volta. “Ti voglio bene.” Le sussurrai.
Mollai la stretta. Entrò in macchina e partì.
Rimasi immobile con le lacrime agli occhi.
 Sentii la porta chiudersi bruscamente. Mi voltai.
Vidi Harry; testa bassa, i ricci che gli facevano ombra sul volto e pugni stretti.
“Ciao.” Dissi.
Alzo lo sguardo.
Lessi nei suoi occhi la tristezza. Mi avvicinai.
Stava così per la partenza della sorella, probabilmente.
“Tutto bene?” Gli chiesi.
Sorrise e le fossette gli si formarono ai lati della bocca. La somiglianza a Gemma era qualcosa di spettacolare.  “Umh, ti va un milk-shake?”
Piego un po’ la testa di lato mentre aspettava la mia risposta. Capii che aveva bisogno di parlare con qualcuno. “Oh si, anche due.”
 
 
 
Mi portò da moo-moo’s, dentro il mercato coperto.
Mi parlò di quanto teneva a sua sorella e di quando soffriva per la sua partenza.
Portai la cannuccia alla mie labbra e bevvi.  “Gemma è fortunata ad averti come fratello.”
Mi sorrise, di nuovo. Il suo sguardo si spostò sulle mie labbra. “Le tue labbra sono…” Arrossii e percepì il mio imbarazzo. “Emh, scusa, io…alle volte dico quello che penso, non volevo.” Era lui ora ad essere imbarazzato. Si aggiustò i ricci con le dita. Si portò la cannuccia alla bocca  e ci soffiò dentro. Il bicchiere era ancora pieno e la pressione tolse il coperchio e della bevanda gli finì sulla maglia bianca.
Era buffissimo. Si leccò il contorno labbra per pulirsi e abbassò lo sguardo sulle macchie di milk-shake che avevano sporcato la maglietta.  Alzò le spalle.  Scoppiammo tutti e due a ridere. Era da tanto che non l’ho facevo. Ritornammo seri. Mi guardò e abbassai lo sguardo sulle mie vans.
Guardai l’ora. “Ti dispiace se andiamo? Tra mezzora ho la lezione di classico.” Chiesi. “Si, cioè no, ti porto a casa.” Sorrise.
 
 
 
 
Ero a lezione.
“Scarlett, che cazzo ti prende?”  Matt, il mio insegnante stoppò la musica. Mi fermai. “Niente, scusa.” Gli risposi. Mi imitò. “Non sei concentrata ; mancano solo tre settimane allo spettacolo.” Alle volte era insopportabile. Facevo danza da quando avevo cinque anni. Matt mi conosceva a memoria. “Ti ho chiesto scusa, rimetti la musica.” Mi irritava. La melodia partì e non mi concentrai sui passi. Pensavo al suo sorriso, a quanto era perfetto. Era da tanto che non passavo una giornata così, che non ridevo senza fingere.
La musica si stoppò, un’altra volta. Guardai il soffitto e alzai le braccia per protesta. “Che c’è adesso?”
“Lo sai benissimo. Vai a casa, riposati, fai quello che devi fare e torna domani, con un altro atteggiamento.”
Raccolsi la borsa nera sul fondo della sala. Aprii la porta, sbattendola poi dietro di me.
Mamma si stupì del mio anticipo. “Perché sei tornata così presto?” Naturalmente mentii dicendole che Matt aveva un impegno importante. Non volevo farla stare in pensiero.
Mangiai e mi ritirai nella mia stanza.
Mi addormentai sul tardi e il mio ultimo pensiero prima di chiudere gli occhi fu il suo sorriso. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Harry’s pov.



Erano passate due settimane e Gemma mi mancava più dei cupcakes alla domenica mattina.
Mi alzai per pagare il conto. Il mio sguardò si incrociò con il suo, fuori dalla vetrina.
Mi salutò con un cenno della mano.
 Uscii dalla caffetteria.
“Ehi!” Gridai quasi, senza accorgermene.
Mi venne incontro. Si spostò gli scuri capelli, di media lunghezza da una parte. “Ciao.”
Un sorriso comparve sulle sue labbra. Non era figa come ragazza, era semplicemente bella, perfetta e io non ero abituato a questo tipo di bellezza.
Percepii il suo imbarazzo.  “Tutto bene?” le chiesi.
Il sorriso sulle labbra non era ancora svanito e questo la rendeva ancora più bella. “Si, sto bene e tu?”
“Anche.” Sorrisi.
C’eravamo sentiti pochi giorni prima, su facebook e avevamo parlato per più di un’ora, mentre ora, le parole non uscivano.
“L’altro giorno mi hai confermato di essere single, quindi se ti chiedo di uscire, stasera, non riceverò cazzotti da nessuno, vero?” Volevo invitarla a uscire e quello fu l’unico modo migliore che mi venne in mente. 
Rise e tornò seria subito dopo. “Stasera?” Indietreggiò. 
“Si, ti passo a prendere per le 22:00.” Non le diedi tempo di pensare o rispondere.
Il telefono squillò.
 Risposi, salutandola e facendole segno che ci saremo visti più tardi.
 

Scarlett’s pov.

Svotai l’armadio buttando tutto sul letto e per terra. 
Mia madre passò davanti alla porta della camera e tornò indietro. “C-che stai facendo?” Chiese, mettendosi le mani sulla fronte. “Non ho niente, niente da mettermi.” Risposi disperata. Lei iniziò a raccogliere l’infinità di maglie e vestiti che avevo accoppiato al pavimento. “Chiamalo niente.” Sospirò.
Harry non mi aveva nemmeno detto, dove  mi avrebbe portata. Sapevo solo l’orario e potevo indurre che saremo andati in qualche pub o discoteca. L’idea non mi entusiasmava.
Il vestito blu notte sul pavimento attirò la mia attenzione. “Questo.” Dissi.
Mia madre ancora non riusciva a capire. Mi guardò stranita. “Che devi fare, scusa?”
Non uscivo mai la sera, quindi non se lo sarebbe mai immaginato.
“Emh, sto per uscire.” Le spiegai mentre mi cambiavo.
 
Il clacson suonò nella via. Era arrivato.
Mi infilai le scarpe.
Mia madre da quando aveva saputo che sarei uscita non faceva che allarmarsi. “Scarlett, non tornare tardi, ho già tanti pensieri per la testa…” Cercai di rassicurarla dandole un bacio sulla fronte. “Stai tranquilla.” Presi la borsetta e uscii.
Riconobbi la macchina nera e salii. Ci salutammo.
Indossava una camicia nera, sancrata e dei jeans abbastanza stretti, neri. Si sistemò i ricci prima di partire.
 
 
Arrivammo al "The Moon."
Parcheggiò la macchina qualche isolato dopo il locale poiché non trovò posto.
Ci mettemmo in coda. Harry mi squadrò. “Sei veramente bella.” Disse sorridendo.
Arrossi. Non avevo mai sentito nessuno dirmi quelle parole, con tanta sincerità, eccetto mio nonno.
Appoggiò la sua mano sulla mia schiena per invitarmi ad andare avanti.
Dietro di noi si era aggiunta gente. Odiavo le folle, la confusione.
L’ultima volta che cercai di entrare in una discoteca finì male.
Quel pensiero mi tornò in mente e mi feci prendere dal panico. Cercai la sua mano.
Si intrecciarono perfettamente. Premetti le unghie sopra le sue nocche. “Harry, sto male.”
Non lasciò la presa e mi guardò. “Mi manca l’aria…”
Lessi un velo di preoccupazione nei suoi occhi verdi. Lasciò la mia mano per portare le sue sul mio viso. “Respira Scarlett, fai dei respiri profondi.”
Obbedii cercando, di nuovo la sua mano. “Sono qui.”
Mi ripresi quando mi fece aria, soffiando delicatamente sul mio viso. Il suo profumo invase le mie narici. “Stai meglio vero?” Chiese.
Finalmente entrammo.
Harry mi tenne per mano fino al piano bar.
“E’ meglio che tu prende qualcosa da bere, ti sentirai meglio.” Disse.
Non ero una che beveva. Ero proprio inesperta, persino sui nomi degli alcolici. Così ordinai l’unica cosa che avevo bevuto fino a quel momento. “Un malibù e coca.”
 Lui rise. Evidentemente capì che non frequentavo spesso quei tipi di posti. Ordinò anche lui qualcosa, ma di più forte.
“Ti ho già detto che sei bellissima?” Mi spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Per me era tutto insolito quello che stava accadendo. Non ricevevo spesso complimenti, non andavo mai a ballare, non bevevo e dall’ultima volta che uscii con un ragazzo, era passato troppo tempo.
“Balliamo?” Gli chiesi.
 Non sembrò entusiasta della mia proposta, ma mi accontentò.
In quella pista stavano facendo di tutto eccetto che ballare.
La musica era troppo forte.
Harry mi disse qualcosa, ma non capii.
Iniziai a muovermi sotto i suoi occhi. Stava fermo. Vidi che deglutì pesantemente quando mi avvicinai di più a lui.
Il ricciolino si lasciò andare.
Le sue mani scesero sul mio fondoschiena. Non feci in tempo a toglierle che risalirono, non appena capì che stava sbagliando.
Avvicinò le carnose labbra al mio orecchio. “Devo bere.” Feci lo stesso. “Va bene.” Gridai.
 
 
Pensavo bevesse uno,  massimo due bicchieri della bevanda, ma mi sbagliavo.
Avevo perso la cognizione del tempo, ma era sicuramente tardi. Pensai a mia madre.
“Harry io dovrei tornare a casa.” Cercai il suo sguardo. “Certo.” Rispose.
Si alzò dal divanetto. Barcollava.
Ci dirigemmo verso il guardaroba per poi uscire.
“Non puoi guidare in questo stato, chiamerò un taxi.” Tirai fuori dalla borsetta il mio cellulare.
La sua mano bloccò la mia azione. “Posso invece.” Mi sorrise da sobrio.
Ero agitata.
Salimmo in macchina. Le sue risatine rompevano il silenzio tombale che si era creato.
“Vai piano.” Lo avvertii.
Mi sorrise distraendosi dalla guida. “Harry guarda la strada, per l’amor del cielo.” Gridai. Scoppiò in un’altra risata ed io insieme a lui.
 
“Eccoci.” Disse.
Scesi dalla macchina insieme a lui.
Si avvicinò, premendo il suo petto su di me. Il suo respirò pesante combaciava con il mio.
Guardai i suoi occhi e le sue labbra, per ritornare poi sui suoi occhi. “Sai di alcool.” Sussurrai.
Si formò un sorriso sulla sua bocca. Chinò la testa verso di me; le sue labbra sfiorarono dolcemente le mie. Indietreggiai.
Si appoggiò sulla sua autovettura. “Ho guidato bene, non siamo andati fuori strada e non ho nemmeno ammazzato nessuno questa volta.” Rise.
Io rimasi seria. “Che vuoi dire?”
“Che ‘sta volta non c’è stato nessun morto.”
Continuai a non capire o meglio, non volevo capire.
Harry fece il giro dell’auto e salì lasciandomi spiazzata. 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Guardai fuori dalla finestra.
Il rumore della pioggia mi tranquillizzava. 

-Flashback-

I tuoni facevano tremare i vetri della mia stanza. Erano le quattro di mattina e qualcosa mi turbava.
Scesi in cucina.
Guardai fuori, attraverso le persiane; pioveva fortissimo.
Aprii il frigo e dopo aver preso un bicchiere dalla dispensa, versai l’acqua.
Stavo per tornare in camera, bevvi un sorso d’acqua, quando il telefono squillò.
“E’ la signora Grey?” I battiti del mio cuore aumentarono.
Sentii la voce roca di mia madre rispondere dal secondo telefono. “Si, chi parla?” “Signora…” L’uomo fece una pausa. “Sono l’agente Smith. Suo marito ha avuto un incidente, è morto.” Lasciai cadere i due oggetti che tenevo in mano rimanendo come paralizzata.

-Fine flashback-
 

Pioveva come quella notte.  I ricordi invasero la mia mente e il mio cuore, stritolandolo.
Osservavo le gocce di pioggia, che avevano bagnato il vetro, scorrere via dalla superficie.
Le lacrime tagliarono il mio viso.  Pioveva anche dentro di me, ora.
“Scarlett c’è un ragazzo sotto, chiede di te.”
La voce di mia madre scacciò via quei pensieri.
 
 
 
Riconobbi Harry. Stava seduto sul divano, un po’ curvo, dandomi la schiena.
Sentì i miei passi, quando si alzò di scatto, voltandosi verso di me.
Si grattò nervosamente la testa prima di salutarmi.
“Umh, ho conosciuto la tua mamma, è simpatica, ti assomiglia molto” M’informò.
Risi, abbassando lo sguardo sulle sue classiche scarpe scamosciate.
Richiamò la mia attenzione con un ‘finto’ colpo di tosse.  “Ti va di fare un giro?” Mi chiese con una faccia da cucciolo. “Ti porto a casa prima di cena, promesso.”
Non ero dell’umore giusto, ma passare un po’ di tempo con lui mi avrebbe rallegrata, ne ero sicura.
 
Il parco era quasi vuoto quando arrivammo e nel frattempo aveva smesso di piovere.
Mi guardò.
Stare vicino a lui, sentirmi osservata da lui, mi faceva uno strano effetto; bello però.
Ripensai al bacio a stampo, che mi diede la scorsa notte, da ubriaco. Probabilmente non si ricordava nulla, era troppo perso.
“Mi stai ascoltando?” Chiese divertito, cercando di nascondere il suo bel sorriso.
Era la perfezione.
“Si, Harry…” Scoppiai a ridere. “Sono sovrappensiero oggi.” Mi scusai.
Cercò la mia mano per intrecciarla alla sua. Dei brividi percorsero il mio corpo.
Harry mostrò le fossette, divertito dalla reazione che aveva provocato in me e strinse la mia mano.
“Ho notato qualcosa non va?”
La sua preoccupazione mi faceva sentire protetta, considerata.
“E’ tutto okay” Sorrisi e lui fece lo stesso.
 
Camminammo lungo il parco, parlando in continuazione. Sembravamo due logorroici.
Mi raccontò della sua ultima vacanza, della sua passione per la musica e degli studi che stava frequentando.
“Lavoro in una panetteria, per pagarmi le lezioni.” Disse.  
“Vorrei proprio vederti con la tua divisa lavorativa.” Sogghignai.
“Basta che tu vienga il mercoledì, il venerdì e il sabato mattina. Sarò onorato di servire la più bella.”
Mi imbarazzai a quelle parole e il rossore sul mio visò aumentò quando mi guardò negli occhi.
Cadde il silenzio, per la prima volta.
Mi fece girare, completamente, verso di lui. Eravamo faccia a faccia, o meglio, mento a labbra, considerata la sua altezza.
Mi guidò sotto la quercia che dominava il parco, a pochi metri da noi.
I battiti del mio cuore accelerarono.
Harry sollevò il mio mento, costringendomi a guardarlo negli occhi.
 
Baciò delicatamente gli angoli della mia bocca. Io rimasi impassibile ad ogni sua azione.
Il tocco della sua mano sulla mia guancia era freddo. 
Sovrapposi la mia sulla sua, cercando di riscaldarla.
Appoggiò, delicatamente, la mia schiena contro il tronco dell’albero, ancora umido per via del temporale. Il contatto visivo rimase, fino a quando dopo aver sorriso, premette le sue labbra sulle mie. Gemetti a quella sensazione che non avevo mai provato fino ad allora.
Le sue mani risalirono lungo i miei capelli, mentre le mie furono attratte dal suo petto.
Sentii i battiti del suo cuore accelerare sempre di più.
Mi baciò con tenerezza e il mio corpo su invaso da brividi, più intensi di prima.
Mentre le nostre lingue si accarezzavano, aprii leggermente gli occhi, tenendoli socchiusi e mi accorsi dalla luce verde che emanavano i suoi, che stava facendo lo stesso.
Quando se ne accorse sorrise.
 
 

 
 

Harry’s pov.

Nel momento in cui mi staccai da lei, strinse la mia mano, come se avesse paura che me ne sarei andato.
Ricambiai la stretta, per farla rassicurare. Non era la prima volta che succedeva.
I suoi occhi scuri catturarono la mia attenzione.
“Una leggenda narra che le persone con gli occhi scuri baciano molto bene.”
Lei mi guardò arricciando il naso. “Non conoscevo questa leggenda.”
Non ero un bravo attore, ne ero consapevole. “Umh, beh, diciamo che è nuova…è nata pochi secondi fa.”
La mia frase fu seguita da una rumorosa e piacevole risata, da parte di entrambi.
Era bellissima.  Seguii ogni suo minimo movimento e rimasi incantato, quando si spostò l’ammasso di morbidi capelli sulla spalla destra e mi sorrise.
“Sei bellissima.” Le dichiarai il mio pensiero.
Nascose le labbra.
“Che succede?” Chiesi.
“Che altro c’è?” Mi domandò, con un tono piuttosto abbattuto, sperando di sentirsi dire quello che voleva.
Ero confuso e non riuscivo a capire il significato della sua ultima frase.
Si morse il labbro inferiore.
“Non capisco Scarlett, cosa intendi?”
“Che cosa vedi in me, oltre alla bellezza?”
Non ero bravo con le parole. Guardai un punto lontano del parco.
“Styles” Richiamò la mia attenzione.
Abbozzai un sorriso, ma lei rimase seria.
Era quel tipo di ragazza che faceva le cose sul serio; dava importanza a un bacio, agli sguardi, alle parole e non le piaceva essere presa in giro, voleva essere importante per qualcuno e presto lo sarebbe diventata.
Mi avvicinai e le cingi i piccoli fianchi. Ci guardammo per un po’, senza parlare. Avvicinai la mia bocca al suo orecchio sinistro. “Mi piaci davvero Scarlett.” Presi la sua mano e la poggiai sul mio cuore.
Il mio respiro si fece più affannoso, quando la sua mano risalì fino al mio labbro inferiore e ne disegnò il contorno con la falangetta.
*White lips, pale face…*
La suoneria del mio cellulare ci interruppe.
Mi affrettai a tirare fuori dalla tasca posteriore dei jeans l’ I phone.
Risposi subito, mimando le mie scuse a lei.
“Pronto?” Quando riconobbi la voce dall’altra parte del telefono, mi allontanai da lei.
“Liam, che succede?” Chiesi al mio amico. 
“S-sei sospettato Harry.”
Rimasi immobile, il sangue smise di circolare nelle mie vene.
“Come cazzo…?” Alzai il tono della voce e voltandomi, vidi Scarlett preoccupata. “Ne riparliamo tra due ore, da Mike.”
Riagganciai e tornai da lei, nascondendo il mio nervosismo o almeno ci provai. 

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