Una Storia Del Passato

di Youki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una lunga notte ***
Capitolo 2: *** L’eredità del sangue: la storia di Sayouki ***
Capitolo 3: *** Un tacito patto ***
Capitolo 4: *** Il passato e il futuro: la notte di Shingetsu ***
Capitolo 5: *** Oggetti di Potere ***
Capitolo 6: *** Il momento della verità ***
Capitolo 7: *** Questioni di cuore, (questione di scelte) ***
Capitolo 8: *** (Questioni di cuore), questione di scelte ***
Capitolo 9: *** Il Potere della Parola: Hirofumi, il monaco pazzo ***
Capitolo 10: *** Tela di Ragno ***
Capitolo 11: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Una lunga notte ***


UNA STORIA DEL PASSATO
di Youki

Lo dico una volta e poi basta: Inuyasha è scritto e disegnato da Rumiko Takahashi e i diritti della serie sono Inuyasha Manga © 1997 Takahashi Rumiko, Shogakukan (JP), Viz Communications (USA), Star Comics (ITA), Kanna (FRA); Inuyasha Anime © 2000 Takahashi Rumiko, Shogakukan, Sunrise, YTV, Viz Communications, Dynamic Italia. Questo è solo il lavoro di una fan sfegatata.

Premetto brevemente che per introdurre il mio personaggio, mi sono un po’ dilungata all’inizio e per questo, prima che leggendo il primo capitolo ribattiate che non sembra quasi una ff su Inuyasha, vi invito a leggere almeno i primi tre. Il ritmo è inizialmente un po’ lento, ma evolve assieme agli eventi e ben presto diventa così veloce da essere quasi insostenibile anche per me ogni volta che rileggo!! ;P
Sappiatemi dire che ne pensate!!!


****
Cap 1
Una lunga notte



La giovane donna camminava nel buio della foresta e, aiutandosi con un semplice bastone, seguiva il tortuoso sentiero. Ad illuminare il suo cammino solo il tenue bagliore della mezzaluna. Viaggiava leggera, portando con sè solo un piccolo fagotto legato alla cintura, contenente pochi oggetti personali e una piccola riserva di carne essiccata. Era in viaggio già da alcuni giorni e le sue scorte di cibo erano ormai agli sgoccioli.
In caso di necessità avrebbe potuto cacciare, ma era ormai vicina al villaggio che, le avevano detto, sorgeva piedi della montagna. Là sperava che avrebbe trovato accoglienza, riparo e un pasto caldo.
Non che le dispiacesse stare all’aperto...anzi!...e nemmeno aveva paura di trovarsi sola nel cuore di una foresta: viaggiava sola da molto tempo ormai e non le era mai capitato nulla di male…o, meglio, aveva sempre saputo difendersi. Tuttavia quando si trovava nelle vicinanze di un villaggio, si sentiva sempre irresistibilmente attratta dalla possibilità di ristabilire contatti umani…
Si fermò al limite di una radura, levando il viso pallido verso il cielo e scrutando in lontananza la vetta della montagna: gli abitanti del villaggio da cui era partita tre giorni prima le avevano narrato strane storie su quella che chiamavano Montagna del Fulmine e sostenevano che essa era il luogo dove gli Oni venivano a forgiare le loro lame, sfruttando l’energia stessa del cielo. Una brezza leggera e pungente si levò gradualmente, facendo frusciare i rami ormai spogli degli alberi: l’inverno era arrivato, al seguito di una stagione di siccità che già aveva messo a dura prova gli abitanti di quella regione. Inspirò profondamente quell’aria gelida e scrutò le prime nubi che si addensavano all’orizzonte, compiacendosi tra sé dell’imminente arrivo della neve e della fine della siccità. Sperava solo che i contadini avessero immagazzinato abbastanza provviste per superare quello che si preannunciava un duro inverno.
Doveva ormai essere vicina alla meta e, nonostante fosse già scesa la notte, non sentiva il bisogno di accamparsi. D’altronde le giornate si erano molto accorciate e, nonostante il buio, era ancora presto, per cui decise di proseguire il proprio cammino lasciandosi cullare dai rumori sommessi della notte…il fruscio dei rami…il richiamo di un uccello notturno…le strida di una sfortunata preda…D’improvviso il vento vorticò, cambiò direzione e si rinforzò…
Odore di fumo…grida umane…un tempio in fiamme.
La visione svanì tanto rapidamente quanto le era apparsa e la ragazza barcollò; l’aria era di nuovo pura e gelida. Cercò di riprendere il controllo di sé appoggiandosi pesantemente al suo bastone…era di nuovo caduta in trance…poi si raddrizzò e si affrettò risoluta in direzione del villaggio, dove sapeva ci sarebbe stato bisogno di lei.

****

Un gruppo scomposto di uomini, donne e bambini fuggiva nella foresta alla maggiore velocità che il terrore e la scarsa luce delle due torce permetteva loro. Erano circa una trentina in tutto, alcuni feriti, alcuni piangenti, tutti sporchi di fuliggine e coperti alla bell’e meglio con scialli o panni, o vestiti per metà, come se avessero dovuto fuggire improvvisamente dai loro giacigli nel cuore della notte.
E così era stato.
Nel bel mezzo della notte uno schianto terribile li aveva riscossi dal loro pacifico sonno: poco dopo le fiamme erano divampate nel piccolo tempio e in breve l’incendio era dilagato alle case vicine, sospinto dal vento che soffiava costante. Inizialmente avevano tentato di arginare le fiamme, ma ben presto non v’era stato più nulla da fare: la passata siccità e quel vento in costante rinforzo da ovest avevano stretto un’alleanza vincente e il fuoco si era esteso anche ai primi alberi del vicino bosco. Quei poveri sfollati erano rimasti, sconsolati e ancora scossi, a fissare il fuoco che divorava le loro case fino a quando non si erano accorti che dalla sommità del sacro torii (l’arco di pietra o legno che delimita il suolo sacro dei templi), un giovane demone osservava compiaciuto la sua opera di distruzione: i suoi abiti rossi rilucevano cupi al bagliore del rogo e i suoi occhi d’ambra seguivano con uno sguardo maligno gli abitanti del villaggio che, terrorizzati, fuggivano tra gli alberi.
-Sciocchi, inutili mortali!- aveva gridato loro, e la sua beffarda risata risuonava ancora nelle orecchie di quella povera gente che in poche ore aveva perso tutto ciò che possedeva. I bambini piangevano di freddo e di paura, le madri se li stringevano accanto senza poterli consolare e gli uomini stavano all’erta mentre avanzavano nel buio, cercando di scrutare oltre l’alone di luce delle due torce.
Improvvisamente tra i cespugli si sentì un fruscìo ed una donna lanciò un grido atterrito quando nel loro campo visivo entrò qualcosa di rosso.
Uno degli uomini che guidavano il gruppo ebbe la presenza di spirito e il coraggio di fare qualche passo avanti e sollevare la torcia in modo da illuminare in volto il nuovo venuto: non pochi mormorii di stupore si levarono quando si rivelò il volto di una donna. Con una mano si riparava gli occhi dalla luce improvvisa e con l’altra reggeva un semplice bastone sollevato per difesa. Quando si fu un po’ abituata al bagliore delle torce, socchiudendo gli occhi, allontanò la mano dal volto e rivolse agli astanti un timido ma rassicurante sorriso, abbassando il bastone. Era molto giovane, quasi poco più che una bambina e la luce della torcia faceva strani giochi di ombre sul suo volto pallido e affilato, facendola apparire quasi spettrale; aveva i capelli neri e lisci legati sulla nuca in una lunga e spessa treccia che ora le ricadeva su una spalla, leggermente scarmigliata per la corsa. Indossava una casacca bianca ed un hakama rosso completava il suo abbigliamento.
Fu con un sospiro di sollievo che gli abitanti del villaggio si resero conto di trovarsi al cospetto di una giovane sacerdotessa.
Il vento gelido continuava a soffiare da ovest e il pianto di un bambino ruppe il silenzio riportando tutti alla tragica e opprimente realtà. Le si accalcarono attorno implorando il suo aiuto, piangendo e pregando, invocando la sua protezione.
-Venerabile miko!- spiccò tra tutte la voce di un uomo alto e magro che sorreggeva un vecchio canuto –Siamo stati attaccati da un demone e il nostro villaggio è in fiamme!-
-Vi prego di calmarvi tutti quanti!- la voce della giovane era chiara e cristallina -E soprattutto vi scongiuro di pensare per prima cosa a trovare un riparo per la notte: farà molto freddo stanotte e forse nevicherà.-
A mente fredda ora quella gente si rendeva conto che stava fuggendo alla cieca e che stava correndo stupidamente incontro alla morte. Ma l’uomo che aveva parlato prima si fece avanti, assieme ai due uomini che portavano le torce:
-Mia signora, il mio nome è Masataka e questi sono Gen e Tsutomu; lavoriamo come minatori e stavamo guidando tutti quanti alla miniera di ferro. Là c’è una grande grotta che viene usata come deposito e un piccolo accampamento provvisorio per i minatori dei villaggi che periodicamente vi lavorano. D’inverno la miniera è chiusa, ma la grotta è sempre agibile ed è attrezzata per fungere anche da rifugio.-
Essendo tutti pienamente d’accordo, si riavviarono assieme verso sud attraverso la foresta, sempre più infreddoliti, stanchi e disperati. La giovane donna, che si era presentata col nome di Sayouki, passava dall’uno all’altro, cercando di far loro coraggio, offrendo qualche parola di conforto, una benedizione, una carezza sulla testa di un bambino. Non poteva fare di più per quella gente, se non ascoltare le loro storie e aiutarli a raggiungere un riparo: tutti erano preoccupati per la loro sorte e per quella dei loro cari, amici o parenti che non erano con loro, ma dispersi da qualche parte nel bosco o forse defunti nel rogo del villaggio. Quando circa un’ora dopo giunsero a destinazione, conosceva ormai perfettamente tutti gli avvenimenti di quella sventurata notte e per quel che la riguardava, aveva già deciso cosa fare.
La miniera era poco più di una cava, essendo la roccia stessa della montagna una parete di ematite rossastra* da cui i minatori potevano facilmente attingere scalfendola in qualsiasi punto. Diversi cumuli di pietra giacevano in vari punti della radura in attesa di esser caricati sui carri e portati a destinazione non appena passato l’inverno.
Sayouki si ritrovò a pensare che non c’era nulla di più azzeccato del nome che le era stato dato: Montagna del Fulmine…L’ematite è un minerale del ferro e nelle viscere di quella montagna c’era un giacimento pressochè immenso di quel metallo. Durante i temporali su quella roccia dovevano abbattersi potenti scariche, tanto da farle davvero meritare la fama di forgia dei demoni.
Distolse la mente da quei futili pensieri per osservare attentamente il luogo mentre uno dei tre minatori che li avevano condotti fin lì le illustrava il posto:
-Le capanne che sorgono ai margini della radura presso gli alberi sono abitabili, ma per il momento è più sicuro ripararci nella grotta-
Così dicendo l’uomo indicò col braccio un punto all’estremità opposta della parete rocciosa e tutti poterono vedere il grande portone di legno che chiudeva il monumentale ingresso della caverna: con un ultimo sforzo i fuggiaschi si diressero verso la salvezza.
L’interno della grotta era asciutto e sul fondo cosparso di paglia e segatura erano ammucchiate con ordine diverse casse. Alcune di esse contenevano abiti e coperte che Sayouki aiutò a distribuire mentre gli uomini si davano da fare per accendere dei fuochi attingendo alla legnaia che i previdenti minatori avevano allestito accanto all’ingresso.
Alla luce del fuoco, esaminando più attentamente le casse, trovarono anche del cibo conservato, carne secca, verdure sott’olio che, pur non essendo sufficiente a sfamare tutti nemmeno per un giorno, era pur sempre qualcosa. Non appena sistemati, si procurarono dell’acqua dal vicino torrente e la giovane sacerdotessa si dedicò ad esaminare i feriti. Passava da uno all’altro, tenendo gli occhi socchiusi, come profondamente concentrata, e curava e fasciava, facendo del suo meglio con i pochi mezzi a disposizione. Era inginocchiata accanto all’anziano padre di Masataka e si stupiva di come nessuno avesse riportato ferite più gravi di qualche escoriazione o leggera bruciatura, quando ricordò che era stato il tempio ad essere attaccato e ad incendiarsi per primo.
-Ditemi, che ne è stato dei monaci del tempio?-
Il vecchio si strinse addosso la coperta che aveva ricevuto un attimo prima dalle mani della donna e con voce strozzata le disse che l’ultima volta che li aveva visti, stavano affrontando il demone.
-Hanno dato loro l’allarme suonando il gong e quando non c’è più stato nulla da fare per arginare l’incendio, ci hanno detto di metterci in salvo e si sono volti a fronteggiare il nemico...- un singhiozzo scosse il fragile petto -…vedete, il sacerdote più anziano era mio fratello…-
Nella mente della giovane donna si formò un’immagine…
due corpi rantolanti stesi a terra tra le fiamme davanti ad una figura rossa
…forse non era troppo tardi…
Era appena passata la mezzanotte quando Sayouki lasciò il caldo riparo della grotta ed uscì per scrutare il cielo alla ricerca della luna.
Il vento soffiava ancora gelido e della mezzaluna non v’era più traccia. Solo per un attimo le fitte nubi nere si aprirono lasciando intravedere uno squarcio di argento e la giovane rimase a contemplare il cielo con quei suoi strani occhi chiari, le pupille dilatate come per bere ogni stilla di quella fredda luce notturna.
Era ora di andare, e in fretta: già sentiva l’odore della neve.

****

Sayouki stava correndo in direzione del villaggio, tagliando attraverso la foresta e lasciandosi guidare dall’istinto e dall’odore pungente del fumo portato dal vento, che ora soffiava da nord-ovest. Sembrava non soffrire il freddo né la fatica e procedeva con sorprendente agilità e velocità nonostante il buio. Giunse in vista dell’incendio e percepì le vampate di calore che ne derivavano, quindi deviò leggermente a ovest per cercare di aggirarlo: in poche ore, notò, il fuoco si era esteso anche al vicino bosco, già provato dalla lunga siccità.
Tenendosi istintivamente sottovento giunse così in vista dell’arco di pietra che sorgeva al limite dell’area sacra del piccolo tempio, ora ridotto ad un cumulo di macerie in fiamme; socchiuse gli occhi per scrutare meglio tra le fiamme e lo vide: lui era ancora là, appollaiato sul torii come un gallo sacro, a rimirare compiaciuto la sua opera di distruzione. Il calore delle fiamme creava vortici d’aria che facevano turbinare la sua folta chioma argentea e il suo kariginu rosso pareva proteggerlo dalle lingue di fuoco che salivano a lambirgli le gambe; fissava con aria di scherno un punto davanti a sé, più in basso, all’interno del recinto, e d’un tratto, sporgendosi in avanti, Sayouki lo sentì gridare:
-Se proprio avete deciso di morire, posso mettere fine alle vostre inutili vite con uno solo dei miei artigli!- e così dicendo sollevò in alto una mano, le cui unghie erano davvero possenti artigli di demone. Sayouki si spostò per avere la visuale libera verso l’interno del recinto e vide che a pochi metri dal torii erano accasciati due uomini, uno dei quali, si mosse debolmente e maledisse il giovane demone per poi perdere i sensi e abbandonarsi alla morte.
Erano vivi! La miko non poté più trattenersi e senza pensare alle conseguenze uscì allo scoperto dirigendosi di corsa verso i due sacerdoti; per raggiungerli avrebbe dovuto passare sotto all’arco di pietra, ma un fuggevole presentimento le disse che quel demone non l’avrebbe attaccata…non ora almeno…
E se anche l’avesse fatto, che importava?
In mezzo al fumo e al crepitare dell’incendio, il giovane non la vide arrivare e il suo stupore fu chiaramente visibile sul suo volto quando la donna passò decisa sotto al torii sul quale lui si trovava e, per un attimo, si voltò fulminandolo con uno sguardo di ghiaccio. Si fissarono negli occhi: quelli di lei furiosi, stretti a fessura, quelli di lui ambrati e ancora spalancati per la sorpresa. Fu solo un attimo, poi lei gli voltò le spalle e si affrettò a soccorrere i due monaci, accertandosi che entrambi fossero ancora vivi.
Non potendo trasportarli entrambi, aiutò prima il più anziano, un gracile e canuto vecchietto il cui respiro era ormai un flebile rantolo di agonia: se lo issò sulle spalle con facilità, data la sua leggerezza, e fece qualche passo verso la salvezza, Ma il demone, che fino a qual momento era rimasto sbigottito ad osservarla, balzò giù dal suo trespolo parandolesi davanti.
-Cosa credi di fare, dannata?- La sua voce non nascondeva l’irritazione e lo sconcerto che provava. -Vuoi forse che la tua giovane e insulsa vita finisca così presto, qui, stanotte?-
Sayouki aveva tenuto fino a quel momento il capo chino per ripararsi dal calore del fuoco, ma ora, vedendo davanti a lei un paio di piedi nudi, sollevò il viso, le pupille ridotte a due spilli, per guardare in faccia quel giovane demone. Ora che osservava bene, notò che egli vantava un paio di orecchie canine che spuntavano sul capo tra i folti capelli argentei. In quel momento il vecchio sacerdote emise un flebile gemito e la miko decise che non aveva tempo per le schermaglie verbali: fece un passo avanti con aria di sfida.
-Se avessi veramente voluto uccidermi, lo avresti già fatto. E avresti ucciso anche loro…- azzardò, indicando con un cenno del capo alle sue spalle.
Detto ciò avanzò decisa e lo superò. Era pronta a reagire ad un attacco improvviso e invece…non successe nulla, proprio nulla. Riuscì a portare in salvo l’anziano monaco e lo adagiò delicatamente al riparo di un grande albero cavo a distanza di sicurezza dal fronte nord dell’incendio.
Quando si voltò per tornare a prendere il secondo monaco, lo youkai o, per meglio dire, l’hanyou (perché ora era praticamente certa che si trattasse di un mezzo demone), non si era mosso e la osservava con astio, ma senza muovere un dito. Ora non era più tanto sicura che lui non l’avrebbe attaccata…ma non aveva importanza, perché non poteva lasciare quell’uomo tra le fiamme; quindi tornò indietro decisa e gli passò nuovamente accanto, senza degnarlo di uno sguardo. Il sacerdote era un uomo giovane, in carne e molto più alto di lei, e fu difficile per Sayouki sollevarlo da terra: con notevole sforzo, facendosi passare un suo braccio sulle spalle, lo fece alzare e lo trascinò verso la salvezza; la giovane miko era pronta allo scontro, ma quando si fermò presso il torii e sollevò il volto per affrontare l’hanyou, fu sorpresa di non vederlo più. Volse lo sguardo in tutte le direzioni: di lui non v’era più traccia. Con un ultimo sforzo riprese a camminare e portò in salvo anche il secondo sacerdote; per il momento, in quelle condizioni, non poteva fare di più, nemmeno curare i due uomini. Cercò invano di farli rinvenire e poi, arrendendosi, si appoggiò al tronco dell’albero, chiuse gli occhi e attese che scendessero i primi fiocchi di neve.
Possibile che avesse salvato quegli uomini dal fuoco per poi farli morire di freddo? A questo era servita la sua preveggenza? Non sarebbe riuscita a portarli entrambi fino al rifugio della miniera, questo lo sapeva già da prima, ma aveva agito d’impulso, spinta dall’istinto e dal cuore, che le impediva di assistere inerte alle sofferenze altrui. Sospirò, tenendo ancora chiusi gli occhi doloranti.
-Perché lo fai?…-
Quella voce (o quella domanda?) la riscossero dallo stato catalettico in cui era caduta (quanto tempo era passato??) e per un attimo le fluttuò davanti il viso tirato di suo padre che le poneva la stessa domanda. Ma non era certo suo padre ad aver parlato: era stato l’hanyou che ora si trovava a pochi passi da lei con le mani sui fianchi, la testa e le spalle imbiancati dalla neve e sul viso un’espressione interrogativa, quasi curiosa. Sayouki fu così sorpresa dalla sua apparizione che non riuscì ad emettere alcun suono mentre un turbine di parole, ricordi e pensieri cominciò a vorticarle in testa.

Guardando in quegli occhi così dannatamente chiari l’hanyou li vide diventare vacui e si rese conto che essi non lo vedevano più; cos’era successo alla donna che poco prima l’aveva quasi incenerito con uno sguardo? Il giovane sentiva che qualcosa lo trascinava verso quella donna (o era una bambina?), non era più padrone di sé…non avrebbe sopportato oltre quello sguardo e senza pensare a ciò che diceva, parlò come trasognato:
-Il mio nome è Inuyasha-
Lui stesso si stupì delle proprie parole, ma come preso da non sapeva quale follia, fece un passo verso la donna, poi un altro, attratto da una forza irresistibile…
Un rumore ancora lontano di zoccoli e voci umane ruppe improvvisamente l’incantesimo e liberò il giovane che, con un’ultima occhiata alla miko ancora immobile ai piedi dell’albero, il suo volto pallido rigato dalle lacrime, spiccò un balzo e svanì nel buio che precede l’alba.



(*) Per chi obietta che l’ematite è nera, ricordo che allo stato grezzo, la si trova in filoni rosso cigliegia per la presenza di ferro. Il suo colore va dunque dal rossastro al grigio, controllate pure...magari sbaglia il mio libro sui minerali.


Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
miko: sacerdotessa.
hakama: pantaloni rossi molto larghi, tipico abito delle sacerdotesse, completato dalla casacca bianca detta byakue.
hanyou: mezzodemone.
youkai: demone.
kariginu: tipico completo da caccia.
torii: arco sacro che delimita l’area dei templi shintoisti.

(htpp://youki-laportadellalba.splinder.com)

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Capitolo 2
*** L’eredità del sangue: la storia di Sayouki ***



UNA STORIA DEL PASSATO
di Youki
Cap 2
L’eredità del sangue: la storia di Sayouki



Il sole sorse dietro una plumbea cortina di nubi e una luce grigia e opprimente si diffuse annunciando il nuovo giorno. Il vento aveva smesso di soffiare e la neve, che ora cadeva bagnata e pesante, aveva ridotto l’incendio ad un agonizzante, esteso braciere.
Quando i sei cavalieri arrivarono nella radura antistante il villaggio distrutto, stava nevicando abbondantemente già da ore e quasi non videro i tre corpi distesi al riparo nell’albero cavo seminascosti dalla neve caduta. Sentendo qualcuno che la scuoteva delicatamente, Sayouki aprì gli occhi e si ritrovò tra le braccia di un giovane che la stava avvolgendo in un caldo mantello di lana: ancora debole e visibilmente smarrita, sorrise flebilmente, grata di quel gesto, per quanto inutile…Lei non sentiva freddo…Però sentiva le mani stranamente intorpidite e si rese conto di essersele portate chissà quando al petto: stringevano il suo nenju, il sacro rosario che era stato l’ultimo dono di suo padre e che lei non portava mai al collo, ma all’interno della casacca, sul proprio cuore.

****

-Mi sentite, venerabile miko? Siamo le guardie del nobile Ishihara…per fortuna siamo arrivati in tempo…la neve…-
Sayouki era così stanca…le parole dell’uomo si confondevano nella sua mente e si sforzò di parlare perché doveva assolutamente dire dov’erano gli abitanti del villaggio…
-Sono in salvo…tutti alla miniera…- furono le uniche parole che riuscì a pronunciare prima di perdere di nuovo conoscenza.
Dormì per tutto il viaggio di ritorno e per il giorno e la notte successivi e si risvegliò solo verso il tramonto del secondo giorno, pienamente riposata e in forze. Allora seppe che si trovava al palazzo del nobile Kaoru Ishihara e che gli uomini che li avevano trovati erano le sue guardie. La donna che l’aveva assistita in quei giorni le raccontò che due notti prima era giunta notizia che un demone aveva attaccato e incendiato il villaggio nei pressi della miniera; diversi contadini, con le loro famiglie, erano riusciti a fuggire, avevano raggiunto il villaggio più a nord e avevano dato l’allarme. Il nobile Ishihara aveva subito dato disposizioni alle sue guardie di dividersi in drappelli e scandagliare la foresta per portare al sicuro i superstiti e dare la caccia al demone e così avevano trovato anche loro.
-I due sacerdoti erano quasi in fin di vita, ma per fortuna vi hanno trovati in tempo e ora si stanno riprendendo.- Sayouki ne fu sollevata e seppe anche che il giovane a cui aveva detto dei rifugiati alla miniera aveva fatto quanto prima rapporto ed erano stati subito inviati i primi aiuti, nonostante la neve, con la promessa di portarli in salvo non appena il tempo fosse stato più clemente. Non aveva infatti ancora smesso di nevicare ed era molto più sicuro per quella gente, stare al riparo alla miniera, sia pur razionando il cibo e patendo qualche disagio, piuttosto che affrontare la traversata della foresta con quel tempo.
La sera il Nobile Hishihara in persona venne ad accertarsi delle condizioni della sua onorata ospite e la invitò ad unirsi a lui e alla sua famiglia per la cena. Era un uomo di mezza età, cordiale e bonario con una moglie affabile e gentile. Aveva due figli, nei cui occhi brillavano una sana vivacità e una notevole dose di curiosità nei confronti dell’ospite, nonostante la compostezza e la solennità che tentavano di mantenere, con visibile sforzo, durante il pasto. Come Sayouki aveva immaginato, le fu chiesto di raccontare la sua versione dei fatti e così si mise a narrare del suo incontro con la gente del villaggio diretta a sud e di come, saputo dei due sacerdoti, era accorsa in loro aiuto, trascinandoli lontano dalle fiamme.
-E il demone?- volle sapere il capofamiglia, visibilmente preoccupato, alla fine del suo breve e scarno resoconto –Non siamo riusciti a scovalo, quel maledetto!-.
Sayouki non aveva fatto il minimo cenno ad Inuyasha e, spinta da uno strano bisogno, mentì, forse per la prima volta nella sua vita:
-Non saprei. Quando arrivai, di lui non v’era più traccia.-

****

Perché lo aveva fatto? La giovane donna non sapeva spiegarsi il suo comportamento di poco prima e continuava a pensare all’hanyou mentre percorreva i corridoi che l’avrebbero ricondotta nella stanza assegnatale.
‘Inuyasha…’
Perché le aveva detto il suo nome? Cosa era successo? Perché l’incontro con quel mezzo demone l’aveva tanto sconvolta e aveva risvegliato gli spettri che da tanto dormivano in fondo al suo cuore? Quando lui le si era avvicinato Sayouki era stata sopraffatta da una sorta di visione e aveva rivissuto in quei pochi attimi tutta la sua vita, ma non solo. Aveva trovato la risposta che tanto aveva cercato. Stremata dalla difficile prova a cui il suo potere l’aveva sottoposta, aveva dormito per un giorno e mezzo e ora non aveva sonno, quindi si inginocchiò ai piedi del tatami ed estrasse il suo nenju, predisponendosi alla meditazione. Chiuse gli occhi, respirò a fondo e svuotò la mente da tutto, finché non rimase che un punto di luce nel buio, il quale assunse pian piano le sembianze di Inuyasha che le chiedeva:
-Perché lo fai?-
Il cuore della giovane miko saltò un battito rivivendo quel momento e, come le era accaduto due notti prima, si ritrovò a rivivere tutta la sua vita.

****

Era una bambina pallida e gracile, dai grandi occhi chiari e dalla fisionomia insolita quella che era giunta al villaggio, sulle rive del lago, assieme all’onorato sacerdote veggente Ohjio. Egli l’aveva presentata come sua figlia, ma nessuno aveva notato tra loro la benché minima somiglianza, perché non potevano sapere che da lui aveva ereditato l’unica cosa che della sua stirpe contasse: il dono della preveggenza.
Sayouki al tempo aveva quasi dieci anni, pur non dimostrandone più di sette ed era una bambina seria e solitaria, che preferiva passare il suo tempo nella penombra del tempio a meditare, piuttosto che a giocare con gli altri bambini. Il suo desiderio di unirsi a loro si era fatto via via sempre più flebile, dal momento che, le poche volte che in tanti anni di vagabondaggi aveva trovato qualcuno disposto ad accettare la sua compagnia, aveva dovuto suo malgrado lasciarselo alle spalle. E poi, crescendo, si era resa conto di essere troppo diversa dai suoi coetanei e di non riuscire a sopportare i loro scherzi e le loro prese in giro, suscitate dal suo singolare aspetto, nonché dalla sua particolare sensibilità alla luce che più volte le aveva procurato stupidi soprannomi quali ‘strega della notte’ o simili. Alla fine si era risolta a lasciare perdere e aveva preferito stare da sola, ma ora che il loro viaggio si era concluso, era felice di avere una casa e di avere trovato delle persone che sembravano accettarla. Non si riferiva certo agli abitanti del villaggio, loro si comportavano esattamente come si aspettava, perché come quasi tutti coloro che l’avevano incontrata si sentivano a disagio in sua presenza. Invece i monaci del tempio parevano davvero apprezzarla. In particolare Sato, il sacerdote più anziano, l’aveva sempre trattata con gentilezza e aveva convinto suo padre a fermarsi in quel villaggio, per poter offrire alla bambina la possibilità di costruirsi un futuro. Spesso Sayouki accompagnava il padre e Sato nelle loro passeggiate ed eseguiva scrupolosamente le commissioni che le affidavano. Ben presto Sayouki divenne una presenza costante nel tempio e cominciò a nutrire profondo interesse per gli insegnamenti che vi venivano impartiti, applicandosi in particolare allo studio della medicina: finalmente sentiva di avere uno scopo e di poter essere un elemento importante della comunità, indipendentemente dal suo ancora acerbo e inaffidabile dono della preveggenza e nonostante la sua giovane età.
-E se tu diventassi una sacerdotessa?- le chiese un giorno il padre mentre facevano una delle loro abituali passeggiate serali verso l’albero sacro.
-Hai avuto una visione, papà?- Sayouki non aveva mai pensato di prendere i voti e non credeva di avere la vocazione per dedicare la propria vita agli altri, benché le piacesse studiare la medicina e alleviare le sofferenze altrui. MIn realtà ciò che la rendeva felice era essere apprezzata e stimata per questa sua abilità in un’arte così complessa e non venire allontanata con diffidenza a causa del suo aspetto…e di tutto il resto. Questo, suo padre lo sapeva, la conosceva troppo bene. Perché ora azzardava una simile proposta?
-Perché mi chiedi ciò?-
-Ho avuto una visione, sì, ma non ti ho vista diventare una sacerdotessa.- rispose con una nota di dolore nella voce -Vorrei solo che tu trovassi un tuo posto nella vita che ti aspetta, magari qui al villaggio…un posto sicuro, che ti permetta di sfruttare a fin di bene la tua eredità…-
Con quei giri di parole suo padre non poteva che riferirsi ad una sola cosa…
-La mia maledizione, direi piuttosto…- disse Sayouki assumendo uno sguardo triste e sapendo che dava così inevitabilmente inizio ad una discussione che si ripeteva quasi uguale ogni volta che toccavano quell’argomento. Non poteva farci nulla se la sua eredità comprendeva, oltre al dono della preveggenza, un altro strano, odiato potere: non sapeva nemmeno spiegarselo, ma le persone si sentivano terribilmente a disagio in sua presenza, in particolare sotto il suo sguardo diretto. Per questo tutti la evitavano e, se le rivolgevano la parola, avevano imparato a non guardarla mai in volto. Anche suo padre sembrava a volte subirne gli effetti e questa pareva essere proprio una di quelle.
-La tua diversità - insistette Ohjio guardando un punto davanti a sé -è la tua forza, bambina mia.-
‘La mia diversità’…la bambina sospirò e le parve che il fardello che pesava sulla sua anima si appesantisse sempre più ogni volta che pensava a ciò che suo padre chiamava la sua eredità materna.
Perchè con ciò Ohjio si riferiva al sangue youkai che scorreva impetuoso nelle vene di sua figlia.
Ohjio non parlava mai della madre di Sayouki: di lei, la bambina sapeva solo che era uno spirito notturno, una yasha che era morta quando lei era ancora molto piccola. Non sapeva altro, non ricordava nemmeno il suo nome e non si era mai attentata a chiederlo al padre, nel timore di risvegliare in lui ricordi troppo dolorosi.
Un giorno, guardando perplessa il suo riflesso in uno specchio d’acqua, gli aveva chiesto perché il suo aspetto era così diverso, perchè non somigliava a lui. Ohjio aveva studiato in silenzio la figlia, i suoi grandi occhi chiari come il ghiaccio, dalle pupille sensibilissime, gli zigomi poco marcati e il naso sottile, le labbra carnose dietro cui sapeva celate piccole zanne, le orecchie leggermente appuntite e all’infuori…le aveva preso le mani tra le sue e, accarezzando con il polpastrello i piccoli artigli affilati, le aveva detto, con un nodo alla gola:
-Perché tu sei come tua madre…-
Aveva quasi due anni ed era stato quel giorno che aveva saputo di essere umana solo per metà, una mezzosangue. Fino ad allora Sayouki aveva vissuto sola con Ohjio, del tutto isolata dal mondo e non aveva capito quanto la sua diversità fosse evidente. A quel tempo aveva accettato la spiegazione senza pensarci più di tanto, ma in seguito, quando avevano cominciato a viaggiare, si era resa conto della realtà: i mezzi demoni erano disprezzati dagli umani tanto quanto dagli youkai. Aveva deciso quindi di essere più umana che poteva, umana come il padre che tanto amava e aveva acconciato i capelli in modo che nascondessero le orecchie, limato i suoi artigli per accorciarli e smesso di sorridere per non mostrare le zanne. I successivi villaggi che attraversarono, videro solo una strana bambina, pallida e molto timida, che parlava poco e teneva sempre lo sguardo basso.
Ma tutto questo, almeno all’inizio, le era costato molto, soprattutto quando vedeva gli altri bambini correre e giocare, ridendo e gridando a squarciagola…
Poi un giorno erano giunti in quel villaggio nei pressi del lago ed erano stati ospitati al tempio dal venerabile Sato e Ohjio le aveva chiesto se avesse desiderato mai di porre termine a quel vagabondaggio…a Sayouki era parso un sogno…
Ora padre e figlia vivevano da più di tre anni in quel luogo e Sayouki stava guardando con fare abbattuto Ohjio che continuava imperterrito:
-…il tuo potere è ancora latente e non sei in grado di controllarlo…Quando sarai capace di usarlo appieno, vedrai!…se ci fosse tua madre… - sospirò, scuotendo stancamente il capo.
Sentir nominare sua madre dopo tanto tempo preoccupò Sayouki, che disse di slancio:
-Il mio dono, la mia maledizione, non importano finché tu mi sarai accanto, papà!-
Ohjio non ebbe nulla da ribattere perché stava scrutando di nuovo la visione della propria morte. Gli era capitato spesso, ultimamente, segno che era ormai questione di poco…Abbracciò stretta l’esile figlia.
Al suo contatto la bambina sussultò, percependo per la prima volta nella sua vita, lo strascico di una visione E ciò che vide era il volto agonizzante di suo padre.
-Padre mio!- gridò sollevando improvvisamente i grandi occhi colmi di lacrime e aggrappandosi disperatamente alla tunica di Ohjio.
-Sayouki, piccola mia, che ti succede?- la voce preoccupata del padre la riportò alla realtà -va tutto bene… - La bambina non riusciva a fermare le lacrime che continuavano a scorrerle copiose sulle guance e non poté trattenersi dal singhiozzare istericamente: -Ti ho visto!…Non voglio che tu muoia! Non puoi lasciarmi adesso! Non sono pronta!-
-Hai avuto una visione? Il tuo dono sta crescendo…- volle glissare Ohjio, ma poi capì che la figlia non aveva semplicemente avuto una visione, ma aveva percepito la sua stessa visione…e questo poteva essere accaduto solo grazie al potere ereditato dalla madre…
-Bambina mia- sospirò. Prese Sayouki per le spalle allontanandola quanto bastava per inginocchiarlesi di fronte e guardarla negli occhi (non senza subirne l’ammaliante fascino) -Purtroppo il mio tempo è quasi terminato e la malattia che mi divora lentamente già da lungo tempo sta per giungere al culmine. Nonostante le cure del maestro Sato, la situazione non migliora e io voglio saperti al sicuro e felice, prima di andarmene…-
Sayouki era furiosa con se stessa per non essersi accorta di nulla ‘E dire che mi reputavo tanto brava come guaritrice…stupida egoista! In tutto questo tempo ho sempre solo pensato a me stessa e ora…’
-Non dire così! Ora io ti starò vicina e troverò un modo…lo troverò…-
Le lacrime continuavano a sgorgarle infinite e il padre dovette scuoterla per calmarla e poter continuare il discorso:
-Ora ascoltami, figlia mia: so quanto sia stata dura per te in tutti questi anni, sempre derisa e allontanata, e anche se spero che tu decida di rimanere al tempio quale sacerdotessa e impari a controllare le tue doti per il bene comune, sappi che qualunque cosa deciderai di fare, io ti sarò vicino. Un giorno il tuo potere sboccerà e voglio che tu sia pronta per usarlo nella giusta maniera: voglio che tu segua sempre il tuo cuore, bambina, e che non cederai mai alle tentazioni del tuo sangue. Promettimelo.-
Lei non riusciva a smettere di piangere e l’unico suono che le uscì dalla gola fu un gemito strozzato mentre annuiva col capo: non aveva capito il significato di quelle ultime parole di Ohjio, ma aveva ancora negli occhi la visione del padre morente e avrebbe fatto o detto qualsiasi cosa pur di non farlo preoccupare.
Dopo quella notte Sayouki si era completamente dedicata al padre, impegnandosi ancora più a fondo nello studio delle arti curative, ma tutto il suo impegno veniva frustrato dal veloce deperire di Ohjio, la cui vitalità veniva inesorabilmente divorata dalla malattia. Il maestro Sato, intenerito dalla sua dedizione al padre e colpito dal fervore con cui ella si dedicava alla medicina, volle prenderla sotto la sua ala e ciò confortò notevolmente Ohjio, che continuava a preoccuparsi per il destino di quella figlia tanto amata.
E poi un giorno Sayouki gli annunciò che avrebbe preso i voti: era quello che Ohjio aveva tanto sperato negli ultimi anni al villaggio, ma per qualche motivo, non si sentiva pienamente soddisfatto:
-Perché lo fai?- le chiese.
-Non è forse l’unica cosa che posso fare, chichi-ue?- fu la risposta
Sapeva che la scelta della figlia era l’unica possibile se lei avesse voluto continuare a vivere lì in pace, dopo la sua morte, quindi non ribatté e si abbandonò lentamente al sonno mormorando:
-Con la tua arte curerai i corpi, col tuo potere curerai le menti….-

Ohjio non la vide mai vestire l’abito di sacerdotessa perché poco tempo dopo si spense in silenzio durante il sonno. Sayouki, che quella dolorosa notte aveva assistito al suo ultimo respiro, pensò a lui mentre, a quattordici anni compiuti, pronunciava le sacre parole che la consacravano agli dei e al suo prossimo.

Da allora in poi le cose migliorarono e la gente dei villaggi vicini a cui faceva spesso visita in compagnia del maestro Sato, superata la diffidenza, si abituarono presto al suo insolito aspetto e cominciarono seriamente ad apprezzare la sua solerzia e la sua abilità di guaritrice. Sempre più spesso viaggiava sola tra un villaggio e l’altro in quanto l’età imponeva ormai seri limiti al suo maestro, ma questi momenti di solitudine la facevano sentire libera e felice delle scelte fatte.
Purtroppo tutto doveva finire.
Aveva una strana sensazione quel giorno, mentre tornava al tempio dopo una delle solite visite; nulla che si avvicinasse ad una visione (quella del padre morente era stata per ora la prima e unica), ma comunque qualcosa da non sottovalutare, come aveva imparato nei suoi ormai quindici anni di vita.
Viaggiava assieme ad un gruppo di querelanti, alcuni contadini che portavano un carro di offerte e due donne che accompagnavano le rispettive figlie al tempio per dei riti di purificazione, ed erano ormai a metà strada quando furono circondati. Si trattava di banditi, disertori di qualche esercito, dagli abiti logori ma dalle armi affilate. Puntavano certamente al carro di offerte, pensò la giovane miko, aprendo bocca nell’intento di difendere i suoi compagni di viaggio:
-Prendetevi pure il carico, i buoi, tutto quello che volete ma, vi prego, non fateci del male…- Sayouki non si aspettava certo di suscitare una reazione feroce quale invece fu…Quegli uomini si lanciarono sul gruppo urlando incoerentemente e facendo a pezzi con le loro armi gli uomini che si erano parati in difesa sua e delle donne.
-Tutto quello che vogliamo, mia giovane fanciulla, è proprio qui davanti a noi, e non sta solo su quel vostro stupido carro…-
Il brigante che aveva parlato era orribile, sporco e trasandato con denti marcescenti che sbucavano radi nel suo perverso ghigno, mentre con gli occhi porcini guardava famelico le cinque vittime. I loro intenti erano ormai chiari e Sayouki ebbe paura. Questa gente non avrebbe mostrato alcun timore né rispetto per le donne, le bambine, nè tantomeno per i suoi abiti sacerdotali…La giovane non aveva mai avuto tanta paura in vita sua…c’era sempre stato suo padre a proteggerla…ma ora era sola e questa volta toccava a lei proteggere le persone inermi e innocenti che stavano alle sue spalle. Lei era una sacerdotessa: era il suo dovere!
Poi un grido dietro di lei squarciò l’aria e Sayouki si voltò di scatto. Altri briganti erano sbucati dalla foresta e avevano strappato le bambine alla stretta delle loro madri e ora si stavano avventando su di loro. Il terrore di essere inerme la sommerse e quando si sentì afferrare per la vita gridò, gridò e gridò, finché il suo grido divenne un urlo terribile e la sua vista si ricoprì di un velo rosso sangue. Ritornò in sé solo udendo di nuovo la voce di una delle bambine che, si rese conto, era l’unica superstite di un massacro. Ovunque, lì attorno, i corpi giacevano a terra riversi in un lago di sangue, macabro spettacolo ulteriormente arrossato dalla luce del tramonto. Petti squarciati, teste mozzate...altri invece non presentavano neppure un graffio, ma il sangue colava in rivoli sottili dalle loro orecchie. Tra questi ultimi c’erano anche le due donne e l’altra bambina…Sayouki sentì un nodo alla gola e l’odore dolciastro del sangue le fece salire la nausea; abbassò lo sguardo sulle proprie mani e vide i suoi artigli sguainati, lordi di sangue. La bambina la fissava con occhi folli, senza muoversi e senza più gridare, Sayouki non poté sopportare quello sguardo: fuggì nel buio della foresta e non tornò mai più nell’unico posto che avesse mai chiamato casa.


****

Nella fredda aria mattutina il canto di un gallo echeggiò chissà dove e la giovane miko si destò dalla profonda trance con nella mente una visione, la stessa che aveva avuto al momento del suo incontro con Inuyasha. Era così, dunque…quel giorno si sarebbe deciso il suo destino.
Non nevicava più e la giovane comunicò ai suoi generosi ospiti che avrebbe tolto il disturbo, rifiutando, gentilmente ma categoricamente, di prolungare il suo soggiorno nel loro palazzo. Elargì auguri di prosperità e benedizioni e, ringraziando ancora per l’ospitalità, riprese il suo cammino.
Quando fu di nuovo sola tra gli alberi della foresta, il senso di oppressione che era calato su di lei durante la notte si dileguò. Fece un profondo respiro e sorrise tristemente; forte delle sue decisioni, mosse un passo verso l’inevitabile.

****

Al riparo di una caverna, il giovane Inuyasha fissava con lo sguardo perso il fuoco su cui stava carbonizzando la sua cena. Gli avvenimenti di tre notti prima lo avevano sconvolto e occupavano ancora interamente i suoi pensieri. Era a dir poco furioso per ciò che gli era capitato, per come si fosse dimostrato debole e non avesse saputo reagire di fronte ad un’umana…Ma era poi umana quella strana sacerdotessa bambina? Dall’aspetto non si sarebbe detto, a cominciare da quegli occhi che trapassavano l’anima…ma indossava abiti sacerdotali…
‘Cosa diavolo è quella femmina?’ si era chiesto fuggendo quella notte. Si era sentito inerme sotto il suo sguardo mentre qualcosa di lui veniva attratto irresistibilmente contro la sua stessa volontà. E poi perché diamine le aveva detto il proprio nome? Era forse impazzito? Ma era stato più forte di lui…Lo turbava profondamente il fatto di aver perso il controllo di sé, e ancor più il fatto di non riuscire a togliersela dalla testa; era come se in quei pochi attimi qualcosa si fosse insinuato nella sua mente e vi avesse lasciato un’acuta sensazione di dolore e solitudine e disperazione. ‘Come se i miei non mi bastassero…’
Il giorno successivo non aveva potuto fare a meno di cercarne le tracce e scoprire dove si trovasse; trovato il palazzo, era tornato più volte per cercare di intravederla, ma senza successo, finché quella mattina, verso mezzogiorno, lei aveva lasciato quel riparo per inoltrarsi nella foresta. ‘Stupida femmina…’ aveva pensato guardando da lontano quegli occhi che per un attimo parvero scorgerlo ‘Va al diavolo!’
Si era quindi allontanato con l’intenzione di dimenticare l’intera storia, ma non ci riusciva proprio e ora decise di andarla a cercare: doveva essere accampata da qualche parte e certo non sarebbe stato difficile seguire le sue impronte sulla neve fresca, anche alla luce della mezza luna. Sorprendendola nel sonno, si sarebbe trovato in posizione di vantaggio…
Ma quando la raggiunse, la miko non stava dormendo e nemmeno era accampata per la notte: Inuyasha la trovò inginocchiata in attesa sotto l’albero cavo dove l’aveva lasciata la notte del loro incontro. Aveva gli occhi chiusi, ma sentendolo avvicinarsi (come diavolo aveva fatto a percepire la sua presenza??) li aprì e le sue pupille si dilatarono enormemente per cogliere quanto la circondava nel buio:
-Ti aspettavo…Inuyasha-
Al suono del suo stesso nome, il giovane hanyou si bloccò, trovandosi di nuovo trafitto da quel suo sguardo gelido e nel contempo così triste…come potevano essere così espressivi due occhi tanto inumani? Di nuovo si sentì travolgere da un fiume di emozioni incontrollabili, ma tra esse fu la rabbia a prevalere e con uno scatto improvviso riuscì a liberarsi e a balzare lontano da quell’essere:
-Si può sapere che cosa vuoi da me?-
-L’unica cosa che voglio da te…è ucciderti.-



Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
nenju: rosario.
yasha: demone femmina. (almeno così ho letto da qualche parte ma non sono sicura...)
Ok, ecco qui....Il ritmo è ancora lento, ma mi ci vuol tempo per introdurvi questo mio particolarissimo personaggio...Cosa ne pensate della mia Sayouki? Commentate, commentate che mi fate felicissima!! :D Youki

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Capitolo 3
*** Un tacito patto ***



UNA STORIA DEL PASSATO
di Youki

Cap 3
Un tacito patto


Senza concedergli il tempo di battere ciglio, Sayouki gli balzò addosso, sfoderando zanne e artigli: Inuyasha si scansò solo per riflesso condizionato e riportò una lieve ferita al collo. Continuava ad evitare i suoi colpi, ma non sembrava intenzionato ad attaccare.
In realtà il mezzo demone stava strenuamente lottando per mantenere il controllo, perché di nuovo una stretta invisibile serrava la sua mente e trascinava i suoi pensieri verso quella donna, impedendogli di attaccare. L’unica cosa che poteva fare era arretrare e aggrapparsi alla rabbia che già poco prima si era rivelata l’unica sua ancora di salvezza. Se non avesse mantenuto un minimo di controllo, avrebbe rischiato di soccombere sotto quei colpi, sferrati si con ben poca maestria, ma comunque micidiali. Per un attimo si era chiesto cosa l’avesse spinta ad attaccarlo, poi il suo istinto di conservazione aveva cancellato ogni scrupolo…’Se solo riuscissi a liberarmi da quest’incantesimo…!’
E poi si accorse che dagli occhi della sua avversaria scendevano copiose le lacrime. Colpiva e colpiva, piangendo disperatamente e gridando insulti:
-Reagisci stupido mezzo cane! Forza! Dove sta il tuo maledetto sangue youkai?!-
Improvvisamente l’incantesimo si ruppe e Inuyasha fu finalmente libero di balzare in avanti per fermare il suo aggressore. Preso dall’ira scaraventò a terra la ragazza e con una mano artigliata la strinse alla gola mentre con l’altra si preparò a colpire. Ma non ci riuscì. Questa volta non fu a causa di quello strano incantesimo, perché, benché la stesse guardando negli occhi, non ne subì gli effetti; fu invece sconcertato da quello che vi lesse: tristezza, sofferenza, disperazione…Lei aveva fatto di tutto per giungere a quel momento…lei voleva morire
Non l’avrebbe fatto, non poteva ucciderla.
-Colpisci!- era stata lei a parlare -Maledetto pazzo, colpisci! Uccidimi! Fallo!- La voce della giovane miko, alterata da un dolore che solo lei poteva capire, crebbe di tono fino a diventare un grido terribile e penetrante che faceva dolere i timpani. Inuyasha lasciò la presa e si portò le mani alle orecchie, non potendo sopportare quel suono tremendo che lo faceva impazzire di dolore. Cercò di alzarsi ma le forze lo abbandonarono e cadde riverso sulla soffice cortina di neve accanto all’avversaria, proprio sotto il torii annerito dal fuoco.
Quando si riprese vide che lei era ancora lì accanto e guardava fissamente il cielo; le lacrime che avevano bagnato il suo volto si stavano trasformando in ghiaccio sulle sue guance pallide. Inuyasha ci mise un po’ per ricordarsi quello che era successo…aveva un tremendo cerchio alla testa e nelle orecchie l’eco di un grido straziante…’E’ stata lei!’ Quando realizzò che accanto a lui era distesa la sua nemica, con un balzo repentino si allontanò; eppure ora non la sentiva più ostile…a dire il vero, nemmeno quando lei lo aveva attaccato l’aveva sentita tale…
-Ehi, tu, maledetta! Si può sapere chi sei e COSA sei?- Non era umana, questo era certo!
La ragazza non si mosse e l’unico segno che era ancora viva fu un sospiro.
-Maledizione femmina! Rispondimi!-
Con movimenti lenti ella allora si levò a sedere e volse lo sguardo verso di lui (…ancora l’hanyou venne ammaliato da quegli occhi sovrumani e cercò di resistere con tutte le sue forze…) poi incominciò a parlare: -Avresti dovuto uccidermi. L’avevo visto! Avresti dovuto trasformarti in full youkai e mi avresti dovuto liberare dalla mia maledizione…-
‘Come se fosse la cosa più naturale del mondo per un hanyou diventare un full youkai!’ pensò Inuyasha stringendo i pugni con rabbia.
-Ma che cazzo stai dicendo? Quale fottuta maledizione e che dannato full youkai??! Tu mi sembri in piena forma dannata yasha e nel pieno dei tuoi poteri! Ma se vuoi che ti uccida, continua pure a prenderti gioco di me!…Io non sono…(quanto gli costava dirlo!!!)…uno youkai...!-
Sayouki tacque, confusa: le sue visioni, sempre più frequenti da quando si era trasformata per la prima volta in full youkai, non avevano mai sbagliato…ma ora pareva aver trovato l’eccezione. Quel giovane era più umano di quanto volesse ammettere e, ironia della sorte, al contrario lei era più youkai di quanto desiderasse…
-Evidentemente non sono poi così in forma come credi.- disse esalando un lungo sospiro sotto forma di una bianca nuvoletta di vapore. Lla mattina prima, lasciando il palazzo Hishihara, era convinta che non avrebbe rivisto il sorgere il sole e ciò le aveva dato un senso di libertà indicibile. Finalmente avrebbe abbandonato quell’odiata vita ed avrebbe espiato la sua colpa pagando con il suo stesso sangue: il peso del suo dolore era per lei divenuto a tal punto insostenibile. E invece i primi raggi stavano illuminando le vette delle montagne oltre la foresta e le stelle impallidivano dinanzi al mattino, mentre lei parlava con colui che avrebbe dovuto ucciderla.
Cadde un lungo e tesissimo silenzio che fu infine rotto dalla voce della ragazza:
-Sayouki.- disse – Il mio nome è Sayouki.-
Improvvisamente la morsa di ferro che teneva incatenato Inuyasha si allentò e svanì, facendolo barcollare sul punto di perdere l’equilibrio, come se fosse stata recisa una corda tesa che lo tenesse legato alla miko. Con suo stupore vide la ragazza rilassarsi e progressivamente assumere sembianze più umane:
-Ma tu…cosa sei?- balbettò incerto davanti al tenue sorriso che ora gli veniva rivolto.
-Se ti dicessi che non lo so, mi crederesti?- ribatté quella, alzandosi da terra e lisciandosi le vesti -Se sei disposto ad ascoltare una lunga storia forse potrai dirmi tu chi sono…-
Ancora confuso da quel repentino cambiamento di atteggiamento, decise di starla a sentire e seguì la strana donna-bambina che si stava avviando tra gli alberi.
Mentre camminava guardingo dietro la giovane, Inuyasha non poteva fare a meno di stupirsi: ‘Ma com’è possibile che pochi attimi fa volesse morire e ora si comporti come se nulla fosse? Che sia davvero pazza?! Eppure i suoi occhi erano così rassegnati…’. L’hanyou non riusciva a capire quale fosse il sentimento che gli si agitava dentro quando pensava a quegli strani occhi, o, forse, semplicemente, non avrebbe mai ammesso nemmeno con se stesso di sentirsi schiacciato dalla solitudine. Quegli occhi parlavano di una tristezza e un dolore che lui conosceva bene e ora si volsero a guardarlo, facendolo di nuovo sentire come imprigionato.
-Tu sei come me, Inuyasha…- disse la miko portandosi una mano sul cuore e voltandogli di nuovo le spalle per continuare a camminare -…un mezzo demone il cui unico compagno di viaggio è la solitudine…-
-Tsk!- fu tutto ciò che il giovane fu momentaneamente in grado di ribattere, nel tumulto di pensieri che gli vorticava in testa -Ma che diavolo vai dicendo? Io sto benissimo così!- Ma era poi vero? Cadde un silenzio imbarazzante e Inuyasha si ritrovò impacciato quando lo ruppe mormorando:
-Hai detto di essere una mezzo demone…Io non avevo incontrato mai nessuno…-
-Nemmeno io- lo interruppe lei -in realtà da piccola credevo di essere umana come mio padre, ma crescendo in mezzo agli umani, mi sono resa conto ben presto di essere assai diversa…-
-Feh! Devono averti trattata davvero bene, però, se ti prodighi tanto per loro!- Lo sguardo di Sayouki divenne triste, ma il giovane hanyou non poteva vederlo e continuò: -E dimmi allora perché te ne vai a zonzo a sfidare tutto e tutti invece di stare a crogiolarti nella loro adulazione? Per quanto ai miei occhi possa parere strano, sei una miko, no? Se no, che altro sei?-
La ragazza non si voltò a guardarlo, ma si fermò aspettando che l’hanyou si avvicinasse: Inuyasha poteva acutamente percepire l’aura di dolore che ella emanava, come una ragnatela in cui rimase di nuovo impigliato nel momento in cui lei lo guardò in volto.
Il suo tono fu così mesto da far dubitare il giovane di trovarsi di fronte alla stessa persona che lo aveva attaccato nella radura poco tempo prima.
-Vorrei tanto saperlo anch’io.-

****

Continuarono a camminare così, senza meta, tra silenzi impacciati e impacciati discorsi, finché li colse la sera e stavolta Sayouki volle accamparsi per la notte.
-Bene. Io me ne vado.- sentenziò l’hanyou con tono noncurante da una distanza di sicurezza che aveva mantenuto per tutto il giorno.
-Addio, Inuyasha.- ribatté la ragazza mestamente, anche se visibilmente contrariata -Grazie della compagnia…non mi capita spesso.-
-Tsk! Vuoi prendermi in giro?- le scoccò uno sguardo in tralice: ‘Era una battuta?’ -Addio!- e saltando sull’albero più vicino si dileguò in un batter d’occhio.
Sayouki non accese il fuoco: si sdraiò sotto un albero al margine della piccola radura e mangiò qualcosa attingendo alle provviste fornitele da Hishihara, poi rimase a lungo distesa a pensare guardando le stelle. Era felice. Quella mattina non avrebbe certo immaginato, reduce dallo scontro con il suo presunto uccisore, che quell’incontro l’avrebbe invece risvegliata alla vita…Qualcuno come lei…non era sola dopo tutto.
-Tornerai…- sussurrò alle stelle, ma non era una predizione, era una preghiera.

****

Inuyasha corse come un pazzo per la foresta, sfogando tutta la traboccante vitalità che per tutto il giorno era rimasta imbrigliata dal potere di quella donna. Anche da lontano gli pareva di continuare a percepire uno strano prurito alla base del collo…niente di paragonabile certo a ciò che aveva provato trovandosi la notte prima sotto il suo sguardo demoniaco, diretto e furioso…
Correva e correva, sfiancandosi e sfogando la frustrazione che lo assaliva ad ondate; perché aveva incrociato la via di quella donna? Perché la sua vita, già tutt’altro che rosea, doveva essere di nuovo stravolta? Era solo da tanto tempo ormai ed era sempre riuscito a vivere in pace con se stesso, facendo solo ciò che gli pareva necessario a placare il suo spirito inquieto, cioè distruggere gli odiati villaggi umani scacciando quei miseri esseri dalle loro case (…come avevano fatto tempo prima con lui…). Ora invece aveva incontrato lei, una mezzo demone come lui, ma che amava gli umani alla follia e lo aveva sfidato pur di difenderli, una donna che aveva un potere strano e molto pericoloso, una femmina che era in grado di annullare la sua volontà con uno sguardo…una sorta di anima affine che faceva crollare tutte le sue certezze e a cui lui non riusciva proprio a non pensare.
Quel suo sguardo triste, per quanto inumano, gli ricordava troppo sua madre…da quanto tempo non pensava a lei!
-Basta! Maledizione!- gridò ‘Non la rivedrò. E molto meglio così.’
Quella notte dormì profondamente. Sognò di essere bambino e di trovare conforto alla sua solitudine tra le amorevoli braccia materne.
Il mattino successivo, all’alba, era di nuovo al campo di Sayouki.

****

Passarono così i giorni e col tempo Inuyasha notò come Sayouki si rilassasse sempre più, perdendo ogni traccia di austerità, anche se il suo aspetto era rimasto alquanto singolare. Pareva anche essersi attenuato il campo di energia che lei diffondeva e l’hanyou le camminava ora a fianco, anche se ancora non la guardava mai in volto, non direttamente, almeno. Non si fidava di lei (e di chi mai??), ma voleva saperne di più: ad ogni passo la ragazza lo incuriosiva e lo stupiva con racconti della sua vita, la sua infanzia col padre, il loro vagabondare, i villaggi, gli umani e i demoni incontrati sul loro cammino.
-Non capisco come tu possa apprezzare tanto gli umani. Non ti hanno mai accettata e poi sono esseri la cui vita è breve e inutile, insignificante.- sentenziò una volta l’hanyou.
-Si.- annuì Sayouki -La loro vita è breve. E’ per questo che prestai il giuramento di sacerdotessa: per aiutarli ad alleviare le loro pene, così grandi, in proporzione alla loro effimera esistenza…- sospirò pensando al padre -Tu non avresti fatto qualunque cosa per salvare tua madre?-
La domanda a bruciapelo scosse Inuyasha fin dal profondo e riportò in superficie lo straziante dolore del bambino che piangeva nei suoi sogni. Non ebbe nulla da ribattere.
-Perché allora non sei al tempio? Già una volta ti ho fatto la stessa domanda, ma tu non mi hai risposto. Cos’è successo perché tu abbandonassi quel luogo?-
Stavolta nella domanda non c’era traccia di scherno o disprezzo; c’era un genuino interesse, la volontà di capire la ragazza che stava diventando la sua prima e unica amica.
Sayouki lo capì e, con grande sforzo per trattenere il dolore e la rabbia che provava nel ricordare quei momenti, decise di raccontargli la storia di quel giorno maledetto in cui il suo sangue demoniaco l’aveva trasformata in full youkai e con il suo potere aveva ucciso indiscriminatamente tutti i presenti.
Lui avvertiva acutamente il dolore che il ricordo provocava alla ragazza, di nuovo imprigionato nella rete di potere che li collegava, ma la possibilità che un mezzo demone potesse sia pur per poco trasformarsi in uno youkai completo, pose in secondo piano qualsiasi altra cosa. Lui stesso, ripensandoci, l’aveva vista nella sua forma demoniaca poco tempo prima o, meglio, l’aveva vista tornare allo stato normale subito dopo il loro scontro nella radura…
Il racconto di Sayouki si concluse tra i singhiozzi e una straziante ondata di dolore fisico si riversò su di lui. Quasi fuggì dinanzi a quell’assalto e cercò di allontanarsi dalla ragazza, cadendo in ginocchio sotto l’insostenibile peso del suo sguardo.
-Smettila! Basta!- gridò stringendosi la testa fra le mani sotto gli occhi incerti di Sayouki -Stammi lontana! Maledetta, ferma!!-
La giovane non capiva cosa stesse succedendo: l’unica cosa certa era che Inuyasha stava soffrendo terribilmente e che accusava lei di esserne la causa. Il suo potere, la sua maledizione! Ne aveva di nuovo perso il controllo! Quale nuovo risvolto poteva essersi rivelato?
Disperata e arrabbiata con se stessa, odiando il suo maledetto sangue youkai, si allontanò correndo senza vedere dove andava, la vista appannata dalle lacrime. Non seppe per quanto tempo corse alla cieca tra gli alberi, ma alla fine, esausta, si lasciò cadere sulla neve ormai ghiacciata e si addormentò.
E sognò.
Una donna vestita di blu le si avvicinava fluttuando avvolta in un velo azzurro: aveva lunghi capelli corvini e grandi occhi chiari come i suoi e le tendeva le braccia mormorando parole incomprensibili.
-Madre!- esclamò Sayouki riconoscendola improvvisamente e ripetendo con le lacrime agli occhi: -Madre!- La donna sorrise e con occhi pieni di amore la strinse a sé sussurrando.
-Segui il tuo cuore, figlia mia. Io sarò sempre con te…-

La giovane si destò di soprassalto, con il volto bagnato di lacrime (da prima o a causa del sogno?) e si stupì di come ora fossero nitide l’immagine e la voce della madre nella sua memoria. Si sentiva calma e svuotata. Tutta la disperazione di poco prima era svanita e una surreale serenità si impadronì di lei, mentre si alzava da terra per sfuggire all’accecante bagliore del sole già alto.
Un fruscio alle sue spalle attirò la sua attenzione, ma il riverbero del sole sulla neve non le permise di vedere il piccolo essere che l’aveva provocato e che ora arrancava faticosamente sulle sue gambette verso la Montagna del Fulmine per fare rapporto al suo signore.

****

Il canto di un gallo chissà dove annunciò ad Inuyasha l’inizio del nuovo giorno. Faceva freddo ed era l’ennesima giornata limpida e luminosa. Da quando lui e Sayouki si erano incontrati la prima volta, non aveva più nevicato e lo spesso strato di neve fresca si era trasformato in una grossa lastra di ghiaccio. Nel folto del bosco la neve era molta meno, ma il freddo pungente si faceva sentire anche sulla coriacea pelle dell’hanyou, che uscì dal suo nascondiglio massaggiandosi la testa ancora dolorante. In qualche modo, stordito e indebolito, era riuscito a trovare quel riparo la sera prima ed era caduto in un sonno inquieto popolato di incubi. Gli era parso anche di sognare una donna vestita di blu…Sembrava Sayouki.
Questa volta non ebbe esitazioni a rimettersi sulle sue tracce. Era ormai chiaro che lei non si rendeva conto della portata dei suoi poteri e che era pericolosa per chiunque. E allora perché la seguiva? Non si era mai preoccupato di nessuno, perché ora voleva aiutarla? ‘Lei è una mezzo demone come me’ si disse ‘ed è stata in grado di trasformarsi in full youkai. Voglio scoprire come! Se ci riuscissi anch’io mi vendicherei di…’
-Sesshomaru!- ringhiò, fiutando inaspettatamente l’odore tanto familiare quanto odiato del fratellastro. ‘Che diavolo ci fa qui?’
Si lanciò di corsa alla ricerca di Sayouki. Aveva lo strano presentimento che la presenza di suo fratello da quelle parti non fosse casuale. Che anche lui avesse percepito l’aura di potere di quella strana ragazza e volesse servirsene?

****

Sayouki non si era allontanata di molto dal luogo in cui si era risvegliata. Aveva cercato un luogo riparato, una piccola grotta, e vi si era ritirata in meditazione. Aveva assolutamente bisogno di mettere ordine nei suoi pensieri e dare un senso agli ultimi avvenimenti e l’unico modo che conosceva, era quello che per tanti anni al tempio le aveva permesso di mantenere un ferreo controllo sui suoi indesiderati poteri. Assunse una posizione comoda e chiuse gli occhi, concentrandosi sull’immagine della madre (chissà poi perché ora le veniva così immediato?) e si vide…
Era molto piccola e stava sulle ginocchia di sua madre, scossa da convulsioni e faticando a respirare; con le sue piccole manine stringeva convulsamente la stoffa blu del kimono materno e si agitava delirando nel sonno. Sua madre piangeva copiose lacrime e la cullava sussurrando incessantemente una preghiera rivolta a qualcuno che non poteva vedere, ma di cui sentiva la presenza ogni giorno della sua vita. -Ti prego, no! Non così presto! Non posso lasciarla sola ora…è così debole…non è pronta…- e poi, rivolta al corpicino che stringeva fra le braccia: -Ti prego bambina mia, resisti, papà è andato a cercare un guaritore; arriverà in tempo per…-
Sayouki smise di respirare.
Fluttuò al di sopra della scena, senza capire. Si sentiva così bene ora!
-No!- mormorò sua madre, sfiorando il piccolo viso inerte della figlia, -No!- gridò più forte, rivolta direttamente a Sayouki che fluttuava poco sopra di lei. -Tu non morirai.-
Fece un cenno di saluto all’ombra di Sayouki, sospesa in alto: -Segui sempre il tuo cuore, bambina, io sarò sempre con te.- le disse -Così è sempre stato e così sempre sarà.-
Depose un lieve bacio sulla fronte della bambina tra le sue braccia e…svanì.
In quel momento Ohjio entrò di corsa nella capanna, giusto in tempo per vedere scomparire la donna amata e il suo grido pieno d’angoscia fece correre un brivido lungo la schiena della figlia.
-Rieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!-

Ancora una volta Sayouki uscì dalla trance di colpo, ansimando e stringendosi il petto, come se fosse ancora bambina e morente tra le braccia della madre. Rie, sua madre si chiamava Rie: come poteva averlo scordato? Sua madre era morta; lei stessa era morta e sua madre l’aveva resuscitata in qualche modo, dando in cambio la sua vita.
Le immagini confuse dei genitori fluttuarono ancora per un attimo davanti ai suoi occhi, poi svanirono quando l’attenzione della ragazza fu attratta da un lieve fruscio appena fuori della grotta. Era già calata la sera e Sayouki si mosse per scrutare meglio nel buio che s’infittiva l’ombra che era apparsa all’ingresso del suo riparo: il brivido che le corse lungo la schiena l’avvertì di trovarsi di fronte ad un demone molto potente. Con un gesto noncurante il nuovo venuto creò un fuoco fatuo che illuminò l’interno della grotta di una spettrale luce azzurra. Si scrutarono attentamente a vicenda e Sayouki, per nulla infastidita da quella tenue e fredda luce, poté vedere che si trattava di un giovane dall’aspetto regale, con lunghi capelli argentei e una mezzaluna blu tatuata sulla fronte; indossava un ricco abito da viaggio ed il suo volto era davvero affascinante, mentre le rivolgeva un lieve inchino:
-I miei omaggi, mia signora- furono le galanti parole che il demone le rivolse, sorprendendola -Ti ho cercata a lungo, Dama dei sogni.-
Un lampo argenteo, una formidabile zanna d’argento…Inuyasha e questo demone combattevano tra loro (come si assomigliavano!) e il sangue infradiciava il terreno…
Sayouki sbatté più volte le palpebre per liberarsi dalla improvvisa visione e si tenne sulla difensiva disponendosi, con un cenno di assenso, ad ascoltare ciò che lo youkai aveva da dirle.
Il demone avvertiva il campo di energia creato dalla yasha e lottava contro la sua schiacciante pressione senza darlo troppo a vedere. Era stato avvisato di guardarsi dagli strani poteri di quella femmina, ma forse aveva sottovalutato la loro intensità…
’E’ un errore che non avrei dovuto commettere…’
Aveva bisogno dei suoi poteri, ma non doveva rimanerne schiacciato!
-Il mio nome è Sesshomaru, mia signora- esordì -e sono qui per chiedere la tua collaborazione.-
Lo youkai fissò i propri occhi d’ambra in quelli freddi della giovane e proseguì:
-In cambio avrai tutto ciò che vorrai.-

****

Inuyasha era inquieto. Si sentiva ancora dannatamente debole e si stava trascinando a fatica per l’ultimo tratto verso la grotta da cui provenivano l’odore di Sayouki e di Sesshomaru, quando vide profilarsi sulla soglia la sagoma del fratellastro. Era sorta la luna, ormai in fase calante, e nel tenue bagliore diffuso da un velo di nebbia scorse anche Sayouki, al suo fianco.
Dopo aver rivolto un galante inchino alla donna, Sesshomaru fece per allontanarsi ma, vedendo l’ombra ferma poco più in basso nella radura, esclamò con disprezzo:
-Ma guarda chi si vede! Qual buon vento, mio insulso fratellino?-
A queste parole nella mente di Sayouki fu tutto improvvisamente più chiaro, mentre invece lo youkai si stava sotto sotto chiedendo, stupito e contrariato, cosa diavolo ci facesse lì Inuyasha: ‘Che anche lui sia al corrente dell'eredità di nostro padre e voglia sfruttare il potere della Dama dei sogni per trovare Tessaiga?’.
Inuyasha sentì crescere un moto di rabbia incontrollata nell’udire le parole del fratello e, nonostante le sue pessime condizioni fisiche, gli si lanciò stupidamente contro gridando.
-Vai all’inferno! Maledetto!-
Inutile dire che Sesshomaru non fece alcuna fatica ad evitare i suoi colpi. Ben presto si rese conto che il fratello era ancora più debole del solito e non perse l’occasione per umiliarlo ulteriormente.
-Che ti succede Inuyasha? Il nostro onorato padre si rivolta nella tomba nel vedere quanto tu stia diventando patetico…Mi dispiace quasi colpirti…- e detto ciò con un gesto repentino lo scaraventò a terra, facendo un passo avanti con l’evidente intenzione di farla finita una volta per tutte. -Sono stanco di giocare con te; mi chiedo come mai io non ti abbia ancora ucciso…-
Levò una mano artigliata ed era sul punto di colpire quando la voce (o il potere) della yasha alle sue spalle lo fermò:
-Lascia perdere, nobile Sesshomaru. Si è già scontrato con me e l’ho lasciato in vita solo perché non valeva la pena di sprecarsi oltre…-
-Uhm- annuì lo youkai, perdendo immediatamente interesse nella lotta alla penosa vista del fratello minoreinerme a terra -Come tu dici, non ne vale davvero la pena.- voltò le spalle ad Inuyasha e non lo degnò più di attenzione. -A presto allora, come promesso, fra un mese.- aggiunse rivolto a Sayouki -Ti porterò ciò che hai chiesto e spero tu avrai le mie risposte, Rie.-
Detto questo dileguò tra gli alberi, nella notte.
-Dannata!- le ringhiò Inuyasha .
-Tornatene da dove sei venuto e non importunarmi più.- si sentì ribattere con tono sprezzante, ma poi, mentre girava sui tacchi per tornare verso la grotta, in un sussurro la ragazza aggiunse: -Ci sta ancora osservando…-
L'hanyou la guardò allontanarsi e quindi decise di ritirarsi per recuperare le forze, anche se con la fame che aveva non sarebbe stato facile dormire. Ma non aveva la forza di cacciare, si sentiva, se possibile, ancor più debole di prima…Al primo riparo di fortuna che trovò, si accoccolò contro la roccia combattendo col gelo che gli pervadeva tutto il corpo.
Quando riaprì gli occhi il freddo era scomparso e un fuoco scoppiettava allegro davanti a lui, mentre un invitante profumo di carne arrosto risvegliava il suo stomaco contratto. Faticò a sollevarsi a sedere e guardarsi intorno gli provocò un forte senso di nausea: Sayouki era dall’altro lato del fuoco, impegnata ad arrostire una lepre con gli occhi arrossati dal bagliore delle fiamme e dal fumo.
-Perdonami per tutto quanto, Inuyasha. In questi ultimi due giorni ho capito molte cose…Dormi ancora un po’, ti sveglierò io quando sarà pronto da mangiare.-
L’hanyou sentì di nuovo le palpebre pesanti e in un attimo si addormentò, cullato stavolta da dolci sogni.
Sayouki lo osservò mentre dormiva e si disse che somigliava molto al fratello, anche se i suoi tratti erano molto più dolci ed espressivi di quelli del glaciale Sesshomaru. Dal momento in cui aveva scoperto che erano fratelli, aveva saputo da che parte stare ed era intervenuta salvando a stento la vita di Inuyasha. Ciò che le aveva chiesto di cercare Sesshomaru era il luogo in cui era custodita Tessaiga, la formidabile spada lasciatagli in eredità dal demone suo padre, ma la ragazza non era affatto convinta che la lama fosse destinata a lui, come le aveva detto. Era solo una sensazione, ma raramente le sue sensazioni si erano sbagliate…
Quando svegliò l’hanyou per la cena, mentre mangiavano gli raccontò dell’accaduto e gli rivelò i suoi dubbi sulla presunta eredità di Sesshomaru.
-Una spada, hai detto?- le chiese intontito dal sonno che lo incalzava di nuovo, dopo essersi rifocillato -Non so niente di nessuna eredità, ma se è vero, non gliela lascerei per niente al mondo…-

****

-Perché gli hai promesso di cercare quella spada?- Inuyasha si era ripreso bene, sotto le cure della giovane e avevano quindi potuto riprendere il viaggio entro breve.
-Cerco le sue risposte perché lui ha promesso di cercare qualcosa per me. Devo avere qualcosa da dargli in cambio. Per me è più importante di qualsiasi spada.-
-E si può sapere cosa deve portarti?- Proprio non gli piacevano i misteri.
-Il mio passato.- rispose criptica Sayouki, lasciando l’hanyou imbronciato a rimuginare tra sé. Poi d’un tratto Inuyasha trasalì e sbottò:
-Ti ha chiamata Rie! Che diavolo…? Chi è Rie?!-
La ragazza pensò per un attimo di raccontargli dei suoi sogni, ma poi disse semplicemente che Rie era il nome di sua madre.
-Ma pare che tuo fratello non sappia che è morta già da tempo. Mi ha chiamata ‘Dama dei sogni’ e pareva essere sempre sulla difensiva, come se avesse paura che lo attaccassi di sorpresa…Non sono certo nelle condizioni, dato che non riesco nemmeno ad avere il minimo controllo sul mio potere, ma non ho certo pensato di correggerlo…-
-Tsk! Che stupido! Non accorgersi che tu sei solo una mezzo demone!- brontolò lui con aria di superiorità. ‘A volte però me lo chiedo anche io se lei è veramente una semplice mezzosangue…’ -Comunque mi pare che ora tu riesca a controllare abbastanza bene le tue facoltà…- ricordava bene come più volte aveva sentito il sonno intorpidirgli le membra e i sogni accarezzare la sua mente mentre dormiva. E sentiva che era Sayouki l’artefice di tutto ciò. Forse era veramente la Dama dei sogni…-E mi pare che non sia un dono poi così terribile come dicevi all’inizio…-
-Tutto quello su cui ora riesco ad avere il controllo è il potere di fare addormentare e, forse, sognare…E’ quello su cui non ho controllo a spaventarmi: non posso dimenticare di averti quasi ucciso solo guardandoti!- La voce della giovane si incrinò e Inuyasha sentì una vertigine assalirlo al solo pensiero del dolore provato. Ci erano voluti due giorni di sonno e assidue cure della ragazza per rimetterlo in sesto, e l’attacco non era neppure stato rivolto contro di lui coscientemente. Cosa avrebbe potuto fare ora Sayouki se avesse concentrato il suo potere contro qualcuno? Sesshomaru sarebbe sopravvissuto?
-Hai paura che succeda di nuovo qualcosa del genere?- sperava proprio di no…
-No…- rispose seria Sayouki -Non dovrà più succedere. Ed è per questo che mi serve l’aiuto di tuo fratello.- La sua determinazione fu tale che al solo sentire quelle parole Inuyasha, nonostante tutto, si sentì più tranquillo.
Il loro girovagare li condusse infine sulla sponda di un grande lago. Lì la ragazza si fermò all’improvviso trattenendo il respiro.
-Ehi! Cosa ti succede adesso?- brontolò Inuyasha sempre sul chi vive, senza ottenere risposta. Scosse sgarbatamente Sayouki per una spalla e lei levò lo sguardo, uno sguardo colmo di angoscia, e gli disse:
-Non me ne ero proprio accorta…ma questo…- La ragazza lasciò spaziare lo sguardo sulla superficie del bacino, risalendo lungo le ripide rive del versante opposto fin sulla cima del promontorio. Là un picco di roccia nera si immergeva nel lago come il piede di un gigante che volesse sondare la temperatura dell'acqua.
-Io...Sono tornata a casa…!-

Quella notte si accamparono su quella sponda e Sayouki sognò il suo vecchio maestro che invocava il suo nome. Si svegliò sudata e angosciata, scrutando nel buio il promontorio che si allungava alla loro destra in mezzo al lago e dietro il quale sapeva sorgere il tempio, a breve distanza dal villaggio di pescatori che ospitava la tomba di suo padre. Mancava ormai da tre anni…Era strano come, dopo gli ultimi avvenimenti, ricordasse l’accaduto come un sogno, senza più provare quel dolore atroce, quel senso di colpa e di disprezzo verso se stessa…Era diventata ciò che si era impegnata tanto ad evitare durante i suoi anni al tempio, e dopo il risveglio dei suoi poteri, aveva infine accettato la sua tanto odiata eredità…tutto da quando sua madre le era apparsa in sogno…e da quando aveva incontrato Inuyasha...
E ora, dopo tanto peregrinare senza meta, una forza incontrollabile l’aveva riportata lì, dove tutto era cominciato, dove la sua vita felice era iniziata e aveva avuto fine.
-Dove stai andando?- Inuyasha non si lasciava mai sfuggire il minimo movimento.
-Devo vedere il villaggio…voglio visitare la tomba di mio padre e voglio trovare una persona…-
Inuyasha guardò preoccupato l’esile falce di luna, bassa all’orizzonte. Anche Sayouki, seguendo la direzione del suo sguardo, la vide e si accigliò.
-Feh! Vengo con te. Voglio proprio vederlo questo villaggio!-
Così si avviarono correndo nella notte buia e ben presto superarono il promontorio e giunsero ad una tomba solitaria, nei pressi di un ruscello ghiacciato. Era ben curata e Sayouki si stupì che qualcuno ancora venisse fin lassù per occuparsene. Il sasso venato di bianco che fungeva da lapide era coperto da un sottile strato di neve ghiacciata e la stessa cosa valeva per il cerchio di pietre che lo circondavano, meticolosamente allineate. Questo non poteva che significare che il maestro Sato era ancora vivo e che non aveva dimenticato il suo amico Ohjio. Sayouki, commossa, depose un bacio sulla fredda tomba del padre e…vide una tomba, ma non una lapide…Il monumento funebre era il corpo stesso del defunto, un gigantesco demone cane le cui ossa custodivano al loro interno una vecchia spada conficcata su una roccia…una zanna…Capì che in qualche modo aveva trovato la risposta per Sesshomaru. Rialzandosi in piedi mormorò un preghiera di ringraziamento e infine un saluto per suo padre.
Lanciando un ultimo sguardo alla tomba, riprese il cammino scendendo verso il villaggio accompagnata dall’hanyou.
Non si muoveva nulla tra le capanne dei pescatori, e nessuna luce illuminava il loro interno, gli unici suoni che si sentivano erano i loro respiri e i loro sussurri: neppure un soffio di vento turbava la notte. Attraversarono il villaggio come due spettri e giunsero alla scalinata che portava al tempio, situato poco più in alto. Con circospezione Sayouki guidò il compagno di viaggio fino ad un’ala isolata del tempio.
-Qui viveva il mio maestro. Stanotte l’ho sognato e sembrava che mi chiamasse…per questo sono voluta venire qui.- Era stato un sogno o una visione? Non riusciva quasi più a distinguere il sogno dalla realtà, le visioni dal sogno…Però era giunta lì non per caso e forse il suo vecchio maestro ne era la chiave.
Aspetta qui, sussurrò ad Inuyasha, che non gradì, ma obbedì e non si mosse mentre lei socchiudeva leggermente una porta e s’intrufolava silenziosamente nel buio di un corridoio. In breve, percorrendo con sicurezza la strada familiare, arrivò presso la stanza del venerabile Sato, davanti alla quale stava un giovane monaco che faticava a tenere gli occhi aperti. Come mai c’era qualcuno di guardia? Sayouki si concentrò sul giovane per farlo addormentare come aveva fatto con Inuyasha e scoprì che era molto più facile confrontarsi con una mente umana: il ragazzo chinò la testa e cadde in un sonno profondo e senza sogni. La ragazza entrò così nella stanza e, al tenue riverbero del fuoco morente, vide il suo maestro disteso nel suo giaciglio, raggrinzito e rantolante. Nella stanza aleggiava odore di morte. Questo le riportò alla mente suo padre, i suoi ultimi giorni; Sato era vecchio già quando lei era arrivata al tempio, ora la sua vita era evidentemente giunta al termine…se lui aveva delle risposte doveva dargliele in fretta…Era questo che l’aveva portata fin lì?
-Maestro…- il sussurro di Sayouki fu sufficiente a destare il vecchio dal suo sonno leggero e inquieto. Dapprima i suoi occhi non capirono, ma quando lei lo chiamò di nuovo, riconobbe la voce della sua amata allieva, la figlia del suo migliore amico.
-Tu! Sayouki! Figlia mia!- le lacrime inondarono gli occhi quasi ciechi e il vecchio cercò di mettersi a sedere -avvicinati, vieni qui bambina mia!-
La giovane donna riattizzò il fuoco e aiutò il maestro a raddrizzarsi:
-Siete malato, maestro! Io non immaginavo…In questi anni non ho pensato…Mi dispiace di avervi abbandonato…- farfugliò.
Le mani del vecchio accarezzarono il suo volto ripercorrendone i tratti familiari e asciugndo le sue lacrime: -Non piangere, figliola. Sapevo che saresti tornata, un giorno, e ho tanto pregato che tornassi in tempo per rivederti un’ultima volta. Ho tante cose da dirti, prima di morire…Avevo sempre rimandato e poi…-
Dal corridoio in lontananza sentirono provenire dei passi e Sayouki si allarmò.
Sato capì il suo disagio e le mormorò: -Vieni domani sera nello Shinden (l’edificio sacro interdetto ai fedeli), mi farò portare là per pregare…- e detto ciò la indirizzò verso una porta secondaria che dava su un piccolo giardinetto interno, ignorando le sue proteste.
-Domani no…io…-
I passi si fecero più vicini e Sayouki sentì la voce familiare di un monaco svegliare bruscamente il giovane bonzo di guardia. Quando entrò nella stanza domandando al maestro se andasse tutto bene, lei era già uscita.
-Certo, figliolo, ho solo fatto un brutto sogno…avevo freddo e ho attizzato il fuoco…-
-Non dovevate sforzarvi, maestro…Ora tornate a dormire, dovete riposare.-
‘Si maestro, dormite…’ Sayouki fece calare un sonno riposante sul vecchio.

****

-Allora? L’hai trovato?- Le chiese Inuyasha mentre si allontanavano dalle capanne e tornavano verso il loro campo dall’altro lato del promontorio. Aspettare gli aveva dato modo di pensare, e pensare lo aveva reso irrequieto.
-Si, domani notte tornerò ad incontrarlo e forse avrò delle risposte.- rispose la ragazza, ora quasi intimorita dalla possibilità di sapere…Il maestro aveva detto di avere tante cose da dirle, cose che aveva sempre rimandato. Lui sapeva, ne era certa, ne era sempre stata certa! Suo padre doveva avergli raccontato tutto… -Domani andrò da sola se non ti dispiace.- sperava proprio che l’hanyou fosse d’accordo, altrimenti avrebbe escogitato qualcosa…
-Tsk! Fai come ti pare! Non ti devo mica stare sempre dietro, no?- Inuyasha sembrava quasi ansioso di finire lì il discorso; ‘Shingetsu…Domani sarà una notte senza luna’ pensava.
‘Meglio così’ pensò dal canto suo Sayouki.

Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
yasha: demone femmina.
full youkai: demone completo (contrapposto a hanyou, mezzodemone).
shingetsu: notte di luna nuova.


Ed ecco che tutti i partecipanti al gioco sono entrati in scena...adesso possono cominciare le danze! Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto o che continuerete a seguire!
Un grazie in particolare a Onda, Ariel87 e Laurie, i cui commenti mi hanno fatto taaaanto felice e hanno rinvigorito la mia vena di scrittrice che stava un po’ languendo...
Quindi, più commenti lascerete, più io sarò felice e produttiva! ^_______^
Alla prossima settimana per il nuovo capitolo!! :D
Un bacio a tutti
Youki

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Capitolo 4
*** Il passato e il futuro: la notte di Shingetsu ***


UNA STORIA DEL PASSATO
di Youki

Cap 4
Il passato e il futuro: la notte di shingetsu

Il giorno successivo fu per Sayouki il più lungo che potesse ricordare. L’attesa della sera si faceva snervante e le nubi erano tornate a ricordare che era inverno inoltrato. Anche Inuyasha sembrava reagire alle sue preoccupazioni e si aggirava inquieto, parlando poco. Rimanere fermo in quel luogo ad aspettare la notte lo infastidiva profondamente. Si allontanò e dopo un’ora tornò con un po’ di selvaggina per il pranzo, che consumarono in silenzio. Anche la natura stessa sembrava partecipare del senso di aspettativa di Sayouki: il cielo era grigio, i suoni erano attutiti e non un filo di vento turbava la calma oppressiva di quella mattinata. Per tenersi occupati, nel pomeriggio cercarono un luogo più riparato dove spostare il campo in caso ricominciasse a nevicare.
Si stava rabbuiando quando fu Inuyasha a parlare:
-Sta calando la sera, è ora che tu vada incontro al tuo passato.-
Come mai Inuyasha era così solerte?
Sayouki non se lo fece comunque ripetere due volte e si alzò in piedi annuendo.
-Augurami buona fortuna… -
-Tsk! Non essere stupida!- brontolò l’hanyou di rimando facendole gesto con la mano di avviarsi.
-Non so se tornerò in tempo questa notte. Forse ci vedremo direttamente domattina…-
Ad un distratto cenno di assenso del giovane, Sayouki si avviò verso il promontorio.
Inuyasha stette a guardarla finché non scomparve alla vista, quindi si alzò a sua volta e si guardò intorno. Il buio era sceso repentinamente, dato il cattivo tempo, e non aveva un minuto da perdere: raccolse una fascina di legna che aveva messo da parte quel pomeriggio e si avviò verso la piccola grotta che avevano scoperto il giorno stesso prima di trovare il rifugio più ampio dove avevano poi spostato il campo. Quella sarebbe stata una notte senza luna e Inuyasha avrebbe perso tutti i suoi poteri demoniaci per diventare un semplice essere umano. Non voleva che Sayouki lo vedesse in quelle condizioni; se ne vergognava profondamente e non era ancora disposto a rivelarle tutti i suoi segreti, come non era pronta lei, dopotutto. Le avrebbe lasciato il riparo più confortevole in caso fosse ritornata prima del previsto, altrimenti non si sarebbe nemmeno accorta che lui si era allontanato per la notte se fosse veramente tornata il mattino successivo.
Raggiunto il piccolo antro, accese il fuoco e si ritirò sul fondo, quindi attese l’inevitabile trasformazione.

****

Sayouki giunse al villaggio giusto in tempo, prima che cominciasse a nevicare. Era già nascosta tra le ombre all’interno del sacrario quando il monaco che li aveva interrotti la notte prima, entrò sorreggendo il vecchio Sato.
-Vai pure Hideyuki, voglio rimanere da solo a pregare questa notte.-
-Ma...maestro! Credevo che almeno mi avreste permesso di rimanere con voi! Fa freddo e voi siete malato…Non me lo perdonerei mai se vi succedesse qualcosa…- esclamò il giovane monaco che ora Sayouki ricordava bene.
-Cosa vuoi che mi capiti, figliolo?- lo redarguì bonariamente Sato, prendendolo un po’ in giro -Sono vecchio e sto per morire. Posso solo addormentarmi per l’ultimo lungo sonno…- la voce del vecchio era flebile, ma il suo tono non ammetteva discussioni e Hideyuki non ebbe altra scelta che uscire rassegnato.
Sato rimase in attesa seduto su un cuscino, col respiro affannato e quando gli parve che il suo zelante discepolo si fosse allontanato a sufficienza, chiamò sottovoce:
-Sayouki, figliola, sei già qui?-
-Si maestro.- La ragazza si fece avanti, uscendo incerta dall’ombra.
Sato, ormai cieco, non poté vedere che la sua amata allieva aveva subito un drastico cambiamento…perchè nulla in lei suggeriva più che nelle sue vene scorresse sangue youkai...Era divenuta umana.
-Vieni qui bambina e ascolta quello che ho da dirti prima che sia troppo tardi.- Disse subito Sato senza tanti preamboli, spinto da un'urgenza che allarmò Sayouki.
La giovane si inginocchiò allora di fronte al vecchio che, presele le mani, le strinse e cominciò a raccontare.
-Quando tu e Ohjio arrivaste qui, fui io a convincere tuo padre a rimanere. Ohjio aveva molto da insegnare e io avevo molto da imparare…anche da te, mia piccola hanyou- un mite sorriso fiorì sulle sottili labbra del vecchio, quando pronunciò dolcemente quella parola.
-Voi avete sempre saputo, vero maestro? E nonostante ciò mi avete investita sacerdotessa!- la voce della ragazza era incrinata, un po' per lo stupore, un po' per una strana sensazione di sollievo: si era sempre sentita in colpa pensando di aver ingannato il suo amato maestro.
-Si, sapevo tutto, bambina. Ohjio mi raccontò la tua storia e le sue speranze per il tuo futuro. Mi disse che la tua discendenza faceva di te una persona speciale, i cui doni sarebbero stati una grande benedizione se usati nel giusto modo.-
-Per diverso tempo l’ho pensata in modo molto diverso…-
-E ora?-
-Ora non so più…ho rivisto mia madre, o forse era solo un sogno, ma l’ho vista morire e sapevo di essere io la causa…-
Sentendo il tono angosciato della voce della ragazza, Sato intervenne dolcemente:
-Ohjio avrebbe sempre voluto parlarti di lei, ma non ne ha mai avuto la forza. Il dolore per la sua perdita non lo ha mai abbandonato, in quanto il fatto di aver previsto gli eventi, non gli servì ad impedire che il destino si compisse. Ha sempre sperato che tu potessi invece riuscire a cambiare il futuro che il tuo dono ti mostrava. Per questo mi chiese di occuparmi di te dopo la sua morte.-
-Raccontatemi di mia madre, vi prego- implorò la giovane con un nodo alla gola.
Il vecchio fece un profondo respiro e riprese a parlare:
-Rie era il demone dei sogni, una yasha di livello superiore il cui potere consiste nel controllo della mente. Non seppi mai dove esattamente Ohjio l’aveva incontrata, una volta mi disse che l’aveva conosciuta in sogno…fatto sta che si innamorarono e decisero di partire insieme dal villaggio di Ohjio alla ricerca di un luogo ove poter vivere pacificamente. Anche se non era considerata una demone pericolosa, Rie era molto conosciuta in quella regione, avendone lei fatto la sua dimora, e tutti sapevano che era capace di portare il sonno ristoratore alle menti preoccupate e di donare dolci sogni a chi aveva bisogno di un po’ di speranza, ma che era altrettanto implacabile nel dispensare dolore e incubi agli indegni. Purtroppo la superstizione era più forte della ragione e la presenza della yasha nel loro villaggio non era vista di buon occhio dagli abitanti. Pur di stare con lei, Ohjio lasciò la sua casa e si ritirò fra i monti, dove l’anno successivo nascesti tu.-
Qui l’uomo fece una lunga pausa e la ragazza non osò parlare per paura di rompere l’incanto. Finalmente avrebbe saputo tutta la sua storia...
-La loro felicità,- riprese grave il maestro -fu però presto turbata da una terribile visione di Ohjio: ti aveva visto morire ancora in fasce. Quando ne informò Rie, lei rivelò a tuo padre, piangendo, che ciò poteva essere dovuto solo alla tua condizione di mezzosangue, che ti rendeva troppo debole per sopportare lo sviluppo del tuo potere demoniaco. Devi sapere che la Dama dei sogni, come è chiamata la yasha dei sogni, esiste da sempre, ma non è sempre la stessa persona. Rie raccontò che in realtà quella non era altro che una sorta di carica che si tramandava di madre in figlia da innumerevoli generazioni demoniache. Quando la figlia aveva sviluppato a pieno i suoi poteri ed era pronta per assumersi l’impegno (e ciò poteva accadere anche dopo centinaia di anni), la madre le cedeva spontaneamente i suoi ricordi, mentre la sua anima lasciava il mondo per potersi reincarnare in una generazione futura e riscquistare i propri ricordi.-
-I suoi ricordi?- lo interruppe la ragazza senza capire.
-Si, ricordi. La Dama dei sogni conserva i ricordi di tutte le generazioni precedenti, per questo si crede che possa scrutare nel passato. Ma in realtà non fa altro che ricordarlo.-
Sayouki non potè trattenersi dal commentare ironica: -Un circolo vizioso quello delle reincarnazioni...-
Quasi seccato per l’interruzione, come se temesse di non fare in tempo a finire, Sato le strinse le mani e continuò il racconto,
-Così era sempre stato e così avrebbe dovuto continuare ad essere: come aveva ricevuto la sua eredità dalla propria madre, lei l’avrebbe passata a te…Ma non aveva mai pensato che tu non potessi sopravviverle. Ohjio cercò di rassicurarla e le promise che avrebbe fatto qualunque cosa per impedire l’avverarsi di un futuro così terribile: dopo tutto il suo dono gli aveva mostrato in largo anticipo gli avvenimenti, e quindi avrebbe potuto cautelarsi.
Ma non fu così. Anche se ti sottoponevano periodicamente a riti di purificazione e ti tenevano costantemente sott’occhio, era evidente che qualcosa non andava. Eri molto gracile e pallida e nelle notti di luna nuova spesso stavi male e tuo padre si risolse a tornare al suo villaggio natio per chiedere aiuto ai sacerdoti che lo avevano allevato e istruito. Partì una notte di luna piena, con largo anticipo dato che il villaggio distava soli due giorni di cammino. Tu avevi quasi un anno e mezzo e Rie era sempre più in pena sentendoti diventare sempre più debole e percependo avvicinarsi il giorno della tragedia. Non sapeva darsi pace e Ohjio l’aveva lasciata col cuore in pena, cercando di farle coraggio. Purtroppo durante il viaggio si imbatté in una yasha mietitrice di anime che era stata attirata, gli disse, dal profumo della morte imminente. Tuo padre pensò che la sua visione era dunque servita a qualcosa e ingaggiò battaglia con la demone. La uccise per impedirle di avvicinartisi, ma, rimasto ferito, perse i sensi e non fu ritrovato che due giorni dopo. Fu portato al villaggio e curato, ma nessuno prestò attenzione alle parole che disse nel delirio della febbre che lo colpì e nessuno pensò di raggiungere la sua isolata dimora per controllare che tutto andasse bene. Quando, ancora molto debole si ridestò, l’ultima esile falce di luna campeggiava nel cielo stellato di fine estate. Fuori di sé dallo sconcerto chiese aiuto ai monaci che però tentarono di trattenerlo e farlo restare a letto promettendo di mandare qualcuno al più presto; lui non volle sentire ragioni e, preso in prestito un piccolo cavallo da tiro, si lanciò sulla via di casa accompagnato da un vecchio amico e compagno di studi che si era rifiutato di lasciarlo andare solo.- Fece una pausa e davanti agli occhi di Sayouki balenò l’immagine di due uomini a cavallo uno era suo padre, l’altro…l’altro…
-Non arrivarono in tempo.- riprese Sato con un doloroso sospiro. -Era la notte di shingetsu quando Ohjio mise piede nella capanna e vide Rie scomparire davanti ai suoi occhi. Tu invece eri viva e dormivi tranquilla stringendo il kimono di tua madre, tutto quello che era rimasto di lei.- Una lacrima corse sulla guancia raggrinzita del vecchio.
L’altro...era un uomo di qualche anno più anziano, i cui tratti invecchiarono ora davanti ai suoi occhi, fino a confondersi con la realtà.
-L’altro uomo eravate voi!- esclamò Sayouki concitata. Ora tutti i tasselli stavano andando al loro posto e la visione del suo passato era quasi completa.
-Si, ero io. Ho visto tuo padre crescere e diventare sacerdote, ho studiato con lui e l’ho sempre considerato il mio migliore amico. Quando se ne andò con Rie io ne soffrii molto e non smisi mai di rimproverare ai miei compaesani la loro ottusità. Quando poi lo riportarono al tempio, ferito e delirante, capii che doveva essere successo qualcosa di terribile per farlo ritornare al villaggio, ma finché non si svegliò, non seppi cosa lo avesse tanto turbato. Durante la nostra cavalcata disperata mi raccontò della terribile premonizione e di tutti i suoi vani tentativi di curarti e mi indignai profondamente per il fatto che lui non avesse cercato prima il mio aiuto; ma quando giungemmo finalmente a destinazione e intravidi ciò che stava succedendo, l’unica cosa che sentii fu un grande dolore, e la vista del volto di tuo padre mi spezzò il cuore. Rimasi con voi i due giorni successivi e spiegai l’accaduto ai monaci che ci avevano raggiunto il mattino successivo, ma nessuno di noi riuscì a convincerlo a tornare al villaggio.
Alla fine dovemmo desistere e lo lasciammo nel suo dolore. Quando tornai alla capanna per vedere come stavate, Ohjio se n’era andato, portandoti via.
Ho atteso a lungo il vostro ritorno, finché non mi decisi a partire a mia volta. Dopo anni di vagabondaggio giunsi qui e mi fermai, rassegnato. Prova ad immaginare la sorpresa che provai vedendovi arrivare al mio tempio tanti anni dopo! Non poteva essere un caso, di questo ne ero convinto. Era stato il destino, e ne convinsi anche tuo padre.-
-Questa è stata la mia unica casa e qui ho vissuto i miei anni più felici, maestro...- la giovane stava a stento trattenendo le lacrime. Erano troppe le emozioni che stava provando...
-Ma poi te ne andasti…-
-Io…- Sayouki stava per spiegare a Sato ciò che le era successo, ma lui non la lasciò andare oltre, quasi avesse troppe cose da dire e troppo poco tempo per esporle. -Ohjio mi disse delle cose prima di morire. Disse che aveva visto che te ne saresti andata, ma disse anche che saresti tornata quando avessi finalmente ricordato.-
-Ricordato…mia madre?- Sayouki era incerta del modo in cui Sato aveva detto ‘ricordato’. Cosa intendeva? -Ricordato i ricordi di tua madre.- precisò lui sorpreso dall’incertezza della giovane.
-Ma io non ho ricordato nulla…- obiettò lei.
-Ne sei sicura, figliola?- chiese il vecchio con un velo di preoccupazione: -Sono dunque state solo le mie preghiere a portarti qui? Come sapevi che ero io l’uomo che era con tuo padre quella notte?-
-Una visione…- mormorò Sayouki confusa. Una visione del passato non le era mai capitata. O forse aveva condiviso con Sato il ricordo di quella notte, come tempo prima aveva condiviso la visione di suo padre?
-Il Dono di tuo padre, dunque?- sospirò abbattuto il vecchio maestro che non conosceva poi così a fondo i misteri della veggenza. -E’ possibile che per timore che il potere ti uccidesse, Rie abbia messo un sigillo su di te…-
-Ma il potere si è risvegliato! Quel giorno, quando me ne andai...io...- la voce della giovane si spense senza finire la frase e Sato azzardò un’ipotesi.
-Forse ora sei pronta per assumere il tuo ruolo di Dama dei sogni e per questo il sigillo si sta indebolendo...- -Sigillo o no, io non ho il controllo del mio potere e questo mi fa paura, maestro! Non voglio essere di nuovo causa di una strage!- ribatté lei alzando la voce senza volere.
-Devi trovare la chiave. Devi ritrovare i ricordi di tua madre per imparare a controllare il tuo potere. Forse tuo padre temeva qualcosa del genere e per questo mi pregò anche di continuare una sua ricerca…-
Questo nuovo risvolto attirò l’attenzione di Sayouki, che si dispose di nuovo in vigile ascolto.
-Ohjio sapeva che la tua condizione di mezzo demone ti avrebbe causato non pochi problemi, quindi si impegnò per trovare un modo di aiutarti, ma non ne venne mai completamente a capo. Tua madre ti salvò la vita cedendoti la sua eredità youkai e, a quanto pare, sigillando i tuoi poteri in quanto tu non eri ancora pronta a gestirli. Ohjio aveva sperato che io trovassi in tempo ciò che lui aveva cercato invano per gli ultimi dieci anni della sua vita, prima che la tua eredità ti schiacciasse e ti portasse a compiere gesti estremi…Ma io non ne sono stato capace…- la sua voce si assottigliò pronunciando le ultime parole.
Sayouki emise un gemito strozzato: Sato la sapeva responsabile della strage di tre anni prima, ma non la stava accusando; sembrava piuttosto rimproverare a se stesso di non aver parlato prima e di non essere stato in grado di portare a termine in tempo il compito affidatogli da suo padre.
-Non affliggetevi, maestro. Ho passato momenti terribili, ma ho imparato a convivere col mio dolore e la mia dannazione….-
-Non mi sono mai perdonato di averti persa.- l'uomo si sentiva responsabile per l'accaduto -E in questi anni ho dato fondo a tutte le mie risorse per trovare ciò che Ohjio cercava...e finalmente l’ho trovato! Ho trovato il magico gioiello che esaudirà ogni tuo desiderio e ti permetterà di porre fine alle tue sofferenze, ti renderà umana…-
A queste parole la ragazza rimase di sasso: strinse i pugni e non riuscì ad emettere un suono dallo stupore. Dunque per tutto il tempo, nel loro vagabondare, suo padre aveva cercato il modo di renderla umana, nonostante avesse sempre tentato di convincerla ad accettare la propria eredità e lei odiasse profondamente la propria natura...
Ma ora che l’aveva accettata, voleva ancora tornare indietro?
-Puoi decidere quello che vuoi, piccola mia.- Sato aveva intuito che Sayouki era combattuta -Ohjio voleva solo che tu avessi una scelta, per cui, se vorrai, io ti dirò dove si trova quella che si chiama Sfera degli Shikon.

****

Sayouki stava tornando indietro dopo l’incontro col vecchio maestro e si stringeva addosso il mantello che Sato le aveva detto di prendere dalla sua stanza. Si erano salutati poco prima con la consapevolezza che non si sarebbero più rivisti ed il maestro le aveva fatto la sua ultima richiesta: -E ora fammi dormire, Dama dei sogni…-
Sayouki l’aveva accontentato, donandogli (o almeno provandoci) i più bei sogni che potesse immaginare e sapendo che l’indomani Sato non si sarebbe più risvegliato. L’avrebbero ritrovato ancora sorridente accasciato sul cuscino davanti all’altare.
Faceva veramente freddo e nevicava abbondantemente in grossi fiocchi soffici. I suoi piedi calzati nei sandali facevano un rumore attutito sullo strato di neve fresca. Batteva forte i denti e per una volta maledì la notte di novilunio che le aveva tolto i poteri: non poteva tornare al rifugio da Inuyasha in quelle condizioni…essendo hanyou, doveva pur capitare qualcosa del genere anche a lui ogni tanto, ma Sayouki non era ancora pronta per rivelargli questo suo segreto. In fondo era l’unico momento in cui si ritrovava completamente inerme…e ora che aveva scoperto la portata dei suoi poteri, non era poi più così certa che le piacesse tanto quella condizione…inferiore...
Affrettò il passo e cercò di pensare ad un posto ove ripararsi fino al mattino. Fu così che si ricordò di un piccolo antro nascosto che avevano trovato durante quella stessa giornata…

****

Quella notte sembrava non finire mai e Inuyasha non riusciva a prendere sonno: si agitava sentendosi profondamente a disagio e dannatamente indifeso, così umano. Un fruscio all’esterno del suo rifugio lo fece sussultare e balzò in piedi guardingo uscendo a controllare: c’era qualcuno, là fuori, avvolto in un mantello scuro e fermo a pochi metri da lui.
-Chi va là?- intimò Inuyasha, ma non ricevette risposta, perché Sayouki, dal canto suo, era rimasta interdetta nel trovare qualcuno lì.
-I…Inu..yasha?- chiese incerta riconoscendo la voce.
-Sa…Sayouki??!- se possibile il giovane era ancor più stupito di lei per l’incontro inatteso. -Co..Cosa…?-
Pareva che nessuno dei due riuscisse a mettere insieme una frase di senso compiuto e il freddo era tale che entrambi battevano i denti in modo incontrollato.
Sayouki rinunciò a mantenere il suo ultimo segreto, perchè l'alternativa era morire assiderata e avanzò; Inuyasha invece arretrò, incerto sul da farsi, entrando senza accorgersene nel cono di luce proiettato dal fuoco dall’interno dell’antro. Vedendolo la ragazza si arrestò appena fuori dalla portata della luce e allungò una mano per sfiorare i capelli dell’hanyou, ora neri, e le sue orecchie, non più canine: -Ma tu…-
Inuyasha era rimasto impietrito e ora emise solo un rantolo mentre cercava qualcosa da dire, ma la risata improvvisa della ragazza interruppe qualsiasi suo pensiero. Ridendo divertita ‘Ma è impazzita??’ Sayouki fece un ultimo passo e fu così illuminata dal bagliore del piccolo fuoco: non v’era traccia di zanne tra i denti bianchissimi del suo sorriso e quando si calmò un po’ e lo guardò in faccia, lo fece con occhi castani. L’aspetto rimaneva singolare, sembrava straniera, ma era inequivocabilmente umano.
-Fa freddo qui fuori, non trovi?- disse lei sempre battendo i denti e ricominciando a ridere; si strinse addosso il mantello e tirò Inuyasha per una manica per farlo entrare nel rifugio.
Inuyasha era ancora scosso per tutto ciò che era accaduto negli ultimi minuti, ma soprattutto per il cambiamento subìto da Sayouki, e non si riferiva solo alla momentanea trasformazione in umana: pareva felice! Era quasi un mese che viaggiava con lei ed era certo di non averla mai vista così, il suo sorriso non era mai stato così aperto e sincero, e non si era mai rivolta a lui con tale cameratismo.
-Si può sapere che ti è successo?- brontolò a disagio.
Trattenendo a stento il riso che le saliva incontrollato, Sayouki rispose a fatica: -Perché? Non si vede forse?!- e scoppiò di nuovo a ridere.
Inutile, la situazione le sembrava troppo assurda! Lei che vedeva il futuro, ma doveva ricordare il passato, vittima di un destino che pareva prendersi gioco di lei… E poi, ironia della sorte, anche Inuyasha...
Ora aveva quasi tutte le sue risposte, ed era felice, non poteva trattenersi!
Inuyasha rimase con un mezzo sorriso incerto a guardarla calmarsi e riprendere fiato, con le lacrime agli occhi, e di nuovo si stupì del cambiamento di atteggiamento della ragazza quando lei iniziò spontaneamente a raccontargli ciò che aveva saputo del suo passato.
Lasciate cadere tutte le barriere, decidendo di gettare al vento la diffidenza che l’aveva accompagnata per tutta la vita, Sayouki parlò ad Inuyasha delle rivelazioni di quella notte e, soprattutto, della Sfera degli Shikon.
-E’ davvero così potente come dici?! Potrebbe veramente esaudire qualsiasi desiderio?- le chiese concitato quando lei ebbe finito, gli occhi scuri che brillavano di speranza. ‘Potrei dunque diventare full youkai!?’.
La possibilità di porre fine a quella vita, di non sentirsi più inerme e indifeso come in quel momento e di fare finalmente pagare al fratello tutte le umiliazioni subìte, alimentò a lungo il fuoco della determinazione che si era acceso nel suo sguardo.

****

Il mattino successivo Sayouki si destò per prima. Avevano parlato per più di un’ora, poi si erano addormentati accanto al fuoco di cui ora restavano solo le braci. Inuyasha era appoggiato con la schiena contro la parete di roccia e lei si rese conto di aver dormito appoggiata alla sua spalla.
Quella notte qualcosa le aveva dato alla testa?
Si era sentita come ebbra e si era forse lasciata un po’ troppo andare…Lasciarsi andare...Le era mai capitato? Era appena semicosciente ed aveva ancora la testa appoggiata alla spalla di Inuyasha, fissando il suo kariginu rosso, quando la visuale le si sfocò e la stoffa rossa scomparve...Aveva la testa appoggiata al petto nudo e muscoloso di un giovane uomo e lunghi capelli argentei le solleticavano il viso...Arrossendo turbata, si scostò immediatamente dall’hanyou, che si stava svegliando proprio in quel momento. Mentre si stirava sbadigliando, Inuyasha incrociò lo sguardo della ragazza e si osservarono per un attimo, imbarazzati: avevano ripreso entrambi le loro sembianze consuete.
-Vogliamo partire dunque alla ricerca della Sfera?- azzardò lei.
Non sapeva cosa avrebbe fatto una volta trovato il magico gioiello, ma ora sentiva il bisogno di impegnarsi in qualcosa, non fosse altro che per distrarsi da tutti i pensieri che le affollavano la testa. E poi si vedeva che Inuyasha era molto interessato alla Sfera.
‘Segui il tuo cuore’ le aveva detto suo padre, e glielo aveva detto anche sua madre in sogno e nella sua visione, poco prima di morire. Glielo aveva ripetuto Sato la notte prima. L’avrebbe dunque fatto.
Il cuore la portava dove Inuyasha voleva andare.

****

-Mi è stata descritta come oggetto di grande potere- stava dicendo Sayouki mentre procedevano a balzi tra la neve fresca. La neve fluttuava ora fine e leggera, ma durante la notte era caduta abbondante e aveva quasi chiuso l’ingresso della piccola grotta, tanto che avevano dovuto scavare per uscire.
-Ma sappi che è custodita da una Guardiana, una sacerdotessa molto potente.- continuò la giovane.
-Sconfiggeremo quella miko allora! E ci approprieremo della Sfera e poi…- si interruppe ricordandosi improvvisamente con chi stava parlando. Già si era lasciato decisamente un po’ troppo andare parlando al plurale, inoltre aveva fatto una gaffe non da poco con tutto il resto, visto che Sayouki stessa era una miko, per quanto singolare.
-Ehm…- si fermò su un masso aspettandosi un sonoro rimprovero e invece Sayouki gli fece uno strano sorriso, uno di quelli di chi la sa lunga, che stonava su quel suo viso da ragazzina.
-Io non sarei così sicuro di te…- sentenziò guardando dritto davanti a sè, passando oltre.
Quelle parole potevano significare solo una cosa…
-Tu hai visto qualcosa!- l’hanyou era decisamente infastidito da quel suo criptico modo di fare -Dimmi subito…-
Ma la ragazza corse avanti con nella mente l’immagine di Inuyasha che stringeva tra le braccia una giovane e bellissima donna, una miko dai grandi occhi scuri e tristi.
E non era certo lei.
Dove diavolo la stava portando il suo cuore?



Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
shingetsu: novilunio.
shikon: quattro spiriti.
shikon no tama: sfera dei quattro spiriti.


E presto apparirà anche Kikyo...Cosa pensate che succederà dato quello che che passa per la testa a Sayouki ultimamente???
Lettori miei, qui un commento è d’obbligo!
E per quanto riguarda la questione dell’eredità della Dama dei sogni e del fatto di ricordare i ricordi spero di non essere stata troppo contorta, altrimenti chiedete pure spiegazioni...
Ciao a tutti! Youki

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Capitolo 5
*** Oggetti di Potere ***


UNA STORIA DEL PASSATO
di Youki

Cap 5
Oggetti di potere


Continuarono a dirigersi verso nord-est, come indicato dal vecchio Sato. Avvicinandosi al mare, il clima divenne più mite e la neve quasi scomparve, facilitando la loro avanzata; più andavano avanti, però, più demoni incontravano. Per lo più cercarono di evitarli, ma in alcuni casi, sempre più frequenti, dovettero combattere insieme per difendersi, scoprendo così di formare una buona squadra.
Sayouki sentiva ormai di essere vicina. Chiese addirittura informazioni in un villaggio per esserne sicura, e infatti le confermarono che il luogo che stavano cercando si trovava poco più a nord. Nei giorni successivi gli scontri prima occasionali con demoni di ogni genere, divennero cosa di ordinaria amministrazione.
La Shikon no Tama pareva attirarli come api sul miele…
-Continuando così arriveremo stremati.- Constatò Inuyasha una sera.
Dovevano essere ormai vicinissimi, dato che solo quel giorno non erano riusciti ad avanzare più di qualche miglio attraverso la fitta foresta, dovendo combattere quasi per ogni metro che guadagnavano.
Sayouki sospirò. Non credeva che si sarebbe mai potuta stancare tanto! Negli ultimi tempi aveva combattuto con ogni risorsa, sia con gli artigli sia con il suo potere, ma aveva faticato non poco a frenare l’istinto demoniaco di sopravvivenza che faceva scattare la trasformazione in full youkai. Non era sicura che nel bel mezzo della battaglia sarebbe riuscita a discernere gli amici dai nemici…e non voleva rischiare ancora. Forse ciò che avrebbe dovuto chiedere alla sfera, avrebbe dovuto semplicemente essere di imporle un altro sigillo, uno più definitivo di quello posto a suo tempo da Rie…
Viaggiavano e combattevano da ormai quasi due settimane quando un giorno si trovarono a fronteggiare due giganteschi youkai-millepiedi. Erano entrambi esausti per aver dormito solo poche ore e non avevano mangiato nulla dalla mattina del giorno prima: viaggiare in quella foresta infestata di demoni cominciava decisamente a seccarli. Erano entrati perfettamente in sintonia nel maledire in vari e coloriti modi ogni avversario che si parava loro davanti; un duo davvero affiatato...La vicinanza di Inuyasha aveva avuto un tale effetto sul modo di fare della ragazza che, vedendola ora, nessuno avrebbe detto che si trattava di una miko, non fosse stato per l’abito...L’unico lato positivo era che Sayouki aveva potuto fare molto allenamento e cominciava ad avere più controllo delle sue nuove facoltà.
Ora erano impegnati ciascuno col proprio avversario e nessuno dei due notò un terzo demone pronto a balzare loro alle spalle. Sayouki aveva bloccato il millepiedi con una ferrea morsa mentale e si stava preparando ad attaccare quando udì l’avvertimento di Inuyasha.
-Attenta! Alle spalle!-
Voltandosi di scatto vide che un altro youkai le era quasi addosso e seppe che non avrebbe fatto in tempo a scansarsi.
Ma poi una freccia lanciata da chissà dove centrò la testa del demone e lo inchiodò all’albero retrostante riducendone il corpo in polvere. Repentinamente Sayouki rotolò a terra e Inuyasha finì il millepiedi che ancora si contorceva nella morsa del suo potere. La battaglia era terminata velocemente come era cominciata e i due si guardarono con aria interrogativa dopo aver osservato la freccia sbucata dal nulla. Scrutarono nella direzione da cui doveva essere stata scoccata e là, con un fruscio, apparve da dietro un albero una fanciulla. Teneva in mano un arco e un’altra freccia era già sulla cocca pronta per essere scagliata, ma dopo averli osservati abbassò l’arma e se ne andò. Videro che indossava l’abito sacerdotale, proprio come Sayouki e capirono di essere arrivati alla fine del loro viaggio.

****

-Credi che fosse lei, la Guardiana?- le chiese Inuyasha quella sera mentre finalmente si rifocillavano.
-Indubbiamente una semplice freccia non avrebbe ucciso quel demone.- constatò di rimando la ragazza -Ma perché non ha ucciso anche noi?-
-Forse non crede che siamo qui per la Sfera.- ipotizzò l’hanyou con noncuranza.
-E anche l’orda di demoni che infesta questa zona è qui per una festa di paese, immagino…- era davvero strano sentire Sayouki fare dell’umorismo e ogni volta che faceva dello spirito era una sorpresa per Inuyasha.
-Tsk!- si voltò dall’altra parte imbronciato e si sdraiò sul fianco per dormire, ma prima brontolò: -Bah! O magari si sarà chiesta cosa ci fa una demone vestita da miko assieme ad un elemento come me!-

****

Il mattino successivo sondando i dintorni trovarono il villaggio e, nascosti ai margini del bosco, osservarono dall’alto di un albero lo svolgersi delle attività quotidiane. Verso metà mattina apparve lei, la misteriosa miko che li aveva aiutati contro i millepiedi: scendeva la scalinata del tempio con passo regale, accompagnata da una bambina che la seguiva come un’ombra. Fece il giro del villaggio, fermandosi a parlare con tutti, dispensando sorrisi e consigli; si vedeva che era amata e rispettata da tutti.
‘Questo era ciò che desideravo quando vivevo al tempio. Occuparmi degli altri ed essere amata e rispettata proprio come lei…’ pensò Sayouki prendendo subito in simpatia quella giovane miko dallo sguardo triste e profondo, senza tuttavia riuscire ad invidiarla. Più la osservava e più l’ammirava per il duro compito che svolgeva con la massima dedizione e osservandola combattere contro i numerosi youkai che venivano attirati dalla Sfera, poté anche stimare approssimativamente la sua incredibile forza. Con le sue frecce impregnate di potere spirituale, era in grado di annientare qualunque demone minacciasse la Sfera o il villaggio.
-Io credo che lei sappia che la stiamo spiando- disse un giorno Sayouki all’hanyou -So che ti parrà impossibile, ma a volte mi sembra che anche lei ci osservi…-
-Guarda che il mio naso è infallibile!- Inuyasha si sentì profondamente offeso -Sarei in grado di fiutarla nel raggio di un miglio! Me ne sarei accorto!- Proprio non gli andava giù che Sayouki mettesse in dubbio le sue capacità…Lui aveva mai messo in dubbio le sue visioni??
-Ci sono modi e modi…Forse il suo potere è ancora più grande di quanto immaginiamo e …-
-Sciocchezze!- il ragazzo non aveva intenzione di discutere sulla presunta forza di quella femmina...come si chiamava?...Kikyo... Era pur sempre una femmina umana! -Esageri. Sono certo di essere in grado di battere quella miko come e quando voglio, anche senza il tuo aiuto e i tuoi preziosi consigli…-
-Ecco, per l’appunto, io…- Sayouki tergiversò un po’ incerta su come dire ciò che doveva dire, perchè era arrivato il momento di mantenere un impegno...e ad Inuyasha non sarebbe andata proprio giù, già lo sapeva. -Che c’è adesso?! Qualche altro insegnamento scintoista da propinarmi?-
Quando Inuyasha le blaterava dietro in quel modo, la faceva veramente infuriare! Volse lo sguardo in alto verso la luna di nuovo in fase calante e, con voce tagliente, lo informò che si sarebbe allontanata per un po’: -Ho fatto un patto con il tuo benamato fratellone Sesshomaru, ricordi?- Il suo tono fu più duro di quanto avesse inteso usare, e certo non contribuì a calmare Inuyasha, che al solo sentire nominare il fratello, stava già ribollendo di rabbia repressa.
-Maledizione! Allora hai scoperto dov’è custodita la spada!! E non mi dici niente??- l’aggredì.
Sayouki fece un cenno di assenso e ribattè: -Ebbene, tu sai dove si trova la tomba di tuo padre?-
Colto alla sprovvista dalla domanda, l’hanyou balbettò: -N…No…ma…-
-Bene, nemmeno io, e nemmeno Sesshomaru, a quanto pare. Fatto sta che è lì che si trova la spada, e questa è la risposta che darò a tuo fratello in cambio di ciò che gli ho chiesto.-
-E si può sapere cos’è questo misterioso oggetto?-
-Se sarò fortunata è la chiave di cui parlava Sato.- Sayouki non volle aggiungere altro, perché voleva attendere, prima di pronunciarsi sulla questione. Quando aveva incontrato Sesshomaru, reduce dai sogni su sua madre, spinta da un'ignota necessità, gli aveva chiesto di ritrovare il kimono di Rie, più per avere qualcosa di sua madre che per altro. Ora, ragionandoci sopra, forse era stata guidata da un’intuizione inconscia: era l’unica cosa su cui Rie avrebbe potuto lasciare un incantesimo quella notte…e Sayouki ricordava di averlo tenuto stretto tra le mani, la morbida seta che le trasmetteva un senso di calore e sicurezza, il profumo di sua madre…poi nei suoi ricordi non ve n’era più traccia: Ohjio doveva esserselo lasciato alle spalle in qualche luogo, all’inizio del loro pellegrinaggio. Ma dove? Lei non riusciva nemmeno a ricordare dove avesse avuto inizio quel loro peregrinare!
-Bene- disse la ragazza alzandosi in piedi e stirandosi come un gatto per poi coricarsi un po’ più in là -Appurato che te la caverai benissimo senza di me, io partirò domattina e, se giocherò bene le mie carte e sarò fortunata, credo che sarò di ritorno poco dopo il novilunio.-
Inuyasha ci mise un po’ per esprimere i suoi dubbi, ma alla fine parlò:
-Ma…da sola? Sesshomaru è infido e pericoloso e non credo che i tuoi giochetti mentali possano molto contro di lui. Non dimenticare che sei pur sempre una mezzo demone come me e finora io…le ho sempre prese.- Terminò la frase in un sussurro imbarazzato, abbassando le orecchie canine. Non sapeva se il suo desiderio di accompagnarla fosse dettato dall’abitudine di viaggiare con lei, dalla preoccupazione di saperla in balia del fratello, o da un masochistico impulso a voler di nuovo sfidare lo youkai…Se solo avesse avuto in suo possesso la Shikon no Tama, non avrebbe più subito umiliazioni da quel damerino!
‘E se la prendessi mentre lei non c’è…’
-Me la caverò bene almeno quanto te, non sottovalutarmi! Tu, piuttosto, attento a non passare shingetsu in questa foresta infestata…Non si sa mai che la nostra dolce Kikyo decida di uscire a caccia quella notte!-
-Insolente!- sbraitò Inuyasha.
Che se ne andasse pure da sola la piccola sotutto! Lui si sarebbe occupato della Sfera mentre lei pensava agli affari suoi…E una volta diventato full youkai, Sesshomaru avrebbe dovuto pagarla!

****

Inuyasha era solo. Da quando Sayouki era partita si era sentito diverso, nuovamente libero…Era come se per tutto il tempo in cui avevano viaggiato insieme lei lo avesse tenuto in qualche modo sottilmente soggiogato, senza che lui se ne fosse reso conto. Era bello sentirsi di nuovo libero e si ripromise che al ritorno di Sayouki non sarebbe caduto nuovamente sotto il suo influsso. Non che gli avesse fatto poi proprio male…qualcosa aveva imparato…
Gli ci erano voluti alcuni giorni per decidere il dafarsi, ma ora era pronto a muoversi; dopotutto osservare la miko come aveva voluto Sayouki si era rivelata una buona mossa e gli aveva permesso di conoscere alla perfezione le sue abitudini: Kikyo usciva tutte le mattine per fare il giro del villaggio e poco dopo mezzogiorno si inoltrava nel bosco con il suo arco per andare a caccia…di demoni. Il suo giro iniziava e finiva sempre sotto il Goshimboku. Noto questo, Inuyasha si era avvicinato nottetempo al tempio e aveva spiato l’interno, individuando la stanza in cui era custodita la Sfera.
Sorrise tra sé: una volta non avrebbe perso tanto tempo in ciance e si sarebbe gettato a capofitto nell’impresa, terrorizzando gli abitanti del villaggio e attaccando il tempio in pieno giorno pur di mettere mano al più presto sul prezioso gioiello.
E sarebbe sicuramente morto! Aveva visto quella miko abbattere con le sue frecce tanti demoni da sembrare un’impresa impossibile da compiere per un umano in una vita intera…ma lei lo aveva fatto in soli sei giorni e continuava implacabile a fare il suo dovere.
L’hanyou cominciava a nutrire una sorta di rispetto per quella formidabile avversaria, ma era giunto il momento di agire e nulla lo avrebbe fermato, tantomeno lei!
Era primo pomeriggio e nonostante il freddo Kikyo era uscita come solito e si era inoltrata nel bosco: Inuyasha l’aveva vista sotto l’albero sacro e appena lei si era mossa, lui aveva preso la direzione opposta, facendo un ampio giro per raggiungere il villaggio che, in sua assenza, sarebbe stato completamente sguarnito. Giunse in vista del tempio e si preparò a balzare fuori dalla boscaglia per correre il più velocemente possibile verso la tanto bramata Sfera, ma…
Un fischio improvviso tagliò l’aria e una freccia passò a pochi centimetri dal suo naso per andare a perdersi nel sottobosco, mentre lui si metteva in salvo con un balzo repentino.
-Dove credi di andare?- la voce proveniva dalla sua sinistra ed era tesa e vibrante come la corda dell’arco che aveva scagliato il dardo. Uscendo da dietro un albero, la miko si rese visibile, tenendo Inuyasha sotto tiro.
-Tu! Dannata!- sibilò il giovane. Come diavolo aveva fatto a precederlo?
-Non avrai per caso intenzione di attaccare il tempio, vero?- continuò lei ora con voce suadente -Perché se è così, te lo sconsiglio vivamente!-
L’hanyou non rispose e si guardò intorno freneticamente alla ricerca di un riparo, ma appena mosse un passo, due frecce scagliate una dietro l’altra con incredibile velocità inchiodarono le maniche del suo kariginu all’albero alle sue spalle.
-Ti avverto.- ora la voce di Kikyo era dura quanto il suo sguardo -Vattene e non osare minacciare il mio villaggio.-
Preso da una rabbia incontrollata per la vergognosa figura, Inuyasha si impegnò a liberare le sue maniche e a spezzare sul ginocchio le due frecce:
-Maledetta, guarda che non finisc…-
Si era girato di nuovo verso la miko puntandole contro i resti dei suoi dardi, ma…lei era sparita. Interdetto, rimase lì a bocca aperta a fissare il punto in cui si trovava la donna pochi attimi prima, indeciso se attuare o meno il suo proposito iniziale, ma poi, vedendo Kikyo rientrare al villaggio, decise di rinunciare, rimandando a domani un secondo tentativo.
L’indomani la storia si ripeté e pure il giorno dopo e il successivo ancora, con poche varianti: Kikyo pareva riuscire sempre a prevedere le sue mosse e aveva ingaggiato con lui una danza in cui era lei a condurre, nonostante tutti gli sforzi dell’hanyou. Una volta, tornando dall’ennesima incursione notturna fallita, ad Inuyasha sorse il dubbio che la miko fosse dotata di preveggenza.
Ciò gli riportò alla mente Sayouki: chissà come se la stava cavando? Pensare a quella ragazza, ora, suscitava in lui sentimenti contrastanti: con lei si era sentito accettato ed era stato trattato da pari, ma al contempo lei aveva usato i suoi poteri su di lui, lo aveva tenuto legato a sé con trucchi meschini e questo lo faceva arrabbiare. Cosa gli era saltato in mente di continuare a seguirla dopo essere quasi rimasto ucciso per ben due volte?? Più tempo passava lontano da Sayouki, più non capiva il perché di molti propri comportamenti…La notte di shingetsu, ad esempio, perché gli era stato così facile lasciarsi andare e parlarle così apertamente? Non si era mai fidato di nessuno, ma il solo fatto che lei si trovasse nella sua identica condizione era bastato a far cadere tutte le sue barriere. Era impazzito? In fondo la conosceva da poco e il loro incontro non era stato certo uno dei più amichevoli…Quella femmina ora sapeva più cose di lui che chiunque altro…Aveva in mano la sua vita...E gliela aveva consegnata lui stesso con il sorriso sulle labbra!!
‘E adesso sarà con Sesshomaru!’
L’idea non lo rassicurava per niente. Una vocina nella sua mente gli diceva che non avrebbe dovuto fidarsi, affidare tutti i suoi segreti ad una perfetta sconosciuta con un potere così infido come quello di giocare con la mente altrui…Stupido! E poi perché se n’era andata così di fretta e dov’era diretta? Non gli aveva mai detto dove sarebbe dovuto avvenire l’incontro e, tanto per cambiare, non gli aveva neppure rivelato quali fossero di preciso i termini dello scambio e perché doveva avvenire così lontano, visto che Sayouki era partita una settimana prima della data stabilita…E perché aveva voluto andare sola a tutti i costi? Certo lui non aveva insistito poi tanto per accompagnarla, ma neppure lei glielo aveva chiesto ed era stata prontissima nel rifiutare il suo aiuto.
E se fosse stato un complotto organizzato ai suoi danni per scoprire l’ubicazione della tomba di suo padre? Magari pensavano che lui sapesse qualcosa, o, forse ne aveva la chiave e ne era all'oscuro.
Un quadro quanto mai grigio gli si delineò nella mente: Sayouki, d’accordo con Sesshomaru, fa in modo di trovarsi sulla sua strada e usa i suoi poteri per indurlo a seguirla. Poi finge di perdere il controllo, lo attacca, lo indebolisce e fugge con la scusa di non voler rischiare di nuovo di ucciderlo, ma in realtà deve incontrarsi con Sesshomaru. Lui però la segue e li scopre (o forse era previsto anche questo?) e Sayouki finge di fare il doppio gioco per salvargli la vita. Una volta conquistata la sua fiducia, gli racconta della fantomatica spada nascosta nella tomba di suo padre, ma non ricavando alcuna informazione, gioca tutte le sue carte e, inscenato l’incontro con Sato (chi gli assicurava che in quel tempio avesse veramente incontrato il suo maestro? Lui era rimasto fuori quella notte…), prepara il gran finale per la notte di shingetsu…e lui c’era cascato come un fesso…
E la ricerca della Sfera? Forse aveva unito l’utile al dilettevole…alla fine l’avrebbe consegnato a suo fratello e si sarebbe impossessata da sola della Shikon no Tama…
‘O magari quei due sono d'accordo anche su questo?’
Credevano veramente che non sarebbe stato capace di sconfiggere la miko e metterci le mani sopra prima di loro?
La rabbia si gonfiò dentro di lui pronta ad esplodere e Inuyasha cominciò a correre verso il villaggio: ‘Prima che lei torni, io avrò rubato quella dannata Sfera e sarò diventato un full youkai!’ si fermò di scatto sferrando un colpo portentoso al tronco di un grosso albero.
-E poi vedremo se riuscirai ancora a divertirti con i tuoi giochetti mentali!- Gridò con ira fissando il punto in cui il suo pugno aveva scheggiato la corteccia.
Il vento sibilò e fece vibrare i rami e alzando lo sguardo l’hanyou vide la chioma spoglia del Goshimboku ondeggiare in segno di diniego.

****

L’alba del quinto giorno di viaggio aveva colto Sayouki sulla riva del mare. Per uscire dal bosco infestato aveva impiegato due lunghi giorni ed era stata rallentata da occasionali scontri con demoni, fastidiosi più che pericolosi. Comunque il fatto di allontanarsi dalla Sfera pareva essere stato un salvacondotto non da poco. Il ritorno sarebbe stato ben più duro, ma sperava per allora di avere acquisito il pieno controllo delle sue facoltà. Se avesse avuto fortuna, ci avrebbe guadagnato molto di più lei dallo scambio con Sesshomaru… Fece scorrere lo sguardo sulla superficie plumbea del mare e finalmente individuò quello che cercava: una piccola isola al centro della baia Suruga su cui troneggiava bianco di neve in lontananza il monte Fuji. Era proprio come l’aveva descritta Sesshomaru, era impossibile sbagliarsi. Poco più avanti, alcune barche erano state tirate in secca e rovesciate per l’inverno e la giovane si incamminò in quella direzione, immaginando dovesse esserci un villaggio nei dintorni.
Procurarsi un’imbarcazione con cui raggiungere l’isola fu semplicissimo, in quanto i poveri pescatori furono ansiosi di compiacere quella giovane e spettrale miko sbucata dal nulla nel pieno dell’inverno. Forse la credettero veramente uno spettro e tirarono un grosso sospiro di sollievo quando la videro allontanarsi remando ritmicamente.
In breve Sayouki raggiunse l’isola su cui aleggiava una nebbiolina umida, dovuta, scoprì poco dopo, alle sorgenti termali che ne costellavano la ridottissima superficie e che la rendevano una piccola e mite oasi anche nel cuore dell’inverno.
Passò la mattina in giro per l’isoletta, raccogliendo erbe e tuberi per il pranzo, e litigandosi le ultime mele raggrinzite e gelate con le scimmie, che parevano essere gli unici abitanti di quel posto. Ora non doveva fare altro che attendere, quindi perché non godersi un po’ di meritato riposo e rilassarsi con un bel bagno nelle acque termali? Nascose gli abiti al sicuro dai dispettosi animali e, scioltasi la lunga treccia, si immerse voluttuosamente nelle acque calde e sulfuree, abbandonandosi completamente alla piacevole sensazione di benessere.
-Benearrivata, mia signora.- la voce suadente di Sesshomaru la riportò bruscamente alla realtà: -Ti stavo aspettando…-
Dunque lui era già lì! Ed era stato ad osservarla…spiarla…per tutto il tempo! Un misto di ira e vergogna salì a colorarle le gote, già arrossate dal calore. Ma come aveva potuto non accorgersi della sua presenza? L’isola era così piccola…aveva fatto il grosso errore di sottovalutarlo…o forse era lei ad essersi troppo sopravvalutata…
Era partita in svantaggio, bene; doveva trasformarlo in vantaggio…Sesshomaru era pur sempre un uomo, no? Combattendo contro il proprio pudore, assunse un tono malizioso e disse:
-E’ dunque tua abitudine spiare le donne durante il bagno, mio signore? Ti credevo uno youkai ben al di sopra di simili bassi istinti…- Detto questo si alzò in piedi rimanendo immersa nell’acqua fino ai fianchi, i lunghi capelli neri bagnati appiccicati alla pelle arrossata delle spalle e del seno. Si volse con decisione verso lo youkai e cominciò ad avanzare nella sua direzione, camminando nell’acqua:
-Hai trovato ciò che ti avevo chiesto?- gli chiese.
-L’ho trovato. E tu, hai le mie risposte?- Sesshomaru sembrava sulla difensiva mentre non staccava gli occhi di dosso a quella bellissima yasha il cui corpo nudo e sottile fumava nell’aria fredda della sera. Nonostante la bassa statura e i tratti infantili del volto minuto, il suo corpo era decisamente quello di una donna.
-Prima il kimono, poi ti dirò della spada.- A Sayouki costava notevole sforzo stare così, nuda e disinvolta a contrattare con quello youkai che, pur non dandolo a vedere, non rimaneva certo indifferente a quello spettacolo.
-Ahimè, mia signora, sei in errore.- Un sorriso di scherno fiorì sul bel volto di lui -Ho detto che l’ho trovato, non che te l’ho portato.-
Doveva immaginarselo! Inuyasha non aveva tutti i torti a dire che Sesshomaru era un essere infido!
-Non erano questi i patti!- gli ringhiò contro Sayouki sollevando un gran numero di schizzi mentre balzava fuori dalla pozza termale.
-Se è per questo, non era nemmeno previsto che io il tuo kimono lo trovassi...sulla tua tomba!- Sesshomaru la afferrò per un braccio e la tirò vicino a sè, minacciandole la gola con la mano artigliata: -E ora dimmi chi sei e perché hai provato ad ingannarmi!-
Era giunto il momento per Sayouki di scoprire le carte e sperare in bene:
-Il mio nome è Sayouki e sono l’unica figlia di Rie, Dama dei sogni e sua legittima erede…- La presa sul suo braccio si allentò, ma non più di tanto e lei giocò d’azzardo nel continuare -…cosa che non credo si possa dire di te riguardo a Tessaiga…-
-Maledetta femmina!- sibilò allora Sesshomaru a denti stretti, rinforzando la presa e afferrandola anche per l’altro braccio -E’ questo che ti ha detto quell’inetto di Inuyasha? Fino a tal punto si è elevata la sua presunzione? Lui, un misero mezzo demone, ritiene di essere il vero erede di uno dei più potenti youkai mai esistiti? - e poi, con più calma e un tono di disprezzo -Non mi dire che ti sei abbassata ad allearti con lui…?- Sayouki lo guardò dritto negli occhi prima di rispondergli e mentì, sperando di essere convincente:
-Tuo fratello non sa nulla di Tessaiga e ora come ora non saprebbe nemmeno come usare un simile portento. Una spada simile sarebbe sprecata in mano sua, sono d’accordo con te. E poi io cosa ci guadagnerei ad allearmi con uno come lui?-
-MENTI!- Sesshomaru era stanco di giocare a quel gioco -Mi risulta che tu abbia sempre viaggiato con lui in questi ultimi tempi e mi è stato riferito che andate d’amore e d’accordo…quasi che tu l’avessi stregato…-. Notò il lampo di incertezza nello sguardo della ragazza e aggiunse: -Ho mille occhi per guardarti, mia signora…-
Lo youkai le lasciò libere le braccia e nel farlo sfiorò la pelle umida dei suoi fianchi mentre continuava: -Ma potremmo giungere ad un accordo se sarai disposta a collaborare e comincerai col dirmi ciò che sai di Tessaiga.-
Sesshomaru credeva forse di averla in pugno solo perché l’aveva colta in flagrante? Aveva ancora mille risorse per rigirare la storia a suo piacimento…ma intanto, se così gli piaceva credere…
-Sia come vuoi tu, mio signore.- gli sussurrò avvicinandosi sensuale, fino a sfiorarlo con il malizioso scopo di turbare quel suo ferreo controllo - Ma lasciami almeno terminare il mio bagno in pace...sempre che tu non voglia immergerti a tua volta…-
Forse aveva azzardato un po’ troppo, ma la farsa doveva continuare…Sesshomaru pareva avere una ben infima opinione delle donne e comunque Sayouki sperava di avere intuito giusto nel pensare che non si sarebbe lasciato andare tanto facilmente a piaceri terreni con una potenziale e infida nemica. Perlomeno lo sperava proprio…
Fortunatamente ebbe ragione, anche se di poco: lo youkai, controllando a stento i suoi più bassi istinti, si allontanò tra gli alberi, ma senza perderla di vista e Sayouki si permise di tirare un sospiro di sollievo immergendosi completamente nell’acqua per nascondere il violento rossore che salì ad infiammarle il viso e le orecchie. Una volta calmatasi, uscì dal laghetto, si asciugò con il mantello e si rivestì, presentandosi poco dopo a Sesshomaru che l’attendeva accanto ad un fuoco scoppiettante. Ai suoi piedi era accoccolato un orrendo piccolo essere dall’aspetto viscido che non le toglieva gli occhi gialli di dosso. Quello sguardo voglioso le fece correre un brivido di disgusto lungo la schiena, ma al contempo evocò una visione in cui…-Ho atteso a lungo questo momento!- diceva Sesshomaru stringendo uno strano bastone e piantandolo poi a terra...(o su qualcosa di estremamente piccolo?!)... dalla punta del bastone si sprigionò un bagliore rosato e, mentre riecheggiava una risata sinistra, quel mostriciattolo dagli occhi gialli esclamava qualcosa -...il portale sta per aprirsi!-
-Jaken!- la voce di Sesshomaru la riscosse dalla visione.
-S…Si, mio padrone?- quell’essere era viscido proprio in tutti i frangenti, anche nel parlare.
-Vattene. Lasciaci soli.-
Lanciando occhiate bieche a Sayouki ed esibendosi in una serie di ossequiosi inchini, il piccolo demone si allontanò e la giovane si sedette accanto allo youkai voltando le spalle al fuoco per far asciugare i capelli ancora sciolti e umidi.
-Sei disposta a parlare, ora?- Più che una domanda era un ordine, ma lei annuì, come se avesse avuto una scelta.
-Come ti ho detto sono l’erede di Rie, ma devi sapere che non sono ancora in possesso dei pieni poteri della Dama dei sogni.- Così poteva andare…era quasi la verità. Lui forse avrebbe creduto di trovarsi di fronte ad una yasha debole e quasi priva di poteri, mentre invece era proprio la mancanza di controllo sui quei poteri a renderla letale. –Tutto ciò che finora ho scoperto è che Tessaiga è custodita nella tomba di tuo padre, che mi appare diversa di volta in volta. Forse il luogo è protetto da potenti incantesimi.- Ricordando la visione di poco prima, decise di aggiungere: -Forse posso anche indicarti un oggetto che potrebbe aiutarti nella tua ricerca…si tratta di uno strano bastone, in grado di riconoscere e aprire il portale della tomba che stai cercando…Non ho visto bene, ma sulla sommità mi pare ci fosse una testa.- ‘...o due?’ terminò mentalmente.
Vedendo che la ragazza non diceva altro, Sesshomaru la incalzò:
-Dimmi di più.-
-Non c’è altro, mio signore- ribatté Sayouki, ma al grugnito di disappunto di lui, contiuò: -Questo almeno per ora. Ma se riavessi il kimono di Rie, allora avrei la chiave per utilizzare a pieno i miei poteri e forse potrei scoprire altro…-.
Doveva assolutamente farsi dire dov’era il kimono e l’unico modo era di fargli credere che sicuramente sarebbe stato utile anche a lui. In realtà Sayouki questo non poteva saperlo, perché per ora tutte le informazioni sulla spada le erano venute dalla chiaroveggenza ereditata da suo padre; i ricordi di Rie e delle sue antenate, sarebbero stati utili solo nel caso che una di loro avesse avuto esperienza diretta, vale a dire che avesse visto o sentito in prima persona, dove si trovava la tomba in questione…
Per un lasso di tempo che parve infinito Sesshomaru tacque fissando il fuoco e Sayouki temette di dover combattere per la propria vita; poi lui si volse a guardarla e annuì.
-Ti porterò nel luogo in cui è custodito il kimono, però tu dovrai mettere i tuoi pieni poteri al mio servizio per aiutarmi a cercare Tessaiga.-


Allora? Allora? Vi prende la storia??
Il prossimo capitolo è un CAPITOLONE...Vi consiglio di andare avanti! Ho deciso di dare una certa svolta agli eventi... Ciao ciao da Youki


Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
Goshimboku: albero sacro, solitamtne secolare, che si trova nei pressi dei templi shintoisti.

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Capitolo 6
*** Il momento della verità ***


UNA STORIA DEL PASSATO
di Youki
Cap 6
Il momento della verità

‘Un’altra notte passata all’addiaccio in un bosco infestato e shingetsu che si avvicina inesorabilmente…’
L’ultimo quarto di luna campeggiava ogni notte sempre più basso e sottile nel cielo, tra pochi giorni sarebbe scomparso del tutto e prima di allora lui DOVEVA assolutamente aver rubato la Sfera! Sayouki sarebbe tornata poco dopo, magari proprio con l’intenzione di consegnarlo a Sesshomaru, ma lui l’avrebbe colta di sorpresa e le avrebbe fatto pagare caro l’affronto! E poi si sarebbe vendicato anche di suo fratello…Quasi assaporava già l’odore del loro sangue traditore…
Nel buio assoluto che precede l’alba, Inuyasha si alzò in piedi e decise che non aveva nulla da perdere: ‘Perché aspettare?’. Con una corsa folle giunse in breve al tempio e senza tante cerimonie, distruggendo quanto si trovava davanti, giunse alla stanza della Sfera, sfondando la paratia scorrevole che ne chiudeva l’entrata.
Fu così che si trovò davanti la miko spalleggiata da quattro sacerdoti.
Il colpo che Kikyo gli sferrò col suo arco, gli lasciò un bruciante segno rosso sul viso e lo indusse ad arretrare con un balzo, ma la freccia che seguì lo colpì al braccio e gli strappò un gemito di dolore e di sorpresa: per la prima volta una delle sue frecce era stata scagliata contro di lui per ferire! Per un attimo scordò il motivo che l’aveva spinto ad agire così avventatamente, poi il ricordo del tradimento di Sayouki riaffiorò e la rabbia gli fece dimenticare il dolore. Balzò contro Kikyo e con un manrovescio la scagliò addosso ad un altro sacerdote, proseguendo la sua corsa verso il centro della grande stanza. La miko lanciò altre frecce, ma nessuna riuscì a colpirlo e l’ultima si conficcò nell’assito ai suoi piedi proprio mentre allungava la mano per prendere il gioiello.
-Fermati Inuyasha!- la voce di Kikyo squillò chiara nel trambusto e lo fece esitare -Non sei in te! Sei posseduto!-
Nel profondo dell’animo l’hanyou sentì un brivido alla parola ‘posseduto’, ma ringhiò -Balle!- e allungò la mano per ghermire la Sfera.
Questa volta la freccia di Kikyo non sbagliò e Inuyasha sentì un dolore lancinante alla spalla mentre il dardo gli si conficcava profondamente nella carne. Subito un’altra freccia volò per la stanza e si andò a conficcare tra i suoi piedi.
Inuyasha balzò indietro rovesciando i bracieri rituali e fuggì sfondando una paratia, senza notare che la sua ombra era rimasta inchiodata al pavimento. Un attimo prima che Kikyo potesse colpirla di nuovo e finirla, essa riuscì a strisciare via.
Con il braccio destro ferito in due punti dal potere spirituale della sacerdotessa, Inuyasha non riuscì ad andare molto lontano: il dolore si faceva sempre più forte, sordo e pulsante, mentre tutto l’arto cominciava a formicolare. Ma ora la sua mente era lucida…Gli parve che fino a poco prima la realtà fosse velata da una fitta cortina di nebbia che ora si stava velocemente diradando…da quando aveva cominciato a sentirsi così? Era stata una cosa graduale, dopo che Sayouki se n’era andata gli era parso di essere finalmente libero e ora invece…
Si sedette a terra contro un albero e il dolore lo distrasse da qualsiasi pensiero e non gli permise di accorgersi dell’ombra che gli strisciò alle spalle riprendendo la sua oscura opera da dove l'aveva interrotta, sussurrando di potere e tradimenti.
Un dardo sbucato dal nulla si conficcò nel tronco accanto alla sua testa, ma Inuyasha era troppo debole per fare altro che accasciarsi di lato.
-Maledetta!- gridò con voce roca alla volta di Kikyo, apparsa tra gli alberi proprio in quel momento -Sei venuta a finirmi?-
La giovane non rispose e scagliò altre due frecce contro il tronco dove, ora Inuyasha se ne accorse, si contorceva in agonia una forma scura e sibilante. Un ultimo dardo pose fine alla sua esistenza e con un grido acutissimo, qualsiasi cosa fosse, si tramutò in cenere e svanì.
Di nuovo padrone di sé, Inuyasha guardò Kikyo avvicinarsi e inginocchiarglisi accanto e nemmeno tentò di allontanarsi perché le sue forze non gli consentivano nemmeno di muoversi; l’unica cosa che poté fare fu dire:
-Avevi ragione: non ero in me…-
Lei annuì in silenzio e, appoggiato a terra l’arco, senza tante cerimonie afferrò la spalla ferita di Inuyasha e la strinse con forza, mentre tendeva l’altra mano verso la freccia che ne sporgeva. Inuyasha fece un debole tentativo di tirarsi indietro, diffidente, ma lei non lasciò la presa e gli disse:
-Quello era un demone-ombra. Appartiene ad una razza tra le più infide, in grado di parassitarsi nelle menti altrui e spingere l’ospite a perseguire i suoi scopi con biechi inganni.- Mentre parlava prese saldamente la parte terminale della freccia e la strinse, chiudendo gli occhi per un attimo. Tra le sue dita il dardo si sbriciolò, strappando all’hanyou un gemito di dolore.
-Non ti avrei colpito se non fosse stato necessario.- gli disse allontanandosi da lui.
Rialzandosi in piedi, la giovane depose a terra un piccolo sacchetto di tela.
-Queste sono erbe che ti aiuteranno a guarire in fretta. Usale.-
Kikyo raccolse il suo arco e si riavviò verso il villaggio, lasciando Inuyasha a bocca aperta, completamente senza parole, a stringersi stupito la spalla dolorante.
-Ah, un’ultima cosa.- precisò la giovane miko soffermandosi un attimo a squadrarlo con quei suoi occhi profondi -Non ti lascerò mai mettere le mani sulla Sfera, ricordalo.-

****

In un’alba grigia e piovosa i pescatori del piccolo villaggio all’ombra del monte Fuji videro un grande demone alato alzarsi in volo dalla piccola isola in mezzo al golfo e furono certi che la donna che avevano visto il giorno prima era uno spettro degli inferi.
Una volta accettato di seguire Sesshomaru, Sayouki aveva scoperto che lo youkai aveva al suo servizio un notevole stuolo di demoni minori, quali appunto il gigantesco demone alato che ora li stava portando veloci verso la loro meta, la tomba di Rie. Sesshomaru non aveva voluto dirle dove fosse situata e Sayouki aveva dovuto accettare di seguirlo, chiedendosi dove mai Ohjio avesse potuto seppellire l’unico ricordo di sua madre. Doveva essere un posto sicuro se il kimono si trovava ancora lì, intatto, come le aveva assicurato lo youkai.
Dopo un po’ la ragazza cominciò ad essere seriamente infastidita dalla pioggia battente che le sferzava il viso: il freddo lo sopportava bene, ma la pioggia era tutta un’altra storia. Erano in volo verso nord da alcune ore e, una volta sorvolata e sorpassata la foresta in cui aveva lasciato Inuyasha, il panorama, sempre grigio e offuscato, aveva perso per lei ogni motivo d’interesse. Quando poi raggiunsero quote più elevate, la pioggia si trasformò in neve e li costrinse ad atterrare e attendere che la visibilità migliorasse. La bufera li tenne a terra per due giorni, durante i quali Sayouki ebbe modo di studiare a fondo i suoi nuovi compagni di viaggio: Sesshomaru dopo quel breve attimo di turbamento, era tornato il freddo e glaciale calcolatore di sempre, mentre il viscido Jaken si era confermato tale in ogni momento, un essere infido e vile, un disgustoso leccapiedi. Sayouki sentiva un odio inspiegabile verso quell’essere e cercava di stargli il più lontano possibile perché il solo vederlo risvegliava in lei la forza incontrollata e omicida del suo potere.
Shingetsu si avvicinava sempre più e, avesse o no avuto il kimono di Rie, l’unica sua ancora di salvezza sarebbe stato proprio il suo potere, perché per mantenere tale il suo segreto, avrebbe dovuto riuscire a farli addormentare tutti profondamente e per tutta la notte, fino all’alba, quando avrebbe ripreso le sue sembianze normali. Doveva quindi cercare di non tradirsi, di non metterli in allerta, cercando di sembrare il più innocua possibile.
Infine smise di nevicare e il loro viaggio poté continuare, giungendo al suo termine proprio la notte prima del novilunio.
Si erano spinti sin nell’estremo nord, nell’Hokkaido, ed erano infine atterrati in una piccola radura alle pendici del monte Ashai; guardandosi intorno nel buio quasi totale, Sayouki notò davanti a sé una catasta scomposta di vecchie assi e pietre coperte di neve e nella sua mente esse si ricomposero per formare la piccola casa che erano un tempo.
La sua casa.
Con un gesto quanto mai inatteso, Sesshomaru le prese la mano e l’aiutò a scendere dalla groppa del corvo, quindi la condusse proprio davanti alle rovine.
-Questa era la mia casa…ricordo…- mormorò Sayouki pensando a quanta strada avevano fatto lei e Ohjio in tanti anni di vagabondaggio -ricordo solo ora…c’era un piccolo rio qui vicino e una cascata…- ricordava il rumore dell’acqua che ricominciava a scrosciare dopo il disgelo e il canto degli uccelli in primavera…Rie li chiamava in casa per allietarla…
-Vieni con me-
Sesshomaru la condusse su per una pista tracciata dagli animali fino al torrente, ora ghiacciato, che lei aveva detto di ricordare; poco più avanti vi era un laghetto anch’esso completamente congelato in cui si tuffava una spettacolare colonna di ghiaccio che scendeva dalla nera parete di roccia che li sovrastava.
Al centro della profonda pozza una pietra levigata e venata di bianco emergeva dal ghiaccio azzurrino. Su di essa era inciso un nome: Rie.
Arrivati alla sponda, furono raggiunti da un’ansimante Jaken che faticava ad avanzare nella neve.
-Glielo hai detto, mio signore?- gracchiò.
Sayouki gli lanciò un’occhiata fulminante in perfetta sintonia con quella di Sesshomaru, che nel contempo le disse di guardare attentamente la cascata congelata. E allora Sayouki lo vide: dietro lo spesso strato di ghiaccio azzurrino, in un antro nascosto nella roccia, pulsava una luce blu quasi in reazione alla loro presenza. La roccia sporgeva in avanti, completamente ghiacciata e il modo più diretto di arrivare vicino alla nicchia nascosta, sarebbe stato quello di attraversare il laghetto. Con un piede la ragazza saggiò la solidità del ghiaccio e si avviò facendo attenzione a non scivolare. Avanzando però sentì che una forza via via più potente si opponeva alla sua avanzata, finché non fu in grado di muovere un passo in più: era arrivata al centro, proprio accanto alla pietra tombale. Ogni suo tentativo di superare quella immane barriera, produsse solo preoccupanti scricchiolii del ghiaccio sotto ai suoi piedi.
-E’ successa la stessa cosa anche a me…- il tono di Sesshomaru le parve canzonatorio e Sayouki fece un passo indietro, voltandosi verso di lui che era rimasto sulla sponda.
-A quanto pare quella barriera è tanto potente da non lasciar passare neppure la legittima erede.-
Era dunque questo il motivo per cui lo youkai non le aveva portato il kimono!? E lei che era andata a pensare a chissà quale complotto! Magari la spiegazione era la più semplice...
Comunque, anche se non era stata una cosa premeditata, restava tuttavia il fatto che ciò era andato a favore dello youkai.
-Dev’essere stato mio padre a porre questa difesa…- constatò Sayouki tra sè e sè, e Sesshomaru la incalzò: -Quella barriera è stata posta da mano umana, riconosco il Potere della Parola dei sacerdoti shintoisti. Se tu dici che è opera di tuo padre…ciò può significare solo che…-
-Sono una mezzosangue.- terminò Sayouki.
La ragazza era decisa a non mostrare la minima incertezza, anche se temeva che la situazione potesse precipitare in fretta…non aveva mai sentito di nessuno che apprezzasse i mezzi demoni, né umano, né youkai, e certo Sesshomaru aveva chiaramente dimostrato i suoi sentimenti a riguardo: bastava pensare al profondo disprezzo che non mancava mai di esternare nei riguardi del fratellastro.
-E dunque? Per te questo non cambia le cose, se avrò quel kimono. Inoltre io non sono come quello stupido di Inuyasha e posso servirti meglio di quanto tu possa credere.- Doveva convincerlo o sarebbe stata la fine.
Ragionando velocemente Sesshomaru capì che le cose per lui non sarebbero davvero cambiate per nulla, ma per lei…
’I poteri della Dama dei sogni la renderanno ben più che una semplice mezzo demone…’
Quasi si compiacque di questo risvolto e decise che il gioco valeva la candela.
-Trova il modo di infrangere quella barriera, e dimostra quanto vali, allora, mezzosangue.-
L'offesa era voluta e Sayouki accettò silenziosamente la sfida, senza ribattere.
Per quasi tutto il giorno la giovane finse di cercare uno spiraglio nella barriera posta da Ohjio, ma fece volutamente fallire i suoi tentativi perché, questo lo aveva capito quasi subito, essa respingeva il suo sangue di yasha. Era stata creata in modo che nessun demone potesse avvicinarsi al pulsante oggetto di potere custodito al suo interno e molto probabilmente in modo che nessun umano, pur in grado di attraversarla, fosse in grado di vedere il nascondiglio dietro alla cascata.
Il campo di energia era così potente da incenerire qualsiasi demone minore, come Jaken ad esempio. Lanciando uno sguardo distratto al piccolo rettile, alla giovane venne quasi voglia di provare la veridicità delle sue supposizioni.
Le pareva di sentire le parole di Ohjio mentre disponeva quella difesa e rivolse un mezzo sorriso al ricordo del padre, che sembrava continuasse a vegliare su di lei anche dall’oltretomba.
'Solo un mezzo demone come me potrebbe vedere il kimono e, al momento giusto, oltrepassare la difesa e impadronirsene.', pensò, 'E il momento giusto è questa stessa notte!'.
Verso il tardo pomeriggio Jaken, dal suo posto di guardia, vide la giovane sedersi a terra sul suo mantello e disporsi a meditare, rinunciando, a quanto poté vedere, ad ulteriori tentativi. Non fu un problema per Sayouki sopraffare l’inetta mente del piccolo demone e al calare del sole dietro le pesanti nuvole scure, Jaken si addormentò profondamente senza nemmeno rendersene conto.
Anche Sesshomaru, poco più in là, avvertì il sonno appesantirgli le palpebre e lanciando un ultimo sguardo alle sue spalle dove Sayouki era ancora in meditazione guardata da Jaken, si distese comodamente e si addormentò.
‘Vi auguro un lungo e pacifico sonno’ si congratulò con se stessa la ragazza alzandosi e stirando le articolazioni anchilosate per la lunga inattività. Era fiera di aver finalmente tratto profitto dall'uso delle proprie capacità: se la fortuna fosse stata dalla sua parte, forse avrebbe potuto essere lontana da lì con il kimono prima che loro si svegliassero e tornare da Inuyasha, come promesso, entro pochi giorni…Con circospezione andò a controllare che tutto fosse sotto controllo e non poté fare a meno di soffermarsi ad osservare Sesshomaru. Così pacificamente addormentato sembrava un altro…assomigliava ancor di più ad Inuyasha…
Sayouki gli si era inginocchiata accanto e sovrappensiero gli scostò un’argentea ciocca di capelli dal viso: nel farlo lo sfiorò inavvertitamente. A quel contatto, per un brevissimo istante, gli occhi dello youkai si aprirono e la guardarono, poi si richiusero subito, vinti dal potere del sonno.
Che spavento! Il cuore di Sayouki batteva all’impazzata in un misto di terrore e sorpresa, sconvolta da ciò che quell’attimo fuggente aveva risvegliato in lei…
La giovane si allontanò in fretta e raggiunse incespicando la sponda della pozza per attendere la trasformazione, ma il suo cuore era ancora in tumulto: gli occhi dello youkai erano sempre gelidi e spietati, mentre poco prima erano…privi di qualunque pensiero, buono o cattivo, e risplendenti della sola sua forza vitale, fulgida e ammaliante…Ciò che aveva visto, capì, era lo youkai al di sopra delle sue scelte, al di sopra del bene e del male…Aveva visto Sesshomaru nella sua più profonda essenza e ciò l’aveva notevolmente turbata perché quello sguardo era innocente come quello di un bambino.
Possibile che un demone spietato come Sesshomaru potesse avere dentro di sé una simile purezza?
Nonostante la scelta di seguire la via del male? Che non facesse alcuna differenza alla fine dei conti?
E le sue scelte allora, dove l’avrebbero portata?
Si rispose dicendosi che aveva sempre cercato di seguire la via del bene, di aiutare i più deboli e di scontare le sue gravi colpe, e che avrebbe potuto fare di più se ora fosse riuscita ad ottenere il pieno controllo del suo potere.
‘Falsa!’ si disse poi: aveva assaggiato il potere e ora ne voleva di più!
Cosa stava diventando?
‘No!’ combatté contro se stessa per un lungo istante: ‘Lo farò per far avverare le speranze di mio padre, per seguire il mio cuore…’
La trasformazione la colse nel bel mezzo di questo dibattito interiore e interruppe le sue considerazioni, acquietando i battiti del suo cuore.
Senza perdere altro tempo Sayouki si riscosse e, avvoltasi nel mantello per combattere il freddo pungente, raggiunse il centro del laghetto, dove poche ore prima la barriera l’aveva respinta e…la oltrepassò indenne. Non vedeva più alcun bagliore provenire dalla cascata, ma ricordava bene il punto in cui si trovava il kimono e, con un sasso affilato raccolto sulla sponda, cominciò a scalfire lo spesso strato di ghiaccio: lavorò in fretta temendo di non fare in tempo prima che gli effetti del sonno svanissero e gli altri si destassero, ma il gelo e la sua limitata forza di donna la rallentarono. Le sue mani erano semicongelate e non sentiva dolore dove la pietra tagliente le aveva aperto piccole ferite sanguinanti. Passarono quasi due ore prima che, con un ultimo disperato colpo, Sayouki riuscisse ad aprire un piccolo varco nella parete gelata. Tanto bastò, perché attraverso quel piccolo foro, l’energia posta a difesa del luogo venne risucchiata e poi, con un accecante lampo azzurro, esplose, travolgendo tutto ciò che si trovava entro il campo di azione della barriera. Sayouki fece in tempo ad infilare la mano nel foro prima di essere colpita e subito dopo si ritrovò a sprofondare nel ghiaccio del laghetto che si stava frantumando, come pure la parete di roccia sopra di lei…
Non riusciva a muoversi, scivolava e il ghiaccio e le rocce aguzze la ferivano mentre arrancava con una mano in cerca di un appiglio, stringendo il kimono di Rie nell’altra. Con uno sforzo sovrumano si costrinse ad alzarsi in ginocchio, ma le rocce le stavano franando addosso, stavano per colpirla, non avrebbe fatto in tempo a scansarsi!
Inaspettatamente a mezz’aria le grosse pietre furono ridotte in briciole da una frusta di luce e improvvisamente Sesshomaru fu al suo fianco. La afferrò per la vita e la portò in salvo con un balzo, mentre la sfera di potere che fino a poco prima era stata la barriera, si consumava e lasciava un grosso buco melmoso al posto dell’amena cascata e del laghetto.
Una luce azzurra persisteva ancora sul posto, come una nebbiolina, conferendo al luogo un aspetto surreale.
Per un attimo entrambi rimasero in attonito silenzio a fissare il disastro provocato dal potere di Ohjio, poi Sayouki si rese conto della situazione e il respiro ansimante le si bloccò in gola: era nella sua forma umana e Sesshomaru era sveglio, inginocchiato accanto a lei, e le aveva salvato la vita. E ora…?
Lo youkai abbassò lo sguardo su di lei e nell’irreale bagliore azzurro la giovane poté vedere un lampo che animò per una frazione di secondo i suoi occhi ambrati.
Sayouki non parlò; impietrita sotto lo sguardo dello youkai, strinse più forte a sé il kimono di Rie, come per trarne forza e non si azzardò neppure a respirare.
L’inaspettato sussurro teso di Sesshomaru fu uno shock per lei:
-C’è qualcos’altro con cui vuoi stupirmi, Dama dei sogni?-
Tornarono accanto al fuoco in silenzio e passando accanto a Jaken, ancora profondamente addormentato, Sesshomaru gli assestò un violento calcio all’altezza dello stomaco, senza tuttavia riuscire a destarlo. Rimasero ciascuno immerso nei propri pensieri ad attendere l’alba e poco prima del sorgere del sole Sayouki indossò il kimono di Rie, pronta a ricevere la sua eredità.
Fu solo allora che Sesshomaru le si avvicinò e le rivolse di nuovo la parola:
-Quando sarai in possesso dei tuoi pieni poteri, ricordati di questa notte.-
I suoi occhi brillarono di una strana luce quando si chinò a baciarla.
Sayouki fu assalita da un turbine di emozioni contrastanti e ne fu travolta, abbandonandosi a quel bacio famelico che accompagnò la sua trasformazione.
Quando riaprì gli occhi, fu con uno sguardo color del ghiaccio che ricambiò l’occhiata intensa di Sesshomaru e il primo ricordo di Rie che le salì alla mente fu il primo bacio tra lei e Ohjio.
Un bacio caldo e dolce, che nulla aveva a che fare con quello appena ricevuto.


*************
Ed ecco qui anche questo capitolo! Vi avevo promesso un capitolone e se vi aspettavate molto di più, sappiate che la cosa non è ancora finita, perchè il prossimo sarà ancora più “capitolone” di questo!! Che ve ne pare degli sviluppi? Da qui la storia si divide in due per seguire sia Inuyasha e Kikyo, sia Sesshomaru e Sayouki...per chi tifate?
Un bacione a tutti e scusate se ho postato il capitolo un po’ in ritardo, ma ero via per lavoro e proprio non sono riuscita a postarlo la settimana scorsa!
Perdono!
Youki

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Capitolo 7
*** Questioni di cuore, (questione di scelte) ***


UNA STORIA DEL PASSATO
di Youki
Cap 7
Questioni di cuore, (questione di scelte)

Shingetsu era arrivato e passato e le ferite di Inuyasha si erano velocemente rimarginate grazie alla sua coriacea resistenza e alle medicine di Kikyo. L’hanyou non aveva più tentato di rubare la Sfera perché dopo il suo ultimo incontro con la miko qualcosa gli impediva di fare anche un solo passo verso il tempio.
Il fatto era che si sentiva in debito con lei.
La teneva continuamente d’occhio ed era arrivato anche a seguirla nei suoi brevi spostamenti da un villaggio all’altro, quasi fosse di nuovo sotto l’influsso di un qualche strano incantesimo.
Gli venne in mente che ormai Sayouki avrebbe dovuto essere sulla via del ritorno.
Che strano effetto gli faceva pensare di rivederla! Ora che non era più soggiogato dal demone-ombra e tantomeno dal potere della ragazza, sentiva in lui uno strano miscuglio di sentimenti: diffidava di lei temendo che avrebbe ritentato di influenzarlo usando i suoi poteri, ma non riusciva a considerarla nemica, essendo stata l’unica persona che lo aveva trattato da pari, senza odio o disprezzo…
’No, non l’unica…’
In quel momento Kikyo stava emergendo da dietro una svolta del sentiero e alzando lo sguardo vide Inuyasha, e gli sorrise.
Il cuore del giovane hanyou saltò un battito e ogni pensiero coerente fu spazzato via dalla sua mente, mentre si perdeva in quegli occhi e nella dolcezza sorprendente di quel sorriso. I due si fissarono per un attimo infinito, poi lei continuò per la sua strada, sicura e felice, sapendolo sempre al suo fianco, e lasciando Inuyasha tremante e confuso ad osservarla allontanarsi.
Due settimane ancora trascorsero senza che Inuyasha se ne accorgesse, ma guardando la luna piena sbucare a tratti tra le rade nuvole di fine inverno, cominciò a preoccuparsi e a chiedersi dove fosse finita Sayouki. Che le fosse accaduto qualcosa quando aveva incontrato Sesshomaru? Se quel bastardo l’avesse aggredita, lui, demone-ombra o meno, non si sarebbe mai perdonato di averla lasciata andare da sola…
E se invece il demone-ombra avesse avuto ragione? Se lei e Sesshomaru si fossero alleati? Gli riusciva impossibile crederci veramente, perché nel tempo che aveva trascorso viaggiando con lei aveva imparato a conoscerla…o almeno così pensava.
Quel dubbio così abilmente insinuato dall’infido demone non riusciva ad abbandonarlo: aveva pensato di conoscere Sayouki, ma era poi vero? O lei lo aveva ingannato col suo potere? Ciò che più lo rodeva era il mistero che la giovane aveva mantenuto riguardo all’incontro con Sesshomaru: non gli andava giù l’idea che lei aiutasse suo fratello, foss’anche per ottenere da lui tutto il potere del mondo. Questa idea lo fece fermare un attimo a pensare…Che la sua assenza avesse a che fare con la chiave di cui le aveva parlato Sato? Durante il novilunio del mese passato lei si era lasciata completamente andare e gli aveva raccontato tutto quanto aveva scoperto dal suo maestro…Si ritrovò improvvisamente a constatare che quella notte lei era umana e che era priva di poteri demoniaci: il calore che gli aveva comunicato non poteva essere frutto dell’inganno, lei era sincera ed era se stessa più di quanto lo fosse mai stata nel resto del viaggio. Ricordò anche di essersi sentito addosso il suo profumo…
‘Abbiamo dormito così vicini…?’
Un pronunciato rossore gli salì fin alle orecchie, poi gli venne in mente un altro momento, in cui gli era parso di notare qualcosa che non andava nel comportamento della ragazza. Era stato quando, prima ancora che incontrassero Kikyo, lui stava spavaldamente parlando di rubare la Sfera e di sconfiggere la guardiana, dicendo che sarebbe stato un gioco da ragazzi: ’Io non ne sarei tanto sicuro’, gli aveva detto con un tono strano. Sicuramente aveva avuto una visione, ma Inuyasha non era stato capace di farsi dire cosa avesse visto e Sayouki era rimasta tesa e distaccata per tutto il giorno.
Non ci aveva più pensato, ma ora, alla luce dei fatti…
Non aveva rubato la Sfera, non aveva sconfitto la sacerdotessa…
Pensando a Kikyo il suo sguardo si fece sognante, mentre in un angolo della sua mente si chiedeva: ‘Cos’avrà mai visto di così terribile Sayouki per prendersela tanto?’ [Per quanto ovvia possa essere la soluzione, Inuyasha non capisce mai certe sottigliezza dell’animo femminile...^_^ NdA]
Passando da un pensiero all’altro, Inuyasha scivolò nel sonno e i sogni lo lambirono uno dopo l’altro, fondendosi tra loro e facendolo agitare.
Guardava Sayouki negli occhi, erano castani e mentre la neve cadeva lei gli diceva ridendo e battendo i denti che faceva freddo lì fuori; mentre entravano nella grotta però lei si trasformava in full youkai e la sua dolce risata, diveniva un'espressione di scherno e disprezzo, che somigliava così tanto a quella di Sesshomaru: ‘Nostro padre si starà rivoltando nella tomba!’ Ora era stato suo fratello a parlare; era in piedi accanto a Sayouki e se ne andava con lei, voltandogli le spalle: ‘Non vale più la pena di ucciderlo, ora che ho l’eredità di nostro padre.’
Sogni di questo tipo inquietavano il suo riposo, ma alla fine Inuyasha scivolò in un sonno più profondo e si rilassò. Dal buio della sua mente apparve una figura familiare: portava i lunghi capelli neri sciolti sulle spalle, non più legati in una treccia, e indossava ora un ampio kimono blu su cui la luce di una luna invisibile produceva strani riflessi, ma era inconfondibile. La ragazza gli si avvicinò fluttuando e, rivolgendogli un ben noto sguardo con occhi color del ghiaccio più profondo, gli disse:
-Non stare in pena per me, Inuyasha; non sono in pericolo. Dimentica i tuoi incubi e dormi sonni tranquilli. Io dovrò stare lontana ancora qualche tempo ma quando tornerò ti aiuterò a prendere la Sfera, se la vorrai ancora…-

Detto ciò la visione svanì lasciando dietro di sé un senso di pace e calore che cullò il sonno di Inuyasha fino a che il sole non fu alto.

****

Da quando aveva indossato il kimono di Rie, per Sayouki le cose erano davvero cambiate tanto, e ciò non riguardava solo i suoi poteri. Innegabilmente i ricordi della madre furono una preziosa guida per ottenere il pieno controllo sulle sue facoltà e la giovane imparò in fretta, sentendosi come se Rie fosse accanto a lei in ogni momento per insegnarle passo per passo, come avrebbe voluto fare se fosse sopravvissuta. Anche questo Sayouki lo aveva scoperto tra i ricordi della madre e ne era rimasta profondamente commossa.
All’inizio non era stata in grado di contenere l’ondata immane di informazioni che l’aveva travolta e aveva perso conoscenza per il forte shock. In seguito aveva imparato come filtrarle e centellinarle, assorbendole poco a poco, finché alla fine non aveva nemmeno più avuto bisogno del kimono, che era stato solo un tramite, un contenitore per tutte quelle informazioni. Non se n’era tuttavia separata, perché ad esso era legato il ricordo, ora ben vivo, di sua madre.
I tre rimasero presso i resti della casa di Sayouki per circa una settimana, per permettere alla giovane di acquisire il controllo della sua eredità. Nel frattempo Jaken fu mandato a raccogliere informazioni sul bastone che, secondo Sayouki, avrebbe dovuto aiutarli nella loro ricerca.
Venne infine il giorno in cui il piccolo demone tornò trionfante, portando notizie incoraggianti:
-Mio signore! L’ho trovato! Quel bastone! Si tratta sicuramente dell’oggetto chiamato Kiokùryu (Memoria del drago) o anche semplicemente Bastone del drago! Ed è in grado di rievocare l’immagine-spettro del defunto, una volta che viene piantato su una tomba!- annunciò giubilante. Sicuramente avrebbero così potuto riconoscere la tomba di Inu-Taisho. Spiegò di aver saputo che esso era in possesso di una tal strega di nome Imei, la cui dimora era situata poco più a sud di dove si trovavano in quel momento.
Si erano dunque al più presto rimessi in viaggio e Sesshomaru era tornato il glaciale principe di sempre: non aveva mai fatto cenno a ciò che era accaduto la notte di shingetsu, né della sua trasformazione, né del resto…
-Ora ho bisogno di te più di prima.- le aveva detto stringendola con troppa forza per le spalle un attimo prima che Jaken si destasse e zoppicasse verso di loro, massaggiandosi lentamente le costole che sentiva inspiegabilmente dolere…
Sayouki volle credere che Sesshomaru non si stesse riferendo ai suoi ritrovati poteri demoniaci e si scoprì a desiderare che un demone spietato e glaciale come lui potesse avere un cuore per amare. Ma sapeva di non potersi permettere debolezze ed era cosciente del fatto che le scelte del giovane youkai erano in totale opposizione con le proprie…
‘Ma se volesse cambiare, forse la Sfera degli Shikon…’
Lo youkai era dal canto suo stupito di se stesso: quella donna era una mezzosangue, proprio come il suo insulso fratello, eppure in lei, di insulso, non riusciva a trovarci proprio nulla. Nemmeno il suo odore umano gli era risultato sgradevole, come invece di solito accadeva. Gli evidenti e sottilmente sempre più marcati tratti demoniaci di Sayouki gli facevano inoltre spesso dimenticare che si trattava della figlia di un umano, e la sua caparbietà, il suo coraggio, perfino la sua astuzia e la sua inaffidabilità, gliela rendevano irresistibile. Per non parlare del suo corpo…il ricordo di lei che lo fronteggiava nuda e spavalda nella pozza termale era indelebile nella sua mente e tornava spesso a turbare il ferreo autocontrollo del principe youkai. Ma Sesshomaru era deciso a non far trapelare nulla di questa sua indesiderata debolezza.
Volarono fino alla dimora della strega Imei e con facilità si appropriarono del Kiokùryu: Imei stessa lo consegnò nelle mani di Sayouki in cambio della propria vita, dopo una sanguinosa battaglia che aveva visto in azione il potere distruttivo del fuoco del lucido Bastone del drago. Sesshomaru non capiva perché la ragazza avesse voluto risparmiare la vita della vecchia, che si baloccava costruendo disgustose bambole con i cadaveri delle giovani donne accuratamente scelti grazie al bastone. E ancor meno capiva questa sua decisione se ripensava alla spietatatezza con cui la giovane aveva annientato i temibili ed enormi Oni degli inferi evocati dalla strega in propria difesa. Lo youkai aveva osservato attentamente Sayouki mentre combatteva, e doveva ammettere che ne era rimasto piacevolmente impressionato: era veloce e implacabile e, mentre uccideva, i suoi occhi brillavano di una luce viva e terribile.
‘E' davvero notevole per essere una femmina.’, dovette ammettere Sesshomaru: se Sayouki fosse rimasta dalla sua parte sarebbe stata un’alleata formidabile.
‘E forse c’è un modo…’
Un lampo di malizia attraversò i suoi occhi e le sue labbra si contrassero in una sorta di sorriso mentre il suo sguardo scivolava lungo il profilo sensuale della giovane che, ignara, dormiva a pochi passi da lui.

****

-Jaken, procedi- con un ordine perentorio Sesshomaru fece scattare il viscido leccapiedi, il quale si arrampicò a fatica sul tumulo e piantò il Bastone del drago a terra. Attesero un attimo e quando il fuoco nero sprigionato dalla lucida testa di drago evocò la spettrale immagine dell’ennesimo insignificante umano, Sesshomaru ringhiò:
-Niente da fare! MALEDIZIONE!- strinse i pugni e sferrò un colpo al bastone che, divelto da terra, finì per colpire in testa il malcapitato servo.
-M..Mi dispiace, mio padrone…- piagnucolò Jaken -Ma...non è colpa mia…Se la yasha non ci sa indicare più precisamente dove cercare,- e dicendo ciò scoccò a Sayouki un’occhiata maligna -impiegheremo anni e anni a setacciare tutte le tombe di questa zona!-
La ragazza lo squadrò a sua volta con odio e il suo sguardo scivolò come sempre sul Bastone del drago: qualcosa non la convinceva di quell’oggetto...Era molto simile a quello della sua visione, ma le era parso che la testa sulla sommità dovesse essere umana, non di drago. Tuttavia la visione era confusa e Sayouki aveva taciuto i suoi dubbi, vedendo che comunque il bastone aveva una notevole utilità in quella ricerca tra le tombe.
Sesshomaru si rivolse a lei, cercando di moderare il proprio tono:
-Possibile che tu non riesca ad avere una visione più chiara?- la sua voce rimase tagliente, nonostante i suoi sforzi, perché si stava stancando di quel continuo saltare da una tomba all’altra. Aveva creduto che sarebbe stato tutto molto più semplice, una volta ottenuto l’aiuto della Dama dei sogni, e invece…
-Tutto ciò che riesco a vedere è quello che già sai: il mio potere demoniaco mi mostra solo una regione indefinita, un ricordo vago e nebuloso, mentre il dono della preveggenza mi mostrò, a suo tempo, una tomba monumentale, fatta con le ossa stesse di tuo padre. Continuo a pensare che quel luogo sia protetto da potenti incantesimi…Potrebbe anche apparire come un semplice tumulo…- Sayouki tacque il fatto che pochi giorni prima un ricordo di Rie le aveva mostrato il volto di un piccolo hanyou dai capelli argentei, Inuyasha bambino. Non aveva idea di cosa potesse significare, ma quell’immagine ora le tornava in mente ogni volta che tentava di localizzare la tomba del grande youkai-inu loro padre e poteva solo pensare che dunque Rie aveva conosciuto Inu-Taisho e aveva visto Inuyasha quando era molto piccolo.
-E così dovremo controllare anche ogni singola tomba di ogni insulso essere umano…Con tutte queste guerre ci vorrà un’eternità!- sentenziò acido Jaken, mentre Sesshomaru taceva, assorto.
Sayouki lanciò al piccolo demone un’occhiata velenosa, che venne prontamente ricambiata. In presenza di Sesshomaru Jaken era sempre più odioso e spavaldo, ma in sua assenza si guardava bene dall’avvicinarlesi, perché aveva già sperimentato cosa significasse cadere vittima della sua insidiosa vendetta. Pareva che la donna avesse sviluppato una sorta di allergia al piccolo demone e la cosa era reciproca, perché Jaken si era accorto dei sottili cambiamenti avvenuti nel suo padrone, e ne riteneva Sayouki giustamente responsabile. Pensava che lei fosse riuscita a stregarlo in qualche modo e temeva che presto avrebbe convinto Sesshomaru a liberarsi di lui…Non poteva permetterle di fare come voleva!
-Mio signore, penso che quella ci stia ingannando…- sibilò avvicinandosi a Sesshomaru e puntando il bastone contro Sayouki, che non si mosse.
-SILENZIO!- tuonò risoluto lo youkai, guardando gelidamente dall’uno all’altra. -Continueremo a cercare.-
Porse la mano a Sayouki, che gli cedette la sua e si lasciò condurre avanti lungo il pendio verdeggiante di erbetta novella.
La giovane represse un ghigno soddisfatto: ‘Sto diventando perfida…’ fu il fuggevole pensiero che le attraversò la mente mentre fissava per un attimo Jaken, causandogli una fitta dolorosa alla testa. Avrebbe quasi voluto ringraziarlo, perché era facendo pratica su di lui che aveva imparato così in fretta ad usare le sue facoltà! Due settimane prima era addirittura riuscita ad apparire in sogno ad Inuyasha, dopo aver fatto molta pratica nel tormentare il sonno del viscido mostriciattolo.
Ora che aveva assaporato il gusto del potere, ogni intenzione di abbandonarlo e di diventare umana era svanita dalla mente di Sayouki che, anzi, cominciava a subire un inatteso e inconscio cambiamento.
Tutto era iniziato in modo molto blando da quando aveva indossato il kimono di Rie e aveva cominciato ad assimilare i ricordi, nonché le vite ed i pensieri, delle sue antenate. L’inghippo era proprio questo: l’eredità non comprendeva solo semplici e impersonali ricordi, pure informazioni, ma ad ognuno di essi erano indissolubilmente legati i pensieri della proprietaria, i suoi sentimenti, brandelli di personalità e non era facile capire se quello che lei stessa provava era dovuto ad una sua antenata o no.
La personalità predominante era per ora sicuramente quella di Rie, la più recente, ma dal passato emergevano anche burrascosi sentimenti appartenuti ad alcune precedenti Dame, decisamente meno equilibrate di sua madre. Tutte le sue antenate erano infatti di sangue puro e molte di loro avevano scelto di abbandonarsi al loro istinto e lasciarsi dominare dal loro potere…
Terrorizzare, uccidere, tormentare, parevano essere stati i passatempi preferiti di sua nonna Hirimi, vissuta circa cinquecento anni prima…I ricordi delle precedenti antenate si perdevano via via nel tempo, diventando semplici visioni, accompagnate da velate sensazioni, ma quelli di Rie e di Hirimi erano vivissimi e in costante contrapposizione! Per questo, mentre Sayouki continuava ad esaminare ricordo per ricordo tutto il suo patrimonio di informazioni cercando tracce della tomba del grande youkai-inu, si ritrovava spesso confusa, soprattutto quando pensava a Sesshomaru.
Era ormai già diverso tempo che viaggiava con lui e all’inizio si era detta che quel viaggio le sarebbe servito per mettersi alla prova, ma più passava il tempo, più si rendeva conto che qualcosa stava cambiando…Ora aveva il pieno controllo dei suoi poteri, ma era ancora lì, al suo fianco, seguendolo ciecamente, tacitando ogni pensiero razionale che le diceva di non farsi sopraffare da sentimenti tanto sconsiderati.
Volutamente ignorava quella vocina che le diceva che un demone del calibro di Sesshomaru non faceva niente per niente.
-Jaken!- Sesshomaru si fermò sulla cima dell’altura e spaziò intorno con lo sguardo: sotto di loro si estendeva ciò che rimaneva di un campo di battaglia.
-S...Si, padrone?-
Era il tramonto e la tiepida aria primaverile si stava rinfrescando col calare della sera.
-Cerca un posto decente in cui passare la notte. Allontaniamoci da qui.- gettò uno sguardo disgustato ai resti umani disseppelliti dagli animali e ormai ridotti a scheletri. Mentre Jaken si allontanava in fretta, si rivolse a Sayouki aggiungendo -Vieni, non è luogo questo che si addica alla Dama dei sogni.-
Quando Sesshomaru le si rivolgeva con quel tono Sayouki si sentiva ribollire il sangue e qualcosa di Hirimi veniva immancabilmente e prepotentemente in superficie, rafforzando quella sensazione…Desiderio…
Quella notte Sayouki usò per la seconda volta il suo dono sui suoi compagni di viaggio per farli addormentare e rimase a lungo appoggiata ad un gomito accanto a Sesshomaru osservandolo dormire beato come un bambino e cercando di far chiarezza nel proprio cuore.
Nel sonno lo youkai si mosse girandosi verso di lei e il bracciale a forma di serpente che indossava al polso destro tintinnò sfiorando il terreno. Con un movimento fluido Sesshomaru le cinse la vita con un braccio e, aprendo lentamente gli occhi, sibilò con voce roca:
-Non è con i sogni che placherai il mio spirito!- e con decisione l’attirò a sé.

****

-Inuyasha, sei laggiù, non è vero? Perché non ti avvicini?-
Kikyo lo stava invitando seduta sull’erba novella di un dolce pendio, godendo del piacevole tepore del primo sole primaverile e del panorama che le si stendeva davanti. Erano due mesi che Inuyasha si era stabilito nel bosco che ora era decisamente meno infestato. Non aveva più avuto l’ardire di attaccare il tempio, se non qualche debole tentativo sfociato nel solito insuccesso e coronato da qualche foro di freccia nel suo kariginu, e dunque aveva sfogato la sua esuberante vitalità nel fare piazza pulita dei demoni che si trovava davanti. Voleva evitare di cadere di nuovo vittima di un qualche infido youkai-ombra o simile che volesse sfruttarlo per arrivare alla Sfera.
Tra lui e Kikyo si era così stabilita un’intesa particolare, fatta di silenzi e sguardi, ma mai, fino ad ora, si erano avvicinati tanto. Colto da improvviso imbarazzo, l’hanyou esitò un po’ prima di decidersi ad uscire allo scoperto e a sedersi sul prato poco distante da lei.
-Dimmi, Inuyasha. Come ti sembro io? Ti sembro un essere umano?-
La sorpresa che provò Inuyasha fu per un attimo ben visibile nel suo sguardo, prima che egli riprendesse il controllo della situazione sbraitando qualcosa che attinse dal suo limitato vocabolario.
-Eh?? Ma che stai dicendo, dannata?-
Kikyo lasciò che il suo sguardo triste vagasse sulle risaie che si stendevano placide in basso davanti a loro, poi riprese a parlare con un sospiro e Inuyasha, si ritovò ad ascoltare, quasi rapito, celando il tumulto dei suoi sentimenti dietro uno sguardo ostile, finché lei pronunciò quelle parole…
-...Io assomiglio molto a te...a te che sei un mezzo demone…E per questo sin’ora non sono mai riuscita ad ucciderti.- (*)
-Tsk!- in certi momenti il suo vocabolario si riduceva drasticamente…-Ma che diavolo stai dicendo?- non aveva detto le stesse parole anche a Sayouki? -Io e te, simili?-
Kikyo trasse un profondo respiro prima di rispondere.
-Siamo entrambi prigionieri di una vita che non desideriamo, isolati da tutto ciò che ci circonda, in quanto diversi…-
Si, proprio così. Lui si era sempre sentito solo e diverso.
Ma poi aveva incontrato Sayouki…E ora lei dov’era? Non avrebbe dovuto essere qui a chiedere a Kikyo di usare la sfera per divenire umana?
‘No…Le cose sono cambiate…’, pensò: da come gli era apparsa nel sogno, la giovane mezzo demone aveva evidentemente preso una strada diversa…e lui era di nuovo solo.
La giovane miko accanto a lui continuò:
-La Sfera dei quattro spiriti è un oggetto molto potente e pericoloso. Se cadesse nelle mani sbagliate porterebbe solo morte e distruzione. Per questo io passo la mia vita a difenderla. Sono stata allevata sin dalla nascita per essere una sacerdotessa e il destino mi ha fatto divenire la Guardiana della Shikon no Tama: ad essa solamente io devo dedicare la mia esistenza.- Si interruppe respirando a fondo, come se lottasse internamente contro se stessa e dovesse darsi il tempo di riprendersi. -Ma se la Sfera venisse usata con cuore puro, per fare del bene, essa si purificherebbe, probabilmente fino ad annientarsi…- la voce di Kikyo ora era tesa, come se stesse pregando perchè ciò avvenisse.
-E a quel punto, Kikyo, che ne sarebbe di te?- la interruppe Inuyasha -Cosa ti accadrebbe se la Sfera scomparisse?-
La miko sorrise, ma i suoi occhi rimasero tristi, come se avesse smesso di credere che si potessero realizzare quelli che erano i suoi desideri più profondi.
-Allora...io diventerei una semplice donna.- la sua voce era dolce e incrinata mentre si voltava verso Inuyasha e fissava gli occhi nocciola in quelli ambrati di lui -E potrei finalmente vivere la mia vita come ho sempre desiderato, libera da questi vincoli…- Il suo tono era una triste preghiera e i suoi occhi erano così rassegnati che Inuyasha sentì fortissimo il desiderio di stringerla tra le braccia e consolarla.
Si trattenne a stento, chiedendosi cosa diamine gli stesse capitando, ma ormai acutamente consapevole che i suoi sentimenti verso la miko andavano ben oltre qualsiasi cosa di cui volesse convincersi…
Non voleva ammetterlo, ma si stava innamorando di lei.

****

Il mattino successivo Jaken fu svegliato dal cinguettio allegro di un uccello. La neve era ormai solo un ricordo e il tiepido sole primaverile prendeva piede in un cielo quasi sgombro di nubi, mentre quei piccoli pennuti svolazzavano e cinguettavano infastidendolo non poco.
Aprì un occhio giallo e se lo trovò lì davanti, il colorato batuffolino, che lo guardava con quei suoi occhietti neri, quasi a deriderlo per la sua pigrizia. Il demone tentò di afferrarlo con un gesto repentino, ma tutto ciò che ottenne fu di strappare qualche piuma mentre l’uccellino volava in salvo.
-Puah! Piccolo odioso e allegro pennuto!- sibilò sprezzante, lasciando cadere le piume e spazzandosi le mani sulla logora veste.
Raccolse il Kiokùryu e girò attorno lo sguardo in cerca del suo padrone, ma l’antro roccioso in cui avevano passato la notte pareva deserto: non v’era traccia di Sesshomaru o dell’odiosa yasha. Stava per uscire per andarli a cercare, temendo di essere stato infine abbandonato dal suo signore, quando qualcosa nell’ombra sul fondo della caverna attirò la sua attenzione. Si avvicinò in punta di piedi, lasciando che gli occhi si abituassero al buio, perché la luce non riusciva a penetrare fin lì, dove la grotta faceva una svolta, e si fermò quando col piede incappò in qualcosa di morbido.
A tastoni riconobbe il serico pelo della stola di Sesshomaru…
Fece un altro passo oltrepassando così la svolta e rimase impietrito per ciò che vide…
Sul mantello scuro steso a terra, due corpi nudi giacevano stretti e addormentati, coperti solo dalla casacca di Sesshomaru. Un raggio di sole filtrò chissà come da una breccia sulla parete e cadde ad illuminare la pelle candida di Sayouki, che dormiva, beata e con un sorriso soddisfatto, con la testa appoggiata sul petto nudo dello youkai.
Jaken trattenne a stento un grido di sgomento e incespicò all’indietro, cadendo rumorosamente e lasciando andare il bastone. Sayouki si destò e provò una profonda sensazione di deja-vu ritrovandosi appoggiata al petto di Sesshomaru, i cui capelli argentei le stavano solleticando il viso...poi si rizzò a sedere notando Jaken. Di scatto afferrò il suo kimono che giaceva abbandonato lì vicino e con esso coprì la sua nudità, sibilando a denti stretti rivolta al piccolo demone:
-Tu!-
Anche Sesshomaru si era svegliato e prima che potesse dire qualcosa, Jaken se la squagliò blaterando scuse incoerenti e implorando pietà mentre si allontanava incespicando.
Lo youkai era a sua volta infastidito dall’accaduto, ma notando lo sguardo furioso e disgustato di Sayouki, gli passò. Era irresistibile quando aveva quello sguardo, proprio come quando combatteva…
Ma non poteva immaginare che quella che stava guardando negli occhi non era più Sayouki.
Perchè quello era lo sguardo di Hirimi.
Allungò una mano verso il volto della giovane e il sottile bracciale al suo polso tintinnò senza motivo, come se fosse vivo, mentre le sfiorava la piccola voglia bluastra ed indefinita che da qualche tempo le era affiorata su una gota: anche quello era un segno demoniaco…Sayouki si voltò verso di lui e dimenticò ogni cosa fissando i suoi occhi gelidi in quelli altrettanto glaciali del suo principe.

****

Jaken non si fece trovare per due giorni. Fuggì portando con sè il Kiokùryu e si allontanò correndo più veloce che potè, fin che le sue limitate forze glielo consentirono e anche dopo, non si fermò mai, trascinandosi e puntellandosi col bastone finchè crollò esausto.
Allora ebbe il tempo di pensare e il suo odio per Sayouki divenne una fiamma viva e ardente che gli fece superare la sua innata vigliaccheria: anzichè disperarsi, convinto che il suo nobilissimo padrone fosse ormai succube di lei, si impegnò con tutte le sue forze ad escogitare un piano, deciso a trovare un modo per vendicarsi di quella maledetta yasha.
'Dannata femmina!' pensava 'Ha stregato il mio padrone!! Da quando l'ha incontrata, Sesshomaru non è più lui. Potrebbe avere qualunque donna desideri e certo ce ne sono di ben più degne della sua eccellentissima discendenza, piuttosto che quella maledetta mezzosangue!'
Jaken non si dava pace e per di più non capiva a che gioco stessero giocando Sayouki e Sesshomaru.
Quando avevano trovato la tomba di Rie, Sesshomaru aveva voluto informarsi ed erano venuti a conoscenza della storia della Dama dei sogni fuggita con il monaco Ohjio, da cui aveva avuto una figlia. Nonostante il suo padrone avesse sempre disprezzato i mezzi demoni, si era detto disposto ad adattarsi alle necessità per raggiungere i propri scopi...
Ma da qui a...
Per un attimo gli tornò in mente ciò che aveva involontariamente visto la mattina stessa...I loro corpi intrecciati, i loro volti distesi e soddisfatti...
-Maledetta!- gridò tremando di rabbia e imbarazzo.
Il suo signore era stato soggiogato da quella donna! Non poteva essere altrimenti!
'Però l'amuleto...'
Avevano sentito diverse storie sui poteri della Dama, e il giovane youkai aveva preferito non correre rischi inutili ordinando a Jaken di procurargli quell'amuleto che ora ornava il suo polso destro: un sottile bracciale d’argento forgiato a forma di serpente che si mordeva la coda. Gli era costato tanta fatica conquistarlo, possibile che non funzionasse? Dovevano aver sottovalutato la forza di quella yasha, non c'era altra spiegazione, decise.
La piccola mente infida rimuginava e rimuginava alimentando il fuoco dell'odio e cercando un modo per allontanare la yasha dal proprio signore.
Farla rapire o aggredire non sarebbe servito a nulla, perchè Sesshomaru sarebbe molto probabilmente corso in suo aiuto...E poi, quale youkai sano di mente avrebbe attaccato una simile coppia? Istigare dei banditi? Sayouki aveva recentemente dimostrato, a spese di un gruppo di mercenari che li avevano attaccati alle spalle, che non si tirava certo indietro davanti alla possibilità di far piazza pulita di esseri umani. Pareva che la yasha avesse mostrato il suo vero volto e che, rispetto a quanto era inizialmente sembrato, non avesse punti deboli: che fare?
Jaken si rigirava nel'albero cavo in cui si era riparato per la notte, quando gli cadde l'occhio sulle forme scure radunate più in basso e un ululato irruppe nel silenzio: c'erano dei lupi lì sotto e fiutavano l'odore della preda...Il piccolo demone si complimentò con se stesso per aver avuto l'accortezza di sistemarsi così in alto e toccò il Kiokùryu per rassicurarsi. I lupi continuavano a ringhiare e ad aggirarsi attorno al tronco, facendo qualche tentativo di saltare sui rami più bassi, attratti irresistibilmente dall'odore di Jaken, che cominciava a preoccuparsi: 'Sarò salito abbastanza in alto?'
-Andatevene, maledetti! Qui non c'è niente per voi! Sono vecchio e ossuto, davvero...- la sua voce, inizialmente spavalda, si fece via via più indecisa, quasi implorante.
Dal gruppo uscì improvvisamente una grossa forma chiara che spiccò un gran balzo e raggiunse il ramo più basso. Jaken si rese conto, nella luce lunare, che si trattava di un enorme lupo albino e provò un terrore indescrivibile alla vista di quei suoi occhi color del sangue. In un impeto di coraggio e lucidità si mosse per afferrare il Bastone del drago e, un attimo prima che la belva lo raggiungesse con un secondo balzo, lanciò con esso una potente fiammata.
I lupi uggiolarono e fuggirono e a terra rimase solo il grosso albino, gravemente ustionato e agonizzante. Quando Jaken ebbe il coraggio di riaprire gli occhi e si rese conto di essere ancora vivo, fissò il lupo che aveva abbattuto. Guardando ciò che rimaneva del suo candido mantello, un'idea perversa gli si fece largo nella mente.
Se non poteva trovare qualcuno che attaccasse Sayouki, allora avrebbe dovuto trovare qualcuno che Sayouki non avrebbe mai attaccato...
E se le sue ultime informazioni erano esatte, doveva solo trovare il modo di condurli dove guardacaso lei aveva sempre evitato di andare...e nel viaggio verso sud poteva capitare di tutto...

****

-Questione di mezza giornata.- stava dicendo Kikyo mentre montava a cavallo -Devo recarmi a nord per incontrare la vecchia guaritrice Mineko e portarle alcune erbe. E' molto anziana e fragile, ma è testarda e non vuole accettare l'aiuto di nessuno, quindi devo trovare sempre una scusa per andare a farle visita...- Inuyasha ascoltava, rapito dalla dolcezza della voce e dello sguardo della miko. Non gli importava granchè di quello che stava dicendo, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per compiacere la giovane, quindi ascoltò annuendo ogni tanto, fingendosi interessato, mentre si inoltravano sempre più profondamente nella foresta. -Sai Inuyasha, vorrei chiedere alla vecchia Mineko se è disposta ad accogliere ed istruire mia sorella Kaede: il tempio per lei non è un luogo sicuro a causa della presenza della Sfera. Il villaggio di Mineko è abbastanza lontano da considerarsi sicuro...inoltre in tal modo Kaede le sarà di aiuto e io mi sentirò più libera, sapendola in salvo, qualsiasi cosa succeda.-
L'hanyou continuava a tacere, immerso nei suoi pensieri: conosceva poco Kaede, ma sapeva bene quanto Kikyo le fosse affezionata. Vedendo che lui non diceva nulla, la miko lo chiamò.
-Inuyasha? Che ne pensi?-
L'hanyou si riscosse e rispose, cercando le parole giuste.
-Penso sia la decisione migliore. Così non dovrai temere per lei.-
In realtà poco gli interessava dove Kaede sarebbe andata, ma non si lasciò sfuggire che in tal modo Kikyo sarebbe stata più libera anche di passare più tempo con lui...Si guardò intorno e respirò a fondo la dolce aria estiva carica di profumi e promesse e decise di godersi a pieno quella 'gita'.
Quel giorno Kikyo era insolitamente rilassata e allegra e pareva aver lasciato indietro al tempio il suo cipiglio serio e composto. Il suo cuore infatti era leggero quando si trovava lontano da tutti, sola con Inuyasha; per questo ogni giorno andava nel bosco a cercarlo e passava con lui ogni momento libero, non potendo fare a meno di stargli lontana.
Le loro passeggiate, le uscite in barca, le ore e ore passate a parlare li avevano avvicinati sempre più finchè entrambi si erano resi conto di essersi perdutamente innamorati.
Un bacio accarezzato dalla luce soffusa del tramonto sul lago aveva infine suggellato quel sentimento: era accaduto proprio il giorno prima; Kikyo, scendendo dalla barca, era inciampata nel suo arco e prontamente Inuyasha l'aveva afferrata, stringendola poi tra le sue braccia. Quel contatto, così intenso e carico di passione, li aveva finalmente portati a dichiarare i propri sentimenti e ad abbandonarsi ad essi.
Ora, mentre cavalcavano verso nord, Kikyo aveva ripreso a parlare e Inuyasha, in piedi dietro di lei, sulla groppa del cavallo, la osservava dall'alto e si beava del suono della sua voce, pensando a quanto in fretta erano cambiate le cose da quando l'aveva incontrata. Spinto da un impulso improvviso, si sedette dietro di lei e la abbracciò: Kikyo sorrise e gli si abbandonò contro, rimanendo in silenzio, felice.
Nessuno dei due aveva mai provato un simile calore al cuore, un tale sconvolgente sentimento...
Inuyasha prese le redini dalle mani della miko e continuarono il viaggio così, in silenzio, godendo di quel contatto intimo e della reciproca vicinanza.
Ad un tratto però il cavallo scartò, rompendo l'idillio, e anche Inuyasha si irrigidì, allarmato.
-Cosa succede?- chiese Kikyo guardandosi intorno e rimpiangendo per l'ennesima volta di non essere una donna qualsiasi. Perchè per lei la felicità non poteva mai durare più a lungo di qualche breve, fuggevole istante?
-Sangue...- la voce di Inuyasha era un sussurro teso, mentre faceva fermare il cavallo e balzava a terra fiutando l'aria:
-Odore di sangue...corrotto. Non so bene come spiegarlo, ma non è semplice odore di sangue, c'è anche qualcos'altro, un fetore acre, velenoso...-
La miko scese a sua volta dalla cavalcatura e accarezzò il muso dell'animale scalpitante per calmarlo, poi scrutò attentamente nel folto degli alberi: percepiva qualcosa, una presenza inquietante. Lo disse ad Inuyasha.
-Siamo vicini al villaggio: non vorrei fosse successo qualcosa di grave! Andiamo a controllare, ho un brutto presentimento!-
Il cipiglio teso e severo era tornato sul suo volto e la preoccupazione era evidente nei suoi occhi, come pure nella tensione dei suoi lineamenti. Kikyo risalì a cavallo e Inuyasha la spronò a partire al galoppo, correndole accanto per essere pronto ad ogni evenienza. Si sentiva inquieto, temeva per l'amata e voleva che si trovasse al più presto al sicuro nel villaggio. Ma quando giunsero a destinazione rimasero interdetti per ciò che trovarono.
Era metà pomeriggio e il sole ancora alto illuminava il villaggio deserto e semidistrutto. Alcune case erano bruciate completamente, altre erano ancora in piedi, ma i segni del fuoco erano evidenti; più avanti cinque corpi senza vita giacevano abbandonati nella polvere e tra loro vi era anche un bambino...Inuyasha non potè rimanere insensibile a quella vista e avanzò verso i cadaveri. Kikyo lo vide fermarsi all'improvviso e rizzare le orecchie, ma non fece in tempo a chiedere cosa avesse udito che lui cominciò a gridare:
-Ehi, voi, dannati! Lo so che ci siete! Vi sento bisbigliare, barricati dietro alle vostre porte!-
Effettivamente, la miko notò che le case che ancora si reggevano in piedi, per quanto danneggiate, avevano tutte porte e finestre sbarrate. Dunque gli abitanti si stavano nascondendo...Ma da chi?
-Vigliacchi! Qualsiasi cosa vi terrorizzi tanto, non potete abbandonare così i vostri morti!-
Queste parole di Inuyasha sorpresero Kikyo: l'hanyou era sempre stato gentile con lei, ma la giovane era ben consapevole che nulla gli importava di tutto il resto, nonostante lui cercasse di non darglielo a vedere...Ora invece stava dimostrando compassione per quelli che aveva sempre detto di considerare deboli e inutili esseri umani...
-Ci sono, sento che ci osservano- mormorò Inuyasha rivolto alla miko -ma hanno troppa paura per uscire. Cosa li avrà attaccati? Cosa c'era nella foresta?-
Ora fu la volta di Kikyo di farsi avanti e parlare in modo che la sentissero:
-Ascoltate, per favore. Non mi riconoscete? Sono Kikyo...Dov'è la venerabile Mineko?- ancora nessuna risposta -Voglio aiutarvi, ditemi cosa è successo! Non temete...-
Infine, da una delle capanne in fondo alla strada, fece capolino una donna che fece loro cenno di avvicinarsi. Quando i due furono vicini, lanciando un'occhiata in tralice ad Inuyasha, si rivolse alla miko.
-Venerabile Kikyo! Siete proprio voi!?- Esclamò con le lacrime agli occhi.
-Rioko! Voi siete la figlia del capovillaggio!-
Kikyo conosceva bene quella donna che l'aveva sempre accolta con calore ad ogni sua visita.
-Cosa è successo qui al villaggio? E Mineko?-
Rioko continuava a guardarsi intorno impaurita e la voce le tremava.
-Un demone spaventoso, venerabile Kikyo! Ci tormenta e dice che vuole il nostro sangue...-
Dal bosco uno stormo di ucceli si levò in volo stridendo e la donna sussultò, pregandoli di seguirla in casa perchè era troppo pericoloso stare lì fuori, allo scoperto. Lasciarono libero il cavallo ed entrarono.
Una volta in casa, alla luce dell'unica lampada, Kikyo vide che porta e finestre erano sigillati da dei jufu [se non sbaglio dovrebbero chiamarsi così le pergamente benedette, altrimenti scusate l’errore! NdA] con la semplice scritta 'kekkai' (barriera) e capì perchè gli abitanti si erano tutti barricati nelle loro case. Molto probabilmente nemmeno il fuoco avrebbe potuto abbattere una capanna protetta da tali sigilli, e ciò poteva spiegare come, nonostante gli apparenti danni esterni, molte case fossero ancora in piedi.
In fondo alla stanza, dietro una porta, si udì un gemito soffocato. Rioko accorse subito, seguita dai due ospiti, e spiegando loro:
-La venerabile Mineko ha combattuto contro quello youkai ed è rimasta mortalmente ferita...Da due giorni è in queste condizioni e peggiora ogni minuto che passa...-
Non appena entrarono nell'altra stanza, Inuyasha fu investito da una nauseante ondata di odori: fortissimo era quello dell'incenso che bruciava ai quattro angoli della camera, ma misto ad esso, inconfondibile, c'era lo stesso odore di sangue corrotto che aveva percepito nella foresta.
-Ancora quell'odore!- moromorò sottovoce a Kikyo, per avvertirla.
La stanza era buia, la finestra sigillata come tutte le altre e per far luce la donna accese un piccolo lume. In un angolo videro allora un futon, su cui era adagiata una vecchia, Mineko, che gemeva flebilmente sotto le pesanti coltri.
Tremava di freddo, nonostante fosse ormai estate e fosse avvolta in coperte di lana pesante. La sua pelle era quasi trasparente tanto era pallida e Kikyo potè vedere chiaramente le piccole vene blu pulsare debolmente sulle sue tempie.
-Somma Kikyo, potete fare qualcosa per lei?- Implorò Rioko angosciata.
-Io mi sono offerta per accudirla, perchè erano tutti tanto terrorizzati che temevo l'avrebbero abbandonata, ma non so nulla di medicina e non so più cosa fare...Soffre tanto, ma sta resistendo. Credo non voglia morire...Vuole proteggerci fino all’ultimo.-
Per esaminare le ferite, Kikyo scostò le coperte e sussultò nel vedere tutto quel sangue nerastro imbrattare gli abiti, le bende, il futon...continuava a sgorgare dal fianco della vecchia, nonostante le medicazioni applicate.
-Quello youkai l'ha avvelenata, ne sono certa. L'ha colpita con i suoi artigli e le ha trapassato il fianco...- stava raccontando Rioko, mentre Kikyo disfaceva la fasciatura ed esaminava la ferita aperta. Tutto il torace della vecchia era livido e coperto di venature nerastre che si diramavano dallo squarcio sanguinante e parevano avanzare verso il cuore.
-Si- confermò la giovane miko, addolorata -E’ veleno, e si sta espandendo...Non so se potrò fare molto giunti a questo stadio...-
Le ci volle un'ora per ricucire la ferita e, prima di fasciarla, vi applicò uno dei propri jufu, su cui scrisse semplicemente 'bi' (fuoco), il sigillo più potente di cui disponesse.

****

Lasciata Rioko a vegliare su Mineko, Kikyo e Inuyasha si ritirarono nell'unica altra stanza. La figlia del capovillaggio aveva raccontato loro tutta la storia e ora ognuno stava rimuginando su ciò che aveva appreso. Tre giorni prima Rioko e altri abitanti del villaggio erano usciti con Mineko per la periodica raccolta di funghi ed erbe. Si erano attardati, tornando molto dopo il tramonto del sole e avevano trovato il villaggio in subbuglio per l’attacco di questo demone. L’intera famiglia di Rioko era stata sterminata e non erano le uniche vittime sorprese nel sonno, ma qualcuno aveva dato l’allarme. Mineko aveva coraggiosamente tentato di fermare quell’essere recitando incantesimi di difesa, ma il Potere della Parola era ormai troppo debole in lei per poter contrastare la rabbia e la sete di sangue di quello youkai. Egli era riuscito a liberarsi facilmente del giogo impostogli dal potere della vecchia miko e le si era lanciato contro, trafiggendola da parte a parte con i propri artigli, continuando poi indisturbato la carneficina.
Ripensarono entrambi alle testuali parole della donna:
-L’ho visto con i miei occhi cibarsi del sangue delle sue vittime!-
Quando l'alba era giunta, del demone non vi era più traccia e i sopravvissuti, terrorizzati, si erano stretti attorno alla miko, ancora miracolosamente viva. Mineko si era fatta portare di casa in casa e, con le sue ultime forze, aveva apposto i sigilli e gli incantesimi di barriera, raccomandando di barricarsi dentro e di non uscire per nessun motivo. La notte successiva lo youkai era tornato e, non riuscendo a penetrare le difese della miko, aveva incendiato le case con un fuoco demoniaco, nella speranza di stanare le proprie prede come si fa con i conigli. E nonostante le raccomandazioni della vecchia, alcuni avevano avuto troppa paura del fuoco ed erano fuggiti, cadendo ad uno ad uno vittime del demone.
-Anche ieri notte la cosa si è ripetuta...E più la venerabile Mineko si indebolisce, più i suoi sigilli si indeboliscono a loro volta. Non so se riusciranno a resistere all'attacco di questa notte....- Aveva terminato Rioko piangendo.
-Cosa ne pensi?- Chiese ora Inuyasha a Kikyo, cercando inutilmente di sbirciare da una fessura tra le imposte della piccola finestra.
-Credo che abbiamo a che fare con un vampiro. Attacca solo di notte perchè la luce del giorno gli è letale e si nutre del sangue delle sue vittime, però non mi spiego il veleno: il morso dei vampiri è fatale, ma non sapevo che anche i loro artigli fossero avvelenati.- (**)
Inuyasha la guardò serio, poi si alzò in piedi e, battendosi il pugno sul petto, disse:
-Se è così pericoloso, lo affronterò io. Lui penserà di attaccare dei semplici umani e invece dovrà vedersela con me! Vedrai, lo farò fuori in un batter d'occhio!-
Prima che Kikyo potesse fermarlo, l'hanyou spalancò la porta e uscì. Un brivido gli corse lungo la schiena vedendo che nel frattempo era scesa la notte, ma era certo di essere più forte di qualsiasi dannato vampiro. Peccato che non ne avesse mai incontrato uno.
La sua determinazione vacillò un po' quando, un attimo dopo, dal limitare della foresta si udì il nitrito terrorizzato del loro cavallo. Kikyo fu al suo fianco un attimo dopo e chiuse la porta dietro di sè, raccomandando a Rioko di non uscire.
-Vieni, nascondiamoci qui dietro.- suggerì.
La capanna di Mineko era l'ultima del villaggio e da dietro la piccola stalla semidistrutta lì accanto, i due poterono vedere chiaramente l'ombra che avanzava lungo la strada nel chiarore lunare. Camminava lentamente: ogni suo passo era accompagnato dal suono secco di un bastone che colpiva il terreno e, nel silenzio che era calato sull'intera foresta dopo quel terribile nitrito, era perfettamente udibile anche alle orecchie di Kikyo, nonostante la distanza.
-Rieccomi qui, come vedete, brava gente!- risuonò beffarda la voce dello youkai- Avete ancora intenzione di resistermi? Presto quella vostra miko decrepita morirà e voi sarete miei comunque. Cercate di capire, non è un fatto personale...Se mi avessero fatto la gentilezza di lasciarmi riposare in pace nel mio sepolcro, non sarei qui a darvi noia...- con il bastone bussò ad una porta chiusa e si udirono grida smorzate provenire dall'abitazione.
-Però ora sono ferito e per rigenerarmi ho proprio bisogno di voi...-
Con la sinistra sollevò in aria il bastone e da esso scaturì una fiammata. Il fuoco lambì i tetti delle case più vicine e lentamente prese piede sul legno, nonostante la barriera.
'Forse è proprio vero che i sigilli non reggeranno questa notte...' pensò Inuyasha.
Lo youkai era ormai vicino e proseguiva a schernire le proprie vittime, continuando ad appiccare il fuoco alle capanne. Una delle case più danneggiate scricchiolò e, poco prima che crollasse, i suoi occupanti si lanciaro di corsa verso la morte. Con un orribile grido di giubilo il vampiro si avventò contro il più vicino e se ne cibò. Senza pensarci Inuyasha uscì dal nascondiglio e si lanciò gridando contro il nemico.
-Ehi, dannato! Perchè non te la prendi con me se ne hai il coraggio?!
Benchè avesse dichiarato di essere ferito, lo youkai si mosse fulmineo e gli si lanciò contro a sua volta, per nulla sorpreso o in difficoltà. Inuyasha fece in tempo solo a realizzare di aver enormemente sottovalutato l'avversario prima di trovarselo quasi addosso, ma una freccia di Kikyo gli passò accanto e costrinse il demone a deviare. Inuyasha non capì se la freccia avesse colpito o no il bersaglio, perchè dovette immediatamente evitare un vortice di fiamme scagliate contro di lui.
Ora gli abitanti del villaggio gridavano e fuggivano da tutte le parti, le case crollavano consumate dal fuoco e l'hanyou si guardò intorno per ritrovare Kikyo. Non v'era traccia di lei, e nemmeno dello youkai, cosa che lo allarmò molto. Si lanciò tra le fiamme, sapendo che il suo kariginu lo avrebbe protetto e corse in ogni direzione alla ricerca della miko. Il panico si stava impossessando di lui quando finalmente la vide, a terra, tra le fiamme, mentre stringeva a sè una bambina impaurita. Si mosse per soccorrerla, ma quando fu più vicino, vide che davanti a lei il vampiro si stava preparando all'assalto.
Lo scenario infernale gli riportò assurdamente alla memoria il suo primo incontro con Sayouki...ma questa volta era certo di stare dalla parte giusta.
Vide lo youkai spiccare un balzo e nello stesso istante gli si lanciò contro, con l'intenzione di fermarlo prima che potesse toccare Kikyo. Ma fu troppo lento: il vampiro ghermì la miko e, tenendo il bastone con due mani, lo fece passare sotto il mento della giovane, quasi soffocandola.
-Stai buono, cagnaccio!- disse con voce rabbiosa il vampiro -Un sorso del suo sangue consacrato e ti sistemerò a dovere!- Guardò la giovane che lottava per respirare nella sua ferrea stretta e assaporò il potere che ella emanava, mentre aspirava il suo profumo apprestandosi a morderla sul candido collo.
-Maledetto!- l'hanyou balzò in avanti gridando incoerentemente, pronto a tutto per salvare la donna amata, ma il demone ruotò leggermente il bastone e tutto ciò che Inuyasha fu in grado di vedere, fu una testa di drago che spalancava la bocca ed eruttava un potente getto di fiamme che lo investì in pieno.




E fine anche di questo capitolo. Ho un po’ sconvolto il ritmo inizialmente lento, vi pare?

(*) In questi capitoli la mia storia comicia ad intrecciarsi sempre più con la trama del manga. Finchè dovevo semplicemente inventare qualcosa che era successo PRIMA che Inuyasha e Kikyo si incontrassero, non c’era problema, ma ora le cose si complicano notevolmente e potrete trovare qualche incongruenza, a cominciare dal discorso tra Inuyasha e Kikyo, che non ho voluto plagiare spudoratamente dall’eccelsa Rumiko. Ho tentato di dare circa lo stesso senso al discorso, senza riportarlo pari pari e condensandolo tutto in un’unica chiacchierata. Per chi è sostenitore dell’intoccabilità della trama originale, dico a mia discolpa che l’ho fatto in buona fede, per non appropiriami di meriti indebiti. Sono comunque aperta a critiche di ogni tipo, purchè costruttive!

(**) Anche per quanto riguarda il vampiro, non vogliatemente, ma non è il classico pipistrello il cui morso è contagioso. Un intero villaggio di vampiri mi sembrava decisamente troppo da scadente filmetto horror di infima categoria. Aspetto commenti! Ciao da Youki

Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
futon: il tipico giaciglio costituito da un sottile materasso che viene disteso a terra corredato dalla coperta.

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Capitolo 8
*** (Questioni di cuore), questione di scelte ***


UNA STORIA DEL PASSATO
di Youki

Cap 8
(Questioni di cuore), questione di scelte

-Maledizione!- L'imprecazione di Sesshomaru era carica di rabbia e la vittima del suo sfogo era un terrorizzato, piagnucolante Jaken.
-Perdono, mio eccellentissimo signore!!-
Lo youkai sovrastava, nella sua gelida furia, il piccolo servo che si rannicchiava sempre più tentando di divenire invisibile.
-Non posso tollerare una simile vigliaccheria! Dovrei ucciderti e non pensarci più...-
-M...ma...mio signore...- balbettò Jaken -io sono un piccolo essere inutile e indifeso...come avrei potuto oppormi e sperare di uscirne vivo?-
Lo sguardo di Sesshomaru si faceva sempre più furente e Sayouki si stava godendo a pieno il terrore del piccolo servo.
-Non importava che ne fossi uscito vivo, stupido inetto!- disse allora, compiaciuta -Il tuo signore si è sporcato le mani per abbattere quel maledetto, che TU, inetto, hai maldestramente risvegliato e TU, non solo lo hai fatto fuggire, ma ti sei fatto anche rubare il Kiokùryu...Glielo hai consegnato senza nemmeno tentare di resistere!-
La situazione la divertiva: non le importava più della ricerca della tomba, che si stava facendo ripetitiva e noiosa, rimanendo inconcludente. Vedeva questo fatto imprevisto come un diversivo e fremeva per l'eccitazione della caccia in corso. Era stato semplice per Sesshomaru seguire fin lì la scia acre del sangue del vampiro, contaminato dal suo mortale veleno. Ma ora erano ad un punto morto, presso un fiume in cui lo youkai aveva fatto perdere le sue tracce e l'ira del giovane demone non poteva più essere contenuta. -Non capisco come un essere potente e magnifico come te, si ostini a tenere al suo seguito un simile strisciante insetto...-
Nello sguardo di ghiaccio di Sayouki brillava una luce sinistra mentre pronunciava queste parole e il ghigno che le increspava le labbra non aveva più nulla del sorriso della ragazza di un tempo.
A Sesshomaru non erano sfuggiti questi non più sottili cambiamenti.
-Zitta, donna!- la fulminò -I miei servi sono affar mio e tu non devi osare intrometterti!-
Il cambiamento subito dalla ragazza lo preoccupava più di quanto desse a vedere. Era divenuta incontrollabile e il suo potere demoniaco era, in certi momenti, schiacciante. Troppe volte ormai lei lo aveva sfidato, anche se ancora mai apertamente, e troppe volte Sesshomaru aveva dovuto resistere con tutte le sue forze agli attacchi mentali che gli erano stati silenziosamente rivolti contro.
Alla fine aveva sempre vinto e Sayouki si era sottomessa al suo volere, ma se una di queste volte non si fosse arresa?
Cosa stava succedendo? La donna con cui aveva iniziato quel viaggio era diversa...più umana.Il giovane youkai non avrebbe mai immaginato di considerare ciò una qualità positiva se non proprio apprezzabile, finchè non aveva conosciuto questa donna. Sapeva fin dall'inizio che, entrando in possesso dei suoi pieni poteri, Sayouki sarebbe divenuta più pericolosa, ma questo cambiamento in principio era stato sottile e graduale: l'aveva vista acquisire una freddezza e una sicurezza sempre crescenti e la luce temeraria che brillava nei suoi occhi, gliela aveva resa sempre più irresistibile...
Non era da lui farsi dominare da simili istinti...
All'inizio aveva creduto di poterla legare a sè approfittando di quella sua ingenuità di giovane fanciulla per metà umana: l'avrebbe sedotta e lei lo avrebbe seguito ciecamente, mettendo a sua completa disposizione i suoi poteri...Ma poi si era rivelato tutto molto più complicato e Sesshomaru non avrebbe certo mai ammesso di essere rimasto in qualche modo coinvolto.
Ora Sayouki lo stava fissando con quell'aria di sfida, gli occhi in fessura e una tale aura demoniaca vibrante attorno a lei che l'aria pareva elettrizzata.
'Forse', pensò Sesshomaru, 'è giunto il momento dello scontro finale...e, per uscirne vivo, dovrò ucciderla.' Improvvisamente la yasha abbandonò ogni ostilità e il suo volto si trasformò quando vi apparve un sorriso raggiante.
-Come il mio signore desidera.- disse con voce sensuale facendo un profondo inchino -Vi lascio dunque soli.-
Arretrò di qualche passo, mesta e apparentemente sottomessa, poi si voltò e si inoltrò nel bosco senza dire più una parola.
-E ora a noi, Jaken:- lo sguardo di Sesshomaru si riportò sulla figura tremante rannicchiata ai suoi piedi, -vedi di ritrovare il Bastone del drago e quel dannato youkai-vampiro o puoi considerarti morto.-

****

Fu solo un attimo, ma quando Inuyasha si riprese dal colpo subito, ringraziando il suo kariginu che lo aveva protetto, il vampiro era sparito e Kikyo con lui.
Si guardò freneticamente intorno, con occhi folli, cercando di fiutare una traccia nel miasma acre e pungente dei fumi dell'incendio.
Non poteva aver perso Kikyo per due volte nell’arco di una sola ora!
Corse attorno tutta la radura gridando il nome della miko, e, non ricevendo risposta, prese l'unica direzione possibile inoltrandosi alla cieca tra gli alberi, lontano dall'incendio, dimentico di tutto, anche della bambina che Kikyo aveva salvato a rischio della propria vita e che ora si trovava inerme e piangente al margine delle fiamme. Nulla aveva importanza se non che la donna che amava era in pericolo e gli abitanti di quel villaggio non significavano assolutamente nulla per lui a confronto.
All'improvviso percepì flebilmente il profumo di Kikyo e si fermò per orientarsi. Il cuore cominciò a martellargli fortissimo nel petto, temendo il peggio.
Seguì la traccia pieno d'ansia e finalmente la vide, a terra, svenuta, sotto un grande castagno, parzialmente nascosta tra i cespugli. Fece per avvicinarsi quando si accorse della presenza del vampiro. Non si spiegava come mai non ne avesse percepito l'odore come poche ore prima nella foresta, ma quel maledetto stava in piedi poco più avanti, nascosto dietro un albero e gli voltava le spalle. Inuyasha studiò la situazione, poi, vedendo che lo youkai si allontanava, striscò verso Kikyo, tenendosi sottovento. Aveva perso il nastro che le legava i capelli e ora la sua folta chioma scura era sparsa sul terreno e le copriva parzialmente il viso. L'hanyou le sollevò delicatamente la testa e scostò i capelli, che ricaddero indietro, scoprendo due piccoli fori bluastri sul collo candido e perfetto.
Un roco, terrorizzato, sussurato -No- fu tutto quello che uscì dalla gola all'improvviso inaridita del giovane.
'Un sorso del suo sangue consacrato e ti sistemerò a dovere!' aveva detto il vampiro: la sua ferita avvelenata era guarita dopo aver bevuto il sangue della miko e ora lei era esangue e sembrava non respirare più...
Inuyasha stava per lanciarsi contro lo youkai, ancora visibile in lontanaza tra gli alberi, quando un flebilissimo gemito da parte della giovane lo fermò.
'E' ancora viva!' esultò, colmo di gratitudine, dimenticando all'istante ogni velleità di vendetta contro il vampiro e con l'unico pensiero di tenerla in vita.
Doveva portarla immediatamente via da lì, al sicuro, dove l'avrebbero curata...Doveva riportarla a casa subito!
La sollevò con la maggior delicatezza possibile e fece un passo nella direzione opposta a quella presa dal vampiro, ma uno schianto alle sue spalle lo fece istintivamente acquattare e nascondersi. Sbirciando furtivamente vide che nulla li minacciava direttamente, ma altri schianti provenivano dalla direzione che aveva preso lo youkai e improvvisamente lo vide rispuntare tra gli alberi.
-Vattene, dannata yasha!- Il demone si rivolse ad un'ombra indistinta davanti a lui, nel fitto della foresta. Una voce di donna, tesa e fremente, gli rispose dall'ombra:
-Rivoglio solo ciò che è mio.-
Il vampiro inveì contro l'avversaria e dal bastone che teneva in mano scaturirono roventi lingue di fuoco che tuttavia non riuscirono nemmeno a sfiorarla, tanto quella fu veloce nel suo contrattacco.
-GETSUNOGAI! (Falce di luna!)-
Una falce di luce bianca saettò come un boomerang tagliando di netto tutto ciò che incontrava sulla sua strada, compreso il braccio destro dello youkai. Il grido di questi fu terribile, mentre il suo avambraccio, reciso all'altezza del gomito, cadeva a terra stringendo ancora il Bastone del drago.
Inuyasha era rimasto scovolto dalla velocità di quell'attacco: quel vampiro gli era parso veloce anche quando era ferito, ma ora, pur essendosi completamente rigenerato, egli non era riuscito ad evitare quel colpo micidiale!
Chi era l'avversario che stava affrontando? Gli era parso si rivolgesse ad una femmina...Incoerentemente gli venne in mente Sayouki, ma accantonò subito l'idea perchè gli parve impossibile. Doveva essere stata solo un'impressione, quella di aver riconosciuto la sua voce...Tese le orecchie per captare di nuovo la voce della yasha, ma si udiva solo la voce dello youkai, poi il vento girò e, da sud-est, portò con sè il fumo ed i rumori del villaggio che bruciava.
Inuyasha si diede dello stupido perchè non aveva approfittato del vantaggio che aveva avuto fino a quel momento: ora il vento avrebbe portato ai due youkai il suo odore e segnalato la sua presenza...Sperò che il combattimento li distraesse e che il fumo coprisse a sufficienza la propria traccia. Non doveva più aspettare, se voleva salvare Kikyo, quindi la strinse a sè e cominciò ad allontanarsi attento a non farsi scoprire.

****

-Dannata!!- gridò il vampiro stringendosi il braccio mozzato -Prendi questo maledetto bastone e vattene!-
Diede un calcio al proprio avambraccio che volò ai piedi della donna, schizzandola di sangue, ma lei non si fermò e passò oltre, fissando gli occhi di ghiaccio in quelli neri della sua preda.
Era la caccia che ora interessava a Sayouki, non il bottino.
Avanzò fino a trovarsi ad un metro dal vampiro e si fermò, guardando l'espressione contorta dal dolore che gli affiorava sul volto, man mano che la sua mente conosceva il potere della Dama dei sogni.
-Cos'altro vuoi da me, dannata?- ringhiò lo youkai nel disperato tentativo di resistere -Non vi basta aver interrotto il mio sonno e avermi avvelenato? Hai quello che volevi, quindi lasciami in pace, maledetta!-
Attese che la sua avversaria gli fosse vicino, poi un ghigno perverso fiorì sul suo volto quando scattò fulmineo in avanti gridando:
-Maledetti! Tu e quel dannato youkai morirete per ciò che mi avete fatto!!-
Liberandosi dai vincoli mentali impostigli da Sayouki, le si avventò contro spianando zanne e artigli e pensando tra sè: ‘Sciocca femmina, è tutto qui il tuo potere? Mi hai sottovalutato...’
Sul volto pallido della giovane saettò un ghigno improvviso, quello del gatto che ha giocato per ore col topo e si è infine stancato.
'Che stupido essere...' pensò divertita.

****

Inuyasha correva senza risparmiarsi. Tra le braccia stringeva Kikyo e le sussurrava parole incoraggianti, alternate a preghiere in cui le chiedeva di non morire e le assicurava che presto sarebbero arrivati al tempio. La ferita sul collo della miko si era gonfiata e da essa cominciavano a diramarsi inesorabili, sottili, venature blu. Con davanti agli occhi l'immagine terribile di una agonizzante Mineko, Inuyasha accelerò ancora la sua corsa.

****

Sayouki osservava la luna bassa nel cielo e dalla collinetta su cui si trovava, lasciò che lo sguardo vagasse nella notte: un bagliore rossastro dietro il promontorio alberato e l'odore acre del fumo indicavano un incendio.
‘Quest’odore...’
Le parve di ricordare qualcosa, che si ostinava a rimanere ai margini della sua mente, appena visibile, ma non raggiungibile. Quel vampiro doveva aver attaccato anche quel villaggio per essersi ripreso così bene dalla ferita infertagli da Sesshomaru. Sicuramente c'erano dei feriti...
La Sayouki di un tempo sarebbe corsa in loro aiuto, ma la donna vestita di blu che osservava impassibile la scena dalla cima della collina, non mosse un dito, anzi, voltò le spalle al rogo e scrutò verso nord. Le montagne erano una barriera scura nel cielo ancora più scuro: si era allontanata molto dai suoi compagni di viaggio ed era ora di tornare. Passò il Kiokùryu nella mano destra e s'incamminò mentre sorgeva il sole.

****

-Bentornata, Dama dei sogni.-
La voce di Sesshomaru non nascondeva il disappunto per la defezione di Sayouki, la sera prima. La giovane lo affrontò con piglio di sfida e un mezzo sorriso, divertendosi nel far innervosire il sempre controllato youkai. -Sei forse stato in pensiero per me, mio signore?-
Queste parole pronunciate con tono sardonico non suscitarono alcun effetto visibile nel giovane, ma quando Sayouki gli mostrò il Bastone del drago, Sesshomaru non potè trattenersi dal rivolgerle un'occhiata interrogativa e insieme soddisfatta.
-Passeggiavo nel bosco quando mi sono imbattuta in quello stupido youkai...Deve aver sterminato un intero villaggio per recuperare le forze, ma il veleno del tuo dokkaso (l’attacco di Sesshomaru che sfrutta il veleno dei suoi artigli) l'aveva divorato a lungo e l'aveva lasciato assai indebolito, tanto che è bastato un colpo solo...-
Sayouki si stirò come una gatta e sbadigliò annoiata: l'euforia della caccia e del combattimento erano ormai svanite e ora cominciava ad avere sonno. Lanciò attorno uno sguardo distratto e chiese dove fosse finito 'il mostriciattolo'.
-Gli ho detto di non tornare finchè non avesse ritrovato il Kiokùryu...-
Sayouki non potè trattenere una risata gelida e tagliente.
-Come mi sento affranta! Partiremo senza di lui?-
Sesshomaru osservò attentamente la yasha che gli si trovava davanti: la voglia bluastra sotto il suo occhio destro era divenuta un definito tatuaggio a forma di falce che si andava ad intersecare con quello a mezzaluna, rivolto verso il basso, che già da tempo spiccava sulla sua gota. Il cambiamento era stato graduale: prima aveva preso forma la mezzaluna quando Sayouki era entrata in possesso dei suoi pieni poteri, poi, nelle ultime settimane, era emerso il secondo tatuaggio. Questo segno demoniaco aveva cancellato totalmente ogni traccia della mezzo demone che aveva conosciuto un tempo e le dava un'aria feroce e spietata, o languida e sensuale, a seconda dei momenti. Tutto dipendeva da quei suoi occhi inumani...
-No. Andiamo a cercare Jaken.- rispose con tono che non ammetteva repliche.

****

Inuyasha piombò al villaggio a metà mattinata, causando non poco panico. Si diresse di filato al tempio e là si scontrò con cinque monaci armati che gli intimarono di lasciare libera la somma Kikyo.
-Maledetto mezzo demone! Se solo hai osato torcerle un capello...- lo minacciarono accerchiandolo.
-Dannati stupidi! Vi pare che l'avrei portata qui allora?- l'hanyou era fuori di sè -E' stata morsa da uno youkai-vampiro! Ha cercato di proteggere gli abitanti del villaggio di Mineko ed è stata ferita...- Vedendo che i monaci non accennavano a muoversi, fece un passo avanti e depositò delicatamente Kikyo a terra.
-E ora allontanati, dannato!- gli fu ordinato.
Fece qualche passo indietro e ossservò due uomini avvicinarsi alla miko: esaminarono la ferita e dovettero ammettere che si trattava proprio di ciò che aveva detto Inuyasha. Sollevarono il corpo inerte e febbricitante e si avviarono frettolosamente verso il tempio.
L'hanyou fece per seguirli, ma gli vennero puntate contro le armi. Erano ore che Kikyo non riprendeva conoscenza e il suo volto era pallido e tirato, la pelle era quasi trasparente e quel malsano lividore era sempre più esteso. Inuyasha avrebbe accettato qualsiasi cosa pur di ottenere aiuto. Fu dunque costretto a cedere, ma prima di andarsene rimase per un attimo a fissare il tempio, in una silenziosa preghiera.
-Scordatelo, maledetto!- gli gridò il monaco che era rimasto fuori, di guardia, ma Inuyasha non capì cosa intendesse.
-E' inutile fare quella faccia innocente! Non pensare neppure di attaccare il tempio, perchè ci saremo noi a difenderlo! Non abbiamo dimenticato che, al pari degli altri, tu brami la solo Sfera...-

****

Il villaggio era stato quasi completamente divorato dal fuoco: solo alcune case erano miracolosamente ancora in piedi, per quanto danneggiate e diversi corpi senza vita spuntavano tra le macerie. L'odore del fumo e dei corpi bruciati ristagnava ancora sulla zona, come una mefitica nuvola di morte, solcata da mosche e avvoltoi.
Lo youkai e la sua compagna si fermarono ad osservare l'opera del vampiro.
-Non c'è traccia di quell'inetto di Jaken.- constatò Sesshomaru infastidito dall’odore e dal fallimento della ricerca -Chissà dove si è nascosto quell'inutile insetto?-
-Inutile, giusto, mio signore.- ribattè Sayouki ostinata -Abbiamo il Bastone del drago, a che ci serve Jaken?- La giovane era assai più alterata di Sesshomaru per quella ricerca che considerava una inutile perdita di tempo.
Il giovane youkai stava per zittirla bruscamente quando notò qualcosa in fondo al villaggio e, con un gesto secco, si avviò in quella direzione, seguito dalla yasha.
C'era una capanna, ancora integra, appena danneggiata dal fuoco e con la porta chiusa.
-Ma questo...- mormorò Sesshomaru quando vi si trovarono di fronte -...è l'odore del mio veleno!-
Dalla capanna provenne un singhiozzo strozzato e Sesshomaru allungò una mano per colpire la porta.
-NO! FERMO!-
Il grido di Sayouki lo colse di sorpresa e stava per ringhiarle contro qualcosa quando la sentì dire:
-C'è una potente barriera! Ecco perchè il fuoco demoniaco non ha distrutto la capanna...-
Guardò la giovane farsi avanti e scrutare a lungo la porta, come se vi vedesse attraverso e poi allungare a sua volta una mano e posarvela sopra...

Una scossa terribile folgorò la ragazza che improvvisamente fu avvolta dalle fiamme sacre e il suo grido di dolore echeggiò nel buio che ora si estendeva oltre il cerchio di fuoco. Sesshomaru era scomparso, il mondo era scomparso e il buio era terribilmente nero e vuoto oltre quelle fiamme divoratrici che le causavano tanto dolore. Sayouki gridò e gridò con quanto fiato aveva in gola, sentendosi impotente e sapendo che quel fuoco l’avrebbe portata alla morte.
Il suo ultimo pensiero prima che il suo giovane corpo fosse ridotto in cenere fu che moriva per salvare Sesshomaru.

-Cosa ti succede, Sayouki?-
Era la voce di Sesshomaru, tesa, sorpresa, forse un poco preoccupata.
La giovane aprì gli occhi e si trovò di fronte alla porta, viva e vegeta, con il palmo aperto appoggiato contro il legno. Nel punto in cui aveva sfiorato la porta c’era ora una chiazza scura, una bruciatura.
Dov'era e cosa ci faceva lì?
Era confusa.
Poi ricordò che erano venuti a cercare Jaken.
Guardò in silenzio Sesshomaru, in piedi alla sua sinistra e, senza parlare, spinse l'uscio che si aprì senza opporre resistenza.
Una volta entrati si trovarono in una stanza buia, come unica luce quella che filtrava dalla porta e ai loro piedi individuarono i resti carbonizzati di un jufu. Sayouki raccolse un frammento della pergamena ancora parzialmente leggibile e in esso riconobbe la scritta 'bi'.
'Sono passata indenne attraverso una barriera del fuoco?' si chiese ancora scossa e stupita, mentre avanzava nell'ombra.
La voce dello youkai interruppe i suoi pensieri.
-Qui è passato quell'indegno di Inuyasha, sento il suo lezzo pervadere l'aria. Mi chiedo cosa ci facesse nella casa di un umano. Ha dunque abbandonato quel po’ di dignità che gli rimaneva?-
Continuò a fiutare l'aria, con le narici dilatate per il disgusto e irruppe nella stanza attigua, da cui Sayouki udì provenire un grido di donna.
Sul pavimento, su di un futon intriso di sangue, era distesa una vecchia dal volto cinereo venato di blu e in un angolo era rannicchiata, tremante, una donna.
-E' questa vecchia ad emanare l'odore del veleno.- sentenziò il giovane rivolto alla yasha che gli stava alle spalle, senza degnare della minima attenzione la donna nell’angolo.
Sayouki si fece avanti e scostò le coperte per esaminarla: la vecchia vestiva una casacca bianca e un hakama rosso...
-E’ una miko!- esclamò con enfasi, attirandosi uno sguardo bieco da parte di Sesshomaru. Osservò la vecchia, ma senza toccarla, perchè sentiva che c'era qualcosa di pericoloso in agguato: non aveva dimenticato la barriera del fuoco alla porta...
Ripreso il controllo, parlò con voce atona.
-Sarà sicuramente stata ferita dal vampiro e ora il tuo veleno, attraverso la ferita, sta facendo effetto anche su di lei. E' già tanto che sia ancora viva.-
Sayouki faticava a rimanere fredda e indifferente a tanta sofferenza e le parve strano quando ricordò che solo la notte prima non aveva minimamente valutato l'idea di prestare soccorso al villaggio incendiato.
Cosa le era successo?
Lei, cresciuta tra i sacerdoti, ordinata guaritrice, aveva letteralmente voltato le spalle a quella gente e se n’era andata, la notte prima...
Sesshomaru, senza una parola, stava sollevando la mano artigliata, chiaramente intenzionato a finire la miko: come al rallentatore Sayouki lo vide fermarsi e poi riabbassare il braccio mirando alla gola.
-NON FARLO!- gridò. Non si rese conto di aver rafforzato quell'ordine col suo potere.
Sesshomaru si fermò di colpo, per un attimo non più padrone del proprio arto e rivolse alla giovane al suo fianco un’occhiata furente mentre nella stanza calava una tensione quasi palpabile.
Dall'angolo la donna smise improvvisamente di piangere e sollevò il volto con occhi spalancati dal terrore: anch’essa aveva subìto gli effetti del potere della Dama dei sogni.
-Non farlo mai più, hai inteso? Non azzardarti a sfidarmi, donna.- sibilò lo youkai, sorpreso e irritato per essere rimasto vittima del potere di Sayouki. Era dunque giunto il momento dello scontro? Perchè lo aveva fermato?
La guardò in volto come se la vedesse per la prima volta e non potè fare a meno di sorprendersi per ciò che vide: il tatuaggio a forma di falce sotto il suo occhio era scomparso e ora sulla sua gota campeggiava, sola, la mezzaluna blu, rivolta verso il basso.
-Perdonami, mio signore.- rispose lei riprendendo il controllo della situazione -Ma questa donna è stata sigillata con un potente incantesimo che la tiene in vita nonstante il veleno.- Dicendo ciò scostò una piega dell'abito insanguinato e scoprì il jufu che era stato apposto sulla ferita.
-E' una barriera del fuoco sacro, la più potente, e contrasta tutto ciò che è malefico e demoniaco.-
Ecco che si era data la risposta da sola!
La barriera che aveva superato all'ingresso l'aveva liberata dal fantasma oppressivo di Hirimi! Senza rendersene conto se ne era lasciata dominare e solo ora vedeva con chiarezza le cose.
Guardò la miko e la donna nell'angolo e seppe che doveva salvarle.
Guardò Sesshomaru e seppe che doveva lasciarlo.
Lo youkai la squadrò diffidente, incerto sul da farsi per una volta.
Quella che stava guardando ora, ne era certo, era la mezzodemone, non la spietata yasha degli ultimi tempi. Non c'era più la sfida nei suoi occhi, ma una indefinibile tristezza.
Si mosse, allontanandosi dalla vecchia e lanciando un'occhiata all'altra donna rannicchiata per terra. Aveva perso ogni velleità di uccidere in quel momento. Per quella volta, avrebbe lasciato perdere.
-Andiamocene di qui.- disse infine rivolto a Sayouki e, afferrato il Kiokùryu, guadagnò l'uscita.
Non riusciva a spiegarsi cosa fosse accaduto, ma se Sayouki era veramente tornata normale, era certo una cosa positiva...Negli ultimi tempi la situazione era divenuta insostenibile e, odiava ammetterlo, stava per perderne il controllo, mentre forse ora...
La ragazza lo seguì fino appena fuori della soglia, poi si fermò, mentre Sesshomaru faceva qualche altro passo e si fermava a sua volta volgendosi indietro per rivolgerle un muto interrogativo.
Perchè quella tristezza nei suoi occhi? Cosa stava per succedere?
-Addio Sesshomaru.- disse Sayouki -Le nostre strade si dividono qui.-


Sayouki è certo un personaggio un po’ scomodo a volte da gestire, con tutte queste sue personalità, quindi spero di non avervi confuso troppo le idee.
Per aiutare tutti quanti (me compresa, mentre scrivo) a non perdere il filo delle sue trasformazioni, ho ideato la storia dei tatuaggi, visto che gli youkai ne sono sempre forniti.
Dunque: all’inizio della storia non si parla di tatuaggi perchè quando Sayouki è un semplice hanyou, come Inuyasha, non ne possiede. Poi quando si trasforma in youkai e uccide i banditi (e i contadini) non si parla di tatuaggi perchè la narrazione parla dei SUOI ricordi e certo lei non si è vista il tatuaggio in faccia. Quando Sayouki diventa Dama dei sogni appare il tatuaggio blu a mezzaluna, rivolto verso il basso sulla sua gota destra e questo rimarrà sempre da allora. Starà a significare che è qualcosa di più di una semplice hanyou, pur non essendo una vera yasha. Infine, quando si trasforma in Dama dei sogni- youkai, appare anche la falce sotto l’occhio destro, rivolta verso l’alto e tangente alla mezzaluna.
Sono troppo complicata, vero? Commentate pure!
Ciao Ciao
Youki

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Capitolo 9
*** Il Potere della Parola: Hirofumi, il monaco pazzo ***


UNA STORIA DEL PASSATO
di Youki

Cap 9
Il Potere della Parola: Hirofumi, il monaco pazzo

'La Sfera...' pensava Inuyasha seduto su un ramo al limitare del bosco. Era rimasto in vista del tempio, come per vegliare sull'amata Kikyo e guardava sconsolato il cielo che si rannuvolava. 'Non ci avevo più pensato...' Il tempo in compagnia di Kikyo era passato in fretta e l'amore crescente per lei aveva cancellato ogni desiderio di impossessarsi della Sfera dal cuore e dalla mente del giovane hanyou. Era proprio così, non gli importava di null'altro se poteva stare con lei e non si vergognava ad ammetterlo, lasciando vagare i pensieri nel ricordo dei lunghi pomeriggi passati assieme.
Ciò non fece che acuire la sua preoccupazione ed il suo senso di colpa per non esser stato in grado di proteggerla. Come aveva potuto perderla di vista così? Perchè lei non l'aveva lasciato fare ed era rimasta indietro, al sicuro? Non lo reputava abbastanza forte? Poi ricordò la bambina che Kikyo aveva salvato dal vampiro quando lui l'aveva rintracciata e capì perchè l’aveva fatto. Non era che la miko non si fidasse della sua forza...il fatto era che Kikyo era diversa da lui. La giovane avrebbe sacrificato la propria vita per salvare quella degli altri, Inuyasha avrebbe dato la vita solo per lei e non si sarebbe preoccupato degli abitanti del villaggio, preso solo dalla furia dello scontro...
L'hanyou non si mosse dalla sua postazione di guardia per tutto il giorno e la notte dormì poco e male, tormentato da incubi in cui Kikyo si riduceva in uno stato agonizzante come la vecchia Mineko e infine moriva tra atroci sofferenze.
Il mattino venne gradualmente è illuminò di una luce plumbea la vallata su cui gravavano dense e scure nubi, opprimendo ancor più gli animi di tutti. Inuyasha, con ancora nella mente le immagini dei suoi incubi, cominciò di nuovo a pensare alla Sfera: cosa sarebbe successo se l'avesse utilizzata per salvare Kikyo?

****

Sayouki era stata pronta a combattere, ma non era stato necessario: Sesshomaru l'aveva scrutata per qualche istante poi, senza dire una parola, si era alzato in volo e si era allontanato verso sud.
La giovane sentì dentro di sè un vuoto, ma durò solo un momento perchè, si disse, era così che doveva andare. La vicinanza dello youkai, la sua regalità, la sua forza, il suo potere, la sua gelida spietatezza...l’avevano attratta e avevano risvegliato ciò che di più istintivo e demoniaco c’era in lei...il ricordo di Hirimi...ma, pensò con una stretta al cuore, qualcos’altro di lui, che nulla aveva a che fare con tutto ciò, l’aveva affascinata e illusa...uno sguardo puro e sincero durato solo un istante una lontana notte di shingetsu, poco prima di recuperare il kimono...
Si riscosse da questi pensieri quando udì un rumore alle sue spalle, nella casa.
La donna che fino a poco prima era rimasta acquattata nell’angolo della camera, aveva preso coraggio ed era avanzata fino alla soglia dell’abitazione, e aveva visto cosa era rimasto del suo villaggio, rimanendone visibilmente sconvolta: ora guardava Sayouki con timore, incerta sulla propria sorte.
Sayouki girò su se stessa lentamente e parlò con voce gentile, avvicinandosi alla porta.
-Non temete, quello youkai non tornerà, siete salve. E...- aggiunse -non tornerà nemmeno il vampiro che ha distrutto questo villaggio.-
La donna continuava a non parlare. Era arretrata dalla soglia, mentre Sayouki avanzava verso di lei.
-Non abbiate timore. Non voglio farvi del male...- cercò di rassicurarla la giovane, rattristandosi. Cosa era diventata? Quella donna aveva paura di lei...ma in fondo aveva incontrato due youkai nell’arco di poche ore, come poteva fidarsi di lei che era arrivata proprio con uno di loro? In fondo la capiva.
In realtà Sayouki non si rendeva conto di quanto il suo aspetto fosse mutato e non pensava di poter suscitare terrore, con quel suo sguardo così inumano.
-Non temete, ora me ne andrò anch’io e vi lascerò in pace, ma, se volete curare la vostra miko, avrete bisogno di queste.- Allungò la mano porgendo alla donna un piccolo involto che aveva tratto da una piega del suo kimono. -Sono foglie dell’Albero della vita: con una fatene un’infuso e somministratelo subito alla vecchia sacerdotessa, mentre con le altre due fatene un impacco direttamente sopra alla fasciatura, senza rimuovere il jufu.-
Forse la donna non le credeva e per quello non si decideva a prendere l’involto quindi Sayouki decise di appoggiarlo a terra e se ne andò.
Nascosta dietro un albero la vide guardarsi timorosamente attorno, chinarsi a prendere l’involto ed esaminarne il contenuto sgranando gli occhi: chiunque, vedendo le 3 foglie trilobate color oro, avrebbe capito che si trattava veramente dell’Albero della vita. Strinse al petto il pacchetto, sorrise e tornò di fretta in casa.

****

Sayouki si era allontanata di poco dal villaggio distrutto e si era fermata qualche ora presso un piccolo corso d’acqua inaridito a riflettere e riposare. Aveva appena ripreso il cammino, quando s’imbattè in uno strano gruppo di uomini che le intimarono l’alt, sorprendendola.
L’ultima volta che le era capitata una cosa del genere, aveva polverizzato con due soli colpi della getsunogai l’intero piccolo esercito di predoni...Rabbrividì tra sè al pensiero della potenza di quell’arma, una tecnica di combattimento appresa solo grazie ad Hirimi...
-Ferma, tu!- le fu ripetuto quando non obbedì all’ordine, mentre una dozzina di bonzi armati la circondava e le puntava contro una serie di lame affilate.
-Cosa volete?- chiese stancamente, desiderando essere a mille miglia da qualsiasi essere umano, essendo ancora dolorosamente vivo il ricordo della crudeltà che aveva scoperto possedere in quegli ultimi tempi e temendo di non riuscire a controllarsi. Non poteva usare con se stessa la scusa di essere stata sotto il controllo di Hirimi. La nonna era solo un’ombra, un ricordo, e lei era fin troppo consapevole del fatto che di sua scelta aveva reso suoi i pensieri di Hirimi, che aveva voluto vivere come lei, senza vincoli nè costrizioni dettate dalla morale...E sapeva anche perchè lo aveva fatto.
...Sesshomaru...
Un uomo di dimensioni gigantesche, vestito con una tunica scura, si fece largo tra gli armati e si fermò davanti alla giovane:
-Ti vedo!- esclamò minaccioso. Il tono con cui disse quelle parole somigliava a quello che usava lei stessa quando parlava delle proprie visioni, pensò Sayouki.
-La tua aura è intrisa di sangue!- continuò l’enorme bonzo, ferendo Sayouki più di quanto immaginasse, con quelle poche parole.
-Abbiamo trovato il villaggio che hai distrutto...Pagherai per ciò che hai fatto, maledetta yasha!-
La giovane fu sorpresa da quella affermazione...Credevano che fosse lei l’artefice del massacro al villaggio... Perchè ora suscitava tanto terrore nella gente? Il suo aspetto aveva sempre suscitato diffidenza, ma mai era stata accusata così, per il solo fatto di essere in parte youkai...E poi ricordò che non indossava più l’abito sacerdotale e questo poteva fare differenza, pensava. Sospirò.
-Sbagliate, onorato monaco- replicò più gentilmente che potè, sorprendendo gli astanti -Non sono io la responsabile della distruzione del villaggio, ma posso dirvi che è stato uno youkai-vampiro e che non lo troverete tanto facilmente perchè il vento avrà certo già disperso tutto ciò che è rimasto del suo corpo.-
Per un attimo il colosso si accigliò, ma subito riprese:
-Ciò significa solo uno in meno, ma resta il fatto che la tua aura è impura e io sono qui per purificarla.-
A Sayouki non piacquero il tono e lo sguardo di quell’uomo che le parve un folle o, peggio, un invasato...
Cos’aveva di tanto speciale perchè quegli uomini lo seguissero e avessero tanta fiducia in lui? Non vedevano quello che vedeva lei? O forse si sbagliava e c’era qualcosa di buono in costui?
‘In fondo’, pensò, ‘ha il dono di vedere l’aura delle persone...’
Ad un gesto del bonzo, gli armati cominciarono a cantilenare parole indistinte e Sayouki, allarmata, si difese, riconoscendo un tantra, pur senza capire di quale si trattasse di preciso. Prima che la Parola potesse fare effetto, imbrigliò le loro menti con il suo potere e ordinò:
-SILENZIO!-
Il canto si interruppe e nemmeno nella foresta si udì il minimo suono per alcuni minuti. Il grosso monaco fece un passo, e cercò di parlare, opponendosi strenuamente all’imposizione di Sayouki che, in risposta, rafforzò la presa mentale.
-Andatevene! Qui non c’è nulla per voi se non la morte!-
Costretti dal potere della Dama dei sogni, ad uno ad uno gli uomini si allontanarono in direzione del villaggio distrutto e per ultimo rimase il bonzo loro capo che, prima di cedere, dedicò un’occhiata carica d’odio a Sayouki.
Quando fu sicura che fossero lontani, la giovane si concesse di rilassarsi qualche istante, cercando di dominarsi, poi cominciò a correre per porre quanta più strada possibile tra lei e quegli uomini.

****

Era già passato il mezzodì del nuovo giorno quando giunse inattesa una piccola carovana e Inuyasha, incuriosito, si avvicinò furtivo, tenendosi al riparo degli alberi. Era costituita da un eterogeneo gruppo di persone, tra cui una ventina di uomini a cavallo, armati di tutto punto, anche se dalle vesti parevano dei monaci. Il resto della carovana era composto da contadini, alcuni a piedi, altri su di un vecchio carro e sembravano tutti stanchi e sconvolti. Poi tra loro Inuyasha vide Rioko, la figlia del capovillaggio. Erano i superstiti dell’incendio, coloro che, miracolosamente, erano scampati al vampiro quella notte! Memore delle sue ultime considerazioni, cercò tra di loro con lo sguardo la bambina che Kikyo aveva salvato, ma non la trovò. Probabilmente era morta perchè lui l’aveva abbandonata là da sola...
Una fitta di rabbia e dolore gli attraversò il cuore.
‘Kikyo aveva ragione a non fidarsi di me...Avrei combattuto contro lo youkai senza risparmiarmi, ma non mi sarei certo preoccupato di salvare gli abitanti...’
La gente si affollò intorno a loro e li indirizzò al tempio, dove furono accolti dai monaci e i feriti furono immediatamente curati. L’hanyou potè vedere che trasportavano dentro anche la vecchia Mineko.
’E’ ancora viva!’ Non potè fare a meno di esultare, con nel cuore la speranza per Kikyo.
Decise di scoprire il più possibile su quei misteriosi monaci armati e sul gigante che ne era evidentemente a capo. Un uomo alto più di due metri e massiccio quanto una montagna, con i capelli scuri e una voce stentorea e possente, da baritono, chiaramente udibile anche dalla distanza a cui si trovava Inuyasha.
Disse di chiamarsi Hirofumi.

****

Per sera l’hanyou sapeva per filo e per segno tutto ciò che era accaduto al villaggio dopo che se n’era andato: nascosto sui tetti aveva seguito con attenzione i lunghi interrogatori dei monaci ai nuovi arrivati, e in particolare gli interventi di Rioko e del grosso monaco che avevano parlato entrambi di una misteriosa yasha incontrata al villaggio il giorno dopo l’incendio. Subito aveva pensato alla yasha che aveva intravisto combattere con il vampiro, poi capì che non poteva trattarsi di altri che di Sayouki.
Ascoltando infatti il racconto di Rioko, riconobbe Sesshomaru nello spietato youkai dai capelli d’argento che voleva uccidere Mineko e colei che glielo aveva impedito non poteva essere nessun altra. Si sentì tuttavia tradito, apprendendo che Sayouki era ancora con lui. Ma poi Rioko proseguì, raccontando come i due si fossero separati e di come la yasha le avesse detto di non temere, spiegandole come curare la somma Mineko e donandole tre foglie dell’Albero della vita.
-Ora la somma Mineko è in via di guarigione, grazie anche al sigillo posto dalla somma Kikyo. Quella yasha mi ha raccomandato di non toglierlo.-
Questa informazione fece correre commenti agitati tra i monaci del tempio, i quali si consultarono e decisero che era il caso di tentare lo stesso per rallentare il peggioramento di Kikyo. Purtroppo non era rimasto nulla delle tre foglie che aveva ricevuto Rioko e nessuno sapeva dove trovare l’Albero della vita, perchè fino a quel momento, per molti esso era stato solo una leggenda e chi ne aveva visto i frutti o le foglie, non aveva mai comunque visto l’Albero.
Anche Inuyasha subì la stessa delusione dei monaci e fu un duro colpo, dopo la falsa speranza di poter utilizzare un simile portentoso rimedio.
Però, se davvero Sayouki era nei paraggi e, soprattutto, se non era più al seguito di Sesshomaru, forse c’era una speranza! Se l’avesse trovata, le avrebbe potuto chiedere di aiutare Kikyo!

Ciò che disse invece l’imponente monaco Hirofumi fu meno rassicurante. Quando cominciò a parlare nella grande stanza del tempio scese un rispettoso silenzio perchè, seppe in seguito Inuyasha, quel bonzo era famoso per essere il più potente monaco guerriero di quei tempi. Si diceva avesse sterminato, con l’aiuto dei suoi fedeli seguaci, intere schiere di demoni...Da quello che vedeva nel suo sguardo, Inuyasha non fece fatica a crederci: c’era qualcosa di inquietante e pericoloso in lui...Decise che non l’avrebbe sfidato se avesse potuto evitarlo...
Raccontò del suo scontro con la yasha dai capelli neri e gli occhi color del ghiaccio e di come ne avesse riconosciuto l’aura di sangue non appena incrociato il suo sguardo. Sorvolò su come mai lo scontro non fosse finito con una propria schiacciante vittoria, come tutti invece si aspettavano. Fatto stava che se ne erano tornati al villaggio lasciandola andare...Aveva quindi terminato con una lunga invettiva contro gli youkai e proclamando il loro completo sterminio come propria ragione di vita.
Questo ad Inuyasha piacque davvero molto poco.
L’hanyou sbuffò tra sè e rimase sbalordito quando quell’Hirofumi si autoproclamò protettore della Sfera in vece della somma Kikyo, ovviamente solo finchè ella non si fosse ripresa, perchè il suo dovere lo avrebbe poi chiamato altrove.
-Non dovrete temere- assicurò -perchè le armi di cui dispongo non hanno mai fallito e io e i miei uomini abbiamo abbattuto migliaia di demoni fino ad oggi. Pattuglieremo costantemente i dintorni e io sarò sempre qui, pronto ad intervenire.-
Si guardò intorno e fu molto soddisfatto di vedere che tutti pendevano, grati, dalle sue labbra, fiero che la sua fama lo avesse preceduto anche qui.
-Qualunque youkai oserà avvicinarsi, se ne pentirà amaramente.-

****

‘Dunque quell’odioso bonzo rimarrà al villaggio’
Inuyasha era molto irritato per questo, oltre che per la presunzione che egli aveva dimostrato nell’arrogarsi il posto di Kikyo.
‘Dannato! Si reputa invincibile, ma vedremo cosa farà quando il prossimo demone attaccherà...non ha nemmeno spiegato come mai Sayouki gli sia sfuggita...’ mentre pensava questo, un sorriso ironico gli salì alle labbra, ‘Scommetto che è solo un raccontaballe!’
E lui che si era tanto preoccupato!!!
Inuyasha ignorava però le altre storie che si raccontavano sul giovane monaco dotato di un potere straordinario...A dieci anni aveva sterminato, da solo, i demoni responsabili della distruzione del suo villaggio e da allora vagava per il Giappone, con lo scopo di proteggere i villaggi dalla furia distruttrice degli youkai e liberare la razza umana dall’oppressione di quella che considerava una razza maligna.
Rimuginando tra sè, Inuyasha strisciò di nascosto nell’ala del tempio che era stata destinata ai feriti volendo personalmente controllare le condizioni di Mineko.
La vecchia era pallida e magra, ridotta quasi ad uno scheletro, ma non emanava più quel fetido odore di corruzione e respirava regolarmente, cullata da un sonno profondo e ristoratore. Era davvero praticamente guarita! E in solo due giorni!
I pensieri dell’hanyou tornarono alla giovane mezzo demone che aveva fornito l’antidoto: ‘Sayouki...’
Doveva trovarla! Se era vero che si era separata da Sesshomaru, forse allora sarebbe ritornata, come promesso mesi prima...Ma lui non poteva stare fermo ad attendere, ora che sapeva esistere una concreta possibilità di salvare Kikyo.
Ma se poi non si fossero incontrati?
Imponendosi la calma, l’hanyou decise che avrebbe atteso ancora un giorno, poi sarebbe andato a cercarla. ‘In fondo il villaggio è a non più di mezza giornata di viaggio e se lei avesse avuto intenzione di tornare, avrebbe dovuto essere già qui...’
Perchè i dubbi si insinuavano nella sua mente come serpi striscianti quando si trattava di quella mezzodemone? Non le aveva ancora perdonato di aver usato su di lui i propri poteri per ammansirlo (neanche fosse stato un cagnolino!) e appena l’avesse riincontrata aveva intenzione di mettere in chiaro le cose.
Ma c’era anche qualcos’altro: Inuyasha non si era mai fidato completamente di nessuno, forse nemmeno di Kikyo, e non aveva intenzione di cominciare ora. Di questo, però, nemmeno se ne rendeva conto.

****

Una figura spettrale, pallida e silenziosa, si muoveva nella luce incerta del mattino senza fare il minimo rumore tra gli alberi e si dirigeva proprio verso il villaggio.
Sola.
Era sola ed era di nuovo se stessa.
I pensieri di Sayouki vagavano nel passato, tra i suoi ricordi legati a quel bosco che aveva lasciato più di sei mesi prima, convinta di tornare al massimo dopo due settimane. Chissà cosa aveva pensato di lei Inuyasha quando non l’aveva vista tornare...Per un attimo pensò che forse se ne era andato, magari rubando la Sfera; poi la certezza che non si era allontanato le salì alla mente. Ma cosa aveva fatto in tutto quel tempo?
Kikyo e Inuyasha sedevano vicini sull’erba in una pioggia di petali di ciliegio e nei loro occhi si poteva leggere tutto il sentimento che le semplici parole non potevano esprimere...
Sayouki scosse la testa per liberare la mente da quella visione indesiderata che l’aveva infastidita.
Dunque Inuyasha aveva trovato l’amore. Perchè ne era sorpresa? Aveva anche avuto un’altra visione del genere diverso tempo prima, ormai avrebbe dovuto aspettarselo.
‘Li invidio’ riconobbe infine e di nuovo i suoi pensieri volarono verso Sesshomaru. Non sapeva definire cosa provasse per lui: una parte di lei era attratta dall’essere che sapeva celarsi dietro a quello sguardo glaciale, mentre l’altra condannava duramente la sua scelta di vita e la sua spietatezza.
In ogni modo, in bene o in male, non riusciva a non pensare a lui.
‘Basta’ si impose infine accelerando il passo ‘Ho preso la decisione giusta e devo essere coerente. Sesshomaru è uno youkai freddo e spietato e non si farebbe scrupoli ad uccidermi se mi trovassi sulla sua strada. E forse presto o tardi succederà...E se mi ha lasciata andare quando mi sono rifiutata di seguirlo è stato solo perchè...Perchè?’
La giovane donna era arrivata ormai vicino al villaggio, ma si fermò di colpo, percependo che qualcosa non andava. Mentre quella domanda rimaneva senza risposta e veniva momentaneamente accantonata, Sayouki si guardò intorno per cercare di stabilire cosa l’avesse messa in allerta. Il bosco era diventato stranamente silenzioso ed il cielo plumbeo, carico di pioggia, sembrava incombere ancora più minaccioso in quel silenzio. C’era qualcosa di maligno tra quegli alberi, qualcosa che permeava l’aria e le faceva rizzare i peli sulle braccia.
‘Un’aura maligna così potente da espandersi fino ad accerchiare un’intero villaggio, come un muro...’
Le pareva di sentirne l’odore acre ad ogni respiro.
Riprendendo il cammino verso il villaggio, Sayouki rimase all’erta e si rese allora conto di essere osservata: percepiva la presenza di un numero indefinito di youkai e sapeva solo che erano tanti. Pareva che tutti i demoni che fin’ora Kikyo era riuscita a tenere lontani grazie al suo potere spirituale, fossero radunati lì in attesa di un cedimento...Che fosse successo qualcosa alla miko? Nessuna visione le venne in aiuto e la giovane di nuovo maledì l’inaffidabile dono della preveggenza. Doveva raggiungere il villaggio e avvisarli della situazione.
Pensandoci bene Kikyo se ne sarebbe di certo accorta e non avrebbe permesso che nel bosco si radunasse una simile, famelica, moltitudine. Quindi, o la miko se n’era andata, o le era successo qualcosa. E a Sayouki la prima ipotesi sembrava inverosimile.
‘E se se ne fosse andata via con Inuyasha?’ I pensieri vorticavano ‘No! Non avrebbe mai lasciato la sua gente senza difesa! Era impensabile per una miko!’
Cominciò a correre, pronta allo scontro, aspettandosi di essere attaccata da un momento all’altro, ma nessuno dei demoni osò incrociare la strada della Dama dei sogni.

****

Un grido acuto risuonò nella foresta, attutito dalla cappa oppressiva di maltempo e tensione, ma le orecchie fini di Inuyasha riconobbero la voce di Kaede.
Sapeva che se le fosse successo qualcosa Kikyo non l’avrebbe mai perdonato, quindi balzò giù dall’albero da cui stava sorvegliando il tempio e corse in direzione del grido.

****

Sayouki invece si trovava già sul posto: aveva visto Kaede seduta nella radura intenta a raccogliere fiori e stava per andare verso di lei quando il primo demone aveva attaccato.
Si trattava di uno youkai ragno che Sayouki eliminò con un sol colpo della getsunogai, mentre tentava di azzannare la bambina.
-E’ tutto finito, stai calma, non temere, piccola.- cercò di rassicurarla, mentre Kaede la guardava tremante e piena di timore, incerta se ringraziare o temere la nuova arrivata.
-Sei ferita?- insistette Sayouki, e quando la bambina fece cenno di no, proseguì con urgenza -Allora vai subito al villaggio, qui è troppo pericoloso. E avvisa la somma Kikyo che un’aura maligna sta spingendo i demoni alla follia...-
Non potè finire di parlare perchè altri youkai erano sbucati dal bosco ed erano pronti ad attaccare.
Spinse Kaede dietro di sè e la sentì dire tra le lacrime:
-Mia sorella non può fare nulla, è molto malata! E’ stata avvelenata da un vampiro e ora sta morendo!’
Sayouki fu dannatamente certa che il vampiro di cui parlava Kaede era lo stesso che era stato contaminato dal veleno di Sesshomaru e il cui morso, per questo, sarebbe stato doppiamente letale. Se le cose stavano così, Kikyo aveva un’unica speranza...
-Andatevene, dannati!- gridò ai demoni, mentre si frugava nelle tasche.
Gli youkai ora erano divenuti più numerosi e l’essere in netta maggioranza li rendeva spavaldi.
-Non c’è nulla per voi!-
-Sbagli...- sibilò uno di loro da qualche parte.
-Non sapete con chi avevete a che fare...- gli ringhiò contro.
Risero.
-Si può sapere cosa volete da noi?-
-Sangue.- risposero alcuni.
-Potere.- dissero altri.
Cercava di distrarli mentre arretrava tenendo sempre dietro di sè la bambina.
Poi vide il pozzo: prima una una mano, poi l’altra, una ragazza dai lunghi capelli corvini si issava sul bordo risalendo dall’interno e si guardava attorno. Indossava strani abiti e pareva cercare qualcuno...Era Kikyo...eppure non era proprio lei...
Un sibilo improvviso accompagnò l’attacco del primo demone, uno scorpione le cui chele avrebbero tranciato a metà anche un cavallo. Sayouki afferrò Kaede e la trascinò via dal pericolo letale e dalla coda velenosa.
-POTERE PER DISTRUGGERE LA GUARDIANA DELLA SFERA!- fu il grido che scatenò la furia collettiva.
Stringendo a sè la bambina, la giovane si difese come meglio poteva cercando di raggiungere il pozzo.
-Presto!- gridò a Kaede -Calati dentro!-
La bambina era terrorizzata ed era restia all’idea di scendere laggiù.
-Forza! Cosa aspetti!? Non posso combattere con te intorno!- la incitò Sayouki.
-Ma...- balbettò Kaede - è il pozzo mangiaossa!-
Gli youkai che le attorniavano erano diventati troppi e Sayouki non si sentiva libera di usare i propri poteri, temendo di far danno anche alla bambina.
-Prendi questo, guarirà Kikyo! MA ORA FAI QUELLO CHE TI DICO!!!- disse passandole la piccola ampolla che aveva finalmente trovato, poi, senza tanti complimenti, la spinse nel pozzo.
-E ADESSO A NOI MALEDETTI!- ringhiò, ma il suo grido di battaglia si perse nella confusione mentre si lanciava nella mischia per difendere sè stessa e la bambina nel pozzo.

****

Ai margini della radura ventuno uomini, di cui venti armati di spada e lancia e uno di un lucido bordone nero, osservavano in silenzio il combattimento.
I demoni si accalcavano attorno alla yasha, ma non riuscivano ad oltrepassare il cerchio immaginario che ella tracciava attorno al pozzo, mentre i suoi artigli saettavano senza posa e ad ogni colpo si levava un ululato di dolore, quando un avversario veniva menomato e non ucciso. C’era una luce fredda e distaccata negli occhi chiari della giovane, mentre compiva il massacro, tuttavia i demoni erano troppi e il cerchio si stringeva sempre più, riducendole lo spazio di manovra. Ogni colpo della yasha arrivava a segno, ma appena un demone cadeva, un’altro subito prendeva il suo posto...presto l’avrebbero sopraffatta, per numero, se non per forza.
-Maestro!- esclamò un giovane lanciere rivolto alla figura immensa nascosta accanto a lui. -Quella è la yasha che...che...- la voce gli si spense in gola sotto lo sguardo di Hirofumi. Fino ad allora egli era sempre uscito vittorioso da ogni scontro con qualsiasi youkai avesse incontrato e il giovane conosceva abbastanza il suo maestro da capire che ricordargli la sua prima e unica sconfitta, ricevuta senza nemmeno combattere, non sarebbe stata una mossa molto saggia.
-Che cosa facciamo?- chiese allora dopo un attimo di smarrimento.
-Nulla- rispose il monaco Hirofumi scoprendo i denti in un ghigno bieco e incrociando le braccia. Pregustava il sapore della vendetta. Quei demoni non sarebbero mai riusciti ad abbattere quella dannata yasha ma l’avrebbero certamente indebolita, facilitandogli le cose. Era deciso a prendersi la sua rivincita e stavolta non si sarebbe fatto sorprendere dai suoi poteri mentali.
-Ma...ma...la bambina....-
L’obiezione del ragazzo irritò il grosso monaco che sibilò a denti stretti:
-Finchè sarà nel pozzo starà al sicuro e noi saremo liberi di agire. Attendete il mio segnale.-

****

Sayouki era esausta. Non poteva usare la getsunogai, il suo attacco più efficace, in quello spazio ridotto e non poteva permettersi di usare un attacco mentale esteso per non esporre Kaede al pericolo che esso comportava. Non era ancora certa di poterne controllare la portata.
Un grido strozzato di Kaede mise in allarme Sayouki che, con una spinta, si liberò del lupo a tre occhi che l’aveva attaccata, per controllare che la bambina fosse ancora in salvo. Quella distrazione però le costò cara e cadde prigioniera della tela di un demone-ragno, che piombò su di lei trascinandola a terra e bloccandola con una della grosse zampe.
Mentre Sayouki era immobilizzata, dal pozzo venne issata Kaede impigliata in un’altra ragnatela e l’orda di demoni si fece esultante e famelica, mentre si avvicinava pregustando il banchetto. Il demone ragno non era però disposto a cedere facilmente le sue prede e scoppiò il putiferio, mentre Kaede urlava terrorizzata tra le zampe del ragno e Sayouki cercava in tutti i modi di liberarsi della tela che la immobilizzava.
-Maledizione!- imprecò quando rischiò di rimanere schiacciata nel momento in cui il grosso ragno venne abbattuto. Rotolò su se stessa e vide i demoni balzare addosso allo sconfitto e cominciare a divorarlo, momentaneamente dimentichi delle altre due piccole prede.
-Kaede!!!!-
Non vedeva più la bambina e non la sentiva più gridare...Poi la vide, svenuta, tra le grinfie di alcuni grossi corvi. Gli shibugarasu erano piombati sul campo di battaglia come avvoltoi e ora avevano afferrato Kaede e stavano per spiccare il volo con la loro preda.
Con la forza della disperazione Sayouki finalmente riuscì a liberarsi, ma era tardi: i corvi avevano spiccato il volo ed erano già dall’altro lato della radura, oltre la massa di demoni.
-Kaedeeeeeee!- gridò cominciando a farsi strada per raggiungerli.
Non sarebbe riuscita a salvarla, ma doveva tentare. Stava per lanciare la getsunogai quando vide un lampo rosso uscire dalla foresta.
-SANKONTESSOU!!-
Nel cuore di Sayouki si sevò un grido di giubilo: ‘Inuyasha è qui!’
La figura vestita di rosso era sbucata dal bosco ed era balzata da un albero attaccando i corvi, che si dispersero lasciando cadere Kaede, ora sana e salva tra le braccia di Inuyasha.
-Inuyasha!- lo chiamò e corse nella sua direzione allontanandosi dal centro della lotta, dove i demoni stavano disputandosi i resti del ragno.
-Ma cosa sta succedendo??- la voce dell’hanyou era tesa e stupita.
-C’è qualcosa qui che fa impazzire i demoni! Non so cosa sia, ma sono accecati dalla sete di sangue e di potere...Tu non lo senti? Non hanno ancora attaccato il villaggio solo perchè non osano affrontare Kikyo, ma sentono che si sta indebolendo...-
Sul volto di Inuyasha passò una smorfia di dolore al pensiero della miko.
-Kikyo sta morendo e io...-
Sayouki lo studiò per un attimo e lesse la sua sofferenza e il senso di colpa sul viso dell’amico.
-C’è ancora speranza: ho dato a Kaede...-
Non terminò la frase.
Poco distante da loro, dal bosco erano usciti degli uomini armati e Sayouki riconobbe subito il bonzo che giganteggiava davanti a loro.
-Tsk! E’ quel pallone gonfiato di Hirofumi.- sentenziò Inuyasha con leggerezza.
-Lo conosci?-
-E’ giunto ieri al villaggio e si è autoeletto sostituto della somma sacerdotessa...E’ un pazzo e si da un sacco di arie, ma secondo me non vale niente!- rispose il giovane ringhiando sommessamente. Aveva già scordato la sua prima impressione riguardo al monaco e il suo proposito di evitare di scontrarsi con lui.
La ragazza non era tanto convinta della sua affermazione. Anche ora vedeva una luce di follia negli occhi di quell’uomo, e odio, puro odio e fredda determinazione.
-Ci rincontriamo, dannata yasha!- le gridò -Questa volta però l’esito del nostro scontro sarà diverso dall’ultima volta!-
‘Come pensavo!’ pensò Inuyasha ‘E’ stata proprio lei a sconfiggerlo...’
L’arrivo del bonzo e dei suoi uomini aveva attirato l’attenzione dei demoni che ora guardavano il gruppo con occhi famelici, mentre lasciavano la carcassa del ragno e si preparavano ad attaccare nuovamente.
Il grosso monaco se ne accorse e ghignò, facendo un segnale ai suoi uomini e intonando una nota. Dalle sue labbra uscì un canto, basso e monotono, che fu subito ripreso e rafforzato dalla voce degli altri uomini e parve espandersi, facendosi via via più chiaro e definito, mentre le parole assumevano significato nella mente di Sayouki, che, come ogni sacerdotessa, era stata istruita sulle Parole di potere.
‘Il tantra del Nemureikon (Sonno dell’anima)!!’
-Vattene Inuyasha!- disse concitata voltandosi verso l’hanyou -Porta in salvo Kaede!-
ma già lui non reagiva più e stava fermo immobile, con la bambina stretta tra le braccia.
Solo gli occhi erano ancora vivi e coscienti.
-Vattene, ti ho detto!! Non ascoltare il tantra! Ti toglierà la volontà!- gridò cercando di scuoterlo strattonandolo malamente.
Inuyasha gemette, riprendendosi appena e lottando per conservare un minimo di controllo sui propri movimenti. Nella radura invece i demoni avanzavano a fatica, poi si fermavano e crollavano inerti, non riuscendo più a muovere un muscolo.
Aldilà del pozzo, dal bosco uscirono altri armati che li accerchiarono e cominciarono sistematicamente a massacrarli, mentre erano bloccati a terra, impossibilitati a difendersi.
L’orrore attanagliò Inuyasha e Sayouki.
Quei demoni erano esseri malvagi e pericolosi, ma ciò che quegli uomini stavano compiendo era un vile massacro e andava oltre ogni regola d’onore e contro ogni insegnamento religioso.
L’orrore di Sayouki si tramutò in disgusto e poi in rabbia, che rivolse contro quell’uomo che si definiva un monaco, un difensore della debole razza umana. La giovane lottò strenuamente per rimanere in piedi e vide Inuyasha cadere in ginocchio, mentre il tantra si faceva sempre più forte. Il potere di quelle Parole era immenso e si diceva che occorresse una grande forza spirituale per riuscire a controllare il Nemureikon. Quel tantra aveva il potere di privare della volontà, di rendere i corpi gusci vuoti, inerti e indifesi...
Sayouki non riusciva più a muoversi ed era come se qualcosa cercasse di strappare sua anima dalla sua sede...Non doveva cedere!
Mentre la carneficina proseguiva alle sue spalle, il bonzo cominciò ad avvicinarsi a loro, sgranando un nenju bianco e con un ghigno sadico stampato sul volto.
Ordinò al giovane lanciere di prendere la bambina e di portarla in salvo al villaggio e Sayouki vide che Inuyasha non opponeva resistenza mentre Kaede gli veniva sottratta dalle braccia: era ancora in ginocchio, ma era al limite della resistenza.
Sayouki raccolse le forze e riuscì a dire:
-Stiamo dalla stessa parte. Cosa vuoi da noi, maledetto?-
Hirofumi non rispose, ma cantando levò il tono della voce e Sayouki si sentì schiacciare da un potere immane. Inuyasha cadde a terra e a lei cedettero le ginocchia.
Il bonzo le giunse davanti e tirandole bruscamente i capelli le fece sollevare il volto per fissare i suoi occhi da folle in quelli di lei; poi distese le braccia e le fece passare il nenju di perle attorno alla testa mettendoglielo al collo.
Il grido di Sayouki fu agghiacciante. Il rosario, appena toccata la sua pelle, era diventato incandescente ed aveva cominciato ad emettere un’accecante luce bianca, mentre si stringeva al collo della ragazza, soffocandola, ustionandola.
Sayouki si contorceva e gridava e non riusciva a fare appello ai propri poteri; era completamente inerme in quella morsa terribile che le succhiava via le forze e la vita. Qualunque cosa fosse quel rosario, non si stupiva che Hirofumi ne fosse in possesso, dopo aver visto i suoi metodi. Era addirittura peggio della barriera del fuoco che aveva attraversato al villaggio...
Inuyasha, con il briciolo di coscienza che ancora non gli era stata strappata, vide la scena e tentò di reagire, ma fu tutto inutile: era costretto a guardare l’amica appena ritrovata, morire tra atroci sofferenze. Come non era stato in grado di aiutare Kikyo, così ora era incapace di aiutare Sayouki...
‘Chi mi sta vicino fa sempre una brutta fine...’
Un improvviso lampo verde squarciò l’aria e saettò tra il bonzo e Sayouki, col risultato che Hirofumi fu scagliato a terra, mentre la ragazza si ritrovò, libera e dolorante, a tossire convulsamente per respirare.
Al suo fianco si ergeva Sesshomaru, che recava con sè uno strano bastone dalla testa di drago.
La sorpresa e lo sconcerto di Inuyasha furono una sferzata che facilitò la sua ripresa, visto che il canto si era interrotto, mentre gli uomini armati erano accorsi in difesa del loro maestro.
Sesshomaru con un colpo solo ne uccise la metà e gli altri si diedero alla fuga lanciandosi urlanti nella foresta.
Hirofumi inveì contro di loro e contro il nuovo arrivato e con voce batironale riprese il tantra, intenzionato a schiacciare i suoi avversari con ogni mezzo, lecito o illecito.
Ma questa volta Sayouki non gli lasciò il tempo di completare la strofa: con uno scatto rabbioso, strappò di mano a Sesshomaru il Bastone del drago e piombò addosso al bonzo. Con una mano gli afferrò la testa, fissando i suoi occhi gelidi e inumani in quelli dell’uomo; i suoi artigli lo ferirono e sottili rivoli di sangue gli corsero sulle tempie e sul collo, intridendo le vesti scure. Con l’altra mano Sayouki strinse convulsamente il Kiokùryu, evocandone il nero fuoco della memoria, una fiammata oscura che li avvolse entrambi.
Anche Sesshomaru rimase stupito per quello che vide, perchè non immaginava che uso Sayouki avrebbe potuto fare del bastone.
I due avversari rimasero così, immobili, avviluppati da quel sudario di fiamme nere per un battito di ciglia, ma ad Inuyasha parve un’eternità, mentre osservava la trasformazione di Sayouki e notava per la prima volta il tatuaggio sotto il suo occhio destro: una luna e una falce.
Infine la yasha lasciò la presa e non appena lo lasciò andare, il monaco crollò all’indietro, rigido, senza emettere alcun suono, mentre la giovane abbassava il braccio e rimaneva immobile: nella sua mano sinistra il Bastone del drago, completamente carbonizzato, si sbriciolò al primo movimento, dissolvendosi in polvere. Inuyasha si stava rialzando faticosamente da terra e guardava con odio Sesshomaru quando Sayouki, ancora come pietrificata, emise un lungo sospiro e si accasciò.
L’hanyou fece per gettarsi in avanti, ma Sesshomaru lo precedette e la prese al volo, lanciando uno dei suoi sguardi gelidi al fratello, che rimase impietrito.
-Inuyasha.- Pronunciò quel nome con profondo disgusto. -Pare che anche stavolta ti sarà risparmiata la tua inutile vita.-

E detto questo si levò in volo portando via con sè Sayouki.


Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
Tantra: litania, incantesimo. Sankon tessou: letteralmente “artiglio di ferro che fracassa l'anima”. E’ uno degli attacchi di Inuyasha. Nemureikon: nemuri(sonno)+kon(anima)



Che ne pensate?
...Siamo quasi alla conclusione, tenete duro un altro capitolo o due...
Aspetto i vostri commenti!
Ciao a tutti
Youki-chan (htpp://youki-laportadellalba.splinder.com)

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Capitolo 10
*** Tela di Ragno ***


UNA STORIA DEL PASSATO
di Youki

Cap 10
Tela di Ragno

Inuyasha era ancora stordito ed era rimasto solo nel bel mezzo della carneficina. I demoni sopravvissuti si erano allontanati il più velocemente possibile e non c’era più quella tensione maligna che aveva percepito al momento del suo arrivo. Abbassò sprezzante lo sguardo su ciò che rimaneva del monaco, steso a pochi passi da lui: il corpo era intatto e rigido, la bocca era aperta in un muto grido e il volto guardava il cielo plumbeo con occhi spalancati, colmi di terrore. Quella vista gli riportò alla mente la visione spaventosa di Sayouki durante l’attacco che aveva ridotto in quello stato quell’uomo tanto colossale. Le era bastato un secondo (anche se ad Inuyasha era parso che il tempo rallentasse in quell’istante terribile) per ridurre in niente la sua volontà.
-Hai avuto quello che ti meritavi, dopotutto...Ti ha ripagato con la tua stessa moneta.- sentenziò.
Ripensare al tantra che gli aveva quasi strappato l’anima dal corpo lo fece rabbrividire. Sayouki aveva fatto bene: era la giusta punizione per quel maledetto!
Ma nonostante tutto non poteva fare a meno di provare una certa inquietudine.
Quella che aveva visto combattere non era più la Sayouki che aveva conosciuto, ma una yasha in tutto e per tutto e ciò che ora lo inquietava di più era che lei si trovasse di nuovo con Sesshomaru.
La pioggia cominciò a cadere in grosse gocce pesanti e il cielo parve esprimere la sua disapprovazione per quanto accaduto, mentre l’acqua cominciava a lavare via il sangue che infradiciava il terreno. Un tuono fortissimo squarciò l’aria e Inuyasha colse un movimento con la coda dell’occhio mentre si allontanava.
Hirofumi si agitò spasmodicamente e boccheggiò come se fosse appena riemerso da una lunga apnea: si levò di scatto a sedere portandosi le mani alla testa e guardandosi intorno con occhi spiritati.
-Dunque, nonostante tutto, è stata risparmiata anche la tua inutile vita...- mormorò rivolto al bonzo che ora piangeva col volto levato, sotto la pioggia battente.

****

-Onorati monaci!-
La bambina irruppe nel consiglio riunito, seguita da una donna ansimante.
-Piccola Kaede! Siamo felici di vedere che stai bene!-
Tutti i monaci del tempio erano profondamente affezionati alla sorella della somma Kikyo e quando quello stesso giorno il giovane Yuji, uno dei lancieri di Hirofumi, l’aveva riportata svenuta dal bosco, avevano temuto per la sua vita. Fortunatamente però la bambina non aveva ferite serie e tutti si erano tranquillizzati.
Ma le terribili notizie che il giovane aveva portato con sè...quelle avevano di nuovo gettato tutti nel panico.
Privi della loro amata guida, erano rimasti in attesa a pregare per la vittoria di Hirofumi, ma dopo quanto appreso avevano perso la speranza.
Del monaco stesso e degli altri diciotto uomini che lo avevano accompagnato, non si avevano notizie e nessuno se l’era sentita di andare nel bosco con quel tempo, una volta scesa la notte.
-Qui stiamo discutendo di cose importanti, non adatte alle orecchie di una bambina.- spiegò pazientemente con cipiglio grave un vecchio monaco a Kaede -Dobbiamo trovare un modo per difendere noi stessi e la Sfera, in mancanza della protezione della somma Kikyo e dell’onorato bonzo Hirofumi. Lasciaci soli, ora, bambina.-
Kaede si ribellò alla donna che stava cercando di condurla fuori e corse ad inginocchiarsi davanti agli anziani:
-No! Io ho qualcosa da dirvi in proposito!- esclamò e continuò prima che la interrompessero -Quando sono stata attaccata dai demoni, è venuta in mio soccorso una giovane yasha e mi ha detto che nel bosco c’è un’aura maligna che porta gli youkai alla follia. Voleva che avvisassi Kikyo...Non sapeva niente e allora io le ho detto che lei...- e poi ricordò che Sayouki le aveva dato un’ampolla. Nella concitazione degli eventi se n’era dimenticata e nel buio del pozzo non era riuscita a vederne il contenuto, ma ora si frugò addosso e la tirò fuori.
-Mi ha dato questa, ha detto che avrebbe guarito mia sorella...- disse quasi sognante, guardando il contenuto della boccetta.
La porse al capo del consiglio e lui, dopo un attimo di sorpresa e incredulità, la sollevò perchè tutti potessero vederla. Il contenitore era di vetro trasparente e all’interno, in un liquido ambrato, erano immerse in infusione una foglia trilobata e una piccola ghianda, entrambe dorate.
Un mormorio sorpreso si levò nella stanza, perchè tutti riconobbero la foglia e il frutto dell’Albero della vita.

****

-Kikyo.-
Inuyasha pronunciò il nome della miko con un nodo in gola quando la vide apparire accanto al Goshimboku. Quella che era appena trascorsa era stata una settimana di angoscia e di veglia per lui, costantemente di guardia alla donna che amava senza tuttavia poterlesi avvicinare.
Dalla sua postazione sul tetto, l’hanyou aveva seguito il travagliato recupero di Kikyo dopo che l’elisir di Sayouki, ottenuto dalle essenze dell’Albero della vita, aveva definitivamente sconfitto il veleno del vampiro.
Quella che ora si sosteneva faticosamente all’albero sacro, però, non era più la Kikyo di un tempo.
-Inuyasha...-
Nella sua voce c’era un’infinita stanchezza, che andava ben oltre la spossatezza fisica dovuta alla malattia e il suo sguardo era carico di una tristezza incommensurabile.
Il giovane le corse incontro e la sorresse dolcemente, attirandola a sè e sprofondando il viso tra i profumati capelli neri.
-Ho temuto di perderti per sempre.- le mormorò stringendola -Non voglio mai più avere tanta paura!-
-E io temevo di non potermi più rifugiare nel tuo caldo abbraccio.-
-Kikyo...- sussurrò l’hanyou prendendo infine una decisione, ma senza avere il coraggio di tradurla in parole.
Il nome della miko rimase sospeso nell’aria come un’invocazione, mentre Inuyasha pensava che avrebbe aspettato che si fosse rimessa completamente, poi le avrebbe chiesto di fargli usare la Sfera per diventare umano, così avrebbe vissuto il resto dei suoi giorni con la donna che amava.
Rimasero così, abbracciati, in silenzio, per lungo tempo, accarezzati dal sole estivo che filtrava tra le fronde, ignari dell’ombra scura che tornava ad addensarsi sulla foresta attorno a loro.

****

Sayouki aprì gli occhi di scatto: aveva sognato Inuyasha trafitto da una freccia.
La sua mente confusa si mise lentamente a fuoco e la prima cosa che vide fu il soffitto, costituito da pannelli rivestiti e riccamente decorati.
‘Dove sono?’
L’ultima cosa che ricordava era lo scontro con i demoni, Kaede...poi Inuyasha...e Hirofumi...(al ricordo del monaco e del nenju di perle, cominciò a pruderle il collo).
Un tuono improvviso seguito da uno scroscio violento la informarono che pioveva.
Lentamente si sollevò a sedere, notando di aver dormito su di un morbidissimo tatami, coperta da lenzuola intessute di fili d’oro. Anche la stanza in cui si trovava testimoniava lo sfarzo della dimora in cui era stata accolta ed era riccamente arredata con morbide sete e mobilio di alto artigianato.
Si rese conto di indossare una tunica azzurra, anch’essa di seta e individuò il suo kimono su uno sgabello accanto al tatami. Lo riindossò, sentendosi già più a suo agio.
Girando intorno lo sguardo, esaminò ogni oggetto e quando vide il grande specchio incorniciato d’oro e appeso alla parete come un quadro ne rimase affascinata: non potè fare a meno di pararvisi davanti, rimanendo sorpresa di vedere con quale precisione esso riproducesse la sua immagine, senza la minima distorsione. Non aveva mai visto uno specchio così perfetto, anche se di specchi, ammise, ne aveva visti pochi. Rimase ad osservare la propria immagine riflessa come se si vedesse per la prima volta e, in un certo senso, era proprio così.
Fissò i propri occhi color del ghiaccio e si portò le mani al volto quando vide il tatuaggio blu sulla sua gota destra, dove campeggiava di nuovo sola la mezzaluna rivolta verso il basso. ‘Non avevo questo tatuaggio prima di diventare la Dama dei sogni...Che sia un marchio?’ Rievocò l’immagine di Rie: lei ne aveva uno simile vicino all’orecchio.
I capelli neri le scendevano fluenti sulle spalle e le solleticavano il collo: fu quando fece per scostarli che vide la cicatrice, il segno rosso e indelebile della bruciatura che ogni perla del nenju di Hirofumi le aveva lasciato impresso sulla pelle.
Ferma davanti allo specchio, rivisse quei terribili momenti.

Fu così che la trovò Sesshomaru entrando nella stanza, senza preoccuparsi di bussare.
Sayouki vide il suo riflesso e lo studiò attentamente prima di voltarsi a fronteggiarlo. Credeva che non l’avrebbe più rivisto, gli aveva detto addio e invece lui le aveva salvato la vita.
Lui.
Di nuovo.
Lui.
Il gelido e spietato Sesshomaru.
-Dove siamo?- gli chiese.
-Ti trovi in uno dei miei palazzi.- rispose brevemente lo youkai, mentre si chinava a raccogliere qualcosa che si trovava ai piedi del tatami e nascondendolo subito alla sua vista.
Sayouki non vide cos’era e lo youkai non disse nulla a riguardo, quindi cadde il silenzio e per alcuni minuti nessuno dei due lo interruppe, poi Sayouki, passandosi delicatamente le dita sulla cicatrice ancora arrossata, abbassò lo sguardo e infine abbandonò le mani lungo i fianchi.
-Dunque mi hai salvato la vita un’altra volta.-
Sesshomaru si mosse e si diresse alla finestra.
-Quel nenju avrebbe consumato la tua carne e il tuo potere fino a distruggerti. Sono arrivato appena in tempo...-
Non la guardò mai mentre parlava e la sua voce non tradì alcun sentimento, alcuna emozione.
-Quanto tempo è passato?-
-Hai dormito per tre settimane.-
‘Così tanto?’ si stupì la giovane e stava per dire qualcosa quando la vista le si sfocò e vide...Kikyo lanciare la sua freccia e Inuyasha gridare, colpito al cuore...
In quel momento la porta si aprì ed entrò Jaken, portando un vassoio di cibo.
Vide che Sayouki era in piedi, completamente ristabilita e se ne dispiacque profondamente. Il suo signore era stato categorico nell’ordinargli di prendersi cura di lei e lui non si era certo potuto rifiutare, dopo che Sesshomaru si era dimostrato tanto magnanimo da riprendere con sè il suo servo, nonostante fosse ritornato a mani vuote dalla ricerca del Kiokùryu. Il piccolo demone aveva dovuto strisciare come un verme davanti al suo padrone perchè gli permettesse di servirlo ancora...Il Bastone del drago ovviamente l’aveva ritorvato Sayouki e Jaken ne era perfettamente al corrente, dato che l’aveva vista personalmente sconfiggere il vampiro.
‘Quell’idiota di succhiasangue!!’ pensò fra sè ‘Gli avevo detto di attaccare il villaggio dov’è custodita la Sfera, dove Sayouki si sarebbe trovata a fronteggiare Inuyasha e Sesshomaru avrebbe scoperto la verità...’.
Tossì per mascherare la smorfia di stizza che gli era salita spontanea. Ma non si poteva lamentare di come erano andate le cose; in fondo la fortuna era stata dalla sua parte, visto che la yasha aveva infine scelto spontaneamente di separarsi dal suo nobile padrone. E nessuno poteva accusarlo di essere il responsabile di ciò che era accaduto al Kiokùryu e di aver complottato ai danni di Sesshomaru...L’unico testimone l’aveva ridotto in polvere Sayouki stessa.
Ma quando Jaken era ormai certo di essersi finalmente liberato di quella dannata femmina...Sesshomaru se l’era portata a palazzo e gli aveva addirittura ingiunto di prestarle ogni attenzione affinchè guarisse!! E questo nonostante il fatto che lei avesse distrutto il Bastone del drago.
‘Maledetta!’ parve dirle, fulminandola con lo sguardo.
Cosa sarebbe successo ora?
Jaken appoggiò il vassoio su un piccolo tavolino finemente intagliato e indietreggiò stando in attesa dietro al suo padrone.
-Tre settimane...- stava ripetendo Sayouki, con il pensiero da tutt’altra parte: Inuyasha era in pericolo... e forse era già troppo tardi! Doveva correre!
-Le tue ferite erano molto gravi, e ci è voluto molto tempo perchè si rimarginassero.- disse lo youkai, continuando a scrutare il panorama dalla finestra. Erano molto in alto: Sayouki poteva scorgere solo nuvole grigie, da dove si trovava.
-Sono in debito con te...Ti devo la vita, Sesshomaru.- mormorò la ragazza confusa. Sentimenti contrastanti le si agitavano dentro.
-Mi devi soprattutto una spiegazione.- tagliò corto lo youkai guardandola ora freddamente. -Inuyasha. Perchè eri con lui?-
La domanda non sorprese Sayouki che non cercò di mentire.
-Gli avevo promesso che sarei tornata da lui.-
-Mi hai dunque sempre ingannato, dovevo saperlo.- constatò Sesshomaru.
-Sono stata onesta con te quanto tu lo sei stato con me.-
Solo dopo aver pronunciato quelle parole, ispirate da chissà quale musa, Sayouki ebbe chiari gli intenti di Sesshomaru. -Il tuo scopo è sempre e solo stato quello di ottenere il potere e impossessarti di Tessaiga è solo il primo passo...Mi hai salvata solo perchè ti serve il mio potere, la mia preveggenza!-
La veemenza con cui disse queste parole serviva solo come sfogo per la delusione che le bruciava dentro: ‘Stupida!’. Aveva creduto fino alla fine che Sesshomaru fosse in grado di amare. ‘Mi ero illusa...’
Le parole le uscirono dalla bocca come un fiume in piena e non potè arginarle, mentre da un angolo segreto della sua mente un ricordo di Rie le svelava il segreto della spada.
-Ebbene, ti informo che non avrai Tessaiga! Sarà Inuyasha a brandire la grande zanna che squarcia il ferro, perchè è stata forgiata per proteggere gli umani e CHI È PRIVO DI CUORE E DI COMPASSIONE COME TE NON POTRÀ MAI NEPPURE TOCCARLA!-
Le ultime parole erano state gridate, ma Sesshomaru era rimasto impassibile.
Fu Jaken a farsi avanti sbraitando.
-INGRATA! Come osi parlare così al mio signore?!- sbottò -Se non fosse stato per lui ora saresti un mucchietto fumante di cenere! Per salvarti è stato addirittura disposto a fare un patto con...-
-TACI, DANNATO!- lo zittì Sesshomaru sottolineando l’ordine con un calcio, che mandò il piccolo demone a sbattere contro la parete.
‘Cosa stava per dire Jaken? Un patto? Per salvarmi?’ Sayouki era di nuovo confusa, ma intuiva che, per aver reagito così, Sesshomaru doveva aver fatto qualcosa di cui non voleva certo vantarsi. Come sacrificare qualcosa per salvare qualcuno?
La decisione e la rabbia di Sayouki vacillarono.
Sesshomaru si mosse e le si parò davanti sollevandole il mento: quando i loro occhi si incontrarono la giovane vide un’ombra di rimpianto balenare per un attimo nel suo sguardo.
-Hai dunque scelto da che parte stare. Non ti resta che andartene, allora.- le sussurrò freddamente.
Sayouki rimase interdetta per quella reazione inattesa.
-Vattene. Subito- ripetè gelido Sesshomaru -E non tornare.- Poi si diresse alla porta e ordinò a Jaken di mostrarle l’uscita.
Sayouki ascoltò i suoi passi sparire in lontananza, il cuore e la mente pervasi di tristezza.

‘Quale assurdo fato mi ha legato a te...amore?’

****

Sayouki viaggiava alla massima velocità, spinta dall’impellenza che le comunicavano le sue visioni, sempre più frequenti, precise e terribili.
Inuyasha aggrediva Kikyo per rubarle la Sfera...Kikyo scagliava la sua freccia e colpiva l’hanyou al cuore...Kikyo bruciava tra le fiamme portando con sè la Sfera...E tutt’attorno si estendeva la ragnatela...un grosso ragno stava in agguato...
Non poteva credere che tanto odio potesse manifestarsi in una semplice visione! Ma cosa era successo?
E poi ricordò quell’aura maligna che permeava l’aria quando era giunta nei pressi del villaggio l’ultima volta. Quell’aura, ora se ne rendeva conto, era puro odio e i demoni ne erano stati tutti contagiati...forse pure Hirofumi...e forse lei stessa...
Possibile che anche Inuyasha e Kikyo ne fossero rimasti vittime, nonostante la loro forza spirituale?
Sayouki non sapeva rispondere, ma le pareva impossibile.
Sapeva solo che doveva fare presto e fermarli prima che cadessero vittima l’uno dell’altra.
Purtroppo il palazzo di Sesshomaru si trovava molto a sud, sperduto tra i monti dello Chugoku e Jaken si era ben guardato dal facilitarle l’orientamento: l’aveva condotta per lunghi e contorti passaggi sotterranei che l’avevano fatta riemergere nella notte in una valle remota e selvaggia fuori vista del palazzo. Le ci era voluto non poco per orientarsi a causa del maltempo e aveva vagato alla cieca finchè la notte seguente le stelle avevano fatto capolino, indicandole la strada.
Sayouki aveva viaggiato alla massima velocità per giorni e giorni, senza mai darsi tregua, e ora gioiva speranzosa essendo a poche miglia dalla meta, ma non sapeva che sarebbe arrivata comunque troppo tardi.

****

Mentre Sayouki lottava con la fitta vegetazione che pareva volerla trattenere, Inuyasha stringeva nel pugno la Sfera degli Shikon che aveva rubato dal tempio e le nocche erano bianche, tanta era la violenza con cui era serrata la sua mano. L’hanyou si trovava di fronte a Kikyo, colei che l’aveva tradito, colei che l’aveva ingannato per tutto quel tempo, colei che l’aveva attirato in trappola e ora lo malediceva, puntandogli contro uno dei suoi letali dardi.
Inuyasha guardò il magico gioiello che stringeva tra le dita e la rabbia gli offuscò la vista: solo poche ore prima l’avrebbe scioccamente usato per divenire umano!
Odiò la donna che gli stava davanti con tutto il cuore e meditò vendetta per il suo tradimento: ora sarebbe divenuto un full youkai e non avrebbe mai più permesso che futili pensieri d’amore lo indebolissero! Aveva imparato bene la lezione!
La freccia fatale lo colse inaspettatamente, perchè, nonostante tutto, in fondo al suo cuore non credeva che Kikyo l’avrebbe scagliata.
Le sue frecce non erano mai state scagliate contro di lui per ucciderlo.
Fino ad ora.
Il dolore della ferita non fu nulla in confronto a quello che Inuyasha provò nel sapere perduti per sempre gli unici attimi felici della sua vita: l’odio e il rancore si affievolirono e si spensero e la vita abbandonò il corpo del giovane hanyou assieme all’ultimo respiro.

****

Nascosto nel’ombra profonda il Ragno sorrise soddisfatto: la Sfera era stata impregnata del sangue versato nell’odio. Se ora Kikyo, ferita a morte dagli artigli dell’hanyou, l’avesse egoisticamente usata per salvarsi la vita, il suo piano si sarebbe compiuto e la Shikon no Tama sarebbe divenuta immensamente potente.
E sarebbe stata sua.

****

La pira funebre della somma sacerdotessa bruciò a lungo e con essa bruciò la Sfera dei quattro Spiriti, vanificando i progetti dell’essere che era all’origine di tante disgrazie, perchè Kikyo aveva preferito seguire nella morte l’unico uomo che avesse mai amato.

****

Sayouki raggiunse il villaggio in tempo solo per assistere ai riti funebri della sacerdotessa, quando la tragedia si era ormai conclusa.
Vide la Sfera ardere e svanire divorata dal fuoco e solo allora, non vista, si allontanò per cercare Inuyasha. Sapeva dove trovarlo: l’aveva visto mille e mille volte.
Il corpo del giovane pendeva senza vita dal Goshimboku, inchiodato al tronco da una freccia mistica che gli aveva trapassato il cuore.
Sayouki non potè far altro che lasciarsi cadere in ginocchio e piangere calde lacrime di dolore, rabbia e impotenza.

****

Era notte inoltrata e una oscura presenza era ferma tra gli alberi e rimuginava tra sè, colma di rabbia e delusione per il fallimento delle sue trame. La sua rabbia pareva rendere ancora più impenetrabile il buio attorno a lui: aveva ottenuto la sua rivincita su Kikyo e per farlo aveva abbandonato la sua forma umana, offrendo la propria anima in pasto ai demoni, ma alla fine, la cosa più importante...
Aveva perso la Sfera.
Avrebbe dovuto cercare un’altro modo per raggiungere i propri scopi, per aumentare il suo potere.
Guardò la yasha, ancora inginocchiata sotto l’albero sacro e la osservò a lungo.
L’aveva vista combattere qualche settimana prima ed era rimasto piacevolmente impressionato: sentiva che in lei c’era qualcosa, una forza nascosta che premeva per affiorare, per liberarsi...Anche ora, che stava ferma immobile da ore, persa nel suo dolore, stava lottando, per tenerla sotto controllo.
Forse sarebbe potuta tornargli utile un giorno o l’altro...
Sarebbe stato interessante metterla alla prova.

****

L’estate era finita, ma l’autunno tardava ad arrivare e il sole continuava a splendere tiepido e dolce. Il bosco sembrava esser ritornato alla vita, dopo gli ultimi tragici eventi di cui era stato silenzioso spettatore.
Ogni sera Sayouki tornava davanti al Goshimboku per dire addio ad Inuyasha, ma non sapeva decidersi ad andare e ad abbandonare l’unico amico che avesse mai avuto.
Una volta aveva anche tentato di estirpare la freccia mistica dal suo cuore, ma l’unico risultato che aveva ottenuto era stato di ustionarsi i palmi delle mani e aveva dovuto ammettere che il potere spirituale di Kikyo era troppo superiore: in quella freccia c’era tutta la forza del suo odio e della sua disperazione per il tradimento subito.
Nonostante tutto ciò che aveva sentito e visto su quanto era accaduto, Sayouki non riusciva a credere che Inuyasha fosse stato capace di tanta spietatezza: attaccare la donna alle spalle, rubarle la Sfera...Lui aveva amato sul serio Kikyo, ne era certa, ed era altrettanto certa che la miko avesse amato lui.
Ma cosa era accaduto, allora? Che la Sfera dei quattro Spiriti avesse il potere di cambiare a tal punto gli animi delle persone, di rendere così ciechi ed egoisti?
‘Il potere rende schiavi...’ pensò guardando la propria immagine riflessa dall’acqua e ricordando cosa lei stessa era stata capace di fare in un passato troppo recente, inebriata da quel potere.
‘Si sono uccisi a vicenda per il potere?’
Non riusciva a crederci e non si dava pace.

Il sole era basso all’orizzonte quel pomeriggio autunnale e la giovane stava vagando nella foresta senza meta dopo una breve sosta al Goshimboku, quando sbucò nella radura del pozzo mangiaossa.
Era di nuovo tutto normale, come se non vi fosse mai stata combattuta nessuna sanguinosa battaglia tra demoni. Solo alcuni alberi spezzati testimoniavano la violenza dello scontro che vi era avvenuto quasi due mesi prima. Non vi era traccia nemmeno dei corpi: le ossa dei demoni erano state gettate nel pozzo, mentre a ciò che rimaneva dei guerrieri di Hirofumi era stata data degna sepoltura.
Del monaco non si era trovata traccia, ad eccezione del suo bordone nero, ed era stato dato per morto; solo Sayouki sapeva che era ancora in vita, perchè lei stessa gliela aveva risparmiata. Era entrata nella sua mente con l’intenzione di annullarlo, ma poi era riuscita a controllare quell’istinto omicida e si era ritirata appena in tempo.

Là accanto al pozzo era seduta una piccola figura: era Kaede e sembrava che fosse lì in sua attesa, perchè quando Sayouki apparve, lei si alzò in piedi, invitandola ad avvicinarsi. Quando furono una di fronte all’altra, la giovane incrociò lo sguardo dell’unico occhio di Kaede e provò una fitta di compassione per quella bambina che era dovuta crescere così in fretta.
L’attacco al tempio da parte di Inuyasha le era costato l’occhio destro (*) e la vita di sua sorella. Non avevano neppure potuto curarla con la pozione dell’Albero della vita, perchè essa era andata distrutta dalle fiamme nel tempio.
-Come stai, piccola Kaede?- le chiese dolcemente posando su di lei uno sguardo triste. Kaede la osservò per un attimo, pensando che nonostante la tristezza che trapelava dalla voce e dall’atteggiamento del volto, quello sguardo era così inumano da far rabbrividire...
-Si dice che uno spettro si aggiri nella foresta e che ogni notte inquieti il sonno dei vivi...- disse seria la bambina, ignorando la domanda. -Qualcuno dice che è la Dama dei sogni che è venuta a tormentarci con incubi di morte per punirci dei nostri peccati, ma io dico che siete voi.-
Sayouki la fissò per un istante, confusa: Kaede non sapeva che lei era la Dama dei sogni...Poi parlò: -Perchè la Dama dei sogni dovrebbe tormentarvi?-
-Io penso che tutti si sentano colpevoli per non aver saputo aiutare Kikyo, per essersi sempre affidati completamente a lei, senza pensare a quanto le costasse...Anche io...-
Kaede non finì la frase e sospirò. C’erano in lei una serietà e una compostezza del tutto nuove, mentre continuava a guardare negli occhi la giovane.
-Non hai colpe, chibi. E non ne hanno nemmeno gli altri abitanti del villaggio. Non avreste potuto fare nulla.-
Sayouki si inginocchiò e allungò la mano sfiorando il capo della bambina per rassicurarla.
-Nessuno avrebbe potuto immaginare che tutto si sarebbe concluso in una tragedia...-
‘Tranne me’, pensò provando una fitta acuta di dolore e di rabbia.
-E nessuno è venuto per tormentarvi. Presto anche io me ne andrò e non vi saranno più spettri ad inquietare i vostri sonni.-
-Voi non siete uno spettro.- la voce della bambina tremò -E non voglio che ve ne andiate...Perchè non rimanete al villaggio?-
Kaede aveva perso tutta la sua compostezza e ora era tornata ad essere la bambina che era. Si era avvicinata a Sayouki e le aveva preso le mani, fiduciosa, ma dopo averle strette tra le sue per un attimo, la yasha si alzò e disse dolcemente:
-Piccola Kaede... Tu sei buona e fiduciosa, ma...io sono una mezzosangue, proprio come il mezzodemone Inuyasha, che vi ha arrecato tanto dolore...Non posso restare dopo quanto è successo.- continuò in fretta prima che Kaede obiettasse e concluse, sorridendole grata -Ma mi rendi felice, nel dimostrarmi tanta fiducia e amicizia.-
-Ma io cosa farò, adesso?- supplicò la bambina, come se sapesse che Sayouki aveva la risposta.
-Sarai forte e assumerai la guida di questo villaggio, proprio come Kikyo.- ribattè lei, osservando, con la vista interiore una Kaede invecchiata, vestita con l’abito sacerdotale e attorniata dalla gente del villaggio.
-Addio, piccola Kaede. E’ proprio ora che io vada.- si congedò infine la giovane, allontanandosi di qualche passo. ‘Quest’incontro è stato un segno’ pensò.
-Apettate! Ditemi almeno il vostro nome...-
-Io...sono Sayouki...-
La giovane fece un cenno di addio e si allontanò di qualche passo, ma la bambina parlò di nuovo:
-Ci riincontreremo?-
Sayouki guardò il cielo che si tingeva di porpora nella luce del tramonto e rispose:
-Si, un giorno tornerò a trovarti, piccola Kaede.-

(*) Mi pare che sia stato durante l’attacco di Inuyasha che Kaede ha perso l’occhio...Se non è così, scusate!! Ma allora quando l’ha perso??? ^_^

Per il resto, che ne dite? Come solito anche questo capitolo è un discreto papiro e il ritmo è diventato sempre più veloce, forse anche troppo...La storia è ancora inconclusa, però...manca l’epilogo!
Intanto complimenti per chi è riuscito a resistere alla lettura fino a questo 10° capitolo!
Spero che chi è arrivato siin qui, almeno a questo o all’ultimo capitolo voglia lasciare un commentino. Non avete idea di quanto possa spronare a scrivere anche un singolo commento!
Ciao Youki (Visitate il mio blog: www.youki-laportadellalba.splinder.com)


Piccolo dizionario di giapponese (senza pretese ^_^ ):
chibi: aggettivo che significa “bambino”, “piccolo”.

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Capitolo 11
*** Epilogo ***


UNA STORIA DEL PASSATO
di Youki

Cap 11
Epilogo

Neve.
Fredda, soffice e abbondante rischiarava la notte.
Cadeva la prima neve di un nuovo, gelido, inverno, mentre Sayouki nel suo girovagare senza meta ancora non trovava pace.
Era passato un anno dal suo primo incontro con Inuyasha e da allora erano cambiate tante cose, forse troppe...Aveva ritrovato la propria identità, aveva imparato a combattere, aveva trovato un amico, aveva conosciuto l’amore e sperimentato il potere.
Poi aveva perso tutto, se stessa, l’amico, l’amore, il potere...e la sola cosa che le rimanesse era la rabbia.
Rabbia per essersi dimostrata incapace di gestire il proprio potere, di essersene lasciata dominare, travolgere, sopraffare. Non era stata in grado di salvare l’unico amico che avesse mai avuto e non era stata capace di controllare i propri sentimenti nei confronti di Sesshomaru. Ancora adesso, nonostante fosse pienamente conscia della loro diversità, non riusciva a dimenticarlo, anche sapendo che la prossima volta che si fossero incontrati, molto probabilmente si sarebbero trovati a combattere quali avversari.
I fiocchi di neve si fecero più pesanti e un pensiero marginale le disse che forse sarebbe stato il caso di fermarsi e aspettare il giorno. Non che soffrisse il freddo, ma non aveva fretta di arrivare da nessuna parte e un po’ di riposo non le avrebbe fatto male, pensava. Tuttavia non si mosse e levò il viso al cielo, lasciando che la neve le si posasse sulle guance, senza riuscire a sciogliersi del tutto.
Adesso sapeva perchè non soffriva il freddo.
Frugando tra i ricordi acquisiti, aveva scoperto che suo nonno materno era uno youkai dei ghiacci, il freddo, bellissimo e spietato Kikara, dai capelli argentei e dagli occhi color del ghiaccio.
‘Quanto somigliava a Sesshomaru! Per questo ne sono così attratta?’ si era chiesta, rimuginando che non riusciva più a distinguere se un pensiero fosse suo o se le venisse dal passato, nel caso particolare, dal passato della nonna Hirimi.

****

Un grido improvviso la riscosse dai suoi pensieri e d’istinto ella corse nella direzione da cui era giunto.
C’era un piccolo villaggio a ridosso della montagna, l’aveva visto poco prima, passandoci accanto, ed era da lì che proveniva la voce.
Salmodiava e parlava, gridava e inveiva, roca e gracchiante.
Stesi a terra nella neve vi erano alcuni corpi sotto ciascuno dei quali si allargava una chiazza di sangue e tra loro torreggiava un uomo alto e scarno, che minacciava a gran voce gli abitanti che si erano barrati in casa, terrorizzati.
-Lo so che è qui! Non mi fermerò finchè non me l’avrete consegnata!- stava gridando, mentre agitava un lungo coltello dalla lama arrossata dal sangue.
Sayouki scrutò attentamente l’uomo da dietro un albero e, con quei suoi occhi che vedevano così bene al buio, si stupì, riconoscendo in quel volto scavato le fattezze di Hirofumi, il monaco guerriero.
Era completamente impazzito, fuori controllo.
La giovane uscì allora dal suo nascondiglio e si fece avanti.
-Aha! Tu! Tu maledetta!- gracchiò Hirofumi girandosi di scatto verso di lei e puntandole contro l’arma e poi farfugliò: -Naraku mi aveva detto che eri nascosta qua!-
Sayouki non fece molto caso ai vaneggiamenti dell’uomo e ribattè:
-Io non mi nascondo. Ero nel bosco e ho sentito le grida. Se è me che stai cercando, non torturare questa gente. Loro non c’entrano niente!-
-Taci dannata! Smettila di farti falsi scrupoli, so bene quello che sei! Sento le grida delle tue vittime! Vedo il loro sangue macchiare le tue mani!-
Senza preavviso si lanciò contro di lei, che non riuscì a spostarsi in tempo e fu colpita al fianco: il sangue cominciò a sgorgare dalla ferita, allargandosi a macchia sulla stoffa blu del kimono. Sayouki si accasciò dolorante, senza capire come mai non fosse riuscita a muoversi per evitare il colpo.
Anche adesso che Hirofumi levava in alto la lama per darle il colpo di grazia, non poteva fare altro che guardare la scena, come se non la riguardasse.
Era il potere del Nemureikon, ma moltiplicato cento volte e senza recitare alcun tantra...
Cos’era diventato quel monaco?
La lama calò velocemente diretta al cuore di Sayouki.
Ma non arrivò neppure a sfiorarla.
Nella mente di Sayouki qualcosa di terribile e oscuro si risvegliò e spezzò i vincoli che la tenevano legata: con un gesto fulmineo allungò il braccio e bloccò la mano che teneva il coltello, spezzandone le ossa nella sua morsa.
Il grido inarticolato di Hirofumi non la toccò minimamente, mentre continuava a stringere il polso dell’uomo, riducendolo ad una parodia di arto, molle e insanguinato. Nei suoi occhi non c’era nessuna emozione, solo fredda determinazione e morte.
Con l’altra mano, sguainati gli artigli, la yasha colpì e recise di netto la testa dell’avversario.

****

Fuggita lontano dal villaggio, Sayouki si inginocchiò per terra nella neve, lasciandovi impronte rosse di sangue. Boccheggiava sconvolta e il dolore al fianco la rendeva folle. Aveva ucciso di nuovo senza controllo, per puro riflesso...e aveva provato piacere nel sentirsi così potente!
L’equilibrio dei quattro spiriti che governavano le sue azioni era di nuovo compromesso.
La sua anima era in pericolo e lei non riusciva a controllarsi...l’odore del sangue la inebriava...

-Davvero letale, complimenti.- commentò una voce suadente alle sue spalle.
Allarmata, Sayouki, si voltò con negli occhi ancora un riflesso della furia omicida di poco prima e chiese:
-Chi è?-
Si guardò attorno, ma non c’era nessuno e la voce che le rispose sembrava venire fuori dal nulla.
-Considerami pure un fedele ammiratore, Dama dei sogni...il mio nome è Naraku...-
Naraku! Lo stesso nome che aveva sentito dalle labbra di Hirofumi!
‘Chi è costui?’ si chiese.
-Cosa vuoi da me?-
-Nulla, per ora. Ti osservo e mi compiaccio che al mondo ci sia ancora qualcuno come te...Se solo ti avessi incontrata prima di Kikyo, forse avrei rivisto i miei piani...- Sospirò, come dispiaciuto.
-Kikyo!? Cosa ne sai tu di Kikyo!?- volle sapere la giovane, tremando sensibilmente per controllare la furia che sentiva salirle dentro.
-Abbastanza per essere deluso del suo sciocco comportamento...Lasciarsi distruggere così da un puerile desiderio d’amore...per quel mezzo demone, poi!-
Naraku sbuffò, pieno di disprezzo, come infastidito al solo ricordo.
-Maledetto...eri tu nella foresta!- realizzò improvvisamente Sayouki. Ora percepiva chiaramente la stessa aura maligna che aveva sentito quando era tornata al villaggio e si era scontrata con l’orda di demoni al pozzo mangiaossa!
-Cos’hai fatto a Kikyo e Inuyasha!?- gridò, ma nessuno le rispose.
Un grido di rabbia e impotenza le scaturì dalla gola e si librò nell’aria gelida dell’inverno, agghiacciante e terribile.
Era di nuovo sola, o almeno così credette.
Non vide la figura coperta dalla pelle di babbuino che la osservava dall’alto di un albero, sorridendo compiaciuta e pensando:
‘Vale la pena metterla ancora alla prova...’

****

Sayouki era decisa a scoprire chi e cosa fosse quel Naraku e quale parte avesse avuto nella tragica vicenda di Kikyo e Inuyasha, quando uscì dal rifugio che per sette giorni l’aveva vista languire e meditare, mentre la ferita guariva lentamente.
Si incamminò zoppicando sempre pensando a quel nuovo nemico, così abile nel manipolare le menti.
Pensò a Hirofumi.
Era ormai certa che fosse stato Naraku a condurre il bonzo alla completa follia dopo che lei aveva tentato di farlo rinsavire. Certo, le maniere che lei aveva usato non erano state le più gentili, ma grazie al potere della Memoria del drago, utilizzando il Kiokùryu, era certa di aver ridestato la sua coscienza.
Ripensò allo scontro che aveva sostenuto con lui presso il pozzo mangiaossa...Quando Sesshomaru l’aveva liberata, aveva con sè il bastone e, vedendolo, a Sayouki era venuta in mente un’idea...Se quell’oggetto aveva il potere di rievocare le memorie sepolte, forse avrebbe potuto riesumare ciò che Hirofumi era stato un tempo, prima che il suo stesso potere lo divorasse...
E infatti, imprigionata dietro il velo di follia, l’anima dell’uomo si era ribellata alle visioni spettrali da lei rievocate dalla memoria stessa del bonzo con l’aiuto del Bastone del drago. Hirofumi aveva dunque riconosciuto la crudeltà con cui aveva mietuto le sue vittime, aveva rivisto i loro volti e udito le loro voci, e aveva capito che non importava che fossero demoni e assassini. Si era reso conto di avere sbagliato.
Sayouki era certa che quando aveva lasciato libero l’uomo, lui le avesse mentalmente detto ‘Grazie’. Era sicura che fosse rinsavito...
Ma poi evidentemente era stato plagiato da Naraku, entrando a far parte delle sue trame...
Un pensiero inquietante folgorò la giovane: e se anche lei senza rendersene conto fosse già caduta nella tela vischiosa del nemico? In fondo gli era bastato ben poco per farle perdere il controllo!
Cosa voleva Naraku da lei?
Un brivido le corse giù per la schiena.
Se non avesse fatto qualcosa per impedirlo, Naraku sarebbe riuscito a fare impazzire anche lei.
Capiva infatti che non sarebbe finita lì. L’avrebbe di certo incontrato ancora sulla propria strada...e qualcosa le diceva che un giorno sarebbero arrivati alla resa dei conti.
In quel momento potè vedere la scena e seppe qual’era il volto che avrebbe dovuto cercare, il volto di Naraku.
Nella visione, accanto a lei a fronteggiare quell’essere, c’era Inuyasha.

‘Le mie visioni non hanno mai sbagliato...eccetto, forse, una volta.’ pensò.

Sorrise, senza voler interrogare oltre il futuro.

Forse Inuyasha un giorno si sarebbe risvegliato dal suo sonno senza fine.
Forse avrebbe di nuovo avuto un amico.
Forse avrebbero di nuovo combattuto insieme.

E questa volta non sarebbe arrivata in ritardo.

Il buio della notte inghiottì l’esile figura della Dama dei sogni e una candida coltre di neve coprì le sue piccole orme cancellando ogni traccia del suo passaggio.


The end



EUREKA!! E’ FINITA!!! GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE HANNO AVUTO LA PAZIENZA DI ARRIVARE FIN QUI!! GRAZIE PER AVERMI SOPPORTATA E PER AVER COMMENTATO, SPRONANDOMI A SCRIVERE...E, PER GLI AFFEIZIONATI, SAPPIATE CHE STO LAVORANDO AD UNA NUOVA STORIA CHE SI PUO’ DEFINIRE UN SEQUEL DI QUESTA...SPERO VORRETE LEGGERLA...
CIAO A TUTTI

YOUKI

P.S.: Fate un salto nel mio blog se volete contattarmi ^^ www.youki-laportadellalba.splinder.com)

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