One day in your life.

di Carmelo98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Something. ***
Capitolo 2: *** A dream. ***
Capitolo 3: *** Break. ***
Capitolo 4: *** Kiss. ***
Capitolo 5: *** This is love. ***
Capitolo 6: *** Don't you remember. ***
Capitolo 7: *** One and only. ***
Capitolo 8: *** Darkness. ***
Capitolo 9: *** I can feel your halo. ***
Capitolo 10: *** Miss you. ***
Capitolo 11: *** Irreplaceable. ***



Capitolo 1
*** Something. ***



La mia vita sino a quel giorno non era stata granchè. Figlia di genitori separati, cresciuta con una mamma mai degnatasi della sua unica figlia senza fregarsene mai dei problemi che le appartenevano. Pensava sempre a quel suo stupido lavoro. Lavoro che sinceramente ancora non so fino in fondo . Quel giorno apparentemente sembrava come tutti gli altri.Solo che quello era il primo giorno di scuola . Quella il mio ultimo anno di liceo a londra, dopodichè mi sarei trasferita, probabilmente con la mia migliore amica, Jane in qualche città al di fuori della gran bretagna. Tanto, ero abituata a gestirmi da sola. 
"Mary, muoviti che è tardi!" urlò Jane dall'altro lato del citofono.
"Oddio scusami, mi ero completamente dimenticata!". Scesi di corsa le scale e, senza nemmeno curarmene, calpestai la merda di un cane. "Perfetto, la giornata non poteva che iniziare meglio" dissi fra me e me.
"Mary, ma che fi.." 
"Jane non succederà più, muoviamoci a salire sul bus chesta andan.." Mi voltati e vidi il pullman accellerare. 
"Merda!" dissi. La giornata si prospettava penosa. Inizziamo a rincoccere il bus giallo che fortunatamente si accorse dell'esistenza di due povere ragazze che correvano a più non posso. 
"La prossima volta puntuali o rimanete a piedi." disse severamente l'autista. Appena entrammo dal fondo sino ai primi posti tutti scoppiarono a ridere. Dimenticavo, sono lo zimbello della scuola solo perchè ho sempre rifiutato di spettegolare con le altre arpie presenti nel mio istituto. Sinceramente stringevo di più con i ragazzi. L'unica amica femmina che avevo era appunto Jane, la mia migliore amica. Le altre tutte stronze che evitavo.
"Oh, guarda chi si rivede, la puttanella che l'ha data a tutti quest'estate! AHAHAHAHA" tutti scoppiarono in una risata appena Lucy aprì la bocca. Con assoluta indifferenza continuai a camminare ifnchè io e Jane non trovammo posto. Una lacrima scese sul mio volto.
"Mary, non le pensare, sono solo invidiose." mi disse Jane cercando, invano, di consolarmi.
"Non ne posso più. Non riuscirò a sopportarle un anno intero" dissi iniziando a singhiozzare. Jane mi avvolse in uno dei suoi abbracci coccolosi che solo lei sapeva darmi. Appena arrivammo a scuola, cercai Marcus, il ragazzo che mi piaceva. Solo il fatto di vederlo dopo tre mesi mi rendeva felice. Purtroppo per lui ero solo la migliore amica, quella che non contava nulla in amore. Di Marcus però, nessuna traccia. Tutt'un tratto arrivò Jane di corsa:
"Mary, Mary oggi il management dei One Direction sarà qui a Wolherampton per cercare ragazze che possano prendere parte al video della nuova canzone!" urlò con il fiatone Jane. Non riuscivo a crederle. 

FINE DEL PROLOGO

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Capitolo 2
*** A dream. ***


Erano le 16. Sapevo che non c’era alcun possibilità di far parte delle dieci ragazze facenti parte il video, eppure sentivo che era la mia possibilità per riscattarmi, per tornare a respirare, metaforicamente. Cosa che non facevo da tempo. Misi un semplice leggins militare ed una maglia con sopra la bandiera inglese. Quel pomeriggio toccava a me andare a prendere Jane. Presi la macchina (dimenticavo, avevo la patente, ma mia mamma in rari casi mi faceva usare la macchina, uno di questi era la scuola, diceva era troppo distante) e mi diressi vero qualche isolato dal mio. Jane era già pronta nel suo giardino ad aspettarmi, volevamo essere più che puntuali. Abbassai il finestrino e le feci segno di salire in macchina.
“Mi stupisce la tua puntualità!” disse Jane con un sorriso malizioso.
“Sono stupita anche io” risposi ridendo.
Arrivammo con qualche minuto di anticipo alla sala di danza affittata per i provini, e subito arrivò un uomo che ci disse di aspettare qualche minuto.
“Ancora non riesco a crederci Jane,sono emozionatissima!” dissi emozionata più che mai. Sinceramente sino a quel momento non avevo provato nulla ma appena vidi quel palazzo iniziai ad avere le farfalle nello stomaco ed alcune sensazioni indescrivibili. Ci aprirono le porte ed un lungo corridoio si diramava di fronte a noi.
“Seguitemi” disse un uomo con una giacca nera. Lo seguimmo per qualche minuto, il corridoio sembrava infinito, finchè non svoltammo a destra dove vedemmo una fila numerosissima che si protraeva.
“Aspettate il vostro turno rispettando le regole e avrete anchhe voi la vostra possibilità.” Disse l’uomo per poi andarsene.
“Perfetto, un centinaio di ragazze davanti a noi, non ce la faremo mai.” dissi.
“Mary ricordati che tutto è possibile, non essere pessimista!”. In effetti tra noi due Jane era la più ottimista, io no. Tendevo in maniera spaventosa al pessimismo, probabilmente per la mia vita che non mi aveva mai riservato nulla di buono.
“Certo..”. Passò all’incirca un’ora, dopodiché mancava una sola ragazza, dietro di noi un paio di ragazze la fila interminabile finiva. La prima che sarebbe andata era Jane, io mi sentivo letteralmente di morire.
“Signorina, è il suo turno.” disse l’uomo riferendosi a Jane.
“Buona fortuna amore!” le dissi. Presa dall’emozione lei non riuscì a rispondermi. Non avevo mai detto amore a Jane, come a nessun’altra persona in questo mondo, nemmeno il mio unico fidanzato. Eppure ero una ragazza carina, sempre apprezzata dal mondo maschile. Ma io non riuscivo a legarmi più di tanto alle persone, soprattutto ai ragazzi. L’unica persona a cui mi ero legata era Jane, l’unica. Passò ancora qualche minuto e poi toccò a me.
“Buona fortuna signorina, è il suo turno” disse l’uomo al quale accennai un sorriso.  Appena aprii la porta mi ritrovai davanti loro, i miei idoli. Liam, Niall, Louis, Zayn ed Harry erano li, avrebbero assistito alle prove. Rimasi qualche secondo fermo, dopodiché mi avvicinai abbastanza emozionata, anzi emozionatissima.
“Ciao bella, come ti chiami?” mi disse Zayn. Ok, avrei rischiato l’infarto durante quei pochi minuti di audizioni.
“Ehm, Mary, mi chiamo Mary Ciccone.” dissi balbettando.
“Quanti anni hai?” disse Liam sorridendomi.
“18, cioè quasi 18”.
“Perché sei qui?” disse Niall.
“Perche sono qui? Ehm, perché voi siete la mia vita, non vorrei sembrare stupida. Amo anche il ballo.” Ok, mi stavo giocando la possibilità di partecipare se continuavo a balbettare.
“Dai, non stare cosi preoccupata. Sei fidanzata?” disse Harry.
“No, nessun ragazzo mi vuole.” risposi abbassando lo sguardo.
“Wow, mi sorprende, sei cosi carina..”
“Harry basta. Dai su, facci vedere come sai ballare” riprese Liam continuando a sorridere.
Appena partì la base dimenticai tutta l’emozione e iniziai a ballare. Finita la musica, i ragazzi si alzarono applaudendomi.
“Sei bravissima cazzo!” esclamò Louis.
“Davvero, nessuna mi aveva stupito come te!” continuò Zayn.
“Credo che tu sia stata la più brava!” disse Liam.
“Brava, brava” dissero all’unisono Harry e Niall.
“Grazie, non so come ringraziarvi!” .
“Dovremmo ringraziarti noi!” continuò Zayn.
“Mary, giusto? Sei la prima ballerina ufficiale del video Take me Home. Dacci il tuo numero, compila questo foglio. Le riprese dureranno due giorni in cui alloggerai insieme alle altre sul set. Verrai chiamata per ulteriori informazioni e per la data. Ricordati di non dire niente sul luogo del set e sul periodo, e non potrai registrare alcun video. La coreografia ti verrà inviata via e-mail e la dovrai imparare entro la data che ti verrà detta.” Disse l’uomo seduto affianco a loro, probabilmente il regista del video.
“Cazzo, cazzo, cazzo” iniziai a piangere davanti a loro, una cosa che non avrei mai voluto fare davanti a loro.
“Complimenti!” mi ridissero tutti abbracciandomi mentre ero ancora in lacrime.
“Ti voglio conoscere” mi sussurrò nell’orecchio Zayn. Iniziai a piangere ancora di più ridendo allo stesso tempo.
“Grazie ancora” dissi disorientata. Appena uscita saltai addosso a Jane che però non aveva uno sguardo felicissimo. Dopo qualche minuto in cui piangevo e ridevo le chiesi:
“Jane c’è qualcosa che non va?”
“Mi hanno detto che non hanno bisogno di una come me.” Disse Jane iniziando a piangere.
“Stai scherzando vero?” risposi guardandola allibita. Iniziammo ad avviarci verso la macchina. Iniziò a piovere.
“Cazzo, ci mancava solo la pioggia” disse Jane. Eravamo quasi vicino la macchina che caddi.
“CAZZO! “ URLAI DISUMANAMENTE!
“Mary che succede?” disse Jane spaventata.
JANE CAZZO CHIAMA UN’ AMBULANZA!”.




BUONSALVE! Allora mi presento, sono Carmelo, ho 14 anni e, credo che come abbiate capito, amo i 1D. Questo è il secondo capitolo della mia prima storia. Appunto, la prima storia. Non sapevo come sarebbe andata. Ringrazio tutte le 103 persone che sino adesso hanno visualizzato il primo capitolo, e l'unica recensione ricevuta. Spero che questo capitolo vi piaccia. Alla prossima :)

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Capitolo 3
*** Break. ***


Aprii gli occhi e mi ritrovai in una stanza bianca, sdraiata su di un lettino scomodo. Mi trovavo in un ospedale. Ero abbastanza stanca, però ricordai ciò che era successo: la felicità, la pioggia, la scivolata e l’ambulanza, quel dolore tremendo. D’altronde nella mia vita non c’erano mai state grosse gratificazioni. Continuavo a vivere solo per andare avanti, perché, sinceramente, ancora non avevo trovato un senso a questa cazzo di vita. Ero sdraiata sulla pancia, una posizione scomodissima, tentai di voltarmi ma un dolore tremendo mi immobilizzò e mi obbligò ad urlare. Immediatamente entrò un medico:
“Signorina, eviti movimenti bruschi! Dormito bene?” chiese il dottore.
“Con il bacino rotto, certo, cosa potrei desiderare di più?” chiesi in tono sarcastico.
“Sempre meglio di essere una malata terminale.” Disse sorridendo il medico, che nel frattempo aggiustava della roba vicino me.
“Quanto tempo mi terrete qui?”
“Si è fratturata l’osso sacro, non si potrà muovere per circa 1 mese, se non più. Dipende tutto da lei.”
“Un mese!? Io non posso aspettare un mese cazzo?”
“Eviti di alterarsi. C’è una visita per lei, aspetti qualche secondo”.
Un mese ingessata, e il video? Lo avrei saltato. Una lacrima scese sul mio volto. Ad un certo punto qualcuno aprì la porta lentamente. Appena fu possibile capire chi era mi voltai subito, seppur con una smorfia di dolore.
“Cosa ci fai qui? Puoi anche andartene mamma”.
“Non dire cosi” mi ammonì.
“Certo, adesso dovrei applaudirti? Dopo quello che NON hai fatto per me? Per favore, vattene.” Le dissi apllaudendola.
“Non puoi rivolgerti cosi a me!”
“Io mi rivolgo come cazzo voglio a te! A te interessa solo apparire, fosse stato per te staresti dal quello stronzo del tuo amante a scopartelo. Di me non te n’è mai fottuto un cazzo!” le urlai contro. Mi diede uno schiaffo violento.
“Non osare parlarmi in questo modo!”
“Da quando è morto papà sei cambiata. Anzi, sei sempre stata cosi, almeno con me. Mi hai sempre odiata!”
“Se è morto è tutta colpa tua! Hai capito? Se tu non lo avessi distratto lui sarebbe stato qui!”. Quelle parole mi ferirono come mille lance nello stomaco.
“Non ti permettere mai più! Avrei preferito morire in quell’incidente cazzo! Uccidimi, uccidimi!”. Ero in preda alla rabbia e al dolore. Aveva riaperto una ferita che avevo tentato di cucire. Ma probabilmente in malo modo.
“Avrei preferito fossi morta, sarebbe stato meglio”. Ormai il danno era fatto. Presi il primo oggetto che mi capitò in mano, una vaso di terracotta, e lo lanciai sul suo volto. Lanciò un urlo disumano, le avevo sfregiato il viso, eppure ero in preda alla rabbia. Mi faceva godere vederla soffrire. Tentai invano di alzarmi cadendo a terra e provocandomi da sola un male tremendo. Arrivò subito il medico di prima:
“Cosa sta succedendo qui! Diamine, cosa si è fatta in volto signora? E tu cos’avevi intenzione di fare?” urlò il medico. Prese subito il cellulare e chiamò immediatamente due medici che venissero a soccorrere me e mia madre che era svenuta. Lentamente le immagini divennero sempre più sfocate per poi divenire tutto buio.
Al mio risveglio trovai al mio fianco cinque ragazzi che non distinsi subito. Era tutto cosi sfocato.
“Sta aprendo gli occhi!” disse uno di quelli, sembrava avesse dei ricci.
“Ci senti?” intervenne un altro, probabilmente biondo.
“Avvisa il dottore Lou!” disse uno di quelli con una parlantina veloce. Avevo sentito bene? Lou? La vista diventava sempre più chiara finchè non me li ritrovai davanti. I One Direction erano li, cazzo!
“Ciao bella, tutto bene?” mi disse Zayn. Scossi solo il capo in su, ancora non riuscivo a parlare, seppur accennai un sorriso.
“Ti son bastate nove ore di sonno?” disse Harry ridendo.
“Si” sussurrai.
“E sai anche parlare?” Harry rideva da solo, gli altri lo guardavano basiti.
“Acqua, per favore, acqua.” Riuscii a sussurrare, Zayn subito si alzò versandomi un bicchiere d’acqua.
“Ci hanno raccontato del litigio, tua madre sta poco bene, un trauma cranico, ha avuto un’emorragia.” disse Liam abbassando lo sguardo.
“Non mi importa più niente di lei.” finalmente riuscivo a dire qualche frase.
“Non dire cos..” cercò di dire Niall ma lo interruppi burrascosamente
“Mi ha detto che mi avrebbe voluta morta. Come può una mamma dire queste cose sulla figlia!” iniziai a piangere come una bambina, d’altronde la volevo bene..
Zayn mi abbracciò subito. Provai qualcosa che non avevo mai provato, un brivido percorse la mia schiena e mi fece dimenticare per qualche secondo tutto ciò che era attorno a me.
“Tutto apposto?” sussurrò nel mio orecchio trasmettendomi calore,
“No, mi ha detto che ho fatto morire io mio padre, che senza di me lui sarebbe sopravissuto! Ma io avevo solo sei anni! Come può pensarlo? Da quel giorno la mia vita non ha più senso, capito! L’inferno per me è la vita, non voglio più vivere!” dissi fra le lacrime.
“Non dire cosi, è sempre tua mamma” rispose Liam.
“Una mamma che mi vorrebbe morta?”
“Una mamma disperata.”
“Ragazzi dovete uscire, su!” intervenne un medico che entrò all’improvviso.
“Ma..” cercò di dire Zayn.
“Niente ma!”
“Mary ci vediamo il prima possibile, ecco i nostri numeri, appena esci di qui puoi venirti a prendere un drink da noi. Non ti preoccupare per il video, parteciperai comunque” mi disse Zayn abbracciandomi e dandomi i numeri di tutti i ragazzi.
“Grazie, siete dei veri amici” dissi fra le lacrime.
“Ti vogliamo bene” mi disse Liam.
Appena uscirono tutti, compreso il medico scoppiai in lacrime. 








BUONSALVE! Qui a parlarvi è ancora Carmelo! Scusate l'estremo ritardo per il capitolo ma ci sono stati dei problemi.Inoltre so perfettamente che il capitolo è cortissimo, scusatemi anche per questo, ma aspettatevi un prossimo capitolo pieno di colpi di scena. Mi raccomando, recensite e leggete in tanti! Qui i contatti utili:

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Capitolo 4
*** Kiss. ***


Ero sdraiata a fissare il soffitto come facevo da cinque giorni. Ero tornata a casa ma dovevo essere ferma su quel maledetto letto per un mese, non mi sarei potuta muovere se non per quella maledetta fisioterapia che era diventato un pessimo appuntamento. Non ero tornata a casa, avevo preferito stare da Jane. Lei fortunatamente aveva deciso di prendersi cura di me, non so perché ma mi sentivo una bambina e vedevo in Jane una mamma. Era lei che mi lavava, che mi parlava, che mi faceva ridere, era lei che mi accudiva. Non avevo mai usato quella parola con nessuno, nemmeno con mia madre. Anzi, con una sola persona, papà. Anche se ero bambina durante la sua breve vita ricordavo ancora i momenti passati con lui. Con mia madre che ci guardava, quasi ingelosita dalle attenzioni che mi dava mio padre.
“Mary, tutto apposto?” Jane entrò di colpo nella stanza spaventandomi.
“Mi hai spaventata! Comunque si. Perché hai questo sguardo?” Sembrava triste, più che altro spaventata.
“Mary, te lo devo dire. Le condizioni di tua madre sono peggiorate. “ Rabbrividii, non per la situazioni di mia madre, ma perché ricordai per l’ennesima volta quelle parole terribili che aveva scagliato contro di me come frecce. 
“Non mi interessa più nulla di lei.”
“Mary, tua madre ha avuto un infarto, da tempo soffriva di cuore e, e il cuore ha ceduto ieri.” Per ogni parola che pronunciava abbassava sempre di più il suo sguardo.
“Soffriva di cuore?”
“Si.”
“Ecco, lo sapevo. Lei nemmeno in questa occasione non mi ha detto niente! Cazzo Jane, come può fregarmene di quella donna! Preferirei  fosse MORTA!”Forse avevo sbagliato a pronunciare quelle parole.
“Mary, c’è il rischio..C’è il rischio che tua madre possa avere un altro infarto, e morire.” A quel punto Jane sembrava stesse cadendo e si sedette. Decisi di non risponderle, quelle parole mi facevano male ma mi ero promessa di non parlarne più.
“La vorresti andare a trovare?” 
“No. Ancora non sono pronta. Ho paura di fare un’altra cazzata, ho paura di perderla ma ancora non posso perdonarla. Se morisse non mi perdonerei mai!” iniziai a piangere. D’altronde lei era mia madre, anche se non si era mai interessata a me era solo una donna fragile che senza il marito aveva perso ogni ragione di vita. Come dargli torto, anche io non trovavo più senso a questa vita.
“Jane, per favore lasciami dormire, sono stanca” le chiesi quasi supplicandola.
“Se proprio vuoi.” Disse Jane lasciandomi con aria triste.
Tentai svariate volte di prendere soldi, ma non riuscivo a dormire. Appena chiudevo gli occhi la possibilità di mia madre in una tomba, vederla inerme, mi faceva svegliare di soprassalto.  
Fui “svegliata” (purtroppo già lo ero) dalla sveglia puntata alle 8:00. Quella mattina sarebbe venuto uno psicologo mandato dall’ospedale per parlarmi. Puntualissimo lo psicologo era già li ad attendere che “ufficialmente aprissi gli occhi” (visto, che come ho già detto, non mi ero mai addormentata, avevo gli occhi chiusi per riposarli).
“Buongiorno signorina. Sono il dottor Phillips ed ho ventisei anni.” Tese la mano verso di me.
“Salve, Mary Ciccone, ho quasi 18 anni.” 
“Ah, come la cantante, Madonna?” fece una smorfia divertita. Avevo già capito che faceva ridere quanto una ragazza con il ciclo.
“Si” accennai un sorriso, falsissimo per di più.
“Descriviti , su, ti servirà. Descrivi come sei fatta , il tuo carattere, il tuo rapporto con il tuo fisico, la tua vita.”
“A cosa serve descrivere il mio fisico?”
“Ti ho posto prima io la domanda. Rispondi, su.”
“Beh, sono rossa, cioè, in realtà la mia è una tinta,naturale sono castana scura. Mi vedo grassa e brutta, anche se molti affermano il contrario. In realtà disprezzo me stessa.”
“Perché Jane?”
“Beh, insomma, non so, sono brutta.”
“Spiegazione pessima, inventatene un’altra.”
“Penso di essere brutta, stop.” Sapevo che la motivazione era diversa, però me ne vergognavo.
“Ripeto, inventatene un’altra.”
“Cosa vuoi da me?”
“Voglio che tu cambi.”
“Per cosa?”
“Per una vita migliore.”
“Mi sa che tu non sei normale.”
“Rilassati, prova a darmi una spiegazione razionale.”
“Beh, in realtà i ragazzi della mia classe, anzi della mia scuola, mi definiscono sempre un maschiaccio priva di femminilità. Ma io non sono cosi!”
“Bingo, è questo il punto. Perché ti interessa il giudizio degli altri?”
“Perché la mia vita ormai non ha senso, viene manipolata dagli altri.”
“Sfogati, puoi farlo con me.”
“Odio la vita! Da quando mio padre è morto tutti mi hanno voltato le spalle!
“Ti va di parlare dell’incidente?”
“No.”
“Provaci, no?”
“Ricordo le fiamme.”
“Dall’inizio.” Dove voleva portarmi? Non riuscivo più a trattenere le lacrime, ma avevo bisogno di parlare con qualcuno. 
“Eravamo in macchina. Era venuto a prendermi da danza. Salii in macchina e sembrava che tutto andasse bene.  Eravamo felici, ecco. L’ultimo momento di felicità. Ad un tratto..” Non riuscii più a parlare. Iniziai a piangere e qualcosa mi bloccò la gola. Davvero non riuscivo a pronunciare nulla.
“Va bene cosi per oggi. Ci vediamo domani mattina ok?” .
Non so cosa mi passò per la testa, ma afferrai la sua testa e lo baciai. Era l’unico ragazzo che sino a quel momento mi avesse lasciato parlare, mi avesse apprezzato. Fu un bacio ricambiato. Durò qualche minuto finchè non lo lasciai.
“Ehm, va bene, ci vediamo domani mattina” disse imbarazzato il dottore. Appena uscì dalla stanza scoppiai in lacrime, non ne potevo più di quella vita. Volevo ritornare da mio padre. Volevo morire.  La madre di Jane entrò in stanza per portarmi il vassoio con la colazione. Feci un cenno per darle il buongiorno, facendo finta di nulla, seppure avevo ancora gli occhi lucidi. Decisi di prendere il coltello che aveva portato la signora Perry che a tutto sarebbe servito tranne che a tagliare le cibarie.
 






SPAZIO DELL’AUTORE: 
Saaaalve :) Carmelo è ancora qui, yo! Spero il capitolo, per l’ennesima volta tragico, e pure abbastanza corto, (lo ammetto, sono pessimista) vi sia piaciuto. Vi prometto che a breve i ragazzi saranno pieni protagonisti della storia con Mary. Chissà come andrà a finire con il dottore. Per saperlo, leggete in tante, recensite e arriverà il più presto possibile il quinto capitolo. Alla prossima! 

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Capitolo 5
*** This is love. ***


SPAZIO DELL’AUTORE: Eccooooomi! Dopo quasi due settimane sono riuscito ad aggiornare. Ho avuto una sorta di crisi per il continuo della storia ma fortunatamente grazie anche a @dark akiko sono riuscito a continuare. Il capitolo è un po’ ingarbugliato, ma era l’effetto volevo che si creasse. Grande tensione fra Zayn e Mary che fortunatamente sarà risolta con un chiarimento. Gli eventi si susseguono con grande velocità, e poi ci sarà una lite fra Zayn e il dottor Phillips…A proposito, una parte del capitolo è un po’ “sporca” nel senso che è a sfondo sessuale per cui io vi ho avvisate u.u Con questo, buona lettura e al prossimo capitolo!
 

 
 
Avevo commesso per l’ennesima volta quel maledetto errore, merda. Certo, ragazza forte solo all’apparenza. Il sangue che scorreva lungo il mio braccio, il coltello poggiato ancora sul polso dolorante. Ed io, ed io ansimante. Bruciava come fuoco che ardeva, un dolore fortissimo che però in quel momento era piacere.  Un piacere che si trasformò in paura, non so nemmeno perché, quando vidi entrare Zayn in camera. Rimase fermo sulla porta sbalordito per poi socchiuderla dietro di sé.  Io terrorizzata, lui spaventato. Per qualche secondo rimanemmo in silenzio. Un silenzio che però parlava da solo e faceva capire la tensione che c’era nell’aria.
“Non volevo, davvero, scusami!” Non sapevo nemmeno perché mi stessi scusando con lui, ma in quel momento ne sentivo il bisogno.
“Non ti dovresti scusare con me..” La sua voce era diventata cupa, buia. Sul mio volto discese una lacrima. A quel punto Zayn si sedette vicino a me e mi strinse in un lungo abbraccio.
“Te lo chiedo ancora una volta, scusami, è che..”
“Basta Mary. Promettimi solo che non ci proverai mai più.”
“E se non ci riuscissi?”
“Ci sarò io con te, non ne avrai bisogno.”
Rimanemmo abbracciati finchè non sentimmo la voce della signora Perry proveniente dal salone:
“Mary io vado a fare la spesa. Mi raccomando!” e chiuse la porta.
“Beh, siamo soli” dissi tentando di cambiare discorso.
“A quanto pare si..”
“Zayn, scusami..”
“Davvero Mary,  basta parlare di questo..” Rimanemmo in silenzio per un po’, finchè Zayn non esplose:
“Mary, cazzo non devi chiedere scusa a me!”
Tentai di formulare una frase sensata ma non facevo altro che balbettare, mi ero perso nei suoi occhi scuri, quegli occhi bellissimi.
“Vorrei…vorrei solo che le persone mi giudicassero meglio! Faccio schifo? Non sono bella, non sono socievole, faccio schifo! Perché dovrei piacere a qualcuno, o meglio, perché qualcuno mi vorrebbe come amica! Il problema sono io! Senza di me mio padre non sarebbe morto, senza di me il mondo sarebbe stato migliore!”
“Mary sei proprio sicura che il mondo sarebbe stato migliore?”
“Si!”
“E invece no!”
“Perché?”
Riuscii a stento a pronunciare una parola che Zayn poggiò le sue labbra sulle mie. Per qualche secondo tutto ciò che era attorno a me si oscurò, in quel momento il mio mondo era Zayn, lui era il mio ossigeno, era tutto. Appena capì che ero al gioco, unì la sua lingua alla mia, e le fece iniziare a “giocare”. Si toccavano, si lasciavano, si riprendevano. Era un gioco disordinato, proprio come noi due. Io non capivo più nulla, la mia mente era in subbuglio. Purtroppo, fummo interrotti dal rumore della porta che si apriva.
“Maaaaaaaary, sono io!” disse la signora Perrie.
“Ehm, ciaoo!”
“Vabbè, Mary si è fatto tardi, devo partire..”
“Dove vai?”
“Ehm, devo partire per alcune conferenze, all’estero..”
“Cosa?”
“Oggi andiamo in Spagna, dopodomani in Italia, poi in Svizzera e poi in Francia. Stai certa che però torniamo fra qualche giorno.” Il suo torno era rassicurante.
“Guarda che ci conto, eh!” Cosi dicendo ripresi a baciarlo.
“Ehm, scusate ragazzi! Non volevo..” Era la signora Perrie, aveva portato il pranzo.
“Non si preoccupi signora, stavo giusto per andare..” disse Zayn imbarazzato.
“Arrivederci” Cosi dicendo Zayn uscì dalla stanza.
La signora Perrie,, si schiarì la gola appositamente mentre cambiava le lenzuola  con uno strano sorriso  malizioso(stranamente non aveva fatto caso al sangue sulle coperte..)
“Signora Perrie..”
“Mary, ho un nome. Ti conosco da quando eri una bambina e ancora non mi dai del tu?”
“Vabbene, Louise non inizi!”
“Qui qualcuno si è innamorata!”
“Ehm, no, non sono innamorata..Cioè si, no vabbè..”
“Vabbè Mary, in ogni caso hai fatto un bel colpo! E’ un bel figo!” Cosi dicendo si mise a ridere insieme a me.
Finalmente avevo ritrovato il sorriso, finalmente avevo qualcuno a cui interessassi, finalmente qualcuno mi amava. Sino a quel momento nessuno mi aveva amato. Eccetto mio padre. Mia madre non mi aveva mai amato, cosi come ogni ragazzo mi aveva sempre usato, non ero mai interessata a qualche ragazzo per amore, mi usavano solo per le loro faccende. Nella mia vita avevo fatto tanti errori. Nel periodo adolescenziali pur di essere accettata iniziai a fare brutte amicizie, mi trasformai in un puttana. Facevo tutto ciò che mi chiedevano i ragazzi. Volevano una cazzo di sega? la mia mano era pronta. Volevano una scopata? Io ero li. Persi cosi la mia verginità, una sera in discoteca. Avevo 15 anni, avevo bevuto. Un ragazzo iniziò a ballare e mi chiese se gliel’avrei data. Io accettai, ero ancora addolorata per la morte di mio padre e volevo ribellarmi a quel mondo. Quella fu la peggiore notte della mia vita. Dolori tremendi, ricordo la sua violenza, le parole che voleva usassi. Ed ogni volta, finchè non promisi a me stessa di non rifarlo più, soffrivo, ma in silenzio. Almeno cosi, qualcuno mi accettava. Poi conobbi Jane, e grazie a lei cambiai.
5 NOVEMBRE.
Pochi giorni e finalmente mi sarei potuta rialzare. Avevo iniziato la terapia di riabilitazione per riprendere a camminare e fino a quel momento tutto era andato bene. Avevo ritrovato il sorriso. Nel frattempo Zayn era tornato e i nostri incontri continuarono. Ero sempre più presa da quella storia, mi stavo innamorando. Lo psicologo in quei giorni si era assentato, pertanto non pensai proprio al bacio con quell’uomo che mi aveva ascoltato. Ma, purtroppo quel giorno sarebbe tornato. A momenti sarebbe dovuto arrivare ed ero nervosissima. Zayn non sapeva nulla del bacio, sarebbe dovuto venire a trovarmi anche lui in mattinata.
“Mary è arrivato il signor Phillips!”
“Fallo entrare!”
Appena entrò in stanza tentò di baciarmi ma io mi allontanai dalle sue labbra.
“Comunque l’altra volta non mi sono presentato. Mi chiamo Edward, Edward Phillips.”
“Piacere.” Il mio tono era pienamente annoiato.
“Allora come va?”
“Bene.”
“E’ successo qualcosa?”
“Non vedo perché ti dovrebbe interessare.”
“Vabbene..Allora iniziamo subito. Ti andrebbe di parlarmi del rapporto con tuo padre?”
Parlammo all’incirca un’oretta sulla mia situazione familiare, io ero abbastanza seccata ma mi sforzavo di non darlo a vedere. Verso le 11:00 bussò alla porta Zayn.
“Mary, non dovrebbe venire nessuno mentre…”
“Fosse per me, potresti anche andartene!”
“Mary, l’altra volta mi baciasti e adesso? Adesso fai la seccata? Che è successo?”
“Cosa?” In quel momento entrò Zayn che si fermò sulla porta immobile appena mi sentì pronunciare quelle parole.
“E tu chi saresti?” Si avvicinò minacciosamente al dottore.
“Zayn, lui..”
“Sono lo psicologo della tua amica. Sto facendo un colloquio, non potresti stare qua!”
“Tu non mi ordini un cazzo!”
“Zayn, calmati..”
“Mary chi è questo figlio di puttana?”
“Zayn, è lo psicologo..”
“C’E’ QUALCOSA CHE DEVO SAPERE?”
“Mary lui non sa nulla?” Quello stronzo del dottore voleva far ingelosire Zayn e ci era riuscito.
“Beh, si, in realtà qualcosa dovresti sapere. Io e Mary ci siamo baciati e, e…”
Il signor Edward non riuscì nemmeno a finire la frase che Zayn lo afferrò per il colletto dandogli un pugno.
“Non ti permettere mai più brutto stronzo, lei è la mia fidanzata, non la devi nemmeno toccare con un dito, hai capito!?” Zayn stava urlando, era diventato rosso in faccia, per come era arrabbiato lo avrebbe potuto uccidere.
“ZAYN, COSI LO UCCIDI!” strillai. Tentai di alzarmi dal letto ma non riuscivo ad alzarmi. Nel frattempo il dottore tentava di liberarsi dalle mani di Zayn le quale gli tenevano il collo.
“COSA STA SUCCEDENDO?!” Louise entrò immediatamente in stanza, ancora con la vestaglia, separando Zayn dal dottore, il quale era ancora rosso in viso, più che altro stordito.
“Voglio immediatamente delle spiegazioni!”
“Non deve più toccarla questo stronzo!” tentò di riavvicinarsi ad Edward ma Louise intervenne separandoli nuovamente.
“Zayn se non mi dai delle spiegazioni ti caccio fuori!”
“Forse è meglio!” affermai.
“Non si preoccupi, me ne vado io. Prenderò provvedimenti !” disse il dottore furibondo sbattendo la porta dietro di sé.
“Mary, voglio delle spiegazioni!” disse la signora Perrie.
“Signora, cioè, Louise, è tutta colpa mia..”
“Non voglio scuse, spiegazioni!”
“Zayn si è ingelosito e…”
“Cosa è successo fra te e quel figlio di puttana?” Zayn era davvero arrabbiato.
“Zayn tu calmati. Mary, rispondi.”
“In pratica, cioè, un mesetto fa io e il dottore, beh, stavamo parlando, era il primo incontro, e, e ci baciammo. Niente di più. Però Zayn, ti giuro che ancora non eravamo fidanzati, per favore, credimi! Il dottore voleva solo farti ingelo…”
“E’ meglio che me ne vada!” Cosi dicendo, Zayn voltò le spalle e se ne andò. Scoppiai a piangere,
“ ZAYN!” tentai di richiamarlo ma invano.
“Mary, lascialo andare, ritornerà.”
“No, sono una puttana di merda, merito questo ed altro!” Poggiai il mio volto sulla spalla di Louise e continuai a piangere per qualche minuto. Dopodichè non ebbi nemmeno il tempo di poggiarmi sul cuscino che caddi in un sonno profondo. Mi risvegliai dopo qualche ora e mi ritrovai da sola nella stanza. Il mio primo pensiero fu lui, la ragione della mia vita. Poi ricordai subito cos’era accaduto ed una lacrima coprì il mio volto. Presi il telefono e digitai un numero, il suo numero. Passò qualche secondo e mi rispose:
“Zayn, perfavore…”
“Mary basta. Dovevo capirlo dall’inizio.”
“Zayn, credimi, ti sto dicendo la verità!”
“E quale verità? Vi siete baciati, probabilmente tieni di più a lui.”
“Zayn non delirare! Possiamo incontrarci per favore? Possiamo chiarire!”
“Non ora.”
“E quando?”
“Adesso no.”
“Zayn non posso vivere senza di te, per favore, dammi la possibilità di spiegarti. Poi potrai fare ciò che vuoi!”
“E che possibilità ti dovrei dare? Per potermi far umiliare di nuovo?”
“Zayn, davvero, credimi, posso spiegarti!”
“E quando mi vorresti incontrare?”
“Adesso.”
“Non lo so..”
“Per favore..”
“Vabbene, sto arrivando..”
Arrivò una mezz’oretta dopo accolto da Louise con sguardo severo.
“Ehi.”
“Di cosa mi volevi parlare?”
“Zayn, io amo te, solo te!”
“Intanto lo hai baciato.”
“Zayn ma è stato un bacio nervoso! Avevo trovato finalmente una persona che mi ascoltasse e che mi desse delle attenzioni! Ma dopo quel bacio non c’è stato niente, posso giurartelo! Perdonami!” Ero sottotono, stanca di tutto quello che mi circondava, tranne di lui.
“Mary, giuramelo.”
“Te lo giuro!”
“Mary, ami solo me?”
“Non amo nessuno più di te!” Si avvicinò a me e poggiò il suo naso sul mio. Per qualche secondo rimanemmo a guardarci a quella piccola distanza, finchè non lo baciai. Ogni tanto aprivo gli occhi per ammirare il suo viso, quel viso perfetto per poi richiuderli e godermi il sapore delle sue labbra.
“Ti amo anche io.” Disse Zayn.
“Non sei più arrabbiato con me?”
“Mi fido di te.” Si sdraiò affianco a me e iniziammo a parlare di varie cose. Cose stupide ma che ci facevano stare vicini.
“Sai che sei bellissima?”
“Se devo essere sincera, so solo che sei bellissimo.” Scoppiò in una risata.
“Allora sai male. Qui c’è solo una persona bella e sei tu.” Eravamo davvero innamorati. Rimanemmo a fissarci per qualche minuto finchè lui non guardò l’orologio e disse:
“Cazzo, devo andare, stasera abbiamo un’intervista!”
“Per forza devi andare?”
“Dovresti sapere che se potessi non andrei.”
“Vabbene, salutami tutti, appena posso ci dobbiamo incontrare.”
“A domani amore.” Ci baciammo per qualche minuto, finchè lui, triste, lasciò la stanza. Avevamo chiarito finalmente, anche se il nostro litigio era durato qualche ora mi era sembrato di non vederlo da giorni, mesi , anni! Non riuscivo a stare senza di lui, davvero era diventato il mio ossigeno.
 

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Capitolo 6
*** Don't you remember. ***


Era iniziato da poco Novembre che le giornate avevano già iniziato ad accorciarsi, e le foglie ad ingiallirsi, e il cielo sempre più opaco. Quella pomeriggio pioveva, pioveva forte. Molto forte. Zayn mi aveva convinta ad andare a parlare con mia mamma che era uscita da poco dall’ospedale. Ed io, avevo accettato. Bussai alla porta in Kaminton Street, mia vecchia abitazione dove avevo vissuto i peggiori anni della mia vita.
“Chi è?” sentii oltre la porte.
“Apri mamma.” La porta si aprì immediatamente, dietro mi attendeva mia mamma che probabilmente doveva essere appena tornata da lavoro.
“Ah, non mi aspettavo saresti venuta..Dai entra.” Il suo viso era attonito, proprio come il suo tono di voce. Mi sedetti sul divano attendendo che il gesto venisse ricambiato da mia mamma. Si sentiva il forte ticchettio della pioggia che batteva contro il soffitto della casa.
“Come va?” chiesi.
“Bene. Te?”
“Mamma sono qui perché ti voglio parlare.” Era inutile continuare a fare finta che non fosse successo nulla, anzi, era successo fin troppo.
“Mamma ti rendi conto di aver rovinato la mia vita più quanto lo aveva già fatto la morte di papà? Non ti sei mai interessata di me! Non mi hai dato quelle attenzioni che esistono fra mamma e figlia…”
“Mary, come fai a dire questo? Ogni cosa che volevi la ottenevi! Volevi il telefono, il computer, i vestiti e io ti ho dato tutto ciò che volevi!”
“Mamma è questo il punto! Io non volevo solo cose materiali! Volevo dell’affetto materno che tu non mi hai mai dato!”
“Mary, capiscimi…La morte di tuo padre, beh, mi ha reso fragile…”
“Mamma anche io sono stata fragile! Ma nessuno mi ha aiutata! Io che in quel momento ero morta dentro, come lo sono stata fino a poco tempo fa!” Mi stavo alterando. Non avrei voluto, pensavo di essere abbastanza forte da trattare quell’argomento ma mi sbagliavo.  Il suo sguardo, vuoto, puntava terra e chissà quali pensieri passavano nella sua testa.
“Mi hai incolpata di aver ucciso papà! Di essere stata io la causa dell’incidente! Come potevi pensare queste cose di una bambina!? La mia vita da quel giorno è cambiata, ma le cose potevano andare diversamente se solo avessi avuto una mamma…” Continuava a tacere, e più stava in silenzio e più mi alteravo.
“Mamma potresti rispondermi, cazzo?”
“E cosa ti dovrei dire? Penso sempre che tu abbia causato quell’incidente, d’altronde se tu non lo avessi distratto, beh, lui sarebbe ancora qui!”
“Sei una pazza! Ero una bambina, lo amavo, come potevo pensare di fargli del male!”
“Non darmi della pazza, tu mi hai lanciato un vaso contro! Ecco, tu sei fatta cosi, non ti si può contraddire che vuoi sempre avere ragione!”
“E’ meglio che me ne vada.”
“E’ meglio che tu ammetta di aver sbagliato.”
“Mai.”
Voltai le spalle e mi avvicinai alla porta quando qualcuno bussò alla porta. Mia madre corse verso la porta spingendomi via aprendo immediatamente.
“Ciao amore… Ah e tu saresti Mary?”
“Non mi stupisce che tu abbia cambiato di nuovo amante. Arrivederci.”
Cosi dicendo uscii fuori e iniziai a correre sotto la pioggia. Avevo dimenticato come fosse bello correre, erano pochi giorni che finalmente avevo ripreso a camminare, a vivere. I pensieri erano tanti, la rabbia ancor di più. Correvo, correvo, senza una meta. Le gocce bagnavano il mio viso, i miei capelli, i miei abiti e mi sentivo pulita.  Pulita da tutto il male che mi era stato fatto da quella donna che chiamavo madre, si, ma che non meritava più di essere nominata da me. Corsi per una quindicina di minuti per poi fermarmi in una prateria. Mi sdraiai sull’erba bagnata, non mi importava che mi sarei presa una bronchite ma mi sentivo libera. Libera da quel mondo che mi opprimeva. La pioggia in poco tempo lasciò spazio a qualche raggio di sole che copriva il mio corpo. Guardavo le nuvole che si allontanavano sempre più, cosi come la mia anima si distanziava sempre di più dal mio passato. Il dolore aveva fatto spazio, finalmente, alla felicità, cosi come le nuvole con il sole. Quel sole che mi ricordava Zayn. Chiusi gli occhi pensando a lui, pensando che non avrei trovato mai nessuno come lui. Non avevo mai trovato nessuno che ricucisse le ferite lasciate dal mio passato. Ferite che lentamente si stavano chiudendo, a mano a mano che il rapporto con Zayn diventava più aperto. Riaprii gli occhi e vidi che stava per tramontare. Decisi di alzarmi e, con le mani in tasca, ripresi a camminare. Più camminavo e più mi addentravo nella città di Wolherampton, la mia città natale. Città che quella sera era quasi diventata inquietante. Ovunque mi girassi vedevo tossici, o zingari che mi guardavano con aria strana. Mancava ancora molto alla casa di Jane ed ero sempre più intimorita. Il cielo era sempre più buio. Sentivo come se qualcuno fosse dietro di me ma ogni volta che mi giravo non c’era nessuno. Finchè non fui costretta a girare in un vialotto fantasma, dove non passava mai nessuno, dove non era presente alcun bar e dove sembrava che la vita si fosse estinta. Iniziai a camminare smepre più veloce e appena mi girai vidi un uomo, sulla cinquantina con capelli lunghi, un po’ distante da me, che mi seguiva anch’egli a passo veloce. Ero terrorizzata. Presi il telefono in mano intenta a chiamare Jane ma non feci in tempo a poggiarlo all’orecchio che una mano afferrò la mia spalla. Il mio cuore per qualche secondo aveva smesso di battere, ero rimasta immobile.
“Dove va signorina? Sa che è pericoloso camminare da sola a quest’ora, soprattutto se si è belle, proprio come lei.”
“Vada via.” Tentai di scappare via, ma invano. La sua presa si fece più forte e mi diede uno schiaffo.
“Stai attenta a quello che fai. Adesso, in silenzio, farai ciò che ti chiedo, cosicchè potrai tornartene a casa sana e salva. Vabbene?” Il suo tono era spaventoso, avevo già capito a cosa illudeva. Iniziai a piangere ma non riuscii ad aprire bocca.
“Dai, su, non piangere. Vedrai che ti piacerà.” Afferrò i miei fianchi stringendomi a lui. Avevo paura.
“Che bel corpo.”
“Per favore, lasciami stare.”
“ZITTA!”  
“Oh, Paul, eccoti qui. Ti piace questa ragazzina?” A quanto pare l’uomo non era da solo, non voleva divertirsi da solo. Capii che era inutile tentare di scappare ma piangevo, ero davvero terrorizzata.
“Oh si, che bella gnocca che hai trovato Marc!”
“Adesso inginocchiati.” Disse il primo dei due.
“Ho detto inginocchiati!” L’uomo appena arrivato mi prese per i capelli facendomi cadere sulle ginocchia.
“Ti prego..” Piangevo disperatamente, in cerca di qualcuno che venisse a salvarmi, o di qualcuno che mi dicesse che era stato un brutto sogno. Ma purtroppo era tutto vero. Quello che si chiamava Marc si abbassò i pantaloni, l’altro mi tenne la bocca aperta tutto il tempo. Urlavo, urlavo. Completò il tutto in cinque minuti. Io tentai nuovamente di scappare ma erano forti, abbastanza forti da prendersi gioco di me.
“AIUTO! AIUTO!”
“Zitta, adesso piegati, stai per sentire qualcosa di bello.”
“NO!” Infilò il suo pene nella mia intimità. Un dolore tremendo. Mi stavano stuprando, avrei preferito morire. Appena finì scapparono entrambi lasciandomi in condizioni pessime a terra. Non riuscivo ad alzarmi, ero shoccata. Ero rannicchiata su me stessa, in attesa di chissà cosa. Poco dopo una signora anziana si trovò a passare per di la. Appena mi vide a terra subito si rannicchiò su di me. Mi chiese come mi chiamavo ma io non riuscivo, non volevo parlare. Guardavo fisso nel vuoto. La vecchia signora chiamò immediatamente la polizia. In poco tempo mi ritrovai circondata da una decina di agenti di polizia i quali, a loro volta, chiamarono un’ambulanza. Videro delle macchie sul mio corpo e capirono tutto.
“Signorina, come si chiama?”
“Signorina, cosa le è successo?”
“Signorina, può spiegarci cosa è successo?”
Gli agenti continuavano a pormi queste domande ma io tacevo. Nel mio silenzio esprimevo il fuoco che ardeva dentro di me. Quel dolore che seppur sembrava non esserci fisicamente, c’era interiormente. Dopo una decina di minuti sentii le sirene dell’ambulanza. I paramedici immediatamente mi issarono su una barella e mi portarono nell’ambulanza. Nel frattempo vidi che presero il mio telefono e subito dopo chiamarono Jane, l’ultima chiamata registrata sul telefono. Sentii solo le urla di Jane dall’altra parte del telefono e poi niente. Chiusi gli occhi, scossa da brividi lungo tutto il mio corpo. Non volevo vedere ciò che mi circondava. Questo era il mio destino, soffrire. Appena un raggio di sole sembrava fuoriuscire dal buio del mio animo, quest’ultimo si faceva sempre più infimo e cupo. Appena scesi aprii di nuovo gli occhi e vidi che c’era Jane ad aspettarmi. I suoi occhi lacrimavano, tentò di avvicinarsi a me, ma sentii i dottori che le dissero che ero sotto stato di shock. Non capivo. Sentivo solo suoni incomprensibili e vedevo solo immagini senza forma. Mi portarono in un reparto, non so di cosa, dove immediatamente mi iniettarono una dose di qualcosa. Non sapevo cosa fosse, ma faceva male. Ero cosciente al massimo, capivo ciò che mi accadeva attorno. Tutto sembrava più veloce, il tempo volava. Per qualche giorno rimasi in quello stato vegetale finchè tre giorni dopo non mi risvegliai. Affianco a me c’era Zayn, poggiato su una spalla con gli occhi chiusi. Chissà da quanto tempo era li, chissà da quanto tempo mi aspettava, aspettava mi svegliassi. Rimasi in silenzio, non volevo svegliarlo inutilmente. Immobile osservavo le lancette dell’orologio muoversi, costantemente. Poco dopo vidi Zayn che, ancora con gli occhi chiusi, si stiracchiava. Appena aprì gli occhi rimase “elettrizzato”.
“Ti sei svegliata?” Aveva quel sorriso a trentadue denti il quale mi aveva fatto innamorare di lui.
“Mi sa di si.” Scoppiai in una risata, seppur silenziosa, visto che ero ancora stanca.
Si avvicinò e mi bacio per qualche minuto finchè non si sedette affianco a me. Probabilmente ancora non sapeva nulla, probabilmente nessuno sapeva niente. Ecco, lo stupro. Appena pensai a quella parola le immagini, violente di quel maledetto uomo, tornavano nella mia mente. Rimasi con gli occhi sbarrati, spaventata.
“I dottori hanno detto che eri sotto shock, devono solo capire il..Amore, tutto bene?”
Iniziai a piangere. Singhiozzavo, la paura di quei momenti si ripresentò sul mio corpo. I lividi lasciati da quelle due bestie tornavano a farmi del male. Zayn mi abbracciò forte e sussurrava:
“Amore! Mary, cosa c’è?”
“Zayn ho paura!”
“Di cosa?”
“Di loro!”
“Loro chi?” Rimasi in silenzio.
“Mary, con me puoi parlare!” Zayn corse a chiamare un medico. Entrarono di corsa. Ero in preda ad un attacco di panico, i segni dello stupro si ripresentavano appena pensavo a quel maledetto momento. Il dottore riuscì a calmarmi in poco tempo, ma nonostante tutto non riuscivo a parlare. Avevo paura, mi vergognavo. Ero stata debole. Volevo fare tanto la forte, ed eccomi, su un letto in preda alle crisi di panico.
“Signorina, vuole venire con me a farsi una passeggiata?” chiese il dottore.
“Vabbene.” Dissi con un filo di voce.
“Zayn, lei rimanga qui.”
Appena uscita vidi Jane che mi abbracciò subito iniziando a piangere , i ragazzi che a loro volta mi salutarono e, lì, seduta su una panchina, lei. Mia madre. Poi alcune persone con delle macchine fotografiche che scattavano in continuazione delle foto. Sembrava che tutto andasse a rallentatore. Se fino a poco tempo prima tutto passava in fretta, adesso tutto era più lento.
“Chi vi ha fatto venire qui? Andate via! Paparazzi di merda.” Disse il dottore.
“Sono paparazzi?” chiesi attonita.
“Mary scusami..” disse Zayn.
Dopodichè il dottore mi portò giù, al primo piano. Svoltammo in un corridoio a destra e camminammo finchè non entrammo in una stanza dove c’era una signora con un registratore in mano.
“Salve, lei è Mary?” chiese lei.
“Accomodati Mary.” Disse il dottore.
“Si, sono Mary.” Dissi mentre mi sedevo.
“Piacere, Rosanne Montmary. Sono un’agente giudiziario, sono qui per parlare con te.”
“Vabbene.”
“Vuoi parlarmi un po di cosa ti è successo lunedì ?”
“Non ne sono sicura.”
“Perché?”
“Ho paura.” Appena pronunciai queste parole la signora Montmary accese il registratore.
“Perché tesoro?” Non risposi.
“Allora, perché ti trovavi in Montgomery street?”
“Beh, stavo tornando a casa della mia amica, Jane, e quella era la via giusta.”
“Mary abbiamo trovato delle macchie che stiamo analizzando sui tuoi vestiti. Pensi di sapere di cosa si tratti?”
“Credo di si.”
“Ti va di parlarne?”
“Si.”
Avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno, non potevo tenere tutto per me.
“Signorina Rosanne, mi prometta di non dire nulla a nessuno. Per favore!”
“D’accordo. Adesso mi dica, appena è arrivata in Montgomery Street, cosa è successo?”
“In pratica ero arrivata a circa metà strada quando mi giro e vedo un uomo, sulla cinquantina. Da come ho capito si chiama Marc.” Mi si fece un nodo alla gola.
“Vai avanti, ce la puoi fare.”
“Appena presi il telefono questo Marc mi tira verso di lui. E poi..” iniziai a piangere.
“Dai, sfogati.”
“E poi arriva un altro, sulla trentina, si chiamava Paul e mi iniziano ad offendere! E poi loro..loro..MI HANNO STUPRATA!” Abbassai il capo, mi vergognavo di me stessa, e continuai a piangere. Rosanne si alzò e venne vicino a me accarezzandomi.
“Mary, troveremo i colpevoli e la pagheranno.”
“Ho paura!”
“Di cosa tesoro?”
“Che tornino!”
“Non ne avranno la possibilità quei mostri. Adesso ci sono io con te.” 





SPAZIO DELL'AUTORE: Eccomi di nuovo qui, yo! Come avrete notato all'inizio del capitolo ho messo l'url del video di "Don't you remember" di Adele. Perchè? Perchè mentre scrivevo ho consumato questa canzone, e vorrei che mentre leggeste il capitolo ascoltaste la canzone. Non so, questo capitolo mi inspira tristezza, i guai per Mary non finiscono, e non finiranno. Alla prossima!

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Capitolo 7
*** One and only. ***


  POV ZAYN

“Zayn, sono Jane, devo parlarti!” Era Jane, al telefono, piangeva. Io ero sdraiato sul divano a guardare Chelsea - Liverpool.
“Jane, cosa c’è? E’ successo qualcosa?”
“Zayn, corri all’ospedale, Mary, Mary è stata trovata a terra in una strada di Wolherampton! Corri subito!”
“Sto arrivando!”
Presi il cappotto e feci di corsa le scale. Aprii lo sportello, accesi la macchina e premetti con tutta la forza sull’acceleratore. Mary era all’ospedale. In pochi minuti arrivai, parcheggiai la macchina e corsi verso la reception dell’ospedale. Non mi fregava che i giornalisti erano dietro di me, dovevo correre. Appena arrivato trovai Jane che piangeva sulla soglia del pronto soccorso.
“L’hanno ferita, è svenuta, Zayn, ho paura!” Jane stava davvero male.
“Jane cosa cazzo è successo?”
“Ancora non lo sanno Zayn,  non lo so!”
“Merda!”
Corsi alla reception e chiesi alla prima dottoressa davanti a me dove si trovasse Mary e ricevetti questa risposta:
“Mary è in sala di rianimazione, è sotto shock, le faremo sapere!” Dopodiché la dottoressa si dileguò.
Il mondo mi era crollato addosso. La mia ragazza era sotto stato di shock. Rimasi a fissare il vuoto finché non vidi Jane che mi veniva incontro.
“Zayn, allora?”
“Sala di rianimazione.” Non riuscii a pronunciare altro. Vidi solo Jane correre. Tutt’un tratto fui circondata da una bolla di sapone. Non sentivo altro, eccetto l’eco della frase pronunciata dalla dottoressa. Nel frattempo i giornalisti riuscirono ad entrare nella reception e subito iniziarono a farmi il quarto grado.
“Zayn cosa ci fai qui?”
“Zayn, qualche componente della band è in ospedale?”
“Zayn, cosa non va?”
“Andate affanculo. “
Subito dopo mi incamminai verso la sala d’attesa dove i giornalisti non potevano entrare. Lì c’era anche Jane, era sconvolta. Mi sedetti affianco a lei e ci abbracciammo. Le parole non servivano. Presi in mano il telefono e chiamai Liam.
“Liam, sono Zayn.”
“Ehi Zayn, che voce strana che hai!”
“Liam, dove sei?”
“Sto con Andy, perché?”
“Mary sta sotto shock, adesso è all’ospedale.”
“Sto arrivando.”
Poco dopo passò un dottore e subito lo fermai.
“Dottore, dottore, sapete qualcosa di Mary Ciccone?”
“La ragazza in stato di shock?”
“Si.”
“Stiamo tentando di farla riprendere, ma la vedo difficile. Lei chi è? So che fa parte della band..” Lo interruppi.
“Si, è la mia ragazza.”
“E sa perché si trovava lì?”
“No.”
“Adesso corro in sala operatoria, le faremo sapere.”
Tornai a sedermi, ero stanchissimo.
“Allora Zayn, ti ha detto qualcosa?” chiese Jane.
“Non sanno niente.”
Passarono all’incirca trenta minuti quando arrivò Liam seguito da Andy e dai ragazzi.
“Zayn, cosa è successo?” Lo sguardo di Liam era spaventato, cosi come il mio. Non sapevamo cosa era successo, sapevamo solo che la mia ragazza era sotto shock.
“E’ difficile che si riprenda velocemente, non sanno ancora niente.” Fissavo il pavimento, come se questo potesse farmi gioire.
“Sedetevi, su.”
Tutti e cinque mi abbracciarono, tentando di confortarmi.
“Cazzo, non ho le sigarette.” Dissi frugando nel cappotto.
“Le vado a prendere io?” chiese Harry.
“Non ti preoccupare, vado io, devo sfogarmi un po’. Rimanete voi qui?”
“Va bene.” Dissero all’unisono.
Uscii dall’ospedale con passo veloce, non volevo che i giornalisti insinuassero qualcosa. Accesi la macchina e mi direzionai verso il primo tabacchino sulla strada. Ma erano le dieci di sera, e la maggior parte erano chiusi. In lontananza vidi un distributore automatico, parcheggiai e aspettai che il ragazzo davanti a me andasse via.
Mi avvicinai al distributore, ma mi accorsi di aver dimenticato la carta d’identità.
“Merda.” Sussurrai.
“Ti serve qualcosa ami… Ma tu sei Zayn Malik?!” chiese il ragazzo che era riuscito a sentire la mia affermazione.
“Si, sono io. Potresti prestarmi la tua carta d’identità?” Non ero in vena di foto, autografi e roba varia perciò volevo sbrigarmi.
“Oddio, Zayn Malik, oddio, si certo! Tieni! Ti seguo da sempre, oddio ti amo!” Cosi dicendo mi strinse fortissimo.
“Ehm, si, grazie. Scusami ma vado di fretta, potresti prestarmi la carta d’identità?”
“Si, tieni, scusami!” Sembrava che il ragazzo avesse visto il suo Dio.
“Ok, grazie, tieni.”
“Zayn, posso fare una foto con te?” chiese quasi supplicandomi.
“Si, basta che ci sbrighiamo.”
“Ok, grazie! Ecco fatto! Oddio, grazie, ciao!” Mi baciò sulla guancia e per poco non ci rimaneva azzeccato.
Appena salito in macchina, aprii il finestrino e accesi la sigaretta. Avevo smesso, proprio per Mary, ma non riuscivo più a resistere. Ormai avevo quasi perso tutto. Mi direzionai verso il nulla, non avevo una meta. Rimasi in giro per una trentina di minuti fin quando non tornai in ospedale.
“Zayn dov’eri finito?” chiese Liam.
“Stavo in giro. Novità?”
“Ancora nessuna.”
“Dovrei parlare con uno di voi.” Chiese un dottore.
“Zayn, rimani qui, forse è meglio che vada io.” Disse Liam. Lo lasciai andare.
Dopo un po’ Liam tornò ma, come era prevedibile, nulla andava bene.
“Zayn, ehm, Mary, si, Mary, probabilmente è stata stuprata. Però non ti preoccupare, si riprenderà presto, ok?
 “O-ok.” Pronunciai questo monosillabo ma senza motivo. Perché nulla andava bene.
“Zayn, il dottore ha chiesto se qualcuno vorrebbe andare a fare la nottata con Mary..”
“Ok, voi se volete andare andate, ci vediamo domani magari.” Mi rivolsi a Jane e ai ragazzi, mi avevano aiutato fin troppo.
“Fra poco, non ti preoccupare Zayn.” Liam accennò un sorriso ma visibilmente falso, era per convincermi che tutto sarebbe andato bene.
“Ah, e non fate capire nulla ai giornalisti!”
“D’accordo.”
“Buonanotte.”
Mi feci guidare dal dottore verso la stanza di Mary. Appena entrato in stanza rimasi elettrizzato. Mary aveva gli occhi chiusi, ma il suo flebile corpo era ricoperto di flebo e altri tubi dappertutto.
“Signor Malik, le abbiamo portato una poltroncina per farla stare più comodo. Buonanotte.” Cosi dicendo il dottore chiuse la porta alle sue spalle.
“Ehi Mary, vedo che stai bene?” Accennai ad una risata, ad una risata nervosa.
“Mary, ti prometto, ti prometto che tutto si risolverà. Ci sono io con te. Per favore svegliati, o svegliami, dimmi che è tutto un sogno!” Le lacrime scendevano lungo il mio volto e la mia voce era spezzata dal dolore. Parlai un altro po’ con lei, convinto che riuscisse ad ascoltarmi fin quando il sonno ebbe il sopravvento su di me.
Passò qualche giorno, ormai vivevo la mia vita in quella camera da venti metri quadrati con Mary. Ogni tanto chiedevo ai ragazzi di comprarmi l’ennesimo pacco di sigarette, ma nient’altro.  
Mi svegliai di soprassalto quando vidi Mary con gli occhi aperti. Si era risvegliata. Il peggio era passato. Passarono altri giorni ma lei era costretta a rimanere in ospedale. Dovevano farle ulteriori controlli per capire chi l’avesse stuprata. Si, perché lei ci aveva rivelato come erano andate le cose. Era fragile quanto un vaso di terracotta tra tanti vasi di ferro. Dovevo stare al suo fianco, dovevo proteggerla da quel maledetto mondo che, per l’ennesima volta, le si era rivoltato contro. Era uno dei miei pomeriggi da ospedali quando i medici mi dissero che avevano dimesso Mary. Corsi felicissimo da Mary, finalmente poteva uscire da quel maledetto mondo. Ma lei non sembrava tanto felice.
“Zayn, non farmi uscire! Per favore, ho paura delle persone, per favore! “ Era terrorizzata.
“Mary, ci siamo io e i ragazzi con te. Ti trasferirai da me, ok?”
“Zayn, mi proteggerai?”
“Come sempre.”
Le presi la mano e la portai fuori dall’ospedale, e appena vide la folla di giornalisti fece un passo indietro. Non aveva ancora capito, le strinsi la mano e le sussurrai:
“Mary, non ti preoccupare, guarda in basso e non parlargli. Non ti faranno del male, non avere paura.”
“Malik, la tua ennesima ragazza?”
“Signor Malik, chi è? Cosa facevate in ospedale?”
Le domande dei giornalisti erano incessanti, io, Mary, i ragazzi e Jane, ci facemmo spazio nella folla di giornalisti e riuscimmo ad entrare in macchina. I suoi occhi erano lucidi, spaventati.
“Mary, non avere paura.” Poggiai le mie labbra sulle sue per rassicurarla.
Il tragitto fu molto silenzioso. D’altronde Mary era stanchissima, e molto spaventata. Chi non lo sarebbe stato al suo posto. Appena arrivati, scendemmo ma lei rimase immobilizzata.
“Zayn, e se loro mi rivolessero stuprare?” Detto questo iniziò a piangere e a respirare molto velocemente, stava avendo un attacco di panico.
“Mary, ascoltami! Loro non ti faranno di nuovo del male, adesso sei al sicuro!” Strinsi le mie braccia attorno ai suoi fianchi e la lasciai sfogare per un po’. Dopodiché strinsi la sua mano ed entrammo. Appena entrati lei si andò a sedere sul divano e rimase immobile. Io presi una sigaretta e iniziai a fumare.
“Zayn, hai ripreso a fumare?” Il suo sguardo era rivolto sempre verso il basso e il suo tono di voce non era granché.
“Ogni tanto mi faccio una sigaretta, per passare il tempo.” Stavo mentendo spudoratamente, ormai fumavo due- tre pacchetti al giorno dal nervosismo.
“Zayn, loro sono qui. Loro vogliono il mio corpo!” Detto questo riprese a piangere.
“Mary, non possono farti niente, vedrai che a breve verranno arrestati.” Andai a sedermi vicino a lei e la strinsi fra le mie braccia.
“Ma finché sono fuori, finché loro sono fuori possono fare tutto quello che vogliono!”
“No, non adesso!”
Rimanemmo un altro po’ di tempo in silenzio fin quando lei non si addormentò.
“Sei bellissima.” Sussurrai nel suo orecchio queste due parole. In quel momento come non mai avevo capito che lei era diventata troppo importante per me, non potevo farne a meno.  Era il raggio di sole che ogni giorno illuminava le mie giornate. Iniziò a squillare il telefono e vidi che era Harry.
“Hey Zayn,  dove sei?
“Hey, sto a casa con Mary perché?”
“Hai sentito? Sono stati arrestati. La polizia ha arrestato i due stupratori di Mary!”
“Davvero?”
“Accendi la TV, ne stanno parlando adesso!”
“Grazie Harry, ci sentiamo!”
Accesi immediatamente la TV e vidi le immagini in diretta dell’arresto.
“I due malviventi che hanno stuprato la giovane ragazza di Zayn Malik, il cantante della band anglo- irlandese ‘One Direction’ , sono stati arrestati proprio in questo momento. Erano appena usciti dalla prigione dopo aver scontato una pena di venti anni per lo stupro di due ragazze.”
“Figli di puttana!”
“Zayn, cosa succede?” Mary si era appena svegliata.
“Mary li hanno arrestati! Gli stupratori sono stati arrestati!”
“Davvero?”
“Si!”
Ci abbracciammo per molto tempo, ero felicissimo per lei, e, dopo tanto tempo, avevo visto sul suo volto un sorriso. Un sorriso che esprimeva tutta la sua gioia. Finalmente poteva tornare a vivere, non rischiava più nulla, non doveva più avere paura. Prese il mio volto con le sue mani e iniziammo a baciarci. Mi mancavano i suoi baci, mi mancava il suo amore, mi mancava la sua felicità.
“Zayn, sono felicissima!” Era felice come non mai.
“Sono contentissimo anche io amore!”
Si stava riprendendo molto velocemente. Seppur erano passate all’incirca solo tre settimane dallo stupro sembravano passati anni da quel maledetto giorno. Sia grazie al lavoro degli psicologi, ma soprattutto grazie alla sua forza. Alla sua voglia di vivere, che come non mai in quel momento l’aveva contraddistinta.




SPAZIO DELL'AUTORE: Saaaaaaalve racazze :'c dopo tre settimane sono riuscito a scrivere questo capitolo che riguarda Zayn: è la mia prima pov quindi perdonatemi, lol in ogni caso, come sempre, buona lettura, e recensite in tante!

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Capitolo 8
*** Darkness. ***


SPAZIO DELL'AUTORE: Vado a nascondermi D: Il capitolo è estremamente corto, lo so, ma la scuola mi sta uccidendo e questo sono riuscito a scrivere, vi prometto che il prossimo capitolo sarà lunghissimo u.u Buona lettura :)







Erano le otto del mattino, io e Zayn eravamo sul letto, stavamo ancora dormendo, quando il telefono iniziò a squillare.
“Pronto?” risposi, con tono ancora assonnato.
“Mary, sono Liam, dovete subito venire qui, devo dirvi una cosa.”  Il tono di Liam era nervoso.
“Liam, cosa succede?” chiesi spaventata.
“Mary, dovete venire subito.” Detto questo attaccò.
Cosa poteva essere successo? Ormai era una settimana che ero uscita dall’ospedale, e in settimana sarebbero arrivati i risultati,quelli esatti,  in quanto  i primi erano sbagliati.
“Mary chi era al telefono?” chiese Zayn assonnato con gli occhi semi-chiusi.
“Zayn, era Liam, ha detto che dobbiamo andare subito da lui, ci deve dire una cosa.”
“Non ti ha detto cosa?”
“No.”
Ci alzammo, e in circa un’ora eravamo a casa di Liam. Bussai, e dall’altro lato Liam ci accolse immediatamente.
“Eccovi.”
“Liam, che succede?” chiese Zayn.
“Zayn, Mary, sedetevi,  e rilassatevi.”
“Liam, mi stai facendo spaventare.” Dissi.
“Allora, l’ospedale mi ha chiamato, ha i risultati dei test e…”
“E quindi, Liam?” chiese Zayn con insistenza.
“Mary, hai avuto dei problemi in questa settimana?” chiese Liam fregandosene di ciò che gli aveva detto Zayn.
“Beh, in che senso?”
“Nel senso, hai dei ritardi?” chiese Liam sempre più nervoso.
“Liam, si, ho un ritardo di due giorni, ma..”
“Mary, l’ospedale vuole che andiate lì, devono parlarvi.”
“Liam, ti prego, dimmi che non è vero.” Disse Zayn cong li occhi sbarrati.
“Andate.”
Non era possibile, non poteva essere possibile! Prendemmo i cappotti e corremmo in macchina. Senza degnarci nemmeno di uno sguardo l’uno con l’altro, Zayn accese la macchina, accellerò, e si avviò verso l’ospedale.
Io ero immobile, cosi come Zayn, e fissavo nel vuoto, incredula per ciò che Liam ci aveva appena detto. Arrivati in ospedale, scendemmo e trovammo dei paparazzi appostati già li fuori che iniziarono a scattare centinaia di foto.  Zayn mi strinse la mano, con l’altra fece il dito medio ai giornalisti, e mi portò dentro.
“Salve, sono Zayn Malik..”
“Ah si, signor Malik, il dottore vi aspetta al primo piano.” La dottoressa già sapeva tutto, cosi come probabilmente sapevano anche i paparazzi.
Bussammo alla porta, e subito fummo accolti dal dottore di cuio ci aveva parlato prima l’infermiera che avevamo fermato.
“Accomodatevi, piacere, sono il rettore dell’ospedale, il dottor Parkin.” Disse il dottore tendendo la mano prima verso quella di Zayn, poi verso la mia. Accennai un sorriso, ma inutilmente, il dolore era visibile nei miei occhi.
“Allora,abbiamo analizzato gli ultim test svolti sulla signorina, ed è risultato che la signorina, purtroppo, è rimasta incinta del suo stupratore.”
Così. Una doccia fredda che bagnava il mio corpo. Nuovamente. Guardai il mio grembo e provai un senso di odio, misto a terrore, vero quella cosa che portavo lì dentro. Mi girai verso Zayn, e vidi una lacrima scendere lungo il suo viso.
“Non è possibile, è uno scherzo vero?” disse Zayn i cui occhi ormai erano lucidissimi.
“Signor Malik, mi dispiace.”
“E da quanto sarei incinta?” chiesi a capo chino.
“Due settimane e cinque giorni.”
“Quindi può ancora abortire, vero?” chiese Zayn con un barlume di speranza.
“Volendo potr..”
“Non se ne parla proprio!”
“Mary, vorresti avere un figlio il cui padre è il tuo stupratore?!”
“Zayn, lui non sarà suo padre, potrai esserlo tu!” dissi piangendo.
“Mary, questa è pura utopia! Non accetterei mai un bambino, anzi, un mostro, frutto del tuo stupratore!” Anche Zayn ormai stava piangendo.
“Zayn, possiamo parlarne a casa?” chiesi.
“Arrivederci dottore.” Disse Zayn, alzandosi e andandosene, precendomi.
All’uscita ritrovammo i giornalisti, e, per nascondere il mio volto, mi coprii con un braccio. Entrati in macchina Zayn sbottò:
“Mary, non ce la faccio più, da quando sei arrivata la mia vita è una merda, una totale merda! Adesso, adesso ti metti anche a difendere il tuo stupraotre? Beh, vai da lui, il padre del tuo bambino!” Mi urlava contro, arrabbiato,in lacrime,spaventandomi.
“Zayn, ti prego, parliamone a casa!” Lo guardavo piangendo sempre più insistentemente, mi ero innamorata di una persona che non mi sopportava? Non bastavano lo stupro, il bambino, ci voleva anche il suo odio?
“Mary, basta, è finita! E’ meglio per entrambi, non potrei vederti in braccio un bambino frutto di uno stupro.”
“Zayn, ti prego, non mi lasciare adesso, ho bisogno di te!”
“Mary, basta. Ti prego, basta!”
Mi fermò fuori casa di Jane, dicendomi che mi avrebbe mandato i vestiti in serata andandosene. Crollai sulle mie gambe, in lacrime, delusa di me stessa, delusa della mia vita, una vita schifosa, che mi aveva negate tutto. Poi, il buio. Mi risvegliai su di un letto, mettendo a fuoco prima il volto di Jane, poi quello di sua mamma.
“Grazie al cielo! Mary, pensavamo non ti risvegliassi più!” disse la mamma di Jane, in lacrime, sospirando.
“Mary, cosa ti è successo? Perché eri lì fuori da sola?” chiese Jane.
“Sono incinta.”
 
POV ZAYN

A distanza di due settimane mi ritrovai in una macchina, shocckato, spaventato dalla mia stessa vita. Ancora una volta non avevo una meta, volevo soltanto distrarmi. Presi una sigaretta, l’accesi e iniziai a fumare. Erano solo le dieci di mattina, ma la mia giornata poteva già finire lì. Quel giorno avrei dovuto partecipare ad un meet and greet, ma con quale spirito? Il telefono prese a squillare, vidi che era Liam e risposi.
“Zayn, dove sei?”
“Non lo so.”
“Ti va di venire qui?”
“Vabbene.”
Mi avviai verso casa di Liam, e iniziai a piangere, da solo, in macchina. Accostai e nascosi il volto fra le braccia, piangendo. Piangevo, piangevo e piangevo. Ero fin troppo innamorato per non soffrire, ma preferivo soffrire per lei, che per un mostro. Asciugai le lacrime e mi misi di nuovo in moto verso la casa di Liam.  Cosi come quella mattina,bussai, e Liam aprì repentinamente.
Mi buttai fra le sue braccia, e ripresi a piangere. Liam sapeva capirmi con uno sguardo, era il mio migliore amico, e in quel momento avevo bisogno di lui. Non c’era bisogno delle parole.
“Zayn, vieni in salone, cosi parliamo un po’, ok?” chiese Liam portandomi verso il salone. Sprofondai sul divanetto  incredulo di ciò che mi stava accadendo, di ciò che avevo detto, di ciò che avevo fatto.
“Liam, perché? Dimmelo!”
“Zayn, non c’è un perché, devi soltanto starle vicino.”
“E’ troppo tardi.”
“Perché?” chiese Liam attonito.
“Perché è finita, basta. E tutto per colpa mia.” Ripresi a piangere, mi sentivo un cretino.
“Zayn, stai scherzando?”
“Sono una merda, ma è troppo tardi. Non riesco a guardarla negli occhi, penso prima a quello stronzo, e poi al mostro che porta con sé! E’ più forte di me!”
“Zayn, ti capisco, ma non puoi lasciarla, ha bisogno di te in questo momento.”
“L’ho lasciata fuori casa di Jane, da sola, come il peggior uomo su questa terra! Liam, perché faccio cosi schifo?”
“Aspetta un attimo.”

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Capitolo 9
*** I can feel your halo. ***


Ogni secondo,ogni minuto,ogni ora,ed ogni giorno che passava il mio cuore veniva spezzato da milioni di fratture.
Si dice che il tempo è un ottimo riparatore di ferite, eppure, i miei dolori, dopo due settimane, erano sempre più forti.
Lo amavo, non potevo negarlo, ma lui non mi amava più, dovevo farmene una ragione. Pensavo di aver trovato per la prima volta un uomo che mi amasse, un uomo che mi capisse, ma, come era sempre accaduto nella mia vita, era tutta un’illusione di quella vita che preferiva pugnalarmi invece che graziarmi.
Avrei voluto correre verso casa sua, bussare, aspettare che mi aprisse, per poi buttarmi fra quelle braccia che mi avevano riscaldato e che mi avevano rassicurato per due mesi, solo due mesi, che nella mia illusione equivalevano all’infinito. Ma le illusioni sono distorsioni di determinate percezioni sensoriali, ed era proprio verso. Il mio cervello era stato soggiogato da quell’uomo, i miei occhi vedevano in lui la perfezione, ma mi sbagliavo, nuovamente.
Nel frattempo ormai ero incinta da due settimane. La parola incinta mi spaventava. Ma allo stesso tempo mi incuriosiva. Ero spaventata, ovviamente, perché ciò che portavo in grembo era frutto di un mostro che adesso stava in prigione fortunatamente e perché avrei dovuto crescerlo da sola, ma incuriosita, perché ero sempre stata attratta da ciò che era “sbagliato”.
Ma cosa dicevo! Quello era mio figlio e basta, non era sbagliato se c’era, quindi lo avrei tenuto e lo avrei difeso da chiunque avesse tentato di ucciderlo. Al solo pensiero di quella parola, mi venivano i brividi. Al solo pensiero dell’omicidio di una creatura la cui unica difesa ero io, mi venivano i brividi.
“Mary sei sveglia?” Era Jane. Non mi vedeva in quanto ero distesa sul mio fianco destro, ed immersa nei miei pensieri non la sentii nemmeno.
“Mary c’è Harry di la, è venuto a trovarti.” Ok, mi aveva vista socchiudere gli occhi.
“Ehi Jane…Che ci fa qui?” chiesi improvvisando un tono abbastanza assonnato in maniera pessima.
“Puoi smettere di fingere che stavi dormendo. In ogni caso, aveva voglia di parlarti.”
“Fallo venire di qui allora, non ho proprio voglia di alzarmi.” Dimenticavo, erano due settimane che ero tornata da Jane, ma mi ero alzato solo in rare occasioni, come per andare in bagno, o per andare a mangiare, null’altro.
“Dormigliona, eh?”
“In realtà non stavo dormendo.”
“Eri diversamente sveglia?” Gli feci una smorfia.
“Qual buon vento ti porta qui?” chiesi andando subito al dunque.
“Beh, ho saputo e volevo farti degli auguri, ma se vuoi posso anche andarmene…”
“No, anzi. Grazie. Chi te l’ha detto?” Accennai un falso sorriso, ma, nonostante il mio impedimento nel fingere, ci cascò in pieno, sorridendo anche lui. Il suo sorriso mi faceva impazzire, quelle fossette…
“Ehm, si, me l’ha detto, ehm, Za-Zayn.”
“Ah.”
“Comunque sono felice.”
“E dove sta adesso Zayn?”
“Non lo so, sinceramente nessuno di noi lo sa, tranne Liam, che però non vuole dirci niente. Sai com’è, se gli dici una cosa la fa. E’ davvero una brava persona.”
“Quindi se n’è andato?”
“Se cosi vuoi chiamare questa fuga, si.”
“Quindi adesso sono anche la causa dei mali della band, perfetto.”
“Ma anche no Mary, Zayn ha sbagliato tutto, stesso Liam gliel’ha detto! E poi vedrai che tutto si risolverà.”
“Questa volta no. Possiamo cambiare discorso?” chiesi con tono noncurante.
“Sei tu che hai iniziato.” Disse iniziando a ridere. Harry era cosi, il classico ragazzo che ti faceva stare bene, facendoti dimenticare i problemi che ti circondano.
“Ti va di sdraiarti qui affianco a me?” Cosa gli avevo chiesto? Cazzo.
“Certo, però mi devi fare spazio.”
“Beh, vedi un po.” Iniziammo a ridere a sproposito seppur senza senso.
Gli feci spazio affianco a me, lui levò le scarpe e si mise sotto le coperte dall’altro lato, in modo che potessimo guardarci negli occhi. Era la prima volta che lo guardavo da quella prospettiva, cosi vicino ai suoi occhi, e alle sue meravigliose fossette…
“Sai, questa scena mi ricorda un po’ i miei primi incontri con Zayn.”
“Sai, avevi chiesto di cambiare discorso!” Disse accennando un altro dei suoi sorrisi che mi iniziavano a far impazzire.
“Mi eri mancato Harry.”
“Anche tu. Ehi, visto che oggi è sabato, ecco, volevo, ehm, chiederti, si, se ti andava, ehm, di uscire!” Era in imbarazzo, era evidente, ma ciò lo faceva diventare ancora più attraente.
“C-certo, sai già dove andare?”
“Pensavo ad un ristorante carino, dista un trentina di minuti da qui, siamo noi due, ma se non vuoi..”
“No, va benissimo!”
“Mary, è quasi l’una, devo andare, ti passo a prendere questa sera verso le otto, ok?”
Mentre parlavo continuavo a fissarlo, ero attratta da lui, sapevo che era sbagliato, sapevo anche che in realtà amavo un’altra persona, ma dovevo dimenticarla. Perciò, senza nemmeno pensarci, mi avvicinai alle labbra di Harry poggiando le mie sulle sue. Fu un bacio casto ma pieno di emozioni. Vidi Harry che socchiuse gli occhi ma con una faccia fra lo stordito e lo shocckato.
“Beh, lo prendo per un si allora.” Disse ironicamente.
“Coglilo come vuoi.”
“Ci vediamo stasera allora.”


POV ZAYN

Solo. Ero solo come un cane. Mi ritrovavo solo come un cane in quella che un tempo era la casa della mia famiglia di Bradford, e che adesso era vuota. Troppi brutti ricordi mi avrebbero voluto portare via da lì, ma era l’unico modo per dimenticare, dimenticare ciò che avevo fatto.
Ma lei lo ha voluto. Lei avrebbe preferito avere il figlio di un mostro che me, che lo tenesse!
La rabbia si era impossessata di me. Ero incapace, in termini ospedalieri, di intendere e di volere. Tutto ciò che avevo fatto, che facevo, e che avrei fatto era dovuto alla rabbia.
“NON ABORTIRO’. ZAYN POSSO PARLARNE A CASA? ZAYN COSA DICI?”
Frasi che rimbombavano nella mia testa ormai da immani giorni.
Ero steso sul divano e facevo zapping fra i canali, ma senza senso, visto che non ero interessato a guardare la televisione. Mentre cambiavo canali mi fermai su un notiziario che diceva:
“…SI DICE CHE LA BAND SI SIA SCIOLTA TEMPORANEAMENTE. I RAGAZZI, CHE HANNO VENDUTO OLTRE 15 MILIONI DI COPIE, A QUANTO PARE PER MOTIVI SENTIMENTALI, HANNO CAMBIATO ‘DIREZIONE’”.
Appena vidi le immagini mie e di Mary apparire sulla tv mi alzai e di scatto diedi un pugno a quell’oggetto, come se lui fosse la causa dei miei mali.
Iniziai a camminare con aria ansiosa, presi una sigaretta dal cappotto e iniziai a fumare. Ispiravo ed espiravo guardando nel vuoto, con gli occhi privi di emozioni, ma che dentro bruciavano.
Non volevo perdere il controllo. Ogni volta che avevo perso il controllo nella mia vita seguivano sempre brutti momenti, come quando, durante i primi anni dell’adolescenza, mi avvicinai alla droga per varie ragioni, e riuscii a smettere solo verso i 16 anni. Anche se, alla fine, a Bradford la droga è un po’ come la sigaretta dalle altre parti, è quasi normale.
Ormai però era troppo tardi. Senza nemmeno indossare il giubbino scesi di casa, salii in macchina, e mi avviai verso ciò che tempo fa mi aveva “aiutato”. Sempre se di aiuto si può parlare.
Arrivato Mark era già li, fermo, a lavoro con un altro dei suoi clienti. Mi trovavo in un vicolo della periferia della città, poco frequentato, se non da quelli appartenenti al “giro”.
Appena ebbe finito di svolgere, quando mi vide nascosto nel mio cappello, e ricoperto dalla barba che avevo lasciato crescere senza sosta, sul suo viso si dipinse una strana smorfia.
“Si, Mark, sono io.” Mi avvicinai a lui dandogli la mano per salutarlo e abbracciandolo.
“Ma, cosa ci fai qui? Cioè sei un cantante amico, cazzo!”
“Mark, le cose non vanno bene.”
“Non hai risposto alla mia prima domanda!”
“Cosa posso volere da uno spacciatore?” Aveva notato che il mio tono non era scherzoso.
Io non volevo quella roba per piacere personale. La volevo per mettere fine ai miei dolori, per divertirmi e non pensare a ciò che era successo. Sapevo che mi avrebbe fatto male, ma sicuramente faceva più male pensare.
“Quanta ne vuoi?” Chiese guardandomi stupito.
“Quel che basta per dimenticare.”
“Ecco a te.”
Lui mi tese la mano per offrirmi la bustina con dentro un mucchietto di cocaina ben ricoperto, e io feci per stringergli la mano lasciandogli una mazzetta da cinquanta.
“Signor Malik, quando vuoi, io sono sempre qui!” Disse sorridendomi.
Io accennai un cenno col capo per ringraziare e me andai.
Salito in macchina nascosi la bustina e già sapevo quale sarebbe stata la prossima meta.
Non potevo reputare Mark un amico. In fin dei conti lui mi aveva aiutato solo a farmi del male. Se Liam avesse saputo ciò che avevo fatto…
Ma no, non gliel’avrei detto, avrei soltanto messo a rischio la nostra amicizia.
Mi trovavo su una strada provinciale della città, si era fatta sera, ed ero in cerca di divertimento. Cosi come ero ridotto chi mi avrebbe visto mi avrebbe preso per un drogato.
Ah, giusto, potevo definirmi un drogato.
Accostai vicino ad una ragazza, abbassai il finestrino, e chiesi:
“Quanto fai a botta?”
“Sei Malik?” Accennò una risata.
“Ho chiesto, quanto fai a botta, non ti ho chiesto se sai chi sono.” Dissi con un sorriso malizioso.
“Sei davvero curioso di sapere?”
“Si.”
“Per te faccio invece di 100, 80.”
“Sali in macchina.”
Era bellissima. Aveva gli occhi chiari, capelli mossi ed un sorriso che avrebbe fatto sognare qualunque uomo.



Spazio dell'autore: Ok, ormai i tempi diventano sempre più lunghi, ma mi sto impegnando tanto, e sappiate che ci sono tante sorprese in arrivo u.u Intanto, so che non a molti piacerà questo lato "oscuro" che sto costruendo sul personaggio di Zayn, ma odio le cose che finiscono sempre bene (come avrete già capito) perciò sopportatemi, ahahahaah! In ogni caso, alla prossima!

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Capitolo 10
*** Miss you. ***


Zayn...



Accecato ancora dalla luce del giorno, aprii gli occhi, e a stento vidi l’orario che sobbalzai. Erano le due del pomeriggio, non ricordavo nulla della notte passata ed avevo un mal di testa terribile. Mi guardai attorno, quando notai che le coperte erano sull’altro capo del letto, cosi come i cuscini erano a terra. Guardai lungo il mio corpo e vidi solo i boxer bianchi che avevo indossato la sera precedente e, guardandomi allo specchio, notai i capelli disfatti e alcune macchie di sudore. Poi vidi un bigliettino sul letto su cui era scritto:
“Se non mi trovi al tuo letto è perché si era fatto tardi e sono dovuta andare. Grazie per la nottata intensa, a presto xx.”
Ricordavo tutto.
La droga, l’alcool, la ragazza dai capelli mossi e dagli occhi chiari e quella serata da sballo costatami cinquanta sterline. E quel mal di testa, a cui si stava unendo anche un mal di stomaco terribile, era dovuto principalmente alla tanta droga che avevamo assunto io e la ragazza. Adesso che poi ci pensavo, non sapevo nemmeno il suo nome, o non lo ricordavo, non lo so, ma ricordavo semplicemente che ci eravamo divertiti, e come ci eravamo divertiti! Avevamo prima giocato fra di noi, assunto la droga per poi darci alle posizioni più assurde in quel letto disordinato più che mai! Altro che Mary, lei non si faceva nemmeno toccare.
Mary. L’avevo dimenticata per tutta quella nottata. Ma ormai era acqua passata.
Ma cosa dicevo? Ero stato io a promettere a Mary che non lo avremo fatto sinchè non saremo stati pronti!
Cosa ero diventato? Nella mia mente c’era solo il divertimento?O forse era la droga che mi portava a quei pensieri?
Rimasi fisso qualche secondo a guardare il soffitto bianco, finchè il telefono non prese a squillare. In quel momento non avrei voluto vedere per nessuna ragione al mondo quel numero…
“Zayn ti va di parlare?” chiese Liam, il mio migliore amico, al telefono.
Alla sua domanda non ci fu risposta.
“Dove sei?”
“Sto a casa” dissi freddo più che mai.
“Sto arrivando, ehm,  cioè posso venire?”
“Liam..”
“Ok, a fra poco”
Mi alzai in cerca di qualche panno, aprii l’armadio e presi una tuta comprata qualche anno prima quando ancora non ero “famoso”.
Misi in fretta e furia la camera a posto, sinceramente non avevo alcuna voglia di sentire l’interrogatorio di Liam sul perché del disordine della stanza.
E alla fine non avrebbe avuto tutti i torti.
Appena andai in cucina in cerca di qualcosa da mangiare rimasi paralizzato: la camera da letto non era stata l’unica camera in cui ci eravamo divertiti ma eravamo arrivati anche in cucina!
“Cazzo!” sussurrai. C’era di tutto in quella stanza: dai preservativi aperti alle bottiglie di vino vuote sparse lungo la stanza. Mi affacciai sul salone per vedere la situazione e vidi anche lì il divano disfatto e tanta di quella roba che sarebbe stato impossibile pulire nel giro di pochi minuti! E poi, conoscendo Liam, sarebbe stato lì nel giro di qualche minuto. Ma non ebbi nemmeno tempo di pensare ad una via di fuga che, ecco, trillò il campanello.  
“Liam, aspetta un attimo, sto in bagno!” Urlai fingendo.
“Muoviti, dai!” sentii urlare dall’altro lato della porta.
Misi un lenzuolo sul divano in modo da fargli pensare che quella notte avessi dormito lì, buttai tutto ciò che mi avrebbe potuto incriminare per poi andare ad aprire come se niente fosse.
Non feci in tempo che subito mi avvolse in uno dei suoi caldi abbracci che mi avevano rassicurati nei momenti più bui. E non appena sentii una lacrima cadere sulla mia spalla scoppiai a piangere; scoppiai a piangere perché non ce la facevo più, mi sentivo come se fossi stato chiuso in una gabbia senza via d’uscita, e senza che nessuno potesse liberarmi. Ma qualcuno era arrivato a liberarmi, e quel qualcuno era il mio migliore amico, Liam Payne.
“Grazie” bisbiglia singhiozzante nel suo orecchio.
“Grazie a te, Malik” disse singhiozzando con un leggero velo ironico nelle sue parole.
“Dai, siediti, vuoi qualcosa da bere?” dissi tirando su con il naso per evitare di farmi vedere rosso come un peperoncino con gli occhi rossi.
Anche se, in fin dei conti, quella non era la prima volta che piangevo con Liam.
“No, non ti preoccupare. Dai, siediti vicino a me, almeno parliamo un po’, no?”
“D’accordo”
“Perché stai facendo questo Zay? A cosa vuoi arrivare?”
“A nulla, Liam. Nulla. Alla fine anche io sono il nulla, quindi sto semplicemente andando avanti solo perché devo andare avanti”
“Zayn ti rendi conto che però tu hai una vita diversa dagli altri e non puoi permettere ciò? Sei una star internazionale, l’idolo di milioni di persone, e tu? Tu cosa decidi di fare? Decidi di ritirarti senza dire niente e lasciare tutti? “
“Liam come faccio a fare finta di niente? Come faccio a sorridere quando so che la mia fidanzata, cioè, ex-fidanzata, è incinta di quel pezzo di merda?”
“Zayn, devi sorridere. Devi lasciarti tutto alle spalle, sempre se è questo che vuoi. Perché è ovvio che tu non voglia lasciarti alle spalle questa storia. E se è cosi, perché continui a farti del male?”
“Te l’ho detto, perché non conto più niente”
“Zayn, cazzo, guardami negli occhi, vuoi continuare davvero ad andare avanti cosi, o vuoi cercare una soluzione?”




Mary...





Erano le sette e non sapevo ancora cosa mettermi! Mi guardavo allo specchio in cerca di un suggerimento, ma niente, li sopra c’era solo la mia faccia desolata.
“Mary muoviti che Harry arriva fra poco! Non vorrai mica rimanere qui visto che anche io esco, giusto?!” urlò Jane dall’altra camera, anche lei in procinto di vestirsi per uscire con il suo ragazzo. Si, anche Jane si era fidanzata. Era un ragazzo davvero dolce, sempre disponibile, il ragazzo perfetto per lei, la mia migliore amica.
“Mary, cosa stai facendo fissa davanti lo specchio?” disse Jane appena entrata nella stanza.
“Jane, sono senza idea. Cosa mi devo mettere?”
“Tieni questo, l’ho comprato la settimana scorsa”
Quella che Jane mi porse era un vestitino di marca, splendido.
“Oddio, Jane è bellissimo. Grazie!” dissi stringendola fortissimo.
Bastarono pochi secondi che però una lacrima scese lungo il mio volto. Alla fine, anche se non lo dimostravo, stavo malissimo.
Mi mancava. Avevo bisogno di lui, l’unica persona ad avermi resa felice nei pochi anni della mia vita. Mi sentivo vuota, non riuscivo più a provare alcuna emozione che non fosse dolore. Mascheravo il tutto, e appunto, quella che avevo costruito lungo il mio volto era una maschera di ferro che mi proteggeva. E l’unica a sapere che dietro la mia maschera c’era la vera Mary, quella capace di divertirsi, di ridere, di scherzare e alla fine di amare , era Jane.
Ed era per questo che tenevo a lei in una maniera straordinaria, seconda solo a Zayn.
Beh, si, anche se ormai ci eravamo lasciati, io lo amavo, non potevo smettere, e non potevo nemmeno dimenticare quei due mesi, intensi più che mai.
“Tutto bene, Mary?” disse Jane accarezzandomi.
“Dai, adesso asciugati e vestiti che fra poco arriva Harry, non vorrai mica farti trovare in questo stato? Certo che no! Allora vai, su!”
Levai la canotta lasciando scoperto il mio ventre, rimanendo fissa a guardarlo. Lì dentro c’era il mio bambino, una nuova vita. O forse, la mia nuova vita. Ancora non potevo crederci, davvero stavo aspettando un bambino, una creatura indifesa.
“Sei al sicuro con me, non ti preoccupare” sussurrai accarezzando la piccola sporgenza che fuoriusciva dal mio pancino.
Nel giro di una trentina minuti ero pronta, con quel vestito color porpora bellissimo. Preciso come un orologio svizzero arrivò Harry, e non appena aprii la porta mi resi conto di quanto fosse bello.
“Sei bellissima” “Sei bellissimo” sussurrammo all’unisono.
Indosso aveva una giacca nera con un fiocchetto blu, una camicia bianca che metteva in risalto il suo meraviglioso corpo e un pantalone blu.
Mi guardava stupito, quasi basito.
“Beh, allora dove andiamo?” chiesi curiosa.
“Ehm, ah si, giusto..beh, in realtà dovrebbe essere un segreto, dai andiamo” disse.




Spazio dell'autore
Saaaaaaaaaaaaaaalveee c: come si va?
dopo immemore tempo, sono finalmente riuscito a completare questo capitolo, che capitolo non è.
Infatti, personalmente, l'ho inteso come una sorta di anticipazione per tutto quello che succederà nel futuro. 
Perciò, preparatevi, che fra poco ne vedrete di belle u.u
No, vabbè; sembra più che vi sto preparando alla terza guerra mondiala éwé
In ogni caso, buona lettura, e
ALLA PROSSIMA, IL VOSTRO CARMELO. xxx

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Capitolo 11
*** Irreplaceable. ***


Mary...





“Siamo quasi arrivati Mary” disse Harry, dopo aver notato la mia impazienza. Erano trenta minuti che eravamo in macchina, e lui non aveva voluto spiccicare mezza parola su quale fosse il luogo in cui mi avrebbe portato.
Non ci trovavamo più a Londra, ci stavamo dirigendo lontano da quella città, e sinceramente, data la mia ignoranza in materia, non riuscivo a capire dove ci trovassimo.
In quei pochi mesi di conoscenza, avevo capito che Harry era un tipo imprevedibile. Ogni cosa che faceva era avvolta in un alone di mistero, che rendeva il tutto ancora più meraviglioso.
Poco dopo svoltò lungo una stradina di campagna ed accostò vicino una spiaggia.
“Harry dove stiamo andando?” chiesi sempre più curiosa, dopo che mi ebbe fatto scendere dalla macchina.
“Chiudi gli occhi, è una sorpresa. Ehi, attenta al gradino!” disse ridendo.
“Puoi aprire gli occhi” disse quasi sussurrando vicino il mio orecchio.
Ciò che vidi dinanzi a me mi fece rimanere a bocca aperta.
Lungo la sabbia c’erano tante candele accese che formavano un cuore, al cui interno c’erano tanti petali di rose, che adornavano l’intera spiaggia.
Era un qualcosa di meraviglioso, cazzo!
“Ha..Ha..Harry, ti giuro, ho le lacrime agli occhi, non ho parole cazzo!” dissi singhiozzando.
Davvero non ci potevo credere, quello che avevo davanti  era uno spettacolo, e nessuno mi aveva mai fatto qualcosa di cosi “amorevole”. La mia vita era la classica vita da maschiaccio: i ragazzi mi evitavano, quei pochi che mi erano piaciuti non avevano mai avuto intenzione di farmi sorprese, per cui i miei ideali non erano mai arrivati a ciò.
“Mary, io ti amo” disse Harry avvicinando le sue labbra alle mie. Ricambiai subito quel bacio: avevo le farfalle nello stomaco, non avrei mai pensato che un giorno qualcuno mi avesse preparato tutto ciò.
Le nostre lingue iniziarono a toccarsi, a cercarsi, a giocare fra di loro creando un’atmosfera bellissima attorno a noi, dopodiché mi prese in braccio e mi poggiò sui petali, sdraiandosi su di me.
Continuammo a baciarci per un po’;non credevo di provare qualcosa verso Harry, forse non provavo nemmeno nulla di concreto, ma in quel momento il mio cuore voleva quello, voleva essere stretta fra le braccia di Harry, essere riscaldata dal suo calore, essere amata.
“Sei pronta?” mi chiese sussurrando mentre continuava a baciarmi lungo l’orecchio nel modo più dolce che potesse esistere.
“Sono tua, per questa sera”. Non feci nemmeno in tempo a dirglielo, che dolcemente mi iniziò a togliere il vestitino prestatomi poco prima da Mary.
Ero stupita da quanta cura avesse nei miei confronti, di come ogni suo gesto fosse fatto per farmi stare bene,e devo ammettere che ci stava riuscendo perfettamente.
In poco tempo rimasi in mutande e reggiseno, e per mia fortuna quella sera non faceva freddo, o almeno, con lui non sentivo freddo. Continuò a baciarmi lentamente lungo il ventre, per poi arrivare al basso ventre, ed era cosi bravo, che dentro mi sentivo morire dalla gioia che mi portavano i suoi baci.
Lo facemmo per tutta la notte fino allo sfinimento, fino allo stremo delle sue e delle mie forze, che si andavano sempre più consumando.
“Mary, ti amo, ti amo, ti amo,quante volte te lo devo dire?” disse Harry, che nel frattempo aveva provveduto ad usare il suo giaccone come coperta.
“Sei ancora più bello nudo, lo sai?” dissi accennando una risata.
“Allora non immagini quanto tu possa essere bella” disse facendomi  perdere nei suoi occhi.
Le emozioni che stavo provando erano le stesse che qualche mese prima avevo provato per Zayn, in quel letto, nella casa di Jane.
Ma Harry mi aveva fatto sentire bene, mi aveva fatto sentire la sua principessa per una nottata.
E non era il momento di pensare a Zayn, di piangere sul passato.
“Mary, ti vedo pensierosa, c’è qualcosa che non va?” chiese Harry continuando ad accarezzarmi con le sue grandi mani calde lungo una delle mie guance.
“No, niente, stavo solo pensando a delle sciocchezze”.
“Pensare a Zayn non credo sia una sciocchezza per te, vero? Credi che non sappia che nella tua testa continua ad esserci  Zay?”
“Harry io provo qualcosa per te, non posso negarlo, certo! Ma nel frattempo amo Zayn, nonostante quello che sia successo!”
“Dai, è tardi, è ora di andare Mary, non voglio intrattenerti per troppo tempo qui” disse Harry, infastidito dalla situazione venutasi a creare.
 Ma non volevo farlo stare cosi, lo volevo bene, lo amavo, non so nemmeno cosa provavo per lui, ma non volevo stesse male!
Non feci finirlo di alzare che senza nemmeno parlare mi ci aggrappai addosso e iniziai a baciarlo con tutta la passione che avevo.




Zayn...





“Zayn potresti provare a chiamarla, no? Magari provate a discuterne, non ti voglio vedere cosi!” disse Liam vedendomi in lacrime.
Non potevo dimenticare Mary, non potevo, cazzo! Era troppo difficile dimenticare la donna che aveva fatto parte di me, che FACEVA parte di me, la donna che avevo amato, che AMAVO, l’unica che con uno sguardo mi faceva sorridere, che riempiva le mie giornate con il suo meraviglioso sorriso!
Eppure, adesso non c’era più, dovevo dimenticarla, e tutto per colpa mia, e, ovviamente, di quell’essere che viveva dentro di lei.
Probabilmente se non ci fosse stato, se non fosse accaduto tutto quel che era accaduto, io e Mary saremo stati seduti l’uno al fianco dell’altra abbracciati, come spesso facevamo.
O probabilmente era destino che sarebbe andata cosi. Chissà.
“La chiamo per farmi mandare a quel paese?” dissi singhiozzando.
“La chiami per riprovarci” rispose Liam guardandomi negli occhi.
“Ma è presto, dai, sono appena le otto del mattino. Se non fossi rimasto qui a dormire con me anche tu staresti ancora a riposare! Domani Lee, per favore” dissi perdendo sempre di più le speranze.
“Adesso le invio un messaggio per vedere se è sveglia” disse Liam fregandosene della mia supplica.
Prese immediatamente il telefono e inviò un messaggio a Mary, la quale rispose dopo qualche minuto con un semplice “si”.
“Zayn, forza, fai l’uomo su!” disse Liam incoraggiandomi e cingendomi in un abbraccio.
Dopo qualche minuto passato a ripulirmi dalle lacrime, presi titubante il telefono e composi quel numero che tanto volte avevo chiamato.
Squillava, ma non arrivava nessuna risposta, finchè:
“Cosa vuoi?”
Aveva una voce cosi bella.
“Ehm, ciao Mary, come va?” chiesi con un nodo alla gola strettissimo.
“Non credo ti interessi”. Deglutii.
“Mary, vorrei parlarti, spiegarti alcune cose, dove sei?  Magari ti raggiungo!” dissi accennando un sorriso.
“Zayn, forse questo non è il momento giusto, adesso proprio non posso, dai, facciamo un altro giorno”
“Perché Mary? C’è qualcosa che non so? Se non vuoi, puoi dirmelo, non ti preoccupare, me ne farò una ragione!”
“No no, è che ci sono ospiti qui da Jane, non è il momento!” disse Mary nervosa dall’altro lato del telefono.
“Alle otto del mattino? Chi c’è con te?”
“Zayn, ehm, in realtà qui c’è Ha.. Zayn qui c’è Harry!” disse imbarazzata.
“Ah” dissi chiudendo la telefonata.
Ero infuriato. Mentre io ero lì, a soffrire con il mio migliore amico, lei si era divertita con quella specie di uomo.
“Zayn, cosa è successo?” chiese Liam spaventato.
“Liam, ci vediamo più tardi, vado a comprare le sigarette” dissi mentendo spudoratamente.
Le mie intenzioni non si fermavano alle sigarette, volevo andare a casa di Jane, volevo picchiare quello stronzo fino a rimanerlo a terra quasi morto, e poi volevo guardare un’ultima volta Mary, guardare un’ultima volta quella donna che mi aveva cambiato.
Presi  con uno scatto le chiavi della macchina, e fatto uscire Liam, che aveva capito la situazione, chiusi dietro di me la porta di casa.
Non appena accesi la macchina, poggiai con tutta la mia forza il piede sull’acceleratore. Fortunatamente possedevo una macchina veloce.
Dopo aver preso le sigarette, non feci nemmeno in tempo ad entrare in macchina, che già ne accesi una. Ripartii immediatamente accecato dalla rabbia, accecato dal dolore, accecato dall’odio, accecato dalla vita.
Una vita che con me, sin dalla mia infanzia, era stata infame. Una vita che non mi aveva mai aiutato, aveva preferito guardarmi lentamente cadere nel baratro, che mi aveva regalato il successo, si, ma con tutti i suoi contro.
Una vita dura, la mia, difficile. Sin da bambino non avevo mai avuto una famiglia, una famiglia che mi volesse bene. Da adolescente venivo picchiato dal gruppo di bulletti, ragion per cui avevo deciso di iniziare a fumare. Qualche anno e decisi di passare alla droga. Non droga leggera, anzi, droga pesante.
Quella notte avevo rischiato il peggio. Avevo 16 anni, per l’ennesima volta mio padre aveva picchiato mia madre, e, stanco di quella situazione, decisi di andare a sballarmi da qualche parte.
Decisi di fermarmi in una discoteca poco distante da casa mia. Ricordo ancora la luce bassa, le donne provocanti che, accompagnate da alcuni uomini, andavano in bagno, per poi tornare tutte sfatte e al massimo dell’eccitazione. Io probabilmente ero uno dei pochi ragazzi, uno dei pochi giovani che popolassero quella discoteca, uno dei pochi “innocenti”.
Feci scendere nel mio fegato alcool a quantità, finché non si avvicinò un uomo che mi propose un drink con “la polvere bianca”. Quella polvere bianca era buonissima, tanto che me ne feci dare un bel po’. Ma era talmente buona, che probabilmente esagerai, e caddi a terra. Nelle mie orecchie rimbombano ancora le urla di panico,e ricordo ancora il terrore negli occhi di tutti, il dolore lancinante e poi, il buio. Il buio più totale.
Improvvisamente frenai e diedi un pugno contro il volante. Perché tutto quel dolore? Perché proprio io? Cosa avevo fatto di male? 

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