amori e incantesimi

di evilqueen82
(/viewuser.php?uid=252327)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Settembre – 1996. Colazione e lezioni mattutine. ***
Capitolo 2: *** Ronda notturna: Sarah e Draco. ***
Capitolo 3: *** Lezione di Erbologia: Amanda & Harry. ***
Capitolo 4: *** Dicembre 1996 – Gita ad Hogsmeade. ***
Capitolo 5: *** Vacanze di Natale: Santo Stefano. ***
Capitolo 6: *** Gennaio – 1997. Sull’Hogwarts Express. ***
Capitolo 7: *** Lettere, lezioni e misteri notturni. ***
Capitolo 8: *** Febbraio – 1997 San Valentino. ***
Capitolo 9: *** la vendetta di Draco ***
Capitolo 10: *** La presa di Hogwarts e la morte di Silente. ***
Capitolo 11: *** Luglio 1997 – Maggio 1998 Dalla ricerca degli Horcrux verso la battaglia finale. ***
Capitolo 12: *** 2 Maggio 1997. Il ragazzo sotto la cicatrice. ***
Capitolo 13: *** Maggio 1998 – Maggio 2001. Perdersi e ritrovarsi. ***



Capitolo 1
*** Settembre – 1996. Colazione e lezioni mattutine. ***


Settembre – 1996.

Colazione e lezioni mattutine.


(Pov Sara)

Quella mattina la mia sveglia suonò puntualmente alle 7.30 e fui la prima del mio dormitorio ad alzarmi.

Mi stiracchiai pigramente e, dopo una breve doccia, indossai la divisa dai colori e decorazioni in blu e bronzo.

Sarah Alyson Angels, sedici anni compiuti a Settembre e Corvonero d’hoc.
Presi dal mio baule tutti i libri necessari alle lezioni di quel giorno e scesi dalla Torre della mia Casa per andare in Sala Grande a fare colazione.
Mi sedetti all’estremità del mio tavolo e appoggiai la borsa accanto al mio posto, per tenerlo occupato.

Mantenni gli occhi fissi sulle doppie porte, attendendo l’arrivo di Amanda, la mia amica di Tassorosso.



(Pov Amanda)

7 e 45

Accidenti!anche questa mattina sono in ritardo”. Imprecai tra i denti mentre mi svegliavo di soprassalto.

Mi alzai di corsa dal letto, mi lavai e mi vestii rapidamente.

Presi l’occorrente per le lezioni che avevo preparato la sera prima e scesi di corsa in Sala Grande a fare colazione

Sono Amanda Melody Rubens, ho sedici anni e frequento la scuola di magia di Hogwarts .

Sono al sesto anno e risiedo nella casa dei Tassorosso .

Da quando mi sono iscritta in questa scuola, non c’è mai stato giorno in cui io mi sia svegliata puntuale.

Infatti, anche questa mattina arrivai nella sala grande alle 7:55 , giusto in tempo per strozzarmi con la colazione.

Mi sedetti al mio tavolo dei Tassorosso e guardai verso i Corvonero per salutare la mia amica Sarah Angels.


(Pov Sara)

Controllai l’orologio e ridacchiai tra me: sicuramente, tanto per cambiare, Amanda era rimasta addormentata.

Presi la mia tazza di the e la sorseggiai salvo sorridere quando la vidi entrare in Sala Grande.
Inarcai le sopracciglia quando la vidi dirigersi al tavolo della sua Casa, voltandomi in sua direzione.

Vieni qui”. Le sorrisi e le feci cenno con la mano, spostando la mia borsa per consentirle di prendere posto accanto a me.

Sorrisi quando si accomodò ed osservai i suoi capelli un poco scarmigliati per il risveglio in ritardo e la fretta con cui si doveva esser vestita per venire a colazione.
“Come va?”. Le domandai mangiucchiando un toast con marmellata.


(Pov Amanda)
 Un disastro come tutte le mattine”. Allungai il braccio per prendere la mia porzione di porridge e succo di zucca: in questo momento ero troppo presa dalla priorità di mangiucchiare qualcosa e arrivare puntuale a lezione, per fare conversazione.

Soprattutto con il rischio di sfociare nei soliti discorsi o in una conversazione stimolante che avremmo dovuto rinviare per il poco tempo a disposizione.

E a te, come va?”. Domandai a mia volta.


(Pov Sara)

La guardai con il viso inclinato di un lato e ridacchiai conoscendo bene la sua difficoltà ad alzarsi presto il mattino per l’orario scolastico.

Tutto bene – replicai a mia volta con un lieve scrollo di spalle – a parte che Piton ci ha dato un compito quasi impossibile da fare entro Venerdì”.

Sospirai e mi portai una mano sulla tempia, massaggiandomela stancamente.
Stavo per aggiungere qualcosa quando uno schiamazzo improvviso attirò la mia attenzione: volsi lo sguardo al tavolo di fronte al mio – Serpeverde – e il mio viso si contorse in una smorfia.

Evidentemente Draco Malfoy doveva esser stato spiritoso, a giudicare dalla risata giuliva di Pansy Parkinson.

Alzai gli occhi al cielo ma non commentai nulla e mi volsi a guardare la mia amica.
“Oggi abbiamo Divinazione insieme”.


(Pov Amanda)

Ma cosa avrà mai da ridere quel muso da carlino!”. Sbuffai in direzione di Pansy.

E’ davvero una sciocca ”. Continuai dovo aver bevuto il mio succo di zucca prima di sentire quel commento sulla nostra lezione in comune.

Purtroppo sì, oggi abbiamo quell'altra rimbambita della Cooman”. Mi girai in direzione del tavolo dei Professori e la guardai con disprezzo.

Se non la smette di predire morte e catastrofi a Harry, gliela farò pagare ”.

Mi girai in direzione del tavolo dei Grifondoro e vidi l’oggetto dei miei desideri seduto vicino ai suoi inseparabili amici Ron ed Hermione e notai con disappunto quella smorfiosa di Ginny Weasley (sorella di Ron) fare la gattamorta con Harry .

Merlino quanto la detesto”. Bisbigliai all’orecchio di Sara.


(Pov Sara)

Ridacchia divertita per il modo in cui aveva apostrofato Pansy ed era stata fin troppo educata.
Carlino era davvero l’insulto più leggero che si potesse riservare ad una simile piattola.
Mi domandavo spesso come fosse possibile umiliarsi in quel modo, per un ragazzo egocentrico, narcisista, villano, superficiale ed arrogante come Draco Malfoy.
Scossi la testa tra me salvo riscuotermi quando vidi Amanda gettare uno sguardo in direzione del tavolo dei Grifondoro.

Osservai a mia volta, al centro della tavola, dove sedeva il magico Trio ma soprattutto il soggetto dei suoi desideri.

Harry Potter, diciassettenne forse più famoso al mondo: i capelli corvini e costantemente scarmigliati, quegli occhi verdi e quella cicatrice sulla fronte.
Sorrisi un poco teneramente per la devozione nello sguardo di Amanda salvo osservare Ginny Weasley con una vaga smorfia.

Ecco un altro comportamento femminile che mi dava sui nervi: quando è evidente che un ragazzo non ti ricambia, perché continuare ad assillarlo?

Ma non hanno un minimo di orgoglio e di dignità?! Pensai tra me alzando gli occhi al cielo.

Oh, non ti preoccupare di quella – borbottai facendo spallucce e sorseggiando ancora dalla mia tazza – non vedi che non la considera neppure di striscio?”. Le sorrisi quasi ad avvalorare le mie parole.

E’ solo perché è troppo educato ed è la sorella del suo migliore amico quindi deve mostrarsi gentile”. Commentai pacatamente.

In effetti, il ragazzo aveva colto l’occasione al volo per girarsi verso Ron e Seamus ed ero quasi certa stessero parlando di Quidditch visto che Hermione aveva infilato il naso nei suoi libri.



(Pov Amanda)

 Merlino è tardi è meglio che andiamo adesso”. Mi alzai da tavola mentre tutta la scolaresca cominciava a riversarsi fuori dalla Sala Grande per la prima lezione del mattino.

Alla prima, ho Antiche Rune… ci vediamo più tardi”. Mi congedai da Sarah e mi recai nell’aula: l’ora passò in fretta anche perché, nonostante fossi una ritardataria, ce la mettevo davvero tutta nello studio e me la cavavo abbastanza egregiamente.

Al suono della campanella, mi recai a Storia della Magia dove potevo sonnecchiare tra un appunto e l’altro.

Seguirono Pozioni, Difesa contro le Arti Oscure e, infine, l’ora prima di pranzo, la lezione di Divinazione in cui mi sedetti accanto a Sarah.



(Pov Sara)

Mi riscossi quando la sentii fare quell’esclamazione ed annuii, rendendomi conto che aveva ragione, mi pulii le labbra con il tovagliolo e la seguii fuori dalla Sala Grande. “Buona giornata… a più tardi”.

Fu una giornata abbastanza rilassante: Cura delle Creature Magiche, Incantesimi (la mia materia preferita) fino all’ora di Pozioni dove Piton aggiunse altri compiti che significavano un’altra lunga giornata di studio.

E questo week end c’era anche la gita ad Hogsmeade.

Il solito guastafeste, pensai imbronciata quando raggiunsi l’aula di Divinazione. Sorrisi alla ragazza.

Come va?”. Le domandai ma non feci in tempo a sentire la sua risposta perché la Cooman con i suoi molteplici scialli e bracciali – somigliava davvero ad una libellula gigante! – ci salutò con voce velata.

Dopodiché, con tono più simile a quello della professoressa McGrannith, alluse ancora una volta all’importanza della lettura delle sfere di cristallo.

Sospirai e osservai il piccolo globo argenteo, cercando di discernere qualcosa.

Oh… c’è qualcosa!”. Squittì la voce della Cooman facendomi saltare sul pouf.

Lo vedo mia cara… si avvicina…”.

Emise una sorta di ululato ed io arrossii quando tutti gli sguardi si posarono su di me. “Un uomo sta per entrare nella tua vita – esclamò con tono deciso – la tua vita è arrivata ad un bivio mio cara!”.

Concluse con voce enfatica.



(Pov Amanda)

E io prof… ce l’avrò un ragazzo?”. Domandai cercando di imitare il suo tono mistico.

In realtà, non credevo ad una parola di quello che diceva quella assurda donna che avevo come insegnante ma volevo togliere Sarah da quella situazione imbarazzante.



(Pov Sara)

Ringraziai mentalmente Amanda e mi passai una mano tra i capelli mentre il resto della classe mi osservava: chi divertito e chi annoiato.

Vidi Padma Patil dare di gomito alla sua amica e bisbigliare qualcosa osservandomi e sospirai, scuotendo il capo.

Non mi aveva mai perdonata perché Silente non l’aveva confermata come Prefetto ma aveva passato l’incarico a me.

Scossi la testa e mi volsi verso la Cooman che ora osservava il globo di Amanda.

Oh cara – assunse un tono lugubre – c’è un uomo nella tua vita…”. Le prese la mano e le diede due colpetti, consolatori, salvo sospirare.

Temo che però lui abbia un influsso negativo delle stelle”.


(Pov Amanda)

Un influsso negativo?”. Domandai in tono preoccupato mentre ingoiavo l’aria e una goccia di sudore freddo mi scivolava in fronte.

Oh Merlino , pensai tra me, non sarà mica Harry?!

Guardai Sarah con espressione preoccupata.

P-Potrebbe spiegarsi meglio?”.Pigolai in tono ansioso, rivolgendomi ancora all’insegnante.


(Pov Sara)

Notai l’espressione sorpresa e preoccupata di Amanda e le sorrisi, scuotendo la testa: ‘ricordi di chi stiamo parlando? Se ne azzeccasse una, Harry sarebbe già morto’. Pensai tra me e me come se potessi dirglielo telepaticamente.

La Cooman si sedette sul pouf tra noi due e consultò ancora la sfera.

Mm… come pensavo – commentò facendo tintinnare i bracciali e quasi colpendomi in faccia mentre gesticolava per dare enfasi alle sue parole – ti innamorerai di un ragazzo molto irrequieto… e sfortunato”.

Alzai gli occhi al cielo e quando la professoressa se ne fu andata mi sbrigai a scriverle un biglietto, ponendo per scritto quello che avevo pensato prima.

Alla fine della lezione, con tono molto meno mistico, ci assegnò compiti su compiti per revisionare la lettura della mano: avremmo dovuto leggere la mano ad almeno cinque persone diverse e riportare il tutto su pergamena.


(Pov Amanda)

‎“Dannata Cooman – esclamai appena uscite quando potei sfogare la mia irritazione – ogni tanto ci prende quella mezza matta ”. Bisbigliai nell’orecchio di Sarah.

Scendemmo insieme a pranzo ma non mangiai un granché: non avevo molto appetito.

Sarah mi parlava ma non le prestavo attenzione: guardavo Harry con trepidazione ricordandomi che da lì a poco saremmo stati nella stessa aula.


(Pov Sara)

Io non l’ho ancora vista dirne mezza esatta”. Commentai tra me e me e scendemmo a pranzo.

Stavo raccontando o meglio lamentandomi della mole di compiti e di studio ma notai lo sguardo assente di Amanda.

Infine sono andata con Baston nel bagno dei prefetti e lo abbiamo fatto per due ore nella vasca”. Commentai e la vidi sbattere le palpebre a più riprese, fissandomi mentre ridacchiavo divertita.

Pardon, ho disturbato la tua contemplazione di Harry – Favoloso – Potter?”. Le sussurrai complice ma prima che potesse rispondere, il mio gufo mi si avvicinò e mi porse la zampa.

Presi la pergamena e gemetti.

N-Non ci posso credere!”. Balbettai incredula e alzai lo sguardo sul tavolo dei Serpeverde, stringendo un pugno.

Stasera sono di ronda con Malfoy perché il Carlino è in punizione…”.

Tremai quasi di rabbia osservando il biondino che stava tenendo banco nel mezzo della tavola quasi fosse stata colpa sua.


(Pov Amanda)

Di ronda con Malfoy?”. Domandai a Sarah e scoppiai a ridere per la sua espressione che sfumava dalla pura e semplice disperazione alla furia omicida.

Huhuhu – sogghignai con fare malizioso – non trovi che sia una curiosa coincidenza?”. La guardai con un sorriso ancora più malizioso al suo sguardo interdetto.

Potrebbe essere lui il tuo futuro ragazzo”.

Le rammentai la ‘profezia’ della Cooman prima di scoppiare in un’altra sonora risata,


(Pov Sara)

Mi riscossi quando sentii la risatina divertita di Amanda e roteai gli occhi, sbuffando. “Lieta che almeno tu ti diverta”. Borbottai tra me e me salvo sgranare gli occhi ed arrossire a quella farneticazione. “MA NON SCHERZARE!”. Esclamai scandalizzata, rivolgendo ancora un’occhiata al ragazzo per poi scuotere la testa.

Preferirei baciare un ricciocorno schiattoso”. Commentai alludendo ad una delle fantomatiche creature amate da Luna.

Piuttosto… sembra che qualcuna non stia più nella pelle per la prossima lezione”. Sussurrai, guardandola con un sorrisetto malizioso volendo sviare la sua attenzione da me.


(Pov Amanda)

Mi dondolai sorridendo senza bisogno di risponderle: tra me e lei non c’erano segreti e a volte le parole non servivano.

Eravamo amiche fin dall’infanzia: Sarah malgrado le origini Purosangue aveva frequentato le mie stesse scuole elementari di Londra ed era stata una gioia immensa scoprire che eravamo entrambe streghe.

Questo forse giustificava quell’intensa profonda: ci sapevamo capire con un solo sguardo.

Guardai l’orologio e sorrisi: cominciai a sistemarmi i capelli e a lisciarmi la divisa.

Mi alzai da tavola, raccolsi le mie cose e, dopo aver salutato Sarah, mi diressi all’aula della professoressa McGrannith.


(Pov Sara)

Sorrisi osservandola e ricambiai il saluto.

Buona lezione”. Le dissi con un sorriso complice, strizzandole l’occhio ed osservandola avviarsi verso l’aula della McGrannith.

Osservai l’orologio e mi alzai a mia volta da tavola: avevo lezione di Erbologia e dovevo andare nella serra numero tre.

Mi alzai e mi misi la borsa sulla spalla, gettando per istinto uno sguardo al tavolo dei Serpeverde e sbuffai apertamente mentre Malfoy sogghignava parlando con i suoi tirapiedi.

Non c’è modo migliore di rovinarsi la serata, pensai con uno sbuffo, salvo uscire dalla Sala Grande e dirigermi con Luna nella serra.


(Pov Amanda)

Mi recai nell’aula di Trasfigurazione.

La professoressa ci attendeva in piedi davanti alla cattedra.

Aveva un cipiglio severo poco incline alle moine ma si poteva intuire, dietro alla facciata, un cuore grande.

Le volevo molto bene anche se non cercavo mai di arruffianarla in nessun modo .

La salutai consegnandole il compito che mi aveva assegnato e andai a sedermi tra i miei compagni.

Quel giorno iniziò spiegare come tramutare un sasso in un portagioie .

La classe era in assoluto silenzio prestando la massima attenzione ad eccezione del solito duo “Harry – Ron”, impegnato in una discussione sulla prossima partita di Quidditch che si sarebbe giocata tra qualche settimana.

Weasley, Potter – li richiamò la McGrannith con tono autoritario – volete fare silenzio, per favore?”.

I due ragazzi tacquero per un po’ per poi riprendere a chiacchierare sommessamente, cosa che fece adirare non poco l’insegnante che decise a quel punto di dividere i due ragazzi.

Potter, vada a sedersi accanto alla signorina Rubens”. A quelle parole il mio cuore fece una capriola nel petto.

Non riuscivo a crederci: Harry che veniva a sedersi accanto a me.

In quel momento, avrei abbracciato la professoressa e mi sarei messa a urlare di gioia ma non dissi una parola .

Assolutamente immobile e di marmo, cercai di non far trasparire in alcun modo la moltitudine di emozioni che stavo provando.

Una maschera di assoluta indifferenza.

Mi scostai un pochino per farlo accomodare meglio e per il resto della lezione né lo guardai e né gli rivolsi la parola.

A fine lezione ci alzammo e ce ne andammo ognuno per la sua strada senza nemmeno salutarci.

Mi recai di filato nella mia Sala Comune e vi rimasi a studiare per il resto del pomeriggio.

Poi all’ora di cena scesi nuovamente in Sala Grande e presi posto accanto alla mia amica, ansiosa di raccontarle di Harry.



(Pov Harry)

Si era avviato in aula di Trasfigurazione con incedere poco voglioso: tra poche settimane si sarebbe tenuta la partita che dava inizio al torneo di Quidditch.

Ma sopratutto l’ennesima sfida epocale tra Grifondoro e Serpeverde.

E quell’anno Harry Potter, il Capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro sentiva più pulsante che mai la pressione all’avvicinarsi di quella data.

Avrebbe dovuto, infatti, sostenere i provini per i ruoli vacanti e confermare quelli passati tra cui il ruolo di portiere del suo migliore amico.

Era proprio di quello che stavano parlando durante la lezione della professoressa, distraendosi dall’esercizio che ella aveva assegnato alla classe.

Quel giorno gli era particolarmente difficile restare concentrato sul suo libro e a nulla valsero le occhiatacce e i “shhht!” bisbigliati da Hermione perché i due avevano continuato a parlottare tra loro.

Questo fino a quando non fu l’insegnante stessa ad intervenire, fino alla decisione finale di separare i due amici.

Sospirò quando la donna lo rimproverò seccamente un’altra volta e si avviò, come gli aveva intimato, a sedersi accanto ad una ragazza di Tassorosso.

Le sorrise un poco impacciato ma educatamente quando dovette prenderle posto accanto.

Non si erano mai parlati prima e neppure erano mai stati così vicini, per l’esattezza. Certo, si erano incrociati nei corridoi quasi quotidianamente ma non c’era mai stata occasione di uno scambio di parole.

E quella situazione era abbastanza imbarazzante.

La giovane si era un poco scostata per fargli posto e lui aveva sussurrato “Grazie”.

Ma la giovane non aveva fatto alcuna mossa né aveva ricambiato il sorriso.

Mentre prendevano appunti, ne studiò il profilo: i capelli neri e riccioluti, il viso chiaro e delicato con un leggero filo di trucco per carezzarlo senza appesantirlo, le belle labbra carnose e gli occhi di una bella tonalità cioccolato.

Profumava di vaniglia, si rese conto, prima di tornare a scrivere sulla sua pergamena. Si domandò perché di quel comportamento scostante che lo incuriosì un poco.

Ma non ci fu modo di parlarsi e si limitò a prendere appunti fino a quando la campanella non suonò e si allontanò coi suoi amici.

Si voltò prima di uscire e la osservò di nuovo per poi scrollare le spalle.

Continua...



Ciao a tutti, vi sarete chiesti come mai questa storia è stata scritta in prima persona se i personaggi principali sono 4.

rispondo subito.

Tre anni fa io e la mia amica ci siamo conosciute su una pagina di Harry Potter, lei amava Draco mentre io Harry, cosi abbiamo iniziato a fantasticare su come sarebbe stato bello essere iscritte alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.

Da li iniziammo a ruotare, lei interpretava Sarah ed Harry e io Amanda e Draco.

Senza che ce ne accorgessimo è nata questa sorta di fan fiction.

L'abbiamo sistemata e corretto l'ortografia , scegliendo però di non stravolgerne lo stile originale che è appunto lo scritto in prima persona.

Ero indecisa se pubblicarla o meno, so che è un po' inconsueta, che alla maggior parte dei fan piacciono le coppie standard o le alternative tipo Dramione o le Drarry.

Ma vi dirò che alcune persone a cui l'ho fatta leggere hanno detto che era carina, per cui ho trovato il coraggio. Grazie di cuore a coloro che l'hanno letta e a chi continuerà a

farlo. A chi (e sarebbe un grande onore) la metterà tra le preferite

o addirittura lascerà un commentino: risponderò alle vostre domande, e rispetterò il vostro parere qualunque esso sia, pur che lo esprimiate con educazione .Vi rimando al prossimo capitolo in cui vedrete Sarah alle prese con il bel serpe-verde in una ronda notturna che entrambi non dimenticheranno ... prometto che non resterete delusi .

Un salutone a tutti e un abbraccio strizza-reni alla mia beta nonché migliore amica e collaboratrice Kiki87 per il sostegno e l'affetto

con cui si prodiga a migliorarmi.

Alla prossima :D


(grazie al suggerimento di una lettrice, ho deciso di  aggiungere la sigla pov, accanto a ogni personaggio, in modo che qualora i caratteri diversi non bsatino a distinguerli , non vi confondiate:  spero che la cosa vi aggradi, fatemi sapere.. a presto gente :D ) 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Ronda notturna: Sarah e Draco. ***


Ronda notturna: Sarah e Draco.


(Pov Sara)

La giornata si era conclusa abbastanza tranquillamente se non fosse che, dopo le due ore di Erbologia, ero stata costretta a farmi una rapida doccia per poter togliermi di dosso la puzza di piante e la terra dalle unghie e dalle mani.

Scesi in Sala Grande e mi passai una mano tra i capelli ancora un po’ vaporosi per il recente lavaggio e quando Amanda mi si sedette accanto, notai che aveva ancora gli occhi luccicanti e la guance rosate.

Mi raccontò, parlando con voce fibrillante ed emozionata, ciò che era successo nell’aula con Harry e non potei non sorridere di tenerezza e comprensione.

Mi dispiacque un po’, a dire il vero, che non gli avesse rivolto neppure uno sguardo o un sorriso ma potevo capirla perfettamente.

Era stato più che legittimo da parte sua il volersi proteggere e non esporsi e, soprattutto, non avere un atteggiamento troppo languido e condiscendente come qualche nostra coetanea cui davamo qualche epiteto abbastanza esplicito sulla loro condotta.

La osservai mentre gettava di tanto in tanto occhiate al ragazzo dei suoi sogni e mi domandai se quel suo comportamento lo avesse un poco incuriosito.

Dovreste trovare il modo di stare un po’ insieme”. Considerai pensosa.

Per rompere il ghiaccio”. Convenni sorseggiando del succo di zucca.

Magari questo week end in gita, se ci avvicinassimo al Magico Trio potremmo…”.

Angels”.

Mi riscossi, sentendomi irrigidire come se fossi stata colpita, quando sentii quella voce untuosa e sferzante e mi voltai.

Con le mani conficcate nelle tasche, il sopracciglio inarcato e una vaga smorfia, mi osservò dall’alto verso il basso prima di far schioccare la lingua sul palato.

Alle 9… ci vediamo nell’atrio”.

Non mi diede alcun tempo di rispondere, quasi fosse stato del tutto superfluo, e con un fluido movimento si voltò, andandosene.

Rimasi ad osservarlo boccheggiante per poi sbuffare e passarmi una mano sul viso.

Non voglio fare la ronda con lui”. Pigolai con il labbro sporgente guardando Amanda.

Mi affrettai, tuttavia, e quella sera sembrò scorrere in modo fin troppo rapido.


(Pov Draco)

Appuntai la mia luccicante spilla da Prefetto sulla giacca della divisa.

Mi guardai allo specchio un’ ultima volta: tanto per constatare la mia assoluta perfezione, poi uscii da dormitorio .

Attraversai i sotterranei con le mani in tasca e la camminata indolente.

Nel giro di pochi minuti arrivai nell’atrio.

Era davvero scocciante dover passare una serata come quella a fare la guardia nei corridoi.

Conoscevo modi migliori per trascorrere il tempo .

Magari con qualche bella ragazza.

Ne avevo sempre avute tante intorno e non mi restava che scegliere quando e con chi.

Sarebbe bastato un mio sorriso e qualunque ragazza mi sarebbe caduta ai miei piedi.
Invece, mi toccava stare lì a fare la guardia, nel caso qualche moccioso o mocciosa del primo anno avesse avuto l’ardire di girare di notte per i corridoi.

Ma l’avrebbero pagata se mai li avessi beccati.

Ci avrei pensato personalmente a punirli.

Mentre ero perso nei miei pensieri vidi arrivare Sarah Angels.

Ecco la secchiona. Pensai tra me .

Le andai incontro e la squadrai dall’alto al basso.

Non la si poteva certo definire una gran bellezza.

Ma sicuramente meglio di Pansy Parkinson.

Tuttavia le sorrisi .


(Pov Sara)

Chiusi il libro e, con un leggero sbuffo, mi resi conto che avrei dovuto scendere nell’atrio perché era quasi giunto il momento della mia ronda con Malfoy.

Sospirai e mi passai una mano tra i capelli, giocherellando con un ciuffo, attorcigliandomelo attorno all’indice.

Superai il ritratto e scesi nel castello semibuio affrettandomi ad estrarre la bacchetta per farmi luce con un piccolo spiraglio.

Ero giunta all’ultima rampa di scale quando mi accorsi che il ragazzo era già nel centro dell’atrio: le mani affondate nelle tasche del pantalone mentre si guardava attorno con espressione persa nel vuoto e un lieve sospiro.

Qualcosa mi disse che non ero l’unica a non gradire l’evolversi della serata.

I raggi di luna penetravano dalla finestra ad arco ed osservai il riflesso che producevano sui suoi capelli di quel biondo platino che sembravano scintillare nella notte, quasi cosparsi di polvere di stelle.

Persino gli occhi sembravano dardeggiare nell’ombra, come quelli di un felino, di quella caratteristica sfumatura grigia azzurra che gli apparteneva almeno quanto il cognome.

Mi riscossi da quella silenziosa contemplazione quando mosse il mento in mia direzione e mi scorse e sembrò analizzarmi mentre finivo di scendere la scalinata.

Ci studiammo in silenzio, senza apparente motivo, e sentii un certo calore salirmi alle gote per il suo scrutinio attento mentre piegava le labbra, probabilmente in corrispondenza di ciò che aveva segretamente pensato.

Poi sorrise.

Non un sorriso educato e di circostanza ma quel sorriso baldanzoso ed arrogante che esibiva di solito prima di schernirsi del prossimo e decantare la sua presunta superiorità.
“Malfoy”. Commentai a mo’ di saluto ma con tono svogliato.

Bene: direi che potremo iniziare dal piano terra e dai sotterranei”. Mi sentii dire in tono pratico, guardandolo e aspettandomi il suo consenso – pura educazione la mia, ovviamente! – per iniziare l’ispezione.

Prima iniziamo e prima concludiamo. Pensai tra me e me.


(Pov Draco)

E perché dovrei fare quello che dici tu, Angels?”. Le risposi in tono annoiato guardandola dal alto in basso e schioccando la lingua sul palato.

Per tua informazione, ho già guardato io nei sotterranei: quindi adesso seguimi, andiamo fuori!”.

La mia non fu una richiesta ma un ordine.

Non aspettai che mi rispondesse e varcai il portone d’ingresso con ampie falcate.
Poi, vedendo che faticava a mantenere il mio passo, mi fermai ad aspettarla.
“Hai il fiatone Angels?”. Le domandai riprendendo a scrutarla.

Vedi di sbrigarti che non ho tempo da perdere con te: ho moltissime cose da fare, a differenza tua”. Sibilai, strascicando lentamente le parole e guardandola con il viso inclinato di un lato e le sopracciglia inarcate.


(Pov Sara)

Stavo già per indirizzarmi nei Sotterranei, quando sentii quella risposta bieca e sferzante del ragazzo e mi voltai a guardarlo.

Mi scrutò con quel fare altezzoso e superiore che mi fece stizzire mentre stringevo i pugni prima di sentirlo intimarmi, con tono autoritario, di seguirlo all’esterno.

Boccheggiai incredula e scandalizzata mentre usciva dal portone e mi ritrovai a seguirlo: come si permetteva di trattarmi come uno zerbino o una delle sue ammiratrici oche e giulive?

Lo vidi fermarsi per poi apostrofarmi di nuovo con fare saccente e quasi annoiato e incrociai le braccia al petto.

Non affrettai per nulla il passo e mi fermai a mezzo metro da lui, quasi a fargli dispetto.

Incrociai le braccia al petto.

Francamente, Malfoy… credi che mi importi qualcosa della tua vita privata?”.

Inclinai il viso di un lato e roteai gli occhi al cielo.

Ma su una cosa hai ragione – scrollai le spalle – neppure io sto… fremendo all’idea di passare la ronda con te, quindi bando alle ciance”.

Scrollai le spalle e lo superai, sguainando la bacchetta e perlustrando il parco di Hogwarts.

Il cielo era stellato e vi era una splendida luna piena che si rifletteva nel lago e accarezzava le piante con il suo sfolgorio argenteo.

Era davvero suggestivo, uno spettacolo da fiaba se non fosse stato per Malfoy e…

Roger! – sibilai in direzione del mio compagno di corso che si era riparato con la sua nuova fiamma appena fuori dal ponticello – 10 punti in meno a Corvonero, sei contento?!”. Sibilai fissandolo di sbieco.

E 10 a Grifondoro, Lavanda… andatevene subito nel dormitorio, ORA!”.

Sibilai indicando il castello con la bacchetta da cui fuoriuscirono delle scintille azzurre.


(Pov Draco)

Solo dieci punti,Angels?”.Domandai guardandola con sospetto.

Non ero intervenuto ed era stata una decisione intenzionale: per qualche motivo ero curioso di vedere come se la sarebbe cavata da sola.

Sarah Angels era il tipico esempio di studentessa modello: beneducata, cordiale e disponibile con tutti, era la cocca di quasi tutti gli insegnanti e si contraddistingueva per la sua media alta e i suoi modi silenziosi e pacati.

Ciononostante ero restio a pensare che il tutto si limitasse ad una facciata di finta perfezione e vederla così autoritaria con la coppietta, senza mai ricorrere a parole volgari o gesti estremi, mi fece quasi sorridere.

Mi domandai cosa sarebbe successo se avessi indugiato a stuzzicarla: sarei riuscito a scavare oltre quella facciata più superficiale?

Affondai le mani nelle tasche e continuai a guardarla quasi annoiato.

Io ne avrei tolti almeno 50 a testa al posto tuo… – scrollai le spalle ma sorrisi provocatorio – ma forse tu sei di parte perché Davies è della tua casa.”


(Pov Sara)

Mi riscossi dalla mia contemplazione del parco quando sentii quel commento e mi voltai ad osservare il ragazzo con le sopracciglia inarcate.

Roteai lentamente gli occhi e incrociai le braccia al petto

.“Parli proprio tu?! – lo guardai incredula e fissandolo con sospetto – scommetto che se si fosse trattato di Zabini o un altro tuo amichetto, mi avresti anche distratta, pur di non togliere punti alla tua Casa”.

Feci spallucce.

Se pensi che siano troppo pochi, allora va bene: ne parleremo a Vitius domani e ora, se non vuoi perdere altro tempo in polemiche, direi che dovremo continuare il nostro giro di ispezione”.

Risposi quasi tutto di un fiato e guardandolo dritto negli occhi.


(Pov Draco)

Non darmi ordini Angels”. Commentai sprezzante fissandola con una smorfia che mi fece arricciare il naso: era insopportabile che qualcuno mi trattasse con quel fare superiore.

Specialmente se era qualcuno di diverso da mio padre.

Nella fattispecie una mia coetanea secchiona e smorfiosa.

Incrociai le braccia al petto e le rivolsi un’occhiata stizzita mentre indugiavo ad osservarla per continuare quel mio scrutinio silenzioso.

Probabilmente la stima degli insegnanti e la spilla di Prefetto l’avevano illusa di una qualche parvenza di superiorità intellettuale a giudicare da come era suonata la sua voce.

Annoiata ed autoritaria.

Ferma e decisa.

Come quando ci si rivolge ad un bambino capriccioso.

Non era certo mia intenzione perdere altro tempo con te: ti ripeto che ho di meglio da fare e con una compagnia sicuramente migliore della tua”.

La guardai beffardo e procedetti con un altro lento scrutinio con lo stesso fare beffardo e superiore che lei aveva usato poc’anzi nel tono di voce.


(Pov Sara)

Lo guardai fintamente impressionata per quel commento prima di alzare gli occhi al cielo e scuotere il capo.

E io ti ripeto, Malfoy: non me ne importa un accidenti di quello che fai nel tuo tempo libero o serve che te lo scriva in Antiche Rune perché ti entri in quella testaccia?!”.

Scossi di nuovo la testa.

Io continuo la ronda, tu fa quel che vuoi…”.

Non attesi replica e continuai il mio giro di ispezione avvicinandomi al lago.

E, per la cronaca”.

Mi voltai a guardarlo mentre era rimasto nella stessa posizione: le mani conficcate nelle tasche, studiandomi con il sopracciglio inarcato.

Neppure tu sei la mia compagnia preferita!”. Sibilai fulminandolo con lo sguardo salvo rivolgergli un sorrisetto lezioso, ovviamente ipocrita.

(Pov Draco)

Sogghignai a quel suo commento.

Non era solo in virtù del mio più che noto charme sulle fanciulle di quella scuola.

Ero perfettamente consapevole del mio aspetto e del mio fisico prestante, grazie indubbiamente agli allenamenti sul campo di Quidditch – qualunque ragazza di quella scuola avrebbe dato l’anima per trascorrere una notte con me.

E non potevo certo biasimarle.

Ma quel disgusto nel suo sguardo e il luccichio azzurro dei suoi occhi, solitamente quasi remissivi e puntati al terreno, mi procurarono uno strano e nuovo solletico all’altezza della nuca.

Con quale sicurezza quella ragazzina mi scrutava con simile diffidenza e disprezzo?

Mi era difficile credere di non poter avere la benché minima attrattiva nei suoi riguardi.

Quel pensiero mi fece sorridere malizioso mentre mi lambivo istintivamente le labbra: quasi avessi colto in un invito implicito e velato in quell’apparente ostilità.

Angels se dici così, però, mi stuzzichi”.

La guardai con con fare ammiccante e provocatorio.

Camminai lentamente in sua direzione: i suoi occhi sgranati ed interdetti fissi su di me mentre la torreggiavo.

Le sollevai il mento con un dito, approfittando della sua confusa sorpresa e mi specchiai nell’azzurro intenso del suo sguardo.

Però – sospirai con voce roca – dopotutto non sei cosi male”.

Sussurrai quelle parole sfiorandole il viso con il mio respiro.


(Pov Sara)

Lo sentii sogghignare con quel fare tanto arrogante e sferzante e lo guardai perplesso ed incredula.

Avanzò in mia direzione con quell’incidere perfettamente composto e flemmatico: le mani conficcate nelle tasche e lo sguardo suadente che sembrava dardeggiare di malizia, come il sorriso sfrontato sulle labbra.

Sentii uno strano vuoto d’aria e quando, con un movimento fluido delle dita, mi prese delicatamente il mento, mi ritrovai a sgranare gli occhi e boccheggiare.

Sussurrò quelle parole ad un’intima vicinanza e sentii uno strano calore montarmi nel ventre, facendomi scalpitare così tanto il cuore che temevo lui potesse sentirlo, mentre il respiro si faceva più rado.

Sgranai gli occhi e mi morsicai il labbro, ritrovandomi completamente persa in quel sguardo di madreperla salvo sbattere le palpebre a più riprese come a recuperare la lucidità.

C-Cosa?”. Balbettai con voce roca e stordita salvo scuotere la testa e scostare la sua mano allontanandomi di un passo.

Ma come ti permetti?”.

Strinsi i pugni lungo i fianchi e strinsi più forte la bacchetta con la mano, guardandolo furiosa mentre scintille di un blu più intenso dardeggiavano dall’estremità della bacchetta stessa.

(Pov Draco)

Sogghignai più forte vedendo la sua reazione: finalmente quell’aria saccente e sicura di sé era svanita.

A giudicare da come era arrossita potevo anche indovinare, non a torto, che non fosse abituata a questo genere di attenzioni e le fosse motivo di forte imbarazzo.

Ma anziché farmi desistere o per qualche motivo “smontare” le mie aspettative, sembrò alimentare quello sfrigolio che avvertivo sulla nuca.

I miei lineamenti si indurirono appena, quando scostò malamente la mia mano e rimasi ad osservarla con schietta disapprovazione per quella sua reazione.

Da una come la Angels poi, che viveva probabilmente di patetiche fantasie d’amore non avendo un ragazzo reale che si degnasse di prestarle attenzioni.

Io posso avere qualunque ragazzina mi prefigga”. Sussurrai con un sorrisetto sardonico che presto scomparve fissandola con sdegno.

Tu piuttosto, come osi respingermi: non sai quante ragazze vorrebbero essere al tuo posto, Angels?”.

Feci schioccare la lingua sul palato: checché si atteggiasse con fare tanto superbo e sicuro di sé era solo una ragazzina spaurita ma io non ero un ragazzo qualsiasi.

Io non accettavo un trattamento irriverente e ribelle.


(Pov Sara)

Lo guardai ancora stordita e boccheggiante e a quelle parole sgranai gli occhi, fissandolo con le sopracciglia corrugate.

Un verso scandalizzato e di stizza mi sfuggì dalle labbra mentre appoggiavo le mani sul suo petto, respingendolo e scostandolo con ancora più accanimento.

Si da’ il caso, signor Malfoy”. Sibilai guardandolo con il viso inclinato di un lato e i pugni stretti lungo i fianchi.

Che io non sia una di quelle sciacquette che sei abituato a portarti a letto!”.
Commentai con voce sdegnata e gli occhi fiammeggianti.

La sola idea che solo perché fossi una ragazza e lui avesse delle belle fattezze, dovessi cedergli mi era insopportabile.

Senza contare che l’idea di strusciarmi addosso a qualcuno per cui non provavo la minima stima, era ripugnante per non dire “amorale” e contrario a tutti i miei principi e considerazioni sull’amore e i sentimenti.

Mettitelo in testa: io non mi piego di fronte a te!”. Lo guardai scornata e mi voltai bruscamente, sbattendogli i capelli in faccia.


(Pov Draco)

Rilasciai un ringhio tra i denti.

Quello sguardo orgoglioso e sprezzante, quelle parole taglianti e non in ultimo quel gesto finale, quasi una presa in giro, mi fecero tremare quasi di rabbia.

Provai l’impulso di schiaffeggiarla ma con un guizzo rapido, l’agguantai per il collo, stringendolo con un braccio da dietro.

Sorrisi quando la sentii trasalire con un verso strozzato di sgomento e di apprensione.

Ora va meglio.

Le diedi un lieve strattone e la feci cadere sull’erba.

Approfittai del vantaggio – e che la sua bacchetta le fosse caduta – e premetti l’estremità dell’asta di legno contro il suo collo.

La immobilizzai e la fissai dall’alto al basso.

Sogghignai, una mano appoggiata svogliatamente sul fianco, la bacchetta ancora sguainata contro di lei con un sorrisetto beffardo.

Sembra che tu non sia più così sicura di te, vero, Angels?”.

Le domandai sardonico.


(Pov Sara)

Stavo per tornare al castello, incurante del compito lasciato a metà, volendo solo allontanarmi rapidamente da quel fanfarone.

Trasalii alla pressione del suo braccio ed emisi un gemito quando mi afferrò per il collo salvo ritrovarmi a cadere sull’erba.

Lo guardai incredula e sgomenta.

La mia bacchetta era caduta poco più in lai e con gemito feci per prenderla ma il suo incantesimo fu rapido e letale.

Mi ritrovai congelata in quel corpo immobile e rigido, fissandolo senza fiato e sgomenta: perfettamente consapevole di assere alla sua completa mercé.

Erano praticamente nulle le possibilità che un insegnante o qualche studente ci potesse scovare, nel cortile e a quell’ora tarda.

Lo guardai incredula e senza fiato: boccheggiando.

La mia mente un turbinio incessante e confuso di pensieri su ciò che avrebbe potuto farmi in quella situazione di completo vantaggio.

Uno più spaventoso dell’altro.

Che cosa vuoi da me, Malfoy?!’.

Avrei voluto chiedergli ma erano pietrificata dall’incantesimo ma, soprattutto, dalla paura.


(Pov Draco)

Sorrisi ancora più malignamente vedendo i suoi occhi spauriti.

Mi guardai intorno per esser certo che non ci fosse nessuno a vederci e poi le sorrisi maliziosamente, lambendomi le labbra e facendo in modo che ben vedesse quel gesto mentre la guardavo come fosse possibile spogliarla con gli occhi.

Sorrisi del rossore che le colorò le guance e del tremore delle labbra prima di inginocchiarmi per poi stendermi su di lei.

Avvertii le forme delicate e femminili contro il mio corpo e quel formicolio si fece ancora più pressante mentre avvertivo un impulso ben noto di sfiorare quel corpo sbocciato e fragile.

Le soffiai sul viso, specchiandomi in quegli occhi sgranati, a pochi centimetri da quelle labbra ancora tremanti che ora si mordeva per la paura.

E se stanotte fossi tu una di quelle sciacquette?”. Le sussurrai ma ero certo che nella sua mente quelle parole avrebbero echeggiato come un frastuono insopportabile.

Sorrisi e mi parve di sentire, all’altezza del petto, i rintocchi frenetici del suo cuore ma le soffiai ancora sul viso con fare lascivo.

Potrebbe essere meglio di quanto non pensi”.

Ne ricercai lo sguardo sgomento e tremante e le sfiorai il viso con movimenti delicati delle dita, quasi avendo il timore di romperla.

Una delicatezza che stonava incredibilmente con l’aspetto più torbido e lascivo di quella situazione.

Questo è solo un assaggio di quello che ti accadrà, bambolina”.

Le sussurrai infine all’orecchio con un lieve sogghigno, inspirando il suo profumo ancora un istante e concentrandomi ancora sulla pressione delle sue forme prima di sollevarmi.

La studiai per un altro lungo istante e con un gesto pigro della bacchetta, sciolsi la fattura.

Se dici una parola a qualcuno ti ammazzerò con queste mani”.

Lo sguardo granitico e gli occhi di ghiaccio lampeggianti.

E adesso fila, sparisci!”. Ordinai con tono minaccioso.

Non disse una parola: troppo spaventata e sconvolta fuggì mentre restavo ad osservarla: la mia pelle ancora formicolava per la sensazione del suo corpo sotto il mio.


(Pov Sara)

Sgranai gli occhi e avrei voluto emettere un gemito o richiamare qualcuno ma non riuscivo a compiere il minimo movimento e quando lo sentii stendersi su di me, sentii il cuore mancare i battiti.

Restai senza fiato e sentii la paura farmi ulteriormente irrigidire mentre non riuscivo neppure a respirare: i suoi occhi di ghiaccio sembrarono trafiggermi maggiormente. Avvertii quella carezza sul viso e il suo così vicino a me, mentre sussurrava quelle parole maligne.

Mi sarei aspettata un tocco passionale, malizioso, possessivo ma la carezza fu delicata, appena percettibile ma arrogante in quella circostanza.

A quelle parole qualcosa dentro di me sembrò rompersi a quella minaccia velata, prima che si scostasse.

Mi sentivo quasi in trance e spaventata quando mi sollevai: il mio cuore scalpitava furioso e le gambe tremarono, mentre lo guardavo stordita e boccheggiante.

Non replicai, raccolsi in fretta la mia bacchetta e mi ritrovai a fuggire.

Mi feci una rapida doccia prima di andare a letto ma mi ritrovai a sedermi in ginocchio con la schiena contro il muro, abbracciandomi le ginocchia e lasciando sfogo alle lacrime di terrore e di umiliazione per quello che era appena successo.

Questo è solo un assaggio”.

Quelle parole mi rimbombarono nella mente e respirai affannosamente, mettendomi a letto.

Quegli occhi ghiacciati mi perseguitarono tutta la notte.


(Pov Draco)

Finii il mio turno di ronda da solo e me ne tornai nella mia stanza.

Mi spogliai della divisa, indossai il mio pigiama di seta e mi buttai indolentemente sul letto.

Goyle russava già mentre Tiger era ancora sveglio e mi domandò come fosse andata la ronda.

Molto meglio di quanto mi sarei aspettato”. Risposi con un sorriso soddisfatto: negli occhi ancora l’immagine della Angels così vulnerabile e sconvolta mentre scappava da me.

Non c’era più traccia di quelle smorfie altezzose e superbe, solo un puerile timore che mi fece sorridere di soddisfazione.

Scossi il capo come a rimuovere quei pensieri.

Ben poca cosa rispetto a quello che avrei potuto avere da uno dei miei rendez-vous se non fosse stato per quella stupida ronda.

Adesso dormi”. Borbottai in direzione di Tiger.

Va bene, Draco”. Rispose e sembrò addormentarsi all’istante.

Io invece rimasi sveglio per un bel po’ continuando a ripensare allo sguardo spaurito della Angels, al calore del suo corpo, il suo profumo e la morbidezza delle sue forme.

Sorrisi fino a che non mi addormentai.


Continua ....

Bene anche il secondo capitolo è concluso. Spero non vi sia risultato troppo pesante.

Come ho già specificato nel primo capitolo: ho usato dei caratteri diversi (e aggiunto la sigla Pov) perché essendo scritto in prima persona ma da punti di vista differenti, non volevo confondere i lettori.

Spero vi sia piaciuto lo stile che ho usato per Malfoy, elegante e raffinato come lui.

Ora va bé che in questo contingente non si è mostrato proprio nobile, ha avuto un atteggiamento oltremodo oltremodo perfido, evolutosi con un gesto quasi al limite dell'illegale (quasi perché non sarei mai andata fino infondo ci mancherebbe)

Probabilmente il vero Malfoy non avrebbe mai fatto una cosa simile ma non potremmo dirlo con certezza visto che il suo personaggio non è stato molto approfondito ahimè , comunque di certo si sa che non era uno stinco di santo.

Ovviamente non posso anticiparvi che cosa accadrà tra lui e Sarah ma di certo dopo quello che è accaduto, le cose non saranno più le stesse ma siamo soltanto all'inizio e i giochi sono appena iniziati.

Spero continuerete a seguirmi.

Ringrazio di cuore chi ha messo la storia tra le preferite e quelle da ricordare.

Abbraccio con affetto EliRadcliffe per la dolcissima recensione che mi ha lasciato (spero di non averti deluso, nel prossimo capitolo ci sarà anche Harry tranquilla) grazie ancora per le tue parole.

Infine un ultimo saluto come sempre alla mia Angels, nonché Kurtina, nonché Peyton (basta soprannomi ti prego) ti ringrazio di tutto cuore per la tua amicizia, per aver collaborato e reso unico questo progetto ma soprattutto grazie per il tuo immancabile sostegno. Sei la miglior aspirante scrittrice di sempre e anche la miglior beta, ti adoro, un abbraccio la tua Blaininuccia.

Alla prossima gente :D





Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Lezione di Erbologia: Amanda & Harry. ***


Lezione di Erbologia: Amanda & Harry.


(Pov Harry)

Quella mattina Harry si alzò alla solita ora e, come di consueto, si strofinò la mano sulla sulla cicatrice, sbadigliando.

Si affrettò ad andare in bagno per farsi una doccia ed indossare la divisa scolastica, per poi scendere in Sala Grande.

La colazione fu particolarmente tesa: la sera prima Ron ed Hermione avevano avuto uno dei loro consueti e proverbiali litigi e si trovò a dover far da intermediario, prima di stancarsi e lasciarli soli a litigare mentre scendevano nelle serre.

Aspettò qualche minuto, ed entrò poco prima dell’insegnante che li mise al lavoro, in gruppo, su alcuni esemplari di piante carnivore.

Ron si era già sistemato allo stesso posto con Dean Thomas e Seamus Finnegan e Ernie McMillan; Hermione con Lavanda Brown, Calì Patil e Susan Habbot.

Si guardò attorno e scorse la giovane Rubens che era rimasta l’unica attorno al suo tavolo, essendo – prima del suo arrivo – in numero dispari.

Le si avvicinò e le sorrise.

Ti dispiace se lavoro con te?”. Domandò gentilmente.


(Pov Amanda)

Tsk se non c’è nessun altro”. Risposi con fare indolente.

Dentro di me urlavo dalla gioia ma sapevo che quello era Harry Potter, ovvero il ragazzo più famoso della scuola, e che molte altre ragazzine gli morivano dietro.

Non volevo essere come loro, l’ennesima ragazzina sfigata e/o impopolare, innamorata del sopravvissuto.

Quindi, con uno sforzo disumano, cercai di reprimere le emozioni che provavo per lui, comportandomi come se fossi stata con uno qualsiasi.

Accettai di lavorare con lui ma lo guardai appena, gli parlai solo lo stretto indispensabile ma esclusivamente sul compito che stavamo svolgendo.


(Pov Harry)

Inarcò le sopracciglia sentendosi vagamente a disagio per quella risposta scontrosa e perfettamente gratuita: ancora una volta quella ragazza, con cui non aveva mai scambiato una parola, lo sorprendeva per quell’atteggiamento scostante che sfiorava la maleducazione.

La guardò un poco interdetto ma prese a svolgere il compito dato dalla Sprite che fu abbastanza impegnativo da non obbligarli ad avere uno scambio di battute troppo frequente.

Non che fosse necessario: la ragazza si guardò bene dal rivolgergli parola al di fuori del compito che stavano svolgendo.

La studiò con cipiglio ancora pensoso, togliendo le foglie secche dalla pianta. Quest’ultima si agitò e avvicinò pericolosamente un tentacolo in direzione della ragazza.

Agì d’istinto: le diede una lieve spinta per scostarla dalla traiettoria della pianta ma sfortunatamente così la fece cadere a terra.

La professoressa accorse per placare la sua irruente piantina e il ragazzo si volse verso la ragazza ancora a terra.

S- Stai bene? Scusami per la spinta”.

Le sorrise e le porse la mano per aiutarla ad alzarsi dal pavimento di legno della serra.


(Pov Amanda)

Mi ritrovai improvvisamente catapultata a terra dalla spinta di Harry.

Ascoltai le sue scuse e vidi la mano che mi porse: il primo istinto fu di afferrarla e rassicurarlo, oltre a ringraziarlo.

Ma mi ritrovai mio malgrado a scansare la sua mano in modo brusco.

Ce la faccio da sola”. Gli risposi sollevandomi.

La professoressa si avvicinò per sincerarsi delle mie condizioni e, dopo averla rassicurata, mi rivolsi ad Harry.

Sempre con questa mania di fare l’eroe, vero?”. Gli domandai in tono pungente: quasi fosse una sua intenzione quella di mettersi sempre in mezzo ai guai e risolvere magicamente la situazione per un bisogno di attenzioni.

So difendermi da sola e la prossima volta evita di toccarmi, grazie”.

Aggiunsi fissandolo scornata e scrollandomi la divisa dalla polvere e da qualche macchia di terriccio.


(Pov Harry)

Scostò malamente la sua mano e il ragazzo si ritrovò a fissarla interdetto e vagamente imbarazzato, mentre si alzava.

Si sentì apostrofare con parole arroganti e maligne che solitamente i Serpeverde – sopratutto per la consueta e tradizionale rivalità – gli rivolgevano.

Si domandò vagamente quale fosse il suo problema ma quell’atteggiamento altezzoso, brusco e arrogante, lo fece incupire.

I suoi occhi turchesi ebbero un guizzo di rabbia e le sopracciglia si aggrottarono.

Perdonami se non volevo che la pianta ti staccasse la testa: la prossima volta mi limiterò ad osservare, stanne certo”.

Non aspettò risposta della giovane e riprese a togliere le foglie secche dalla piante con tutta l’intenzione di ignorarla.

Sentì una gelida rabbia attraversarlo e provò un moto di disprezzo e di ostilità che solitamente riservava solo a persone disgustose, dal calibro di Malfoy.

Non aveva certamente chiesto di lui di avere quella dannata cicatrice sulla fronte e sentirsi apostrofare come chi cerca la gloria “facendo l’eroe” era intollerabile.

Staccò con più forza del necessario la foglia secca e la pianta emise una sorta di ruggito ma la ignorò e prese a scrivere sulla pergamena.

La mano gli tremava per la rabbia.


(Pov Amanda)

Sentii la risposta brusca di Harry e mi venne quasi da piangere, avrei voluto gridargli che non ero davvero la stronza che pensava.

Invece me ne rimasi zitta con gli occhi bassi terminando il mio lavoro alla pianta e scrivendo sulla mia pergamena.

Non avrei mai voluto che mi considerasse come una delle tante ragazzine superficiali che si innamoravano di lui per quel mito dell’eroe: avrei voluto sapesse che io vedevo in lui ben altra cosa.

Ma per non sembrargli patetica e oca, avevo finito con l’offenderlo.

Era raro vederlo perdere completamente le staffe: ma la postura e i gesti bruschi, le sopracciglia così aggrottate e la tensione del corpo ne tradivano l’agitazione.

Non osai alzare lo sguardo su di lui ma mi maledissi per tutto il tempo di quella vicinanza obbligata.


(Pov Harry)

Era consapevole del silenzio teso che era sceso tra loro ma non si diede il minimo impegno di fare qualcosa in proposito: per dirla tutta non voleva davvero perdere altro tempo e avere a che fare con qualcuno che lo additava in quel modo.
Senza conoscerlo.

Con superficialità e malizia, molto Serpeverdi.

Si domandò distrattamente per quale motivo il cappello l’avesse smistata a Tassorosso di cui la qualità più nota – a parte l’impegno negli studi – era l’essere una persona fidata e leale.

Finì di scrivere sulla pergamena e non le rivolse né parola né sguardo.

Quando la professoressa li congedò, provò un infinito sollievo.

Prese le sue cose e uscì rapidamente dalla serra, ricongiungendosi a Ron ed Hermione che sembravano aver messo da parte la loro lite.

Gli chiesero subito se avesse riportato qualche ferita dall’incidente della lezione ma si limitò ad una risposta lapidaria.

Fu di cattivo umore per quasi tutta la giornata.


(Pov Amanda)

Terminai la lezione con una profonda tristezza nel cuore.

Passai l’intera giornata a pensare ad Harry e al modo in cui lo avevo trattato: ripensai ai suoi occhi e alla rispostaccia che mi aveva dato, non potevo biasimare nient'altro che me stessa.

Quella notte nella mia stanza, presi dalla valigia il mio diario segreto sul quale annotavo tutti i miei pensieri e scrissi di getto quello che era successo: mi addormentai con ancora la piuma in mano.


Continua...


Salve gente, spero che il capitolo vi sia piaciuto, era breve lo so, ma prometto che il prossimo sarà più lungo e interessante: ci saranno entrambe le coppie ma non aspettatevi rose e fiori, semmai tante spine – se cosi non fosse, non ci sarebbe gusto no? ;)

Chiudo e ringrazio tutti coloro che hanno seguito la storia fin qui, con la speranza che continueranno a farlo,

Un abbraccio a EliRadcliffe e alla mia Kurtina (Kiki87) che ha collaborato al progetto con me e non manca lo stesso di lasciarmi stupende recensioni,(sei un tesoro

*-*) .

A presto :)



Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Dicembre 1996 – Gita ad Hogsmeade. ***


Dicembre 1996 – Gita ad Hogsmeade.

(Pov Sara)

Quando mi alzai, osservai i fiocchi di neve che cadevano copiosamente dal cielo plumbeo e con un sorriso mi affacciai alla finestra della torre di Corvonero.

Osservai il parco di Hogwarts già quasi del tutto immacolato e il lago che si stava a poco a poco gelando: tra pochi giorni avremmo persino potuto pattinarci nel tempo libero, dopo le lezioni.

Fu con un entusiasmo quasi puerile che mi svegliai quel Sabato mattino, preparandomi per l’uscita a Hogsmeade.

Non potevo farci nulla: l’avvicinarsi del periodo natalizio mi entusiasmava come quando, da bambina, passavo le giornate di fronte ad un caldo camino, leggendo libri e bevendo cioccolata calda.

Indossai un paio di jeans scuri a vita bassa, una lunga camiciola bianca con sopra il panciotto che si legava dietro la nuca abbinato e gli stivali di camoscio.

Presi dall’armadio lo spolverino nero che avrei indossato e mi affrettai a scendere in Sala Grande per colazione.

Solo Merlino sapeva quanto avessi bisogno di un po’ di svago: quei primi mesi erano stati davvero stressanti per la mole sempre più gravosa di compiti e per gli orari massacranti.

Ma soprattutto, e questo era il mio problema principale, ero perseguitata dagli incubi.

Almeno una volta a settimana mi svegliavo madida nel mio letto: rivedevo gli occhi maligni e perfidi di Draco Malfoy, sentivo le sue mani sul mio corpo, gelide ed avide nel toccarmi, prepotenti e predatrici.

Fuggivo sempre dal suo sguardo in Sala Grande e nelle lezioni in comune ma avevo la sensazione del suo sguardo addosso.

Mi domandai per quanto tempo avrei potuto mantenere quel segreto tanto gravoso.


 

(pov Amanda)

Come tutte le mattine mi svegliai i in ritardo e arrivai a colazione gli ultimi 5 minuti.

Presi posto accanto a Sarah dandole il buon giorno e feci colazione spiando di nascosto Harry al suo tavolo.

Naturalmente negli ultimi due mesi non c’erano state significative novità nel nostro rapporto: non avevamo avuto più occasione, scolastica o meno, di sedere accanto e neppure di scambiarci il buongiorno.

E, malgrado la mia inquietudine e amarezza, mi andava bene per non rischiare di svelare o lasciar trapelare i miei veri sentimenti.

Mi accontentavo così: cercandolo con lo sguardo in Sala Grande o in un’aula scolastica, osservandone gli allenamenti o ascoltando in segreto la sua voce nel parco durante le mie passeggiate.

Sospirai, continuando ad osservarlo.


 

(Pov Draco)

Me ne stavo seduto in sala grande, annoiato come sempre dall’insulso ciarlare di Pansy Parkinson.

Con lo sguardo ricercavo quegli occhi azzurri che avevo fatto tremare di paura, una notte di fine settembre.

La Angels.

Per qualche motivo non ero ancora riuscito a rimuovere quell’immagine dalla mia mente, malgrado fossero passati più di due mesi.

Talvolta anche nel buio della stanza mentre cercavo di prendere sonno, ma non riuscivo ad addormentarmi, socchiudevo gli occhi.

Mi sembrava quasi di ricordare esattamente il calore di quel corpicino e il suo

profumo intenso ma stuzzicante.

Da allora non c’eravamo più parlati: mi evitava e sfuggiva il mio sguardo e più si comportava così e più mi attirava.

Ma quel giorno avrei approfittato della gita per avvicinarla.

Oh si! Pensai tra me e me.


 

(pov Harry)

Si svegliò quando il chiacchiericcio nel suo dormitorio lo scrollò quasi violentemente dal suo sonno pacifico.

Si strofinò la mano sul viso, scostandosi i capelli scarmigliati dal volto e allungò il braccio per inforcare i suoi occhiali.

Si ricordò che era Sabato e che era stata programmata la gita ad Hogsmeade per il ciarlare allegro dei ragazzi che stavano scegliendo i loro abiti dall’armadio.

Tutti tranne Ron.

Il suo amico si era infortunato durante l'ultima partita di Quidditch ed era stato trattenuto in infermeria da Madama Chips, che gli aveva anche vietato di ricevere visite , dopo l'ultimo scherzo dei gemelli , rei di che aver infilato dei petardi sotto i letti degli altri pazienti.

Harry alzò gli al cielo e si ricordò che neanche Hermione ci sarebbe stata, avrebbe trascorso l'intera giornata in biblioteca a prepararsi per l'ultimo esame prima delle vacanze.

Il che comportava il cercarsi un ripiego.

Sospirò tra sé e si vestì, dopo una rapida doccia indossò: un maglioncino a strisce orizzontali azzurre e verdi, sopra la camicia bianca e un paio di jeans e ai piedi un paio di scarpe da ginnastica smesse.

Scese in Sala Grande ancora sbadigliando e fece colazione svogliatamente, ascoltò qua e la qualche conversazione ma senza partecipare a nessuna e fu completamente ignaro dei sguardi languidi di Ginny e di quelli più discreti di Amanda

Si alzò come il resto della scolaresca e salì sulla carrozza con i suoi compagni di dormitorio.


 

(Pov Sara)

Ricambiai il saluto di Amanda ma feci colazione tenendo gli occhi costantemente fissi

sul mio piatto: avevo la sgradevole sensazione – o forse era meglio definirla paranoia! – che Draco Malfoy stesse continuando a fissarmi.

Non fui molto di compagnia e soprattutto non avevo trovato il coraggio di confidare ad Amanda quello che era successo con Malfoy qualche mese prima: avevo il timore che riparlarne avrebbe reso i ricordi ancora più reali.

Invece, così, vivevo nella speranza di riuscire presto a lasciarmi tutto alle spalle: dopotutto, mancava solo un anno scolastico ai MAGO, dopodiché non ci saremmo mai dovuti incontrare.

O almeno lo speravo.

Alzai lo sguardo su Amanda e notai il suo sguardo altrettanto vacuo mentre osservava il tavolo dei Grifondoro ma volli rispettare le sue silenziose riflessioni.

Dopotutto avremmo avuto tutto il tempo quel pomeriggio per parlarne tra noi, lontane da orecchie indiscrete.

Uscimmo da scuola, dirigendoci verso il cancello in cui ci aspettavano le carrozze e mi morsi il labbro quando Malfoy avanzò verso di noi.

Stammi vicino”. Sussurrai ad Amanda e la trascinai letteralmente su una carrozza dove erano rimasti solo due posti liberi.


 

(pov Harry)

Il piccolo villaggio somigliava vagamente ad una di quelle cartoline di Natale che spesso i parenti mandavano ai Dursley durante le loro vacanze natalizie.

Un presepe magico.

Tutti i negozi esibivano già ghirlande e decorazioni agli usci e alle vetrine e il vento gelido schiaffeggiava i volti degli astanti che si rifugiavano nelle botteghe o, soprattutto, nel locale di Madama Rosmerta per sorseggiare burro-birra di fronte ad

un bel fuoco scoppiettante.

Il giovane Potter affondò le mani nelle tasche, ancora avvolto nella sciarpa di Grifondoro e nel cappotto scuro, osservando il suo respiro condensarsi.

Non si sentiva particolarmente loquace quel giorno, era quasi un bene che Ron ed Hermione non ci fossero – si congedò da Dean e Seamus che si erano intrattenuti nel negozio di Zonko.

Camminò per conto suo, con la mente che continuava a vagare, quasi con ridondanza, su quelle lettere che teneva ben nascoste nel suo baule.

Era da qualche settimana che gli venivano recapitate: o meglio se le trovava di fronte quando scendeva in Sala Grande, nel posto che di solito occupava.

Non vi era firma completa ma riportavano parole di profonda ammirazione che serbavano un calore che lo aveva emozionato nel momento in cui le aveva lette.

Erano parole molto semplici ma lo avevano colpito dritto al cuore.

Sospirò e si passò una mano tra i capelli, osservando distrattamente le facce dei passanti, domandandosi ancora di chi si potesse trattare.

Rabbrividì ad una folata di vento e si rifugiò ai Tre Manici di Scopa.


 


 

(Pov Draco)

Arrivai al villaggio di cattivo umore: avrei potuto salire in carrozza ad infastidire la Angels ma quella mocciosa vigliacca mi era sfuggita nuovamente portandosi dietro quel pachiderma1 – con una criniera al posto dei capelli – della sua amica.

Mi toccò fare il viaggio con Pansy che ciarlava tutto il tempo.

Ma non appena scesi dalla carrozza la seminai con una scusa e dopo un vano girovagare solitario, vidi finalmente la mia vittima disegnata seduta a bere una burro birra.

Sorrisi e mi passai una mano tra i capelli con misurato fascino, sbottonandomi il lungo cappotto e mi avvicinai al loro tavolo.

Prima che potessero rendersi conto della situazione, presi posto tra lei e la sua amica.

Le passai un braccio sulle spalle e la guardai ammiccante.

Allora Angels… quanto tempo, ti sono mancato?”.Le chiesi con fare suadente, inarcando le sopracciglia beffardo.

Scommetto mi hai sognato ogni notte”. Le sussurrai roco all’orecchio specialmente l’ultima parola.


 

(Pov Sara)

Fui grata del fatto che Amanda non mi pose domande imbarazzanti malgrado il mio comportamento non tutto ordinario.

Trascorsi tutto il viaggio guardandomi nervosamente attorno, quasi temendo il ragazzo potesse avvicinarsi inavvertitamente.

Mi rilassai solo quando giungemmo tutti a Hogsmeade e ci disperdemmo in vari gruppi e chiacchierai piacevolmente con la mia amica, combattendo con il vento che mi scompigliava i capelli.

Rilasciai un sospiro soddisfatto quando entrammo nei Tre Manici di Scopa e il calore della Burro-birra mi fece avvampare le gote.

Stavo sorseggiandola in piena pace e tranquillità quando Draco Malfoy entrò a sua volta nel locale e sentii il mio cuore scalpitare: il suo sguardo di ghiaccio mi sfiorò e avrei voluto scappare o semplicemente liquefarmi e scomparire.

Merlino, fa’ che non si avvicini.

Fa’ che non si avvicini.

Fu con un gemito strozzato, invece, che si frappose tra me e Amanda – ignorando quest’ultima – e mi cinse le spalle con un braccio.

Lo guardai sgomenta e quando mi parlò all’orecchio rabbrividii.

Non era solo l’imbarazzo di trovarselo così vicino ma il ricordo di quanto successo tra noi qualche mese fa.

Trasalii e con un gemito mi scostai per sottrarmi alla sua pressione e vicinanza.

M-Malfoy”. Boccheggiai con voce tremula.

Cosa… cosa ci fai qui?”. Commentai stordita e senza fiato.


 

 (Pov Draco)

Sono qui per scaldarmi”. Le risposi guardandola in modo ammiccante e provocatorio, facendole bene intendere quale fosse la fonte di calore cui stavo alludendo.

Sorrisi delle sue gote arrossate e del verso strozzato che le sgorgò dalle labbra.

Sai fuori si gela – continuai con tono indolente e strascicato – magari ci riesco, con l’aiuto di una burro birra e di una dolce compagnia”. Sussurrai appena l'ultima parola facendole l'occhiolino e poi iniziai ad accarezzarle i capelli.


 

(pov Amanda)

Vidi Malfoy avvicinarsi e scansarmi in modo brusco mettendosi vicino a Sara e bisbigliandole parole all’orecchio.

Non capivo bene cosa le stava dicendo ma intuivo che la mia amica era in difficoltà e decisi perciò d’intervenire .

Ehm”.

Toccai la spalla del ragazzo con un dito per richiamarne l’attenzione.


 

(Pov Draco)

Mi sentii toccare le spalle e richiamare dall’amica di Sarah.

Ehi e tu chi saresti?”. Le domandai squadrandola da capo a piedi con un sopracciglio inarcato e l’espressione indifferente e sprezzante.

Oltretutto stava interrompendo la mia opera di seduzione.


 

(pov Amanda)

Sono un amica di Sarah, noi stavamo parlando e tu sei venuto al nostro tavolo senza che ti avessimo invitato e ci hai disturbate”. Risposi incrociando le braccia e guardandolo scornata, squadrandolo con lo stesso disprezzo ma parlando con tono pacato e severo di chi si rivolge ad un bambino particolarmente capriccioso.

Gradiremmo entrambe che te ne andassi”.


 

(Pov Draco)

Emisi un verso sprezzante di incredulità e di sardonico divertimento.

E tu che ne sai di ciò che vuole la Angels: non lo vedi che è pazza di me?”. Sogghignai e ammiccai in direzione della biondina, cingendole maggiormente le spalle con un braccio e riprendendo a sfiorarle indolentemente i capelli con la mano.


 

(pov Amanda)

Io vedo che le stai dando fastidio, vattene subito”. Commentai con intonazione autoritaria.


 

(Pov Draco)

Ma vattene tu, razza di pachiderma che non sei altro”.

Le risposi con un vago cenno del mento indicandole la porta di ingresso per poi voltarmi di nuovo verso la Corvonero, non dandole neppure tempo e modo di rispondere.

Allora bambolina… che ne dici se facciamo un’altra ronda insieme?”. Le domandai in tono suadente e roco, sfiorandole l’orecchio con la mia voce e facendo allusione a quell’episodio che ci aveva visti protagonisti.

Ero certo non avrebbe potuto dimenticarlo, neppure volendo, ma fu un’immane soddisfazione quando mi parve impallidire.


 

(pov Amanda)

Ehi, Malfoy”. Lo richiamai ad alta voce, dopo essermi alzata in piedi.


 

(Pov Draco)

Mi girai intenzionato a zittire quella fastidiosa ragazzina, una volta per tutte.


 

(pov Amanda)

Beccati questo, idiota!”.

Gli rovesciai in testa la mia pinta di Burro-birra e appoggiai poi il bicchiere vuoto sul tavolo, guardandolo con le braccia incrociate al petto.

Così impari a chiamarmi pachiderma”.

Sorrisi sferzante, ignorando il brusio crescente a quel mio gesto, fissandolo di sbieco con una smorfia disgustata.

E adesso vattene!”. Gli intimai, puntandogli contro la mano a pugno.

Un chiaro messaggio di ciò che sarebbe seguito se non avesse seguito il mio “amichevole” consiglio.


 

(Pov Draco)

Se avessi potuto ammazzare con le mie mani quella specie di gorilla in gonnella non ci avrei pensato due volte.

Nessuno aveva mai osato trattarmi in quel modo ma non potei fare nulla: tutti gli avventori, compresi gli insegnanti avevano assistito ed erano ammutoliti.

Ciò non agevolò il mio orgoglio ma mi fece stringere i pugni lungo i fianchi non sentendo neppure il fastidio per la bevanda che mi stava gocciolando dai capelli, bagnandomi le vesti pregiate.

Nell’aria vi era una silenzio carico di tensione.

Mi costrinsi ad alzarmi e andarmene: dentro di me già meditavo un modo di farla pagare a quell’ignobile essere.


 

(pov Amanda)

Vidi con sollievo Draco allontanarsi.

Mi accorsi solo in quel momento che tutti gli sguardi erano puntati su di me: persino Harry mi stava guardando.

Harry che dalla lite in Erbologia di due mesi prima non mi aveva più rivolto la parola e neppure lo sguardo.

Cercai di non pensarci e mi preoccupai per Sarah che era sconvolta:

Stai bene, tesoro?”. Le domandai dopo che ero tornata a sedermi.


 

(Pov Sara)

Avevo assistito senza alcuna partecipazione a quel breve litigio tra Amanda e Malfoy: nel momento esatto in cui mi si era seduto accanto e, con voce roca e sensuale, e gesti suadenti e delicati mi aveva sfiorato; nella mia mente avevo rivissuto quella notte di fine Settembre

Avevo cercato di rimuovere quell’esperienza dolorosa ma a nulla erano valsi i miei

tentativi e quando lo avevo sentito fare allusione ad una possibile ronda futura, il mio cuore aveva avuto un tuffo, quasi – dietro quel tono vellutato e quel fare sensuale – si nascondesse un’implicita minaccia.

O un avviso.

Neppure mi ero accorta del trambusto che si era creato e non avevo riso quando Amanda aveva dato il ben servito a quel viscido verme, umiliandolo pubblicamente.

Lo avevo semplicemente guardato andarsene mentre di fronte agli occhi rivivevo, più viva che mai, quella scena notturna.

Mi morsi il labbro e quando Amanda mi si sedette vicino, cercai di riprendere un po’ di Burro-birra con dita tremanti.

Ne assaggiai un sorso e quel fluido caldo mi inondò piacevolmente, mentre mi passavo una mano tra i capelli.

Scossi la testa.

No : è un incubo che ritorna”.Sussurrai con voce tremante e mi ritrovai a raccontarle tutto: le parole mi uscivano fuori senza che ne avessi il controllo, non riuscendo più a reggere un simile segreto.

Credevo… ho temuto il peggio”. Conclusi con voce ancora mortificata ed intrisa di vergogna.


 

(pov Harry)

Si avvicinò al balcone di Madama Rosmerta e ordinò una sola Burro-birra: faceva davvero uno strano effetto ritrovarsi in quel locale e soprattutto da solo.
Aggrottò le sopracciglia e controllò un’altra volta l’orologio: quella giornata sembrava davvero infinita.

Persino quella che avrebbe dovuto essere una mattinata di piacevole relax, diveniva soporifera quasi quanto le lezioni di Storia della Magia, quando non si aveva qualcuno con cui trascorrerla.

Aspettò che la cameriera gli servisse la bibita e fece vagare lo sguardo nel locale caldo e appiccicaticcio, alla ricerca di un tavolo libero ed appartato.

Fu in quel momento che notò che Draco Malfoy si era seduto tra due ragazze: una Corvonero di cui non ricordava il nome e la Rubens.

Quest’ultima si stava accanendo contro quel viscido essere platinato e, suo malgrado, si ritrovò ad osservarne i gesti carichi di rabbia e di disprezzo.

Conosceva bene quel cipiglio furioso ed indignato: era lo stesso che le aveva rivolto quando, inviperita, si era alzata dal pavimento della serra e aveva inveito contro di lui.

Non c’era più stata occasione di parlarsi e Harry si era ben guardato dal dover svolgere di nuovo qualche mansione scolastica con lei.

Aveva finito con il riporre in un angolo remoto della sua mente quello spiacevole episodio, eppure vederla in quel momento ebbe un effetto completamente diverso.
Questa volta stava proteggendo con tanta passione e rabbia la sua amica in difficoltà: persino i lineamenti contratti, gli parvero assumere una sfumatura più dolce e tenera.

Lo sguardo castano era quasi lucido, un particolare che non aveva mai notato ma che sembrava renderli ancora più vivi.

Si ritrovò a ridacchiare quando Malfoy, umiliato e inferocito, uscì dal locale con i capelli che ancora colavano, talmente indignato da non averlo neppure scorto.
Che adorabile peperoncino, quella Rubens.

Si riscosse dalle sue riflessioni quando la cameriera appoggiò il calice sul balcone, pagò e andò a sedersi: negli occhi ancora il viso avvampato e stizzito della giovane.


 

(Pov Amanda)

Ascoltai in silenzio il racconto di Sarah: non potevo credere alle mie orecchie.

Quel lurido bastardo”.Ringhiai a denti stretti.

Avrei dovuto prenderlo a pugni: se ti si avvicina lo castro, maledetto figlio di…”.

Notai il volto della mia amica farsi se possibile ancora più pallido; era evidente che la

sola idea di trovarselo ancora così vicino la traumatizzava.

Sospirai e le cinsi le spalle.

Mi dispiace tanto, Sarah”. Mormorai.

Non sapevo per cosa lo stessi dicendo.

Per quello che aveva vissuto e patito in silenzio a causa di quella serpe.

O perché le avevo innescato una nuova preoccupazione all’idea di affrontarlo per vendicarla.

Forse entrambi.


 

(Pov Sara)

Avevo continuato a tenere lo sguardo puntato sulla parete adiacente, senza in realtà vederla e rilasciai un profondo respiro: quasi quel racconto mi avesse completamente svuotata.

La cosa peggiore è che quando lo vedo, mi sembra di rivivere tutto”.

Rabbrividii mentre quegli occhi di ghiaccio sembravano un ricordo indelebile che mi avrebbe tormentato per tutto il resto dell’anno scolastico e quello successivo.

Fino a quando non avessi avuto la certezza di non doverlo più incontrare.

Mi sembra di sentire ancora la sua voce, di vedere i suoi occhi – presi un profondo respiro – anche se in fondo mi ha solo… accarezzato”.

Deglutii a fatica e mi passai una mano tra i capelli.

Ne evitai lo sguardo: quasi mi vergognassi di quella confessione ma anche perché leggere la sua pena e compassione mi avrebbe fatto sentire ancora più miserabile e vulnerabile.


 

(pov Amanda)

Sarah, se c’è qualcosa che posso fare per aiutarti – iniziai con tono calmo e pacato salvo scuotere il capo, guardandola incredula – perché non me ne hai parlato prima?”.

La mia voce era uscita più roca mentre la guardavo con le sopracciglia inarcate.

Tenersi dentro una cosa simile, io lo ammazzo quel verme…”. Battei il pugno sul tavolo e la vidi trasalire.

Scusami un attimo, tesoro”. Mi alzai, con la scusa di comprare un’altra bibita, avendo bisogno di tranquillizzarmi per poterla confortare.

Mi sentii a disagio.

Fino a quel momento non mi aveva notato nessuno ma adesso tutti gli sguardi erano puntati su di me e molti, addirittura, mi fecero i complimenti.

Solo dal tavolo di alcuni Serpeverde, ricevetti sguardi pieni di odio.

I miei occhi si posarono su Harry: mi stava guardando e quando i nostri sguardi si incrociarono, mi sorrise.

Lo guardai scornata, presi la mia bevanda e tornai da Sarah.


 

(Pov Sara)

Sospirai: aveva perfettamente ragione.

Essersi tenuta una cosa del simile dentro non aveva fatto altro che farmela macerare ulteriormente: adesso mi sentivo come se un enorme fardello mi fosse stato tolto dal cuore.

Tuttavia non potevo ancora dirmi completamente serena: che cosa voleva ancora Malfoy da me?

Quella sera mi aveva minacciato e in modo piuttosto eloquente ma in quegli ultimi mesi non ci eravamo più avvicinati: o meglio ero io che me ne andavo prima che potesse anche solo avvicinarsi.

Ero dunque diventata la sua nuova ossessione? Per quanto tempo mi avrebbe perseguitata… avrebbe davvero voluto portare a conclusione le sue minacce?

Guardai la ragazza con un sospiro quando si accomodò di nuovo e scossi il capo.

Avrei voluto andare da Silente, dalla McGrannith… ma tu conosci i Malfoy: lui se la

sarebbe sicuramente cavata in qualche modo coi soldi di suo padre e tutte le loro conoscenze”.

Feci una smorfia disgustata a quel pensiero che non era altro che la verità senza contare che non bramavo che quella vicenda divenisse di dominio pubblico.

E poi non voglio che capisca quanto mi abbia turbata – mi passai una mano sul viso e scossi la testa – devo affrontare le mie paure, non posso continuare a fuggire ogni volta che lo vedo… devo imparare a difendermi con più grinta”.

Strinsi i pugni e uno nuovo sguardo determinato mi fece scintillare lo sguardo.


 

(pov Harry)

Sorseggiò avidamente la sua Burro-birra e provò subito sollievo per il gelo che gli si era insinuato fin quasi nelle ossa.

Socchiuse un poco gli occhi, godendosi quel momento di pace e di tranquillità, salvo far vagare lo sguardo sul locale, guardando distrattamente i volti delle altre persone.

Fu così che si ritrovò ad osservare la Rubens quando era tornata al balcone per prendersi un’altra bibita.

Ridacchiò ancora tra sé al ricordo di Malfoy bagnato e umiliato: il suo viso di solito pallido era rosaceo e aveva camminato in rapide falcate, come volendo sottrarsi rapidamente all’umiliazione pubblica.

Fu in quel momento che la giovane si voltò e i loro sguardi si incrociarono.

Questa volta, però, non rivide quello spiacevole episodio a lezione di Erbologia ma quella fierezza e determinazione con cui aveva difeso la sua amica.

Si ritrovò a sorriderle: un gesto di tacita stima e di simpatia.

Fu, invece, con un guizzo delle viscere che notò lo sguardo sbieco e il cipiglio arrogante che gli riservò.

Inarcò le sopracciglia e avrebbe voluto chiederle il motivo di tanta ostilità percepibile, non riuscendo a comprendere che cosa l’avesse scaturita.

Sospirò impercettibilmente salvo scuotere il capo.

Ciao Harry”. Si riscosse e alzò lo sguardo su Ginny Weasley che gli riservò un sorriso molto zuccheroso.

Posso sedermi con te?”. Senza attendere risposta gli si accomodò accanto e fu letteralmente invaso dal suo profumo.


 

(pov Amanda)

Hai ragione, impara a difenderti e comunque se ti fa di nuovo del male vienimelo subito a dire che ci penso io a quel bastar-..”.

Non conclusi la mia frase che vidi entrare Ginny Weasley e dirigersi di filato al tavolo di Harry.

Non potei fare a meno di guardarli e sospirare: quando Harry volse di nuovo lo sguardo turchese in mia direzione, lo fissai con disprezzo.

Sarei voluta andare al suo tavolo e rovesciare anche a lui qualcosa in testa.

Detesto i ragazzi”.Sospirai con tono amaro abbandonandomi contro lo schienale della mia sedia, improvvisamente stanca.

Non vedo l’ora di tornarmene al castello…”. Mi ritrovai quasi a dire a me stessa, volendo solo porre fine a quella giornata.


 

(Pov Sara)

Sorrisi alla mia amica e le strinsi la mano con un sorriso. ”Grazie… sei il mio angelo custode”.

Commentai con sguardo ancora addolcito e intenerito per il modo in cui si era fatta avanti e aveva pubblicamente umiliato quel viscido verme, allontanandomelo così… chissà per quanto.

Ma questa volta mi sarei fatta trovare più decisa e determinata: Draco Malfoy non doveva rendersi conto dell’agitazione che mi aveva suscitato in corpo e del turbamento che provavo tuttora, al ricordo.

Mi riscossi quando sentii il tono ringhiato di Amanda: seguii il suo sguardo e vidi Harry Potter assillato dalla sorella del suo migliore amico che stava cercando evidentemente di flirtare con lui, senza neppure riceverne assenso.

Io credo che il tuo non sia odio – feci schioccare la lingua sul palato e la guardai con il viso inclinato di un lato e un sorriso più civettuolo – sei solo gelosa”.

Scrollai le spalle.

Chissà, magari se lo trattassi un po’ meglio… potresti essere tu a sederti con lui al tavolo”.

Buttai lì, parlando con voce pacata e il sorriso divertito.


 

(pov Harry)

Harry sospirò impercettibilmente.

Aveva sempre portato il massimo rispetto ai Weasley: la vera ed unica parvenza di famiglia che avesse mai avuto.

Provava un affetto fraterno per Ginny e si sentiva in dovere di salvaguardarla e proteggerla, come quando era riuscito a toglierla dalle grinfie di Tom Riddle.

Ma non aveva mai ricambiato la sua fervente passione e sperava che con il tempo lo avrebbe compreso e avrebbe smesso di riservargli simili attenzioni.

Non avrebbe voluto ferirla ma non poteva decisamente assecondarla con troppa enfasi.

Come stai? - gli domandò lei – Ron ed Hermione non ci sono… temevo ti sentissi solo”.

Il giovane si sforzò di sorridere, salvo scrollare le spalle.

A volte la solitudine è molto… rilassante”. Commentò tra sé e distolse lo sguardo, incrociandolo di nuovo con quello della Rubens che gli riservò un’altra occhiataccia scornata.

Sentì un sordo tonfo al petto.

Perché ce l’ha tanto con me?!


 

(pov Amanda)

Ti devo confessare una cosa Sarah”. Mi sentii dire con voce fluida e spontanea: quasi fosse stato scritto che quel giorno, in quel tavolo di Hogsmeade, le avrei rivelato quel segreto che mi portavo dentro.

Le raccontai delle lettere e della sciarpa rossa e il dolce al cioccolato con un biscotto dalla forma di Harry che avevo preparato per lui.

Di come li avessi fatti recapitare sul suo letto da un gufo della scuola per non destare sospetti.

Non posso Sarah: se ho attirato la sua attenzione è perché l’ho trattato di merda”.

Scossi il capo, guardandola negli occhi per farle meglio intendere le mie parole.

Se gli avessi sbavato dietro come fanno tutte non mi avrebbe mai notata”.

Sospirai e tornai a guardare la coppietta con un moto di irritazione.

E comunque, se gli fossi interessata, non sarebbe stato lì ad aspettare quella smorfiosa”. Continuai con tono obiettivo e logico nell’affermare quell’evidente verità.

Non ho speranze”. Sussurrai infine con un sospiro stanco e avvilito.


 


 

(Pov Sara)

Ascoltai attentamente quel racconto di Amanda e mi ritrovai a sorridere quando mi disse di quelle lettere con quel piccolo omaggio, guardandola intenerita.

Era davvero un’idea molto romantica: ricordava le lettere d’amore che in tempi antichi i cavalieri scrivevano alle loro dame e non potei che sorridere a quel pensiero.
Se si aggiungeva al romanticismo, il mistero, sembrava un mix davvero letale per la curiosità di uno come Harry Potter.

Lo guardai mentre era seduto al tavolo con Ginny: quest’ultima gli sorrideva con fare zuccheroso e smielato mentre il giovane sembrava sforzarsi di essere educato e condiscendente, anche se ero certa avrebbe preferito altra compagnia.

Io credo che sia solo educazione… è pur sempre la sorella del suo migliore amico e loro lo ospitano spesso durante le vacanze”.

Convenni con fare pensoso e razionale: non poteva certo essere sgarbato con la figlia della famiglia che aveva fatto tanto per lui.

Non vedi? Non la guarda neppure”. Scrollai le spalle salvo sospirare a quel commento e stringerle la mano in segno di solidarietà.

Ehi non dire così… anche perché – sorrisi l’attimo dopo – ho l’impressione che il tuo comportamento scostante non sia del tutto negativo”.

Abbassai la voce con fare complice.

Ti sta guardando”. Sussurrai appena.


 

(pov Harry)

Si sforzò di mantenere un livello di conversazione decente con la giovane di casa Weasley senza tuttavia risultare troppo interessato e coinvolto non volendo ulteriormente incoraggiare le sue attenzioni e moine.

Non poté fare a meno di gettare di nuovo uno sguardo in direzione della Rubens per scoprire il suo sguardo fiammeggiante.

Si domandò ancora una volta per quale motivo si comportasse in quel modo insolito: non si erano mai trovati faccia a faccia prima della lezione di Erbologia e già allora era apparsa molto scontrosa e di cattivo umore all’idea di dover passare del tempo con lui, anche solo per questione scolastica.

La continuò a guardare insistentemente, quasi questo gli facesse risolvere l’enigma prima che Ginny si sporgesse maggiormente.

Allora Harry, sai già cosa farai durante le vacanze, verrai alla Tana?”. Domandò con tono civettuolo ed ansioso e il giovane sospirò impercettibilmente.

Non so ancora”. Rispose conciso e pacato.


 

(pov Amanda)

Ascoltai le parole di Sarah e mi girai verso Harry che mi stava ancora guardando.

Il constatarlo con i miei stessi occhi non mi fece piacere: al contrario, mi urtò ulteriormente.

Agii d’impulso e alzai il dito medio in sua direzione, ignorando la reazione scandalizzata di Sarah.

Lo sguardo di Harry, dopo quel primo momento di incredulità e sorpresa, si rabbuiò e aggrottò le sopracciglia.


 

(Pov Sara)

Amanda!”. Sibilai incredula e stizzita quando la vidi rivolgersi ad Harry con quel gesto volgare e mi sentii in incredibile imbarazzo quando il giovane sembrò emanare scintille dal suo sguardo, fissandola di sbieco.

Non ti sembra di esagerare? Un conto è essere pacati, un conto è la maleducazione gratuita”. Sussurrai piano salvo ritrovarmi ad emettere un ansimo quando il giovane si alzò dal tavolo, lo sguardo fisso sulla mia amica.


 

(pov Harry)

Non udì neppure la risposta di Ginny Weasley che aveva assunto un’espressione di smielato disappunto quando aveva risposto in modo così vago alla possibilità di passare l’inverno con loro.

La Rubens si era voltata in sua direzione e questa volta non si era limitata a gettargli

uno sguardo ostile e d’astio ma gli aveva riservato quel gesto inequivocabile.

 

Fu decisamente troppo per il suo autocontrollo ed impulsività.

Scostò la sedia con un rumore secco, facendola grattare sul pavimento e, con sguardo irritato e stizzito, si avvicinò al tavolo delle due ragazze.

Si rivolse direttamente alla ragazza castana: le sopracciglia aggrottate e gli occhi turchesi scintillanti di disappunto.

Hai qualche problema con me, Rubens?”. Domandò in tono freddo ed irritato.


 

(pov Amanda)

No!”. Esclamai alzandomi per fronteggiarlo.

Mi stai semplicemente antipatico – commentai scrollando le spalle – è una cosa a pelle”. Conclusi con lo stesso tono lapidario ed indifferente, guardandolo con disprezzo.

Presi minacciosamente tra le mani il mio calice ancora mezzo pieno.

E adesso sparisci se non vuoi che rovesci qualcosa addosso anche a te!”.

Alzai il calice come ad avvalorare la mia minaccia verbale.

Tornatene dalla tua amichetta, non vedi che ti sta aspettando?”.

Gli sorrisi con fare lezioso e sarcastico, indicandola con un cenno del mento ed ignorando lo sguardo stupefatto che scrutava entrambi.


 

(pov Sara)

Rimasi ad assistere impietrita ed incredula a quello scambio di opinioni o meglio detto alla domanda pacata – seppur stizzita di Harry – e quello sfogo di Amanda.


 


 

(pov Harry)

Il giovane rimase ad ascoltare quello sfogo del tutto gratuito seguito da quel commento finale che lo lasciò ancora più interdetto, specie per il tono sarcastico e lezioso e smorfioso con cui fu pronunciato.

I suoi occhi lampeggiarono ulteriormente e aggrottò le sopracciglia, fissando la ragazza con una crescente rabbia in corpo.

Se si fosse trattato di Malfoy o qualcuno della sua risma avrebbe probabilmente già perso il controllo, ma si trattava di una ragazza.

Per quanto maleducata, arrogante e spocchiosa.

Tu non sai un bel niente della mia vita e di me – sussurrò con voce gelida ma colma di risentimento – stammi alla larga, Rubens”.

Si voltò e, senza guardare neppure la rossa, uscì dal locale, sbattendosi la porta alle spalle.


 

(pov Sara)

Sospirai osservando il ragazzo uscire dal locale sbattendo la porta e mi passai una mano tra i capelli, guardando la ragazza ma non sapendo neppure come commentare.

Le avevo già espresso la mia perplessità sul suo modo di fare: neppure io approvavo il comportamento civettuolo di ragazze come Ginny, ma quell’estremo opposto era forse troppo calcato.

Non si poteva assolutamente biasimarlo, tutt’altro, era stato fin troppo paziente.

Di certo oggi non sei passata inosservata”. Commentai finendo di bere la mia bibita, salvo sospirare.

Torniamo al castello?”.Domandai, sentendomi vagamente stanca per tutto quel turbinio di emozioni.


 

(pov Amanda)

Sì, andiamo”. Risposi svuotata: tutta l’adrenalina che avevo in corpo era scomparsa dopo che Harry mi aveva detto di stargli alla larga. Lasciandomi quella sensazione di soffocamento, un macigno nel cuore che non riuscivo esattamente a decifrare e comprendere.

Mi alzai da tavola e, insieme a Sarah, tornai al castello senza dire una parola.

Mi domandai se Harry avrebbe gradito i regali della sua misteriosa ammiratrice e come avrebbe reagito se avesse saputo che non era altri che me.

Caro Harry,

Fra pochi giorni dovrò tornare a casa per le feste, quindi ho deciso di mandarti il mio regalo di Natale in anticipo.

Nella scatola vi troverai un dolce e una sciarpa fatti da me: spero tanto che li gradirai.

Per la sciarpa mi sono aiutata con la magia perché ti confesso che con i ferri sono un disastro.

Il dolce è una ricetta assolutamente babbana che mi ha dato la mia nonna:.puoi stare tranquillo perché non contiene nessun incantesimo o filtro d’amore.

Sono regali innocui e fatti con il cuore in segno di tutto l’affetto che provo per te,,,

Non perché sei Harry Potter, il sopravvissuto, l’eroe e via dicendo ma perché mi piaci semplicemente per quello che sei: adoro i tuoi occhi, il tuo viso un poco timido, i tuoi capelli arruffati, la tua camminata e tante altre piccole cose che non immagini.

Mio caro Harry, non puoi immaginare quanto mi mancherai questi giorni.

Ti auguro di passare un Natale meraviglioso pieno dell’affetto che meriti.

Io ti penserò sempre.

Ti voglio bene

M.R. La tua ammiratrice


 

(Pov Harry)

Tornò al castello con passo di marcia, senza attendere la carozza di rientro e ignorando il richiamo di Seamus e Dean usciti dalla bottega di Zonco.

Sbuffò e salì rapidamente le scale fino alla Torre di Grifondoro, superò il ritratto e si diresse rapidamente nel suo dormitorio, senza guardare in faccia nessuno, volendo soltanto godersi un po’ di tranquillità.

Nella mente rombavano ancora le parole della Rubens, il suo sguardo carico di disprezzo e quelle sue accuse.

L’essergli inviso semplicemente per la sua celebrità, per il suo essere un “eroe”.

Non ha capito assolutamente niente, si disse tra sé e sé stringendo i pugni lungo i fianchi, bollendo ancora di rabbia.

Ma che diavolo credono?!

Che sia un divertimento portare una dannata cicatrice in fronte?

Era talmente infuriato che rimosse le tende del suo letto con tale violenza da strapparla, fece per stendersi quando il suo sguardo smeraldo sfiorò quei due oggetti sul suo letto.

Osservò la scatola rossa a forma di cuore e un rotolo di pergamena.

Cosa cavolo… ?”.

Si sedette sul letto ed aprì la scatola in cui trovò un dolce fatto in casa e, confezionata in disparte, una sciarpa a strisce dei colori della propria Casa.

Tolse il nastro dal piccolo rotolo e prese a leggere la pergamena: la stessa calligrafia femminile di quei pensierini già ricevuti negli ultimi tempi.

Il suo sguardo smeraldo vagò su quelle parole e provò un misto di emozioni che sembrarono sfumare le une con le altre: dalla sorpresa, la confusione, l’imbarazzo fino ad un dolce calore che gli sfiorò il torace e sembrò dissipare tutte le emozioni negative.

Lesse e rilesse quel messaggio diverse volte.

Mi piaci semplicemente per quello che sei: adoro i tuoi occhi, il tuo viso un poco timido, i tuoi capelli arruffati, la tua camminata e tante altre piccole cose che non immagini.

Quelle parole, soprattutto, continuarono a turbinare nella sua mente e un sorriso gli sfiorò le labbra: da qualche parte, c’era una ragazza che silenziosamente e

dolcemente lo guardava da lontano, una ragazza che lo pensava ma, soprattutto, che lo apprezzava come un qualsiasi ragazzo.

Si addormentò, stringendo ancora quella pergamena e un sorriso dolce sulle labbra.

Non so chi tu sia M.R. Ma grazie di cuore.


 

Continua..

 

Salve a tutti, rieccomi per l'aggiornamento settimanale che stavolta a causa di impegni è scalato a martedì.

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto .

So che l'atteggiamento di Amanda può sembrare ambiguo: scrivere ad Harry di nascosto e poi trattarlo di merda, non lo fa per attirare l'attenzione ma bensì perché è una ragazza tremendamente insicura, sa di non possedere quei canoni di bellezza che tanto attirano i ragazzi ed è convinta perciò di non avere speranza.

Specialmente con il ragazzo dei suoi sogni .

Perché Harry Potter dovrebbe preferire lei alle altre? A Ginny Weasley soprattutto!

Non possiede neanche la metà della sua bellezza, ne può ambire al legame che il ragazzo ha con lei e la sua famiglia..

No! Per lei è escluso che Harry possa trovarla anche solo interessante, i suoi sguardi la fanno soffrire, le sue attenzioni sono fuori luogo perché c'è il rischio che le alimentino qualche speranza e lei non può, ne vuole illudersi di averla. Da li quel gesto maleducato dal quale mi dissocio.

Harry se l'è presa molto, chissà che direbbe se sapesse che c'è lei dietro a MR la sua ammiratrice.

Per scoprirlo non vi resta che continuare a seguirmi, intanto ringrazio chi lo sta già facendo e coloro che sono state cosi gentili da lasciarmi una recensione.

Come sempre sono qui per rispondere ai vostri dubbi e ascoltare i consigli.

Un salutone a tutti e un abbraccio strizza reni alla mia beta e best friend Kiki87( ti adoro ♥)

a presto gente . :D

Ps: Mi scuso con le fan di Ginny, so che lei non si comporterebbe mi in quel modo ma tanto come avrete capito è un OOC. ;)

1Vuol dire elefante, per il Draco che ho immaginato io, le ragazze che indossano abiti dalla taglia 44 in su , sono obese.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Vacanze di Natale: Santo Stefano. ***


Vacanze di Natale: Santo Stefano.


(Pov Draco)
Erano trascorse tre settimane da quando, ai primi di Dicembre, ero stato umiliato da quella assurda grassona.
Ero ancora molto arrabbiato ma fortunatamente non ero dovuto intervenire dato che c’erano già Pansy e le altre che avevano preso a tormentarla.
Il mio unico scopo ora era quello di trovare la Angels, perché era lei la mia ossessione: negli ultimi mesi mi aveva evitato e adesso mi camminava davanti senza paura.
No, non la sopportavo, volevo darle una lezione e sopratutto.... la volevo: era una questione d’onore .
Nessuna ragazza a cui rivolgevo le mie attenzioni si era mai tirata indietro: non avrei permesso a quella Corvonero insignificante di farmi andare in bianco.
Approfittai della pausa natalizia e, il giorno dopo la grande festa natalizia alla mia villa, decisi di fare una passeggiata a Diagon Alley per scovare quella vipera.
La mia preda.
Bastò quel pensiero a farmi lambire le labbra.
Quasi affamato.
Di lei e solo di lei.
Per qualche assurda ragione che ancora non potevo comprendere.


(Pov Sara)
Gli ultimi giorni di scuola scivolarono pacati e silenziosi come i fiocchi di neve: eravamo tutti molto impegnati per la grande mole di compiti che i professori ci avevano assegnato per le vacanze di Natale, cosi trascorrevo le giornate in Sala Comune o in biblioteca.
Soprattutto di fronte al camino acceso, leggendo qualche romanzo nei ritagli di tempo.
Non avevo mancato a quanto avevo detto ad Amanda ed avevo deciso di potenziare le mie capacità, così avevo chiesto al professor Vitius – con la scusa di approfondire l’argomento degli incantesimi di difesa e di attacco – una lettura supplementare e mi allenavo in disparte in un’aula vuota, di tanto in tanto. Per lo più sfruttavo i Sabati in cui vi erano partite del campionato di Quidditch o la gita a Hogsmeade o i week-end dove la scolaresca preferiva pattinare sul lago, fare a pallate di neve o semplicemente starsene in Sala Comune.
Avevo salutato Amanda alla stazione e avevo fatto ritorno coi miei genitori nella nostra villetta nella city di Londra.
Con mio gran dispiacere, mio padre, a causa del suo lavoro al Ministero, aveva dovuto annullare la nostra vacanza in Francia e avevo accolto tristemente la notizia. Sarei stata davvero felice di potermi rifugiare oltre Manica per almeno due settimane ma c’era di positivo che la corrispondenza via gufo con Amanda era molto più rapida e avremmo anche potuto incontrarci.
Sorseggiai un po’ di cioccolata calda di fronte al camino, continuando a leggere il mio romanzo, fino a quando mia madre non mi chiese di fare una commissione per lei a Diagon Alley.
Mi coprii maggiormente con il cappuccio e mi diressi alla farmacia.
Decisi di fermarmi al Ghirigoro, la biblioteca del paesino, prima di tornare a casa.



(Pov Draco)
Camminavo da ore per le vie illuminate di Diagon Alley sbirciando in tutte le vetrine ma non avevo trovato traccia della Angels.
Sapevo con certezza fosse rimasta a Londra e quindi non mi sarei arreso fin quando non l’avessi trovata.
Mi sedetti su una panchina con le mani in tasca e il viso inclinato da un lato, guardando e criticando tra me chiunque passava.
Era ormai pomeriggio tardi quando finalmente vidi la Corvonero tutta imbacuccata uscire dalla farmacia, ed entrare nella biblioteca di fronte.
Mi alzai e andai ad aspettarla fuori dalla vetrina, stando bene attento a non farmi scorgere.
Appena uscì, alzai la bacchetta e con un incantesimo di appello attirai tutte le sue cose che le sgusciarono dalle mani.
Sbatté le palpebre, non capendo subito cosa fosse successo.
Mi vide e i suoi occhi si spalancarono di disappunto.
Le sorrisi quando mi chiese di restituirle il maltolto.
“Vieni a prendertelo”. Le sussurrai indolente, correndo verso Nocturn Alley con lei alle calcagna.

(Pov Sara) Uscii fuori dalla biblioteca dopo aver comprato un nuovo libro della mia scrittrice preferita e rabbrividii istintivamente per la fredda folata di vento che sembrò insinuarsi fin nelle ossa. Non vedevo l’ora di tornare a casa e rilassarmi dentro una vasca piena d’acqua calda e bollicine, di bagnoschiuma profumato.
Sgranai gli occhi e trasalii quando il libro e gli altri oggetti mi fluttuarono dalle mani e l’attimo dopo mi voltai e scorsi quel volto tra la folla.
I miei pugni si strinsero lungo i fianchi, emisi un gemito di disappunto e di sorpresa mentre quegli occhi perlati mi fissavano con quel sorrisetto malizioso e impudente.
Non feci in tempo a reagire perché lo vidi correre in direzione di Nocturn Alley: imprecai tra i denti e presi a seguirlo, infilandomi nel vicolo oscuro e stretto.
Mi feci largo tra la folla, cercando di accelerare il passo e stando attenta a non scivolare per il ghiaccio presente, mentre il ragazzo spariva dietro l’angolo.
“Malfoy… vieni subito fuori”. Ringhiai tra i denti, sguainando la bacchetta e guardando a destra e sinistra, non vedendolo e imprecando.

(Pov Draco)                                                                                                                                                                                                                                Mi ero nascosto in vicolo stretto dietro a Magie Sinister: lei non poteva vedermi ma io sì. Le puntai la bacchetta contro.
“Imperius”. Si immobilizzò e il suo corpo si fece rigido, quasi una lastra di ghiaccio mentre ne prendevo il controllo grazie al maleficio. “Vieni qua, bambina, vieni da Draco, da brava”. Sussurrai quasi mi stessi rivolgendo ad un cucciolo mansueto e sorrisi quando la vidi avvicinarsi, incapace di sottrarsi dal mio ordine.
Sogghignai malignamente.
“Inchinati e baciami le scarpe”. Commentai, quasi volendo tastare la potenza dell’incantesimo oscuro e sorrisi quando si chinò docile e arrendevole, eseguendo quel comando più umiliante.
Alzati e togliti il cappotto: voglio guardarti”.
La mia voce era divenuta più roca e il mio sguardo perlato aveva osservato quell’esile corpicino che si mostrava con le vesti leggere, sotto il cappotto pesante.
“Fai un giro su te stessa”. Continuai con lo stesso tono e lei, un burattino tra le mie mani, obbedì senza battere ciglio e continuai la mia silenziosa contemplazione, lambendomi il labbro.
“Ora abbracciami”. Sussurrai con voce più roca e morbida: sentii la pressione del suo corpicino morbido, quale l’avevo ricordato e sognato in segreto.
Il suo cuore scalpitava furioso ma intrecciò le braccia al mio corpo e mi persi nel suo profumo, sfiorandole i capelli.
Sciolsi, infine, l’incantesimo, trattenendola stretta a me. 
(Pov Sara) Continuai ad occhieggiare il vicolo guardandomi attorno salvo trasalire quando sentii il suono dell’incantesimo e l’attimo dopo era completamente svuotata. La mia mente era priva di qualsiasi capacità di giudizio e di pensiero, galleggiavo nel mio corpo di cui non avevo più controllo.
La sua voce mi intimò, nel fondo della mia mente, di avvicinarmi e così feci specchiandomi nel suo sguardo di madreperla e in quel sorrisetto beffardo e malizioso. Imprecai mentalmente: avrebbe potuto farmi di tutto, realizzai e l’antica e sorda rabbia e timore sembrarono immobilizzarmi le membra.
Ti farò pagare quest’umiliazione. Pensai sentendo lacrime di rabbia prudermi gli angoli degli occhi mentre ero costretta a prostrami ai suoi piedi e poi privarmi del cappotti.
Rabbrividii per il gelo e per le vesti non adatte a stare fuori senza alcuna fonte di calore ma, soprattutto, per il dolore di una simile umiliazione.
Poi mi ordinò di abbracciarlo ma la sua voce era apparsa più roca, vellutata, quasi soffice mentre le mie braccia gli cingevano il collo e il mio corpo si accostava a suo.
Malgrado il disagio, la rabbia e l’umiliazione di quel momento, non potei negare l’afflusso di calore che quel contatto procurò.
Trasalii e le sue dita mi sfiorarono i capelli ma non c’era arroganza o cattiveria in quel gesto: una carezza soffice, tenera, come quella di un amante e quel pensiero mi fece trasalire.
Sciolse l’incantesimo e rimasi ad osservarlo senza fiato, prima che la consapevolezza di quanto mi aveva appena fatto si insinuasse nella mia mente.
Strinsi i pugni lungo i fianchi e sguainai la bacchetta, puntandogliela alla gola, dopo averlo schiaffeggiato.
“Come… hai… osato? Viscido verme… non ti azzardare mai più ad avvicinarti o giuro che non solo ti faccio sospendere ma ti spedisco ad Azkaban, bastardo!”.
Mi sentii dire con voce roca per la rabbia e il timore di quegli istanti eterni in cui avevo perso completamente il controllo del mio corpo e della mia mente.
(Pov Draco)
“Pietrificus Totalus”. La immobilizzai di nuovo.
“Stavi dicendo?”. Sogghignai avvicinandomi e guardandomi furtivamente attorno, notando che a quel gesto era impallidita terrorizzata, ben consapevole di ciò che avrebbe potuto succedere.
“Siamo di nuovo soli – sussurrai con voce morbida e roca – era tanto che aspettavo questo momento: spediscimi pure ad Azkaban, fai quel che credi”.
Mi avvicinai ulteriormente e sorrisi del terrore che le riempì lo sguardo mentre alzavo una mano a sfiorarle il viso.
La cinsi con forza a me e le afferrai la nuca, soffiandole su quelle labbra scarlatte che sembravano richiamare le mie in una lasciva provocazione.
“Posso farti ciò che voglio: se volessi potrei toglierti i vestiti e prenderti qui, ora”. Sussurrai sfiorandole il contorno del viso e mi parve di percepire il battito convulso e disperato del suo cuore mentre le sorridevo maligno.
“Oppure potrei costringerti a seguirmi in un motel di tua iniziativa”.
Sogghignai ancora quasi a soppesare quell’idea salvo farmi serio e continuare a sfiorarne il volto, sentendo la morbida purezza della sua pelle sotto le mie dita.
“Non farò nulla di tutto ciò: ma voglio tu abbia ben presente che sono io a manovrare il gioco… le minacce non servono a nulla”. Le sussurrai a fior di labbra salvo sciogliere l’incantesimo e tornare a guardarla, abbassando il braccio che la reggeva e scrollando le spalle.
“Ora puoi anche picchiarmi, se vuoi”.



(Pov Sara)
Sgranai gli occhi quando il mio corpo fu di nuovo immobilizzato e quelle parole maligne e lascive sembrarono incidermi direttamente l’animo.
Lo sentii stringermi a sé e percepii di nuovo il calore e la compostezza del suo corpo mentre quel tepore naturale strideva con il gelo dell’incantesimo e al contempo il terrore che mi aveva di nuovo invaso la mente, rendendomi conto che ero di nuovo in una situazione da cui avrei dovuto fuggire.
Tra le sue braccia ed incapace di difendermi.
Avrei voluto boccheggiare o rilasciare un gemito, lo sentii afferrarmi la nuca e l’attimo dopo mi soffiò sulle labbra: il mio cuore, malgrado il gelo dell’incanto, scalpitò furioso e quel calore quasi mi sopraffò.
Poi di nuovo la luce maligna del suo sguardo, quelle minacce insidiose e sentii quei brividi attraversarmi la spina dorsale e la mia mente svuotarsi mentre lo sentivo alludere alla possibilità di profittarsi di me in modo così subdolo e meschino.
Lo guardai terrorizzata ed impietrita prima che pronunciasse quell’affermazione finale e mi sciogliesse dall’incantesimo.
Rimasi ad osservarlo incredula, sulle labbra ancora la sensazione delle sue, il cuore che scalpitava furioso e la mente uno sfarfallio di pensieri confusi e assordanti.
“Cosa… – cercai di controllare il tremore della mia voce – cosa vuoi da me?”. Domandai, guardandolo negli occhi e cercando di capire quale fosse il suo scopo finale o se fosse solo un divertimento gratuito e perverso.
Perché proprio IO?! 

(Pov Draco)
Risi quasi di quella domanda innocente ed ingenua malgrado le mie allusioni ben più che accennate.
Inclinai il viso di un lato e la guardai con le sopracciglia inarcate: quasi nella sua domanda ci fosse una silenziosa provocazione a cui stentavo a resistere.
“Intelligente come sei, dovresti capirlo – sussurrai scoccandole un’occhiata divertita e sardonica – oppure ti occorre un’altra dimostrazione?”.
(Pov Sara)
Boccheggiai in risposta e sgranai gli occhi salvo deglutire a fatica. Indietreggiai e mi morsicai il labbro.
Mi guardai attorno rendendomi conto della situazione tutt’altro che favorevole: nel buio di quel vicolo, sola con Malfoy che non aveva fatto il minimo sforzo per celare le sue reali intenzioni.
“E’ così, allora?”. Sussurrai con voce tremula stringendo i pugni e sentendo brividi di freddo farmi irrigidire.
“Mi useresti anche violenza, se necessario”.
Lo guardai negli occhi e deglutii a fatica.
(Pov Draco)

Non hai capito”. Sorrisi di nuovo e la guardai con le sopracciglia inarcate.
“Non è questa la mia intenzione – scrollai le spalle – voglio solo che tu sappia che non puoi respingermi”.
Le sorrisi divertito per l’espressione sgomenta che le si aprì su quel volto e su quegli occhi che non riuscivano a nascondere le sue reali emozioni.
Controllai l’orologio e scrollai le spalle.
“Si è fatto tardi: ti saluto, Angels, buon anno, bambola”.
Le sorrisi e le strizzai l’occhio prima di allontanarmi, lasciandola sola in quel vicolo, senza aspettare che mi raggiungesse o altro.

(Pov Sara)
Ascoltai quelle parole con crescente sgomento ed incredulità, mentre in modo saccente ed arrogante, decantava apertamente che tutto questo non si sarebbe sbloccato sino a quando non avessi… ceduto, come qualsiasi altra.
Lo seguii con lo sguardo mentre mi voltava le spalle dopo quel saluto enigmatico e rimasi ad osservarlo finché non scomparve dalla mia vista.
Mi portai la mano sulle labbra: ancora sentivo il calore del suo respiro e il tono roco di quando mi aveva ordinato di abbracciarlo.
Continuai ad osservare l’angolo da cui era appena scomparso e mi morsicai nervosamente le labbra salvo passarmi una mano tra i capelli e sospirare.
Chi sei, Draco Malfoy?
Un mostro o un ragazzo solo?
Sospirai, recuperai il libro e i miei oggetti e tornai rapidamente a casa.


(pov Amanda)
Avevo festeggiato il Natale con la mia famiglia: mi ero divertita moltissimo a stare tra parenti e amici babbani.
Non vedevo l’ora, però, di tornare a Hogwarts: sentivo la mancanza di Sarah e, sopratutto, di Harry.
Poco mi importava se da qualche settimana le lezioni assieme ai Serpeverde erano un inferno: non mi interessavano gli insulti di Pansy e le continue angherie a cui venivo sottoposta.
Normalmente le avrei strozzate ma mi limitai ad ignorarle.
Nonostante tutto, il mio umore era alle stelle: avevo visto Harry con indosso la sciarpa che avevo fatto per lui.
Non la toglieva mai e anche se non ci parlavamo, se mi evitava, sapevo che aveva gradito i regali della sua misteriosa ammiratrice.


(Pov Harry)
Aveva accolto con gran sollievo il termine delle lezioni: la rivalità tra Serpeverde e Grifondoro sembrava aver raggiunto i picchi storici visto che erano entrambe prime classificate con un dislivello di pochi punti.
Spesso scoppiavano piccole scaramucce nei corridoi e l’unica distrazione anche dallo stress scolastico era potersi allenare a Quidditch, malgrado il gelo e il tempo sempre più umido.
Quell’anno non aveva voluto ascoltare ragioni: alla stazione di Londra si era congedato dai Weasley e da Ron e aveva preso in affitto una camera al Paiolo Magico: lì sarebbe rimasto per quei quindici giorni di vacanza.

Le attenzioni di Ginny erano divenute sempre più lascive e languide e si era confidato con Hermione – lei naturalmente non avrebbe detto nulla a Ron! – e avevano convenuto che la situazione per lui sarebbe stata ancora più pesante se avessero coabitato alla Tana per il periodo delle vacanze.
Tom, il gestore del locale, era stato gentile e discreto come sempre e Harry accolse con piacere la novità: incontrava gli amici a Diagon Alley nei pomeriggi oppure si rifugiava nella Londra babbana dove nessuno lo conosceva e additava la sua stupida cicatrice.
Aveva sempre con sé un po’ di quel dolce – un incantesimo impediva andasse a male! – e quella sciarpa era morbida e vaporosa ed intrisa di un piacevole profumo femminile.
Forse lo aveva già percepito ma non ricordava dove.
Quella sera osservò il cielo stellato e decise di uscire per prendere una boccata d’aria: attraversò la Londra babbana e notturna, fino a quando non giunse in una piazzetta adibita al pattinaggio.
Sorrise osservando i ragazzi che erano in pista, pensando tra sé di unirsi a loro, fino a quando non scorse un volto familiare.
Amanda Rubens.
Indossava un cappotto lungo con sciarpa e cappello abbinati , e stava pattinando in compagnia di due amiche, probabilmente babbane, a cui sorrideva con gli occhi lucenti di gioia.
Lo colpì quell’immagine, perfettamente antitetica a quella cui era abituato.


(pov Amanda)
Dopo i pasti abbondanti delle feste decisi con Rosy e Benny, le mie amiche di sempre, di andare a pattinare sul ghiaccio.
Era una splendida sera: la pista gremita di gente ,le luci dei lampioni e dell’albero di Natale gigante illuminavano la lastra di ghiaccio e già questo mi mise di buon umore.
Non appena infilai i pattini e mi buttai nella pista ,dimenticai tutti i miei problemi: mi sembrava di volare ,volteggiando su me stessa. Ridevo e mi beavo mentre le mie amiche ruzzolavano sul ghiaccio non essendo esperte come me.
Io andavo a pattinare fin da bambina e, quindi, i miei movimenti erano più sciolti e sicuri di loro.
Mentre la mia amica si spostava sul bordo della pista, per reggersi al muretto, i miei occhi si incontrarono con quelli di Harry.
Il mio cuore fece un balzo: indossava la mia sciarpa.
Avrei dato non so cosa per corrergli incontro ma lui ignorava i miei sentimenti, ignorava che ero io l’ammiratrice segreta ovvero Amanda Melody Rubens.
Lui mi odiava perché io lo avevo spinto a farlo.
Mi avvicinai a lui e, con tono velenoso, lo apostrofai:
“Mi avevi detto di starti alla larga e invece sei tu che mi stai sempre tra i piedi… come mai non sei dalla tua amichetta alla Tana?”.


(Pov Harry)
Avrebbe avuto tutto il tempo del mondo per voltarsi ed andarsene ed invece, per qualche motivo, continuò ad osservarla mentre rideva e pattinava con le sue amiche.
Sembrava completamente rilassata e sprizzante di gioia e di entusiasmo, tutt’altra Rubens rispetto a quella che lo aveva apostrofato per due volte con tono burbero e lo sguardo torvo.
Fu in quella che la giovane lo scorse a sua volta: dapprima lo sguardo era sorpreso ed
evidentemente spiazzato.
L’attimo dopo le sue sopracciglia si aggrottarono e la vide avanzare in sua direzione con espressione battagliera, prima di rivolgersi in quel modo, ancora arrogante e sfacciato.
La fissò di sbieco e aggrottò le sopracciglia, stringendo i pugni.
“Per tua informazione, Rubens, questo è un territorio pubblico – rispose con voce velata di sarcasmo – e di certo non è affar tuo ciò che faccio e dove vado nel mio tempo libero”.
Le si era rivolto con altrettanta freddezza e ostilità, prima di affondare le mani nelle tasche del cappotto.
“E ora se vuoi scusarmi, voglio andare a divertirmi”.
Non attese risposta e si avvicinò al responsabile della pista di pattinaggio: pagò un biglietto e prese a noleggio dei pattini e cominciò a scivolare sul ghiaccio.
Non era appassionante come stare in sella ad una scopa ma era rilassante e liberatorio, pensò sospirando e lasciando la mente libera da pensieri, scivolando con movimenti agili e sciolti.


(pov Amanda)
Ascoltai la rispostaccia di Harry ma non replicai e quando le mie amiche mi domandarono chi fosse, risposi loro che era un mio compagno di classe senza però raccontargli dei miei sentimenti per lui.
Ripresi a pattinare ma senza staccargli gli occhi di dosso.
“Accidenti se se la cava”. Borbottai tra me.
Per continuare a studiarlo, finii per andare a sbattere contro le mie amiche.
Ruzzolammo tutte a terra e loro mi caddero sopra.

(Pov Harry)
Continuò a scivolare sul ghiaccio incurante di tutto e di tutti: finalmente era libero dai soliti tormenti e non voleva curarsi di nulla e di nessuno.
Neppure della Rubens e del suo comportamento arrogante e sferzante.
Si lasciò avvolgere da una bolla di sapone immaginaria, creata dalla sciarpa che gli copriva il viso: ne inspirò ancora una volta il profumo di cui sembrava essere impegnata. Sorrise al pensiero di quella misteriosa MR e si domandò se anche lei non fosse da qualche parte così vicino, dopotutto aveva una parente babbana ed era probabile abitasse in un quartiere nelle vicinanze.
Sospirò impercettibilmente al pensiero di poter incontrare chi aveva saputo scaldarlo con un semplice gesto, senza neppure conoscerlo. Si riscosse quando sentì un lieve tonfo e notò la Rubens a terra con le sue amiche che erano cadute una sopra l’altra.
Sorrise appena, vagamente divertito, passando lì vicino e scoccandole appena un’occhiata sorniona e divertita.
Bel capitombolo, pensò tra sé e sé ma la ignorò e continuò a scivolare sul ghiaccio.


(pov Amanda)
Mi ritrovai sul ghiaccio, pressata dal peso delle mie amiche cadute sopra di me.
Vidi Harry passarmi vicino e sorridermi di scherno: sapevo che fuori dalla scuola era proibito fare incantesimi però morivo dalla voglia di farlo cadere.
Mi alzai e lo inseguii sulla pista e, quando lo raggiunsi, allungai la gamba e gli feci lo sgambetto.
“Ops, scusami non l’ho fatto apposta”.
La voce atteggiata ad uno stoico dispiacere del tutto falso e stucchevole.
Gli sorrisi maligna e lo sorpassai.

(Pov Harry)
Continuò a scivolare sul ghiaccio, confondendosi tra gli altri pattinatori senza più guardarsi alle spalle: fu così che fu colto completamente di sorpresa e si ritrovò a cadere sulla lastra di ghiaccio.
Imprecò tra i denti, sollevandosi e sentendo dolore al ginocchio, ben immaginando il livido che sarebbe comparso, mentre si rialzava.
Guardò in direzione della giovane con furia e fu lesto a raggiungerla, dopo una rapida rincorsa, salvo frenare bruscamente così da schizzarla con il ghiaccio che sollevò per aver puntato il ferro sulla lastra.
“Perdonami… ma io l’ho fatto di proposito”. Rispose ironico e riprese a pattinare senza curarsi della sua reazione.


(pov Amanda)
Vuoi la guerra? E guerra sia.
Lo raggiunsi e quando fui a pochi metri da lui, lanciai la mia borsa sul ghiaccio facendocelo inciampare e cadere nuovamente.
Mi avvicinai.
“Ops! – lo stesso tono canzonatorio e beffardo – perdonami, mi è caduta la borsa!”.
Sorrisi maligna, la raccolsi e ripresi a pattinare.
Come nulla fosse.
Senza più voltarmi.

(Pov Harry)
Imprecò tra i denti quando pochi istanti dopo si ritrovò con la faccia a terra e fissò il volto maligno della ragazza che lo fece irritare ulteriormente.
Il ginocchio pulsò dolorosamente: doveva essersi procurato una bella ammaccatura, considerò serrando i denti.
Si alzò in piedi con sguardo truce.
La inseguì nuovamente fino a quando non l’afferrò per la vita e, prendendola per il braccio, le fece fare una giravolta, per poi farla piroettare.
La fece chinare in una sorta di casqué e la lasciò cadere malamente.
“Oh, non è niente, figurati… ci si vede a Hogwarts”.
Sorrise appena e uscì dalla pista per rimettersi le scarpe e tornare al Paiolo magico.

(pov Amanda)
“Maledetto, me la paghi!”. Gli gridai dietro mentre usciva dalla pista.
Le mie amiche mi vennero incontro e mi fecero un mucchio di domande.
Io continuavo a seguirlo con lo sguardo trasognato e il cuore a mille per quel contatto seppur brevissimo tra inostri corpi, mentre con la mente proiettavo quegli ultimi istanti.
Era stata una vendetta alle cadute che gli avevo procurato, ne ero consapevole.
Ma non potei fare a meno di sorridere al ricordo di quel calore che mi aveva ustionato dentro e quella vicinanza senza precedenti che ancora mi faceva scalpitare il cuore al solo ricordo.

“Ti amo, Harry”. Sussurrai tra me.
Quella sera fui molto distratta, pensai continuamente a lui, Quella notte lo sognai, sperando di rivederlo.
Continua...



Bene bene bene, finalmente stiamo entrando nel vivo della storia.
Mi sono divertita moltissimo a scrivere questo capitolo con Kiki87, ed a distanza di tre anni – seppur ho ampliato i miei orizzonti in fatto di maschi – devo dire che mi sono emozionata non poco a rileggere queste pagine.
É stato eccitante interpretare Draco e i suoi comportamenti mascalzoni, nonché ambigui nei confronti della povera Sara.
Ed è solo l'inizio di quello che le farà effettivamente passare. (niente cose sconce o criminali, però, intendo ribadirlo ).
Comunque poverina non sa quel che l'aspetta, se fossi in lei mi darei alla macchia.
E che dire di Harry e Amanda.
La sfida sulla pista di pattinaggio è stata del tutto improvvisata ma per questo ancora più esilarante, con quel brivido finale che mi ha fatto battere il cuore.
Ok, modestie a parte, spero che il capitolo vi abbia coinvolto quanto me.
Ringrazio chi mi sta seguendo e ancor di più chi mi ha lasciato delle splendide recensioni.
Un grande abbraccio alla mia Kiki87 e un saluto a tutti voi. Arrivederci alla prossima settimana :)



Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Gennaio – 1997. Sull’Hogwarts Express. ***


Gennaio – 1997.

Sull’Hogwarts Express.

(Pov Sara)

Avevo trascorso il resto delle vacanze per lo più rifugiandomi nei miei libri e restando in casa, alla luce del camino finendo i miei compiti e studiando.
Cercai di impegnarmi anima e corpo nello studio ma non potevo fare a meno, almeno una volta al giorno,di ripensare a quanto era accaduto a Nocturn Alley.

Draco Malfoy non si sarebbe arreso sino a quando non avessi ceduto ai suoi tentativi di seduzione di dubbio gusto.

Sospirai e mi passai una mano tra i capelli, scuotendo il capo e morsicandomi il labbro.

Avrei dovuto essere ancora più accorta che in passato: non volevo dargli la certezza che fossi spaventata da lui e da quello che avrebbe potuto farmi ma al contempo avrei evitato di trovarmi in situazioni ambigue e pericolose.

In sua sola compagnia e senza potermi difendere.

Trascorsi un tranquillo Capodanno in famiglia ed uscii con qualche amica ma ben presto giunse il giorno del ritorno a Hogwarts.

Salutai i miei genitori sul binario e sorrisi ad Amanda, andandole incontro.

Quanto mi sei mancata! – l’abbracciai quando l'ebbi raggiunta– come sono andate le vacanze?”.

Le sorrisi ed entrai con lei sul treno, cercandoci un vagone tranquillo in cui avremmo potuto parlare tra noi in libertà.


 

 (Pov Harry)

Il resto delle vacanze scivolò in fretta e trascorse, suo malgrado, un Capodanno sereno alla Tana assieme alla famiglia Weasley.

Con loro vi erano anche Bill Weasley, la sua fidanzata Fleur e Charlie venuto dalla Romania per stare tutti in famiglia e naturalmente Hermione Granger.

Aveva passato quasi tutta la serata assieme a Ron e i gemelli, stando ben attento ad evitare di restare solo con Ginny, specialmente nelle vicinanze del vischio.

Tutto sommato era stata una piacevole serata, si disse ancora una volta mentre faceva i bagagli per il ritorno a scuola.

Sorrise quando sul comodino scorse la scatola a forma di cuore in cui era rimasto un piccolo avanzo di dolce che mangiò con gusto e l’immancabile sciarpa a strisce da quel profumo lieve ma stuzzicante.

Tornare a Hogwarts significa immergersi di nuovo nel tram tram scolastico, le rivalità coi Serpeverde, i nemici di sempre.

Ma significava anche essere vicino – seppur inconsapevole – alla persona che gli aveva fatto quell’omaggio e che lo guardava da lontano.

Si svegliò di buon’ora e giunse a King’s Cross in tempo per riunirsi a Ron ed Hermione con cui occupò un vagone separato.


 

(Pov Draco)

Dopo l’ultimo incontro a Nocturn Alley, passai il resto delle vacanze nell’assoluta apatia: a parte i compiti, passavo il mio tempo a tormentare il mio elfo domestico e a passeggiare per Diagon Alley.

Non incontrai più la Angels: a quanto pare era troppo spaventata a l’idea di rivedermi ma ormai le vacanze erano finite e, non mi sarebbe più sfuggita.

Arrivai in stazione accompagnato dall’autista e raggiunsi Tiger e Goyle.

Salimmo sul treno e presto mi ritrovai la snervante Pansy tra i piedi a domandarmi come fossero andate le mie vacanze e a ad ascoltare il resoconto delle sue.

Con lo sguardo cercai la Corvonero e la vidi entrare in un vagone con quella terribile amica .


 

(pov Amanda)

Dopo quel giorno sulla pista di pattinaggio, non incontrai più Harry, purtroppo.

Le vacanze trascorsero lente e monotone tra i compiti assegnati e la voglia intensa di rivedere il ragazzo dei miei sogni.

Quella mattina mi svegliai prima dell’alba, arrivai a stazione quasi deserta e appena vidi Sarah le sorrisi raggiante.

Salii sul treno entrando in un vagone riservato e le raccontai delle vacanze incluso l’incontro con Harry.

E a te, come è andata?”. Le domandai curiosa.


 

(Pov Sara)

Mi sedetti con Amanda nel vagone e ascoltai il resoconto delle sue vacanze: le giornate trascorse in compagnia delle sue amiche babbane fino a quella serata sulla pista da ghiaccio con l’incontro, pseudo-scontro con Harry Potter.

Non potei fare a meno di ridere in alcuni momenti, scuotendo un poco la testa.
“Non c’è che dire… è stato amore a prima vista”. Commentai con un risolino salvo farmi seria quando mi chiese delle mie vacanze,

Molto tranquille, purtroppo non siamo andati in Francia come avevamo programmato”. Spiegai salvo poi farmi cupa.

Ho rivisto Malfoy… o meglio lui mi ha seguita: credo si sia fissato”. Dichiarai scuotendo la testa e sospirando.


 

(pov Amanda)

Cosa?!”. Sbottai incredula, avvicinandomi istintivamente a lei, quasi a proteggerla e al contempo ansiosa di conoscere i fatti.

Raccontami cosa è successo – la incalzai con tono urgente – ti ha fatto qualcosa?!”.

Non le diede tempo di rispondere che strinsi i pugni.

Io lo strozzo quel verme..”.


 

(Pov Draco)

Sentii le orecchie fischiarmi e starnutii contemporaneamente.

Qualcuno sta parlando di me e so anche chi.

Mi alzai con la scusa di andare il bagno e mi infilai nel vagone della Angels.

Sorrisi delle loro facce stupefatte ma non me ne curai: mi chiusi la porta del vagone alle spalle e mi accomodai senza attendere di essere invitato.

Allora, hai passato buone feste?”. Domandai ignorando la gorilla e sedendomi di fronte a Sarah: le braccia incrociate e lo sguardo ammiccante.


 

(Pov Sara)

Sospirai e brevemente presi a raccontare di quando mi aveva sottratto il libro e i miei oggetti per poi indurmi a seguirlo in quel vicolo buio.

La maledizione imperius, fino a quell’ordine di abbracciarlo, la mia reazione fino a quelle velate minacce.

Insomma… a quanto pare è convinto che prima o poi cederò perché lui non accetta un rifiuto e non desisterà”.

Feci una smorfia sdegnata e rilasciai un forte sospiro.

Credimi, non riesco davvero a capire per quale motivo agisca in questo modo, da cosa nasca questa ossessione per me…”.

Sospirai salvo scuotere il capo.

Ma si sbaglia se crede che mi getterò tra le sue braccia”.

Non feci in tempo ad aggiungere altro perché me lo ritrovai nel vagone e cercai subito con la mano la mia bacchetta, guardandolo di sbieco con le sopracciglia aggrottate.

Non ti basta darmi il tormento a scuola, mi cerchi anche sul vagone… sono persino più allettante di Harry Potter?”. Domandai con una vaga smorfia.


 

(pov Amanda)

Avevo appena sentito il racconto su quel lurido verme e me lo ritrovai davanti.

Avrei voluto lanciargli una Maledizione Senza Perdono ma sarei stata espulsa.

Maledetta feccia – l’apostrofai con un ringhio e lo sguardo torvo – come osi entrare qui dentro?!”.

La mia voce si fece più stridula e ringhiai alla sua espressione pacata mentre non fingeva neppure di ascoltarmi, continuando a guardare malizioso la mia amica.

VATTENE SUBITO O TI TI BUTTO GIÙ DAL TRENO,VERME!”. Sbottai al culmine della rabbia e dello sdegno.


 

(Pov Draco)

Scrollai le spalle e sorrisi.

Ancora una volta quella sua ingenuità mi parve un vezzo sensuale mentre mi lambivo le labbra continuando a studiarla.

Con Harry Potter non posso andarci a letto – risposi con tono pacato e scontato – mentre con te…”.

Sorrisi malizioso procedendo in un lento scrutinio.

Potremmo farlo qui: lo hai mai fatto su un treno?”. Chiesi, ignorando completamente il pachiderma.


 


 

(Pov Sara)

Rimasi a studiarlo schifata ed incredula del ritrovarmelo lì, a distanza di giorni ma quella faccia da schiaffi, quel comportamento indolente e arrogante e al contempo così viscido e insopportabile.

Così sicuro di sé ed indolente persino quando si permetteva di compiere simili speculazioni.

Strinsi forte i pugni salvo sentire quella risposta che mi fece boccheggiare scandalizzata ed incredula.

Sentii il sangue affluirmi al viso e ringhiai in risposta, alzandomi e sguainando la bacchetta, puntandogliela alla gola.

ESCI… FUORI… DA QUESTO… SCOMPARTIMENTO”.

Scintille azzurre schizzarono fuori dall’estremità della bacchetta.


 


 

(Pov Draco)

La vidi puntarmi contro la bacchetta e la scostai dandole uno strattone poi mi occupai della sua amica che mi stava scagliando una maledizione.

Cadde a terra svenuta: la presi malamente per i capelli e la gettai in un angolo del vagone, scavalcai il suo corpo e mi sedetti al suo posto.

Sorrisi e mi volsi verso la giovane, avvicinandomi quasi a comprimerla tra il mio corpo e il sellino su cui era vacillata al mio strattone.

Siamo soli adesso”. Le sussurrai con voce roca e pregna di desiderio.


 

(Pov Sara)

AMANDA!”.

Emisi un gemito strozzato, sollevandomi dal mio posto quando vidi la ragazza a terra e priva di sensi.

Ma prima che potessi reagire sentii il giovane sussurrarmi quelle parole all’orecchio: emisi un ringhio e feci per colpirlo ma mi bloccò nuovamente un incantesimo.

Mi prese malamente per un braccio e chiuse lo scompartimento, facendo abbassare la tendina e serrandola dentro.

Mi trascinò in un altro scompartimento e abbassò la tendina prima di insonorizzare la cabina e mi fece entrare bruscamente dentro, sciogliendo l’incantesimo.

Ma sei completamente impazzito?!”. Sbottai incredula ed esasperata, avvicinandomi, priva di bacchetta, e cercando di colpirlo con dei pugni sul petto.

Malfoy, tu sei un malato, perverso, maledetto…”.

Alternai ad ogni parola un pugno.


 

(Pov Harry)

Il viaggio trascorse tranquillo e sereno e stava chiacchierando piacevolmente e casualmente, fino a quando Ginny non entrò nello scompartimento e cercò di sedersi accanto a lui.

Scusate, vado in bagno”. Commentò alzandosi bruscamente dal suo posto e uscendo dallo scompartimento: sospirò e si passò una mano tra i capelli, cercando tra i vari vagoni uno in cui potersene stare tranquillo.

Sembravano tutti occupati, pensò con un sospiro, avvicinandosi all’ennesimo che aveva la tenda calata.

Provò ad aprire la porta ma si rese conto che era stata sigillata da un incantesimo e questo lo fece pensare al peggio.

Che si trattasse di due innamorati che volevano privacy oppure qualche Serpeverde aveva preso qualche bambino e stava facendo il bullo?

Sciolse l’incantesimo e lo aprì salvo trasalire quando vide una ragazza a terra, priva di sensi.

La voltò delicatamente, trasalendo quando riconobbe il viso della Rubens.

Sembrava così fragile ed indifesa, chi poteva averla aggredita per poi chiuderla dentro?

Gli venne in mente una decina di soluzioni – tutte Serpeverdi! – ma fu rapido a porle la bacchetta sulla tempia.

Innerva”. Sussurrò e la vide lentamente riaversi, schiudendo gli occhi evidentemente confusa.

Stai bene?”.

Sussurrò sostenendole il capo e guardandola con cipiglio sospetto e preoccupato, notando gli oggetti di un’altra ragazza, forse la sua amica.


 

(pov Amanda)

Mi risvegliai intontita.

Mi accorsi solo dopo qualche istante di essere tra le braccia di Harry.

Il mio cuore scalpitò furioso e sgranai gli occhi: stavo per urlargli di lasciarmi quando notai nei suoi occhi un sincera preoccupazione che mi scaldò il cuore.

Malgrado tutti i momenti passati, il mio comportamento aggressivo e scostante, quei battibecchi aspri, non aveva esitato un istante a chinarsi per aiutarmi.

E non perché fosse Harry Potter, il Prescelto.

Semplicemente perché era un ragazzo premuroso e dal cuore d’oro.

S-Sto bene”. Risposi con voce roca ma abbassai lo sguardo, incapace di sostenere quello turchese.


 

(Pov Harry)

Il giovane le mantenne il viso sollevato, osservandola mentre si guardava attorno ancora completamente stordita e confusa, evidentemente sotto shock prima di sgranare gli occhi.

Poteva quasi percepire il suo cuore scalpitare furioso mentre rispondeva con voce ancora roca e tremula e il giovane comprese che era ancora spaventata ed atterrita.

Delicatamente la sostenne, aiutandola ad alzarsi e facendola sedere sul sellino prima di guardarla preoccupato.

Che cosa è successo, Rubens?”. Domandò ansiosamente, gli occhi velati di una luce di preoccupazione.

Chi è che ti ha schiantato?”. Le chiese ancora con evidente preoccupazione.


 

(Pov Draco)

Urla pure, insultami, picchiami se vuoi”.

Malgrado i modi arroganti e sicuri di sé, malgrado l’arroganza di quella situazione: l’averla presa con la forza e condotta – contro la sua volontà – in quello scompartimento, isolandoli dal mondo; la voce era suonata roca.

Bassa e setosa.

Una tonalità che non credevo di poter produrre.

Le cinsi le spalle e l’attirai contro il mio torace: sentii un guizzo all’altezza del cuore e quando ne inspirai il profumo sentii un brivido lungo la spina dorsale.

Mi persi in quegli occhi azzurri e sgranati nei miei mentre le sfioravo i capelli, le presi il mento quasi con urgenza, costringendola a ricambiare il mio sguardo.

Non sei come le altre”. Le alitai sulle labbra: un tono che non riuscivo a riconoscere come il mio e con foga le rapii le labbra con un trasporto e un bisogno che non credevo di poter covare dentro.

Ti voglio”. Le sussurrai con voce roca quando mi fui scostato, i nostri respiri ansanti che si scontravano a mezz’aria i suoi occhi quasi lucidi e le labbra tremanti che sembravano di nuovo richiamare le mie.


 

(Pov Sara)

Il ragazzo non tentò neppure di difendersi dal mio attacco e dalla mia rabbia e a quelle parole lo guardai per un attimo sbalordita, tanto che rimasi inerme tra le sue braccia, sentendo i battiti del suo cuore, il suo respiro caldo a sfiorarmi il viso.
Sentii brividi freddi e caldi lungo la spina dorsale e trasalii quando mi fece quel commento a fior di labbra prima di appoggiare con tanta foga e passione le labbra sulle mie.

Rilasciai un gemito soffuso di sorpresa e di emozione ed avvertii la passione incalzante di quel contatto: come se avesse ardito un simile desiderio da una quantità di tempo immemorabile ed infine tutte le sue energie, la frustrazione le stesse sfogando in quel gesto.

Mi sentii come in balia di un fiume impetuoso e mugugnai, salvo osservarlo senza fiato di fronte a quel sussurro roco.

Osservai i suoi occhi e ne rimasi sconvolta.

Non c’era malizia né arroganza nel suo sguardo: quel ghiaccio sembrava bruciare di autentico bisogno.

Restai senza fiato.


 


 


 

(pov Amanda)

Chi mi ha schiantato, chi…?”. Mi domandai confusamente guardandomi attorno fino a quando i miei occhi non si posarono sul soprabito di Sarah.

I ricordi riemersero con foga che quasi mi lasciò senza fiato e stordita.

MALFOY!”. Gridai sollevandomi in piedi.

L-L’HA PRESA… HA PRESO SARAH!”.

La mia agitazione e la paura erano tali da non avere più alcuna remora a rivolgermi al ragazzo dei miei sogni.

Neppure per ricordarmi di mantenere un atteggiamento distaccato e pseudo ostile.

Tirai Harry per la cravatta, attirandone l’attenzione e fissandolo negli occhi.

Dobbiamo salvarla… dobbiamo noi… tu, io, noi, ti prego!”.

Farfugliai con voce tremante ed ansiosa che mi fece accavallare quasi confusamente le parole che stavo pronunciando mentre lo guardavo sgomenta.


 

(Pov Harry)

Osservò la giovane guardarsi attorno ancora intontita, riflettendo sulla domanda che le aveva posto come cercando di riporre ordine nel caos dei suoi pensieri.

Improvvisamente strillò il cognome del suo acerrimo rivale, rimettendosi bruscamente in piedi, prima di esclamare qualcosa sulla sua amica.

Si sentì strattonare per la cravatta ed emise un ansimo mentre si ritrovava ad una spanna dal viso di lei: il suo respiro gli sfiorò le labbra, percepì il calore del suo corpo morbido e si specchiò in quello sguardo castano che era lucido per emozioni, le sopracciglia inarcate.

Non si era mai reso conto di quanto fossero limpidi quegli occhi.

Si riscosse bruscamente, a quelle parole disperate e annuì, riavendosi dopo quell’attimo insano di smarrimento ..

Si divincolò gentilmente dalla sua presa e le sostenne il braccio, temendo potesse collassare per lo shock e quel recente svenimento.

Andiamo”.

Presero a cercare tra gli scompartimenti fino a quando non ne trovò la cui tendina era abbassata ed era sigillato.

Sono qui dentro… MALFOY, APRI SUBITO QUESTA PORTA!”.

Intimò, dando un pugno alla stessa.

Cazzo, l’ha insonorizzata”. Sbottò il ragazzo.

Reducto!”. Gridò e la porta saltò in aria.

Malfoy, lurida carogna!”.

Sibilò Harry e approfittò della sua sorpresa per lanciare un incantesimo di ostacolo facendolo cozzare violentemente contro la parete.


 

(pov Amanda)

SARAH!”.

Gridai andandole incontro e superando Harry, neppure curandomi del corpo di Malfoy che era appena sbalzato dall’altra parte del vagone.

La presi tra le braccia guardandola come a constatarne le condizioni.

Che ti ha fatto?! Stai bene?!”. Le domandai, stringendole le braccia.


 

(Pov Draco)

Mi ritrovai dal paradiso all’inferno improvvisante: mi accorsi solo vagamente che la porta del vagone era stata polverizzata con la magia.

La sorpresa fu tale che non percepii le parole del mio nemico, non ebbi tempo di estrarre la mia bacchetta.

Fui sbalzato all’indietro.

Percepii un dolore improvviso all’altezza della nuca e la vista mi si appannò mentre lo sguardo la ricercava ancora una volta.

Angels… non…”.

Sussurrai con poca voce rimasta: cercai di alzare il braccio in sua direzione e persi conoscenza.


 

(Pov Sara)

Non ci fu tempo per altro, la porta fu letteralmente polverizzata ed Harry Potter e Amanda fecero incursione nel vagone: fu una sequenza rapidissima e vidi Malfoy fare un capitombolo contro la parete e lo sguardo si fece vacuo mentre stava per perdere i sensi.

Lo sentii pronunciare il mio nome, il braccio proteso come volesse dirmi qualcosa ma, prima che potesse terminare la frase, perse conoscenza.

Rimasi ad osservarlo senza fiato, sulle labbra ancora la sensazione della sua bocca e la mia mente un turbinio incessante di pensieri.

Mi riscossi quando Amanda mi si avvicinò e mi prese tra le braccia.

Sto bene – risposi dopo un attimo di smarrimento, il tono più risoluto e fermo di quanto mi sarei aspettata – davvero, sto bene”.


 

(Pov Harry)

Harry guardò il biondino con una smorfia di disgusto, prima di osservare la ragazza che non aveva riportato ferite o altro ma neppure sembrava lontanamente spaventata e sconvolta come lo era stata la sua amica.

Cosa è successo?”. Domandò, fissando sprezzante la sagoma di Malfoy.

Lui… voleva parlarmi, davvero… non mi ha fatto nulla”.

Il ragazzo corvino inarcò le sopracciglia scettico.

Ha schiantato Amanda – ne pronunciò il nome con fare naturale e spontaneo – ti ha trascinata qui, ha reso l’ambiente insonorizzato e sigillato…”. Le fece presente.

Non ti avrà confuso la mente, spero”. Commentò scettico, scrutandola meglio.


 

(Pov Sara)

Scossi la testa più fermamente.

Sto bene, davvero… non ha alzato un dito su di me”.

Sussurrai con voce più determinata, salvo ritrovarmi a inginocchiarmi di fronte alla sagoma svenuta del ragazzo.

Andate per favore, è una faccenda tra me e lui”.

Sussurrai e ignorai lo sguardo incredulo di Harry, cercando l’appoggio di Amanda guardandola con espressione serena e determinata.


 

(pov Amanda)

Anche se non ero sicura che stessero solo parlando ,conoscevo talmente bene Sarah da interpretarne ogni sguardo.

Seppi con certezza che era al sicuro,

Come Harry ero rimasta allibita dalla sua reazione e dalla perfetta compostezza malgrado tutti gli indizi non lasciassero presagire proprio nulla di innocente.

Specie se si ricordava che il ragazzo coinvolto era nient’altro che Malfoy.

Morivo di curiosità e avrei voluto sapere cosa era realmente successo ma la determinazione di Sarah e quella richiesta di lasciarli soli mi fece comprendere che non era quello il momento opportuno.

E sia – le risposi con un lieve sospiro – ma ma se hai bisogno chiama, siamo di là”.

Mi premunii di dirle guardandola dritta negli occhi e solo quando ebbe annuito mi voltai verso Harry.

Andiamo”. Lo esortai e tornammo nel mio vagone: mi sedetti al mio imposto e incrociai le braccia al petto mentre guardavo fuori dal finestrino.

Gettai un’occhiata di sottecchi al ragazzo che mi aveva accompagnata.

G-Grazie per avermi aiutata”. Sussurrai e mi odiai per come la voce fosse suonata più roca della mia reale intenzione.

(Pov Harry)

Il ragazzo guardò a sua volta la biondina poco convinto: non bastava conoscere Malfoy ma semplicemente collegare i vari indizi che non promettevano nulla di buono.

Avrebbe scommesso metà del patrimonio se non intero nel dirsi che la ragazzina stava mentendo, per qualche motivo che gli sfuggiva razionalmente.

Non poté commentare altro perché la Rubens si volse verso di lui dicendogli con tono così sicuro e serio – una pallida parvenza di quello saccente che utilizzava di solito – di andarsene.

Riservò un’altra occhiata perplessa alla biondina ma seguì l’altra ragazza volendo però assicurarsi di restare con l’orecchio teso in caso Malfoy approfittasse di quell’incomprensibile clemenza.

Si ritrovò a seguire la giovane e si sedette sul posto davanti al suo, guardando a sua volta fuori dal finestrino, riscuotendosi quando gli rivolse parola.

E non quel tono che l’aveva contraddistinta in passato ma la voce più tremula e roca e il giovane si rilassò impercettibilmente sul sellino.

Figurati”. Rispose con un lieve sorriso salvo osservarla notando l’espressione ancora pensosa.

Tu stai bene?”. Domandò ancora, ricordando l’espressione shockata e tremula, lo sguardo vacuo prima di riprendere completa coscienza di sé e del pericolo che stava correndo la sua amica.


 

(Pov Sara)

 

Sorrisi ad Amanda in segno di ringraziamento.

Lo farò”. La rassicurai con un ultimo sorriso e li osservai mentre uscivano dallo scompartimento insieme e malgrado tutto mi ritrovai a sorridere.

Forse qualcosa di positivo c’era stato: erano riusciti a stare del tempo insieme senza farsi volutamente del male, pensai tra me.

Sospirai e mi volsi ad osservare il biondino ancora privo di sensi: l’espressione nell’incoscienza era serena, quasi come quella di un bambino mentre un ciuffo biondo gli ricadeva sugli occhi.

Fu un gesto innato e spontaneo: allungai la mano e glielo spostai dal viso, osservandolo e sfiorando la sua pelle calda.

Ancora non sapevo esattamente perché avessi mentito in quel modo, coprendolo senza riserve e… senza motivo.

Se lo domandò una parte razionale di me.

Mi ritrovai ad umettarmi le labbra su cui sentivo ancora la pressione delle sue e ricordai quel sussurro roco: “Ti voglio” e quel richiamo, prima di svenire.

Presi la sua bacchetta e gliela appoggiai alle tempie.

Innerva”. Sussurrai e vidi i suoi occhi schiudersi mentre mi scostavo un poco per permettergli di respirare.


 

(pov Amanda)

S-Sto bene, grazie”.

Sussurrai cercando di regolarizzare i battiti quasi convulsi del mio cuore salvo riportare lo sguardo al finestrino quando si volse a guardarmi.

Il sorriso che gli aveva curvato le labbra non era ancora sfumato e lo sguardo appariva più dolce e sereno rispetto a quelli che mi aveva riservato in precedenza.

Alzai il mento e con un movimento brusco del capo tornai a fissare il finestrino.

Ora però non farti strane idee”. Commentai coprendomi la mano con la fronte, ravviandomi i capelli e sentendo la tempia pulsare ancora per quel recente svenimento.

Grazie ancora per quello che hai fatto – mi premunii di aggiungere notando le sue sopracciglia inarcarsi – ma questo non significa siamo amici: non ti odio ma neppure ti amo”.

Mi morsicai le labbra ed arrossii a quella frase.

Avrei voluto sbattermi la mano sulla faccia e prendermi a calci per la mia goffaggine nell’essermi impelagata da sola in quelle parole imbarazzanti.

Incespicai alla ricerca delle giuste parole, rendendomi ancora più goffa.

Volevo dire che non mi sei più antipatico… ma neppure simpatico”.

Borbottai infine rilasciai un sospiro.


 

(Pov Harry)

Annuì sinceramente sollevato a quella notizia salvo poi tornare ad osservarla quando la sentì recuperare quel tono più altezzoso e ostile con cui gli si rivolgeva di solito.

Sospirò impercettibilmente ma la guardò negli occhi castani mentre gli si rivolgeva ma, a differenza delle altre volte, l’arroganza e l’ostilità erano più attenuate e vi era una nota di nervosismo ed imbarazzo nella voce.

Specialmente quando farfugliò qualcosa sul non odiarlo ma neppure amarlo e per un istante un sorriso gli si aprì sul volto.

Non di scherno e non sarcastico: un sorriso intenerito per quell’imbarazzo più goffo che facevano scoprire una sfumatura più tenera e delicata che mai le aveva associato prima.

Sorrise appena a quel commento finale ma annuì.

Capisco – commentò in risposta con tono pacato e naturale, guardandola appena con il viso inclinato di un lato – sei davvero… un bel soggetto, Rubens”.

Ridacchiò salvo scuotere la testa.

Ma in fondo… devi farmela pagare!”. Commentò imitando il suo tono di voce.

In quel momento, per qualche strano motivo, ricordare l’episodio della pista di pattinaggio non gli procurò una molesta puntura ma lo fece quasi sorridere di tenerezza ricordandolo quasi come un piacevole e divertente episodio.

Quasi quella sera non stessero competendo a danni dell’altro ma giocando come amici di vecchia data.


 

(Pov Draco)

Aprii lentamente gli occhi ritrovandomi il volto della Angels a pochi centimetri dal mio.

Sbattei le palpebre a più riprese mentre lentamente gli eventi precedenti tornavano alla memoria e anche il dolore pulsante alla nuca sembrò farsi più reale.

Mi guardai attorno un poco confuso ma quando cercai di sollevarmi con il torso ebbi un lieve capogiro.

Mi portai stancamente una mano al viso.

Dov’è Potter? Cosa… cosa è successo?”. Domandai smarrito e allungai d’istinto una mano al suo viso mentre realizzavo cosa doveva essere successo e guardavo la ragazza senza capire.

Angels… perché?”.

Le chiesi con voce roca ed incredula: quasi sussurrata e tremula, quasi temendo di quale sarebbe stata la risposta e le implicazioni.

Le sfiorai delicatamente la gota: quasi ad assicurarmi che non fosse un sogno e quasi avessi timore di irrompere in quell’atmosfera.


 

(Pov Sara)

Lo vidi riprendere i sensi e rimasi in attesa senza commentare nulla, ancora domandandomi io stessa perché non avessi deciso di denunciarlo come avrebbe fatto qualsiasi persona normale.

Cosa credevo di aver scorto in quel sussurro e in quei gesti? Mi domandai morsicandomi il labbro, salvo trasalire quando avvicinò la mano al mio viso.

Lo guardai in quegli occhi perlati, ancora ammantati di un calore e di una dolcezza che non avrei mai sospettato nel suo sguardo e che mi resero ancora più incredula.

Sospirai appena ma non scostai la sua mano e gli indicai con un cenno del mento un altro scompartimento.

E’ andato di là con Amanda”. Spiegai salvo sentire quell’ennesima domanda e ritrovarmi a scrollare le spalle.

Non lo so – ammisi con un lieve sorriso ironico, scrollando le spalle – forse è follia ma forse c’è qualcosa di più in te che non ho mai visto prima”.

Sussurrai, morsicandomi il labbro, un poco imbarazzata.


 

(Pov Draco)

Angels – sussurrai con voce roca, ritrovandomi un poco a sospirare – io… io non sarei arrivato fino in fondo”.

Mi sentii dire con voce suadente e morbida, quasi setosa e carezzevole che stentavo a riconoscere quasi volessi blandirla e rassicurarla.

Avvertii il cuore scalpitare quando vidi il suo sguardo addolcirsi ulteriormente e sentii un sorriso fare capolino sulle mie labbra.

Ricordai quel bacio che le avevo rubato e lo sguardo che le scintillava d’emozione ma non aveva avuto alcuna reazione negativa.

Ciò che mi fece sorride di voluttuosa soddisfazione.

O almeno non ti avrei costretto – sottolineai scrollando le spalle guardandola con il viso inclinato di un lato e facendo schioccare la lingua sul palato – tanto sapevo che prima o poi saresti stata tu a implorami”.

Continuai con tono più beffardo e strascicato.


 

(Pov Sara)

Per qualche motivo credetti a quelle parole: sapevo che non mi avrebbe mai davvero fatto del male ed ero quasi certa che dietro quella facciata arrogante e scontrosa, si celasse un animo più dolce e sensibile.

Solo che era difficile uscisse allo scoperto.

Sentivo ancora ben impressa la pressione della sua bocca e quello mi fece arrossire prima di sentire la frase finale.

Boccheggiai per qualche istante, guardandolo incredula prima di assimilare il significato di quella frase arrogante e sardonica.

Sentii la rabbia, l’umiliazione e anche una puntura più molesta di delusione farmi seccare la gola e rimasi senza fiato.

Lo guardai scornata e mi drizzai su bruscamente.

Va al diavolo, Malfoy”. Sibilai ma non attesi risposta e uscii rapidamente dallo scompartimento: vidi che il nostro era occupato e ne cercai uno vuoto dove rimasi fino alla fine del viaggio, tornando nel mio solo per prendere il cappotto.

Quando Amanda mi chiese spiegazioni commentai solo con:

E’ un idiota”.

Astiosa e delusa e uscii con lei per dirigerci al castello.


 

(pov Amanda)

Rimasi perplessa a quel commento salvo ricordare i dispetti sulla pista di pattinaggio.

Mi ritrovai a trattenere a stento un sorriso: sorriso che si tramutò in una grossa e continuata risata.

Era un momento meraviglioso e ciò che lo rendeva tale era la spontaneità con cui si era creato, senza che nessuno dei sue si fosse sforzato di instaurare una stasi di complicità.

Questo finché la porta non si aprì ed arrivarono Ron, Hermione e Ginny che subito si sedette accanto a Harry,

Ron iniziò a fare domande mentre Pansy faceva irruzione, chiedendo dove fosse il suo adorato.

Sorrisi malignamente, al ricordo di come aveva preso a torturarmi con la sua banda di amiche pettegole, e mi gustai la risposta che mi salì alle labbra.

Le dissi che aveva preferito appartarsi con una Corvonero, ed era più o meno la verità, dopotutto.

Quando la porta si fu chiusa dietro di lei, tornai a guardare Harry e Ginny e il mio sguardo si rabbuiò.

Incrociai le braccia al petto e presi a fissare fuori dal finestrino, restando in silenzio.


 

(Pov Harry)

Spiò le reazioni della ragazza: si sarebbe aspettato una di quelle risposta più arroganti e ostili cui era abituato o una frecciatina altrettanto ironica e pungente.

Fu invece con sua sorpresa che il volto della giovane fu rischiarato da un sorriso che le illuminò il viso e fece scintillare gli occhi di cioccolata.

L’attimo dopo quella risata argentina e sincera riempì lo scompartimento e il ragazzo si ritrovò a sorridere, passandosi una mano tra i capelli e fu presto contagiato da quella risata altrettanto gioiosa e calorosa.

Fu invece distolto dall’arrivo degli altri studenti del suo scompartimento e sospirò quando Ginny gli si fece vicina.

Cercò di apparire educato seppur distante, ignorando gli sguardi torvi della Rubens.

Il resto del viaggio trascorse monotono e si ritrovò a pregare l’arrivo a Hogwarts per potersene stare un po’ in tranquillità nel suo dormitorio.

Chissà se avrei trovato altre sorprese, fu solo quel pensiero a farlo sorridere.


 

(pov Amanda)

Rimasi di cattivo umore per il resto del viaggio.

Una volta arrivata a destinazione, scesi dal treno e andai incontro a Sarah senza fare neanche un cenno di saluto ad Harry e i suoi amici.

Le chiesi spiegazioni ma a quella risposta annuii in silenzio.

Evitai altre domande: ero certa che non ne avrei ricavato alcunché e volevo rispettare quel momento in cui non si sentiva in grado o non voleva rimuginare sul tutto.

Meglio così, mi dissi.

Per un attimo avevo temuto la sua idea di Malfoy potesse essere completamente capovolta.

Parlai il meno possibile per il resto della serata: mi logorai nella mia silenziosa e segreta gelosia.

E anche una punta di amarezza al pensiero di come Ginny si era messa in mezzo e aveva rovinato quel momento con Harry.

Un’occasione che non si sarebbe più ripetuta.

Quella notte prima di addormentarmi, scrissi nuovamente ad Harry.


 

(Pov Draco)

Vidi la Angels indignarsi e uscire dopo la mia frase.

Non tentai di fermarla: rimasi lì con il sorriso sulle labbra consapevole e assolutamente certo dei suoi sentimenti per me.

Sarebbe stata solo una questione di tempo e anche lei sarebbe caduta finalmente tra le mie braccia.

Mi lambii le labbra al pensiero e mi parve ancora di avvertire l’impronta morbida e fredda delle sue.

Avevo voglia di rifarlo.

Rimasi in quello scompartimento per avere un po’ di tranquillità e, arrivato a destinazione, scesi dal treno e andai incontro alla mia banda.

Notai che Pansy aveva il muso lungo e questo fu un sollievo perché se ne restò zitta per tutto il viaggio fino a Hogwarts.


 

Continua...


 


 

Salve gente, finalmente l'estate è arrivata, ho approfittato di un momento di libertà per aggiornare la fan-fiction.

Ringrazio di cuore chi-- nonostante gli impegni per la maturità – sia riuscito a trovare 10 minuti per leggere il capitolo e spero sinceramente vi sia piaciuto.

Era abbastanza tosto ma anche uno dei mie preferiti.

Mi piace si sta evolvendo il rapporto tra le due coppie, ma l'happy ending – vi assicuro – è ancora lontano.

Mi auguro che arriverete alla fine e nel frattempo ringrazio quelli che sono giunti fin qui, quelli che hanno messo il racconto tra le seguite e le ricordate ma soprattutto chi mi ha recensito: in particolare Kiki87 che non manca mai di darmi la sua opinione e il suo sostegno .

Sono molto contenta che la storia vi stai piacendo e come sempre sono disponibile per scambiare consigli e opinioni.

Vi saluto e vi do appuntamento a martedì prossimo.

A presto :D

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Lettere, lezioni e misteri notturni. ***


Lettere, lezioni e misteri notturni.

(Pov Draco)

Tornerai da me Angels,sì che tornerai e la prossima volta non ci sarà nessuno a interromperci .

Mi vuoi, lo so, nello stesso modo in cui ti voglio io.

Draco Malfoy

Scrissi questo biglietto quella sera stessa appena tornato a Hogwarts e glielo feci recapitare via gufo, a colazione il giorno dopo.


 

(pov Amanda)

Caro Harry,

Spero che le tue vacanze siano state belle come le mie: io mi sono divertita molto, ma ti confesso che non vedevo l’ora di tornare a Hogwarts.

Ora che sono qui, sono felicissima perché finalmente i miei occhi potranno gioire nel rivedere ogni giorno il tuo splendido volto.

Ti adoro.

Ps: sabato ci sarà la partita e io tiferò per te.

M.R.

Quella notte mentre tutti dormivano mi alzai di soppiatto come facevo sempre e andai nella guferia.

Consegnai la lettera a una delle civette.

Non sapevo però che quella notte anche qualcun altro aveva avuto la stessa idea…


 

(Pov Harry)

Accolse l’arrivo del buio e il suo arrivo al dormitorio con grande sollievo, non sopportando più le chiacchiere attorno o la presenza così pressante di Ginny.

Appena entrato in dormitorio, fu istintivo guardare in direzione del suo letto quasi alla ricerca qualcosa salvo fare una smorfia e immergersi sotto le coperte.

Al risveglio, sembrava un normalissimo lunedì e scese in Sala Grande ancora sbadigliando, pronto a fare colazione.

Non sapeva che ad attenderlo ci fosse un gufo e scorse quella lettera con un sorriso e lo sguardo scintillante, leggendola e restando per qualche istante con lo sguardo fisso nel vuoto, domandandosi ancora chi potesse essere.

Che dolce

Pensò con un lieve sospiro, guardandosi attorno come a voler scrutare le possibilità salvo restarne deluso.

Che succede, Harry? Perché sorridi così?”.

Niente”. Si affrettò a rispondere e nascose la lettera.


 

(Pov Sara)

Quella notte dormii poco e male mentre rivivevo la scena con Malfoy sul treno.

Ciò che più mi bruciava era che mi aveva rubato un bacio e io non avevo opposto resistenza: addirittura mi aveva scossa dentro tanto da non volerlo denunciare per poi ricevere quell’umiliazione.

Digrignai i denti e il giorno dopo mi svegliai di pessimo umore.

Ma non fu nulla rispetto a quando lessi quel bigliettino: sembrava ribadire quanto era successo tra noi, rinfacciandomi la mia colpa, con arrogante sicurezza di sé.

Lo accartocciai con rabbia e ne ricercai il volto al suo tavolo per poi fulminarlo con un’occhiata bieca.

Me la pagherai”. Gli sussurrai con il labiale.


 

(Pov Draco)

Sogghignai, leggendo il labiale della Angels e le feci l’occhiolino.

La vidi allontanarsi ma non la seguii: sapevo come conquistarla e se non ci fossi riuscito avrei usato il mio asso nella manica.

Intanto quel giorno mi accontentai che avesse ricevuto il mio biglietto.


 


 

(Pov Harry) Aveva riposto quel bigliettino dentro la tasca del suo mantello e custodito gelosamente.
Durante le lezioni di quella mattina, non aveva potuto fare a meno di rimuginare sul contenuto di quella lettera e quella ricevuta per Natale, oltre al pensierino.
Sorrise istintivamente, toccando la sciarpa che non indossava – visto erano all’interno delle mura – ma che aveva ancora nella propria borsa e che guardava di tanto in tanto.
Benedisse il suono della campanella che mise fine alle doppie ore di pozioni ed era già pomeriggio inoltrato quando depose tutti i libri di scuola.

La sua giornata però era tutt’altro che terminata perché quel pomeriggio aveva programmato un allenamento di Quidditch.

Fu lesto a uscire dal castello con Ron ed entrare nello spogliatoio per indossare la tuta e radunare tutta la squadra sul terreno erboso, prima di librarsi in aria.
Lasciò che la brezza gli sfiorasse i capelli scarmigliati e inspirò quella sensazione di infinito e di libertà che solo quello sport sapeva regalargli.

Lassù tutte le preoccupazioni e lo stress sembravano annullarsi mentre vorticava tra varie acrobazie per prendere il boccino.


 

(Pov Amanda)

Finite le lezioni mi sarei dovuta recare nella sala comune dei Tassorosso per studiare ma sapevo che quel pomeriggio la squadra di Grifondoro si allenava.

Mi recai perciò negli spalti ,in un punto in cui nessuno mi avrebbe notata e da lì, con un binocolo, osservai Harry.

Era davvero un grandioso spettacolo vederlo a cavallo della sua scopa: non solo perché era un ottimo giocatore ma anche per il modo in qui sorrideva felice e spensierato.

Tutta la sua timidezza, il suo essere riservato e quell’aria eternamente triste sparivano e lasciavano il posto all’allegria più genuina.

Era stato proprio lì: quattro anni fa, per la prima volta, lo vidi giocare e mi innamorai perdutamente di lui.

Rimasi ad osservarlo fino alla fine degli allenamenti anche se non avrei dovuto farmi vedere: avrei dato qualunque cosa pur di essere al posto di quella gatta morta di Ginny Weasley.

Stava seduta tra gli spalti e lo incitava a voce alta.

Se lo avessi fatto anche io, avrebbe compreso i miei sentimenti e questo non lo potevo permettere.

Rimasi ben nascosta fin quando non rientrarono tutti negli spogliatoi: una volta rimasta sola rientrai a scuola.

Sentendomi triste, andai a cercare Sarah nel nostro posto segreto.


 


 

(Pov Harry)

Avrebbe voluto che quella sessione di allenamenti di due ore potesse durare in eterno ma non fu così purtroppo.

Fu grazie alla passione e alla capacità di concentrazione se riuscì ad ignorare tutto il sottofondo attorno a sé, comprese le incitazioni di Ginny che gli avrebbero solo procurato un notevole fastidio.

Aveva fatto tutto il necessario, specie evitare confronti diretti per non illuderla o darle incoraggiamenti e ciononostante le sue attenzioni sembravano persino più marcate.

Si appiattì meglio sul manico di scopa e si sentì intirizzire per il turbine di aria gelida che lo investì ma lo sguardo era fisso sulla palla dorata che sfrecciava nell’aria a velocità supersonica.

Tese le dita intirizzite e dopo un giro della morte che avrebbe fatto commuovere Baston, strinse tra le dita il boccino.

Sorrise osservandolo mentre si dibatteva tra le dita prima che le alette smettessero di frullare.

Ragazzi, agli spogliatoi”. Annunciò alla fine e scese sul campo di gioco prima di gettarsi sotto la doccia bollente.

Trascorse il resto della serata imprecando contro Piton e la ricerca quasi impossibile ed era ormai notte fonda quando si infilò sotto le coperte.

Nella mente rivide quel bigliettino anonimo e con un sorriso scivolò nel sonno.


 

(Pov Sara)

Avevo passato una mattinata infernale: avevo la sensazione irritante – quanto paranoica – che tutti nella scuola mi stessero fissando e sapessero di quel bigliettino che mi aveva scritto Draco Malfoy.

Il che era ovviamente ridicolo ma ero stata tesa tutto il tempo delle ore scolastiche, prendendo distrattamente appunti.

Di fronte agli occhi rivedevo quanto accaduto sul treno per il ritorno a scuola, dopo le vacanze.
Le parole di Malfoy, il suo sguardo dardeggiante fino a quel bacio che mi aveva rubato e quel richiamo quasi disperato prima di svenire.

Scossi la testa per l’ennesima volta e quando la campanella siglò la fine delle lezioni, fui lesta a salire fino al settimo piano.

Passai di fronte alla porta per tre volte e, come di consueto, mi si aprì di fronte un immenso salone.

Un bel divano di pelle bianca di fronte ad un camino e il libro che stavo leggendo in quell’ultimo periodo.

Mi sciolsi il nodo della cravatta, mi passai una mano tra i capelli e mi abbandonai sul divano per leggere.

L’unica fonte di consolazione e di stasi dalla realtà era rinchiudermi tra quelle quattro mura, sapendo che nessuno a parte Amanda, avrebbe potuto rintracciarmi.
Mi immergevo in storie di guerriere, di principesse, di fate o di semplici babbane e dimenticavo il mondo circostante.

La magia della lettura” : così mi piaceva definirla.


 

(Pov Amanda)

Entrai nella stanza delle necessità, salutai la mia amica Sarah che aveva già finito di studiare e mi accomodai nel divano affianco a lei.

Rimanemmo a chiacchierare fio all’ora di cena e lei mi raccontò del biglietto di quel miserabile.

Ignoralo”.

Le dissi mentre prendevamo posto a tavola nella Sala Grande.

Iniziai a mangiare e i miei occhi si posarono nuovamente su Harry, rimasi in silenziosa contemplazione per il resto della cena.


 

(Pov Sara)

‎”Ignoralo”. Mi aveva detto Amanda e avrei senz’altro seguito il suo consiglio in condizioni normali. In condizioni normali perché di fatto quel bigliettino sembrava bruciare nella tasca della gonna della divisa.

Una parte remota del mio sistema nervoso mi aveva fatto notare che non c’era alcun motivo per volerlo serbare, neppure si fosse trattato di una vera e propria lettere d’amore.

Ciononostante, dovevo tornare a guardarlo e più di una volta, quasi a sincerarmi che fosse reale.

Sospirai un’ennesima volta, quella sera a cena, mentre tenevo lo sguardo fisso sul mio piatto: non volevo correre il rischio di incrociare il suo sguardo o peggio ancora, fargli credere che lo guardassi di nascosto.

Feci una smorfia al solo pensiero e scossi la testa: non provai neppure a coinvolgere Amanda in una discussione eravamo sature dopo quelle del pomeriggio che portavano alle solite parole e formule di chiusura.

Rimanemmo vicine ma ognuna persa nei propri pensieri e quella notte quando mi misi a letto, ebbi ancora la percezione delle sue labbra sulle mie.

Scossi la testa, imprecai tra i denti, e mi girai dall’altro lato per dormire.


 

Draco Malfoy stava perlustrando il giardino nel consueto giro di ronda.

Ad un certo punto, mentre camminava svogliato con le mani in tasca, udì un rumore:

Chi c’è?”. Domandò guardandosi intorno.

Udì una risata femminile, una risata piuttosto sinistra che gli fece accapponare la pelle.

Chi sei, esci fuori!”. Gridò con una nota di panico nella voce.

Udì un rumore secco e qualcosa gli cadde tra i piedi, si abbassò e vide un oggetto luccicare.

Lo sollevò con la bacchetta e quando fluttuò all’altezza degli occhi, scoprì con stupore che si trattava del medaglione di Serpeverde.

Lo prese tra le mani e lo osservò curioso prima di metterselo in tasca.

Si guardò attorno per scorgere chi lo aveva lanciato, gli sembrò di percepire ancora quella risata, dei passi che si allontanavano di corsa.

Non provò il minimo impulso di seguire la figura sconosciuta ma si ritirò, accarezzando con la mano nella tasca quel prezioso cimelio della sua Casa di appartenenza.

Tornò in fretta nei sotterranei, entrò nella sua stanza, si tolse la giacca e il maglione e si sdraiò nel suo letto.

Riprese tra le mani il medaglione per poi nasconderlo sotto il cuscino e coricarsi.


 

(Pov Draco)

Quella notte avevo fatto sogni strani: immagini confuse di mio padre, i Mangiamorte e Voldemort.

Non ne conoscevo il significato ma avevo la sensazione che c’entrassero qualcosa con il medaglione di Serpeverde che avevo trovato e che custodivo gelosamente in tasca.

Non mi andava di farmi condizionare la giornata da pensieri negativi anche perché, finalmente, quel giorno avevo lezione assieme ai Corvonero ed era l’ennesima occasione per tormentare la Angels.

Mi recai nell’aula sorridendo e ammiccando in sua direzione: sogghignai nel vederla sbuffare.

Era già seduta al suo posto vicino ad una compagna, l’amica pitbull non c’era.

Mi sedetti nel banco vicino al suo e, in un attimo di distrazione dell’insegnante, disegnai un immagine di me e lei che ci baciavamo e la modificai con la magia in modo che si muovesse.

La chiamai sotto voce toccandola con la bacchetta e le lanciai il biglietto come se le stessi lanciando un bacio.

Sogghignai vedendola dapprima sgranare gli occhi poi arrossire e arrabbiarsi accartocciando il foglio e rilanciandomelo.


 

(Pov Sara)

Mi sedetti con Luna prima dell’inizio della lezione di Ruf e chiacchierai tranquillamente con la mia amica, fino a quando non vidi entrare quel Serpeverde tanto arrogante e disgustosamente sicuro di sé.

Ammiccò in mia direzione e sbuffai risentita, incrociando le braccia al petto e fissandolo torva, prima che Ruf iniziasse lezione.

Lezione che, come da tradizione da che insegnava in quella scuola, aveva un effetto soporifero nei suoi allievi, ma mi sforzai di continuare a prendere appunti sulla mia pergamena.

Un altro inconveniente era che il docente teneva sempre lo sguardo fisso esclusivamente sulla pergamena per cui avremmo anche potuto ingaggiare una lite sotto i suoi occhi e non se ne sarebbe accorto.

Mi sentii richiamare e roteai gli occhi ma mio malgrado mi voltai verso il biondino che mi lanciò il bigliettino, mimando un bacio silenzioso quanto patetico.

Sospirai e mi passai una mano tra i capelli, dispiegandolo e guardando l’immagine in movimento.

Ti andrebbe… di nuovo?

Era scritto sotto l’immagine e sentii le guance andarmi a fuoco e stropicciai quel foglietto tra le mani, prima di fissarlo con rabbia.

Glielo lanciai contro ma prima mi premunii di scriverci sotto:

Quelli non erano baci ma “attacchi a tradimento”… preferirei baciare un vermicolo di mia spontanea volontà!.

Sottolineai bene il nome dell’animale e gli gettai il foglietto addosso quasi fosse stato un’arma contundente.


 

(Pov Draco)

Presi al volo il foglio accartocciato lanciatomi.

Lo aprii e sogghignai leggendone la risposta.

Presi un altro foglio e ci scrissi:

Bene, allora voglio vederti baciare il vermicolo: se non ci riesci dovrai baciare me.

La disegnai mentre baciava il suddetto animale, poi le rilanciai il figlio.


 

(Pov Sara)

Stavo riprendendo a scrivere i miei appunti salvo emettere uno sbuffo risentito quando il foglio mi colpì sulla tempia.

Lo fissai di sbieco ma dispiegai per l’ennesima volta il foglio di pergamena e lessi quelle parole.

Strinsi le dita e le aprii e chiusi e provai l’impulso di voltarmi, gettarmi su di lui e strangolarlo lentamente.

Inspirai ed espirai, facendo una smorfia schifata a quel disegno e cancellandolo muovendo su e giù la piuma come lo stessi accoltellando.

Infine, la intinsi nel calamaio e scrissi:

Dovrai costringermi con una imperius, lurido verme!

Lo piegai e glielo gettai con la stessa stizza di prima.


 

(Pov Draco)

Le lanciai un nuovo messaggio facendo un ritratto di lei arrabbiata e intorno un cuore e sotto scrissi:

Sei eccitante quando ti arrabbi… ti desidero.

Si girò a guardarmi e lanciai uno sguardo ammiccante alzando e abbassando le sopracciglia salvo lambirmi le labbra.

Mi sembrava ancora di percepire la morbidezza delle sue e provai l’impulso di bruciare le distanza tra noi e coglierla a sorpresa.


 

(Pov Sara)

Sperai che quel giochetto demenziale sarebbe giunto alla fine; invece sbafai sulla mia pergamena quando il suo biglietto mi arrivò di nuovo sul banco.

Lo aprii seppur scornata e quando lessi quelle parole sentii un verso strozzato di indignazione e di vergogna, il mio cuore scalpitò furioso e mi voltai a guardarlo, incredula.

Lui alzò ed abbassò rapidamente le sopracciglia, con fare suadente, e sentii le gote bruciarmi mentre boccheggiavo, salvo scuotere la testa disgustata.

Feci una smorfia e cancellai il suo messaggio prima di scrivere sotto.

Hai una faccia da stronzo e sei un maniaco, mi ripugni!

Lo sottolineai ben bene e glielo rigettai per poi riprendere a scrivere scornata.


 

(Pov Draco)

E tu sei scorbutica, odiosa e piena di te: non ti sopporto… ma adoro perdermi nei tuoi occhi.

Rilanciai il bigliettino sul suo banco e sorrisi continuando ad osservarla e spiarne i gesti e le espressioni che erano anche più divertenti se associati alle sue risposte.


 

 (Pov Sara)

Boccheggiai e mi indignai offesa quando lessi quegli epiteti “scorbutica, “odiosa” e “piena di me” ma quando giunsi al commento finale “perdermi nei tuoi occhi” restai letteralmente senza fiato.

Di fronte agli occhi mi apparve quel momento galeotto sul treno di ritorno a Hogwarts quando mi ero specchiata in quello sguardo di madre perla che sembrava quasi animato da un fuoco interiore.

Ricordavo ancora la sensazione delle sue labbra e bastò quello per farmi morsicare il labbro, prima di scuotere la testa e rispondere.

Stai solo sibilando per stordirmi… non vuoi far altro che avvelenarmi ma non cadrò nel tuo tranello.

Scrissi sperando fosse abbastanza intelligente da cogliere il significato della metafora.


 

(Pov Draco)

Sorrisi divertito per quel paragone davvero calzante e le risposi utilizzando la stessa metafora.

Non ho bisogno di avvelenarti: basterà strisciarti intorno e prima di quanto pensi ti troverai stretta nella mia morsa.

Scrissi questo sotto il disegno che la raffigurava nuda avvolta da un serpente verde. Rilanciai il biglietto e aspettai la sua reazione


 

(Pov Sara)

Presi il biglietto tra le mani convenendo tra me che oltreché inopportuno il ragazzo era davvero molto insistente.

Mi domandai a quale pro continuare quel giochetto insignificante: non avrebbe speso meglio le sue energie occupandosi di qualcuna più giuliva e propensa ad assecondare i suoi capricci.?

Rilasciai un ansimo senza fiato quando vidi quella raffigurazione e lessi le parole riportate al di sotto e tremai di rabbia e di indignazione, spiegazzando il foglio con forza e strappandolo in mille pezzetti.

Presi un foglio liscio di pergamena e pulito e vi scrissi sopra rapidamente.

Non ti basterebbero migliaia di “mute” perché io possa anche solo PENSARE di farmi avvolgere dalle tue spire…

Lanciai un sortilegio sulla pergamena in modo che una volta lette queste parole, un getto d’acqua gelida gli spruzzasse in faccia.

Ps. Questo è per sbollire i tuoi ardenti spiriti, lurido porco!


 

(Pov Draco)

Presi il biglietto e fui colpito in pieno da un getto d’acqua.

Picchiai Goyle che si era messo a ridere tuttavia non potei fare a meno di sorridere anch’io: ma che trucchetto divertente!

Presi un altro foglio e vi scrissi:

Più mi respingi, più mi diverto.

Se pensi che bastino questi trucchetti a fermarmi, ti sbagli.

Lanciai un incantesimo sul biglietto perché si tramutasse in petali di rose che emanavano un profumo dolcissimo e glielo lanciai.

Questo è solo l’inizio. Conclusi nella lettera


 

(Pov Sara)

Aprii il biglietto e fui investita da un piccolo turbine di petali di rosa e mio malgrado inspirai quel profumo soave ma delicato.

Sarebbe stato un gesto senza dubbio romantico se lui non fosse stato così subdolo e arrogante, persino in quella sua sicurezza sull’inevitabilità del mio cedere alle sue lusinghe.

Probabilmente il mio coprirlo sul treno aveva alimentato le sue aspettative e la sua sicurezza, pensai imprecandomi contro, mentre concludevo di leggere il suo bigliettino.

Smetterai presto di divertirti e comunque ti sbagli. Per me è la fine.

Risposi semplicemente, gettandoglielo e quando la campanella suonò, segnalando la fine della lezione, mi alzai velocemente dal banco e uscii nel corridoio prima che avesse il tempo di leggere la mia risposta.


 

(Pov Draco)

Presi il suo biglietto e dopo averlo letto, sospirai passandomi una mano tra i capelli.

Pansy si avvicinò a me domandandomi se volevo studiare con lei.

Non oggi e ora, se vuoi scusarmi, ho di meglio da fare”.

Me ne andai senza aspettare la sua risposta: senza rendermene conto mi ritrovai davanti alla sala comune dei Corvonero.

Ti sbagli Angels, ho appena cominciato”. Sussurrai tra me e me mentre tornavo alla Sala Grande e andavo a prepararmi per l’allenamento di Quidditch.


 

(Pov Harry)

Decise di approfittare di quell’ora libera per terminare il compito di Pozioni: Piton lo aveva seriamente minacciato di metterlo in castigo fino al diploma nonché espellerlo dalla squadra di Quidditch fino a quando non si fosse messo in pari.

Sbuffò e lesse per l’ennesima volta lo stesso paragrafo del vecchio e polveroso libro prestatogli da Hermione e si mise di impegno per completare la sua ricerca con accanto i suoi inseparabili amici.

Tutto bene Harry?”. Gli domandò Hermione dopo che ebbe stropicciato l’ennesimo foglio di pergamena e gettato nel camino acceso.

Si passò una mano tra i capelli e sbuffò mentre Ron si sgranchiva sulla sedia con un sorriso soddisfatto.

Fatto… se vuoi puoi copiare da me”.

Gli avvicinò la pergamena ed Hermione lo fissò di sbieco come avesse appena pronunciato un’imprecazione.

Harry sorrise appena ma scosse la testa e rimirò il suo tema: non era molto approfondito e neppure particolarmente elaborato ma gli sarebbe valsa almeno una A, o almeno era quello che sperava.

No, Piton dovrà accontentarsi di questo”.

Aprì la borsa per mettere al sicuro il tema ma nella confusione, la sciarpa di Grifondoro ricamata gli cadde sul pavimento.

Stava per chinarsi, usufruendo dei suoi riflessi da Cercatore, ma Hermione fu più lesta e la prese tra le mani, osservandola un poco.

Questa non è quella di Madama McLan”.

Osservò e il ragazzo si sentì arrossire.

No, infatti… un regalo”. Borbottò confusamente, riprendendola e affrettandosi a metterla nella borsa.

Non aveva fatto parola coi suoi migliori amici dei regali anonimi: non che se ne vergognasse, ma era qualcosa di piuttosto “privato” e prima avrebbe voluto scoprire l’identità della ragazza misteriosa.

Ci nascondi qualcosa, Harry?”. Domandò Hermione con un sorriso più malizioso e Ron gli batté sulla spalla.

Nuove conquiste?”.

Devo andare”. Farfugliò alzandosi e mettendosi la borsa a tracollo.

Ci vediamo in aula”. Si congedò e prima che potessero replicare era già uscito dal ritratto.

Decise di approfittare del tempo restante per andare a fare una visita ad Hagrid ma appena uscito dall’aula quasi si scontrò con Ginny il cui viso sembrò farsi raggiante quando lo vide.

Ciao Harry… le piante sono gelate e la Sprite ci ha fatto uscire prima - spiegò la sua presenza - dove stai andando?”.

Il giovane sospirò impercettibilmente.

Da Hagrid”.

Oh, ti accompagno!”.

Cicalò allegramente e senza attendere risposta gli si affiancò scendendo con lui e avvicinandosi così tanto che le loro braccia si sfioravano camminando.


 

(Pov Amanda)

Ero nella sala comune dei Tassorosso, quando mi ricordai improvvisamente che dovevo consegnare un tema sui draghi.

C’era solo una persona che poteva aiutarmi ovvero Hagrid, il guardiacaccia.

Non ero mai stata da lui: essendo bassina ero particolarmente impressionata dalla sua stazza ma se c’era una persona esperta di draghi, quella era proprio lui.

Indossai il mio cappotto, la sciarpa e il capello, presi la borsa e il quaderno degli appunti ed uscii dal castello.

Bussai alla porta della sua capanna: sentivo un lieve brusio dall’interno e dopo qualche secondo la porta mi fu aperta da Harry.

Rimasi interdetta e il mio cuore scalpitò furioso mentre sentivo le guance avvampare.

C-Ciao – salutai con voce stridula – posso entrare? Dovrei parlare ad Hagrid”.


 

(Pov Harry)

Sospirò ma per tutto il tragitto stette bene attento a non incrociare lo sguardo della ragazzina dai capelli rossi.

Si passò una mano tra i capelli con un verso strozzato di frustrazione: cos’altro sarebbe stato necessario per poterle far capire, senza comportare una sua rottura con la famiglia Weasley, che non era interessato a lei.

Eppure non l’aveva mai neppure incoraggiata, al contrario aveva fatto tutto il possibile per tenersi alla larga.

Sospirò tra sé ma la visita da Hagrid e le chiacchiere con il guardiacaccia sembrarono farlo rilassare.

Si riscosse al suono della porta e visto che il padrone di casa era impegnato con il bollitore, andò ad aprire e si ritrovò faccia a faccia con Amanda Rubens.

Non si erano più incrociati dal rientro a scuola e la ricordò a terra mentre gli chiedeva aiuto ed avevano persino riso insieme, avendo apparentemente smussato la tensione tra loro.

Le sorrise ed annuì.

Certo, entra”.

Il guardiacaccia si voltò e rimase sorpreso: non aveva mai visto quella giovane o forse non la ricordava.

Oh salve , Signorina...non conosco il tuo nome”. Ammise goffo e imbarazzato.

Sono Amanda Rubens dei tassorosso”. Si presentò la ragazza specificando anche la sua casa di provenienza.

Potrei parlare cortsemente?”. Domandò all'uomo dopo essersi schiarita la voce mentre cercava di evitare lo sguardo di Harry.

Ma certo – rispose Hagrid ritrovando la sua proverbiale giovialità – vieni, accomodati, c’è del the e dei biscotti anche per te!”.


 

(Pov Amanda)

Grazie .. molto volentieri ”. Risposi con un sorriso .

In realtà non avevo appetito ma perlomeno avevo rotto il ghiaccio ed era quasi un sollievo non ritrovarmi sola con quel'energumero.

Peccato che ci fosse anche Ginny Weasley seduta a tavola: la sua sola vista mi irritava facendomi ribollire il sangue nelle vene.

Per un istante pensai di lasciar perdere , alzarmi e andarmene di corsa ma purtroppo il compito era importante e per il giorno dopo e, poi non sarebbe stato carino nei confronti di Hagrid.

Cercai di mettere da parte l’orgoglio e l’odio per quella ragazzina e mi sedetti a tavola: sorseggiai il mio the e domandai al guardacaccia se poteva aiutarmi .

Accettò più che entusiasta e cominciò a dirmi tutto ciò che sapeva e scrissi le informazioni sul mio quaderno.

Per tutto il tempo evitai di guardare Harry ma sentii Ginny bisbigliare al suo fianco, cosa che mi irritò moltissimo.

Non appena ebbi finito di scrivere, alzai gli occhi e scoprii lo sguardo turchese fisso su di me: il mio cuore mancò un battito ma feci finta di nulla.

Mi alzai da tavola, ringraziai il gigante, salutai i presenti e tornai al castello.

Faticai moltissimo a scrivere il tema nonostante gli appunti e questo perché nella mia mente e nel mio cuore rivedevo gli occhi di Harry scrutarmi e mi domandavo il perché.

Ero afflitta dal dubbio che fosse fidanzato con la Weasley.


 

(Pov Harry)

Si risedette al suo posto mentre la Rubens prendeva posto tra loro e si rivolgeva ad Hagrid chiedendogli informazioni sui draghi.

Harry rivide in un flash l’immagine di Norberto e per un attimo ricordò tutti i guai passati al suo primo anno a causa per amore di Hagrid.

Sospirò tra sé, quasi con un sorriso, prima che Ginny gli sussurrasse all’orecchio, facendogli notare come Amanda avesse le guance e le orecchie rosse e che con qualche accorgimento lei sarebbe sembrata più Weasley di se stessa.

La ragazzina ridacchiò della sua stessa battuta, passandosi una mano tra i capelli con fare un po’ civettuolo che fece storcere il naso al ragazzo.

Anche lui osservò le gote arrossate della ragazza e i suoi occhi resi ancora più lucidi e splendenti ma Ginny non poteva immaginare che, a differenza sua, quelli gli apparivano come vezzi che rendevano la sua figura ancora più dolce e delicata.

Quella timidezza tremula che si intravedeva dietro quell’apparenza più arrogante, energica e talvolta bizzosa.

Quando alzò lo sguardo su di lui provò una strana morsa al petto e la seguì con lo sguardo finché non uscì.


 

(Pov Amanda)

Finalmente riuscii a terminare il tema.

All’ora di cena, scesi in Sala Grande e presi posto affianco di Sarah.

La mia amica era di pessimo umore e mi raccontò dei bigliettini di quel marrano di Malfoy.

Guardai al tavolo dei Serpeverde e lo vidi che osservava Sarah.

Ti sta guardando”. Bisbigliai al suo orecchio prima di tornare a mangiare.

Dopodichè, come di consueto, gettai un’occhiata al soggetto dei miei desideri e scoprii che il suo sguardo era fisso nel mio.

Arrossii e tornai a guardare la mia amica, sparlando di Malfoy per tutto il resto della cena.

La notte, girandomi nel letto, faticai a prendere sonno.

Cavolo”. Esclamai rizzandomi dal letto, all’improvviso, madida di sudore.

E se avesse capito tutto?”. Mi presi la testa tra le mani con disperazione.

No, non può essere… no, accidenti. Devo smettere di guardarlo o lo capirà presto”.

Sospirai e tornai a stendermi.

Da domani lo ignorerò totalmente”. Sussurrai tra me e me, prima di riaddormentarmi


 


 

(Pov Harry)

Si erano congedati poco dopo da Hagrid e negli occhi di Harry, ancora le immagine delle gote arrossate di Amanda Rubens e di suoi occhi sfavillanti.

Non si era più interrogato circa quella nuova sensazione improvvisa che lo aveva attanagliato quando aveva incrociato il suo sguardo e aveva rimosso il pensiero per il resto della mattinata.

Il vento aveva iniziato a soffiare e aveva cercato istintivamente la sciarpa dentro la propria borsa e indossandola si sentì quasi in colpa nei confronti della ragazza misteriosa mentre inspirava quel profumo soave di cui la sciarpa sembrava ancora intrisa.

A cena si sedette coi suoi amici ma il suo sguardo aveva di nuovo incontrato quello di lei e non era riuscito a sottrarsene.

Scosse la testa e cercò di concentrarsi sulla sua cena, non riuscendo ancora a descrivere quella morsa allo stomaco che lo aveva lasciato senza fiato.

Affondò maggiormente il cucchiaio nella zuppa e cercò di riporre quel pensiero, prima di lasciarsi coinvolgere in una discussione sul Quidditch.


 

(Pov Sara)

A cena ero di pessimo umore e ancora una volta potevo ringraziare quel grande cafone, arrogante e maniaco pervertito.

Avevo raccontato ad Amanda cosa era successo e insieme ci eravamo messe a denigrarlo, ciò mi aveva un poco rinfrancato seppure mi fossi premunita anche a cena di non alzare mai lo sguardo in sua direzione.

Quando poi mi informò che continuava a fissarmi mi morsi il labbro: avrei voluto incrociare lo sguardo o affatturarlo in modo più doloroso per intimargli di smetterla ma ricordai il suo bigliettino.

Più reagivo e più questo lo divertiva quindi non potevo assecondare ulteriormente il suo divertimento.

Stupido”. Borbottai tra me e continuai a cenare con lo sguardo fisso sul piatto e quella notte, rividi in sogno tutti i suoi disegni: il bacio tra noi due fino alla mia immagine nuda avvolta dalle spire di un serpente.

Perché proprio me?! Non potei fare a meno di chiedermi e sospirai.


 

(Pov Draco)

Dopo l’allenamento andai a cena e mi sedetti come di consueto in un punto da cui potevo lanciare sguardi ammiccanti alla Angels, cosa che non mancai di fare.

La vidi bisbigliare con la sua amica e lessi nel labiale che stavano sparlando di me.

La cosa mi divertì moltissimo: vidi la Rubens guardarmi ma la ignorai e gettai uno sguardo provocatissimo sulla Angels che però non ricambiò.

La vidi però arrossire ed intuii che la sua amica le avesse riferito che la stavo osservando.

Per tutta la cena, infatti, non alzò mai gli occhi verso di me ma tornai nella mia stanza di ottimo umore.

Dopo aver terminato i miei compiti, mi gettai sul letto e mi addormentai pensando a nuovi modi per stuzzicare la Angels.

Dopo qualche ora mi svegliai di soprassalto, guardai l’ora: le tre di notte.

Mi alzai di soppiatto: una voce dentro di me sembrava parlarmi d’istinto presi il medaglione dei Serpeverde dalla tasca e l’osservai .

La mattina dopo mi risvegliai nella Stanza delle Necessità e non ricordavo né come né perché mi trovassi lì.

Avevo ancora tra le mani il medaglione e di fronte a me un vecchio armadio come quello che tre anni prima avevo intravisto da Magie Sinister.

Non ricordavo assolutamente nulla della notte precedente: sapevo solo che erano le quasi le nove e che ero in ritardissimo.

Tornai nella mia stanza in fretta e furia, mi rivestii e andai a lezione senza aver fatto colazione.

Rimasi stanco e di pessimo umore tutta la giornata e quando Tiger e Goyle mi chiesero come mai quella mattina non ero nel mio letto e perché non ero sceso in Sala Grande, risposi loro di non impicciarsi.

Anche se avessi voluto, non avrei saputo spiegarlo.


 

Continua ….


 

Salve giovani, l'estate finalmente è iniziata e le scuole sono finite.

Ora che non avete più da sgobbare sul libri di scuola, potrete alzarvi tardi, andare al amare e a divertirvi e la sera prima di dormire, potete dedicarvi perchè no, alla lettura di qualche bella fanfiction.

Spero che tra le vostre scelte ci sia anche la mia ;)

Intanto ringrazio chi mi sta già seguendo, chi ha messo la storia tra le seguite e le ricordate e chi mi sta recensendo: siete dei tesssori *-*

Specialmente la mia Kiki87 che non mi fa mai mancare il suo incoraggiamento.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto.

Se avete qualche suggerimento e consiglio dite pure, se invece avete qualche domanda sulla trama in se, aspettate i prossimi capitoli e tutto sarà chiarito.

Dico questo e chiedo venia perchè la fanfiction l'ho scritta tre anni fa e non mi ricordo quasi nulla , in più, sempre tre anni fa ho letto i libri di Harry Potter, quindi anche se a grandi linee ricordo la storia, ho dimenticato certi particolari.

Poi i capitoli li sto rileggendo e revisionando di settimana in settimana prima di postarli nel sito.

A parte questo spero comunque che vi stia piacendo e mi auguro che continuerete a seguirla.

Vi ringrazio di cuore e vi rimando l'appuntamento alla prossima settimana (salvo impegni) e vi auguro un buon proseguimento di vacanze.

A presto :)


 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Febbraio – 1997 San Valentino. ***


Febbraio – 1997

San Valentino.


 

(pov Amanda)

Ciao Harry,

Scusami se non ti ho più scritto.

Penserai che mi sia scordata di te ma ti sbagli: nonostante lo studio e il resto, continui ad essere nei miei pensieri costantemente.

Se n ti ho più scritto è perché non vorrei mai essere asfissiante e darti fastidio in alcun modo.

Ti ho preparato un altro dolce con le mie mani sperando ti piaccia: ho visto che hai gradito la mia sciarpa non t’immagini quanto tutto ciò mi faccia piacere.

Non mi faccio illusioni, comunque: so che non ho speranze con te ma sappi che già il solo guardarti da lontano mi basta.

Ti adoro con tutto il mio cuore.

M.R.

 

L’ultimo mese non era successo un granché: dopo aver incontrato Harry da Hagrid e averlo colto in fragrante a guardarmi, mi ero ripromessa di evitarlo per paura che scoprisse che la misteriosa ammiratrice ero io.

In quell’ultimo periodo lo avevo evitato accuratamente ma, in gran segreto avevo seguito i suoi allenamenti e le vittorie della sua squadra.

Avevo preparato per lui un dolce a forma di cuore e e gli avevo scritto una lettera che gli avrei fatto trovare il giorno dopo.

Verso l’una di notte mi alzai e andai di soppiatto nella gufiera: lasciai il dolce e la lettera al gufo.

Ma, con mio grande orrore, mentre stavo per andarmene vidi di fronte a me Draco Malfoy che mi guardava.

Prima che ne avessi il tempo prese la lettera e la lesse di fronte a me: imitò la mia voce e mi fece il verso.


 


 

(Pov Draco)

L’ultimo mese era stato terrificante: mi ero risvegliato un sacco di volte nella stanza delle necessita, non ricordando assolutamente come ci fossi arrivato.

Tutto ciò mi aveva reso stanco e nervoso: la media dei miei voti si era abbassata e la cosa peggiore era che i miei approcci con la Angels ,non avevano ottenuto gli effetti sperati.

Ogni mio tentativo di provocarla con bigliettini e sguardi ammiccanti era stato vano: la ragazza aveva preso ad ignorarmi totalmente, scatenando la mia ira.

Avevo quindi deciso di ricorrere al mio asso nella manica: la sua amica Amanda Rubens.

Avevo scoperto il suo segreto: una notte, appena tornati dalle vacanze scolastiche, durante una delle mie ronde notturne l’avevo vista entrare furtivamente nella gufiera della scuola.

L’avevo seguita senza farmi scovare e l’avevo vista lasciare un biglietto ad un gufo.

Appena era uscita lo avevo preso e letto e, avevo scoperto così la sua passione per Harry Potter.

Avrei potuto smascherarla all’istante ma decisi di starmene zitto e usare quel segreto come arma di ricatto al momento opportuno.

La vigilia di San Valentino non andai a dormire e mi nascosi nella gufiera , sicuro che la ragazza, o meglio il pachiderma, si sarebbe presentata per lasciare ad un gufo una nuova straziante e vomitevole lettera al suo adorato Potter.

Cosa che avvenne puntualmente.

Fui attento a non farmi vedere e appena la ragazza lasciò il biglietto assieme ad un pacchetto, uscii allo scoperto, presi la lettera e la chiamai con voce melliflua.

La ragazza si bloccò di colpo sulla porta e si girò a guardarmi con orrore: lessi la sua lettera imitandone i gesti e la voce.

Scoppiò a piangere e la cosa mi fece ridere moltissimo ma le parlai con tono serio e pacato:

Non piangere… conoscevo già il tuo segreto – le dissi avanzando verso di lei – se sarai buona e farai ciò che ti chiedo, terrò la bocca chiusa”.


 


 

(Pov Harry)

Il mese di rientro a scuola era stato particolarmente stressante e Gennaio era scivolato lentamente, come i fiocchi di neve che ogni tanto sorprendevano gli alunni durante le partite di Quiddicht o le lezioni all’aperto di Erbologia e Cura delle Creature Magiche.

Febbraio era giunto e aveva portato altre ventate gelide e la primavera sembrava ancora un sogno lontano.

Quell’anno attendere il 14 Febbraio aveva avuto per lui un sapore diverso dal solito: non che di solito Harry Potter avesse l’abitudine di cerchiare questa data sul calendario o cose simili.

Semplicemente, quell’anno erano stati Ron ed Hermione a rendergli la settimana prima di quella data un vero inferno.

Ron aveva iniziato a frequentare Lavanda Brown un altra studentessa di Grifondoro ed era alla ricerca di un regalo per lei, ma conoscendola poco temeva di sbagliare.

Hermione non aveva preso bene la notizia ed era di pessimo umore (anche se cercava di nasconderlo) usava la scusa dello studio per tenersi alla larga e non dover essere cosi costretta a sorbirsi le loro smancerie, due giorni prima di San Valentino aveva avvisato i ragazzi che avrebbe saltato le gita a Hogsmeade per finire i compiti e prepararsi al prossimo esame.


 

Quella mattina appena alzato, Harry trovò un pacchetto sul comodino e sorrise piacevolmente sorpreso, pensando si trattasse della sua ammiratrice misteriosa per restarne però amaramente deluso scoprendo che si trattava di una lettera con una delle poesie firmate Ginny Weasley.

Sospirò ma lasciò cadere la lettera e si infilò sotto la doccia e provò la tentazione di indossare il mantello, così da non doverla incrociare per tutto il giorno, ma fortunatamente giunse in Sala Grande senza incontrarla.

Si era appena seduto al suo solito tavolo quando il gufo della scuola aveva planato sopra di lui e si ritrovò ad osservare un pacchetto e una lettera.

Sorrise istintivamente ed aprì prima il pacchetto rivelando una torta a forma di cuore: al cioccolato con una spruzzata di zucchero.

Il profumo era delizioso e il pensiero lo avesse preparato con le sue mani lo riempì di un dolce calore.

Lesse il pensierino e quel calore sembrò diffondersi in tutto il corpo, lasciandolo piacevolmente intorpidito, mentre percorreva quelle parole e di nuovo si ritrovò a domandarsi chi fosse questa ammiratrice misteriosa.

Che cosa le avesse scatenato quei pensieri tanto dolci e questa devozione quasi tenera.

Tagliò una fetta della torta e mugugnò per il dolce sapore, guardandosi attorno e sperando la ragazza vedesse coi suoi occhi mentre assaggiava il suo dolce.

Dopotutto, San Valentino non è una festa così stupida, pensò tra sé.


 


 

 (Pov Sara)

Avevo avuto tutto il mio buon da fare per evitare Malfoy nei giorni successivi cosa che mi fu resa difficile da Malfoy stesso visto che lui, al contrario, faceva tutto il possibile per starmi tra i piedi.

Cercava di incrociare il mio sguardo nei pasti e nelle lezioni in comune, che ormai temevo come un attacco di peste bubbonica, continuava a mandarmi bigliettini insulsi con quelli che riteneva essere complimenti.

Presi a frequentare la mia Sala Comune o quella delle Necessità con maggiore assiduità e mi facevo vedere in giro per la scuola solo quando strettamente necessario: il tragitto per spostarsi da un’aula all’altra o per andarmi a sedere a tavola.

In compenso concentrai tutti i miei sforzi nello studio e nelle attività scolastiche e da Gennaio scivolammo lentamente a Febbraio e intensificavo più che mai lo studio in vista degli esami di fine anno.

Ci misi un po’ a capire perché quel mattino, specie tra le ragazze, sembrava esserci un certo fermento e trepidazione dell’aria, come in attesa di una festa o di un momento particolarmente sentito.

Poi entrai in Sala Grande e vidi tutti petali di rosa dispersi sui tavoli che cadevano dal soffitto ed osservai i visi languidi e trasognati delle ragazze, alcune delle quali stringevano bouquet di rose.

Mi sedetti al tavolo e quando consultai la mia piccola agenda mi resi conto che era giunto il 14 Febbraio.

Oh già: per me era la vigilia del compito in classe di Incantesimi, per le altre ragazze era il giorno di San Valentino, la festa degli innamorati.

Ecco la differenza tra me e il resto delle ragazze di quella scuola.

Sospirai in risposta e mi accomodai al mio tavolo, pensando soltanto alla mia colazione e a ripassare i miei riassunti della materia.

Salutai la mia amica ma notai che era piuttosto pallida e anche silenziosa, persa nei propri pensieri e la guardai interrogativa ma non volli sforzarla a parlare.


 


 

 (Pov Draco)

Quella mattina entrai tutto tronfio in Sala Grande.

Trovai un sacco di lettere di ammiratrici per me.

Ciò mi lasciò indifferente ma avevo un ottimo motivo per essere allegro.

Quella notte avevo costretto la Rubens a diventare la mia tirapiedi personale: doveva dirmi tutto ciò che sapeva sulla Angels.

I suoi gusti, le abitudini, gli spostamenti.

Ormai le avevo entrambe in pugno.

Mi sedetti al mio posto e guardai in direzione delle due sorridendo: la Rubens impallidì e la Angels mi guardò torva.

Chiamai il mio gufo e questi planò sul tavolo della Angels facendole cadere in grembo un biglietto e una rosa rossa: il suo fiore preferito.

Un omaggio alla ragazza più insopportabile della scuola e anche la più carina.

Buon San Valentino.

Ti aspetto oggi ai Tre Manici di Scopa.

Non mancare,

Draco Malfoy.


 

(Pov Sara)

Continuai la mia colazione tranquillamente, gettando di tanto in tanto occhiate alla mia amica la quale però non dava cenno di volermi spiegare che cosa la stesse tanto angustiando.
Sospirai e chiusi il mio libro di testo e lasciai vagare un attimo lo sguardo sulla Sala Grande: fu un errore madornale.

Incrociai lo sguardo di Draco Malfoy che sorrise mellifluo e suadente, come suo solito e lo guardai schifata e sprezzante.

Mi voltai verso la mia amica ma prima che potessi rivolgermi a lei, un gufo si posò di fronte e sentii un dolce peso cadere sul mio grembo.

Abbassai lo sguardo e sollevai una rosa di un bellissimo rosso acceso e rimasi ad osservarla con gli occhi sgranati mentre il suo dolce profumo sembrava invadermi la mente.
Presi tra le dita il cartiglio ma quando riconobbi la calligrafia, sentii una sgradevole sensazione di gelo e lessi quel bigliettino ad alta voce, fissando il biondino.
“Te lo puoi anche scordare”. Sibilai in sua direzione e mi voltai verso Amanda per cercarne approvazione ma, con mio grande stupore, mi disse debolmente che avrei dovuto accettare.

C-Cosa?!”. Domandai con voce gracchiante salvo farmi pensosa.

Per stroncare le sue speranze sul nascere, dici”. Parlai quasi da sola salvo sospirare.

Forse non hai tutti i torti”.

Lo fissai di sbieco ma feci un cenno d’assenso.


 

(pov Amanda)

Quella notte non ero riuscita a chiudere occhio: stesa sul letto mi giravo e rigiravo sotto le coperte ripensando alle parole di Draco Malfoy.

Come avevo potuto essere tanto stupida?

Ero convinta che nessuno mi avesse vista, mentre invece ero stata scoperta dall’unica persona al mondo a cui non avrei mai rivelato il mio segreto, nemmeno sotto tortura.

Draco Malfoy, ovvero l’essere più arrogante e spregevole della scuola, l’antieroe, la nemesi totale di Harry.

Il suo più grande nemico, dopo colui che non deve essere nominato.

La cosa peggiore era che per fargli mantenere il segreto, avrei dovuto tradire la mia migliore amica: rivelargli tutti i suoi segreti.

Con quella consapevolezza e il cuore pesante come un macigno quella mattina mi alzai e scesi a far colazione: Sarah era lì ad aspettarmi.

Andai a sedermi vicino a lei ma evitai di guardarla negli occhi, sentendomi troppo sporca e misera per affrontarne lo sguardo.

Non osavo neppure parlarle: a malapena le diede il buongiorno.

Non toccai cibo e non controllai nemmeno se Harry avesse ricevuto il mio dono.

Ero troppo disperata: non mi importava di San Valentino. non vedevo i fiori, i cuori e i petali di rose.

Era come se mi trovassi in un tunnel buio.

Istintivamente alzai gli occhi dal piatto e li rivolsi verso Malfoy: mi stava guardando e sogghignava.

Avrei voluto ammazzarlo e invece fui costretta a starmene zitta e quando il suo gufo arrivò e gettò la lettera e la rosa a Sarah.

Lei lesse il messaggio in cui lui le dava appuntamento e fui costretta a dirle di accettare mi sentii un verme.


 


 

(Pov Draco)

Con grande soddisfazione, vidi Sarah leggere il mio biglietto e sentii la sua amica dirle di accettare.

Ero raggiante: le avevo in pugno.

Mi alzai da tavola e costrinsi un alunno del terzo anno a prendere le lettere della mie ammiratrici e portarle nella mia stanza.

Fui avvicinato da Pansy Parkinson che mi chiese di passare la giornata con lei: declinai l’invito dicendole che ero occupato con un’altra.

Lei ci rimase malissimo e si allontanò con un espressione drammatica sul volto.
Io invece uscii dalla Sala Grande e mi avviai alla carrozza seguito da Tiger e Goyle.


 

(Pov Harry)

Dopo la colazione erano stati tutti radunati per la gita ad Hogsmeade e, suo malgrado, Harry si era unito alla comitiva.

Dopotutto sarebbe stato molto più utile per lui restare al castello ad allenarsi a Quidditch o persino fare qualche compito arretrato dal momento che rischiava di fare il terzo incomodo tra Ron e Lavanda.

Senza contare che avrebbe dovuto triplicare i suoi sforzi per tenere lontana Ginny Weasley.
Fu quasi un sollievo quando nella carrozza scelta dai suoi amici era avanzato un solo posto e aveva lasciato fosse lei a sedersi con loro per cercarne un’altra.

Fu in quel momento che vide Amanda Rubens seduta in una mista di alunni di Tassorosso e Corvonero e accanto a lei… un posto libero.

Provò una fitta al cuore quando incrociarono i loro sguardi e le rivolse un sorriso.
Provò di nuovo uno strano singulto allo stomaco e si passò una mano tra i capelli scarmigliati.
“Posso?”. Domandò, indicando il posto libero.


 


 

(pov Amanda)

Mi alzai da tavola senza ave mangiato nulla: la testa mi scoppiava.

Salii nella mia stanza finii di preparami e uscii dal castello.

Sarah mi aspettava, salimmo su una carrozza ed era rimasto solo un posto libero, accanto al mio.

Improvvisamente scorsi Harry da solo, mi chiese se il posto accanto al mio era libero, annuii ma non me ne rallegrai.

In altre circostanze, avrei fatto i salti di gioia.

Stare seduta in carrozza con Harry, senza Ginny tra i piedi, il giorno di San Valentino.
Ma quella mattina no: quella mattina era diversa, era terribile.

Io ero terribile.

Mi sentivo sporca e indegna.

Harry seduto affianco a me, la carrozza stretta, i nostri corpi appiccicati: potevo sentire il suo odore, il respiro, il battito del suo cuore.

I nostri rapporti erano migliorati rispetto agli inizi ma non mi azzardai a parlargli né a guardarlo.

Immeritevole di averlo al mio fianco, a malapena lo salutai e tenni lo sguardo fisso sulle mie scarpe.

Il cuore a mille e gli occhi lucidi per l’emozione ma soprattutto per la tristezza che avevo nel cuore.

Ero seduta tra le uniche persone a cui tenevo di tutta Hogwarts eppure non mi ero mai sentita così sola in tutta la mia vita.


 

 (Pov Harry)

Sorrise alla giovane in segno di ringraziamento e salì sulla carrozza, sedendole accanto.
I ragazzi seduti dalla fila opposta stavano chiacchierando tra di loro, l’amica bionda di Amanda fissava il paesaggio con espressione assorta mentre quest’ultima lo aveva appena salutato per poi volgere lo sguardo in basso.

Rimase un po’ sorpreso per quella reazione: inizialmente avevano avuto rapporti pessimi (ricordò l’incidente nell’aula di Erbologia e sul ghiaccio durante le vacanze di Natale) ma adesso ne evitava lo sguardo pur avendogli concesso di sedersi accanto a lui.
Percepiva la vicinanza e il calore del suo corpo perché gli scossoni del terreno impervio, talvolta, li facevano cozzare uno di fianco all’altro.

Si ritrovò ad emettere un ansimo quando la sentì urtargli contro per una curva e le loro braccia si sfiorarono: una scarica elettrica gli corse lungo la spina dorsale e si scoprì coi battiti e il respiro accelerato.

Ne ricercò lo sguardo e i suoi occhi sembravano lucidi e tremanti ma subito lo distolse e tornò a fissare le sue scarpe.

Ne fu sorpreso e sentì anche una strana morsa allo stomaco quando si chiese che cosa l’avesse turbata in quel modo.

Non osò rivolgerle apertamente la domanda ma dopo quasi cinque minuti di teso silenzio, si ritrovò ad alzare il capo e cercare un pretesto per dire qualcosa, giusto per rompere quello strano ed inquieto silenzio.

A Hogsmeade hanno aperto una pista di pattinaggio – si ritrovò a dire, con una spontaneità che lo sorprese – magari questa volta riusciamo a pattinare nello stesso luogo senza attentati”. Commentò sorridendo, in quel tentativo di battuta per sciogliere il ghiaccio.


 


 

(Pov Sara)

Mi ero seduta sulla carrozza insieme ad Amanda ma a differenza degli altri giorni non prendemmo a chiacchierare piacevolmente come in situazioni simili.

Ciò in parte era dovuto al mio nervosismo al pensiero che, malgrado tutto, avevo accettato un appuntamento con Draco Malfoy.

Un appuntamento?!

Ripetei nella mia mente, scuotendo il capo, piuttosto si trattava di incontrarlo definitivamente per mettere in chiaro le cose.

Una volta per tutte.

L’altro motivo fu l’insolito comportamento di Amanda: era evidentemente turbata e non aveva fatto alcun accenno ad un biglietto di San Valentino per Harry, né gli aveva rivolto i soliti sguardi e non aveva quasi parlato.

Stavo giusto per chiederle spiegazioni quando fummo interrotte dall’arrivo del suddetto ragazzo.

Sorrisi tra me ma evitai di guardarli per timore di tradire la mia amica con un sorriso troppo soddisfatto e euforico.

Amanda accettò di farlo sedere e questo mi fece sorridere ma la vidi evitarne subito lo sguardo e farsi silenziosa.

La guardai un poco interrogativa e avrei voluto rompere il ghiaccio tra loro ma non trovai un pretesto che potesse sembrare casuale ma efficace a quel contesto.
Sospirai e mi costrinsi a volgere lo sguardo distrattamente al percorso, salvo sentire

le parole di Harry.

Sorrisi tra me e in altre circostanze avrei improvvisato un balletto di congratulazioni e aspettai che Amanda reagisse, salvo incupirmi.

Le diedi una discreta gomitata.

Accetta”.

Sussurrai con tono imperioso.


 

(pov Amanda)

Ero assorta nei miei pensieri negativi quando sentii Harry rivolgermi una domanda e la gomitata di Sarah.

Mi riscossi guardando confusamente prima l’uno e poi l’altra.

Sarah continuava a ripetermi di accettare.

Cosa?”. Le domandai in tono febbrile e confuso.

(Pov Sara)

L’invito di Harry”. Mi rispose con voce altrettanto concitata, indicandolo con un cenno del momento.

(pov Amanda)

Q-Quale invito?”.

Mi girai nuovamente verso Harry dicendogli che non avevo capito cosa mi avesse chiesto. .
Lui gentilmente riformulò l’invito.

Lo guardai sbalordita, incredula.

Una pista di pattinaggio? – domandai più volte stupita – hanno aperto una pista, sul serio?!”.

Arrossii un poco guardandolo negli occhi.

Non lo sapevo – dissi con voce roca abbassando lo sguardo- va bene! Sì, accetto: era proprio quello che mi ci voleva”. Mi ritrovai ad annuire con fervore.

Un modo per non pensare a…”.

Lasciai a frase sospesa e tornai ad abbassare lo sguardo mentre potevo intuire lo sguardo indagatore dei due.

Tuttavia non osarono farmi domande su ciò che mi turbava.

Sarah mi disse soltanto di divertirmi e, di lasciar perdere i miei problemi almeno per quel giorno.

Harry la rassicurò dicendo che si sarebbe occupato lui di farmi passare una buona giornata.
Diventai rossa e riuscii a formulare un timido “grazie” ad entrambi.

Anche se, in fondo al cuore, mi sentivo ancora più miserabile.


 

(Pov Harry)

Ebbe conferma del fatto che la ragazza non si era aspettata quell’invito perché sembrò completamente scendere dalle nuvole: lo guardò interdetta e gli chiese persino di riformulare l’invito.

Fu con un sorriso tra il divertito e l’intenerito che si apprestò ad esaudire alla sua richiesta e per un attimo il suo volto fu completamente trasfigurato: sembrò brillare di impazienza e di entusiasmo, come quello di una bambina.

I suoi occhi dardeggiavano, non più per un muto turbamento ma per il semplice entusiasmo, colorandole anche le gote di vitalità e di spensieratezza che sembrarono animarla da dentro.

Sorrise a quella constatazione e restò ad osservarla ritrovandosi a trattenere impercettibilmente il fiato mentre attendeva la sua risposta.

Quando la ottenne e soprattutto si perse nel suo sguardo sereno ed entusiasta provò un dolce calore all’altezza del petto e si ritrovò a ricambiare il sorriso con la stessa spontaneità.

Si fece un poco più pensieroso quando la ragazza sembrò tornare al suo turbamento iniziale e si promise intensamente che avrebbe fatto quanto possibile per illuminarle nuovamente la giornata, come poco prima.

Non sapeva il motivo del suo estraniarsi ma gli era intollerabile che tutto il suo essere si spegnesse in quel modo, apparendo un fantasma di se stessa e della sua proverbiale vitalità.

Ti prometto che sarà una giornata fantastica”.

L’assicurò e, quando la carrozza frenò bruscamente scese con un agile balzo.

Sorrise e si volse verso la giovane – la sua amica discretamente era smontata dall’altra parte con gli altri studenti – porgendole la mano per aiutarla a scendere.

Ti avverto solo di una cosa: questa volta non mi farai cadere”.

Sorrise con un che di complice e scherzoso, come ulteriore motivo di rassicurazione e di complicità.


 


 

(pov Amanda)

Quando la carrozza si fermò a destinazione, vidi con la coda dell’occhio la mia amica scendere dal altro lato.

Sapevo dove era diretta: sentii un peso sul petto e una morsa allo stomaco.

Per un attimo l’invito di Harry mi aveva fatto dimenticare la grave colpa di cui mi ero macchiata. .
Ma adesso ero tornata alla realtà.

Purtroppo, però, non potevo fare niente per fermare Sarah, per cambiare le cose.

Trattenni a stento le lacrime che mi pungevano agli angoli degli occhi.

Tuttavia cercai di mantenere un apparente serenità: afferrai la mano che Harry gentilmente mi porgeva e scesi dalla carrozza.

Una volta a terra camminai al suo fianco senza dire nulla e lo segui docilmente alla pista di pattinaggio.


 

(Pov Draco)

Una volta arrivato al villaggio, dissi a Tiger e Goyle di togliersi dai piedi e loro obbedirono andandosene al negozio di Zonko.

Io, invece, andai a comprare un fascio enorme di rose rosse, poi mi diressi ai Tre Manici di Scopa e andai a sedermi al mio solito tavolo.

Il più bello dato che lasciavo sempre una cospicua mancia.

Dissi al cameriere di mettere le rose in un vaso al centro della tavola e feci portare un’enorme torta con fragole e panna e attesi l’arrivo della Angels.

Accavallai le gambe, incrociai le braccia al petto e inclinai il viso da un lato .


 

(Pov Sara)

Sorrisi osservando Harry Potter e la mia migliore amica che stavano avviandosi entrambi alla nuova pista di pattinaggio e, mi augurai che trascorressero un bel pomeriggio insieme.

Soprattutto per Amanda che da tempo immemore gli era segretamente devota e quel giorno appariva così fragile e turbata.

Mi riscossi e guardai il paesaggio ancora innevato mentre mi stringevo meglio al lungo cappotto scuro, legando meglio la cintura alla vita e controllando l’orologio.

Ancora non riuscivo a capacitarmi completamente di ciò che mi stava per accadere, della mia risoluzione improvvisa – e probabilmente folle! Anzi, togliamo il probabilmente! – ad assecondare l’invito di Draco Malfoy.

Mi morsicai il labbro ma mi ripetei quello che mi ero detta: devo solo essere decisa e sicura di me, non deve equivocare la mia pacatezza o educazione per incertezza.
Devo stroncare definitivamente quei tentativi di seduzione.

Sospirai un’altra volta e mi passai una mano tra i capelli prima di attraversare la strada principale e quando vidi l’insegna mi morsicai il labbro.

Non posso farlo.

Scossi la testa e, a dispetto di me stessa, con un movimento rapido e fluido aprii l’uscio e lo scorsi quasi subito, seduto ad un tavolo mentre mi aspettava in quella posa indolente ma insopportabilmente sicuro di sé.

Mi avvicinai sforzandomi di apparire perfettamente controllata e sicura di me e mi tolsi il cappotto.

Malfoy”. Lo salutai salvo osservare la tavola imbandita da un vaso colmo di rose rosse e quella torta, la mia preferita.

Alzai lo sguardo in sua direzione e lo guardai stupefatta, per un istante prima di scuotere la testa.

Cosa… perché tutto questo?”.

Indicai il vaso e la torta sentendo le gote colorarsi di imbarazzo e confusione.


 


 

(Pov Draco)

Non dovetti attendere molto l’arrivo della ragazza e quando entrò la scrutai dal alto in basso ,per poi sentirla fare quel saluto .

Vidi lo stupore sul suo volto alla vista della tavola imbandita e sorrisi alla sua domanda.
Mi alzai avvicinandomi a lei e troneggiandola.

Le rivolsi uno dei miei sorrisi migliori: quello che faceva solitamente innamorare tutte le ragazze che avevano l’onore di uscire con me.

Oggi è San Valentino, voglio fari passare una bella giornata Angels– commentai con voce suadente e setosa, salvo indicarle il posto – accomodati”.

La feci sedere scansandole la sedia e mi accomodai accanto a lei.


 


 

(Pov Sara)

Lo vidi alzarsi e per un istante ne studiai la figura allampanata mentre mi scrutava a sua volta e mi rivolse quel sorriso suadente e malizioso che aveva saputo sempre soggiogare le ragazzine innamorate di lui.

Mi sforzai di sostenere il suo sguardo sardonico ma quando lo sentii fare riferimento alla festa di San Valentino mi sentii notevolmente a disagio: la festa degli innamorati.

Da quando Draco Malfoy così narcisista ed arrogante teneva conto di una simile frivola festività?

E perché sembrava davvero intenzionato a farmi passare una bella giornata?

Quando poi lo vidi spostarmi la sedia con fare così galante e nobile, mi sentii ancora in soggezione e mi morsicai il labbro.

Temevo che potesse seriamente e realmente sorprendermi in modo positivo e questo mi rendesse più difficile respingere le sue attenzioni.

Sospirai ma obbedii e mi sedetti e lo sentii spostare in avanti la sedia ma quando mi si sedette accanto, denotando già chissà quale intimità tra di noi, mi sentii irrigidire mentre osservavo la torta che aveva un aspetto davvero invitante.

E quelle rose sembravano fresche ed emanavano un profumo davvero etereo ma delicato.

Osservai il ragazzo ancora incredula per queste premure e mi morsicai il labbro, lisciando la gonna del vestitino e sospirai cercando le parole giuste.

Mi sforzai di alzare gli occhi per incrociarne lo sguardo.

Sei un corteggiatore incallito – commentai con un sorriso un poco nervoso – non posso fingere di non esserne sorpresa”.

Esordii con tono pacato.


 


 

(Pov Draco)

Oh, Angels, io sono un tipo pieno di sorprese e ti stupiresti nello scoprire quanto ho da offrire”.

Le risposi guardandola con fare ammiccante e seducente pronunciando l’ultima parola in un sussurro.

Assaggia la torta: l’ho fatta preparare apposta per te”.

Le dissi, tagliandogliene una fetta e mettendogliela nel piattino.

Spero ti piaccia”. Conclusi un poco malizioso per poi chiamare il cameriere e ordinare del the.

La osservai mangiare la torta lentamente e con gusto e restai in silenziosa contemplazione dei suoi occhi che si chiudevano a ogni morso, quasi che così ne assaporasse meglio il gusto.

Quando il cameriere tornò con il the, gliene versai un po’ nella tazza e glielo offrii per poi berlo a mia volta.

Dopo qualche minuto di silenzio mi passai una mano tra i capelli e la guardai inarcando le sopracciglia.

Allora, ti va di fare una passeggiata my Angels?”.


 


 

(Pov Sara)

Lo guardai incuriosita da tutta quella spiegazione mentre mi porgeva un pezzo di torta e mi si rivolgeva chiamandomi “My Angels” cosa che mi faceva un poco imbarazzare e al contempo mi trasmetteva un certo calore non ben definito.

E’ squisita”.

Mi ritrovai a sussurrare malgrado tutto ben consapevole del suo sguardo addosso che mi procurò un certo calore all’altezza delle gote, soprattutto associato a quella sua allusione sul poter “offrire molto”.

Probabilmente avrei dovuto indignarmi, potendo avere anche un sottinteso malizioso ma per qualche motivo mi ammorbidii per la dolcezza e la bontà di quel dolce, il mio preferito.

Come faceva a saperlo? Mi domandai distrattamente, prima che mi rivolgesse quella domanda, una volta che ebbi riempito il silenzio mangiucchiando il mio dolce.

Annuii: camminare mi avrebbe aiutato a riflettere e probabilmente se non fossimo stati così vicini, avrei potuto ragionare con più lucidità.

Va bene – annuii, passandomi una mano tra i capelli e infilando di nuovo il cappotto – vada per la passeggiata”.

Uscii dal negozio, sentendomi ancora i suoi occhi addosso e cercai di controllare le mie reazioni seppure l’imbarazzo fosse ancora elevato e non sapevo proprio come avrei potuto rompere il ghiaccio.

Di cosa avrei mai potuto parlare con Draco Malfoy?

E perché indugiavo tanto al riferirgli il mio messaggio finale?

Cosa diavolo sto facendo?

Malfoy”.

Mi interruppi nel mezzo della strada ma quando si volse a guardarmi e i suoi occhi perlati intrecciarono i miei, mi ritrovai senza fiato.

Perché continui… tutto questo?”.

Mi sentii domandare con le gote arrossate e i capelli scarmigliati.

Potevo illudermi che lui fosse… sincero?


 


 

(Pov Draco)

Fui contento quando la ragazza accettò di passeggiare con me.

Mi alzai da tavola, mi rimisi il soprabito e insieme uscimmo dal locale.

Iniziammo a camminare e restai di stucco quando la vide fermarsi dopo qualche minuto e rivolgermi quella domanda.

Non potei non sorridere però notando il suo rossore.

Inclinai il viso da un lato guardandola con le sopracciglia aggrottate salvo poi sorriderle e rispondere:

Perché tu sei diversa e la cosa mi intriga – le dissi guardandola negli occhi – sei presuntuosa”.

Avanzai verso di lei di un passo.

Scorbutica – le accarezzai il mento con un dito e mi avvicinai a un soffio dal suo viso – sei una bisbetica… da domare”.

Conclusi sussurrandole sulle labbra .


 


 

(Pov Sara)

Lo vidi sorridere e quel gesto per quanto convenzionale e semplice ebbe l’effetto di far dardeggiare maggiormente i suoi occhi nonché di strapparmi uno strano singulto in petto mentre avanzava ulteriormente in mia direzione.

Probabilmente avrei dovuto scostarmi ma per qualche motivo mi fu impossibile e deglutii a fatica ma quando lo sentii parlare con voce suadente e sicura di sé, sentii un brivido lungo la spina dorsale.

Arrossii maggiormente e quando mi sfiorò il mento quasi tremai, emettendo un ansimo di emozione e di imbarazzo mentre sentivo la gola secca e mi ero ritrovata senza fiato.

Lo vidi sporgersi maggiormente in mia direzione e fui invasa dal suo profumo intenso e mascolino che sembrò annebbiarmi la mente mentre il mio cuore scalpitava furioso e quando mi sussurrò quelle parole, quasi sulle labbra, mi sentii mancare.

Sbattei le palpebre a più riprese come stessi cercando di riavermi e di recuperare lucidità mentre mi imponevo di riprendere respiro e scostarmi un poco ma non riuscii comunque a sottrarmi dal mare argentato del suo sguardo che sembrava risucchiarmi.
Deglutii a fatica e rilasciai un lieve sospiro prima di inarcare le sopracciglia.

E se tu – mi morsi il labbro per come la mia voce era apparsa roca e tremula, tossicchiando – non fossi in grado di… farlo?”.

Conclusi, i miei occhi ancora fissi suoi suoi e la voce meno sicura di quanto avrei voluto.


 

(Pov Draco)

My Angels – sussurrò suadente- te l’ho detto: mi sono sempre piaciute le sfide”.

Le accarezzai la guancia con le dita, sorridendo per come era fredda e la mia esperienza mi disse che ciò non era solo dovuto al fattore climatico.

La guardai con il viso inclinato di un lato e le sopracciglia inarcate.

E poi… non sono un tipo che si arrende facilmente”.

Mi avvicinai maggiormente e con la mano libera le cinsi un fianco, sorridendo quando sembrò trasalire e tremare tra le mie braccia.

Ti prenderò per lo sfinimento”.

Le sussurrai all’orecchio.


 

(Pov Sara)

Lo guardai ancora quasi soggiogata dal suo sguardo perlato e quasi mi rilassai alla pressione delle sue dita sulla guancia: il tocco era sicuro, indolente ma al contempo aveva un alone di tenerezza e delicatezza che mi lasciò senza fiato.

Avrei potuto quasi addormentarmi o per lo meno rilassarmi e mi ritrovai quasi a socchiudere gli occhi.

Trasalii invece quando lo sentii avvicinarsi e anche se non eravamo abbracciati, eravamo ad un’intima distanza, tanto che emisi un gemito strozzato quando mi cinse il fianco e quella frase bisbigliata all’orecchio risuonò come un uragano.

Nella mia mente riapparvero, quasi dolorosi per velocità ed intensità, quei momenti precedenti, l’inizio delle sue scorribande: da quella ronda notturna fino a quanto accaduto a Nocturn Alley e poi sul treno per il rientro dalle vacanze di Natale.

Gemetti e sentii il mio corpo tendersi di spavento e di apprensione mentre la pressione della sua mano era forte e sentivo il suo corpo premersi sul mio, lasciandomi senza fiato.

Lo scostai e indietreggiai mordendomi il labbro, quasi temendo potesse seriamente pensare di saltarmi addosso.

S-Stammi lontano – balbettai con voce roca per la paura – sei… sei… un mostro! STAMMI LONTANO!”.

Mi sentii dire con voce roca ma non attesi risposta e mi voltai fuggendo rapidamente e confondendomi nella folla per tornare al castello.


 


 


 

(Pov Draco)

Stavo per lambirle le labbra quando la vidi scostarsi e pronunciare quelle parole.

Rimasi di sasso .

Nessuna ragazza aveva mai respinto un mio approccio.

Mi bastava un solo sguardo per far cadere qualsiasi donna di qualunque età o ceto tra le mie braccia.

Ma la Angels no.

Lei mi aveva rifiutato… di nuovo.

Strinsi i pugni mentre ella fuggiva da me a gran velocità.

Che cosa devo fare con te, Angels?

Mi domandai imprecando mentre avevo ripreso a camminare.

Andai da Zonko per raggiungere Tiger e Goyle ,ma vidi i due in dolce compagnia ,e allora mi allontanai vagando da solo finché non trovai la prima ragazza carina e sola.

Mi avvicinai e le sorrisi: mi bastò quel gesto a indurla a seguirmi in un motel dove vi trascorsi l’intera giornata, dannando me stesso per non essere riuscito a portarci l’unica ragazza che mi interessava davvero: Sarah Angels .

La sera tornai al castello di pessimo umore.


 


 

(Pov Harry)

Il tragitto che dalla stradina principale conduceva alla pista di pattinaggio era piuttosto breve ma ciononostante fu piuttosto carico di tensione.

Nella fattispecie, Amanda aveva accettato il suo gesto cortese e si era lasciata prendere per mano e Harry aveva provato una fitta allo stomaco per il contatto con quella manina esile e calda.

Una volta scesa aveva preso a camminare al suo fianco ma l’espressione era ancora assorta, lo sguardo era vacuo e perso nelle proprie riflessioni e Harry si innervosì soprattutto per la sua incapacità di colmare quel vuoto magari introducendo lui stesso un nuovo argomento di conversazione.

Fortunatamente arrivarono presto all’edificio ed entrambi per un attimo rimasero ad osservare quella lunga e piatta distesa di ghiaccio, come una passata di tinta di un pittore.

Il ghiaccio era ancora perfettamente levigato e vi era una tenue illuminazione che rilassava la vista e creava una piacevole atmosfera di calore e di intimità e, fu assorbito per qualche istante dal chiacchiericcio entusiasta degli altri ragazzi ma anche di alcuni adulti.

Sorrise e si rivolse alla ragazza.

Ci buttiamo?”. Le domandò ma di fatto la condusse con vivo entusiasmo nell’area di noleggio dei pattini e fu lesto a togliersi le sneackers per indossare i pattini.

Si voltò e porse di nuovo la mano alla ragazza per esortarla a entrare in pista con lui.


 


 

(pov Amanda)

Mentre mi recavo alla pista di pattinaggio assieme a Harry lasciai che lui mi prendesse la mano, avevo il cuore a mille ma ciò nonostante rimasi assorta dai miei pensieri .
Se la notte prima non avessi visto Draco,se fossi stata più prudente se…

C’erano tanti “se”: l’unica certezza era che la mia coscienza sporca mi impediva di godere di quello che i una altra circostanza sarebbe stato il momento più bello della mia giovane vita.

Durante il tragitto, non osai guardarlo nemmeno di sottecchi, un po’ perché sentivo di non meritarlo e un po’ perché avevo paura che leggesse nei miei occhi, quel turbine intenso di sentimenti che avevo nel cuore e che provavo per lui.

Una volta arrivati davanti alla struttura ,ne rimasi incantata.

Dimentica per qualche istante dei problemi, feci riemergere l’entusiasmo di bambina.

Entrai nel edificio con Harry, mi tolsi i stivali, mi infilai i pattini letteralmente trascinare in pista da lui.


 

(Pov Harry)

La giovane si lasciò trascinare in pista da lui senza opporre resistenza e, il ragazzo lo notò un poco confuso e sconcertato, non incrociò il suo sguardo ma lo teneva costantemente fisso per terra.

Si domandò ancora una volta del perché di quell’atteggiamento così stridente rispetto all’arroganza iniziale ma neppure… vivo.

Quasi spento.

Le strinse un poco più forte la mano e prese a scivolare agilmente sul ghiaccio, conducendola con sé e sperando di rivedere nel suo sguardo quello scintillio di vita e di spensieratezza.

Quando ciò non avvenne sembrò scoraggiarsi e sospirò, tanto più che la ragazza non sembrava proprio esserci con la testa e sarebbe andata a sbattere contro un’altra pattinatrice se non l’avesse cinta a sé istintivamente.

Quasi rimase stordito per la vicinanza del suo corpo e lei finalmente incrociò il suo sguardo.
“S-Stai bene? – le domandò con voce più roca – mi sembri… distante”.

Sussurrò, guardandola con un sorriso che voleva essere di rassicurazione e al contempo di comprensione.

Non sapeva quale dilemma la stessa torturando ma era triste vederla così diversa dal suo solito.


 


 

(pov Amanda)

Mi lasciai letteralmente trasportare sulla pista dalle mani esili ma allo stesso tempo forti di Harry.

Ma il senso di angoscia e di preoccupazione per la mia amica erano cosi forti che nemmeno i pattini e la compagnia di Harry sembravano distogliermi da quei tristi pensieri.

Ero distratta e non mi accorsi nemmeno che stavo andando a sbattere contro un’altra pattinatrice. Quando all’improvviso mi ritrovai cinta tra le braccia di Harry.

Il mio cuore mancò un battito.

Rialzai lo sguardo e lo vidi chiedermi se stavo bene mentre mi sorrideva per rassicurarmi.

Quando mi disse che sembravo distante, sospirai guardandolo con occhi addolorati.

Istintivamente gli passai le braccia intorno alla schiena e affondai il viso sul suo petto Lo sentii stringermi a sé e rimanemmo qualche istante cosi in mezzo alla pista finché non fummo letteralmente travolti da un pattinatore corpulento che non era riuscito a frenare.
Ci ritrovammo stesi sulla pista e, con mio grande disappunto, vidi Ginny Weasley correre verso di noi e chiedere a Harry se si fosse fatto male.

Lo aiutò a rialzarsi e mi ignorò.

Lui, invece, si girò verso di me e mi aiutò.

Gli afferrai la mano e mi rialzai salvo poi riprendere a pattinare ignorandoli completamente, rimproverandomi di averlo abbracciato poco prima.

Che stupida illusa sono stata, pensai amaramente.


 


 

(Pov Harry)

Continuò a sorridere alla giovane e avrebbe voluto sfiorarle i capelli o carezzarle la guancia o dirle che qualunque fosse la sua angoscia avrebbe voluto aiutarla, alleviarle quel fardello.

Trasalì con un singulto soffocato in gola quando sentì le sue braccia cingergli la schiena e la sentì affondare il volto contro il suo petto come alla ricerca di protezione e, al contempo, di un rifugio.

Se da un lato l’apprensione e la preoccupazione del giovane accrebbero, dall’altro fu totalmente impreparato a quel brivido lungo la spina dorsale e quel languore improvviso all’altezza dello stomaco.

Deglutì a fatica e si sentì rigido per qualche istante perché quel gesto lo aveva completamente spiazzato.

L’attimo dopo si sentì quasi intorpidire per la morbidezza del suo corpo premuto contro il proprio e gli sembrò di percepire i battiti del suo cuore in sincrono con i propri.

Rilasciò il respiro lentamente e le avvolse delicatamente i fianchi, appoggiando il viso tra i suoi capelli.

Si stupì per la spontaneità di quel gesto ma non si fece domande e continuò a cullarla fino a quando trasalirono entrambi e caddero a terra.

Quasi frastornato, accettò di farsi aiutare da Ginny ma quando ebbe rialzato anche Amanda, quest’ultima gli sfuggì e riprese a pattinare da sola.

Avrebbe voluto inseguirla, cingerla e indurla a confidarsi con lui o perlomeno pattinare ancora insieme ma temeva che un’altra pressione l’avrebbe costretta maggiormente a mettersi sulla difensiva.

Sospirò impercettibilmente ignorando il cicaleccio di Ginny e continuò a pattinare, lo sguardo fisso su di lei e ancora la sensazione di quell’abbraccio.


 


 

(pov Amanda)

Continuai a pattinare da sola per un po’ .
Speravo che Harry mi seguisse .
Ma lui non lo fece.
Rimase con Ginny.
La sua ragazza.
Non mi rimase che uscire dalla pista .
Mi tolsi i pattini, mi rimisi gli stivali e lasciai l’edificio senza neanche salutare Harry Potter.
Vagai un po’ per il villaggio cercando Sarah e Malfoy.
Non li trovai .
Entrai ai Tre Manici di Scopa : non erano neanche li.
Dovevo restare alla larga, lo sapevo, ma ciò non mi impediva di vedere che stessero combinando.
Mi sedetti ad un tavolo e sorseggiai una Burro birra.
Poi uscii e andai a cercarli negli altri negozi.
Spariti.

Dove diavolo l’aveva portata?
“Malfoy se le hai fatto del male – imprecai tra i denti – giuro che ti ammazzo! Ricatto o non ricatto.”
Andai nel motel del villaggio a chiedere se per caso ci fosse una prenotazione di Malfoy.
Quando mi dissero di sì, mi sedetti in poltrona e aspettai che uscissero dalla stanza per strozzare Malfoy.
Sapevo che Sarah non ci sarebbe mai andata per sua volontà e avevo il terrore che le avesse fatto un incantesimo proibito.
Rimasi in attesa nella hall, pronta a strangolare Malfoy appena fosse sceso.
Dovetti attendere delle ore prima che scese e quando lo vidi con un’altra ragazza sospirai di sollievo.
Me ne andai senza essere vista e tornai di corsa al al castello.


 

(Pov Harry)

Il resto della sua permanenza sulla pista da ghiaccio non fu altrettanto piacevole: non sentiva le chiacchiere di Ginny e al contempo cercava di sfuggire dalle sue attenzioni.

Continuava a seguire con lo sguardo la giovane Rubens: una parte di sé avrebbe voluto tornare da lei e insistere perché gli dicesse che cosa la tormentava così tanto ma, qualcosa glielo impedì e quando lasciò la pista si ritrovò a sospirare.

Il loro rapporto era stato strano fin dagli esordi eppure aveva avuto l’impressione di aver compiuto un passo avanti appena un’ora prima e adesso era come essere retrocessi di dieci.

Tornò al castello ignorando le occhiate languide che si lanciavano Ron e Lavanda e si ritrovò a far vagare lo sguardo sulla Sala Grande: Amanda Rubens quella sera non si trovava al tavolo dei Corvonero con la sua amica ma a quello dei Tassorosso.
Era seduta in disparte, lo sguardo fisso sul piatto.

Sembrava così sola e fragile.

Avrebbe voluto alzarsi e raggiungerla ma sospirò e quando si trovò davanti gli avanzi della sua torta di San Valentino provò un vago sentore di nausea.

Solo quella mattina era rimasto intenerito da quel gesto e si era quasi augurato di conoscere la misteriosa ammiratrice, ma dopo aver incontrato la Rubens, l’aveva completamente rimossa dalla mente.

Al suo posto gli occhi lucidi di Amanda e la pressione di quell’abbraccio improvviso.

Si mise a letto ma impiegò molto tempo per prendere sonno: si sentiva spaccato a metà ma non sapeva esattamente quale metà gli appartenesse.


 

(pov Amanda)

Appena tornata ,andai nella mia stanza mi spogliai del cappotto e scesi in Sala Grande per cena.

Non avevo molto appetito in verità ma non mangiavo dalla sera prima e rischiavo di sentirmi male.

Non vedendo Sarah a tavola mi preoccupai ma fui rassicurata da Luna che mi disse di averla vista in stanza cinque minuti prima.

Andai così a sedermi tra le mie compagne Tassorosso e mangiai senza alzare mai gli occhi dal piatto.

Intorno a me le ragazze parlavano della loro meravigliosa serata assieme ai fidanzati.

La cosa mi fece sentire ancora più sola e disperata di prima.

Quella notte a letto ripensai al mio abbraccio con Harry, ne percepivo
ancora il profumo e i battiti del cuore .

Poi ripensai a Ginny e alla consapevolezza che Harry fosse rimasto con lei.

Nascosi il viso sotto il cuscino e scoppiai in singhiozzi finché

non mi addormentai.


 

(Pov Sara)

Tornai al castello rapidamente e mi richiusi nel mio dormitorio: non scesi a cena quella sera ma rimasi a fissare il cielo notturno fuori dalla finestra.

Nella mente ripercorsi quei momenti in compagnia di Malfoy fino a quel gesto più intimo e sentii un vuoto nello stomaco al pensiero di quante volte mi avesse usato una simile prepotenza.

Mi ero illusa ancora una volta che nei suoi gesti, nel suo sguardo e nel suo sorriso ci fosse qualcosa di più profondo, di più dolce e tenero ma ancora una volta mi aveva dato dimostrazione che l’unico interesse che gli suscitavo era a livello sessuale.

Mi morsi le labbra su cui, malgrado il passare dei mesi e le mie promesse, sentivo ancora la pressione delle sue e presi il mio diario e senza riflettere iniziai a scrivere.

Che cosa c’è di così sbagliato in me?

E’ così strano desiderare di sentirsi strette, rassicurate, di sentire il calore di un abbraccio sincero, farmi cullare dalla presenza di qualcuno che mi ami… che mi tratti come una principessa?

Invece passa il tempo, i San Valentino e mi sento più sola che mai.
Stringo forte un cuscino e sogno un bacio che non mi è mai stato concesso, sogno parole che non mi saranno mai sussurrate.

Sogno l’amore ma sono sola.

Sola ed invisibile.

L’ultima parola quasi non si leggeva perché la carta era bagnata.


 

(Pov Draco)

Quella sera a cena non vidi ne Angels e nella Rubens.

Rimasi in silenzio per tutto il tempo.

Tornai nella mia stanza e buttai le lettere nel fuoco senza neanche aprirle .
Mi spogliai e mi gettai sul letto.

Presi il medaglione tra le mani e mi addormentai.

La mattina dopo mi svegliai nuovamente nella Stanza delle Necessità .

Continua ...

 

Bene bene, anche questo capitolo si è concluso, spero vi sia piaciuto.

È stato uno dei più tosti da scrivere ma grazie alla collaborazione di Kiki 87 è venuto meglio di come l'avevo progettato originariamente.

Pensate che all'inizio avevo deciso che Ron doveva stare con Hermione ma poi ho preferito non distaccarmi troppo dalla storia originale e l'ho piiazzato al fianco di Lavanda.

Ma è solo una situazione momentanea non temete .

Le cose stanno per cambiare a Hogwarts perché anche se non sembra il male sta agendo nell'ombra.

Presto per Malfoy e gli altri, quello che stanno vivendo adesso passerà totalmente in secondo piano.

Molti guai sono all'orizzonte ma per scoprire cosa accadrà, non vi resta che continuare a leggere.

Grazie mille a tutti coloro che sono arrivati fin qui, spero continuerete a farlo fino alla fine .

Vi adoro.

Un abbraccio e alla prossima settimana.


 

Ps: speriamo che il tempo sia più piacevole: vi sembra normale che debba piovere a luglio?

Ps: domani io e la mia Beta, nonché collaboratrice Kiki87 festeggeremo 3 anni d'amicizia.

Sono molto contenta e grata a Dio per averla portata nella mia vita.

Grazie di tutto cara sei un tesoro, ti adoro ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** la vendetta di Draco ***


Aprile – 1997.

La vendetta di Draco.


(Pov Draco)

Il momento della vendetta stava per giungere.

Dopo San Valentino, avevo fatto i salti mortali per conquistare Sarah Angels.
Con l’aiuto estorto alla Rubens, ero riuscita a sapere tutti i suoi gusti e le abitudini.

Le avevo mandato un’infinità di regali : oggetti che sapevo le sarebbero piaciuti ma lei non accettò nulla e mi rispedì i doni senza neanche averli aperti.

Le avevo scritto dei messaggi durante l’ora di Storia della Magia che frequentavamo assieme .

Ma lei li aveva strappati senza neanche leggerli così come probabilmente aveva strappato tutte le lettere che le avevo scritto in cui le avevo chiesto di darmi un’altra occasione e le avevo giurato di comportarmi bene.

Avevo provato a parlarle anche di persona ma era fuggita ogni volta prima che io fossi riuscito ad avvicinarmi.

Poi un giorno quando finalmente ci trovammo faccia a faccia mi urlò davanti a tutta la scuola che le facevo schifo e che non si sarebbe messa mai e poi mai con me.

Questo era stato davvero troppo.


Era la sera del 15 aprile e presto Sarah Angels si sarebbe pentita di essere nata.
Chiamai la Rubens mentre stava tornando al suo dormitorio, le chiesi di portarmi il diario di Sarah.

L’avevo costretta a dirmi se ne aveva uno con la maledizione Imperius e quando la ragazza si rifiutò di obbedire usai nuovamente la maledizione per costringerla a prenderlo.
Sapevo che se mi avessero beccato sarei finito nei guai ma ero al sicuro con Silente lontano e la protezione di Piton.

Mi sentivo un Dio invincibile.

L’unico cruccio era il non sapere perché molto spesso la mattina mi risvegliavo nella Stanza delle Necessità.

Ero quasi certo che fosse colpa del medaglione di Serpeverde trovato mesi prima.


 

Finalmente Amanda Rubens mi portò il diario di Sarah: lo lessi tutto d’un fiato per strappare eventuali pagine che mi riguardavano.

Ma non ne trovai.

La cosa mi irritò e mi dette ancora più determinazione per completare la mia vendetta.
Consegnai il diario al mio gufo e lo feci consegnare al mio elfo personale Fozzy, con l’ordine preciso di stamparne tante copie quanti erano i studenti di Hogwarts.

La mattina del 20 Aprile,il gufo arrivò in Sala Grande all’alba.

Lo aspettai lì e ordinai a Tiger e Goyle di sistemare le copie del diario su tutti i tavoli posto per posto.

Quando dopo un’ora gli studenti arrivarono trovarono i diari e iniziarono a leggerli.
Avevo fatto in modo che la Rubens facesse fare tardi a Sarah e quando le ragazze entrarono in Sala Grande, tutti gli occhi erano puntati su di loro.

Tutti quanti conoscevano i segreti di Sarah Angels.

Ma il bello doveva ancora venire…


 

(pov Sara)

Se quel disastroso appuntamento, secondo le mie speranze, avrebbe dovuto placare i tentativi di Draco Malfoy, la mia fu solo l’ennesima illusione.

Non solo continuava con quel suo atteggiamento fintamente romantico e pateticamente sdolcinato con il solo scopo di aggiungermi alla collezione di concubine; negli ultimi tempi aveva preso a mandarmi regali almeno tre volte la settimana.

Regali che io rimandavo puntualmente al mittente.

Io avevo ripreso le mie solite misure di sicurezza: non sostavo mai troppo nei corridoi e durante i pasti ne evitavo lo sguardo ma ciononostante non si dava per vinto.

Continuava anche durante le lezioni di Ruf a mandarmi bigliettini ma ero giunta alla soglia dell’esasperazione isterica: lo guardavo dritto negli occhi e li strappavo con una smorfia sprezzante perché non si facesse più uno dei suoi sogni mentali.

Così avevo trascorso il mese tra la fine di Febbraio e gli inizi di Marzo quando aveva iniziato a mandare regali.

Ormai la mia pazienza era giunta al limite e fu proprio all’inizio di Aprile che passò ogni limite cercando di attaccare bottone con me davanti a tutta la scuola forse coltivando l’illusione che sarei stata meno astiosa nel negarne le premure.

Fu allora che non ne potei più e mi voltai verso di lui, gli urlai imprecandogli contro e sopratutto intimandogli di lasciarmi in pace, dopodiché mi ero voltata e me n’ero andata, ignorando il silenzio teso che avevo lasciato alle mie spalle.

E’ finita.

Mi dissi quella sera mettendomi a letto e finalmente ritrovai un po’ di pace e i giorni successivi sembrarono darmi conferma perché smise di mandarmi regali e anche di cercare di parlarmi.

Finalmente posso pensare solo agli esami di fine anno.

Questo era ciò che pensavo quel mattino entrando in Sala Grande e sentendomi libera come non mai ma fu con gran stupore che tutti si voltarono in mia direzione.

Sventolarono un foglio di pergamena, mi guardarono e scoppiarono tutti a ridere, specialmente il tavolo di Serpeverde e al centro vidi Draco Malfoy che mi osservava con selvaggio divertimento e soddisfazione.

Irritata e confusa presi uno dei fogli e quando riconobbi la mia calligrafia dovetti appoggiarmi alla panchina per non svenire: il mio diario.

Tutti i miei sfoghi, le mie paure personali, la mia solitudine, la mia tristezza resi pubblici.

Il brusio si fece crescente e così le risate di scherno e mi voltai verso Amanda quasi tremante, scuotendo la testa.

C-Come?”.

Mi riuscì solo a sussurrare, non potendo capire come avesse potuto fare una cosa simile.

Perché ero sicura fosse una vendetta del biondino ma COME era entrato in possesso del MIO DIARIO PERSONALE?


 


 

(Pov Harry)

Quel giorno sulla pista di pattinaggio gli era rimasto scolpito nella memoria: ogni sera quando si coricava gli sembrava di scorgere di nuovo gli occhi lucidi della Rubens e quel momento in cui lo aveva cinto ricercandone il calore e la presenza.

Gli pareva ancora di ricordare esattamente il calore del suo corpo e la pienezza delle sue forme femminili premute contro di lui e il solo pensiero gli faceva seccare la gola e sudare le mani.

Si era sorpreso sempre più spesso a ricercarne lo sguardo in Sala Grande e aveva notato, con gran dispiacere, che appariva sempre più pallida, emaciata, sola e sofferente: lo sguardo sempre vacuo e talvolta lucido.

Aveva provato anche a riavvicinarsi con il pretesto delle lezioni in comune ma la ragazza era divenuta più scostante, sempre più distante e sembrava evitarlo quasi con disperazione, scoraggiando ogni suo tentativo.

Ma non erano solo questi i pensieri che gli erano frullati negli ultimi due mesi.

Sì perché aveva continuato a ricevere i bigliettini della sconosciuta ammiratrice e aveva constato che con il passare del tempo erano divenuti sempre più appassionati: dapprima sognando di parlare con lui e scoprire la sua identità, fino a confessioni più intime.

Nell’ultimo, in particolare, gli aveva confessato che ogni notte si rannicchiava sotto le lenzuola e sognava un suo abbraccio, sognava di addormentarsi cullata dal suo respiro, le sue carezze, il suo cuore e di addormentarsi e svegliarsi dopo un suo bacio.

Quel biglietto lo aveva scosso dentro: soprattutto la tenerezza, la delicatezza e la solitudine di cui sembrava intriso.

Se una parte di lui continuava a cercare il volto di Amanda Rubens, l’altra metà si domandava sempre più insistente chi fosse questa misteriosa ragazza e il dubbio continuava a dilatarlo.

Si sentiva spaccato più che mai.


 


 

(pov Amanda)

Dopo San Valentino passai un periodo terribile ,sommersa dagli studi per gli esami ormai imminenti e non solo.
Con Harry fui scontrosa: lo evitai e ne respinsi ogni approccio, auto- convincendomi che fossi indegna di lui e che l’unica persona meritevole del suo affetto fosse Ginny Weasley.
Tuttavia continuai a mandargli messaggi firmandomi la sua ammiratrice segreta
M. R.
Messaggi che diventarono sempre più frequenti in cui gli confessavo quanto fossi perdutamente innamorata di lui e bisognosa del suo affetto.
Poi c’era la questione di Draco Malfoy.
In quei due mesi, quel perfido bastardo mi aveva costretta ad aiutarlo estorcendomi tutte le informazioni su Sarah: dalle più futili alle più personali, compreso il fatto che la ragazza tenesse un diario su scriveva tutti i suoi sogni e desideri.
Usò le mie informazioni per coprirla di regali e lusinghe al solo scopo di sedurla.
Per fortuna, però, Sarah non si fece incantare da quei gesti e un giorno lo respinse davanti a tutta la scuola.

Non avrei mai potuto immaginare quanto terribile sarebbe stata la sua vendetta.
Una sera di aprile, stavo rientrando nella Sala Comune della mia casa, quando quel viscido verme mi chiamò facendomi segno di seguirlo.
Mi chiese di rubare il diario di Sarah.
Rifiutai.
Dopo qualche giorno mandò uno dei suoi scagnozzi a ordinarmi che dovevo far ritardare Sarah a colazione .
Non ne capii il motivo ma sentivo che stava per accadere qualcosa di brutto.
Entrammo nella Sala Grande e con grande stupore mio e di Sarah tutti gli occhi dei presenti si posarono su di noi .
Un improvviso silenzio, seguito prima da un brusio e poi da un boato di risate di scherno.
Tutti gli studenti ridevano e sventolavano un foglio in mano..
Cosa erano quei fogli?
Sia io che Sara ne prendemmo uno in mano e con grande orrore scoprimmo che si trattava della fotocopia suo diario segreto.
Impallidimmo entrambe mentre le risate di scherno si accentuavano sempre di più.
Sopratutto le risate di Draco Malfoy.
Vidi Sara girarsi verso di me con aria accusatoria.
“C- Come?”.

Perché mi guardava in quel modo?
Mi stava forse accusando?
La cosa era semplicemente assurda .
Io non c’entravo .
Io non avevo preso il suo diario .
Io mi ero rifiutata… io.

All’improvviso compresi tutto.
Quel bastardo aveva usato la maledizione Imperius su di me per costringermi a rubare il suo diario e mi aveva cancellato il ricordo per non farmi ricorrere ai ripari.
Poi quella mattina aveva fatto in modo che facessi ritardare Sarah, per far sì che, quando fossimo arrivate in Sala Grande, tutti quanti avessero già letto le pagine del suo diario e l’ umiliazione sarebbe stata totale .
A quella consapevolezza mi sentii mancare: mi ero resa complice involontaria di una delle azioni più bieche e infami che si potessero fare a una ragazza.
“S- Sarah – riuscii a balbettare mentre le lacrime iniziavano a rigarmi il viso – i-io, mi dispiace, non volevo io…”.

Feci un passo indietro.

E’ stato lui, mi ha costretta”. Conclusi alzando il braccio e puntandolo su Malfoy.


 


 

(Pov Draco)

La mia vendetta era compiuta ,ma solo a metà .
Era il turno della Rubens.
Finalmente avrebbe pagato per avermi rovesciato la pinta di burro-birra in testa ai tre manici di scopa.
Sì, è vero erano passati dei mesi.
Ma io sono uno che non dimentica, né perdona e come dice il proverbio: “la vendetta è un piatto che va consumato freddo”.
Vidi la ragazza puntarmi il dito contro e Sarah Angels guardare in mia direzione.
Sogghignai alzandomi da tavola e andando verso le due.

Le braccia incrociate sul petto e il viso inclinato da un lato.
L’espressione di puro divertimento.
“Angels, perché guardi me?!- dissi a Sarah avvicinandomi a lei – è stata la tua amica Amanda , lei ti ha rubato il diario”
.

 

(pov Amanda)

SEI UN BASTARDO!”. Lo insultai piena di sdegno.

Sono stata io è vero ma tu mi hai costretta a farlo : mi hai fatto un INCANTESIMO!”

Esclamai con disperazione gridando l’ultima parola e continuando a guardare Sarah: vedere i suoi occhi pieni di lacrime era già abbastanza lacerante ma volevo comprendesse le circostanze reali in cui era avvenuto quel misfatto.

 

 (pov Sara)

Mi ero voltata verso la mia migliore amica: lo sguardo smarrito di chi cerca spiegazione a qualcosa di incomprensibile ma dannatamente reali come quelle risatine che si facevano sempre più acute e gli sguardi divertiti puntati su di me.

La mia vita è diventata una barzelletta, la barzelletta del momento su cui ogni studente di Hogwarts aveva il diritto di metter becco, di giudicarmi, di deridermi per quei sfoghi scritti in momenti di particolare tristezza o solitudine.

Come era possibile che lui avesse avuto il mio diario, com’era possibile che ne fosse a conoscenza così come di tutti i miei gusti e delle mie debolezze?!

La giovane sembrò quasi tremare sotto il mio sguardo come vi leggesse un’inconscia e inconsapevole accusa che io le stavo rivolgendo solo cercando in lei un appiglio per comprendere cosa era appena successo.

I suoi occhi si riempirono di lacrime e sussurrò con voce tremante e appena percepibile per me che ero a ravvicinata distanza.

Sentii un sordo balzo nelle viscere e il mio cuore sembrò pesare come un macigno mentre quella verità raggelante sembrava inondarmi in tutta la sua potenza.

Improvvisamente fu tutto silenzioso, non c’erano più le altre persone, le loro risate di scherno, il loro additarci senza neppure curarsi di non essere visti.

Scossi la testa perché il mio cuore non poteva reggere otre.

Non era possibile.

All’umiliazione pubblica e la consapevolezza che l’intento era semplicemente quello di ferirmi intimamente; non potevo aggiungere l’idea che fosse stata proprio la mia migliore amica a prestare il servizio che aveva scatenato tutto questo.

La sentii alludere ad un incantesimo e mi volsi a guardare il ragazzo seduto tra i Serpeverde che ci si avvicinò con flemma demoniaca, rivolgendosi alla mia amica e litigando tra loro.

Guardai in quegli occhi di ghiaccio che mi avevano illuso più di una volta di una parvenza di calore, di tenerezza e il mio errore sembrò urlarmi contro a pieni polmoni, mentre indietreggiavo e gli occhi mi si riempivano di lacrime mentre le risate riprendevano ad echeggiare nel mio udito.

Scossi il capo e mi passai una mano tra i capelli, le labbra tremavano e sentivo un terribile nodo in gola.

COME HAI POTUTO. AVREI VOLUTO GRIDARGLI.

SE DAVVERO SI TIENE AD UNA PERSONA NON SI PUÒ SCENDERE A TANTO PER AMORE DI ORGOGLIO.

UNA PERSONA COME TE NON POTRÀ MAI ESSERE AMATA.

SEI SOLO UN MOSTRO.

Vidi Amanda muovere un passo in mia direzione e scossi il capo con fermezza distogliendo lo sguardo e cercando di trattenere un singhiozzo.

Cercò di dire qualcosa ma le gettai uno sguardo risentito che la immobilizzò e dopo aver lanciato un altro sguardo ad entrambi, mi voltai per uscire dalla Sala Grande prima che mi fosse impossibile trattenere le lacrime.

Sapevo che Amanda non aveva colpe, sapevo che non mi avrebbe mai ferita di proposito ma ciononostante in quel momento sentii di essere sola come mai in vita mia.

Potevo solo rifugiarmi in me stessa e in quell’anima che qualcuno mi aveva spogliato e violentato.


 

(Pov Harry)

Quando quella mattina entrò in Sala Grande coi suoi amici sembrava una giornata normale come tante altre ma arrivati al loro tavolo notarono che tutti gli studenti erano concentrati nel leggere qualcosa.

Probabilmente era un articolo della Gazzetta del Profeta su una vicenda di gossip o qualche notizia del Ministero della Magia particolarmente grave.

Scambiò un’occhiata perplessa con i suoi amici e presero anche loro i fogli ma quando cominciarono a leggere si scambiarono un’occhiata perplessa, per via del contenuto.

E’ un diario personale… chi mai vorrebbe renderlo pubblico?”.

Sentì commentare Hermione confusamente ma la risposta non tardò ad arrivare perché dalla tavola di Serpeverde si levarono alte risa e tutti guardavano in direzione del biondino.

Harry lesse il nome alla fine della pagina e si sentì raggelare: la migliore amica della Rubens.

Di fronte agli occhi gli apparvero le immagini di quel rientro a scuola con il tentativo di Malfoy di segregare la ragazza in un vagone per farle chissà cosa prima che quest’ultima – ancora non ne aveva capito il motivo! – si rifiutasse di denunciarlo.

Assottigliò gli occhi turchesi e rifilò un’occhiata disgustata al biondino.

Ne aveva compiute tante di carognate soprattutto ai suoi danni e ancora una volta aveva dato dimostrazione di quanto potesse scendere in basso.

Ma il momento culminante fu quando la giovane entrò in Sala Grande seguita da Amanda e entrambe compresero fin troppo presto cosa fosse successo.

Come il resto della scuola si ritrovò a fissare la scena, come uno spettacolo improvvisato ma di irresistibile fascino, e si incupì quando lo sguardo di entrambi si posò su Amanda i cui occhi erano più lucidi che mai e sembrava lì lì per crollare.

La sentì urlare contro Malfoy e quando comprese che era stata costretta a rubare il diario dell’amica sentì un moto di nausea e si ritrovò a mettersi in piedi, avvicinandosi ai tre.

Vide la biondina voltarsi per andarsene e Amanda tentò di seguirla ma gentilmente la prese per il braccio per trattenerla.

Lasciala andare, è sconvolta”.

Le sussurrò gentilmente facendole comprendere che a nulla sarebbe valso il tentativo di farla ragionare, in quel momento.

Osservò quegli occhi smarriti e feriti, il suo corpo che tremava e provò l’impulso di stringerla tra le braccia per rassicurarla.

Allungò una mano per sfiorarle la guancia e scostarle le lacrime ma si irrigidì al sogghigno di Malfoy e si voltò in sua direzione.

Lo trafisse con uno sguardo disgustato e la sua mano istintivamente ricercò la bacchetta.


 

(Pov Draco)

Bene, bene!”.

Gongolai con una risata a stento trattenuta: non era neppure occorso voltarmi verso le fecce Grifondoro.

Potter con il suo nobile animo da Eroe, non avrebbe certo potuto assistere alla scena senza offrire i suoi servigi da cavaliere senza macchia e senza paura.

Ma questo giocava a mio favore.

Potter, il difensore dei deboli, il paladino della giustizia è arrivato! – ridacchiai del suo sguardo interdetto e delle sopracciglia aggrottate e schioccai la lingua sul palato – Ma è meglio così: questa storia riguarda anche te, non sei curioso?!”.


 

(Pov Harry)

Rivolse al biondino un’occhiata sprezzante quando lo apostrofò in quel modo salvo aggrottare le sopracciglia a quel commento finale.

Lanciò un’occhiata ad Amanda che parve impallidire ulteriormente – il che era tutto dire – e tornò a fissare il Serpeverde con fare diffidente.

Cosa diavolo vuoi dire, Malfoy?”.

Ne pronunciò il cognome come si fosse trattato di un insulto.


 

(pov Amanda)

STA ZITTO MALFOY!”. Gridai in sua direzione, ignorando Harry.

Avevi promesso di non dire nulla… se ti avessi aiutato con Sarah!”. Gli ricordai debolmente anche se era un paradosso pretendere che lui rispettasse quel ricatto.

 

(Pov Draco)

Esatto! – ridacchiai divertito – E infatti ho mantenuto il tuo segreto finché mi hai aiutato”.

Scrollai le spalle e la guardai con crudele divertimento.,

Ma dimentichi un piccolo particolare…”.

 

(pov Amanda)

Di che cosa stai parlando?”. Domandai nervosamente.

 

(Pov Draco)

L’ultima volta ti sei rifiutata di obbedirmi e ho dovuto ricorrere alla maledizione Imperius e comunque carina – sorrisi ed inclinai il viso di un lato – non mi sembrava di averti promesso di mantenere il segreto, una volta finiti i tuoi servigi”.

Vidi i suoi occhi sgranare e risi divertito.


 

(pov Amanda)

SEI UN… UN INFAME!”. Lo apostrofai con voce con voce rotta.


 

(Pov Draco)

Sogghignai quanto mai divertito a quel insulto.
“Credevi davvero che te l’avrei fatta passare liscia ,dopo che mi hai rovesciato la burro-birra in testa?”. La guardai sprezzante.

Nessuno può sperare di farla franca, dopo avermi umiliato.”


 

(pov Amanda)

Iniziai a tremare come una foglia, mentre le lacrime iniziarono di nuovo a solcarmi il viso .
Avrei voluto uccidere Malfoy e sparire dalla faccia della terra e invece non potevo fare nulla.

Dovevo stare lì ed assistere alla mia umiliazione .


 

(Pov Draco)

Caro Potter è arrivato il momento che tu sappia la verità – continuai perfettamente incurante del suo sguardo interdetto e un po’ ebete e, ancora meno al fatto che tutta la Sala Grande ci osservasse – ho ricattato questa ragazzina per mesi”.

Scrollai le spalle.

L’ho costretta a darmi tutte le informazioni che conosceva sulla sua amichetta Angels, minacciandola di rivelare il suo segreto se non lo avesse fatto – sorrisi malizioso e mi fermai come per dare enfasi a quelle parole – non sei curioso di sapere di che segreto si tratta?”.


 

(Pov Harry)

Li aveva guardati perplesso e confuso durante quel breve scambio di parole, voltando il capo ora verso l’uno e ora verso l’altro come stesse seguendo una partita sul campo di Quidditch e la pluffa schizzasse ai due estremi opposti.

All’inizio aveva pensato si trattasse di un bluff, di un trucco subdolo del Serpeverde che avrebbe calunniato Amanda per vendicarsi delle sue intromissioni durante i suoi tentativi di conquistarne l’amica.

Volse lo sguardo alla ragazza le cui espressioni erano mutate in una sequenza rapida: dalla gelida rabbia e il timore fino al panico e al puro dolore.

Probabilmente, a giudicare da quanto tremava e guardava angosciata il biondino, avrebbe voluto fuggire ma qualcosa glielo impedì.

Si riscosse quando il suo storico rivale gli rivolse quella domanda con sguardo che dardeggiava di malizia e l’espressione perfidamente divertita.

Strinse maggiormente la presa sulla bacchetta e ne sentì le scintille quasi incendiargli la tasca della sacca.

Avrebbe voluto gettarsi su di lui e tramortirlo contro il pavimento ma non era una mossa molto attuabile con gli occhi degli studenti – e adesso anche degli insegnanti sconcertati che si stavano avvicinando per capire – e suo malgrado il tarlo del dubbio si fece insinuante.

Guardò il ragazzo disgustato e gettò un’altra occhiate alla ragazzina che sembrava sull’orlo di prorompere in un pianto isterico.

Quell’immagine lo fece ribollire di rabbia ed estrasse la bacchetta dalla tasca, incurante di tutto e di tutti.

Sta zitto, Malfoy o sarò io a farti tacere”.


 

(Pov Draco)

Ma come Potter, mi deludi!”.

Risi ed ignorai la sua bacchetta sguainata minacciosamente.

Una volta tanto che ti faccio un favore… tsk!”.

Scossi la testa, fingendomi offeso salvo poi sorridere e continuare come nulla fosse.

Una notte, appena tornati dalle vacanze di Natale, ero a fare il mio solito giro di ronda quando casualmente vidi entrare la signorina qui presente…”.


 

(pov Amanda)

NOOOOOO!”. Gridai con disperazione.


 

(Pov Draco)

Scrollai le spalle come non l’avessi sentita, continuando a guardare il mio nemico.

Stavo dicendo ..vidi entrare la signorina nella gufiera, la seguii e rimasi nascosto, aspettai che uscisse e presi una lettera che aveva lasciato al suo gufo e la lessi…”.

Ridacchiai e mi interruppi per dare enfasi a ciò che stavo per svelare.

Provai un senso di disgusto e allo stesso tempo di ilarità, per le dolci parole d’amore che c’erano scritte.

Decisi di stare zitto e tenere questo segreto per me.

Poi la notte di San Valentino, come era prevedibile, la ragazzina è tornata nella gufiera: ha lasciato un altra lettera e un pacco credo che ci fosse una torta dentro, non saprei non ho guardato”.

Scrollai le spalle come quello fosse un futile dettaglio.

Comunque a quel punto sono uscito allo scoperto e ho iniziato a ricattarla.
Sai per chi erano quelle lettere?”.

Sorrisi e lo guardai con le sopracciglia inarcate e il sorriso beffardo: l’espressione incredula del ragazzo mi fece comprendere che il dubbio era stato insinuato.


 

(pov Amanda)

Scoppiai in un pianto dirotto coprendomi il viso con le mani ,avrei voluto fuggire e invece ero lì, ferma e paralizzata dal terrore .


 

(Pov Draco)

Erano firmate M. R. ? – non attesi risposta e continuai – Amanda, o meglio dovrei chiamarti con il tuo nome di battesimo. Aspetta come era? Ah si! Melody… Melody Rubens!”.

Sorrisi ancora più divertito.

Caro Potter la tua amichetta non voleva che ti dicessi che era lei la tua misteriosa ammiratrice”. Conclusi con uno scrollo di spalle.


 

(Pov Harry)

Suo malgrado era rimasto coinvolto dalla risposta di Malfoy e dall’enfasi con cui veniva pronunciata: all’inizio era tutto confuso e astratto ma a poco a poco la verità cominciò a fluire nella sua coscienza sempre più intensamente.

Quando lo sentì fare allusione ad una prima lettera, ebbe un guizzo all’altezza del petto, un prurito improvviso alla nuca quasi una parte di lui avesse già compreso ma non fu necessario sentire le ultime parole, l’allusione ad M.R perché quella parte di lui, che nei mesi precedenti si era sentita dilaniare, aveva già compreso.

Restò semplicemente inebetito e frastornato per qualche istante: una miriade di pensieri e di immagini confuse e non riuscì a percepire esattamente il suo stato d’animo.

Come un dedalo multiforme di colori, non sembrava possibile distinguere ora la meraviglia, l’imbarazzo, l’incredulità da un crescente sentore di verità, di comprensione ora che finalmente aveva sciolto quel tarlo che lo aveva tormentato da quelle vacanze di Natale.

Quando tutto era iniziato.

In un flash rapido rivide tutti i momenti vissuti con quella ragazza e ricordò il suo stupore e sconcerto iniziale per la rabbia e l’arroganza con cui gli si rivolgeva, apparentemente immotivate, ma che adesso apparivano sotto una luce diversa.

Non era in torto quando aveva colto nel suo rossore e negli occhi lucidi un alone più dolce e fragile, lo stesso che aveva lasciato emergere in quelle lettere dove gli aveva schiuso il suo cuore.

Dunque non era mai stato realmente spaccato in due ma il suo inconscio era stato colpito da due sfaccettature apparentemente opposte.

Due lati di una stessa medaglia.

La ragazzina dalla risposta pronta ed arrogante, scostante e irriverente.

E quella sognatrice che lo osservava in silenzio con tenerezza struggente.

Amanda Melody Rubens.

Quella era la risposta.

Tutto il resto in quel momento di realizzazione sembrava essersi dissolto e ancora frastornato – ignorando gli sguardi avidi e curiosi degli studenti e quello sconvolto degli insegnanti – sentì il bisogno di incrociare lo sguardo della ragazza.

Ma quando ne vide il viso bagnato dalle lacrime, il corpo tremante, provò una grande rabbia e l’insano impulso di gettarsi su Malfoy e togliergli quel ghigno dalla faccia e quel sorrisetto insopportabilmente sicuro di sé.

Dopotutto era legittimo che lei fosse ferita: si era nascosta dietro quelle lettere, quei gesti gentili e pacati e gli aveva mostrato solo una facciata più composta e apparentemente indifferente.

Non ebbe tempo di chiedersi il perché ma sapere che era stata ferita e da quel lurido verme, lo fece quasi tremare mentre gli rivolgeva uno sguardo carico d’odio.
“Me la pagherai, Malfoy”.

Sibilò estraendo la bacchetta, pronto a lanciargli il primo incantesimo che gli fosse passato per la mente.


 

(pov Amanda)

La verità era venuta a galla.

Harry sapeva e si voltò a guardarmi sconvolto .

Tremai, scossa dai singhiozzi.

Mi sentivo umiliata, sconvolta, ferita e lacerata nell’animo.

Non mi restò che fuggire mentre Harry si era distratto per colpire Malfoy.
Uscii dalla Sala Grande a gran velocità senza guardarmi indietro ,senza sapere dove andavo.
Veloce lontano da tutto e da tutti.


 

(Pov Draco)

Come? Io ti faccio un favore e tu reagisci così?”.

Il biondino sogghignò ed ignorando il medaglione che sembrava pulsare all’altezza del petto, estrasse a sua volta la bacchetta contro Harry Potter.

Sentì il legno della bacchetta molto più potente del solito e una parte inconscia di lui sembrava presagire che se l’avesse colpito in quel momento con un incantesimo, sarebbe stato letale.

Il sogghigno malizioso e la risata perfida perché in pochi secondi avrebbe preso rivincita da tutte le umiliazioni patite a causa di quell’odioso maghetto dalla cicatrice e gli occhiali.


 


 

(Pov Harry)

Si rese appena conto della reazione di Amanda che profondamente addolorata e segnata da quell’umiliazione era corsa fuori dalla Sala Grande.

Sentì un odio ribollente, più intenso che mai scorrergli nelle vene ed incurante della reazione provocatoria e sogghignante del biondino, strinse più salda la bacchetta.

Gliela puntò contro e per qualche istante sembrò scegliere la parte del corpo dove il sortilegio sarebbe stato più violento.


 

(Pov Draco)

La tensione era altissima: tutti gli studenti avevano abbandonato il loro posto e si erano avvicinati per assistere meglio all’imminente duello: i miei amici Tiger ,Goyle e Pansy schierati al mio fianco.

Sentivo la magia scorrere nel mio sangue, forte come mai in quel momento.

La vittoria in pugno ma mentre mi apprestavo a colpire l’odiato Potter, una voce proveniente dal medaglione che portavo al collo mi ordinò di fuggire.

Provai a ignorarla ma, un potere più forte fece deviare l’ incantesimo che avevo lanciato contro Potter addosso alla porta la porta della Sala Grande, disintegrandola.

Ci fu un boato terribile e alcuni studenti si diedero alla fuga.

Quelli rimasti si allontanarono dall’aria di tiro.

La professoressa McGrannith cercò di fermare lo scontro ma il professor Piton glielo impedì .
Iniziò tra loro un violento diverbio verbale a cui si unirono anche gli altri professori.

In quel parapiglia provai nuovamente a colpire il mio rivale.

Il colpo fu deviato di nuovo.

La voce dal medaglione continua a gridarmi:

POTTER È MIO, POTTER È MIO… FUGGI È UN ORDINE!!”

Ignorai di nuovo e provai a colpire ancora e poi ancora , ma una forza invisibile spostava il mio braccio in un altra direzione .

Potter mi guardava, dapprima arrabbiato poi sempre più confuso.
In piedi davanti a me, immobile.

Ero accecato dalla rabbia.

Provai a colpire un’ultima volta.

Inutilmente.
Non mi restò che fuggire .

Gettai un incantesimo contro il grande lampadario distruggendolo e, approfittai della confusione per scappare.

Mentre ero inseguito dai professori, da Potter e una buona parte degli studenti, la voce mi gridava che dovevo andare alla Stanza delle Necessità.

Obbedii e una volta al sicuro lì dentro la voce cessò di parlare.

Adesso avevo finalmente capito cosa dovevo fare.


 

(Pov Harry)

In men che non si dica, il ragazzo estrasse la bacchetta e me la puntò contro: tra i nostri sguardi scoccavano scintille che sembravano infiammarci gli animi.
Soprattutto lo sguardo di Malfoy solitamente glaciale e gelido sembrava acceso di una luce quasi maniacale: la bacchetta sembrava bruciargli dalle dita mentre scoccava incantesimo su incantesimo con una tale energia e determinazione da lasciarmi senza fiato nei miei tentativi di difendermi.

Mi stupii per come la sua abilità nel duello era innaturalmente accresciuta, tanto che mi parve di scorgere uno scintillio rossastro nelle iridi ma fu solo un istante confuso in cui gocce di sudore perlato mi scivolarono lungo le tempie.
Cercai di parare colpo su colpo sentendo una pesantezza e stanchezza che non mi avevano mai assalito durante un duello contro un mio coetaneo, fino a quando gli assi dell’equilibrio mutarono.

Quella luce quasi folle nello sguardo di Malfoy sembrò farsi più opaca e i suoi movimenti meno fluidi e precisi mentre una forza misteriosa sembrava dominarlo e poi prendere il sopravvento su di lui.

Sembrava non avere più controllo della sua mente e del suo corpo, mentre il suo braccio si spostava involontariamente e quasi con rabbia vendicativa mi sferrò contro una maledizione Cruciatus che evitai scivolando sul pavimento.

Un guizzo rapido.

Provai a rimettermi in piedi ma fece cadere il grandissimo lampadario e le schegge dei diamanti si irruppero con forza, sfracellandosi contro il pavimento di pietra.

Mi riparai con la mano per non essere colpito al volto ma quando finalmente fui in piedi e scattai fuori dalla Sala Grande, lo vidi già sulle rampe per il settimo piano.

Imprecai quando compresi il suo scopo e quando mi trovai nella zona della Stanza delle Necessità provai a compiere il tragitto tre volte, pensando a tutte le opzioni possibili.
Ma la stanza non si aprì.

Più tempo passava e più ero consapevole che Malfoy, là dentro, da solo stava tramando qualcosa.
E io non potevo evitarlo.

Imprecai ma vani furono tutti i miei tentativi.

Non c’era nulla fa fare per fermare Malfoy, qualunque cosa stesse facendo: che stesse cercando di prendere tempo per evitare l’interferenza dei professori o organizzando qualcun’altra delle sue diavolerie.

Scesi al piano di sotto, correndo a perdifiato e non sapendo neppure io cosa fare esattamente.
Mi ricordai che Amanda era fuggita fuori dalla scuola e avrei fatto meglio ad avvertirle entrambe che non era il caso di indugiare all’esterno, senza la protezione di un insegnante.

Corsi fuori dal parco e cominciai a far vagare lo sguardo un po’ ovunque imprecando sommessamente quando non la trovai, salvo trasalire quando mi apparve di fronte il Preside con un’insolita aria grave sul volto.

Professore, Malfoy… si è rifugiato nella stanza delle Necessità…”.

Continua....


 


 

Salve gente, scusate il ritardo ma dopo quello che è successo, ieri non me la sentivo di postare il capitolo.

Ho passato l'intero pomeriggio a guardare video di glee, non riesco a capacitarmi della morte di Cory è assurda. anche se devo ammettere di non essere mai stata fan della coppia Finchel , non posso negare che Finn fosse l'anima del telefilm, senza di lui non so se avrà senso continuare, staremo a vedere.

Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto, e vi abbia fatto distrarre almeno quei 10 minuti che ci sono voluti per leggerlo.

Spero che pensiate ne sia valsa la pena.

Personalmente mi piace il modo in cui con Kiki87 abbiamo orchestrato la storia, soprattutto Draco.

É uscita fuori la sua malvagità e il lato più oscuro ma per quanto perfido, non è completamente marcio e presto avrà modo di dimostrare il suo valore.

Vi saluto e vi rimando l'appuntamento alla prossima settimana.

Grazie a tutti voi che mi avete seguito fin qui, soprattutto alla mia Angels, Kiki87. Se la storia vi sta piacendo almeno un po' è anche merito suo.

Ci vediamo lunedì prossimo e speriamo senza altre orrende sorprese.

Buon proseguimento vacanze.


 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** La presa di Hogwarts e la morte di Silente. ***


La presa di Hogwarts e la morte di Silente.

 

(Pov Harry)

Non c’è tempo, Harry… ho bisogno del tuo aiuto, subito” Furono le uniche parole che gli rivolse Silente e in men che non si dica si ritrovarono in un’isola sperduta in mezzo al mare, senza punti di riferimento.

Gli fece solo un breve accenno alla loro missione: dovevano cercare frammenti dell’anima di Voldemort e lui sospettava, conoscendo la sua vicenda personale, che uno di essi si trovasse in quel luogo.

Fu una missione terribile e pericolosa e fu costretto a compiere azioni di cui si sarebbe vergognato per sempre: a far tracannare del liquido mortale nella gola del Preside per riuscire a raccogliere quello che sembrava uno stupido medaglione.

Tornarono ad Hogsmeade ma la visione del Marchio Nero che troneggiava sulla scuola fece loro sbarrare gli occhi e, con le scope di Rosmerta, giunsero rapidamente sulla Torre di Astronomia, avvertendo anche da lassù il fragore di incantesimi e di una vera e propria lotta.


 

(Pov Draco)

Finalmente ricordavo tutto.
Le mattine in cui mi svegliavo nella Stanza delle Necessità.
Adesso mi era tutto chiaro.
Mio padre era un Mangiamorte, lo sarei stato anche io se avessi portato a termine la missione .
Aggiustare l’armadio riparatore e permettere così ai seguaci di Voldemort di entrare nella scuola.
Il medaglione: probabilmente il dono di uno di loro
Un modo per tenersi in contatto e darmi istruzioni.
Probabilmente era stato lo stesso Voldemort ad impedirmi di uccidere il mio eterno rivale.
Non so dire quanto tempo rimasi chiuso in quella stanza ma, finalmente, riuscii a riparare l’armadio.
Qualche minuto dopo, il Marchio Nero sulla scuola e sul mio braccio.
Ero un seguace di Voldemort.
Con mia zia Bellatrix e altri Mangiamorte s
etacciammo la scuola alla ricerca di Silente.
Il mio nuovo compito: eliminarlo una volta per tutte.
Dopo aver vagato, per non so quanto, riuscimmo a trovare il preside nella Torre di Astronomia.
Sembrava che mi stesse aspettando .
“Buona sera”. Mi disse .
Sapeva che ero lì per ucciderlo, tuttavia non tentò di fermarmi.
Gli puntai contro la bacchetta ma non riuscii a eliminarlo.
Nonostante mia zia Bellatrix e gli altri erano li a incoraggiarmi non fui in grado di uccidere quell’uomo.
Qualcun altro lo fece: il professor Piton.
Silente cadde sotto il suo colpo mortale, precipitando dalla torre.
Fuggimmo dal castello e nemmeno Harry Potter, che si era lanciato al nostro inseguimento, riuscì a fermarci.


 

(Pov Harry)

Silente gli aveva chiesto di andare a cercare il Professor Piton e una piccola parte di lui, che era taciuta, sembrava aver presagito che si era trattata solo di una scusa.

Fu in quel momento che l’incantesimo di Silente lo colpì e da sotto le travi del pavimento di legno, scorse tutta la scena: l’arrivo di Malfoy e di altri Mangiamorte.

Ricordò la foga quasi maniacale e lo sguardo spiritato di Bellatrix mentre sussurrava al nipote:“uccidilo, Draco!” e il sogghigno di Greyback:

Non lo farà: è un codardo, esattamente come suo padre”.

Quanto più ferrei i tentativi di divincolarsi dall’incantesimo e quanto più sembrava immobile e costretto ad ascoltare e vedere tutto.

Fu persino un sollievo vedere l’arrivo di Piton ma, un urlo agghiacciante che non riuscì ad esternare, questi senza esitazione colpì il Preside con l’anatema mortale.

Una scena quella che gli appariva davanti ogni giorno e in ogni incubo notturno.

A cominciare dalla vigilia del funerale.

Ricordò vagamente la confusione della notte, il suo tentativo inutile di seguire Piton e gli altri.

il tentativo di ferirlo fino a quando in turbine di vesti colorate, erano tutti scomparsi di fronte ai suoi occhi impotenti mentre cercava di spegnere le fiamme appiccate contro la capanna di Hagrid.

Era tutto irreale eppure ovattato, quasi una parte di lui lo volesse proteggere rendendogli impossibile accettare quella realtà.

La bara di un bianco accecante mentre i raggi del sole la baciavano e l’ufficiante pronunciava il necrologio.

Vide Hermione stringersi a Ron: il corpo esile in tensione e sconvolto dai singhiozzi a stento repressi, più avanti Amanda Rubens stretta in un abbraccio consolatorio e disperato alla sua amica Angels. Sospirò e si costrinse a distogliere lo sguardo: persino quanto accaduto ieri ad entrambe sembrava esser spazzato via. Rivolse un ultimo sguardo alla bara fino a quando il canto di Fenice sembrò risuonare da dentro il suo cuore e si voltò. “Non tornerò a scuola l’anno prossimo”. Annunciò ai suoi amici, in un momento di solitudine su quella stessa Torre. Lo sapevamo– commentò prontamente Hermione –e noi verremo con te”. “Sarà dura… e pericoloso, dovremo cercare altri Horcrux e capire come distruggerli prima di arrivare a lui, non voglio coinvolgervi”. Obbiettò Harry. Ron sorrise appena, come se lo fosse aspettato. Se non fosse così, sarebbe troppo noioso”. Commentò con voce tranquilla, insieme ne avevano passate di tutti i colori e forse, da sempre era preparato a questa missione. Non avevamo accettato allora di andarcene e non lo faremo ora”. Dichiarò Hermione altisonante. La stessa consapevolezza di Ron.

Harry Scosse il capo ma dentro di sé sorrise.

Sapeva che non lo avrebbero abbandonato.

Continua....


 

Salve gente, questa volta ho postato il capitolo con anticipo.

So che è un po' breve ma durante la stesura dello stesso, con Kiki87 , abbiamo deciso di comune accordo di non stravolgere la morte di Silente, ci siamo limitate a riportarla cosi com'è avvenuta nel film: perfetta nella sua drammaticità.

E anche con il funerale siamo rimaste il più fedele possibile all'originale.

Ci auguriamo che la cosa venga apprezzata.

Il prossimo capitolo sarà più lungo e più intenso ma anche li cercheremo di non discostarci troppo dagli avvenimenti e aggiungere di nostro li dove è necessario per il proseguo della fan fiction.

Grazie a voi tutti che siete arrivati fin qui, un abbraccione alla mia Kiki, vi aspetto la prossima settimana, buon proseguimento di serata e buon inizio settimana a tutti. :)

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Luglio 1997 – Maggio 1998 Dalla ricerca degli Horcrux verso la battaglia finale. ***


Luglio 1997 – Maggio 1998

Dalla ricerca degli Horcrux verso la battaglia

finale.


(Pov Harry) Per quanto avesse voluto non avevano potuto intraprendere subito il suo viaggio e quel giorno avrebbe assistito al matrimonio tra Bill e Fleur.

Sospirò impercettibilmente, rigirando tra le dita il medaglione di Serpeverde e rilesse un’ennesima volta lo scritto di quel famoso RAB.

Mi chiudi la zip?”.

Si riscosse quando sentì quella voce familiare e si voltò scorgendo la schiena nuda di Ginny Weasley in chiara attesa lui l’aiutasse.

Rimise in fretta il medaglione in tasca e le si avvicinò e, stando attento a non sfiorarne la pelle così sfacciatamente esposta al suo sguardo, le sollevò delicatamente la zip.

Sembra una sciocchezza un matrimonio, in questa situazione”. La sentì sussurrare.
“Non per due che sono innamorati come loro”. Rispose e la vide voltarsi in sua direzione: lo sguardo lucido di chi spera di aver compreso il messaggio sottinteso.

Scosse fermamente il capo.

Non io Ginny… e prima lo avrai capito, prima riuscirai ad essere felice con qualcuno a cui interessi”.

La guardò dritto negli occhi ma si voltò dopo aver pronunciato quelle parole e uscì di casa per aiutare all’allestimento del tendone.

Aveva un vago ricordo della cerimonia, interrotta dall’arrivo del Patronus di Kingsley e l’incursione dei Mangiamorte.

Lui, Hermione e Ron si ritrovarono nella Londra babbana e trascorsero la notte a Grimmauld Place.

Lì scoprirono l’identità del misterioso “RAB” e lì escogitarono il piano che permise loro di entrare in possesso del vero medaglione che Mundungus aveva rubato da quella stessa casa e costretto a cedere a Dolores Umbridge.

 

(Pov Sara)

Si trattava dell’ultimo anno a Hogwarts ma, già sul treno, l’atmosfera tetra era davvero senza precedenti.

Anche il viaggio lo fu: circa a metà percorso il treno fu fatto deviare e frenare dai Mangiamorte che frugarono tra i vagoni alla ricerca di Harry Potter.

Lui non era tornato a scuola quell’anno.

Sospirai e osservai ancora una volta Amanda: non era stato facile per lei convincere i genitori e parenti di origine babbana a farla tornare a scuola, ed era spesso oggetto di battute da parte degli insegnanti Mangiamorte, nonché Tiger e Goyle che erano particolarmente versatili in materia.

Chi mi aveva sorpreso, era invece Draco Malfoy.

Malgrado Severus Piton fosse il nuovo preside e lui recasse sul braccio quel segno di riconoscimento tra i maghi oscuri, sembrava il fantasma di se stesso.
Guardandolo adesso: sempre silenzioso e solitario, mi era quasi impossibile riconoscere in lui quel ragazzo che appena un anno prima mi stava orchestrando una corte spietata.

Adesso il pensiero di quei regali, di quei dialoghi e persino di quei due baci che mi aveva rubato sembravano lontani, quasi blasfemi.

Mi riscossi dalle mie riflessioni e mestamente, con la mia amica, ci dirigemmo a lezione di quelle che ormai erano definite Arti Oscure.

Osservavo con ripugnanza l’insegnante che voleva indurci a compiere incantesimi illegali e torturatori ma ogni volta che ci eravamo rifiutate, Piton ci aveva costrette – insieme ad altri pochi alunni tra cui Neville Paciock – a ronde notturne nella foresta proibita, assieme a Hagrid.

Osservavo ogni notte il cielo dalla mia torre: persino le stelle sembravano più opache del solito e mi domandai cosa ne sarebbe stato di noi.

Cercavamo continuamente notizie sul giornale ma erano tutte contraddittorie e senz’altro filtrate per volere di Lord Voldemort perché non fossimo davvero consapevoli di cosa ci stava accadendo intorno.

Finirà mai tutto questo?

Mi domandai anche quella notte.

Anche quella notte, non seppi darmi una risposta.


(Pov Amanda)

Credevo che non sarei più tornata a Hogwarts dopo ciò che era successo quella terribile mattina in cui venni umiliata davanti a tutta la scuola.
Quando il perfido Draco Malfoy aveva rivelato a Harry Potter che ero la sua ammiratrice segreta.
Lui si era voltato a guardarmi: nel suo sguardo avevo letto l’incredulità ed ero fuggita con l’intenzione di non tornare mai più.
Ma il destino era in agguato e dopo diverse ore dalla mia fuga venni raggiunta dalla terribile notizia della morte del nostro amato preside: Albus Silente.
Quel avvenimento cosi tragico cambiò per sempre il mio destino e quello di tutti.
Il giorno dopo andai al funerale e lì rincontrai Sarah .
Ci stringemmo in un abbraccio che tacitamente ci riappacificò.
Vidi anche Harry ma non osai avvinarmi e nemmeno guardarlo.
Qualche giorno più tardi scoprii che era partito in missione con i suoi inseparabili amici: Ron e Hermione e che a Settembre non sarebbe tornato a scuola.
Io invece ci tornai, nonostante il parere contrario dei miei genitori e parenti che temevano il pericolo, volli comunque tornare a Hogwarts.
Fu davvero terribile quell’ultimo anno specialmente per me.
Avere Piton come Preside e i Mangiamorte come professori .
Subire continue vessazioni da parte di Tiger, Goyle e Pansy Parkinson.
Ma la cosa peggior e .
Ciò che davvero mi struggeva era il fatto di non vedere più Harry Potter.
Non sapere dove si trovasse .
Non avere suo notizie.
Era vivo , era morto?
Chi sapeva?
L’angoscia per la mancanza di queste informazioni era tale da lasciarmi indifferente a tutto il resto.


(Pov Draco)

Dopo la morte di Silente molte cose erano cambiate.
Il ministero della magia era caduto e Voldemort era l’assoluto padrone del mondo magico.
Harry Potter l’unico che potesse fermarlo era scomparso.
In tutto il regno i manifesti con la sua taglia: diecimila galeoni .
Tanto valeva la sua cattura.
L’indesiderabile numero uno: questo ormai il suo soprannome.
Io invece avevo realizzato il mio desiderio: essere un Mangiamorte.
Servire il mago più oscuro di tutti i tempi.
Era ciò che aveva sempre fatto mio padre che anche in quell’occasione si rivelo un fedele servitore offrendogli la nostra casa come base operativa.
Tuttavia mi domandavo se tutto ciò fosse giusto.
A Hogwarts le cose andavano male.
Piton era il nuovo preside e noi Mangiamorte dettavamo legge per la scuola.
Gli altri studenti mi odiavano.
Leggevo nei loro occhi il timore e il disprezzo che nutrivano per me.
Avrei potuto approfittare di quella situazione per spadroneggiare.
Nessuno avrebbe potuto fermarmi.
Avrei potuto prendere la Angels… prenderla con la forza.
Tuttavia non lo feci.
In realtà non osai neanche guardarla negli occhi per tutto l’anno.
Non dopo quello che le avevo fatto.
Non dopo ciò che ero diventato.


 

 (Pov Harry)

Osservò l’orizzonte di fronte a sé e i ricordi di quel lungo viaggio sarebbero stati meglio raccontati dalle abrasioni sul corpo.

Avevano affrontato mille difficoltà durante quel viaggio che sembrava anche un modo per riscoprire se stessi e così fu per Ron che dapprima si allontanò e poi tornò, spinto dal suo amore per Hermione e la lealtà per Harry.

Furono quei sentimenti che gli fecero affrontare le sue paure e sofferenze taciute (il timore Hermione non ricambiasse il suo amore, il pensiero di essere un figlio non desiderato) e distruggere il primo Horcrux.

Il diario, l’anello e il medaglione ma quali altri ancora?

Silente gli aveva mostrato i ricordi di Tom Riddle e il suo amore per Hogwarts, l’unico posto in cui si fosse sentito a casa.

Dunque aveva trovato un Horcrux di Serpeverde e nel ricordo aveva visto la coppa di Tassorosso e se ci fosse stato anche un oggetto legato a quella di Corvonero?

Avrebbe scommesso che si trattava così.

Dobbiamo andare a Hogwarts… anche lui è diretto là, vuole la bacchetta di Silente”.

Era stata tutta una sequenza rapida di eventi: il loro abile quanto pericoloso piano per impadronirsi della Coppa di Tassorosso, e il viaggio verso Hogwarts per trovare una reliquia legata a Corvonero.
Con l’intervento insperato di Aberforth riuscirono a penetrare nella scuola senza essere visti e dopo uno scontro nella Sala comune di Corvonero.
Solo dopo aver parlato con la Dama Grigia scoprì che il diadema era stato da lei rubato, figlia della fondatrice, e nascosto nella Stanza delle Necessità.

Ricongiuntosi coi suoi amici – che nel frattempo avevano distrutto la Coppa con le zanne del basilisco nella Camera dei Segreti – trovarono Malfoy, Tiger e Goyle a sorprenderli.
Il giovane Malfoy avrebbe voluto consegnarlo al Signore Oscuro, sperando così di redimere il prestigio della propria famiglia ma Tiger, completamente accecato dalla rabbia e dalla follia, tentò dapprima di uccidere Hermione per poi gettare delle fiamme maledette nella Stanza.
Così facendo mise in pericolo la sua vita e quella degli amici: Harry volando sulla sua scopa stava per lasciarsi quelle fiamme alle spalle ma aveva scorto Malfoy che aveva messo in salvo Goyle.
Non ci fu tempo di riflettere: tutta l’ostilità passata sembrò sfumare in quel momento in cui era vicinissimo alla morte.
Lo prese e lo caricò sulla sua scopa.
Un esito positivo ci fu da quella vicenda: Tiger, vittima del suo stesso piano, aveva involontariamente provveduto a distruggere un altro Horcrux.
Uscì da scuola alla ricerca del famelico serpente di Voldemort e in quel tunnel che conduceva alla Stamberga Strillante assistette all’uccisione di Piton e ne vide i ricordi.
Tutto fu fin troppo chiaro a quel punto, specialmente il ricordo del dialogo tra Piton e Silente.
Era pronto ad andare incontro alla morte e si diresse, con una sicurezza che non aveva nulla di naturale in un 17enne.
Aprì il boccino perché come recitava: “Mi apro alla chiusura” e rivide i suoi cari che lo avrebbero assistito più intensamente che mai.
Affrontò il suo acerrimo nemico con una lucidità quasi folle.
Fu un istante:
“Avada Kedavra”
“Expelliarmus”.
Entrambi caddero a terra privi di sensi.

(Pov Draco)

Venne infine il giorno dello scontro finale: Harry Potter Vs Voldemort.
Dall’esito avremmo conosciuto il destino di tutto : la salvezza o la fine.
Hogwarts era ormai in fiamme .
la battaglia incombeva .
I studenti contro i Mangiamorte.
E io? Da che parte dovevo stare?
Non lo sapevo più.
Fino a dieci minuti prima avevo cercato di consegnare Harry, bloccandolo in una trappola nella Stanza delle Necessità.

Ma Tiger era impazzito e per poco non rischiò con un incendio di uccidere non solo Harry ma tutti noi.
Credevo che sarei morto,fin quando non mi sentii sollevare in lato e mi trovai a volare sulla scopa di Harry .
Mi aveva salvato la vita.
Cosa avrei dovuto fare adesso?
Se mi fossi schierato con lui, Voldemort mi avrebbe ucciso .
Però non volevo più essere un Mangiamorte.
Vedere i miei compagni di scuola, ragazzi della mia età, cadere sotto i colpi di quegli assassini o combatterli coraggiosamente, mi fece vergognare di ciò che ero.
Tuttavia non potevo lottare e espormi , ragion per cui decisi che l’unica cosa da fare era fuggire .
Mi inoltrai nei corridoi e mentre scappavo vidi la Rubens picchiare Pansy Parkinson .
Quest’ultima se la stava davvero vedendo brutta .
Mi venne incontro per farsi aiutare.
Non lo feci.
La Rubens era davvero una furia e io non potei fare a meno di scoppiare a ridere .
Avrei voluto assistere a quello spettacolo fino alla fine ma le urla agghiaccianti di una ragazza mi costrinsero a tornare indietro .
Sarah Angels a terra mentre Greyback si apprestava ad azzannarla, mi gettai contro di lui per fermarlo .

Scappa, Angels” Riuscii a gridare un attimo prima di cadere colpito da un incantesimo.


(Pov Sara)

Ero scesa nella mia Sala Comune e avevo assistito impietrita allo scontro tra Harry Potter e i Mangiamorte membri del corpo insegnanti.
La battaglia stava ormai infuriando e nella Sala Grande tutti gli insegnanti e gli Auror si disposero per aprire battaglia ai Mangiamorte: gli insegnanti si rivolsero a noi maggiorenni e ci chiesero di prendere una decisione ferma e definitiva.
E così facemmo.
La voce di Lord Voldemort risuonò un’altra volta, echeggiando nella Sala Grande alla ricerca di Harry Potter e sentimmo Pansy Parkinson indicarlo alla folla.
Mi voltai verso la mia amica ma non feci in tempo a dirle o fare nulla perché si mosse in direzione della Serpeverde.
Non persi tempo e mi disposi per aiutare gli altri alunni e gli Auror per salvare il Castello e i Mangiamorte: dovetti fare uso di tutti gli incantesimi di attacco e di difesa che conoscevo ma non ero pratica nelle Arti Oscure.
Non sapevo ferire mortalmente e neppure avevo la rabbia e la voglia assassina che erano propedeutiche alle Maledizioni Senza Perdono.
Riuscii a pietrificare un Mangiamorte ma di fronte a me se ne parò un altro: mastodontico, sembrava costretto in quegli abiti dei Mangiamorte e il suo volto era butterato, quasi canino, gli occhi iniettati di sangue e i denti affilati.

Greyback, lo riconobbi per la foto segnaletica.
Cercai di ricorrere a tutto il mio arsenale ma mi ritrovai disarmata e lo sentii fiutarmi con golosità quasi perversa, gli occhi iniettati di desiderio.

“Che odore delizioso”.
Gettai un grido di disperazione e di incredulità proprio quando stava per avventarmisi contro ma trasalii quando il suo corpo fu fatto cozzare.
Mi voltai incredula, riconoscendo quella voce e i capelli di quel biondo platinato, prima che il Mangiamorte lo fissasse di sbieco e gli assestasse un Sectumsempra.
Il fragore fu quasi assordante: come diecimila pugnali acuminati si infransero sul suo torace e il sangue sembrò persino offuscarmi la vista.
Vidi il suo corpo cadere a terra come una bambola di pezza spezzata e fragile mentre la camicia candida si dipingeva di un rosso acceso.
Sentii un sordo urlo ghiacciarmisi in gola mentre gli occhi prudevano e il mio cuore sembrò perdere i battiti.
Non mi accorsi di tutto ciò che stava accadendomi attorno: Lupin che prese il nostro posto in battaglia.
Ignorai tutto il resto e mi avvicinai al ragazzo che ansimava faticosamente mentre il sangue continuava a bagnarne la camicia prima candida.
Gli occhi perlati erano sgranati e colmi di orrore, il corpo tremava e mi misi in ginocchio di fronte a lui, cercando disperatamente la sua bacchetta e tentando di ricordare l’incantesimo adatto.
Le sue pupille si concentrarono su di me e sembrò voler dire qualcosa ma scossi il capo.
“Schh… v- va tutto bene”. Sussurrai tra le lacrime la voce roca.
Cercò ancora di mormorare qualcosa ma scossi il capo, sfiorandogli piano la guancia, sentendo la pelle gelida.
“Non ti lascio… calmati”. Sussurrai di nuovo con gli occhi lucidi.
Mi aiutai con la sua bacchetta, non trovando la mia, e lo portai lontano dalla battaglia, cercando tra le pozioni dell’infermeria per trovare del dittamo.
Mi inginocchiai di nuovo di fronte a lui e con un incantesimo cercai di bloccare il flusso del sangue, sperando di evitare un’emorragia.
Il corpo era ancora scosso dagli spasimi ma sembrarono placarsi e il flusso diminuì fino ad estinguersi.
Aveva perso i sensi ma sembrava che il peggio fosse passato e fortunatamente Madama Chips ci trovò e si assicurò che non ci fossero emorragie.
L’aiutai a spalmare del dittamo sulle ferite che avrebbero dovuto prevenirgli delle cicatrici e lo bendò sul torace.
Era ancora piuttosto pallido ma il peggio doveva esser passato.
Mi scostai le lacrime e ne osservai il viso così innocente e delicato nel torpore, come un bambino indifeso.
Ne strinsi la mano e me la portai alle labbra baciandone appena il dorso.

Tutto il resto sembrava dimenticato, lontano ed ovattato.
Persino l’esito della battaglia.
Se sarei dovuta morire quella notte, gli sarei morta accanto, proteggendolo finché mi era possibile.
Finalmente avevo visto il suo cuore.
E lì non era un Mangiamorte.
Neppure un lurido Serpeverde.
Era soltanto Draco.
Il ragazzo che stava per dare la sua vita per me.
Il ragazzo che mi amava.
L’unico cui avrei potuto donare il mio cuore.


(Pov Amanda)

Ero chiusa nella mia stanza e cercavo di concentrarmi nello studio.
Quando ad un certo punto udii la voce di Voldemort:

Consegnatemi Potter”. Lo sentii dire.
“HARRY”. Urlai alzandomi di scatto dalla poltrona.
Possibile che fosse tornato?
“ vivo… è qui” . Mormorai incredula mentre uscivo precipitosamente dalla casa dei Tassorosso per andare a verificare che fosse tutto vero.
Che non fossi impazzita.
Raggiunsi di corsa la Sala Grande.
Erano tutti li: insegnanti,allievi e Mangiamorte .
C’era anche lui : Harry Potter.
Il mio cuore fece una capriola.
Riuscii a stento a trattenere le lacrime di gioia e sollievo.
Poi di nuovo riecheggiò nella sala , la voce di Voldemort che ripeteva l’ultimatum.
Un brusio si alzò tra i presenti.
Harry in silenzio al centro della sala.
I professori ci chiesero di schierarci : lottare o consegnarlo al signore oscuro..
Si udì un grido femminile :

CONSEGNIAMOLO”. Disse la proprietaria della voce indicandolo tra la folla.
Prima ancora di girarmi sapevo già chi era l’infame.
Tuttavia mi voltai per esserne certa.

Proprio lei: Pansy Parkinson .
La vidi nuovamente formulare la proposta.
Sentii la rabbia crescermi dentro.
Il sangue ribollire nelle vene.
Il cuore battere forte e la magia scorrermi dentro,attraversandomi come scariche elettriche.
Vidi scorrermi davanti agli occhi,tutte le immagini dell’ultimo anno.
La rabbia, il dolore, l’angoscia e tutte le umiliazioni subite.
Ripensai a quanta gente era morta a causa di Voldemort.
Sia maghi che babbani.
E li tra noi l’unica speranza di fermare quell’orrore.
Harry Potter!.

Fortunatamente la proposta di Pansy venne rifiutata e a lei non restò che fuggire per evitare l’imminente battaglia.
Senza farmi notare, mi lanciai al suo inseguimento.
La raggiunsi e mi gettai su di lei, decisa a farle pagare tutte le umiliazioni che aveva arrecato a me e a tante altre ragazze.
Sopratutto volevo vendicarmi per Harry.
Poi ad un certo punto entrò Draco Malfoy .

Il suo diletto.
Credendo che mi avesse fermata, Pansy si gettò verso di lui chiedendo aiuto.
Ma lui non si mosse, lo vidi sorridere mentre infierivo contro di lei. .
Cadde priva di sensi e io me andai a combattere contro i Mangiamorte lasciandola al suo misero destino e alla consapevolezza che a Malfoy non importasse nulla di lei.


 

(Pov Harry)

Si svegliò in un luogo stranamente familiare: la deserta stazione di King’s Cross in cui incontrò Silente.
I suoi occhi azzurri brillavano come quando era in vita seppur lo stesso Harry credette di essere morto.
In quel dialogo, Silente lo definì il padrone dei Doni della Morte, il prescelto che era pronto a sacrificare la sua vita per quella dell’intera umanità.

Così facendo aveva distrutto il frammento di anima rimasto nel suo corpo ma la missione era tutt’altro che conclusa.
Silente lo mise di fronte ad una scelta e il ragazzo sapeva di esser nato per questo e ancora una volta non si tirò indietro.
Quando rinvenne, Lord Voldemort chiese a qualcuno di assicurarsi che fosse morto: sentì il tocco gentile di Narcissa Malfoy.
Gli chiese di Draco e rispose che stava bene: non c’erano più giuramenti validi per i Malfoy, non con il rischio di perdere il loro unico figlio.
Fu quella bugia che fece realizzare il suo piano: il suo corpo fu trasportato da Hagrid come un vessillo religioso durante una processione e la disperazione si impossesò di tutta la folla.
Non di Neville Paciock che eseguì l’ultimo ordine di Harry e uccise Nagini.
Tutti gli Horcrux erano stati distrutti.
Harry rivelò l’inganno e in quell’ultimo dialogo con Tom Riddle la sconcertante rivelazione: il vero padrone della bacchetta di Sanbuco era Draco Malfoy che lui stesso aveva disarmato mesi indietro.
Voldemort sferrò di nuovo l’anatema mortale, Harry strinse la bacchetta di Draco e sferrò quello di disarmo.

La bacchetta di Sanbuco non poteva ribellarsi al suo vero padrone, si dimenò, consegnandosi ad Harry e Lord Voldemort cadde vittima del suo stesso incantesimo.
I secondi successivi furono un’accozzaglia di volti felici, commossi e di gioia.
Si sentì stringere da un abbraccio collettivo in cui non riuscì a distinguere nessuno dei presenti.
Sentì il bisogno di rifugiarsi per qualche istante da tutti e da tutto.
Si diresse con i suoi amici nell’ufficio del Preside ma voltandosi si specchiò per un attimo nello sguardo di Amanda Rubens.
Un sorriso intenerito e nostalgico gli curvò le labbra.
“Non dobbiamo più attendere a lungo”.

Continua....



Salve gente, è l'ultimo lunedì di luglio e f un caldo infernale, vi scrivo dalla mia solita postazione, con tanto di ventilatore addosso e spruzzino per rinfrescarmi.

Spero che le vostre vacanze stiano procedendo bene. Preferisco stendere un velo pietoso sulle mie e concentrami sul capitolo.

Spero sinceramente che vi sia piaciuto. La mia amica Kiki87 mi ha dato una grossa mano per riuscire a finirlo, devo a lei i dettagli sul viaggio di Harry e la ricerca degli Horcrux , il suo ritorno a Hogwarts e la battaglia finale. Io no ricordavo assolutamente nulla e all'epoca la seconda parte dei doni della morte non era ancora uscita al cinema.

Ho voluto comunque prendermi due o tre rivincite.

Primo : la scena tra Harry e Ginny. Non ho mai digerito quel “mi chiudi la zip?” . Mi è sembrata una cosa forzata e al quanto lasciva. Specialmente se si pensa al carattere timido e discreto della ragazza, alla sua condotta nel corso dei primi sei libri e film.

Tutt'altra faccenda nella mia fan fiction direi infatti, che la frase si adattava più alla Ginny sfacciata che ho descritto, cosi ho usato la scena e l'ho fatta finire come volevo io.

Secondo : il Sectumsempra a Draco. Altra cosa che non ho mai sopportato è stato il fatto che glie l'abbia lanciata Harry , specialmente nel film – e qui vorrei strozzare lo sceneggiatore – che subito dopo il fattaccio ha mandato Harry nella stanza delle necessità a baciare Ginny. Bella sensibilità! Ho preferito invece per far riscattare Draco, che per salvare l'amata non ha esitato a lanciarsi contro i suoi stessi alleati ed essere colpito proprio da uno di loro. Un gesto da eroe che lo riscatta di tutto e cancella l'onta di Harry.

Terzo: la lezione a Pansy. Mia totale invenzione. Infondo chi di voi non ha mai desiderato almeno una volta di tirare 4 ceffoni a quel muso da carlino?.

Bene gente, spero che le mie scelte non vi siano parse troppo azzardate. In ogni caso sono pronta a chiarire i vostri dubbi e perplessità li dove ce ne fossero.

Ringrazio di cuore, tutti voi che siete arrivati fin qui e spero lo farete fino alla fine (tanto ci siamo quasi :D)

un abbraccio di cuore, alla mia amica Kiki87 e un saluto caloroso a tutti . Al prossimo aggiornamento.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** 2 Maggio 1997. Il ragazzo sotto la cicatrice. ***


2 Maggio 1997.

Il ragazzo sotto la cicatrice.

 

(Pov Amanda)

Lottai disperatamente contro i Mangiamorte con tutte le mie forze.
Non ero molto brava nelle Maledizioni Senza Perdono ma conoscevo molti incantesimi d’attacco e inoltre sapevo tirar bene di destro.
Ma quando giunse la notizia della morte di Harry, io e tutti gli altri smettemmo di difenderci.

Era finita .
Il Signore Oscuro aveva vinto.
Sfilammo dietro ad Hagrid che portava in braccio il corpo esanime di Harry.
In quegli istanti che parvero infiniti,non provai neanche dolore: mi sentivo svuotata di ogni emozione.
Desideravo soltanto che presto sarebbe giunta anche la mia ora.
Poi all'improvviso il colpo di scena: Harry era vivo.
Affrontò il nemico e lo sconfisse .
Voldemort era morto.
La pace era tornata una volte per tutte.
Vidi la folla stringersi attorno ad Harry in un collettivo abbraccio.
Non mi unii a loro.
Rimasi a guardarlo a distanza.
Poi si scostò dalla folla per starsene da solo ma mentre si allontanava per un attimo il suo sguardo si posò sul mio.
Sorrisi perché questa volta non potevo e non volevo più fingere.
Lasciai che leggesse nel mio sguardo tutto l’amore che serbavo per lui.
Finché non mi rivolse quella frase.
Il mio cuore ebbe un fremito.
Tornai dai miei accompagni in attesa che mantenesse la sua dolce promessa.


 

(Pov Harry)

Uscì dall’ufficio di Silente dopo aver parlato con il ritratto e aver riparato la propria bacchetta: sentiva ancora la mente un dedalo confuso di pensieri ed immagini.

Ma soprattutto una serenità che sembrava essere stata strettamente contenuta in sordina e sembrava voler esplodere.

Probabilmente non in modo del tutto sfacciato perché altrettanto intenso era il cordoglio e il dolore per tutti i caduti tra cui Fred Weasley e i coniugi Lupin.

Lasciò la famiglia Weasley raccolta nel dolore di quella perdita più fresca e sentì il bisogno di isolarsi da tutti quanti, uscendo per qualche istante nel parco anch’esso devastato dalle macerie dell’ala del castello che era crollata sotto gli incantesimi.

Ce l’ho fatta” .si disse guardando la notte, ancora incredulo e tante erano le emozioni che provava in quel momento da non saperle distinguere: felicità e commozione, incredulità e smarrimento.

Per quei sette anni la sua vita era ruotata intorno a Voldemort ma adesso avrebbe potuto iniziare a vivere davvero.

Sorrise a quel pensiero mentre di fronte agli occhi gli apparve quel sorriso timido ma incredibilmente dolce che fece luccicare gli occhi castani.

Perché non iniziare da subito, si disse.

Raggiunse rapidamente la gufiera e scrisse rapidamente poche parole.

Ti attendo nel luogo del nostro ultimo incontro a Hogsmeade.

Non posso aspettare ulteriormente,

ti prego di raggiungermi quanto prima.

Harry James Potter.

 

Si allontanò dal perimetro del castello e si smaterializzò, entrò nel locale che affittò per tutta la notte ringraziando il proprietario anch’egli così ebbro di serenità che gli promise quel favore gratuitamente e per tutte le sere a sua scelta.

Attese pazientemente e ormai l’aurora aveva preso a risplendere quando finalmente la giovane fece la sua comparsa e si trovò di fronte ad un paesaggio tutto trasformato.

La pista di ghiaccio era lucida e liscia come uno specchio mentre centinaia di candele erano sospese nell’aria e una dolce musica echeggiava in sottofondo.

Il giovane sorrise e mostrò che al centro della pista aveva, con l’aiuto della bacchetta, impresso i simboli delle loro Case sopra i nomi di battesimo.

Non disse nulla, si avvicinò alla ragazza e le porse la mano destra con un sorriso che fece risplendere gli occhi turchesi.

Finalmente”. Sussurrò con voce sospirata.


 

(Pov Amanda)

Appena due ore dopo aver pronunciato quelle parole,ricevetti una lettera di Harry.
Mi aspettava alla pista di pattinaggio.
Uscii dalla scuola e lo raggiunsi di corsa .
Il cuore a mille al pensiero che volesse vedermi .
Pensare che fino a due anni prima non conosceva neanche il mio nome.
E adesso voleva vedermi, voleva vedere
me.
Quando arrivai alla pista, lo spettacolo che trovai mi lasciò senza fiato.
Se deve essere sincera, però, non furono le decorazioni, la musica e l’aurora .
Quello che mi tolse il respiro,era lo spettacolo dei suoi occhi ridenti fissi su di me.
Indossai i pattini e lasciai che mi prendesse le mani e che mi guidasse in una danza dolce e romantica.


 

(Pov Harry)

Sorrise per la sua dolce arrendevolezza nel lasciarsi prendere la mano e guidare sulla pista: aveva quasi dimenticato quanto fosse piacevole, delicato ed etero poter sfiorare una donna.

In quell’anno vissuto nella foresta aveva la vaga percezione di aver smarrito se stesso e quella parte di sé più spontanea e naturale all’indole di un adolescente.

Aveva osservato Hermione e la sua sofferenza per la lontananza di Ron e la gioia della riconciliazione (seppur avesse assunto quel solito cipiglio furioso) e quel bacio rubato a loro stessi nel bel mezzo di una battaglia.

In quegli istanti aveva estratto in segreto quelle lettere anonime, percorso parola per parola e si era sentito come scaldato ed abbracciato.

Come se, finalmente, una parte di sé fosse tornata al suo posto.

Anche lui era in grado di contenere e riflettere quel calore per tanto tempo sconosciuto.

Adesso che poteva stringerne la mano, sfiorarne la pelle delicata, percepirne il profumo dolce ma stuzzicante, adesso che si specchiava nei suoi occhi lucenti, tutto era davvero finito.

Mar ricominciare e nel migliore dei modi.

Le strinse più forte la mano e le fece fare una lieve piroetta prima di stringerla tra le braccia.

Dimenticò i movimenti della coreografia improvvisata: le mani le cinsero e i fianchi e percepì il calore di quel contatto: si specchiò nei suoi occhi e le cinse il viso tra le mani.

Perché non me lo ha detto che eri tu la mia ammiratrice misteriosa?”.

La sua voce suonò roca, come da tempo non fosse abituato a scambiare qualche parola il che non era neppure propriamente falso, visto il tipo di vita “brada” che aveva vissuto negli ultimi mesi e lo aveva irrobustito e reso ispide le guance.

Rimase ad osservarla negli occhi nell’esporre quel quesito che nascondeva una verità profonda: tutto questo avrebbe potuto iniziare molto prima.

Nell’impeto di quel pensiero, quasi temendo di essere sorpresi e che tutto si sarebbe infranto, si chinò su di lei e le sfiorò le labbra con audacia quasi febbrile e bisognosa. Quasi a dirsi che sì, la guerra era davvero finita e lui poteva essere davvero felice.

Con lei.

 

(Pov Amanda)
Quando Harry Potter mi strinse tra le braccia e mi baciò, venni pervasa da un calore e una dolcezza infinita che mi scaldarono il cuore.

Non risposi alla sua domanda.

Non ce fu bisogno.

Ricambiai il suo abbraccio e il suo bacio ,con fervore .

Poi mi scostai dalle sue labbra , e gli affondai il viso sul petto.

Cingendogli la schiena e stringendomi a lui più forte che potevo,per paura che qualcuno me lo portasse via.

Alzai di nuovo lo sguardo tornando guardandolo negli occhi.

Ginny Weasley? –mormorai – credevo fosse la tua ragazza”.


 

(Pov Harry)

Sorrise per la dolcezza e la passione, il sentimento struggente con cui ora la ragazza si lasciava stringere e ricambiava il bacio con la stessa foga, bisogno, disperazione.

Sorrise contro le sue labbra mentre sempre più radicata era la consapevolezza di aver completamente ritrovato se stesso, mischiato a lei.

Un’unica cosa divisa in due anime.

Il sorriso si fece più tenero quando la sentì stringersi al suo torace con struggimento e possesso, accarezzandole piano i capelli.

Si riscosse quando i suoi occhioni castani lo osservarono e la sentì pronunciare il nome della rossa.

Sorrise e scosse il capo.

No… non lo è mai stata”. Mormorò sfiorandole dolcemente la gota con la mano.

E non lo sarà mai”. Sussurrò a fior di labbra.

L’avvolse di nuovo in un abbraccio possessivo, schiacciandola contro di sé.

Rilasciò un gemito e ricercò la bocca con ancora più fervore, incastonando una mano tra i suoi capelli.

In un turbinio di vesti apparvero nella sua casa di Grimmauld Place, nella sua camera in cui bel camino rischiarava la stanza e scaldava con il suo fuoco allegro.

Si scostò e le sfiorò le gote, guardandola dritto negli occhi.

Resta con me stanotte1”. Un sussurro a fior di labbra.

Una preghiera.


 

(Pov Amanda)

Ascoltai la sua risposta che mi riempi di una gioia che un istante gettò un colpo di spugna su tutto il dolore e la sofferenza di quell’ultimo anno.

Mi sentii stringere nel suo abbraccio possessivo e un istante dopo mi ritrovai in un posto sconosciuto.

Una casa: probabilmente la sua, pensai tra me e me.

Il cuore sembrò scoppiarmi nel petto quando mi chiese di rimanere per la notte.
Io e lui da soli .

Avevo sempre visto Harry come un ragazzino angelico ed innocente ma in quel ultimo anno il suo aspetto era mutato.

Non più fanciullo ,ma un giovane uomo consapevole e sicuro di sé.

In quell’atmosfera semibuia ,in cui a illuminarci c’era solo la luce del cammino ,mi apparve più seducente e meraviglioso che mai .

Mi specchiai nei suoi occhi e lentamente uno dopo l’altro mi tolsi i vestiti,lasciando che mi guardasse.

Ti va bene come risposta?” . Gli sussurrai emozionata senza smettere di guardarlo.

 

(Pov Harry)

Rimase ad osservarla negli occhi: il suo sguardo turchese cercò di sondare nella delicatezza e nella profondità del suo.

Osservò le sue dita delicate e diafane scivolare sulle vesti, cominciando a sbottonarle e sentì la gola farsi più arida e il cuore scalpitare furioso mentre un nuovo calore sembrò scalfirlo da dentro.

Quasi tremulo scivolò con lo sguardo a contemplarla e si sentì quasi soffocare per la delicatezza di crema della sua pelle pura e candida.

Illuminata soltanto dai raggi di luna che le sfioravano il viso arrossato, gli occhi lucidi, le labbra tremanti dei baci già concessi e di quelli che doveva ancora ricevere.

Lo sguardo turchese scivolò lentamente a contemplarla e sentì brividi caldi e freddi lungo la spina dorsale mentre le mani tremavano alla sola idea di sfiorarla, quasi temendo di scoprire che si trattava di un sogno, di scoprire di poterla deturpare con un tocco non abbastanza delicato.

Si specchiò nel suo sguardo e lì lesse lo stesso bisogno sopito ed implicito, lo stesso desiderio che bussava ai loro corpi già maturi.

Sorrise e allungò una mano a sfiorarle la guancia.

Sei bellissima”.Sussurrò, la voce roca e lentamente anche lui cominciò a spogliarsi: si tolse il maglione, la camicia, i pantaloni, i boxer e le calze, senza smettere di guardarla negli occhi. Rimasero a guardarsi occhi negli occhi, coperti solo dalle fiamme del camino e lentamente cercò la sua mano, baciandola.

Se la portò al torace e la premette delicatamente.

Lo senti?”. Sussurrò piano.

Batte così per te… amami, Amanda”. La voce roca e le labbra tremanti.

Non come Harry Potter, non come il Bambino Sopravvissuto, non come il Prescelto… come un ragazzo qualsiasi”.

A dimostrazione di ciò si tolse anche i proverbiali occhiali.

Il ragazzo sotto questa cicatrice”. Sussurrò ancora e le baciò di nuovo la mano con dolcezza.

(Pov Amanda)

Il mio cuore batteva come un tamburo mentre lo vedevo spogliarsi e quando mi chiese di amarlo per quello che era ,non potei fare a meno di sorridergli.

Certo… come ho sempre fatto ”. Sussurrai mentre sentivo i miei occhi pungere per le lacrime che iniziarono a sgorgare lente e copiose sulle mie guance.

Lacrime che mi scostò via con il tocco delicato delle sue dita.

Gli appoggiai il viso su una spalla e gli cinsi il collo con le braccia ,mentre lui mi stringeva a sé.

Iniziammo a dondolarci lentamente sul posto,in una danza improvvisata , fin quando ormai bisognosi l’uno dell’altro , mi scostai dal suo abbraccio e lo presi per mano,guidandolo verso il letto a due piazze.

Mi sdraiai lasciando che si posasse su di me e in quella intimità gli concessi me stessa e il mio amore.

Ti amo ragazzo qualsiasi”. Gli sussurrai sulle labbra dopo aver raggiunto la pace dei sensi.2

(Pov Harry)

Vide le lacrime di emozione sgorgarle dagli occhi e si stupì ancora una volta per quella sua dolcezza quasi puerile ma immensamente tenera.

Le scostò le lacrime dal viso e la cinse percependo il calore tra i loro corpi, i loro cuori che battevano in dolcissima sincronia.

Sentì brividi caldi e freddi lungo la spina dorsale e un nuovo bisogno finora soltanto covato e che ella sembrò condividere a giudicare dalla luce del suo sguardo e dal modo delicato ma deciso con cui gli strinse la mano.

La vide stendersi sul letto e quasi con trepidazione e timore le si collocò sopra, sentendosi quasi mancare per quel contatto di pelli.

La guardò negli occhi come a cercarne conferma e si perse in quelle iridi dolcissime prima di sigillarne di nuovo le labbra con un bacio.

Le sfiorò delicatamente le gote e assaggiò il suo sapore, cullandosi per qualche istante in quel dolcissimo momento di intimità.

Si scostò, il respiro già ansante e la guardò negli occhi, cercando una conferma tacita.
Sorrise e scivolò dolcemente con le labbra lungo il collo mentre con dita tremanti porgeva carezze vellutate e ricercate, lente e delicate.

Ricercò le sue labbra e si perse in quella dolce danza di respiri, di gemiti infranti, di carezze, di baci e di morsi.

Scoprì l’armonia dell’amarsi in quel gioco di stringersi e lasciarsi e assaporò il calore e la fragranza di due anime intrecciate.

Ricadde ansante sul suo ventre e sorrise a quel commento, sfiorandole la gota.
“Ti amo, ammiratrice non più segreta”.

La strinse tra le braccia e la cullò nel tepore del suo corpo.
“Dormi adesso, piccola mia”. Sorrise e le baciò la fronte, cullandola nel suo dolce calore.


 

(Pov Amanda)

Il mio più grande desiderio si era avverato.

Fu quello il primo pensiero,quando il mattino dopo mi svegliai tra le braccia di Harry.

Ed era proprio vero.

Tutti gli anni in cui lo avevo amato in silenzio.

Un’infinità di sospiri e lacrime per un amore che mai avevo osato sperare che un giorno sarebbe stato ricambiato.

E invece ero li con la testa appoggiata sul suo torace.

Sentivo i battiti regolari del suo cuore e osservavo il suo viso addormentato.

Con gli occhi chiusi sembrava un bambino.

Lo baciai sulla punta del naso.

Quando mi accorsi che si stava svegliando pensai di fargli uno scherzo.
Richiusi gli occhi fingendomi addormentata e, quando lo sentii sussurrare il mio nome, li riaprii.

Lo guardai negli occhi ,assumendo un espressione fintamente stupita.

Oh Merlino – esclamai – sono stata a letto con Harry Potter: Il sopravvissuto ,il prescelto colui che ha ucciso il Signore Oscuro”.

Harry mi guardo assumendo un aria dapprima stupita e poi interrogativa e io continuai a inferire.

Santo cielo,sono la ragazza di una celebrità – dissi portandomi una mano davanti alla bocca – che bello sarò famosa ed essendo la tua ragazza ,verrò promossa a pieni MAGO”.

Il volto di Harry era cianotico .

Gli diedi la stoccata finale.

Harry Potter è fidanzato – esclamai – devo avvertire Rita Skeeter, questo sì che è un scoop”.
A quelle ultime parole ,lo vidi rabbuiarsi.

Si alzò dal letto ,era furibondo .

Lo vidi rivestirsi in fretta ed Uscì dalla stanza sbattendo la porta.

Poi rientrò e mi guardò in cagnesco .

ALLORA PER TUTTO QUESTO TEMPO MI HAI SOLO USATO!”.

Mi urlò, puntandomi un dito contro.

Scoppiai a ridere .

Sei cosi buffo ,quando ti arrabbi – gli sussurrai tra una risata e l’altra – stavo solo scherzando”. Lo rassicurai.

Mi guardò con sospetto , scrutando nei miei occhi assicurandosi che non gli stessi mentendo.
“Come puoi solo pensare che ho finto di amarti dopo quello che c'è stato stanotte ?”. Gli domandai in tono più serio, cercando di fargli capire l'assurdità di quell'accusa .

E poi.. – ripresi senza attendere la sua risposta – non ho mai sopportato di stare al centro dell’attenzione dovresti saperlo: se fosse per me ti rapirei e ti porterei in un posto sconosciuto”.
Mi sollevai sulle ginocchia e mi avvicinai a lui, tirandolo per il colletto della camicia.
“Che ne diresti di andarcene lontano per un po’ – gli proposi mentre iniziavo a sbottonargliela lentamente – solo tu e io… mio dolce Potty”.

Rise per il modo in qui lo avevo chiamato ed annuì con un cenno della testa.

Solo io e te- mi sussurrò sulle labbra –ci sto!”. Rispose con voce roca prima di baciarmi .

Ce ne andammo davvero.

Terminai il mio anno scolastico e dopo essermi diplomata, partii con Harry.

Continua …


 

Salve gente, finalmente dopo una settimana di passione, il caldo asfissiante sembra essersi tolto dalle scatole e aver dato spazio a temperature più gradevoli. Ciò mi ha permesso di tornare al pc, sistemare il capitolo e postarlo.

Spero che l'attesa non vi abbia logorato (oggi le sparo grosse) e che le vostre aspettative non siano state deluse.

Dopo tanta sofferenza finalmente la guerra a Hogwarts è finita ed Harry ha potuto riprendere in mano la sua vita laddove si era interrotta.

Da Amanda: ovvero la soluzione a quell'enigma che lo ha tormentato un intero anno prima di partire.

Colei che lo trattava a pesci in faccia per poi scrivergli lettere d'amore di nascosto.

Colei che in entrambe i modi è riuscita ad attirare la sua attenzione finendo per rubargli il cuore.

Il giovane è ripartito appunto da lei ritrovando anche un parte di se..quella che con Voldemort e tutto il resto aveva smarrito.

I due si sono finalmente trovati mettendo a nudo – sia in senso metafisico che letterale – se stessi l'uno di fronte all'altro.

Sono partiti assieme pronti a costruire un futuro di pace e serenità, gioa e felicità.

Ma c'è ancora qualcun altro che aspetta la sua occasione, chissà ?

Non vi resta che scoprirlo leggendo gli ultimi due capitoli..

grazie a tutti voi che siete arrivati fin qui, in particolare alla mia beta e collaboratrice Kiki87 che non mi nega mai l'aiuto e il sostegno morale.

(Un abbraccio tesoro e in bocca a lupo per tua nonna sperando si riprenda presto).

A Kiki87 e tutti voi, arrivederci al prossimo aggiornamento.

Tanti saluti e grazie :)

1Ok sono passati tre anni ma a rileggere questa frase sono morta di nuovo :O_____

2 Non so se sia il termine più adatto, ho cercato di non essere volgare ed essendo Harry Potter un fantasy, volevo anche nella mia fan fiction – pur sfiorando temi più adulti – mantenere l'aspetto più innocente e fiabesco ..

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Maggio 1998 – Maggio 2001. Perdersi e ritrovarsi. ***


Maggio 1998 – Maggio 2001.

Perdersi e ritrovarsi.

 

(Pov Sara)

Non avrei saputo dire quanto tempo fosse passato: continuavo ad osservarne il volto profondamente addormentato.

La sua mano fredda tra le mie mentre sentivo ancora i suoni ovattati.
Ci fu un improvviso boato che echeggiò: le grida della folla e ci vollero diversi attimi per comprendere che erano di giubilo.

Sorrisi tra le lacrime e gli strinsi maggiormente la mano, baciandone il dorso.
“Grazie a Merlino… è tutto finito”. Sussurrai quasi temendo di destarlo dal riposo, sfiorandogli la gota con la mano libera.
Trasalii quando una voce femminile lo chiamò e i signori Malfoy seguiti da Madama Chips irruppero nella stanza.

La donna si avvicinò subito al figlio, guardando le bende con espressione spaurita e sgomenta mentre il mio marito guardava dall’uno all’altro.
Gli occhi di ghiaccio sembrarono perforarmi.

Cosa è successo?”. Domandò, ignorando le lacrime della moglie che si era chinata verso il figlio.

Mi morsicai il labbro e mi scostai i capelli dal volto.
“Greyback – sussurrai con voce tremula salvo schiarirmi la gola – ha cercato di aggredirmi… e lui”.

Tornai a guardarlo e il ricordo di quel terribile momento mi rese la gola arida e un profondo nodo in gola.

E’ intervenuto per proteggermi”. Commentai ed entrambi mi fissarono per un lungo istante senza dire nulla: leggevo il rancore, l’incredulità e quasi il disgusto nel loro sguardo.

Dobbiamo portarlo al San Mungo”. Commentò Narcissa con voce più roca ma pratica.

Non c’è bisogno”. Intervenne l’infermiera, rimasta in disparte.

Se permette lo decideremo noi cosa è meglio per nostro figlio”. Sussurrò Lucius con voce strascicata.


Dovetti scendere a Hogsmeade per potermi smaterializzare a mia volta: avevo appena avuto il tempo di sincerarmi che Amanda stesse bene e non potevo ancora addolorarmi di tutti i caduti.

Mi ero infilata il mantello, incurante delle parole dei coniugi che mi avevano intimato di stare alla larga da loro figlio: Hai fatto anche troppo, a quanto sembra”.

Non potevo accettarlo.

Non senza potergli parlare, vederlo sano e salvo.

Mi tremava la voce quando chiesi ad un’infermiera dove avrei potuto trovarlo.
Come prevedibile gli avevano riservato l’alloggio migliore nonché i Guaritori più competenti dell’ospedale.

Sospirai ed attesi fuori dalla porta, nel corridoio, accomodandomi sulla sedia.
Solo quando uscì un guaritore mi guardò curiosamente e mi misi in piedi.

E’ una parente?”.

Scossi il capo.

No… ma la prego, mi dica solo se sta bene”.

Sorrise ed annuì.

Passerà qui la notte per precauzione ma potremmo già dimetterlo domani, in giornata…”.
Sorrisi di cuore e lo ringraziai ancora tremante.


 

(Pov Draco)

Ho ricordi confusi di ciò che è successo dopo essere stato colpito da Greyback.

In quegli istanti sentivo solo un gran dolore al petto e la dolce presenza della Angels.

Non so dire cosa mi abbia fatto, so soltanto che il dolore passò presto.
Poi il nulla.

Dormii per giorni.

Al mio risveglio ero al San Mungo, i miei genitori al mio capezzale .

Mi dissero che la guerra era finita , che Potter aveva ucciso Voldemort.

Mi sentii sollevato e non so perché, ma anche mio padre lo era.

Solo che né io né lui, osammo dirlo apertamente.

Il giorno dopo venni dimesso e tornai a casa.

Ma non ci restai a lungo.

Ricevetti un gufo dal Ministero che mi informava che io e la mia famiglia eravamo ufficialmente indagati come traditori ,Mangiamorte.

Venni cosi arrestato e portato ad Azkaban in attesa di un processo assieme a mio padre.
Stavolta sarebbe stata la fine per noi.

Ma avvenne il colpo di scena.

La mattina del processo incontrai la Angels nei corridoi del tribunale.

Che ci faceva lì ? Lo scoprii presto.

La ragazza era venuta lì in veste di testimone: a mio favore.

Raccontò ai giudici di come le avevo salvato la vita, questo mi diede delle attenuanti.

La mia pena fu ridotta di parecchio ma per mio padre non fu così.

I giudici non mostrarono la stessa indulgenza e per lui la permanenza ad Azkaban sarebbe stata molto lunga.


 

(Pov Sara) Molte cose erano cambiate in quei tre anni da quando avevo testimoniato di fronte al Wizangamont in favore di Draco Malfoy.

Si era sollevato un bel polverone e Rita Skeeter aveva avuto di che sbizzarrirsi con la sua piuma prendi appunto, insinuando una nostra relazione dai tempi di scuola.

Probabilmente si sarebbe morsa le mani, comprese le unghie smaltate se avesse saputo che, una volta tanto, non aveva visto così lontano.

Non c’erano stati contatti tra di noi in quel lungo periodo e io avevo cominciato a lavorare alla Gazzetta del Profeta seppur, negli ultimi tempi, dedicassi le mie energie al mio sogno di scrivere un romanzo.

Harry e Amanda erano una coppia fissa da quasi tre anni e Harry le aveva chiesto di sposarlo lo scorso Natale quando, per commemorare una loro tradizione, l’aveva portata sulla pista di pattinaggio in un quartiere babbano.

Non potevo non essere felice per loro.

Io mi ero completamente data al mio lavoro e non avevo mai accettato le proposte di uscite a quattro e Amanda aveva desistito dal suo proposito di presentarmi tutti gli amici possibili, compresi quelli di origine babbana.

Avevo sempre declinato gli inviti e le proposte e si era arresa, avendo compreso anche lei, ciò che io avevo assimilato il giorno stesso dell’udienza.

Lo avevo visto scortato via dagli Auror, non avevo potuto avvicinarmi, c’era stato solo uno scambio di sguardi.

Avevo letto la confusione e l’incredulità nel suo ma mi ero limitata a sorridergli ricacciando le lacrime.

E avevo atteso, giorno dopo giorno.

Ancora non riuscivo a crederci di trovarmi lì.

Sospirai e mi passai una mano tra i capelli un po’ più corti di quando ero studentessa e avevo atteso uscisse dal Ministero.

Era accompagnato dalla madre e quando mi videro entrambi sembrarono fossilizzarsi sul posto.

I suoi occhi di madreperla sgranarono e sembrò boccheggiare incredulo mentre lo osservavo: era persino più magro e gli abiti eleganti – sicuramente portati dalla madre – sembravano mettere in risalto la carnagione più pallida.

I capelli erano cresciuti e scivolavano sulle gote e una lieve spruzzata di barba sulle gote e sul mento.

Gli occhi erano assolutamente gli stessi.

Disse qualcosa a sua madre e questa, dopo averci guardato un istante, annuì e si smaterializzò.
Mi avvicinai cautamente e sentii i tacchi degli stivali calpestare l’asfalto.

Mi fermai a pochi passi da lui per poterlo guardare negli occhi.

Ignorai i battiti del mio cuore, i brividi lungo la spina dorsale e quel languore allo stomaco.
Esitante mossi un altro passo.

Ciao Draco”. Sussurrai appena con voce più roca di quanto avrei voluto.


 


 

(Pov Draco)

Grazie alla testimonianza della Angels passai in prigione solamente tre anni.

Tuttavia rimasi stupito trovandomela davanti.

Contemplai quell’immagine per diversi istanti: quei tre anni l’avevo resa più donna, modellando i lineamenti ed ingentilendo le forme femminili sotto quegli abiti.

I capelli cadevano morbidi e delicati, lucenti e scalati le incorniciavano il viso messo in risalto da un filo lieve di trucco.

Le labbra erano rosse e morbide, sensuali alla vista e quella visione mi procurò un brivido.

Gli occhi erano di quella punta d’azzurro in cui, tante volte avevo sognato pateticamente di specchiarmi e perdermici.

Così donna eppure sapevo che quella che allora definivo “My Angel” doveva essere ancora lì, qualche parte.

Perché altrimenti presentarsi il giorno del mio rilascio?

Dissi a mia madre, che era venuta a prendermi, di andare a casa da sola .

Che l’avrei raggiunta presto.

C’era qualcosa che bramavo di fare da molto tempo.

Non appena rimasi solo, la Angels si avvicinò e mi rivolse un saluto .

Ciao Angels”. Le risposi con voce strascicata.

Inclinai il viso di un lato e la studiai con espressione guardinga .

Ne è passato di tempo”. Commentai con tono neutrale.

Temevo potesse percepire i battiti del mio cuore o l’irrigidimento della spina dorsale, le mani che avevo stretto in pugni per impedirmi di prenderla tra le braccia.

Come mai da queste parti? – domandai incrociando le braccia al petto – non ce la facevi più a star senza di me, vero?”.

Il tono suadente, scoccandole un’occhiata maliziosa.

Una sicurezza e un’arroganza che ero ben lungi dal provare davvero.


 

(Pov Sara)

Avevo immaginato quel momento negli ultimi tre anni e nella mie mente avevo proiettato diverse soluzioni: un saluto più freddo, indifferente, distaccato, o al contrario una scena struggente e romantica.

Ma nel momento esatto in cui ci guardammo e ci trovammo occhi negli occhi, seppi che non poteva essere migliore di così.

Lo stesso arrogante presuntuoso e insopportabile ragazzino che ostentata una sicurezza quasi offensiva nel credermi incapace di resistergli.

Aggrottai le sopracciglia e lo guardai incrociando le braccia al petto.

Inclinai il viso di un lato e mi presi qualche istante per osservarlo, accarezzando con lo sguardo, quelle guance ispide, gli occhi di madreperla e quel sorriso arrogante.

E’ questa la favoletta che ti sei raccontato per tutto questo tempo… sono lusingata, davvero”.

Mi imposi di mantenere un tono quasi altezzoso ma mi fu difficile nascondere il sorriso di puro cuore.


 

(Pov Draco)

Sogghignai udendo la sua risposta .

Non era cambiato niente.

Io e lei.

Oggi come anni prima.

Se da una parte questo era rassicurante, dall’altra quasi temevo che, in una bolla di sapone, lei sarebbe scomparsa.

Lasciandomi di nuovo in balia del fantasma di me stesso.

La vidi osservarmi e ne ricambiai lo sguardo salvo poi prendere a osservarla dall’alto in basso.

Mm, ti sbagli – risposi schioccando la lingua sul palato – ho un sacco di ammiratrici che mi stanno aspettando..anzi se vuoi scusarmi”.

La sorpassai e feci finta di andarmene.

Dopo qualche passo mi fermai: era ancora lì.

Aveva smesso di sorridere e mi guardava scornata.

Sorrisi interiormente.

Ma non potevo ancora dirmi soddisfatto.

Dovevo averne la certezza.

Stavo dimenticando – le dissi tornando verso di lei – mi dispiace”.

Iniziai con tono fintamente meditabondo e accorato, facendole sgranare gli occhi per qualche secondo, apparentemente incredula e confusa.

Mi dispiace di aver sprecato il mio tempo a a corteggiare una scopa rinsecchita come te”. Mormorai , facendo schioccare la lingua sul palato e cercando di reprimere la risata di scherno che mi sarebbe sgorgata dalle labbra.


 

(Pov Sara)

Attesi la sua risposta con le sopracciglia inarcate e cercando di simulare un’espressione sicura di me ed indifferente.

Maschera che ben presto fece screpolare con la stessa rapidità di un tempo quando lo sentii fare quel commento borioso sulle presunte ammiratrici.

Lo vidi superarmi e mi voltai a guardarlo: le sopracciglia aggrottate e le labbra strette in un’espressione di insofferente intolleranza per quel genere di battuta.

Lo vidi avvicinarsi e si fermò a pochi passi torreggiandomi dall’alto di quei venti centimetri di differenza e, a quel commento mi ritrovai a sgranare gli occhi, boccheggiando di vergogna e di stizza.

Scopa… rinsecchita a chi?!”. Sbottai cercando la mia bacchetta per fatturarlo salvo poi decidere di optare per una sberla, avvicinandomi fino a ricoprire la distanza tra noi.

Sei solo… un borioso, arrogante, stupido… e…”.

Alzai leggermente il mento e chiusi il pugno contro il fianco provando l’impulso di picchiarlo ma, di fatto, quando mi specchiai nel suo sguardo perlato mi sentii incapace e debole.

Deglutii a fatica e il mio cuore prese a scalpitare furioso: avevo atteso tre anni, non avevo desiderato nessun altro ma non potevo pensare o dare per scontato che per lui potesse essere lo stesso.

Che quelle attenzioni che mi aveva riservato un tempo avessero alimentato un sentimento che era sopravvissuto alla guerra e al suo periodo di detenzione.

Hai rischiato la vita per me quella notte… e non ti ho mai neppure ringraziato”.

Mi sentii dire, la voce più roca d’emozione.


 

(Pov Draco)

Avanzò verso di me con quel cipiglio da guerriera: le sopracciglia corrugate, i pugni stretti lungo i fianchi e i capelli scarmigliati per il nervosismo.

Così goffamente comica in quel ridicolo tentativo di impressionarmi, reprimendo probabilmente l’impulso di affatturarmi.

Eppure era semplicemente meravigliosa.

Come allora.

Forse persino di più.

Rimasi in silenziosa contemplazione e quando incrociò il mio sguardo le parole parvero mancarle: sbarrò quegli occhi di bambina e, le labbra tremarono mentre il suo respiro mi sfiorava le labbra.

Un nuovo brivido lungo la spina dorsale mi indusse a chinarmi un poco in sua direzione.

Hai solo un modo per ringraziarmi Angels”.

Mi sentii dire con voce altrettanto roca e tremula, mentre contemplavo quella distesa marina: quasi illudendomi di poter controllare il mare impervio e selvaggio che rispecchiavano quella sua indole.

Sai bene quale”. Sussurrai ancora, quasi un silenzioso invito mentre inclinavo maggiormente il viso in sua direzione.

Ma se non vuoi – mi imposi di far apparire la mia voce di nuovo sicura di me e sferzante, indolente ed annoiata – allora non abbiamo nient’altro da dirci”.

Conclusi impedendole però di distogliere lo sguardo.

Era il momento che quel gioco sfibrante di tira e molla finisse una volta per tutte.

Era il momento che Sarah Angels prendesse la sua decisione.

Definitiva: qualunque essa fosse.

Essere mia.

Inesorabilmente.

O dividerci per non incontrarci mai più.

Non avrei più atteso.

Non le avrei più permesso di vagare nei miei sogni e nei miei pensieri nella solitudine della prigionia fisica e quella morale iniziata ben prima.


 

(Pov Sara)

Il suo respiro mi sfiorò il viso e mi sentii rabbrividire per la potenza espressiva del suo sguardo.

Sentii brividi caldi e freddi lungo la spina dorsale e a quel sussurro finale, un gemito di sorpresa e di emozione mi sgorgò dalle labbra.

Sentii un calore nuovo avvamparmi le gote e deglutii a fatica.

Compiere quell’ultimo passo per coprire finalmente le distanze mi sembrò un’impresa di ardua risoluzione ma sorrisi.

Lo guardai e sentii le lacrime salirmi agli occhi mentre rivedevo in un flash frenetico quel nostro sesto anno, tutte le sue attenzioni, le sue parole di sfida, le sue provocazioni, fino a quella notte durante la battaglia e sospirai.

Sorrisi e mi specchiai per un lungo istante nel suo sguardo:

Non aspettavo altro”.

Mi alzai sulle punte degli stivali e con un movimento fluido gli cinsi le gote con le mani: mi sentii quasi tremare sfiorando le guance un poco ruvide per la barba, quasi tremante nel contemplare il suo volto e sfiorarne ogni tratto, quasi lo stessi scoprendo per la prima volta.

Il suo respiro mi sfiorò le labbra e il suo corpo era piacevolmente caldo a contatto con il mio.

Chiusi gli occhi e lo attirai a me, appoggiando le mie labbra alle sue e quando ne sfiorai la morbidezza avvertii una fitta piacevole al cuore.

Ebbi l’impressione di poter svenire per l’intensità di quelle emozioni che mi stavano scoppiando dentro ma non era abbastanza.

Incastonai una mano sulla sua nuca, mi pressai contro il suo torace e lambii le sue labbra in un bacio più intimo, rilasciando un soffuso gemito di piacere quando ne assaggiai il sapore intenso ed inebriante.


 

(Pov Draco)

Rimasi in silenziosa attesa: di fatto, con lei, non sapevo mai cosa aspettarmi.

Avrebbe potuto schiaffeggiarmi o imprecarmi come anni prima, rifiutandosi di credere che in me potesse celarsi un vero sentimento.

Fu quell’improvviso luccichio nel suo sguardo, quel sorriso tremulo e quasi commosso, quel tremore delle sue dita mentre cercavano il mio viso.

Allora seppi.

Mi sfiorò le gote come stesse cercando di scoprirmi, di ritrovarmi dopo tre anni di distacco, di orientarsi nell’oscurità che era scesa tra noi.

Facendoci smarrire persino a noi stessi.

Quasi tremai per l’esitazione tremula e delicata di quelle carezze e mi persi nei suoi occhi fino a quando non si mosse.

Le mie labbra sigillate dalle sue.

Erano morbide, soffici e fresche, come le ricordavo, come le avevo ritrovate in sogno durante le lunghi notti fredde dove il suo viso sembrava capricciosamente affacciarsi alla mia memoria.

Si premette contro di me e l’armonia di quel corpo di donna sembrò scaldarmi dentro e al contempo farmi intirizzire.

Sentii le sue dita afferrarmi la nuca.

Quasi un implicito bisogno di rassicurazione e al contempo un suadente invito.

Non mi feci attendere.

Lasciai che sfiorasse le mie labbra ancora per qualche secondo e, con un movimento risoluto ed improvviso l’afferrai per i fianchi, la presi in braccio e le feci intrecciare le gambe affusolate all’altezza della mia vita.

Ricambiai il bacio e mi persi nel suo sapore, sorridendo quando mi sembrò di sentirla mugugnare di emozione e di vergogna a quel gesto più intimo.

Ma non bastava.

Non era ancora mia, ufficialmente.

Mi smaterializzai nel salotto di villa Malfoy, con lei ancora avvinghiata a me.

Trovai mia madre che ci guardava prima stupita e poi scandalizzata.

Madre”.

La richiamai una volta che ebbi posato la giovane a terra, scostandomi da lei che prese a guardarsi attorno imbarazzata e boccheggiante.

Sono lieto di presentarti la mia futura moglie”.

(

Pov Sara)

Gemetti contro le sue labbra quando lo sentii ricambiare il bacio, prendendomi in braccio in quel modo tanto intimo quanto sfacciato. Le sue labbra ricercarono le mie quasi con disperata foga e lo lasciai fare, intrecciando le dita tra i suoi capelli. Trasalii quando mi sentii cingere e con quella sensazione di soffocamento tipica della smaterializzazione. Mi scostai dalle sue labbra, mi sentii posare a terra e trasalii quando lo sentii rivolgersi a nient’altro che Narcissa Malfoy. Arrossii furiosamente per esser stata colta in un momento di simile intimità salvo poi sentire le parole di Draco e lo guardai incredula, voltandomi a guardarlo con occhi sbarrati. Sentii le gote imporporarsi ma non potei fare a meno di sorridere, scuotendo un poco il capo e sfiorandogli piano la mano.

Narcissa inarcò le bionde sopracciglia guardando dall’uno all’altro e inarcò la schiena con una posa rigida a simulare il suo sconcerto ed incredulità per una simile presa d’iniziativa.

Studiò il figlio, guardandolo dritto negli occhi.

Non hai perso tempo”. Commentò con tono di dignitosa disapprovazione, sorseggiando il suo the.

Studiò dall’uno all’altra e sospirò infine.

La ragazza per cui hai rischiato la vita tre anni fa…”. Commentò guardandomi, anzi scrutandomi.

Sarah Angels, signora”. Mormorai in risposta arrossendo.

Continuò a studiarmi per un lungo istante salvo poi spostare lo sguardo verso il figlio: si fissarono, occhi negli occhi per diversi istanti in un silenzioso e tacito dialogo.

Non c’era bisogno di troppe parole tra loro, si intendevano perfettamente e la donna sembrò comprendere e farselo bastare.

Sorrise dopo un lungo istante di silenzio.

Me ne compiaccio… e sia, inizieremo i preparativi la prossima settimana”.

Concesse, infine, strappandomi un sorriso di serenità, tornando a guardare il biondino, non riuscendo ancora a realizzare la verità.

Volete unirvi al the?”. Domandò facendoci cenno di accomodarci sul divano.


 

(Pov Draco)

Certo, madre, volentieri”. Risposi con un sorriso.

In realtà non avevo voglia di bere il the ma accettai l’invito di mia madre un po’ per farle piacere e un po’ perché volevo che lei e Sara si conoscessero meglio.

Soprattutto – e quello era il motivo principale – sapevo che la mia fidanzata era intimidita da mia madre e la situazione mi divertiva non poco.

 

Dopo esserci congedati, portai Sarah a fare un giro turistico della villa: visitammo i giardini e le stanze fino a fermarci nella mia camera da letto.

Feci sdraiare Sarah sul mio letto e mi accomodai vicino a lei .

Iniziai a carezzarle con delicatezza il viso e il collo.

Lei mi baciò con fervore.

All’inizio ricambiai.

Salvo poi scostarmi dalle sue labbra e guardarla negli occhi.

Ehi bambola,vacci piano, lo so che sono irresistibile ma se hai potuto aspettare fino ad oggi, puoi aspettare anche fino al matrimonio”. Le sussurrai con un ghigno.

Poi, dato era fatto tardi e la riaccompagnai a casa, promettendo di rivederla il giorno dopo.

 

La mattina andai a prenderla e la portai con me a Hogsmeade .

Lei mi domandò stupita il perché l’avessi portata proprio in quel posto.
“Sai piccola – le sussurrai guardandola negli occhi – mi devi una giornata in questo posto”.
Le cinsi i fianchi con le mani e la attirai a me.

Se ti azzardi di nuovo a piantarmi qui, ti spezzo il collo – le sussurrai minaccioso all’orecchio – sai senza i Dissennatori, il soggiorno ad Azkaban non è poi cosi male”.

Mormorai tornando a guardarla negli occhi.

La vidi boccheggiare e poi assumere il suo solito cipiglio indignato.

Prima che mi insultasse le circondai le spalle con un braccio e la guidai dentro i tre manici di scopa.

Avevo prenotato lo stesso tavolo di quel famoso San Valentino di quattro anni prima .

La feci accomodare e mi sedetti accanto a lei, come allora.

Dopo aver ordinato la sua torta preferita e due calde burro-birra tornai a parlarle .

Ho qualcosa che ti farà tornare il sorriso”. Le sussurrai all’orecchio prendendo a giocare con una ciocca dei suoi capelli.

Estrassi dalla tasca una rosa azzurra e al centro dei petali vi era una scatolina.
Vidi il suo volto illuminarsi .

Prese la rosa in mano e ne studiò la consistenza e il profumo , salvo poi guardarmi con stupore quando si accorse della scatola.

La apri con mani tremanti e rimase letteralmente senza fiato alla vista dell’anello : in oro bianco con un serpente e un’aquila intrecciati.

Gli stemmi delle nostre case.

Ecco adesso sei ufficialmente mia”. Le sussurrai dopo averglielo infilato al dito.

Non parlò più e quando uscimmo dal locale la vidi camminare a distanza.
Le andai dietro e la sollevai per le gambe , buttandola dietro le mie spalle come un sacco di patate.

Iniziò a urlare e imprecare.

Attorno a noi una folla di curiosi: studenti e non.

È inutile che ti arrabbi – le dissi – non ti lascerò andare finché non dirai che sei pazza di me e che vuoi sposarmi”.

Si arrabbiò ancora di più , ma quando vide che non la liberavo e che la gente rideva mi obbedì, sussurrando ciò che le avevo chiesto.

Più forte – le ordinai – la gente non ti ha sentito”.

VA BENE VA BENEurlò furiosaSONO PAZZA DI TE E VOGLIO SPOSARTI… MA ADESSO METTIMI GIÙ!” .

Non una richiesta ma un ordine perentorio. .

La gente intanto continuava a ridere.

Che ci volete fare – dissi rivolgendomi alla folla – è l’effetto che faccio alle donne”.

Dichiarai mentre riponevo a terra la mia fidanzata.

Lei mi mollò un ceffone e corse via.

È pazza di me”. Dissi rivolgendomi un ultima volta alla gente prima di inseguire Sarah.

La raggiunsi poco dopo e per farla smettere di prendermi a pugni e imprecarmi contro, le afferrai il viso tra le mani e la baciai con fervore.

My Angel, sei mia… ora e per sempre”.

 


 

Primo Settembre 2016.

Diciannove anni dopo.

(Pov Amanda)

Avevo sofferto molto nella mia vita.

Invisibile,ignorata dalle compagne e respinta dai ragazzi.

Con poche amiche e una prospettiva di vita grigia e solitaria .

Mi ero immaginata di passare la vecchiaia senza marito ,ne figli .

In una grande casa ,circondata da tanti gatti come unica compagnia.

Ma stare con Harry rese il resto della mia vita pieno di gioia e felicità

Si rivelò ,un compagno meraviglioso.

Complice di mille giochi e risate .

Pronto ad assecondare tutte le mie follie e di inventarne sempre di nuove.

Ma anche una spalla su cui piangere nei momenti di malinconia.

Il mio migliore amico.

Un fidanzato dolce e premuroso,un marito straordinario e un padre affettuoso per i nostri tre figli : James Sirius, Albus Severus e Lily Luna.

Il mio unico cruccio in quella vita piena di gioia era la mia amica Sarah Angels.

Si era sposata con Draco Malfoy.

Non condividevo la sua scelta ma ero comunque felice per lei .

Tuttavia l’avversione tra i nostri due coniugi non si placò negli anni e a causa di questo ci frequentammo assai di rado.

Poi una mattina ,esattamente 19 anni dopo la morte di Voldemort ,mi recai in stazione

con Harry.

Accompagnavamo il nostro secondogenito nel suo primo viaggio verso quella che sarebbe stata la sua scuola : Hogwarts.

Il posto dove tutto era iniziato.

Dove io e suo padre ci eravamo innamorati.

Con mia grande gioia, Albus e il figlio di Sarah erano coetanei: questo ci permise di ritrovarci.

La chiamai tra folla e lei corse ad abbracciarmi.

Suo marito e il mio si tennero a distanza.

Poi dopo aver salutato i nostri rispettivi figli ci congedammo con la promessa di rivederci presto e a braccetto dei nostri coniugi ,ritornammo ognuna alla propria vita.

 

(Pov Harry)

Molte cose erano cambiate da quella mattina in cui si era risvegliato nel suo letto a Grimmauld Place con Amanda tra le braccia.

Come le fotografie sbiadite di un album, vi erano ancora immortalati quei momenti di gioia e di serenità da che le loro vite si erano intrecciate e non c’erano più state separazioni.
Harry aveva riscoperto nella vita con Amanda quella parte di sé che temeva di aver perso in quell’anno di pellegrinaggio prima del ritrovamento degli Horcrux.

Un amore travolgente e passionale che si sapeva tingere dei colori più dolci e delicati della tenerezza, dell’affetto e del calore.

Tutta la sua vita prima di Amanda, la cui unica testimone era quella cicatrice che non si sarebbe mai dissolta, sembrava solo un pallido alone perché adesso tutto era intriso della sua presenza e di quel sentimento nato in modo tanto spontaneo quanto intenso.
Non si erano più lasciati e né Harry avrebbe voluto vivere le giornate senza riempirsi del suo sorriso, del suo sguardo luminoso e del sapore dei suoi baci.

Quel Natale sarebbe stato il più speciale di tutti: avevano passato la Vigilia insieme, coccolandosi alla luce del camino per poi amarsi in quel loro lettone che sembrava custodire le loro essenze.

Prigioniere e libere.

Unite e indissolubili.

Il giorno di Natale lo volle trascorrere con lei ma lontano dal mondo magico e quella notte l’aveva condotta in quella pista da pattinaggio.

Sembrava tutto così simile ad appena due anni prima: le luci soffuse,le coppie che si tenevano teneramente, il grandissimo albero di Natale decorativo e la melodia romantica.

Ma non quella sera.

Aveva prenotato la pista per averla solo per sé e per la sua amata.
Al centro della pista aveva allestito una tavola rotonda sontuosamente apparecchiata,
Avevano celato a lume di candela, guardandosi negli occhi e stringendosi le mani.

Le aveva, infine, suggerito come dessert un dolce natalizio.
Incastonato nel mezzo della glasse, una scatolina di velluto.

La ragazza aveva boccheggiato e ne aveva sussurrato il nome con voce incredula e commossa.
Le aveva sorriso, aveva estratto l’anello dal cofanetto: in oro bianco con una piastrina di un azzurro verde, turchese.

Perché così sentirai il mio sguardo sempre su di te”. Le aveva sussurrato fino a farla commuovere.

L’aveva stretta tra le braccia e baciata con ardore e passione e in primavera si erano finalmente uniti in matrimonio.

Poco dopo era nato il loro primo figlio: James Sirius che sembrava aver ereditato le caratteristiche del suo padrino in quanto anche a carattere.

E qualche anno arrivò Albus Severus, il ritratto di Harry da bambino, compresi gli occhi di quella sfumatura azzurro e verde.

Credeva che la loro felicità fosse giunta al culmine ma dopo quattro anni furono graziati della nascita di una bambina: Lily Luna che Harry amava in modo tenero e delicato come il ritratto della sua amata ammiratrice segreta.

Sorrise salutando Al che sembrava particolarmente emozionato e terrorizzato per il suo ingresso a scuola.

E se finisco a Serpeverde?”. Gli aveva domandato ansioso ed Harry aveva sorriso, accarezzandogli i capelli.
“Puoi chiedergli di metterti tra i Grifondoro”. Gli annunciò salvo sorridere.
“La persona più coraggiosa che ho conosciuto, era proprio un Serpeverde”.
Lo aveva guardato salire sul treno e aveva cinto Amanda, prendendo in braccio una Lily ancora in lacrime.

Un Potter a Serpeverde, rabbrividisco alla sola idea”. Aveva commentato individuando con lo sguardo Malfoy e arricciando leggermente il naso.


 

(Pov Draco)

Passammo il resto della giornata a litigare e fare pace.

Litigammo il giorno del matrimonio, litigammo quando nacquero i nostri figli e anche quando una mattina di sedici 1anni dopo, arrivammo alla stazione litigando.

Il nostro primogenito, Scorpius, aveva compiuto da poco undici anni e si apprestava a prendere per la prima volta il treno che lo avrebbe condotto a Hogwarts.

Se non ti mettono tra i Serpeverde, ti diseredo”. Sussurrai a mio figlio mentre saliva sul treno.

Sogghignò e mi salutò con un cenno della mano .

Tutto suo padre”. Dichiarai con orgoglio rivolgendomi a mia moglie.

Ma lei non mi stava ascoltando: senza che me ne fossi accorto era corsa ad abbracciare la sua vecchia amica .

La Rubens o meglio il pachiderma come l’avevo sempre chiamata e come continuavo a tuttora, suscitando le ire di Sarah.

Si era sposata con Harry Potter e anche loro erano lì ad accompagnare un figlio.

Ovviamente non lo salutai, come non salutai i Weasley e tutto il resto di quella
plebaglia .

Dovrò mandare un gufo a nostro figlio per avvertirlo di non fare amicizia con certa gente”. Dissi a mia moglie mentre tornavamo a casa.

Ricominciammo a litigare .

E così tra continue liti e bollenti riappacificazioni tra le lenzuola, passammo assieme il resto della nostra vita.

 

Epilogo

(Pov Harry)

La mattina di Natale di qualche anno dopo si ritrovarono sulla stessa pista di ghiaccio: James avrebbe passato le vacanze all’estero con Teddy che considerava un fratello.
Lily ed Albus avevano deciso di trascorrerle a Hogwarts e i due avevano onorato la loro tradizione personale, pattinando abbracciati sulla pista e scambiandosi sporadici baci.
La strinse tra le braccia, mentre i fiocchi di neve cadevano leggiadri su di loro.
“Ti amo, Ammiratrice Segreta”. Le sussurrò sulle labbra e la strinse a sé con fervore. Un altro Natale insieme.

Un altro frammento felice di vita.

Innumerevoli da quando si erano uniti e non si erano più lasciati.
La cicatrice ancora sulla fronte ma andava tutto bene.

Solo un pallido ricordo.

(Pov Sara)

I manuali di psicologia la definivano “sindrome da nido vuoto” o secondo mio marito “tempesta ormonale”; fatto sta che l’indomani della partenza di Lizzie, al pari della vigilia per Scorpius, non ero quasi riuscita a dormire.

Avevo passato quasi tutta la notte a guardare gli album con le fotografie di famiglia fino a quando Draco non era venuto a prendermi di peso dal divano del salotto, trascinandomi a letto per“adempiere ai doveri di moglie”.

Se era vero che mi ero abituata al pensiero che il mio bambino frequentasse già il suo quinto anno e fosse prefetto della sua Casa (“Lo sapevo che avrebbe preso da me!”), vedere Lizzie che si accingeva a salire sul treno mi strappò un velo di lacrime.

Mi sorrise coi capelli biondi ondulati e le labbra rosse e la vidi incamminarsi insieme a Lily.

La sera prima, mi aveva confessato il timore di essere separata da quella che considerava una sorella, allora per rassicurarla le avevo spiegato che la mia migliore amica era sempre stata una Tassorosso.

E così ancora.

Mi aveva sorriso e aveva finito di mangiare più tranquilla, mettendo da parte il suo libro preferito: “Storia di Hogwarts”.

Sarò una Corvonero – commentò e vidi mio marito alzare gli occhi al cielo e Scorpius fare una vaga smorfia con il naso – così sposerò un bel Serpeverde!”.

Concluse strappandomi una risatina.

Spiai la reazione di mio marito ma vidi solo un guizzo delle labbra se di divertimento o di apprensione all’idea di vederla affiancata ad un ragazzo della sua stessa Casa, questo non avrei saputo dirlo.

Rimasi ad osservare il treno fino a quando non si snodò di fronte a noi come un serpente rosso e rilasciai un sospiro.

Di fronte agli occhi rivedevo la mia bambina il giorno in cui era venuta al mondo e Scorpius con la bocca sdentata l’aveva chiamata “Izzy”.

Rividi quella sera in cui, per festeggiare il nostro anniversario, avevamo cenato sulla Tour Eiffel.

Avevamo guardato il panorama della notte, i giochi delle fontane e delle luci.
Avevo escogitato un piano fantasioso e romantico per comunicargli la lieta novità ma avevamo finito, come sempre, per litigare.

Glielo avevo urlato contro e aveva sbarrato gli occhi.

Mi aveva guardato incredulo e poi aveva riso, stringendomi tra le braccia e baciandomi con fervore, prima di sfiorarmi il ventre.

Una piccola Angels”. Aveva sussurrato.

Non lo sapremo prima del quinto mese”.

Oh, io so che non mi arrenderò fino a quando non accadrà, a costo di allevare una squadra di Quidditch”.

Avevo riso a metà tra il divertito e l’imbarazzato, sentendolo baciarmi lungo il collo.

Non saresti tu a partorirli”.

Mmm… mi accontento di mettere il lievito”.

Lo avevo schiaffeggiato.

 Mi aveva baciata.

Ci eravamo rifugiati in albergo come una coppia di sposini con fretta quasi disperata e autentico bisogno.

Così era stato per gran parte della gravidanza.

Lo sento sai? I tuoi ormoni che ruggiscono ogni volta che mi vedi”.

Mi diceva nella complicità della notte e nel silenzio delle lenzuola, quando ormai Scorpius dormiva profondamente.

Mi riscossi quando lo sentii stringermi da dietro.

Andiamo a casa?”. Sussurrò al mio orecchio ed annuii, lasciandoci smaterializzare.
Mi guardai attorno con un vago senso di inquietudine: il Maniero era già così vuoto senza di loro.

Se proprio soffri di solitudine, potrei anche sacrificarmi, Angels”.

 Mi scoccò allusivo, guardandomi beffardo con quella luce suadente negli occhi.

 Risi ma lo abbracciai e affondai il volto contro il suo collo.

 Da vent’anni, da quando era uscito da Azkaban, non ci eravamo più lasciati.

 Da vent’anni continuavamo giorno dopo giorno a litigare, a prenderci in giro, a ricercarci.

 Ad innamorarci dei pregi, dei difetti, delle abitudini. dei gusti, degli interessi.

 Senza mai sfociare in una sterile routine.

Senza mai davvero conoscerci fino in fondo.

Riscoprendoci ogni giorno un po’ di più.

Ti amo”. Sussurrai al suo orecchio, baciandone piano la mandibola.

Sogghignò e lo sentii attirarmi maggiormente a sé, sollevandomi il mento con una mano per guardarlo.

Dimostramelo”.
Sussurrò: il sorriso di sfida e il ghigno malizioso.

Credevo di averlo fatto in questi ultimi vent’anni”.

Commentai mordicchiandogli piano il collo e giocherellando con la cravatta.

Inarcò le bionde sopracciglia.

Voi Corvonero siete rapidi ad apprendere i concetti astratti”.

Oh… e voi Serpeverde?”.

Noi preferiamo i fatti concreti”.

Mi cinse con più forza e mi pressò contro di sé.

Feci per rispondere.

Non me ne diede il tempo.

Anche quella notte mi addormentai tra le sue braccia, ne osservai il profilo addormentato e mi cullai nei battiti del suo cuore.

Anche quella notte sognai di noi.

E mi svegliai con lui accanto.

Il mio unico grande amore.

Draco Malfoy, Serpeverde!

Fine.

 


 

Salve gente, l'estate sta finendo ma grazie al cielo al rientro a scuola manca ancora qualche settimana.

Spero abbiate passato delle belle vacanze tra mare, musica e divertimento, ma che non abbiate per questo, trascurato la lettura. Non c'è cosa più piacevole che leggere un bel romanzo sotto l'ombrellone non trovate?. Però ogni tanto qualche fan-fiction è più che gradita e adesso che arriva l'autunno spero ne farete grandi scorpacciate.

Spero che tra le tante meraviglie che ci sono su questo sito, abbiate trovato la mia storia per lo meno gradevole.

Se si sono contenta (anzi felicissima) , altrimenti pazienza, non si può piacere a tutti.

Comunque la pensiate ormai è fatta , con questo doppio capitolo siamo infatti giunti alla fine della storia.

Il bene ha trionfato sul male e le nostre coppie protagoniste si sono infine ritrovate per non lasciarsi mai più.

Spero che le mie scelte narrative non abbaino offeso nessun, ho cercato in ogni modo di mantenermi il più possibile fedele alla storia originale.

Con questo ringrazio ancora una volta la mia amica Kiki87, ovvero colei che mi ha convinto a scriverla e che ha contribuito (muovendo il personaggio di Sara e quello di Harry) al 50 per cento.

Se la storia vi è piaciuta è anche merito suo. Altrimenti è tutta colpa sua ;)

A parte i scherzi , è stato bellissimo collaborare insieme a questo progetto, ancor più riviverlo a distanza di tre anni, postandolo su questo sito.

Grazie veramente di cuore a tutti voi che avete apprezzato, commentato o aggiunto la storia tra le preferite e ricordate, siete stati fantastici.

Un abbraccio di cuore a tutti spero di poter tornare presto con qualche nuovo progetto.

Grazie di cuore e arrivederci.

Ps. My Angels grazie di tutto , questa storia è dedicata a te, ti adoro di cuore. Baci ♥♥♥♥


1Sedici anni dopo, perché dal punto di vista di Draco , tali anni sono passati dal loro fidanzamento a quella mattina alla stazione, dato che i successivi 3 anni dopo la morte di Voldemort era stato in prigione .

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1828176