La maledizione dell'amore eterno

di Aquarius no Lilith
(/viewuser.php?uid=123096)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: il ritorno al Santuario ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: sentimenti e visioni ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: l'attacco al Santuario e la battaglia contro Danae, cavaliere di Niobe ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: ferite e riabilitazione ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: rivelazioni sconvolgenti ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: discussioni e dolori ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: incontri e ritorni ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: riappacificazione e misteri ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: incontro e decisioni (prima parte) ***
Capitolo 11: *** Capitolo 9: incontro e decisioni (seconda parte) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 La mia vita è stata, si può dire, normale e pacifica, per quanto la si possa definire una vita quella senza la figura dei genitori a farti da modello, finché non ho scoperto di avere un cosmo dentro di me, all'età di sei anni.
Ero andata da sola nel bosco dietro l'orfanotrofio e fui improvvisamente attaccata da un orso e, per difendermi, non so come, liberai il mio cosmo fino allora ancora sopito e quell'animale, come lo sentì, scappò subito nel bosco. Oltretutto, ciò che era appena accaduto, l'avevo sognato proprio la notte precedente e ciò mi sconvolse veramente molto.
Dopo un po' sentii però, un fruscio tra gli alberi e dal bosco uscì un uomo rivestito di un’armatura scintillante che aveva lunghi capelli blu, occhi azzurri e un viso dall'espressione serena e gentile.
Dopo essermisi avvicinato, disse, guardandomi negli occhi: << Dolce bambina, sei stata tu a far fuggire quell'orso? >>.
Ed io, guardandolo a mia volta negli occhi, gli risposi:
<< Penso di sì, ma è successo tutto in un attimo.
Infatti, quando ha cercato di avvicinarsi nonostante fossi terrorizzata, ho sentito crescere dentro di me una grande forza e poi l'orso è scappato spaventato da non so che cosa.
Non mi spiego poi come sia possibile che tutto possa essere accaduto, come nel mio sogno di questa notte >>.
Ed egli, guardandomi con sguardo stupito, disse: << Avevi dunque già visto l'attacco di quell'orso in sogno?>>.
<< Sì, però ti prego di non dirlo a nessuno, dato che mi crederebbero fuori di testa >>.
<< D'accordo, farò così.
Posso sapere il tuo nome? >>.
<< Yume e tu come ti chiami e perché hai un'armatura addosso? >>.
E lui sorridendomi, disse: << Mi chiamo Saga e quest’armatura la indosso per proteggere il mio corpo dai colpi degli avversari>>.
Quella risposta mi risuonò strana, ma non gli chiesi altro.
Poi cominciai a sentire la voce della direttrice chiamarmi e, dopo aver salutato quello strano uomo di nome Saga, tornai all'orfanotrofio.
Nei giorni seguenti poi, cominciai a vedere nei miei sogni uno strano luogo, dominato da un'alta montagna con diverse case dallo stile architettonico molto inconsueto, con delle lunghe scale bianche che conducevano a un enorme edificio, sulla sommità della montagna.
Vidi inoltre bambini circa della mia età, combattere tra di loro all'aperto, in quella che sembrava un'arena o spaccare delle enormi rocce con la forza o di un solo pugno o di un calcio.
Queste visioni mi lasciavano sempre più sconvolta poiché mi chiedevo che cosa significassero e poi, a volte, c'era anche quell'uomo di nome Saga, in esse.  
Lentamente passò un mese da quando era accaduto quello strano incontro e le visioni divennero sempre più frequenti e non si limitavano ora solo più alla notte, ma mi assalivano anche di giorno.
Saga nel frattempo era andato via due settimane, dopo che l'avevo conosciuto, non lasciando tracce di sè com'era stato, quando era comparso.
La sua partenza mi aveva causato un senso di perdita, perché era l'unica persona con cui potevo parlare di ciò che vedevo in sogno, senza preoccuparmi di ciò che lui pensasse.
E poi mi ero affezionata a lui perché con me era sempre gentile e disponibile.
Inoltre qualcosa mi diceva che egli avrebbe potuto aiutarmi a risolvere il mio problema e quindi speravo di poterlo incontrare di nuovo.
Due settimane prima del mio settimo compleanno vidi che stava tornando e quindi mi diressi, dove l'avevo visto nel mio sogno.
Quando lo vidi gli corsi incontro e lo abbracciai, felicissima che fosse tornato.
Dopo avermi abbracciato anche lui, disse: << Yume, scusami se sono andato via, ma dovevo fare una cosa molto importante che non potevo assolutamente evitare >>.
Ed io, scontandomi da lui, dissi: << Ho capito.
Devi anche sapere che mentre eri via, le mie visioni sono aumentate rispetto alla frequenza e ad esempio, neanche due ore fa, ho visto che saresti tornato e che saresti passato di qui.
Per questo motivo sono subito venuta a cercarti, in questo luogo >>.
E lui, stupito dalle mie parole, disse: << Dunque, ora hai visioni anche durante il giorno? >>.
<< Sì anche se mi succede solo da una settimana >>.
<< Capisco.
Yume io sono tornato per proporti di venire in un certo luogo con me, dove potrai imparare a usare meglio il tuo dono.
Che cosa ne dici? >>.
Io ci pensai un attimo e poi gli risposi: << Sì d'accordo >>.
<< Ti avverto però che dovrai seguire allenamenti estenuanti, sia a livello mentale, sia fisico.
Te la senti di farlo? >>.
Ed io sorridendogli, dissi: << Sì e poi se quest’addestramento mi servirà ad aiutare qualcuno lo farò molto volentieri >>.
Dopo questa conversazione Saga mi spiegò che saremmo andati in Grecia e più precisamente al Santuario di Atene, dove mi sarei addestrata e mi spiegò anche le regole dei Saint.
Poi mi accompagnò fino all'orfanotrofio dove dopo aver parlato con la direttrice, se ne andò e fissammo un appuntamento per il giorno dopo davanti all'albero, dove c’eravamo incontrati per la prima volta.
Quella sera, la direttrice mi aiutò a fare la borsa con le mie poche cose e mi disse che ero stata veramente fortunata a trovare un padre adottivo di quel genere.
Così il giorno dopo, Saga mi portò via dall'orfanotrofio, dopo avermi adottato.
Ancora prima che giungessimo nella città portuale da dove con una nave saremmo giunti in Grecia, avevo indossato una maschera per celare il mio viso, che solo molti anni più tardi avrei mostrato a qualcuno.
Quando arrivammo al Santuario, conobbi molti bambini che avevano all'incirca la mia età e che aspiravano alle armature più importanti, cioè quelle d'oro: un bambino di nome Camus molto rigido e chiuso in sé stesso che aspirava all'armatura dell'Acquario, poi Aiolia, fratello del cavaliere del Sagittario e Milo, entrambi molto gentili e simpatici, aspiranti l'uno all'armatura del Leone e l'altro a quella dello Scorpione, Mu molto timido e riservato, aspirante a quella dell'Ariete e Shaka che non apriva mai gli occhi e non parlava quasi mai ed era l'aspirante guerriero per l'armatura della Vergine.


Nota dell'autrice: questa è la prima fanfiction di Saint Seiya che scrivo, dunque sarò ben felice di accettare tutte le critiche che servano a migliorare il mio modo di scrivere.
Arrivederci al prossimo capitolo,
Lilith.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1: il ritorno al Santuario ***


Mi sembrò irreale poter tornare lì, al Santuario, dopo due anni passati lontani, nella grotta della Pizia, a Delfi, ad addestrarmi.

Con il mio contenitore dell’armatura in spalla m’incamminai verso la tredicesima casa per poter parlare con la dea Atena che, finalmente, dopo lungo tempo era tornata ad occupare il posto che le spettava.

Infatti, non avevo ancora potuto incontrarla perché non avevo preso parte a nessuna delle guerre sacre, fino allora combattute, poiché ero ancora in fase di addestramento.

Giunta alla prima casa, quella di Mu dell’Ariete, entrai, ma non sentii la presenza di alcun cosmo e da ciò dedussi che doveva essere fuori in missione, e quindi passai velocemente oltre.

Quando entrai nella casa di Aldebaran del Toro, invece, per poco non andai a sbattere contro di lui, che mi osservò con aria perplessa, ma dopo aver osservato il contenitore dell’armatura che avevo sulle spalle, il suo volto, si fece più sereno e disse:

<< Bentornata, Yume.

Com’è andato il tuo addestramento a Delfi? >>.

Ed io, sorridendo, gli risposi: << E’ andato tutto bene e ora sono tornata per rimanere qui, e servire la dea Atena, com’è mio dovere >>.

<< Capisco.

Hai il mio permesso di passare oltre la mia casa e buon proseguimento di percorso >>.

Lo salutai velocemente e proseguii.

Quando mi ritrovai ormai davanti alla casa dei Gemelli mi venne un’enorme fitta al cuore, pensando al fatto che lì, un tempo, aveva abitato il mio primo maestro e mentore Saga, cui dovevo tantissimo e che avevo considerato come un padre, nonostante avessimo passato pochissimo tempo insieme.

Sapevo però che ora quella casa era occupata da suo fratello, Kanon che ne aveva preso il posto come cavaliere dei Gemelli.

Quando entrai nella terza casa però, una certa inquietudine mi pervase tutta, oltre ad una sensazione di tristezza.

Dopo neanche aver fatto tre passi all’interno, mi comparve davanti Kanon che potei costatare essere proprio com’era apparso nelle mie visioni, riguardo alla guerra sacra contro Ade.

Era molto alto, con un corpo dai muscoli ben definiti e aveva occhi e capelli blu.

Era completamente identico in tutto e per tutto al mio maestro Saga.

Fu lui il primo a parlare: << Chi sei, donna e che cosa ci fai qui? >>.

E allora io indicando il mio contenitore dell’armatura che avevo sulle spalle, dissi: << Io sono Yume, silver saint di Cassandra.

Sto andando alla tredicesima casa, per parlare con la dea Atena >>.

<< Saresti tu allora, la bambina che mio fratello portò qui quasi quattordici anni fa, per farla diventare un cavaliere? >>.

<< Sì sono io >>, gli risposi, ma non sapevo cosa dirgli d’altro.

Infatti, mi sentivo un po’ a disagio, a un certo punto, però mi strinse la mano destra e disse: 

<< Piacere di conoscerti, allora. 

Io sono Kanon dei Gemelli, anche se penso che tu mi conosca già, perché mio fratello mi aveva parlato della tua straordinaria capacità di vedere il futuro con estrema precisione. 

Puoi passare oltre la mia casa senza ulteriori indugi >>. 

Non feci però in tempo a togliere la mia mano dalla sua che una visione avvolse subito la mia mente.

Davanti a me si stagliava un enorme campo di battaglia, il cui terreno era completamente lordo di sangue e pieno di corpi, sia di cavalieri di Atena, sia di altri cavalieri sconosciuti.

E alla mia sinistra a un certo punto vidi anche Kanon cadere in ginocchio, trafitto al ventre da una spada.

La sua armatura nonostante fosse resistentissima, non era riuscita ad evitargli di essere ferito.

La visione contro ogni previsione, però si fermò a quel punto e quando tornai in me, cominciando a chiedermi che cosa riguardasse la visione, se un futuro prossimo, o molto lontano.

Lo sguardo preoccupato di Kanon mi distolse dai miei pensieri e ringraziai mentalmente Atena per la maschera che portavo, perché dovevo essere diventata pallidissima in volto.

Dopo aver salutato velocemente Kanon, mi diressi alla quarta casa, quella del Cancro.

Deathmask mi salutò con apprezzamenti come il solito un po’ pesanti, che preferisco censurare, come la mia risposta e, sempre pensando alla visione avuta poco prima, mi diressi alla quinta casa, quella del Leone.

Aiolia, come mi riconobbe mi salutò con un abbraccio caloroso, perché lo conoscevo fin da quando eravamo ancora bambini.

Quando in seguito arrivai alla casa della Vergine, cercai di fare il meno possibile rumore, perché Shaka stava certamente meditando.

Come gli fui vicinissima, sentii la sua voce nella mia mente dire: << Yume passa pure oltre la mia casa e bentornata al Santuario >>.

<< Grazie, Shaka >>, gli risposi io mentalmente.

Quando giunsi al palazzo della Bilancia, entrai, sapendo che avrei finalmente conosciuto di persona il maestro dei cinque picchi.

Dopo aver mosso a malapena cinque passi dentro la settima casa, me lo ritrovai davanti: nonostante la sua veneranda età, il suo fisico era giovane e scattante.

Squadrandomi poi da capo a piedi, disse: << Chi sei cavaliere, che vuoi attraversare la mia casa? >>.

<< Sono Yume, silver saint di Cassandra e mi sto recando alla tredicesima casa per parlare con la dea Atena >>.

A quelle parole mi guardò con sguardo a dir poco sconvolto, per poi dire:

<< In effetti assomigli molto a Isabella, il cavaliere di Cassandra della precedente guerra sacra che ebbi modo di avere come compagna di battaglia e che era molto valorosa.

Ne sei forse una discendente? >>.

<< Non lo so, perché prima di arrivare al Santuario ho vissuto in orfanotrofio e quindi, non so nulla della mia famiglia d'origine..... >>.

<< Capisco.

Allora Yume non ti trattengo e ti do il permesso di passare oltre la mia casa >>.

Quando passai poi  per la casa dello Scorpione, sentii una fitta al cuore, pensando al suo custode, ma proseguii senza fermarmi perché non era presente il cosmo del suo custode.

Passai dopo uno scambio di saluti molto breve con i loro custodi, sia la casa del Sagittario, sia quella del Capricorno.

Attraversai velocemente poi quella dell'Acquario e quella dei Pesci, poiché il custode della prima non c'era e la seconda perché Aphrodites non si fece neanche vedere, anche se avvertivo chiara e distinta la sua presenza.

Dopo essere giunta finalmente davanti alla tredicesima casa, entrai.

Vidi che la dea Atena era seduta su quella che era stato il trono del Grande Sacerdote e che era impegnata in una fitta conversazione con quello, che riconobbi come uno dei cavalieri di bronzo, che avevano combattuto contro Hades.

Non potevo sbagliarmi, infatti, quello era Hyoga il bronze saint della costellazione del Cigno e allievo di Camus dell' Acquario.

Avanzando poi verso di loro, i miei passi cominciarono a risuonare per tutto l'ambiente e allora si accorsero di me.

<< Chi sei, sacerdotessa guerriera? >>, disse la dea Atena.

Allora m’inchinai e con lo sguardo volto a terra, dissi:

<< Sono Yume, silver saint di Cassandra.

Sono tornata solo ora da Delfi, dove mi sono allenata in questi ultimi due anni.

E sono qui per parlare di persona con lei, dea Atena >>.

Detto questo, attesi che la dea Atena, parlasse. << Alzati pure Yume di Cassandra.

Tu, Hyoga, invece puoi andare >>.

Come alzai gli occhi verso la dea Atena, vidi Hyoga inchinarsi verso di lei e poi andarsene.

<< Dea Atena >>, cominciai io, << mi dispiace di non essermi presentata a lei prima d'ora, ma non mi è stato concesso di uscire per nessun motivo dal luogo in cui stavo terminando il mio addestramento, fino a tre giorni fa >>.

<< Capisco, Yume.

E d'ora in poi rimarrai qui, al Santuario? >>.

<< Sì, certamente >>, dissi io, << Per rispettare il mio voto di fedeltà verso di lei e per esservi d'aiuto nella nuova imminente guerra sacra, che purtroppo comincerà tra non molto tempo >>.

<< Se già io avevo avvertito l'approssimarsi di una nuova minaccia, tu che sei l'unico saint in grado di vedere il futuro, non potevi non accorgertene.

Hai per caso, già visto qualcosa di significativo, rispetto alla prossima guerra sacra? >>.

<< Per ora ho visto solo che ci sarà una grande battaglia, tra tutti noi saint di Atena e quelli nemici, guidati certamente da una divinità molto potente >>.

<< Capisco, Yume e grazie per avermi avvertito.

Inoltre, non appena ti si mostrerà un'altra visione sulla nuova guerra sacra, avvertimi subito >>.

<< Lo farò senz'altro dea Atena >>.

<< Un'ultima cosa. Se avrò bisogno di te, dove devo mandarti a cercare? >>.

<< Ho intenzione di tornare a occupare la mia vecchia casa, che si trova nello spazio adibito alle abitazioni delle sacerdotesse guerriere.

Dunque se avrete bisogno di me, mandatemi a cercare lì >>.

Essendo poi in atto di alzarmi, dissi: << Ora dea Atena mi dovrei accomiatare da voi, perché ho molto da fare >>.

<< Certo Yume, vai pure e a presto >>, disse la dea.

Dopo un ultimo inchino poi, uscii dalla tredicesima e mi recai al cimitero del Santuario.

Qui cominciai a cercare la tomba di Saga e, quando la trovai, mi sedetti davanti ad essa.

C'erano scritti solo il suo nome, il suo rango e la data di morte. Nessun'altra frase a ricordare il bene o il male che aveva fatto in vita, poiché la morte cancella tutto, anche le azioni più riprovevoli.

Raccolto poi un mazzo di fiori nel campo lì vicino, lo posai contro la lapide e lasciai che i miei ricordi su di lui mi travolgessero, come un fiume in piena.

Le lacrime cominciarono a scendermi copiose, poiché in fondo, se avevo avuto la possibilità di diventare un cavaliere di Atena, era stata solo grazie a lui.

Un rimorso però mi portavo dentro: non avergli potuto dire addio.

Dopo essermi guardata in torno per accertarmi che non ci fosse nessuno, mi tolsi la maschera e mi asciugai le lacrime.

Fatto ciò me la rimisi sul volto e dopo aver guardato un'ultima volta quella lapide, mi diressi agli alloggi delle sacerdotesse guerriere, che si trovavano vicino all'arena, ai piedi del Santuario.

Durante il tragitto fino a casa mia, incontrai un sacco di persone che conoscevo e che non vedendomi da tempo, vennero subito a salutarmi.

Come aprii la porta, potei costatare che nulla era cambiato durante quei due anni che avevo passato lontana.

Il letto era ancora contro la parete opposta alla porta, il forno a legna sulla parete destra che fungeva anche da stufa durante l'inverno, il tavolo di legno con le tre sedie davanti al letto e infine, sulla parete sinistra, una cassapanca per gli abiti e uno spazio vuoto per il contenitore dell'armatura.

Guardando meglio però sul tavolo, vidi che c'era posato su di esso un mazzo di tulipani ormai secchi, che immaginai fossero un dono di Milo.

Posato il contenitore della mia armatura al suo posto, mi sedetti su una sedia e, preso in mano quel mazzo di fiori, cominciai a far vagare i miei pensieri.

Ad un certo punto però, ebbi una visione in cui Marin e Shaina stavano varcando la soglia di casa mia e allora, mi preparai a riceverle.

Come entrarono le abbracciai entrambe, d'altronde ci conoscevamo da un sacco di tempo e dopo esserci sedute, cominciammo a parlare del più e del meno.

Molte delle cose poi di cui discutemmo, che erano accadute negli ultimi due anni, anche se non le avevo vissute in prima persona, mi erano comunque state mostrate attraverso le visioni e quindi non avevo problemi a parlarne. Cenammo poi insieme a casa di Marin e tornai a casa mia, solo quando la notte era scesa da un bel pezzo.

Me ne andai subito a dormire, perché il giorno dopo avevo intenzione di recarmi alla biblioteca del Santuario, per cercare informazioni su quel cavaliere nemico, armato di spada, che era comparso nella mia visione su Kanon.               





Nota dell'autrice: eccomi già qui con il primo capitolo, ma avverto che di solito non sono così veloce negli aggiornamenti.

Ringrazio Ishy_ sama per aver messo la mia storia tra le seguite.

Ciao e al prossimo capitolo,

Lilith

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2: sentimenti e visioni ***


Quella notte però, non fu per niente tranquilla: infatti, il mio sonno fu tormentato da visioni una più cruenta dell'altra, su quello che sembrava, sarebbe stato l'ultimo scontro tra noi saint di Atena e quelli nemici.
Una cosa però mi fu subito evidente: la maggior parte dei guerrieri nemici non erano uomini, ma donne che si battevano con una forza per nulla inferiore anche al più debole bronze o silver saint.
Il cavaliere con la spada che avevo già visto nella mia visione poi, compiva delle vere e proprie mattanze con quella sua arma e quando vidi pararglisi davanti per combattere Milo, il cavaliere dello scorpione, il mio cuore perse un battito.
Non vidi però cosa sarebbe accaduto subito dopo, poiché la visione all'improvviso cominciò a sparire ed io mi svegliai.
Rimasi ancora un po' a letto per cercare di riordinare i pensieri e poi mi alzai per fare colazione.
Come ebbi finito, mi diressi alla biblioteca del Santuario, che si trovava in una posizione ancora più alta rispetto alla tredicesima casa.
L'attraversamento delle dodici case fu veloce e giunsi dunque dopo pochissimo tempo davanti alla tredicesima casa, dove girai a destra e cominciai a salire i gradini che portavano alla biblioteca.
Come entrai, mi fermai a guardare, con meraviglia, i numerosi scaffali che contenevano libri anche molto antichi.
Una delle mie grandi passioni, infatti, era la lettura e questa cosa mi aveva permesso di instaurare un rapporto abbastanza cordiale con Camus, il cavaliere dell'Acquario.
Chissà come stavano Milo e lui...
Allontanai subito quel pensiero dalla mente e cominciai a cercare subito informazioni sui saint che combattevano armati di spada, ma neanche dopo averne aperti quaranta (li avevo contati) trovai qualcosa e questo fatto mi scoraggiò un po'.
Dopo qualche tempo, mentre scorrevo con lo sguardo i vari libri sulla parete alla mia sinistra, un libro dal titolo in greco antico attirò la mia attenzione e dopo averlo preso dallo scaffale, mi sedetti al tavolo che serviva per la consultazione e cominciai a leggere. Infatti, conoscevo il greco antico, poiché da bambina avevo voluto impararlo di mia iniziativa, per leggere anche i libri più antichi della biblioteca.
Mentre sfogliavo le pagine del libro, mi venne quasi un colpo, quando vidi una rappresentazione del cavaliere, apparso nelle mie visioni.
Il libro diceva che era il primo cavaliere uomo della dea Artemide e il cavaliere di Atteone.
Egli usava come arma una spada, donatagli all'epoca del mito da Artemide e la sua lama era stata bagnata nel sangue della stessa dea, per cui essa poteva trapassare qualsiasi cosa.
Voltando la pagina però, mi sconvolsi ancora di più, poiché c'era scritto che solitamente in passato nessun cavaliere che lo abbia sconfitto sia sopravvissuto per raccontarlo.
Quel libro inoltre, dalla datazione che riportava all'inizio, era riconducibile a un periodo antecedente la penultima guerra sacra contro Ade.
Decisi allora per ciò che c'era scritto in quel libro, di portarlo a vedere alla dea Atena, ma come uscii dalla biblioteca, vidi chiaramente lo scintillio di tre armature d'oro, che si stavano dirigendo all'undicesima casa e quindi, affrettai il passo.
Arrivata davanti alla porta della tredicesima casa, bussai per segnalare la mia presenza e poi entrai. Vidi la dea Atena seduta sul trono e sola, come il giorno prima.
M’inchinai immediatamente e con lo sguardo volto a terra, dissi: << Scusatemi dea Atena se vi disturbo nuovamente, ma devo avvertirvi che ho identificato il cavaliere nemico, che ho visto nelle mie visioni >>.
<< E di che cavaliere si tratterebbe, Yume? >>.
<< Il cavaliere di Atteone, mia dea e uno dei pochi guerrieri uomini di vostra sorella, la dea Artemide >>.
<< Capisco.
Hai visto altro oltre a questo? >>.
<< Posso solo dirvi da quello che sono riuscita a capire da una visione molto lacunosa di questa notte, che saremo attaccati molto presto qui al Santuario e quindi sarebbe meglio prepararci a difenderci.
Inoltre, su questo libro che ho trovato in biblioteca, è descritta la maggior parte dei guerrieri più forti della dea Artemide >>.
Detto questo, porsi il libro alla dea che, alzatasi per prenderlo come mi sfiorò appena una mano, mi causò una visione.
Si stagliò così davanti a me il campo di battaglia che avevo già visto nelle mie visioni, che però ora era immerso nel più totale silenzio.
Vidi la dea Atena rivestita della sua sacra armatura, che piangeva su un corpo esanime a terra.
Non riuscii però ad avvicinarmi a lei, perchè una sensazione di strazio e dolore fortissimo mi travolse come un fiume in piena, senza darmi modo di reagire.
Quello strazio durò per pochi secondi e poi la visione si dissolse, lasciandomi in uno stato di confusione terribile.
Quando tornai in me e rimisi a fuoco la sala però, mi sentii mancare le forze e caddi di lato.
Mi aspettai di toccare il freddo pavimento, ma non accadde, perchè sentii due braccia forti afferrarmi al volo.
Riconobbi subito l'aroma di muschio bianco proveniente da quella persona, cosicché già prima di aprire gli occhi sapevo chi avevo accanto.
Quando mi ripresi, vidi Milo che mi guardava con sguardo apprensivo e ringraziai mentalmente di portare la maschera, perchè sentivo di essere diventata completamente rossa. Volgendo lo sguardo poi alla dea Atena, visibilmente preoccupata, notai che ora accanto a lei si trovavano Mu dell'Ariete e Camus dell’Acquario.
Cercai di rialzarmi, e riuscii a farlo solo grazie all'aiuto di Milo, che mi fece da appoggio.
Guardando poi, la dea Atena, dissi: << Mi scuso per avervi fatto preoccupare, dea Atena.
La reazione che ho avuto è stata causata da una visione molto forte, riguardo ai sentimenti presenti in essa.
Non c'è però di nessun aiuto, perchè riguarda il tempo successivo alla prossima guerra sacra >>.
E la dea Atena, guardandomi, disse: << Comprendo, Yume.
Sei in grado di tornare agli alloggi delle sacerdotesse da sola o hai bisogno di aiuto? >>.
Ed io sorridendo sotto la maschera, risposi: << Non ho bisogno d'aiuto, dea Atena.
Questa visione, se ci ripenso, è niente rispetto a quello che ho visto quand'ero a Delfi con la Pizia.
Ora mi congedo, per lasciarvi parlare con i cavalieri d'oro >>.
Milo che nel frattempo si era allontanato da me ed era rimasto in piedi dov'ero quasi svenuta, mentre passavo mi osservò con uno sguardo preoccupato.
Per ultima cosa poi, m’inchinai ancora una volta verso la dea Atena e, uscii.
Mi diressi dunque nel giardino che si trovava dietro la biblioteca, per riprendere fiato un attimo e rimettere in ordine i miei pensieri.
Quando arrivai, mi sedetti in mezzo al prato, che era pieno di fiori bellissimi e profumatissimi.
Come mi calmai, provai a entrare in contatto con il mio cosmo, che mi rimostrò la visione avuta poco prima, ma questa volta, tutto era avvolto dalla nebbia e si distingueva veramente pochissimo.
Allora tornai subito alla realtà, poiché era inutile che cercassi di vedere qualcosa che era solo probabile e non già deciso.
Ripensai dunque a Milo, che avevo appena rivisto dopo due anni di lontananza.
Il mio sguardo andò così subito a cercare l'anello che portavo all'anulare sinistro, che mi aveva dato prima che partissi per Delfi e con il quale mi aveva fatto una promessa d'amore eterno.
Io lo avevo accettato perchè, lo amavo con tutta me stessa e questo sentimento in quei due anni passati lontani, non si era indebolito, ma rafforzato.
Inoltre mi era servito da supporto anche nei momenti di più grande sconforto, che avevo attraversato diverse volte, soprattutto durante l'ultima prova della Pizia di Delfi.
Il dolore poi, che avevo provato quando avevo visto in una delle mie visioni che sarebbe morto davanti al muro dell'Elision insieme agli altri cavalieri d'oro, era indescrivibile.
Dopo quella visione avevo passato, circa una settimana rinchiusa nella mia stanza a piangere e solo quando vidi che i cavalieri d'oro sarebbero tornati tutti in vita grazie alla dea Atena, ricominciai veramente a vivere.
Avevo poi affrontato l'ultima prova della Pizia, pensando che quando sarei tornata al Santuario, avrei potuto finalmente riabbracciarlo.
Mentre pensavo a questo, vidi stagliarsi un'ombra davanti a me e, guardando dietro di me vidi Milo.
I suoi occhi e capelli blu, illuminati dal sole, sembravano ancora più belli e il suo fisico slanciato e atletico, assolutamente perfetto, era messo in risalto dalla sua armatura d'oro.
E' bello quanto un dio greco, pensai.
Si sedette accanto a me e, guardandomi con uno sguardo dolcissimo, disse: << Sono felicissimo che tu sia tornata, Yume >>.
Allora mi tolsi la maschera, perchè mi potesse guardare in faccia.
E sorridendogli anch'io, dissi: << Anch’io lo sono perchè mi sei mancato mol... >>.
Non finii la frase, poiché mi baciò.
Quel bacio fu dolce e gentile insieme all’inizio, ma poi divenne anche passionale.
Dopo un po' ci staccammo per riprendere fiato e allora, gli dissi: << Oserei dire che questo bacio era per farmi capire quanto ti sia mancata in tutto questo tempo, vero? >>.
E Milo, sorridendomi, rispose:<< Sì, infatti, senza di te mi sentivo incompleto e solo, anche se Camus e gli altri facevano di tutto per tenermi compagnia.
La consapevolezza poi che tu sapessi tutto ciò che mi sarebbe accaduto m’irritava molto, poichè per me non era lo stesso con te.
Poi, non sapendo se stavi bene o male, ero pervaso da una continua inquietudine >>.
Come Milo finì di parlare, lo abbracciai, felicissima per le sue parole.
Anche lui mi abbracciò e rimanemmo così, finché non sentimmo qualcuno fare un colpo di tosse.
Per fortuna che il mio viso non si vedeva, perchè lo avevo nascosto tra i capelli di Milo!
Cercai con la mia mano destra la mia maschera che era per terra e come la trovai, la feci aderire al viso.
Milo poi era rimasto davanti a me perchè così nessuno mi potesse vedere in volto e dunque mi aiutò ad alzarmi.
Vidi così davanti a me un Mu e un Camus, visibilmente imbarazzati.
Stavo per dire qualcosa, ma Milo mi precedette, dicendo con un sorriso simile ad un ghigno: << Ragazzi, come mai siete qui?
Volevate forse spiarci? >>.
Ai due cavalieri non servì rispondere, poiché i loro visi parlavano già da soli.
Cercando di allentare la tensione, dissi: << Non fate caso alle solite stupidaggini di Milo, ragazzi.
Piuttosto ditemi, come state?
Io sono tornata solo ieri dal Santuario di Delfi >>.
Milo fece il finto offeso, ma poi riprese a sorridere.
Le mie parole per fortuna sortirono l'effetto desiderato e cominciammo così a parlare di ciò che mi era successo durante i due anni di addestramento a Delfi.
Dopo un po' però Camus, disse: << Yume sapresti dirci qualcosa in più, rispetto a questa nuova guerra sacra, che stà per cominciare? >>.
<< Per ora è certo solo che il nostro nuovo nemico sarà la dea Artemide, sorella maggiore della dea Atena >>.
<< E da cosa l'avresti dedotto, Yume? >>, chiese con occhio critico Camus.
Ed io cercando di non arrabbiarmi per la sua poca fiducia nelle mie capacità, gli risposi: << L'ho dedotto da una visione che ho avuto ieri, mentre stringevo la mano a Kanon di Gemini.
In essa, infatti, ho visto il primo cavaliere di Artemide combattere contro di lui su un campo di battaglia, pieno di saint che combattevano tra di loro e di morti >>.
Tutti e tre rimasero sconvolti a quelle parole, ma dopo un po' fu Camus a parlare, esprimendo di certo quello che era il pensiero anche dei suoi compagni: << Il nostro dovere è combattere per la giustizia e per Atena, che la rappresenta.
Sé servirà dunque, combatteremo anche a rischio della nostra vita, per difendere questo ideale >>.
Dopo un po' Mu e Camus se ne andarono e rimanemmo solo io e Milo, in quel luogo così bello e tranquillo.
A un certo punto però Milo, guardandomi, disse: << Ora che sei di nuovo con me, Yume, desidero ridarti il ciondolo che mi hai affidato due anni fa e che era di tua madre >>.
Come lo disse, fece per toglierselo, ma lo fermai, dicendogli: << Vorrei che lo continuassi a tenere tu, perchè così ovunque tu vada avrai qualcosa che ti parlerà di me.
La stessa funzione d'altronde per me è svolta dall'anello che mi hai dato due anni fa >>.
A quelle parole mi abbagliò con quel suo sorriso bellissimo, ma il bel momento fu interrotto dal brontolare del suo stomaco, che mi fece capire che doveva essere arrivata l'ora del pranzo.
Alzandomi in piedi allora, dissi: << Andiamo alla tua casa, così preparo il pranzo per entrambi e parliamo un po' >>.
Come arrivammo all'ottava casa, mi diressi subito nella parte adibita agli alloggi di Milo.
Giunta però nella cucina, rimasi sconvolta nel vedere come fosse disordinata: infatti, c'erano stoviglie e pentole tutte alla rinfusa e sporche, sia sul piano cottura, sia sul tavolo e sulle sedie.
<< Scusami Yume, ma prima di partire per la missione, abbiamo fatto festa per celebrare la vittoria su Ade e il fatto che eravamo di nuovo tutti insieme.
E quindi non ho avuto il tempo di riordinare... >.
<< Vabbè >>, dissi io sbuffando, << metto a posto io e poi apparecchio sul tavolo della sala.
Non abituartici però … >>.
<< Sì, d'accordo Yume e grazie.
Ora vado a farmi una doccia e poi vengo a mangiare >>.
Prima di andarsene mi abbracciò e mi diede un bacio sui capelli.
Come sparì, mi misi a cercare qualcosa di commestibile nella dispensa, ripromettendomi di dire a Milo che doveva andare a fare la spesa, se non voleva morire di fame.
A un certo punto però, trovai una busta di pasta ancora sigillata, quindi misi l'acqua sul fuoco e andai nella sala, che era la stanza in cui si entrava, uscendo dalla cucina e girando a destra.
Era una stanza rettangolare arredata molto semplicemente: sulla parete destra c'era un divano a tre posti e di pelle nera, sul quale molte volte mi ero seduta o sdraiata con Milo nei momenti di tranquillità oppure quando lui non c'era e allora stavo lì a leggere un libro o a meditare.
Sulla parete sinistra invece, c'era una libreria che era piena di libri, anche sé certamente la quantità non raggiungeva neanche la metà della metà di quelli della biblioteca di Camus. A volte mi chiedo come facciano a essere migliori amici quei due, perchè hanno veramente due caratteri molto diversi e due modi di comportarsi opposti.
Al centro della sala poi, c'è un tavolo di legno da dodici posti con altrettante sedie.
Quando vidi però, che anche lì c'erano dei bicchieri sporchi, mi rassegnai al disordine cronico di Milo che in quei due anni era ancora peggiorato e li presi per portarli in cucina e lavarli in seguito, insieme a tutto il resto.
Buttata la pasta, poi apparecchiai il tavolo della sala e mentre aspettavo che la pasta cuocesse, cominciai a lavare un po' di cose.
Mentre passavo poi nel corridoio che separava le varie stanze, incrociai Milo completamente nudo, che se ne andava in giro senza alcun ritegno.
Dire che diventai più rossa di un peperone rosso, è dire poco...
Lui invece, cogliendomi alla sprovvista mi abbracciò e dopo avermi tolto la maschera, mi diede un bacio appassionato, di quelli che ti tolgono il fiato.
A un certo punto però lui si allontanò da me e sghignazzando, disse:
<< Sei diventata tutta rossa, perchè mi hai visto nudo...
Ma dai Yume, mi hai già visto così molte altre volte! Sei uno spasso! >>.
Non ebbi modo di rispondergli, perchè sempre ridendo,Milo entrò nella sua camera per andarsi a vestire, speravo.
Io allora lo lasciai stare e tornai in cucina dove, dopo aver scolato la pasta, la misi in due piatti e la condii con le spezie che mai mancavano nella dispensa di Milo.
Quando arrivai in sala, Milo era già seduto al suo posto e quindi gli misi davanti il suo piatto, per poi sedermi al mio solito posto, accanto a lui.
Durante il pasto, parlammo a turno di un sacco di cose, ma a un certo punto Milo, facendosi serio, disse: << Yume, hai già incontrato le tue vecchie allieve? >>.
<< No >>, dissi io con un’espressione un po' triste, << d'altronde Marin, mi ha detto che Aglae e Dafne dopo la guerra sacra contro Ade, sono sparite e che non se ne è più saputo nulla.
Sono un po' in pensiero, ma sono certa che ormai siano in grado di badare a loro stesse e quindi attenderò con pazienza il loro ritorno >>.
<< Capisco >>, disse Milo e poi non ne parlammo più.
Poiché avevamo finito di pranzare, sparecchiai e Milo mi aiutò a portare il tutto in cucina e poi mi diedi al lavaggio delle stoviglie, in solitario.
Milo poi non si fece vedere per un po', almeno finché, passando davanti alla sua camera, lo vidi appoggiato al muro con le braccia incrociate davanti al petto.
Ci bastò un solo sguardo per capirci e poi lo seguii nella sua camera da letto.
Quello fu uno di quei pomeriggi che non si dimenticano facilmente e che si vorrebbe non finissero mai.                        


Piccola nota dell'autrice: eccomi qui con il secondo capitolo, che spero vi piacerà.
Ringrazio Ishy_sama, scacri e valepassion95 per aver messo la mia storia tra le seguite e tutti coloro che si limitano a leggere la storia e basta.
Un grande saluto e al prossimo capitolo,
Lilith

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3: l'attacco al Santuario e la battaglia contro Danae, cavaliere di Niobe ***


Come aprii gli occhi mi venne spontaneo sorridere, perché ero di nuovo accanto all’unico uomo della mia vita e per cui avrei fatto qualsiasi cosa.
Non appena mossi lievemente il mio braccio destro, sentii Milo stringermi ancora di più a sé.
Mi girai dunque a guardarlo: il suo viso era disteso in un’espressione di rara felicità, mentre dormiva, i suoi lunghi e morbidi capelli blu erano sparsi sul cuscino, a formare una specie di piccolo mare e il suo corpo statuario era coperto dal lenzuolo solo dalla cintola in giù.
Quando sono andata via due anni fa, eri già molto bello, ma nel frattempo sei ancora cresciuto e cambiato, diventandolo ancora di più,amore mio.
Mentre formulavo quel pensiero, cominciai a giocare con i suoi capelli che al tocco sembravano seta, talmente erano morbidi e mentre lo facevo, vidi dai suoi movimenti, che si stava svegliando.
Come aprì gli occhi, guardandomi, disse: << Ciao, Yume >>.
<< Ciao, Milo >>, gli risposi io, sorridendo.
Lui poi, annullò la distanza tra di noi con un bacio, che era delicato, gentile e passionale allo stesso tempo.
Quando ci staccammo, gli dissi: << Milo, perché non ci alziamo e andiamo a fare una passeggiata assieme, come una volta, quando volevamo stare lontani da tutto e tutti? >>.
<< D’accordo nessun problema, perché voglio stare con te il più possibile ora che sei tornata da me >>, disse lui, accarezzandomi il viso e, sorridendomi.
Mentre recuperavo i miei abiti, sentii però lo sguardo di Milo fissarsi sulla cicatrice che avevo sulla schiena, ma finsi di non accorgermene e cominciai a rivestirmi, mettendomi nuovamente sul viso la mia maschera.
Lui fece lo stesso e mezz’ora dopo eravamo pronti per uscire.
Dunque, ci dirigemmo verso il bosco che era ai confini del Santuario e lì ci sedemmo in mezzo al prato, appoggiati l’uno all’altra.
Non mi sembrava ancora vero essergli di nuovo accanto e non più rinchiusa nelle profondità della grotta della Pizia.
A un certo punto, Milo disse con tono serio: << Posso farti una domanda, Yume? >>.
<< Certo, Milo >>.
<< Quando sei partita due anni fa, conoscevi già la vera identità del gran sacerdote e ciò che aveva fatto? >>.
Guardandolo negli occhi, dissi: << Avevo qualche dubbio sul fatto che il gran sacerdote fosse ancora Shion, il maestro di Mu, ma le mie visioni a suo riguardo erano sempre bloccate sul nascere, come se qualcuno avesse interferito con le mie capacità divinatorie.
Quando scoprii la verità, era troppo tardi, infatti, ero già chiusa nelle profondità della grotta della Pizia a Delfi, dalla quale mi fu concesso uscire solo dopo aver terminato il mio addestramento >>.
A quelle mie parole Milo strabuzzò gli occhi e, disse: << Non pensavo che qualcuno potesse interferire con la tua capacità divinatoria, poiché essa non dipende per forza dall’utilizzo del tuo cosmo... >>.
<< Neanch’io riesco a spiegarmelo e poi... >>.
Non finii la frase, poiché una visione mi avvolse la mente: mi ritrovai ai piedi del Santuario e vidi un gruppo di guerriere nemiche, che si preparavano ad attaccare.
Indossavano tutte delle armature color argentato e alcune di loro avevano in mano o spade o lance, inoltre, sulle loro armature era presente la mezzaluna dorata, simbolo distintivo della dea Artemide.
La visione poi cambiò e vidi una delle guerriere della dea Artemide, che impugnava uno scettro con l’estremità a forma di luna crescente, davanti alla dea Atena.
Tornata in me, aprendo gli occhi, dissi: << Milo, il Santuario sta per essere attaccato dalla dea Artemide, quindi dobbiamo tornare subito >>.
Milo annuì e dopo esserci alzati, ci dirigemmo subito al Santuario, quando però cercammo di raggiungere la scalinata che portava alla casa di Mu, ci ritrovammo davanti una guerriera di Artemide.
Aveva capelli di colore nero scurissimo e occhi azzurri, oltre ad un fisico molto slanciato e atletico e indossava un’armatura di colore argentato.
Come si accorse di noi, disse: << Che sorpresa...
Non pensavo che avrei avuto la fortuna di incontrare una sacerdotessa guerriera e un cavaliere d’oro della dea Atena >>.
E Milo, sorridendole in modo arrogante, le rispose: << E tu invece chi saresti?
Forse la retroguardia della dea Artemide? >>.
Lei adirandosi visibilmente, gli rispose: << Non permetterti di insultarmi cavaliere d’oro insulso.
Io, infatti, sono qui solo per controllare che le cose si svolgano come ha già deciso la mia dea >>.
<< Posso dedurre dall’armatura che indossi, che tu sia il cavaliere di Niobe >>, esordii io, ricordando di aver visto lo schema di quell’armatura proprio sul libro che avevo consegnato la mattina alla dea Atena.
<< Hai indovinato sacerdotessa guerriera.
Io, infatti, sono Danae cavaliere di Niobe e una delle guerriere più forti della dea Artemide, quindi neanche unendo le vostre forze, potreste battermi >>.
Milo a quelle parole divenne rosso in viso per la rabbia, ma quando gli vidi uscire dall’indice della mano destra il pungiglione rosso dello scorpione, gli presi la mano.
Lui mi guardò con sguardo stupito e incavolato allo stesso tempo, ma spiegandomi, gli dissi:
<< Milo risparmia le tue energie, perché devi andare a proteggere la tua casa.
Nel frattempo combatterò io contro Danae e poi devi avvertire Aphrodites, perché vada a proteggere la dea Atena, che è in serio pericolo, a giudicare da quello che ho visto nella mia visione >>.
<< D’accordo, Yume.
Tu fai però attenzione, perché non ti voglio perdere adesso che ti ho di nuovo accanto a me >>, disse, sorridendomi e dopo che mi ebbe fatto una carezza sulla testa, scomparve, correndo alla velocità della luce oltre Danae.
Lei allora, guardandomi, disse: << Anche se il tuo ragazzo è un cavaliere d’oro, non sopravvivrà facilmente alle mie compagne guerriere.
Inoltre, sei talmente sprezzante della morte, da voler combattere contro di me senza armatura? >>.
<< Fossi in te, non sottovaluterei tanto la forza di un cavaliere d’oro, poiché Milo come gli altri è molto forte e determinato.
Per quanto riguarda la mia armatura, sappi che sarà tra poco qui >>, dissi io e dopo neanche mezzo minuto che avevo chiamato con il mio cosmo la mia armatura, essa comparve davanti a me.
La indossai subito e poi mi misi in posizione d’attacco.
Lo sguardo però di Danae alla comparsa della mia armatura mi spiazzò, infatti, era stupito e irato allo stesso tempo.
Mentre la studiavo, per capire quale tattica di combattimento usare, disse: << Come mai, pur essendo un cavaliere della dea Atena, indossi un’armatura che porta su di sé i simboli distintivi della dea Artemide? >>.
<< Non so risponderti Danae, a questo proposito.
Io so solo, infatti, che questa è l’armatura di Cassandra e che sono stata da lei ritenuta degna di indossarla >>.
Il suo volto allora, s’illuminò di un sorriso maligno e, disse: << Allora questa è l’armatura di colei che tradì la mia dea al tempo del mito, per passare dalla parte della dea Atena.
Per questo motivo, non avrò pietà di te e dopo averti ucciso, riporterò quest’armatura alla mia dea, come trofeo >>.
<< Anch’io non avrò pietà di te e combatterò con tutte le mie forze, Danae cavaliere di Niobe >>, dissi, rispondendole a tono.
Mentre ci osservavamo, le sue parole continuarono a riecheggiare nella mia mente, ma non riuscii a trovarne una spiegazione.
Com’era possibile che la mia armatura fosse appartenuta in passato a un’ex guerriera di Artemide, pensai.
La mia maestra, la Pizia di Delfi non me lo aveva mai accennato e poi non l’avevo mai sentito da nessuno.
Aveva però ragione sul fatto che quell’armatura non fosse per nulla simile alle armature dei cavalieri di Atena, purtroppo.
Mentre pensavo a ciò, Danae mi attaccò per prima, tirandomi un pugno alla testa, che però mi mancò per un pelo. Io allora risposi, attaccandola con un pugno che solo per un pelo, mancò la sua mano destra.
Mi trascinò così, in un combattimento corpo a corpo, che però fu molto lungo, poiché la nostra forza e velocità si equivalevano.
A un certo punto ci fermammo entrambe, stanche per lo sforzo appena sostenuto e, meditando di passare ora, agli attacchi che richiedevano l’uso del nostro cosmo.
Avevamo entrambe degli ematomi estesi sulle braccia e sulle parti del corpo non protette dall’armatura, risultato dello scontro corpo a corpo, appena avuto.
Ebbi appena il tempo di vedere in una visione immediata, che mi avrebbe attaccata con dei fulmini, che uno di questi per poco non mi trafisse la gamba destra.
Mi spostai allora a sinistra e, quando mi attaccò nuovamente, non mi trovò impreparata, poiché, grazie al mio cosmo, avevo già eretto uno scudo di difesa che mi circondava totalmente.
Il mio scudo parò l’attacco dei fulmini, però richiese più energia di quanto mi aspettassi e per poco non caddi a terra.
E Danae, guardandomi malignamente, disse: << Già stanca, cavaliere di Cassandra?
È forse tutta qui la forza di un cavaliere d’argento della dea Atena? >>.
<< Non sottovalutarmi, Danae.
Non hai ancora saggiato in verità tutta la potenza del mio cosmo e dei miei colpi>>, le risposi a tono.
<< Allora, mostrami la tua vera forza e prova a battere i miei fulmini, se ne sei capace >>, disse lei, ghignando malignamente.
Urlò, dunque: << Barriera di fulmini >>.
Sentii il suo cosmo concentrarsi davanti a lei, a formare un muro di fulmini, che sembrava impenetrabile.
Non era solo un muro di difesa però, infatti, come tentai di avvicinarmi, mi attaccò con un numero elevato di fulmini, che in maggioranza riuscii ad evitare.
Quando però pensai di averli evitati tutti, all’improvviso un fulmine mi trafisse di netto l’avambraccio sinistro, causandomi una ferita molto estesa, e un dolore lancinante a quell’arto. Caddi così in ginocchio e il panico invase la mia mente in un attimo.
Com’era possibile che le mie capacità divinatorie, non mi avessero aiutato in quel frangente?
Cercai di richiamarle a me, ma mi sembrò come se qualcuno fosse riuscito a bloccarle del tutto, privandomi così del mio strumento principale di difesa e di attacco allo stesso tempo. Era la prima volta che mi accadeva in uno scontro...
Vabbè, pensai, vorrà dire che per una volta ne farò a meno e utilizzerò le mie altre tecniche.
Questi furono i miei pensieri che in pochissimi secondi mi attraversarono la testa e poi, voltandomi verso Danae, cercai di trovare un modo per avvicinarmi a lei.
Concentrando allora la maggior parte del mio cosmo nel mio pugno destro e, puntandolo contro Danae, gridai: << Onda di distruzione mentale >>.
Come fu colpita, la sua barriera di fulmini non riuscì a ripararla completamente dal mio colpo, che andava a colpire le terminazioni nervose del cervello ed ella cadde a terra, lasciando svanire così la barriera di fulmini davanti a lei.
Cautamente cercai di avvicinarmi, ma ella fece per rialzarsi, lasciandomi sconvolta.
Non era mai capitata una cosa del genere, infatti, chi solitamente veniva colpito da quel colpo, non riusciva più a rialzarsi.
Guardandomi in cagnesco, disse: << Tu sia maledetta, mi hai reso inutilizzabile tutta la parte sinistra del corpo con questo tuo colpo >>. 
In effetti, ella, per cercare di rialzarsi, stava usando solo il braccio e la gamba destra e allora, le dissi: << Non ti consiglio Danae di muoverti troppo, perché così facendo, rischi solo di aggravare la tua situazione già instabile>>.
<< Non permetterti sai di darmi dei consigli, poiché sei una mia nemica e dovesse anche costarmi la vita, io ti sconfiggerò >>.
<< Non ne sarei così certa Danae, infatti, anche se mi hai reso inutilizzabile il braccio sinistro, posso ancora lanciare il mio colpo più forte >>.
<< Se è per questo, anch’io non ho ancora mostrato il mio colpo più forte, quindi ora sarà la forza o del mio o del tuo cosmo a dimostrare chi è la più forte delle due >>.
Detto questo lei cominciò ad addensare il cosmo attorno a sé, creando un’enorme distesa di fulmini, che sembravano agire di loro iniziativa.
Nel frattempo io cominciai a bruciare il mio cosmo al massimo della mia potenza, per usare il mio colpo più forte, che si chiamava fantasma di morte, poiché esso andava a risvegliare il ricordo della morte più terribile che quella persona aveva avuto tra tutte le sue reincarnazioni passate.
Quel colpo solitamente conduceva o alla morte o alla pazzia la persona che l’aveva subito su di sé.
Entrambe puntammo il pugno destro l’una contro l’altra nello stesso momento e gridammo: << Fantasma di morte>> e << Tempesta dei mille fulmini >>.
Io fui così investita da un’enorme quantità di fulmini che quando mi colpirono, mi causarono delle ferite più o meno grandi e molto dolorose, oltre al fatto che la loro elettricità, passandomi per tutto il corpo, mi fece perdere la forza anche solo di restare in piedi e caddi a terra.
Danae invece, cadde a terra prima di me e la visione che le attanagliava la mente avvolse anche me, a un certo punto.
Eravamo su un campo di battaglia, che però riconobbi, poiché l’avevo già visto sei anni prima in una mia visione su dei sosia miei e di Milo, che si chiamavano rispettivamente Cassandra ed Endimione.
Davanti a me vidi Danae, che correva incontro a un cavaliere che dall’armatura e dalla lama che aveva in mano, riconobbi come quello di Atteone, tutta sorridente in volto.
Quando gli giunse davanti, le sentii dire:
<< Atteone ho dato il colpo di grazia a Cassandra, cosicché tra le ferite procuratele da me, te e la dea Artemide, essa di certo non sopravvivrà >>.
<< Come ti sei permessa di fare una cosa del genere, Niobe?
Ti rendi conto della gravità, di ciò che hai fatto? >>.
<< Ma io l’ho fatto, Atteone, perché ha tradito la nostra dea e si è portata via il cuore dell’uomo che amo e per questo non smetterò mai di odiarla >>, rispose lei, facendosi scura in volto.
Un attimo dopo senza preavviso però, il cavaliere di Atteone impugnò la sua spada e gliela conficcò nell’addome, trapassandola da parte a parte.
<< P- Perché? >>, disse lei, cadendo in ginocchio.
<< Perché hai appena detto di aver ferito mortalmente l’unica donna che ho mai amato e l’hai fatto in un modo, che mi ha veramente molto ferito >>.
E lei, quando ormai stava per morire, disse:
<< Sappi che la odio veramente tanto però, poiché lei anche se non se lo meritava è stata amata da te, mentre tu non hai mai prestato attenzione a me e ai miei sentimenti per te >>. Detto questo, ella cadde a terra e chiuse gli occhi per sempre.
Quella visione mi lasciò senza parole, soprattutto per i sentimenti in essa espressi.
La visione poi si dissolse e, sforzandomi moltissimo, aprii gli occhi e vidi che Danae non dava più segni di vita.
Cercai di rialzarmi, ma non avevo più forze e il tentativo andò a vuoto.
Volsi allora il volto al cielo e scivolai in uno stato d’incoscienza, poiché ormai io avevo adempiuto al mio compito di cavaliere della dea Atena, combattendo contro Danae ed ora toccava agli altri proteggere il Santuario e la nostra dea dalle guerriere della dea Artemide.


Nota dell'autrice: per prima cosa ci tengo a ringraziare coloro che hanno messo la mia storia tra le seguite, cioè Ishy_ sama, scacri, valepassion95 e 2307.
Spero solo che il combattimento sia una parte che vi piacerà, io stessa nello scriverlo ho avuto molti dubbi a riguardo.
Ciao e alla prossima,
Lilith.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4: ferite e riabilitazione ***


A un certo punto nello stato di torpore in cui mi trovavo, sentii una voce a me conosciuta dire:
<< Mi occuperò io di curare le ferite di Yume, quindi state tranquille.
E poi, essendo io il suo ragazzo, potete fidarvi >>.
Sentii poi qualcuno rispondergli, ma dopo un po’ di tempo cominciai a udire un certo brusio di voci, che non mi permise di sentire altro.
Allora aprii molto lentamente gli occhi, poiché avvertivo in me una grande stanchezza, dovuta allo scontro che avevo sostenuto.
Osservando così la camera dove mi trovavo, mi accorsi di essere nella stanza di Milo, all’ottava casa.
Deve avermi portato qui dopo lo scontro, grazie alla sua velocità pari a quella della luce, pensai mentalmente.
Mi sentivo tutta intorpidita e non appena cercai di muovere il braccio destro, una fitta di dolore lancinante percorse tutto l’arto e se non urlai, fu solo grazie alla mia grande soglia di sopportazione del dolore.
Volgendo nuovamente lo sguardo all’ambiente circostante, vidi la mia armatura semi- distrutta, posata in un angolo e nel vederla ridotta così, mi si strinse il cuore.
In fondo erano ormai molti anni che la indossavo per combattere e quindi, mi ero in un certo senso affezionata a lei.
Mentre la continuavo ad osservare, sentii la porta della camera aprirsi e, voltandomi con molta calma, vidi Milo entrare.
<< Ti sei svegliata Yume, per fortuna.
Mi è quasi venuto un colpo quando, dopo esser sceso alle pendici del Santuario, dove ti avevo lasciato, ti ho visto ferita in così tante parti e stesa a terra in un’enorme pozza di sangue >>.
<< Grazie, per esserti preoccupato, ma lo sai che, essendo io un cavaliere di Atena come te, posso anche rischiare la vita in combattimento >>, gli risposi, cercando di sorridere.
Lui sbuffò e poi disse: << Comunque quella Danae doveva essere veramente forte, per essere riuscita a ridurti in questo stato.
Ti ho già curato le ferite più gravi, che si trovano sulle braccia e sulle gambe, però la ferita che più mi preoccupa di più è quella alla gamba destra, poiché è molto profonda >>.
<< Me la caverò, come sempre Milo, quindi tranquillizzati >>.
<< No che non mi tranquillizzo, Yume >>, disse lui visibilmente adirato.
<< Non puoi immaginare l’angoscia e l’ansia che mi hanno travolto, quando non ho più sentito la presenza del tuo cosmo >>.
<< E invece posso ben immaginare, perché se non te lo ricordi, tu sei già morto una volta in passato.
E quando è successo, ho rischiato di cadere nell’abisso della disperazione più profonda, perché sapevo di averti perso per sempre >>, gli risposi a mia volta, incavolata nera.
<< Scusami, Yume, ma non riesco anche solo a immaginare di poter vivere senza di te >>, rispose, quando si calmò.
<< Comunque Yume, hai un po’ di gente fuori dalla porta che vorrebbe parlarti, li faccio entrare o no? >>.
<< Certo, ma prima ridammi la mia maschera >>.
A quelle parole Milo si fece scuro in viso e, disse: << Yume, la tua maschera è completamente crepata e purtroppo ora è inutilizzabile >>.
Quelle parole mi lasciarono allibita, ma quando Milo mi porse quella che un tempo era stata la mia maschera, mi resi conto che purtroppo aveva ragione e una lacrima di tristezza, mi cadde spontanea sulla guancia destra.
La mia maschera, infatti, purtroppo era attraversata da una profonda crepa che la divideva esattamente in due parti uguali e che a un occhio attento, avrebbe potuto rivelare alcuni lineamenti del mio volto.
Allora, rivolgendomi a Milo, dissi: << D’accordo ho capito.
Puoi procurarmi un‘altra maschera, allora ?>>.
<< Eccola qui >>, disse Milo, porgendomi una nuova maschera che però, per me, non aveva alcun significato.
Milo, capendo il mio stato d’animo, mi venne vicino e mi abbracciò per farmi forza, facendo però attenzione a non stringermi troppo.
Come la indossai, Milo aprì la porta e vidi entrare Marin accompagnata da Aiolia, Shaina e Camus.
Erano tutti e quattro ancora rivestiti delle proprie armature, che recavano ancora i segni del recente scontro sostenuto ed erano chi più chi meno, fasciati sia sulle braccia sia sulle gambe.
Marin fu la prima a parlare: << Yume come stai?
Eravamo preoccupate, perché quando ti abbiamo trovato io e Shaina ai piedi del Santuario eri immersa in un’enorme pozza di sangue >>.
<< Marin, mi sento come chi ha subito un attacco composto solo da fulmini, che mi hanno attraversato tutto il corpo >>.
<< Ha ragione, Marin.
La tua domanda non è stata una di quelle più adatte.
Comunque quelle guerriere erano molto forti e hanno combattuto accanitamente, tanto che anche i cavalieri d’oro, non sono usciti indenni dagli scontri >>, disse Shaina, indicando le fasciature presenti su entrambe le braccia nella parte non coperta dall’armatura di Milo e Aiolia.
<< Quella guerriera contro cui mi sono scontrata io era molto forte e mi ha dato parecchio filo da torcere, ma come vedete, alla fine sono riuscita a batterla, anche se a prezzo di molte ferite >>, affermai io.
Marin e Shaina annuirono con la testa e quest’ultima disse: << Ora ce ne andiamo, perché devi riposare.
Torneremo però a farti visita, nei prossimi giorni >>.
Detto questo Aiolia, Marin, Shaina e Camus mi salutarono, quest’ultimo però indugiò ancora un attimo nel corridoio, per parlare con Milo.
Essendo la porta della camera chiusa, mi tolsi la maschera e mi ricacciai sotto le coperte, per potermi riposare un po’.
Come mi assopii, le visioni avvolsero nuovamente la mia mente, facendomi provare sentimenti molto contrastanti tra loro.
La prima visione che ebbi, era ambientata ai piedi del Santuario, dove mi vidi dirigermi verso il bosco, ancora coperta di fasciature sulle gambe, sul petto e sulle braccia.
Arrivata poi nella radura, dove solitamente incontravo Milo, mi ritrovai davanti una persona coperta da un lungo mantello nero.
Quando ella però fece per toglierselo, la mia visione svanì nel nulla.
La seconda visione invece, era ambientata in un luogo che non conoscevo, anche se, però mi sembrava terribilmente familiare.
Ero davanti alla porta di un enorme palazzo, che aveva davanti a sé un grande lago, circondato da una foresta molto fitta e oscura.
Guardandomi attorno vidi colei che era stata una mia reincarnazione precedente, che si chiamava Cassandra e che avevo già visto molte altre volte nelle mie visioni.
Essa mi sorpassò a passo veloce e con una chiara espressione di rabbia sul volto.
La seguii all’interno dell’edificio e dopo essere passate per un numero enorme di corridoi, ella si fermò davanti ad una porta di legno chiusa con ai lati due ragazze armate di lancia.
<< Sono Cassandra e richiedo un colloquio immediato con la nostra dea Artemide >>, disse con fare risoluto.
<< Entrate pure, nobile Cassandra, infatti, la dea Artemide vi stava aspettando >>, le rispose una delle ragazze e subito dopo aprirono il portone, per poi richiuderlo alle nostre spalle, quando entrammo nella sala.
Quella sala era per grandezza notevolmente superiore a quella, dove la dea Atena e il gran sacerdote ricevevano coloro che chiedevano di parlare con loro.
Un grande trono d’oro era posto in mezzo alla sala ed era ornato con fregi assai graziosi, rappresentanti animali selvatici, scene di caccia, fiori e il simbolo distintivo della dea Artemide: la luna crescente.
Sul trono era seduta la dea Artemide: era una donna dall’aspetto maturo e severo, che ispirava rispetto e timore allo stesso tempo.
Aveva capelli di colore argentato che le arrivavano sotto le spalle e due occhi di una tonalità marrone, molto scuro.
Mentre io osservavo tutto ciò, Cassandra si era inchinata davanti alla dea Artemide.
<< Dea Artemide >>, esordì lei, << sono qui per chiederle per favore, di spiegarmi come mai ha deciso di rompere l’alleanza con sua sorella, la dea Atena e perché ha dato l’ordine di radere al suolo tutti i villaggi alleati della stessa, e di ucciderne tutti gli abitanti >>.
<< Lo sai Cassandra vero, che una domanda del genere potrebbe costarti la vita? >>.
<< Sì lo so, mia dea.
Però, essendo io il collegamento tra noi e il Santuario della dea Atena, credo di aver diritto a saperne qualche cosa di più, rispetto alle altre mie compagne guerriere >>, disse lei, visibilmente ansiosa di ricevere una risposta.
Quando la dea Artemide fece per risponderle però, mi sentii scossa da numerose fitte di dolore che tutte assieme, mi causarono un dolore talmente tanto forte da farmi svegliare, urlando.
Come misi a fuoco la stanza, cercai di arginare quel dolore che mi pervadeva tutta e che sembrava non volermi lasciar andare, per niente al mondo.
Poco dopo entrò Milo, che probabilmente aveva sentito il mio urlo e si sedette subito accanto a me, sulla sedia vicina al letto.
<< Yume che cos’hai?
Che ti succede? >>, disse lui con tono preoccupato e apprensivo allo stesso tempo.
<< Stavo avendo una visione in sogno, ma prima che essa finisse, mi sono sentita attraversare da fitte dolorosissime in tutto il corpo, che in questo modo hanno interrotto la mia visione e mi hanno svegliato >>, gli risposi, trattenendo a fatica un’espressione di dolore.
<< Allora ti darò un’altra dose massiccia di anti- dolorifico, per calmare il dolore >>, mi rispose con tono serio.
Uscì dalla camera e tornò poco dopo con un bicchiere d’acqua e due pastiglie, che ingoiai rapidamente e subito dopo bevvi l’acqua.
Mi rimisi così a letto, stringendo la mia mano destra in quella di Milo e in questo modo mi addormentai.
I successivi sei giorni furono terribili, infatti, non riuscendo a muovermi in tutta autonomia, avevo Milo che mi accudiva in ogni modo e maniera.
Non che mi dispiacesse, ma mi faceva sentire un po’ a disagio e quando glielo avevo fatto notare, lui mi aveva risposto, sorridendo:
<< Sono il tuo ragazzo quindi, quando starai male io ti accudirò, sapendo che tu farai lo stesso con me, qualora mi trovassi in una situazione simile >>.
Non riuscivo poi, a capacitarmi di aver danneggiato così la mia maschera in quello scontro, infatti, nonostante io avessi sostenuto altri duelli in precedenza, non si era mai crepata e poi il vederla così malridotta, mi faceva stare male, poiché era l’unico oggetto in mio possesso a ricordarmi il mio primo maestro, cioè Saga.
In quei giorni inoltre, le visioni che di solito tormentavano i miei sogni erano sparite nel nulla, lasciandomi avere finalmente dopo molto tempo un sonno tranquillo.
Per quanto fosse una bella cosa, però, avevo una forte inquietudine che mi pervadeva tutta, poiché non mi capitava ormai da moltissimi anni di non avere visioni nel sonno per tanto tempo.
Quando mi svegliai la mattina del settimo giorno, sentii chiaramente di stare un po’ meglio e tentai di alzarmi dal letto.
Il primo tentativo fallì, ma al secondo riuscii almeno  a sedermi sul letto e allora molto lentamente, feci per scendere.
Trattenni a fatica un’esclamazione di dolore quando mossi la gamba destra, infatti, la ferita più grave che avevo riportato, era proprio su quella parte del corpo.
Dopo un po’ mossi anche la gamba sinistra, che però non mi provocò un dolore così acuto nel muoverla, come l’altra.
Poggiai dunque lentamente le gambe a terra e feci per alzarmi. Mi tirai su, tenendomi alla sponda del letto ed evitando di pensare al dolore, avanzai lentamente per la stanza e mi appoggiai al muro e quando capii di avere abbastanza forza da reggermi in piedi, cominciai a muovermi senza appoggi.
Camminavo molto lentamente, trascinandomi però un po’ la gamba destra, che ogni tanto mi mandava delle fitte di dolore più o meno grandi.
Lasciai stare la mia nuova maschera sul comodino e aprii la porta della camera.
Passando per il corridoio che separava le stanze, m’incamminai verso la cucina, dove trovai Milo intento a cucinare.
<< Ciao Milo >>, esordii io.
Milo si girò di scatto e, guardandomi con uno sguardo stupito e incavolato allo stesso tempo, mi rispose:
<< Yume, non pensavo che ti riuscissi già ad alzare da letto nelle tue condizioni.
Puoi dirmi però, perché l’hai fatto?
Non lo sai forse che, se ti sforzassi troppo, le ferite alle gambe potrebbero riaprirsi ? >>.
<< Sì che lo so, Milo.
Non ne potevo più però, di dover stare a letto e di non potermi muovere da sola >>, gli risposi, sbuffando.
<< Vabbè lasciamo stare, perché sei troppo cocciuta e non ho voglia di litigare.
La prossima volta però che ti muovi dimmelo, così se avrai dei problemi, avrai qualcuno subito pronto ad aiutarti >>.
<< Sì, mamma >>, ribattei io.
Lui, a quella battuta, sorrise e, guardandomi con intensità, disse: << Possibile Yume, che tu ti comporti sempre in questo modo?
Perché non vuoi che qualcuno si preoccupi per te? >>.
<< Perché non voglio essere di peso a nessuno, soprattutto alle persone cui tengo di più >>, risposi, sorridendo a mia volta.
Poco dopo mi mise la colazione davanti e si sedette sulla sedia accanto alla mia.
A un certo punto della mattinata, quando mi ero distesa sul divano in sala, dissi a Milo che mi si era seduto accanto e che mi faceva da appoggio:
<< Sono un po’ inquieta, Milo ... >>.
<< Come mai, Yume? >>, mi rispose, dopo aver distolto gli occhi dal libro di poesie, che mi stava leggendo.
<< Perché sono sette giorni che le mie capacità divinatorie non si mostrano in alcun modo >>, gli risposi, preoccupata.
<< Probabilmente >>, disse, << questa cosa è dovuta alle ferite che hai riportato nello scontro contro Danae, che hanno molto debilitato lo stato del tuo fisico >>.
<< Potresti avere ragione, ma c’è anche un’altra cosa che mi preoccupa... >>.
<< E cosa sarebbe, amore mio? >>.
<< Quello che Danae mi ha detto durante il nostro scontro... >>.
<< Non prestare fede alle sue parole, perché non possiamo sapere se sono veramente attendibili.
Io comunque, ti vorrei fare una domanda >>.
<< A proposito di cosa? >>, gli risposi, preoccupata per l’espressione che gli si era dipinta sul viso, mentre parlava.
<< La cicatrice che avevi sulla schiena prima del combattimento con Danae, chi te l’ha procurata ?>>.
<< Ti ho già detto che per essere riconosciuta come cavaliere di Cassandra ho dovuto superare una prova finale, vero ? >>.
<< Sì >>, rispose Milo, annuendo con la testa.
<< La prova che ho dovuto superare è stata il dover auto infliggermi il mio fantasma di morte e sopravvivergli >>.
<< C- come?
Hai dovuto auto infliggerti quel colpo e sei riuscita a sopravvivere? >>, mi rispose sconvolto per le mie parole.
<< Sì, Milo.
Se ho superato quella prova però, è stato soltanto grazie al mio grande amore per te e alla mia ferma volontà di tornare per mantenere la promessa che ci eravamo scambiati, quando mi avevi dato l’anello di fidanzamento.
Questa cicatrice che ora ho sulla schiena, è rimasta a farmi da testimone del fatto che, ho superato quella prova >>, gli risposi, con tono fermo.
<< E chi fu a provocarti una ferita del genere? >>.
<< Il cavaliere d’Atteone, ma sono solo riuscita a capire che doveva essere una persona molto importante per me, in quel tempo >>.
<< Allora >>, disse Milo, sorridendo malignamente, << gliela farò pagare personalmente e non gli permetterò di avvicinarsi a te, per nessun motivo, neanche di mezzo metro >>.
Dopodiché mi diede un bacio a fior di labbra, come per sigillare quella promessa, attento però a non appoggiarsi troppo a me, rischiando di farmi male involontariamente.
Otto giorni dopo questa conversazione, finalmente riuscii a muovermi senza troppi problemi, poiché le mie ferite sulle gambe e sulle braccia si stavano rimarginando.
La pace che regnava, però sul Santuario era solo apparente: infatti, tutti ci aspettavamo da un momento all’altro un nuovo attacco della dea Artemide e delle sue guerriere.
Inoltre ricevetti una lettera dalla mia allieva Aglae, che mi annunciava il suo imminente ritorno al Santuario, mentre la sorte di Dafne, restava avvolta nell’oscurità.
Anche le mie visioni erano tornate, ma erano troppo confuse, per essere ben interpretate.
Il sogno però con la donna incappucciata era tornato e decisi dunque, di andare al più presto nel luogo della visione da sola, per vedere chi fosse quella persona e che cosa centrasse con il Santuario e la nuova guerra sacra appena iniziata.  


Nota dell'autrice: ringrazio tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le seguite:  2307Gemini_No_SabrielIshy_samamilly_fra_salvatorescacrivalepassion95   e milly fra salvatore per averla messa tra le preferite.
E grazie anche a tutti coloro che recensiscono o leggono solamente.
Questo è un capitolo di transizione e spero che non sia troppo noioso.
Il prossimo invece sarà un capitolo importante per la storia e spero vi piacerà.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5: rivelazioni sconvolgenti ***


Ebbi l’occasione di potermi muovere liberamente e da sola per il Santuario, quando fu convocato dalla dea Atena un Chrysos Synagein, cioè una riunione straordinaria di tutti i cavalieri d’oro.
Come fui certa, infatti, che tutti i cavalieri d’oro fossero presenti nella tredicesima casa, mi avviai molto lentamente al luogo delle mie visioni.
D’altronde, nonostante ormai le ferite dello scontro contro Danae si stessero rimarginando, uno sforzo eccessivo o un movimento troppo brusco, avrebbero potuto farle riaprire.
Quando arrivai alla quinta casa, cioè quella del Leone, mi dovetti fermare un attimo, poiché ero molto stanca.
Mi sedetti così sulle scale che portavano alla quarta casa, cioè quella del Cancro e ammirai il panorama stupendo che si poteva osservare da lassù.
Infatti, come dalle altre case, si poteva vedere tutto il Santuario e il paesaggio circostante, oltre alla torre dell’orologio.
Oltrepassate le ultime quattro case rimanenti, mi avviai verso il bosco che circondava il Santuario e che era il luogo mostrato nei miei sogni.
Come vi arrivai, cominciai a guardarmi intorno alla ricerca  di quella figura incappucciata, già intravista nelle mie visioni degli ultimi giorni.
Dopo pochi minuti, che però mi erano sembrati un tempo molto più lungo, comparve finalmente la figura incappucciata.
Non ebbi tempo di proferire parola, che la persona appena comparsa tirò giù il cappuccio del mantello che la copriva del tutto, mostrandomi così il suo volto.
Era una donna che doveva avere quasi quarant’anni: i suoi capelli erano di colore marrone chiaro e aveva gli occhi della stessa tonalità di viola, dei miei.
<< Chi siete voi? >>, domandai io, cercando di rompere il silenzio che si era venuto a creare.
<< Possibile Yume, che tu non mi riconosca?
Sono tua madre Clelia >>, mi rispose con tono neutro.
Rimasi non poco stupita a quella risposta, ma cercando di non mostrarlo, le risposi: << Come potrei riconoscervi, se foste veramente mia madre?
Di lei non ricordo neppure il volto, poiché mi lasciò piccolissima in un orfanotrofio >>.
<< Dimmi allora, come posso convincerti che sono tua madre, Yume? >>.
Prima di risponderle pensai un attimo e mi venne subito in mente un’idea.
<< Un modo ci sarebbe.
Tempo fa ricevetti una lettera da mia madre e per questo voglio sapere da lei il luogo, dove la lasciò, a chi e il contenuto della lettera.
Se lei è veramente mia madre, saprà rispondere senza problemi >>.
Ella mi rispose subito: << Lasciai la lettera alla direttrice Clara dell’orfanotrofio della zona Mirafiori di Torino.
Nella lettera scrissi che quando avresti letto quella lettera avresti avuto quattordici anni e che saresti stata già investita con il titolo di silver saint e con l’armatura di Cassandra. Spiegavo poi che a causa del ruolo che ricopro, non ti ho potuta vedere crescere e neppure starti accanto.
Infine dicevo che un giorno, quando ci saremmo riviste, le circostanze non sarebbero state felici, poiché ti avrei raccontato qualcosa che riguardava te e la persona che ami di più al mondo.
E questa cosa avrebbe sconvolto la tua vita e la sua ... >>.
Non riuscivo a crederci...
Avevo finalmente davanti a me mia madre, dopo tutto quel tempo...
Poiché eravamo sole in mezzo al bosco, portai le mani al viso e mi tolsi la maschera.
<< Avete descritto perfettamente ciò che era stato scritto nella lettera, quindi mi avete dimostrato di essere veramente mia madre >>, le dissi, guardandola negli occhi.
Allora lei mi si avvicinò e mi strinse a sé ed io feci lo stesso.
Ero così felice, perché quello era un sogno che dopo anni finalmente si realizzava.
Mi venne da piangere come una bambina e stemmo in quella posizione per un po’, godendoci entrambe lo stupendo momento.
Dopo alcuni minuti ci separammo e ci andammo a sedere su un tronco caduto lì vicino, che era usato da tutti, per sedersi.
Io avevo mille cose da chiederle, ma non sapevo veramente da dove iniziare.
<< Yume so già che quello che sto per raccontarti su di me, non ti piacerà per nulla >>, esordì mia madre.
<< Che cosa intendi dire, mamma? >>.
<< Forse è meglio che inizi dal principio.
Io sono nata più di trent’anni fa a Torino in Italia.
Poco tempo dopo però mi trasferii in Giappone con i miei genitori e lì crebbi come una bambina normale fino al giorno del mio settimo compleanno, infatti, quello stesso giorno si mostrò per la prima volta la mia capacità di vedere il futuro.
Non passarono nemmeno tre giorni che arrivarono a casa mia delle donne vestite da guerriere, che dopo aver parlato con i miei genitori, mi portarono via con loro.
Non riuscirò mai a dimenticare i visi distrutti dal dolore dei miei genitori…
Allora non capii, perché quelle donne mi stavano portando via da casa mia e lo capii solo dopo, quando arrivammo alla nostra destinazione finale, cioè il Santuario della dea Artemide a Delo.
Lì incontrai la dea Artemide in persona e fui addestrata, per diventare una sua sacerdotessa.
Grazie alle mie innate capacità divinatorie, diventai all’età di soli sedici anni la prima sacerdotessa della dea.
Fu allora che conobbi tuo padre Massimo…
Lui era uno dei pochissimi guerrieri uomini della dea e il nostro fu un colpo di fulmine immediato.
Il nostro amore però teoricamente non era permesso, poiché io come sacerdotessa, avrei dovuto finire la mia vita immacolata.
Lottai con tutte le mie forze contro i sentimenti che provavo per tuo padre, ma alla fine vinsero loro.
Siamo stati insieme per due anni circa, anche se il nostro rapporto purtroppo non si poteva vivere alla luce del sole e siamo stati felici…
Un giorno però, poco dopo aver compiuto i miei diciotto anni, scoprii di essere incinta e, quando cercai tuo padre per avvertirlo, mi fu detto che era partito per una missione in Turchia e che non sarebbe tornato almeno per due mesi.
Io così rimasi a Delo per due mesi, per aspettarlo e parlargli, ma il giorno prima del suo ritorno programmato, giunse la notizia che era morto, ammazzato da un cavaliere sconosciuto.
In quel momento rischiai veramente di morire interiormente, per il dolore che mi aveva straziato il cuore.
Quando il suo corpo fu riportato a Delo, per essere seppellito, non potei neppure dare sfogo al mio dolore, piangendo sulla tomba, poiché avrei rischiato molto.
Chiesto il permesso alla dea Artemide di potermi assentare dal Santuario per un po’, previa imposizione che se ci fosse stato bisogno di me sarei dovuta subito tornare, partii per il Giappone, sperando di riuscire a ritrovare i miei genitori.
La nostra casa però era deserta e, quando chiesi che fine avessero fatto i vecchi proprietari, mi fu detto che erano tornati a Torino, in Italia.
Giunta lì cominciai a cercarli, ma non li trovai, però riuscii a mettermi in contatto con una mia cugina da parte di madre e che aveva due anni più di me.
Ella mi disse che i miei genitori, dopo la mia partenza, erano caduti in un profondo stato depressivo e che per questo si erano completamente isolati dal resto della famiglia e di loro non si era più saputo nulla.
Mia cugina mi ospitò presso di sé e sei mesi dopo, ti diedi alla luce, in un freddo giorno di dicembre.
Potrei giurare di aver visto lo spirito di tuo padre che ti accarezzava, quando ti presi in braccio la prima volta.
Passai con te ancora un po’ di tempo e poi dovetti tornare a Delo.
Poiché a mia cugina non era possibile tenerti con lei, ti portai in un orfanotrofio, gestito da una persona che, secondo mia cugina, era affidabile e, infatti, non si sbagliava >>.
Le parole di mia madre furono come una pugnalata al cuore…
Lei era la prima sacerdotessa di Artemide e quindi una mia nemica…
Come potevo fare?
E poi lei riprese, dicendo: << So che quello che ti ho appena raccontato ti ha sconvolta, però era giusto che tu sapessi finalmente la verità su di me e tuo padre.
Questa purtroppo non è l’unica verità di cui ti devo informare, infatti, ne esiste un’altra ancora più terribile … >>
A quelle sue parole rimasi ancora senza parole…
Cosa mai poteva esserci di peggio dello scoprire che la propria madre fosse dello schieramento opposto a quello di cui fai parte?  
<< Non so veramente da dove cominciare, Yume… >>
<< Inizia dal principio, mamma >>, le risposi con tono deciso.
E lei, dopo aver fatto un lungo respiro, disse: << Cominciò tutto da colei, che era la capostipite della famiglia di mia madre…
Ella visse ai tempi del mito e fu una combattente fortissima, tanto che fu la prima guerriera della dea Artemide.
Il suo nome era Cassandra e l’armatura che tu ora indossi, era la sua… >>
<< Lo sospettavo da diverso tempo ormai, ma speravo di essermi sbagliata … >>
<< Come facevi già a sospettarlo?
Non dirmi che forse ti si sono risvegliati dei ricordi di alcune tue vite passate … >>
<< Sì, è accaduto questo, mamma.
Solo che sono stata costretta a bloccare il fluire dei miei ricordi per non rischiare di impazzire…>>
<< Capisco, Yume.
Non mi stupirei per niente se questo fosse accaduto durante la prova finale della Pizia di Delfi…
Infatti, solitamente accade sempre in quel frangente… >>
<< Che cosa vuoi dire, mamma? >>
<< Ogni volta che Cassandra si è reincarnata, i suoi ricordi si sono risvegliati dopo l’addestramento con la Pizia a Delfi…
Inoltre non puoi affermare di non aver mai visto te stessa nelle vite passate assieme a Milo, il tuo attuale amore… >>
<< Saranno semplici coincidenze, mamma >>, le risposi io convinta di ciò che dicevo.
<< Purtroppo non è proprio così, Yume.
Dietro tutto ciò c’è una storia che occorre che tu sappia, per comprendere meglio gli avvenimenti che accadranno tra poco… >>
<< Allora mamma, raccontami ciò che devo sapere >>, le risposi sempre più preoccupata, per il tono che stavano assumendo le sue parole.
<< La mia antenata Cassandra servì fedelmente la dea Artemide fino all’età di diciannove anni come amazzone e come suo primo cavaliere.
Un giorno, dopo che fu stipulato un trattato di alleanza e pace tra la dea Artemide e la dea Atena, ella venne mandata al Santuario di Atene come contatto tra le due dee.
Lì lei passò un lungo periodo durante il quale s’innamorò di un guerriero della dea Atena…
All’inizio, da brava guerriera amazzone, aveva evitato per quanto possibile gli uomini, ma quel cavaliere riuscì ad aprire una breccia nel suo cuore…
Quel guerriero era Endimione, l’allora cavaliere d’oro dello Scorpione… >>
<< E, allora cosa centrerebbe tutto questo con me? >>
<< La mia antenata Cassandra, in seguito alla terribile decisione di Artemide di rompere l’alleanza con sua sorella la dea Atena, distruggendo tutti i villaggi da lei protetti e ucciderne gli abitanti, tradì la sua dea, passando dalla parte della dea Atena.
Lo fece per rimanere fedele ai suoi valori e per restare accanto all’uomo che amava più di se stessa… >>
<< Ora si spiega ciò che mi disse Danae durante lo scontro a riguardo della mia armatura… >>
<< C’è dell’altro però, Yume.
Durante l’ultimo scontro tra Atena e Artemide all’epoca del mito, quest’ultima lanciò una maledizione su Cassandra, che si sarebbe ripercossa su tutte le sue future reincarnazioni… La maledizione fa in modo che alternativamente ad ogni sua reincarnazione colei che è la vera erede di Cassandra perda la vita, lasciando solo il suo grande amore o quest’ultimo muoia e lei sopravviva tormentata dal dolore per la sua perdita…
Tale maledizione si ripete da allora e in quest’epoca purtroppo toccherebbe morire a te… >>
<< No, non è possibile.
Non riesco ad accettare che il mio destino sia già segnato e che io non possa fare nulla per cambiarlo.
E cosa ti dice mamma che io sia proprio la reincarnazione di quella Cassandra? >>
<< A parte la somiglianza nell’aspetto fisico, voi due avete le stesse capacità combattive e siete entrambe molto fedeli al vostro ideale di giustizia.
Sul piano caratteriale inoltre siete identiche, a quanto si è tramandato sulla mia antenata e poi i ricordi che hai risvegliato riguardano lei e le tue precedenti reincarnazioni…
Un modo per rompere la maledizione ci sarebbe, ma non credo proprio che ti piacerà… >>
<< E quale sarebbe? >>
<< Dovresti uccidere con le tue mani la persona che ami di più, cioè Milo… >>
<< Non potrei mai fare una cosa del genere, perché lo amo troppo e lui rappresenta tutto il mondo per me… >>
<< Sapevo che mi avresti risposto così, d’altronde in nessuna delle tue precedenti reincarnazioni hai fatto una cosa simile.
Mi dovrò mettere l’anima in pace allora e vedere morire mia figlia ancora molto giovane.
Ora devo andare, perché sono venuta qui di nascosto dalla mia dea, per avvertirti di questi avvenimenti passati e non posso rischiare di essere scoperta.
Ciao e al nostro prossimo incontro, che sarà di certo su un campo di battaglia e allora saremo nemiche >>, mi rispose con tono calmo e mi abbracciò.
Io ero ormai incapace di proferire parola, a causa di ciò che mi aveva appena detto mia madre.
Prima che scomparisse però, trovai il coraggio di chiederle ancora una cosa: << Mamma, ma ogni volta che Cassandra si è reincarnata, ella si è sempre innamorata di uomini diversi dal suo primo amore o no? >>
<< Per quello che si sa a ogni reincarnazione, Cassandra si è sempre rinnamorata di colui che era stato il suo unico amore, cioè il cavaliere dello Scorpione… >>
Dopo aver proferito quelle parole, mia madre scomparve nel nulla, lasciandomi sola nella radura deserta.
Mi rimisi allora la mia nuova maschera, poiché non volevo correre il rischio di essere vista in volto da qualcuno del Santuario.
Non riuscivo quasi a crederci, perché tutto ciò che mi aveva detto mia madre, mi sembrava così assurdo…
Tutto ciò che mi aveva raccontato, anche se non lo accettavo mentalmente, il mio cuore invece diceva che dovevo accettarlo, anche se non di buon grado.
In più, poiché discendevo direttamente da Cassandra e ne ero la reincarnazione, dovevo farmi carico di ciò che lei mi aveva lasciato in eredità sia le cose belle sia le cose brutte… Poi un dubbio mi attanagliava la mente: che l’amore mio e di Milo fosse probabilmente legato a quella maledizione così antica…
No, pesai scuotendo la testa, non può essere così, perché il nostro è un amore vero che ha superato tanti ostacoli tra cui una lontananza di ben due anni.
Con questi e mille altri pensieri, mi avvia all’ottava casa, sapendo già che mi sarei beccata una bella romanzina da parte di Milo, per l’uscita non programmata.
Avevo però l’intenzione di parlargliene al più presto, poiché non volevo che lo venisse a sapere da qualcun altro.
Con molta difficoltà imboccai le scale diretta all’ottava casa, però arrivata alla quinta, incrociai Aiolia, Deathmask, Kanon, Aldebaran e Mu rivestiti delle proprie armature d’oro e diretti alle loro rispettive case.
Mi salutarono e dopo essersi informati sul mio stato di salute attuale, mi lasciarono continuare in solitudine il mio ritorno da Milo.
Passai senza intoppi la sesta casa, poiché Shaka si era rimesso nella sua solita posizione per la meditazione e mi aveva concesso il permesso di passare oltre, rivolgendosi direttamente alla mia mente.
Doveva aver notato che ero sconvolta, ma non mi fece domande, rispettando il mio silenzio.
Arrivata alla settima casa, incrociai il maestro Dokho, che rimase stupito nel vedermi lì.
<< Yume, non sei ancora guarita del tutto a quanto dice Milo, quindi dovresti stare a letto e muoverti il meno possibile >>, disse lui, preoccupandosi per la mia salute.
<< Lo so maestro, ma avevo una cosa molto importante da fare >>, gli risposi, cercando di non far trasparire la mia preoccupazione dal tono della voce.
<< Se lo dici tu...
Cerca di guarire il prima possibile però, poiché molto presto certamente ci ritroveremo a dover combattere di nuovo contro le guerriere della dea Artemide.
Inoltre spero che la storia non si ripeta di nuovo come duecentotrent’anni fa... >>
<< Che cosa volete dire, maestro Dokho? >>
<< Niente d’importante, Yume.
Ora vai perché Milo sarà certamente in ansia per te >>.
<< Certo e arrivederci, maestro Dokho >>, gli risposi e subito dopo mi avviai all’uscita della settima casa.
Come fui sulla soglia dell’ottava casa, presi coraggio ed entrai, sapendo che Milo sarebbe stato di cattivo umore.


Nota dell'autrice: ed ora è stato rivelato il grande mistero sulle strane visioni di Yume e sul suo antico passato.
Per quanto riguada la lettera citata da Yume, sappiate che fa parte di una storia extra che ho scritto tempo fa e che prometto di pubblicare il prima possibile, scuola permettendo.
Ringrazio come sempre coloro che hanno messo tale storia tra le seguite e le preferite e coloro che leggono soltanto.
Al prossimo capitolo,
Lilith.
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6: discussioni e dolori ***


Come entrai negli appartamenti di Milo, ebbi l’impressione che di lì a poco si sarebbe scatenato il finimondo.

Dopo aver fatto un bel respiro, varcai la soglia della sala, dove lui si trovava sparapanzato sul divano intento a guardare il soffitto.

<< Oh, finalmente ti sei degnata di tornare >>, cominciò lui con un tono medio incavolato.

<< Scusami, ma dovevo vedere una cosa giù al bosco vicino al limitare del Santuario>>, risposi, cercando di non arrivare a un litigio.

Lui dopo avermi guardato con uno sguardo adirato, disse: << Ah, ecco.

E cosa dovevi mai vedere laggiù, per non aspettare la tua completa guarigione o il mio ritorno, per andarci? >>

Quella sua risposta mi fece arrabbiare e dopo essermi tolta la maschera, guardandolo negli occhi, gli risposi:

<< D’accordo che sei il mio ragazzo Milo, ma non è che devo fare tutto ciò che vuoi tu.

Fino a prova contraria ho piena libertà nelle mie decisioni e azioni, quindi non trattarmi come una bambola che puoi manovrare a tuo piacere >>.

<< Io temo solo che ti possa succedere qualcosa di brutto se non ci sono io nei paraggi e poi… >>

<< Ma allora, a tuo parere, non sono neanche in grado di badare a me stessa, vero?

Allora secondo la tua ipotesi, non sono neanche all’altezza del titolo di silver saint, che ho da quando avevo dieci anni ?>>

<< Non ho mai messo in dubbio la tua forza come guerriera di Atena, ma non posso fare a meno di preoccuparmi per te.

In fondo non sei ancora guarita del tutto e se ci attaccassero, non riusciresti a reggere in uno scontro, come quello che hai affrontato contro Danae >>, mi rispose, cercando di smorzare il tono della conversazione.

Aveva ragione sul fatto che non avrei retto in un altro scontro come quello sostenuto contro Danae, ma non sul resto.

<< Comunque era una cosa molto importante, che non poteva aspettare >>.

<< Posso sapere di cosa si trattava o no? >>

<< Pensavo che avessimo passato la fase della gelosia da molto tempo, Milo >>.

<< Vuoi rispondermi o no, Yume? >>

<< E se non volessi? >>

<< Allora mi arrabbierei parecchio e ti terrei il broncio per un bel po’ >>, mi rispose, facendo l’offeso.

A quell’espressione mi addolcii e, dissi: << E’ solo che è una cosa molto importante e vorrei parlartene con calma >>.

<< D’accordo, facciamo come dici tu.

Quando ti sentirai pronta per parlarne fammi un fischio >>, mi rispose e dopo che gli ebbi sorriso, mi abbracciò e poi mi baciò.

Quel bacio però mi causò accidentalmente una visione.

Fui catapultata così dal salone dell’ottava casa in un altro luogo.

Quando cominciai a distinguere il paesaggio attorno a me, riconobbi il luogo, dove io e Milo c’eravamo incontrati per la prima volta da bambini, cioè vicino all’entrata del Santuario.

Girandomi alla mia destra, vidi alcuni cavalieri d’oro che non riconobbi e poi in lontananza una copia di Milo però un po’ più grande seguire una ragazza identica almeno fisicamente a me.

Li seguii tra gli alberi e vidi la ragazza togliersi la maschera, mostrando così il mio stesso volto.

<< Cardia >>, disse con sguardo preoccupato, << ti prego fai attenzione durante la missione al palazzo di Ade.

Non so perché, ma ho una strana inquietudine rispetto a tale missione e le mie visioni purtroppo non mi aiutano, perché sono troppo confuse... >>

<< Certo Isabella che farò attenzione durante la missione, ma sai anche tu quello che farei se trovassi un avversario alla mia altezza contro cui potermi battere... >>

<< Lo so bene, Cardia.

Vorrei però che tornassi lo stesso, perché non ci sono solo più io ad aspettarti a casa... >>

<< Che cosa vuoi dire, Isabella? >>

<< Sono incinta, ecco cosa voglio dire Cardia>>, gli rispose Isabella in tutta tranquillità e, lasciando sconvolto il cavaliere d’oro.

<< Mi stai dicendo che diventerò padre? >>

<< Esatto, amore mio >>, gli rispose Isabella, sorridendo.

<< Allora vorrà dire che questo sarà un motivo in più per tornare al Santuario da te... >>, rispose lui accarezzandole il ventre e sorridendo.

Isabella poi fece un gesto, che mi ricordò molto me stessa prima di partire per Delfi, infatti, si sfilò il ciondolo che portava al collo e lo mise al collo di Cardia.

<< Allora porta questo con te, così anche da lontano sentirai che ti sono vicina >>, gli disse e poi si baciarono.

Dopo che Isabella si rimise la maschera in volto, seguì Cardia verso il luogo, dove si trovavano altri gold, silver e bronze saint.

<< Sommo Degel >>, disse Isabella, rivolgendosi a un ragazzo similissimo a Camus, che indossava l’armatura dell’Acquario e aveva occhi viola e capelli verdi, << vi prego di badare a Cardia anche da parte mia >>.

<< Non credo che ce ne sarà bisogno.

Infatti, sono convinto che non gli accadrà nulla di male >>, le rispose il cavaliere d’oro interpellato.

La visione terminò lì e come tornai in me, ebbi appena il tempo di vedere il volto di Milo prima di cadergli addosso.

<< Yume, stai bene?

Che cos’è successo?

All’improvviso i tuoi occhi sono diventati come spiritati, come se non fossi stata più qui con me... >>

<< In effetti mi è accaduto perché ho avuto una visione, che riguarda un passato molto lontano da noi e di cui però non riesco a cogliere il significato...>>

Gli risposi così, cercando di rimanere sul vago, poiché non me la sentivo di raccontargli ciò che avevo appena visto...

<< Lo sai che a volte sei proprio strana, Yume?

Ti comporti sempre così quando hai visioni sul passato, rinchiudendoti in te stessa, come se avessi paura di ferire qualcuno con le tue parole... >>

Milo aveva colto proprio nel segno, ma nemmeno se lui me l’avesse chiesto espressamente, gli avrei raccontato le mie visioni sul passato...

Visto che non dicevo nulla, sorridendomi Milo, disse: << Ora se non vuoi tornare a letto per riposarti, vorrei darti un regalo... >>



Ero stupita, infatti, quella era l’ultima cosa che mi sarei aspettata da Milo in quel frangente.

<< Chiudi gli occhi e fidati di me >>, mi rispose, sempre sorridendo.

<< D’accordo, farò così >>, gli risposi e chiusi gli occhi.

Lo sentii aprire l’anta del suo armadio in sala e infine l’aprire e il chiudersi della porta della sua stanza da letto.

Percepii poi Milo tornare davanti a me e dire: << Ora apri pure gli occhi >>.

Come li aprii, vidi che aveva nella sua mano destra un mazzo dei miei fiori preferiti, cioè di tulipani rossi e nell’altra mano invece una scatolina di piccola grandezza.

Dandomi la scatolina, disse: << Aprila subito e spero che il regalo ti piaccia>>.

Ero rimasta veramente stupita a quell’improvviso regalo, ma ero anche molto contenta, che Milo avesse pensato a me.

<< Grazie allora Milo, anche se oggi però non mi sembra che sia il nostro anniversario >>, gli risposi, sorridendo.

Come presi la scatolina, la aprii e rimasi sconvolta per il contenuto, infatti, dentro di essa si trovava un bracciale bellissimo in stile Liberty e che recava su di se le iniziali mie e di Milo. Alla vista di quella grande tenerezza e dolcezza, che Milo mi aveva sempre mostrato da quando stavamo assieme, mi venne da piangere per la felicità.

Gli buttai dunque le braccia al collo e lo baciai con quanto più sentimento mi era possibile.

Non so quanto tempo restammo così, ma a un certo punto mi tornò alla mente ciò che mia madre mi aveva raccontato poco prima e scese giù dalla mia guancia destra una lacrima, di cui Milo purtroppo si accorse subito.

E, staccandosi da me, preoccupato, disse: << Yume, perché piangi?

Cosa c’è che non va? >>

Non riuscivo ora nemmeno a guardarlo in faccia, poiché mi erano tornate alla mente le parole di mia madre.

<< Mi puoi rispondere, Yume?

Se continui a comportarti così, mi fai preoccupare... >>

<< Quando sono scesa prima alle pendici del Santuario, ho incontrato la mia madre naturale... >>

<< Hai incontrato tua madre, dopo tutti questi anni?

Sono contento per te, ma non mi sembra che la cosa invece ti sia risultata così gradita dallo sguardo che hai ora... >>

<< Infatti, è così Milo.

Dopo aver parlato con lei, ella è scomparsa non lasciando alcuna traccia di se, come quand’era giunta...

Ed ora conosco tutto quello che devo sapere su di lei e sulla mia famiglia d’origine, anche se però sinceramente avrei preferito continuare a non saperne nulla... >>

Milo rimase visibilmente sconvolto per le mie parole e dopo aver posato il mazzo di fiori sul tavolo, mi rispose:

<< Che cosa vuoi dire?

Tua madre cosa mai ti avrebbe raccontato di così terribile? >>

<< Mi ha raccontato di essere la prima sacerdotessa della dea Artemide, mentre mio padre ne era un guerriero... >>

Mi venne da piangere mentre lo dicevo, poiché fin da bambina avevo sempre sperato un giorno di ritrovare i miei genitori e poter stare con loro...

Tutto ciò però mi resi conto, mi era stato negato nel momento stesso in cui io avevo messo piede nel Santuario della dea Atena...

Milo, capendo il mio grande dolore interiore, mi abbracciò forte per farmi forza e disse:

<< Fatti forza, amore mio.

Anche se questa cosa che ti ha rivelato tua madre è terribile, vedrai che riuscirai ad andare avanti lo stesso.

Io poi ti sarò sempre vicino, come le tue allieve... >>

<< E non c’è solo questo.

Infatti, c’è anche una cosa che riguarda da vicino me e te >>, gli risposi, scostandomi da lui.

<< Qualcosa che ci riguarda?

E che cosa mai sarebbe di così terribile?>>

<< Tu credi alla teoria della reincarnazione?>>

<< Come mai mi poni tale domanda? >>

<< Rispondimi e poi tutto ti sarà più chiaro >>.

<< Ci credo, Yume >>, mi rispose convinto di quello che diceva.

<< Allora probabilmente riuscirai a credere a ciò che ti sto per raccontare e che risale a moltissimo tempo fa >>, gli risposi, guardandolo negli occhi.

<< All’epoca del mito visse una ragazza di nome Cassandra.

Ella era la prima guerriera della dea Artemide ed è colei che indossò per prima l’armatura, che ora io vesto.

Ella visse qui al Santuario per un certo periodo di tempo, come collegamento tra la dea Artemide e la dea Atena.

Durante tale periodo, ella si legò ad un guerriero della dea Atena e tale cavaliere era Endimione, l’allora cavaliere d’oro dello Scorpione >>, appena finii di pronunciare tali parole, osservai Milo che ora era pallido in volto.

<< Dopo che la dea Artemide decise di far terminare la pace con la dea Atena, uccidendone tutti i seguaci, Cassandra dovette prendere una decisione molto difficile:

restare al fianco della sua dea, tradendo però tutti i suoi ideali di giustizia, o tradire la dea Artemide, passando dalla parte della dea Atena per non venire meno ai suoi ideali e restare accanto all’uomo che amava più di tutto e tutti...

Ella scelse la seconda possibilità con tutte le conseguenze, che ne derivarono...

Durante l’ultima battaglia tra gli schieramenti della dea Atena e della dea Artemide all’epoca del mito però, accadde una cosa terribile:

prima che si riuscisse a sopire nella dea Artemide il suo lato malvagio, Cassandra venne maledetta dalla sua ex dea e tale maledizione si è protratta attraverso i secoli, perseguitando ogni sua reincarnazione fino a me >>, terminai.

L’espressione sul volto di Milo era tra lo stupito e lo sconvolto e sembrava completamente andato.

Vedendolo in quello stato però mi fece compassione...

Infatti, anch’io dovevo aver fatto la sua stessa espressione, quando avevo udito le stesse cose da mia madre...

<< Tale maledizione fa in modo che alternativamente ad ogni epoca la reincarnazione di Cassandra muoia o veda morire senza poter fare nulla la persona che più ama al mondo.

In quest’epoca però, sembra che tocchi a me morire in battaglia...

Ora che sai la verità, vorrei sapere cosa ne pensi>>, dissi, terminando così quel discorso tanto terribile.

Non saprei dire quanto tempo passò prima che Milo parlasse, ma di una cosa ero certa: quella rivelazione avrebbe cambiato profondamente il nostro rapporto.

<< Cavoli>>, esordì lui, sedendosi sul divano, << tutto quello che mi hai raccontato è sconvolgente e inverosimile allo stesso tempo.

Poiché però ti considero una persona degna di stima e seria, oltre al fatto che sei la mia ragazza da sei anni e quindi ti conosco bene, ti voglio credere >>.

Dopo aver sospirato, gli risposi: << Sono felice che tu non mi creda matta, per ciò che ti ho raccontato.

E poi io sinceramente... >>

<< Una sola cosa però voglio sapere, Yume.

Prima che tua madre ti rivelasse tutto, tu ne sapevi già qualcosa?

Infatti, in questi anni passati, molte volte mi hai detto di avere intravisto in alcune tue visioni ricordi di tempi passati... >>

<< Nelle mie visioni una sola volta sentii parlare di una maledizione, ma essa era solo citata e nient’altro...

Il fatto però, che in parecchie visioni fossero apparse persone similissime a me e a te, mi aveva un po’ messo in allarme, ma non te ne parlai mai, poiché non ti volevo spaventare con visioni, che andavano anche oltre la mia comprensione...
>>

<< Capisco le tue buone intenzioni, ma avresti dovuto parlarmene lo stesso... >>

<< Lo so, ma non volevo che ti facessi idee sbagliate delle visioni che avevo avuto in sogno.

Ad esempio del fatto che le mie precedenti reincarnazioni erano sempre legate al cavaliere dello Scorpione dell’epoca, come Cassandra a Endimione e Isabella a Cardia >>, quando finii di dirlo, vidi negli occhi di Milo un’ombra di freddezza, che avevo sempre sperato di non rivedere, dopo il litigio di sei anni prima.

<< Mi stai dicendo allora, che il nostro amore è forse legato a tale maledizione? >>

<< Che io sappia, non è così.

E poi penso, che il fatto che le nostre reincarnazioni si siano sempre innamorate l’una dell’altra, sia accaduto semplicemente perché le nostre anime sono affini e nient’altro... >>

Milo non mi rispose e si alzò in piedi,per poi iniziare a camminare per la stanza.

Sembrò passare un secolo, prima che parlasse. << A questo punto allora, mi vedo costretto a fare una cosa, che mai avrei pensato di fare.

In poche parole Yume, vorrei che ci lasciassimo solo per un po’ di tempo, cosicchè io possa riflettere al meglio sui sentimenti che provo per te >>.

Mi venne male a quelle sue parole e, sentendomi mancare la forza nelle gambe, mi dovetti appoggiare al tavolo.

Milo mi fu subito vicino e cercò di aiutarmi, ma lo spinsi via.

Le sue parole mi avevano ferito più di qualsiasi altra cosa e il fatto che avesse messo in dubbio l’origine del nostro amore, mi fece incavolare pesantemente.

<< Non ho bisogno della sua pietà, cavaliere dello Scorpione.

E poiché lei ha cominciato a credere di punto in bianco che il nostro amore non abbia più valore, io me ne vado da questa casa e non avrete più a che fare con me.

Per questo motivo vi lascio anche quest’oggetto, che pensavo avesse un valore per voi >>, gli risposi, sfilandomi l’anello e, posandolo sul tavolo.

Non gli diedi neanche il tempo di dire o fare qualcosa, poiché presi la mia maschera e scappai via, correndo il più velocemente possibile.

Quando mi ritrovai però per le scale che portavano alla casa della Bilancia, scoppiai a piangere a dirotto.

Dunque mi rimisi la maschera sul volto e sempre correndo, attraversai non so quante case, con il cuore in frantumi.

Il mio cuore, infatti, andava ai ricordi delle bellissime giornate, che avevo passato con Milo e che durante l’addestramento a Delfi, mi avevano fatto da sostegno...

I miei ricordi divagavano dal nostro primo appuntamento alla nostra prima volta assieme, per poi continuare con i ricordi dei momenti di tranquillità passati assieme prima della mia partenza due anni prima, fino alla gioia, che avevo visto nei suoi occhi, quando eravamo da soli nel giardino della biblioteca, neanche un mese prima ...

Con quei ricordi fluivano anche le mie lacrime, che erano veramente molte.

A un certo punto però, mi dovetti poggiare a una colonna di non so quale tempio, per riposarmi un attimo, poiché ero stremata dal dolore interiore che provavo, oltre che da quello delle ferite sulle gambe.

Guardando alla mia destra, vidi vicino alla colonna la sagoma di una persona, che mai avrei pensato di rivedere in vita mia...

A quel punto però, mi mancarono le forze e, prima di svenire, ebbi solo il tempo di pronunciare due parole: << Maestro Saga >>.





Nota dell'autrice: ed ora i due si sono lasciati...

Prego solo i lettori di non mandarmi maledizioni per questo capitolo, ma la storia purtroppo doveva procedere per questo binario.

Poi c'è la misteriosa comparsa di Saga...

Non posso dire nulla rispetto al prossimo capitolo, se non che ci sarà una sorpresa spero gradita.

Ringrazio come sempre tutti coloro che leggono e recensiscono,

Ciao e al prossimo capitolo,

Lilith

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7: incontri e ritorni ***


<< Maestro, maestro>>, gridai, correndo verso Saga, il cavaliere d’oro di Gemini.
Il mio maestro allora, si girò verso di me, sorridendomi e, quando gli fui davanti lo abbracciai forte forte ed egli fece lo stesso.
Dopo essermi staccata da lui, dissi: << Sono così felice, che lei sia tornato, maestro.
In queste due settimane, infatti, senza di lei mi sono sentita molto sola... >>
<< Anch’io sono felice di rivederti, Yume.
Scusami se non sono tornato prima, ma ho impiegato più tempo a finire la missione di quanto pensassi... >>
<< Non è certo una colpa, maestro e poi questo è il suo dovere...
Io comunque nel frattempo ho continuato ad allenarmi e ho fatto altri progressi nel combattimento corpo a corpo e ieri ho lanciato il mio primo colpo alla velocità supersonica>>, gli dissi, sorridendo sotto la mia maschera.
Il mio maestro allora, dopo aver alzato la mano destra, mi scompigliò i capelli e disse:
<< Sono sempre più orgoglioso di te, Yume.
Infatti, non mi sarei aspettato di meno da te, visto la potenza del tuo cosmo.
Con le tue visioni invece, come va?
Riesci a dormire un po’ più di prima? >>
<< Varia dal genere delle visioni, maestro.
Infatti, solitamente mi sveglio, quando ho visioni di morte e distruzione, in caso contrario invece continuo a dormire... >>
<< Allora sarà il caso di parlarne con il gran sacerdote, per vedere cosa fare in proposito >>, mi rispose serio.
<< Se pensate che sia meglio così, rispetterò la vostra decisione, maestro >>, gli risposi un po’ stupita dalle sue parole.
Infatti, non sempre tutto ciò che vedevo in sogno, si avverava subito e avevo il timore di sbagliarmi, a volte.
<< Ora Yume ti saluto, poiché devo salire alla tredicesima casa, per parlare con il gran sacerdote della missione appena terminata.
Ci vediamo dunque alle due di pomeriggio all’Arena, così potrò vedere con i miei occhi i tuoi progressi e lavorare assieme a te sugli attacchi mentali.
Buon pranzo e a dopo >>, mi disse.
Così dopo che ci salutammo, si avviò verso le case zodiacali.
Terminato il flusso dei ricordi, mi svegliai di soprassalto.
Mi sentii avvolgere da una sensazione di mancanza e tristezza terribili, tutti sentimenti che avevo provato da bambina alla scomparsa del mio maestro dal Santuario.
In un attimo mi sembrò di tornare ad essere quella bambina triste e solitaria, che ero diventata dopo la scomparsa del maestro Saga e che avevo terminato di essere nel momento stesso in cui Milo mi aveva scaldato il cuore con il suo dolce sorriso...
No, non dovevo pensare a quello stupido, perché così sarei solo stata peggio di quanto non stessi già...
Sentivo gli occhi bruciarmi in una maniera terribile, forse a causa del fatto che avevo pianto tantissimo...
Dopo essermi ricomposta solo a livello mentale, ma non sentimentale, mi guardai attorno.
Ero in un luogo, che mi sembrava vagamente famigliare, ma non riuscii a capire il perché.
Non era certo la mia casa o quella di Milo...
Dove potevo mai essere finita?
L’ultima cosa che ricordavo di aver visto prima di svenire, era stato il volto del mio amato maestro Saga e nient’altro...
Ma forse, allora?
No, non è possibile...
Quello che ho visto probabilmente era solo una proiezione della mia fantasia e nient'altro...
Feci allora per alzarmi, ma mi bloccai, quando vidi la porta aprirsi ed entrare una persona, che mai avrei pensato di rivedere in vita mia...
No, non poteva essere…
Com’era possibile che il mio vecchio maestro Saga, fosse davanti a  me?
Eppure non potevo sbagliarmi, infatti, l’aura che emanava da quella persona, non poteva che essere la sua.
Avanzò verso di me e dopo essersi seduto sulla sedia accanto al letto in cui ero, cominciammo a guardarci nel più totale silenzio.
Io di mio non sapevo che dire, infatti, quella situazione era, a dir poco, allucinante.
Come faceva a essere lì, se doveva essere morto?
Quando avevo visto tornare in vita tutti i gold saint, non lo avevo visto tra loro...
A meno che...
<< Come stai Yume?
Ti ho trovata ieri pomeriggio svenuta accanto ad una colonna della terza casa e mi sono preoccupato veramente molto... >>, mi disse Saga, accennando un sorriso.
<< Maestro, dovete sapere che ho avuto >>, iniziai a dire, ma non finii mai la frase, poiché al solo ricordo delle ultime parole di Milo, mi misi a piangere.
<< A questo punto allora, mi vedo costretto a fare una cosa, che mai avrei pensato di fare.
In poche parole Yume, vorrei che ci lasciassimo solo per un po’ di tempo, cosicchè io possa riflettere al meglio sui sentimenti che provo per te >>, tali parole mi riecheggiavano ancora nella testa, non dandomi tregua.
Mi accorsi dopo un po’ di essere stata abbracciata e di stare piangendo contro il petto del mio vecchio maestro, che nel tentativo di tranquillizzarmi mi accarezzava la testa.
Non so quanto tempo passammo così, ma dopo un po’ mi sentii meglio e mi scostai dal maestro, che aveva sul volto un’espressione notevolmente preoccupata.
Feci per parlare, ma il mio maestro precedendomi, disse: << Se non te la senti di parlarne Yume, non ti costringerò a farlo >>.
<< Poco prima che mi trovaste svenuta, ho litigato con Milo.
Tutto questo a causa della maledizione, che mi porto dietro >>, dissi semplicemente, cercando di non scoppiare a piangere nuovamente.
<< Se Milo ti ama veramente con il tempo, imparerà ad accettare la tua situazione, stanne certa.
E poi state insieme da tanto tempo, quindi non può essere che di punto in bianco non ti voglia più bene... >>
Ciò che aveva detto il maestro era vero, ma nonostante questo, non riuscivo a capacitarmi della freddezza con cui Milo mi aveva comunicato la sua improvvisa decisione ...
Tale freddezza nei suoi occhi rivolta verso di me, infatti, non la vedevo da almeno sei anni, cioè dall’ultima volta che avevamo litigato seriamente.
<< Voi però ne sapevate qualcosa della maledizione che mi porto addosso, maestro? >>
<< Quando ti ho conosciuta, non lo sapevo ancora, infatti, ne venni a conoscenza solo molto tempo dopo...
Allora però purtroppo, il mio lato malvagio aveva già preso il controllo su di me >>, mi rispose, lasciandomi sconvolta.        
<< Non importa, maestro.
Voi piuttosto come fate a essere qui?
Io sinceramente non vi ho visto tornare in vita assieme agli altri cavalieri d’oro, dopo la guerra sacra contro Ade... >>
<< In effetti io dovrei essere morto, ma la dea Atena ha deciso di richiamarmi qui, dopo il primo attacco della dea Artemide al Santuario.
Infatti, a suo parere, la mia presenza era necessaria per guidare i vari cavalieri come gran sacerdote in battaglia ... >>
<< Allora, capisco.
Infatti, in quel periodo io avevo le mie facoltà divinatorie annebbiate, a causa delle numerose ferite riportate in battaglia contro la guerriera di Niobe...
E comunque penso che la dea Atena abbia preso la decisione più giusta >>, gli risposi, sorridendo sotto la maschera.
Il mio maestro mi rispose con un sorriso triste.
<< Ora ti lascio riposare, Yume.
Infatti, devo andare a controllare che Kanon non faccia disastri durante la mia assenza >>, mi disse, alzandosi e dirigendosi verso l’uscita.
Allora lo salutai con la mano, ma prima che chiudesse la porta, sentii la voce di Milo nel corridoio.
Al suono di quella voce m’irrigidii e mi raggomitolai su me stessa.
Poiché la porta era rimasta aperta, sentii chiaramente la voce del mio maestro nel corridoio dire: << Milo, ti ordino di andartene e di lasciare in pace Yume >>.
<< No, non ti ubbidirò, Saga.
Infatti, devo parlarle, perché voglio chiarire con lei ciò che è successo ieri pomeriggio... >>
<< E cosa vorresti dirle?
È a dir poco sconvolta e non appena si mette a parlare di te, scoppia a piangere >>, ribatté adirato il mio maestro.          
<< Milo, forse è meglio che fai come dice Saga.
Lascia che passi un po’ di tempo, cosicchè Yume si possa calmare>>, intervenne Kanon.
<< Io... >>, cominciò Milo, ma si arrestò, quando mi vide dietro il mio maestro.
Infatti, non riuscendo a sopportare più quella situazione, mi ero alzata e diretta verso il luogo da dove provenivano le voci.
Tutti e tre mi guardarono stupiti, poiché non si aspettavano la mia comparsa in quel luogo. << Milo, cavaliere dello Scorpione, vi dico una cosa.
Se voi, in questi sei anni, avete provato anche solo una minima stilla d’amore per me, andatevene. In mancanza di questo altrimenti, fatelo per la stima che avete di me, come guerriera.
I sentimenti che provavo per voi, infatti, sono stati distrutti, quando voi mi avete detto quelle parole.
Mai, infatti, avrei immaginato di doverle sentire pronunciare dalla vostra bocca.
Come vi ho già detto ieri, io non voglio più avere a che fare con voi e per questo rassegnatevi e lasciatemi in pace >>, dissi rivolta a quello che era stato il mio grande amore e che probabilmente non avrei mai dimenticato, per il resto della vita.
Sia il mio maestro Saga che Kanon, erano rimasti sconvolti dal fatto che mi ero rivolta a lui, dandogli del voi e non più del tu, come facevo da tanto tempo.
Vidi al termine del mio discorso, gli occhi di Milo velarsi di un’enorme tristezza, ma nemmeno quello, servì a raddolcirmi.
<< Yume, ti prego.
Ti chiedo solo un minuto del tuo tempo, per poterti parlare e nient’altro.
E poi per favore, non continuare a darmi del voi, come se fossimo dei perfetti estranei >>, mi disse con voce mesta.
<< Avete perso ogni importanza ai miei occhi, quando avete messo in dubbio l’origine del nostro amore.
Inoltre la sapete una cosa?
Quando vi dissi che la cicatrice che avevo sulla schiena mi era stata provocata da un cavaliere di Artemide molto tempo fa, mentii.
Infatti, fu una vostra reincarnazione precedente a procurarmela e a uccidermi.
Comunque penso che non avrete problemi a trovare un’altra donna, infatti, ce ne sono sempre state moltissime che avrebbero voluto essere al mio posto... >>
Nello sguardo di Milo si potevano vedere ora manifesti diversi sentimenti contrastanti tra loro, come la tristezza, la rabbia, la malinconia e l’impossibilità di rassegnarsi a quanto successo, oltre a un grande stupore per ciò che gli avevo appena rivelato.
Me ne andai dunque, lasciandolo lì assieme al mio maestro e a Kanon.
Me ne tornai in camera e, dopo essermi distesa sul letto, piansi tutte le lacrime di rabbia e di tristezza, che mi era possibile versare.
Avevo abbandonato la mia maschera sul comodino accanto al letto, non pensando neppure alla remota possibilità, che o il mio maestro o Kanon potessero vedermi in volto.
Fui svegliata dopo non so quanto tempo, da un leggero e insistente battere sulla porta.
In uno stato a dir poco catatonico, presi la maschera dal comodino e, dopo averla fatta aderire al volto, dissi: << Avanti >>.
Vidi entrare così una persona che non vedevo da due anni e a cui ero molto affezionata: la mia vecchia allieva Aglae.
La riconobbi subito, grazie al bracciale che portava al braccio destro e che era l’unico ricordo della madre perduta molto tempo prima.
Dopo aver chiuso la porta, entrambe ci togliemmo la maschera, per poter parlare senza alcun problema.
<< Buon giorno, maestra.
Sono appena tornata al Santuario e, a causa di un mio sogno premonitore della notte scorsa, mi sono subito diretta alla terza casa, sapendo che vi avrei trovato qui.
Infatti, sono molto preoccupata per il vostro stato precario di salute, soprattutto dopo quello che è accaduto ieri >> , esordì Aglae, mostrandomi un’ espressione seriamente preoccupata sul volto.
<< Grazie per la tua premura, Aglae.
In effetti, non sto molto bene, ma d’altronde come potrebbe essere il contrario?
Ho appreso che l’uomo che amavo e al cui fianco avrei voluto passare la mia intera vita, serba dei dubbi sull’origine del nostro amore.
E tutto questo, per che cosa?
Solo perché io mi porto addosso una maledizione, della cui presenza sono venuta a sapere solo ieri... >>
Ero a tal punto sconvolta, da non avere neanche più la forza di piangere. Infatti, mi sentivo come svuotata e tutti i sentimenti che provavo per Milo, sembravano essere scomparsi nel nulla.
<< Mi dispiace veramente molto per quello che è successo, maestra.
Se avete bisogno di qualsiasi cosa, io ci sono.
Farò quanto è in mio potere per aiutarvi a superare tale trauma.
E presto tornerà anche Dafne, così non sarete più sola >>, mi rispose la mia allieva, sorridendo.
Aglae era sempre stata molto sensibile ai sentimenti degli altri e aveva un carattere dolce e le sue parole in un certo senso mi rassicurarono.
<< Certo e grazie, Aglae.
Sai per caso qualcosa di Dafne? >>
<< In verità, non ho più sue notizie da quando ci siamo separate, cioè tre mesi e mezzo fa.
Infatti, io sono tornata ad Atene, mentre lei si è diretta al Santuario di Corinto, perché diceva che lì avrebbe dovuto incontrare una persona... >>
<< Capisco.
Spero solo che non le sia accaduto nulla di male e che torni al più presto qui al Santuario, per combattere >>, le risposi, sorridendo malinconica.
<< Anch’io, maestra.
Ho fiducia però, nel fatto che tornerà da noi esattamente come prima e che sarà pronta per combattere contro le guerriere della dea Artemide >>.
Passammo buona parte della mattinata a parlare di tante cose e mi rilassai finalmente un po’, anche se interiormente mi sentivo come un deserto completamente arido.
Nel primo pomeriggio, decidemmo di comune accordo di andare a fare una passeggiata, anche se sinceramente temevo di ritrovarmi faccia a faccia con Milo non appena uscita dalla terza casa.
Per mia fortuna però, Milo non si fece vedere e potei passeggiare in tutta tranquillità.
A un certo punto però, mi ritrovai davanti un ragazzo che non conoscevo e che doveva avere più o meno la mia età.
<< Siete voi la silver saint Yume di Cassandra? >>
<< Sì, sono io.
Piuttosto voi chi siete e come fate a sapere il mio nome? >>
Risposi il più garbatamente possibile a quel ragazzo che non avevo mai visto, ma che inconsciamente sentivo di conoscere.
Aveva capelli biondi e occhi azzurri, oltre a un corpo atletico e slanciato; portava un abito molto simile se non addirittura identico, alle tuniche degli antichi Greci.
<< Sono Francesco, cavaliere di Atteone e guerriero della dea Artemide >>, mi rispose tranquillamente.
Io rimasi stupita a quelle parole, infatti, non mi sarei mai aspettata una risposta del genere. << E cosa ci fate qui, di grazia? >>
<< Stavo cercando proprio te, perché volevo vedere con i miei occhi colei che da sola ha sconfitto Danae >>, mi rispose.
<< Sei forse qui per vendicare la tua compagna morta in battaglia? >>
<< No, non sono qui solo per questo motivo.
Dovevo riferirti, infatti, che la dea Artemide vorrebbe incontrarti di persona.
Questo perché vorrebbe vedere con i suoi occhi, colei che sembrerebbe essere la nuova reincarnazione della sua ex guerriera Cassandra >>.
<< Ringrazia la tua dea per la sua gentilezza nei miei confronti, ma preferirei non incontrarla di persona.
Infatti, sapendo i precedenti che ha con le mie vecchie reincarnazioni, per me non è sicuro recarmi al suo cospetto >>, gli risposi, cercando di restare impassibile.
Ma cosa mai poteva volere da me la dea Artemide?
Il mio pensiero andò subito a mia madre...
Che ella avesse scoperto la verità sulle mie origini?
No, speravo in cuor mio che non fosse così, altrimenti tutto questo avrebbe messo in difficoltà mia madre...
Questi e mille altri pensieri mi vagavano nella mente...
<< D’accordo riferirò la tua decisione alla mia dea.
Arrivederci alla prossima volta Yume di Cassandra, che ci vedrà certamente contrapposti su un campo di battaglia >>, mi disse e poi com’era venuto, scomparve nel nulla.
Io rimasi ancora un po’ immobile in quel luogo, a fissare la parte dov’era scomparso il guerriero di Atteone.
Mi avviai poi velocemente dove avevo lasciato poco prima Aglae e passammo il resto del pomeriggio ad allenarci nel bosco.
Potei così notare che la mia allieva era parecchio migliorata in quei due anni nel combattimento e che ormai era una guerriera a tutti gli effetti.
La sera, quando tornai alla terza casa, poiché avevo così promesso al mio maestro, incrociai Camus, il cavaliere dell’Acquario e migliore amico di Milo, che non mi rivolse parola, ma solo uno sguardo profondamente deluso e arrabbiato.
Probabilmente Milo gli aveva raccontato tutto...
Io non ci badai e dopo aver consumato la mia cena in solitario, nella camera che il mio maestro e Kanon mi avevano messo a disposizione (sembrava impossibile, ma in quella casa c’erano almeno un centinaio di stanze), passai la serata con il mio maestro che dopo avergli raccontato il mio incontro nel bosco, pretese che rimanessi alla terza casa finché le mie ferite non fossero guarite del tutto.
La sua ricomparsa dopo tutti quegli anni in un momento così terribile per me, era stata veramente provvidenziale.


Nota dell'autrice: ed ecco che ora fa la sua comparsa Saga...
Spero che la sua entrata in scena vi sia piaciuta e che non sia risultata banale.
Ci ho messo un po' a postare questo capitolo a causa di impegni scolastici terribili e della gita di 4 giorni a Firenze della settimana scorsa.
Grazie a tutti coloro che leggono la storia, recensiscono o la seguono solo.
Grazie e alla prossima,
Lilith  

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8: riappacificazione e misteri ***


Quanto tempo era passato da quando io e Milo c’eravamo visti e parlati l’ultima volta?
Esattamente tredici lunghissimi giorni.
Io ormai ero del tutto guarita e avevo ripreso ad allenarmi quotidianamente nell’Arena con Aglae e gli altri silver saint.
Ero anche tornata ad abitare in casa mia e ogni tanto il mio vecchio maestro Saga veniva a farmi visita, per sapere come stavo.
In questo periodo eravamo stati attaccati tre volte, ma non si erano mai mostrati cavalieri della dea Artemide all’altezza di Danae.
Le mie visioni di notte erano troppo confuse, per essere comprese appieno e la mia stabilità emotiva, che era stata colpita alle proprie fondamenta, mi rendeva facilmente vulnerabile. Avevo nel frattempo scoperto che Aglae si era presa una bella cotta per Kanon...
Infatti, non appena egli le rivolgeva la parola, cominciava a rispondere a monosillabi e a dire frasi, a volte, senza senso.
Mi faceva tenerezza, poichè mi ricordava me stessa prima che Milo mi vedesse in volto e mi confessasse i suoi sentimenti per me...
Era però meglio che non pensassi a lui poiché, quando lo facevo, il cuore mi si stringeva in petto e mi veniva una voglia terribile di piangere.
Il mio pensiero volava tra tutte queste cose, mentre guardavo un libro, che mi era stato prestato dal mio maestro e che trattava la mitologia greca.
Leggendolo, alcuni miei dubbi sui nomi delle armature dei guerrieri nemici furono dissipati: come pensavo, infatti, erano tutti riferiti alla dea Artemide, nel bene e nel male.
Niobe era una regina che, essendosi vantata per aver avuto una stirpe più numerosa di Latona (madre di Apollo e Artemide), si vide massacrare i figli e le figlie dalle due divinità davanti ai propri occhi; Niobe poi venne trasformata in pietra...
Atteone invece era un principe che, mentre cacciava, vide la dea Artemide fare il bagno assieme alle Ninfe del suo seguito; per questo motivo Atteone venne tramutato in cervo dalla dea e sbranato dai propri cani...
Tali miti attribuivano una fine veramente terribile ai propri protagonisti per mano della dea Artemide, mi veniva da chiedermi però perché le armature dei guerrieri di quella divinità avessero preso tali nomi.
Infatti, essi sarebbero dovuti essere scartati a priori, ma allora perché erano stati scelti?
Questo interrogativo ormai mi ronzava in testa da parecchio tempo e sinceramente non riuscivo a dargli una risposta logica.
Chiusi il libro e mi alzai dalla sedia, infatti, avevo bisogno di svagarmi un attimo e per questo decisi di uscire e andare a fare una passeggiata.
Uscii dall’area adibita agli alloggi delle sacerdotesse e mi diressi verso la parte opposta, dove si trovava il passaggio che portava alla spiaggia vicino al Santuario.
Come arrivai in quel luogo, mi sedetti sulla sabbia e, guardando il mare, mi persi nell’osservare le onde che s’infrangevano sugli scogli.
Il suono del mare era così rilassante e mi donava una vera e propria pace interiore, permettendomi così di mettere da parte anche solo per pochi minuti tutto il dolore e la tristezza celati nel profondo del mio cuore.
Non era la prima volta, che andavo in quel luogo per rilassarmi, infatti, fin da bambina, quello era stato uno dei miei luoghi preferiti e lì avevo passato moltissimo tempo da sola, quando il mio maestro era appena scomparso nel nulla.
Era anche il luogo però, dove avevo rivisto Milo dopo il suo ritorno dall’isola di Milos...
Quell’incontro aveva sancito in me il sorgere di quel mio affetto nei suoi confronti, che negli anni seguenti si sarebbe trasformato in amore.
Ripensando così ad allora, mi rividi scorrere davanti agli occhi il ricordo di quel pomeriggio primaverile di otto anni prima, così a me caro e che mai avevo dimenticato.
Avevo passato tutta la mattinata in Arena ad allenarmi e subito dopo pranzo, mi ero rinchiusa in biblioteca a leggere qualche libro in greco antico, per tenermi in esercizio con tale lingua.
A metà pomeriggio, poiché era una bellissima giornata primaverile, decisi di non stare tutto il pomeriggio sui libri e di andare a prendere un po’ d’aria fresca sulla spiaggia vicino al Santuario.
Come vi giunsi, m’incantai alla vista del mare, infatti, in me che ero cresciuta in una città dell’interno, tale elemento provocava ogni volta che lo vedevo, un senso di meraviglia.
Mi sedetti dunque sulla spiaggia e cominciai ad osservare il mare e ad ascoltare il rumore delle onde.
Non so quanto tempo passai così, ma la magia del momento fu interrotta improvvisamente da un suono di passi dietro di me.
Feci finta di niente e continuai a osservare il mare, infatti, non avevo molta voglia di parlare con alcuno.
Quando però sentii qualcuno sedersi alla mia destra, mi girai da quella parte e vidi un ragazzino della mia età, ma quando incrociai il suo sguardo da sotto la maschera, andai letteralmente in tilt.
Era Milo, appena tornato dal suo luogo di addestramento e in quei cinque anni passati lontani dal Santuario, era diventato veramente carino.
Ora aveva i capelli blu, che gli arrivavano a metà schiena e, gli immensi oceani turchini, cioè i suoi occhi, erano ancora più belli ed espressivi di quanto non ricordassi.
Tutte le emozioni che mi travolsero alla sua vista, mi confusero a tal punto, che non riuscii nemmeno a spiccicare una parola.  
<< Ciao, Yume.
Come stai? >>
Quando lo sentii parlare, rivolgendosi a me, uscii dal vortice dei miei pensieri e tornai alla realtà, riuscendo a eclissare per un po’ le emozioni che la sua comparsa mi aveva suscitato, grazie alla mia maschera.
O almeno così speravo...
<< Sto bene, Milo.
E tu? >>
<< Bene.
Sono tornato stamattina da Milos e, poiché non avevo voglia di stare rinchiuso nella mia nuova casa, sono venuto a respirare un po’ di sana aria marina.
Tu invece, che mi dici?
Come sono stati questi cinque anni, mentre non c’ero? >>
<< Di rilevante posso solo dire che due anni fa ho ricevuto l’investitura di cavaliere d’argento e che ho migliorato la mia conoscenza del greco antico e di quello moderno.
Tu piuttosto, come mai hai deciso di passare due anni in più a Milos, nonostante ti avessero dato già l’investitura di cavaliere d’oro? >>
A quella domanda Milo mi rispose, diventando serio:  << L’ho fatto, perché non mi sentivo ancora all’altezza del grado di cavaliere che mi era stato assegnato e ho preferito allenarmi ancora per un po’.
Comunque sono felice che tu sia riuscita a diventare un cavaliere d’argento, perché te lo meriti.
E sono certo che se Saga ti vedesse come sei ora, sarebbe orgoglioso di te.
A proposito, nessuno l’ha più visto in questi cinque anni? >>
<< No, non si è più fatto vedere.
E comincio a pensare, che probabilmente non lo rivedrò più... >>
Dopo aver detto quello, la mia mente andò al mio amato maestro e pensai che, nonostante egli non fosse più vicino a me fisicamente, lo sarebbe sempre stato nei miei ricordi...
Mentre mi perdevo in quei pensieri, mi sentii all’improvviso inondare completamente d’acqua e, guardando davanti a me, vidi che era stato Milo.
Allora mi alzai e come due bambini piccoli, giocammo a gettarci l’acqua addosso, per tutto il resto del pomeriggio.
Quale fu il risultato finale di quel gioco da bambini?
Un bel raffreddore colossale per me e Milo, con febbre molto alta e naso colante, per ben due settimane.
Quando finii di ripercorrere mentalmente quel ricordo così dolce, mi venne spontaneo sorridere e ritrovai un po’ di serenità.
Non essendoci nessuno in vista, mi sfilai la maschera e mi beai della sensazione del vento marino sul viso.
Dopo un po’me la rimisi e feci per andarmene, ma mi ritrovai davanti Milo.
Non appena cercò di parlare, lo sorpassai e feci per proseguire, però mi sentii tirare per un braccio e mi ritrovai stretta tra le sue braccia.
Fui veramente attratta dal suo calore a me troppo famigliare, segno del fatto che nonostante tutto, il mio cuore non era riuscito a dimenticarlo.
<< Yume, rimani qui con me e ascoltami, per favore >>, disse Milo, fissandomi intensamente.
<< D’accordo >>, gli risposi e dopo che Milo sciolse l’abbraccio, mi tolsi la maschera e lo guardai in volto.
<< Ti prego di scusarmi per il modo in cui ho reagito alle spiegazioni che mi hai dato su di te e la tua famiglia.
Cerca però, di capire che una notizia del genere, avrebbe sconvolto chiunque e ... >>          
<< Posso anche capire che la notizia vi abbia sconvolto, ma da lì a mettere in discussione un amore che durava da sei anni, ci passa un abisso >>, gli risposi piccata.
<< Yume non ricominciare a darmi del voi, sennò mi arrabbio seriamente >>, mi rispose con tono alterato.
<< E se continuo cosa mi farete, nobile cavaliere d’oro dello Scorpione? >>
A quel punto mi ritrovai con le braccia piegate all’indietro da Milo e in ginocchio sulla sabbia assieme a lui.
<< Che cosa pensi di farmi ora? >>
Glielo dissi con un’espressione stizzita e incavolata allo stesso tempo, per il suo comportamento poco gentile.
<< Voglio che ricominci a ragionare e nient’altro, Yume.
E vorrei anche, che tu tornassi a essere la ragazza di cui mi sono innamorato e che continuo ad amare >>, affermò Milo.
Rimasi stupita a quelle parole, ma non per questo la sofferenza che avevo dentro di me si attenuò.
Non avendogli dato risposta ed essendosi accorto di avermi messo in una posizione non proprio comoda, Milo smise di tenermi piegate in quella posizione le braccia e, dopo avermi girato dalla sua parte, mi stese sotto di lui sulla sabbia.
Non riuscii a fare niente per impedirglielo, infatti, mi sentivo come se fossi stata succube della sua presenza.
Ricominciammo a guardarci così negli occhi e potevo ora leggere nel suo sguardo una tristezza immensa e il grande amore che provava per me.
<< Milo, io... >>
Non finii mai di parlare, poiché chiuse le mie labbra, unendole alle sue in un bacio profondo e appassionato.
Quando lo fece, rimasi interdetta, infatti, non mi aspettavo una cosa del genere, da parte sua.
Dopo un po’ però, a causa del contatto delle sue labbra con le mie, il mio cervello si scollegò completamente e risposi al suo bacio, cercando di fargli capire quanto lo amassi e quanto tenessi a lui.
Non so quanto tempo passammo su quella spiaggia da soli a confessarci con i nostri baci e gesti l’amore che provavamo, ma di una cosa ero certa: avrei voluto che quel momento non finisse mai.
Mentre tornavamo al Santuario, ci prendemmo per mano, fregandocene degli sguardi puntati insistentemente su di noi.
Accompagnai Milo fino alla scalinata che portava alla prima casa e mi fermai.
Lui allora mi guardò con uno sguardo interrogativo ed io feci lo stesso, da sotto la mia maschera.
<< Non sali su con me all’ottava?
Vuoi già andartene?>>
<< Scusami, ma pensavo di tornare a casa mia... >>
<< Preferiresti la compagnia di un libro di mitologia greca alla mia presenza? >>
<< Ma come fai a sapere, che stavo leggendo un libro? >>
A quella domanda mi rispose, sorridendo sornione.
Probabilmente allora, doveva avermi visto uscire con quel libro in mano dalla terza casa, oppure avermi in qualche modo spiato, pensai.
Lo seguii per tutto il tragitto, che ci separava dalla sua casa, tenendo stretta la sua mano nella mia.
Quando arrivammo all’ottava, seguii Milo nei suoi appartamenti e andai in sala, dove potei osservare come l’anello che mi ero tolta due settimane prima, fosse ancora lì.
Lo presi e rimasi a fissarlo per lungo tempo, pensando alla promessa che c'eravamo reciprocamente fatti e che aveva rischiato di essere infranta per sempre.
<< Quando te lo sei tolto, ho pensato di averti perduto per sempre >>, mi sentii dire alle spalle da Milo.
<< Io invece l’ho pensato, quando mi hai detto quelle parole >>, gli risposi, guardandolo negli occhi.
<< Quello che mi hai detto alla terza casa riguardo alla tua prova finale era vero? >>
<< Sì, ma non pensare che tu mi abbia ucciso per chissà quale motivo.
Infatti, lo facesti per rendermi di nuovo me stessa e per salvarmi.
Proprio per questo ti chiedo di promettermi una cosa, Milo >>
<< Qualsiasi cosa, amore mio >>, mi rispose, guardandomi stupito.
<< Se un giorno io non dovessi essere più me stessa, promettimi che sarai tu a farmi rinsavire, anche se fosse necessario lanciarmi contro il tuo intero Scarlet Needle >>, affermai seria.
<< Perché mi chiedi di farti una cosa del genere, anche se sai che su di te non alzerei mai un dito? >>
<< Te lo chiedo, perché non ho idea di come finirà questa guerra e ho paura che mi accada qualcosa, che mi allontanerà da te, forse per sempre >>, affermai, mentre un velo di tristezza, mi scendeva sugli occhi.
<< Te lo prometto Yume, ma prima di arrivare a colpirti con la mia mossa più forte, tenterò qualsiasi modo per farti tornare in te, senza doverti attaccare fisicamente >>, mi rispose Milo, abbracciandomi.
Milo poi mi lasciò libera di fare ciò che volevo, mentre lui si accingeva a preparare la cena per entrambi.
Andai allora in bagno e mi feci una lunga doccia rilassante.
Come ebbi finito, mi avvolsi in un asciugamano sia il corpo sia i capelli e andai in camera di Milo.
Aprii il suo armadio e presi alcuni degli indumenti di ricambio, che avevo lasciato lì.
Mi misi una maglia rosa a maniche corte e un paio di pantaloncini da ginnastica lunghi fino a metà ginocchio.
Passammo la serata in tutta tranquillità e rimasi a dormire lì.
Il giorno seguente, di prima mattina, mentre ero in cucina a preparare la colazione, sentii bussare alla porta d’ingresso e feci appena in tempo a mettermi la maschera in volto, che entrò Camus con una pergamena in mano.
<< Milo dov’è? >>
<< È ancora a letto, ma se la cosa è importante, lo vado subito a svegliare >>, gli risposi con la stessa voce neutra, che lui aveva utilizzato.
Sentii poi dire alle mie spalle dal diretto interessato: << Come mai sei qui, amico mio? Che cosa ti ha mai fatto scendere dalla tua dimora? >>
<< È appena stato indetto dalla dea Atena un nuovo Chrysos Synagein, tra poco più di un’ora.
Per questo sono venuto a portarti l’avviso >>, gli rispose, dandogli il foglio di pergamena, naturalmente ancora sigillato.
Milo lo prese e dopo aver rotto il sigillo, cominciò a leggere il messaggio.
A un certo punto però, sul suo viso apparve un’espressione di sorpresa e, guardandomi, disse:
<< Questo messaggio non invita alla riunione soltanto me, ma anche te Yume >>.
<< Io?
Ma non sono un cavaliere d’oro e non posso partecipare … >>
<< Se tale è il volere della dea Atena, non puoi sottrarti.
E poi non sarai un cavaliere d’oro, ma sei direttamente coinvolta in questa nuova guerra sacra, a causa delle tue origini >>, mi rispose Camus con tono, a dir poco, da prenderlo a schiaffi.
<< Parli come se io avessi deciso di essere discendente di Cassandra, cosa assolutamente non vera.
Sarò anche la sua reincarnazione, ma io ho vissuto la mia vita fino poco più di due settimane fa, non sapendone nulla.
Ora se non vi dispiace, vado a cambiarmi >>, dissi e me ne andai.
A volte quel cavaliere mi dava proprio sui nervi con quel suo comportamento altezzoso e da saputello, che si ritrovava; di lui non soffrivo anche il fatto che non credesse ai miei sogni premonitori.
Come facesse Milo a sopportarlo, per me rimaneva un mistero.
Tra me e me però, continuavo a chiedermi come mai avessero convocato anche me, un silver saint, a un Chrysos Synagein.
A quanto ne sapevo non era mai successo nella lunga storia del Santuario...
Mi rimisi gli abiti da allenamento e cercai con lo sguardo il contenitore della mia armatura, per vedere se poteva essere indossata, ma non lo trovai.
Uscii dalla camera da letto, per chiederne notizie a Milo, ma vidi che era uscito.
Andai dunque nella sala, dove si trovava il contenitore della sua armatura e vidi lì anche il mio, ciò però mi sembrò un po’ sospetto.
<< Prima che tu apra il tuo contenitore, sappi che ti ho fatto riparare l’armatura da Mu e che ha usato il mio sangue per tale riparazione.
Non essere però in collera con me per quello che ho fatto >>, sentii dire da Milo alle mie spalle.
<< Grazie allora, Milo.
E ora muoviamoci a indossare le armature, sennò arriveremo in ritardo >>, gli risposi, sorridendo.
Dopo aver indossato entrambi le rispettive armature e io, nuovamente la mia maschera, ci dirigemmo verso l’uscita e con Camus, ci dirigemmo alla tredicesima casa.
Non incontrammo nessuno degli altri cavalieri d’oro, poiché dovevano già essere saliti tutti all’ultimo tempio.
Prima di varcarne la soglia, mi strinsi a Milo ed entrammo assieme in quel luogo.
Purtroppo però il mio sesto senso mi diceva, che quanto stavo per ascoltare mi riguardava in parte e che probabilmente avrei dovuto rivelare la verità su di me e sulla mia famiglia d’origine.
 

Nota dell'autrice: scusatemi se non ho potuto aggiornare prima, ma una serie di problemi scolastici quali compiti in classe e interrogazioni a valanga non mi hanno lasciato tregua alcuna.
E durante le vacanze ero pienissima di roba da studiare e compiti da fare ( la maturità si avvicina purtroppo)
Finalmente c'è stata la riappacificazione tra Milo e Yume e le cose sembrano andare per il meglio...
Ma non è detto...
Comunque nel prossimo capitolo scoprirete il perchè Yume è stata convocata per il Crysos Synagein e posso solo dire che c'è una motivazione importantissima.
Comunico a miei lettori che, a causa di tempo mancante per scrivere, pubblicherò d'ora in poi un solo capitolo al mese.
Una pubblicazione meno saltuaria riprenderà non appena finita la maturità a luglio.
Ringrazio come sempre tutti coloro che leggono e recensiscono o fanno solo la prima cosa.
Ciao e al prossimo mese,
Lilith

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 9: incontro e decisioni (prima parte) ***


Come io e Milo entrammo nella sala delle udienze della tredicesima casa, mi sentii puntati addosso gli sguardi di tutti e dieci cavalieri d’oro presenti in quel luogo.
Mi sentivo veramente fuori posto in quella situazione, soprattutto per il fatto di essere l’unico silver saint tra i presenti...
Milo, capendo il mio stato d’animo, mi strinse ancora di più la mano, per farmi forza.
Quel gesto così semplice riuscì a ridarmi un po’ di serenità e, in parte, a calmarmi.
<< Come mai Yume è con te, Milo? >>
Tale domanda era stata posta da Kanon, che come tutti gli altri cavalieri, era rimasto stupito dalla mia presenza in quel luogo.         
<< Nella convocazione che mi è stata mandata per il Chrysos Synagein, c’era scritto di portare con me anche il silver saint di Cassandra, cioè Yume >>, rispose pacatamente Milo e nessuno da lì in poi parlò più.
Mentre aspettavamo l’arrivo della dea Atena e del gran sacerdote, mi sistemai tra Milo e Aiolos, cercando di recare il meno possibile disturbo al cavaliere d’oro del Sagittario.
Il cavaliere del mio segno zodiacale però mi stupì, infatti, mi sorrise e molto gentilmente mi cedette il suo posto accanto a Milo, per andarsi poi a mettere accanto a suo fratello Aiolia. Dopo qualche minuto fecero il loro ingresso la dea Atena e il gran sacerdote e, tutti insieme, ci inchinammo al loro cospetto.
<< Alzatevi pure, miei valorosi cavalieri. E ora diamo inizio al Chrysos Synagein >>, disse pacatamente la dea Atena.
Ci alzammo tutti insieme, quasi simultaneamente e cominciammo ad osservare lei e il gran sacerdote.
<< Dea Atena, prima che ci esponiate il motivo per cui ci avete convocato, posso chiederle come mai è stata chiamata anche un silver saint, quando questa riunione è riservata da sempre ai soli gold saint? >>
Era stato Mu a parlare, dando così voce alla domanda, che tutti i presenti, compresa me stessa, ci ponevamo tra noi e noi.
<< Il motivo per cui ho convocato anche il cavaliere d’argento di Cassandra è perché lei è legata a ciò che io e il gran sacerdote stiamo per comunicarvi >>, gli rispose imperturbabile la dea Atena.
<< Sappiate che ieri sera abbiamo ricevuto una messaggera della dea Artemide, una certa Nadia di Callisto.
Il messaggio che recava con sé diceva che la dea Artemide vorrebbe incontrare di persona la dea Atena, per cercare un modo di terminare la guerra senza altri scontri, nel suo Santuario a Delo >>, disse il gran sacerdote.
La sorpresa pervase i volti di tutti i presenti, a quelle parole.
<< Un incontro in territorio nemico?
Sembrerebbe più una trappola che un tentativo di risolvere la guerra senza continuare a combattere >>, disse Shura del Capricorno.
<< Concordo con Shura, infatti, sarebbe troppo pericoloso recarci in territorio nemico, lasciando magari sprovvisto il Santuario di alcuni dei suoi guerrieri più forti >>, intervenne Milo.
<< Concordo con voi miei cavalieri sul fatto che questa improvvisa proposta di cercare una risoluzione alla guerra in modo pacifico sia anomala, ma preferirei tentare di evitare la morte di altri valorosi cavalieri.
Infatti, purtroppo abbiamo ricevuto la notizia poche ore fa che Shiryu del dragone è caduto contro la guerriera Samia di Ippodamia e che la stessa sorte è toccata a Shun di Andromeda contro Caterina di Io >>, disse la dea Atena, facendo cadere così il silenzio nella sala.
Erano tutti visibilmente sconvolti, soprattutto il maestro Dokho della Bilancia, che era stato il maestro del cavaliere di bronzo del dragone.
Era assurdo come quei cavalieri fossero sopravvissuti a tante e terribili battaglie in passato e ora non ci fossero più...
Quelle due guerriere però dovevano essere veramente forti per essere riuscite a battere guerrieri di tale forza ed esperienza...
Probabilmente erano più forti addirittura della guerriera contro cui io mi ero battuta...
Lo sguardo della dea Atena ora era molto triste e le parole da lei pronunciate, spiegavano alcuni sogni che avevo fatto nei giorni precedenti e a cui non ero riuscita a dare una spiegazione logica: un dragone trafitto da una lingua di fuoco e un tornado che avvolgeva una ragazza in catene.
<< La dea Artemide ha imposto che io sia seguita in quel luogo esclusivamente da massimo quattro dei miei cavalieri; oltre al fatto che tra questi quattro guerrieri ci fosse necessariamente colei che adesso veste la sacra armatura di Cassandra, cioè Yume >>, disse la dea Atena, guardandomi con sguardo molto serio.
Io a quelle parole ero sbiancata sotto la maschera e la mia lingua si era immobilizzata del tutto.
Per me l’andare in quel luogo, infatti, era molto pericoloso per diversi motivi, tra cui il fatto che avrei potuto mettere inavvertitamente in pericolo mia madre...
<< Non mi stupisco che la dea Artemide voglia incontrare il cavaliere d’argento di Cassandra di persona, ma sarebbe molto rischioso, anche se fosse guardata a vista da tre cavalieri d’oro >>, disse il maestro Dokho della Bilancia, lasciando tutti sbigottiti per le sue parole.
<< Spiegatevi meglio per favore, sommo Dokho >>, gli rispose il gran sacerdote.
<< Io, avendo combattuto a mio tempo la precedente guerra sacra contro la dea Artemide, conosco il motivo per cui la dea Artemide abbia tutto questo interesse nei confronti di Yume.
Sarebbe però meglio che ne rendesse conto a tutti i presenti la diretta interessata >>, disse e mi sorrise, per invitarmi a parlare.
Ora ero di nuovo al centro dell’attenzione e questo non mi aiutava a dissipare l’ansia, che in quel momento avevo dentro di me.
<< Poco più di due settimane fa ho incontrato mia madre, che mi ha raccontato la verità sulla mia famiglia di origine.
Infatti, a quanto sembra, io sarei una discendente di colei che vestì per prima l’armatura, che ora io porto.
Come mi è stato fatto notare più volte in questi anni, la mia armatura è anomala poiché reca su di sé la luna crescente, simbolo distintivo della dea Artemide...
Infatti, la guerriera che per prima la indossò non era una guerriera della dea Atena, ma della dea Artemide >>, dissi e cercai di non fare caso agli sguardi straniti dei gold saint su di me.
<< Inoltre la mia antenata, avendo tradito la dea Artemide per passare dalla parte della dea Atena, fu maledetta durante l’ultima guerra tra le due dee, all’epoca del mito >>, terminai e sentii chiaramente Milo stringermi con più vigore la mano, per farmi sentire che lui era accanto a me.
<< Dunque la tua antenata era una traditrice?
Speriamo che tu allora non ti comporti come la tua antenata, ma al contrario >>, disse DeathMask, sorridendo malignamente.
<< Non credo che tu possa già ora tirare fuori conclusioni affrettate in conformità a queste poche notizie, DeathMask.
E poi lei, a differenza tua, ha sempre avuto una condotta irreprensibile in questi anni, come sacerdotessa guerriera della dea Atena >>, gli rispose coinciso Aiolia.
<< Come ti permetti di insultarmi, gattino spelacchiato, che non sei altro? >>
<< Pensa piuttosto per te, demone infernale >>, gli rispose Aiolia, che ora era seriamente incavolato.
<< Smettetela con questa stupida discussione tra di voi, cavalieri d’oro.
Infatti, voi che siete i cavalieri più forti della dea Atena non potete combattervi l’uno con l’altro, poiché dovete fungere da esempio agli altri >>, intervenne il gran sacerdote.
Scese così un silenzio tombale nella sala e nessuno sembrava più avere il coraggio di prendere la parola.
<< Insieme al gran sacerdote ho scelto i cavalieri, che seguiranno la dea Atena nel suo incontro a Delo.
Essi saranno Mu dell’Ariete, Kanon dei Gemelli e Milo dello Scorpione, oltre a Yume di Cassandra >>, disse il maestro Dokho della Bilancia.
Tutti e quattro noi cavalieri chiamati facemmo un passo avanti, pronti a ricevere le informazioni necessarie alla nuova missione, che stava per esserci affidata.
<< L’incontro a Delo è previsto tra due giorni, verso le dieci di mattina.
Il ritrovo sarà dunque per mezz’ora prima dell’incontro alle pendici del Santuario, di fronte all’uscita.
Gli altri cavalieri d’oro che resteranno al Santuario dovranno continuare a presidiare le loro case, come se fossimo in stato d’assedio.
Infatti, non possiamo essere certi che la dea Artemide rispetti la tregua stabilita e non attacchi il Santuario durante lo svolgimento delle trattative di pace... >>
Le parole pronunciate dal gran sacerdote non ispiravano per nulla tranquillità, però non era detto che la dea Artemide mancasse alla propria parola, pensai.
<< Ora dichiaro sciolto il Chrysos Synagein, dunque, miei cavalieri, fate pure ritorno alle vostre case >>, disse la dea Atena.
Dopo esserci inchinati al suo cospetto e a quello del gran sacerdote, uscimmo tutti insieme, dalla tredicesima casa.
Mentre aspettavo Milo, che stava parlando con Camus e Shura, mi misi da sola in disparte e mi smarrii tra i miei pensieri.
Ero un po’ preoccupata poiché dovevo andare in quel luogo, ma cos’altro potevo fare?
Non potevo sottrarmi a quell’impegno, ma purtroppo avevo un brutto presentimento, rispetto a quell’incontro...
Inoltre le parole del maestro Dokho mi rimbombavano nella testa come un triste presentimento e in cuor mio purtroppo sapevo a cosa si riferivano...
Infatti, in questi ultimi tempi, i ricordi di Isabella si erano quasi del tutto svegliati in me e avevo scoperto molte cose sulla mia precedente reincarnazione...
<< Che cos’hai Yume? >>
<< Niente, tranquillo. Sono solo un po’ preoccupata per l’incontro con la dea Artemide e nient’altro >>, risposi ad Aiolia, che mi si era avvicinato, per parlarmi.      
<< Secondo me non dovresti essere troppo preoccupata, infatti, non sarai sola ma insieme a tre cavalieri d’oro e alla dea Atena >>, mi disse, sorridendo.
<< Fosse quello il motivo, Aiolia... >>
<< Che cosa intendi dire Yume? >>
<< No, niente d’importante >>, gli risposi, rimanendo sul vago, per non insospettirlo ulteriormente.
<< Aiolia scusami, ma vorrei riprendermi la mia ragazza, se non è di troppo disturbo >>, disse Milo, avvicinandosi all’amico.
<< Nessun problema, Milo.
E comunque cerca di non strapazzarla troppo, dopo quello che è successo oggi.
Arrivederci dunque e buona mattinata >>, disse Aiolia e come ci ebbe salutato, scese giù assieme ad Aiolos, Shura e Aphrodite, che erano gli ultimi cavalieri rimasti ancora a parlare, sulla scalinata che portava alla dodicesima casa.
<< Yume cosa pensi di fare?
Vorresti tornare a casa o andare a fare un giro? >>
<< Di rinchiudermi in casa sinceramente non ho voglia, Milo.
Che cosa intendi però con l’andare a fare un giro? >>
<< Vuol dire che ti porterei in un posto, che da molto tempo, vorrei farti vedere >>, mi rispose, sorridendo enigmatico.
<< Non sarebbe meglio restare al Santuario?
In fondo siamo ancora in stato di guerra... >>
<< Tranquilla e poi se succedesse qualcosa Camus mi avvertirebbe tramite cosmo e saremmo di nuovo qui in un attimo, grazie alla supervelocità >>, mi disse tutto tranquillo. << D’accordo, Milo.
Mi puoi però dare qualche indizio sul luogo, dove stiamo andando? >>
<< No, perché voglio che sia una sorpresa bellissima >>, mi rispose, prendendomi la mano destra e, incominciando a incamminarsi per le scale dirette alla dodicesima casa.
Dopo aver attraversato tutte le case ed essere giunti all’entrata del Santuario, Milo senza alcun preavviso, mi prese in braccio e partì alla velocità della luce.
Il viaggio durò pochissimi secondi e come riaprii gli occhi, vidi davanti a me un paesaggio bellissimo: una distesa di sabbia bianchissima e un mare di un colore turchese bellissimo. << Questa è l’isola di Milos, dove sono nato e mi hanno addestrato per diventare un cavaliere d’oro >>, mi disse, guardandomi negli occhi e sorridendo.
<< Non so che dire, Milo...
È un posto davvero stupendo e affascinante >>, gli risposi, volgendomi poi a guardare incantata quel mare così bello e diverso da quello che conoscevo.
<< Ora ci troviamo non troppo lontani dal paesino di Adamas, che è il porto principale dell’isola >>, mi spiegò.
<< Oltre ad essere un posto bellissimo, qui c’è una grandissima pace, Milo.
Grazie per avermi portato in un posto così incantevole >>, dissi, abbracciandolo. Milo ricambiò l’abbraccio e restammo così per un po’ di tempo.
Dopo un po’ ci staccammo e lui, prendendomi per mano disse: << Ora seguimi, perché ti voglio far conoscere una persona >>.
<< D’accordo, Milo >>, risposi e lo seguii.
Ci dirigemmo così verso la parte opposta della spiaggia e vidi in lontananza una casa tipica greca dal caratteristico colore bianco.
Quando giungemmo davanti alla porta Milo bussò, ma nessuno da dentro rispose.
Lui allora entrò ed io lo seguii, guardandomi attorno: era una casa arredata anche se modestamente, con una certa attenzione ai particolari.
I muri erano di colore bianco e al centro della stanza, che doveva fungere da salone probabilmente, c’era un tavolo rotondo di legno con al centro un vaso ricolmo di fiori freschi con attorno quattro sedie e sul lato destro della stanza, contro il muro, una madia dagli intarsi in stile gotico, mentre dalla parte opposta un divano e una piccola libreria; c’era poi sulla parete opposta all’entrata una porta, che doveva condurre all’altra parte della casa.
<< È strano che non ci sia nessuno qui...
Solitamente a quest’ora è già a casa... >>
Non feci in tempo a dire nulla, che sentii dei passi leggeri alle mie spalle e, voltandomi, vidi una donna.
Ella doveva avere all’incirca l’età di mia madre e aveva occhi di un colore non molto dissimile da quella di Milo e lunghi capelli blu violetti.
Che sia la madre naturale di Milo, pensai.
Lui mi aveva parlato di lei solo una volta due anni prima e mi aveva detto che si erano visti pochissime volte, da quando lui aveva ricevuto l’investitura a cavaliere d’oro.
Ella mi guardò, assumendo un’espressione stranita sul volto, d’altronde non capitava certo tutti i giorni di trovarsi davanti una persona con il volto completamente coperto da una maschera, in casa propria, senza preavviso.
<< Eccoti qui, mamma.
Mi ero preoccupato, vedendo che non eri in casa come al solito a quest’ora >>, disse Milo e, dopo essersi diretto verso di lei, l’abbracciò.
<< Mi sono fermata un po’ al villaggio per delle compere, che non erano previste, ma a quanto vedo ho fatto bene >>, gli rispose, ricambiando l’abbraccio.
<< È stata una decisione improvvisa altrimenti ti avrei avvertito, mamma.
Infatti, siamo solo di passaggio e non resteremo per più di metà giornata >>.
<< D’accordo, Milo.
Che ne dici ora però di presentarmi la ragazza che è con te? >>
<< Io sono Yume, cavaliere d’argento di Cassandra e ragazza di suo figlio Milo >>, dissi, facendo un piccolo inchino.
E lei, staccandosi da Milo, guardandomi, disse: << Finalmente ho la possibilità di incontrarti di persona, Yume.
Milo mi ha parlato moltissimo di te e sono felice che tu sia tornata da lui, così finalmente non avrà più un muso lungo fino a terra, come l’ultima volta che l’ho visto cinque mesi fa.
Il mio nome comunque è Anthia >>.
<< Mamma ti prego, così mi metti in imbarazzo >>, disse Milo, assumendo una tonalità rosso porpora.
E poi sarei io quella troppo timida a volte, pensai.
<< È la verità e non penso che ci sia motivo di vergognarsene, Milo.
Allora vado a cucinare il pranzo per tutti, poiché è quasi mezzogiorno.
Milo tu tieniti alla larga dalla cucina, perché in caso contrario faresti fuori tutto in un attimo. Yume, invece se vuoi, puoi aiutarmi >>, disse, sorridendo e poi mi guardò, aspettando una risposta.
<< Sarò ben contenta di darle una mano in cucina Anthia >>, le risposi e la seguii in cucina. Milo invece stava brontolando a bassa voce di non essere un ingordo e si sedette sul divano ad aspettare.
Quando ormai eravamo in cucina da sole, Anthia disse: << Ora se vuoi, puoi anche toglierti la maschera, infatti, non c’è in casa nessun uomo oltre a Milo >>.
<< Sì, certo Anthia.
È solo che sono talmente abituata a portarla in volto, che ormai è diventata una parte di me >>, le risposi e, sorridendo, mi tolsi la maschera, che posai sul tavolo della cucina.
<< Stai molto meglio così, figliola, e poi non darmi del voi, ma del tu, altrimenti mi sento vecchia >>, disse, sorridendo a sua volta.
<< D’accordo, Anthia >>.
Mentre cucinavamo, passammo tutto il tempo a parlare sia di me sia di Milo e così scoprii molte cose sulla prima infanzia e il periodo di addestramento di Milo, delle quali non ero a conoscenza.
Preparammo per pranzo del pesce fresco e una tipica insalata greca con la Feta.
Quando fu quasi pronto, andai a preparare la tavola in sala e Milo, non appena mi vide arrivare, mi corse in contro e molto gentilmente mi aiutò.
Dopo che finimmo il pranzo, uscii sulla spiaggia deserta a prendere un po’ d’aria.
La mia mente, infatti, era percorsa da una moltitudine di pensieri, sia felici sia tristi.
Ero veramente preoccupata per l’incontro di Delo e per quello che ne sarebbe derivato. Infatti, il mio sesto senso che raramente sbagliava, mi diceva che in quell’occasione sarebbe successo qualcosa di molto importante.
<< Pensierosa come sempre vedo.
Perché non ti rilassi un po’, Yume? >>
<< Scusami Milo, ma non ci riesco proprio >>, gli risposi, continuando a guardare le onde che s’infrangevano contro il bagnasciuga.
Non passò però molto tempo, che Milo mi abbracciasse da dietro e posasse la sua testa sulla mia spalla sinistra. Restammo così per non so quanto ad osservare il mare e solo quando sentimmo la voce di Anthia chiamarci, tornammo a casa di Milo.
Passammo il resto del pomeriggio con lei e solo in tarda serata ci congedammo, per fare ritorno ad Atene.
<< Statemi bene e mi raccomando Milo, non fare impazzire Yume e stalle vicino il più possibile.
Infatti, è una ragazza dalla personalità rara e sarebbe un peccato se la perdessi >>, disse Anthia a Milo, facendo arrossire entrambi per l’imbarazzo.
Dopo averci abbracciato, Anthia tornò in casa e Milo mi riportò al Santuario in un attimo, grazie alla super velocità.
Inutile dire che passai la notte all’ottava casa con Milo, come tutto il giorno seguente.
Quei momenti di tranquilla intimità, vissuti in quel brevissimo lasso di tempo, mi sembrarono irreali, confrontandoli con ciò che poco prima era accaduto. 


Nota dell'autrice: ed ora ci aspetta l'incontro a Delo con la dea Artemide...
Speriamo bene...
Comunque saprete tutto nel prossimo capitolo di giugno.
Ringrazio come sempre tutti coloro che leggono la mia storia e che l'hanno messa tra le seguite o le preferite e recensiscono.
A questo proposito ci tengo a dire che sarò ben contenta di leggere qualsivoglia commento alla mia storia, perchè sinceramente di mio non me la prendo di certo per delle critiche fatte bene e che possono essere costruttive.
Ciao e al prossimo mese,
Aquarius no Lilith

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 9: incontro e decisioni (seconda parte) ***


La mattina dell’incontro a Delo, io e Milo scendemmo dall’ottava casa con quasi un’ora di anticipo sull’appuntamento e ci fermammo alla terza casa, poiché Milo voleva parlare un attimo a Kanon, in privato.
Quando ormai mancava una mezz’ora, ci avviammo insieme a lui e a Mu, che si era unito a noi al nostro passaggio per la prima casa, al luogo dell’appuntamento convenuto.
Dopo circa cinque minuti che eravamo lì, arrivò la dea Atena, accompagnata personalmente dal gran sacerdote.
Ella era come noi rivestita della sua sacra armatura e portava nella mano destra lo scettro di Nike e nella sinistra, lo scudo.
Il gran sacerdote, guardando me, Milo, Mu e Kanon, disse con tono autoritario:
<< Vi affido la custodia della dea Atena, sapendo che la proteggerete da qualsiasi pericolo si possa presentare.
Vi auguro anche buona fortuna, sperando che non accada nulla d’irreparabile >>.
Dopo esserci congedati da lui, ci raggruppammo tutti intorno a Mu, che ci teletrasportò direttamente sull’isola di Delo.
Come il teletrasporto si dissolse, ci ritrovammo tra le rovine archeologiche dei templi dell’isola.
<< La messaggera della dea Artemide aveva detto che ci sarebbe stata una delle sue compagne guerriere ad aspettarci, per guidarci all’interno del Santuario vero e proprio >>, disse la dea Atena.  
<< Molto probabilmente sarà nelle immediate vicinanze e ci starà aspettando >>, disse Mu. A un certo punto comparve da dietro una colonna, una ragazza dai capelli di colore biondo- rossicci e dagli occhi di una tonalità marrone scura.
<< Voi dovete essere la dea Atena e i suoi valorosi saint.
Io sono Tiziana di Ninfadora e sarò la vostra guida, per il Santuario della dea Artemide >>, disse, rivolgendosi alla dea Atena e facendole un inchino.
<< D’accordo, Tiziana.
Ora mostraci pure la strada >>, le rispose gentilmente la dea Atena.
Ebbe però il tempo, prima di voltarsi per farci strada, di lanciare a me e ai cavalieri d’oro uno sguardo di puro odio.
Che cosa potevamo aspettarci d’altro canto, se non questo o peggio?
D’altronde eravamo in pieno campo nemico e, per di più, alle guerriere donne della dea Artemide, fin dalla più tenera età, era insegnato a odiare gli uomini.
Tiziana ci condusse fino a una grotta, che si trovava non molto distante da lì e come fece un solo gesto della mano, la barriera che proteggeva il sacro santuario di Delo si dissolse nel nulla, dandoci così il modo di osservarlo e ammirarlo in tutta la sua bellezza e grandezza. Un grande lago, circondato da una foresta molto fitta e scura, si estendeva davanti a un enorme palazzo in stile classico, che alla sua destra aveva un campo di girasoli e, alla sua sinistra, quella che sembrava essere un’antica arena per i combattimenti.
Alle spalle del palazzo si vedevano diverse case sparse qua e là, probabilmente le dimore di alcune guerriere e quello che sembrava essere un campo d’addestramento.
La guerriera di Ninfadora puntò dritta verso il palazzo, alla cui guardia erano poste solo due guerriere semplici con delle lance in mano.
Come entrammo nell’edificio, sentii una fitta al cuore, infatti, tutto mi sembrava così familiare e lontano assieme…
Sapevo però, che non ero io ad avere quel senso di tristezza nel vedere quel luogo, ma ciò che nella mia anima era rimasto di Cassandra…
Nonostante tutto quello che l’era successo, questo era e restava il luogo in cui era cresciuta e si era addestrata.
Chissà quanto aveva sofferto nel doversi lasciare tutto ciò alle spalle, per seguire ciò che la sua coscienza e il suo senso di giustizia, le imponevano…
Mentre questi e altri pensieri mi affollavano la mente, passammo per innumerevoli stanze e corridoi, fino ad arrivare all’enorme porta, che già avevo visto in una mia visione.
Al di là di quel portone doveva certamente trovarsi la dea Artemide...
Come si aprirono le porte enormi di quella sala, vedemmo per prima cosa otto guerrieri della dea Artemide rivestiti delle proprie armature e, in fondo alla sala, seduta su un trono d’oro, la dea Artemide.
Accanto alla dea inoltre, vidi mia madre rivestita della sua armatura argentata e con in mano uno scettro del medesimo colore, la cui parte superiore era a forma di mezza luna.
La guerriera di Ninfadora nel frattempo era andata ad affiancarsi alle altre guerriere, sue compagne.
Tutto in quel luogo era rimasto uguale a ciò che avevo visto nella visione avuta tempo prima, in uno stralcio del passato di Cassandra.
<< Eccoti finalmente davanti a me, Atena.
Infatti, non ci rivediamo dal nostro ultimo scontro, avvenuto ormai più di duecento anni fa. Vedo anche che hai rispettato le mie imposizioni >>, disse la dea Artemide, volgendo lo sguardo dapprima alla dea Atena e poi a me e ai cavalieri d’oro.
<< Sì, è vero, Artemide.
Non ci vediamo da quel lontano giorno e sinceramente avrei preferito che il nostro nuovo incontro, non fosse stato segnato dalla guerra, che ci vede contrapposte.
Infatti, sono venuta qui con la speranza di porre fine a questa guerra terribilmente insensata >>, le rispose la dea Atena con tono deciso e calmo allo stesso tempo.
Nel frattempo io avevo su di me tutti gli sguardi sprezzanti delle guerriere della dea Artemide, esclusi solo quelli di mia madre e quello del cavaliere di Atteone.
Infatti, entrambi mi guardavano con sguardo impassibile e indecifrabile allo stesso tempo. << Definisci questa guerra insensata, Atena?
Questa guerra è scoppiata anche a causa tua, poiché difendendo l’umanità, hai ucciso troppe divinità maggiori, inferiori per potenza solo a nostro padre Zeus.
È necessario che qualche altra divinità occupi il tuo posto e amministri la giustizia sugli uomini, poiché tu ti sei troppo insuperbita e non hai più una capacità di giudizio adatta >>, disse la dea Artemide con voce un po’ alterata.
<< Lo so, ma il mio compito in quanto dea della giustizia, è proteggere l’umanità dalle divinità, che la vogliono distruggere completamente >>.
<< E non hai mai pensato alla remota possibilità che avessero ragione nell’agire in tale modo? >>
<< No, perché io crederò nella forza degli esseri umani, finché in loro sarà presente la grandissima forza dell’amore.
E non trovo neanche giusto che gli innocenti debbano pagare per le colpe delle persone malvagie >>.
<< Il sacrificio di poche persone innocenti è giustificabile per lo scopo di punire coloro che non sono degni di abitare nel mondo, che noi dei gli abbiamo donato all’epoca del mito >>.
<< Non sono assolutamente del tuo stesso parere, Artemide.
E poi sei stata tu a iniziare questa nuova guerra sacra, senza alcun motivo apparente >>.
<< Avrò anche dato io inizio alla guerra sacra, però sono stata la prima a vedere una propria guerriera, tra le più forti tra l’altro, cadere in battaglia >>.
<< Eravamo sotto attacco ed è naturale che una delle mie guerriere si sia battuta contro di lei fino all’ultimo sangue, per proteggere la sua dea ed il Santuario.
D’altronde anche le tue guerriere, se avessimo attaccato noi il vostro santuario, avrebbero reagito allo stesso modo.
E poi le tue guerriere hanno ucciso due dei miei più valorosi bronze saint, che erano sopravvissuti a tante battaglie, Artemide >>.
<< Quello era il prezzo che dovevate pagare per aver ucciso la mia guerriera Danae di Niobe.
Anche se però quei guerrieri non valevano nulla, rispetto a Danae.
Infatti, mi è difficile pensare che una guerriera del suo valore sia stata battuta da una sola guerriera delle tue schiere e non da più di una, Atena >>.
Quel discorso della dea Artemide, mi fece letteralmente andare fuori dai gangheri e se non le risposi a tono, fu solo per non peggiorare una situazione già critica in partenza.
Come si permetteva però, di dire una cosa del genere?
In quel modo stava in poche parole, dicendo che noi cavalieri di Atena eravamo delle mezze calzette, rispetto alle sue guerriere ed il suo insulto era rivolto soprattutto a me, che ero stata la vincitrice della sua guerriera Danae di Niobe.
<< La mia silver saint, che ha battuto la tua guerriera, ha un cosmo per nulla inferiore a quello di un gold saint, quindi mi risulta difficile pensare che quello che dici possa essere vero, Artemide >>, le rispose la dea Atena, sorridendo.
Grazie, dea Atena, per la sua difesa nei miei confronti, pensai.
<< Atena, a questo punto ti dico quali sono le mie condizioni, per la fine della guerra. Voglio che tu lasci l’amministrazione della giustizia sulla terra a me e che mi consegni la tua qui presente guerriera di Cassandra.
Ora ti puoi ritirare nelle stanze, che ti ho fatto preparare.
Mi darai la tua risposta questo pomeriggio dopo il pranzo >>, disse la dea Artemide, che poi si alzò e, seguita da mia madre, scomparve oltre la porta dietro il suo trono.
Io e gli altri cavalieri allora, ci guardammo in volto, sconvolti da ciò che era appena accaduto.
Quello che aveva dato la dea Artemide, era un ultimatum vero e proprio e rimaneva comunque la remota possibilità che, in caso di rifiuto, ci saremmo ritrovati contro l’intero santuario di Delo…
Come il portone dietro di noi si aprì, uscimmo dalla sala e ci fermammo fuori nel corridoio. << Yume, va tutto bene? >>
<< Sì, tranquillo Milo. Sto bene, anche se un po’ sconvolta >>, gli risposi, sorridendo sotto la maschera.
<< Quella dea comunque, a mio parere, si è veramente bevuta il cervello.
Ma chi si crede di essere, per giudicare l’intera umanità?
E come può anche chiedere, che le sia consegnata come prigioniera una guerriera di un’altra dea? >>
Le parole di Milo, esprimevano certamente ciò che passava per la mente mia e di Mu e di Kanon.
<< Dea Atena, io sono Virginia di Ifigenia e sarò la vostra guida nel palazzo di Delo.
Ora se volete seguirmi, vi condurrò alle stanze riservate a voi e al vostro seguito >>, disse una voce dietro di noi.
Come mi girai, vidi una ragazza di altezza media dai capelli di colore biondo- castano e occhi azzurri-grigi…
Non so il perché, ma quella ragazza mi sembrava di conoscerla da una vita…
Questa sensazione probabilmente doveva essere legata ai ricordi di Cassandra, che non si erano ancora svegliati, ma che erano sempre vivi in me, in quanto sua reincarnazione.
<< Certo e ora facci pure strada >>, le rispose gentilmente la dea Atena.
Dopo aver attraversato innumerevoli corridoi, la guerriera di Artemide aprì una porta sulla destra, che conduceva a una sorta di atrio, dove si aprivano altre due porte.
<< Oltre la porta alla vostra destra si trova la parte preparata per voi, dea Atena.
La porta a sinistra invece, conduce al luogo, dove i vostri saint saranno liberi di riposarsi. Con il vostro permesso ora mi congedo e vi avverto che tornerò a prendervi fra tre ore, per la nuova udienza con la mia dea >>, disse Virginia e senza darci il tempo di dire qualcosa, scomparve oltre la porta dalla quale eravamo entrati.
Ed io ora come potevo fare?
Non potevo certamente togliermi la maschera davanti a Mu e Kanon per mangiare e poi Milo certamente non lo avrebbe mai permesso…
<< Yume, vuoi seguirmi, così mangiamo assieme? >>
Le parole della dea Atena, furono per me fonte di una grande felicità e imbarazzo allo stesso tempo.  
<< Se non vi arrecherà disturbo la mia presenza, sarò ben lieta di farle compagnia durante il pranzo >>, le risposi e dopo aver salutato Milo, Kanon e Mu, seguii la dea nelle stanze a lei riservate.
L’arredamento della sala da pranzo era molto semplice, infatti, era costituito solo da un lungo tavolo da almeno dodici posti con altrettante sedie e una madia sulla parete destra e una libreria molto grande su quella sinistra.
La tavola era già imbandita e su di essa si trovavano i più vari piatti tipici greci: lo tzatzichi, la taramosalata, la moussaka, la pita, i souvlaki e il gyros.
Si può dire che c’era veramente ogni ben di dio, su quel tavolo.  
<< Yume vuoi sederti accanto a me? >>
La voce della dea Atena mi riportò alla realtà e senza fiatare, mi sedetti alla sua destra e mi tolsi la maschera, posandola sul tavolo.
<< È un vero peccato che voi, mie guerriere, siate costrette a portare una maschera, per essere degne di combattere a fianco degli uomini >>, disse improvvisamente la dea Atena.
<< Ormai è una tale abitudine, mia dea, che nessuna di noi ci fa più caso >>, le risposi.
<< Posso farti una domanda, Yume? >>
<< Certo, dea Atena >>.
<< Milo ti ha visto in volto accidentalmente o gliel’hai fatto vedere tu? >>
<< In verità mia dea, durante un duello di allenamento Milo mi fece cadere accidentalmente la maschera, vedendomi così in volto.
I sentimenti però che proviamo ancora oggi l’uno nei confronti dell’altra, erano presenti già prima che mi vedesse in volto >>, dissi, sorridendo.
<< Allora sei stata proprio fortunata Yume >>.
Dopo questo breve dialogo non parlammo più e finimmo il pranzo nel più totale silenzio. Allora la dea si andò a riposare nel letto della stanza accanto ed io dopo aver rimesso la maschera in volto, restai a guardare fuori dalla finestra della sala, che dava sul campo di girasoli.
Lasciai andare così i miei pensieri e mi chiesi come sarebbe finita e quando quella maledetta guerra contro la dea Artemide e che cosa sarebbe stato di mia madre, qualora Artemide avesse scoperto ciò che lei era per me.
Fui distolta dai miei pensieri, poiché bussarono alla porta e dissi: << Avanti >>.
Vidi entrare il cavaliere di Atteone e rimasi sconvolta, perché mai mi sarei aspettata di vederlo lì.
<< Come mai siete qui, cavaliere d’Atteone? >>
<< Sono venuto qui per portarti un messaggio da parte della mia dea >>.
<< E quale sarebbe? >>
<< Se vuoi che tua madre, ovvero la mia prima sacerdotessa Clelia di Selene continui a vivere, consegnati domani mattina alla mia guerriera, che verrà a prenderti.
Altrimenti tua madre sarà giustiziata come traditrice >>, mi rispose con tono imperioso e deciso.
Ci misi un attimo per realizzare ciò che aveva appena detto, infatti, ero terribilmente sconvolta.
<< C-come, scusa? >>
<< Hai capito bene, Yume di Cassandra.
Non potevi certo pensare che il tuo legame con la prima sacerdotessa non venisse scoperto dalla mia dea.
Ella però ti dà la possibilità di salvare la vita alla somma Clelia, chiedendo solo in cambio, che tu ti consegni a lei >>.
<< D’accordo, ho capito.
Ora che hai consegnato il messaggio puoi anche andartene, cavaliere di Atteone >>.
<< Certo e arrivederci tra poco, Yume di Cassandra >>, mi rispose, sorridendo e se ne andò. Io rimasi così sola con i miei pensieri, a chiedermi quale fosse la cosa migliore da fare in quel determinato frangente.
Non volevo certamente che mia madre morisse a causa mia, ma consegnarmi alla dea Artemide avrebbe certamente creato dei problemi ai miei compagni saint e sacerdotesse guerriere e, soprattutto, al mio amato Milo…
Però con quale coscienza, avrei potuto abbandonare mia madre, a un destino tanto crudele? Quella sarebbe stata una decisione veramente difficile da prendere e poi non sapevo nemmeno che destino mi sarebbe toccato, qualora avessi accettato di consegnarmi e ciò mi rendeva piena d’ansia…
<< Yume, va tutto bene? >>
<< Sì, tutto bene, dea Atena >>, risposi alla mia dea, tentando di non far vedere il mio profondo sconvolgimento interiore.
Dopo quello che sembrò essere un tempo infinito, sentimmo bussare alla porta e alla risposta affermativa per l’entrata da parte della mia dea, ci ritrovammo nuovamente di fronte la guerriera di Artemide, Virginia di Ifigenia.
<< Ora la mia dea è pronta a ricevervi per la seconda udienza, dea Atena >>, disse, accennando un sorriso.
<< D’accordo, Virginia.
Appena saremo riunite ai miei tre cavalieri d’oro, ti seguiremo fino alla sala delle udienze >>, rispose la dea Atena.
Uscimmo così nel vestibolo e lì incontrammo Milo, Kanon e Mu già pronti per la partenza.
Mentre seguivamo Virginia di Ifigenia attraverso i corridoi del palazzo della dea Artemide, Milo mi si affiancò e strinse la mia mano per farmi forza, come se avesse capito che qualcosa non andava in me…
Come ci trovammo nella sala del trono davanti alla dea Artemide, il mio cuore perse un battito, pensando a ciò che sarebbe potuto accadere di lì a poco, anche a causa mia.
<< Qual è allora la tua scelta, Atena?
Vuoi continuare la guerra sacra tra noi o acconsentire alle richieste, che ti ho fatto? >>
<< Ho deciso di non accettare le tue richieste, poiché non le ritengo giuste e in linea con quello che è il mio ideale di giustizia >>, le rispose tranquillamente la dea Atena.
<< Mi aspettavo una risposta del genere, Atena.
Allora a questo punto, sappi che sarà guerra totale tra noi e non avrò pace, finché tutti i tuoi guerrieri non moriranno.
Ora va via con i tuoi saint e sappi che non sarai più la benvenuta qui a Delo >>, rispose la dea Artemide.
Quando giungemmo al limitare del Santuario, lì dove c’era l’ingresso, mi voltai un’ultima volta indietro a guardare quel luogo e la mia mente si caricò di un triste presentimento.
Era come se sapessi già cosa mi sarebbe accaduto in seguito, anche senza alcune visione del futuro.
E nel mio cuore, avevo già preso la mia decisione, riguardo alla sorte di mia madre.
Una volta fuori dal Santuario di Delo, Mu ci teletrasportò tutti insieme davanti all’ingresso del Santuario di Atene.
Alle pendici del Santuario, c’era il gran sacerdote ad aspettarci.
<< Com’è andato l’incontro a Delo? >>
<< Non molto bene, dato che siamo ancora in guerra con la dea Artemide>>, rispose Kanon.
<< Capisco. Ora fate pure ritorno alle vostre rispettive case, mentre io e la dea Atena rimarremo qui ancora un po’ a parlare >>.
Ci congedammo così da loro e io dopo essermi allontanata assieme a Milo e averlo guardato, dissi: << Io ora faccio ritorno alla mia casa, perché devo mettere delle cose a posto e parlare con Aglae >>.
<< D’accordo, Yume.
Ti aspetto però da me stasera per cena, perché ti devo parlare >>, mi rispose, abbagliandomi come al solito, con il suo bellissimo sorriso.
Dopo esserci salutati così, tornai alla mia casa, dove mi sedetti sul letto a pensare su ciò che avrei dovuto fare, per evitare a mia madre il terribile destino, che mi era stato esposto.
Passai così il pomeriggio, facendo una lunga riflessione su quello che avrei dovuto fare e più volte fui ripresa da Aglae, poiché non prestavo la minima attenzione a tutto ciò che mi raccontava di sé e Kanon, che l’aveva baciata il giorno prima.
Verso le sette e mezza , mi avviai verso l’ottava casa, sapendo che quella sarebbe stata la mia ultima serata con Milo e che sarebbe stata veramente dura non fargli capire nulla.
Quando fui sulla soglia degli appartamenti di Milo, feci un profondo respiro e come fui entrata, mi diressi nella sala.
Lì trovai la tavola apparecchiata e tutto l’ambiente rischiarato dalla luce delle candele,  poste nel candelabro sulla tavola.
È tutto così romantico, pensai.
<< Siediti pure Yume, non appena ho finito di cucinare, arrivo da te >>, sentii dire da Milo, che era alle mie spalle.
Mi sedetti dunque al mio solito posto e dopo essermi tolta la maschera, cominciai a far vagare i miei pensieri su tante cose diverse tra loro.
Dopo poco arrivò Milo che, con mia grande sorpresa, portava con sé una pizza margherita…
L’aspetto sembrava invitante e sinceramente speravo che altrettanto lo fosse il sapore.
Trascorremmo la cena in tutta tranquillità e come sempre accadeva, ci lasciammo andare alla passione subito dopo il pasto e quella volta, non so come mai, mi sembrò ancora più bello e dolce del solito…
Forse perché sapevo che quella era la nostra ultima notte insieme…
<< Yume >>, sentii dire a un certo punto a Milo.
<< Sì, amore mio? >>
Smisi così di accarezzargli i lunghi capelli, che mi ricadevano per la maggior parte sul petto e sulla schiena, poiché mi teneva stretta a sé.
Era come se avesse paura che io scappassi da un momento all’altro…
E subito mi smarrii in quei suoi stupendi occhi azzurri, così simili a due oceani turchini, nei quali mi sarei potuta perdere per sempre.
<< Ti dovrei dare una cosa >>, disse e, girandosi verso il comodino, aprì il cassetto e ne trasse fuori una scatolina di colore blu, che poi mi porse.
<< Che cos’è, questa volta? >>
<< Aprila e lo vedrai >>, mi rispose Milo, sorridendo.
Il contenuto della scatolina mi sconvolse: era un anello dalla forma di serpente che si mordeva la coda a rappresentare l’infinito e, sulla testa, era incastonato un rubino.
<< Yume, cavaliere d’argento di Cassandra, una volta finita la guerra sacra contro la dea Artemide, vorresti sposarmi e formare con me una famiglia?>>
Mi aveva fatto la proposta, guardandomi dritta negli occhi ed io, facendo lo stesso, risposi:
<< Eccome se lo voglio, Milo.
Sai, infatti, che il mio cuore appartiene solo a te >>.
Ci amammo così ancora a lungo e solo alle prime luci dell’alba, ci addormentammo abbracciati, prima che ciò accadesse, però non potei non osservare con tristezza Milo.
Quando mi svegliai, erano appena le sette e trenta, secondo la sveglia sul comodino e dopo aver raccolto i miei abiti sparsi per la stanza, mi andai a rivestire in bagno.
Come fui pronta per uscire, andai un’ultima volta da Milo e dopo avergli dato un bacio d’addio e aver posato la mia lettera sul cuscino accanto al suo, me ne andai, piangendo.
Per fortuna non si vedeva, poiché avevo rimesso la maschera e in modo molto veloce, attraversai tutte le case zodiacali e giunta ai piedi del Santuario, andai a recuperare il mio scrigno dell’armatura nel mio alloggio.
Mi diressi in seguito verso la pianura, dove avevo incontrato mia madre e lì trovai ad attendermi la guerriera, che ci aveva fatto da guida nel Santuario di Delo, cioè Virginia.
<< Hai accettato dunque? >>
<< Sì >>, le risposi e dopo aver osservato un’ultima volta il Santuario che era stato la mia casa per così tanto tempo, mi lasciai travolgere dal dolore, che mi pervadeva tutta .
Vidi arrivare in lontananza il mio maestro Saga e allora gli gridai: << Addio maestro mio e padre che non ho mai avuto.
Perdonatemi per favore e vi prego di aiutare Milo a superare la mia scomparsa >>.
A quelle mie parole si fermò e l’ultima cosa che vidi prima di scomparire assieme a Virginia in un fascio di luce, furono le lacrime che gli scendevano copiose, sulle guance.


Nota dell'utrice: e con questo capitolo si chiude la prima parte della storia. 
Spero solo di non aver deluso nessuno con questo capitolo e che continuerete a seguirmi, nella seconda parte. 
la seconda parte inizierò a pubblicarla da dopo la maturità e spero che vi piacerà, come la prima. 

Ci tengo a ringraziare coloro che hanno messo la storia tra le seguite:
2307,ace12, Antares 91, milly_ fra_ salvatore, nightfox, Saruccia, scacri, Sharmagic_ Borealis e valepassion95.
Grazie a Sagitta72, che l'ha messa tra le ricordate e a alex_love e a milly_fra_salvatore, che l'hanno messa tra le preferite.
Grazie comunque anche a tutti coloro che leggono solamente e a coloro che hanno recensito.

Ciao e alla prossima, 
Lilith.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1548193