La tragedia del silenzio

di Aleviv
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I signori della morte. ***
Capitolo 2: *** Ricordi. ***
Capitolo 3: *** Rabbia. ***
Capitolo 4: *** Cielo. ***
Capitolo 5: *** Inferno. ***
Capitolo 6: *** Pensieri. ***
Capitolo 7: *** La maledizione. ***
Capitolo 8: *** Sangue. ***
Capitolo 9: *** Lacrime. ***
Capitolo 10: *** Fiamme. ***
Capitolo 11: *** Paura. ***
Capitolo 12: *** Incontro. ***
Capitolo 13: *** Fuga. ***
Capitolo 14: *** L'inizio della fine. ***
Capitolo 15: *** Battaglia. ***
Capitolo 16: *** La luce nel buio. ***
Capitolo 17: *** Verso la verità. ***
Capitolo 18: *** Pazzia. ***
Capitolo 19: *** Quando i due cieli si uniscono. ***
Capitolo 20: *** La tragedia del silenzio. ***



Capitolo 1
*** I signori della morte. ***


Spesso, quando abbiamo paura, cerchiamo un posto dove nasconderci. Cerchiamo qualcuno più forte di noi che ci protegga. Cerchiamo un qualcosa che ci faccia evitare di affrontare il problema.
Ma non sarebbe meglio combattere? Mettersi in gioco e dimostrare a tutti che non abbiamo timore di nulla?
Perché questo mondo si divide in persone deboli e persone forti?
Ma la vera domanda è …
Si può davvero diventare forti?
 
 
Dean, terrorizzato, continuava a correre con tutte le sue forze. Stringeva tra le sue braccia alcuni pezzi di pane che aveva rubato in una bancarella al mercato, mentre il suo cuore batteva a mille.
Ce la farò. Si diceva, cercando di motivarsi.
Non posso permettere che mi prendano, lei ha bisogno di mangiare …
Era inseguito da due ragazzi, probabilmente i figli del gestore della bancarella, che volevano indietro il pane.
«Fermati, sporco ladro!»
Facendosi largo tra la folla, cercò di seminarli passando in strade strette ma, per sua  sfortuna, inciampò e cadde a terra.
È finita.
Senza nemmeno avere il tempo di rialzarsi, i ragazzi lo raggiunsero e cominciarono a colpirlo.
«Così impari. » Dissero, ridacchiando tra loro e portando tra le mani i pezzi di pane come segno di vittoria.
Anche oggi non ce l’ho fatta. Sono troppo debole e lei … lei … ha bisogno di me.
In lacrime, ricominciò a camminare barcollando per il dolore. Il suo occhio destro era gonfio e viola, le sue braccia ricoperte di graffi e la maglietta sporca e strappata.  I capelli neri che coprivano il suo viso tutti spettinati e i suoi occhi verdi erano pieni di tristezza.
Arrivò davanti ad una piccola casa di legno, senza ne porta ne finestre.
«Sono tornato. » Disse,  fissando il pavimento.
«Ben arrivato fratellone. » Rispose una piccola bambina seduta a terra. Il suo volto era molto pallido e stringeva a se una coperta rovinata.
« Sono riuscito a prendere solo questo, oggi. »
Infilò le mani nella tasca del suo pantalone ed estrasse un piccolo pezzo di pane . Lo lanciò e sorrise.
« Spero vada bene »
«Va benissimo! Ma … tu non mangi? »
«Non preoccuparti per me, ho già mangiato. »
In realtà Dean era riuscito a nascondere una piccola parte del pane rubato e l’aveva data alla sorella, malata e molto debole, per aiutarla a sopravvivere.  Non gli importava non mangiare, voleva solo che l’unica persona che per lui significava qualcosa fosse felice. Non gli importava essere picchiato,  soffrire giorno per giorno e piangere per il dolore. Lui voleva solo che la sua sorellina stesse bene.
Il giorno seguente Dean salutò la sorella e uscì alla ricerca di un po’ di cibo.
I due vivevano soli da anni ormai.  I loro genitori erano scomparsi nel nulla anni prima, lasciandoli alla vita di strada.
Oggi sarà diverso, riuscirò a portare tanto cibo a casa.
Come ogni giorno si recò al mercato, alla ricerca di qualche venditore distratto al quale rubare qualcosina.
« Fa freddo oggi. » Si disse,  mentre camminava.
Ma quella non era l’unica cosa strana di quel giorno. Arrivato al centro della città, dove di norma si raggruppavano le varie bancarelle, notò che per strada non c’era nessuno.  I tavoli di legno dove  erano solitamente poggiate frutta e cibi vari erano capovolti, le tende delle case strappate,  i vetri delle finestre distrutte.  Alcune case erano in fiamme e il fumo che nasceva dall’incendio si univa alla nebbia che era scesa in quel luogo.
« Cosa sta succedendo? »
Dean non riusciva a capire. Cominciò a correre, alla ricerca di qualche indizio, ma nulla.
Dopo qualche minuto di ricerche inutili, finalmente trovò qualcosa. 
Tuttavia, sarebbe stato meglio non trovare niente.
Le strade erano ricoperte di cadaveri e il sangue era sparso ovunque. C’erano uomini, donne e bambini.
Cominciò a vomitare.
Era solo un bambino di dieci anni. Cosa doveva fare? E soprattutto, cosa poteva fare?
« No … non è possibile. »
Corse via.
«ANNIE! ANNIE! ANNIE!»
Dean aveva paura.  Piangeva con il cuore che non smetteva di battere per l’agitazione.  Non sapeva cosa stesse  succedendo e non gli importava.  Voleva solo che sua sorella stesse bene. Le persone uccise erano tutte radunate vicino le porte della città, come se fossero state prese di sorpresa mentre cercavano di scappare.  Lei era salva come lui pochi minuti prima.
Non so cosa stia succedendo, ma io ti salverò, non permetterò te ne vada anche tu. No, non lo permetterò!
Arrivò alla sua vecchia baracca con gli occhi consumati dalle lacrime.
«ANNIE SONO QUI!» Gridò, entrando dentro.
«Sono torn…»  Non riuscì nemmeno a finire la frase che la voce gli si bloccò in gola.
Lei era li, sotto la coperta, a sorridere come sempre.
« Annie sveglia, dobbiamo scappare, sveglia! »
Ma lei non si svegliava.   Nonostante continuasse a muoverla, lei non dava segni di vita. 
Così le tolse la coperta e lo vide.
Vide il sangue.
Vide la morte sotto i suoi occhi.
Vide la cosa più preziosa per lui essere portata via per sempre.
« NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO »
 
 
Sono passati 10 anni da quel giorno. Nessuno sa cos’è successo in quella piccola cittadina.  Tutti gli abitanti furono sterminati senza che il resto del mondo se ne accorgesse.
È per questo che quel terribile evento è ricordato con il nome di …:

        “Tragedia del silenzio.”

 

Capitolo I : I signori della morte.

Le gocce di pioggia cadevano lentamente su tutto il territorio imperiale. Le prime piogge dopo l’estate sono sempre malinconiche: Tutti le desiderano per rinfrescarsi dopo la calda stagione,  per poi rendersi conto della tristezza che porta l’arrivo delle nuvole. 
Mentre tutti i cittadini cercavano di trovare riparo dalla pioggia, i soldati si occupavano di mantenere l’ordine nel primo distretto dell’impero.  Non era raro in quel periodo che qualcuno approfittasse della folla per commettere attacchi terroristici per protestare contro il governo.
Erano quindici anni che quel mondo era stato totalmente cambiato. Dopo una lunga guerra tra i quattro imperi principali, l’imperatore del regno ovest era riuscito a conquistare tutti gli altri territori diventando così un signore assoluto. Distrusse le capitali principali di ciascun impero e divise il mondo in cinque distretti:
-Il  primo distretto: Erede dei territori dell’impero dell’est ;
-Il secondo distretto: Erede dei territori dell’impero del nord;
-Il terzo distretto: Erede dei territori dell’impero sud;
-Il quarto distretto: Erede dei territori dell’impero dell’ovest;
-Il distretto imperiale, costruito al centro del mondo, costituito da un’enorme fortezza alta oltre duecento metri, costruita magicamente dopo la guerra. Nessuno sapeva molto su quel luogo, se non che nella sua cima invisibile regnava il supremo imperatore, che non usciva mai dalla sala del trono.  Tutto quello che succedeva li dentro era segreto e neanche i soldati avevano l’accesso a tutte le stanze, se non a quelle destinate all’addestramento e alle riunioni.
« Oggi sono dieci anni. » Disse uno dei soldati, ammirando la pioggia.
«Dieci anni? Da cosa? » Rispose il ragazzo alla sua destra, confuso.
«Dieci anni dal mio ingresso nell’impero. »
« Oh. »
Lo ricordava come se fosse successo il giorno prima.  Non ricordava nulla del suo passato, se non quel giorno, dove per lui iniziava la sua vita:
C’erano  tante persone di diversa età messe in fila. Era strano vedere uomini e ragazzi messi sullo stesso piano dei bambini. Non c’era differenza tra loro in quel momento.
«Voi, da oggi siete soldati ufficiali. Servite fedelmente l’impero e sarete ricompensati, traditelo e morirete nel modo più atroce possibile.  Le azioni sbagliate non meritano perdono, ricordatelo. Questa è l’unica regola che dovete ricordare. Non abbiate pietà, punite l’oppositore, sterminate il traditore e il ribelle. »
Dopo queste parole e un segno di saluto, le reclute si allontanarono e alcuni soldati si avvicinarono all’imperatore con un bambino.
«Signore,  questo è il bambino che ci hanno portato “Loro” »
« Capisco…» Rispose l’imperatore, abbassandosi per raggiungere il bambino.
In quel momento i loro occhi si incrociarono e il piccolo vide per la prima volta la persona a cui tutti erano sottomessi. Quella persona che era riuscita ad ottenere tutto con le sue mani.  Vide i lunghi capelli bianchi con sopra una corona ricoperta di diamanti, gli occhi grigi come il fumo e privi di emozioni. Il suo corpo era grande e forte, a differenza di quello del bambino che era magro e debole.
« Come ti chiami? » Chiese, mettendogli una mano sulla spalla.
« Io … non … non me lo ricordo. » Rispose, tremando.
« Non importa. La tua vera vita comincia oggi. D’ora in poi il tuo nome sarà … Atanvar »
Atanvar continuò a proseguire con il resto dei soldati.  Si trovavano nel terzo distretto ed erano appena stati richiamati al distretto imperiale.
Questa pioggia … è calda. Pensò, mentre il suo corpo continuava ad essere bagnato.
Era cresciuto all’interno della fortezza imperiale ed aveva ricevuto gli addestramenti da soldato quando era solo un bambino. Non aveva ne passato ne futuro, viveva servendo il suo superiore senza alcun obiettivo. Era freddo, distaccato e pensieroso. Nessuno l’aveva mai visto sorridere e molti dei suoi coetanei lo temevano. Era stato scelto molte volte per delle missioni speciali, nelle quali aveva ucciso a sangue freddo molte persone.
Il soldato di ghiaccio. Ecco come lo chiamavano. Colui che non provava sentimenti ed uccideva senza pietà.
Non sapeva neanche lui l’origine di quel suo freddo cadavere, sapeva solo che non riusciva a sorridere, che non poteva.
Quando arrivarono ai piedi della grande fortezza, la pioggia cessò.
«Siete pregati di salire al decimo piano, l’imperatore ci aspetta. »  Gridò il comandante.
«Avanti Atanvar, non sei curioso di sapere cosa vuole dirci l’imperatore? È raro che ci raduni tutti. »  Disse lo stesso soldato con cui poco prima aveva scambiato qualche parola.
« Non m’interessa. » Rispose.
« Andiamo… Ci conosciamo dal primo giorno in cui sei arrivato e con me sei sempre stato diverso rispetto agli altri. Noi siamo amici no? Non c’è bisogno che mantieni questo tuo carattere freddo anche in questi momenti. Dopotutto, sei anche tu una persona. »
« Te l’ho già spiegato mille volte. Non provo interesse in nulla, sono dieci anni che te lo ripeto.  »
«Ma tutte le volte in cui abbiamo fatto scherzi ai comandati da bambini? Le giornate di caccia nelle foreste? »
« Certo, ci siamo divertiti. Però… io… non sono felice. Non riesco ad esserlo. C’è qualcosa che mi blocca. »
« Dovresti solo lasciarti andare e finire di comportarti  come “Il soldato di ghiaccio.” »
<< Non m’interessano i pensieri degli altri, l’unico diverso qui sei tu. >>
«Ti ho promesso che ti avrei aiutato quel giorno e lo farò.  Spero solo che tu capisca presto che ti rovini la vita con questo tuo atteggiamento. »
«Non preoccuparti Colin, adesso andiamo. »
I due presero l’ascensore insieme ad un altro gruppo di soldati e dopo pochi minuti arrivarono nel luogo stabilito per l’incontro.
« Eccolo, è lui, l’imperatore! »  Gridò Colin, correndo avanti.
Atanvar lo seguì lentamente, annoiato all’idea di assistere ad una riunione.
L’imperatore era al centro della stanza, su un’enorme piattaforma di vetro.
«Benvenuti, soldati.  Vi ho riuniti qui, oggi, per un motivo molto importante. Sapete tutti che all’interno dei distretti ci sono intere città di traditori e rivoltosi e che, oltre i nostri territori ce ne sono altri ancora più vasti.  Bene, è arrivato il momento di far capire chi comanda davvero.  Sono quindici anni che governo queste terre, ma non sono mai riuscito a conquistare i territori proibiti. Si, parlo di quell’area dove da secoli ci è proibito entrare.  È da molto tempo che il mio pensiero è uno solo, ottenerla. Ma quella zona è maledetta.  Gli umani che vivono li dentro sono dei mostri con strane abilità e una strana barriera ci blocca il passaggio. Oggi, dopo anni di esperimenti, sono riuscito a ricreare quella loro abilità artificialmente.
Ammirate … i signori della morte! »
Improvvisamente,  un vento gelido cominciò ad entrare nella stanza e le enormi porte che erano poste dietro la piattaforma si aprirono.
Il silenzio regno.
Degli strani esseri scheletrici cominciarono ad entrare.  Fluttuavano e indossavano delle strane tuniche nere strappate. Il loro volto era un teschio e i loro occhi erano vuoti e terribili.
«Ammirateli, miei servi, perché questi ci porteranno alla conquista del mondo maledetto. ».  
 
Ps: Se vi va, sia che vi sia piaciuto oppure no il capitolo, potete fare una piccola recensione? così, per aiutarmi a capire cosa sbaglio D: grazie ^^

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Capitolo 2
*** Ricordi. ***


Capitolo II : Ricordi

La paura penetrò nel cuore di tutti. Il solo guardare quegli esseri spettrali metteva la pelle d’oca. 
Alcuni indietreggiarono, altri rimasero stupiti.  Era finalmente giunto il tempo di esplorare il “mondo maledetto”?  La terra dove nascevano le leggende, nascevano i misteri, nasceva la curiosità dell’uomo.
Territori inaccessibili ai comuni mortali da secoli e secoli.
Atanvar fece una smorfia di dolore. La sua testa aveva cominciato a battere e gli faceva male più che mai.
Strane figure gli apparivano in mente, confondendo i suoi pensieri.
«Ehy, cosa succede?» Gli chiese Colin.
«A…Andiamo via. »
Velocemente i due uscirono dalla stanza e cercarono di raggiungere l’ascensore.
« Mi fa male la tes…» Improvvisamente Atanvar si accasciò a terra.
Non vi perdonerò mai per quello che avete fatto,MAI!
Quando riprese conoscenza, queste parole rimbombavano nella sua testa. Si sentiva confuso e,allo stesso tempo, impaurito. Cosa gli stava succedendo? Non riusciva capirlo.  Si sforzava in tutti modi di rimettere insieme i pezzi di ricordi che gli si muovevano in testa, ma non ci riuscì.  Era come se qualcosa si fosse rotto dentro di lui, come se una scheggia che bloccava il suo cuore fosse schizzata via facendo fuoriuscire tutte le emozioni che aveva soppresso in quegli anni.
«Atanvar, ehi stai bene? >> Disse una voce. Era colin, seduto su una sedia al suo fianco.
Si trovava disteso nel letto dell’infermeria, circondato da altri letti vuoti.
Cercò di alzarsi lentamente e poi notò uno specchio fisso sul muro alla sua sinistra. Si guardò per un istante, poi si pulì il viso con il suo braccio destro: Stava piangendo.
Da quello che ricordava, non aveva mai pianto. Si era sempre sentito vuoto, privo di emozioni e sentimenti.  Con il passare del tempo aveva imparato a sorridere, come facevano le altre persone. Ma lo faceva solo perché per gli altri era una cosa normale, non perché gli andasse.  Non aveva voglia di ridere, scherzare o altro. Si sentiva diverso da tutti , come se non appartenesse a quel mondo.
Si era sempre domandato cosa fosse successo prima di diventare “Atanvar”, prima di arrivare alla fortezza imperiale.  Voleva sapere se c’era un motivo per cui non si sentiva come gli altri o se, semplicemente, era lui ad essere sbagliato.
Ed ora, tutt’ad un tratto, si era messo a piangere. Non riusciva a smettere di far cadere le lacrime sulle su guance, di cancellare quel sentimento di tristezza che si era creato in lui senza un motivo particolare.
« I signori della morte… li ho già visti. » Disse.
« Ma è impossibile! Sono appena stati creati per conquistare il mondo maledetto! »
« Non lo so … qualcosa di simile a loro. Sono sicuro di averli già visti da bambino. »
« Mh… ma anche se li avessi già visti, che importanza avrebbe? >>
« Voglio conoscere il mio passato! Da quando li ho visti dentro di me… è cambiato qualcosa. IO DEVO SAPERE! » Gridò, alzandosi dal letto. Era la prima volta che gridava in quel modo, che si faceva prendere dalle emozioni.
« Non ti ho mai visto così … d’accordo, ti aiuterò. Possiamo fare delle ricerche … ma dubito troveremo qualcosa nella biblioteca pubblica. »  Rispose Colin, alzandosi anche lui.
Atanvar rimase immobile per un attimo.
« C’è la biblioteca imperiale. »   Esclamò, avviandosi verso la porta.
«Ma … è proibita! Non possiamo entrarci! »
« C’è sempre un modo. »
Così i due uscirono dall’infermeria e si recarono di nuovo verso l’ascensore.
Quegli occhi … mi terrorizzano. E credo lo abbiano fatto anche in passato. Scoprirò che rapporto c’è tra me e quei mostri, così capirò perché mi sento … così.  Pensò, stringendo i pugni.
« Beh … allora, hai un piano? »Chiese Colin, sorridendo.
«No … veramente no... Sei tu il genio qui. »
«Ma cosa … e tu ci stai facendo salire alla biblioteca senza un piano? Ci ammazzeranno! »
«Improvviseremo. >> Rispose, mentre le porte dell’ascensore si aprirono.
Davanti a loro c’era un’enorme stanca circolare tutta coperta di scaffali colmi di libri.  In quel luogo erano contenuti tutti i libri proibiti dei vari regni, le ricerche degli scienziati imperiali, le biografie degli esiliati e gli oggetti confiscati ai condannati a morte. Nessuno poteva accedere a quelle informazioni senza il permesso dell’imperatore.
Prima di mettere piede fuori dall’ascensore, Colin buttò Atanvar di nuovo dentro.
« Vai al piano di sopra e fa rumore, un grande rumore. Ma non farti scoprire.»
« Ma perché? »
« Zitto e fallo! » Gridò, premendo il pulsante e facendo salire l’ascensore.
Colin entrò finalmente all’interno della biblioteca e rimase stupito dalla sua spettacolarità.
I due soldati che sorvegliavano l’ingresso lo notarono subito e gli si avvicinarono in cerca di spiegazioni.
« Ci mostri il suo permesso prego. »
« Si  allora … è qui … nella mia borsa … solo un attimo … » Rispose, mettendo le mani nel grosso borsone che si portava dietro. Aveva paura. Le sue mani si muovevano velocemente, le sue dita magre cercavano in ogni tasca cercando una cosa che non avrebbero mai trovato.  Un piccolo specchietto che conteneva nella borsa rifletteva il suo viso:  Piccole gocce di sudore scendevano lentamente e i suoi capelli castani erano tutti spettinati.  Nei suoi occhi neri si riusciva ad intravedere un senso di paura.
Improvvisamente, un enorme botto catturò l’attenzione di tutti.
 
Atanvar, salito al piano superiore, cercava un modo per scatenare un gran rumore.
Ma questa … è una cucina. Pensò, guardandosi attorno.
C’erano poche persone che chiacchieravano e non si accorsero dell’arrivo dell’ascensore. Il ragazzo si abbassò e si mosse furtivamente dietro ai mobili, cercando di celare la propria presenza.
Anni e anni di addestramento l’avevano portato ad essere uno dei migliori soldati imperiali.
Estrasse lentamente il pugnale che portava alla vita e, trovato il generatore di energia di quella stanza, lo lanciò, gettandosi poi di nuovo all’interno dell’ascensore che era rimasto aperto.
L’istante dopo la cucina saltò in aria, uccidendo tutti quelli che erano presenti nella stanza.
« Forse ho un po’ esagerato. » Si disse, sorridendo.
 
Le guardie erano scorse via a controllare la situazione al piano superiore. Colin, approfittando della loro assenza, corse all’interno della biblioteca e cominciò a leggere i testi degli scienziati, dove era  più probabile trovare informazioni sui signori della morte appena creati.
Qualche minuto dopo, Atanvar lo raggiunse.
«Colin! Sono qui! » Gridò, cercando l’amico.
Lui era li, seduto a terra intento a leggere un libro. Aveva uno sguardo molto serio ed interessato, ma allo stesso tempo impaurito e sconvolto.
«Eccoti, Sei riuscito a scoprire qualcosa? »
« La faccenda è più complicata del previsto. Ascoltami bene…>> Disse, alzandosi e pulendo i suoi vestiti dalla polvere.  Colin nascose il libro nella sua borsa e cominciò a parlare.
Improvvisamente si fermò. I suoi occhi si schiarirono e le parole gli morirono in gola.
Cadde a terra.
Qualcuno gli aveva lanciato un pugnale. Era conficcato diritto nel suo cuore e il sangue continuava a colare formando una pozzanghera rossa sul pavimento.
Atanvar rimase immobile, sconvolto.  Il sangue continuava ad aumentare ed arrivò fin sotto i suoi piedi.
Chiuse gli occhi. Il battito del suo cuore parve fermarsi per un attimo, per poi ripartire più forte che mai.
Sentì un rumore di passi avvicinarsi sempre di più e poi un lancio. Volevano colpire anche lui.
«Gli intrusi non sono ammessi. » Disse una voce.
D’istinto pose la mano avanti a se e il pugnale gli si conficcò dentro. Il suo sangue cominciò a cadere fino ad unirsi a quello dell’amico.
«Tu…» Gridò Atanvar, aprendo gli occhi.  Avevano cambiato colore. Adesso erano di un color giallo oro, pieni di odio.
Strinse i suoi denti che si affilarono quasi come zanne, e le sue unghie si trasformarono in artigli. I muscoli del suo corpo aumentarono di poco.
« COME HAI OSATO UCCIDERE IL MIO AMICO! » Gridò, gettando il pugnale contro il muro.  Dalla ferita cominciò ad uscire un caldo fumo grigio.
«Io … ti ucciderò! »

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Capitolo 3
*** Rabbia. ***


Capitolo III : Rabbia.

Atanvar si lanciò velocemente contro l’uomo che aveva pugnalato Colin.  Il suo corpo non rispondeva più a lui, non riusciva a comandarlo.  Si lasciò trascinare dalla rabbia e dalla tristezza, come una bestia che non riesce a domare i suoi istinti.
Senza lasciare che quello dicesse nulla o ebbe il tempo di difendersi, lo trafisse con il suo braccio, facendo schizzare sangue ovunque.
« Tu … Sei … un mostro » Gli disse quello, accasciandosi a terra.
Ma Atanvar non lo sentì. Non era in lui.
Come un animale si mise a terra e saltò verso l’ascensore che si era appena aperto, lasciando il cadavere di quell’uomo e quello del suo amico in quella fredda biblioteca.
All’interno dell’ascensore c’erano due soldati che tentarono di allontanarlo ma lui, preso dalla rabbia, li trafisse entrambi: Uno con  con il braccio destro e l’altro con il sinistro.
Il suo corpo era completamente sporco di sangue e dal suo viso continuavano a scendere le lacrime.
« Colin…Colin…» Gridò.
Arrivò all’ultimo piano della fortezza spaccando la porta dell’ascensore.
Corse, con tutte le sue forze, uccidendo i soldati che incontrava lungo la sua strada.
« Morite, bastardi, morite! » Continuava a gridare, piangendo.
Intanto all’interno della fortezza si era scatenato il panico. Cominciò a girare voce di una strana creatura che eliminava chiunque si trovasse sul suo cammino, senza pietà.
Man mano che uccideva, Atanvar si sentiva sempre più triste, ma qualcosa in lui si riempiva.
Era la sensazione della vendetta.
Si stava sbarazzando di tutti quelli che l’avevano deriso durante gli anni.
Non diventerà mai un soldato.
Che bambino patetico.
Il soldato di ghiaccio … che persona triste.
Sei patetico, chi ti credi di essere giocando a fare il soldato figo?
Tu non dovresti essere qui. Non l’hai ancora capito che tutto l’impero ti disprezza?
Tutti quei pensieri, quelle parole che gli erano state dette durante la sua vita gli ritornarono alla mente.
In vita sua aveva fatto eseguire la legge, aveva ucciso. Aveva  portato dolore alle famiglie povere e strappato bambini ai contadini per farli prestare servizio militare.
Erano gli ordini.
Non aveva un passato, non aveva una scopo. Non poteva far altro che eseguire quello per cui era stato portato li.
Continuò a sbarazzarsi di chi si trovava davanti,  scatenando il terrore all’interno della fortezza.
E finalmente giunse alla sala del trono.
Era la prima volta che la vedeva. Si trovava  sulla cima e sembrava diventare tutt’uno con il cielo.  Non era un luogo chiuso, bensì un grosso spazio aperto con al centro un trono d’argento, ornato di diamanti di diversi colori.
La forma della cima era circolare e bisognava prestare attenzione, poiché niente impediva la caduta dalla fortezza.  Un attimo di distrazione e chiunque sarebbe potuto cadere da una torre altra più di duecento metri, con morte assicurata.
L’imperatore era lì, seduto sul trono, con una gamba sull’altra. Aveva un’aria così sicura e arrogante.
« Bene bene … e così sei tu quello che sta portando scompiglio nel mio palazzo, mio caro Atanvar. » Disse, ridacchiando tra se e se.
« Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato. » Esclamò, alzandosi e facendo ondeggiare al vento i suoi lunghi capelli bianchi. 
Atanvar era lì, avanti a lui, con il sangue dei soldati che scorreva dappertutto e le lacrime che gli scorrevano dal viso senza fermarsi. Avevano assunto anch’esse un colore rossiccio a causa del sangue che gli ricopriva la faccia.
« Colin … Colin … non aveva fatto nulla! » Gridò, tornando per un attimo in se.
«Oh … ha visto gli archivi proibiti. Non poteva vivere.»
« Allora è vero.  I signori della morte esistevano già da tempo, non è vero? »
« Ti sbagli, ragazzo. »
«Ma … io li ho visti!»
Altre immagini gli comparvero in testa.  “Ben tornato fratellone.”
« Così stai cominciando a ricordare? Questo è un problema … tuttavia … ormai non mi servi più.  »  L’imperatore cominciò a mettere mano sulla spada che aveva attaccata alla cintura.
Atanvar si fece di nuovo prendere dalla rabbia e,  mostrando i suoi denti simili a zanne, si gettò ringhiando contro quello che prima era il suo capo.
« IO TI AMMAZZO! » Gridò.
« Se io muoio, tu non saprai mai la verità. » Rispose quello.
« Non m’interessa … io … TI ODIO!»
«Peggio per te. » Esclamò, sfilando velocemente la sua spada.
Non si riuscì a capire bene cosa successe in quel momento.  L’imperatore si mosse così velocemente che nessuno riuscì a notare il modo in cui colpì il mostro che si trovava davanti. Con un colpo gli tagliò via un braccio e poi, mentre questo  cominciò ad urlare dal dolore, lo spinse verso l’estremità della cima, facendolo scivolare già.
« Peccato, poteva essere un’ottima arma. » Disse, dirigendosi verso il trono.
«Tu … Non ti libererai di me così facilmente!» Gridò Atanvar che, aggrappatosi con il braccio sinistro, l’unico che gli era rimasto, cercò di risalire sulla fortezza.
« Addio. »
L’imperatore comparve improvvisamente avanti a lui, come se si fosse teletrasportato e, con un colpo veloce, lo scaraventò nel vuoto.
E così cominciò a cadere.
Cadde, cadde nell’immensità del cielo.  Riusciva a sentire le nuvole che lo sfioravano, il sole che gli accarezzava il viso.  Cullato dal vento continuava a cadere, mentre grosse lacrime scivolavano nell’aria.
Io … non posso morire qui.  Si disse, aprendo gli occhi che aveva chiuso poco prima.
Adesso solo uno dei due occhi era di quel giallo indemoniato, quello destro.
L’altro invece, era tornato al suo stato originario, di quel colore verde speranza.
Improvvisamente altre immagini gli balzarono alla mente. Una bambina, di circa nove anni, lo guardava con ammirazione, chiamandolo “fratellone”.
« Mi dispiace … Annie. Non sono riuscito a diventare forte. » Disse.
E in quello stesso istante il suo corpo cadde al suolo.

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Capitolo 4
*** Cielo. ***


Capitolo IV : Cielo


Le nuvole si muovevano velocemente nel cielo, gli uccelli volavano bassi e una fredda brezza avvolgeva la fortezza.
Lo sguardo di quel ragazzo …  Pensò l’imperatore, seduto sul trono.
Era pieno d’odio … per me. Come sono arrivato a farmi odiare?
Alyon, questo era il suo vero nome, nome che nessuno più, tranne lui stesso conosceva.
Egli ammirava il cielo grigio sul suo enorme trono, pensando al ragazzo che poco prima gli era venuto addosso.   Sapeva bene che un giorno gli si sarebbe rivoltato contro, dopo tutto i ricordi non possono essere cancellati.   Possiamo provare a reprimerli, a nasconderli, ma non andranno mai via.  I frammenti del nostro passato non ci abbandoneranno mai del tutto, perché rimangono impressi nel nostro cuore.  Sia quelli belli sia quelli brutti, fanno parte del nostro essere e senza di quelli non possiamo esistere. Noi siamo quello che siamo grazie a loro.
Anche lui aveva cercato di nascondere il suo passato, di spazzarlo via.  Ma quei ricordi lo perseguitavano in ogni momento.
Erano passati trent’anni da quando era diventato imperatore dell’ovest, e quindici da quando tutto il mondo umano era nelle sue mani.  Ma gli sembrava che tutti quegli anni fossero passati troppo velocemente,  come se solo il giorno prima avesse visto il suo predecessore.
Aveva dodici anni quando venne adottato dall’imperatore dell’ovest.   Dopo aver passato la vita in povertà in un orfanatrofio del regno del sud, avevano scoperto che egli era un discendente della famiglia imperiale e una volta portato li divenne principe. Crebbe con i tre figli del re: il primogenito, futuro erede al trono, Bor, principe alto e robusto, con una forza pari a quella di un esercito ma con un cervello poco sviluppato;
Il secondogenito Calien,  con un corpo piccolo e magro, ma molto agile e con un grande intelletto;
E la principessa Eleonor, bella ma molto viziata.
Tuttavia, nonostante la sua appartenenza a quella famiglia fosse stata certificata, nessuno dei tre volle accettarlo.  Crebbe da solo, senza amici, nella fortezza imperiale, tra l’addestramento e il disprezzo dei suoi fratelli.
« Sei solo uno sporco e inutile orfanello, credi di poter venire e qui e fare la bella vita? »
« Oh, quanto mi dispiace per te, non sei riuscito a superare l’esame dell’accademia d’addestramento? Non è colpa tua se sei nato perdente. »
« Sei uno sbaglio, non dovevi nascere.  Non vedi come ti guarda il popolo? Non ti considerano un vero principe, sei solo un fantoccio! Il re ti ha usato dicendo che la famiglia doveva restare unita e che nonostante le guerre e i vari problemi tutti quelli con sangue regale si sarebbero ritrovati, ma in realtà voleva solo fare il finto imperatore buono per accattivarsi la popolazione! Lui ti vorrebbe morto! »
E così cresceva sottomesso da tutti, sentendosi un errore, un qualcosa che non doveva esserci.
Ogni notte si nascondeva sulla terrazza e piangeva, ammirando le stelle, la luna…e il cielo. Il cielo, l’unica cosa che gli piacesse veramente.
«Un giorno arriverò al cielo, promesso. »
Ma ogni giorno che passava si sentiva sempre peggio. Così, decise di voler sapere la verità, di far cessare tutto quello che gli provocava dolore.
Arrivò dall’imperatore e, in lacrime, gli parlò.  Aveva raggiunto i vent’anni, eppure piangeva ancora come un bambino. Ma quelle non erano solo le sue di lacrime, erano le lacrime che si era tenuto dentro per tutti gli anni.  Lacrime che racchiudevano tristezza, odio e speranza.
« P … Padre …  io … devo chiederle una cosa. »
« Ti ascolto. >> Rispose.  «Ma parlami da vero uomo, un principe non versa mai lacrime.»
Alyon si asciugò le lacrime con parte della sua tunica.
«  Io …  è vero che … lei non mi avrebbe mai voluto adottare? Sia sincero.  »
« Perché dici queste cose? È ridicolo, io ti considero un mio figlio a tutti gli effetti! »
«Non…NON MENTIRE! » Gridò, avvicinandosi all’imperatore.  Il suo sguardo era cambiato, non era più quello di un bambino impaurito, ma quello di un uomo sicuro di se.
« Capisco.  Quello sguardo … significa che sei diventato un uomo. E va bene … vuoi la verità?  Te la dirò, ma se dopo vorrai andartene, fallo.  Quando è giunta notizia del tuo sangue regale, non potevamo dire la verità.  Io stesso ti ho abbandonato nel regno del sud.  Tu non sei  nato dall’adulterio compiuto dalla vecchia imperatrice e mio fratello! E li ho uccisi entrambi, con le mie mani. Tu,  eri il frutto del loro peccato. TU NON DOVEVI ESISTERE! Ma non potevamo raccontare questa storia agli altri regni, ci avrei rimesso la faccia. Così con la scusa ti una malattia improvvisa, ho ucciso tua madre e poi mio fratello, raccontando di averlo visto suicidarsi a causa della morte della regina, a cui era molto affezionato.  »
Alyon indietreggiò. Il suo volto divenne pallido e ricominciò a piangere.
« Il cielo … si mostra sempre sereno, in qualunque posto tu vada.  È bello pensare che da qualche altra parte nel mondo, qualcuno sta fissando lo stesso cielo che ammiri tu. Tuttavia, poi arrivano le tempeste e il cielo diventa grigio.  Ma nonostante la pioggia e le nuvole, il cielo azzurro è sempre li,  nascosto. Basta un piccolo raggio di sole a far cessare la tempesta e a spostare le nuvole, creando l’arcobaleno e facendo ritornare il cielo più bello di prima. Io ho vissuto guardando quel cielo,  ed ho imparato una cosa. Potrai essere coperto da qualcuno più grande di te, da chi si crede più forte. Ma arriva il momento in cui un raggio di sole ci ridà la forza per sorpassare chi ci ha oscurato, la forza di uscire dall’ombra. Adesso l’ho capito … tu … i tuoi figli … il tuo regno … siete il grigio del mio cielo. Ma adesso la smetterò di farmi nascondere.  Nella mia vita non ho avuto un raggio di sole … quindi … io … sposterò le nuvole … CON LE MIE MANI!» Gridò, estraendo il pugnale e gettandosi contro il suo falso padre.  Questo cercò di difendersi ma aveva passato troppo tempo la sua vita nell’ozio e nel divertimento, e non era più l’uomo di una volta.
« Questa è la punizione per avermi trattato come spazzatura.  Per avermi fatto soffrire. Non permetterò più a nessuno di oscurare il mio cammino.»
E dopo queste parole scese tranquillamente le scale, da cui colava il sangue come se fosse acqua.
Quel giorno tutta la famiglia imperiale venne sterminata.
E Alyon divenne il nuovo imperatore dell’ovest.
Quindici anni dopo, allo scoppio della grande guerra, si dimostrò un abile generale e riuscì a conquistare tutti e quattro i regni.
Da quel momento si era fatto raggirare dal potere ed aveva desiderato diventare sempre più grande, avere un potere immenso come il cielo.
« Non è il momento dei ripensamenti. Io sono il supremo imperatore. E il mio regno sta per diventare immenso e unico … come il cielo dopo la tempesta. »

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Capitolo 5
*** Inferno. ***


Capitolo V : Inferno.

Erano passati un paio di giorni da quando Atanvar era precipitato giù dalla fortezza. L’imperatore riuscì in poco tempo a preparare un grande esercito per iniziare la sua operazione di conquista. Era giunto il momento. Il mondo sarebbe stato unificato, e lui sarebbe stato visto come il nuovo dio, colui che abitava in cima a tutti, nel cielo.
Il luogo che segnava il confine tra i due mondi era completamente deserto.  Non si sapeva per quale motivo ma quel terreno era completamente arido e quindi disabitato.  In molti avevano provato ad avanzare , ma qualcosa li bloccava.  Alcuni lo descrivevano come un muro invisibile, altri come uno specchio che rifletteva il nostro mondo e che quindi credeva che non esistesse un “continuo” al mondo reale.
Ma era finalmente giunto il momento della verità.
L’esercito era formato da cinque signori della morte, preceduti da un gran numero di soldati.
<< Distruggete … Il confine! >>
 Quando l’ordine fu dato, il cielo era completamente coperto dalle nuvole. 
I signori della morte, con le loro braccia scheletriche,  si avvicinarono a quel fantomatico muro invisibile e cominciarono a pronunciare parole in una lingua diversa da quella degli umani.
I loro vuoti occhi cominciarono a prendere vita, assumendo un colorito rossastro.
Poggiarono le loro mani sul muro e , improvvisamente,  su questo cominciarono a formarsi delle crepe, come il vetro di uno specchio che si sta per rompere.
Il momento è giunto. Difendete … il confine!
Nello stesso istante in cui il muro cadde in pezzi e l’esercito penetrò nel confine, uno strano suono risuonò da ogni dove.   Dal terreno arido cominciò a spuntare l’erba, poi spuntarono alberi, cespugli, distese d’acqua.  Le nuvole sparirono per lasciar posto ad un enorme cielo rosso.
Poi una scintilla.
La foresta appena cresciuta prese fuoco e il suono misterioso si fece sempre più forte.
I soldati si fermarono, spaesati. Non avevano idea di come comportarsi in una situazione del genere.
Tutt’ad un tratto le fiamme cominciarono a farsi più forti, a sembrare vive.  Un forte colpo di vento le fece oscillare velocemente e poi da loro iniziarono ad uscire delle piccole figure che si facevano sempre più grandi:
Erano uomini.
Uomini dagli occhi iniettati di sangue.
« Il nostro territorio va difeso. » Gridò uno, scagliandosi contro l’esercito imperiale, seguito poi dagli altri suoi simili che continuavano ad apparire.
I soldati cercarono di difendersi ma, quando si resero conto della vera natura di quelle creature, rimasero terrorizzati.  Non erano comuni umani,  ma anzi, presentavano delle caratteristiche mai viste prima. Alcuni erano agilissimi ed avevano gambe grandi il doppio del normale, altri avevano braccia simile a quelle degli animali, sembravano zampe.  Alcuni avevano delle ali e attaccavano dall’alto, altri strisciavano sotto terra, con un corpo simile a quello di un cadavere.
Sembrava l’inferno.
« Signore, i soldati stanno tornando indietro. »   Disse il soldato incaricato di informare l’imperatore di ogni cambiamento.
« Cosa? E per quale motivo? »
« Non la sappiamo signore.  Parlano di mostri, di fiamme … alcuni presentano anche ferite molto profonde.  Forse dovremmo annullare l’operazione … »
« A … Annullare l’operazione? Sei forse impazzito? Solo perchè stiamo perdendo delle vite? È il prezzo da pagare per la nascita di un mondo unitario, per la conquista di nuovi territori. Questa … è la guerra. »
« Ma signore i soldati stanno scappando e 5 signori della morte sono troppo pochi per un esercito di mostri! »
« Me ne occuperò io stesso.  »  Disse, alzandosi dal trono.
Alyon cercò di arrivare al confine il più presto che poté.  Correva sul suo fidato cavallo nero,  seguito dalle sue guardie del corpo, che trasportavano dei sacchi pieni di strane lance.
Mentre correva, i soldati gli passavano davanti terrorizzati, senza notarlo nemmeno. Strisce di sangue indicavano la strada, e un enorme cielo rosso segnava la divisione tra i due mondi.
« Fermi! » Gridò, scendendo da cavallo.
Le guardie finalmente lo notarono e si fermarono, guardandolo con occhi pieni di speranza.
« è l’imperatore,  è venuto a salvarci ! »
« Il re è venuto in nostro aiuto,  l’inferno è finito! »
Tra grida di gioia e acclamazioni,  Alyon chiuse gli occhi e distese le braccia.
Improvvisamente le lance che avevano portato le guardie cominciarono a fluttuare e si avvicinarono a lui, circondandolo. 
Aprì gli occhi e sorrise.
Con un leggero movimento di dita le lance volarono via e si conficcarono nel petto dei soldati.
Le urla tornarono a fare da sfondo a quell’evento maledetto, i soldati cercarono di scappare ma non fecero in tempo.
« Avevo dato un ordine. Non si scappa durante una guerra. »  Disse, alzando lentamente le braccia al cielo.
I soldati trafitti cominciarono ad alzarsi al cielo e la ferita che era stata provocata dalla lancia si aprì sempre di più. La loro pelle cominciò a ritirarsi, il sangue cominciò a colare e in poco tempo il loro sguardo di dolore e di tristezza non c’era più.  Non c’era neanche più il loro corpo.
La loro carne era lì, a terra, e in piedi c’erano i loro scheletri,  rivolti verso l’imperatore.
« Uccidete chiunque voglia bloccare la mia operazione di conquista. » Gridò Alyon,  indicando la foresta in fiamme dietro di loro.
E quelle creature terrificanti, poco più piccole di un signore della morte ma dallo stessa terribile forza, cominciarono ad avanzare una dietro l’altra,  creando il nuovo esercito che avrebbe dovuto portare alla vittoria il regno degli umani. 

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Capitolo 6
*** Pensieri. ***


Capitolo VI :  Pensieri.

Alla fine non sono stato in grado di fare nulla. Non ho protetto la mia sorellina, non sono riuscito a salvare Colin e, alla fine, non sono riuscito a proteggere neanche me stesso.
Ho vissuto per quindici anni chiuso in me stesso, a fingere di stare bene. Non sapevo cosa mi facesse stare male, cosa c’era dentro di me di sbagliato. E poi, tutt’ad un tratto … ho cominciato a ricordare. Dopo aver visto i signori della morte, con le loro terribili facce, il loro sguardo malvagio … ho ricordato cosa successe quel giorno.
Il giorno della tragedia del silenzio.
I miei ricordi sono ancora vaghi, tuttavia riesco a ricordare la paura e il terrore provati quella volta. Ricordo il sangue … le fiamme … e Annie.
Ma sforzarmi di ricordare cos’è successo dopo … di capire chi sono … ormai è del tutto inutile.
Ho fallito.
Improvvisamente Atanvar aprì gli occhi.  Non vedeva chiaramente e non riusciva nemmeno a muoversi.  Non aveva il braccio destro e quello sinistro era completamente rotto, così come le sue gambe.
Sangue … sangue ovunque …
Gli tornarono in testa le immagini viste quand’era solo un bambino, le immagini della sua città completamente sterminata.
Non riusciva ad aprire il suo occhio destro.
Provò a muoversi, ma non ci riuscì. Non poteva fare nulla.
Fa così ... freddo.  Pensò, chiudendo l’occhio sinistro e abbandonandosi al sonno.
Ti arrendi così? Non vuoi diventare forte? Avanti, rialzati! Non devi morire!
Quella voce misteriosa gli risuonò in testa.  Era una voce femminile, quasi familiare.
Hai detto di aver fallito, di essere debole.  Ma non puoi diventare forte senza affrontare i fallimenti. Non lasciarti andare, sii forte. Tu hai il potere.
Atanvar si alzò.  Dal suo corpo scorreva un mare di sangue e faticava a reggersi in piedi.  I suoi vestiti erano del tutto strappati, dei suoi pantaloni era rimasta solo la parte superiore, lasciando così visibili le sue gambe grondanti di sangue.  Il braccio sinistro oscillava senza vita. Dalla parte destra del suo corpo, invece, il sangue continuava a scorrere senza fermarsi.
Aveva entrambi gli occhi chiusi, come se stesse riflettendo su una cosa importante.
Ce la farò.  Pensò.
Improvvisamente aprì gli occhi, divenuti nuovamente di quel giallo demoniaco.  Sulle sue gambe e sul suo braccio sinistro il sangue cominciò a solidificarsi, creando strane linee solide dove il sangue cadeva e infine , in un attimo, il suo braccio destro ricrebbe, completamente diverso da quello che aveva prima.  Era tutto rosso, come se fosse composto solo di carne, e sulle sue dita c’erano degli artigli. 
Non m’importa di sembrare un mostro, lo ero già agli occhi di tutti. Ero “Il soldato di ghiaccio” , colui che ammazzava senza pietà senza mai esitare. Ma ora è diverso.  Adesso farò in modo che quello che ho provato io non lo provi più nessuno!
Così cominciò a camminare, nonostante molte delle ferite fossero ancora aperte e sforzare gli arti che erano stati rotti gli provocava un dolore enorme.
All’interno del suo corpo si erano formate delle ossa artificiali, grazie alla solidificazione del sangue.
Non sapeva perché possedeva quelle strane abilità, ma adesso poteva andare avanti. Non aveva ancora perso.
Aspetta.Disse quella strana voce.
Riesci … riesci a leggere i miei pensieri?  Domandò il ragazzo, fermandosi.
Si.  Rispose quella.   Gira a destra e comincia a correre. Alla fine della strada troverai un lago.  Io ti aspetterò lì.
Atanvar non rispose, ma si limitò ad andare nella direzione da lei indicata.  Non sapeva se poteva fidarsi oppure no, ma era l’unico punto di riferimento che aveva.  Risalire la fortezza che si trovava alle sue spalle era impossibile e , anche se fosse riuscito ad entrare, non sarebbe comunque riuscito a sconfiggere l’imperatore. Quindi non gli restava che affidarsi a quella voce misteriosa, e sperare che andasse tutto bene.
Cominciò a correre, nonostante il dolore che provava, in quella foresta dove si era ritrovato. Infatti la fortezza era stata costruita nel bel mezzo del nulla per ordini dell’imperatore. Tutta la zona che fungeva da perimetro di quella era formato da una grande distesa di alberi.
Sono stato debole per tutti questi anni, ma adesso andrà diversamente.  Non sarò più la persona che tutti credevano. Non fingerò di essere quello che non sono, smetterò di rimpiangere il passato.
Diventerò forte.  Cambierò tutto con le mie mani. E non importerà il prezzo che dovrò pagare per farsi che vada tutto bene, io ci riuscirò … perché la mia volontà, il mio desiderio …  non saranno spazzati via così facilmente.
E mentre parlava con se stesso finalmente arrivò a quel grande lago.
Si guardò intorno, stupito.  L’acqua aveva assunto un colorito grigio a causa del cielo oscurato, ma lo spettacolo che creava, circondato dagli alberi e da altre piante, era fantastico.
Sono qui.  Pensò, sperando che la voce lo sentisse.
Adesso … immergiti.  

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Capitolo 7
*** La maledizione. ***


Capitolo VII : La maledizione

Atanvar non sapeva se ascoltare oppure no la voce.  Che senso aveva immergersi nel lago?
Non avere paura. Andrà tutto bene.
Così si fece forza e, lentamente,  entrò in acqua.  Non appena mise il primo piede nel lago, un brivido gli percorse tutto il corpo. Era ghiacciata.
Poi , con coraggio, chiuse gli occhi e si tuffò.
È freddissima …
Improvvisamente qualcosa lo bloccò. Aprì gli occhi e vide, sfumata, la figura di una donna completamente bianca.
Non avere paura.  Adesso dimmi … ti ricordi il tuo vero nome?
Atanvar cominciò ad agitarsi a causa della mancanza d’aria.
Il mio nome … è …Atanvar … no …
Avanti, prova a ricordare … Come ti chiami?
Dean.
Il respirò sembrò ritornargli, nonostante fosse ancora immerso nell’acqua.  Dean, quello era il suo vero nome. Il nome del suo passato, il nome del suo vero io.
Io sono la dama del lago.  Adesso …  ti svelerò la verità sul mondo maledetto.
Un’enorme luce penetrò nell’acqua, per poi svanire lentamente.
Dean ora era disteso su un grande prato. Non sapeva come ci fosse arrivato, ma non riusciva ad alzarsi.
« Molto tempo fa, il mondo non era diviso ma gli umani vivevano pacificamente tra loro. Tuttavia, tra questi, c’erano degli esseri definiti “Speciali” , perché possedevano un dono.
Grazie a questo dono potevano governare la forza dei quattro elementi, fuoco, acqua,vento e terra. Questi umani particolari utilizzavano i loro poteri per il bene comune, per aiutare gli altri umani a vivere. Tuttavia un giorno uno di loro si ribellò.  Sosteneva che non era giusto usare il loro dono per aiutare chi non lo aveva, che utilizzarlo in quel modo era uno spreco. E inoltre gli umani, più osservavano quel potere in azione, più desideravano averlo. Quest’uomo decise di fondare un regno, con il quale avrebbe governato tutte le persone presenti sulla terra. Gli umani, invidiosi di quel gruppo di persone speciali,  di fecero convincere da lui per creare un nuovo mondo equo e giusto, e cominciarono a forgiare le prime armi e ad attaccare quelli che li avevano sempre aiutati.
Fu così che scoprirono che uccidendo un umano speciale, l’uccisore ne prendeva i poteri.
Questo portò fuori controllo il mondo, e scoppiò una grande guerra, dove gli umani uccidevano altri umani, solo per poter avere quel potere.  In quel tempo la dama del lago non ero io, ma una delle mie antenate. Devi sapere che noi dame del lago siamo sempre rimaste nascoste, come se fossimo dei fantasmi, poiché siamo state create per salvare l’uomo dalla distruzione. Ma il nostro potere è limitato…
Comunque, la dama del lago di quell’epoca decise di fermare quella così sanguinosa guerra che si era venuta a formare. L’uomo aveva ricevuto quel potere per riuscire a vivere meglio sulla terra e in armonia con la natura, ma poi si era fatto trasportare e ne aveva abusato, arrivando ad uccidere i suoi simili.  Quindi decise di punire tutti quelli che l’avevano, tutti quelli che si erano trasformati in assassini a causa dell’invidia. Li mutò in quello che erano veramente, in mostri,  che vivevano solo di odio. E poi divise il mondo in due, racchiudendo quelle terribili creature nella parte più bella e piena di “magia”, per punire così tutta l’umanità. » Disse una donna che si trovava proprio avanti a Dean, con un lungo vestito azzurro come i suoi occhi e dei lunghi capelli bianchi.
«  Non sapevo tutto questo … tuttavia non capisco … cosa c’entra questa storia con me?  Il potere che ho … io sono ancora una persona a tutti gli effetti, riesco a controllarmi! E in oltre come avrei fatto ad uscire dal mondo maledetto? » Chiese Dean, confuso.
«è semplice.  Uno di quei mostri riuscì a rifuggiarsi nel mondo umano.  Egli si innamorò di una donna … e, secondo le nostre leggende che si tramandano di generazione in generazione,  questa riuscì a domare quella creatura. Calmò il suo odio e nonostante la sua forma mostruosa, fece fuoriuscire la sua parte umana. Da loro nacque il primo umano mezzosangue.
Tua madre era una sua discendente, Dean.  Sei anche tu un mezzosangue.  »
Dean rimase in silenzio per un po’.  Non sapeva cosa rispondere. Tutte quelle informazioni, quella storia … era davvero la verità?  E sua madre … la donna che l’aveva abbandonato nella povertà … gli aveva anche donato quella terribile maledizione…
« Tu… cosa sai di mia madre? E di mio padre? Perché ci hanno abbandonato? Io e Annie abbiamo sofferto tanto a causa loro! »Gridò, scoppiando a piangere. Finalmente riuscì ad alzarsi e, tremante, si avvicinò alla donna.
« Voglio sapere … la verità. »
La donna lo guardò e poi, lentamente, gli accarezzò il viso con la mano destra, sorridendo.
« Loro … loro ti hanno protetto. » Rispose, continuando a sorridere.
« L’imperatore era riuscito a trovare uno dei libri di leggende che noi custodiamo … e voleva ricevere quel potere. Così, scoperta l’esistenza di un mezzosangue … gli ha dato la caccia. I tuoi genitori sono stati uccisi da lui. Ma tua madre era una donna e non riusciva a sviluppare un grande potere … e così decise di trovare i suoi figli. Ha sterminato la tua città alla ricerca di qualcuno che, una volta attaccato, mostrasse quel potere. La tua sorellina era troppo debole fisicamente, ed è morta a causa dello sforzo. Tu … invece … Non ricordi com’è andata? »
Dean indietreggiò. Strinse i pugni e continuò a far scivolare le lacrime lungo il suo viso.
« Quel bastardo … no … non lo perdonerò … NON LO PERDONERò MAI! »
« Calmati Dean.  Non devi farti prendere dall’odio,  non devi alimentare il mostro dentro di te. C’è ancora una cosa che non ti ho detto.  Una delle leggende … narra di un mezzosangue … che spezzerà la maledizione e riporterà il mondo alla sua pacifica unità.  Tu sei quel mezzosangue. Tu hai quel potere. »
« Io … spezzare la maledizione? Il potere di riportare l’unità? Io non sono stato neanche in grado di salvare le persone che amavo. Come posso salvare gli altri? »
« Credi in te. Quando arriverà il momento … saprai come fare. Noi crederemo in te. »
« Noi…?» Chiese.
« Non sono l’unico essere magico presente nel mondo.  Io sono qui a parlarti solo perché così vuole il destino.  Tutti noi … sappiamo che ce la farai. Contieni il mostro che c’è in te e dimostra che non tutti gli umani sono uguali. Perché nonostante ci siano persone cattive, questo mondo è composto anche da persone fantastiche, che sanno apprezzare ciò che hanno e vivono con il sorriso.  Tu devi salvare quelle persone Dean, devi. »
Dean sorrise.  Si asciugò velocemente le lacrime e mostrò i suoi occhi da umano, verdi, pieni di speranza. Il suo braccio destro tornò in forma umana e le ferite guarirono dal suo corpo.
«Riuscirò a farcela, lo prometto. »  Rispose, mentre quella luce che l’aveva accompagnato poco prima riapparve,  per riportarlo di nuovo in quelle gelide acque. 

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Capitolo 8
*** Sangue. ***


Capitolo VIII : Sangue.

Dean uscì dall’acqua velocemente, cercando di arrivare sulla riva il più presto possibile.
Ben presto si rese conto che qualcosa era cambiato. Il cielo sopra di lui, che poco prima era oscurato dalle nuvole, adesso era sereno e di un colore rossastro, come quello che assumeva durante il tramonto, con la differenza che il sole non c’era.
Si rese anche conto che non si trovava più nella foresta che circondava la fortezza, ma in un bosco in fiamme e pieno di sangue.
Dove sono?  Si chiese, togliendosi la maglia zuppa d’acqua.
Si guardò in corpo in cerca di una qualche ferita, ma scoprì di non averne più: Era guarito.
« Grazie » Sussurrò, sperando che la dama del lago lo sentisse, e poi si avviò lentamente in quello che sembrava l’ingresso dell’inferno.
All’interno di quella foresta di fuoco, si mosse molto lentamente, cercando di non ferirsi.  In lontananza sentiva degli strani lamenti e ogni tanto la terra sembrava scossa da qualcosa.
Devo trovare l’imperatore.
Improvvisamente si fermò. Avanti a lui c’era un piccolo villaggio.
Ma è impossibile! Allora non sono nel mondo maledetto? Credevo che la dama mi avesse teletrasportato in qualche modo, ma secondo la leggenda dovrebbero vivere solo dei mostri qui, non può esserci un villaggio.
Dean non sapeva se cercare di capire dove si trovava o di avanzare. Decise di dare un’occhiata a quello strano villaggio.
Subito si rese conto che era stato distrutto da poco: Le case bruciavano e i cadaveri erano sparsi dappertutto pieni di sangue che continuava a colare.
Maledetti bastardi.
Si guardò intorno alla ricerca di un indizio, di un qualcosa che gli facesse capire cos’era successo.
«  Mamma ho paura »  Gridò una voce molto flebile.
«  Non preoccuparti piccolo mio, Andrà tutto bene. » Rispose la voce di una donna.
Il ragazzo si girò subito e notò due persone, una donna con un bambino, che camminavano mano nella mano cercando riparo.
« Ehy!  »  Disse, correndo verso di loro.
La donna, che doveva essere la madre del bambino, indietreggiò, facendo nascondere il piccolo dietro di lei.
«  Non voglio farvi del male,  sono qui per aiutarvi. » Esclamò, porgendo la mano verso di loro.
«  Cos’è successo? »
«  D … dei mostri … hanno distrutto tutto … e… »Rispose, fermandosi improvvisamente e scoppiando a piangere.
«  Mamma … non piangere … »  Disse il bambino, abbracciandola.
«  So come si sente … l’ho provata anch’io questa sensazione … Ma io vi aiuterò, non preoccupatevi. »
«  Il mio nome è Caryl … » Rispose la donna, asciugandosi le lacrime e sorridendo al figlio.
«  E io sono Toby ed ho sei anni! » Gridò il bambino.
«  Io sono Dean!Aiuterai anche tu la tua mamma vero Toby? »
«  Certo! Io sono grande! »
Così i tre cominciarono a camminare, cercando un posto dove nascondersi.  Ovunque andavano c’erano tracce di sangue e piante in fiamme. Dean era abituato a vedere situazioni simili, avendo trascorso gran parte della sua vita come soldato imperiale, ma Caryl continuava ad avanzare tremando. Il suo bambino invece, Toby, si stringeva al lungo vestito della madre e cercava di non guardarsi troppo intorno. Nei suoi piccoli occhi marroni s’intravedeva tanta paura e voglia di piangere, ma non voleva far preoccupare sua madre. Voleva dimostrarsi grande e forte.
« Ehy toby, vieni un attimo qui » Disse Dean, sorridendo.  Lui si avvicinò velocemente.
Il ragazzo si abbassò e gli sussurrò nell’orecchio sinistro: << Non avere paura, vi proteggerò »
« Io non ho paura … ho promesso a papà che sarei stato forte … e che avrei protetto la mamma »
«  Tuo … padre? »
«  Si … il mio papà … l’hanno chiamato … a combattere … e mi ha detto di essere coraggioso. »
Toby si fermò.  Aveva cominciato a piangere senza accorgersene.
« Piangere non è segno di debolezza.  Anche i forti piangono.  Significa solo che anche tu hai un cuore e provi dei sentimenti, cercare di reprimerli è inutile. » Gli disse, abbracciandolo.
<< Mio marito è dovuto andare a combattere per proteggere il confine come tutti gli uomini del villaggio. A proposito … perché tu non sei con loro? » Chiese la donna, fermandosi.
«  Proteggere … il confine? Scusa … non ci troviamo all’interno del mondo umano? »
« Mondo … umano? Di cosa stai parlando? Noi facciamo parte di quella minoranza di “mostri” che hanno preso il controllo della loro parte umana, ma gli uomini del nostro villaggio sono in grado di utilizzare  il potere delle creature, e per questo sono chiamati dagli spettri a proteggere il nostro mondo. »
«  Spettri … non capisco …  »
«  Le creature che hanno creato il nostro mondo … ma come fai a non conoscere queste cose ? »
« Non ha importanza ora, dobbiamo scappare.  Vi spiegherò tutto quando avremo trovato un riparo. » Gridò,  cominciando a correre.
Così Dean scoprì che si trovava all’interno del mondo maledetto e che non tutti i suoi abitanti erano mostri, ma alcuni riuscivano a trasformarsi a proprio piacimento,  riuscendo a vivere quindi come dei veri e propri umani.
Camminarono per più di dieci minuti, poi giunsero in un luogo dove non c’erano piante  e quindi nemmeno fiamme. Poco più avanti videro una piccola caverna e decisero di rifugiarsi li dentro.
È tutto così … strano.  Pensò, facendo fermare i due che l’accompagnavano.
 «  Andrò prima a controllare che tutto sia sicuro. » Disse,  voltandosi verso la grotta non appena questi annuirono.
Una fredda brezza si abbatté improvvisamente su di loro.  Era un vento gelido, che fece venire la pelle d’oca  a tutti e tre.
« Mamma, ho freddo »  Esclamò Toby,  avvicinandosi alla madre che gli accarezzò il viso.
«  Non preoccuparti, fra poco staremo al sicuro »  Gli rispose quella, sorridendo.
Poi cominciarono a sentire un rumore di passi. Più questi si avvicinavano, più l’aria intorno a loro si faceva fredda.
« Che cosa sta succedendo? Dean! Vieni qui! » Gridò Caryl, facendo nascondere il bambino dietro di lei.
E poi un lieve fumo nero si formò in lontananza.
Da questo lentamente uscì un corpo scheletrico, con gli occhi infossati e vuoti: Era un signore della morte.
Questo indossava un’enorme tunica nera strappata e li guardò per un attimo.  Successivamente allungò il suo braccio destro, come per afferrare qualcosa, e nelle sue mani si creò una piccola freccia d’argento.
Emise uno strano verso e poi, semplicemente indicando il bambino, la freccia volò via, verso di lui.
« No Toby! »  Disse la madre, coprendolo.
La freccia la colpì.
Cominciò a perdere molto sangue.
«  Mamma … mamma che cosa ti sta succedendo? »
« Scappa Toby … ti prego! »
« Non posso andarmene senza di te, mamma! »
Il signore della morte allungò l’altro braccio, creando una nuova freccia.
« Devi sbrigarti, ti prego! » Gridò. Ma era troppo tardi.  La freccia aveva già colpito il suo bambino diritto al cuore. 
Toby cadde a terra, come se si fosse addormentato.
Dean uscì dalla caverna, e vide la donna accasciarsi sul figlio, in lacrime, e poi venire colpita da un’altra freccia.
Rimase immobile, mentre il sangue continuava a scorrere sul terreno. I  suoi occhi rimasero spalancati per un attimo, poi li chiuse. Il suo cuore cessò di battere.
Non sono riuscito a fare nulla di nuovo.  Non sono riuscito a proteggere qualcuno ancora una volta. Ho fallito.
Il suo corpo sembrò gonfiarsi, i muscoli aumentarono e la sua carne assunse un colore rossiccio, come quello del sangue. Le sue orecchie si appuntirono,  i suoi denti si affilarono e, quando i suoi occhi si aprirono, il suo sguardo si iniettò di sangue.
Appoggiò le sue braccia, che ormai erano simili a quelle di un animale, a terra,  e ringhiò. Ringhiò come un animale. Ringhiò come una bestia. Ringhiò come un mostro.
Non aveva più il controllo di se.
Il suo ringhiare era così forte che la terra cominciò a tremare,  l’aria gelida del signore della morte sparì, per lasciare posto ad un grande calore. Gli alberi che si trovavano poco più indietro del mostro scheletrico presero fuoco, le foglie volarono via danzando tra le fiamme.
E senza più un briciolo di umanità si gettò sul signore della morte, pronto ad ucciderlo. 

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Capitolo 9
*** Lacrime. ***


Capitolo IX : Lacrime.

Dean si gettò con furia sul mostro scheletrico.  Ormai non era più in lui, ma si comportava come un animale.  Corse a quattro zampe, continuando a ringhiare, e sferrò un pugno con il suo braccio destro.
Non è possibile.
Il signore della morte si mosse agilmente, evitando i suoi pugni senza contrattaccare.
Non può essere successo ancora. No, sono stufo di vedere persone morire davanti a miei occhi … SONO STUFO DI QUESTO INFERNO!
Lo scheletro indietreggiò, muovendo il braccio come se volesse evocare qualcosa.
Dean era preso da una furia omicida implacabile e senza dargli tempo si gettò su di lui, afferrando con i denti uno degli ossi che componevano il suo corpo e colpendolo ripetutamente, facendo sanguinare le sue stesse mani.
Muori bastardo, muori!
E sotto quella scena, improvvisamente cominciò a piovere.  Il cielo rosso era stato coperto dalle nuvole e la pioggia cadde incessantemente, bagnando i due combattenti e i cadaveri distesi sul terreno.
La rabbia di Dean sembrava incontrollabile, tanto che neanche il signore della morte riuscì a fermarlo. Quegli esseri erano ancora un mistero,  avevano degli strani poteri ma la loro lentezza li rendeva vulnerabili alla furia omicida del ragazzo.
Che strano. Non riesco a controllarmi, come se il mio corpo si muovesse da solo … perché? Perché  lascio vendicare il mostro che c’è dentro di me e io me ne sto nascosto nel mio cuore, a tremare di paura? Osservo la scena senza poter fare nulla, preso dalla rabbia. Sono irriconoscibile … e davvero ridicolo. Ma, d’altronde, chi non è ridicolo quando si arrabbia?  Tutti gli umani cambiano quando sono presi dal dolore. Si fanno trasportare dall’ira e agiscono senza pensare, senza riuscire a controllarsi. Questo mia parte mostruosa non è altro che l’incarnazione di quei sentimenti.  Pensò, mentre il signore della morte era a terra, calpestato da piede sinistro di Dean.  Cercava di liberarsi,senza alcun risultato.
Improvvisamente si fermò e le ossa cominciarono a sciogliersi.
Cosa?  Si chiese Dean, mentre il suo corpo guidato dalla rabbia urlò ancora, facendo tremare il suolo.
Poi, lentamente, si avvicinò ai due cadaveri.
Toby era sotto il corpo della madre, con gli occhi chiusi e i corti capelli neri bagnati dalla pioggia.  Era come se dormisse.
Caryl invece aveva gli occhi spalancati, pieni di spavento e dolore e abbracciava il corpo del suo bambino, mentre la pioggia sembrava continuare a fargli scendere le lacrime dal viso.
Il corpo di dean cominciò a emanare uno strano vapore, poi si sgonfiò, facendolo tornare umano.
« Mi … Mi dispiace. » Disse, scoppiando a piangere.
« Avevo promesso di proteggervi … e invece … non riesco a fare nulla. Perdonatemi … vi prego … perdonatemi! » Gridò, inginocchiandosi accanto ai due corpi e macchiandosi di sangue.
Le sue lacrime caddero sui cadaveri, mischiandosi alla pioggia.
Urlò. Urlò, per liberarsi dal dolore, per liberarsi da quei sentimenti che lo distruggevano dentro. Aveva promesso di proteggere la sorella e non ci era riuscito. Aveva avuto un solo amico in vita sua e non era riuscito a proteggerlo. Aveva promesso di proteggere quelle due persone e non c’era riuscito. Il suo urlo era pieno di disperazione, di tristezza, di paura.  Cosa doveva  fare? Come poteva avanzare, sapendo che non ce l’avrebbe fatta? Come poteva far finta che non fosse successo niente ed avanzare?
« Aiuto … aiutatemi … » Sussurrò, mentre i capelli bagnati gli coprivano il viso.
Si guardò le sue mani, sporche di sangue, poi strinse i pugni e chiuse gli occhi.
Stare qui a piangere non risolverà i miei problemi. Continuo ad andare avanti, ma le cose sembrano solo peggiorare … avrà mai una fine questa storia? Non posso arrendermi così … senza provare … lo devo fare per Annie … per Colin … per Toby e Caryl … per tutte le persone che stanno soffrendo sotto quella pioggia.
Si alzò, asciugandosi le lacrime.
Prese il corpo del bambino e se lo mise in spalla, poi entrò nella grotta. Fece la stessa cosa con quello della madre. Li pose in fondo a quella caverna,  vicino ad un fuoco che aveva appena acceso. 
«  Riposate in pace. »  Esclamò, uscendo.
Era il momento di andare avanti. Bisognava smetterla di essere deboli, e provare a migliorare. Non si può vincere senza combattere. E, anche se questo mondo è pieno di cose brutte, di sofferenza e di morte … bisogna combattere per ottenere un futuro migliore. Per vivere con il sorriso e con la consapevolezza che ci sarà sempre un domani.
La pioggia smise di cadere. Le nuvole pian piano svanirono nell’aria e, su quel cielo rosso, apparvero dei raggi di sole, accompagnati da un grande arcobaleno.
« Non importa quanto sia forte una tempesta, il sole la supererà sempre. »
E Dean si addentrò nella foresta,  per continuare la missione.
I corpi di Toby e Caryl brillavano, illuminati dal fuoco.   L’acqua su di loro si era completamente asciugata, tranne delle piccole gocce, che continuavano a scorrere su di loro: Erano le lacrime di Dean.
I raggi di sole penetrarono anche nel profondo della caverna e, come per magia, i due aprirono gli occhi, per poi richiuderli e cadere in un sonno profondo. 

Ps: Se vi va, sia che vi sia piaciuto oppure no il capitolo, potete fare una piccola recensione? così, per aiutarmi a capire cosa sbaglio D: grazie ^^

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Capitolo 10
*** Fiamme. ***


Capitolo X : Fiamme.

Sly pescava lungo il fiume come era solito fare tutti i giorni.  Fischiettando,teneva la canna da pesca con la mano sinistra e con la destra si grattava dietro la schiena, mentre i raggi del sole gli illuminavano il volto. Era un ragazzo sempre sorridente, amante dell’aria aperta, che cercava sempre di rendersi utile agli abitanti del suo piccolo villaggio, situato nel terzo distretto, dove i vecchi contadini del regno del sud si erano rifatti una vita simile a quella del passato.
Presto arriverà l’autunno.  Pensò, mentre un colpo di vento gli fece scompigliare i capelli neri.
La canna da pesca cominciò a tirare e lui, afferrandola con entrambe la mani, la tirò su, facendo fuoriuscire un enorme pesce.
« E anche oggi la cena è presa! » Gridò, saltellando come un idiota.
Adorava la sensazione che provava ogni volta che portava qualcosa al villaggio, l’ammirazione con cui lo guardavano i più piccoli, i ringraziamenti delle donne che lo lodavano per il suo sforzo. Nonostante i suoi sedici anni, aveva la mentalità di un adulto ma cercava di nasconderlo comportandosi da idiota.  Voleva far sorridere gli altri, fare in modo che chiunque si avvicinasse a lui se ne andasse poi con un sorriso. Era questo il suo obiettivo e la sua vita ruotava intorno ad esso.
Credo che sia meglio tornare ora.
Si mise la canna da pesca in spalla e poi raccolse il borsone che aveva portato con se. Si asciugò la fronte con una mano e poi fissò il cielo, notando che alcune nuvole si avvicinavano velocemente.
Incamminatosi verso il villaggio, continuò a fischiettare, coperto dall’ombra degli alberi. 
Improvvisamente vide un leggero fumo provenire dal suo villaggio.
Che strano, hanno già cominciato a preparare la cena? Eppure dovremmo essere ancora nel tardo pomeriggio.
Avanzò il passo, ma poi si fermò.  Si cominciarono ad udire delle urla e degli strani suoni.
Sly lasciò cadere il pesce che teneva in mano ed afferrò la canna da pesca, correndo verso il villaggio e nascondendosi dietro gli alberi del bosco.
« Vi prego! Lasciate andare in bambini, vi prego! » Gridò una donna, nascondendo due ragazzini alle sue spalle. Avanti a lei c’erano due soldati, accompagnati da tre strani esseri : Erano enormi e con un corpo completamente scheletrico, vestiti con una tunica nera strappata e con degli occhi vuoti, completamente neri ma con una piccola pupilla gialla all’interno.
Sembravano uguali, ma c’era qualcosa che li distingueva. Quello avanti agli altri due, impugnava tra le mani una grossa falce nera. Quello a destra, invece,  non stringeva niente tra le mani ma teneva le braccia stese lungo la vita. Il terzo, a sinistra del gruppo, era invece immobile e fissava i contadini che, terrorizzati, cercavano di scappare.
Fu proprio quest’ultimo che alzò il braccio destro contro la donna che urlava e la fece fluttuare leggermente, mentre lo scheletro armato la trafisse con la falce. Poi,  facendola fluttuare ancora più in alto, cominciò ad farle aprire la ferita, che si allargò sempre di più e le ruppe la carne, facendo rimanere solo il suo scheletro, che cadde a terra.
I bambini cominciarono a piangere dalla paura, gli uomini si lanciarono verso i tre mostri, e i due soldati ridacchiavano nel vedere quella scena.
Sly stringeva i pugni nascosto dietro ad un albero.
No … questa … non può essere la realtà. Pensò.   Le sue gambe tremavano e la paura lo rendeva immobile. Poi sussultò : Doveva salvare la sua famiglia.
Cominciò a correre, facendosi coraggio, verso la sua casa.
« Mamma! Mamma! » Gridò.
La cercò con lo sguardo, sperando di trovarla e portarla in salvo. Lei era la sua unica famiglia. Erano cresciuti, da soli, in quel villaggio, dopo la morte del padre nella guerra dei quattro regni.
« Sly! »  Si sentì rispondere.
Le corse con incontro, spalancando le braccia, per poterla abbracciare.
Ma improvvisamente, questa si fermò e cominciò a fluttuare.
Davanti ai suoi occhi video di nuovo la scena vista pochi istanti prima. La donna venne colpita da dietro con la falce e poi il suo corpo si aprì,  facendo rimanere solo le sue ossa che, lentamente, caddero a terra.
Sly urlò.
« Anche quest’operazione è stato un fallimento, possibile che non si riescano a creare altri signori della morte? »  Disse uno dei soldati, allontanandosi.
Intanto il signore della morte che aveva ucciso sua madre si avvicinò a lui.
Sly era terrorizzato. Non riusciva a muoversi, non riusciva a ragionare. Si sentiva morto, provava un forte dolore al petto.  Il sorriso che cercava sempre di portare sul volto era svanito. Dopo anni che si sforzava di essere felice,  di soffocare la mancanza del padre, di fermare la sua crescita senza quella figura che gli avrebbe dovuto indicare che tipo di persona essere, adesso piangeva. Ed erano lacrime calde, piene di tristezza, di dolore, di paura.
Si alzò dal suolo lentamente, senza accorgersene. Si ritrovò davanti il mostro con la falce che lo guardava fisso negli occhi.
No … io non voglio morire …
Questo gli fece un taglio profondo sul braccio destro.
È davvero questa … la fine … della mia vita?
Lo scheletro allungò il braccio,  muovendo le dita in un modo strano, e la ferita cominciò ad aprirsi. Sentì un forte bruciore e urlò,  senza riuscire a sopportarlo. Vide la carne del suo braccio essere strappata via, cadere al suolo e poi si guardò intorno,  vedendo i cadaveri delle persone che aveva sempre aiutato, che aveva sempre visto sorridere. Vide i soldati in lontananza appiccare un incendio e poi andarsene, lasciando il suo villaggio tra le fiamme.
Il dolore cominciò a spostarsi sulla spalla destra e poi su parte del lato destro della faccia, con la pelle che continuava a cadere.
« No… Non può finire così! » Gridò, muovendosi con forza e cadendo sul terreno.
La parte destra del suo corpo era completamente andata,  composta ormai solo dalle ossa. Il suo viso era mezzo distrutto, con una parte che mostrava il suo occhio sinistro, ancora del suo colore originario, un azzurro simile a quello del cielo, e il suo occhio destro, ormai uguale a quello dei mostri.
« Voi … avete distrutto la mia vita. »  Disse, mentre le fiamme si sparsero anche intorno a loro, illuminando il suo volto.
«Se voi siete la paura per l’uomo, allora io sarò la paura della paura stessa! »  

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Capitolo 11
*** Paura. ***


Capitolo XI : Paura.

Sly si gettò con forza contro il signore della morte, sferrando una serie di attacchi che il mostro schivò facilmente.
Come ci riesco?  Come faccio a sapere come muovermi, a sapere come combattere?   Pensò il ragazzo,  afferrando con il braccio destro la falce che lo scheletro voleva usare per ucciderlo.
Osservò quel braccio,  terrorizzato da quello che era diventato il suo corpo. 
«Non voglio essere simile a loro … non voglio … NON VOGLIO! »  Gridò, afferrando l’arma del signore della morte.
« Ti farò provare lo stesso dolore che hai fatto provare a tutti quelli che hai ucciso oggi. »  Disse,  correndo verso quella creatura.
Perché lo stava facendo? Perché provava quegli strani sentimenti? Cos’aveva fatto durante la sua vita di così sbagliato da dover provare un simile dolore?
E cos’avrebbe fatto una volta sconfitto il signore della morte?  Si sarebbe placata la sua ira?
Era inutile. Qualsiasi cosa avrebbe fatto, la ferita che si era aperta sul suo cuore non poteva essere più chiusa.  Il suo corpo non sarebbe più tornato quello di prima, non avrebbe potuto dimenticare. E chi l’avrebbe guardato con quell’aspetto?  Non era forse meglio fermarsi e farsi uccidere, per evitare altro dolore?
Non ha senso che io lo uccida … Pensò, fermandosi a qualche centimetro del mostro con la falce tra le mani.
Aspetterò la mia fine.
Chiuse gli occhi, ascoltando per l’ultima volta il rumore del vento,  il calore delle fuoco sulla sua pelle. Sentì piccole gocce d’acqua cominciare a bagnargli i capelli e scivolare lentamente sulla sua fronte, spostandosi poi sul resto del viso.
Ammazzalo, Idiota!
Improvvisamente aprì gli occhi e, senza alcun controllo, colpì il signore della morte con la sua stessa arma e scoppiò in una grossa risata.
« AAHAHAHAHA come ti senti ora? Eh? Muori, lurido bastardo. »Disse, sorridendo.
Ma il mostro scheletrico non emise alcun suono e svanì, in un leggero fumo nero. Era scappato.
Sly cadde a terra, preso da un forte dolore alla testa.  Lasciò andare la falce che sembrò svanire nell’aria e  si mantenne con le mani il capo, urlando.
Cosa … Chi sei?
Come … chi sono? Io sono te … Sono tutto ciò che non riesci a fare. Posso renderti forte, senza paura … darti il potere … devi solo volerlo …  Sussurrò una voce che sembrava provenire dalla sua testa.
No … io … non ti lascerò il mio corpo!
E cosa farai? Chi pensi ti vorrà con quest’ aspetto? Ti odieranno tutti, ti chiameranno mostro. Perché non diventarlo totalmente, allora?
Non m’importa.
Sono dentro di te. So che ti importa. So che stai male … non puoi nasconderlo … non puoi mentire al tuo cuore.
Sly si alzò.
Io non mento al mio cuore. Ma non diventerò un mostro solo perché gli altri mi considerano tale. Non importa se non avrò nessuno … se dovrò avanzare da solo … non farò male agli altri solo perché sto soffrendo.  Riuscirò a ritrovare quelle creature … e impedirò si ripeta tutto questo. E magari, chissà, qualcuno mi apprezzerà anche così.
La voce non rispose. Il ragazzo fece un piccolo sorriso e poi avanzò, con una lacrima che gli cadeva dall’occhio sinistro, l’unico normale, verso la foresta ormai bruciata, mentre la pioggia continuava a scendere sempre più violentemente.
Fa freddo …  pensò, mentre si addentrava all’interno del bosco. Più camminava, più un vento gelido sembrava seguirlo diventando sempre più freddo.
Dove andrò?  Si chiese, scuotendo la testa. Non aveva la risposta.
Tutt’ad un tratto si fermò.  Il terreno sotto i suoi piedi sembrò divenire di ghiaccio, così come i resti degli alberi e tutto ciò che circondava quel luogo.
Cosa diavolo …
Improvvisamente la terra cominciò a tremare e il dolore alla testa divenne più forte.
Non puoi fuggire.
Davanti a lui comparve una nuova creatura.  Era enorme e sembrava completamente fatta di fumo, con un volto simile a quello dei signori della morte, ma tutto nero e privo di occhi.
Sly cominciò ad avere paura.
Hai bisogno del mio potere … per poter combattere.  Disse la voce nella sua testa.
No …
Prenderò il tuo corpo … non puoi evitarlo … loro ti troveranno … e tu dovrai cedere.
Il ragazzo sorrise.
« Prima però … Dovranno prendermi » Sussurrò,  respirando affannosamente a causa del freddo.
Nonostante gli tremassero le gambe, cominciò a correre il più velocemente che poteva,  inseguito da quella strana creatura che si muoveva nell’aria, veloce come un uccello.
«Mi insegue … mi insegue! »  Gridò,  spaventato.
Sly era confuso. Tremava come un bambino, senza sapere cosa doveva fare. Il suo cuore batteva a mille e più correva più il mostro si avvicinava, congelando tutto ciò che lo precedeva.
Non potrai scappare all’infinito.  

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Capitolo 12
*** Incontro. ***


Capitolo XII : Incontro.

Sly Continuò a correre affannosamente. Una fredda brezza gli accarezzava la schiena e passava attraverso le sue ossa.
Devo nascondermi. Pensò, guardandosi intorno.
Quell’essere continuava ad essergli alle calcagna, diventando sempre più veloce. Quel mostro nero, più veloce che mai,  provocava una tale paura nel ragazzo, che non sapeva come facesse a rimanere ancora in piedi.  Cominciava quasi a barcollare, per il tremolio delle sue fragili gambe,  ma doveva farcela. Non poteva farsi prendere.
Improvvisamente si ritrovò davanti alla riva del fiume dove poco prima aveva pescato.
Sly non ebbe il tempo di pensare a cosa fare e si gettò, rendendosi poi conto del grave errore che aveva commesso.
Quella creatura misteriosa fluttuava proprio sopra di lui e, anche se sembrava non voler immergersi per tirare fuori il ragazzo, cominciò a congelare il fiume,  intrappolandolo.
Ma che razza di idiota che sono … forse non fingevo di essere stupido … lo sono davvero  Disse tra se e se, sorridendo con quel poco di respiro che gli rimaneva.
Mamma … non voglio che tu mi veda triste … per questo sto continuando a sorridere, nonostante non riesca ancora a credere che tu te ne sia andata. Ma presto ti raggiungerò …
Subito dopo non riuscì più a trattenere il fiato e si lasciò andare, facendosi trasportare dalla fredda acqua.
La tua storia è appena iniziata.
Sly aprì gli occhi.  Fluttuava in un luogo tutto azzurro, come se si trovasse ancora immerso nel fiume ma senza bagnarsi.  Avanti a lui c’era una donna, con un vestito lungo e bianco, lunghi capelli grigi e due occhi che brillavano di un blu acceso. La sua pallida pelle la faceva diventare un tutt’uno con il suo abito e il suo viso sembrava quasi trasparente.
«  Ehm … salve » Disse il ragazzo, imbarazzato.  Quando si rese conto di essere sospeso nell’aria, cercò di scendere muovendosi in modo strano, facendo scoppiare a ridere la donna.
«  Non preoccuparti, ti aiuto io » Disse, sorridendo.
Sly cominciò pian piano a scendere e ritornò finalmente con i piedi su qualcosa di solido.
«  Grazie! » Esclamò, ridacchiando anche lui. «  Io sono Sly! » Continuò.
«  Io sono la dama del lago. Ma puoi chiamarmi Elenie. »
«  Ehm … non vorrei sembrare scortese ma … io sono caduto in un fiume … mi sembra … »
«  Sono … dettagli. »  Rispose quella arrossendo. «   Mi chiamo dama del lago ma posso spostarmi in qualunque luogo sia pieno d’acqua.  Comunque sei davvero … fantastico.  Ho conosciuto molte persone durante la mia vita, eppure nessuno riusciva a fingere di stare bene dopo tutto quello che avevano passato. Tu … riesci a sorridere nonostante dentro di te stia morendo. »
«  Non importa. Io sono fatto così, non amo mostrare il mio dolore agli altri. Quindi, Elenie, questo è un sogno … o sono morto? »Chiese,  confuso.
«  Oh no no, non sei morto e non è neanche un sogno … sei … nel mio mondo, se così possiamo dire.  Purtroppo non puoi rimanere qui, lì fuori c’è bisogno di te. »
«  C’è bisogno … di me? »
«  Esatto. Il destino è già stato scritto … ora devi fare la tua parte.  Non posso dirti altro,  saprai tutto a tempo debito. Ricorda solo una cosa … Non avere paura. »
«  Paura? Io? » Ridacchiò Sly. <<  Con questo corpo sono io a spaventare gli altri adesso! » Gridò.
«   Tieniti stretto questo tuo carattere. Non cambiare mai … »
Improvvisamente un forte bagliore bianco cominciò ad illuminare quello strano posto. Il ragazzo cercò di coprirsi il volto con il braccio destro, ma la luce filtrò attraverso le ossa e gli accecò gli occhi.
«  Oh, ma che diamine … » Disse, mentre la luce si faceva più forte e la figura della donna cominciava a sfumare, svanendo sempre più nell’aria.
«  Addio.»
 
Dean avanzava nella foresta, con lo sguardo fisso sul terreno.  Non riusciva più a controllare le sue emozioni, i sentimenti che fino a pochi giorni prima teneva rinchiusi e non sapeva nemmeno esistessero.
Aveva passato anni ad addestrarsi per diventare un grande soldato, per servire l’imperatore. Aveva imparato che quando gli veniva affidato un incarico, doveva portarlo a termine, qualunque sacrificio esso richiedesse. E poi c’era stato Colin, il suo unico amico, che aveva sempre cercato di aiutarlo, ma solo ora il ragazzo si rendeva conto di quanto fosse stato importante per lui.
Sono stato un idiota. Si disse, scuotendo poi la testa. Non doveva pensarci. L’obbiettivo del suo amico era renderlo più “umano” e cancellare il suo soprannome di soldato di ghiaccio, no? Anche se lui non c’era, anche se stava soffrendo, doveva provarci. Avrebbe vendicato tutti quelli morti a causa del delirio di potere del tiranno e poi avrebbe cercato di cambiare, di rifarsi una vita in un nuovo mondo. Doveva resistere, doveva andare avanti con quel pensiero.
Non sono più Atanvar, Io … Sono Dean.
Il ragazzo continuò ad avanzare,  spostando il suo sguardo dal suolo al cielo sempre più rossastro.  Non si riusciva a capire se fosse giorno o fosse calata la notte, perché il colore era rimasto invariato dal momento in cui era riemerso dal fiume.
Muovendosi i capelli con una mano, fece schizzare via l’acqua rimasta e poi si fermò a pensare quale strada prendere.
Avanti a lui c’erano tre sentieri: Poteva scegliere di prendere quello a destra, quello al centro o quello a sinistra.
Cosa … cosa dovrei fare?
Indeciso?  Sai,  di solito gli esseri umani tendono ad andare a sinistra quando non sanno che strada prendere.  Sussurrò una voce.
Dean sussultò.  «  Chi … Chi ha parlato? »  Chiese, balbettando.
Ma non ebbe nessuna risposta. Così, fidandosi di quella voce, scelse di prendere il percorso verso sinistra, mentre una goccia d’acqua che gli era caduta sulla mano scivolò via, brillando, per poi cadere sul terreno.
Che strano … questo posto … mi sembra di esserci già passato.  Pensò, grattandosi la testa. Poi si rese conto di essere tornato al punto di partenza : Davanti a lui c’era il lago, lo stesso dal quale era uscito.
«  Ma … sono … di  nuovo qui? » Esclamò,  sbuffando. Non era mai stato paziente, e non amava ripetere le cose.  Nonostante si sentisse distrutto da tutto quello che stava passando, non riuscì a non arrabbiarsi per quella perdita di tempo. Poi si rese conto che c’era qualcosa di diverso. In lontananza,  sulla riva, c’era qualcuno.
Corse verso di quello, per controllare se fosse ancora vivo. Poi si fermò.  Era un ragazzo, ma tutta la sua parte destra del corpo era simile a quella dei signori della morte.
Dean indietreggiò.
Non finiscono più…
Quello strano ragazzo cominciò a muoversi e tossì, sputando poi molta acqua sul terreno.
«  Che schifo! » Gridò, asciugandosi la bocca con la mano sinistra e rendendosi conto di essere bagnato fradicio.  Si alzò, aprendo solo l’occhio sinistro e sforzando di aprire anche l’altro, senza riuscirci. « Brucia…» Disse.
«  Sta indietro! »  Esclamò Dean, mettendosi in posizione di combattimento.
Sly lo guardò, nonostante vedesse ancora sfumato con l’unico occhio aperto, e sorrise.
«   Non avere paura, sono solo un ragazzo con mezzo corpo squartato, niente di così grave … no?ma puoi chiamarmi Sly, sempre se non vuoi buttarmi del fiume e affogarmi, in quel caso ti chiederei di aspettare perché tuffarmi già da bagnato non da lo stesso effetto » Ridacchiò, notando che lo sguardo del ragazzo avanti a lui era cambiato e vedendogli scappare un piccolo sorriso.
«  Io sono Dean. >>  Rispose, avvicinandosi a lui.   Quel ragazzo gli era sembrato molto strano, ma si sentiva sollevato. Forse aveva trovato qualcuno con cui affrontare la sua missione. 

Salve, sono aleviv...so che non sono molti quelli che stanno leggendo questa storia ma mi piacerebbe ricevere un parere da qualcuno, sia positivo se negativo, così, per avere un motivo più per continuare a scrivere! Grazie a tutti :)

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Capitolo 13
*** Fuga. ***


Capitolo XIII : Fuga.

Dean guardò attentamente Sly che cercava di rialzarsi e di aprire l’occhio destro.  Inizialmente quel ragazzo gli aveva fatto paura, ma poi aveva notato che c’era qualcosa di strano in lui. Nonostante il suo corpo fosse composto per metà dalle sole ossa, continuava a sorridere, come se non gli importasse. 
« Stupida acqua! » Continuava a gridare, gocciolando da ogni parte.
Colin … somiglia tanto a te.
«  Il mio occhio … » Esclamò Sly, strofinandolo con l’unico braccio normale.
«  Brucia … >>  Disse, mentre Dean cercò di aiutarlo. «  Non ha senso, poteva trasformarsi il braccio sinistro, adesso ho un braccio destro che perde acqua peggio di un tubo rotto!»
«  Dai, potevi morire. » 
«  Certo che sai consolare bene tu le persone eh? E poi, cos’è quella faccia da morto? Mi sembra che tu abbia ancora la tua carne attaccata! »
«  Guarda che anch’io ho i miei problemi. »
«  Beh,  tralasciamo, voglio trovare un posto asciutto dove potermi asciugare, e poi non mi va di stare nella foresta, qualche animale potrebbe volermi leccare le ossa!»
«  Ma … dopo tutto quello che sta succedendo, tu pensi agli animali? »
«  Perché, cosa sta succedendo? »  Chiese Sly.
Dean si mise le mani nei capelli e lo guardò, con aria disperata.
Non ti somiglia, è identico a te Colin, un completo idiota.
Improvvisamente un vento gelido li accarezzò.
Sly riuscì ad aprire il suo occhio, che per un istante assunse un colorito giallastro, e la terra cominciò a vibrare.
«  Cosa diavolo…»  Disse Dean, mentre l’acqua del lago cominciò a vibrare e a schizzare da tutte le parti.
Un mostro tutto nero fuoriuscì dall’acqua, che si trasformò in ghiaccio.
«  Oh cazzo, scappa! » Gridò Sly, correndo e afferrando l’altro ragazzo.
«  Ma aspetta! »  Rispose Dean, che stava strisciando per terra a causa di Sly.
« Cosa? Corri, o finirai per congelarti! »
«  Cosa stai dicendo? »
«  Non so come ci abbia trovati, ma mi sta inseguendo da quando sono diventato così »
Dean si rialzò, inseguendo Sly.  Il mostro che gli correva dietro era molto strano, simile a un signore della morte, ma molto più veloce e il suo potere che riusciva a trasformare ciò che lo circondava in ghiaccio era un problema. Anche se fosse riuscito ad attaccarlo trasformandosi, avrebbe potuto congelarsi e quindi avrebbe fallito la sua missione. E poi, come aveva fatto a trovarli?  Quello strano ragazzo era uscito solo da pochi minuti dal lago, rintracciarlo normalmente sarebbe stato impossibile. Qualcosa doveva aver reso possibile la sua individuazione, ma cosa?
«  Il tuo occhio destro! » Gridò,  aumentando la velocità.
«  Si, l’ho riaperto e allora? Continua a correre se non vuoi diventare un ghiacciolo! »
«  Chiudilo immediatamente, poi ti spiegherò!»
«  Ma cosa…>>
«  FALLO E BASTA!»
Sly ascoltò Dean, che aveva completamente cambiato sguardo.  Non gli pareva un ragazzo antipatico, ma neanche qualcuno con cui sarebbe stato facile parlare. Sembrava turbato da qualcosa, come se i suoi sentimenti fossero bloccati.
Dean … cosa nascondi dentro di te? Pensò, chiudendo l’occhio come gli era stato ordinato.
Improvvisamente Dean si fermò e, velocemente, diede un pugno al terreno con il suo braccio che aveva assunto una forma mostruosa.
Un forte botto fece indietreggiare il mostro che li inseguiva e loro precipitarono nel sottosuolo.
«  Ahi! » Gridò Sly, coprendo il suo occhio. « è buio qui »
«  Sta zitto e aspetta che si allontani >> Rispose Dean.
Rimasero immobili per qualche minuto, nascosti nell’oscurità e, quando si accorsero che quella strana creatura aveva smesso di cercarli, emanarono un sospiro di solievo.
«  Io vado a prendere un po’ di legna per accendere un fuoco >> Disse Dean, strappandosi una parte del suo vestito rovinato e gettandola all’altro ragazzo. « Copriti l’occhio destro. Non ne sono sicuro, ma credo riescano a trovarti grazie a quello.»
« D’accordo. » Rispose.
Sly usò quel piccolo pezzo come una benda e poi si stese sul terreno, illuminato solo da un leggero raggio di luce proveniente dall’alto.
Dean uscì velocemente, notando il rosso del cielo scurirsi sempre più.
Anche qui arriva la notte, allora.
Non gli fu difficile trovare della legna, poiché molti degli alberi erano stati distrutti dai signori della morte e da altre strane creature che si muovevano all’interno della foresta. Da quando si era trasformato in un mostro i suoi sensi erano aumentati, riusciva a scorgere in lontananza esseri simili a lui, che tentavano di opporsi all’occupazione del loro mondo.
Tornò velocemente in quel buco che aveva creato e accese un fuoco, illuminando finalmente quella che doveva essere una caverna nascosta nel sottosuolo.
«  Wow! Come facevi a sapere di questa grotta? »Chiese Sly, stupido.
«  Semplice, non lo sapevo. »
«  Ma…>>
«  Volevo provare a rallentarlo, ma siamo caduti qui sotto … »
«  Oh, insomma è stata solo fortuna. » Rise, asciugando i suoi abiti bagnati davanti al fuoco.
Rimasero davanti a quella calda luce per un po’ di tempo, mentre nel buco sopra di loro il cielo era diventato di un viola molto scuro,illuminato da una luna piena semicoperta dalle nuvole.
«  Bella la luna, eh? »  Disse Sly,  notando lo sguardo con cui l’ammirava Dean.
«  Già. Mi è sempre piaciuta … ci osserva lontana da tutto e da tutti, illuminandoci durante il buio.  Ho sempre pensato che fosse una sorta di guardiano del nostro mondo, una piccola sfera luminosa che segna cammino durante la notte.  Ma non possiamo perdere tempo con cose inutili, adesso dimmi cosa ti è successo. » Rispose il ragazzo, serio.
Sly gli raccontò del suo villaggio, dei soldati, di quegli strani esseri scheletrici che avevano ucciso i suoi abitanti, della sua trasformazione e della strana voce che gli parlava di tanto in tanto.  Parlò trattenendo le lacrime,  facendo qualche battuta sul suo aspetto e altro,  tenendo dentro di se tutti i suoi veri sentimenti.
«  Li avrà mandati l’imperatore…»  Esclamò Dean, alzandosi.
«  L’imperatore? Ma è impossibile! Lui ci ha portato il vaccino! »
«  Il vaccino? Quale vaccino? »
«  Disse che nel paese si stava diffondendo una malattia mortale e, gratuitamente, ci ha portato un vaccino che ci ha reso immuni. »
«  Malattia mortale? Non ne ho mai sentito parlare, ed io sono stato un soldato, dovrei essere stato informato … è tutto… molto strano. » Disse, perplesso.
Cos’era quel vaccino? Perchè l’imperatore avrebbe dovuto distribuirlo in segreto?  Era tutto molto strano, e Dean non riusciva a trovare un collegamento a tutto. « Sarà lui, a spiegarci tutto. » Gridò, facendo segno a Sly di alzarsi.
Sono stufo di farmi domande … è il momento di avere delle risposte.

NOTE:
Okey,  questo capitolo forse fa un po' pena, ma non avevo tempo per scrivere e l'ho scritto in giorni diversi xD 

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Capitolo 14
*** L'inizio della fine. ***


Capitolo XIV :  L’inizio della battaglia.

Sly e Dean si avviarono, tenendo tra le mani delle piccole torce infuocate fatte con dei pezzi di legno,  all’interno della caverna, alla ricerca dell’uscita.  Era un luogo molto grande, pieno di pipistrelli e animali vari che cercavano riparo dalla guerra che si stava svolgendo all’esterno.   Si potevano sentire, infatti, dall’alto della grotta, grida e rumori di pistole, spade e altro.  Probabilmente i mostri del mondo maledetto erano stati costretti a combattere per la sopravvivenza, oltre per la salvezza del loro territorio.
Ma si potevano davvero uccidere i signori della morte?  Come si può eliminare qualcuno già morto?  Quegli esseri sbucati dal nulla, creati dalla mente contorta di un tiranno preso dal potere?
« Credi davvero che quel mostro ci abbia trovato grazie al mio occhio? » Chiese Sly, grattandosi la testa. Si muoveva barcollando, non riuscendo ancora ad abituarsi ad avere un braccio più leggero dell’altro.
« Non ne sono sicuro, ma mi è sembrato di vedere uno strano bagliore nel momento in cui sei riuscivo ad aprirlo. Dopotutto non sappiamo come comunicano fra loro i signori della morte, non parlano ne emettono alcun suono. Anche se quella strana creatura era molto diversa da loro… » Rispose Dean, agitando la torcia cercando di illuminare il più possibile il percorso che stavano seguendo.  Mosse un po’ di pietre per indicare i luoghi in cui erano già passati e continuarono ad avanzare.
Questo ragazzo … è intelligente.
Sly si accasciò al suolo, mantenendosi la testa con la mano destra.
« La mia testa … quella voce … è tornata… »
È inutile che copri il tuo occhio, sei uno di noi ormai. Riuscirò a impossessarmi completamente di te, hai bisogno del mio potere per sopravvivere.
Te l’ho già detto,  posso farcela anche da solo.  Disse tra se e se, alzandosi lentamente.
Fa come vuoi.  Rispose la voce, svanendo nuovamente.
« Tutto bene? »  Chiese Dean, mettendogli una mano sulla spalla.
« Si, sto meglio. Ma credo che tu abbia ragione, il problema è il mio occhio destro.  Ma ora è coperto, quindi andiamo. »
I due continuarono a camminare, addentrandosi sempre più nella grotta e sentendo sempre più rumori provenire dall’esterno.
« Anche tu … non sei umano, vero? » Esclamò Sly, tutt’ ad un tratto. Dean si fermò e rispose, facendo un piccolo sorriso : «  Noi siamo più umani di quelli che combattono per conquistare questo mondo, ricordalo sempre. Se invece pensi che i mostri siano coloro che combattono per il loro futuro, allora si, puoi chiamarmi mostro. »
Sly gli sorrise. Vide uno sguardo diverso in quel ragazzo, vide la speranza.  I suoi occhi verdi, illuminati dalle fiamme, erano pieni di coraggio, di forza di volontà. Era contento di averlo incontrato, nonostante gli mancasse terribilmente sua madre.
È davvero fantastico.  Pensò.
« Che ne dici se dormiamo un po’? » Chiese dopo qualche minuto, sbadigliando.
« Dormire? Con tutto quello che sta succedendo?  Sei impazzito? » Gridò Dean, stupido.
« Non cambierà niente, anzi se dormiamo saremo più riposati e affronteremo l’imperatore e i signori della morte a mente fresca.  » Rispose, sedendosi.
« D’accordo. »
Così i due spezzarono una delle torce e accesero di nuovo il fuoco, cadendo poi in un sonno profondo.  Era stata una lunga giornata, sia per Dean sia per Sly.  Entrambi avevano provato un forte dolore, quel giorno, eppure erano motivati ad andare avanti. Ci sarebbe stato il tempo per piangere, ma quello era il momento di agire. Non potevano permettere che qualcun altro soffrisse.
 
Durante la notte, Sly continuava a muoversi nel sonno e a gridare, preso da un forte dolore alla testa.
« Basta! Basta! »
Ti troverò, non puoi sfuggirmi. Noi sappiamo che ci sei … sei stato marchiato. Il nostro potere scorre dentro di te, appartieni a noi…RISVEGLIATI!
« Calmati Sly! Calmati! Va tutto bene, ci sono io qui! » Gridò Dean,  mantenendogli le spalle.  « Va tutto bene, fermati. »  Continuò, rassicurandolo.
Improvvisamente la benda che portava sull’occhio destro cominciò a prendere fuoco: Il suo occhio s’illuminò nuovamente e tutto intorno a loro cominciò a tremare.
« Cazzo! » Gridò Dean, prendendo Sly , ancora mezzo addormentato e delirante, sulle spalle e cominciando a correre.
È sopra di noi, lo sento. Pensò,  vedendo pezzi di pietra cadere dal soffitto.
Devo trovare l’uscita, velocemente!
Corse più forte che poteva, quando si accorse che non era solo il soffitto a tremare, ma anche il terreno e le fredde mura grigie della grotta.
« Avanti Sly, svegliati! » Disse, senza ricevere alcuna risposta.
Poi la vide: La luce.  Era l’uscita, proprio avanti a lui.
Perfetto. Si disse, superandola.
Ma era troppo tardi.  Erano circondati da signori della morte ed esseri simili a quello che li aveva inseguiti poche ore prima. La foresta che precedeva quelle creature era completamente distrutta ma non si era congelata, era solo accompagnata da un vento freddo.   Il cielo era ritornato rosso, ma era diverso da prima:  Aveva assunto un colorito simile a quello del sangue.
« Merda. »  Gridò Dean, sputando a terra e lasciando cadere Sly.
Dovrò cavarmela da solo.  Pensò, ma, proprio mentre stava per avanzare, si fermò.
Avanti a lui c’erano due soldati, preceduti da un uomo che guardava, divertito, la scena. Era l’imperatore.
« Tu … Bastardo … » Gridò, mentre i suoi occhi passarono dal verde al giallo.
Devo mantenere la calma.
« Ma guarda chi si rivede, Atanvar. Credevo fossi morto. Poco male, ci penseranno i miei uomini a farlo. » Disse questo,  sorridendo.
« è così infatti, Atanvar è morto. Io sono Dean! »  Esclamò. Improvvisamente lo colpì un forte mal di testa.
“Lasciatemi stare, vi prego!”
“Ridatemi mia sorella, rivoglio la mia sorellina!”
Strane immagini gli passarono per la mente, bloccandolo. Stava continuando a ricordare.
« Dean eh? Non importa. Morirai come tutti gli altri esseri come te, e così sarà anche per il tuo amico.  Noi siamo qui per lui, tu ci sei solo d’intralcio. »  Rispose l’imperatore,   voltandosi ed avanzando verso la foresta.
« Uccidete il ragazzo e il signore della morte riuscito male,  hanno visto troppo.  Tutto quello che sanno… deve rimanere nel silenzio. » E se n’è andò, verso altre guardie che lo aspettavano più avanti.
« Aspetta! Non puoi andartene! » Gridò Dean, che provò ad inseguirlo ma venne fermato dall’avanzata dei due soldati.
«Mi spiace,  ma il tuo viaggio termina qui. » Dissero, prendendo ciascuno una specie di siringa dalla tasca.  « Non lasceremo che i nostri signori e i nostri demoni della morte si prendano tutto il divertimento. Adesso vedrete … Come nascono i Padroni della morte! » Gridarono,  infilandosi l’ago nelle loro braccia e lasciando poi cadere la siringa a terra.
I loro corpi cominciarono a gonfiarsi, le loro unghie divennero artigli. I loro muscoli aumentarono, senza però rendere i loro corpi simili a quelli degli esseri maledetti. I loro occhi divennero completamente neri, perdendo la loro vitalità.  Scoppiarono a ridere, mentre i denti si trasformarono in zanne e il loro volto cominciava a deformarsi,  diventando sempre più mostruoso.
« Ci penso io a loro » Gridò Sly, rialzandosi.
« Cosa stai dicendo? Non puoi combatterli da solo, soprattutto in questo stato! »  Gli rispose Dean, trasformando le sue braccia in quelle dei mostri.
« Non puoi permettere che l’imperatore scappi, devi scoprire la verità. Non so il perché del tuo potere, ne perché vuoi ucciderlo ... e non ti conosco neanche bene, ci siamo incontrati da meno di un giorno … però io non ho più nessuno …. Se non te. E non voglio vedere altra gente morire davanti ai miei occhi. Ti salverò io, ti chiedo solo di svelare la verità su quanto successo al mio villaggio e di evitare che capiti a qualcun altro. » Disse Sly, mentre una lacrima cominciò a scendere dal suo occhio sinistro, ancora umano.
« Lo stesso vale per me. Non ho intenzione di vedere qualcun altro morire davanti ai miei occhi. Lo troveremo insieme, l’imperatore, e gli daremo ciò che si merita. >> Rispose.
Entrambi sorrisero e, dopo essersi guardati negli occhi, si gettarono contro i loro nemici.
Probabilmente era un suicidio, ma loro ci avrebbero provato. Avrebbero vendicato le loro famiglie, i loro amici e tutti quelli che avevano sofferto a causa di quel perfido tiranno.  Quello era solo l’inizio della fine.

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Capitolo 15
*** Battaglia. ***


Capitolo XV : La battaglia.

Noi siamo più umani di quelli che combattono per conquistare questo mondo, ricordalo sempre.
Abbiamo sofferto, chi più e chi meno, facendoci sopraffare dalla rabbia. Abbiamo rivelato la nostra parte più oscura, il mostro dentro di noi che tenevamo nascosto nel profondo del nostro io.  Tutti quanti nascondo una parte mostruosa  al loro interno, ma proviamo a sopprimerla, credendo che sia sbagliata. Ma è davvero giusto farla sparire?  Non abbiamo forse il diritto di arrabbiarci se qualcuno ci fa del male?
Magari è sbagliato usare la rabbia, l’odio e gli altri sentimenti che appartengono a questo mostro per diventare forti, ma non riusciamo a capirlo. Crediamo sia l’unica soluzione, l’unica cosa che possa darci la forza.
Ma adesso l’ho capito, non è questa la vera forza. La vera forza …
È saper controllare il mostro dentro di noi e andare avanti, rimanendo noi stessi. Perché noi siamo già forti, abbiamo solo paura. Bisogna qualcosa che ci dia coraggio, un qualcosa che ci spinga ad andare avanti senza avere paura, senza temere nulla. Solo così … si può vincere.

Dean si gettò contro i due soldati trasformatosi in padroni della morte. Si mosse agilmente, sicuro di se, senza perdere il controllo.  Le sue braccia avevano assunto la forma degli esseri maledetti, ma i suoi occhi erano tornati quel verde speranza.
Prima mi occuperò di voi, e poi metteremo fine a tutto questo. Pensò, sferrando un pugno al primo uomo e poi un calcio al secondo, che lo schivo e si gettò su di lui.
Sly lo seguì,ma venne fermato dai signori della morte.
« Andiamo scheletroni, è il momento di tornare nella tomba! » Gridò, provando a colpirli.
Subito dopo cercò di raggiungere Dean, per aiutarlo contro i due soldati.
«  Non ci fermeremo per così poco » Gridò Dean, attaccando uno degli uomini.  Ma mentre li colpiva, qualcosa cominciò a passargli per la mente e si fermò, protetto dal ragazzo scheletro.
 
Un bambino di circa dieci anni veniva trascinato sulle spalle da due grossi uomini.
«  Ci è stato ordinato di portarlo al laboratorio. » Disse uno di loro, avanzando il passo.
Stavano camminando in un grosso cortile, circondato da grandi mura grigie, nel bel mezzo della notte.
« Già.  Eppure è così piccolo … cosa vorranno fargli? »
« Non so, ma sai com’è, gli ordini vanno eseguiti senza fare domande, questa è la regola. » Rispose,  e si diressero verso una grande porta di metallo.
Improvvisamente, il bambino si risvegliò e cominciò a calciare l’uomo che lo trasportava.
« Lasciami andare! » Gridò, scendendo.
« Sta zitto! »  Disse il soldato, colpendolo.  Il piccolo notò un po’ di sangue scorrere dalle sue labbra.
Cosa sta succedendo? Dove sono?  Pensò guardandosi intorno.  Uno degli uomini si avvicinò a lui e gli bloccò le braccia, mentre l’altro si inginocchiò per essere alla sua altezza.
« Stammi a sentire,  piccolo bastardo, noi qui facciamo solo il nostro lavoro. Se ti comporti bene, ti tratteremo con le buone, altrimenti … »
Tutto ad un tratto ricordò. Sua sorella, i cittadini, le case infamme…
« Mia sorella! Mia sorella! L’avete uccisa! Voi… voi… dovete ridarmela! »  Gridò Dean,  scoppiando a piangere.
Il soldato lo colpì di nuovo, questa volta sul volto,  lasciandogli un grosso segno rosso.
Il bambino posò lo sguardo verso il terreno, mentre le sue lacrime continuavano a cadere.
« Io … NON VI PERDONERò MAI! »
Improvvisamente le sue piccole braccia si gonfiarono,  i sue occhi cambiarono colore ed il suo volto assunse un espressione orrenda,  facendo trasparire tutto quello che provava in quel momento.  Le sue unghie divennero artigli, i suoi denti zanne e poi si liberò,  mordendo le braccia dell’uomo che lo manteneva e trafiggendo il corpo di quello avanti a lui.
Ringhiò,  come un animale, privo di controllo. 
L’enorme porta di metallo si aprì,  catturando l’attenzione del mostro in cui si era trasformato il bambino.
« Bene, bene bene … tu devi essere Dean. »  Esclamò un uomo.  Indossava un lungo camice bianco ed aveva dei corti capelli neri.  Indossava un paio d’occhiali scuri e aveva tra le mani una strana siringa.
« è il momento di fare un riposino, e di dimenticare… » Disse, avanzando lentamente.
Dean gli ringhiò contro, pronto ad assalirlo.  Ma l’uomo svanì e,l’attimo dopo, si ritrovò davanti al bambino. Gli infilò l’ago nel collo, per poi abbassarsi e fissarlo negli occhi.
«  Non ti aspettavi fossi così veloce eh? Piccolo regalino di tua madre.  Ma ci darai ben più di un piccolo potere … grazie a te riusciremo a creare una nuova specie.  Purtroppo dimenticherai tutto,  ma ti saremo sempre grati per il contributo che stai per dare al nostro regno.  Addio, Dean. » Sussurrò.
 
Sly riuscì ad allontanare uno dei due padroni della morte,  lasciando l’altro a Dean.
I signori e i demoni della morte non attaccano senza un loro segnale.  Pensò, osservando quegli esseri in cerchio che formavano una specie di barriera.
Dean si riprese, schivando i colpi del soldato avanti a lui.
« Voi … siete solo delle stupide copie! » Gridò, trafiggendolo. « Di cosa siete fatti eh? Che cosa conteneva quella stupida siringa?! »
« Noi … copie? Noi… Siamo la perfezione!  Tu sei solo una bestia indomabile, noi siamo i padroni … I PADRONI DELLA MORTE! » Rispose quello, scoppiando a ridere e estraendo il braccio del ragazzo dal suo corpo.
« Non paragonarmi a voi. Rispondi alla mia domanda! »
Dean aggirò l’uomo e, afferrandolo dalle spalle, gli portò i suoi artigli alla gola. « Siamo entrambi animali, no? »
«  Noi siamo stati creati da una versione perfezionata del tuo sangue, non siamo animali. »
Dopo queste parole, il padrone della morte si accasciò a terra : Dean gli aveva tagliato la gola.
«Lo siete più di ogni altra cosa. »
Il ragazzo si guardò intorno,  alla ricerca dell’amico. Sly era a poca distanza da lui, e riuscì a colpire nello stomaco al secondo soldato.
« Sei caduto nella mia trappola »  Disse questo, ridendo.  Improvvisamente tutti i signori della morte e i demoni che poco prima erano immobili a guardare la scena, si precipitarono su di loro, bloccando sia Sly sia l’uomo.
« Sly! » Gridò Dean, sconvolto.
Non poteva finire così.  Sly era forte, molto più forte di lui.   Anche se non lo conosceva molto, aveva capito che era una grande persona, proprio come Colin. Una di quelle persone che riesce ad andare avanti con il sorriso sulle labbra, qualsiasi cosa succeda.
«Ho bisogno del tuo potere. »
L’enorme ammasso di ossa che schiacciava i due scoppiò improvvisamente, facendo volare via piccoli pezzi di ossa.
Il soldato era a terra, disteso in un mare di sangue.  Sly invece era in piedi a fissare il terreno, coperto da uno strano vapore.   Poi alzò lo sguardo.
I sue occhi erano completamente neri, e il suo viso composto dalle sole ossa.
Lentamente, stava per perdere tutto il suo corpo. 
« Mi dispiace, Dean. »

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Capitolo 16
*** La luce nel buio. ***


Capitolo XVI : La luce nel buio.

Facciamo un patto.
Cosa? Un patto? E perché mai?
Ti darò il mio corpo, ma tu dei promettermi una cosa.
Avanti, parla.
Distruggerai i signori della morte per evitare che facciano del male a Dean, ti prego.
D’accordo.  Hai fatto la scelta giusta, non puoi sopravvivere senza di me.
 
Sly continuava ad emanare vapore dal suo corpo.  Le sue gambe cominciarono ,lentamente, a bruciare, diventando scheletriche.  Il suo viso, già completamente trasformato,  faceva venire i brividi.
Senza fiatare,  corse verso i signori della morte rimasti in piedi e li colpì, con i suoi pugni, distruggendone le ossa. Subito dopo, alzando le mani al cielo, evocò un’enorme falce e si lanciò contro i demoni, trafiggendoli con tutta la sua forza.
Io sono il più forte dei signori della morte! Temetemi ,fratelli! 
Continuò ad attaccare, senza fermarsi, mentre il suo corpo veniva pian piano consumato.
Dean avanzò, velocemente, per cercare di bloccare il suo amico. << Non farlo Sly! Possiamo sconfiggerli anche senza questo potere! >> Gridò.
Ma sembrava non ascoltare, uccideva senza pietà tutti i mostri che si trovava davanti.
No, non posso permettere che muoia. No, non lo permetterò!
Improvvisamente, Dean sentì qualcosa sotto i suoi piedi : Era una delle siringhe usate dai soldati.
«  Noi siamo stati creati da una versione perfezionata del tuo sangue, non siamo animali. »
Capì cosa doveva fare.
 Forse è una pazzia … Pensò, raccogliendola.  Ma è l’unica possibilità che ho per salvarlo.  Ma riuscirà davvero a reggere il mio potere?
Si infilò l’ago nel braccio, estraendo un po’ del suo sangue.
Non perderò anche te.  Sarò io a vincere contro la morte, per una volta.
Il corpo di Sly stava continuando a distruggersi. Le gambe e le braccia avevano perso completamente la loro parte umana, così come il viso e la parte inferiore dello stomaco. L’unica parte ancora intatta era la spalla sinistra.
«  Sly, ti aiuterò io! » Esclamò, saltandogli addosso.  Lo bloccò a terra e , nonostante i suoi sforzi per liberarsi, Dean riuscì a colpirlo con la siringa prima che anche la sua ultima parte umana sparisse.
Farà male, ma tu puoi farcela. 
Sly spinse via Dean e si rialzò, urlando.
Cosa sta succendo? Cos’è questa sensazione?!
Non lo so … è tutto così … strano.  Mi manca qualcosa… Il mio cuore … non c’è più.
Il ragazzo scheletrico si fermò.  La spalla gli cominciò a bruciare, urlò dal dolore e poi si accasciò a terra, mentre un mare di sangue cominciava a fuoriuscire da quella.
Cosa hai fatto?! COSA HAI FATTO?!
Dean indietreggiò,  barcollando a causa dei tagli che gli aveva provocato Sly mentre cercava di staccarlo dal suo corpo.
Non riesco…a completare la trasformazione.  Abbiamo fatto un patto, cedi!
Tu … NON TI PRENDERAI IL MIO CORPO!
Improvvisamente dalla spalla cominciò a fuoriuscire uno strato di carne che coprì tutto il braccio sinistro, e poi si spostò e ricoprì il resto del corpo, trasformando il ragazzo in una creatura mostruosa, identica alla trasformazione di Dean,  con una sola eccezione :Gli occhi.
Quegli occhi erano neri come la pece, iniettati di sangue e pieni di rabbia.
«  Sly… sei tu? » Chiese Dean, avvicinandosi.
L’amico ringhiò, facendo tremare tutto.
«  Sono io, Dean! Sono tuo amico!» Gridò,  allungando una mano.
Ma questo cominciò a correre e gli si lanciò contro, attaccandolo.  Dean schivo e, trasformandosi, lo colpì, facendolo volare via. « Ascoltami, so che è difficile, ma devi controllarti!  Sei sempre riuscito a superare tutto con il sorriso, puoi farcela anche sta volta! Non farti sopraffare dall’odio,  riprenditi il tuo corpo!»
Ma Sly continuava a ringhiare, senza avere alcun controllo di se.  Non riusciva a capire cosa stava succedendo,  era tutto più forte di lui.  Al suo interno c’erano tre forze che lottavano per il possesso di quel corpo:
Il mostro maledetto;
Il signore della morte;
Sly.
Ma la lotta con se stessi è quella più difficile da vincere, se non impossibile.  Cerchiamo di superare tutto, di andare avanti, ma siamo sempre noi a bloccarci, a porre un blocco alle nostre capacità.  Siamo noi, il nostro nemico.
Non puoi vincere, Sly, TU HAI BISOGNO DI ME!
Lasciati sopraffare dall’odio … fatti consumare dalla rabbia e diventa il vero padrone di te stesso.
Ma come posso diventare il vero padrone di me stesso … se non so chi sono? Si disse.
Si trovava in un luogo privo di luce, a vagare nell’oscurità.  Continuava ad avanzare, alla ricerca di qualcosa che gli indicasse la via, ma non sapeva cosa fare. Così si fermò e cominciò a piangere.
Mamma … Cosa faresti al mio posto? Sussurrò, senza ricevere risposta.
 
Intanto fuori dal suo corpo lui e Dean continuavano a lottare, senza alcun risultato.
«  Ascolta la mia voce, Sly,  devi riuscire a controllarti!  » Gridò.
Questa volta il mostro si fermò : Dopo aver un ringhiato ancora una volta,  provocando un forte terremoto, si accasciò a terra, mantenendosi la testa con mani.
Questa voce … Dean? Dove sei? Disse Sly, alzandosi.
Improvvisamente apparve una luce, che il ragazzo rincorse. Più avanzava, più questa cresceva, assieme alla sua ombra, che cercava di trascinarlo verso il buio.
SOLO IL MIO POTERE Può RENDERTI VIVO.
Non puoi smettere di soffrire se non lasci spazio alla vendetta.
Sly si fermò.  Guardò la luce, poi si voltò e sorrise.
«  Posso essere vivo anche senza essere forte. Posso smettere di soffrire anche non avendo il potere per vendicarmi. Fin quando avrò una voce a guidarmi, non mi farò catturare dall’oscurità. » Disse, svanendo poi in un immenso bagliore.
 
Il corpo di Sly si sgonfiò e, come per miracolo, ritornò completamente in forma umana.
«  Sly! Sly!»  esclamò Dean,  abbracciandolo.  Era la prima volta che abbracciava qualcuno, dopo tanti anni. Era una sensazione nuova,  che gli faceva venir voglia di piangere. Lo strinse a se, sorridendo come non aveva mai fatto prima, e il suo cuore finalmente si calmò.
«   Che fai, piangi? »  Chiese con una debole voce l’amico.
«   Sono … contento che tu sia vivo. »  Rispose, staccandosi e asciugando le lacrime che non era riuscito a fermare.  Sly lo fissò,  guardò il suo corpo e sorrise, cadendo poi in un sonno profondo.
Adesso tocca a te.

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Capitolo 17
*** Verso la verità. ***


Capitolo XVII : Verso la verità.

Dean lasciò Sly a dormire sul terreno,  e si allontanò, nella direzione in cui era andato l’imperatore.  La maggior parte dei signori della morte erano stati distrutti dalla furia di quel ragazzo,  quindi sarebbe stato al sicuro. Mancava solo lui, adesso.  Colui che aveva causato il male di tante persone,  quello che aveva portato l’inferno sulla terra.
Sly ha fatto la sua parte, devo rendermi utile anch’io.
Cominciò a correre, in quel luogo desolato.  Gli alberi erano distrutti e bruciati, il terreno ricoperto di cadaveri, le fiamme venivano cullate da un debole vento.  Era quasi come quel giorno, il giorno in cui era iniziato tutto.
Io dovevo appartenere a questo mondo, e lo vedo così, distrutto. Pensò,  continuando a correre.
Sei sicuro di essere pronto?
Non mi resta altra scelta.
No, non è ancora il momento …
Improvvisamente Dean non riuscì più a respirare, si mantenne il collo sforzandosi, ma non riuscì a fare nulla e, dopo pochi secondi, si accasciò a terra, privo di sensi.
 
«  Elenie! Perché hai portato qui il ragazzo? » Chiese Ennon, infuriato. Era un vecchio con un corpo molto grande e robusto, coperto da un lieve bagliore rossastro. « Sai benissimo che è vietato farsi vedere dagli umani! » Gridò, sbattendo un pugno sul tavolo al quale erano seduti.  Era un’enorme tavola circolare,  completamente bianca, situata in una stanza grigia con pareti fatte di cascate.
« Non può affrontare Alyon da solo,  morirebbe! » Rispose quella, alzandosi.
« E cosa dovremmo fare?  Non sappiamo nemmeno se è lui, il ragazzo della leggenda. Noi spiriti magici dobbiamo solo aspettare che il destino si compia. »
« E credi davvero che tutto si risolva, se rimaniamo con le mani in mano? »La dama del lago era furibonda e dalla rabbia il suo corpo aveva cominciato a fumare.
«  Stai bollendo, Elenie. » Ridacchio Dorlas, avvicinandosi allo spirito del fuoco. «Dai Ennon, la ragazza ha ragione, non possiamo mica lasciare ad un umano tutto il merito di aver riunito il mondo »
« Merito? Stai scherzando vero?  Nessuno avrà un merito, se questa storia finirà. Alla fine di una guerra, si pensa solo a riabbracciare i propri cari e a pensare ad un nuovo futuro.  A nessuno importa del mezzo che si usa per ottenere la pace. »Esclamò la ragazza, sedendosi di nuovo.
Dean era sdraiato a terra poco distante da li, privo di sensi.
« E allora cosa ci importa del mondo?  Che si risolvessero da soli i problemi che si creano. » Sbuffò  Dorlas, raffreddando con il suo soffio il corpo fumante di Elenie.
«Come fai a parlare così! Sei lo spirito del vento! Così come io lo sono dell’acqua ed Ennon lo è del fuoco! Siamo qui per mantenere l’equilibrio dei due mondi.  Forse gli umani hanno sbagliato in passato,  ma non bisogna punirli in eterno per questo.  Non tutti sono malvagi, non è giusto che soffrano. »
« E sentiamo, cosa pensi di fare? » Chiese Ennon, allontanando lo spirito del vento da lui.
Un rumore di passi improvvisi interruppe la loro conversazione. Era bor, il signore della terra.  Indossava un’enorme tunica marrone,  portava dei lunghi capelli neri e i suoi occhi erano di un arancione acceso.
«Semplicemente,  possiamo dargli un po’ dei nostri poteri. » Disse, avvicinandosi al tavolo.
« Sei forse impazzito?  Sai benissimo che i nostri poteri non possono unirsi, altrimenti moriremmo. Nessuno può contenere tutta quella forza! » Gridò Ennon, alzandosi.  Guardò  Bor da cima affondo, con sguardo indignato, come se avesse commesso un enorme crimine.
« Il ragazzo morirà comunque,  tentare non costa nulla. »
« Ma come puoi permettere che una persona innocente muoia? » Gli disse Elenie,  mettendogli una mano sulla spalla.
« Sono morti tanti innocenti in questa guerra,  questo ragazzo  sarà solo uno dei tanti.  Se morirà, avremo fallito anche noi. Se invece riuscirà ad usarlo,  non so cosa potrebbe succedere.  Staremo a vedere. »
La ragazza annuì e, lentamente, si avvicinò a Dean.  Dorlas la seguì, continuando a sbuffare.
«Non credo sia la cosa giusta da fare,  ma se non c’è altra scelta…»
Bor si avvicinò ad Ennon e lo guardò nei suoi occhi giallastri.  « Io mi fido dell’intuito di Elenie, se lei dice che quel ragazzo è speciale,  allora lo è davvero.  Gli ha già donato un po’ del suo potere, e , come abbiamo visto è riuscito ad usarlo, inconsapevolmente. »
« Sarà anche riuscito a riportare in vita due persone con le sue lacrime, ma non credo riuscirà a distruggere la maledizione. È anche lui un assassino. » Esclamò,  distogliendo lo sguardo.
« Ma è riuscito a cambiare. È la prova che gli umani sono diversi.  Avanti,  proviamoci. »
Ennon questa volta annuì e, seguendo Bor, si avvicinò a Elenie e Dorlas, che erano inginocchiati di fronte al ragazzo.
«Noi ti diamo speranza. »  Dissero,  chiudendo gli occhi e poggiando le loro mani al centro di Dean. Una grande luce bianca uscì dai loro corpi, unendosi poi in un'unica sfera luminosa, che gli entrò dentro.
Dopodichè lo teletrasportarono, come per magia, nello stesso punto in cui era svenuto.
 
Alyon continuava a mandare soldati contro quei mostri che cercavano di difendere il loro territorio. Aveva ormai conquistato tutto il confine e cominciato la costruzione di un enorme portone.
Sta andando tutto secondo i piani.  Pensò,  distribuendo alcune fiale contenti sangue. 
« Fatene buon uso. »
« Si signore! » Risposero i soldati, inchinandosi.
Presto anche il mondo maledetto sarebbe caduto nelle sue mani. Avrebbe riunito le due parti del mondo separate da secoli, sarebbe stato quasi un dio.
Sto finalmente compiendo ciò che nessuno aveva mai avuto il coraggio di fare.
«Signore,  sono state rintracciate forme umane, cosa dobbiamo farne? »
« Uccidete gli uomini che si oppongono , catturate eventuali donne e bambini. Gli schiavi cominciano a scarseggiare, così come le cavie per i nostri esperimenti. » Rispose,  congedando gli ultimi uomini.
Era arrivato il momento.  Erano anni che cercava informazioni su quel luogo, su cosa si nascondesse al suo interno.  Aveva scoperto dell’esistenza della maledizione, che oltre il confine si estendesse un mondo molto più vasto, con paesaggi fantastici e creature mitologiche. Ma a lui non importava. Aveva distrutto tutto, dato alle fiamme ogni cosa esistente. Aveva unito il rosso del cielo al fuoco in terra, aveva creato l’inferno.  Sarebbe stato lui a creare il suo mondo, ma per farlo doveva cancellare ogni traccia di quello esistente.
Ed adesso poteva farlo. La sua era stava per cominciare.  Nessuno avrebbe più osato dirgli che era debole, che non poteva farcela. Adesso era lui a decidere le sorti di ogni persona.
« Mi scusi, Bastian ha richiesto la sua presenza. Dice di aver  trovato qualcosa di interessante. »  Esclamò un soldato appena arrivato.  L’imperatore lo osservò, con aria disgustata, poi gli sorrise.
«  Dove mi aspetta? »
« Ha detto di venire al laboratorio provvisorio, signore. »
« D’accordo. » Rispose,  allontanandosi.
Chissà cos’avrà trovato, quel pazzo. 

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Capitolo 18
*** Pazzia. ***


Capitolo XVIII : Pazzia.

«Noi ti diamo speranza. » 
Queste parole rimbombarono nella testa di Dean, rimanendo impresse nel suo cuore.  Era una voce calda che gli parlava,con un tono rassicurante,  come una melodia.
Aprì gli occhi con estrema fatica,  sforzandosi di muoversi e sentendo tutto il corpo indolenzito.
« Ti sei svegliato , finalmente. »Disse una voce maschile, ma non riuscì a capire da chi proveniva.  La figura davanti a se appariva sfocata, così come il luogo in cui si trovava.
Si rese conto di essere legato.
«  Cosa c’è? Non riesci a muoverti? L’effetto del paralizzante che ti ho iniettato dovrebbe svanire a momenti. » Continuò,  camminando avanti e indietro per la stanza.
Improvvisamente si fece tutto più lucido:  La figura avanti a se si fece molto più nitida e riuscì finalmente a capire cosa stava succedendo.
« è da molto che non ci vediamo, vero Dean? Ti ricordi di me? »  Chiese l’uomo, che indossava un lungo camice bianco.
Qualcosa riaffiorò nella mente del ragazzo.   Era lo scienziato che l’aveva rapito, molti anni prima.
« Tu … » Disse , sputando a terra. Non riusciva a sentire bene il suo corpo e anche il solo parlare gli risultava difficile.
« Io, Io, Io…» Ridacchiò lo scienziato. « Mi chiamano in molti modi, lo scienziato pazzo, il torturatore,  il creatore, l’inventore … ma tu puoi chiamarmi Bastian, visto che siamo vecchi amici, no? »
« Amici ? Noi?  » Gridò Dean, tossendo.  
Per tutto quel tempo aveva creduto di doversi vendicare dell’imperatore, che lui fosse la causa di tutto. Aveva dimenticato di quel pazzo che,  per molti anni,  aveva effettuato esperimenti sul suo corpo.
«Giusto, tu non hai amici. »Rispose, avvicinandosi al ragazzo.  Con la mano destra gli scompigliò i capelli, poi si abbassò e lo guardò negli occhi.
« Mi odi, vero?  Vorresti uccidermi, non è così?  Avanti, mostrami quanto è cresciuto il tuo potere! »
Non devo … cedere.  Pensò Dean, distogliendo lo sguardo.  Non doveva permettere al mostro dentro di se di prendere il sopravvento, doveva continuare a controllarlo, come stava facendo.
«Non dici nulla eh?  Vediamo se posso darti una mano … » Bastian si allontanò velocemente,  avvicinandosi ad un tavolino a pochi passi da li.  Dean riuscì finalmente a guardarsi intorno : Si trovava in quella che doveva essere una tenda,  piena di strani macchinari e boccette con liquidi di vario colore.  Niente che gli importasse, o che catturasse particolarmente la sua attenzione.  Voleva solo liberarsi di quell’uomo e andare dall’imperatore,  per mettere fine a tutto. 
Si rese conto di aver riacquistato sensibilità con il suo corpo e cercò di rompere le corde che gli legavano mani e piedi alla sedia dove era seduto.
« Non avere fretta,  ho finito. »  Esclamò lo scienziato, tornando da lui con in mano una siringa contenente un liquido verdastro.  «Oh, questa ti piacerà, si che ti piacerà …»  Disse, sorridendo.
Dean cercò di scappare, ma non ci riuscì: Le corde erano troppo strette.  L’uomo si abbassò, gli puntò l’ago sul braccio e poi gli iniettò quello strano liquido, guardandolo con uno strano sguardo.  Adesso capiva perché lo chiamavano pazzo. Sembrava divertito,  rideva come un idiota,  cercava di capire cosa provava il ragazzo in quella terribile situazione. 
Dean cominciò ad urlare.  Sentì il suo corpo bruciare, come se stesse prendendo fuoco, e non riusciva a calmarsi. Si agitò,  facendo  cadere la sedia e ritrovarsi poi e a terra in preda al panico.
« Avanti! Mostrami il tuo potere! » Gridò.
No, non devo …  Si disse, resistendo. Iniziò a contrarre i muscoli,  e i suoi occhi color verde cominciarono a schiarirsi.
No! Dean, resisti.  Avanti …  sono riuscito  ad aiutare Sly, non posso perdere il controllo adesso.  Quest’uomo … è completamente pazzo. Cosa vuole da me?
L’uomo gli diede un calcio nello stomaco. «Stupido ragazzo. » Disse,  alzando la sedia. Poi sorrise e lo fissò nuovamente negli occhi.  «Oh, so io cosa può farti veramente male. »
Si allontanò di nuovo,  riempì  la siringa con un liquido trasparente e lo iniettò nuovamente in Dean, che perse i sensi.
« Oh,  vedrai come ti divertirai. »
 
Dean aprì gli occhi.  Questa volta si trovava all’aperto. Il cielo era coperto dalle nuvole, segno che presto sarebbe piovuto.
Bastian era al cento, sorridente.   Dopo essersi guardato intorno,  Dean scoprì di essere nel bel mezzo della foresta.
« Qui nessuno può sentirvi gridare. » Disse l’uomo.
« Sentirvi?  Di chi stai parl…» Dean si fermò.  Dietro lo scienziato c’erano altre persone legate come lui.
Erano Sly, Caryl e Toby.
« Dal tuo sguardo credo di aver fatto centro, questa volta. » Esclamò Bastian, scoppiando a ridere.  «Sei stato un idiota a lasciare il tuo amico da solo.  Sarà un’ottima cavia, voglio proprio sapere come ha fatto a resistere al potere dei signori della morte. Per quanto riguarda gli altri due, secondo uno dei signori della morte, li aveva uccisi e tu l’hai attaccato. Però, come vedi … sono vivi e vegeti ora.  Cos’hai fatto?  Voglio saperlo …»
« Non … ho fatto nulla. » Rispose Dean, abbassando lo sguardo.
Non ci voleva.  Li ha presi … li ha presi tutti.  Pensò. 
Ma com’era possibile che Caryl e Toby fossero ancora vivi? Li aveva visti morire sotto ai suoi occhi, aveva toccato i loro cadaveri. Ma non era importante, adesso erano lì. Non poteva permettere che quello scienziato gli facesse del male, non ora che aveva l’opportunità di cambiare le cose.
« Lasciali andare. » Disse, mordendosi un labbro. Aveva paura. Il suo cuore batteva a mille, i suoi occhi erano bagnati e trattenevano le lacrime.
« E perché dovrei? Adoro la tua espressione addolorata. »  Gridò l’uomo, ridendo ancora.
« Prendi me, ma non prendere loro! »
Bastian smise di ridere, ma rimase con un sorriso sarcastico sulle labbra. Divaricò le gambe, alzò le braccia al cielo e il vento spostò la sua tunica bianca, facendo intravedere grosse cicatrici sul suo corpo.
« Ho sempre amato fare esperimenti.   Un giorno l’imperatore mi disse che aveva trovato uno strano libro, e scoprimmo l’esistenza di voi esseri maledetti. Inutile dire che mi eccitai solo all’idea di poter analizzare una creatura così diversa da noi … e trovammo tua madre. Si, tua madre … grazie a lei creammo le prime forme dei signori della morte, quelli che vennero a sterminare la tua città.  Ma lei era debole, molto debole … così alla fine è morta, e abbiamo dovuto cercare te. Ma un corpo così prezioso non poteva andare perso… così mi sono trapiantato i suoi organi. Poi mi sono iniettato il tuo sangue, e ho creato l’essere più forte di tutti. Si, più forte dei signori della morte, più forte dei demoni, dei padroni e di tutti quegli esseri inutili utilizzati dall’imperatore per conquistare questo stupido mondo!  Io sarò il vero onnipotente, tutti dovranno temermi.  Dovranno temere il pazzo Bastian! » Gridò, mentre i suoi muscoli si gonfiarono, il suo corpo crebbe e la sua carne cominciò a diventare rossastra.  Urlava dal dolore, ma aveva comunque il sorriso sulle labbra.  Divenne dieci volte più grande di un normale umano, le sue unghie si trasformarono in artigli che graffiavano al solo tocco, i sue denti si affilarono e dal suo stomaco fuoriuscirono tre tentacoli enormi, con una punta simile a quella di uno scoprione. I suo occhi divennero rosso sangue, e la sua risata non si spense, nonostante la sua orribile forma.
« Ammiratemi!  Questo è il frutto di numerosi esperimenti,  il capo di tutte le specie esistenti, il vero re! »
E puntò i suoi tre tentacoli verso Sly,  Caryl e Toby che, ancora paralizzati, fissavano il pavimento, con uno sguardo vuoto, come quello dei cadaveri.
Dean si agitò, cominciò ad urlare, cercò di liberarsi ma senza alcun risultato.   Quello strano mostro che aveva davanti sorrise e, in un attimo, attaccò.
E l’urlo di terrore di Dean rimbombò per tutta la foresta, facendo da sottofondo a quella terribile scena.

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Capitolo 19
*** Quando i due cieli si uniscono. ***


Capitolo XIX : Quando i due cieli si uniscono.

Dean chiuse gli occhi, terrorizzato. Il suo cuore non smetteva di battere e, in quel momento, voleva solo sparire.  Perché si trovava in quella situazione? Cos’aveva fatto di male per avere una vita del genere?  Si era sforzato tanto per aiutare sua sorella, e glie l’avevano portata via. Aveva perso la sua famiglia. Era entrato nell’esercito,  ed aveva avuto un amico che non aveva mai trattato come doveva, a causa del suo essere chiuso e freddo.   Aveva  capito troppo tardi che stava sbagliando tutto.  E più cercava di rimediare ai suoi sbagli, più la sua vita andava male. E adesso era li, a tremare di paura e con il cuore a mille, senza poter fare nulla se non chiudere gli occhi per non guardare quella terribile scena.
 
Dean corse verso la sua baracca, tremando.
«ANNIE SONO QUI! » Gridò, entrando dentro.
«Sono torn…»  Non riuscì nemmeno a finire la frase che la voce gli si bloccò in gola.
Lei era li, sotto la coperta, a sorridere come sempre.
« Annie sveglia, dobbiamo scappare, sveglia! »
Ma lei non si svegliava.   Nonostante continuasse a muoverla, lei non dava segni di vita. 
Così le tolse la coperta e lo vide.
Vide il sangue.
Vide la morte sotto i suoi occhi.
Vide la cosa più preziosa per lui essere portata via per sempre.
« NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO »
Si accasciò a terra, sconvolto.  Non poteva essere vero,  lei non poteva essere morta.
« Svegliati Annie … Svegliati …» Sussurrò, abbracciandola.  Le lacrime cominciarono ad uscire senza che lui se ne rendesse conto.
« è inutile, non si sveglierà. » Disse una voce.
Il bambino si voltò, asciugandosi le lacrime con il suo vestito sporco e strappato.  Era stato un uomo a parlare,  che ai suoi occhi sembrava altissimo, e che portava dei lunghi capelli neri e un paio d’occhiali scuri che gli coprivano il volto.  « Adesso muori. » Esclamò, estraendo una pistola dalla tasca.  Sorrise, e sparò.
« Tu … Morirai! » Gridò Dean, afferrando il proiettile con la sua piccola mano.  Il suo sguardo cambiò improvvisamente, riempiendosi di rabbia. Sembrava quello di un uomo adulto.
« L’abbiamo trovato. » Sussurrò l’uomo,  e improvvisamente le mura della baracca si sfondarono, facendo entrare due enormi creature scheletriche.
« Annie … Annie … VOI NON POTETE PORTARMELA VIA! » Gridò il bambino, correndo verso l’uomo.  Tutt’ad un tratto il suo debole braccio si gonfiò e si trasformò in quello di un mostro, completamente rosso e con dei grossi artigli al posto delle unghie.
I due signori della morte svanirono, per poi ricomparire alle sue spalle.
« Non preoccuparti, presto la raggiungerai. »Esclamò il soldato, ridacchiando.   E le due creature colpirono il bambino, facendolo accasciare a terra, privo di sensi.
 
Dean sentì le fredde gocce di pioggia scendergli lungo il viso: Aveva cominciato a piovere.
Aprì gli occhi lentamente,  impaurito.
Qualcosa che non si sarebbe mai immaginato successe, in quel momento.  Bastian, trasformato in un mostro, si era fermato, e aveva cominciato ad urlare dal dolore.  Qualcosa l’aveva trafitto.
Era un enorme spadone d’argento, con il manico ricoperto da strani simboli che Dean non aveva mai visto.
L’imperatore era lì, ad impugnarlo.
« Mio caro scienziato pazzo, ti ricordo che l’unico vero sovrano, sono io.  Tutti gli altri devono rimanere al loro posto. » Disse,  saltando e riuscendo ad arrivare, senza alcuno sforzo, all’altezza della testa del mostro.
« Tu … Come osi colpire colui che ti ha dato il vero potere? Senza di me non ce l’avresti mai fatta! »  Gridò Bastian,  ansimando.  Dalla ferita nel suo stomaco stava colando molto sangue.
« Non ho bisogno di qualcuno che non sa qual è il suo ruolo. »  Rispose Alyon, sorridendo. Fluttuava nell’aria,  utilizzando il forte vento per rimanere in equilibrio.  Portò il suo braccio destro all’indietro e poi, velocemente,  allungò la mano verso il viso dello scienziato. Questa si ingrandì,  mostrando dei lunghi artigli che si fondevano alla sua pallida pelle. Attaccò l’occhio destro del mostro e lo schiacciò, facendo schizzare sangue dappertutto. Poi svanì,  e ricomparse a terra.   Tirò fuori lo spadone,  senza fare alcuno sforzo, e la terribile creatura si accasciò a terra, urlante. Agitò i tentacoli, cercando di colpire l’imperatore, ma questo , con gran velocità,  lì riuscì a tagliare tutti e tre con un solo fendente.
« Adesso dovrò trovarmi un nuovo ricercatore. » Disse, togliendosi il sangue dal viso.  Senza curarsi dei ragazzi legati lì,  si avviò, lentamente, verso  l’accampamento.
« Aspetta. » Disse Dean,  alzatosi in piedi.  La sedia era a terra, distrutta, e le corde si erano ridotte in cenere.
L’imperatore si voltò,  facendo ondeggiare i suoi lunghi capelli bianchi.  I loro occhi si incrociarono, e riuscirono a dirsi più cose di quante qualsiasi parola poteva dire.
« Oh,  Dean,  sei sopravvissuto.  Sapevo che eri un ottimo soldato, sai, se ci ripensi potrei farti entrare nel mio esercito privato… » Esclamò Alyon.  La pioggia cessò di cadere.
« Io non sono più un soldato. E non entrerò mai a far parte del tuo esercito. » Rispose il ragazzo, stringendo i pugni.
«Come vuoi. » Disse il tiranno, tenendo ancora la lama sporca di sangue tra le mani. « Allora finiamola qui, sono stufo di ricevere scocciature. »
« Scocciature? Ma ti rendi conto di cosa stai facendo? Tu sei un pazzo! Un folle che crede di dominare il mondo! » Gridò Dean, sconvolto.  Aveva sempre immaginato il giorno in cui avrebbe finalmente parlato faccia a faccia con quell’uomo, e adesso non aveva la più pallida idea di cosa fare.
«Io? Un folle? Io sono un rivoluzionario. Io ho solo avuto il coraggio di fare ciò che nessuno, in tutti questi anni, è mai riuscito a fare.  Ho permesso una nuova evoluzione del genere umano, ho distribuito questo potere a tutti villaggi,  in modo da dare a tutti la possibilità di svilupparlo. Certo,  ho anche creato i signori della morte, e quelli sono stati un po’ più difficili da creare, ma tutte le persone sacrificate per i miei esperimenti hanno permesso l’avanzata dell’umanità. Ed adesso sto espandendo il nostro mondo, qual è il problema?  Non ti piace la guerra? Beh, va via e pensa ad altre stupide cose. Credi che importi quello che sta succedendo qui agli altri distretti? No, in questo momento stanno continuando il loro inutile lavoro. E allora perché, perché mi chiami folle, quando io sto solo portando avanti la storia dell’umanità? »
Alyon lo continuava a fissare negli occhi, con sguardo serissimo.  Nelle sue parole c’era fierezza, speranza, e indifferenza.   Improvvisamente le nuvole cominciarono a svanire dal cielo, mostrando i primi raggi del sole.
«  Non … non ti rendi conto che questa è pazzia?  Hai fatto soffrire gente innocente … per portare avanti la storia dell’umanità? » Dean era disgustato. Non sopportava il modo in cui rispondeva l’imperatore.
« Credi che il mondo sia la tua scacchiera, e puoi sacrificare tutte le pedine che vuoi?  Non t’importa del dolore che puoi provocare? »
L’imperatore sorrise, mentre le nuvole avevano lasciato completamente il cielo,  che aveva assunto un colorito arancione.
« è l’alba. »  Esclamò Alyon. « Questo è l’unico momento , insieme al tramonto, in cui il cielo dei due mondi  si unisce, formandone uno unico e immenso. Questo stesso cielo, così colorato, così limpido, così sereno… adesso è osservato da tutti.  Dai normali contadini, alle persone più ricche. Dai signori della morte, ai mostri maledetti che li combattono. Tutti, in questo momento, sono accomunati dallo stesso cielo. Io farò in modo che questo accada sempre, non importa il mezzo che dovrò usare. Il mondo è già pieno di peccati, non importa aggiungerne altri. »
Dean non rispose. Non aveva nulla da dire. Qualunque cosa avesse detto, qualunque cosa avesse fatto, non sarebbe riuscito a cambiare i pensieri dell’uomo che aveva davanti.   Aveva sempre sentito di uomini che cambiavano, che riuscivano, in qualche modo, a stravolgere il loro modo di pensare, il loro essere … ma con l’imperatore non c’era nulla da fare. Non conosceva il motivo che l’aveva reso nella persona che era,  ma niente poteva giustificare i suoi sbagli.  A causa sua  Annie era morta, la madre di Sly era stata uccisa, così come tanti altri innocenti.   Era arrivato il momento di cambiare le cose.  Era arrivato il momento di mettere fine a quell’inferno, di portare la luce in quell’oscurità.
Perché anche la pioggia alla fine va via,  riempiendo di nuovi colori le giornate grigie.

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Capitolo 20
*** La tragedia del silenzio. ***


Capitolo XX : La tragedia del silenzio.

Dean e Alyon si guardavano negli occhi,  scontrandosi con lo sguardo.   Adesso erano finalmente faccia a faccia,  e solo uno dei due sarebbe potuto andare via.  Sly, Caryl e Toby erano ancora paralizzati, con uno sguardo vuoto, simile a quello dei morti.  Non riuscivano ancora a capire cosa stava succedendo.
« Visto che non vuoi collaborare, è giunto il momento di eliminarti.  Peccato, mi stavi simpatico.  Hai delle ultime parole? » Disse l’imperatore, sorridendo.   Poi strinse il manico dello spadone,  tutto sporco di sangue, e portò la gamba destra in avanti,  pronto ad avanzare.  « Anzi no,  non hai diritto a delle ultime parole. » Gridò,  sparendo improvvisamene e lasciando dietro di se un lieve fumo di polvere.
Ricomparse avanti a Dean,  e agitò la sua arma per colpirlo.  Il ragazzo schivò il suo attacco, così come i successivi, continuando ad indietreggiare.  Fortunatamente era molto agile grazie all’addestramento che aveva praticato nell’esercito.
« Non fai altro che ritardare la tua morte. » Disse L’imperatore, continuando a sferrare fendenti senza fare il minimo sforzo. Nonostante quell’arma sembrasse molto pesante a causa delle sue dimensioni, Alyon sembrava maneggiarla facilmente, come se fosse un tutt’uno con il suo corpo.  « Se ti comporti bene ti ucciderò velocemente, senza farti soffrire. »
« Io non morirò per mano tua! » Rispose Dean, scivolando sotto la spada e correndo in avanti, per poi girarsi verso il tiranno.
« Come vuoi. »
Alyon si fermò.  Portò lentamente la lama dello spadone dietro la sua testa,  si mise in posizione di combattimento e chiuse gli occhi. L’aria cominciò a raffreddarsi e il vento si fermò, lasciando scivolare dolcemente le foglie degli alberi sul terreno.  Il suo corpo sembrò come avvolto in un’aura oscura, terrificante. Non si muoveva, ne faceva alcun movimento, ma non appena aprì gli occhi a Dean gelò il sangue nelle vene.  Il suo sguardo era cambiato, era diventato freddo,  spietato.  Non trasmetteva alcuna emozione, se non tanta voglia di uccidere e di sangue.  Non era come gli altri mostri che aveva visto, era diverso.  Anche lui, nonostante la sua voglia di vendetta, non assumeva quell’espressione agghiacciante.
Anche lui rimase immobile, bloccato dalla paura.  Era paralizzato, come quando gli era stato iniettato quello strano liquido da Bastian. Ma questa volta era la paura a fermarlo, una paura che non aveva mai provato prima.
Era la paura di morire.
L’imperatore si mosse  velocemente e, prima che Dean se ne accorgesse, era davanti a lui, con la lama puntata alla gola. 
Il tempo sembrò fermarsi. Il sudore che fino a quel momento stava scendendo dalla fronte del ragazzo si fermò, così come il suo tremare.  In quell’istante tutto sembrò calmarsi, la paura svanì, lasciando spazio a sensazioni che non avrebbe mai immaginato di provare.  Vide la sua vita passargli davanti,  i suoi genitori,  la sua sorellina,  gli anni nell’esercito, Colin, il momento in cui aveva visto i signori della morte,  la sua trasformazione in mostro, l’incontro con Sly … Rivisse tutti quei momenti in quell’unico istante, l’istante in cui capì che aveva fallito. Tutti quegli sforzi per cosa?  Per morire senza essere stato capace di fare nulla.  Aveva creduto in se,  si era dato forza, e poi si era reso conto di essere sempre stato debole. Che non importava avere coraggio, che la paura era più forte di ogni altra cosa.
Fissò l’arma che lo stava per trafiggere,  guardando il suo riflesso nella lama sporca di sangue.  Fissò i suoi occhi verdi, gli occhi che a sua sorella piacevano tanto. 
«Mi piacerebbe tanto avere gli occhi del tuo colore. » Diceva sempre, fissandosi allo specchio. Diceva di odiare il suo aspetto,  il suo essere pallida, i suoi capelli neri.  Voleva essere più colorata, essere più forte. Voleva correre ed essere bella come tutte le altre bambine.  Si guardava i suoi piccoli occhi marroni ogni giorno, sperando cambiassero.  E nonostante sua madre le ripetesse quanto fosse bella,  lei continuava a non crederci.  Sorrideva solo quando il suo fratellone le stringeva la mano e poi l’abbracciava, chiamandola principessa.
Almeno sto per raggiungerti … e staremo di nuovo insieme.  Questa volta per sempre.  E recupereremo tutto il tempo perso.  Pensò,  abbozzando un sorriso.
Improvvisamente il suo cuore smise di battere.
Il vento che poco prima si era fermato a causa del tremendo potere dell’imperatore ricominciò a soffiare, più forte che mai.   Le foglie volarono nuovamente via,  liberando il terreno.
La lama toccò la gola di Dean, facendo scorrere le prime gocce di sangue. Queste si fermarono a mezz’aria, come solidificate.  L’uomo si immobilizzò,  e un enorme luce fuoriuscì dal corpo di Dean, allontanandolo.
Quella luce sprigionò una forza enorme, che cambiò il colore del cielo, che passò dall’arancione al bianco. Il terreno si congelò completamente, così come gli alberi della foresta e i corpi dei suoi tre amici.
Dean cominciò a fluttuare, avvolto in quel bagliore, senza capire cosa stesse succedendo.  Nonostante tutto intorno a lui si stesse tramutando in ghiaccio, lui si sentiva accarezzato da un forte calore. Per un attimo chiuse gli occhi, cullato da quella luce. Poi li riaprì,  facendoli assumere un colorito argenteo.
« Tu … cosa stai facendo?! »  Gridò l’imperatore, immobilizzato.  Lentamente, il ghiaccio stava ricoprendo il suo corpo.
Dean lo fissò dall’alto,  senza paura.  Tutti i sentimenti che aveva provato poco prima erano svaniti, si sentiva vuoto ma allo stesso tempo pieno di vita.  Non appena i loro sguardi si incrociarono il ragazzo riuscì a capire i pensieri della persona che aveva davanti,  cosa provava, cosa gli era successo.  Scoprì il suo nome,  cos’aveva passato da giovane, e cosa l’aveva spinto a diventare quello che era.
«Alyon … » Disse, con uno strano tono di voce.  Era più dolce del suo,  più debole,  simile a quello di un bambino.  «  Il tuo passato non giustifica i tuoi mali. »
« Come osi chiamarmi così! » Gridò L’imperatore,  muovendosi nonostante il ghiaccio che lo stava trattenendo. « Io non sono Alyon, io sono l’imperatore supremo! »
« So quello che provi, lo vedo dai tuoi occhi. »  Esclamò Dean, mentre Alyon si avvicinava sempre più a lui. Scese lentamente, fino a toccare il suolo.
« Cosa credi di sapere tu di me, eh?  È arrivato il momento della mai rivincita. Il falso principe adesso è il padrone del mondo!  Nonostante quello che pensava la gente di me sono arrivato fin qui, non mi farò fermare da una cavia. » Rispose quello, arrivando faccia a faccia con Dean,  con il ghiaccio che gli copriva mezzo corpo.
«Tu volevi solo essere accettato. Non volevi questo, io lo so … Ma potevi dimostrare il tuo valore in altri modi.  Causare sofferenza agli altri solo perché tu hai sofferto, cosa ti ha provocato ? Ti sei sentito bene?   Il vuoto dentro di te si è riempito?  Sappiamo tutti e due che continui a provare rimorso per quello che hai fatto alla tua famiglia, nonostante la odiassi.  Tu non eri come loro, tu eri migliore.  Ti sei abbassato al loro livello, ed hai continuato a farlo, sperando di poter annegare il tuo senso di colpa nel sangue. »
« No … non è così … » Sussurrò Alyon, cominciando a tremare. Il ghiaccio gli aveva quasi coperto il viso, ma lui resisteva,  fissando gli occhi argentei di Dean senza timore,  rispondendo sicuro di se.
« Se potessi cambiare il passato, lo faresti? »
Quella domanda lo colse impreparato.  Ormai era lì, bloccato, per la prima volta.  Nessuno l’aveva mai sconfitto, ne umiliato da quando aveva sterminato la sua famiglia.  Era diventato un tiranno,  l’imperatore supremo.  E tutto quello che aveva detto il ragazzo era vero, ma non voleva ammetterlo.   Ormai aveva intrapreso una strada che non poteva più cambiare. Il suo cammino era stato macchiato dal sangue,  la sua anima era caduta nell’oscurità.  La sua recita doveva continuare fino alla fine, e finire in grande stile.  Avrebbe riunito i mondi e avrebbe continuato a combattere, uccidere, fino a quando la morte non l’avrebbe preso e sarebbe poi passato alla storia come il creatore del nuovo mondo.
«No. » Rispose,  mentendo.
Il  ghiaccio coprì anche gli ultimi pezzi del suo corpo, immobilizzando l’imperatore. Anche in quella forma il suo sguardo era rimasto fiero e sicuro. La sua determinazione era più forte di ogni altra cosa.
« Io non sono come te. » Esclamò Dean, toccando la spalla della statua ghiacciata. « Ho sbagliato anch’io, nella mia vita, ma riconosco i miei errori. Ho ucciso,  con aria indifferente, senza provare alcuna emozione.  Poi ho cominciato a ricordare il mio passato,  mi sono fatto prendere dalla rabbia e sono diventato un mostro.  Nonostante io sia riuscito a controllarlo, i miei peccati non saranno mai cancellati ed anche la mia anima, come la tua,  è stata sporcata dal sangue. » Non sapeva perché diceva quelle cose, ma la luce che lo avvolgeva lo spingeva a parlare, nonostante Alyon fosse congelato.  Come se potesse ancora sentire,  come se quelle parole penetrassero attraverso i l ghiaccio e potessero entrare nel suo cuore,  aiutandolo.
«  Ma io ho finalmente capito qual è il mio destino.  Ho avanzato, con il solo scopo di eliminarti per evitare che altri innocenti soffrissero, ma adesso è diverso.  Qualcosa, dentro di me, sta dicendo che è finita.  Ma questo mondo ha sofferto troppo per tornare come prima.  Io sono destinato a spezzare la maledizione,  ma, anche se lo facessi, qualcuno tornerebbe a sbagliare e si ritornerebbe allo stesso punto in cui ci ritroviamo noi.   È il momento di porre fine a questa tragedia,  e farla rimanere nel silenzio … per sempre. »
La luce divenne sempre più forte, travolgendo completamente la foresta e per poi spostarsi per il resto del regno. Il tempo si bloccò, e quel bagliore travolse tutti, senza nessuna eccezione,  ricoprendo di ghiaccio tutto il mondo.   Subito dopo quella calda luce s’intensificò  e avvolse quello strato di ghiaccio, rompendolo e facendolo scomparire in piccole sfere luminose.
«Arriverà il giorno in cui le sofferenze degli uomini finiranno. Il giorno in cui la luce supererà l’oscurità e il freddo della tristezza sarà abbattuto dal calore dell’affetto e dell’amore.  E sarà quello il momento in cui tutto il male sarà dimenticato, e ricordato solo da alcuni, in modo che nessuno possa ripetere gli errori commessi in precedenza.  E la storia del vecchio passato sarà tramandata di generazione in generazione,  come una leggenda.  Una storia che sarà ricordata come … “La tragedia del silenzio.” »
 
Un cielo azzurro e limpido faceva da sfondo ad un enorme mondo ricoperto da paesaggi magnifici, da fiori dai mille colori e profumi,  ammirati in ogni dove.  Tutti vivevano in pace, aiutandosi l’un l’altro,  decidendo insieme per il bene del regno. Ogni lato della terra aveva le sue caratteristiche, che non potevano essere imitate in alcun modo.  Nessuno invidiava l’altro per le proprie specialità, ma le condividevano senza creare problemi.
In un piccolo villaggio vicino ad un fiume,  la notte era appena calata e tutti i bambini si erano radunati intorno al fuoco,  seguiti poi dalle loro madri.  Toby era seduto avanti a tutti, ammirando il fuoco sorridente.
« Attento o ti brucerai. » Gli disse la madre, accarezzandogli la testa. Improvvisamente arrivò un ragazzo, e tutti gli sguardi si spostarono verso di lui.
« è l’ora della storia! È l’ora della storia! »  Cominciarono a gridare, applaudendo le mani. Sly sorrise, accompagnato da sua madre.   « io vengo da molto lontano, per raccontarvi una storia che non dovrete mai dimenticare. » Disse.
« Ehy, ci sono anch’io! » Esclamò Colin affannato.  Era appena arrivato, correndo. « Scusate il ritardo »
« Oh, ci siamo abituati, idiota » Ridacchiò Sly.
« Idiota? Io?  Sta parlando lo stupido pescatore! » Replicò,  colpendolo sulla testa.
E tutti i bambini scoppiarono a ridere,  davanti a quei due ragazzi.
E anche quella notte passò,  tra sorrisi e risate , a raccontare la storia ad un altro villaggio.
« Sei sicura di voler rimanere qui? » Chiese Sly alla madre,  quando tutti si erano allontanati.
« Certo, io ormai sono vecchia, non posso spostarmi molto.  Tu continua il tuo viaggio, vedo che ti sta molto a cuore. » Rispose quella, abbracciandolo.
« Già.   Credevo fosse un sogno … ma io voglio pensare che sia reale.  Dopo aver incontrato Colin sono ancora più convinto che andare a raccontare questa storia a tutto il mondo sia la cosa giusta. » 
Poi  Sly si avvicinò all’amico, che era rimasto da solo a guardare il cielo, steso sul prato.
« Credi che lui sia vivo? » Chiese Colin, un po’ intristito.
« Chissà.  Ma sono convinto che anche lui sia felice, ovunque sia finito. »
E si stese anche lui,  ammirando le stelle.
 
Alyon camminava, con sua madre e suo padre per i campi,  raccogliendo provviste per il suo villaggio.  Era tornato un ragazzo, e si sforzava ad aiutare i suoi due genitori,  molto anziani.
« Ho deciso di partire. » Disse, tutt’ad un tratto.
Sua madre si fermò, improvvisamente.  « P… partire? » Chiese.
« Si.  C’è una cosa che devo fare, ed è molto importante.  Tornerò, ve lo prometto.  » Rispose,  sorridendo.   Suo padre gli si avvicinò e lo colpì con una pacca sulla spalla.
« Se è davvero importante per te, allora vai. Noi saremo qui ad aspettarti. »
« Grazie. » Esclamò, e corse verso il suo villaggio, pieno di gioia.
 Grazie, Dean. Mi hai dato una seconda opportunità, non lo dimenticherò.
 
Dean si trovava in un’enorme spazio bianco, ancora illuminato da quella luce che gli era uscita dal cuore.   Il terreno bianco era simile all’acqua, ma lui riusciva a camminarci sopra.  Vide il suo riflesso, e scoprì di aver ripreso l’aspetto di un bambino di dieci anni.  
Sono morto?  Si chiese.
Camminò,  senza meta, finchè in lontananza non vide una piccola casa bianca, anch’essa splendente dello stesso bagliore. Si avvicinò e bussò, senza ricevere nessuna risposta. Con le sue piccole mani allora decise di aprirla lo stesso, e la spalancò, venendo travolto da altra luce.
Entrò, a passo lento, accarezzato da quel calore. Una strana figura gli si avvicinò, afferrandogli la mano.
«Ben tornato a casa, Fratellone. »



NOTE :
Beh, ecco, ho finito la storia ... devo dire che mi sento un po' strano adesso ahahah Spero che abbiate apprezzato questo racconto e vi sia piaciuto il finale!  Non ho descritto bene cosa succede alla fine a Dean, ma il bello sta proprio nel fatto che tutti possono immaginare cosa gli sia successo xD E ci tenevo tanto a concludere con "Ben tornato a casa, Fratellone" non so, fa più effetto xD Tornando a noi,  grazie a tutti quelli che hanno buttato il loro tempo a leggere quest'opera partorita dalla mia mente contorta ahahah Mi farebbe molto piacere ricevere un commento finale,  quindi se viva, recensite! :D A presto!

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