Un passo indietro

di Lisbeth17
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Un passo alla volta ***
Capitolo 3: *** Un desiderio ***
Capitolo 4: *** E tra le mani aria stringi ***
Capitolo 5: *** Ritrovarmi ancora fiera di lei ***
Capitolo 6: *** 6. È morta la regina! Lunga vita alla regina ***
Capitolo 7: *** Alla deriva ***
Capitolo 8: *** Famiglia ***
Capitolo 9: *** Il senso di me ***
Capitolo 10: *** Quante cose che non sai di me ***
Capitolo 11: *** Meravigliosa paura ***
Capitolo 12: *** Show yourself ***
Capitolo 13: *** Se non avessi conosciuto te ***
Capitolo 14: *** Venezia ***
Capitolo 15: *** Devi stare molto calmo ***
Capitolo 16: *** Preparitivi movimentati I ***
Capitolo 17: *** Preparitivi movimentati II ***
Capitolo 18: *** Diamo inizio alla festa ***
Capitolo 19: *** Esigo una spiegazione ***
Capitolo 20: *** Le paure che hai ***
Capitolo 21: *** Chi sei ***
Capitolo 22: *** Un po' più di te e un po' meno di noi ***
Capitolo 23: *** Mio fratello è figlio unico ***
Capitolo 24: *** So call me, maybe ***
Capitolo 25: *** Ti racconto una storia ***
Capitolo 26: *** Il segheto dei segheti ***
Capitolo 27: *** I tuoi calci fanno male ***
Capitolo 28: *** Balla il mistero ***
Capitolo 29: *** Non puoi scappare per sempre ***
Capitolo 30: *** Il giorno come sempre sarà ***
Capitolo 31: *** Io senza te ***
Capitolo 32: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro


C’è una storia che voglio raccontare, la mia storia, per farlo come si deve, ho bisogno di fare un passo indietro, forse più di uno, per raccontarvi le cose così come le hanno vissute i protagonisti, soprattutto lei, la mia mamma.

Ho scoperto poco tempo fa il suo diario…

 

Tutto questo è mille volte più grande di me. Non sono sicura di poterlo affrontare, non sono sicura nemmeno di cosa significa!

So che ci sono voluti 5 minuti per cambiare la mia giornata, e una telefonata per incasinarmi la vita.

Azzurra, non è possibile… non è mio, ti sei sbagliata! Sei sicura? Io adesso proprio non posso, c’è Davide… e non ce la faccio, ci conosciamo da poco, Davide è piccolo, ha bisogno, ora più che mai di stabilità…

Si può perdere la testa per un tale decerebrato? Evidentemente sì, è successo, quello che devo fare ora, è stare da sola, mi dispiace ma non posso parlarne nemmeno con suor Angela, una cosa è sicura, quando tornerà da Berlino io non sarò più qui.

 

So cos’è successo allora, ho chiesto ad alcuni testimoni dell’epoca e poi è pur sempre la mia storia.

 

La mamma fece le valigie di notte, e chiese aiuto a Nina.

Zia Nina per me, la mia madrina, la mia confidente, la mia complice.

Unico imperativo, suor Angela non doveva sapere nulla, lei le avevo scritto una lettera, molto vaga sulle circostanze, ma molto chiara sulle sue decisioni. Ne ho trovato un pezzo nel suo diario:

… per ognuno viene il momento di spiccare il volo. Questo è il mio momento, farlo con voi sarebbe troppo difficile, ho bisogno di stare da sola. Non si preoccupi sto bene, e non sono così ingenua (fosse vero?!) da farmi  fregare, ora le chiedo una cosa enorme, mi lasci andare e si fidi di me.

E così mia madre sparì. Lasciò Modena che solo molto tempo dopo ho scoperto essere la sua casa, e lasciò il convento degli angeli, l’unica persona con la quale rimase in contatto era Nina, lei e la mamma sono molto diverse, ma quando c’è stato bisogno Nina non si è tirata indietro anzi, non ha fatto domande ed ha sostenuto mia madre nel migliore dei modi, senza far capire a nessuno quanto lei ne sapesse in realtà. 

Mamma racconta questa cosa nel suo diario, molto meglio di come potrei farlo io, in effetti…

Margherita è come una sorella per me, Dio solo sa quanto le voglio bene, ma non posso proprio confidarmi con lei, non è capace di mentire, non sa tenere un segreto, ci starebbe troppo male, e dopo nemmeno cinque minuti direbbe tutto a suor Angela; Chiara ha iniziato il discernimento, e non voglio caricarla di questo peso; Nina… Nina è quella giusta, conosce la riservatezza e la discrezione, Nina è leale l’ho scoperto quando ha coperto Margherita con la storia del cuore rubato per Emilio, Nina ha un cuore enorme… posso parlare solo con lei, mi sento ora di potermi fidare solo di lei.

Così mamma, in una notte di novembre, piuttosto fredda secondo il diario, ha lasciato Modena, direzione Roma, lì c’era qualcuno che avrebbe potuto darle una mano…

Adesso però non voglio più intromettermi, ci penseranno loro a raccontarvi la nostra storia.

Facciamo quindi un passo indietro…

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Capitolo 2
*** Un passo alla volta ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro


Senza peso, senza fiato, senza affanno
Mi travolge e mi sconvolgi
Poi mi asciughi e scappi via

 

[Azzurra]

Un profondo respiro Azzurra… poi suona… va bene, un altro respiro e poi…

- Azzurra? – mi chiese la voce di Giulia stupita, mentre io ero ancora con la mano a metà tra il campanello e la porta.

- Ti disturbo? – le ho chiesto ingenuamente, non so come fare…

- Entra… - dice lei scostandosi di lato – che ci fai a Roma? Perché quella valigia? Azzurra è successo qualcosa con suor Angela? – ecco mi ci mancava l’interrogatorio, dai Azzura, tutto d’un fiato.

- Sonoincinta! NonpossorestareaModena,suorAngelanonlosa,ilpadrenoncivuole.

L’espressione di Giulia dice che ha capito tutto, quindi mi rilasso, faccio un profondo respiro e riparto con calma.

- Non ti romperò per molto tempo, te lo prometto, ma non sapevo dove andare, a chi chiedere aiuto, chi sapeva cosa significava fare un figlio da sola? Solo tu! Ti prego…

- Puoi stare da noi tutto il tempo che servirà. – disse lei abbracciandomi stretta, sentii in quel momento la sua pancia, Giulia aspettava di nuovo un bambino, ora sì ero sicura non mi avrebbe mai cacciata.

 

Guido ancora ce l’ho in testa, ce l’ho troppo in testa, penso a lui più di quanto vorrei, con Giulia e Marco sono stata abbastanza vaga, non mi va di parlare di lui. Mi fa male, ancora troppo male pensare a lui, ogni tanto ripenso a quella maledetta telefonata e mi manca il fiato, mi accarezzo il ventro vivo, e leggermente gonfio, e riesco a ritrovare la capacità di respirare.

I miei sentimenti per Guido non sono mai stati il problema, sono quelli che lui non ha per me, il suo grande amore è stato uno, e uno soltanto, Manuela, da lei ha accettato un figlio non suo, da me non ha nemmeno voluto sangue del suo sangue.

Pensieri brutti.

- Piccola peste mia ti amo già, ti amerò per due tre quattro cinque persone.

So cosa vuol dire non avere un genitore e ci sarò, io ci sarò sempre per te.

 

Roma è una città splendida, ma è enorme, grandissima, non è Modena… decisamente non è Modena, dal convento ricevo solo notizie da Nina… Suor Angela è preoccupata per me, ma al momento ha smesso di torturare le ragazze, Nina è davvero un osso duro, lo sapevo io che potevo fidarmi di lei, l’ho sentito subito; Guido e Davide sono tornati in convento, è tornato alla facoltà di legge di Modena e alla residenza universitaria così come da nostro programma, pare che anche lui mi abbia cercato un po’, ma quando ha capito che suor Angela non ne sapeva davvero nulla, pare si sia arreso, non avevo dubbi in merito.

 

- Peste, che dici ci facciamo quattro passi?

 

Ho preso la bella abitudine di parlare con la mia pancia, e siccome il mio bambino non ha la minima intenzione di farsi vedere, quindi non so se sia un maschio o una femmina, lo chiamo peste quindi, è la mia piccola peste dispettosa e un po’ capricciosa, con una passione per i cibi salati ad ogni ora del giorno e della notte.

Grazie alla peste ho anche trovato un lavoro in effetti, una campagna pubblicitaria premaman, una di sensibilizazzione, quindi senza veli, e diverse di sponsorizzazione quindi vestita. L’agenzia è molto seria, specialmente dopo che Marco mi ha accompagnata ai primi servizi fotografici, nessuno si permetterebbe di prendere in giro la sorella della moglie di un poliziotto… si Marco dice in giro di essere mio cognato, anche perché quando usciamo tutti e quattro insieme, più di uno si ferma a guardare me e Giulia, le nostre pance si fanno notare…

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Ho preso un’appartamento a Roma, sono sempre piuttosto vicina a Marco e Giulia, ma avevo bisogno del mio spazio, del nostro spazio, presto o tardi (più presto che tardi, in effetti) la peste verrà fuori, ci conosceremo e dovremo convivere. Ho trovato un piccolo, ma bellissimo appartamento, una stanza per me, una per la peste, un salone con angolo cottura e un bel bagno, al momento non posso permettermi di più, ma adoro questo nostro nido. Ci abito da sola, da un paio di settimane e già lo adoro, l’ho personalizzato in ogni modo e maniera, reso accogliente per la peste, e poi, ci penserà il tempo a renderlo davvero nostro.

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Nina è venuta a Roma, non ho ancora capito che scusa abbia usato con suor Angela, ma sembra che non si sia nemmeno insospettita un po’…in effetti i rapporti tra me e Nina non davano adito ad immaginare uno sviluppo del genere... mi ricordo ancora di quando la chiamavo la strega cattiva, di cattivo in Nina non c’è proprio niente!

È venuta a Roma per curare i rapporti con l’agenzia, diciamo che mi è stato offerto un contratto vantaggioso, quando e se recupererò la forma dopo la gravidanza. Nina dice che legalmente è una bomba, loro non possono farmi pressioni per i primi sei mesi, e mi verseranno un mini indennizzo, tipo aspettativa se fossi un dipendente, e in caso di mancata prosecuzione del rapporto di lavoro, io mi impegno nel restituire loro i soldi già ricevuti, e loro non mi chiederanno alcun tipo di risarcimento, insomma amici come prima. Adoro avere un avvocato come amica, non è vero, adoro avere Nina nella mia vita.

Posso stare tranquilla almeno per un po’ diciamo…

Anche se il vero motivo per cui Nina è venuta a Roma è stato l’avvicinarsi imminente della data del parto.

- Piccola peste, pare proprio che dovrai uscire da qui, eppure mi ero così abituata ad averti dentro di me, che ho quasi paura di conoscerti, sarò in grado di proteggerti come ho fatto fino ad ora? Sarò veramente capace di essere madre, io che una madre non l’ho avuta? Da dove verrà l’amore che io non ho ricevuto? Saprò darti quello che non ho? …ma io di amore ne ho avuto, dopo, in convento, ho sentito la potenza dell’amore che solo una famiglia ti può dare… penso di sì sai, ti saprò amare, ti saprò dare, e mai mai mi sepererò da te.

- Malgrado le notte in bianco, i calci sulla vescica, i pugni manco fossi il tuo sacco, le nausee fino al quinto mese, le voglie di cose che non ho mai mangiato in vita mia, non so se sono pronta per separarmi da te…

Accarezzo la pancia mentre parlo con il mio bambino, oggi sono particolarmente provata. io e  agitata la peste

- Finchè sei qui nessuno potrà farti del male, ferirti, farti piangere… ma nemmeno farti ridere, farti gioire, farti divertire. Mi sa che non c’è niente da fare, tu devi uscire da qui, ed io devo abituarmi all’idea!

- Che cosa dici tu? Io ho un sacco voglia di stringerti e tu? Hai voglia di conoscermi?

Una forte contrazione mi taglia il fiato.

- Mai risposta è stata più chiara… NINAAAAAAAAAA!

- Ehi principessa, sei incinta, ma un minimo di tatto? Sai stavo per chiamare suor Angela, se ti avesse sentito?!

- Nina me ne sbatto… - gli dico indicando il pavimento - Mi si sono rotte le acque!

- O porca miseria… Andiamo…

- Chiama Giulia e Marco…. AHHH …e prendi la borsa…

- Ti stai decisamente allargando principessa, adesso sbrigati e respira come t’hanno insegnato.

- Fa un male cane!!

- La prossima volta mettiti un bel tappo!

- NINA!! Non ci sarà una prossima volta…

- Se se… muoviti balena!

- NON SONO UNA BALENA… - lo sguardo di Nina è piuttosto esplicito. – Ok, sono una balena, però una bella balena.

- Sei tremenda, vada per BB… bella balena.

Siamo arrivate in ospedale in tempi record, Nina all’occorrenza guida peggio di suor Angela, il mio ginecologo ci stava aspettando, e Marco, Giulia e Cecilia ci hanno raggiunte che ero già abbondantemente in travaglio.

Ovviamente la mia fortuna epica ha fatto sì che non facessi più in tempo a farmi fare l’epidurale, così mi sono goduta tutte le gioie del parto e tutti i dolori.

Una fatica impressionante! Ero distrutta!

Ma quando ho tenuto in braccio per la prima volta la mia bambina, ho capito che l’avrei rifatto, almeno un milione di volte, avrei ripercorso la strada che mi ha portato a stringere Lucia tra le mie braccia.

Lucia Leonardi è nata in una calda mattina di fine maggio, rendendomi la mamma più felice del mondo. Quando è nata era bruttissima, non sto scherzando, tutta rugosa, con una bocca enorme, non si poteva vedere, dopo la prima settimana era già meglio, i capelli non erano i miei, erano chiari quasi biondi, gli occhi erano grandi e scuri, il naso era il mio, e le labbra no, decisamente no, troppo sottili per essere le mie.

Assomigliava a lui, più di quanto mi piacesse ammettere, Nina fortunatamente non mi stuzzicava, quando suor Angela ha minacciato di venirla a trovare a Roma, perché nessun corso dura tanto, lei è ripartita, non troppo contenta di dovermi lasciare sola…. Anche se sola non lo ero affatto, ed ora non lo sarò davvero più.

Lucia è una bambina buonissima, la migliore figlia che una madre single potesse desiderare, quando Nina è tornata a Modena mi ha aggiornato sulle novità…

Emilio ha avuto il cuore che meritava, il trapianto è andato bene, e il decorso procede benissimo, Margherita è al settimo cielo, vorrei davvero tanto chiamarla, sentirla, ma so che non posso farlo.

Davide è diventato finalmente titolare nella squadra di calcio, secondo Nina è sempre parecchio scarso, ma il mio nano ha un cuore e una forza di volontà che gli altri non hanno.

Chiara è tornata per un breve periodo al convento, vederla con il velo ha fatto parecchia impressione a Nina, ma si è goduta la sua amica a pieno.

Suor Angela è riuscita a difendere il convento e la residenza universitaria dagli attacchi di Alfieri, la residenza resterà al convento, e lui comincia ad accettare il percorso scelto dalla figlia, pare che lui e suor Angela però non siano ancora in buoni rapporti.

Guido pare che frequenti, di nuovo, Beatrice, lei spesso frequenta il convento, non riscuotendo però le simpatie di molti, Davide è il più ostico, non si piacciono i due. Davide non mi nomina più, ce l'ha con me perché sono andata via.

Suor Costanza non ha fatto zac, e si è rivelata la più sveglia di tutte, la scorsa settimana ero con Lulù a Villa Borghese, avevo appuntamento con Giulia e i ragazzi, e quando sono arrivati con loro c’era suor Costanza, mi ha fatto un sacco di feste, e si è letteralmente innamorata di Lulù, quando ho abbassato lo sguardo, lei mi ha abbracciato forte, dicendomi che avrebbe rispettato la mia decisione, avrebbe mantenuto il segreto, a patto di rimanere aggiornata sulle condizioni mie e della piccola.

Spesso mando le foto di Lulù a lei e Nina.

I famosi 6 mesi sono passati, l’agenzia è soddisfatta dal mio aspetto post gravidanza e mi hanno trovato diverse campagne pubblicitarie con distribuzione non europea. Era proprio quello che volevo, poca visibilità in Italia, ma uno stipendio bastevole per me e Lulù.

La mia principessa è bellissima, mi regala un sacco di soddisfazioni, e tante vengono dal nido, ha cominciato presto, la mia piccolina, e presto ha imparato anche a viaggiare, il lavoro è pian piano aumentato, tra Roma, Milano e Parigi non mi fermo quasi mai. Lulù è sempre con me sul set, e quando stiamo a Milano spesso nel weekend ci raggiungono Nina e Costanza.

Costanza vorrebbe che io parlassi con suor Angela, ma mi sembra sempre troppo tardi, come se il tempo trascorso avesse eretto tra di noi un muro, o forse sono solo mie paronoie, ma non riesco a fare quel passo verso la verità che Costanza tanto vorrebbe.

Il mio piccolo fiore mi reclama, mentre le accarezzo i capelli così poco miei mi perdo nei suoi occhi così tanto miei, e giuro che ruberei per lei anche la luna, tutto per un suo sorriso.

- Che Dio ci aiuti! – dico prendendo in braccio Lulù, pronta a tornare a lavoro.

E ruberò per te la luna se
il buio ti farà paura e se
non troverai più dentro te
la bianca immagine di me,

che mi fingevo a volte luna

rubavo il buio e la paura

che non trovi più qui dentro te

la bianca immagine di me.

 

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Capitolo 3
*** Un desiderio ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro


30 maggio 2017

Non ci posso credere oggi la mia pulce fa tre anni, cresce così velocemente che mi sembra che sia passato solo un attimo da quel faticosissimo giorno di tre anni fa.

Siamo a Venezia, sono qui per un servizio fotografico, e Lulù è molto attratta da questa città con tanta acqua, decisamente troppo, devo tenerla perennemente per mano, se no rischio di trovarla che fa ciaffi ciaffi dentro un canale, e per quanto nuoti discretamente, non posso distrarmi un attimo, siamo in un piccolo ristorante, e la mia cucciola sta per spegnere le candeline, ho spiegato più volte il discorso del desiderio anche se non sono sicura che l’abbia davvero capito… ha gli occhi chiusi da un minuto buono e sembra davvero molto concentrata. Quando riapre gli occhi sembra molto soddisfatta di sé, e spegne che le candeline, chissà qual è stato il suo desiderio?

[Lucia]*

Signore dei desideri, oggi è il mio compleanno, la mamma dice che se esprimo un desiderio tu lo fai avverare, non ho capito bene come funziona, poi devo fare la brava? Io ci provo lo stesso, anche perché sennò poi la mamma si arrabbia, io vorrei tanto tanto vedere la mia mamma felice sempre, lei ride solo quando è con me, quando vede zia Nina e Costa, ecco vorrei che la mamma avesse davvero le sue persone speciali vicino, come sia vicine io e lei.

[Azzurra]

- Mamma mamma, torta…

- Lulù ne hai già mangiata abbastanza, ora vai a salutare i pesciolini, che andiamo, la torta la portiamo con noi.

Mentre pago il conto e chiedo al cameriere di incartarmi la torta avanzata mi squilla il telefono.

- Signora Leonardi?

- Sì, sono io.

- Buonasera sono il dottor Baldi, la chiamo dall’ospedale di Modena, suo padre ha avuto un infarto.

- Cosa? – Modena, mio padre, infarto?! Cosa sta dicendo quest’uomo? Mi siedo perché la testa mi gira enormente.

- Dal carcere ci hanno dato i suoi riferimenti, lei è l’unica parente, e siamo tenuti ad informarla, la situazione è stabile al momento, ma la prognosi non è sciolta, il cuore di suo padre è piuttosto malandato. Avremmo bisogno della sua presenza qui.

Parla senza interruzioni, parla senza che io faccia in tempo a capire, Lulù si è avvicinata, e scorgo dai suoi occhi paura, credo di non avere un bell’aspetto.

-Arriverò in serata, la ringrazio. – dico al medico, per poi rivolgermi a mia figlia – Amore, adesso dobbiamo andare in un posto un po’ lontano, ma poco, ma molto bello. Ti va di andare a trovare zia Nina e Costanza?

Lei annuisce, anche se è ancora molto poco convinta della mia espressione.

 

Avviso il fotografo e tutti gli addetti ai lavori, fortunatamente negli anni ho costruito buoni rapporti, di fiducia e stima, mi lasicano la massima disponibilità nello stare con mio padre, riprenderemo il servizio appena sarà possibile, prendo i pochi bagagli miei e di Lucia e monto in macchina.

Cerco di chiamare Nina ma non risponde mai, quando come illuminata mi ricordo che è a Milano per una causa, quindi provo a chiamare suor Costanza ma lei e il cellulare hanno davvero un pessimo rapporto. Mi fermo per pensare e decido quindi di chiamare in convento… sbagliato, risponde suor Angela, ed io attacco il telefono senza dire una parola.

Lulù si è addormentata, mentre io sono quasi arrivata a Modena, non ho tanta scelta, non voglio portarla in ospedale, mi dirigo quindi al convento, qualcuno ci sarà, e mi darà una mano.

 

- Amore, aspettami un momento qui. Quando ti chiamo vieni, va bene?

- Mamma…

- Lulù, ti ricordi che la mamma ti aveva parlato di una sua amica che non vedeva da tanto tempo…

- Quella che Lulù non conosce?

- Esatto, ora io parlo un attimo con lei da sola…

- da gande?

- Esattamente, e poi ti chiamo. – lei annuisce e mi da un bacio sulle labbra.

 

Non ho più tempo perché io mi tiri indietro.

Come varco la soglia del portico la vedo, stranamente calma e seduta su una panchina che legge un libro, mi viene da piangere. 

Faccio un passo avanti e lei si volta, richiamata dal rumore della ghiaia, il libro le cade per terra.

Cavolo non ci vedo più…

- Azzurra… - mi dice esitante avvicinandosi a me.

- Mi dispiace. – è tutto quello che mi viene da dire, mentre mi asciugo le lacrime.

Mi accarezza il viso, con la dolcezza che solo una madre possiede e poi mi schiaffeggia.

 Meritatamente.

- Perché?

- Era complicato.

- Ora?

- Mio padre è stato ricoverato, mi hanno chiesto di andare da lui.

- Vuoi che ti accompagni?

- No… - cavolo, arriva il momento in cui le devo dire suor Angela, lei è Lucia, mia figlia, può pensarci lei mentre io vado in ospedale?!!

Ma Dio è buono e mia figlia sa farsi notare! Un piccolo starnuto attira la nostra attenzione, e la mia peste sbuca da dietro il colonnato con il naso dentro una bocca di leone.

- Pizzica mamma. – dice venendo dietro di me. Lancio uno sguardo veloce a suor Angela che sta capendo perché sono sparita tre anni e 7 mesi fa, è bellissimo vedere il suo volto che unisce i puntini, nel frattempo mi avvicino a Lucia e le asciugo il naso, soffiando sulla fiore e facendola scoppiare a ridere.

- Lulù non devi mettere il naso nei fiori.

- Bello bello bello. – dice lei mettendo il muso, di chi si crede innocente.

- Non lo devi fare.

- Ho capito. – dice poi, più per farmi contenta però.

- Amore adesso devi restare con questa signora, si chiama suor Angela…

La piccola tese una mano verso la suora che la strinse con convinzione.

- Lucia

- Angela

- Mamma torni presto?

- Amore non so quanto presto, ma sta sicura che torno da te.

Dopo aver dato le spiegazioni del caso a suor Angela, tipo orari indicativa per la cena, eventuale merenda, indicato i cambi di Lucia, e la sua propensione a giocare con qualsiasi cosa sembri anche lontanamente acqua, sono scappata di corsa fuori dal convento per recarmi in ospedale, in lontananza mi sembra di aver scorto un viso conosciuto, ma troppa la preuccupazione per mio padre, che non gli ho dato peso.

Nella mia mente mio padre e Lucia, il mio ieri e il mio domani, da dove vengo e dove sto andando… in altre parole me.


Sai son quello che somiglia, somiglia, somiglia a te

* Nella mia testa una bambina di tre anni, nella sua mente ha una completa capacità espressiva.

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Capitolo 4
*** E tra le mani aria stringi ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro


Un passo indietro ed io già so
di avere torto e non ho più le parole
che muovano il sole



Azzurra? Azzurra Leonardi? Non è possibile, sto avendo le allucinazioni… sono passati quattro anni quasi e non è possibile che sia lei.

Solo il pensiero di averla vista mi riporta indietro, non alla telefonata con la quale l’ho persa… no mi riporta all’ultima volta che l’ho avuto, quel weekend che sono tornato da Berlino.

Quella notte probabilmente fu l’inizio della fine.

 

Era follia la mia, avevo fatto lezione, ricevimento studenti, partecipato ad un consiglio di facoltà, ed avevo preso un aereo per tornare a Modena (ovviamente passando per Milano), Davide mi mancava moltissimo, e mi mancava anche Azzurra, più di quanto fossi disposto ad ammettere, è vero stavamo insieme, è vero le avevo detto di amarla, ma il modo in cui la sua presenza mi faceva perdere il controllo era troppo … facevo fatica ad accettarlo a pieno. 

Quando stavamo vicini mi sentivo perennemente influenzato, il desiderio di toccarla, di stringerla, di sentirla mia, era forte come la prima volta che l’ho baciata, mi sento un adolescente cretino.

Sono arrivato in tarda notte, e sono andato subito nel mio appartamento, Azzurra dormiva, la testa posata su un libro, sul tavolo del salottino, la porta della stanza di Davide aperta, eppure era una sorpresa la mia, i due non si aspettavano il mio rientro… quando l’ho vista, così bella e abbondanata, non ci ho capito più niente, ho posato la borsa a terra e mi sono inginocchiato accanto a lei, e ho cominciato a scostarle alcune ciocche di capelli che le coprivano il viso.

Svegliata dalle mie carezze, ha aperto lentamente gli occhi, ho visto tutte le emozioni che ha provato passare nei suoi profondi occhi scuri, sorpresa, gioia, desiderio… le ho preso il viso tra le mani, troppa la voglia delle sue labbra da poterle resistere ancora… mezza addormentata si è svegliata mentre le stavo letteralmente mangiando la faccia, mi ha messo una mano sul petto per fermare la mia foga, strappandomi un sospiro di protesta.

- Davide dorme da un amichetto… - mi dice a bassa voce, sorridendo del mio broncio.

- Che cosa ci fai tu qui?

- Non dormo quasi più nella mia stanza… - mi dice lei, mentre si alza in piedi e mi tira per la cravatta fino alla mia stanza.

Quanto tempo era che non facevamo l’amore? Un mese? Non lo so, in ogni caso troppo troppo tempo, mi mancava la sua pelle sempre profumata e morbida, non ero il solo ad avere questa mancanza, in pochissimo tempo eravamo entrambi nudi. Le ho accarezzato dolcemente il viso mentre l’invitavo ad adagiarsi sul letto.

Il resto è stato amore, e passione fino a quando non siamo crollati addormentati abbracciati, non siamo stati attenti a nulla, non sono stato attento a nulla, ci siamo alzati alle 9 per andare a prendere Davide.

Riapro gli occhi e sento nel naso il profumo della sua pelle, come se l’avessi avuta per tutti questi anni.

Ritorno al momento in cui mi è scappata via dalle mani.

La verità però non è questa, non è lei che è scappata, sono io che l’ho lasciata andare…

 

Quando ho visto le 7 chiamate di Azzurra sono andato nel panico, non mi chiama mai senza motivo, o quando ho lezione, che fosse successo qualcosa a Davide??

- Pronto! Che succede? Davide sta bene?

- si si, certo! Scusa le chiamate… dobbiamo parlare, quando torni?

- Non prima di 3 settimane, lo sai, il mio rientro poi sarà definitivo… che c’è di urgente?

- Non volevo dirtelo così… non per telefono…

- Azzurra mi sto preuccopando!! – che voglia lasciarmi? Che trovi quel tipo con cui lavora migliore di me, oppure l’insegnate di calcio di Davide? Come ho potuto cedere ad una donna così…

- Non ti devi preoccupare, o forse sì, non lo so, non lo so… è che non posso più tenermi tutto dentro.

Ho smesso di respirare, con tutti i brutti pensieri sempre in pole position.

- Ho un ritardo, cioè sono proprio incinta, lo so!

Cosa? Cosa? Cosa?

Nella testa mille cose, ancora lei vicino ad uomini diversi da me, che la toccano al posto mio… in testa Davide, e come potrebbe prendere questa cosa, e l’unico desiderio di non voler ferire mio figlio.

Ho aperto la bocca e ho dato fiato …

- Azzurra, non è possibile… non è mio, ti sei sbagliata! Sei sicura? Io adesso proprio non posso, c’è Davide… e non ce la faccio, ci conosciamo da poco, Davide è piccolo, ha bisogno, ora più che mai di stabilità… ora che sto per tornare a Modena non posso affrontare un altro terremoto. E poi sei sicura sia mio, praticamente non torno da…

- Due mesi…- mi dice lei con la voce più triste che io le abbia mai sentito.

- Non puoi obbligarmi, è un problema, lo devi risolvere…

- E’ un mio problema Guido, fai finta che non ti abbia detto nulla! Dimentica questa telefonata… - quando ha attaccato il telefono non ci ho capito più nulla, ma il mio lavoro mi ha richiamato all’ordine, quando la sera ho sentito Davide mi ha detto che Azzurra era occupata, non mi ha parlato più al telefono, e quando stavo per prendere un aereo e dirle che la mia era stata una reazione impulsiva, solo paura, mi ha chiamato suor Angela per chiedermi se Azzurra fosse da me, visto che aveva lasciato il convento con un biglietto, ma senza darle una spiegazione.

Sono tornato prima da Berlino ma lei era sparita…

Come un funghetto magico!!

Io che riportai Riccardo da Chiara (con il senno di poi, fu un discorso inutile e forse doloroso), ho fatto il suo stesso errore ho abbandonato la donna che amo, trattando mio figlio come un problema, ho ucciso mio figlio, e Azzurra non mi vuole più vedere. L'ho costretta a qualcosa di terribile.

Ho perso tutto, solo Davide mi resta.

Ho cercato Azzurra per mesi, insieme a suor Angela, che ha perfettamente capito che ero coinvolto nella sua scelta di sparire, ma niente niente niente.

Il mio amore è sparito come un funghetto magico, e anche stavolta è colpa mia.

Non mi capacito di quello che le ho detto, di cosa l’ho costretta a fare…

Questo salto nel passato è sinceramente troppo doloroso.

Mi passo le mani sul viso, sfiancato da questi ricordi, e mi dirigo verso il convento, la scia di profumo che trovo all’ingresso mi sembra ancora familiare, mentre fuggo alla possibilità che Azzurra possa essere tornata qui, e pure fosse, non sarebbe di certo tornata per me.

Vedo suor Angela china nel giardino, ma sono troppo stanco per andare da lei, me ne vado diretto nel mio appartamento, ho bisogno di dormire un po’, e soprattutto devo togliermi Azzurra dalla testa.

Da lì la levi facile, è dal cuore che proprio non riesci a toglierla.

Detesto la mia coscienza.

Mi prendo un sonnifero e mi butto a letto, l’ultima cosa di cui ho bisogno è fare un sogno a luci rosse con Azzurra, per svegliarmi eccitato e dovermi chiudere in bagno come un adolescente.

Che Dio mi aiuti!

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Capitolo 5
*** Ritrovarmi ancora fiera di lei ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro


la mia vita scorre mentre guardo te
quella voglia di riscatto so cos'è
e nessuno può comprenderti di più
nessun'altro prova ciò che provi tu
io ti guardo e sento che puoi farcela.

 

[Suor Angela]

Lucia è bellissima, è una bambina dolcissima, c’è molto di sua madre in lei, della ragazza che ho conosciuto io e ancora di più della donna che intravedevo in lei. Lucia è solare, gioviale, sorridente, socievole, molto curata e molto attenta al suo vestitino blu.

Mi sta raccontando qualcosa  di Venezia, non sono sicura di aver capito bene,  è così emozionata che muove le sue manine in continuazione, tanta acqua, tanti ponti, tante barche… quello che credo di aver capito è che l’acqua le piace molto, in effetti anche Azzurra mi ha accennato qualcosa in merito.

 Ancora non ci posso credere, Azzurra… Azzurra Leonardi, la mia Azzurra, ha una bambina, una figlia bellissima… cosa che non mi viene difficile da credere, sapevo che in Azzurra ci fosse molto, non immaginavo così tanto.

Quando è andata via, ho pensato di tutto, quando è tornato Guido ho capito che lui era coinvolto, o quantomeno sembrava colpevole quando, tornato in convento, non vi ha trovato Azzurra.

Ora che osservo meglio Lucia…

- O mio Dio!! – esclamo ad alta voce, facendo sussultare anche la piccolina.

- Stai male? – mi chiede lei avvicinandosi a me, mentre mi guarda con gli occhi della madre e fa una smorfia tale e quale a quella del padre.

- No piccola, no, anzi scusami se ti ho spaventato… non volevo… - lei scuote la testa e torna a concentrarsi sui sassolini, ed io che la calma proprio non so dove sia di casa parto con l’interrogatorio.

- Lucia, senti…

- Lulù o Lelù…

- Come? Perché Lelù?

- Leonaddi, Lucia Leonaddi. – bene non volendo la piccola mi ha già risposto ad una domanda, Azzurra non è sposata e nessuno l’ha riconosciuta. Posso proseguire con la mia indagine, anche se da indagare c’è davvero poco e prima o poi Guido Corsi incontrerà la mia ira.

- Senti Lulù… dove vivi con la mamma?

- A casa…- mi dice lei distrattamente, quando alza la testa, mi stupisce di nuovo.

- COSTA!!!!!!! – dice correndo in direzione di suor Costanza, che l’accoglie a braccia aperte.

Ancora parecchio confusa, capisco solo che si conoscono e non da poco tempo, mentre la guardo con un po’ di disapprovazione lei si avvicina tenendo per mano la piccola.

- E’ inutile che mi guardi così, - dice mentre si siede accanto a me, e la piccola torna a costruire una casetta con i sassi – sono stata più attenta di te, e l’ho trovata che Lulù aveva 4 mesi, mi ha parlato molto della sua decisione, ho trovato un Azzurra più matura, e quando mi ha chiesto di rispettare il suo silenzio con te e con le altre non ho potuto non rispettarla.

- Ma lei sapeva quanto ero preoccupata io!

- Certo che lo sapevo, e ho fatto l’unica cosa giusta, l’ho seguita, ascoltata e protetta come avresti fatto tu, non l’ho lasciata sola.

- Perché mi ha tenuto fuori? – Costanza sorride e indica la piccola.

- Devi chiederlo a lei.

- O ma anche Guido mi deve qualche spiegazione… lui sapeva…

- Angela ti chiedi ancora perché Azzurra non ti abbia detto tutto?! Vedi come fai? Entri nella vita delle persone come un caterpillar, e sbaragli tutto. Se lei avesse voluto parlare ancora con Guido l’avrebbe fatto, hanno avuto una discussione in merito… - e con la testa indica Lucia – Azzurra è rimasta molto ferita dalle parole di Guido, tanto da volere mettere chilometri tra loro due, tanto da tenerti fuori perché non voleva il tuo intervento. Ha lasciato talmente tante cose qui che non ho potuto che ammirare il suo coraggio.

- …ma sola e incinta, dove diavolo è stata?

- Ancora non hai capito? – mi dice lei, con quel suo sguardo amorevole – Chi conosce Ria e sa cosa vuol dire crescere un figlio da sola?

- Giulia!! Giulia e Marco! Come diavolo ho fatto a non pensarci prima? E loro non mi hanno mai detto niente?!

- Angela abbiamo fatto tutti quanti, solo quello che ci ha chiesto Ria! Ti assicuro che sola non è stata, meno che mai da quando è nata Lucia.

- Ria?

- Si, sai un nomignolo nato nel tempo, e Ria piace un po’ a tutti…

- Ora che cosa devo fare?

- Ascoltarla, starle vicino e basta…

- Ma Guido….

- Quello sarà un suo problema. A proposito perché è venuta a Modena? Non sembrava troppo convinta l’ultima volta che ne abbiamo parlato.

- Suo padre ha avuto un infarto in carcere e l’hanno chiamata, la situazione non sembra rosea…

- Povera figlia!

Lucia poi ha catalizzato tutte le nostre attenzioni, con un disegno per la sua mamma. Continuando a parlare con lei e suor Costanza ho scoperto che Azzurra fa la modella, che vivono tra Roma e Milano.

Ho sentito forte il bisogno di un momento da sola. Lucia mi ha salutato con un bacio dolcissimo, e Costanza mi ha guardato con lo sguardo di chi sa.

C’è solo un posto, dove devo andare ora, entro nella nostra piccola cappella, e mi chiudo la porta alle spalle.

- Sai quanto le volevo bene? Quanto sono stata in ansia per lei? Quanto difficile è stato far digerire la cosa a Margherita? Quanto Davide stesso ci abbia capito poco? Perché? Io lo so che non posso gestire tutto, controllare tutto, ma era proprio necessario questo?? Come può essere stata sola in questi anni? Come può essersi allontanata così tanto da Guido? Guido aveva accolto Davide cosa diavolo può essere successo?

Un soffio di vento, che so perfettamente da Chi viene, mi accarezza il viso.

- Lo so che non è stata sola davvero, e che il mio è molto più l’egoistico dolore di aver perso una figlia, che altruistica preoccupazione; so che ha scelto per il bene di sua figlia, si vede perfettamente con quanto amore sta crescendo Lulù. Ora più che mai ti prego di darmi la calma che non ho e la pazienza che non conosco per poterle stare vicino.

Mi aggiro ancora pensierosa tra i banchi.

- Per quanto riguarda la situazione con Guido, io cercherò di non interferire ma è chiaro come il sole che è figlia sua!! Io cercherò di farmi i fatti miei, ci proverò, hai ingarbugliato la matassa e tu la sbroglierai nel migliore dei modi. Ho anche promesso a Guido di non intromettermi nella sua vita dopo la storia di Paolo Marino, tanti anni fa è vero, ma non posso mancare ora a quella promessa, anche perché rischierei di perdere di nuovo Azzurra, se decidessi di intromettermi. La palla è nelle Tue mani, come sempre.

Lascio la cappella mentre sento la risata cristallina di Lucia invadarmi, sembra un coro di tanti campanelli.

 

Azzurra è tornata piuttosto tardi in convento, Lucia crollava dal sonno ma ha voluto aspettarla sveglia.

Azzurra si è messa a tavola, dove avevo lasciato apperecchiato per lei, con la piccola che le dormiva su una spalla, ha mangiato qualcosa.

- Come sta tuo padre?

- Non bene, vogliono provare un intervento ma secondo loro la situazione è troppo compromessa.

- Mi dispiace.

- Lo so, quando oggi si è svegliato gli ho parlato molto di Lucia, vorrebbe conoscerla – lo dice mentre comincia ad accarezzarle i capelli –non lo so, vorrei ovviamente presentarle il nonno, ma sta così male, che non voglio far entrare nella sua vita qualcuno che potrebbe uscirne in un soffio.

La sua maturità mi colpisce, la ragazza a cui ero abituata io, ancora non ragionava così.

- Lulù è molto sensibile, e non so proprio se sia giusto esporla a un dolore simile.

La verità è che non so cosa dirle, per la prima volta mi sento così fuori dalla sua vita da non sapere cosa sia meglio e giusto per loro due.

- La devo preparare, ma la porterò con me domani, credo che sia la cosa giusta, sia per lei sia per mio padre.

- Lo è anche per te?

- Sì, penso di si, sono due persone importanti della mia vita. Credo che sia naturale, e giusto…

Ha detto qualcosa che mi porta alla testa Guido, via il dente via il dolore, lui è qui, e lei deve saperlo.

- Azzurra… tu lo sai che Guido vive ancora qui?

Vedo tante emozioni passare sul suo viso quando faccio il suo nome, emozione, rabbia, inquietudine, paura, trepidazione… per ultimo scorgo il suo orgoglio ferito e la sua dignità calpestata, stringe di più al petto la sua bambina.

- Sì… non avevo tempo di fare altro.

- Non è un rimprovero.

- E’ un monito?

- Monito? Wow…

- Il mio vocabolario si è notevolmente arricchito, e la ringrazio per l’inforrmazione, io so tutto di voi, sono stata costantemente aggiornata; so che Guido e Davide stanno qui, che lui rifrequenta Beatrice, e so che deve starmi lontana.

- Perché?

- Sono stanca suor Angela, davvero, non ho voglia di parlarne ora… possiamo dormire nella stanza di Nina?

- Potete dormire nella tua, l’ho chiusa quando sei andata via, non ce la facevo a saperla a qualcun altro e l’ho tenuta così com’era… era tutto quello che mi era rimasto di te.

La vedo con gli occhi lucidi, avvicinarsi e cadere nel mio abbraccio. La mia orgogliosa e testarda principessa è tornata.

Dopo che le ho accompagnate nella loro stanza, vado verso l’appartamento di Guido, sul tavolo un biglietto.

Suor Angela,

non ho proprio avuto una bella giornata, salto la cena, ho preso un sonniffero, ci vediamo direttamente a colazione.

Guido

 

Quella di domani mattina sì che sarà una colazione interessante…

- Che Dio ci aiuti!

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Capitolo 6
*** 6. È morta la regina! Lunga vita alla regina ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro


non ho mai posto limiti
alla provvidenza io no

Anche se da certi uomini
sorprese io non mi aspetterò
ma qualcuno dovrà crederci
e sfidare la realtà
scegliere come vivere
imparare come si fa

 

[Azzurra]

Lucia dorme che è una bellezza, io invece proprio non ci riesco, non in questa stanza, non in questa giornata, non di nuovo in questo posto.

Ho fatto la spavalda con suor Angela , quando mi ha parlato di Guido, ma ho una paura tremenda all’idea di rivederlo…

Sono spaventata dai miei sentimenti così ambigui nei suoi confronti.

Sono molto arrabbiata con lui, per come mi ha trattato, per come ha definito la mia gravidanza un problema, per come mi ha umiliata come donna, facendomi capire che il suo amore era troppo fragile per essere vero, troppo insicuro per buttarsi con me in questo imprevisto, troppo poco per accettarmi. La mia dignità, la mia femminilità, il mio orgoglio gridano vendetta…

Poi un rumure, e Lucia si stringe più a me.

E la mia maternità lo ringrazia per questo dono bellissimo e inaspettato, che ho coltivato e amato, come il fiore più bello che la terra abbia mai visto sbocciare.

Porca miseria come sto messa! Lo sapevo che quella campagna pubblicitaria per Starbucks mi avrebbe rovinato, quel cretino del mio agente che mi ha fatto prendere tutti quei libri, ora li leggo e li capisco, e comincia a pensare come una noiosissima miss moscetta.

Non si fa Azzurra, non si fa!

Ma che dico?!

Azzurra è morta, lunga vita ad Azzurra.

Sono come sono senza dovermi spiegare con nessuno! Ho una figlia bellissima, leggo 2 libri al mese, non ho smesso di amare lo shopping, continuo a credere che rosa e celeste cafone si veste, che le polo non vadano nei jeans, ma ho anche imparato due lingue straniere.

C’è qualcosa di sbagliato in me? Certamente no, ma chi mi ricordava, forse faticherà a riconoscermi.

Ancora agitata e incapace di prendere sonno, mi alzo per uscire, metto un cuscino accanto a Lucia ed esco fuori dalla mia vecchia stanza cercando di non fare rumore. Mi godo il mio convento nel silenzio della notte dopo tanto tanto tempo, passo accanto alla stanza di suor Angela, sempre piena di sveglie e ventilatori, seguo il portico, accarezzo queste mura che mi hanno accolto così com’ero, viziata ed egocentrica e mi riaccolgono oggi, così diversa da allora, ora che al centro della mia vita c’è qualcuno che non sono io… scelgo scentemente di passare di fronte all’appartamento di Guido, silenzioso e buio; l’istinto è lo stesso di tanti anni fa, quello di vederlo dormire, ma vado oltre, è passato tanto tempo, potrebbe non essere solo, e non lo voglio vedere, tanto vale sempre la stessa frase.

Cattivo, ma bellino!

Arrivo al chiostro, così buio e vuoto, così diverso da quel giorno, dove Guido dopo una simpaticissima caccia al tesoro mi ha aperto il suo cuore…

L’inizio di tutto e la fine di tutto, ero sempre in quel portico quando gli feci quella maledetta telefonata.

 

 Scuoto la testa, è inutile ripensare al passato, un giorno alla volta continuerò a costruire il nostro futuro, come ho fatto quando sono partita, come ho fatto dal giorno che Lucia è nata.

Torno nella mia stanza, ora ancora più mia, visto Lucia che dorme nel mio letto, mi sdraio e la stringo a me, il suo dolce odore di bimba mi culla serenamente tra le braccia di Morfeo.

 

[Guido]

Oddio il sonniffero mi ha letteralmente tramortito! Ho dormito quanto? 14 ore?! Ma come si fa? È possibile che un’allucinazione abbia il potere di abbattermi a questo modo?

Non è un’allucinazione, è Azzurra, lo sai...

- Dannata coscienza lasciami in pace! – ora parlo pure da solo, finirò pazzo!

Entro nel bagno e con una doccia cerco di togliermi di dosso il torpore che il sonnifero mi ha lasciato addosso, entro nel salotto e trovo un paio di chiamate di Beatrice sul telefono, effettivamente non l’ho nemmeno avvisata che mi sono messo a dormire, la chiamerò appena arrivato in facoltà.

- Caffè, ho bisogno di caffè! – torno nella mia stanza per cambiarmi e scendere per la colazione, sul tavolo trovo il biglietto per suor Angela, sotto la mia firma c’è scritto solo ok, segno che è passata di qua,  e segno che quella di Azzurra è stata davvero un allucinazione.

Se Azzurra fosse effettivamente tornata, suor Angela mi avrebbe chiamato… per forza.

- Basta Azzurra! – dico stringendomi il nodo della cravatta, prendo la mia borsa e scendo al bar.

 

Suor Angela è già al suo posto così come suor Costanza, Nina dovrebbe essere a Milano, Chiara dormiva alla casa famiglia in questi giorni, perché altri due posti apparecchiati a tavola?

E soprattutto, perché mi fissano?

- Buongiorno! – dico un po’ a brutto muso, mentre le due continuano a fissarmi – Che c’è? – chiedo toccandomi il viso, che mi sia tagliato radendomi?

- Niente Guido! – dice suor Costanza smettendo di fissarmi – buongiorno a te, accomodati!

 

[Suor Angela]

Non posso non dirgli niente! Non me lo perdonerà, per carità è una cosa che so da poche ore e non da mesi, ma non la prenderà bene.

Devo dirglielo, anche se Costanza dice che devo farmi gli affari miei.

- Guido…

 

[Guido]

Suor Angela deve dirmi qualcosa, la conosco bene, quella faccia significa mille cose, mentre mi siedo mi volto verso di lei, ma una porta che sbatte e un grido, distraggono sia me che la suora.

- GIONNO!! – è una bambina, piccola, quanto avrà tre o quattro anni, sembra che le suore la conoscono, la fisso mentre lei fissa me, incuriosita, notandomi come un estraneo.

- Lucia!!! – grida un’altra voce che riconoscerei sempre, con quel suo tono squillante, con quella disapprovazione mal celata; la bambina si immobilizza ed io non ho il coraggio di girarmi.

- Quante volte devo dirti che non si corre qui dentro? – la piccola fa una faccina mortificata.

- Mami… scusa! – le risponde subito, molto pentita, o almeno apparentemente.

Sento il rumore di tacchi fermarsi di colpo, è lei, mi ha visto, e ancora non ho il coraggio di girarmi.

- Buongiorno. – dice a tutti quanti - A tavola. – aggiunge per la piccola.

Si siede di fronte a me, e riesce a non guardarmi mai, la voce della piccola, cattura la nostra attenzione.

- Pesentazioni! – si avvicina a me, fermandosi accanto alla mia sedia e tendendomi la mano.

- Lucia Leonaddi.

- Leonardi – la corregge Azzurra.

- Che ho detto io?! – dice alla madre, sempre con la mano tesa verso di me.

- Guido Corsi – dico facendole il baciamano.

È adorabile quando scappa con le gote rosa, in braccio alla madre.

Madre che è evidentemente Azzurra! Non ce la faccio più, alzo lo sguardo per vederla ed è lei bella come allora, come sempre, i nostri sguardi si incrociano per un attimo, e come sempre i suoi occhi parlano per lei, ci sono talmente tante cose, che abbasso lo sguardo per primo, sconfitto.

Anche solo parlarle non sarà facile.

Suor Angela dice qualcosa che non sento… suor Angela sapeva? Non mi ha detto nulla?

Quella bambina catalizza ancora la mia attenzione, attaccandosi al braccio della suora.

- Lulù si chiama Angela, lo sai.

- Non me lo licoddavo. – dice decisa, Dio che caratterino – Angela, giochi con me anche oggi?

- No amore, oggi vieni con la mamma.

- Dove?

Vedo Azzurra alzare lo sguardo verso suor Angela prima e Costanza poi, fare un profondo respiro e fissare sua figlia.

- Andiamo a trovare il nonno!

- Nonno?

- Si il mio papà. Tuo nonno… che non sta tanto bene, sta male, ed è in ospedale.

- Sta male? Diamo un bacino?

- Non basta un bacino, ti ricordi Pip? – la bambina si porta una mano alla bocca e gli occhi le diventano lucidi, Azzurra le bacia la fronte, asciugando le prime lacrime.

- Amore, sei contenta di aver avuto Pip anche se per poco? – e la piccola annuisce, accennando un piccolo sorriso.

- Ti va di conoscere il nonno anche se magari non ci sarà sempre? – le chiede Azzurra e la piccola annuisce di nuovo.

Vedo le suore con gli occhi lucidi, e mi accorgo che gli occhi pizzicano anche a me, è disarmante la semplicità con la quale Azzurra ha spiegato la malattia e la morte a sua figlia, in modo che lei la comprendesse, un po’ meno spaventata.

Praticamente le ha detto che suo nonno, che non conosce, sta morendo…

Seneca spiegato ad una bambina.

 

[Nina]

Porca miseria!

Ieri ho sentito Azzurra, sapevo che stavano qua per la faccenda del padre, motivo per cui stamattina mi sono precipitata da Milano, ma così tutti a tavola insieme era un’immagine a cui non era preparata.

Azzurra, Lucia, Guido, suor Angela e suor Costanza…

O cacchio!

- NINAAAAAAA! – dice la piccola notandomi.

- LULU’!! – la riprende subito Azzurra vedendola correre, mentre la piccola più pacatamente mi raggiunge e mi salta al collo.

- Sei cresciuta peste! – le dico posandole un bacio sulla fronte.

 

[Suor Angela]

- Anche lei lo sapeva? – chiedo guardando Azzurra, forse un po’ troppo severamente.

- Solo lei in effetti, lei da sempre è la persona più discreta e leale che conosco. – inizia a parlare, dimentica che Guido fosse al tavolo con noi, Guido che non la perde mai di vista – Costa è arrivata dopo, ci ha trovato lei. Quando l’ho vista a Villa Borghese con Giulia e Marco quasi svengo… Nina invece c’è sempre stata…

- BB… ti ricordi? – dice Nina avvicinandosi al tavolo sempre tenendo tra le braccia la piccola Lucia.

- BB non esiste più! – puntualizza Azzurra.

- Brigitte Bardot? – chiedo confusa.

- Bella Balena! – dice Nina scoppiando a ridere, seguita da Azzurra.

Nina passa alle spiegazioni.

- Allora… Azzurra era enorme al termine della gravidanza,

- Enorme è un’esagerazione…

- Abbiamo le prove! – puntualizza Nina ricominciando il racconto - La peste è nata che pesava tipo 4 kg, e io amavo chiamare Azzurra, balena, balenottera… così… quando le si sono rotte le acque e l’ho chiamata balena per l’ennesima volta, è venuta fuori BB, lei ha puntualizzato la sua bellezza. – le vedo sorridersi complici, come mai avrei immaginato di vederle – dai Ria, è un pezzo di storia!

- Certo che è storia. E chi se lo scorda quel giorno…

- Nessuno, nessuno dei presenti. – prosegue Nina – ho preso 3 multe, arrivando in ospedale in tempi record.

- Ma ovviamente troppo tardi per l’epidurale…

- Dopo 4 ore di travaglio, una padella in testa al ginecologo, una serie di vaffa… - occhiataccia di Azzurra – dicevo, una serie di simpatici epiteti alla volta di Marco e qualsiasi uomo presente nel raggio di 100 metri, è nata la peste.

- La mia piccola luce.

- Da qui Lucia?

- Sì – dice Azzurra perdendosi a contemplare sua figlia – non sapevo nemmeno se fosse maschio o femmina, la peste non si è mai fatta vedere!

La piccola, sentendosi chiamata in causa, si volta verso la madre.

- Andiamo a lavarci i denti, che poi andiamo in ospedale.

- Ria vengo con voi. – le dice Nina mentre le altre sono sulle scale, vedo Guido fissare tutte noi presenti in cerca di altre informazioni, spiegazioni.

Quando Nina incrocia il suo sguardo, la vedo trasformarsi.

- Mettiamo in chiaro una cosa, il rapporto tra me e te è stato civile perché ho fatto una promessa, sai quanto io ti stimi professionalmente, personalmente ti tengo sotto le suole delle scarpe.

Il padre di Azzurra sta morendo, è tornata a casa SUA dopo anni, prova solo a ferirla in qualche modo minuscolo e di te non resterà nulla. – dice Nina fissandolo gelida, prima di alzarsi e lasciare solo noi due con lui. Credo che si sia tenuta dentro questo per anni, e in parte la comprendo.

Nella stanza scende un lungo silenzio, Guido tiene lo sguardo basso, Costanza mi fissa, per incoraggiarmi.

- Non ci capisco più niente! – dice Guido portandosi le mani alla testa.

- Forse è il caso di dirmi perché … - provo a parlare con Gudio ma arriva qualcun altro.

- Guido! – ci interrompe la voce di Beatrice che sopraggiunge nella nostra cucina – ti cercavo ieri sera, stai bene? – gli chiede lei gentile come sempre.

Qualsiasi risposta è interrotta dalla porta, che unisce il bar hai nostri appartamenti, che si apre di nuovo, dalla quale escono Nina e Azzurra con in braccio la piccola Lucia.

[Nina]

Ricordo conversazioni di anni fa in cui Azzurra si riteneva una sfigata, al tempo credevo che così non fosse, ma lo confesso, ho seriamente iniziato a ricredermi, Azzurra è sfigata!

Da quanto è a Modena? Meno di 24 ore? E già ha rivisto Guido e ora pure miss Moscetta!!

Che sfiga!

È pur vero che sono passati anni, ed è cresciuta molto.

Spostando quindi Lucia, di modo che la sua testa fosse coperta dal suo volto, si avvicina al tavolo dove ci sono tutti, Beatrice compresa, quest’ultima evidentemente poco felice di vederla.

- Buona giornata a tutti, noi andiamo. – dice per poi voltar loro le spalle.

Io saluto tutti con la mano, e un ghigno, e non appena ho Azzura di nuovo a portata d’orecchio le dico:

- È morta la regina!

- Lunga vita alla regina! – rispondiamo poi in coro, cominciando a ridere divertite.

 

[Suor Angela]

Effettivamente avevo sempre sottovalutato la possibilità di una comunella tra Nina e Azzurra e il loro potenziale distruttivo.

Escono dal bar lasciandoci tutti a tavola mentre loro ridono complici, noi restiamo chi più chi meno sconvolti.

 

Che Dio ci aiuti!

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Capitolo 7
*** Alla deriva ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro


Se brillando in silenzio resti accesa dentro me
Se bruciando e non morendo tu rivampi e accendi me



 

[Guido]

Quando Azzurra esce dal bar, percepisco ancora la presenza di Beatrice accanto a me, cavolo… proprio ora non ci voleva, perfettamente consapevole che le suore mi stanno ancora fissando, mi alzo per invitare Beatrice fuori in giardino.

Riesco a leggere sul suo volto disapprovazione e paura. Il tutto è perfettamente riconducibile ad una persona: Azzurra!

Non solo Azzurra non le è mai piaciuta, troppo diversa da lei, troppo procace, ma quando Beatrice ed io ci siamo riavvicinati, qualche anno fa, lei sapeva bene che l’avevo lasciata perché innamorato di Azzurra, credo che per paura della mia risposta non mi abbia mai chiesto niente, né della nostra storia, né della sua fine.

Il ruolo di Beatrice nella mia vita è sempre stato questo… un cuscinetto, un parafulmini, un mare calmo… è sempre stata presente dopo grandi amori, grandi passioni, dandomi la semplicità di un mare tranquillo, senza vento, senza onde, senza rischi.

Quanto si può essere felici navigando in questo modo?

Andando alla deriva, senza vento e senza motore, vale davvero la pena navigare?

- Che cosa ci fa lei qui? – dritta al punto, la sua decisione non cambia mai.

- Non ne ho idea, sinceramente. Solo questa mattina ho saputo che stava qui, ma perché non me l’ha detto…  credo di aver capito che suo padre non stia molto bene e sia stato ricoverato. – sono anche diventato un bugiardo ora, suo padre sta morendo, Nina è stata molto chiara, come è stata chiara dicendomi di starle lontano.

Voglio starle lontano? Oppure voglio parlarle, ascoltarla, sentirla?

Non diciamo cretinate Guido, ti è venuto un colpo quando hai sentito la sua voce, e un altro quando l’hai vista.

Beatrice mi sta dicendo qualcosa che non ho capito, Azzurra mi manda in confusione.

- Scusami… non ti stavo ascoltando… cosa stavi dicendo?

La vedo scuotere la testa, infastidita dalla mia distrazione: - chi era che aveva in braccio? Un bambino?

- Una bambina, Lucia.

- E chi sarebbe?

- Ne so quanto te, credo sua figlia.

- Sia è data da fare! – commenta lei sarcasticamente, ed io annuisco senza convinzione.

- Oggi non vengo in facoltà, non mi sento bene, è da ieri che ho una forte emicrania e voglio riposare un po’. – dico alzandomi di colpo dalla panchina, eravamo arrivati nel chiostro, che oggi ha tutta un’altra luce.

- Guido…

- Non c’è niente che non va, davvero, solo una forte emicrania. – le poso un bacio sulla fronte e rientro al bar.

 

Suor Angela e suor Costanza stanno discutendo, non troppo pacatamente direi, mi fermo per ascoltarle non visto, ormai ho tutti i brutti vizi di suor Angela, mi sono pure messo ad origliare.

- Angela fatti gli affari tuoi! Se non vuoi uscire di nuovo dalla sua vita, la devi rispettare, con i suoi tempi e soprattutto nelle sue decisioni. – la capo suora sembra piuttosto decisa direi.

- Come posso stare a guardare? – chiede suor Angela con la voce rotta dall’emozione, il che mi fa capire, che lei non aveva idea di nulla, gli ultimi anni di vita di Azzurra sono stati un mistero per lei quanto per me.

- Le hai parlato? L’hai sentita con Lucia? Non è più la bambina viziata che era quand’è arrivata qui! È una donna, e una madre. Provvede a se stessa e a Lucia da quando la piccola ancora non era nata, ha un lavoro che le da una rendita più che soddisfacente, vero che certe volte non salto di gioia nemmeno io per alcune cose… diciamo con troppa poca stoffa addossa… ma è una professionista seria e rispettata. A Lucia non manca niente, ed è felice, immensamente felice. – le dice suor Costanza, da qui deduco che lei sapesse benissimo dove si era cacciata Azzurra, e cosa ha fatto in questi anni.

- E Azzurra? Azzurra è felice? – le chiede suor Angela, mi scopro egoisticamente spaventato all’idea di conoscere la risposta.

- Sì, Ria è felice! Potrebbe esserlo di più? Non lo so. Vorrebbe un compagno? No! È una donna bellissima, nonostante abbia una figlia, fa la modella in mezza europa, non credi che ci siano uomini che l’abbiano voluta? O che ci abbiano provato con lei? Ti chiedi perché non ha un compagno? Non lo vuole, almeno per il momento non ci pensa proprio, Lucia è la sua priorità! – Almeno so che non ha nessuno ma perché la chiamano Ria, che è sta storia? Azzurra modella? Quante cose non so?

- Non è giusto. – dice Angela sempre più triste

- Quello che è giusto o sbagliato non lo decidi tu, non sei Dio, e se vuoi turbarla con i tuoi modi, la inviterò a lasciare il convento!

 

Mi allontano di qualche passo, l’ultima frase di Costanza sembra aver messo un punto alla discussione, è vero che Angela non è il massimo della discrezione…  è vero che farsi i fatti suoi non è una cosa che lei comprende… come è vero anche, che la pazienza e la calma non possano proprio essere annoverate tra le sue doti migliori… ma la capisco, cavolo se la capisco.

Chiuderei Azzurra in una stanza per sapere tutto quello che non so, ma con quale diretto lo farei?

Perché è andata via?

Perché non mi ha dato il tempo di…? Non lo so, avrei accettato, l’avrei voluto? Avrei cambiato idea?

E poi, chi è Lucia Leonardi?

 

[Suor Angela]

Ho visto Guido origliare la nostra conversazione, il ragazzo ha imparato molto da me, ma non tutto, certamente non i modi, la strada è ancora lunga per lui.

La verità è che non so che fare, parlare con Azzurra al momento è fuori discussione, Costanza non parla mai al vento, le sue non sono minacce, sono promesse, ed io non voglio perderla di nuovo.

Per non parlare di Guido… forse è meglio che frigga un po’ nel suo brodo, anche perché conosco troppo bene Nina, me la ricordo quando mi credeva responsabile della scelta di Chiara, quello che ha potuto fare, se ora mi ritenesse dalla parte di Guido scatenerebbe una guerra, considerando quello che ha detto a Guido, non penso che sia il caso che io parli con lui ora.

Mi sembra evidente che aver condiviso questi anni abbia unito moltissimo Azzurra e Nina, sono molto belle le mie ragazze così vicine e così complici.

Ho bisogno di un momento per me, me ne vado in cappella, che tanto l’unica cosa che posso fare è pregare.

[Guido]

Suor Angela mi evita, ormai si è chiusa in cappella da un paio d’ore, suor Costanza è sparita, bene, ed io adesso che faccio? Sto girando per il bar tipo anima in pena, non ho la testa per lavorare, troppe domande nel cervello, quasi sempre le stesse.

Non voglio andare nel mio studio, non sarei utile a nessuno, non voglio andare nel mio appartamento, la verità è che voglio stare qui, voglio vederla tornare.

Con la testa torno a qualche anno fa, alle volte che mi è venuta a prendere all’aeroporto, alla luce che brillava nei suoi occhi un attimo prima che le nostre labbra si unissero, i suoi occhi erano così diversi, così freddi. Troppo poco tempo, l’ho avuta per troppo poco.

Però
quell'immagine di te
così persa nei miei occhi
mi portò la verità,
ama quello che non ha
l'amore, amore mio.

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Capitolo 8
*** Famiglia ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro


Ed improvvisamente
ti accorgi che il silenzio
ha il volto delle cose che hai perduto
ed io ti sento amore,
ti sento nel mio cuore,
stai riprendendo il posto che
tu non avevi perso mai,
che non avevi perso mai

 



 

[Guido]

Sono qui che spero di vedere lei, ma niente; dalla porta entra Nina, tenendo per mano la bambina. Si guarda un po’ intorno per poi venire verso me, credo che per anni abbia indossato una maschera nei miei confronti, visto il ghiaccio che leggo ora nei suoi occhi.

- Dov’è suor Angela? – mi chiede a brutto muso.

- Credo in chiesa… - le dico alzandomi e avvicinandomi a loro.

- Suor Costanza? – chiede ancora lei.

- Non lo so. – le rispondo sinceramente per poi concentrarmi sullo sguardo, un po’ mogio, della piccolina.

- Cavolo!! – impreca Nina ad alta voce.

- Zia…- dice la piccola riprendendola.

- Hai ragione amore, dobbiamo trovare Costa e Angela ora…

- Posso tenerla io? – le suggerisco, e il suo sguardo promette fuoco e fiamme, quindi alzo gli scudi e parto con la logica, cosa che di solito con Nina funziona – mi sembri piuttosto nervosa, mi sembra che tu debba parlare con le suore in privato, mi sembra che la piccola si stia chiedendo perché sei nervosa. Non è il caso che la lasci qui, mentre vai a parlare con le suore?

Non fa una piega! Lo sa anche lei, glielo leggo in faccia! Cederà, cederà… la piccola ci guarda alternativamente entrambi!

- Va bene, - dice Nina prima rivolta a me – Lulù stai un momento con Guido? Perché non fai un disegno? – aggiunge poi rivolta alla piccola che annuisce e ora mi fissa con i suoi occhioni, così simili a quelli della mamma, e mi tende la mano che Nina ha lasciato, la sua manina è così piccola che sembra perdersi nella mia. La guido fino al tavolo della cucina, dove la aiuto a sedersi, e lei dal suo zainetto tira fuori dei fogli e delle matite.

-Lucia, posso farti una domanda?

Lei alza la testa dal foglio, e mi fissa, mi sembra così diversa dalla bambina briosa e solare vista questa mattina.

- Mi sembri un po’ triste… che succede? – gli occhi le diventano lucidi e tira su con il naso.

- La mia mamma è tiste e piange, non mi piace quando mami piange.

Guido, Guido perché diavolo ti cacci in queste situazioni?! E ora cosa le dico?!

- Capisco – le dico accarezzandole il visino – ma secondo me la mamma riderebbe di più se sapesse che tu sorridi.

- Dici? – mi chiede lei speranzosa, ed io annuisco, la vedo aprirsi in un sorriso.

- Faccio un disegno a mami. – dice riprendendo a disegnare un po’ più sorridente. – Chiamami Lulù. – mi dice poi guardandomi e regalandomi un sorriso dolcissimo.

Come il sorriso di sua madre, anche il suo parte dagli occhi e termina nella labbra… così poco simili a quelle di Azzurra, ma comunque familiari…

 

[Guido]

Arrivano in quarta tutte quante insieme, e si mettono a discutere qui dietro. La mia idea a Nina di fondo non piaceva, si vede che vuole tenere d’occhio la bambina personalmente.

- La situazione non è molto buona, è un disastro. Leonardi dopo 40 minuti in cui si è goduto l’enfasi di Lucia ha avuto un altro attacco di cuore, piuttosto brutto, diciamo pure che è morto per un paio di minuti…

- O Signore! – dice Costanza portandosi una mano alla bocca.

Io mi sono voltato verso di loro, tranquillizzando la piccola, richiamata dal mio movimento, con una carezza alla testa.

- La situazione è brutta, e Azzurra sta cedendo, ci ho messo un po’ a portare via, Lucia…

La piccola sentendosi chiamata si volta verso Nina che tira fuori delle grandi cuffie dal suo zainetto e un lettore mp3 – amore della zia ti va di sentire un po’ di musica? – la piccola annuisce e lei le mette le cuffie e accende la musica, dandole poi un bacio sul naso.

- Che cosa possiamo fare? Posso raggiungere Azzurra in ospedale? – chiede allora suor Angela.

- No, quello che Azzurra ha bisogno di sapere ora è che Lucia sta bene, è al sicuro, in buone mani!

- Non può stare da sola… - insiste la suora.

- Lo so, ho chiamato i rinforzi, sta venendo Marco! – Marco? Chi è Marco?

- Perché? – chiede Angela, segno che conosce questo tipo.

- Lui la sa prendere, la sa calmare, se c’è Marco lei si sfoga, lei cede… - Marco chiunque esso sia sembra molto intimo con Azzurra.

- Giulia?

- Lorenzo ha il morbillo, non si può muovere. Sta salendo anche Cecilia, che per perdere un giorno di scuola farebbe di tutto, e poi Lucia si trova molto bene con lei. – ma chi diavolo sono tutte queste persone?

- Quando dico che Azzurra sta cedendo, dico proprio che sta crollando; sono quattro anni che siamo culo e camicia e lo so, la conosco… non ha fatto una piega l’anno scorso, ma questo è troppo, troppo tutto insieme. È tornata a Modena, il padre è un moribondo… insomma è fragile, molto fragile in questo momento.

- Che è successo l’anno scorso? – chiede suor Angela allarmata.

- La madre di Azzurra è morta, è stata cercata dal suo esecutore testamentario, l’ho personalmente accompagnata dal notaio. La madre le ha lasciato una bella cifra e una lettera, dove si scusava per l’abbondono, ribadiva la sua scelta, che non sarebbe stata comunque in grado di starle accanto e un’altra serie di cose spiacevoli… insomma il notaio Leonardi non era il genitore peggiore.

- E Azzurra? – la incalza ancora suor Angela.

- Ha buttato la lettera nel cestino della carta, una volta fuori dallo studio, e ha vincolato i soldi in un fondo a nome di Lucia.

- Non vuole niente dalla madre!

- Sì ma non è cretina, ed ha una figlia… diciamo che ha detto, che quei soldi stavano saltando una generazione. Cosa c’entra questo ora? Ah, sì! Azzurra non ha battuto un ciglio, ora è provata, si sta rendendo conto che tolto suo padre non ha più una famiglia… insomma tutta una serie di spiacevoli cose… è vero che non lo andava a trovare in carcere, ma gli scriveva spesso, insomma con suo padre aveva un rapporto, seppur solo epistolare, perché non tornasse a Modena è chiaro a tutti no. – dice facendo un cenno con la testa nella mia direzione.

- Angela è il caso di far rientrare Chiara, potrebbe esserci molto utile, la sua calma e la sua grazia potrebbero essere più utili che mai in questo momento. – dice la capo suora.

- Tornerà Davide, fra un paio di giorni… - dico intervenendo per la prima volta.

- E questo è un altro problema, ma lo affronterà.

- Problema? – mi da fastidio che si pensi a mio figlio come ad un problema.

- Davvero ti devo spiegare io, quanto TUO figlio abbia preso male l’abbandono di Azzurra?! Come l’abbia vissuta male? Quanto sia arrabbiato con lei? Ora pensi davvero che a lei abbia fatto piacere lasciarlo? Che per lei sia stata una scelta priva di sofferenza? Il suo nano!! Nano non si può più dire in sua presenza, Giulia ai pupazzi da giardino, non i nani…sai come ha spiegato a Lucia un nano che una volta abbiamo visto al circo, vestito da clown?! Le ha detto che era una persona affetta da acondroplasia, Lucia sa cosa significa, mette una r una volta a settimana ma dice perfettamente acondroplasia.

Mi ammutolisco incapace di ribattere qualsiasi cosa.

La discussione è ancora lunga, quando un uomo dagli occhi chiari e un’adolescente con gli stessi occhi entrano nel bar.

- Marco! – dice Nina tirando un sospiro di sollievo.

C’è un momento di feste e saluti e sorrisi, anche la piccola Lulù sembra molto contenta per l’arrivo di questo tizio. Un tipo piuttosto ordinario, non mi dice niente insomma. Suor Costanza mi fa cenno di sparire, di uscire, mi allontano approfittando del momento di confusione.

Mi nascondo solamente però, voglio sentire chi diavolo è questo tizio, insomma Costanza aveva detto che non aveva un compagno. Dopo aver baciato la piccola il tizio, le rimette le cuffie.

- Andiamo. – dice poi lui guardando Nina.

- Marco… non capisco perché tu sia qui? Perché non Giulia? – gli chiede suor Angela.

- Suor Angela, Azzurra ed io abbiamo un ottimo rapporto, è vero, è buono anche con Giulia, ma con me Azzurra si lascia andare, abbassa le sue difese, e piange, e soffre, e si comporta come un essere umano, non come una super mamma.

- Giulia?

- Giulia di solito la rimette in piedi, oggi tocca a me tutto quanto. Azzurra è come una sorella per me, ha vissuto in casa nostra per mesi, l’ho vista diventare un pallone, le ho comprato qualsiasi tipo di cibo piccante, mi sono fatto insultare durante il parto, l’ho accompagnata a moltissimi provini, l’ho nascosta a lei… le voglio un bene infinito, e se sta perdendo un uomo nella sua vita, forse il più importante per lei, ha bisogno di sapere che suo fratello c’è. – da qui vedo il volto di suor Angela aprirsi in un espressione di stupore.

- Questo l’ho imparato qui dentro, e come me l’ha imparato Azzurra, la famiglia è sangue certo, ma fino ad un certo punto, è amore, è fiducia, è stima, è condivisione, è scelta. – sagge parole le sue.

- Io, mia moglie, i mie figli, siamo la famiglia di Azzurra, quella che lei ha scelto quando è rimasta sola.

- Non l’avrei lasciata sola! – ribatte suor Angela

- No, ma la conosciamo tutti, avrebbe calcato la mano a uno stronzo che ha definito quella splendida creatura un problema, e di un uomo così Azzurra non aveva bisogno. Nessuno può essere costretto a fare il padre, è un’opportunità che, me lo lasci dire perché lo so bene, va presa al volo. Ora io vorrei davvero stare qui a parlare con lei, e appena avrò portato Azzurra fuori dall’ospedale recupereremo il tempo perso. Nina vedi se puoi di mettere un materassino nella tua stanza, così Lucia e Cecilia dormono con te. Sappiamo entrambi che Azzurra non può stare con Lucia stasera.

 

Lo stronzo sono io!

È mia figlia!

Non li sento più, è mia figlia!

Non ha risolto il problema, non mi ha lasciato per la cosa orribile che le ho chiesto di fare, mi ha lasciato perché sono un cretino.

Una figlia, ancora padre, dopo Davide, di nuovo.

Mi perdo a osservare Lucia, che probabilmente si sente fissata e mi scopre a origliare nascosto nel mio angolo, mi manda un bacio e mi fa cenno di rimanere zitto per non farmi scoprire.

È intelligente!

È bellissima, era bella anche prima, ma adesso sembra più bella, ed è mia….

…e Azzurra non mi darà mai un’altra opportunità.

 

- Basta signore, io vado, ci vediamo più tardi! Quello sta ancora qui?

Devono aver annuito tutte.

- Oggi tenetemelo lontano! – dice secco, prima di lasciare il bar.

Credo che prima di arrivare di nuovo ad Azzurra dovrò superare la cortina di ferro.

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Capitolo 9
*** Il senso di me ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro


E vai via dalle mani
Babbino caro
Accendo il sole per te
E non ti perderò



 

[Azzurra]

Non ce la faccio più, mio padre è in sala operatoria da ore, non mi dicono nulla. E la testa mi scoppia. Quando mi hanno detto che mia madre era morta, è stato difficile, è stato triste, ma chi la conosceva? In fondo non sapevo davvero chi fosse. 

Un volto in una foto, una donna che non mi ha mai cercata, non mi ha visto fallire, non mi ha visto crescere, non mi ha visto maturare, non mi ha visto cambiare.

Era una donna, solo una come tante, una che non mi conosceva.

Questa volta è diverso, questa volta è mio padre, che è rimasto con me, anche se era arrabbiato e triste, che mi ha viziato e tolto tutto allo stesso tempo, mi ha lasciato al convento, e mi ha ricattato per farmi tornare a casa, che ha tentato di fregarmi, che ha capito i suoi errori. 

È mio padre, che ha sbagliato ma che mi ama ed è fiero di me, della donna che sono diventata , di come sono cresciuta.

Non mi sembra nemmeno lui steso in quel letto, con quei tubi, l’ho davvero visto illuminarsi quando gli ho presentato il mio piccolo fiore. L’allegria di Lucia l’ha contagiato, ha riso davvero tanto, e anche la mia piccolina è stata contenta di conoscerlo, sono così belli insieme, quando Lulù gli ha raccontato di Venezia lui ha reso molto. Ha tirato fuori  una vecchia storia, che nemmeno io ricordavo, ci ha detto che una volta anche io e lui siamo andati a Venezia insieme, ed io avevo circa l’età di Lucia, e pare che avessi la stessa passione della mia piccolina per l’acqua.

Che bello scoprire qualcosa di me, che mi avvicina ancora di più alla mia bambina.

È stato bello vederli così vicini, tutta la mia famiglia insieme!

 

È stato difficile far portare via Lucia da Nina, mi ha visto piangere, voleva restare con me ed io non sopportavo proprio l’idea di dovermi separare da lei, è la mia forza e il mio buon umore, ma non voglio farla stare male e so che se mi vedesse così non starebbe bene. Temo però che Nina non si stia limitando a prendersi cura di Lucia, qualcosa mi fa credere che devo aspettarmi qualcosa. La conosco, ogni tanto fa quello sguardo, quello sguardo significa tempesta e che significa presenza.

Quanto è bella questa ragazza, la sorella che non ho mai avuto.

Era tesa prima in convento, lo so che è molto arrabbiata con Guido, e che in questi anni ha sopportato molto, e tante volte avrebbe voluto gridargli in faccia qualcosa e non l’ha fatto, magari quando mi sentivo giù, o Lulù stava mettendo i dentini, ero molto stanca e provata, e lei ci stava male a sentirmi così, da sola, e poi stava a Modena e non poteva darmi una mano, Dio solo sa cosa gli avrà già detto oggi o gli dirà presto.

Quando mio padre esce dalla sala operatoria, sento due braccia forti avvolgermi, riconosco immediatamente l’odore e comincio a piangere come una bambina, mentre Marco ci trascina verso il dottore, che evidentemente ha qualcosa da dirci.

- Signora Leonardi, abbiamo fatto tutto il possibile, purtroppo la situazione non sembra avere margini di miglioramento.

- Parli chiaro per favore. – gli dice Marco, con un tono deciso e diretto.

- Abbiamo fatto il possibile, il prossimo attacco potrebbe essere anche l’ultimo.

Mi stringo a Marco e piango ancora di più, mentre il dottore dice altro, tipo che pure se siamo oltre l’orario di visita possiamo rimanere per un po’.

Marco mi lascia nella stanza con mio padre solo un attimo, vuole chiedere altro al dottore, e probabilmente avvisare Nina.

Nina, Nina, Nina il mio angelo, ha chiamato Marco, sa che da sola non avrei potuto farcela.

Una statua le faccio quando torno in me, quando Marco è tornato e si è seduto accnato a me, e mi ha preso la mano, mentre io accarezzo e stringo quella di mio padre, che mi sembra adesso così vecchia, così fragile, così debole.

Sembra così poco il mio papà, grande e immortale, e così semplicemente solo un uomo, quello che vedo steso in questo letto.

[Suor Angela]

Marco mi ha chiamato probabilmente lui e Azzurra non torneranno tanto presto, il padre di Azzurra è vivo, ma il medico non ha dato molte speranze, ad Azzurra ha detto solo che il prossimo infarto sarà fatale, l’ha vista molto provata, con Marco è stato più chiaro, è questione di poco, forse giorni, o peggio ore.

Che cosa è davvero peggio in un momento come questo, avere tempo oppure non averlo?

Io non lo so davvero, mi affido a Te, che ne sai più di me, non sia fatta la nostra ma la Tua volontà, che è più giusta per noi.

 

C’è nel disegno di Dio qualcosa che nel nostro non c’è, una perfezione che tante volte noi non sappiamo vedere.

Torno in cucina, dove mi aspettano tutti, e scesa anche Nina, dopo aver lasciato Lucia con Cecilia, ho capito che non si fermerà molto, perché la piccola non dorme ancora.

Chiara è arrivata non appena Costanza l’ha chiamata, e Margherita non si può muovere da Bologna, ma vuole resoconti dettagliati, Costanza fissa Guido, che è rimasto qui, un po’ in disparte, non si sente bene accetto, Nina non lo aiuta di certo; ma leggo la preoccupazione nei suoi occhi, come quando Leonardi tornò per truffare Azzurra come allora, vedo nei suoi occhi il desiderio di poterla vedere sorridere ancora, peccato che la situazione sia più ingarbugliata del solito.

- Leonardi è vivo, ma per poco, non riescono a stabilizzarlo, il prossimo attacco di cuore potrebbe essergli fatale.

- Che dice Marco, che vogliono fare? – chiede Nina, evidentemente preoccupata.

- Al momento resteranno lì, Azzurra non parla molto, al momento piange e non sembra intenzionata ad allontanarsi dal padre.

- Non torneranno presto. – costata Nina scuotendo la testa – vabbè però c’è Marco, davvero stiamo tranquilli, chiamo Giulia e torno dalle ragazze, Chiara vieni con me?

- Stai scherzando? Quella bambina è un amore, certo che vengo con te.

Le ragazze lasciano questo concilio ristretto mentre io aggiorno Margherita.

[Guido]

- Vuole anche lei che me ne vada? – chiedo sedendomi al tavolo con la capo suora

- No, capisco la tua preoccupazione, la vedo, e non voglio niente; ma ti consiglio la pazienza, ora più che mai, tante persone vogliono bene ad Azzurra…

- e odiano me…

- Non si tratta di odio o fazioni, ma di scelte, Azzurra ha fatto le sue, tu le tue e chi le è stato accanto, l’ ha ammirata, ma ha visto anche la sua solitudine, la stanchezza che solo crescere un bambino da sola ti lascia addosso. Guido sii paziente.

- È mia figlia… - dico piano, quasi sussurrandolo.

- Certo che è tua figlia, ma la strada è lunga. – mi risponde Costanza con veemenza, battendo una mano sul tavolo.

- E in salita…

- Non sarà facile. Ti ricordi la tua sfiducia nel prossimo e nell’amore dopo la morte di Manuela? Questa ora è nel cuore di Azzurra, c’è posto solo per Lucia e per la famiglia che lei ha scelto, e che l’ha accolta! – dice suor Angela, che non avevo sentito nemmeno arrivare.

- Non per me. – dico costando l’ovvio.

- Non fare la vittima, l’hai già fatta per troppo tempo. Tu che cosa vuoi? Ora più che mai devi sapere cosa c’è nel tuo cuore prima di avvicinarti ancora a lei. – dice Angela chiudendo la discussione.

Quando Costanza si ritira nella sua stanza resto solo con suor angela, nessuno di noi andrà a letto questa notte, non parliamo molto, la suora prega, io cerco la calma, la pazienza e la verità. Soprattutto il coraggio di fare una scelta. Consapevole che questa potrebbe non essere accolta bene soprattutto da Azzurra.

 

[Suor Angela]

Sono le sei del mattino quando sentiamo la porta aprirsi, ci eravamo appisolati, entrambi scattiamo in piedi, per vedere Marco entrare con Azzurra in braccio, sembra ancora scossa dai singhiozzi, mentre il capo è posato sul petto di Marco, che scuote solo la testa.

Leonardi è morto.

- Suor Angela mi da una mano per favore, che porto Azzurra di sopra, deve riposare un po’, adesso l’hanno sedata ma presto si sveglierà.

Marco che cretino non è mai stato, lancia un’occhiata truce a Guido.

- Mi dovrebbe chiamare anche Nina, ci sono una serie di cose da sbrigare tra ospedale e carcere, anche qualcosa di legale credo.

- Ci penso io. - dice Guido stupendo me e sfidando Marco. – Sono un avvocato, e credo che Nina sia più utile di me qui. Che cosa devo fare?

- Porto Azzurra in camera e torno. – gli dice Marco serio.

- Guido…

- Non posso fare nulla per lei ora, posso lasciarla con la sua famiglia e toglierle qualche bega.

- Grazie.

- Non mi ringrazi, è colpa mia se Azzurra è andata via, della mia vigliaccheria, e delle mie paure. La storia sarebbe stata diversa se io non le avessi detto certe cose.

- Cosa le hai detto Guido? Tira fuori quello che è successo, questo passato va seppellito se vuoi avere qualche speranza di futuro.

- Non c’è un futuro per me in questa storia, lo sappiamo entrambi. – mi dice sconsalato, per poi riprendere a parlare.

- Le ho detto che era un suo problema, ho insinuato che mi avesse tradito e che volesse incastrarmi, e l’ho invitata a risolvere il problema.

- Che cosa hai fatto?

- Ero spaventato, agitato… non ho giustificazioni, ma non ho nemmeno avuto il tempo di rimediare.

- E puoi davvero fargliene una colpa? Io non so nulla di te e del vostro rapporto, ma conosco Azzurra, o meglio la conoscevo prima di te, e l’ho vista dopo di te. Non voglio giudicarti e m’è passata pure la voglia di spaccarti la faccia. Mi fai pena! Accetto però il tuo aiuto, se ancora vuoi offrircelo.

- Certo.

Marco e Guido parlano di pratiche buracratiche e cose da sbrigare, quando Guido sta per uscire, arrivano Cecilia e Lucia per la colazione.

Guido si ferma un attimo per osservare la piccola, che gli corre incontro.

- Ciao! Vai via? – gli chiede lei, tutta pimpante.

- No – dice Guido con il fiato spezzato – vado a fare qualche commissione.

Lucia gli tira la giacca per invitarlo ad abbassarsi e gli posa un bacio sulla guancia, per poi tornare sgambettando al tavolo.

Guido sparisce prima che qualcun altro veda la lacrima che gli è scesa di fronte a quel gesto di Lucia.

Guido è stato efficentissimo, ha sbrigato qualsiasi noiosa pratica burocratica, e organizzato il funerale, Azzurra non si muove dalla sua stanza e Lucia comincia a fare i capricci perché vuole la sua mamma.

Le idee cominciano a scarseggiare, Nina Chiara e Cecilia sembra che non sappiano più che fare, Marco cerca un soluzione al telefono con Giulia, mentre Guido osserva il tutto immobile.

 

Si alza quando vede Lucia sull’orlo delle lacrime e la fa sedere su uno dei tavolini alti, e si siede di fronte a lei, su uno sgabello.

- Lucia…

- Lulù.

- Lulù – riprende lui accarezzandole il viso – la mamma non sta tanto bene, è un po’ stanca e un po’ triste.

- Pecché? – dice incrociando le braccia al petto.

- Perché il nonno è andato via.

- Torna? – chiede lei e guido scuote la testa in segno di diniego.

- È andato da Pip?

Guido annuisce, non sa la storia di Pip, ma sembra chiaro che non sia più annoverabile tra i viventi.

- Anche io eo tiste quando Pip è andato via, e mami mi ha dato i bacini, e mi ha dato il gelato. Pottiamo la torta alla mamma! – dice poi dopo un ragionamento per lei chiarissimo.

- Mi sa che la mamma ora vuole solo un po’ dormire.

- Nah, la mamma è tiste, se sei tiste non lo sai che vuoi, lo sa Lulù.

- E’ vero! – le dice lui tirandola giù dal tavolino e posandole un bacio sulla fronte.

- Facciamo torta! – dice poi lei dopo aver restituito un bacio a Guido ed essere corsa in cucina, dove coinvolge tutti noi in questa cosa.

 

[Azzurra]

Sicura di aver sentito Lucia piangere mi sono alzata dal letto. Mi sono lavata la faccia, costatato che sono uno straccio, ho messo una maglia larga e una tuta per raggiungere la mia piccolina, quando ho sentito Guido chiamare mia figlia mi sono bloccata e sono rimasta a sentire.

Come si permette di dire certe cose a mia figlia? 

Se nessuno le aveva parlato come si permette lui? 

Perché lui ha capito che Lucia non avrebbe mai smesso di fare i capricci finchè non avesse capito cosa mi stava succedendo? 

Perché? 

Ora ha un cuore e un cervello?

Che gioco è questo?

Poiché Lucia è più tranquilla torno di sopra, spiazzata dal comportamento di Guido e stupita dalla meraviglia di mia figlia. Non voglio rovinare questa sorpresa a Lucia, e mi rimetto a letto.

Guido Corsi è un problema che prima o poi dovrò affrontare.

Non adesso però, voglio solo silenzio e pace, e la mia piccolina. Non pensavo che facesse così male perdere un genitore, non sono stata così quando ho scoperto che mia madre era morta, non si avvicina nemmeno al dolore che provo adesso.

Mi sento così sola, così vulnerabile, sono grande, sono io stessa un genitore, ma sapere che mio padre non esiste più, è troppo anche per me.

Non so se lasciare Modena adesso sia la cosa più giusta, qui ho tante cose che a Roma non ho, e neppure a Milano, adesso ho bisogno di Angela e Costanza vicine più che mai. Il discorso partenza al momento è rimandato, soprattutto visto come si trova bene Lucia.

C’è solo un problema qui. Guido! 

Che cosa può fare quando capirà? Ammesso che capirà! Oppure quando glielo diranno? Non lo so, non ci voglio pensare, non adesso…

Richiudo gli occhi un attimo prima di sentire la porta aprirsi…

- Mami… ho fatto la torta. – mi dice Lulù entrando da sola, sulla soglia intravedo Angela e Nina.

Posa la torta sul letto e si arrampica sopra, mi riempe di baci, e m’infila la torta in bocca a forza.

E questa è la cura per ogni male d’animo mio, la mia piccola peste che si prende cura di me.

 

La perfezione consiste nel fare la sua volontà, nell'essere come vuole lui.

(Santa Teresa di Lisieux)

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Capitolo 10
*** Quante cose che non sai di me ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro


 

Quante cose che non sai di me
Quante cose che non puoi sapere


Quante cose che non sai di me
Quante cose devi meritare



 

[Azzurra]

Non so nemmeno come siano riusciti a sbrigare le beghe che mi aveva accennato il medico, dopo avermi detto che mio padre era morto, e che io non ho praticamente capito. Tutto però è stato risolto, organizzato il funerale, avvisato il cimitero. Insomma nessuna triste incombenza mi è stata lasciata.

Al funerale partecipano tutti, Nina è sempre accanto a me, Marco e Cecilia tengono Lucia, le suore del convento occupano tre file solo loro, e c’è anche Margherita che è venuta apposta da Bologna con Emilio, in fondo alla chiesa, in disparte vedo Guido, effettivamente lo intravedo ad inizio celebrazione, per il resto sento il suo sguardo su di me per tutto il tempo.

Marco e Cecilia sono partiti dopo il funerale, il genio del piano non poteva perdere altri giorni di scuola anche se avrebbe molto voluto, e Marco doveva tornare a lavoro, mi ha detto di stare calma, di non buttarmi sul lavoro come una pazza, e di tornare a casa, prima o poi. Quando mi ha salutato mi sono salite le lacrime agli occhi, come diavolo faccio qui senza il mio fratellone?

Cecilia mi ha detto che non posso starle troppo lontano, ha bisogno di me, il suo guardaroba si sta invecchiando.

Li saluto con Lulù in braccio e mi sento ancora osservata, mi volto in tempo per vedere Guido osservarci da una finestra, per poi scomparire.

Questa eterna giornata è passata, senza che Guido mi abbia avvicinato, si è limitato a farmi le condoglianze e a salutare Lucia, quando mi sveglio realizzo che è sabato, voglio fare qualcosa di speciale per la mia principessa.

Quando scendo a colazione trovo solo Costa, pronta per uscire.

- Azzurra, Angela e Chiara sono alla casa famiglia, io vado al centro anziani, ti dispiace tanto se non ci siamo oggi?

- No, tranquille, sto bene. Oggi ho voglia di fare qualcosa… credo che preparerò un bel pranzetto.

- Se comprende la tua pasta, lasciane per me, che quella con il lambrusco sposa bene.

Le sorrido mentre esce, saranno pure passati anni ma la sua passione per il lambrusco resta la stessa.

Recupero mia figlia, per vedere se manca qualcosa, oppure se posso cominciare a preparare.

 

[Guido]

Sono tutte fuori, Nina a Milano, due alla casa famiglia, l’altra al centro anziani. Non credo che avrò molte altre occasioni per parlare con lei, l’ho vista in cucina mentre ero in giardino a leggere un libro.

È incredibile quanto la mia vita sia vuota quando Davide non è con me.

Mi avvicino alla cucina per vederla ai fornelli… sa cucinare?

Mentre Lucia è in piedi su una sedia accanto a lei, parlano fitto fitto e ridono molto. Sono così belle insieme, ed io mi sono perso tutto questo, tutto quello che è stato. Quando ha detto la prima parola? Che cosa ha detto? Com’è stato vederla muovere i primi passi? Consolarla dopo un brutto sogno?

Ho una figlia che non conosco.

E amo una donna che non ho mai nemmeno capito, tanto certo che avesso abortito, non ho mai pensato che avesse fatto altro, tanto chiuso dalle mie paure e dai miei sensi di colpa, non mi sono fermato a vedere chi davvero fosse Azzurra Leonardi.

- Guido!!! – dice Lulù dopo avermi visto.

Vedo Azzurra sussultare ma non scomporsi, mentre mi avvicino a loro.

- Ciao piccola. – dico accarezzandole la testa, e se non fosse per il rumore dell’acqua, giurerei di aver sentito Azzurra ringhiare.

Guido non ti far intimorire ora, calma e sanguefreddo.

- Che cosa fate di bello?

- Mi sembra ovvio che stiamo cucinando.

- Non sapevo sapessi cucinare.

- Non sai niente di me, non mi stupisce.

- Mami… -la riprende la piccola, colpita dal tono duro adottato da Azzurra.

- Scusa amore. – le risponde lei ritrovando immediatamente la sua dolcezza.

- Mangi con noi?

- Guido avrà da fare, Lulù non insistere.

- Non ho niente da fare, mi farebbe piacere…

- Guido…

[Azzurra]

Io sono sfigata, un casino sfigata. Speriamo solo che la sfiga salti una generazione per la mia piccolina.

Mi ci mancava solo Beatrice.

- Ciao Bea. – dice lui con un tono sorpreso e non troppo entusiasta, ma si sa, miss moscetta è la regina delle grandi emozioni.

- Ciao… - dice pure mia figlia, tutta pimpante.

- Chi sei? – le chiede ancora la mia piccolina.

- Mi chiamo Beatrice. – le dice lei senza scomporsi,  senza emozionarsi, senza alcuna particolare inflessione nella voce.

- Io sono Lucia. – le risponde il mio piccolo fiore, ancora in piedi sulla sedia accanto a me che cucino.

Ti prego Lulù non lo fare, non essere la bambina buona, gentile, educata che io ti ho insegnato ad essere, ti prego amore della mamma non…

- Mangi anche tu con noi?

…non la invitare a pranzo!!

- Ciao Beatrice, - mi dico voltandomi sorridente verso di lei - in effetti, ce n’è per tutti, se volete unirvi a noi, ci farebbe piacere. – perché non si dica che Azzurra Leonardi è una maleducata.

Torno a dare le spalle alla coppia più spumeggiante degli ultimi trent’anni per non bruciare tutto, Lulù si avvicina al mio orecchio.

- Bava io?

- Molto amore, sempre. – le dico dandole un bacino sulle labbra.

 

[Beatrice]

Avrà pure una figlia, e avrà allungato la lunghezza delle gonne, ma resta sempre l’oca che è.

Perché no?! Magari è la volta buona che Guido riacquisti la ragione.

- Certo con piacere, posso darti una mano? – le dico educadamente.

- Grazie, in cucina ci penso io, potete apparecchiare però. – mi dice lei marchiando il territorio.

 

[Guido]

Il concetto di momento imbarazzante sta riavendo tutto un altro significato.

Mentre do una mano ad apparecchiare, cioè io apparecchio e Bratrice guarda, un telefono comincia a squillare.

- Mami, mami…. Zia Nina!

- Rispondi tu.

- Ponto ziaaaaaaaa! – dice lucia pimpante, e deve aver messo il vivavoce perché sento anche la risposta di Nina.

- Piccola peste che fai?

- Stiamo cucinando – le dice Azzurra – tu?

- Ria che fai di buono? Lasagne?

- No pasta incasciata e polpette.

- Fanne rimanere, ti prego.

- Farò del mio meglio… tu che fai?

- Mi stavo preparando… vabbè hai capito…

- Ma sei a casa mia?! Camera di Lucia è offlimits e cambia le lenzuola… Dio… e stai attenta!

- Tranquilla certe genialate le lascio a te…

- ma perché? Lulù lo vuoi un bel cuginetto?

- Lulù non dare retta alla mamma…

- Amore passami il telefono – dice Azzurra facendosi passare il telefono e togliendo il vivavoce – niente cugini, niente di niente, in bagno, mensola in alto, c’è il tuo sacchetto rosso, così stiamo tutti tranquilli.

Ok, Azzurra ha metodi contraccetivi in casa, perché questo mi infastidisce così?

Non posso più ascoltare la telefonata perché Beatrice attira la mia attenzione.

 

[Azzurra]

Dai su! A tavola! Miss moscetta non si può più prendere nulla di tuo, Guido non può più ferirti, il tuo piccolo fiore è lì per te.

Dopo la mia sana dose di autoconvincimento sono pronta!

- A tavola! – dico per richiamare Guido e Beatrice che chiacchierano al bar.

 

[Guido]

Che diavolo c’è di sbagliato in me? Perché sto permettendo questo, sapendo bene quello che so, perché offro ancora Azzurra a Beatrice, lo so che non sarà tenera con lei, come posso essere così stronzo?

Ci sediamo a tavola, e dopo che Azzurra serve tutti, si siede accanto a Lucia per aiutarla a mangiare.

- Molto buono, complimenti, non sapevo sapessi cucinare.

- Ho imparato quando sono andata a vivere da sola, ho scoperto che i bambini non potevano mangiare pizza da asporto e ho imparato a cucinare.

- E lavori?

- Si.

- Che lavoro fai?

- Mami fa le foto.

- Cosa?

- Faccio la modella.

- Ah. In effetti…

- In effetti cosa?

- Sei una donna molto bella, questo voleva dire Beatrice.

- Mami ancola.

- Lulù da domani basta con il ricostituente! Solo un po’ poi c’è il secondo.

Mentre azzurra porta a tavola le polpette, le squilla il telefono, e si scusa per andare a rispondere. La sento parlare in inglese, non si allontana mai troppo. Parla anche inglese ora?

Aiuta la piccola con le polpette, evita che faccia cadere l’acqua, le raccoglie il tovagliolo. È presente nonostante stia parlando al telefono con qualcuno, da quel che ho capito parla di lavoro.

È una mamma bellissima.

Mi fermo troppo a fissarla, so che Beatrice non approva, e forse è spaventata dalla sua presenza, ma in questo momento faccio fatica a controllare le mie emozioni… c’è Azzurra… c’è Lucia, mia figlia…

E c’è Beatrice che forse non dovrebbe essere qui, mi volto per un momento verso di lei, e nei suoi occhi leggo un’enorme consapevolezza di quello che sta accadendo, forse non i dettagli le sono chiari, ma vedo il gelo visto quando la lasciai quasi quattro anni fa.

- Scusatemi – dice Azzurra tornando a tavola, portando i caffè, visto che ormai avevamo finito tutti di mangiare.

- Figurati, lavoro?

- Si, devo finire un servizio e volevano farmi le condoglianze.

- Mami… andiamo a Vezia?

- A Venezia, intendi? – Lulù annuisce e guarda Azzurra con occhi colmi di aspettativa.

- Si, ci dobbiamo tornare per finire il lavoro.

- Bello!!! – dice Lucia entusiasta, cominciando a raccontare la loro precedente avventura veneziana, l’amore con cui Azzurra la guarda e la corregge, mi toglie il fiato, e m fa restare incantato a guardarli, com’era bello vederla dormire accanto a Davide.

Oddio Davide domani torna, ecco che cosa le dovevo dire…

- Azz…

- Ria!! – dice una voce maschile coprendo la mia.

- Paolo!! – rispondono Azzurra e Lucia, la prima alzandosi da tavola, la seconda battendo le manine.

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Capitolo 11
*** Meravigliosa paura ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro


Meravigliosa paura
di averti accanto.



 

[Azzurra]

Non manca proprio più nessuno!

Siamo sicuri che sono ancora a Modena?! Sì, sono a Modena, dico a me stessa dopo aver visto miss moscetta guardarmi male.

- Ciao Paolo, che ci fai tu qui? – gli chiedo avvicinandomi a lui.

- Sono venuto a vedere come stavi…

- Paolo… - gli dice anche Lucia che si è alzata dal tavolo, per saltargli in braccio.

- Ciao pulcetta!! Come stai? Dio quanto sei bella! Molto più bella della mamma…

- Grazie. – gli dico facendogli una smorfia.

- Prego, è la verità lo sai anche tu.

- Certo che lo so, ora ti ripeto la domanda, cosa ci fai qui? – insisto perché non mi convince per niente, lo conosco, lo conosco bene.

- Ho saputo, mi dispiace, volevo sapere come stavi.

- Grazie, sto... Non ci penso molto al momento.- dico indicando con la testa, Lucia, la mia salvatrice, lo squadro da capo a piedi e parto all’attacco – però ti conosco, hai la tua borsa… cosa ci fai qui?

- Perché questa fretta di sapere, ti avrei fatto la corte, regalato un fiore, - dice passandomi una margherita tutta sgualcita - lodato il tuo fiore più splendido, promesso una cena, e poi ti avrei chiesto un favore.

[Guido]

Chi diavolo è questo deficiente nemmeno troppo originale o simpatico? Perché tieni in braccio mia figlia? Perché sembra che le conosca bene?

- Visto? Abbiamo risparmiato tempo. Spara. – brava Azzurra decisa, non dargli corda, penso come un cretino.

- Pochissimi scatti, possiamo farli al parco pubblico, o in questo convento, nel chiostro, dove ti pare…

- Se vuoi fare scatti qui, paghi l’affitto della location … - mi piace la decisione di Azzurra, è una di quelle cose di lei che mi ha sempre fatto impazzire, quella stessa decisione che mi ha fatto prendere la patente…

- Sei una arpia. – le dice lui accarezzandole una spalla.

- Sei tu che mi vuoi. – dice lei scrollando le spalle, ma con una nota maliziosa nella voce, me lo ricordo bene quel tono.

- La mia croce, ti voglio troppo. – brutto maiale, hai la mia bambina in braccio.

- Smettila… foto per cosa? – dice Azzurra dopo un’occhiataccia.

- Ti ricordi quelle fatte il mese scorso?

- Trucco, vestiti, capelli?!

- Sono qui fuori!

- Mi fai schifo!

- Lo so, però mi vuoi bene.

- Mi chiedo perché? È evidente che ho un debole per i cattivi ragazzi. Prima laviamo i piatti, e tu sparecchi… - dice lei lanciondimi uno sguardo che scorgo solo io.

- Dobbiamo sbrigarci… la luce… - dice lui mentre la segue come un cane.

- Sparecchia velocemente. – risponde Azzurra fermandosi davanti a noi.

- Bello, bello… foto, foto. – dice Lucia che è stata rimessa giù dal cretino, che ormai ho capito essere un fotografo.

- Hai fatto la pasta ncasciata… ne è avanzata?

- Per te no! – dice rivolta a lui, per poi rivolgersi a me e Beatrice – scusatemi per l’interruzione, non vi preoccupate, alla tavola pensiamo noi.

E piuttosto ricalcitrante mi alzo dal tavolo con Beatrice, cercando però di non perderli mai di vista.

 

- Ria quanto mi costerebbe l’affitto della location? – chiede lui mentre continua a portare i piatti ad Azzurra che li sta lavando.

- Non lo so, Guido… - dice lei chiamandomi per la prima volta da quando è qui.

Approfitto del fatto che Bea è uscita per rispondere al telefono, per avvicinarmi a loro.

- Ditemi.

- Paolo Mirti – dice Azzurra indicando il tipo – vorrebbe usare parti interne del convento per un set fotografico, quanto gli costerebbe l’affitto?

La guardo per dire, che diavolo ne so, e lei mi fa una faccia adorabile della serie, spara… improvvisa…

- mi… - Azzurra scuote la testa, e fa cenno di salire.

- due… - Azzurra scuota ancora la testa – Per quanto tempo avete bisogno del chiostro? – chiedo allora io, per temporeggiare.

- Non lo so, dipende dalla sposa. – dice indicando Azzurra, e mi manca il fiato all’idea di vederla vestita di bianco.

- Idiota. Quanti vestiti sono?

- Tre.

- Guido, credo che ci metteremo tutto il pomeriggio…credo che 5000€ euro sia una cifra più che adeguata. – dice fissandomi mentre gli occhi mi escono fuori dalle orbite.

- Sei matta? Da che parte stai?

- Ovviamente non dalla tua, vuoi che chiami Nina?

- No, no, accidenti. Vi va bene un assegno? – mi chiede poi guardandomi.

- Certo. – gli rispondo io tranquillo.

Bea ritorna e mi sposto al bar con lei, mentre Azzurra, il cretino e Lucia lavano i piatti. La piccola è molto divertita da tutta la situazione, il tipo la solleva ogni volta che c’è da posare un piatto, e lei si spancia dalle risate, è davvero dolcissima.

Li vediamo tornare al bar, e mentre Azzurra sale in camera sua con Lucia e tante altre persone, il simpatico fotografo si ferma con noi.

- Scusate, non mi sono nemmeno presentato. Paolo Mirti.

- Guido Corsi, lei è Beatrice Nanetti.

- Piacere, carino il vestito, un po’ demode, ma molto elegante.

Beatrice lo guarda male, e lui alza le mani.

- Mi scusi, non volevo essere indiscreto, lavoro da troppo tempo nel mondo della moda.

L’arrivo di Lucia distrae tutti, soprattutto lui.

- Hey pulce, perché non andiamo fuori che ti faccio qualche foto? Tu giochi e io scatto come al solito?…

- Si... – e li vedo sparire di fuori, lui che la fotografa, lui che lo fa da chissà quanto…

 

- Guido che sta succedendo? – mi chiede Bea non appena siamo soli.

- Mi dispiace, tu sei splendida… - dico voltandomi verso di lei.

- Per piacere, non offendermi dicendomi ancora che sono bellissima… - ma lei scatta, allontanandosi di un passo.

- Tu sei una bella persona Beatrice, ma la situazione non è così semplice. – provo a dire io con calma.

- Certo, quella torna, e tu non ci pensi nemmeno un attimo, vero? – mi chiede lei quasi indignata.

- No, non perché Azzurra è qui, perché i miei sentimenti per lei non sono cambiati, perché io e lei dobbiamo parlare… - in effetti è vero, mi è bastato vederla, sentire la sua voce, per capire quanto vivi fossero i miei sentimenti per lei… forse dormienti, ma  mai mai cancellati davvero.

- Che stai dicendo? – mi chiede Bea che ancora non ho capito.

- Lucia è mia figlia! – le dico senza nemmeno rifletterci.

- Te l’ha detto lei? – mi chiede lei, più indignata che sconvolta.

- Figuriamoci, no, no! Lo so, lo so e basta. – le dico subito, perché è vero, io lo so, io la sento.

 

[Azzurra]

Mentre scendo le scale sento Beatrice dire una cosa che non pensavo, di sentirle dire mai.

- È finita Guido, stavolta è finita davvero.

La vedo uscire, e trovo Guido ancora seduto al bar.

Non sembra triste, non quanto dovrebbe esserlo, ma che m’importa a me.

 

 sposa

 

[Guido]

Dio, è bellissima con l’abito bianco, si avvicina per andare verso il giardino.

- Posso partecipare?

- Certo che puoi, anzi devi, devi supervisionare i tuoi beni.

Ed io penso subito a lei e a Lucia…

- Eventuali danni, ti saranno interamente rimborasati.

- Danni? – oddio che danni può farvi il polipo?

- Sì, nel chiostro. Chiedigli i soldi anche se rompe un vaso solo. – mi dice lei come se fosse ovvio quello di cui sta parlando.

- Certo, certo. – dico io nel tentativo di darmi un tono, quanto è in grado di farmi sembrare un cretino.

La seguo in giardino.

 

Quando tornano le suore e trovano un set fotografico nel chiostro mi allontano per dare loro delle spiegazioni, la capo suora non sembra contenta, quando le consegno l’assegno per l’affitto della location che Azzurra ha estorto al fotografo, rimane spiazzata e ci concede un vago cenno di assenso… non faccio in tempo a tornare che trovo il polipo con in braccio MIA figlia, parlare fitto con Azzurra.

- Smettila Paolo… sono stanca, davvero. Non avevo programmato questo per la giornata… - dice lei, mentre lui gioca con il velo che lei ancora indossa.

- Appunto, farti portare a cena fuori. – insiste il cretino.

- No dai… - dice Azzurra, che non sembra proprio volerne sapere.

- Pulce, che dici tu? Ci vieni a cena fuori con me? – dice il polipo, vile vigliacco manipolatore, parlando a mia figlia.

- Si, si, si. Pizza! – dice lei entusiasta. Mi ricorda Davide quando gli dissi che avrei dato l’esame per la patente, peccato che quella volta li lasciai andare.

Vedo Azzurra coprire le orecchie alla bambina.

- Sei un bastardo! - dice con voce ferma, per poi togliere le mani dalle orecchie alla piccola - Va bene, mi vado a cambiare, ma tu te ne torni stasera a casa. – dice decisa.

- Ma?... – prova a ribattere lui, ma Azzurra lo fulmina con lo sguardo.

- Certo, sicuro. – dice cedendo le armi.

Azzurra e Lucia spariscono di sopra, e a me tocca ancora aspettare per parlare con lei.

 

Dannazione.

 

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Capitolo 12
*** Show yourself ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro


[Azzurra]

Sono esausta, e detesto Paolo quando mi costringe a queste uscite.

Ho Lucia addormentata in braccio, e sono veramente stanca, appena metto piede nel bar, vedo Guido alzarsi da uno dei tavolini e venermi incontro.

Mi stava aspettando questo è piuttosto evidente.

- Ciao. – gli dico un po’ spiazzata.

- Ti devo parlare.

- Sono stanca. – non ho proprio voglia di parlare con lui ora.

- Ti devo parlare di Davide, domani torna.

Mi sento mancare, e le ginocchia mi cedono, lo sento stringermi tra le braccia, per impedirmi di cadere. Il suo odore è una cosa che non avevo considerato, vista la media distanza tenuta in questi giorni non l’avevo mai sentito, mentre adesso mi invade, facendomi girare ancora di più la testa. Poggio il capo sul suo petto, chiudendo gli occhi un solo istante.

- Dalla a me…- dice togliendomi Lucia dalle braccia, per evitare che cada, mentre mi sostiene ancora, con un braccio intorno alla vita.

[Guido]

Il suo profumo. Lo stesso di allora, con un qualcosa di diverso, una nota di dolcezza in più.

- Scusami, non volevo essere così diretto. – le dico a bassa voce, sfiorandole con le labbra la testa.

- Accompagnami di sopra, metto Lucia a letto. – mi dice scostandosi da me, come scottata dal mio gesto, troppo intimo.

Avrei voluto tenerla stretta ancora a lungo, ma so di non poter pretendere nulla.

Saliamo le scale in silenzio, le seguo con la piccola in braccio, ne approffitto per imparare a conoscere il suo odore. Il suo piccolo corpo.

Apro la bocca senza nemmeno pensarci.

- Non pensavo fosse così leggera, visto quello che mangia.

- Ha un metabolismo molto veloce, e mangia molto soprattutto durante i cambi di stagione perché fa una cura ricostituente.

- Perché? – le chiedo con una punta d’allarme nella voce.

- È normale, capita spesso che durante i cambi di stagione i bambini siano un po’ inappetenti, a Lulù succede sempre, quindi prende un po’ di ricostituenti, ho smesso con la pappa reale, perché non mi bastava un frigo pieno a sfamarla. – mi risponde lei con una calma e una tranquillità che non le conoscevo.

[Azzurra]

Perché sto parlando con lui in questo modo di Lucia?

Questa scena non è normale, non è giusta, non è la consuetudine. Forse sarà suo padre, ma non lo è stato fino ad ora e non lo sarà.

Quando entriamo nella mia stanza, lui posa Lucia sul mio letto, lo vedo trattenersi dall’istinto di baciarle la fronte, e metto subito qualche limite quando si ferma accanto al letto.

- Ti dispiace uscire? Devo cambiarla, ci metto poco.

[Guido]

Azzurra mi ha invitato ad uscire, ho percepito il suo irrigidimento e il suo desiderio di allontanarmi, aspetto fuori dalla porta che resta ancora accostata, visto lo specchio poggiato in fondo alla stanza, posso vedere quello che fa.

- Amore, il pigiamino… - dice mettendo a sedere la piccola, che segue la sua voce senza aprire gli occhi.

La cambia velocemente senza che la piccola, pur collaborando, si svegli mai del tutto.

Quando sta per voltarsi, faccio un passo indietro, sperando che non mi abbia visto.

[Azzurra]

Forse è ancora convinto che io abbia scritto cretina in fronte? Pensa che non l’abbia visto guardarci? Pensa che una abituata a spogliarsi davanti ad un sacco di persone non sappia guardarsi perfettamente attorno?

Mi avvicino alla porta e metto la testa di fuori – Mi metto comoda e arrivo subito.

- Fai con calma – mi risponde lui con il viso leggermente arrossato, questo cretino mi fa anche tenerezza.

Chiudo del tutto la porta, passi che guardi Lucia, per quanto mi riguarda, mi vede in fotografia se vuole.

[Guido]

Mi ha beccato, non credo che lei sia ingenua, non più... cosa ha vissuto in questi anni? Fa la modella? Perché non l’ho mai vista? Certo, che non sono un grosso conoscitore del mondo della moda, ma voglio prendere qualche informazione in più. Vorrei sapere che ha fatto in questi anni.

- Eccomi! – dice uscendo dalla stanza, i capelli legati in una coda fatta velocemente una maglia nera e un pantalone comodo, ai piedi nulla.

- Scalza?

- Sono stufa delle scarpe, non credevo che avrei mai sviluppato un avversione per le calzature, ma, come si dice mai dire mai…

Esce dall’ala del convento riservata alle ragazze ed io la seguo, ce ne andiamo in giardino e lei si siede ad uno dei tavolini, mi siedo di fronte a lei e la vedo in attesa.

 

[Azzurra]

Sono io a dover chiedere dopo la sua uscita trionfale? Dopo che mi ha fatto le poste?

- Ti dispiace se mi prendo qualcosa al bar? Vuoi qualcosa?

- Acqua, grazie. – gli dico un po’ spiazzata mentre lo aspetto seduta al tavolino.

Esce con una bottiglia d’acqua per me e un bicchiere di whisky per lui… whisky? Ora beve pure? Lasciamo perdere che non sono fatti miei!

- Davide dov’è stato in questi giorni? Avrei voluto chiderti qualcosa prima, ma sono stati giorni difficili per me.

- Non ti preoccupare, Davide sta facendo un campo scuola in Umbria.

- La scuola però non è ancora finita…

- Diciamo che era un corso facoltativo per i ragazzi interessati alle scienze.

- Non ti smentisci mai.

- È stata una sua idea andare. – dice lui per giustificarsi, non riesco a nascondere un sorriso a questa sua espressione.

Basta convenevoli, mi confondono.

- Sa che sono qui?

[Guido]

Dritta al punto.

- No, non ho voluto turbarlo, glielo dirò domani pomeriggio quando lo andrò a prendere in stazione.

- Lui è… - le mancano le parole e detesto vederla così.

- Non ha capito il motivo della tua sparizione, ha sperato che tu lo contattassi, poi non ha più voluto sentire parlare di te.

- L’ho abbandonato. Per me non è stato facile…

- Lo posso immaginare, come so che non avevi scelta.

- Vuoi che me ne vada? Credi sarebbe meglio per lui? Perché siamo qui a parlare, cosa vuoi da me? – mi chiede asciugandosi una lacrima.

- Non voglio che ve ne andiate. Vorrei aiutarti a parlare con lui. Le tue scelte sono state dettate da me, è colpa mia quello che è successo.

- Non voglio parlare di questo. – dice lei alzando un muro, Dio solo sa se mai riusciremo a parlare di quello che è successo.

- Vuoi però parlare con Davide? – le chiedo allungando una mano, sfiorando la sua, e lei annuisce.

- Mi permetti di aiutarti? – le chiedo ancora accarezzandole la mano, e lei annuisce di nuovo.

- Perché lo fai? – mi chiede piegando la testa di lato.

- Perché so quanto siete importanti l’uno per l’altro e per te non ho… - mentre parlo stringo la presa sulla sua mano.

- Non ho bisogno di niente da te. – dice ritirandosi e togliendo la sua mano dalla mia.

- Solo questo Azzurra, solo questo. – le dico quasi pregandola.

- Va bene. - dice lei dopo una breve pausa.

Non vuole più parlare con me, sembra che la sedia sia bollente, si guarda intorno in continuazione.

- Vorrei parlargli io di mia figlia se per te va bene.

Stringo forte le mani a pugno, è anche mia figlia, è nostra figlia. Faccio uno sforzo enorme per non riprenderla su questo punto. Alzare la voce con lei, su certi argomenti poi, non me lo posso proprio permettere.

- Sinceramente non so come la prenderà, non vuoi che gli accenni qualcosa?

- Se non ti dispiace vorrei pensarci io, Lucia è il motivo per cui sono rimasta lontana da lui, e so che potrebbe viverla male… ma la vita di Lucia è strettamente legata all’esistenza di Davide, e questo posso raccontarglielo solo io.

Eccolo di nuovo, il muro che si alza. Che diceva Costanza? Pazienza! Nemmeno un miracolo mi potrebbe aiutare con lei.

Certi argomenti sono come un oceano tra di noi, che ci tiene lontani, e non so se riusciremo a incontrarci mai.

- Se non c’è altro andrei a dormire, sono molto stanca. – dice alzandosi dalla sedia.

- No, no, vai se vuoi. – le dico finendo il mio whisky, e pronto a prenderne un altro.

- Ti sei fatto dare l’assegno vero? – mi chiede ancora ferma in piedi davanti a me, sembra combattuta, forse una speranza esiste.

- Sì certo, grazie anzi. – le dico alzandomi anch’io, e facendo un passo verso di lei.

- Mi pare il minimo, non posso rifarmi sui miei compensi, ma non può approfittarsi dei miei amici.

- Fai la modella da molto? – le chiedo ancora, visto il clima più disteso.

- Quasi da quattro anni ormai. – mi risponde lei, certo non si apre in grandi dettagli.

- Non ti ho mai visto.

- Faccio prettamente campagne non europee.

- Io non ti ho… - dico esitante, dirle che l’ho cercata su internet?

- Ria Greco, ho un nome d’arte, il cognome era quello di mia madre.

- Quante precauzioni. – mi faccio sfuggire con una punta di acidità.

- Ti stupisci? – mi chiede allontanandosi di un passo.

- Azzurra scusami, non volevo… - le dico andandole incontro, ma lei apre una mano per bloccarmi.

- Non è facile per nessuno, buonanotte Guido.

- Buonanotte. – dico ormai alle sue spalle.

 

[Suor Angela]

Li ho sentiti parlare e li ho seguiti fuori, osservati e ascoltati dalla balconata. Dove non ero sola, Costanza era accanto a me.

- Non possiamo davvero fare niente? – le chiedo mentre vedo Guido andare di nuovo a riempirsi il bicchiere e Azzurra sparire su per le scale.

- Non sono bambini Angela, stanno facendo loro.

- Che cosa? Non parlano per più di 10 minuti.

- Hanno parlato di Davide, Guido le ha offerto un aiuto che lei ha accettato…

- Sta scappando ora…

- Angela, la fretta non è di Dio! Ria gli ha detto il suo nome d’arte, gli ha offerto un punto di vista sui suoi ultimi anni. Ti prego non pressarla, non intrometterti questa volta, la situazione è davvero delicata, e Guido la sta affrontando con la giusta pazienza… non entrare in questa storia.

 - E Davide?

- Davide è figlio di Guido, ci penserà lui. Tu fai un passo indietro.

[Guido]

Mi viene da sorridere, forse qualcosa è successo, forse una possibilità esiste, e se questa possibilità esiste… io continuerò a provarci.

If there's a God or any kind of justice under the sky
If there's a point, if there's a reason to live or die
Ha, if there's an answer to the questions we feel bound to ask
Show yourself - destroy our fears - release your mask
Oh yes, we'll keep on trying
Hey, tread that fine line
yeah
We'll keep on smiling, yeah
(Yeah)
And whatever will be - will be
We'll just keep on trying
We'll just keep on trying
Till the end of time
Till the end of time
Till the end of time

(Se c'è un Dio o una specie di giustizia sotto il cielo
Se c'è un punto fermo
se c'è una ragione per vivere o morire
Se c'è una risposta alle domande che ci sentiamo obbligati a porci
Mostrati distruggi le tue paure togli la maschera
Oh sì continueremo a provarci
A percorrere quel sottile confine
Sì continueremo a sorridere
E quel che sarà sarà
Continueremo a provarci
Continueremo semplicemente a provarci
Fino alla fine dei tempi
Fino alla fine dei tempi
Fino alla fine dei tempi)

 

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Capitolo 13
*** Se non avessi conosciuto te ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro


io certo non ti lascerò mai andare
ecco
di certo non ti lascerò sparire
Ecco


io certo non ti lascerò mai andare
di certo non ti lascerò sparire

 

[Guido]

Questa non è una giornata normale.

Quando scendo al bar trovo Azzurra in cucina e la piccola al tavolo che disegna.

- Ciao. – mi dice Lucia alzandosi dal tavolo e avvicinandosi me, mi abbasso per farmi dare un bacio sulla guancia.

Cosa che fa sputare ad Azzurra il caffè nel lavandino, Lucia scoppia a ridere ed io dietro a lei.

 

[Azzurra]

Brutto stronzo!

Da quando mia figlia lo saluta con un bacio?

Però che carini quando ridono, hanno pure la stessa risata.

 

[Guido]

- Mami è buffa! – dice Lulù salendomi in braccio. - Lavoi oggi?

- Sì, dovrei. – le dico spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

- Non vuoi? – mi chiede lei seria seria.

- Non mi va tanto… - le dico io scrollando le spalle.

E vai che Azzurra sputa pure l’acqua che stava bevendo.

Sempre nel povero lavandino, facendo di nuovo piegare me e Lulù dalle risate.

 

[Azzurra]

Guido Efficientissimo Serissimo Corsi non ha voglia di andare a lavorare?!

 Lo hanno lobotimizzato?

 Sono finita in una realtà parallela?

Basta!

Mi ha stancato!

 

[Guido]

- Amore, vieni andiamo a lavarci i denti! – dice Azzurra venendo a prendersi Lucia.

La afferrò per il polso, - forse sarebbe meglio che oggi pomeriggio Lulù non fosse nei paraggi.

- Cosa? – mi chiede indignata.

- Davide, non dovresti preparlo? Ti do carta bianca, ma ti prego di essere un po’ delicata…

- Hai ragione, sì ovviamente, non avevo capito di cosa stessi parlando.

- Figurati. – le dico anche’io dopo essermi alzato in piedi.

- Ci avevo già pensato, oggi pomeriggio ci pensa Nina che non ha impegni, a che ora arriva Davide?

- Alle 5 vado in stazione.

- Chi è Davide? – dice Lulù sporgendosi verso di me, sbilanciando Azzurra, mi salta in braccio, mentre la madre quasi cade.

- Lulù non si fa così, non saltare sulle persone come fossi una scimmia sugli alberi.

La piccola sbuffa e poi mi prende il viso con le mani, - chi è Davide?

Resto spiazzato dalla sua decisione, mentre Azzurra sorride, conoscendo evidentemente molto bene certe sfumature del suo carattere.

- E’ mio figlio. –

- Bello, bello! E’ come Lucia?

- No, è un po’ più grande di te.

- Così? - dice Lucia facendo un cinque con le mani.

- No – le dico io – apri tutte e due le mani… - e lei lo fa, stupendosi mentre vede tutte quelle dita – mamma… - dico poi rivolto ad Azzurra, che aggiunge altre tre dita.

- O quanti… - dice lei stupita - mi piace se è simpatico come te. – dice posandomi un bacio sulla guancia.

Fortunatamente Azzurra non beve più nulla, sennò l’avrebbe sputato addosso a noi stavolta vista l’assenza del lavandino, metto la piccola per terra, che senza aspettare la madre, va verso la stanza.

- Azzurra! – la richiamo vedendola un po’ sconvolta.

- Lucia… è andata! – le dico indicandole la porta, con un ghigno sul viso. Lei mi mette il broncio, e sparisce!

 

Morirei dalla voglia di baciarla, mi staccherebbe le labbra a morsi probabilmente, faccio un passo indietro mentre continuo a sorridere.

 

- Lei forse no, ma io sì… ti uccido se versa una lacrima.

- Nina…

- Se una sola di loro due versa una lacrima per colpa tua!

- Non voglio lo sai.

- Allora stai molto attento.

 

[Davide]

Manco da una settimana, e ho sentito il mio papà un po’ strano in questi giorni, credo che sia successo qualcosa, quando lo vedo in stazione da solo, senza Beatrice sono felice, ma credo anche che questo sia un problema.

Insomma, la piattola non lo molla mai.

- Papà! – dico andandogli incontro.

- Dado! – dice lui stringendomi forte.

- Mi stritoli…

- Scusa. – mi dice lui un po’ imbarazzato, si lascia andare a molti più slanci, ma si imbarazza sempre molto.

- Come va? Novità in convento?

- Sì, una, grossa.

- Ah, è tornata Margherita?

- No, è tornata Azzurra!

La mia pazzeschissima tata…

… che mi ha abbandonato!

- Davide…

- Non le voglio parlare…

- E’ colpa mia! Lo sai benissimo, che non ha lasciato te ma ha lasciato me.

- E’ andata via, io cosa c’entravo? Poteva chiamare, farsi sentire, non lasciarmi… anche lei.

- Davide non è così facile.

- Perché la difendi? Ha lasciato anche te! È sparita!

- Le cose non sono così semplici, io vorrei solo che tu la ascoltassi.

- E’ tardi!

- Non per te, ti conosco, lo conosco il tuo cuore, non fare come me, i miei errori…

- Fa male… - confesso a denti stretti, ho gli occhi lucidi e non vorrei.

Mio padre mi abbraccia ed io mi stringo a lui, aggrappandomi alle sue spalle.

- Resterò vicino a te, dalle una possibilità, se poi non vuoi, le chiederò di andare via.

Annuisco mentre resto stretto a lui.

 

[Azzurra]

Dio quanto sono nervosa, ho visto Guido uscire, mia figlia è con Nina a fare cose che la mamma non può sapere perché non approverebbe, dice Nina.

Mentre Davide con Guido dovrebbe arrivare a breve, cammino avanti e indietro per il chiostro, nervosa come non mai.

Quando si affacciano, gli occhi diventano lucidi, Dio quanto è cresciuto, è bellissimo, altro che nano, è alto.

Ed è anche arrabbiato, non sembra molto sicuro di quello che sta succedendo, non vorrei che Guido gli avesse calcato troppo la mano. Si avvicinano lentamente, ricaccio indietro le lacrime, in questo momento non servono proprio a niente e li aspetto.

- Ciao. – dico a entrambi quando si fermano davanti a me.

Guido mi sorride cercando di incoraggiarmi, mentre Davide fa un vaghissimo cenno con la testa.

- Azzurra, io rimango qui intorno. – mi dice Guido prima di allontanarsi un po’ da noi due.

- Ciao Davide! – gli dico ancora.

- Ciao! – mi dice lui sempre a testa bassa.

- Ci sediamo? – gli dico indicando una panchina.

Lui annuisce e si siede, un po’ distante da me.

- Mi dispiace. – gli dico piano, non perché non sia vero, ma perché è così difficile questo momento.

- Di cosa? Di avermi abbandonato? Di avermi preso in giro? Di avermi mentito? Di essere sparita? – mi dice lui con una rabbia mal trattenuta, vedo Guido che vuole avvicinarsi e gli faccio cenno di no con la testa.

- Di cosa, di preciso, ti dispiace? – mi incalza ancora lui.

- Di tutto questo Davide, di tutto. Di averti lasciato solo, di non aver trovato un modo per spiegarti quello che stava succedendo, di non essermi fatta viva.

- Non ti importava niente di me! – dice alzandosi in piedi e stringendo convulsamente i pugni.

- Questo non è vero. – gli dico trattenendo a stento le lacrime, alzandomi con lui.

- Non mi importa di te, non mi importano le tue scuse. – mi dice ancora lui ed io non riesco più a trattenere le lacrime.

Non vedo Guido avvicinarsi, lo sento solo parlare.

- Sedetevi. – dice calmo, Davide cade sulla panchina ed io mi asciugo gli occhi con le mani, per poi sedermi.

- Posso? – chiede a me, ed io annuisco, non sapendo però che voglia fare.

- Davide, credo che Azzurra sappia di averti ferito, ma credo che sia importante che tu la ascolti, anche perché non prendiamoci in giro, se non t’importasse, non staresti così ora.

Percepisco che Davide vorrebbe replicare qualcosa, ma annuisce: - ok, puoi andare, ma…

- …resto vicino. – dice spettinandolo, e stringendomi una spalla mentre si allontana di nuovo.

Quanto può avermi dato forza, questo suo gesto?

Tanta, troppa, roba a cui non posso pensare ora.

- Quando sono andata via, mi sono trasferita a Roma…

- Vivi a Roma?

- Tra Roma e Milano, faccio la modella. – gli dico io, prendendo un respiro lungo e poi ricominciare.

- … non volevo lasciarti, ma non potevo portarti con me, e non potevo rimanere.

- Hai fatto quello che voleva fare papà, la storia di Berlino, ma lui non mi ha lasciato solo alla fine, tu sì però!

- Ero incinta quando ho lasciato Modena, e non potevo portare a termine la gravidanza qui.

 

Lo vedo sgranare gli occhi.

Fortunatamente la pespicacia non è paterna.

 

- Non vorrei entrare nei dettagli di questo, ma è giusto che tu sappia certe cose. Io ti devo molto Davide…

 

[Guido]          

Sono qui, abbastanza vicino da sentire quello che si stanno dicendo.

- … se non avessi conosciuto te, probabilmente mia figlia non sarebbe mai nata. Tu sei uno spettacolo, un bellissimo esempio, il lavoro meraviglioso che ha fatto tua madre con te, da sola, il modo in cui tu mi hai sciolto il cuore, tutto questo… mi ha portato a scegliere di far nascere un figlio sapendo di essere sola, tu Davide sei il motivo per cui Lucia è nata, è viva.

Davide è ammutolito ed io come lui.

- Lasciarti è stato molto difficile per me, non voglio dirti che mi devi ascoltare perché ci ho sofferto, ma non ti ho mai lasciato davvero…  So tutto di te, tutte le squadre di calcio cambiate, il tentativo con il nuoto, le pagelle, i filarini, tutto tutto.

- Papà?

- Nina!

- Ecco perché veniva alle mie partite… - dice lui, che come si spiega una presenza che mai ci aveva troppo convinto.

- Quando ero incinta ascoltavo sempre una canzone che mi faceva pensare a te, a noi, a quello che provavo pensando a te…  tieni… – dice passandogli un ipod – Lucia ed io, senza che lei sappia davvero perché… sai è piccola per spiegarle certe cose, festeggiamo sempre il giorno del tuo compleanno, diciamo che l’ho abituata a vivere anche quello come un giorno di festa…

Mi tocca asciugarmi gli occhi ormai lucidi.

- Davide io so che ho sbagliato con te, che la mia scelta di lasciare Modena era un colpo che tu non meritavi; sono stata egoista in questo, non ho pensato a te. Ti ho sempre portato con me però, nel mio cuore, lasciare te, è stata la cosa più difficile. Ho pianto per due mesi, mettici pure che gli ormoni mi stavano incasinando tutta, ma ero una fontana rotta… Non ti chiedo di perdonarmi, e se vuoi ce ne andiamo.

- Chi? Voi chi? – le chiede lui.

- Lucia è qui con me. – sbarra gli occhi stupito – non era programmata questa visita mio padre è morto, ed io dovevo fare delle cose.

- Mi dispiace per tuo padre. – ma quant’è bello mio figlio.

- Grazie. – gli dice lei con un dolce sorriso.

 

- Andrai via?

- Questa non è più casa mia, al momento però non sto pensando di rientrare a Roma.

- Quella bambina è mia sorella?

- Non è importante.

- E’ mia sorella?

- Sì.

- Mio padre lo sa?

- Penso di sì.

- Ne avete parlato?

- Non ancora.

- Ne parlarete?

- Non lo so.

- Mi lascerai ancora?

- Mai più! Ovunque sarò, tu saprai sempre come raggiungermi.

 

Il dialogo tra i due è stato serrato, mi sembra di vedere una partita di tennis.

Alla fine Davide si fionda tra le braccia di Azzurra.

Li vedo piangere come due fontane, ed io non sono da meno, tanto che Costanza che passa accanto a me, ovviamente non casualmente, mi da un fazzoletto.

Ogni tanto l’indiscrezione di queste suore, risulta davvero utile.

 

[Azzurra]

- Ti farebbe piacere conoscere Lucia? Se pensi che sia troppo, magari noi due ci possiamo trasferire in albergo…

- No, no… non vedo l’ora. Lei sa che sono…?

- Suo fratello? No, sa che sei il figlio di Guido… Lucia non ha un padre, non le ho mai detto nulla in merito. È cresciuta sapendo che per lei c’ero io, e una quota di zie, zii e cugini infinita, niente papà però. Me la cavo restando sul vago ogni volta che prendiamo l’argomento.

- Azzurra te lo dico per esperienza, un padre serve… - il mio piccolo nano, guarda quanto è cresciuto e quanto è saggio.

- Lo so, davvero, anch’io sono cresciuta con un solo genitore, so che è difficile. Ho bisogno di tempo però…

 

[Guido]

Che mio figlio perorasse la mia causa non me lo aspettavo, però forse in fondo ci speravo.

- Come si sta comportando senza di me? – chiede il mio piccolo impertinente.

- Bene, credo… - grazie Azzurra, per l’attestato di stima.

- E’ cambiato è ?!  - insiste Dado.

- Mi sembra… - non ti allargare troppo Azzurra, mi raccomando.

- Sta con Beatrice però… - mai che l’abbia sopportata lui.

- Stava… ho sentito una conversazione ieri, non proprio una conversazione, ho sentito Beatrice dire che era finita davvero stavolta. – oh cavolo ci ha sentito, meglio, almeno lo sa.

- Meno male, due palle quella.

- Hey, questo non è modo di parlare!

- Cacchio, sto parlando di miss moscetta? Dov’è la mia pazzaschissima tata?

- Sono una pazzeschissima mamma, ma niente parolaccie o cose simili.

Ed io sono sempre più pazzeschissimamente innamorato di lei.

 

- Quanti anni ha Lucia? – le chiede Davide, speravo davvero che la prendesse bene.

- Lulù ha tre anni. Se vuoi la chiamo? – la vedo leggermente indecisa, quasi timorosa della sua risposta.

- Gli somiglia? – le chiede Davide che prima deve aver annuito, visto che è partito con un’altra domanda.

- Non tantissimo. – gli risponde Azzurra, anche se questo non è proprio vero.

 

[Davide]

Quando Azzurra si allontana mi avvicino a mio padre.

Che ha l’aria di uno che ha sentito tutto, ormai origlia che è una bellezza!

 

- Ma che cavolo è successo tra voi due? – gli chiedo molto poco discretamente, ah i pregi della pre-adolescenza.

- E’ complicato! – dice grattandosi la testa.

- Non ho più 9 anni. – gli faccio presente.

- Ero confuso… - dice sempre grattandosi il testone.

- Papà…

- Non mi perdonerà mai. – dice scuotendo la testa.

 

Cambiamo discorso che è meglio. Non mi sembra troppo positivo se si parla di Azzurra.

- La piccola?

- Mi adora. – dice tutto sorridente, e il fatto che lo adori non sapendo che sia il padre è un bene, credo.

- Papà una su due, è un risultato più che accettabile. – gli dico facendogli l’occhiolino.

- Non ti da fastidio? – mi chiede lui quasi insicuro.

- Cosa? Che hai una figlia naturale? No! Mi vuoi bene? Lo so quanto!

- Sono proprio un bastardo fortunato. – dice davanti a me, senza rendersene davvero conto.

- Lo penso anch’io. – conferma pure Nina a mio padre; Nina che precede Azzurra che si avvicina con una bambina in braccio.

Mette la piccola a terra, e questa si avvicina a me.

- Davide? – chiede sospettosa, ed io annuisco.

- Lucia? – le chiedo io, con lo stesso tono serio.

- Sì, Lulù… giochi con me? – dice lei, sembra davvero molto dolce, e molto furba.

- A cosa? – ti prego non dire le bambole che cominciamo malissimo.

- Spade! – dice tutta contenta.

Azzurra china la testa, Nina ridacchia, e papà sembra stupito, mentre la piccola mi passa un bastone.

I pezzi di vetro sparsi per terra
tornano di nuovo vicini
risalgono l'aria
sullo scaffale riappare un bicchiere
Ecco


NDA
Eccomi ad uno dei capitoli più difficili da scrivere,  spero di non avervi deluso e vi consiglio di ascoltare la canzone Ecco, il link ve l'ho evidenziato... Grazie a chi legge in silenzio, a chi lascia un segno, grazie mille ad ognuno di voi.

Vado in pausa nel weekend!

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Capitolo 14
*** Venezia ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro


Forse domani, o forse no,
ma prima o dopo, accade.
Accade che dentro di te,
un'aria nuova c'è…



 

 

[Azzurra]

- Non immaginavo davvero che tra Davide e Lucia potesse andare così bene. – dico stupita e diverita.

- Ti stai godendo un aperitivo, con me, nel nostro convento, anche questo è un grande risultato. – dice Nina con la sua birra in mano, che alza in aria e mi invita a brindare con lei.

- Direi che si sta rivelando anche un ottimo baby sitter…

- Dico che sei una schiavista… - mi dice Nina strizzandomi l’occhio.

- Ho bisogno che tu ti diverta un po’. – dice poi con la voce ferma, guardandomi seria.

- Mi diverto… - le dico per tranquillizzarla.

- Certo, come no, anch’io. – è inutile dargliela a bere non è facile.

- Ria devi sco…

- Zitta!

[Guido]

Nina e Azzurra stanno sulla panchina, scalze e con un paio di birre in mano, e l’argomento mi sembra chiaro.

- Come la prendi se ti dico che stasera andiamo a ballare?

- Malissimo! Non mi va… - dice Azzurra protestando, dov’è finita la regina della notte modenese?

- Non ti va mai… ho anche invitato Paolo. – le dice Nina.

- Non l’hai fatto! Non mi va, non ho voglia… - Paolo è il fotografo polipo?

- Paolo è perfetto per questo, ti strusci, ti sfoghi e il gioco è fatto. – Nina!! Penso molto indignato.

- A parte che siamo in un convento e questo discorso mi sembra molto di cattivo gusto, e poi a che mi serve un uomo, quando ho due mani perfettamente funzionanti, con 10 fantastiche dita a disposizione, e un sacco di altri aiuti?! – Azzurra!! Ti prego non mettertici anche tu…

- Vuoi dire che le tue mani sono meglio di un uomo? – questa risposta la voglio proprio sentire…

- Chi mi conosce meglio di me stessa? – Non fa una piega!

- Senti se mi prometti che non rompi con la storia della discoteca, e mi giuri che Paolo non sta venendo qua, ho una proposta per te. – brava Azzurra, teniamo a distanza il polipo.

- …ricatto? – in effetti è una specialista.

- Certo! –però lo ammette.

- …va bene, però convieni con me che Paolo è un ottimo partito, carino, dolce, sconcio, sexy e adora tua figlia. – Nina, ma ti paga questo cretino?! Sexy poi? Non mi pare proprio…

- Concordo su tutto, ma sai che non ho bisogno di questo, apprezzo la corte di Paolo, i fiori, i complimenti, ma non ho la voglia, la testa o il cuore per pensare a questo. – che cosa ti ho fatto?

- Va bene, discorso archiviato. Il ricatto? – Archiviato non mi piace, morto e sepolto lo preferisco.

- Prenditi un paio di giorni e vieni con me a Venezia, ho un servizio, tu volevi vedere Venezia, ed è un sacco di tempo che io, te e Lulù non ci facciamo una vacanza…

- Mi piace… quant’è che non ci scambiano per una famiglia moderna? – quanto sono state vicine queste due, senza che io ne avessi mai la percezione?

- Parecchio direi, alla mia dolce metà. – dice Azzurra alzando la birra e coinvolgendo Nina in un brindisi.

- Detesto passare per la seconda mamma. – dice Nina con una finta smorfia.

Scoppiano a ridere come due adolescenti e sono contagiato dalla loro allegria.

- Quando partiamo? – già quando? E per quanto tempo?

- Ce la fai per dopodomani? – di già?

- Anche domani, con gli straordinari fatti non possono proprio dirmi nulla. Quanto stiamo a Venezia? – bella domanda!

- Pochi giorni, se vuoi possiamo allungarci anche per il weekend, anche se… - dice Azzurra con una smorfia.

- Davide?! Va bene, saremo a casa finito il servizio, per sabato ho una grande idea… - credo che mio figlio le sia mancato davvero tanto, e che è sta storia di sabato?!

- Sai cose che io non so? – le chiede Azzurra.

- So sempre cose che tu non sai. – dice Nina dandole una spallata, e via con le risate ancora.

- Mami… - dice Lucia arrivando di corsa, e saltandole in braccio, dandole giusto il tempo di passere la birra a Nina.

- Papà! – dice Davide sorprendendomi alle spalle - …origli vedo?

- Ti prego! – gli chiedo sperando che non mi sputtani, più di quanto io non stia già facendo da solo.

- Scherzo, non lo dirò a nessuno. – dice cominciando a tirarmi verso le tre.

- Mami… bia! – non ho capito, di che parla? – vedo Azzurra scolarsi quasi tutta la birra e poi avvicinare la bottiglia alla piccola, che se la scola.

- Lulù sei una di noi! – le dice Nina battendo le mani, coinvolgendo la piccola nel suo abbraccio.

Sono senza parole, birra a una bambina di tre anni? Stiamo scherzando? Vedo Davide guardarmi e morire dalle risate, lo vede che sto per esplodere.

- A tavola. – dice suor Angela dal bar.

 

Quando ci dirigiamo tutti verso la cucina, io sono ancora piuttosto sconvolto, e non mi rendo nemmeno conto che Azzurra è accanto a me.

- E’ analcolica. – dice mettendomi la bottiglia vuota in mano, facendo un sorriso strafottente.

Scuoto la testa, quasi sconsolato: – mi farà impazzire! – dico a bassa voce.

 

[Azzurra]

La partenza è stata presa bene da tutti, anche Davide sembrava abbastanza tranquillo, ha il mio numero di telefono, e sa che può contattarmi in qualsiasi momento.

Sto caricando le borse in macchina, che vedo arrivare Nina senza Lucia…

- Lulù?

- Saluti!

- Mamma mia quant’è sentimentale, stiamo qui fra tre giorni. – dico alzando le braccia al cielo. La dolcezza di mia figlia è una cosa adorabile, la sua tendenza al melodramma è vagamente eccessiva però.

- Ci penso io! – dico rivolta a Nina.

- Paura!

Parto a passo di carica fino al bar, per trovare la piccola in braccio a Guido, Angela, Chiara, Costanza e Davide sembrano spariti.

- Pronta? Mi sa che ti devo portare dalla tua mamma, prima che ci venga e a cercare. – le dice Guido dolcemente.

- Vieni con noi. – gli dice allora la mia piccolina.

- Non posso, è una cosa solo per le femmine. – le dice lui ancora, accarezzandole la testa, la guarda come se la stesse imparando a memoria.

- Sei sicuo? – insiste la mia impertinente figlia.

- Di questo sono certo. – le conferma lui, posandole un bacio sulla fronte.

- Ti potto un regalo! – afferma il mio angelo.

- Che cosa? - le chiede lui curioso.

- Non lo so ancoa, poi vedo. – dice lei con quella sua espressione da donna di mondo.

Guido se la stringe ancora un po’ al petto, e le da un bacio sulla guancia.

- Attenta all’acqua, mi raccomando. – le dice premuroso.

- Mami non mi fa giocae coll’acqua. – costata mia figlia.

- Andiamo prima che mette me sotto l’acqua. – dice facendola scendere, ma Lulù si attacca al suo collo e gli da un bacio ‘a scocchio’ come dice lei sulla guancia.

Guido, Guido, per stavolta non ti affogo.

Sparisco per non farmi trovare.

 

Non credo che Guido abbia detto qualcosa a Lucia, sulla sua paternità, ma Lucia ha un legame con lui molto forte, lo cerca spesso, è molto affettuosa, è troppo attaccata a lui… che lo senta? Che lei lo sappia?

- Lulù? – mi chiede Nina, vedendomi tornare.

- Arriva, arriva.

Mi giro per vedere Guido fermarsi distante da noi e Lucia venire da noi con Davide e Angela.

- Ragazze mi raccomando.

- Suor Angela, si fidi, questo gruppo vacanze è collaudato. – gli dice Nina, mentre io guardo ancora Guido, un po’ in disparte che ci fissa sempre.

- Non vi accorgerete nemmeno che siamo partite. – dico salutando suor Angela e Davide, e facendo un cenno con il capo a Guido, che mi sorride di rimando.

- Vi serve qualcosa per Lucia durante il viaggio? – ci chiede ancora suor Angela.

- Quando mai… appena monta in macchina si addormenta. – le dice Nina.

- Già, i chilometri fatti di notte per Roma li so solo io. – dico mentre monto in macchina al posto di guida.

- …ma vi alternate? – chiede ancora Angela preoccupata.

- Suor Angela, sono nemmeno due ore, appena arriviamo Nina la chiama…

- …ma avete prenotato l’albergo?

- No, ci facciamo ospitare in una comune di ex-tossicodipendenti. – dice Nina sbucando con la testa fuori dal finestrino.

Vedo Guido avvicinarsi a suor Angela, posargli le mani sulle spalle, e dirle: - sono sicuro che hanno la situazione sotto controllo, se solo lei le facesse partire.

Vedo suor Angela annuire e lui fissarmi intensamente.

- Buon viaggio. – dice guardando solo me.

- Grazie! – rispondo solo a lui.

 

 

[Nina]

- Va bene, Nina fa rima con cretina, ma non lo sono, lo sai, che succede? – mi chiede Nina dopo aver controllato che Lucia dormisse, è fantastica mia figlia, entra in macchina e dorme.

- Guido. – le dico io sospirando.

- Ha fatto qualcosa? Ti ha detto qualcosa? – dice Nina scattando sul sedile.

- Stai buona, stai calma, non ha fatto o detto niente, se non darmi una mano con Davide. – le dico per far rientrare Nina, dalla modalità Ucciderò Guido Corsi.

- E allora qual è il problema? – mi chiede lei non capendo i miei dubbi.

- Lulù mi sembra molto legata a lui, e se lo sentisse? E se lei lo sapesse che è suo padre? – le dico io un po’ agitata.

- Mi sembra un po’ troppo new age sta cosa… - dice lei per smontarmi, o per calmarmi.

- Lo so, ma sono molto uniti, e sono certa che Guido non le abbia detto nulla e non le calchi la mano, però lei lo cerca, sempre… - le dico raccontandole solo i fatti.

- Vuoi tornare a Roma? – mi chiede allora lei un po’ allarmata, so che è contenta di averci vicine.

- No, assolutamente no. Ho bisogno di voi, adesso. – le dico per tranquillizzarla, anche perché è vero.

 

[Guido]

Sono nel mio studio che ascolto, male, molto male i vari studenti che fanno la fila alla mia porta.

Quando squilla il telefono rispondo senza troppa attenzione.

- Pronto.

- Ciao, Guido, sono Azzurra. – perché mi ha chiamato? Invito lo studente ad uscire.

- Ciao… tutto bene? – chiedo un po’ esitante.

- Sì, certo. volevo solo dirti che siamo arrivate, Nina e Lucia sono in albergo e poi vanno a fare una passeggiata.

- E tu? – le chiedo io.

- Sono già a lavoro, mi stanno truccando. Ora ti devo salutare. – mi dice quasi fosse imbarazzata.

- Azzurra… - le dico dolcemente.

- Si?

- Grazie per avermi chiamato.

- Non c’è di che. – stava sorridendo, ne sono sicuro, stava sorridendo.

 

Mi mancano moltissimo, più di quanto mi piaccia ammettere, e mi chiedo come farò quando Azzurra deciderà di tornare alla sua vita?

Perché non mi interpellerà, ed io cosa posso fare? Forzarla? Costringerla? Non posso, ne voglio nulla di tutto ciò, di dormire non se ne parla con certi pensieri, sto per farmi quattro passi nel chiostro, quando sento il mio telefono squillare, rispondo al volo, prima che svegli tutti.

- Pronto! – dico con un tono troppo deciso.

- Scusa per l’ora. – mi dice Azzurra piano.

- No, non ti preoccupare, non dormivo. Tutto bene? – ti prego non scappare, mi puoi chiamare quando ti pare, vorrei dirle.

- Sì, dormono. Mi dispiace di non essere riuscita a chiamarti prima, sono rimasta a lungo sul set, e trattenere Lucia non è poco impegnativo. - sarà stanca morta…

- Immagino. Che avete fatto?

- Siamo andate a mangiare a Canareggio, alloggiamo da queste parti, e abbiamo fatto un microgiro in gondola, esperienza da non ripetere, Lucia non è stata ferma un attimo, quasi ci ribaltiamo, e adesso è in punizione.

- E’ una peste vero? – le chiedo facendo una domanda davvero ovvia.

- Peste è il suo primo vero nome.

- Grazie. – le dico dopo un momento di pausa.

- Prego, e buonanotte. – mi dice lei dolcemente.

- Buonanotte a te. – le dico solamente, quando vorrei dirle altro, tipo quanto la voglio o quanto la amo.

Non ho mai smesso di amarla, mi sono semplicemente arreso all’evidenza di averla persa.

 

 Guardo il cielo, che è lo stesso per tutti noi e me ne vado a letto anch’io, un po’ più sereno.

Non lo so perché, ma sono davvero contento che Azzurra mi abbia chiamato di nuovo, mancano solo due giorni e torneranno qui.

 

[Azzurra]

Chiamare personalmente Guido mi è sembrata la cosa più giusta da fare, non so perché, nemmeno credo che questo risolva tutte le questioni in sopseso tra di noi, ma se c’è una cosa che ho fatto da quando ho scoperto di essere incinta, è stato seguire il mio istinto… che mi ha portato ad arrivare a Roma, a trovare un lavoro, costruire una carriera, ritornare a Modena… ho seguito l’istinto anche quando ho scelto di chiamarlo.

Non me ne pento.

Torno a sdraiarmi accanto a Lucia, per riposarmi un po’ anch’io.

 

L'amore c'è, ma a volte,
non si vede, accade!
Accade che hai paura, anche di te
Accade






NDA
Alcune precisazioni, tutte le citazioni ad inizio o a fine capitolo sono tratti da canzoni, spesso italiano, le consiglio tutte... 

Mi prendo ancora un momento per ringraziare a chi legge in silenzio, a chi lascia un segno, grazie mille ad ognuno di voi, per essere con me compagni in questa avventura.


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Capitolo 15
*** Devi stare molto calmo ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro


Quando vivono per te , quando muoiono per te
quando bruciano
per te.
E non contano per te le piu' belle storie
che tu puoi sognare.
Quando non ti lasciano, quando non perdonano
quando gridi no.


 

[Guido]

Stai calmo, non sono in ritardo, in effetti non ti hanno mai detto l’orario del loro rientro, Azzurra stamattina ha detto che sarebbero partite non appena finito il servizio, non sapendo quanto questo possa durare non ne ho davvero idea. Non è che poi Azzurra è troppo stanca per guidare? Non mi piace come guida Nina. Perché non mi hanno mandato nemmeno un messaggio?!

Sto completamente fuori , mi porto le mani alla testa, mentre cerco di concentrarmi sul mio lavoro.

[Azzura]

Che stanchezza! Non faccio in tempo a mettere giù Lucia all’interno del convento che la vedo sparire… aiuto Nina con le borse e tutti i paccatti shopping, prima di andare a cercare Lucia, che tanto sarà al bar.

[Guido]

Sento bussare alla porta del mio studio e rispondo meccanicamente:

- Avanti, è aperto. – nessuno apre la porta, ma continuano a bussare – è aperto – ripeto un po’ più nervoso, mentre la porta non si apre e i colpi continuano.

Mi alzo deciso a fare una bella ramanzina al burlone, ma quando apro la porta non vedo nessuno.

- Ciao!!! – dice Lulù che si è attaccata alla mia gamba.

- Ciao piccola! – dico prendendola in braccio.

È perfetta, tutta intera, con il viso e la braccine leggermenti arrossati dal sole.

Si attacca al mio collo, ed io la stringo a me.

- Ti ho pottato un legalo… - mi dice tutta entusiasta, mentre apre il suo zainetto.

- Tieni… - dice poi tirando fuori una piccola gondola.

- Grazie, - le dico rimirando l’oggettino, un po’ kitsch forse, ma splendido, visto chi me lo ha regalato, e poi non è mica così pacchiano.

- Così ti icordi e poi ci andiamo insieme. – dice ancora lei!

- Certo. – le dico senza pensare troppo alle conseguenze di una promessa del genere e stringendola ancora di più a me.

 

Gondola

[Azzurra]

- Azzurra calmati, eravamo davanti alla porta, non può essere uscita… - mi dice Nina cercando di tranquillizzarmi, ma come faccio?

Dove diavolo è mia figlia?!

- Dov’è? – dico spazientita, per poi vagare lo sguardo tra i presenti, Davide, Chiara, Angela, Costanza… Guido non c’è, noto dopo un attimo.

- Guido? – chiedo allarmata rivolta ai presenti.

- Eccomi! – dice arrivando con Lucia in braccio.

Respiro a fondo, mentre vedo tutti fissarmi preoccupata. Mi avvicino ai due trattenendo la rabbia a stento.

- Lulù, tesoro, me lo devi dire dove vai.

- Mami… - dice lei con la voglia di contraddirmi.

- Lucia la mamma ha ragione, si è spaventata. – mi dice lui, passandomi la bambina, nonostante Lulù non sia d’accordo.

- No, va bene così. – gli dico, superandoli e uscendo fuori in giardino.

Mi porto le mani al viso, ricacciando dentro le lacrime.

 

[Guido]

Non mi sembra che Azzurra abbia preso troppo bene questo momento, poso la piccola a terra, che corre verso Davide, e seguo Azzurra di fuori.

 

[Azzurra]

- Posso? – sento dire a Guido, gli annuisco e lui si siede accanto a me.

- Mi dispiace che tu ti sia spaventata.

- Non è colpa tua. – gli dico senza alzare la testa, lui non può vedermi piangere.

- Non lo sapevo, scusami. – mi ripete di nuovo, ed io non lo voglio più sentire.

- Non ti scusare, non per questo. – dico alzandomi di botto e lasciandolo solo sulla panchina.

- Azzurra… - dice bloccandomi il polso.

- Lasciala immediatamente! – dice una voce che non ammette repliche, e Guido molla il mio polso ed io posso correre verso Marco e Giulia, che sono appena arrivati con Cecilia e Lorenzo.

 

[Guido]

Resto seduto sconfitto, mentre lei sparisce verso i suoi amici.

Non mi rendo conto del tempo che passa, fino a quando Marco non torna vicino a me.

- Credevo di essere stato chiaro. – mi dice fissandomi serio.

- Volevo solo parlarle. – le dico per giustificarmi, ma possibile che per parlare con lei io debba chiedere il permesso a qualcuno?!

- Se lei non vuole farlo, non lo puoi fare. – mi ribadisce lui con tono minatorio.

- Mi tratti come fossi un mostro. – gli dico arrabbiato.

- Hai idea di quello che sei per lei? – mi dice lui facendomi sprofondare nell’abominio dei miei errori passati.

 

Giulia e Marco

Mi alzo per lasciarlo da solo nel giardino, avviso Davide che non cenerò con gli altri, malgrado ci siano anche ospiti nuovi, non sono proprio dell’umore.

Entro nel nostro appartamento e mi fermo in soggiorno, la luce sempre spenta mentre il buio comincia a scendere.

Quando sento bussare rispondo solo:  - è aperto.

Mi alzo per vedere chi è, e rimango a bocca aperta di fronte ad Azzurra, con un piatto in mano.

- Ho imparato a bussare… - mi dice lei con un sorriso sveglio.

- Ho notato. – le dico io alzandomi per andarle incontro.

- Mi dispiace per prima, Marco non doveva trattarti in quel modo, ed io ho avuto una reazione eccessiva.

- Non ti scusare con me. – le dico mentre la vedo avvicinarsi al tavolo, accarezzare lieve il legno per poi voltarsi verso di me, che ricordi anche lei le cose che sono successe su quel tavolo?

- Parliamoci chiaro. È tua figlia, Guido. So che lo sai, lo vedo… io non sono però abituata, a te, alla tua presenza, a condividere Lucia con te. – mi dice lei fissandomi seria.

- Non voglio… impormi. – le dico un po’ titubante, la verità è che vorrei sia Lucia sia lei per me, ma dirglielo ora o pretenderlo sarebbe un suicidio.

- Lucia sembra affezionata a te, le hai detto qualcosa? – mi chiede lei rimanendo serissima.

- No, no, chi diavolo credi che sia? Senza dirti nulla prima? – le rispondo indignato, come può pensare una cosa del genere.

- Non lo so chi sei Guido, avevo un’idea di te, che hai cancellato con una telefonata, ora ti vedo e sembri diverso, io non so chi sei, e non mi fido di te.

Abbasso la testa, è una tristissima costatazione.

- Ho bisogno di tempo Guido. E non posso prometterti nulla…

- Azzurra è nostra figlia. – le dico facendo ancora un passo verso di lei.

- Mia, tua… ci sono abituata, ma a nostra proprio no. – mi dice lei seria, come non mai, scuotendo la testa.

- Te ne andrai via ora? – le chiedo sconsolato, per quanto abbia paura di conoscere la risposta, devo sapere.

- Non al momento, ho bisogno di riposarmi un po’. – mi risponde lei ed io vorrei urlare dalla gioia.

- Posso … continuare a giocare con lei? – le chiedo un po’ esitante, ti prego non dirmi di no.

- Certo, la vedo felice, questo è importante, questo è al primo posto per me. Te lo devi ricordare bene, la sua felicità viene prima di tutto, quindi non ferirla, non ti azzardare…

- Pensi di dirgli chi sono… - le chiedo ancora, anche se conosco perfettamente la risposta, gliela leggo in faccia.

- No, non al momento.

M’indica il piatto che ha lasciato sul tavolo: - Mangia che è ancora caldo. Ho chiesto a Nina, Marco e Giulia di darti tregua.

- Non avresti dovuto. – mi dico avvicinandomi di nuovo a lei.

- Anche secondo loro, ma che tu vada alla gogna o meno a me non serve… - mi risponde con un vocaboliaro che si dimostra sempre più forbito.

- Cosa ti serve? – le chiedo facendo un altro passo verso di lei.

- Capire chi sei. – mi dice restando immobile.

- Tu lo sai chi sono… - le dico facendo un altro passo verso di lei, tanto vicino ora da poter sentire il suo respiro nel mio.

 

Le accarezzo il viso e la attiro a me.

 

Baciarla adesso sarebbe fantastico, sia per quanto la desidero, sia perché sento che lei mi risponderebbe positivamente… pentendosene però dopo 5 minuti, e non voglio farla scappare, la invito a posare il capo sul mio petto e la stringo in un abbraccio.

 

[Azzurra]

Poteva fare tutto, non mi aspettavo questo.

È così tanto tempo che avrei voluto essere di nuovo qui.

Ora ho la certezza che non si approfitterrà di me, almeno non in questo momento.

 

Mi stringo a lui, chiudendo gli occhi.

 

- Grazie per avermi chiamato in questi giorni. – mi dice mentre mi stringe ancora a sé.

- Per me era la cosa giusta da fare. – dico stringendomi di più a lui, accarezzando il suo petto con il mio viso.

- Non  ti  muovere. – mi dice scandendo bene le parole, e stringendomi ancora di più.

Riesco a sentire perfettamente quanto è felice di stringermi… mi viene da ridere e non riesco a trattenermi, alzo il viso per guardarlo.

- Non significa niente! – gli dico fissandolo.

- Cosa? – mi chiede allarmato, senza capire.

 

La verità è che sono attratta da lui, non so cosa provo, quali siano i miei sentimenti, ma quello che mi risveglia dentro non lo riesco a far tacere.

 

Mi sporgo per posare le mie labbra sulle sue, e lo sento irrigidirsi un solo attimo e poi perdersi subito dopo. Non è nemmeno lontanemente simile all’ultimo bacio che ci siamo scambiati, è dolce, è paziente, sembra una lenta riscoperta.

Adoro questa sua dolcezza nel lambire le mie labbra, mi sembra un assetato nel deserto, vorrebbe divorarmi, ma se lo facesse, morirebbe più che provar sollievo.

Infilo le mani nei suoi capelli, sempre così confusi e senza senso, e lo stringo di più a me.. è solo un gioco di labbra, di lievi carezze con la lingua, nulla di più profondo, ma mai nessuno è stato così dolce con me.

Mi tiene il viso tra le mani. Come se potessi scappare, come se questo gesto potesse bastare a trattenermi.

Quando mi allontano da lui, poso la fronte contro la sua e tengo gli occhi chiusi, respirando il suo respiro.

- Azzurra…

- Non dire niente, ti prego.

Mi stringe di più, e affondo il viso sulla sua spalla.

 

Le grida di Lucia che provengono dalla finestra aperta attirano la nostra attenzione. Ed è così strano voltarsi con qualcuno seguendo il suono della sua voce.

È così che sarebbe potuto essere?

È così che sarà?

E quando torneranno i suoi dubbi e le sue paure? Faccio la modella, figuriamoci.

 

[Guido]

Lo sento, lo sento perfettamente chiaro il momento in cui si allontana da me. Dopo poco esserci voltati per seguire la voce di Lucia, l’ho persa, lentemente è arrivata talmente lontana da me che non mi sono stupito nel vederla scappare dal mio abbraccio quasi scottata.

- Azzurra… - provo a dirle andandole incontro.

- Non significa niente, ricordatelo.  Buonanotte.– dice prendendo la porta il più velocemente possibile.

Che cosa può aver pensato per essere scappata così?

Io ho pensato a quello che avremmo potuto avere, a come avrebbe potuto essere il nostro futuro…

E se avesse pensato a quanto le ho detto in passato? I miei dubbi potrebbero tornare?

 

[Marco]

Vedo arrivare Azzurra come una furia, nascondersi dietro la colonna per riprendere fiato… che diavolo le ha fatto quel cretino?

- Che succede?

- Mi hai fatto spaventare. – dice lei sobbalzando.

- Che cosa ti ha fatto? – le chiedo a denti stretti.

- Niente… lui… niente. – dice lei balbettando, guardandosi intorno, con la speranza che nessun altro la noti così sconvolta.

- Allora cosa è successo? Sembri sconvolta… - le chiedo spazientito.

- L’ho baciato… - mi dice lei abbassando subito lo sguardo.

- Che cosa hai fatto? Ma sei impazzita per caso? – le chiedo arrabbiato.

- Non sei mio padre!! – mi dice lei di botto, e la vedo fermarsi di colpo, di nuovo consapevole che suo padre non c’è davvero più, si porta le mani al viso e comincia a piangere.

- vieni qui, scema… - le dico attirandola a me, la stringo in una abbraccio e lei comincia a piangere - ne è valsa la pena? – le chiedo ancora.

- Non lo so, sentivo di volerlo fare, mi sembrava giusto, ma non riesco…

- A fare cosa?

- A non pensare… mi ritornano in mente le sue parole, la sua sfiducia nei miei confronti…

- Non può metterti fretta.

- Non lo sta facendo… non credo… - le dico mentre mi diverto a incasinarle i capelli.

 

[Azzurra]

- Mami… - grida Lucia facendo rimbombare le pareti, la mia piccola ha due bei polmoni.

- Ti sei salvata! Non metterti fretta e non fartela mettere da lui. – mi dice Marco sciogliendosi dal mio abbraccio e spingendomi verso la voce di Lucia.

 

Ci sono i segni che si vedono
e gli altri che si sentono








NDA
Eccoci con un nuovo capitolo, cosa ne pensate? Azzurra ha fatto un passo avanti? Oppure no?
Ci sono possibilità per questa coppia?
Lo so, fa strano che io lo chieda a voi, ma sono molto curiosa di conoscere il vostro parere.

Grazie a chi legge, a chi segue questa storia, chi la ricorda, e chi la preferisce.




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Capitolo 16
*** Preparitivi movimentati I ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro


Ho bisogno di sentirmi utile
Lo faccio per me
Voglio darmi delle regole
Per assomigliare a te
Non mi voglio vulnerabile
Alla tua mercè
Ho bisogno di un codice
Ed anche di un perchè



 

 

[Azzurra]

Lucia è già scesa a fare colazione con Giulia e Marco, sono passati a prenderla poco fa.

Io poltrisco un po’ a letto, prima di scendere anch’io, l’unica pace che mi godo nel mio letto, rigorosamente da sola è quando sono con Giulia e Marco, passano sempre per darmi una mano con Lucia… veramente lo fa anche Paolo quando e se ci fermiamo da lui, il problema è che mia figlia è mattutina come io ancora faccio fatica ad essere…

Nina utile? Quando mai, se dorme?! Dorme più di me, se è sveglia?! Non può più dormire nessuno nell’arco di chilometri.

Mi stiracchio di nuovo, molto lentamente mi tiro a sedere sul letto e ancor più pigramente mi dirigo verso il bagno…vengo travolta da Cecilia che corre di sotto urlando.

- Dannato ragazzino, prima o poi ti uccido! – ce l’avrà con il fratello? Mi pare strano! – Brutto quattrocchi antipatico e viscido… - Lollo porta gli occhiali? – DAVIDE!!! – tuona alla fine, cosìchè io sia perfettamente sveglia e finalmente capisco il soggetto delle sue invettive.

Che cosa le avrà combinato il mio nano?!

Nano-Guido associazione mentale inevitabile… mannaggia a me.

Sarà imbarazzante vedere Guido?

Speriamo di no! In fondo dovrebbe capire quello che ho fatto, lui l’ha già fatto prima di me, no?

 

- Buongiorno! – dico non appena arrivata in cucina, ormai solo posti in piedi, tutti i giovani sono a tavola, con Angela, Costanza, e Chiara.

Giulia, Nina, Marco e Guido, sono in piedi.

- Tieni! – dice Giulia passandomi il mio the.

- Amore mio, che facciamo oggi? – dico rivolta alla mia piccolina.

- Tu hai da fae, io vado al pacco con Dado, Ghido, Lollo, Ceci …

Mi volto verso Guido che alza le mani, dichiarandosi innocente, e poi torno a guardare Lucia un po’ troppo severamente.

- Non è proprio così – interviene Giulia – te ed io, andiamo a fare la spesa e ci mettiamo in cucina, gli altri vanno al parco.

- Perché? – chiedo ancora guardando la mia cara cara amica.

- Questo non sono fatti tuoi, – dice Nina intromettendosi – pensa a far bene il tuo, tu!

- Scusate, non so che hai in mente, ma non mi pare troppo equo che in due rimaniamo qui e in 7000 andiate a giocare…

- Ma non siete solo due… - dice Nina, ovvia allargando le braccia – fra un po’ arriverà Paolo.

Tutti insieme

[Guido]

Paolo? Quel Paolo? Il polipo?

- Certo, perché Paolo in cucina è utile?! – dice Azzurra con una smorfia piuttosto significativa.

- Potrebbe… - dice Nina esitante, ricordo bene che Nina vuole infilare questo Paolo nel letto di Azzurra.

- Paolo si incollerà alla sua macchinetta e farà foto su foto… tantovale che venga con voi… - ribadisce anche Giulia, segno che questo tizio è una conoscenza nota a tutta la compagine romana.

- Va bene, baratto, tu mi dai Paolo… - propone Nina.

- Paolo l’inutile… - ribadisce Azzurra.

- Ti ho sentita. – dice Paolo presentandosi anche lui.

- Meglio, non ho nulla da nascondere. – puntualizza Azzurra, che adoro quando fa così.

Le trattative vengono sospese per il tempo dei saluti, vaghissimo il saluto a me e alle suore, in fondo gli abbiamo spillato 5000€…

Per i miei gusti troppo lungo il saluto ad Azzurra, e le mani? In tasca le deve tenere…

Perché deve chiamare mia figlia Pulce poi?!

Finalmente i commiati sono finiti e Nina riparte alla carica con il baratto.

 

- Allora, ci dai Paolo, l’inutile fotografato e ti prendi?

- Mio marito è ancora più inutile di Paolo, che almeno fa le foto, mia figlia idem… – puntualizza Giulia, ricevendo un’occhiata ostile dai suoi - Chiara? – propone alla fine.

- Chiaa no! – dicono Lucia e il piccolo Lorenzo insieme, segno che la suora più giovane è entrata nel cuore dei piccoli.

- Davide nemmeno ve lo chiedo, bene, poi chi? Angela? – propone ancora Giulia, ma stavolta è Azzurra stessa a stroncarla.

- Non ci aiuterebbe, ci rallenterebbe lo sai…

- Grazie ragazze, davvero. – risponde la suora, felice di essere di nuovo tra le sue ragazze.

- Prego! – rispondono le due impertinenti in coro.

- Guido! – dice poi Giulia indicandomi, mentre Lucia non sembra troppo convinta, infatti rilancia subito.

- No, zia Nina! - La mia adorabile principessa! Strizzo l’occhio nella sua direzione e lei mi manda un bacetto, cosa che ovviamente non sfugge ad Azzurra... quando mai?!! Sfugge però al polipo che è troppo impegnato a fissare Azzurra.

- Piccola peste traditrice! – le dice Nina facendole una linguaccia, senza però essersela davvero presa.

- Nah… Nina è inutile, andiamo bene da sole. – dice Azzurra alla fine.

- Te l’avevo detto io! – le risponde Nina ribadendo quindi la sua teoria iniziale.

Azzurra le fa una linguaccia, alla quale risponde anche Nina.

 

- I bambini ve li diamo puliti, e se non tornano così è un problema vostro! - specifica Giulia, partendo dal marito, guardando Nina e soffermandosi un attimo pure su di me.

- Vabbè io verrò a farvi qualche foto… - dice poi il polipo.

- ti sei fissato con ‘sta storia dei backstage… - gli dice Azzurra sporgendosi verso il tavolo, per posare la sua tazza.

- Tu non hai idea di quanto tu sia bella… - insiste ancora lui, ma Azzurra lo stronca subito.

- Idiota.

 

[Azzurra]

Senza aggiungere altro gli do le spalle, per andare nella mia stanza, prendere un po’ di cose di Lulù, e la mia borsa.

- Azzurra… - dice Guido, che scopro avermi seguito.

- Vieni con me. – gli dico senza fermarmi ma rallentando un po’.

  Mi segue fin dentro la mia stanza, e rimane zitto mentre mi vede chiudere la porta.

- Perché mi hai seguito? – gli chiedo incrociando le braccia al petto.

- Volevo chiederti una cosa… - dice lui quasi esitante adesso.

- Dimmi. – lo incalzo io strafottente, devo dire che stamattina che ha abbandonato camice e maglioni di nonno è davvero carino.

- Mi metti ansia, lasciatelo dire – dice lui agitando le mani, gli sorrido e assumo una posizione più tranquillizzante - ti avrebbo dato fastidio se fossi rimasto a darvi una mano?

Che tenero, quasi arrossisce mentre me lo chiede.

- No, anzi, ma preferisco restare sola con Giulia. – gli dico in totale onestà.

- E il fotografo? – geloso professore?

- Non credo di aver capito che cosa volevi chiedermi… - gli dico volendo ben chiarire quanto la sua gelosia sia fuoriluogo. E lui mi stupisce.

- Dio mi sto umiliando! Stai insieme a lui?

- No, assolutamente no, non sto con nessuno. – non mi va nemmeno di dirgli una palla, non dopo che è stato così diretto -Paolo è solo un amico, un collega che conosco da molti anni. Comunque non sono fatti tuoi. – preciso io.

- Sì, certo, scusa. – mamma mia quant’è tenero.

- Non fare quella faccia, e ascoltami.

Mi guarda un attimo basito, quando prendo lo zaino di Lulù, mettendoci un po’ di cose, e cominciando a sovraccaricarlo di informazioni su nostra figlia, tipo cosa le piace, cosa no, cosa vorrebbe ma non può, la sua passione per gli alberi, e per il rotolarsi per terra.

Nostra figlia?

È bastata una notte per farla diventare nostra?

Azzurra, calmati, respira, è sempre stata vostra.

- Tutto bene? – mi chiede lui che mi ha visto assentarmi.

Mi piace molto il modo in cui si tiene un po’ in disparte e mi rispetta, forse lasciandomi il tempo che gli ho chiesto…

 

[Guido]

Giochiamo allo stesso gioco mia cara, la prendo per il polso e la attiro a me. Sbatte sul mio petto, ed io la intrappolo tra le mie braccia.

- Cosa dia…?

 

[Azzurra]

- Non significa niente! – dice zittendomi prima di usare le sue labbra in maniera più saggia, il bacio è meno dolce rispetto a quello che ci siamo scambiati ieri sera, ma è sempre molto coinvolgente, troppo coinvolgente.

Sembra che da questo bacio dipenda la sua stessa vita, anela a me come fonte di sopravvivenza ed io mi sento come lui in questo momento.

Quando si stacca da me, con un ghigno molto significativo, mi dice solo: - Adesso siamo pari.

Gli lancio lo zaino di Lucia, spingendolo fuori dalla stanza e lo seguo per tornare di sotto.

E facciamo tutto questo sorridendo come due bambini.

 

[Giulia]

Ria, Ria, Ria.

Puoi dire quello che vuoi, ma qui gatta ci cova, sta cucina sarà pure un caos, ma io ti ho visto sparire seguita dal professorino e tornare sorridente.

Ora che tutti spariscono, tu mi racconti qualcosa. Anzi tutto!

Non conosco Guido personalmente, conosco i ricordi di Azzurra, e le impressioni di lui che hanno avuto Marco e Cecilia, mi sembra un uomo … innamorato.

Guarda Azzurra con tale costanza e adorazione che non si può non notare, e l’amore con cui guarda Lucia poi?! È pari solo a quello con cui guarda Davide.

Azzurra mia, devi dirmi qualcosa, anzi tutto, mannaggia a me, quando ho detto a Nina che andava bene invitare pure Paolo, a sti due il terzo incomodo proprio non serve.

- Giù, tutto bene? Ti stai fissando… - mi chiede lei scuotendomi.

- Sì sì…  - dico scuotendo la testa.

- Che c’è? – mi dice lei minacciosa posando il coltello.

- Non ce la faccio, non resisto. Ti ho visto salire di sopra e tornare con Guido tutta sorridente, tutto voglio sapere, tutto. – dico tutto di un fiato.

- Ma…

- Non dirmi cazzate, so cosa vuol dire amare il padre di tua figlia, avere paura che non sia cresciuto, che non sia pronto, che ti spezzerà il cuore ancora… - perché diciamocelo sorella mia, io so cosa significa.

- Non lo so cosa provo… - dice lei sulla difensiva.

- Che cosa è successo prima? Di sopra? – basta, parlare di sentimenti, che non mi sembra proprio pronta, pensiamo hai fatti.

- Devo farti una premessa prima, ieri quando mi sono andata a scusare con lui, noi… ci siamo abbracciati… ed io l’ho baciato. Gli ho detto che non significava niente e sono scappata… - il fascino del professorino ti colpisce ancora vedo… ma voglio darmi un tono.

- Tu cosa? – le chiedo fintamente sconvolta.

- Non lo so cosa mi ha preso, era così vicino, era così dolce, era così giusto… - lo so io cosa ti ha preso.

- Vabbè e oggi? Hai replicato? – impicciona, impicciona io.

- No, no oggi mi ha reso la pariglia! – dice lei con un sorriso molto molto eloquente.

- Ma lo sai che mi sta simpatico… - le dico dandole un’ancata.

- Quanto sei cretina! Che devo fare? – mi chiede lei che non sta tagliando una zucchina, la sta trucidando.

- Non ti forzare, non ti sforzare, fai quello che stai facendo, un passo alla volta. – le dico accarezzandole un braccio.

- E lui? – mi chiede lei dubbiosa, e lo so tesoro mio che certi giochi si fanno in due.

- Lui mi sembra che si stia comportando bene, insomma ti sta lasciando i tuoi tempi. – le dico quello che vedo io.

 

- Belle signore eccomi, sono tornato, solo per voi! – dice Paolo facendo il suo ingresso trionfante al bar.

- Come stanno i piccoli? – gli chiede Azzurra, niente separata da Lucia va in paronoia, solo le maestre del nido sanno che cosa sto dicendo.

- Come vuoi che stiano? Bene, si divertono da morire, ora fatemi fare due foto… che me le riguardo tutte insieme poi. – le dice lui accarrezzandole il braccio e tirando fuori la sua macchinetta.

 

[Azzurra]

Paolo scatta in continuazione, avverto la sua presenza, quando non scatta si avvicina e mi fa dei complimenti, negli ultimi tempi devo dire la verità, è molto pressante, troppo a volte… mi piace la nostra amicizia, mi diverte il nostro rapporto, ma non voglio un uomo, eppure credevo di essere stata chiara con lui…

- Signore… - dice venendo a posarmi un bacio sulla guancia – vado a vedere le foto fatte.

 

[Giulia]

Paolo si sta buttando a bomba su Azzurra, a volte penso sia cieco e non veda quello che lei vuole… di certo è infastidita da queste sue attenzioni e lui nemmeno lo nota.

Guardo l’orologio e vedo che sono le sei, tra un po’ la ciurma tornerà, e noi siamo a buon punto, alle decorazioni in giardino penseranno Nina e Marco, e il cibo è quasi tutto pronto.

- Senti ma questa sera quanta gente siamo? – mi chiede Azzurra mentre chiude un’altra teglia.

- Noi! – le rispondo con tono ovvio.

- Solo noi? – mi chiede lei stupita, mentre conta mentalmente le teglie.

- Sì solo noi, se ti sembriamo pochi… - dico io, insomma siamo tanti.

- Non siamo certo pochi, ma nemmeno così tanti, il resto lo portiamo all’esercito della salvezza?!…

- Non mettere in discussione la voracità del nostro gruppo. – le dico zittendole, Dio quanto rompe quando vuole borbottare.

- Non mi azzardo, ma abbiamo le botti di lambrusco? – brava così tesoro mio, stiamo calme.

- Ovviamente, anche lì, siamo coperti, le ho portato pure un po’ di romanella da casa.

- Potresti darle dipendenza. – mi dice lei ammiccando nella mia direzione.

- Correrò questo rischio…

Scoppiamo a ridere, dopo aver chiuso l’ennesima teglia.

 

- RIA!!!!! – urla Paolo con ancora la sua macchinetta in mano.

Che ne sai che forse un Jolly
Qualche volta ride amaro e non ci sta
Che ne sai che pure un Jolly
Una sera abbia la luna che non va.










NDA

Questo capitolo inizialmente doveva essere solo uno, ma le cose mi sono un pochino sfuggite di mano e così è diventato perfino necessario dividerlo in due...
Spero di aver ancora una volta stuzzicato la vostra curiosità.
Le frasi di inizio e fine capitolo vengono rispettivamente da Equilibrio instabile e Il Jolly

Grazie a chi legge, chi segue questa storia, chi la ricorda, e chi la preferisce.




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Capitolo 17
*** Preparitivi movimentati II ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro


Apri la bocca e fai fuoco
brucia la calma che hai.
Apri la bocca e dai fiato
usa la forza che hai.



 

 

 

[Azzurra]

La voce di Paolo è tonante, sembra furiosa. 

- Hey che succede?  - gli chiedo sciacquandomi le mani e avvicinandomi a lui, non mi ricordo di averlo mai visto così nervoso.

- Come che cosa succede? Mi prendi per il culo? Stai scherzando? Quando me lo avresti detto?

Non mi piace il tono con cui mi parla, chi diavolo si crede di essere, mi prende per il polso e mi sbatte la sua macchinetta fotografica davanti alla faccia.

 

[Giulia]

Cosa diavolo succede?

Paolo è impazzito?

Sente un vociare provenire dall’esterno, mannaggia stanno pure tornando gli altri…

- Azzurra uscite di fuori! – dico a lei, per poi notare che è lui a trascinarla malamente verso il giardino del bar.

 

[Guido]

Non appena entro al bar, noto quel tipo, trascinare Azzurra di fuori per un polso, ho Lucia in braccio, e non vorrei che vedesse questa scena.

- Che sta succedendo? –chiedo a Giulia, che mi sembra abbastanza allarmata

- Non ne ho idea, ha cominciato a urlare mentre guardava le foto… porta Lucia di sopra per favore. – mi dice lei ancora piuttosto scossa, mentre lei continua a controllare la situazione.

La piccola mi guarda un po’ confusa e le poso un bacio sulla guancia - Andiamo di sopra principessa… - le dico per poi vedere che Giulia sta mandando di sopra anche gli altri, e non posso impedirmi di preoccuparmi per Azzurra.

- Tutto bene? – mi chiede la piccola.

- Certo principessa, stai tranquilla, guarda come ti sei sporcata?! Proprio tanto, vediamo se riusciamo a non farci scoprire dalla mamma…

Lei ride e nasconde il viso nel mio collo, Dio quanto la adoro! 

Quando salgono tutti, Chiara porta Lucia e Lorenzo in bagno con suor Angela, chiediamo a Cecilia e Davide di restare di sopra, mentre Nina, Marco ed io torniamo di sotto.

 

[Azzurra]

Ho visto Guido salire con Lucia, poi seguito dagli altri, mentre Paolo sembra sempre più furente.

- Tu sei venuta qui per lui? – mi chiede ancora molto arrabbiato.

- Di cosa parli? Di chi parli? – gli chiedo non capendo nulla della sua furia, ma cominciando un po’ a preoccuparmi, mai in quasi quattro anni che lo conosco l'ho mai visto così.

- Del padre di Lucia… - dice secco,  senza aggiungere altro, fermo a  notare la mia reazione.

Sgrano gli occhi stupita, come fa a saperlo? Non ci credo che Guido gli abbia detto qualcosa…

- Credi che sia cieco? – mi chiede ancora molto molto arrabbiato, e mi mette di nuovo di fronte la macchina fotografica, dove ora vedo quello che prima non sono riuscita a vedere…  c’è una foto di Guido e Lucia che si guardano negli occhi… e sono così bellini e simili, ed è evidente, dannazione, che Guido sia suo padre.

- Quando pensavi di dirmelo?! È per lui che sei tornata! – mi dice lui, e non è una domanda la sua, ma un’accusa bella e buona.

- Come ti permetti? Non sono fatti tuoi… - gli dico allontanandomi di un passo, cosa che non gli piace molto e si avvicina di nuovo a me, afferrandomi per il braccio.

 

[Giulia]

Cacchio cacchio, la situazione si sta scaldando, i bambini sono tutti di sopra… quando vedo Marco e Guido scendere di corsa tiro un sospiro di sollievo.

- Che succede? – mi chiede Marco allarmato avvicinandosi a me.

- Non lo so, credo però che abbia capito che è tua figlia… - rispondo io guardando direttamente Guido.

- E questi sono fatti suoi? – mi risponde lui scocciato, e come dargli torto?! Solo che la situazione è un pelo più complicata e non vorrei che Paolo apparisse ai suoi occhi per quello che non è.

- Ha una cotta per Azzurra da anni… - provo a spiegare a Guido, cercando di fargli capire meglio la situazione.

 

Quando sentiamo Azzurra gridare ci precipitiamo tutti fuori.

 

- LASCIAMI! 

- Lasciala subito! – dice pure Guido, ora più furente che mai, forse non dovevo dirgli della cotta di Paolo, non mi sembra molto lucido.

- Che c’è? Prima te ne sbarazzi e poi vuoi fare l’eroe? – gli chiede Paolo con la vena sul collo che pulsa. Si può dare davvero torto a Paolo?! Chi non ha pensato questo o peggio di lui?

- Non sono fatti tuoi questi, ma lei ti ha chiesto di lasciarla, quindi lasciala subito. – insiste Guido avvicinandosi ai due, riuscendo a frapporsi tra Paolo e Azzurra.

- Paolo perché non ti calmi? – prova a dire mio marito, avvicinandosi anche lui, Marco, come Nina prova una profonda simpatia per lui, anche io ovviamente, però vedo diversamente la situazione, Paolo sta ad Azzurra, come Ruggero stava a me, con la sola differenza che Azzurra quando ha capito che non era quel tipo di amore, ha fatto un passo indietro, un enorme passo indietro, molto meglio di me insomma, almeno lei non è arrivata all’altare.

- Calmarmi? Mi ha preso in giro! – dice ancora Paolo indignato, e ferito. Forse sarebbe stato meglio dirgli che qui c'era ancora Guido.

- Mai – dice Azzurra – mai Paolo, lo sai quanto ti voglio bene e quanto tengo a noi, al nostro rapporto… - gli dice lei, tirando su con il naso e con le lacrime agli occhi.

- È tutta colpa tua! – dice Paolo puntando il dito contro Guido, che non si lascia intimorire, e resta fermo tra lui e Azzurra, non abbassa lo sguardo, consapevole dei suoi errori, ma adesso pronto ad affrontarli, assumendosi le sue responsabilità. Ah però, il professorino, con qualche anno di ritardo, sembra aver ritrovato le palle.

- Di cosa? – dice Azzurra da dietro le spalle di Guido.

- Di tutto! – dice Paolo dandogli un cazzotto, che fa fare a Guido un passo indietro.

 

- Ora basta! – dice suor Angela che arriva alle nostre spalle.


basta

- Paolo, le devo chiedere di andarsene per favore. – continua suor Angela con quel tono che non ammette repliche.

- Cosa? – le chiede lui che non sembra crederci. Immagino quali possono essere i suoi pensieri, qualcosa tipo... ora che vuole pure il pinguino....

- Le devo chiedere di andarsene, il suo comportamento non è adatto al luogo in cui si trova, e potrebbe spaventare i bambini, ammesso che non l’abbiano già sentita. - replica suor Angela senza cedere di un passo, se si toccano le sue ragazze, o i suoi ragazzi, credo che si possa tranquillamente aggiungere Guido all'elenco dei suoi preferiti, non ci vede più e scatta tipo una leonessa, mamma leonessa per la precisione.

- Azzurra? – chiede lui guardandola un po’ esitante, come per pregarla di aiutarla ad uscire quanto più decentemente possibile da quella brutta situazione, si è arreso, ma ha bisogno di lei per uscirne.

Leggo negli occhi di Azzurra la decisione di volerlo accompagnare fuori, di tendergli quel ramoscello di ulivo. 

Forse Paolo non si è comportato bene oggi, ma Azzurra gli deve molto, e sono sicura anche che tiene moltissimo al loro rapporto. Volendo è anche un po' colpa nostra forse, non abbiamo preparato Paolo alla presenza di Guido.

- Ti accompagno fuori. – dice poi lei, facendo un passo avanti.

Lo sapevo che avrebbe risposto così!

 

[Guido]

Sola con lui? Non esiste.

Mi volto per guardarla e lei mi fissa decisa, conosco quello sguardo, non si fermerà.

- Va tutto bene, arrivo subito. – mi dice solamente, prima di darmi le spalle.

E se ne va, seguita da Paolo, che recupera dalle mani di una Nina furiosa, la sua borsa.

 

[Azzurra]

Capisco tutta la sua frustrazione e la sua rabbia, non sapeva nulla di Guido… sapeva solo che non ha voluto me e Lucia, non conosceva il suo nome, il suo volto, ma lo odia, così profondamente e intensamente, che troppe volte gli ho chiesto di lasciar perdere.

Lo odia per averci abbandonate, dice lui, lo odia perché mi ha reso incapace di amare ancora, penso io, perché se sapessi amare, se volessi amare, probabilmente amerei Paolo.

Se l’amore fosse razionale, ragionato, io sceglierei Paolo, perché la sua abnegazione nei miei confronti è totale, la sua fiducia in me anche, non mi ha mai messo in discussione come donna e come compagna, abbiamo una complicità totalizzante, siamo fastidiosi nella nostra simbiosi professionale e non solo, sa essere anche un amante generoso e attento, uno tra i migliori amanti che io abbia avuto… Nonostante il mio aspetto non ho aperto le gambe così tante volte come crede Guido Corsi, ma Paolo, è stato davvero una bellissima esperienza.

L’amore però non è razionale, è sentimento, istinto, passione, e quando ho visto il trasporto con il quale Paolo mi ama ho stroncato la nostra relazionale, anche quella sessuale, soprattutto quella, ogni volta che facevamo l'amore lui era più legato a me. Ho scelto di mantenere viva la nostra amicizia, mantenendo viva la parte più intoccabile del nostro rapporto. 

Quella che non passerà mai… però può vacillare, oggi ha vacillato, oggi è stata compromessa, compromessa da chi ha avuto le chiavi del mio cuore, e le ha gettate talmente lontano e in profondità, che Paolo non è mai riuscito a trovarle.

- Io non sono venuta qui per Guido, sono venuta perché mio padre stava male, perché mio padre è morto, perché questo posto è stato casa mia, qui sono cresciuta, qui sono cambiata, qui è stata concepita mia figlia.

Guido è il padre di Lucia, non so se c’è una possibilità di futuro, ma è suo padre, questa realtà, per quanto non piacevole, non la puoi cambiare né tu né io.

Non sono innamorata di te, non lo sono mai stata.

- Lo so, questo lo so. Speravo che con il tempo, noi avremmo potuto… in fondo noi siamo stati bene insieme, eravamo felici… 

- Ci siamo lasciati da un anno ormai, in quel senso... 

- Si, ma in fondo io e te, non ci siamo separati mai... 

- Mi dispiace, davvero. Non è mai stato…

- Amore?

- E’ amore, è amore…  non quello che pensi tu.

- Quello che provo io non è quello che provi tu, chiaro, me lo hai già spiegato.

- Mi dispiace, ci ho provato, speravo che forse… ma è stato tanto tempo fa e non era giusto per noi, non era giusto per te, perché ti voglio bene, e non ce la faccio a farti male..

- Non è colpa tua, non è colpa di nessuno. Scusami tu… - mi dice lui attirandomi a se e stringendomi in un abbraccio, che io ricambio, affondo il viso nella sua spalla e comincio a piangere.

- Dammi solo un po’ di tempo, Ria, mi devo abituare anch’io a tutte queste novità. Ti prego dimmi che non mi allontanerai… che non dovrò sparire dalla tua vita… dalla vostra vita, adoro la pulce…

- Facciamo con calma, mi fermerò qui per un po’, e noi ci vedremo di nuovo, te lo prometto. Lucia ti adora come potrei impedirle di vedere uno dei suoi zii preferiti.


ciao

Si allontana da me, mi prende le mani, e vi posa un bacio sopra, si china su di me e mi da un bacio sulla guancia, per poi voltarsi e andarsene verso la sua macchina.

Mi fermo un po’, di fronte all’ingresso del convento. Ed ora più che mai ho capito che Paolo ci sarà sempre per me, lo so io e lo sa lui

Possibile che le cose debbano sempre complicarsi?


 

[Guido]

Mando tutti di sopra, e aspetto Azzurra nel bar.

Non raccontiamocela, saperla di fuori con quel tipo non mi fa stare tranquillo per niente, anzi… mi tocco la faccia, per costatare che mi si sta gonfiando il sopracciglio, e sono anche sporco di sangue, bene, così quando Lucia mi vede si spaventa pure.

Mi sposto in cucina per bagnare un canovaccio e tamponare il sangue, che sembra scendere copiosamente.

 

[Azzurra]

Basta storie Azzurra, questa cosa tu e Paolo avreste dovuto affrontarla, indipentemente da Guido …

Guido… o cavolo, gli usciva il sangue dal sopracciglio, penso mentre sto già correndo verso il bar.

- Azzurra… - mi sorprende la sua voce, mentre io sono appena entrata al bar – come stai? – mi chiede allarmato, notando gli occhi gonfi di pianto.

- Come sto io? – gli dico arrabbiata raggiungendolo in cucina – come stai tu? Mi spieghi come ti viene di fare l’eroe? Di metterti in mezzo?

- Ma… io… - dice un po’ confuso dal mio attacco.

- Tu cosa? – gli chiedo togliendogli il canovaccio dalle mani per vedere come sta, cavolo sanguina parecchio, mi ci vorranno quella specie di punti che si possono mettere a casa.

- Ero preoccupato per te. – dice in un soffio, come se fosse ovvio, come se fosse scontato.

- Fermo! – gli dico mentre prendo del disinfettante, e del cotone. - Tu non ti devi preoccupare per me, so badare a me stessa, lo faccio bene, da sola, ormai da un sacco di tempo. – continuo a dirgli mentre lo sto disinfettando.

- Non chiedermelo! – mi dice lui serio, serio come non mai.

- Cosa? – gli chiedo io troppo concentrata sulla sua medicazione.

- Di non preoccuparmi per te! – dice lui con i pugni stretti.

Il cotone mi cade dalle mani ed io riprendo il controllo di me. 

Questo non  doveva dirlo.

-Lo hai fatto benissimo per anni. – gli rispondo facendo un passo indietro.

- Che cosa ne sai? Come fai a dire che non ti ho mai pensata? La tua supponenza… - comincia a dire lui venendomi incontro.

- La mia non è supponenza, la mia è una semplice costatazione Guido. – rispondo sempre più fredda. 

E lo vedo, si arrende, di fronte a questa grande verità.

 

[Guido]

Abbasso la testa, altro che salita, questa sembra davvero un’impresa, cerco ancora il suo sguardo.

- Perché stiamo litigando? – le chiedo piano.

- Mi dispiace, non posso darti quello che vuoi. – mi dice lei incrociando il mio sguardo, e mi sembra così triste.

- E che cosa vorrei da te? – che idea ti stai facendo di me?

- Non lo so… ma tanto è lo stesso, non ho più niente da dare, Guido, soprattutto a te. – detesto vederla così sconfitta.

Fa per andarsene quando la fermo, cercando la sua mano.

- Aspetta un attimo, ti prego.

- Per favore, è tutto il giorno che non vedo Lucia… - mi dice lei senza però allontanare la mia mano che ancora stringe la sua, solo che devo aver fatto una strana espressione… 

Dannata mimica facciale.

- Che cosa le è successo? – mi chiede preoccupata.

- Niente, niente era solo un po’ sporca… - le dico tranquillo, un po’ sporca è un eufomismo era metà verde e metà marrone.

- Quanto? - chiede lei stringendo  gli occhi a due fessure.

- Tanto! - confesso io, magari l'avranno già lavata, ma se incappa nei suoi vestiti sono finito.

- Eppure ti avevo avvisato… - mi dice lei ammonendomi.

- Perché io ti sembro pulito? - le dico allargando le braccia.

- No, in effetti. – mi dice squadrandomi -aspetta che ti metto i punti. - dice poi spingendomi a sedere.

- Lascia, faccio io, tu vai. – le dico cercando di fermarla.

- Lucia con chi era? - mi chiede metre traffica con delle scatolette.

- Chiara pensava al bagnetto dei piccoli…

- Va bene allora, penso io al tuo occhio… adesso, tu, non fare i capricci.

- Non sono un bambino…. - le dico facendo un espressione offesa - AHIA! – grido quando mi pulisce il sopracciglio.

- Zitto! Brucia poco poco, adesso passa. – mi dice lei con una dolcezza completamente materna, spiazzante. L'ultima volta che Azzurra mi ha medicato, il ghiaccio sull'occhio l'ha tirato...

- Soffia… - le dico piano, e mentre comincia a soffiare, mi dice una cosa bellissima.

- Tua figlia fa meno storie… - si accorge di quello che dice, perché sembra esitare, le prendo la mano libera.

- Viviamola così… un giorno alla volta… senza fretta, senza niente… - le chiedo fissandola.

- Non lo so se ci riesco. – dice lei abbassando lo sguardo

- Non voglio pressarti. – le dico io, accarezzandole la mano., che lei ritira in fretta

 

[Azzurra]

- O NOOOOOOOOOOO! – grida Lucia correndo verso di noi - Buah… GHIDO!!!!!!! – dice tutta preoccupata continuando a fissarlo.

- No, no principessa… sto bene, davvero. – le dice lui cercando di tranquillizzarla.

- No bua, sangue… Sangue, male, bua. – ripete lei quasi con le lacrime agli occhi, in quello che è un ragionamento perfetto.

- Principessa, non mi fa male davvero. – le dice Guido asciugandole una lacrima.

- MAMI! BACINO! – dice Lulù tirandomi il braccio, guardo Guido per spaccargli l’altro sopracciglio e lui alza le mani.

- Io non c’entro niente! – dice quando mi avvicino a lui.

- Però ci godi. – gli dico io, mentre mi avvicino al suo viso.

- Anche solo ad averti vicino… - mi dice quando con le labbra lo sfioro vicino alla medicazione appena fatta.

Mi rialzo, Lucia mi dice - Bava mami… - e poi tranquillizza Guido con una pacca - Ora passa! Ciao…. – dice poi scappando di fuori.

- Le hai dato della coca-cola? – chiedo guardando Guido molto male, riconosco l’iperattivismo da zuccheri.

- No, avevi detto di no. – dice lui giustificandosi, ma convincendomi poco.

- Succo di frutta? – lo incalzo.

- No… va bene ok, ci siamo divisi una cosa… una bibita, ma l’ho bevuta quasi tutta io. – confesso, lo so che non mi mollerà.

- Prima o poi si fermerà… ora vatti a lavare, che sembra tu ti sia rotolato nel fango, e che poi abbia sgozzato un maiale. – gli dico spingendolo verso le scale.

- Quasi. – dice lui sorridendo - Un bacino? – mi chiede ancora impertinente.

- Già fatto. – dico scrollando le spalle.

- Peccato. – mi dice lui abbassando la testa, perché quell'espressione da cane bastonato mi fa così tenerezza?!

 

[Guido]

Mi spinge verso un angolo della cucina, posa le mani sul mio petto e sento le sue labbra morbide sulle mie, non resisto e metto le mani sui suoi fianchi. 

La voglio!

Non è più un mezzo bacio come quello di questa mattina o di ieri sera, no, è qualcosa di più, non resisto, le mordo le labbra, pretendendo un accesso che lei mi concede.

Come se l’ultimo bacio che ci siamo scambiati fosse stato solo ieri, e non troppi anni fa, le nostre lingue si riscoprono complici, i nostri corpi si riscoprono vicini e perfettamente complementari. 

Ho sempre adorato il suo sapore, è dolce, fruttato, da quanto l'avevo così vicina? Così mia? 

Mi accende i sensi, tutti, soprattutti quelli che non dovrebbero accendersi in questo momento...

Faccio una fatica bestiale, ma stringo la presa sui suoi fianchi e poggio la fronte contro la sua.

- Dovresti stare più attento o ricomincerai a sanguinare…

- Tu mi medicherai di nuovo?

- Forse – dice lei posandomi un bacio sulle labbra e sparendo verso Lucia.

 

Non sopporto più l’idea di starle lontano, ma ho capito che dovrò accontentarmi di questi suoi momenti per un bel po’ di tempo. E non mi lamento, non se posso sentirla o vederla, ancora accanto a me.

 

e se alle volte mi chiudo ti prego
capiscimi,











NDA

Eccovi la seconda parte, e con questa vi auguro buon weekend.


Grazie a chi legge, chi segue questa storia, chi la ricorda, e chi la preferisce.




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Capitolo 18
*** Diamo inizio alla festa ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro


Perche l’importante e cu sai nu pocu de tuttu 

Anche se de tuttu a fiate me ne futtu 

Ma se na cosa me interessa su capace puru me fissu 

Se ete quiddhru ca oiu fazzu me mintu ddhrai e fazzu ce pozzu 

Perche addrhu bessere ieu ca decidu te mie stessu 

Ca la vera cultura è cu sai vivere 

Cu biessi testu ma sempre sensibile 

Puru ca la vita ete dura è meiu sai amare 

Puru quannu te pare ca ete impossibile… 



 

[Azzurra]

Mia figlia non mi si è filata di pezza, una volta in giardino ha detto che aveva da fare con Marco, mi ha dato un bacio e mi ha detto di cambiarmi perché ero sporca.

Che bella soddisfazione i figli!

Adesso che ha tre anni fa così e quando ne ha 15? Nemmeno mi saluta… ma guarda che peste…

Vado in camera mia, visto che la fila per il bagno sembra lunga, mi sdraio un po’.

Quando sento bussare alla porta e senza che io faccia in tempo a rispondere entra Nina, con una faccia da funerale.

- Hey che succede? – dico tirandomi a sedere sul letto.

- Potrai mai perdonarmi? – dice restando sempre molto mogia.

- Di che cacchio stai parlando? – le dico scuotendola per un braccio

- Di Paolo, è stata una mia idea invitarlo. – dice ancora con sta faccia da funerale... ma può essere così cretina ogni tanto?

- Nina, Paolo ha mai fatto una cosa del genere? Se avessi anche solo immaginato, lo avresti chiamato? – le dico cercando di riaccendere il suo cervello, momentaneamente fuori uso.

- Io pensavo che fosse tranquillo… insomma ha visto uomini, e che uomini, strusciarti addosso e non ha mai fatto un fiato ed è andato fuori così… - dice lei cercando di darmi giustificazioni che non le ho nemmeno chiesto.

- Ha visto Guido e Lucia, probabilmente ha capito, e si è arrabbiato… vedi tutti gli altri, belli, prestanti, anche intelligenti, e sexy, non mi interessavano, non erano niente per me… Paolo era mio amico… è mio amico… e Guido…  - cerco di spiegarle ma lei m’interrompe…

- Guido è Guido, il sexyprof, colui che ha sciolto il cuore della principessa di ghiaccio… - io sciolta da lui?

- Sì, l’ha sciolto nell’acido… - le rispondo a tono.

- Smettila, Guido è Guido, è speciale, lo è per te. Non solo perché è il papà di Lulù, perché è lui, il tuo polo opposto, la tua carica negativa, la tua luna, la tua ombra, la tua saggezza, la tua metà… - Nina, Nina mia bella dove sei? Che cavolo dici pure tu?

- Ora non ti sta sulle palle? – le chiedo cercando di capire perché mi sta dicendo queste cose.

- Lo detesto per quello che ha detto, e per quello che ti ha fatto… ma lo vedo, l’ho visto oggi, un giorno intero a morire dietro a quella bambina, il suo zerbino…

- E Davide?

- Era l’altro zerbino su cui la peste ha camminato.

- Dio mio non me lo dire… - dico ad alta voce, perché mia figlia ha questo potere?! Perché?!

- Infatti, io dicevo altro… l’ho visto con Lucia, e l’ho visto con Paolo, l’ha affrontato, consapevole dei suoi errori, del suo passato. - cosa? Ma che ha per la testa anche lei?

- ..quindi il passato non esiste? – le dico scattando ti po una molla, non può dirmi queste cose, non anche lei, non ora che ho ancora il suo sapore sulle labbra.

- No, il passato si affronta, ti prepara per il futuro, ma resta passato, non può essere cambiato. – mi dice lei prendendomi una mano, cercando di fermarmi.

- E se pesa troppo? – le dico stanca, stanca di pensare a queste cose, di farlo da sola…

- i se non fanno la storia… tu il vostro passato non lo stai affrontando… - mi dice lei tirandomi di nuovo a sedere sul letto.

- io faccio fatica ad intendere noi… - le dico poggiando la testa sulla sua spalla.

- Lo so, e mica ho detto, vacci a fare un altro figlio… - mi dice lei facendomi scattare una molla, sto per farle il solletico - Scherzavo, scherzavo… - aggiunge alzando le mani in segno di resa - Dico solo non scappare ora, pensaci… ma soprattutto lavati e cambiati…

Mi tira fuori i vestiti che, secondo lei, devo mettere, e sparisce.

 

[Guido]

Sono di sotto che aiuto a portare fuori tutto quello che hanno cucinato, ma quanta roba hanno preparato?

Quanti siamo stasera?

Davide si è dato alla macchia non ha appena ha capito che c’era qualcosa da fare, e con lui anche Cecilia, carini questi adolescenti… davvero simpatici! Nina e Giulia stanno mettendo un po’ di lanterne e qualche festone, mentre Marco porta fuori barili di Lambrusco e qualche bottiglia di Negramaro… acqua no?

Mentre Lorenzo e Lucia stanno facendo impazzire le tre suore, e di Azzurra non c’è traccia.

- NINAAAAAAAAAAA! – o meglio non c’era traccia prima che lanciasse quest’urlo disumano, vedo Nina e Giulia ridacchiare.

- Dimmi?

- Dimmi? Hai pure il coraggio di parlare? Ma dove credi io debba andare con questo addosso??

- Guarda che hai avuto molto meno roba addosso…

- Non in questo convento!

- Sicura? – chiede lei impertinente lanciandomi una chiarissima occhiata, e Azzurra diventa rossa come il foulard che ha sulle spalle e le tira una scarpa.

- C’è Lulù qui…

- Tranquilla che non la prendo.

- Mami, dai vieni, sei bellissima.

- Amore perché non fai capire ad Azzurra il clima della serata? – dice allora Giulia rivolta a Marco che accende uno stereo.

...Vieni a ballare anche tu

Azzurra sembra riconoscere la musica, e scoppia a ridere – Voi siete matti…

- Mami, scendi… - dice Lulù sempre più entusiasta. – Bello, ballo, corri…

La vedo alzare gli occhi al cielo e poi fissarmi, le faccio cenno di scendere con la testa e lei annuisce.

…ma la scarpa? Penso poco dopo, ma sempre troppo tardi, Giulia l’aveva già tirata di nuovo di sopra, la cosa che mi ha fatto rimanere di stucco è stata la risposta di Azzurra.

- Grazie Giu! – ha urlato, ma non era affacciata… come faceva a sapere che era stata prorprio lei? Queste due credo che abbiano condiviso molto.

Quando la vedo scendere dalle scale è semplicemente splendida, indossa un vestito bianco che termina con  una gonna larga bianca, molto zingaresca, e ha un foulard rosso a coprirle le spalle. Quando Lucia le corre incontro, lei si china per prenderla in braccio e il foulard le cade… ed è splendida in quel vestito…

Uno scappellotto mi riporta alla realtà del giardino.

- Smettila immediatamente, asciuga la bava e non farti trovare più da me in queste condizioni.

Lo guardo sconvolto, non è che sta un po’ esagerando, e lui è come se mi leggesse nella mente con la sua risposta.

- E’ come se fosse mia sorella, quindi, regolati di conseguenza.

Annuisco e mi allontano da lui, forse è meglio che Azzurra mi stia lontana, specialmente se vestita in quel modo, mi fa impazzire, anzi mi farà impazzire, ancora non ho cercato nulla su di lei... sulla sua carriera, forse è il caso, che io faccia qualche ricerca.

 

[Azzurra]

Quanto tempo era che non ci facevamo una serata così… mi mancava quest’atmosfera estiva, frizzante, essere con le mie amiche, con Angela e Chiara... Quanto tempo è passato? Mi sono privata di tutto questo perché? Per chi?

Cerco questo qui con lo sguardo e lo vedo con un bicchiere di vino in mano seguire Davide con lo sguardo…

Davide e Cecilia?! Nah, non è possibile, quella gli tira una cinquina prima.

Guardo di nuovo verso Guido, che incrocia il mio sguardo e scuoto la testa, lui alza le spalle e alza il bicchiere verso di me…

Poche, semplicissime parole fanno saltare in piedi Nina, urlare Lucia, e far alzare anche me. Raggiungo le due, prendo la mia peste in braccio, ed io lei e Nina cominciamo a cantare, ballare come meglio ci viene… mi fermo un attimo scatenando le proteste di mia figlia per togliermi le scarpe…

Più che altro le lancio malamente, poco dopo Giulia e Cecilia ci raggiungono.

 fiesta

[Guido]

Sembrano divertirsi da matte, Azzurra e Lucia poi sono così belle insieme che mi si scioglie il cuore… anche se non ho la minima idea di cosa stiano cantando.

- Mannarino papà, Alessandro Mannarino, un cantautore italiano, che fa musica folk, popolare, insomma un po’ di tutto. – mi dice lui con questo tono da saputello, un po’ fastidioso, ma coìhe anche io risulto così?

- E tu come lo conosci? – gli chiedo curioso.

- Sono giovane, e sai le ragazze un po’ alternative adorano questi  fricchettoni, quindi mi sono informato. – il mio giovane uomo di mondo.

- Ma sei un bambino… - gli dico costantando quella che io reputo una grande verità.

- Papà, non così tanto… comunque questa canzone si chiama Mary Lou.

- Sei troppo giovane per fare un discorso del genere… - gli dico dandogli una spallata.

- Non secondo zio Marcello… - mi dice lui con tono ovvio.

- Buono quello… - mio fratello e Davide vanno d’accordo, ma non è certo l’esempio che preferisco per davide.

- Zio Marcello… - ripete ancora Davide, con il disco incantato.

- Ho capito Davide, non c’è bisogno che me lo dici un’altra volta. – gli dico io un po’ scorbutico.

- Papà dubito che tu abbia capito, - dice facendomi voltare verso la porta del bar che da sul giardino – c’è zio Marcello e zia Giuliana. Adesso! Qui! - ripete scandendo piano le parole.

Che diavolo ci fa mio fratello qui?

Poso il bicchiere sul tavolo e mi avvicino ai due, che sono stati già accolti da Angela e Costanza.

- Ehi fratellino… - mi dice Marcello abbracciandomi, ovvero stritolandomi, come suo solito.

- Ciao! – dico sopravvivendo miracolosamente al suo abbraccio, per poi avvicinarmi a Giuliana – ciao Giuliana, come stai?

- Bene, grazie Guido, tu? – annuisco senza darle una vera risposta.

Perché come sto? Bene, Azzurra è di nuovo qui, ho una figlia, ogni fibra del corpo di Azzurra dice che lei mi vuole, la sua testa dice l’esatto opposto. Come sto? Non lo so, non penso al domani al moemnto, navigo a vista.

- Che è tutto sto casino qui? Siete sicuri che sia ancora un convento questo? – chiede mio fratello indicando i festoni e riferendosi alla musica alta.

- Le ragazze stanno dando una festicciola. – gli spiega Angela indicando il gruppo di groupie impazzite, che saltano ancora e ancora.

- Non ci posso credere, - dice lui dopo averle guardate per un po’- è tornata Azzurra. – dice per poi voltarsi verso di me in maniera piuttosto esplicita, troppo esplicita, tanto che io arrossisco un po’, e abbasso la testa.

 

Quando la musica sta per finire, un grido si libera nell’aria.

-ZIO!!!!!!!!!!!!! – e sono sicuro che sia la voce di Lulù.

- Piccola nana, come stai? Mannaggia quanto sei cresciuta!!! – dice mio fratello facendo un passo avanti e prendeno mia figlia in braccio.

Zio?! Cosa??? Stiamo scherzando? È un brutto scherzo?!

Vedo Azzurra chinare il capo un attimo, e poi rialzarlo più fiera che mai. 

Si avvicina a noi, dove Giuliana la saluta calorosamente, e da quando Azzurra e Giuliana si conoscono??

- Splendore… - dice poi mio fratello avvicinandosi a lei, e stringendola in un abbraccio.

Abbraccio?! Io mi sono perso qualcosa, anzi molto…

Io ste mani faccio bene a tagliargliele.

- Ciao Marcello! Come stai? – le chiede lei cordialmente, giusto ricoprendosi un po’ meglio con il foulard.

- Io bene, e tu sei sempre più bella, che ci fai da queste parti? Per tuo padre? Mi dispiace moltissimo. – le dice Marcello passandole un braccio attorno alla spalla.

Cosa? Come? Che cosa sta succedendo? Perché Azzurra conosce mio fratello? Che ne sa lui del padre? 

Mi fa male la testa!

- Grazie davvero. Non è stato facile. – dice lei chinando il capo leggermente sulla sua spalla.

- E’ bello però vedervi di nuovo qui. – le dice lui spettinando Lucia.

- È bello per noi esserci. – gli conferma Azzurra, basta non ci capisco niente, ora voglio qualche spiegazione.

- Mi concedi un ballo? Poi ti ammorbo con gli affari… - le dice mio fratello posando Lucia per terra.

- Affari che vanno? – chiede lei esitante… fanno affari insieme? Ma Azzurra sta impazzendo?!!

- Alla grande socia… - le conferma lui tutto sorridente.

 

- RIA, vieni a ballare. – le grida Nina, dalla pista improvvisata.

-Come dire no ad un così dolce invito… ARRIVO! Lulù… - risponde lei prendendo per mano anche la piccola.

 

Guardo mio fratello sconvolto, non ci posso credere, non è possibile.

- Guido, la tua faccia parla per te, non credi sia meglio che ne parliamo un po’ con calma… magari dopo… - prova a dire Marcello dandomi una pacca sulla spalla.

- Con calma? Calma? Che cavolo ne sai tu di Azzurra? Di Lucia? Affari? – gli dico guardandolo furioso e controllando a stento il tono della voce.

- Ti si sta ingrossando la vena, non mi pare il clima più adatto. – mi dice lui sempre tranquillo e pacato, ma io lo strozzo!!

- Marcello come stai? – dice Marco avvicinandosi a noi, mi ci mancava solo lui, va bene ho capito, pazienza Guido pazienza.

 Mi allontano dai due, mettendomi un po’ in disparte, prendo un bicchiere di vino, non faccio altro che fissare Azzurra, non troppo pacatamente...










NDA

E dopo lunghi e travagliati preparativi, ecco l'inizio della festa... ma le sorprese non mancano di certo...

Questo capitolo nasce, fondamentalmente, dall'ascolto ripetuto delle seguenti canzoni:

Mary Lou
Le radici ca tieni
Lu core meu
Il ballo di San Vito



Grazie a chi legge, chi segue questa storia, chi la ricorda, e chi la preferisce.




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Capitolo 19
*** Esigo una spiegazione ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro


S'i' fosse foco, arderei 'l mondo
s'i' fosse vento, lo tempesterei
s'i' fosse acqua, i' l'annegherei
s'i' fosse Dio mandereil'en profondo


 

[Azzurra]

- A mio fratello sta per scoppiare una vena. – mi dice Marcello tutto sorridente.

- Non volevo metterti nei casini con lui. – gli dico abbassando la testa, l’ho sempre saputo che questa parte della storia sarebbe stata complicata da far digerire a Guido.

- Tu mi hai chiesto una cosa, che dovevo fare? Mentirti? Prendirti in giro? Per fare un favore al paladino della verità? – mi dice ancora Marcello, tranquillizandomi come ha sempre fatto.

- Non dire così… - non mi piace che lo tratti male, ma perché poi mi frega ancora di Guido Corsi? Perché è il padre di Lulù, e forse forse perché…. Zitta! Dico alla voce nella mia testa, che fastidiosamente mi ripete le stesse cose.

- Ti ha fatto di nuovo perdere la testa… - dice quel cretino dandomi una spallata.

- Non esageriamo. – dico mettendo subito le mani avanti, perdere la testa è esagerato.

- Battere il cuore? – prova ancora l’inquisitore.

- E meno male che batte, altrimenti sarei sottoterra. – gli rispondo secca, così Azzurra decisa e pure un po’ cinica, tutto Nina’s Style.

- Quanto siamo abbottonate. – dice lui sbuffando.

- Non sono abbottonata, non ho nulla da dire… non lo so che dire. – dico chinanando il capo, mentre lui mi prende una mano tra le sue.

- Come l’ha presa? – mi chiede lui stringendomi la mano.

- La adora. – gli dico con un sorriso, perché è vero, Guido adora Lucia.

- Chi non adora tua figlia… ma lo sa? – chiede giustamente lui.

- Sì! – dico annuendo, l’avrà sentito o capito non lo so, poi io gliel’ho confermato, quindi sì, lo sa.

- Glielo hai detto? – mi chiede ancora lui, ed io scuoto solo la testa - L’ha capito? – mi chiede un po’ dubbioso, segno che Guido in questi anni alla mia gravidanza non ci ha mai pensato.

- Diciamo che l’ha scoperto. – gli dico io per chiudere questo argomento, però ha capito, Marcello è un dritto, si vede, l’ho sempre saputo gli è chiaro quanto questo argomento mi faccia male ancora, a distanza di anni.

- Vieni a ballare con me mia bella tarantolata. – mi dice lui alzandosi e portandomi verso la nostra ‘pista’.

 

[Guido]

Non faccio in tempo ad avvicinarmi a loro, che Marcello la trascina a ballare.

Pizzica? Non ci credo, lei balla divinamente e quel cretino di mio fratello è il solito cascamorto, solo che invece di perdersi a guardare quel splendido pezzo di donna con cui sta ballando, spesso e volentieri si volta verso Giuliana, sorridendole complice, cercando il suo sguardo.

Dopo quel brutto incidente è cambiato, non c’è niente da dire.

Marcello sembra affatticato, e senza pensarci troppo mi vicino anch’io, preso dal ritmo e da Azzurra, gli do il cambio.

 

[Davide]

Mio padre sa ballare?!!

- E’ forte tuo padre… stare dietro a zia Ria mica è facile. – mi dice Cecilia avvicinandosi, sta ragazza è strana.

- Mica lo sapevo che sapesse ballare… - gli dico io scrollando le spalle.

- Da ragazzini spesso andavamo in salento, e se la cavava pure bene con la pizzica. – mi dice zio avvicinandosi a noi, certo che non ha più l’età per fare il pazzo, visto che ha già il fiatone.

- Zio, ma che succede? Perché sembra che papà voglia ucciderti? – gli chiedo a un certo punto, avendo già notato occhiate, più simili a bordate, lanciate nella sua direzione.

- Sai com’è lui no? – dice zio scrollando le spalle, ma sì minimizziamo, tanto sono cretino io, no?

- Sì, sì, lui… ma … - provo a chiedergli ancora, ma l’arrivo di Lucia che comincia a tirare una gamba dei pantaloni di zio mi blocca.

- Piccola! – le dice lui prendendola in braccio.

- Zio, balliamo? – chiede lei tutta contenta.

- Tutta la vita piccola. – le risponde lui baciandole una guancia.

Ed ecco spiegata la ragione per cui mio padre vorrebbe uccidere zio Marcello, che sembra conoscere Lucia molto bene, certamente non da un’ora come dovrebbe.

Bene, prevedo fuoco e fiamme a breve, mi volto verso Cecilia, che mi anticipa dicendomi: - Meglio defilarsi…

 

 

[Azzurra]

Da quando Guido balla la pizzica?! Perché balla con me? Perché mi guarda in questo modo che mi manda in confusione?

Non mi toccare, ti prego… lo guardo implorandolo.

 

[Guido]

Come diavolo faccio a resisterle?

Posso, posso … anzi devo … non posso farle nulla, mi guarda con uno sguardo talmente implorante.

Averla vicina però mi confonde, mette Marcello in secondo piano…

- Ghido!! – dice Lucia in braccio a Marcello.

Allargo le braccia e lei salta da me.

Azzurra scuote la testa, e Marcello ne approffitta per allontarnarsi con lei.

Ballo un po’ con mia figlia, che bello che è averla qui… quando insiste per scendere e andare dal suo Lollo, io cerco e trovo con lo sguardo Azzurra e Marcello, che sono rimasti un po’ in disparte.

 

[Azzurra]

- Allora com’è andata? – mi chiede Marcello guardandomi serio.

- E’ andata e basta, non ha la tua pespicacia… - rispondo io scrollando le spalle.

- Lo so, sembra cretino, ma non lo è, te lo assicuro… Glielo hanno detto? – cerca lui tentando l’ennesima captatio benevolentiae per il fratello.

- Penso di sì, non so i dettagli, il punto è quanto siano legati lui e Lucia, pur non avendo detto niente a lei… - gli dico io rovesciando una delle mie più grandi angosce.

- Tu come stai? – adoro quest’uomo perché mi capisce al volo, mi capisce subito, ma perché sta perspicacia ce l’ha solo lui e non pure l’altro Corsi??

- E’ strano, è stranissimo. Vederlo tutti i giorni, vederlo con Lucia… non ci sono abituata. – gli dico sinceramente.

- Ti sta facendo pressioni? – mi chiede scattando quasi in piedi.

- No, no stranamente no. – gli dico dandogli una pacca sulla spalla.

- Mi raccomando dimmelo, eh?! – mi dice lui serio, in modalità Corsi, fratello maggiore.

- Marcello non esagerare, sarà furioso con te, e forse pure con me… - gli faccio presente io.

- Per cosa? Per il fato? -  mi chiede ancora lui, adorabile il suo modo per evitare di colpevolizzarmi.

- Dai, lasciamo perdere… come vanno i nostri affari? – gli chiedo allora io, cambiamo discorso, basta Guido, non sono pronta.

- Non ti ho ancora ringraziato come si deve, per quello che hai fatto… - dice stringendomi le mani.

- Non è vero, mi hai ringraziato moltissimo, e poi sono tua socia, no?! Credi che questo bel faccino mi duri a lungo?! Un investimento è la scelta più saggia. – gli rispondo, non voglio che mi ringrazi, quando mi ha chiesto qualcosa potevo darglieli, anche perché mia madre mi aveva lasciato parecchio.

- Non dire così… - mi dice prendendomi il mento - … questo faccino farà fare follie per molto molto tempo.

- La famiglia è la famiglia Marcello. Se… - gli ripeto io, è vero, in qualche modo lui fa parte della mia famiglia.

- Non lo voglio più fare sto discorso… - mi dice lui tagliando corto.

 

[Guido]

Non ce la faccio più.

Ora basta!

- Scusate se intorrompo questo splendido quadretto, ma vorrei qualche spiegazione, anzi la esigo proprio.

- Guido calmati. – mi dice mio fratello, altro che fratello, Giuda Iscariota, Caino...

- Guido calmati? Mia figlia, che non sapevo nemmeno di avere ti chiama zio… tu sei pappa e ciccia con lei… e devo calmarmi? Tu sapevi che avevo una figlia e non mi hai mai detto niente? Da quanto lo sapevi?

- Gli ho chiesto io un po’ di riservatezza. – interviene Azzurra, per difendere Marcello, giusto lei mi ci mancava ora.

- Riservatezza? È mia figlia Azzurra, è ora che fai pace con questa cosa… mi spieghi come ti viene di dirlo a mio fratello e di non farmi sapere nulla?

- Ehi calmati, non mi ha chiamato, né cercato, ci siamo incontrati per caso… e Lucia ti assomigliava molto. – dice Marcello, che ora tenta di difendere Azzurra… allora, ma che gioco è?!

- Da quanto? – gli chiedo solo io, sto facendo davvero fatica nel trattenere la rabbia, e lo faccio solo perché Lulù è nei paraggi.

- Ci siamo incontrati un anno e mezzo fa. Lulù parlottava un po’… o almeno ci provava… - mi risponde mio fratello con un sorriso ebete, ma io gli spacco la faccia.

Stringo i pugni e volto lo sguardo.

Mio fratello è stato presente nella vita di mia figlia, più di me, quante prime cose ha visto?

Quante ne ha vissute?

Perché Azzurra, perché?

 

- In quel periodo ero fissa a Roma, ci siamo incontrati spesso, e frequentati, malgrado tutto quello che tu possa pensare, mi dispiace che Lucia fosse totalmente estranea alla famiglia di suo padre. – aggiunge Azzurra, facendo veramente incazzare.

- Ero qui io! Non mi sono mai mosso… - le dico a denti stretti.

- Certo sempre qui, con Beatrice, Davide e la tua vita… - mi dice lei con aria combattiva.

- Tu non mi hai voluto! – le dico alzando la voce.

- No, tu non ci hai voluto! – mi risponde lei con tale fermezza, da farmi incavolare ancora di più.

- Ragazzi, per favore calmatevi… - tenta inutilmente mio fratello, anzi mi accendo ancora di più.

- Calmarmi? Come? Questa stronza mi ha tenuto lontano volutamente da mia figlia… e mio fratello, mio fratello lo sapeva, e non mi ha detto niente… fammi capire poi, le hai anche chiesto dei soldi?

- Queste non sono cose che ti riguardano. – dice Azzurra alzandosi in piedi, mentre vedo Marcello trattenerla per il polso, ecco pure la gelosia mi ci mancava…

- Invece sì che mi riguardano, se la madre di mia figlia butta i suoi soldi… come posso pensare che tu sappia prenderti cura di lei?? – dico senza pensarci davvero.

Vedo il volto di Azzurra cambiare diverse gradazioni di colore, ok, mi sembra parecchio arrabbiata con me… ho davvero esagerato, Lucia è una bambina perfetta ed io non nulla per attaccarla.

- Guido stai esagerando, sei arrabbiato lo capisco, ma stai dicendo una marea di cose che non pensi. – mi dice mio fratello posandomi una mano sulla spalla.

- E’ vero! Non penso che tu sia una cattiva madre, ma… mi fa male sapere che anche mio fratello conosce mia figlia meglio di me, non sai quanto… - dico io, per scusarmi, perché lei mi capisca, incateno il mio sguardo al suo.

 

- Azzurra, Azzurra… - la chiama Marco avvicinandosi a noi… se stavolta s'intromette ancora gli tiro un pugno.










NDA

Tempo di scoperte, ma sarà anche tempo di chiarimenti?

Per farvi vedere un po' le cose così come nascono nella mia testa, vi dico che Guido e Azzurra, in questo capitolo, ballano sulle note di questa canzone:

Lu core meu




Grazie a chi legge, chi segue questa storia, chi la ricorda, e chi la preferisce.




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Capitolo 20
*** Le paure che hai ***


Un Passo Indietro
A te, che sei parte di me, e anche se il tempo passa, tu non passi mai...



Un passo indietro


[Guido]

- Che succede? – chiede lei un po’ preoccupata, effetivamente Marco non sembra interessato a me.

- Pare che ti siano entrati i ladri in casa! –  dice velocemente lui….

Cosa? Penso sconvolto… mai una liscia, mai una tranquilla. Vero quanto sosteneva lei stessa qualche anno fa, è la regina degli sfigati.

- Cosa? Dove? – chiede anche Azzurra che ora sembra allarmata… perché quante case ha? Mi chiedo io!

- A Roma! – le risponde Marco secco, evidentemente ne ha più di una. Inutile che ti scervelli, figurati se qualcuno ti renderà partecipe, Guido.

- Oh mio Dio! Io … devo andare… tornare… - Azzurra sembra confusa, si muove velocemente, guarda Lucia insistentemente, cerca il suo foulard, fugge il mio sguardo, fugge soprattutto il mio sguardo.

- Ci andiamo subito. Ti accompagno io. – le dice Marco sperando di tranquillizzarla, anche se non mi sembra che ci stia riuscendo molto.

- Vado a cambiarmi. – dice lei sparendo di corsa verso le scale, senza nemmeno cercare le scarpe, tutti si sparpagliano, mentre io recupero le scarpe e seguo Azzurra di sopra…

 

[Azzurra]

 

No, la mia casa… che diavolo sarà successo? Mamma mia io odio gli anni dispari, mi portano una sfiga tremenda, una dietro l’altra, non si può fare così, non ce la faccio sono stanca.

Mi prenderà un infarto prima dei trent’anni.

Mancano quattro mesi.

Mi ricorda la fastidiosa voce nella testa, ma mia cara voce, se continuiamo così, siamo sinceri, io a settembre non ci arrivo mica.

Entro in camera mia come una furia, e tento di chiudere la porta, ma non ci riesco.

Mi volto per trovare Guido con una mano sulla porta, le mie scarpe in mano, e sul viso la voglia di dirmi qualcosa.

Non ho voglia di ascoltarlo.

- Che cosa ci fai qui? – gli chiedo dandogli di nuovo le spalle.

- Devo parlare un momento con te. – mi dice lui desideroso di parlare, ma meno vinto delle ultime volte che mi ha approcciato.

- Non ho tempo, mi hanno svaligiato casa… hai sentito… - gli dico io cercando di levarmelo di torno.

- Azzurra mi dispiace per le cose che ho detto… non le penso… lo sai che cosa provo… - mi dice lui afferrandomi per il braccio.

Sbagliato! Molto sbagliato Guido!

Mi scrollo di dosso il suo braccio.

- No Guido, io non so niente! Non so chi sei, che provi, che vuoi da me.

- Niente Azzurra, non voglio ne pretendo niente, ma ho perso anni della vita di mia figlia e questo mi fa male. Anni che avrei potuto vivere con te, con voi… e mi fa male. – mi dice con gli occhi lucidi, e non ce la faccio a vederlo così, mi ricorda l’uomo di cui mi sono innamorata…

- Li hai persi per colpa tua. – gli dico distogliendo lo sguardo dal suo.

- Lo so. – dice piano.

 

Non ce la faccio Guido, scusami, sono un’egoista e una vigliacca, è vero.

- Che cosa ci fai qui? – gli chiedo ancora fredda. Vattene, prima che perdo il controllo, prima che abbasso le difese.

- Mi volevo scusare con te, vederti così vicina a Marcello mi ha mandato fuori di testa… - brutto cretino geloso.

- Infatti, ti sta anche riuscendo il sangue dai punti. – ecco, ho ceduto, lo sapevo, dannato Corsi dei miei stivali - Siediti. – gli dico indicando il letto.

- Non ti preoccupare… - dice toccandosi piano la testa.

- Un corno Guido, Lucia resterà qui, non la posso portare con me, non finchè non capisco la situazione, e che ti veda con la faccia sporca di sangue…  - gli dico spingendolo sul letto, dove cade seduto con un tonfo.

- Resterà con me? – mi chiede stupito, come un cretino.

No sono la pessima madre che credi, le faccio fare Modena-Roma di notte in macchina e la trascino tra carabinieri e chissà che altro!!

Stupido!

- Resterà anche con te. Ci sarà Nina, Costanza, Angela, Giulia… - gli dico più per dispetto che per altro.

- Ed io… posso… - dice un po’ esitante.

- Devi Guido, devi. Sei il più responsabile qui dentro. – gli dico interrompendolo, chissà come avrebbe concluso quella frase.

- E tu come farai da sola? – mi chiede poi, come realizzando la situazione, ma sola io non lo sarò.

- Non sono sola c’è Marco, ed ora chiamo anche Paolo…

- Paolo? Dopo quello che è successo? – mi chiede lui piuttosto infastidito.

 

[Guido]

Ancora questo! Non sono riuscito a trattenermi, contare fino a dieci? Non ho contato nemmeno fino a due.

Difatti lei mi risponde, partendo un po’ piccata.

- Paolo è mio amico, noi … quello che è successo oggi non cambia la persona che è, che io conosco perfettamente, oggi era sconvolto, sorpreso, e poi casa mia a Roma … mi aiutò lui a trovare quell’appartamento, la dipingemmo insieme, insomma io stavo fuori al balcone, perché sei incinta e non puoi respirare sta roba… - dice imitando la voce del suo amico, ma solo amico è questo? - ma Paolo è una persona importante nella vita mia e di Lucia, posso contare su di lui se mi capita qualcosa… - aggiunge ancora convinta.

- Non dovevo chiederti niente, scusami. – gli dico scuotendo il capo.

- E’ un casino Guido. Non ci capisco niente…  - mi dice lei portandosi una mano alla testa, la mia gelosia adesso, le fa più male che bene.

- Lascia stare, parleremo, dimmi solo che parleremo quando tornerai, con calma di quello che è successo. Parleremo davvero… - le chiedo stringendo le sue mani nelle mie.

 

[Azzurra]

Al diavolo tutto…

- Stringimi! – gli dico abbracciandolo forte, è così un caos quello che ho dentro, percepire il suo dolore per aver perso anni della vita di Lucia mi ha letteralmente stupito, ci sono troppe cose che non avevo messo in conto tornando a Modena, lui, soprattutto lui.

Le emozioni, le sensazioni, i sentimenti, il terrore… - Te lo prometto. – gli dico sempre restando stretta a lui, parleremo ne abbiamo bisogno, ne ho bisogno io, e ne ha bisogno lui.

- Baciami adesso… ho paura… - dico alzando il viso, per fissarlo intensamente come quando mi cadde la penna, come quando era arrivato Paolo Marino, come quando mi ha detto che mi amava.

 

[Guido]

È impossibile resisterle, non ora che è così ferma e immobile tra le mie braccia, che si sta lasciando andare, che mi mostra quella fragilità che di solito mi cela.

- Anch’io. – sussurro sulle sue labbra, prima di chinarmi su di lei e lambirle.

Quanto mi è mancata… quando si concede, quando si lascia andare mi dimentico tutto, gli anni lontani, Lucia, Marcello, sto dannato Paolo… qualsiasi cosa che possa mettersi tra di noi.

La stringo a me, sento le sue mani nei mie capelli e potrei davvero fare qualcosa di affrettato.

Vorrei approfondire la questione un po’ di più, ma vengono a bussare, e ci separiamo immediatamente. La vedo arrossire, adoro quando si mostra così a me, mi sembra di fare un salto indietro nel tempo, quando nel suo sguardo intravedo sia il sentimento che provava per me, che la paura di lasciarsi andare.

- Pure tu qui. – dice brusco Marco, non gli piaccio, mi pare evidente ormai.

- Marco, ti prego Lucia resterà qui… - dice Azzurra evidentemente con l’intento di interrompere la sua sfuriata, rivolta a me.

- Giusto, non può venire con noi, ho sentito Paolo che sta andando a casa, vedremo… non è nemmeno detto che lo lasceranno entrare. – dice lui alzando le spalle.

- Confido nelle sue capacità persuasive. – dice Azzurra strizzando l’occhio e facendo un lieve sorriso, subito ricambiato da Marco.

- Hai preso tutto? – le chiede ancora lui.

- Le chiavi, ma che ci devo fare?! Se m’hanno sfasciato tutto… - dice lei dopo aver controllato la borsa che ancora tiene in mano.

- Non lo so, tu portale, che ancora non mi riesce bene di capire che succede. Senti a casa nostra non possiamo andare, poi ci ospiterà Paolo. – dice lui, ed io trattengo il respiro.

- Giusto, la ritinteggiata… poco male, io lì ho la mia stanza e già qualche cambio. – risponde ancora lei, e il mio cuore cade a terra, deve far rumore, perché vedo Azzurra irrigidirsi leggermente.

Scuoto la testa.

 

Una stanza?

Dei cambi?

Quanto è stata vicina a questo Paolo?

Non può essere tra le mie braccia un momento prima e parlare di un altro un attimo dopo.

Non ce la faccio così… così senza nemmeno sapere se sto lottando contro qualcuno!

 

[Azzurra]

- Marco aspettami di sotto. Arrivo subito… - ho percepito distintamente quanto Guido si sia irrigidito quando ho parlato della mia stanza a casa di Paolo.

Aspetto che Marco esca dalla stanza e si chiuda la porta alle spalle, per poi voltarmi verso di lui, ancora piuttosto scosso, confuso, ma io posso dargli davvero chiarezza? Forse non chiarezza, ma la verità sì, certamente.

- Tra me e Paolo non c’è niente, non c’è più niente. Io non ti devo spiegazioni, ma è vero che Paolo mi è stato molto vicino, casa sua è attaccata al suo studio, abbiamo lavorato moltissimo insieme, ritagliare uno spazio nella stanza degli ospiti per me e Lucia è venuto naturale.

- Sono confuso. – mi confessa sinceramente lui, e faccio di nuovo un passo verso di lui.

- Io non amo Paolo, e non sono qui per raccontarti i dettagli del nostro rapporto, Paolo non è il mio compagno, e non è un facente funzioni di padre con Lucia… - gli dico io con altrettanta sincerità.

- ma… - prova a dire lui, ma lo blocco subito.

- Il ma non ti riguarda. – gli dico dolcemente, non in maniera scorbutica, perché in effetti quel ma, non è un suo problema, non deve esserlo ora chissà se lo sarà mai.

- Che cosa sono io per te? – mi chiede lui scuro in viso.

Ecco questa domanda mi ha sempre fatto paura. Faccio un profondo respiro e provo a rispondergli sinceramente, anche se la tempistica di questa domanda è davvero pessima.

- Non lo so, sei il padre di Lucia, questo sì e ti devo molto per questo… ti ho amato moltissimo, sei stato il mio primo vero amore, non una cotta, non una sbandanta, nessun tornaconto, ma cosa altro sei? Cosa sei oggi? Non lo so. Sono attratta da te, lo sono sempre stata… - gli dico prendendo coraggio, però di più non so, non ci posso pensare ora, ho paura, troppa paura.

 

[Guido]

- Devi andare! – non voglio sentirle dire qualcosa; ho sbagliato a farle quella domanda, non avrei dovuto chiederglielo ora, ora che andrà via, che starà lontana, forse anche con un altro. – Devi salutare Lucia, non voglio trattenerti.

- Andiamo. – mi dice lei e prima di invitarmi a uscire dalla stanza, chiude gli occhi e cerca ancora le mie labbra, non mi ritraggo, ma chiudo gli occhi anch’io, accarezzandole il viso… un bacio dolce, delicato, leggero, quasi silenzioso.

Un bacio che dice cose che noi non sappiamo dirci.

Un bacio che vorremmo fermi il tempo, a questo preciso istante.

 

ti bacio piano
piccola mia
bacio il respiro
che porta via
le paure che hai
i sogni incerti
non li scorderò mai
saran per sempre
se ti stringo un pò di più
ballando al buio in silenzio
il tempo, il tempo sorriderà
ballando al buio
in silenzio, in silenzio...











NDA

Per i chiarimenti non sembra mai arrivare il momento giusto!
Il destino si accanisce contro questa famiglia, giocando a favore delle paure di Azzurra, che non vuole affrontare Guido e i suoi stessi sentimenti, restando in un limbo di istintualità, passione e razionalità...

Spero di aver scritto qualcosa di bello e che questo possa essere per voi un augurio gradito per un buon weekend, fatevi sentire ogni tanto.


Grazie a chi legge, chi segue questa storia, chi la ricorda, e chi la preferisce.




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Capitolo 21
*** Chi sei ***


Un Passo Indietro
Ai miei angeli...


Un passo indietro


Non e' tempo per noi e forse non lo sara' mai



[Giulia]

I saluti tra Lucia e Azzurra sono strazianti, la piccola non è abituata a separarsi dalla madre così improvvisamente, fortunatamente la presenza di Guido aiuta Lucia, non ci sono braccia dove lei voglia rifugiarsi se non quelle di Guido, che la coccola e la porta sul dondolo, vedo Azzurra con le lacrime agli occhi, ma le faccio cenno di sparire.

Se si volta adesso, fa solo del male a Lucia, oltre che a se stessa, quindi la caccio fuori da qui, mentre mi avvicino a Lucia e Guido.

- Vuoi darla a me? – chiedo a Guido, che scuote la testa e ringrazia.

Lucia sente qualcosa e si attacca ancora di più a lui.

- Non mi lasciae Ghido. – dice pure singhiozzando la piccola, e lui se la stringe ancora di più al petto.

- Resto qui, principessa. Non me ne vado, non ti lascio più. – le dice ancora accarezzandole la testa, e forse dicendo più di quanto dovrebbe. Vederlo così attaccato a Lucia mi riempe il cuore di gioia, sono così belli insieme, so che Azzurra gli darà una possibilità come padre, l’ha fatto lasciandola a lui adesso, in questo preciso momento.

- La posso portare nella stanza di Azzurra? Mi prendo la poltrona dalla stanza di Angela magari… - prova a chiedermi lui, distogliendomi dai miei pensieri, ma Lulù non sembra d’accordo.

- No, dommo co te e Dado. – dice Lucia singhiozzando…

Guido mi guarda volendo una risposta, ed io annuisco, anche perché non ho alcuna intenzione di far stare Lucia peggio di così. Lui si alza, e richiama Davide, li vedo dirigersi verso il suo appartamento.

 

[Suor Angela]

Ho portato un pigiama alla piccola che ora si è stesa nel letto di Guido, che si è spostato la poltrona che c’era nel soggiorno, e sembra che voglia proprio passare lì la notte.

- Guarda che puoi dormire anche tu…

- Lo so, lo so. Voglio stare qui per un po’, non mi sembra tranquilla, Azzurra non c’è… e se sì sveglia…

- Guido, sei suo padre. Saprai cosa fare.

- Preferisco rimanere qui, così se apre gli occhi mi vede.

Lo lascio solo, dopo aver accarezzato la testa alla piccola.



…stanotte non dormirai
ma non capirai

 

No il tempo non torna piu'

[Guido]

Non ci posso credere, sembra tutto così difficile, farraginoso, quasi impossibile… non riusciamo ad avvicinarci un attimo che scoppiano casini su casini.

Scopro che ho una figlia e suo padre muore, Davide ritorna a Modena e lei va a Venezia, scopro che mio fratello sapeva tutto da molto e lei riparte per Roma.

Riusciremo a trovare mai un momento per noi?

Un momento giusto per parlare?

Per capire quel che è successo e quello che potrà accadere?

Quando mi bacia in quel modo, mi fa sentire come se fossi l’uomo più importante della sua vita, o comunque un tipo abbastanza importante per lei.

Mi gratto la testa, faccio fatica a capire, ma soprattutto mi chiedo… io… che cosa voglio?

Lei, mille milioni di volte lei, ogni volta che mi è vicina la sento dentro, mi sento emozionato come un ragazzino, quando la vedo con Lucia mi sento fortunato, quando vedo anche Davide con loro mi sento ricco…

Peccato che lei non sia mia, e non sia nemmeno chiaro cosa voglia da me o cosa provi per me?

Ed io cosa provo?

Il passato è sepolto?

Le insicurezze sono passate?


e ieri non eri tu
oggi chi sei?

Chi è Ria Greco?

 

Mi alzo dalla poltrona, attento a non svegliare Lucia, prendo il mio portatile e torno a sedermi, allungo i piedi sul lettino, che è così grande solo per lei che è così piccola.

Voglio sapere chi è Ria Greco…

 

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Bella, indubbiamente bella, un po’ malinconica però… a cosa pensava mentre guardava fuori da quella finestra?

Quanto tempo fa è stata scattata?

 

Cerco ancora, voglio vederla ancora, ed eccola qui, che indossa vestiti, cappelli, occhiali, sorrisi, gioielli…

 

 

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Mangio questo sito con gli occhi, capisco solo dopo che è il suo sito…

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A volte è vestita, a volte no…

 

Mi vibra il telefono in tasca e mi sbrigo a rispondere, senza far cadere tutto e così svegliare Lucia.

- Pronto. – dico a bassa voce, Lucia dorme serena quindi esco silenziosamente dalla stanza.

- Guido, sono Azzurra, tutto bene? Lucia si è calmata? Ti ho svegliato? – mi chiede lei a macchinetta, segno che è ancora un po’ agitata.

- Calma, calma… stai calma! Lucia dorme, io non stavo dormendo e qui va tutto bene. – le dico tranquillo.

- Lucia dove sta dormendo? Da Giulia o da Nina? – lei si calma un po’, o almeno ci sta provando.

- Da me. Ha insestito per venire con me e Davide e le ho lasciato il mio letto.

- Mi dispiace, non pensavo ti desse tutto… - che stronzata, la interrompo subito.

- Ti prego non dire cretinate, comunque adesso dorme. – le dico subito io.

- Tu? Guarda che puoi dormire… - mi dice lei, avendomi capito subito subito.

- Non mi va, non ci riesco troppi pensieri… ammazzavo il tempo navigando sul tuo sito… - non voglio bugie tra di noi, lo deve sapere.

- Io non ho un sito. – che è pazza?! Penso in prima battuta, ma forse sono io che devo spiegarmi meglio…

- Ria Greco. – le dico intuendo che non mi ha capito.

- Ah… - dice con un tono un po’ strano, come se temesse qualcosa, un tono triste quasi.

- Ci sono foto molto belle. – le dico con un tono tranquillo, sei stupenda questa è l’unica cosa che avrei voluto dirle.

- Grazie. – mi dice lei, quasi timidamente.

- Io mi chiedevo… se tu… - hai foto di Lucia? Tue con Lucia? Posso vedervi ancora? Posso vedervi quando non c’ero? La mia testa dice benissimo quello che la mia bocca non riesce a dire.

- Sul mio sito c’è una sezione privata, al quale posso accedere solamente io. La vedi? – mi chiede lei, ma cavolo non ho il pc qui.

- Non ho il computer davanti.

- Prendilo. – mi ordina quasi, me lo ricordo sto tono. Pin, pin!

- Sveglio Lucia… - le dico cercando di smorzare la sua decisione.

- Fai piano. – e certo, Guido, che sei cretino? È ovvio, fai piano, la regina della semplicità lei.

Sbuffo, facendole fare un sorriso, e poso il telefono sul tavolo, entro in camera, ricopro la peste che girandosi si è scoperta tutta, le poso un bacio sulla fronte, recupero il portatile e torno di la, lasciando la porta un po’ accostata.

- Eccomi! – dico riprendendo il telefono.

- Era ora! – dice lei con un tono finto-scocciato.

- Perché vai di fretta? Dove sei? – le chiedo io con la voglia di uno di quei nostri battibecchi inutili, ma accattivanti.

- Nemmeno a Firenze ancora… - dice lei sbuffando.

- Appunto! - le dico con il mio tono più saccente - Dimmi… - aggiungo poi più dolcemente.

- La vedi l’area privata del sito? – mi chiede ancora lei, ma io mica vedo nulla…

- No.

- Ah giusto… c’è una foto… - dice lei... una foto? Ma va?! Fai la modella, ci sono solo foto qui sopra!! Oltre al tuo curriculum… vabbè Guido, respira, con calma.

- Una foto?! – ok, forse calmo calmo non sono stato.

- Fammi parlare! – mi dice lei un po’ spazientita dal mio tono - C’è una mia foto, sono sdraiata sul letto, un completo intimo nero, un cardigan scuro aperto, una coda sfatta…

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- Trovata… - dico solo, ma è bellissima, vera, sincera, con un sorriso reale, e una sensualità semicelata.

- Mi ero appena svegliata. – dice poi lei, ancora, e la magia si rompe.

- Non sola… - costato seccato.

 

[Azzurra]

Cretina io che perdo ancora il mio tempo a parlare con lui!

- Non sola! – gli rispondo a tono, come se la cosa non lo riguardasse, anzi la cosa non lo riguarda proprio, mica glielo dico che quella foto l’ha fatta Nina, che a furia di frequentare Paolo s’è fatta venire l’hobby della fotografia.

- No, non sola, non sono fatti tuoi… - gli ribadisco di nuovo, giusto per chiarirglielo meglio -Click sull’anello, prima che me ne pento. – aggiungo poi sbuffando.

 

[Guido]

Compare un form da completare con utenza e password.

- RiaLeo l’utenza e poi buu3005lu, due u in bu, è la password. Cerca di dormire un po’, buonanotte. – mi dice bruscamente lei.

- Buonanotte. – le dico io inutilmente tanto lei ha già attaccato. Forse quel non sola me lo potevo risparmiare, perché il passato è passato Guido, se ti ci fermi pure tu, non esisterà mai un futuro.

Inserisco le credenziali che lei mi ha fornito e resto di stucco di fronte all’immagine di sfondo, sono loro, la mia famiglia quella famiglia che io non ho voluto, mia figlia che non ho visto crescere e sua madre che non ho saputo amare.

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Non posso impedirmi di piangere un po’…

Divoro foto e foto, Lucia era bellissima da piccola, Azzurra con lei è radiosa, non c’è foto che hanno insieme in cui lei non sorride, credo che molte foto le abbiano fatte durante il lavoro, c’è Azzurra vestita in ogni modo… se quel Paolo è il fotografo, forse mi tocca pure ringraziarlo…ha colto magnificamente l’amore che le unisce.

Azzurra guarda sempre Lucia come se fosse il suo dono dal cielo, ed io non c’ero, io non l’ho voluto, e questo rimane un fatto, chissà se potremo andare oltre ai miei sbagli…

Forse però non sono il solo ad aver sbagliato, perché lei ha informato mio fratello e non me?

Come ha potuto nascondermi questa cosa, mi sa che Marcello si è fermato qui, diciamo che lo spero caldamente, ho bisogno che mi spieghi come ha potuto farmi questo…

Tanto le spiegazioni con Azzurra sono rimandate causa furto, spero di sfogare tutta la rabbia e la delusione su mio fratello, piuttosto che su di lei.

Sto per andarmene in camera quando trovo un video, lo faccio partire, dopo essermi assicurato che il volume delle casse non sia eccessivamente alto…

 

- Amore, vieni dalla mamma…

L’inquadratura, un po’ incerta, riprende Azzurra inginocchiata per terra, quando si alza, vedo Lulù seduta per terra vicino ad un puff, non sembra una casa, sembra più un set fotografico.

- Nina, Nina, ti prego dimmi che stai riprendendo.

Dice ancora la voce di Azzurra, ora guardando verso la camera.

- Certo, certo, sto registrando, o almeno credo, certo che Paolo quando serve non c’è mai…

- Zitta…

Le dice Azzurra, per poi voltarsi di nuovo verso Lucia, che in maniera un po’ incerta e non troppo sicura, muove un passo verso la madre, staccandosi dal puff al quale prima era aggrappata…

- Sta camminando.

Dice la voce di Nina, evidentemente emozionata.

- Era nell’aria…

Aggiunge Azzurra con la voce incrinata, mentre non smette di guardare Lucia, che piano piano si avvicina a lei, l’espressione concentrata e molto molto impegnata.

- Ecco il mio amore…

Dice Azzurra quando ormai Lucia è tra le sue braccia, la tempesta di baci mentre mia figlia ride divertita.

- Che è successo?

Chiede Paolo appena arrivato.

- Ha camminato…

Dice Nina con la voce evidentemente rotta dal pianto.

- Non ci posso credere me la sono persa…

 Costata tristemente Paolo.

Azzurra libera Lucia dalla sua stretta, e la piccola resta in piedi, con una mano appoggiata alla spalla della madre.

- Pulcetta, ci vieni pure da zio?

Chiede anche Paolo, inginocchiandosi anche lui, non è lontanissimo solo qualche passo.

Nina inquadra ancora Lucia, che più decisa guarda la madre, che l’incoraggia, mentre si asciuga il viso, un po’ bagnato dalle lacrime.

La piccola allora si stacca dalla madre, e cammina verso Paolo, ad un certo punto si ferma, e cade con il sedere per terra, sono certo di aver sentito gli adulti trattenere il fiato, ma nessuno dice niente…

Lucia non piange, si mette carponi, e piano piano si alza di nuovo in piedi, e raggiunge Paolo, che l’ha sempre attesa a braccia aperte.

- La mia piccola guerriara!

Dice Azzurra piano mentre Paolo le posa un bacio sulla guancia e si alza in piedi.

- Chi è la più bella pulce dello zio?! La più coraggiosa?

E la piccola comincia a battere le mani.

- Brava…

Grida Nina correndo verso di lei, e interrompendo il video.

 

Mi passo una mano sul viso e lo sento ancora più bagnato di prima, ho appena visto i primi passi di mia figlia.

Per una fortunata serie di eventi, ho potuto partecipare, in differita, a una delle cose più importanti dell’infanzia di Lucia.

Paolo c’era…

Nina c’era…

Io? Io sono un cretino.

Vedi il tempo non torna piu'
No il tempo non torna piu'

 

 

Chiudo il computer per tornare in camera mia, mi affaccio nella stanza di Davide per vederlo dormire beato, scomposto come al solito, una gamba fuori dalle lenzuola e un braccio sulla fronte. Inutile anche coprirlo, era molto meglio da piccolo, che le gambe erano corte e sempre sotto le coperte; accosto la porta della sua stanza e torno nella mia, Lucia dorme tranquilla, avvicino la poltrona al letto, e poso la testa accanto al suo piccolo corpocino, speriamo non mi ammazzi di calci… le prendo una mano e chiudo gli occhi provando a dormire un po’.

 

[Azzurra]

Quando arriviamo a Roma è notta fonda, gi dirigiamo direttamente a casa mia e di sotto troviamo Paolo con una tazza di caffè, ma guarda te se il cretino non mi ha svegliato la vicina solo per farsi fare il caffè.

- Hey. – dice avvicinandosi a noi – tieni – dice poi passandomi la tazza.

- Non mi va.

- Non m’interessa, te la bevi, perché lo dico io.

- E’ così brutta la situazione? –gli chiedo allora e lui annuisce solamente.

Paolo, il mio Paolo, quello che sveglia la mia vicina per farmi preparare la mia tisana perché chissà cosa diavolo è successo a casa mia, sicuramente nulla di buono.

Lo adoro quando fa così, ma quale bisogno c’è di fare il mollicone? Se poi al naturale è un angelo?

- L’hai finita sta tisana? – mi chiede poi scocciato, ritiro l’angelo, è un burbero, scorbutico, adorabile uomo.

- Sono pronta.

 

[Paolo]

Sono pronta, sono pronta un corno! È in lacrime da dieci minuti buoni, Marco è andato a parlare con i carabinieri che sono intervenuti sul posto ed io sono qui, mezzo maglione fracico e dispenso fazzoletti.

Adoro la sua fragilità, quanto adoro la sua forza e la sua determinazione.

Adoro la sua fragilità, per le rare volte in cui si lascia andare, che si concede il lusso di fermarsi e sfogarsi.

E adoro la sua determinazione che la tiene in piedi, che le fa superare qualsiasi cosa, che la rende la guerriera che è.

Le accarezzo i capelli, e devo smettere di pensare queste cose che me la fanno piacere di più, lei non mi ama, è una causa persa, forse se avessi avuto altri tre o quattro anni, qualcosa sarebbe potuto cambiare, ma non c’è niente da fare, quell’uomo è tornato nella sua vita e questo l’ha irrimediabilmente allontanata da me, anche perché, per quanto lei neghi, per lui prova qualcosa, di forte, di intenso, di travolgente, ormai la conosco così bene da saper leggere la passione nel suo sguardo.

Torniamo al presente, e al mio maglione quasi da buttare al cesso.

- Ora basta Ria, l’abbiamo resa un gioiello una volta e lo faremo di nuovo. – le dico prendendola per le spalle.

- Perché? Perché tutto questo casino? I muri? I mobili? Chi sono queste bestie? – mi dice lei ancora con gli occhi lucidi, mentre indica parti, devastate, della casa.

- Bestie, appunto. Gente che magari ha dato di matto perché non ha trovato nulla di valore, ora ti prego però di calmarti, andiamo a casa devi riposare un po’. – le dico spingendola fuori da casa, e facendo evidenti cenni a Marco.





NDA

Mi scuso per il ritardo, non so come e quando ci saranno i prossimi aggiornamenti.

Ringrazio la pagina Francesca Chillemi Official per le immagini che mi ha gentilmente concesso di utilizzare.


Grazie a chi legge, chi segue questa storia, chi la ricorda, e chi la preferisce.




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Capitolo 22
*** Un po' più di te e un po' meno di noi ***


Un Passo Indietro



Un passo indietro


Quello che non ho è una camicia bianca
quello che non ho è un segreto in banca
quello che non ho sono le tue pistole
per conquistarmi il cielo per guadagnarmi il sole.

 

[Nina]

Mi sono svegliata presto, il trambusto di ieri sera non mi ha fatto dormire tranquilla, mettiamoci poi che sono ancora incazzata con Paolo, che ieri ha pure provato a chiamarmi, cretino, deficiente, pezzo di stupido, idiota…

Tempo sprecato pure quello perso a insultarlo.

Vado verso l’appartamento di Guido, per vedere come se la cava. Non che non mi fidi di lui, ma sai com’è, preferisco controllare di persona come sta la mia bambolina.

Entro in casa e noto il pc sul tavolo, acceso, aperto sul sito di Ria, sembra che qualcuno stanotte abbia fatto ricerche.

Piaciuto lo spettacolo prof?

Mi affaccio nella stanza di Davide, dannata Azzurra che mi attacato ste fisime, e sono abbastanza sicura che quella gamba e quel braccio siano umani, quindi sì, Davide dorme beato sotto quell’ammasso di lenzuola.

Mi allungo poi verso la camera di Guido, la porta è accostata e faccio, molto silenziosamente, capolino.

- Ohhh – dico a bassa voce.

Guido dorme sulla poltrona, la testa appoggiata al letto e tiene Lulù per mano, mentre Lulù tiene una mano sulla testa di Guido, stringendo i suoi capelli tra le ditine, e sono così carini.

Mannaggia quasi mi commuovo.

Va bene, qui la situazione è tranquilla posso tornarmene di là, la cucciola sta bene, sembra che avere il padre vicino le abbia fatto più che bene.

Sto per uscire dalla porta quando quasi vado a sbattere su Giulia, che è seguita a distanza da suor Angela.

- Dormono. – dico loro sottovoce, mica sono l’unica che si fa venire i dubbi eh?!.

- Come va? – mi chiedono ancora loro.

- Fate piano… - gli dico mentre gli faccio strada fino alla camera di Guido.

In fondo è uno spettacolo dolcissimo che merita di essere visto.

Ci affacciamo tutte come tre spione, vecchie e impiccione, e in coro adesso, diciamo tutte: - Ohhh.

Vediamo Guido muoversi, e nel tentare di lasciare velocemente l’appartamento andiamo a sbattere su una sedia.

 

[Guido]

- Che succede? – dico precipitandomi fuori dalla mia stanza, dopo essermi assicurato che Lucia dorme ancora.

Quello che non mi aspettavo sono le tre persone che mi trovo di fronte e le loro facce colpevoli.

Davvero non me l’aspettavo?

In questo convento non sanno nemmeno come si scriva il termine discrezione.

- Allora? – chiedo fissando le tre. Giulia e Nina sono ancora in pigiama, mentre la suora è già in divisa.

- Scusaci Guido, volevamo solo vedere se ti serviva una mano. – dice la suora fingendosi contrita, cosa tra l’altro che le riesce malissimo.

- In tre?! – chiedo ancora evidentemente scocciato da quella intrusione.

- Abbiamo avuto tutte lo stesso pensiero. – dice Nina incrociando le braccia al petto, segno che sì, forse ha sbagliato, ma non molla il punto.

- Grazie per la fiducia! – dico scocciato a tutte - non mi sembra che Davide sia mai morto di freddo o viva di stenti. – ribadisco infastidito da questa generale mancanza di fiducia.

- Non è per te, conosco molto bene Lulù, so quanto può essere impegnativa, quanto era arrabbiata ieri con Azzurra, si è addormentata, perché sfinita dopo quel pianto enorme, credimi non è per te. Non ti sto mettendo in discussione. –mi dice Giulia con tono tranquillo, simpatica sta Giulia, mi piace devo ammettere.

- Scusatemi, non volevo aggredirvi, - dico poi un po’ più calmo - mi ero preoccupato. Novità da Roma? – chiedo poi, di Azzurra non so nulla, in effetti.

- Ho sentito mio marito … insomma il danno c’è ed è notevole, Azzurra in casa non aveva preziosi o soldi, le cose di valore le tieni in una cassetta di sicurezza in banca, ma le hanno praticamente distrutto la casa, divelto mobili, imbrattato i muri…

- O poverina… - dice suor Angela.

- Si, infatti, Marco mi ha detto che mentre lui stava parlando con i carabinieri, Azzurra piangeva di brutto, Paolo ci ha messo un po’ a calmarla… - dice lei comprensiva.

Ancora questo, penso tra me e me.

- … come ha fatto? – chiede la suora dando voce hai miei pensieri.

- Metodo Paolo Mirti! – risponde Giulia con un sorriso che la dice lunga.

- Ovvero? – chiediamo la suora ed io in coro.

- Pizze in faccia e razionalità. – rispondono sempre in coro Giulia e Nina.

- Le ha alzato le mani?? – chiedo basito dalla serenità con cui hanno risposto le due.

- E’ metaforico Guido, non lo farebbe mai… - dice Nina quasi seccata.

- Ieri ti sembra così lontano?? – le chiedo a brutto muso.

- Ieri ha visto morire le sue speranza ed ha reagito di impulso, non le avrebbe fatto male lo so. – dice Giulia intromettendosi.

- Se lo dite voi… - dico scettico - Ora? – chiedo ancora per capire il futuro prossimo venturo.

- Non lo so, Marco mi ha chiamato che erano le 4 e stavano andando tutti da Paolo, che avrà dato una tisana corretta ad Azzurra per farla dormire. – ci dice sempre Giulia, che è la più informata.

- Possiamo sentirli? – le chiedo io, insomma… le vorrei parlare, o almeno vorrei provarci, che se ne sta fregando di sua figlia?!

- Senti, ma tu sei sicuro che Azzurra non ti abbia chiamato o mandato un messaggio?! – mi chiede sempre Giulia.

Recupero il telefono dal tavolo e in effetti, c’è un messaggio di Azzurra:

Io sono tornata adesso a casa, sto per mettermi a letto, appena si sveglia Lucia, non importa che ora sia chiamatemi per favore, qui non sarà una cosa breve. Buonanotte, perché spero davvero che tu stia dormendo, sennò domani farai parecchia fatica con Lulù.

Azzurra che se ne frega di Lucia, non è proprio un pensiero realistico, anzi.

 

[Azzurra]

Il risveglio è stato traumatico, o meglio mi sono tirata su tutta intontita, la tisana modificata di Paolo era troppo corretta, vabbe che la mia casa è un cesso, ma era neccessario drogarmi così?

Sì, probabilmente sì. Non avrei dormito per niente.

Prendo il mio cellulare per vedere se ci sono chiamate di Guido, ma sono le otto di mattina, non ci sono chiamate, solo un messaggio:

Dorme ancora, oggi andrà in piscina con Giulia e Nina, forse le raggiungo più tardi.

 

Il tono del messaggio mi sembra freddo, forse è arrabbiato, oppure quello che ha visto sul mio sito non gli è piaciuto, e questo conferma la mia tesi, Guido non è cambiato, non mi accetterà per quello che sono.

Non ho tanta scelta, devo solo aspettare che mia figlia si svegli, mi alzo dal letto e m’infilo in bagno, mentre aspetto una doccia che mi ci vuole proprio.

Esco dal bagno giusto in tempo per sentire il mio telefono squillare, è un messaggio stavolta Giulia.

Lulù è ancora un po’ arrabbiata con te, Guido le ha detto di chiamarti ma non le va, gli ho detto di lasciar perdere per il momento, non prendertela con lui; poverino, stamattina gli abbiamo fatto le poste nel suo appartamento, e adesso sta aspettando Marcello… Ci sentiamo più tardi non rompergli le palle.

Ah perfetto, mia figlia non mi vuole parlare, piccola bambina viziata, ma è colpa mia, le ho sempre dato tutto, l’ho sempre portata con me, non l’ho certo abituata a una cosa del genere, ma pensa che a me faccia piacere? Quando torno mi sente, ah se  mi sente, non può certo continuare così.

Mi squilla il telefono ancora e sul display leggo il numero di Guido…

- Pronto.

- Ciao – mi dice lui sempre un po’ freddo – mi dispiace, ho provato a spiegarle qualcosa, ma non vuole parlarti… - continua sempre con questa voce, però non sembra solo freddo, anche … triste quasi…

- Sì, ho saputo mi ha aggiornato Giulia. – gli rispondo automaticamente.

- Allora se sai tutto… - m’inizia a dire lui, per poi interrompersi quando sente la voce di Paolo

- Principessa sul pisello, non avrai sempre lo splendido trattamento avuto ieri sera, quindi alza il tuo splendido culo e vieni a fare colazione. – mi dice Paolo, cavaliere come al solito, affacciandosi in camera mia.

- Mi sembri impegnata… ti lascio andare. – dice Guido velocemente, molto velocemente.

- Guido… - dico inutilmente io, ma lui ha già attaccato.

È possibile che io e lui non riusciamo mai a capirci?! Perché?

Probabilmente non è destino.

 

[Guido]

Mi ci mancava di sentire lei con lui, già il fatto di dover parlare con Marcello mi rende inquieto dovevo pure sentire certe cose…

principessa sul pisello… il trattamento di ieri sera… splendido culo…  amici certo, solo amici!

In più ho fatto arrabbiare Lucia, diciamo che l’ho un po’ sgridata quando ha fatto i capricci perché non voleva sentire la madre, lei ha messo su un broncio, davvero adorabile tra l’altro, ha incrociato le braccia, tale e quale a sua madre, e se ne è andata prendendo per mano Davide, è scesa di sotto con lui senza guardarmi più.

Mi calmo un attimo prima di scendere anch’io.


Quello che non ho è di farla franca
quello che non ho è quel che non mi manca
quello che non ho sono le tue parole
per guadagnarmi il cielo per conquistarmi il sole.






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Capitolo 23
*** Mio fratello è figlio unico ***


Un Passo Indietro



Un passo indietro


Mio fratello è figlio unico
perche' non ha mai trovato il coraggio di operarsi al fegato
e non ha mai pagato per fare l'amore
e non ha mai vinto un premio aziendale
e non ha mai viaggiato in seconda classe
sul rapido Taranto-Ancona
e non ha mai criticato un film senza prima prima vederlo
mio fratello e' figlio unico
perche' e' convinto che Chinaglia non puo' passare al Frosinone
perche' e' convinto che nell'amaro benedettino
non sta' il segreto della felicita'



 

[Guido]

Lucia è andata con Giulia e i ragazzi in piscina, ho detto che le raggiungerò ma non ne sono sicuro, adesso voglio parlare con mio fratello.

- Ghido… Ghido… - dice Lucia correndo di nuovo dentro al bar, eppure era abbastanza arrabbiata con me quando è uscita, mi abbasso alla sua altezza, e non dico nulla.

Lei mi butta le braccia al collo, mi da un bacio sulla guancia e mi dice: - Scusa, scusa, vieni dopo! T’appetto! – e corre via, direttamente da Nina, che le prende la mano, e se ne va dal bar, regalandomi una simpatica smorfia.

Quanto adoro quella bambina, è di una dolcezza estrema, sono contento che ‘mi abbia perdonato’, saperla arrabbiata con me, mi piaceva davvero poco.

Peccato che mi torni in mente subito tutto quello che non ho visto, e quindi anche Marcello.

Suor Angela mi ha detto che lui e Giuliana si sono fermati qui, e meno male, forse ieri sono stato preso da altro, ma oggi voglio sapere, voglio capire… come ha potuto mio fratello tacermi questa cosa?

Tacermi l’esistenza di mia figlia…

Sapeva che ero molto innamorato di Azzurra, perché quando l’ha vista, l’ha trovata, non mi ha detto nulla?!

Cavolo è mia figlia.

Perché non mi ha detto nulla?

 

[Suor Angela]

L’espressione di Guido è abbastanza eloquente, cioè si gratta il testone in continuazione, qualcosa non gli torna, c’è qualcosa che non va per lui.

Dopo che Azzurra è partita mi sono fermata un momento con Marcello, e ho scoperto cosa turba Guido.

Marcello sapeva, Marcello conosceva Lucia, ha visto Azzurra, e non ha mai detto niente al fratello, non che il loro rapporto sia strettissimo ma stavano costruendo qualcosa dopo il brutto incidente di Giuliana, e Dio solo sa quanto Guido prenda male i tradimenti… quello del fratello poi…

- Che Dio ci aiuti! – dico, andando a recuperare Chiara, per andare insieme alla casa famiglia.

 

[Marcello]

- Lo sai che devi uscire da questa stanza e affrontarlo? – mi dice mia moglie, mentre io mi allaccio per la seconda volta una scarpa.

- Certo che lo so, e non mi sto nascondendo, ne ho fatte tante di cazzate in vita mia, e nessuno meglio di te lo sa, ma questa cosa non è sbagliata, non mi è sembrata sbagliata allora, non mi è sembrata sbagliata per quasi due anni e non mi sembra sbagliata adesso. – le rispondo fiero alzando la testa, anche se è vero che sto temporeggiando, è vero pure che non mi pento della scelta fatta.

- E’ tuo fratello… - mi ricorda lei, così, mettiamo il dito nella piaga.

- E ha fatto delle scelte, ha scelto di non fidarsi della donna che amava, le ha chiesto di abortire, si è distrutto d’amore per due mesi, per poi ritornare al piattume di una vita triste con Beatrice. Che cosa dovevo fare dopo due anni? – le chiedo retoricamente - Ah fratellino lo sai, la donna che amavi Azzurra, ha una figlia tua figlia, quella che tu le hai chiesto di uccidere, se vuoi la trovi a Roma, Viale Liegi 32? Lei non ti vuole vedere, non ti vuole sentir nominare e ti teme come si teme la peste bubbonica? – le dico sempre più preso dal discorso - Te la ricordi la faccia di Azzurra quando ci ha visto? Avrebbe voluto l’Enterprise per smaterializzarsi…

- Certo che me la ricordo. – mi risponde lei accarezzandomi la spalla, cercando di tranquillizzarmi.

- Ecco, vederla con Lucia, sentirla parlare, vedere che da noi non è fuggita mi ha fatto decidere di accettare la sua richiesta di riservetezza. – dico sempre deciso a Giuliana.

- Per me è cristallino amore mio, ora scendi e vallo a dire a tuo fratello. – mi dice lei con un luminosissimo sorriso.

- Mister rettitudine?! Auguri a me. – le dico sporgendomi verso il suo viso.

- Tanti tanti auguri amore… - mi dice posandomi un bacio sulle labbra.

 

[Guido]

Eccolo finalmente che scende, lo conosco bene mio fratello… o almeno credo… se sperava di scapparmi si sbaglia di grosso.

- Sono qua, forza, cominciamo. – dice allargando le braccia e dirigendosi verso il giardino.

Questa non me l’aspettavo.

Si siede e mi fa cenno di sedermi di fronte a lui.

- Vuoi fare domande? Sparare accuse? O ti racconto io? – dice dopo essersi seduto, non sta scappando, nemmeno mentendo, ma non mi frega mica con quest’atteggiamento.

- Non fare l’innocente Marcello, dannazione sapevi che era mia figlia e non mi hai detto nulla. – gli dico battendo un pugno sul tavolo.

- Vuoi anche sapere perché o ti fermi qui? Perché se ha già emesso il verdetto giudice Corsi, questa conversazione è inutile. – mi dice lui serio, facendo per alzarsi.

- Parla! – gli dico, invitandolo a restar seduto.

- Vado a braccio o mi vuoi chiedere qualcosa di specifico? – mi chiede con un sorriso.

- Perché? Perché diavolo lo hai fatto? Come diavolo hai potuto non dirmi niente?

- Ok, va bene, faccio io! – dice dopo che gli ho fatto di nuovo la stessa domanda, l’unica che ho sempre in testa.

- Come ti pare. – gli dico massaggiandomi le tempie.

- Ho incontrato Azzurra a Roma, era dicembre, stava passeggiando per castel sant’angelo, la passeggiata, quella sotto, hai presente no, spingeva un passeggino tutto bardato… l’espressione che ha fatto quando ci ha riconosciuto è stata di puro terrore, voleva fuggire… non capivo, o almeno non mi sembrava adeguata come reazione. – Fa una breve pausa - Sapevo che eravate stati insieme, che era sparita da Modena dal giorno al notte, ma perché avere paura di me?! – giusta domanda fratello -Quando ci siamo avvicinati, le tremavano quasi le mani, il resto l’ha fatto Lucia, è sbucata fuori dalla copertina, mettendo il musetto fuori dal passeggino e basta… - un sorriso dolce che gli increspa le labbra, un sorriso che sa di ricordo - Indossava un cappellino ma assomigliava molto a te da piccolo, tranne gli occhi e il nasino, tutti di Azzurra quelli. Ci ha raggiunti Paolo, poco dopo… a proposito perché non c’era?

- Storia lunga non perdere il filo. – gli dico avido di sapere, avido di conoscere cose che non so, di Lucia, di Azzurra.

- Forse ho capito i punti sul sopracciglio… comunque… è arrivato Paolo, e insomma guardavo Lucia e guardavo Azzurra, volevo sapere… ci hanno invitato a casa di Paolo che era da quelle parti, e mentre Paolo giocava con la piccola Azzurra mi ha spiegato tutto. – si ferma, chiude gli occhi, come per ricordare - Mi ha detto che sì, era mia nipote e non un’allucinazione, che per te non esisteva visto che le avevi chiesto di abortire… - inorridisco al suono di quella parola - Non fare quella faccia, risolvere il problema?? Abortire è la stessa cosa, per favore! Insomma mi ha detto fugacemente questo, mi ha chiesto di non dire a Paolo chi ero, ovvero tuo fratello, e mi ha dato il suo numero di telefono, che lei e Paolo dovevano lavorare, erano arrivati vestiti e trucchi e dovevano fare delle foto. – continua lui, dopo avermi rimesso a posto, qualcosa però mi stona.

- Perché lui non doveva sapere che sei mio fratello? – gli chiedo dando voce ad alcuni dei mie dubbi.

- Perché ti odia, più di quanto lo abbia mai fatto nessun altro, lui ti detesta, hai spezzato il cuore di Azzurra, lui non è riuscito a ripararlo e se è per questo, ti odia ancora di più. – mi dice lui guardandomi sempre negli occhi.

Abbasso la testa, che posso dire?

Gli faccio cenno di continuare.

- Il giorno dopo sono andato a casa sua…

- Chiamarmi quella sera stessa? – dico io interrompendolo.

- Azzurra mi ha chiesto di parlare ancora prima che io prendessi la mia decisione. Un giorno che avrebbe rappresentato? T’eri sempre perso tutto della vita di tua figlia, un giorno in più o in meno, potevo darglielo ad Azzurra. – mi dice lui scrollando le spalle.

- Poteva cambiare le cose… - dico in un sussurro.

- Mi sono chiesto perché era sparita così, perché aveva fatto tutto quello che ha fatto, lasciare la sua casa, le sue amicizie, tuo figlio…. Insomma mi è sembrata coraggiosa oppure pazza, ma certamente motivata… e un giorno non cambiava niente. – Marcello è sicuro della scelta fatta, la leggo la determinazione nei suoi occhi. - Sono andato a casa sua il giorno dopo, Lulù era nel box e lei mi ha parlato. Mi ha guardato in faccia e mi ha detto che voleva stare anni luce lontano da te. Che l’avevi umiliata insinuando che volesse accollarti un figlio non tuo, che eri troppo preso dalla tua famiglia per lei e quel problema. Non lo so, non c’ero, ma credo che Azzurra sia diventata madre davvero quel giorno al telefono con te. – dice fissandomi un po’ torvo, come sarebbe stato meglio che l’avesse fatto quattro anni fa… forse lo avrebbe pure fatto, ma io la verità non l’ho mai detta tutta.

- Tu mi hai raccontato solo la mezza messa, all’epoca… ma lasciamo stare! Ha lasciato Modena, tenuto la bambina, trovato un lavoro … quando io l’incontrai stava da poco con Paolo, è finita qualche mese dopo. – quindi sono stati insieme qualche mese…

- Ho capito perché ti voleva lontano, perché ti temeva, - continua Marcello, sempre guardandomi in faccia - le hai spezzato il cuore, e cosa ancora più grave hai trattato tua figlia, il problema, come una pezza. Mi ha chiesto discrezione… e gliel’ho data, - batte una mano sul tavolo, come se si fosse ricordato qualcosa – ti ho chiamato prima di darle quella risposta, tu eri a cena fuori con Beatrice, Davide era rimasto in convento, ti ho sentito sereno, sereno che tuo figlio detestasse la tua compagna al punto da non uscire con te… Sereno con una donna che era una palla al piede… ho pensato che fossi scemo, Azzurra per te era come se non fosse mai esistita, non ne parlavi mai, non mi hai mai detto nulla sembrava il deserto… parlavi di Manuela, avevi ricominciato a parlare di lei ma mai di Azzurra. – scrolla le spalle, è evidente la sua decisione e quanto poco la rinneghi - Perché tradirla o ferirla? Ho visto una ragazza che a causa tua aveva sofferto troppo. Mi sono goduto mia nipote, e ho scoperto una donna meravigliosa.

Si accende una sigaretta e si ferma per riprendere fiato, mi allungo e gli rubo anche io una sigaretta dal pacchetto, e lui mi guarda storto.

- Perché sei venuto ora? – ancora frastornato da tutta questa verità, io che mi sono sempre vantato suo paladino.

- Non sapevo lei fosse qui. Ero venuto a trovare te e Davide. –mi dice sinceramente, con tono ovvio.

- Sapevi del padre? – gli chiedo ancora.

- Si mi ha chiamato l’altro giorno, ma non avevo capito che si sarebbe fermata a Modena.

- Che devo fare? – mai avrei pensato di fare questa domanda a Marcello.

- Non lo so, fratellino non lo so, che vuoi?

- La mia famiglia! – lo so cosa voglio, voglio Azzurra, voglio Davide e voglio Lucia!

- Te ne sei accorto tardi. – costata incenerendomi con lo sguardo.

- Ma tra lei e il fotografo? Cosa c’è stato? – chiedo ancora per capire meglio, devo lottare solo con il mio passato, con Azzurra, o anche con un altro uomo?

- E’ andata avanti qualche mese, lui era troppo preso da lei e questo l’ha fatta desistere, però si vogliono bene, molto, sono legati sia professionalmente sia da una profonda amicizia e sincera amicizia.

- Lui e Lucia? – ecco la seconda domanda che mi preme.

- Lui è uno zio, come me, certo lui, come Marco c’è da più tempo, ma è zio, vuoi sapere se c’è un papà? No, non c’è manco babbo natale, lei ha zio natale … - quanti natali mi sono perso, penso io mentre Marcello fa una breve pausa - Mi ha riconosciuto l’anno scorso, zio natale zio natale zio natale… troppo intelligente, figlia tua in questo, lo dice pure Azzurra.

- E Azzurra parlava mai di me? – domanda indiscreta, non da me, ma la voglio, la rivoglio, e vorrei sapere.

- Solo con me, gli altri non ti avevano in simpatia. Più spesso per chiedermi di Davide, a volte per dirmi quanto e in cosa ti assomiglia.

 Che domande che faccio pure io?!

Mio fratello e Azzurra, chi poteva immaginarlo?

A proposito…

- Perché ti sei fatto dare dei soldi da lei? Come hai potuto chiederglieli?

- Era un affare un’idea, non lo so, con il senno di poi sono stato un po’ avventato, ma Azzurra è protetta lassù insomma, i nostri affari vanno bene. – mi dice cercando di tranquillizzarmi.

- Il tuo locale? – chiedo improvvisamente illuminato.

- Nostro! – ribadisce lui, come se la cosa fosse ormai assodata.

- Mi avevi parlato di un socio…

- Azzurra è la mia socia, lei mi ha detto che la famiglia è la famiglia, che se le fosse successo qualcosa voleva che Giuliana ed io facessimo parte della vita di Lucia, ci ha inserito nel suo testamento… - mi racconta ancora lui… testamento??

- Ha un testamento?

- Credo ti scatti sai, quando sei solo, con una vita che dipende esclusivamente da te, è necessario mettere la testa a posto, lei in questo è esageratamente attenta, ha scelto i tutori legali della piccola, che poi sono i padrini…

- Chi sono i padrini di mia figlia? Mio Dio non so nulla! – dico avido, curioso di sapere tutto.

- Paolo e Nina.

- Tutori legali loro? Pensavo Marco e Giulia… - dico dando voce ai miei pensieri.

- Paolo e Nina adorano la piccola, e lei adora loro, e entrambi hanno in loro stessi qualcosa di Azzurra…  - mi dice lui, per poi fissarmi, un po’ più serio, sta per sparare la bomba - puoi capire la mia scelta?

- La posso capire. – detesto ammetterlo ma è vero.

- Puoi anche perdonarmi? – posso perdonarlo?

- Temo di sì. – gli rispondo io, annuendo.

- Bravo fratellino! – mi dice alzandosi in piedi e tirando in piedi anche me, per stringermi in uno dei suoi stritolosi abbracci.

- Tu credi che… insomma Azzurra… mi darà una possibilità? – gli chiedo alla fine, insomma, sembra che la conosca bene, e tra tutti mi pare l’unico che potrebbe rispondermi.

- Di fare il padre? – bastardo di un fratello sa qual è la domanda, e sa cosa voglio chiedergli, comunque annuisco per poi fare una strana smorfia.

- Penso di sì, per il resto, non lo so… devi giocartela bene… - mi dice lui frantumandomi una spalla.





NDA

Buon inizio settimana a tutti quanti, un capitolo di chiarimenti per ricominciare insieme la settimana.
Il titolo di questo capitolo e la citazione all'inizio, fanno riferimento all'omonima canzone di Rino Gaetano, Mio fratello è figlio unico.

 

Grazie a chi legge, chi segue questa storia, chi la ricorda, e chi la preferisce.



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Capitolo 24
*** So call me, maybe ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro


Before you came into my life 
I missed you so bad 
I missed you so bad 
I missed you so so bad

[Azzurra]

 

Che giornata infernale!

Non sembra finire più…e non è ancora ora di pranzo, certamente non lo è per Paolo, quando squilla il telefono, lo piglio al volo e mi siedo di peso sul mio balcone, unica parte di casa non toccata da questi animali.

- Pronto – dico con la voce stanca, chi cavolo è nemmeno l’ho visto…

- Azzurra, sono Guido, se ti disturbo, ti richiamo. – mi risponde Guido, la voce è decisamente diversa da quella che aveva stamattina.

- No, no ti prego, aspetta. – gli dico io troppo velocemente, forse lasciandomi andare a qualche emozione di troppo, lo sento sorridere prima di rispondermi.

- Mi dispiace per prima, io ero nervoso, dovevo parlare con Marcello ed ero un po’ teso…

- Ti capisco non ti preoccupare, ma non eri solo teso… - gli dico io, ancora curiosa di sapere cos’era successo prima, perché era … triste.

- Lucia… si è arrabbiata con me. – mi risponde lui ancora mogio, un sorriso mi increspa le labbra, conosco bene mia figlia.

- L’hai sgridata? – gli chiedo molto tranquillamente.

- Sì.

- La principessa non prende bene i rimproveri. – gli dico, un po’ per renderlo edotto sul ‘caratterino’ di sua figlia.

- Ho notato, mi ha messo il muso, ci sono rimasto male, volevo davvero che parlasse con te…

- Oh, ci ho parlato poco fa… - gli dico io in totale tranquillità.

- Come? – mi chiede lui molto stupito.

- Giulia… erano in piscina mi ha passato Lollo, il quale mi stava raccontando quanto si stavano divertendo, devi sapere che Lulù è molto gelosa della sua mamma, ed è anche un po’ prepotente, colpa mia probabilmente, però ha strappato il telefono dalle mani di Lollo e abbiamo fatto pace. Prepotente e gelosa, sì mi ricorda qualcuno. – dico con un sorriso sul viso e nel cuore, il caratteraccio è tutto paterno.

Lo sento cominciare a tossicchiare, imbarazzato.

- Non ti strozzare. – gli dico per prenderlo in giro - Volevi dirmi qualcosa?

- Volevo sapere come stavi, scusarmi… nulla… - dice lui sempre un po’ imbarazzato, non è facile, non è facile per nessuno di noi.

 

[Guido]

Voglio parlare con lei, sapere come sta e farle sentire che io ci sono, perché io ci sono per lei, voglio esserci, devo farglielo capire, quindi imbarazzi o difficoltà a parte, andiamo oltre.

- Sto bene, ho passato parte della mattinata in caserma, non hanno idea di chi sia stato, abbiamo dovuto rivedere la denuncia, oltre alla violazione di domicilio, al furto con scasso, abbiamo inserito gli atti vandalici. Casa mia sembra… non lo so… - la sento pensierosa e improvvisamente silenziosa.

- ‘Na comune de tossici. – dice una voce più distante della sua.

E quello sta sempre là.

- Ecco come dice Paolo, una comune di tossicodipendenti, non ex, proprio tossici, una casa occupata. – dice lei tutta serena.

- Forse vi ho disturbato, io non volevo… - dico facendo un passo indietro, insomma lei e lui?! Non mi va…

- No, anzi, ero stufa… siamo a casa, che tentiamo di salvare il salvabile tra oggetti, libri, vestiti, mentre aspettiamo il fabbro che ci fa un preventivo per la porta nuova… - dice lei continuando a parlarmi, vuole parlare con me…

- Dove la metti tutta la roba? – le chiedo dimenticando il tipo.

- Inscatoliamo tutto e portiamo da Paolo. – ed il tipo ritorna in scena.

- RIA!! – anche piuttosto pesantemente direi.

- Che palle… scusa un secondo … che c’è? – dice Azzurra rivolta a me, e sembra sinceramente scocciata da lui, realmente desiderosa di voler parlare con me.

Riesco a sentire bene la voce del tipo.

- La purce è cresciuta, non me sembra che te ne voglia fa n’artra subito, come la vedi se un po’ de roba de qualche anno fa la buttamo? Non te pare ora? – la purce?! La mia bambina?  Brutto animale, volgare, troglodita…

- Ufffff… quando c’è da fare qualcosa si lamenta sempre… - dice Azzurra parlando evidentemente con me.

- Io mica me lamento, raggiono, ma visto che c’ha tre anni la pupa, me spieghi che ce devi fa della tutina de quando c’aveva 6 mesi, soprattutto perché glie mettevi sempre questa, e ormai la potemo quasi buttà?! N’è bona manco da usà come straccio! – c’era lui, conosce Lulù così bene da sapere che vestiti mette e quali non indossa più, quali erano quelli che Azzurra preferiva metterle e via così… tutte cose mie, tutte cose che avrei dovuto sapere io…

- Va bene, vai in camera mia, alla stanza di Lucia ci penso io… - gli dice Azzurra, mi sembra stufa di averlo intorno, che avverta il mio disagio?

- Li so peggio, il culo t’è un po’ cresciuto amore mio… - amore mio? Ma come diavolo si permette? E poi che razza di apprezzamenti volgari fa?!

- Brutto gorilla, sparisci, fila, eclissati, vai a fare altro… Sono al telefono, quindi sono molto impegnata e ne approfitto per riposarmi un po’! – dice lei allontanando un po’ l’apparecchio e alzando la voce, quindi le piace parlare con me, sono riposante.

- Me piacerebbe pure a me, una birra ghiacciata e una canna già pronta… - droga?????

- Piantala deficiente! – grida ancora Azzurra, stavolta preservando meno il mio orecchio.

- Azzurra davvero, ti chiamo dopo… - le dico io intromettendomi dopo un po’.

- No, Paolo è andato, ha capito… - dice lei più pacatamente - anche se credo che abbia ragione, ho tenuto tante di quelle cose, che ho esagerato probabilmente… - sembra un po’ pensierosa, me la vedo con quell’espressione interrogativa sul viso.

- Hai una casa grande? – le chiedo io per sapere…

Ha una casa con giardino? Un appartamento in centro? Dov’è la stanza di Lucia? Com’è fatta la cucina?

- No, anzi, però ho un soppalco molto capiente. – dice lei molto entusiasta. - Comunque mi dispiace per l’interruzione… - dice ancora un po’ contrita.

- Azzurra, non ti scusare, ma quello era sempre Paolo? Mi sembrava un po’ più… diverso… - dico io per, diciamo sottilineare l’esuberanza del tipo, speriamo che colga anche la parte droghe, prima che mi metto ad urlare, volendo sentire la sua opinione in merito.

- Sì, quando c’è da faticare, torna un ragazzo di borgata, anzi sembra più uno della Banda della Magliana, comunque ti assicuro che non fa uso di droghe, figurati se Marco glielo permetterebbe, e non beve in presenza di Lucia, sai come si dice a Roma? Gli piace chiacchierare.

Ed è serena mentre mi parla, gioviale… complice azzarderei, e sono ai suoi piedi, completamente annientato, le credo ciecamente.

- Ah nina, er chiacchiera, s’è pure rotto er ca… de faticà da solo! Che dici lo fai decollà quel… – ma come dire questo principe di borgata non sembra proprio volermela lasciare, hai fatto male i conti caro mio, la voglio, la rivoglio, e la conquisterò di nuovo.

Non te la cavi con una caccia al tesoro stavolta. 

Ripete la mia, dannata, coscienza.

- Zitto! Perdonami Guido, ma devo andare a collaborare, Marco non c’è che è andato a prendere della pizza, e lui non ama faticare da solo… - mi dice lei quasi mortificata dalle brusche interruzioni della scimmia.

- Figurati, vai tranquilla. – le dico sereno, perché sono sereno, perché so che lei voleva parlare con me.

- La raggiungi in piscina? – mi chiede ancora lei, come se non volesse chiudere.

- Sì, aspetto mio fratello e Giuliana.

- Ah dì a Marcello, niente bomba, per favore. – mi dice lei serissima, ma io non ho capito.

- Niente bomba? – le ripeto ancora, probabilmente mostrando un po’ della mia ignoranza in maniera di ordigni esplosivi.

- Sì, niente bomba!  - ripete lei solamente, riporterò il messaggio a mio fratello sperando che sia più pratico di me.

- Ah dite pure a Marcello che stasera annamo a magnà al ristorante, io voglio esse servito e riverito. – dice Paolo, rivolto ad entrambi stavolta, sia ad Azzurra, che a me.

Azzurra deve aver fatto una faccia strana perché Paolo ricomincia a parlare.

- Perché il tipo… - inizia a dire lui.

- Guido… - lo corregge Azzurra, bella e fiera come il sole, me la vedo qua.

- Il tipo Guido non è per caso il fratello di Marcello? – chiede lui retoricamente, Azzurra non proferisce parola, ma lui le da comunque una spiegazione non richiesta. – C'hanno er naso così lungo che quanno se fanno la doccia se ponno fumà na sigaretta … meno male che la purce ha preso da te, te bacerei solo pe’ ringraziatte!!

- Oh questa non l’avevo mai sentita! – dico al telefono con Azzurra, più divertito che infastidito.

- Non ci serve Marcello, ci penso io. – dice seria seria a Paolo.

- Brava! Mo sbrigate… - la incalza lui, certo che sarà divertente, ma è pure un po’ pressante.

- Scusami Guido, ma devo proprio andare. – dice Azzurra rivolta a me

- Aspetta, aspetta, ha aspettato tre anni che non te po’ da un par d’ore. – aggiunge Paolo.

- MIRTI PIANTALA! – urla Azzurra, a metà tra il furioso spinto e il selvaggiamente imbarazzato.

- Non ha tutti i torti, forse... – le dico sinceramente, perché sì, voglio parlare con te, ci voglio provare con te, e mi sono perso anni come un coglione - Stai tranquilla che a Lucia ci pensiamo noi, fai quello che devi fare con calma…

- Non ho dubbi, mi fido! – mi dice più calma, anche se temo vivamente che il fotografo passerà un brutto quarto d’ora.

- Ciao. – …amore mio vorrei dirti, ma non lo faccio.

 

[Azzurra]

- Ciao. – grazie per questa telefonata, vorrei aggiungere ma non ho il coraggio.

Sbuffo sonoramente per poi rendermi conto che Paolo è ancora intorno a me, ma come si permette di farsi così i fatti miei? Forse se li fa perché glielo permetto probabilmente.

- Paolo, ma un’enorme scatola di fatti tuoi te la farai mai??

- Era giusto così, per mettere un po’ di pepe… - dice lui scrollando le spalle, fingendosi innocente il vigliacco.

- Sai qual è stato uno dei problemi tra me e lui? – gli dico ancora io, giusto così, magari per fargli capire di farsi un pacco di affari suoi.

- Quello che ancora ti trattiene? – dice lui infilando sto dannato dita in una piaga ancora bella aperta.

- Uno di quelli… sì… - dico vagamente.

- Spara. – dice mettendosi comodo, tra uno scatolone e l’altro.

- La gelosia. – dico con quella faccia che un po’ vorrebbe dire, vedi che hai sbagliato?

- Allora vedi che ho fatto bene, se la deve far passare, sei una donna splendida, fai la modella, personalmente posso dire che conosco ogni centimetro della tua pelle…

- … e non dirlo con quella voce… - dico rimproverandolo.

- Perché? Che voce è? – chiede innocente, lui che di innocente non ha nulla davvero.

- E’ sesso! È sesso allo stato puro. – gli dico arrossendo un po’, per quanto noi due giochiamo a provocarci, non posso dimenticare che abbiamo avuto una relazione, e scherzare con lui non è sempre facile.

- Scusa. – mi sta chiedendo scusa? Mai fatto in tre anni! - Dov’ero rimasto? Ah sì, sei una donna bellissima, fai molti servizi svestita, e se qualcosa lo dovete costruire, la gelosia deve sparire, penso… meglio s’abitui con me no? – conclude dopo essersi scusato, ma Guido dovrebbe prendere lezioni da lui? Questa storia finirà di nuovo male.

- Giusto, tu sei perfetto, gli hai spaccato un sopracciglio, sa che siamo stati insieme, che dormo a casa tua… - gli dico elencando solo una minima parte delle cose che so che danno fastidio a Guido.

- Allora lo vedi che ti piace… - lo detesto è ufficiale, la sua perspicacia mi da proprio sulle scatole.

- Paolo ma sei rincoglionito?!

- No!

- Scusa, non mi amavi l’altro giorno? Ora vuoi farmi da cupido con il padre di mia figlia? L’uomo che odi da anni? – cambiare discorso, una cosa un po’ vile, ma provo a farla comunque.

- Tesoro, quello che provo per te non è in discussione, ma è inutile, e desidero davvero vederti felice… - mi dice tutto dolce, e qui, ora, finalmente capisco che c’è il trucco.

- … ma vuoi anche qualcosa… ti conosco Mirti, sei un libro aperto per me, che ti serve? Che cosa vuoi in cambio di questo tuo generoso aiuto? – gli chiedo incrociando le braccia al petto, non la si fa ad Azzurra Leonardi.

- Te detesto quando fai così! – dice lui arrendendosi, segno che c’ho preso.

- Spara!

- Nina, voglio che mi aiuti a fare pace con lei, non me l’ha perdonata… non mi risponde al telefono, non vuole parlare con me. – lo sapevo io.

- Ci è rimasta molto male, in effetti, si è scusata con me per averti chiamato… - gli dico con aria di sufficienza, così per fargliela pesare un po’ di più.

- Lo vedi che è nera con me?! Ti prego, per favore aiutami… - mi dice lui sinceramente infervorato.

- Le parlerò, ci provo. Tu come mi aiuteresti… - dico annuendo, ma lui mi interrompe subito.

- Io ti sostengo e ti ripeterò fino alla nausea che avere fiducia, di nuovo, non ti ucciderà…

 

Avere fiducia di nuovo… riporre di nuovo il mio cuore nelle sue mani?

 

- Pizza – grida la voce di Marco, che entra in casa… distogliendomi dai pensieri che non voglio fare.

- Respira, che hai guadagnato un po’ di tempo. – mi dice strizzandomi l’occhio per poi rivolgersi a Marco – meno male, avevo proprio fame.

- Ah però, vi siete dati da fare?! Se avete finito di fare salotto magari mangiamo e ricominciamo… - dice Marco mezzo sbuffando.

- Si, papà! – diciamo in coro alzandoci, e andando tutti in balcone, tre sedie, due scatoloni per poggiare le pizze, e via con il pranzo da cantiere.

 

[Paolo]

Azzurra sta parlando con il fabbro, o meglio lo sta sottoponendo ad un interrogatorio con tanto di luce al neon della cucina piantata in faccia, mentre Marco ed io stiamo chiudendo le ultime scatole, pronti a caricare il furgone.

- Non credo di aver capito bene prima… - dice Marco avvicinandosi a me – stavi parlando di Guido con Azzurra?

Lo guardo un po’ stralunato e lui ci mette il carico.

- La stai spingendo nelle sue braccia? – mi chiede evidentemente irritato.

- Ma non mi basta una gru con rimorchio per fare questo. – gli dico scrollando le spalle, Azzurra è più testarda di un mulo, e sembra davvero restia a tirare i remi in barca.

- Non eri innamorato? – mi chiede lui sempre più infastidito.

- La voglio felice, e voglio felice Lucia. L’ho vista con il tipo l’altro giorno, pur non sapendo nulla, lei è felice, pimpante, sorridente con lui, serena..e Azzurra?! Azzurra s’illumina e nemmeno se ne rende conto…

- Come fai a dirlo? – mi chiede titubante, diciamo che mi lascia il beneficio del dubbio.

- Sono quattro anni che cerco quella luce in lei. – gli dico secco, e lui perde le parole, non sa rispondermi ed io continuo - Io non la sto buttando tra le sue braccia, vorrei solo che non si precludesse nulla per la paura di cadere, di sbagliare, di soffrire…

- Chiaro, - mi dice un po’ incerto, e poi si mostra per l’amico che è sempre stato - tu stai bene?

- Ehi, io sono Paolo Mirti, cado sempre in piedi. – gli dico allargando le braccia.

Mi da una pacca sulla spalla, mentre ci carichiamo altri due scatoloni.

- Tutto a posto, porta decisa, prezzo scontato. Andiamo a mangiare? – dice Azzurra tornando verso di noi, l’aria soddisfatta di chi ha concluso un buon affare.

- Mi devo lavare. – dico perfettamente consapevole del mio aspetto fisico.

- Pure io. – dice Marco alzando le mani - E tu anche! – afferma guardando Azzurra - Andiamo da Paolo.

- Va bene, va bene. – dice Azzurra ormai arresa - Poi vi offro la cena.

 








NDA


Perdonate il ritardo, ma sono davvero oberata sia professionalmente sia personalmente, in questo periodo non potrò far meglio di così, ci sarà solo un aggiornamento settimanale. 

Grazie a chi legge, chi segue questa storia, chi la ricorda, e chi la preferisce.


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Capitolo 25
*** Ti racconto una storia ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro


E te li senti dentro quei legami,
i riti antichi e i miti del passato
e te li senti dentro come mani,
ma non comprendi più il significato,
ma non comprendi più il significato...

[Guido]

Una giornata in piscina è una realtà massacrante, anche perché con Davide l’abbiamo già fatto, ma Davide è grande e di solito è anche un ragazzo a modo ed educato.

Oggi no, eravamo una marea di gente… Davide e Cecilia, sono insieme una coppia di adolescenti devastante, Lucia e Lorenzo poi, piccoli sono impegnativissimi.

Appena sono arrivato, Nina è uscita dalla piscina dei piccoli e mi ha venuta vicina, a brutto muso, ma parecchio silenziosamente, mi ha detto  - E’ tua figlia, vai…

Ero molto entusiasta al momento, al momento però, prima che arrivasse mio fratello e dopo tre passi si gettasse nella piscina provocando un notevole schizzo d’acqua. E finalmente ho capito la storia della bomba. Mia figlia non si è mica messa i braccioli, ed è corsa  anche lei dietro a mio fratello?! Bellissima la mia cucciola, assolutamente non spaventata dall’acqua anzi molto a suo agio. Bellissima ma estremamente faticosa, starle dietro è un’ impresa, se arriva pure Lorenzo poi…

 Impossibile reggere ritmi così. Adesso sono scoppiato, distrutto, finito.

Lulù mi si è addormentata in braccio poco dopo aver finito di mangiare, mentre ancora ero a tavola. Ho lasciato Davide di sotto, dicendogli di salire massimo fra 30 minuti, e l’ho portata a casa nostra. Cambiata e messa nel mio letto, quando il mio telefono comincia a squillare.

- Pronto… - dico a bassa voce.

- Sono io, oddio dormivi, scusa. – è Azzurra…

- No io no, non ancora, però Lulù dorme già, mi dispiace è crollata a tavola, era stanchissima. – le dico per spiegarle che non avrei potuto passarle Lucia.

- Immagino! in piscina di solito non si regola, si massacra e poi crolla. – mi risponde lei tranquilla.

- E massacra anche… - dico io veramente sfinito.

- Sei stanco? – mi chiede allora un po’ preoccupata.

- Non abituato a tutto questo movimento direi… tu?

- Sufficientemente esausta, ma stiamo uscendo ora per andare a cena… - ma non è tardi, penso solamente, e lei mi legge ancora nel pensiero - E’ tardi, lo so, siamo usciti 40 minuti fa da casa mia, ci siamo fatti la doccia, ma i bagni sono due e noi tre e stiamo andando al ristorante ora. – Tre è un numero che mi piace, Marco è con loro.

- Il tuo ristorante?

- Non è solo mio, Corsi/Leonardi, è una società che funziona professore. – mi dice lei, con la voce bassa, sensuale, la stessa che aveva quando mi chiedeva qualcosa… tipo quella volta che voleva la grammatica russa.

- Pensa… credo anche io che Corsi e Leonardi possano davvero funzionare bene. – le dico sicuro, perché cara mia, tra noi può andare alla grande, possiamo essere una bellissima famiglia, o come avrebbe detto lei qualche anno fa, una pazzeschissima famiglia.

- Smettila, - dice con un sorriso, che ci stia pensando magari anche lei? - Grazie per oggi, vai a dormire adesso, che domani sarà peggio. – e questo non è molto incoraggiante - Chiamatemi domani mattina…

- Certo, sarà fatto mammina.

- Ah Guido, puoi dormire con Lucia… - dice mentre stavo per darle la buonanotte.

- Ma se la schiaccio? – le dico senza riflettere troppo, e lei ride divertita.

- Non è possibile, credimi.

- Tira calci? – le chiedo per avere una prova tangibile, di questa sua rassicurazione.

- Punta i piedi, che volendo è peggio. – dice lei sempre sorridente.

- Proverò, buona serata e buonanotte a te.

- Buonanotte pure a te. – mi dice lei molto dolcemente.

 

[Giulia]

 

Guido  è salito con Lucia poco fa, le suore si stanno affaccendando in cucina, Lollo mi dorme in braccio, mentre Ceci e Davide stanno giocando al bar. Mi siedo sulla panca di legno vicino a Nina, che sembra abbia un diavolo per capello.

- Ehi come va? Perché sembri furiosa? – le chiedo appoggiando meglio Lorenzo sulla seduta.

- Paolo, ha provato a chiamarmi di nuovo. – dice lei sbuffando, e no, non sembra esserle ancora passata.

- Nina dagli tregua però… ha sbagliato capita a tutti. – dico provando a farla sbollire.

- Giulia non ti ci mettere anche tu, Azzurra lo perdona, tu lo perdoni, Marco lo perdona, io no… non morirà di certo. – dice secca, segno che il povero Paolo, se la dovrà sudare l’amicizia di Nina.

- Lo sai quanto ci tiene a te. – provo a dirle ancora, si vogliono bene i due, sono molto complici.

- Smettila Giulia, Lucia avrebbe potuto vederlo, avrebbe potuto sentirlo… non gliela perdono questa?! Per cosa poi? Guido? È sua figlia, non può permettersi certe scenate, e poi credevo si fosse arreso… - dice scrollando le spalle, e qui un mio piccolo neurone si muove.

- Avremmo dovuto prepararlo, sapendo quanto ce l’avesse con Guido, ha sbagliato lui quanto noi… - le dico ancora fermamente convinta che parte della scenata di Paolo sia di nostra responsabilità, quanto meno colpa della nostra superficialità.

- Basta parlare di Paolo, come lo vedi Guido? – dice lei chiarendo il fatto che il buon Mirti troppo dovrà sudare.

- Innamorato perso di Lucia…

- Pure di Azzurra! – dice lei sicura. Credo anch’io che sia vero, ma hanno un passato pesante.

- Mi pare di sì…  - dico solo incerta e Nina coglie il punto della mia incertezza.

- Quella testona che farà secondo te? In fondo tu lo sai, ci sei passata…

- La storia era diversa, Cecilia era più grande, Marco non sapeva che ero incinta all’epoca… - è così difficile entrare in situazioni come le nostre.

- La storia è uguale, tu stavi morendo di paura, come lei… - giusto Nina, questo è vero, ma siamo diverse Azzurra ed io.

- Questo sì, ma Azzurra ha detto a Guido che Lucia è sua figlia… io non fui così chiara con Marco…

- Pensi che lei lo ami ancora?

- Ne sono abbastanza sicura… il punto non è il sentimento, è se lei si lascerà andare, saprà vedere al futuro invece che al passato?

- E Guido saprà aspettare? Siamo state fortunate che ha lasciato miss moscetta così tempestivamente e che questa non sia ancora tornata… sai quanto poco la digerisce Azzurra…

- Lo so, lo so… la storia però è complessa, devono chiarirsi e vedere che vogliono fare, molto dipende da Guido, perché Azzurra fa la modella, non smetterà di fare il suo mestiere, lui la saprà sopportare mezza nuda anche tra le braccia di altri uomini?… non so… se sarà sicuro di lei, forse… sta tutto qui anche perché se lui non si fida, lei, che tra l’altro è già stata trattata male da lui…

- Tu sai cosa vuol dire rimettere il cuore in mano a chi ci ha camminato sopra.

- Già, non è facile, e devi credere davvero nell’altra persona. – dico convinta, non rendendomi conto che non eravamo più sole, ma che qualcuno aveva ascoltato abbastanza della nostra conversazione.

 

[Guido]

Oggi purtroppo il lavoro è tornato a bussare alla porta, devo fare ricevimento per la residenza universitaria, quindi ho dovuto lasciare Davide, che ha finito la scuola, e Lucia alle cure di Nina, Giulia e delle altre suore. Mio fratello e Giuliana sono spariti, modalità giovani fidanzatini. Le signore sono in cucina con i ragazzi che disegnano qualcosa, Azzurra è alle prese con il suo devastato appartamento e ancora non è molto chiaro quando ritornerà, una cosa che mi fa star tranquillo però è la certezza che, con la casa così distrutta, lei e Lucia non torneranno tanto presto a Roma.

Bussano di nuovo alla porta, il lavoro mi chiama.

- Avanti. – dico senza alzare la testa dalle carte che sto firmando.

- Posso? – dice una voce giovane.

Quando alzo la testa mi ritrovo Cecilia che fa capolino.

- Certo vieni… è successo qualcosa a Lulù? Davide ti sta dando fastidio?

- No, no nessun problema, volevo solo parlare un momento con te, da soli. – dice lei con una faccia strana, le faccio cenno di accomodarsi e lei entra chiudendosi la porta alle spalle.

- Se non ci sono problemi, posso chiederti di cosa mi devi parlare? – le chiedo dopo che lei si è seduta, è si è guardata un po’ intorno senza però aprire mai bocca.

- Allora, non mettermi pressione, non è carino per niente! Poi, sono qui per raccontarti una storia, magari ti potrà essere utile, forse no.

La guardo confuso, mi piace la determinazione di questa ragazzina, è molto simile a Giulia in questo, del padre, invece, mi sembra abbia la faccia tosta.

- Quello che ti racconterò, non uscirà di qui, e se proverai a dire che ti ho raccontato questa storia, negherò senza ritegno, dando la colpa a suor Angela.

- Wow… ok, quello che mi dirai resterà tra noi. Chiarissimo!

- Mio padre mi crede, sappilo, sempre, ed è un poliziotto, tanto per essere chiari.

- Sei stata chiarissima, preferisci che firmi qualcosa?

- Non essere sciocco, non ce n’ è bisogno, volevo solo che capissi il concetto. Ora, quanto ne sai tu della mia famiglia? Della storia di mio padre e di mia madre?

- Niente credo, direi che sono sposati da anni, hanno due figli splendidi e non so ne quando ne come hanno conosciuto suor Angela…

Cecilia scoppia a ridere, una risata sincera e così di cuore, che potrebbe essere coinvolgente, se non fosse per il fatto che si sta burlando di me.

Non apro bocca, la guardo male, basta e avanza ecco.

- Scusami – dice ancora lei tra una risata e l’altra – non voglio prenderti in giro, ma sembravi così convinto… ti svelo un segreto, anzi, il segreto della famiglia Ferrari/Sabatini.

Si ferma un attimo, per verificare se ha la mia completa attenzione, e in effetti sì, ha la mia totale attenzione, le faccio cenno con la mano di proseguire.

Sperando pure di capire, come il segreto della sua famiglia, possa entrarci con me.

- Quando sono arrivata in questo convento avevo 8 anni, vivevo in un pulmino tipo quello di suor Angela con mia madre, e mio padre non sapevo nemmeno come si chiamasse.

Resto basito, e lei sorride divertita, piccola peste, ma cacchio questa mica la sapevo. Marco e Giulia sembrano una coppia super collaudata, Marco stravede per i suoi figli, sembra li conosca come le sue tasche…

- Continua…

- Ti ho stupito vero?!  Va bene, continuo… suor Angela ci ha accolto in convento, dando così vita al convitto e all’angolo divino, un po’ per far quadrare i conti del convento, un po’ per non lasciare ancora me e mia madre in mezzo alla strada. Per una serie di eventi, che ho scoperto solo dopo, anche Marco è venuto a vivere qui… non entrerò nel merito di questa storia, perché riguarda mio padre e suor Angela. Non sapevo chi fosse mio padre, però è parso subito evidente che Marco e mia madre si conoscessero, erano stati insieme anni fa, ma nulla di più…

Io volevo un padre, moltissimo, più di ogni cosa. Ho provato a sistemare mia madre con il pediatra, e vedevo mia madre fortemente combattuta… non voleva uomini nella sua vita, non si fidava di loro, di Marco meno che mai… sono certa che quando Marco e Azzurra uscivano insieme lei fosse molto gelosa, ma non l’ha mai ammesso e dubito che lo farà mai…

- Marco e Azzurra uscivano insieme??

- Beh sì, erano quelli che meno di tutti apprezzavano la sistemazione in convento… erano simili, e soli… ma non è durata molto… ziazù è intelligente e ha capito subito che la cosa a mia madre bruciava, che tra lei e papà c’era qualcosa di sospeso e si è fatta da parte mollando mio padre. Questo l’ho capito pure io, zia è così, non s’intromette nelle relazioni altrui, non tradirebbe un’amica, e non credo tradirebbe in generale… comunque sto divagando…

- Torniamo a noi! Suor Angela aveva scoperto che Marco era mio padre e cercava di avvicinarci, devo dire la verità su tante cose era pessimo e pure scorbutico, ma quando ho avuto bisogno di qualcuno e non volevo dirlo alla mamma lui c’è stato. Non mi scorderò mai quando mi ha accompagnato al conservatorio, la forza e la fiducia che mi ha saputo dare, era bello saperlo lì con me.

- Suoni?

- Il pianoforte, il mio vero pianoforte è stato un regalo di Marco, ha venduto un quadro a cui teneva moltissimo per regalarmelo, e ancora non sapeva di essere mio padre.

- Le cose poi devono essere andate bene però…

- Sono andate come sono andate perché mio padre non ha mollato. Non so come siano andate le cose tra te e Azzurra, non lo voglio sapere, sono piccola, però mio padre aveva lasciato mia madre con un post-it…

- Non fare quella faccia, mio padre era un single tristissimo… mia madre non si fidava più di lui, stava per sposare un altro uomo solo perché voleva darmi un padre, senza dire a Marco che ero sua figlia… non so che cosa sia cambiato in mamma, cosa l’ha spinta ad andare da Marco, che era stato trasferito a Roma. Era in stazione, in partenza… mamma gli ha detto la verità e lui ci ha chiesto, sì perché l’ha chiesto anche a me, di sposarlo…

- Mi sa che avete accettato…

- Direi proprio di sì! Ho un padre da pochi anni, ho vissuto più senza di lui che con lui, ma non rimpiango mai quello che non ho avuto. Mi godo il presente in cui mio padre c’è, esiste… Ti ho raccontato questa storia perché ogni tanto, quando guardi Lucia… tu sembri triste, rammaricato… non ci pensare. Non so com’è la storia tua e di Azzurra, ma non smettere di combattere. E se mio padre ti dice qualcosa, ora sai che anche lui non è perfetto, però mi raccomando…

- Tengo la bocca cucita, promesso.

- Bravo Guido, hai pure capito perché ziazu è venuta da noi quando è andata via da qui?

- Nessuno meglio di tua madre, poteva aiutarla a crescere un figlio da sola.

- Allora è vero che sei un professore! Io vado di là ad infastidire tuo figlio…

- Ciao Ceci, grazie!

- Di nulla, qualcuno te la doveva pur raccontare questa storia… - mi strizza l’occhio e se ne va.

Comincio a sentirmi uno scemo a considerare Davide e Cecilia solo dei ragazzini, a volte sono molto più saggi di tanti adulti.

 

La casa è come un punto di memoria,
le tue radici danno la saggezza
e proprio questa è forse la risposta
e provi un grande senso di dolcezza,
e provi un grande senso di dolcezza...

 








NDA


Sono di nuovo qui a scusarmi per il ritardo, dovete avere un po' di pazienza con me per favore, sto cercando di fare del mio meglio.
Spero che questo capitolo vi sia gradito.

Grazie a chi legge, chi segue questa storia, chi la ricorda, e chi la preferisce.


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Capitolo 26
*** Il segheto dei segheti ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro


il segreto è tutto lì 
condividere io e te
 


 

[Azzurra]

Mia figlia mi manca da morire, sono solo pochi giorni che mi trovo a Roma, ma detesto stare lontana da Lucia, non ci sono abituata.

So che non posso portarla qui, casa è in pessime condizioni e Lucia è troppo emotiva, voglio solo che al suo rientro qui sia tutto perfetto, nuovo, pulito, insomma adatto alla mia principessa.

Ho pensato molto a Guido in questi giorni, è il padre di Lucia e sembra pure che se la stia cavando molto bene con lei, dal convento ricevo solo commenti entusiasmanti, quasi quasi si sbilancia pure Nina in suo favore.

Ho preso una decisione in merito: Guido è suo padre e gli permetterò di fare il padre, però più mi allontano da lui, meno sono travolta dalla sua vicinanza, e più ho paura di aprirmi di nuovo a lui.

La distanza mi mette nelle condizioni di pensare più lucidamente: un’attrazione fisica non ci porterà da nessuna parte, devo prendere Guido Corsi per quello che è, il padre di Lucia e basta.

Può essere un buon padre per lei, quante sciocchezze ho detto alla mia bambina, cercando di svangare il discorso papà.

 

***

- Mami, pecché Lulù non ha un papà come i bimbi alti? – mi dice mia figlia sedendosi sul divano accanto a me. - Lollo ha zio Macco, pue Ceci ha zio Macco come papà, Viggi ha papà Fiippo, pecché Lulù non ha papà? – dici muovendo le manine per meglio chiarirmi il concetto.

Ed ora che m’invento? Lo sapevo che l’asilo m’avrebbe rovinato.

- Lulù ha la mamma, zia Nina, zio Paolo, zio Marco, zia Giulia, zio Marcello, zia Giuliana… Lulù ha tante persone.

- Alloa! I bimbi hanno la mamma e il papà, pecché io no? – non l’ho convinta, lo sapevo, mica è scema, non ho certo risposto alla domanda.

- Non tutti hanno una mamma e un papà.

- Tu ce li hai? – mi chiede allora lei, vuole prendermi ai fianchi, conosco mia figlia.

- Io ho solo un papà…

- Niente mami? – dice con gli occhi lucidi.

- Niente mami! – le dico ancora scuotendo la testa.

- Sei tiste? – mi chiede accarezzandomi il viso.

- No, ho te amore mio. – le dico baciandole il nasino.

- Dov’è il mio papà? – chiede ancora, non molla mica stavolta, la prossima volta asilo per madri single, me lo invento io se non esiste.

- Lontano… - le dico vagamente.

- Non vuole bene a Lulù? – no, non vuole proprio Lulù, ma come te lo posso dire?!

- Lulù, ne parliamo quando sei grande, sei troppo piccola adesso. – dico con il tono delle sgridate, errore il mio.

- Io sono gande, e voglio un papà! Dov’è il mio? – dice lei scendendo dal divano e puntando i piedi.

- Non c’è Lulù, alcune mamme sono sole, ed io sono una mamma sola, tu hai la mamma e una grandissima famiglia con te. – le dico ancora sempre più decisa.

- Non ci pallo con te. Sei cattiva!! Zio zio… - dice scappando verso Paolo che stava preparando la tavola con Nina.

Scuoto la testa e affondo il viso in un cuscino.

***

 

 

Non è poi tanto lontana questa conversazione, l’abbiamo avuta solo pochi mesi fa, e adesso?

Non so davvero che fare, Guido ora è così preso da Lucia, così animato da buoni sentimenti, così preso anche da me, ma cosa succederà dopo?

Quando io sarò tra le braccia di uomini splendidi, con tante persone intorno?

Quando altre labbra si poseranno sul mio corpo?

Non ce la faccio, non ci voglio pensare.

Guido farà il padre, questo è certo, e sarà così d’ora in poi?

Quando sarà con Guido io morirò di tristezza?

E se sarà con Guido, staranno a Modena?

Dovrò forse avvicinarmi a quella città?

Che confusione!!

 

- Ria che succede? Sei pallida. – mi chiede Paolo avvicinandosi a me.

- Niente, niente, solo un po’ di mal di testa. – non voglio parlare con lui, visto che sembra essere diventato pure lui un fan di Guido.

- Sei una pessima bugiarda. – mi dice sedendosi accanto a me.

- Non voglio parlarne. – gli dico bloccandolo subito.

- Guido? – perché Paolo Mirti se vuole parlare se ne frega di quello che tu vuoi o meno dire?

- Guido è il padre di Lucia. Punto. – ribadisco alzando un po’ la voce.

- Azzurra smettila di scappare. – dice lui insistendo.

- E tu smettila di farmi pressioni, abbiamo da fare, voglio sistemare casa e sbrigarmi a tornare da Lucia. E poi che ti frega scusa? Mica scappo da te, dovresti essere contento no?! – gli dico sbottando, un po’ urlando e con le lacrime agli occhi.

- Non fare la dura con me, ti stai ostinando senza motivo… - dice cercando di afferrarmi per farmi sedere di nuovo, mi scrollo la sua mano di dosso e alzo di più la voce.

- Tu non lo conosci! Non ha distrutto te, ha distrutto me! Come puoi dirmi questo?

- Lo so che fa paura, ma non ti ostinare così, senza nemmeno aver parlato con lui… - mi dice tirandomi sul divano, ora che mi sento più stanca, più vuota. - Non negargli la possibilità di farsi vedere da te… magari è cambiato… - dice ancora accarezzandomi la schiena.

- Ti prego, basta. – dico chiudendomi a riccio, ed ora piangendo copiosamente.

 

[Guido]

Oggi ho sentito Azzurra diverse volte, ma era sempre fredda, distante, con me scambiava poche parole, voleva parlare solo con Lucia.

Non ho insistito, mi sembra però evidente che non voglia parlare con me, come se le dessi fastidio, o le facessi paura.

Sono certo che se Lucia non fosse qui, lei non tornerebbe.

 

[Marco]

Appena ho messo piede a Roma, mi hanno richiamato in questura, inutile dire che avevo le ferie, o che una cara amica aveva subito un furto, niente, non gli interessa di niente! La risposta standard è stata sempre, manca personale vieni.

Faccio quindi un po’ fatica a star dietro alla storia della casa di Azzurra, e stanno facendo tutto Paolo e Azzurra da soli.

Quando arrivo a casa, trovo Azzurra in lacrime, con le gambe strette al petto e la testa fra di esse, e Paolo che le accarezza la schiena.

- Che succede qui? – chiedo parecchio allarmato.

Stai calmo Marco! Stai calmo Marco!

Mi ripete la mia coscienza., tipo mantra.

Non è successo nulla a Modena, sennò mi avrebbero chiamato da un pezzo.

- Niente, solo un piccolo sfogo. – dice Paolo tranquillo, gli voglio davvero tanto bene, ma me ne frego di quello che dice lui.

- Che succede sorellina? – mi chiedo sedendomi di fronte a lei.

- Io non lo voglio… non lo voglio… - dice lei scuotendo la testa a destra a sinistra… ma di cosa parla?

- Cosa? Di cosa sta parlando? – chiedo ancora rivolto a Paolo.

- Di Guido. – dice lui semplicemente, e mi sale il veleno.

- Perché dovresti volerlo? Chi ti ha mai detto che lo devi volere? Mica ci devi tornare insieme. – le dico io accarezzandole la schiena e allontanando un po’ Paolo.

- E’ il papà di Lulù. – dice lei tra i singhiozzi.

- E questo non cambierà mai, se vuoi puoi permettergli di fare il padre, diciamo in maniera consensuale, ma mica devi per forza tornare con lui, non te lo chiede nessuno, nessuno pretende questo da te. – Ok questa è una bugia, un po’ tutti si aspettano che ritornino  insieme, tutti tranne io, l’ho vista stare troppo male per colpa di quell’uomo.

- Tutti lo vogliono! Tutti lo pretendono! – mi risponde lei alzando la voce.

- Ed io sono qui per dirti che nessuno ti  romperà più le palle con questa storia, e se non vuoi che faccia il padre, possiamo pure combattere in tal senso.

- No, no… quello no. Lucia gli vuole bene, si è affezzionata moltissimo a lui.

- Lucia è piccola, si farà quello che vuoi tu. – Le sto davvero suggerendo di non fargli vedere sua figlia?!

- Voglio solo la mia bambina. – dice Azzurra sempre più provata.

- Allora la andiamo a prendere subito.

 

Quando convinco Azzurra ad andare in bagno a lavarsi il viso, Paolo si avvicina a me con la faccia scura.

- Non la stai aiutando così.

- Nemmeno tu se le fai pressioni. – dico rispondendogli a tono.

- La stai aiutando a scappare ancora, deve affrontarli i suoi demoni. – insiste lui facendomi proprio perdere la calma.

- Ma chi diavolo ti credi di essere per dire questo? Chi ti da il diritto di tormentarla con questa storia? Perché insisti? Vuoi che lui la ferisca ancora così poi tornerà da te? – Parlo senza pensare, straparlo senza rendermene davvero conto.

- Ma ti senti quando parli?! Chi diavolo pensi che sia io, penso solo che lei non può continuare a scappare, e tu non puoi difenderla quando fugge da tutto. – E so che ha ragione, ma non voglio ammetterlo.

- Lei fugge solo da lui. – dico deciso, perché in fondo è la verita, lei ha paura di Guido Corsi…

- Se lei vuole superare i muri che ha dentro, deve affrontarli, oppure non amerà mai, non si fiderà mai…

- Fidarsi è pericoloso. – Sibilo io velenoso, perché ho imparato fin da ragazzino quanto la fiducia sia un bene prezioso.

- Questo non sei tu Marco, parli per rabbia, ma non puoi davvero pensare questo. – mi dice Paolo molto colpito dalla mia durezza.

- Oggi la penso esattamente così. Se Azzurra vuole Lucia, andremo a prendere Lucia, e il caro professor Corsi se ne deve stare al posto suo, sennò se la vede direttamente con me.

- Spero che tua moglie ti faccia ragionare, stai prendendo un granchio. – Giulia…

- Tu nemmeno lo conosci quell’uomo.

- Conosco Azzurra però… e quella donna è la metà di quello che potrebbe essere, ed è così solo perché ha paura. – mi ribatte Paolo prima di sparire verso una delle camere.

Giulia… penso di nuovo…

Se lei non si fosse fidata di nuovo di me dopo quello che le avevo già fatto?

Lorenzo non esisterebbe.

La nostra famiglia non esisterebbe.

Chiariamoci, non sono un fan del professor Corsi, ma forse, FORSE, non posso essere il primo dei suoi accusatori.

 

 

[Guido]

 

Anche oggi ho dovuto lavorare quindi non ho passato tanto tempo con Davide e Lucia, anche se il primo non mi sembra poi così dispiaciuto, in più in ufficio è passata anche Beatrice per una visita di cortesia. Voleva sapere come stavo, dirmi che forse era stata troppo dura, che se mi serviva un avvocato per la causa di affidamento lei era disponibile, e mi consigliava comunque di fare un test di paternità in ogni caso, prima di procedere con la causa di riconoscimento.

- Non ne ho bisogno Beatrice, non mi serve un test per riconoscere mia figlia, so che è così, i conti tornano perfettamente, e poi mi somiglia abbastanza.

- Ti stai fidando, così… alla cieca… di lei. – mi risponde lei piuttosto piccata.

- Su questo non ho dubbi Bea e ti prego di non insistere perché questi non sono affari tuoi.

- Va bene, fai come credi, ero venuta per offrirti il mio appoggio e supporto e tu mi stai cacciando.

- Ti sto dicendo solo che Lucia è mia figlia, non la sottoporrò ad un test del DNA senza nemmeno averne parlato con Azzurra.

- E lei te lo farà fare? – mi chiede lei incrociando le braccia al petto.

- La storia tra me e Azzurra non è affar tuo! Mi dispiace Bea di essere così brutale, grazie per i tuoi consigli e per l’interessamento, ma ci penso io.

 

Giusto oggi mi ci mancava solo Beatrice.

 

Prendo la palla al balzo ed esco dal mio ufficio, alla ricerca di Lucia, è fuori, seduta a uno dei tavolini del bar e sembra tutta intenta a colorare.

- Ciao cucciola. – dico sedendomi accanto a lei e accarezzandole la testa.

- Ciao Ghido! – dice lei mollando tutto e alzandosi in piedi sulla sedia, mi salta in braccio.

- Sei proprio una scimmietta…

- Lulù non è una scimmia, Lulù è bella e basta. E non lo die.

- Cosa?

- A mami che salto come una ssimmia.

- Va bene, sarà il nostro segreto.

- Che cos’è un segheto?

- Un se-gre-to è una cosa che sappiamo solo noi due…

- Mi piace, Lulù ssimmia è un se-ghe-to.

- Esatto. – dico dandole un bacio sulla fronte, per dire questa R ci vorrà un po’ mi sa.

- Voglio un alto segheto.

- E che segreto vuoi? – le chiedo sfiorandole il nasino.

 - Facciamo che quando siamo solo io e te, tu sei il mio papà, ma non lo dici a mami, pecché quando pallo dei papà diventa tiste?

 

il segreto è tutto qui 
il segreto è tutto qui 








NDA


Meglio tardi che mai, ecco un nuovo capitolo, un tra i preferiti della mia beta...
Voi che nei dite? Vi piace questa storia? La sua evoluzione?

Confesso che la scarsezza di riscontri e diversi impegni professionali e personali mi stanno facendo un po' rallentare il ritmo della scrittura, mi scuso per chi la segue con interesse.

La parte tra gli *** è un ricordo.

Grazie a chi legge, chi segue questa storia, chi la ricorda, e chi la preferisce.


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Capitolo 27
*** I tuoi calci fanno male ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro


[Azzurra]

Mi blocco dopo aver sentito le parole di mia figlia.

Com’è possibile che si sia legata così tanto a lui in così poco tempo? Che io sappia non ha mai fatto una cosa del genere…

E se avesse chiesto questo anche a Paolo o a Marco? Loro me lo avrebbero detto? Guido me lo direbbe? Infrangerebbe questo segreto e la promessa fatta a Lucia per dirmi la verità?

Non lo so, la verità è che non lo so più, e non mi sento nemmeno tanto lucida da giudicare qualcuno.

Scapperei a gambe levate, solo che temo troppo il male che potrei fare alla mia bambina.

È lei il mio primo pensiero, sempre.

 

[Guido]

Non ho parole per rispondere a Lucia.

La stringo forte al petto, ignorando le lacrime che mi sono scappate, quando allento la presa e la piccola mi guarda, fa un’espressione triste.

- Sei tiste? Pecché piangi? – dice asciugandomi il viso con le sue manine, che io riempo di piccoli baci.

- Sono immensamente felice mia piccola princepessa! – le dico ritrovando il sorriso, e lei mi stupisce di nuovo.

- Papi! – dice posandomi un bacio sulle labbra, e stringendomi ancora il collo.

 

[Azzurra]

Se prima avevo solo un piccolo piccolo dubbio, ora sono certa che ai trent’anni non ci arriverò e che questo succederà a causa di mia figlia, che sta attentando ripetutamente alle mie coronarie.

Vorrei eclissarmi ma…

- Ma in questo convento non c’è mai nessuno!! – dice Paolo ad alta voce, comparendo dietro di me, ovviamente ignaro della mia espressione sconvolta, o forse no…

Che abbia fatto lo stronzo di proposito?

Mi volto per incenerirlo, per poi vedere Guido e Lucia raggiungerci, eppure lui ha gli occhi lucidi, è innagabile quanto le parole di Lucia lo abbiano profondamente colpito.

- Mami! Mami! – dice Lucia riportandomi alla relatà e correndomi in braccio.

 

[Guido]

 

Non sapevo che sarebbero tornati, non pensavo tornassero così presto. M’incanto a guardare Azzurra e Lucia vicine, quando una voce mi sorprende.

- Vedo che non ho fatto troppi danni… - mi dice il celeberrimo Paolo avvicinandosi a me.

- Un po’ più in basso e poteva aggiustarmi il naso. – gli dico io, un po’ per mostrargli che l’ho sentito benissimo l’altro giorno, un po’ perché mi sembra molto meno bellicoso dell’ultima volta che ci siamo visti.

- Effettivamente le avrei fatto un favore. – dice lui scrollando semplicemente le spalle.

Scoppiamo a ridere entrambi, suscitando lo stupore di Azzurra e Lucia che si voltano a guardarci. Azzurra in cagnesco, Lucia più sorridente.

- Diamoci del tu. – dico offrendogli la mano - Guido.

- Paolo. – dice lui stringendola, offrendo ad entrambi la possibilità di un nuovo inizio.

 

[Azzurra]

 

Ma stiamo scherzando?!

Non è possibile!!

Lucia, mi scappa dalle braccia per andare a salutare Paolo, mentre Guido si avvicina a me.

- Ciao!

- Ciao!

- Com’è andato è il viaggio?

- Bene!

- Perché non mi hai detto che saresti tornata oggi?

- Abbiamo deciso piuttosto velocemente.

 

[Guido]

Quando vedo gli altri della truppa raggiungerci, prendo coraggio.

- Azzurra puoi venire nel mio studio? Io e te dovremmo parlare…

- Subito?

- Ci sono cose che devo dirti.

Annuisce e abbassa la testa, le faccio strada mentre lei si ferma a salutare Nina, Giulia, Davide e suor Angela.

La vedo voltarsi verso Paolo, quasi esitante all’idea di venire con me, e lui annuisce incitandola a seguirmi.

Decisamente mi sto perdendo qualcosa, più di qualcosa direi.

 

Mi scosto dalla porta per farle strada fino al mio studio, dove entro precedendola, le indico il divano, ma lei non sembra volersi decidere, si avvicina alla scrivania e si siede su una delle due sedie che vi sono di fronte, inspiro profondamente per sedermi accanto a lei.

- Mi dispiace, credo che i miei atteggiamenti prima di partire, per ora, possano essere stati … fraintesi …

- Aspetta! Aspetta! Non voglio parlare di questo, non adesso diciamo, devo dirti una cosa… - mi alzo in piedi, non riesco a calmarmi, lei per me non prova nulla, o forse…

- Guido, ti prego non rendiamo le cose … difficili …

- Azzurra piantala, non sono qui per confessarti il mio… - un colpo di tosse ben riuscito per interrompere la frase supercompromettente che stavo per dire – sono qui per parlarti di nostra figlia, Lulù.

La vedo sbarrare gli occhi, sorpresa un po’ dal nostra figlia, ma almeno adesso ho la sua completa attenzione.

- Io non so come dirtelo…

- Le è successo qualcosa? Eppure mi sembrava stesse bene… - mi chiede ora un po’ agitata.

- Sta benissimo – mi dico sedendomi di fronte a lei e prendendole le mani – scusami, non volevo farti agitare, mi prometti che questa cosa rimarrà tra noi?

- Guido?!

- Ho sbagliato probabilmente, non avrei dovuto risponderle senza parlarne prima con te … ma ero così … emozionato…

- Guido?!!!

- Hai ragione, scusami, di nuovo! – faccio un profondo respiro e le tengo ancora le mani, mi è mancata moltissimo la sua pelle.

- Lucia… mi ha chiesto una cosa… mi ha chiesto se quando siamo solo noi due io posso essere il suo papà… - la vedo sgranare gli occhi. È stupita? Arrabbiata? – Ti assicuro che non le ho detto nulla in merito, sono stato con lei, come sempre, come … come da quando è qui. Certo, dorme nel mio appartamento, ma io… non … non le ho mai detto chi sono…

- Lo so! – mi dice lei stringendo le mie mani e notando il mio panico più totale.

- So che non avrei dovuto risponderle, non senza prima chiedere a te, o parlartene, ma non ho saputo resistere. Mi dispiace Azzurra, le ho detto di sì, io ero così… felice.

- Va bene.

- Cosa?

- Va bene, io… vi ho sentito.

- Ah!

La vedo lasciare le mie mani, e se questo mi sembrava una cosa difficile da dirle, ora c’è tutto il non detto di questi anni che torna tra di noi, come un muro enorme, come un oceano invalicabile, ritira le mani e scosta la sedia più indietro.

- Azzurra, io ti devo delle scuse, per tutte le cose orribili che ti ho detto durante quella telefonata. – è rigida e tesa come una corda di violino.

Se tu fossi di ghiaccio ed io fossi di neve, 
che freddo amore mio, pensaci bene a far l'amore. 
È giusto quel che dici ma i tuoi calci fanno male, 
io non ti invidio niente, 
non ho niente di speciale. 
Ma se i tuoi occhi fossero ciliege io non ci troverei niente da dire. 
E non c'è niente da capire. 

- Non ci sono parole che possano scusarmi, me ne rendo conto, ti ho offesa moltissimo, e non avrei mai voluto farlo, ho lasciato che le mie paure prendessero il sopravvento…

- Guido… no…

Qualcuno bussa alla porta, interrompendo il nostro discorso.

- Scusatemi… - dice Paolo affacciandosi.

- Ria, tu sei rincoglionita… - dice lui entrando nel mio studio e chiudendosi la porta alle spalle.

- Che ho fatto? Non ho lasciato le chiavi a Marco? Non ho pagato il fabbro? Non ho …

- Zitta! – dice lui alzando gli occhi al cielo – nulla di tutto ciò… ma ha appena chiamato Silvia, ed è appena arrivato il vestito… tu stasera sei attesa a Milano, te lo ricordi?

- Oh cavolo, no!

- No un corno. Ti hanno già pagata, fa parte della campagna fatta due mesi fa, ci devi andare…

Vedo Azzurra sbuffare come una bambina.

- Sono appena arrivata! – dice ancora mettendo il broncio, e sembra di nuovo la ragazza innocente e leggera che ho conosciuto quasi 5 anni fa, niente barriere, niente dolore, niente traccia del male che ha sofferto…

- Lo so tesoro mio, ma non si può evitare, non con una campagna del genere. – dice ancora Paolo cercando di farla ragionare, nemmeno fosse davvero una bambina.

- Va bene, vieni con me?

- No, io resto qui, sto ancora cercando di recuperare con Nina, a proposito grazie per la mano che mi stai dando…

- Perché tu mi stai aiutando? Mi mandi a Milano da sola!

- Sola?! Chi ha mai detto sola? Secondo me Guido ti può accompagnare…

- Cosa??? – diciamo entrambi piuttosto stupiti, e anche un po’ sconvolti… Azzurra è pure arrabbiata…

- Sì, mentre mi chiamava Silvia, la suora mi ha raccontato una volta in cui tu hai fatto un favore a lui accompagnandolo ad una serata di gala, ora lui potrebbe sdebitarsi accompagnandoti all’evento della Martini… e poi professore, non sei curioso di conoscere un po’ meglio il mondo dove lavora la madre di tua figlia?

 

[Paolo]

 

Ora li ho stesi entrambi!

Il professore mi guarda basito, e Ria mi vuole vedere morto e castrato, certamente prima castrato e poi morto, di morte lenta e dolorosa ovviamente.

- Guido, immagino tu abbia un abito scuro…

- Io non ho accettato ancora… - protesta Azzurra inutilmente, ed è giunto il momento di mettere il carico, e dopo sì che sarò morto davvero.

- Ah non te l’avevo detto?! Quando mi ha chiamato Silvia mi ha chiesto il nome del tuo accompagnatore, non potendo io, ho fatto il nome di Guido, è stato il primo a venirmi in mente.

Vedo Azzurra diventare rossa come un peperone.

- Azzurra, se non vuoi che ti accompagni sono certo che potremmo trovare un modo…

- Io ti ammazzo. – dice facendo capire di non aver ascoltato Guido per niente.

- Azzurra – dice lui afferrandola per il braccio, mentre lei sta per scagliarsi poco elegantemente su di me – troveremo una soluzione.

- Guido… - dice lei ora fissandolo, fa un profondo respiro per non sfogare su di lui una collera eccessiva – come facciamo? Pur apprezzando la cosa, come facciamo? Ci hai pensato? – dice voltandosi in cagnesco verso di me.

- I bambini… - dice Guido ora perplesso anche lui.

- Suvvia ragazzi, non fate così, ai vostri figli ci pensiamo noi. – dico con un teatralissimo gesto della mano, prima di lasciare la stanza e loro due, come due ebeti.

 

[Azzurra]

Non è possibile, questo non è possibile.

Se Marco non fosse stato fermato dal questore, e fosse venuto a Modena con noi, questo non sarebbe successo.

- Azzurra, non credo sia obbligatorio… in fondo…

- Non ce l’ho con te, o almeno non per questo… ma va bene, è solo che non amo le imposizioni, detesto chi mi dice quello che devo fare.

- Capisco.

- Andiamo, ce la faremo, e poi noi dobbiamo parlare…

- Di noi?

- Di Lucia! – dico avvicinandomi rapida alla porta. – Vuoi riconoscere tua figlia?

Lo lascio da solo nel suo studio dopo questa frase.

E poi, in fondo è meglio così, prima di tutto, prima che si dicano parole che non si pensano effettivamente, è meglio che lui veda davvero chi sono e che lavoro faccio.

 

[Guido]

Sono rimasto inebetito nel mio studio, quando Azzurra si affaccia di nuovo, trovandomi ancora imbarazzatamente incantato.

- Finiremo tardi, ci fermeremo a dormire a Milano e torneremo a Modena domani mattina presto. Ci sono problemi per te?

- Assolutamente no, vuoi che sento un albergo?

- Ho un appartamento a Milano, non serve. Preparati, partiamo per le sei, anzi, se vuoi … vieni con me, che devo dirlo a Lucia.

[Azzurra]

 

Come immaginavo Lucia non è molto contenta di questa novità, soprattutto sembra particolarmente disorientata dal fatto che Guido viene con me, però quando è intevenuto Davide si è notevolmente calmata ed è sembrata quasi contenta della cosa.

 

[Guido]

 

Lucia sembra, dopo aver parlato con Davide, aver accettato di buon grado questa cosa, e tutta contenta ha seguito la madre nella sua stanza per aiutarla a prepararsi, mentre Davide è venuto a riportarmi alla realtà.

- Papà, credo che tu ti debba preparare… smoking?

- No, no… un completo scuro andrà benissimo, ora dimmi cosa hai detto a Lucia per convincerla?

Mio figlio mi guarda dubbioso, è evidente che non sappia se dirmi la verità, o meno, insisto con una semplice occhiata e la diga si apre.

- Che sarà come quando la mamma e il papà stanno fuori e noi saremo due fratelli liberi di fare tutte quelle cose che non si fanno di solito se ci sono i genitori.

- Un bel sogno! – mi lascio sfuggire ad alta voce.

- Papà che significa? Tra te e Azzurra?

- Tra me e Azzurra è molto complicato.

- Ho capito, la cosa non mi riguarda. Vatti a preparare.

 

Sono nel chiostro, Giulia mi sta sistemando i capelli, Nina sta decidendo se devo portare la giacca slacciata o meno, la suora mi fissa da capo a piedi, e io mi pento come non mai di vivere ancora qui dentro, peccato che quando Azzurra comincia a scendere le scale, preceduta da Lucia, mi si secca irrimediabilmente la gola.

Come farò a resisterle?

È troppo tempo amore che noi giochiamo a scacchi, 
mi dicono che stai vincendo e ridono 
da matti, ma io non lo sapevo che era una partita, 
posso dartela vinta e tenermi la mia vita. 
Però se un giorno tornerai da queste parti, 
riportami i miei occhi e il tuo fucile. 
E non c'è niente da capire.








NDA


Buone ferie a tutti, questo per augurarvi un buon ferragosto, nell'unico modo che conosco!

Grazie a chi legge, chi segue questa storia, chi la ricorda, e chi la preferisce.


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Capitolo 28
*** Balla il mistero ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro


[Guido]

Ma come farò a resisterle un giorno intero se sento il cuore scoppiare nel petto solo vedendola scendere le scale?

Quando si avvicina, sembra quasi imbarazzata, mentre cori di apprezzamento tipicamente maschili si alzano dalla curva formata da Paolo e da Davide, e la cosa la fa arrossire ancora di più…

Una domanda mi sorge spontanea, come fa a fare il lavoro che fa, se s’imbarazza in questo modo?

- Quasi quattro anni che ti fotografo e non ti ho mai visto arrossire… - le dice Paolo imbarazzandola ancora di più, ma non schiacciandola.

- E’ diverso adesso, siamo a casa mia e in un convento per giunta. – rispose lei a tono.

- Certo, i professori non c’entrano nulla. – dice lui facendo arrossire anche me.

- Non è vero - dice Nina intervenendo – mi ricordo un servizio a cui ho assistito anche io, con un modello francese, e Azzurra non era rossa, era viola…

- Oh Olivier… - dice soltanto Azzurra a conferma della tesi della sua amica, lo sguardo un po’ troppo sognante per i miei gusti.

- Certo, ma quello le faceva il filo. – dice Paolo, un po’ sulle sue, in questo momento.

- Macchè! – dice Nina, negando sicura.

- Non la capirai mai  sta storia Pà, lascia perdere. – rincara la dose Azzurra.

- Ora invece me la spieghi! – dice Paolo, incrociando le braccia al petto.

- Noioso e pure puntiglioso! – dice lei sorridendo e ritrovando la serenità – Eri geloso marcio, Olivier lo aveva notato e si divertiva a dirmi cose improponibili e irripetibili all’orecchio… e poi, ammettiamolo, era veramente bello!

- C’è di meglio in giro… - dice Paolo scocciato.

- Oddio, non credo proprio… - dice Nina, e mi sembra che questo lo innervosisca ulteriormente.

- Va bene, - dice Paolo sentendosi in netto svantaggio – andate o farete tardi. – conclude poi, spingendo Azzurra verso di me.

- Stai benissimo. – le dico una volta che è di fronte a me.

- Grazie, anche tu! – dice lei chinando il capo.

- Ciaoooooo…. – esordisce anche Lulù avvicinandosi a noi, e prendendomi la mano, segno che vuole accompagnarci fuori.

 

Azzurra sembra combattutta tra la possibilità di godersi questo momento come la famiglia che dovremmo essere e il terrore puro.

- Andiamo con la mia macchina. – le dico sperando di calmarla.

- Sei sicuro?

- Certo, non ti preoccupare che guido bene. – le rispondo quasi offeso dalla sua mancanza di fiducia.

- Ghido ghida …- dice Lulù ridacchiando da sola e coinvolgendo anche noi con il suo buon umore, tanto che Azzurra le prende la mano libera.

- Sei davvero sicuro? – mi chiede di nuovo, ora molto più rilassata.

- Certamente. – le dico facendole l’occhiolino – ho avuto un’ottima maestra.

 

Alle porte del convento Azzurra, memore della nostra conversazione, saluta per prima Lucia, ed entra in macchina per lasciarci un momento da soli. 

Mi abbasso all’altezza della piccola, che mi posa un tenero bacio sulle labbra e mi dice: - Divettiti papi.

Mi sento il cuore scoppiare, come la prima volta che mi ha chiamato in questo modo, e la stringo a me ancora un po’, dicendole: - e tu fai la brava principessa.

Lei annuisce e poi scappa verso la porta, dove la sta aspettando Davide, che mi saluta con un cenno del capo, e dopo aver preso Lucia per mano, scompare nel convento, chiudendosi la porta alle spalle.

 

[Azzurra]

Saluto Davide con un cenno della mano e lo vedo rientrare con Lucia per mano nel convento.

Il nostro viaggio in macchina inizia in maniera stranamente silenziosa, dopo la nostra chiacchierata pomeridiana mi è sembrato giusto lasciarlo solo con Lucia… vista la questione segreto che io non devo sapere, e di nuovo quei due mi hanno fatto sciogliere il cuore… Lucia con i suoi baci così intimi, che prima dava solo a me, e lui con l’affetto con il quale la guarda … ma dopo la dolcezza torna sempre la rabbia per come sono andate le cose, e la paura di starci di nuovo tanto tanto male.

 

[Guido]

Parlare di noi mi sembra assolutamente inappropriato, mi è chiaro quanto lei non voglia farlo in questo momento, e calcarle la mano sarebbe solo utile a farla allontanare ancora di più. Mi mordo quindi la lingua e rompo il silenzio nel quale siamo caduti con un discorso più tranquillo.

 

[Azzurra]

- Come funzionano queste cose? – mi chiede la voce di Guido riportandomi alla realtà, non appena abbiamo preso l’autostrada.

- Serate normali, non credere che sia chissà cosa… si beve, si parla del più e del meno, probabilmente si dovrà fare qualche altra foto con gli organizzatori dell’evento, ma nulla di più, anzi sono quasi più noiose delle tue feste dell’università.

- Questo mi viene difficile da credere.

- Sopravvaluti il mondo della moda, forse stasera ci saranno persone molto sorridenti e brille, visto che lo sponsor è la Martini.

- Mi piace il Martini…

- Ne troverai quanto ne vuoi stasera… - gli dico scrollando le spalle.

- E non ti preoccupi del fatto che poi io debba guidare? – mi chiede allora lui con un espressione corrucciata del viso.

- Non credo tu possa fare peggio di quello che, da sobrio, facevi con il pulmino della suora. – gli dico cercando di essere seria, ma trattenendo a stento le risate; è lui che inizia a ridere di gusto, ed io mi lascio andare con lui... ridiamo insieme come due ragazzini immemori.

Quando riusciamo a tornare seri, decido… o meglio accetto, che lui sia il padre di Lucia, e che da oggi in poi farà, in qualche modo, parte della nostra vita.

Mi volto a guardarlo, gli regalo un leggero sorriso, e poi comincio a parlare.

- Lucia è nata il 30 maggio, sai quasi tutto del giorno del parto perché Nina ti ha già raccontato quasi tutto. Quello che posso dirti in più è che è stato faticossisimo, ma lo rifarei, mille volte lo rifarei per stringere poi quel rospo tra le braccia. Appena nata era bruttissima, tutta rugosa, 2,9 kg per 52 cm, una stangona per la nursery … - chiudo gli occhi un momento, ricordandomi la prima volta che ho tenuto Lucia tra le mie braccia.

- Non ti avrei voluto lì… o meglio, avrei voluto condividere quel momento tutto genitoriale con te, ma non volevo l’uomo che mi ha umiliata e distrutta in poco meno di 50 parole.

- Azzurra…

- Non voglio parlare di questo, ti prego. – dico fermandomi un attimo e vedendolo annuire – Ovviamente ho riconosciuto Lucia da sola, porta il mio cognome… tu pensi di volerla riconoscere?

- Certo, ovviamente sì.

- Va bene, non è complicato, si può fare…

- Grazie. – mi dice lui con una dolcezza nella voce, che in questo periodo ha spesso rivolto a Lucia.

- Legalmente parlando avevo sempre immaginato che tu potessi tornare nelle nostre vite e mi sono, diciamo informata… - faccio una piccola pausa – Guido io vi vedo quando siete insieme, Lucia è attaccatissima a te, non so come questo sia potuto succedere, ma non voglio che lei soffra, quindi non ti allontanerò da lei… non voglio farle del male!

Lo vedo annuire e poi chiedermi ancora, stravolto con gli occhi che brillano: - le diremo la verità?

- Sicuramente sì, ma prima di farlo vorrei che io e te chiarissimo certi dettagli.

- Mi sembra giusto. – dice lui annuendo.

Accantoniamo questi dettagli perché Guido comincia a tartassarmi di domande su Lucia da piccola, qualsiasi cosa gli passa per la testa me la chiede… insomma dalle malattie esantematiche alla sua prima parola; dalle allergie ai suoi colori preferiti, ai piatti preferiti, e così via.

Nemmeno mi rendo conto che siamo arrivati, fino a quando Guido si ferma davanti ad uno dei posteggiatori e si volta a guardarmi, e mi chiede silenziosamente se sono pronta, io annuisco, anche se ora non sono così sicura.

Scendo dalla macchina, senza appoggiarmi a lui che mi tende il braccio, forza si va in scena, penso alzando la testa!

 

[Guido]

 

Parlare di Lucia mi ha rilassato, e sembra che abbia calmato anche lei; tutto quello che non si può dire è legato a noi due come coppia e a quello che le ho detto durante quella maledetta telefonata.

Quando capisce che siamo arrivati sembra innervosirsi nuovamente, non prende la mano che le offro per aiutarla a scendere dalla macchina… perché essere qui con me la inquieta così tanto?

- Azzurra… - dico afferrandola per un braccio – se non vuoi che io ti accompagni dentro, basta che lo dici, prendo la macchina e me ne torno a Modena immediatamente, sembra che tu non voglia che io sia qui!

- Ho paura… - ammette lei a bassa voce – che quello che tu pensi di me possa venire di nuovo fuori, e tutto voglio fuorchè una guerra per l’affidamento di Lucia.

- Azzurra – dico trascinandola verso il guardaroba, non troppo educatamente - …sentiamo, che cosa penserei di te?

-Non lo so – dice lei agitata, per poi proseguire – di certo pensavi che ero una puttana e una stupida, ma non lo sono, anzi non lo sono mai stata, né l’una né l’altra. – continua sempre più furiosa, il fiume del rancore comincia a rompere gli argini che aveva abilmente costruito. – Ho avuto una sola relazione da quando è nata Lucia, non faccio e non facevo sesso occasionale, e non sono una persona superficiale…

La sua furia mi fa sorridere: - però sei sempre mezza nuda… - dico ammiccando al suo splendido vestito.

- Guido sono seria! – dice sempre più irritata.

- Anche io sono serio e sinceramente ti dico che non penso, anzi, che non ho mai pensato nulla di quello che hai detto. Vedo la donna che sei oggi, certamente molto meglio di quanto ti vedevo quattro anni fa, e non vorrei mai, e ti prometto che non farò con te, nessuna guerra per l’affidamento. Troveremo insieme – dico stringendo le sue mani nelle mie – le soluzioni più adatte a Lucia, senza distruggere la vostra vita.

- Grazie! – dice abbracciandomi d’istinto.

E tutte le sue parole, disegnano le sue paure che mi sono sempre più chiare, la stringo a me molto meno di quanto vorrei, ma il giusto per riportarla da me, forse, un giorno…

- Forza – dico mettendole le mani sulle spalle – ora mostrami il tuo fantastico mondo. – Mi risponde con un sorriso ancora un po’ debole., mentre una domanda mi viene alla mente, e lei sembra leggerla.

- Lucia non ha mai partecipato a questi eventi, io stessa ne seguo pochi, e i servizi ai quali ha assistito sono solo quelli diretti da Paolo.

Le faccio un sorriso sincero, le porgo il braccio che ora accetta di buon grado, ed entriamo insieme nella sala.

 

[Azzurra]

 

Non pensavo che la serata potesse procedere così serenamente, Guido si sta comportando magnificamente, ha abbandonato il suo cipiglio serio per un più accomodante sorriso, risultando così piacevole e simpatico ai più, spesso si accosta al mio orecchio per farmi dei complimenti…

- Sei bellissima!

- Questo vestito ti esalta.

- Sei radiosa.

E non so davvero nemmeno io come faccio a non arrossire ogni volta, come un adolescente.

Dopo le ultime foto di rito, parecchi Martini per entrambi, e troppe chiacchiere inutili, possiamo lasciare la festa.

- Sicuro che stai bene? – gli chiedo ancora una volta fuori.

- Ho bevuto molto meno di quello che credi, - mi dice lui sorridendomi, - posso guidare tranquillamente. – conclude ancora per rassicurarmi.

- Andiamo allora! – gli dico salendo in macchina.

Arriviamo a casa mia in poco tempo, mettiamo la macchina direttamente in garage, e non faccio in tempo ad aprire la porta di casa, che mi trovo con il suo corpo che mi schiaccia contro il muro, sento il suo respiro sul viso, mentre con il suo naso gioca con il mio, e dannatamente sensuale, mi soffia sul viso…

- Posso?

Dopo avergli morso il labbro inferiore, gli soffio solo sulle labbra, un roco: - Devi!

 

Ecco il mistero, 
sotto un cielo di ferro e di gesso 
l'uomo riesce ad amare lo stesso 
e ama davvero 
nessuna certezza 
che commozione, che tenerezza








NDA


Eccomi di nuovo qui, e spero con piacere vostro, prima del previsto!
Come dire il capitolo si chiude sul più bello (o almeno secondo me), e mi sembra giusto avvisarvi che in questa storia non verranno narrati gli avvenimenti di questa notte, il rating scelto per questa storia è giallo, e non ho intenzione di cambiarlo, né di cambiare quello che ho scritto per questa 'notte', la storia quindi diventerà una serie, e pubblicherò prima del prossimo capitolo un OS legata a questa storia con un rating più appropriato, sarà catalogata come Missing Moments.

Vi auguro di nuovo buon riposo e buon ferragosto!

Grazie a chi legge, chi segue questa storia, chi la ricorda, e chi la preferisce.


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Capitolo 29
*** Non puoi scappare per sempre ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro





[Azzurra]

Quando apro gli occhi ci metto un po’ a capire…

Che cosa ho fatto?

Penso sentendo un braccio stringermi la vita… mi riscopro nuda, nel letto di casa mia a Milano… e improvvisamente mi torna alla mente la notte appena trascorsa con Guido.

Le sue mani… le sue labbra… il modo in cui mi sono totalmente e incondizionatamente donata a lui è imperdonabile.

Non avrei dovuto cedere al mio desiderio e alle sue lusinghe…

Come ho potuto implorarlo quasi di amarmi?

E la mia dignità?

Mi sciolgo dal suo abbraccio, senza troppa attenzione, m’infilo la mia vestaglia, inorridita dalla mia stupidità.

Ma limpido è il mattino 
tra i campi odor di vino 
Io ti sognavo e adesso 
Ti vedo ancora lì 
Ah, quanta nostalgia 
Affresco di collina 
Io pìango che pazzia 
Fu andarsene poi via. 

 

[Guido]

La sento quando si sveglia, la sento quando s’irrigidisce, la sento andar via da me, come offesa e orripilata da quanto succeso.

Mi volto verso la finistra, l’idea è di maledire quest’alba che ha cancellato tutto quello che è successo stanotte.

Sapevo che sarebbe stato pericoloso cedere alla passione prima di chiarirle i miei sentimenti, non pensavo però… questo! Che potesse allontanarsi con tanta forza da me.

Eppure le ho detto quello che provo per lei… le ho detto quanto la amo… che una confessione d’amore fatta in preda a un orgasmo abbia meno valore?

Di certo per lei sembra proprio che sia così.

Svogliato mi alzo per andarla a cercare, mi infilo i miei boxer e la camicia che indossavo ieri sera.

Noto per la prima volta la casa.

Inutile dire che ieri sera ero davvero troppo preso da lei anche solo per capire dove diavolo mi trovassi.

L’arredamento è molto semplice, anche se sembra… strano… in alcuni punti… camera da letto compresa sembra l’accozzaglia di più stili diversi.

 Vago un po’, trovando subito la camera di Lucia… e per quanto il desiderio di fermarmi qui sia forte, sospiro e vado avanti.

Parlare davvero con Azzurra adesso è la mia priorità.

- Buongiorno! – le dico scorgendola in cucina.

La vedo sussultare sorpresa, e stringere forte la presina che tiene in mano.

- Buongiorno Azzurra! – dico di nuovo muovendomi verso di lei.

- Non mi toccare! – dice lei subito, troppo velocemente.

- Azzurra… - dico allora in tono poco paziente.

- Guido, mi dispiace davvero, quello che è successo questa notte è stato un errore, una debolezza, una sbandata…

- Azzurra ti prego non dire così…

- Questo è quello che penso…

- No, no! Questa cosa che stai dicendo è una stronzata enorme… tu… tu c’eri stanotte con me… io… io ti ho sentita… - ma diavolo, proprio ora devo balbettare?!

- Non dico che non sia stato bello… - mi risponde lei sulla difensiva.

- Non parlo di quanto è stato splendido Azzurra, ma di come ti sei donata a me, come allora…

- Ed ho sbagliato. – dice lei castrondomi subito!

- Non fare così… non dire così… io ti amo.

ma sì Corsi, ormai più sputtanato di così… umiliati no?!

- Ed io no! – mi risponde lei troppo velocemente, bugia, penso io.

- Non è vero!

- Ma chi diavolo ti credi di essere? Credi di conoscere i miei sentimenti? Il mio cuore? Ti sbagli, ti sbagli di grosso Guido, tu non mi conosci… - dice guardandomi con gli occhi lucidi, i pugni stretti, e una rabbia e un rancore che non credevo  di poter scorgere mai sul suo viso.

- Io ti conosco…

- No, tu mi conoscevi! Poi mi hai distrutto, e ora… ora non hai idea di chi io sia!

- Azzurra, mi dispiace per quella maledetta telefonata, mi sono subito pentito…

- Ho notato! – risponde lei piuttosto sarcasticamente.

- Sei sparita!

- E tu ti sei consolato presto…

- Azzurra io ti amo, ti amavo allora, ti amo oggi, non ho mai smesso di amarti… Beatrice… è stata solo… è sempre stata un modo per non sentirmi solo… io ti amo come allora.

- No, tu non mi ami, amavi, amerai… dilla come ti pare, usa la forma verbale che preferisci, ma tu non mi hai mai amata. Tu amavi lei… - e non dice il suo nome, ma so che sta parlando di Manuela - solo lei, lei è diventata lo specchio delle tue passioni, lei lo specchio di me. Non sono lei, non lo sono mai stata… Mi hai accusato di essere… una poco di buono, di averti tradito… io?? Io che detesto il tradimento, io che ho non ho avuto mia madre per un tradimento… Non pago di queste tue bassissime insinuazioni che mi hanno fatto capire quanto tu non mi conoscessi allora, mi hai anche accusato di volerti accollare un figlio non tuo? Però suo figlio lo hai voluto, lo hai accolto, lo ami… il mio no, era un problema, qualcosa di cui io mi sarei dovuta sbarazzare!

- Mi dispiace!

- Ti dispiace?! Io me ne sbatto di quanto ti dispiace! Mi facevi schifo, ho messo i kilometri  tra di noi, ho cercato di andare avanti…. Di non pensare a quel tuo maledetto… lo devi risolvere… io ti ho odiato, fortemente, durante tutta la gravidanza immensamente, più Lucia mi si nascondeva durante le ecografie, più maledivo di dover affrontare tutto da sola… Nina mi ha detto dei tuoi finti tentativi di trovarmi, finchè non ha capito quanto male mi facesse e allora ha smesso di parlarmi di te, raccontandomi solo di Davide. – si asciuga gli occhi, allagati dalle lacrime che io le ho causato - …poi è nata Lucia e non riuscivo più ad odiarti, ti assomigliava, in cose che solo io vedevo e da allora ti ho avuto sempre, sempre davanti…

- Azzurra io…

- Non voglio sentirti!

- Mi ascolti! Ora devo parlare, tu mi devi ascoltare, ti prego… credi di essere stata l’unica ad avere paura durante la nostra storia? Tu temevi Manuela ed io temevo tutto il resto… Non ho mai visto te in Manuela o roba simile, è vero la amavo, molto, le sue azioni mi hanno fortemente condizionato per anni, ed io ero una brutta persona… ma tu, sei tu che mi hai aperto il cuore, sfondato con un caterpillar è più corretta come immagine, io amato di nuovo te, grazie a te, con te… però ero spaventato, quell’anno a Berlino è venuto troppo presto per la nostra storia, tu eri e sei ancora una donna bellissima, corteggiata da uomini che hanno più di me.

- Amavo te, idiota! – dice lei con rabbia.

- Lo so, avevo paura… solo paura, Davide era piccolo, temevo potesse prenderla male…

- Ed io questo non lo temevo?

- Azzurra ho sbagliato, non ho mai voluto che tu … abortissi. – dico assumendomi finalmente la responsabilità delle mie parole. - Amo Lucia…

- Lo vedo, ora lo vedo. Non è questo il punto… mi amavi? Perché non mi hai cercato davvero?

- Io… - dico abbassando la testa – temevo… avevo paura che tu mi avessi dato retta, che tu avessi abortito. Avevo paura del tuo odio.

- Tu eri certo che io lo avessi fatto, vero? – mi chiede ancora con una luce di rabbia negli occhi!

- Sì.

- Non mi conoscevi! – decreta bruscamente.

- Lo so…

- Come puoi dire di amarmi, se non hai davvero idea della donna che sono?

- Amo il modo in cui sono quando sono con te, amo quello che possiamo fare insieme…

- Mi hai fregata una volta con queste parole, credi davvero di poterlo fare di nuovo?

Scuoto la testa sconfitto dalla freddezza delle sue parole.

- Perché sei venuta a letto con me stanotte?

- Perché sono una cretina, che non sa cosa significhi il termine dignità, che si è innamorata di uno stronzo! – dice sparendo dalla cucina.

Non è più tempo per noi…

il mio destino 
amaro senza te 


Aspetta!

Corsi, ragiona!

Si è innamorata di uno stronzo…

Si è…

Oh il margine c’è ed io le farò capire che di me si può fidare, che io la amo davvero…. E che insieme siamo perfetti.

Con un sorriso sul viso, che se lei mi vedesse probabilmente mi spazzerebbe via con un cazzotto, vado nella camera di Lulù.

È così … bella … sua … mi sembra di vederla sfogliare un libro di animali, seduta lì sopra, tra quei morbidi cuscini e quel piccolo armadio… con i piccoli piedini scalzi, cosa che lei adora, lasciati liberi di penzolare liberi.

Mi siedo sul lettino, e prendo uno dei peluche che è sul letto… cercando di imparare sempre qualcosa di più su chi è mia figlia vedendo com’è la sua stanza.

 

[Azzurra]

Mi sono fatta una rapida doccia dopo averlo lasciato in cucina, non mi ha cercato, segno, forse, che anche per lui la conversazione è chiusa.

Quando esco dalla camera noto subito che qui non è ripassato, il letto è ancora sfatto, scarpe e pantaloni ancora buttati per terra…

Dove diavolo è finito?

Quando passo davanti alla camera di Lucia lo vedo, seduto sul suo letto, un peluche in mano, la testa tra le mani, e… lacrime?!

Mi manca il fiato, e faccio un passo indietro.

Non voglio entrare a forza in questo suo momento.

 

- Guido… dove sei? – dico ad alta voce dopo essere tornata in camera mia.

- Di qua.

Mi affaccio nella stanza di Lucia e lui si è alzato in piedi ora, sempre tenendo stretto il peluche.

- Si chiama Bobby! Bobby II per la precisione. – gli dico allora indicando il pupazzo, il suo sguardo è perplesso ed io mi spiego meglio. – tutti i suoi cani peluche si chiamano Bobby, non so perché però, non me lo ha mai detto…

Sorride, mentre guarda ancora il pupazzo.

- Anche io avevo un cane di pezza che si chiamava Bobby… - dice lui a bassisima voce.

Scuoto la testa, incapace di credere a queste cose, alla magia di questo legame di sangue, e a fatica, cerco un argomento più neutro.

- Hai un cambio? Qualcosa di più comodo per il viaggio?

Lui scuote la testa. – Non ci ho pensato, ieri me ne sono completamente dimenticato.

- Andiamo, ti mostro il bagno e vediamo se puoi mettere qualcosa di Paolo.

Esco dalla stanza e mi accorgo subito che lui non mi sta seguendo, faccio un passo indietro, per vederlo ancora con il pupazzo in mano imbambolato in mezzo alla stanza.

- Questa è la vostra casa? Voi avete una casa insieme? – mi chiede stupito, forse anche un pelino geloso.

- Guido… non ti seguo credo… ma non hai letto i nomi sul citofono o sulla porta ieri?? – gli chiedo piuttosto confusa da questa sua domanda.

- Ero distratto… - dice arrossendo.

 

[Guido]

Confessione un po’ triste e un po’ imbarazzante la mia, lo ammetto.

- Certo che è casa nostra… - ribatte lei tranquilla, andando verso l’ingresso facendomi cenno di seguirla, apre la porta di casa e mi mostra i nomi sulla porta…

Cristaldi – Mirti - Leonardi

Cristaldi?? Nina!!

- Nina?

- Certo, è casa nostra! Di tutti e tre, io ho già una casa a Roma, così come Paolo, e per quanto questa ci faccia comodo di certo quella che la usa di più è Nina per via del tribunale... insomma in tre diventa più ragionevole come spesa. – dice lei tutto insieme – insomma, sia a me che a Paolo faceva piacere aiutare Nina in questa impresa, l’unico modo che lei ha ritenuto ragionevole è stato quello di essere coproprietari.

- Ma non avete tre stanze da letto.

- No, abbiamo solo diversa biancheria da letto.

- Ma questa camera è di Lucia…

- Certo! Io sono sua madre, loro i suoi padrini… - ribatte come se le avessi chiesto se il cielo è blu?

- Non capisco, ma non ci state mai qui tutti insieme?

- Rarissimamente! E quando succede dormiamo insieme…

- Tu e Paolo?

- Cretino! Nina, Lucia ed io. – dice un po’ arrabbiata dandomi le spalle e sparendo verso la stanza da letto.

 

- Scusami! – le dico entrando nella stanza.

Lei apre un armadio e tira fuori delle lenzuola pulite, e mi fa cenno di avvicinarmi.

- Lenzuola e asciugamani, in alto neutri, in centro specificatamente di Nina, poi i miei, poi quelli di Paolo…

- E’ vuoto… - constato io.

- Usa i neutri, non voleva il posto in basso, perché doveva chinarsi quindi usa i neutri… puoi notare le lenzuola de I Simpson. – mi dice sempre indicando le lenzuola sullo scaffale.

Tira fuori delle lenzuola che mi passa in mano e degli asciugamani puliti, dal suo reparto. e poi apre un altro armadio.

- Qui ci sono i vestiti di Paolo. Vediamo che troviamo… - dice tuffandosi dentro e cominciando a frugare.

- Allora… ecco questa ti dovrebbe stare e ora cerchiamo l’intimo…

- Io non mi metto il suo intimo! – sbotto inorridito.

- Uffa… vediamo se ha qualcosa di nuovo, ha sempre qualche cosa nuovo di pacca…

- Perché dovrebbe avere cose nuove?

- Nina… - risponde solo lei.

- cioè? – chiedo sempre più confuso da queste strane abitudini.

- Una cosa tra loro due… - dice con fare ammiccante.

- Mi sono perso qualcosa?

- No. – rispondo sicura, alzando le spalle, ma la cosa non mi convince.

- C’è del tenero tra i due?

- Non ancora. - Risponde lei in maniera sibillina.

- MA non è innamorato di te? – chiedo sempre più confuso.

- Questo è quello che crede, è affascinato, attratto, sessualmente ispirato da me… - digrigno i denti a quel sessualmente ispirato e lei prosegue ignorandomi  del tutto - ma io non gli ho mai provocato nessuna delle emozioni che gli provoca Nina, rabbia, gelosia…

- Gelosia?

- Certo! Stavamo insieme ed io ero mezza nuda tra le braccia di uomini non belli, di più e lui non batteva ciglio, ma se Nina usciva con il collega di turno, o andava a bere qualcosa, o faceva un weekend ‘intimo’ qui a Milano, ci andava giù pesante... È pure casa mia, non l’alcova delle tue scopate… e cose così.

Sorrido divertito da questo strano racconto, ormai mi ha preso, dopo aver vissuto cinque anni con quelle suore, sono la peggiore delle comari ormai.

- E Nina?

- Nina? Nina è cotta marcia!

- …ma se l’ho sentita invitarti nel letto di Paolo? – chiedo quasi inorridito da tutta questa storia assurda.

- Solo perché sa che io non ci andrei più. – dice lei scrollando le spalle.

- Non credo di capire. – dico grattandomi il testone, oddio adesso penso pure come la suora.

- Hai visto la sceneggiata che mi ha fatto Paolo?

- Quella da amante geloso?  Quando mi ha spaccato il sopracciglio? – chiedo giusto per puntualizzare.

- Esatto! Sai chi ancora non gliel’ha perdonata? – mi chiede lei in maniera retorica.

- Nina…

- Nina! Perfetto! E perché? Perché è sembrato ancora innamorato di me, geloso di me, e ha tradito la sua fiducia comportandosi come un cafone.

- Ora è più chiaro. Stai facendo da cupido, quindi?

- No, cioè si, ci provo… ma sono due testoni.

- Loro?! – le chiedo sarcastico, mal nascondendo una risata.

Lei sbuffa, tirandomi i vestiti, e indicandomi, o meglio, cacciandomi in bagno.

 

Io per lei 
Ho deciso di cambiare 
Di smettere di rovinare 
Sempre tutto per colpa della solitudine 
Di questa solitudine. 

 

[Paolo]

Che fatica!

Penso mentre Nina mi sta rovesciando addosso l’ennesima serie di insulti, per fortuna Giulia ha avuto pena dei bambini e li ha portati a fare una passeggiata, accompagnata dalla suora.

- … ma come diavolo ti è venuto in mente di fare una cosa del genere? Di costringerla alla sua presenza? Di spingerla nel suo letto…

- Mio letto!

- Se è per questo, nostro letto… non cambiare discorso… perché? Non eri innamorato perso? Ferito dal suo atteggiamento?

- Ferito dal TUO atteggiamento, mi hai mentito, non mi hai detto una cosa fondamentale… cazzo Nina, qui c’era il padre di Lucia e tu non mi hai nemmeno preparato a questo. – sbotto furioso.

Lei spalanca la bocca, e resta interdetta.

- Guido mina il tuo territorio…

- Non sono innamorato di lei, non più, non da tanto tempo, è bella, bellissima, le voglio bene, ma non sono innamorato di lei.

Nina è di nuovo a bocca aperta, ma vuole avere sempre l’ultima.

- Allora buttiamola nel suo letto…

- Mio letto…

- Non cambiare discorso Mirti!

- Azzurra parla molto meglio con il suo corpo che con la sua bocca… quando parla pensa, e dietro i suoi pensieri ci sono le sue paure… - ho catturato la sua attenzione - … quando Azzurra fa l’amore, non c’è testa, non c’è paura, non c’è razionalità, e dice quello che non vuole ammettere… - mi sembra che si sia irrigidita e non poco -  mi sono accorto prima che me lo dicesse che tra noi sarebbe finita, dal modo in cui facevamo l’amore, era lontana, altrove, non mia, mai mia.

Si schiarisce la voce, ma si è voltata e non mi guarda più in faccia.

- Ho sbagliato?

- Probabilmente no, ma quando accenderà il cervello e chiuderà le gambe, terrà di nuovo Guido a distanza…

- Io ho fatto quel che potevo, che ci pensi il professore ora…

- Tu l’amavi?

- Che cosa c’entra questo?

- Niente hai ragione, raggiungo Giulia, se tornano chiamaci…

L’afferrò per il braccio, costringendola a voltarsi di nuovo.

- Abbiamo fatto pace?

- Sì. - Dice guardando altrove, non la mollo però le tengo il braccio e con una mano sul mento la porto a fissarmi.

- Che c’è ancora? – sbotta acidamente.

- Non sono innamorato di lei! – soffio sulle sue labbra prima di catturarla in un bacio, al quale lei cede velocemente. Lo sapevo, la passione con la quale mi risponde racconta la storia che la sua testa non vuole ammettere, in questo è uguale ad Azzurra, quando ci separiamo per respirare, mi tira uno schiaffo.

- Stronzo. – sibila allontanandosi da me e correndo fuori dal convento.

- Non mi scapperai per molto, Cristaldi. – le urlo io di rimando, massaggiandomi la guancia.



 

[Azzurra]

 

Quello che non mi aspettavo era questo Guido, tranquillo, sereno, che non mi fa pressioni, che non mi costringe ad ascoltare le sue … dichiarazioni … ma guida tranquillo e sereno direzione Modena…

Scherzavo!

Quando lancia una brusca frenata e si ferma una piazzolla di sosta.

- Ma sei impazzito? – mi dico voltandomi irritata.

- Azzurra non abbiamo preso precauzioni! – dice afferrandomi per le spalle, facendomi anche arrossire.

 

[Guido]

- Prndolpillla – dice lei a bassisima voce.

- Cosa? – le chiedo ancora ad alta voce.

- Prendo la pillola! – dice a voce più alta e scandendo bene le parole.

Forse il mio sguardo s fa la domanda che la mia bocca gelosa vorrebbe fare.

- Cisti, ho un problema di cisti ovariche.

- Non volevo dire nulla… - dico afferrando di nuovo il volante, ora un po’ più calmo.

- Bugiardo… - dice lei facendo spallucce.

- Non vuoi un altro figlio da me? – mi dice lei piccata, prima di attaccarsi alla bottiglietta dell’acqua.

- Oh no cara mia, sei tu che non vuoi un figlio da me, io passerei tutte le notti come questa notte, al caldo tra le tue gambe, al sicuro tra le tue braccia.

L’effetto delle mie parole, è il vetro e il vano di fronte a lei, completamente sputati d’acqua, lei è rossa come un peperone, e in preda ad un forte attacco di tosse.

Sorrido facendomi notare da lei, che s’inviperisce ancora di più.

- Vuoi che mi fermi? – le chiedo evidentemente divertito.

- Guida e sta zitto! – tuona lei tra un colpo di tosse e un altro.








NDA

Ed ecco il risveglio... l'alba della coscienza che obnubila la notte della passione... ma davvero non ci sono speranze per il caro professore?

Miei cari, vado in ferie, o meglio venerdì parto, non credo di riuscire ad aggiornare ancora prima di venerdì, starò fuori una settimana... spero però di avervi fatto con questo capitolo, abbastanza corposo, un regalo gradito.

Grazie a chi legge, chi segue questa storia, chi la ricorda, e chi la preferisce.


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Capitolo 30
*** Il giorno come sempre sarà ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro

[Azzurra]

Quando arriviamo in convento, troviamo Paolo al bar, che si tiene una guancia e sta fisso con un faccia da ebete, sembra un idiota, non più del solito però.

- Buongiorno!

- Oh carissimi… - dice lui allargando le braccia e scoprendo un discreto segno rosso.

Scoppio a ridere, mentre Guido mi guarda interrogativo e Paolo torvo.

Quando però indico la guancia anche Guido sorride.

- Non c’è bisogno di ridere, ne vado molto fiero…

- Contento tu. – dico scuotendo le spalle. – Che cosa lei hai fatto?

- L’ho baciata! – risponde lui tranquillo, mentre sia Guido sia io spalanchiamo la bocca.

Evidentemente poco contento della nostra reazione, attacca, come solo Paolo Mirti sa fare…

- E voi due, stanotte, che avete fatto?! Giocato a freccette?!

Entrambi arrossiamo imbarazzati mentre lui se ne va tronfio ridendo.

- Dove diavolo vai? – dico rincorrendolo – dov’è Lulù?

- Con Giulia, la suora e i ragazzi al parco… penso che anche Nina li abbia raggiunti ormai, per ovvi motivi, - dice indicando la sua guancia rossa – non vengo con voi. Nina deve metabolizzare.

 

[Guido]

- Nina deve metabolizzare?! Tu sei un… un animale… hai il tatto di un facocero…  - comincia ad inveire Azzurra contro di lui, che non sembra darle troppo peso.

- Andava invitata! – risponde pacato lui. – come andavi invitata tu!! – dice poi, mentre io rido ben nascosto, e lui scappa per il chiostro.

Quando scivola per via di questi malefici sassetti, Azzurra sta per scagliarsi su di lui, quando il telefono inizia a squillarle e lui ringrazia il cielo.

- Wait a minute, please. – dice lei al telefono, guardando prima me e poi Paolo.

- Andiamo noi a prendere Lucia, non ti preoccupare. – le dico avvicinandomi a Paolo e tendendogli una mano per aiutarlo a rialzarsi.

- Dannata ghiaia! – impreca alzandosi e pulendosi la polvere da dosso.

- Dai vieni con me… - gli dico dandogli una pacca sulla spalla – che ti sei salvato…

- Da lei forse, - dice indicando Azzurra, - ma Nina?! – insiste ancora piuttosto scosso.

- Su, su non ti farà nulla, c’è un sacco di gente. – gli dico per tranquillizarlo, sperando effettivamente che la presenza di testimoni, faccia effettivamente desistere Nina da qualsiasi proposito vendicativo.

 

[Nina]

- Caldo, dolce, avvolgente… sbagliato, tremendamente sbagliato… è solo un brutto cretino, imbecille, decerebrato, rettile, viscido, insulso, inetto, rospo, imbecille…

- Lo hai già detto… - mi dice suor Angela avvicinandosi – imbecille, lo hai già detto.

- Giusto. – dico io tornando a guardare i bambini giocare divertiti.

- Posso chiederti chi è colui che merita tutta questa serie di improperi da parte tua? – mi chiede sedendosi vicino a me, mi volto incenerondola con lo sguardo.

- Effettivamente so di chi stai parlando, mi chiedo solo se tutti questi epiteti siano meritati.

- Certo che sono meritati quando si parla di Paolo Mirti. – mi do mentelmente dell’idiota, perché sono caduta nel tranello della suora.

- Che cos’ha fatto?

- Come che ha fatto? Ha costretto Azzurra e Guido a… passare del tempo insieme. – brava Nina, mi dico mentalmente, negare sempre, negare tutto, negare l’evidenza, soprattutto quella… e non morderti le labbra! Hanno il suo sapore.

- Non credo sia questo il motivo della tua rabbia, o meglio non solo, il fatto che lui spinga Azzurra verso Guido, mostra in maniera incontrovertibile quanto lui non sia innamorato di lei…

- …non c’entra niente!! È un idiota per la situazione… per tutto… per il modo assurdo in cui gira il suo cervello bacato e viscido…

- Che ha fatto stavolta Paolo? – chiede anche Giulia arrivata vicina a noi.

- Niente!! – dico io mentre in contempo la suora attacca – credo che abbia esposto a Nina i suoi sentimenti... o meglio, credo che l’abbia baciata, visto il modo in cui si sta tormentando le labbra.

Io sbarro gli occhi, colpita, colpita e affondata. Mi porto le mani a coprirmi la bocca.

- E bravo Paolo! – dice Giulia aprendosi in un applauso.

- Giuda! – le dico io con un tono molto basso e minaccioso.

- Perché non ti arrendi a quello che provi per lui, visto che ora sembra piuttosto evidente ANCHE A TE, il suo interesse per te?? – mi chiede ancora Giulia.

- Stai vaneggiando! Io non provo…e lui non sente… stai dicendo una cretinata, è un’enorme cantonata la tua Giu, lascia stare.

- Nina – mi dice suor Angela, accarezzandomi leggermente il braccio – non so praticamente niente di lui, non conosco i vostri trascorsi, ma quello che provate l’uno per l’altra è chiaro, com’è limpido il cielo di oggi. Non farti fermare dalla paura, non farti spaventare dai fantasmi del passato.

Abbasso la testa senza ribattere. Quando le grida di Lucia mi fanno rialzare immediatamente lo sguardo…

- Ghido, Ghido… Pao, Pao, Pao!! – grida contenta correndo verso i due.

Pao, il nomignolo che gli ha dato, infastidita da quella l che poi c’è nel suo nome.

Sorrido senza impedirmelo. Per poi seguire con lo sguardo, la direzione presa da Lucia.

Quando vedo i due, e il mio sguardo s’incrocia con quello di Paolo, lo vedo arrossirre… ARROSSIRE, per poi sorridermi dolcemente, prima di voltarsi verso la piccola Lucia ormai tra le braccia del padre.

Sorriderò se ti accorgi di me fra la gente 
Sì che è importante 
Che io sia per te in ogni posto 
In ogni caso quella di sempre 
Un bacio è come il vento 
Quando arriva piano però muove tutto quanto (1)



- Se per caso avevi ancora qualche dubbio… - mi dice Giulia con una pacchetta sulla spalla, prima di alzarsi e raggiungere i due.

 

E se ti cerca è soltanto perché 
L'Anima osa 
E' lei che si perde 
Poi si ritrova 
E come balla 
Quando si accorge che sei lì a guardarla
(1)

 

OmioDio sono davvero innamorata di lui… e lui prova qualcosa per me…

OMIODIO!

E un'anima forte che sa stare sola 
Quando ti cerca è soltanto perché lei ti vuole ancora 
(1)

 

[Guido]

- Papi… - dice Lucia solo per me, solo al mio orecchio, prima di darmi un bacio sulla guancia.

- Che bello, sei qui! – dice stringendomi le braccia al collo – Mami?

- Mami è al convento, era al telefono.

- Lavoo! – risponde saggiamente lei.

- Sì! – dico posando un bacio sulla fronte della mia intelligentissima bambina.

Quando scalcia per essere rimessa a terra, la lascio andare, mentre cerco con lo sguardo quell’ ingrato di mio figlio che non mi è venuto nemmeno a salutare.

- Papà!! – dice Davide sorprendendomi alle spalle, con una pacca sulla spalla, diavolo se sta diventando alto.

- Dado! – dico abbracciandolo - Dove ti eri cacciato?

- …è un brutto momento pà, devo scappare… - dice velocemente correndo via, noto poi Cecilia inseguirlo con… con un bastone in mano?!

- Prima o poi quei due faranno scinitlle, altre scintille… - dice Paolo sempre vicino a me.

- Ma ti prego… sono dei bambini… - gli dico scettico.

- Non lo saranno ancora per molto. – mi risponde lui incrociando le braccia al petto.

- Divertente quel giochetto di sguardi… eppure voi non siete bambini da un pezzo…- dice Giulia rivolta verso Paolo, segno che ha sentito il commento fatto verso i nostri figli e che ha notato, come me, lo sguardo che lui e Nina si sono scambiati.

Paolo volta la testa a quella battuta, andando ancora a cercare Nina con lo sguardo.

 

Mi basta fermare insieme a te un istante 
E se mi riesce 
Poi ti saprò riconoscere anche tra mille tempeste (1)


 

La trova però tra Davide e Cecilia, mentre cerca di disarmare l’una e trattenere per il colletto l’altro.

- Già… - dice lui un po’ triste – altrimenti ci potresti prendere per il collo e dare una mano.

- Non vi serve Pa. – gli dice lei rassicurante.

- Spero tu abbia ragione, non ce la faccio più! La prossima volta che m’informa che va a Milano, mi presento li e mando affan…

- I bambini!

- … e invito gentilmente a quel paese chiunque sia a meno di tre metri da lei. – conclude lui, palesando sempre meglio le sue intenzioni.

- Capisci che con il sopracciglio spaccato a Guido ti sei bruciato parecchi punti.

- E pensare che ero venuto qui con tutt’altro intento, finalmente potevo vedere dove lei passava tutto il suo tempo, conoscere la suora impicciona…

- Suor Angela… - gli suggerisco io.

- Sì quella…

- Come non hai potuto pensare che qui potesse esserci ancora lui? – mi chiede Giulia indicandomi, non capisco se si riferiscanoa me, come se non fossi presente di proposito?!

- Ero troppo distratto da lei… per capire davvero chi era lui.

- E prendi a pugni lui??

- Non hai idea di come mi sono sentito quando ho realizzato chi era… tutte le lacrime che Azzurra non versava, tutte le notti insonni che passava sola dietro a Lucia, perché non voleva nessuno.  I denti, la varicella, l’intollerenza… - dice elencando cose che io ho perso, e Azzurra ha affrontato da sola.

- Ti capisco, o meglio, non proprio, ma hai fatto bene. – intervengo io stupendo un pò i due, - mi picchierei da solo per quello che mi sono perso e che ho fatto passare ad Azzurra.

I due, dopo avermi scrutato, scoppiano a ridere … si stanno prendendo gioco di me?!

- Oddio Guido, che faccia seria avevi… troppo buffo… troppo divertente… hai un sacco di espressioni di Lucia… - dice Giulia mettendosi le mani sulla pancia.

- Anche il broncio è lo stesso… - dice Paolo ancora molto divertito anche lui.

- Ok, ho capito. – dico cercando di farli calmare.

 

[Azzurra]

 

Non ci posso credere, questa è una cosa… non me lo aspettavo… e chi se lo aspettava…

Sono ormai trenta minuti che faccio avanti indietro per il giardino del bar, mi siedo sulla panchina, scatto in piedi come se fosse di fuoco… io non ci posso credere, professionalmente è la migliore occasione che mi potesse capitare. Ogni modella sogna, spera o desidera, almeno una volta nella vita, una possibilità del genere… e vorrei gridare, ma quando alzo gli occhi e vedo la porta dell’appartamento di Guido e Davide, il sorriso muore sulle mie labbra.

 

***

Ovviamente ho riconosciuto Lucia da sola, porta il mio cognome… tu pensi di volerla riconoscere?

- Certo, ovviamente sì.

- Va bene, non è complicato, si può fare…

- Grazie.

- Guido io vi vedo quando siete insieme, Lucia è attaccatissima a te, non so come questo sia potuto succedere, ma non voglio che lei soffra, quindi non ti allontanerò da lei… non voglio farle del male!

- Le diremo la verità?

- Sicuramente sì, ma prima di farlo vorrei che te ed io chiarissimo certi dettagli.

***

 

E ora come faccio? Mi siedo stancamente sulla panchina e mi prendo la testa fra le mani.

Un vociare confuso e la voce squillante di mia figlia mi riportano alla realtà. – Mami…

Mi dice Lucia correndo verso di me, quando mi salta in braccio la riempo di baci, è sempre difficile passare del tempo lontano da lei, alzo lo sguardo per vedere Guido sorridere compiaciuto nella nostra direzione. Sento un enorme peso sul cuore. Quando poi volto lo sguardo, vedo Paolo salutarmi con un gesto veloce del capo e cercare di avvicinare di nuovo Nina, e i pesi sul cuore ora diventano due.

- Azzurra stai bene? – mi chiede suor Angela avvicinandosi a me, seguita da Giulia. – Ria hai una faccia, che è successo? Problemi?

Dopo di loro anche Guido, Paolo e Nina si sono avvicinati, ed io non ho la più pallida idea di cosa fare o dire…

Chiara si è avvicinata al gruppo per prendere i bambini e portarli di sopra per cambiarsi e lavarsi, con enorme disappunto di Davide e Cecilia, che non si sentono propriamente dei bambini, ma Chiara ha la vista lunga e soprattutto non può essere contraddetta.

Quando i bambini si allontanano, tutti gli adulti si avvicinano a me, tranne Guido che resta un po’ indietro rispetto agli altri.

- Ragazzi, suor Angela, sto bene, vi state agitando per niente…

- Menti da schifo. – chiosa Paolo allontanandosi di un passo.

- Ho ricevuto una telefonata… - dico improvvisamente, cercando di fermare Paolo, in fondo la cosa riguarda anche lui – Nigel Barker. – dico solo, e vedo Paolo bloccarsi di colpo.

 

[Guido]

Che Azzurra abbia qualcosa che non va mi sembra più che evidente, peccato che non ho la più pallida idea di chi sia questo tizio che ha appena nominato…

Io no, ma Paolo sì, sembra quasi impietrito, si volta lentamente verso di lei, le fa un sorriso enorme, le corre incontro e l’abbraccia, sollevandola da terra, con la coda dell’occhio noto Nina irrigidirsi. Gelosetta la ragazza… certo che la cosa non fa impazzire neanche me, ma sono certo che ci sia una plausibile spiegazione.

Deve esserci.

- Sono davvero orgoglioso di te! Lo sapevo… sapevo che avevi tutti i numeri giusti… - dice lui sempre stringendola, vedo Azzurra felice, quasi orgogliosa delle parole di Paolo, poi guarda distrattamente noi altri, e quando incrocia il mio sguardo sembra incupirsi ancora di più.

- Non vuole solo me… - dice ancora Azzurra guardando Paolo – vuole noi, vuole entrambi… le mie foto che l’hanno colpito sono le tue… ci vuole entrambi, New York, Los Angeles, Miami, tre mesi.

Tre mesi, tre mesi dall’altra parte del mondo… lei e la mia bambina… ora la sua espressione mi sembra così chiara!

Esco dalla stanza senza dare spiegazioni a nessuno, quando sento troppi occhi puntarsi verso di me.

Che cosa credevano che facessi?

Che esplodessi tipo vulcano?

 

No, cosa sono adesso non lo so 
sono come, un uomo in cerca di se stesso 
no, cosa sono adesso non lo so 
sono solo, solo il suono del mio passo
(2) 

 

[Azzurra]

 

Mi allontano un momento da Paolo per vedere Guido fuggire dalla stanza, che cosa mi aspettavo che facesse? Forse che mi urlasse contro? Che mi ripetesse quanto detto solo poche ore fa dopo un appagante amplesso?

Cretina io che mi aspetto ancora che Guido Corsi possa stupirmi positivamente.

Quando mi volto di nuovo verso Paolo, lo trovo serio, troppo serio, per uno che ha appena ricevuto una notizia così bella.

Con la coda dell’occhio cerco Nina e la vedo più cupa dal solito… capisco quanto, anche per lei, questa non sembra essere una bella notizia.

 

[Giulia]

 

La situazione ci sta letteralmente sfuggendo di mano… devo fare qualcosa!

Azzurra ha un’espressione mesta, mesta è dir poco in effetti, sembra che abbia appena ucciso il cane di Nina e il gatto di Guido, Paolo è serio come … come non l’ho mai visto credo, Nina è gelata, e Guido è scappato, direi che la situazione non è per niente buona.

Mi volto per cercare lo sguardo di suor Angela che annuisce comprensiva.

Ok, Giulia, ce la puoi fare…

- E’ una notizia splendida ragazzi! – ok, da come mi inceneriscono con lo sguardo, tutti, forse avrei potuto trovare un incipit diverso, ma cavolo, venissero loro al posto mio! – Mi sembra una grande cosa, in fondo è da qualche anno ormai che vociferi di voler fare un viaggio oltreoceano, e questa mi sembra una grande occasione, e se ho capito chi è quel Barker credo che questa sia una delle più grandi possibilità che ti sia capitata.

- Questo è vero! – dice anche Nina uscendo dal suo stato di shock. – Ti prego, ci hai fatto una testa tanta con quel tipo, adesso mi aspetto che tu salti entusiasta, come tua figlia di fronte ad un profiterrol tutto per lei! – aggiunge scansando Paolo e avvicinandosi ad Azzurra per abbracciarla forte.

Vedo che le sussurra qualcosa all’orecchio, non sento, ma so che la sta incoraggiando, Nina è una grande amica, è molto matura, forse perfino troppo altruista a volte.

 

[Azzurra]

- Non farti fermare… non ora, non permettere oggi che qualcuno ti imponga qualcosa che tu non vuoi. – mi dice mentre mi stringe, chino la testa sulla sua spalla e la stringo forte a me.

 

Tu mi hai dato quello che il mondo non mi ha dato mai (3)


 

[Guido]

Dopo che anche Nina ha espresso il suo parere, sono scappato nel mio appartamento, guardo dalla finestra e vedo Lucia giocare con Lorenzo e Chiara.

Mi porto una mano alla bocca e trattengo le lacrime.

Va bene tutto, va bene il tempo, va bene la pazienza, ma così tanto lontano e così presto… non ce la faccio.

Mi copro gli occhi con una mano, per trattenere le lacrime.

Quando sento bussare piano, mi asciugo rapidamente gli occhi e mi volto verso la porta, trovo Davide in piedi che mi guarda.

- Papà… io sono con te, sempre!

Quanto è grande ormai il mio piccolo uomo?!

Mi avvicino e lo abbraccio forte.

- Grazie. – gli dico dopo avergli schioccato un bacio sulla guancia.

 

Un passo me ne vado 
un passo grande un passo così importante 
Due passi senza guardarti 
due passi avanti 
due passi per dimenticarti 
Tre passi verso le stelle 
fino a toccarle 
tre passi per avvicinarle 
Quattro passi voglio ricordarti 
rivedo i nostri sguardi 
quattro passi forse è già tardi 
Cinque passi senza cadere 
continuo a camminare 
(4)




 

Tempo di una telefonata e sono già di sotto, sento voci concitate, la discussione sembra animata, quando entro nella stanza, mi schiarisco la voce, per attirare la loro attenzione, cosa che mi riesce molto bene.

- Credo che a questa discussione debba partecipare anche io.  – dico facendo un passo avanti verso Azzurra e Paolo – devo farvi le mie congratulazioni, non ho idea di chi sia questo tizio, ma sembra davvero una grande opportunità.

 

Ci troveremo ancora sai, in qualche splendido giorno 
disse: "Che il viaggio sia buono" 
rispose soltanto: "Lo sarà"
(5)














NDA

Ebbene sì, sono tornata, mi dispiace di averv fatto attendere molto. La storia è ormai agli sgoccioli, ancora poco e quest'avventura si concluderà, spero però di avervi tenuto un po' di compagnia in questo periodo, in attesa della nuova serie.

Ora un po' di informazioni sulle canzoni di questo capitolo:

(1) L'anima vola - Elisa
(2) Impressioni di settembre - PFM (anche il titolo del capitolo è tratto da questa canzone)
(3) Il mio mondo - Umberto Bindi
(4) Mille passi - Chiara (feat Fiorella Mannoia)
(5) Qualche splendido giorno - Modena City Ramblers


Grazie a chi legge, chi segue questa storia, chi la ricorda, e chi la preferisce.


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Capitolo 31
*** Io senza te ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro

 

 

[Azzurra]

 

Guido mi lascia senza parole.

Tutto immaginavo, qualsiasi cosa, parole rabbiose, parole avvelenate, rivendicazioni, insulti… non i complimenti.

Lo guardo ancora basita, mentro lo vedo dare una pacca sulla spalla a Paolo, come gesto di congratulazioni. Spero solo di non essere l’unica rimasta a bocca aperta.

- E’ solo una telefonata… - cerca di sminuire Paolo, quando nel bar si affaccia un corriere.

- La signora Leonardi? – chiede guardando verso il folto gruppo.

- Sono io, - dico facendo un passo nella sua direzione, mi porge una busta gialla, e mi passa una tavoletta elettronica per firmare la ricevuta.

Saluta velocemente per poi sparire da dove è venuto, mentre io mi rigiro la busta tra le mani.

- Allora cos’è? – mi chiede suor Angela, curiosa e impicciona come sempre.

Apro la busta e mi trovo in mano tre inconfondibili biglietti aerei.

Alzo lo sguardo per cercare quello di Paolo, che sembra un po’ confuso come me, perché quest’uomo ha tutta questa fretta?!

C’è anche una lettera, che apro immediatamente, è indirizzata sia a me che a Paolo, lo invito ad affiancarmi nella lettura.

 

[Guido]

Guido calma, respira piano, avvicinati a Nina che non sembra troppo in forma, e rischia di fare zac.

- Allora che dice? – chiede Giulia dopo aver impercettibilmente sfiorato la mano di Nina e la mia spalla.

Paolo prende la lettera dalle mani di Azzurra, e senza mai incrociare il mio sguardo o quello di Nina, inizia a parlare.

- Ci invita a partecipare a questa serie di campagne pubblicitarie, è molto incuriosito dal nostro lavoro insieme, dice che c’è qualcosa nelle foto che io ho fatto ad Azzurra che non ha visto in scatti di altri colleghi, dice che le catturo l’anima dentro l’obiettivo… un’altra serie di smancerie, e spera che noi prendiamo i biglietti che ci ha inviato come un incoraggiamento più che come una forzatura. Specifica che l’offerta è per entrambi, entrambi accettiamo o entrambi rifiutiamo, diciamo che non è interassato a uno solo di noi due.

Sia lui sia Azzurra, sembrano davvero confusi, questa notizia è caduta sulle loro spalle così come sulle nostre.

- Ria non dobbiamo decidere in questo modo… e soprattutto non dobbiamo andarci per forza! Detesto queste imposizioni, lo sai, possiamo benissimo permetterci di rimborsargli questi biglietti e mandarlo a quel paese, molto cortesemente certo, ma sempre a quel paese.

- Non dire scemenze, è un’occasione troppo grande! – sbotta Nina fissando Paolo, che ora incatena il suo sguardo a quello di lei – Quando vi ricapita una cosa del genere?

- Senti Nina, sono un buon fotografo anche senza Nigel Barker… non ho certo bisogno di lui.

- Non dire stro… - un’occhiataccia generale – sciocchezze… è una grande occasione, e il tuo atteggiamento è stupido e infantile!

- Davvero? Sono io quello infantile? L’hai vista in faccia la tua amica?? Ti sembra una che voglia lasciare l’Italia fra tre giorni?

In effetti Azzurra sembra congelata, incapace di parlare, o quantomeno di formulare una frase coerente, e temo che i suoi pensieri siano egualmente confusi.

- Certo che ha quella faccia, se tu continui a dire così certo che fa quella faccia!!

- Non puoi dare sempre la colpa a me Nina, non è per me che Azzurra sta così, e lo sappiamo entrambi. – il livore nella sua voce sembra incupire Nina, ma lui subito si riprende - E non mi interessa perché sta così, cioè le voglio bene, certo che m’interessa, ma non m’interessa come pensi tu, piccola cieca, impertinente, stupida, cocciuta, testona.

Questa mezza dichiarazione di Paolo congela tutti i presenti, soprattutto Nina, visto che noi altri avevamo già intuito la cosa, Giulia e la suora ridono sotto i baffi, Azzurra finalmente si scioglie in un tenero sorriso, ed io la fisso intensamente per poi sorriderle complice.

E il suo sorriso si spegne.

 

[Azzurra]

 

Che diavolo di casino.

Io non riesco nemmeno ad essere contenta 5 secondi per Paolo e Nina, che subito tutto mi torna addosso e pesante.

E quel sorriso di Guido non riesco proprio ad accoglierlo.

 

- Azzurra! – mi richiama la voce di Guido, un po’ incerta, qui davanti a tutti, ed ecco che mi chiede di parlare in privato – credo che sia chiaro a tutti perché tu non riesci ad apprezzare come dovresti quest’offerta che avete ricevuto. Non solo per te stessa, non sei in grado nemmeno di essere felice per un tuo amico …

Ma come diavolo si permette di dire certe cose? Non…

- E non t’arrabbiare, ma pensa un solo secondo a quello che hai nella testa e vedrai che ho ragione.

Faccio tre profondi respiri e sì, forse Guido non ha tutti i torti, non solo non sto prendendo seriamente in considerazione come dovrei un’occasione come questa, ma non sono nemmeno contenta per Paolo, sono terrorizzata semplicemnte terrorrizata.

- Ed è colpa mia! – dice ancora Guido, e gli altri ormai trattengono il fiato, un po’ come me, ma che diavolo hai intenzione di fare.

- Perché nelle ultime settimane la tua vita è stata stravolta, un po’ per colpa mia, perché Lucia è mia figlia, ed ora lo so anche io, perché non voglio separarmi da lei e lei non vuole separarsi da me, e tu lo sai, e pensi che questa cosa sia proprio successa in un momento sbagliato, il più sbagliato di tutti probabilmente, o proprio il peggiore forse, sempre secondo te però. – continua lui sempre molto serio, mentre fa un passo, minuscolo verso di me.

- Io credo che questa cosa sia successa nel momento giusto.

Ed io spalanco gli occhi basita.

- E credo pure che tu debba accettare questa proposta e partire fra tre giorni.

La mia mascella sarebbe sul pavimento se non fosse anatomicamente trattenuta da pelle, ossa, muscoli e qualsiasi altra cosa ci sia sulla mia faccia.

Quando si avvicina ancora, cercando di prendermi una mano mi ritraggo offesa, di nuovo, e oltraggiata da queste sue parole, arrabbiata, semplicemente furiosa.

- Ed è così che tieni a tua figlia? È così che … che manifesti quello che dici di provare per me????

- Ti amo – dice serio, con il suo sguardo fisso nel mio, di fronte a tutti, e incurante di loro allo stesso tempo – ti amo da impazzire, e amo Lucia alla follia – dice afferrandomi ora la mano, ora che sono basita. – Ti amo abbastanza da capire quanto questa cosa sia importante, vi amo non avendo bisogno di un pezzo di carta che accerti che lei è mia figlia, è già mia, lo è qui… - dice portandosi la mano libera al cuore – ed io sono suo, lo sai, lo vedi quanto ci tiene a me.

- Ma ci lasci… ci lasci sempre… - dico piano, ma certa che lui, e chiunque qui dentro, mi abbia sentito.

- E chi l’ha detto? – dice lui ed io alzo la testa che avevo di nuovo abbassato – Non credo che tu possa affrontare quest’improvvisa trasferta così … hai bisogno certamente di due baby sitter, come pensi di poterti occupare anche di Lucia con così poco tempo per organizzarti? Noi, Davide ed io, veniamo con te, magari non so se troveremo posto proprio sul vostro stesso volo… ma non vi lascio, non vi lascio più.

- Nemmeno io! – dice Davide che è appena arrivato e si è messo di fronte al padre, mentre tiene per mano Lucia, che non sembra stia capendo molto di quello che sta succedendo ma sembra fidarsi ciecamente del fratello.

Perché sì, Davide è suo fratello, Guido è suo padre, e vogliono venire con noi in America ma…

- Non dire assurdità, come fareste a venire con noi? Davide ha la scuola, tu hai l’università… non dire cose che non…

- Smettila! – mi dice stringendo la mia mano, e tirandomi un po’ più vicino a lui – è estate e Davide non ha scuola, può portarsi benissimo i suoi libri, ed io appena parlato con il rettore Alfieri e ho chiesto un anno di aspettativa, dobbiamo solo formalizzare questa mia richiesta, ma lui ha già accettato. Non ti lascio… non vi lascio!

- …lasciamo! – precisa Davide stringendo la mano di Lucia.

- Mami? – mi chiede mia figlia con uno sguardo che dice tutto… tipo… che sta succedendo?

- Lulù, questa è una cosa da grandi, perché tu e Davide non andate a giocare ancora un po’ di fuori. – dice Guido chinandosi per arrivare alla sua altezza, capendo la mia momentanea inabilità a rispondere a questa semplicissima domanda.

Lei non sembra convinta inizialmente, poi incurante di tutto, si avvicina, gli posa un bacio sulle labbra, annuisce e scappa fuori, tirandosi dietro Davide.

 

[Paolo]

 

Ti prego Azzurra digli di sì. Anche se non ti ha chiesto niente, anzi proprio perché non ti ha chiesto niente, ti prego non chiudere la porta in faccia ad un uomo, che non mi sembra essere più la bestia che tu ricordi, e poi … dai… tua figlia lo adora!

Provo ad avvicinarmi a Nina, in questo momento di pausa creato dalla comparsa/scomparsa dei bambini, ma non appena mi avvicino lei si allontana di un passo.

Qualsiasi forse poteva esistere, sembra che adesso sia svanito nel nulla.

Mi concentro di nuovo su Guido e Azzurra, cercando di non pensare a Nina, ma il suo odore ormai mi sta incasinando il cervello.

 

[Azzurra]

 

- Non ti sto chiedendo di sposarmi, non ancora, voglio una possibilità Azzurra, voglio la possibilità di starvi accanto, quella che non ho colto 4 anni fa quando mi hai detto che eri incinta. Non sono quella persona, e oggi ti vedo, io ti vedo.

Le sue parole mi scuotono, profondamente, tanto quelle precedenti.

Alzo il viso per guardare i presenti, e tutti sembrano dirmi una sola con i loro sguardi, poi cerco gli occhi di Guido, ora così vicini ai miei.

- Ho paura… - gli dico piano.

- Anche io, da morire, ma so che ti amo, che credo nella donna che sei diventata, e mi sono profondamente innamorato di Lucia. Ho un’ottima carriera, un figlio splendido, e tutto quello che mi manca siete voi; non ci posso più stare senza di voi, ecco perché un anno di aspettativa, voglio restarvi vicino, in questi mesi e nei prossimi. Hai una grande occasione davanti a te, tu mi sei stata accanto quando è stato il mio momento, mi hai appoggiato quando sono partito per Berlino, ti sei fidata di me, ed io… sono partito, da solo, il più grande errore della mia vita, una carriera senza la mia famiglia è una prospettiva altamente desolante, ora permettimi di venire con te; perché tu sei sempre stata migliore di me, e so che non lasciaresti mai Lucia qui, permettimi di aiutarvi.

- E il riconoscimento?

- Ci sarà tempo, non ho fretta, credimi. Ho almeno un anno…

Mi ritraggo dalla sua stretta, cerco di rassicurarlo con lo sguardo, ho bisogno di un momento da sola, e lui mi confonde.

 

[Guido]

 

Devo lasciarle lo spazio che il suo sguardo mi sta implorando di concederle, quindi con una fatica infinita, faccio anche io un passo indietro e le lascio la mano.

Sembra ringraziarmi con un cenno del capo ed io le sorrido, pregando chiunque che lei si fidi di me, tanto da concedermi questa opportunità.

La vedo dirigersi verso il giardino del bar, e mi metto seduto, quasi cado sulla sedia, sento che qualcuno si sta sedendo accanto a me, e quando alzo lo sguardo scopro che è Paolo; che mi sorride, e sembra proprio che voglia incoraggiarmi.

Mi guardo intorno e noto immediatamente Nina che tenta di allontarsi da noi il più possibile.

Se Azzurra mi da un possibilità devo rifare un discorsetto con quella ragazza, anzi, le parlo in ogni caso.

- Eri sincero, e questo è stato evidente anche a lei, come a ognuno di noi, lei è innamorata di te, forse non è ancora capace di ammetterlo, ma quello che sente non lo può fuggire a lungo. Sii fiducioso.

- Ci provo, più che altro ora mi sento nudo.

- Capisco perfettamente, anch’io mi sento in mutande. Peccato Nina se ne freghi.

- Ha solo paura…

- Anche Azzurra!

- Manco avessimo nove teste di serpenti e un corpo di drago…

- … o una testa di leone e un serpente al posto della coda…

-… o tre teste di cani, e il nostro compito fosse quello di vigilare l’ingresso dell’inferno…

- Se avete finito di dire sciocchezze… - dice suor Angela sedendosi con noi – possiamo ragionare con calma, oppure all’inferno vi ci spedisco io.

Tutti e due smettiamo di ridere, e ci voltiamo verso la suora, cercando di restare seri.

- Per una volta che  voi due non vi comportate come dei cretini, e che mezzo ammettete i vostri sentimenti non è che quelle benedette ragazze devono cadere svenute ai vostri piedi…

- Nessuno dice questo…- prova a dire Paolo, ma sbagliando tutto, la suora non va interrotta, mai

- Paolo! – lo richiama anche suor Costanza che si unisce a noi.

Gli poso una mano sul braccio e scuoto la testa, sperando che recepisca il messaggio, ‘non interromperle’, soprattutto quando le suore sono queste due.

Lui annuisce un po’ sconsolato.

 

[Azzurra]

Quando esco, so già che non resterò sola a lungo, difatti poco dopo, Giulia si siede di fronte a me, e quando incrocio il suo sguardo, non vedo nulla di buono, difatti lei attacca subito in quarta.

- Azzurra basta scuse o paure, per quanto vuoi farti dominare dalla paura di amare, prima di provare a vivere quello che hai? Quanto deve soffrire la tua famiglia, prima che tu riesca ad accettarla? Perché è la tua famiglia, e tu la ami già. Ora, ascoltami, chiudi gli occhi, che cosa vedi?

- Lucia, Guido e Davide, che giocano a Central Park. – e dirlo è facile quanto vederlo in questo momento.

- Brava ragazza, ora sai che devi fare. – dice Giulia abbracciandomi forte.

 

[Paolo]

 

Mi ci mancava solo la filippica delle suore.

Meno male che Guido se  la sta sorbendo con me… strano… in così poco tempo, questo Guido è passato da bastardo senza cuore ad affidabile spalla, sviluppo interessante direi.

- … e poi Paolo, parliamoci chiaro, lei hai per caso detto di essere innamorato di lei? O che ti piace? O che t’interessa? O che forse avresti voglia di construire qualcosa con lei? – incalza ancora la temibile pinguina.

- Suor Angela… la prego, lo lasci stare… non credo che questi siano fatti nostri, soprattutto suoi. – dice Guido rimproverandola, e la faccia della suora è davvero buffa, accusa il colpo, ma sembra molto molto offesa.

- Maleducato… - borbotta infatti lei.

Quando Azzurra rientra al bar, e ci raggiunge al tavolo della cucina, ci ammutoliamo tutti.

 

[Guido]

 

E ora è finita, è il momento della verità, ed io me la sto facendo sotto.

Un bel calcio sullo stinco da Paolo ed io mi alzo in piedi, facendo un passo verso di lei.

Voglia e paura di incrociare il suo sguardo sono le sensazioni che mi fanno rimanere così, con gli occhi a fissare le sue mani…

Ah basta, Guido tira fuori le palle. Mi dico cercando di farmi forza, e alzo gli occhi per incrociare i suoi, se solo lo avessi fatto prima forse non avrei avuto così paura.

Mi guarda, come forse non mi ha mai guardato in questi giorni, nemmeno stanotte, mentre facevamo l’amore, ed era mia in quel momento, tremendamente mia, incredibilmente mia, certamente mia.

- Ho preso una decisione… - dice avvicinandosi a me – potete venire con noi. – conclude sempre seria nel tono della voce, ma con gli occhi illuminati.

- Bene, - dico facendo un ultimo passo e restando ora fermo davanti a lei - devo solo formalizzare l’aspettativa con Alfieri, prendere i biglietti aerei, preparare le valigie per me e per Davide, e basta credo.

- Secondo me ti stai dimenticando qualcosa. – dice lei prendendomi una mano, mentre io non capisco.

- Il passaporto ce l’abbiamo, anche Davide… - le dico io, mentre lei scuote la testa estremamente divertita.

Mi accarezza il viso, mentre si avvicina a me, fisso le sue labbra incantato come sempre, e non ci credo davvero, chiudo gli occhi, quando le sue labbra sfiorano le mie.

Mi sta davvero baciando davanti a tutti? Pare di sì, dagli oh nemmeno troppo velati che sento di sottofondo.

E quando vorrei di più, lei conclude questo bacio, posandomi un bacio a stampo sul mento, un gesto che faceva prima, quando dovevamo fermarci per qualsiasi motivo, un dolce ricordo, che diventa uno splendido presente.

Le sorrido incantato, quando lei prende la mia mano, e mi dice: - Dobbiamo parlare con Lucia, c’è qualcosa che è giusto che anche lei sappia.

Il mio sorriso ora è incontenibile, le prendo il viso tra le mani, e le poso un bacio a stampo sulle labbra, prima di dirle solo: - Grazie!!

E ci allontaniamo così dal bar, mano nella mano e con due facce da ebeti.

 

[Azzurra]

 

Ancora non ci credo, tutta l’ansia, tutta la paura, tutto il passato, adesso non pesa più come pesava prima, forse perché oggi ho visto Guido come non l’avevo mai visto o forse solo perché credo che valga più la pena provarci con lui, che vivere dentro la mia campana di vetro.

Usciamo in giardino insieme, ancora mano nella mano, per cercare Lucia.

- Chiamiamo anche Davide?

- Come vuoi tu, come pensi sia meglio.

 - No, non cominciamo così, che iniziamo malissimo professor Corsi… - lui mi guarda terrorizzato, ed io gli sorrido dolcemente – siamo una famiglia, quindi si fa come vogliamo noi… pensi che a Davide possa far piacere esserci?

- Credo di sì. – mi dice posandomi un bacio sulle labbra.

- Davide, Lucia, venite un momento qui per favore. – dice poi lui spingendomi verso la panchina di legno del bar.

Quando arrivano ci guardano curiosi, il mio Nano è più malizioso che curioso, mentre la mia bambina sembra un po’ confusa.

Oddio, come cavolo faccio a dirle che Guido è suo padre?

Come si affronta un discorso abilmente evitato per anni?

Lucia mi guarda confusa, mentre Davide si siede accanto a Guido, prendo in braccio la mia piccola luce e la faccio sedere sulle mie ginocchia.

- Amore… - dico spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

- Mami… - dice lei accarezzandomi il viso.

Con la coda dell’occhio vedo Guido e Davide sorridere.

- Ti devo dire una cosa importante… - dico fissandola negli occhi mentre lei diventa seria, e guarda spesso verso Guido e Davide, attiro di nuovo la sua attenzione su di me - … va tutto bene, è una cosa bella – le dico accarezzandole il viso – ti ricordi quando parlavamo del tuo papà?

Lei diventa seria, gli occhi le diventano lucidi, e lancia uno sguardo a Guido.

- E’ lontano… - dice annuendo – Lulù ha solo la mamma, come te avevi solo un papà, e come Tato che ha solo papà Guido.

Perché mia figlia ha questa memoria allucinante e questo cervello ipersviluppato???

- Lulù non ha un papà, è lontano… forse non mi vuole… bene… - dice in un soffio cominciando a piangere piano.

Vedo, sento e percepisco Guido che comincia ad innervosirsi sulla panchina, il mio Nano che è in assoluto un piccolo genio, gli poggia una mano sulla gamba.

- Non ho mai detto che il tuo papà non ti vuole bene, – dico asciugandole i lacrimoni, cercando di calmarla – ho detto che era lontano…

- Pecché è lontano? Pecché non vuole Lulù? Pecché Lulù è cattiva? – chiede ancora lei mentre l’agitazione aumenta sia in lei sia in Guido.

- Non è così… tu non sei cattiva. – le dico stringendola a me.

- E’ c….

- Lulù – dice Guido prendendola dalla mie ginocchia, e mettendola sulle sue, impedendomi di terminare la frase – il tuo papà si era perso, era lontano, e non trovava più la strada per tornare da te e dalla mamma. – dice Guido accarezzandole la testa, con gesti dolci e cadenzati.

- Ea? – chiede Lulù, che è davvero troppo troppo sveglia.

Guido mi lancia uno sguardo, la domanda è muta ma è chiara.

- Lulù la tua mamma ha trovato il tuo papà. – dice Davide intervenendo pure lui, mentre davanti a me, la nostra famiglia prende sempre più forma e colore.

Lei che si era accoccolata sul petto di Guido, si scostò stupita, piantando le mani sul petto di lui e fissandomi, con la bocca deliziosamente aperta.

Lei annuisce semplicemente.

- Lucia… - le dice Guido attirando la sua attenzione – sono io il tuo papà.

Lei è ferma, con la bocca spalancata, mentre Guido le continua a parlare dolcemente, allentando però la presa.

Leggo solo ora sul suo viso la paura di un rifiuto.

- Mi dispiace di essere stato via per tutto questo tempo, io ho fatto degli sbagli, sono stato cattivo… - dice lui ancora cercando di smuoverla da quel così tanto innaturale stupore.

- Oh papi… - dice lei gettandogli le braccia al collo e stringendosi a lui.

Mentre Davide ed io tiriamo, in contemporanea, un sospiro di sollievo.

- Gazie mami… - dice lei staccandosi da Guido, - hai trovato il mio papà!! – dice dandomi un bacione, e tornando a stringersi al collo di suo padre.

Faccio un segno a Davide, chiedendogli di sedersi accanto a me, lo stringo in un abbraccio mentre tutti e due ci asciughiamo una lacrima che è scappata al nostro controllo.

- Tato… - urla ancora Lucia sbracciandosi verso Davide – siamo fatelli, se la vuoi ti pesto la mia mamma… è bava sa. – gli dice ancora lei, come se gli stesse vendendo uno dei suoi giocattoli preferiti.

- Oh grazie piccola, - dice lui sporgendosi verso Lulù e accarezzandole la testa, - so che Azzurra è una grande mamma.

Guardo stupita il mio Nano, che si stringe ancora di più a me, mentre ormai non sono più in grado di trattenere le lacrime.

 

[Guido]

 

Già la reazione di Lucia, ha fortemente minato il mio autocontrollo, ora vedere Davide e Azzurra, di nuovo insieme, così pazzeschissimamente felici, mi fa luccicare pericolosamente gli occhi.

- Papi – dice Lucia, battendo la mano sul mio viso – hai visto che belli? – dice indicando la madre e Davide.

- Sono bellissimi, amore. – dico stringendola a me, e avvicinandoci ai due, stringendo anche loro nel nostro abbraccio; Lucia si sporge per raggiungere Azzurra e Davide, mentre passo un braccio attorno alle spalle di Azzurra, che con gli occhi lucidi si volta verso di me, e mi fa cenno di avvicinarmi ancora di più, le porgo l’orecchio per sentire cosa ha da dirmi.

- Sono innamorata di te, stupido testone, grazie per non aver mollato con me. – sorrido alla sua dichiarazione, mentre il mio cuore fa le capriole dalla gioia.

- Grazie a te – dico sfiorandole le labbra con un castissimo e dolcissimo bacio, - per la famiglia che mi hai regalato.

E restiamo ancora un po’ così, stretti l’uno all’altro, felici di esserci ritrovati.

 

Un passo avanti e tu 
Un passo avanti e noi, noi, noi


 

[Nina]

 

Come sono belli finalmente tutti insieme.

Penso mentre sbircio dalla finistra, la famiglia Corsi e Leonardi.

Sono davvero felice per loro, per questa famiglia che si è ritrovata per questo amore che non si è arreso e…

Paolo…

Che cosa diavolo voleva dire prima? Perché adesso guarda Azzurra e Guido felici insieme e sorride complice con suor Angela?

Tutto questo non ha senso, e più ci penso a quello che potrebbe significare e meno voglio pensarci.

Sono contenta che Azzurra e Paolo abbiano avuto questa opportunità, come sono contenta che Guido abbia trovato il coraggio e si sia di nuovo dichiarato a lei, che parta con lei, Lucia e Davide per questa trasferta americana, ma IO non voglio stare qui un minuto di più, non oggi, non con tutta questa gioia, che fa a cazzotti con quello che sento nel cuore.

Mi chiudo in camera mia, per preparare una borsa veloce, me ne vado a Milano per qualche giorno, almeno fino a quando non sono partiti tutti. Tanto con il caos della partenza e della neo famiglia Corsi-Leonardi, dubito che qualcuno si renderà conto della mia assenza.

Toc Toc

Ho decisamente pensato troppo positivamente, ma non c’è Giulia che tenga, ormai ho deciso, me ne vado.

- Giulia sparisci per favore, non ho voglia di parlarne. – dico rivolta alla porta chiusa, mentre non smetto di fare la mia valigia.

Quando sento la porta aprirsi mi volto imbufalita.

- Non sono Giulia! – dice Guido alzando le mani.

Ma come non era in giardino poco fa?!

- Quindi entri lo stesso? – dico inviperita, dalla sua insistenza.

- Beh sì! – dice lui chiudendo la porta, e sedendosi sul mio letto, accanto alla mia valigia.

- Non ho voglia di parlare.

- Chi ti chiede di parlare, ascoltami, ascoltami e basta.

- Non mi…

- Nina, per favore, stai zitta. – dice deciso e serio – Già una volta ti ho detto quanto non sia sempre utile mettere davanti alle questioni di cuore la carriera…

- Sei fuoristrada…

- Può darsi… ma visto quanto ti sei data da fare in questi anni, credo che tu possa chiedere delle lunghe ferie al tuo studio legale, e venire con noi in America.

- Cosa??? Perché dovrei?

- Per Paolo per esempio.

- Non ha bisogno di me.

- Non sai quello che stai dicendo, quello che ti ha detto oggi…

- Quello che ha detto oggi non significa niente!

- Nina, fermati un momento, e ascolta il tuo cuore. Quello che vuole, quello che sente… quello che stai facendo – dice indicando la valigia – è una bambinata. Stai scappando, senza nemmeno averlo ascoltato.

- Non lo voglio sentire… - dico sedendomi accanto a lui, con ancora una maglietta in mano.

- Perché hai così tanta paura di lui?

- Perché ne sono innamorata, e non è giusto, lui non è quello giusto per me, siamo diversi, facciamo lavori diversi, e stiamo entrmabi troppo impulsivi e schietti per costruire qualcosa di … possibile.

- Stai dicendo solo delle assurdità e solo perché hai paura.

- Può darsi, anzi, è fottutamente vero, ho una paura assurda, di aprirmi di nuovo, di fidarmi di nuovo, di un uomo che è perennemente circondato da donne splendide… non voglio essere il suo passatempo, ne uscirei così male.

- …ma cosa ne sai… - dice lui accarezzandomi la testa.

- Guido, - dico alzando la testa e fissandolo negli occhi – ti prego, ti prego, capisco la tua infinita gioia, e la voglia di vedere gioia e felicità ovunque, ma ti prego lasciami andare. – dico alzandomi e chiudendo la mia borsa.

Rimane ancora seduto sul letto.

Mi inginocchio davanti a lui.

- E’ vero, sto scappando come una vigliacca, e forse hai ragione tu, non deve per forza finire male, ma se sarà, sarà no?! Tornerà prima o poi, potremmo riparlarne magari fra qualche mese. Per favore, - dico prendendo le sue mani tra le mie – non dire a nessuno che me ne sto andando… dammi un po’ di vantaggio.

- Dove vai? – mi chiede lui serio.

- A Milano, sto qualche giorno, il tempo che partite.

- Stai sbagliando. – mi ripete ancora lui serio come non mai.

- Può darsi, ma non so e non voglio fare altro al momento.

Lo vedo annuire stanco, ci rialziamo entrambi in piedi, ed io gli poso un bacio sulla guancia.

- Grazie. – gli dico quando sono già sulla porta, prima di chiudermi la porta alle spalle.

 

Guido Corsi è una gran bella persona, quasi quattro anni passati ad odiarlo mi hanno sfibrato, sono davvero contenta di saperlo di nuovo con Azzura… mi era mancato il prof.

 

[Guido]

- Ma dov’è? – dice per la settima volta Paolo a suor Angela, dopo aver fatto per quattro volte il giro del convento e del convitto, comprese le zone femminili.

- Paolo, non lo so – gli ripete per l’ennesima volta suor Angela, mentre Giulia e Azzurra si guardano un po’ preoccupate per Nina, e un po’ divertite dalla reazione di Paolo.

Beh, direi che le ho concesso un vantaggio più che sufficiente.

- E’ andata a Milano. – dico attirando l’attenzione di tutti su di me. – Voleva stare un po’ da sola. – dico ancora mentre tutti mi guardano stupiti, la mia donna più di tutti.

- Volevo parlarle, l’avevo vista molto tesa prima, e… beh diciamo che Nina ed io siamo molto simili a volte. – dico un po’ imbarazzato, grattandomi il testone.

- Ha due ore di vantaggio, vai! – dico fissando solo Paolo.

Lui mi sorride, afferra la sua giacca, e scappa volando fuori dal bar.

 

Azzurra mi fissa.

- Nessuno sarebbe riuscito a fermarla, mi aveva chiesto un po’ di vantaggio, e due ore sono un signor vantaggio.

Si alza dalla sedia, si avvicina a me, sul volto un espressione indecifrabile.

E comincio a pensare che ho appena rovinato tutto…

Mi getta le braccia al collo e mi bacia sulle labbra.

- Sei stato grande prof! – dice prima di tornare a baciarmi.

 

per te cammino, per te respiro 
per questo amore vivo io senza te 
io senza te, non ho più voglia di ridere 

 















NDA

Eccoci qui, con l'ultimo vero capitolo di questa storia, manca solo l'epilogo, e forse ci sarà qualche altra Missing Moments, io non parlo più, vorrei davvero sapere cosa ne pensate voi...


Grazie a chi legge, chi segue questa storia, chi la ricorda, e chi la preferisce.


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Capitolo 32
*** Epilogo ***


Un Passo Indietro


Un passo indietro

 

 

Ogni giorno racconto la favola mia 
La racconto ogni giorno, chiunque tu sia… 
E mi vesto di sogno per darti se vuoi, 
L'illusione di un bimbo che gioca agli eroi! 
Queste luci impazzite si accendono e tu 
Cambi faccia ogni sera, ma sei sempre tu… 
Sei quell'uomo che viene a cercare l'oblio, 
La poesia che ti vendo, di cui sono il dio! 
Dietro questa maschera, c'è un uomo e tu lo sai! 
L'uomo di una strada che è la stessa che tu fai. 
E mi trucco perché la vita mia, 
non mi riconosca e vada via… 
Batte il cuore ed ogni giorno è una esperienza in più… 
La mia vita è nella stessa direzione, tu… 
E mi vesto da re perché tu sia, 
tu sia il re di una notte di magia!!! 
Con un gesto trasformo la nuda realtà, 
Poche stelle di carta il tuo cielo ecco qua! 
Ed inventa te stesso la musica mia… 
E dimentichi il mondo con la sua follia! 
Tutto quello che c'è fuori rimane dov'è, 
Tu sorridi, tu canti, tu piangi con me… 
Forse torni bambino e una lacrima va 
Sopra questo costume che a pelle mi sta! 
Dietro questa maschera c'è un uomo e tu lo sai! 
Con le gioie le amarezze ed i problemi suoi… 
e mi trucco perché la vita mia, 
non mi riconosca e vada via… 
Batte il cuore ed ogni giorno è una esperienza in più… 
La mia vita è nella stessa direzione… Tu! 
E mi vesto da re perché tu sia, 
Tu sia il re di una notte di magia! 
Dietro questa maschera lo sai ci sono io.. 
Sono io soltanto io! 
Quel che cerco, quel che voglio, lo sa solo Dio …
 
E lo sa soltanto Dio! 
Ed ogni volta nascerò. 
Ed ogni volta morirò. 
Per questa favola che è mia! 
Vieni ti porto nella favola mia!!!


Credo che ormai sia chiaro a tutti chi sono...

Mi chiamo Lucia Corsi Leonardi ed ho 17 anni.

Forse vi chiederete perché fare un salto indietro così lungo, parliamo di 14 anni fa, e per certi aspetti anche molto doloroso?

Forse è meglio che io faccia un po’ meglio le presentazioni…

Mi chiamo Lucia Corsi Leonardi ed ho 17 anni, quasi  18.

Studio al Liceo Classico e pratico la scherma da molti anni, come mio padre prima di me, la mia specialità è il fioretto, e da poco sono stata convocata dalla nazionale italiana di scherma.

 

Come vi dicevo, tra meno di un mese compirò 18 anni, e fra tre mesi mio fratello Davide si sposa

non credo che questo matrimonio sia di pubblico interesse

SHHHHHHHHH!

Ed io… ho avuto voglia di restare ancora un po’ bambina, e più precisamente di tornare al punto zero… oh non il mio punto zero, che credete, quello della mia famiglia...

Avevo voglio di ripercorrere quella serie di sfortunati eventi che mi hanno portato ad essere la persona che sono oggi.

 

Sarò sincera, non ho memoria della mia vita senza mio padre, perché sono stata maledettamente fortunata a ritrovarlo così presto,

 Lo confermo, e sottoscrivo pure io

so  che c’è stato un tempo in cui papà e Davide non vivevano con noi, un tempo in cui mia madre temeva mio padre, un tempo in cui mia madre… temeva l’amore.

Quel tempo è cessato presto, fortunatamente, ricordo quando

 Non è vero, aveva tre anni, come poteva ricordarsi quella data?!

Insomma… era il 2 luglio 2017, mio padre prese un aereo, e quando tornammo dalla vacanza più lunga della mia vita

Facile avevi tre anni

vivevamo tutti e quattro insieme a Roma, l’appartamento mio e di mamma era stato integrato dall’acquisto della casa sotto la nostra e con un po’ di lavori avevamo un attico mansardato per quattro nel cuore di Roma.

MA

MA

Azzurra e Guido non si sono sposati tanto presto.

Puoi anche dire mamma e papà!! Ormai hai chiarito chi sei…

La smetti di intrometterti nel mio diario?!

No!

Ricordatevi, non sempre avere un fratello maggiore può essere piacevole.

Ricordatevi, non sempre essere il primo figlio (tra l’altro non naturale, ma sono dettagli, come dicono mamma e papà), maggiore di tre femmine è piacevole.

Non è mai piacevole…

Stai confondendo tutti, smettila!!

Va bene, farò pochi interventi e tutti mirati e pertinenti!!

Certo che alcune volte parli proprio come papà eh?! Noioso!!

Disse la figlia prediletta.

Bugiardo, sei il suo unico maschio, ed ora basta…. Chi ci legge di certo si starà confendendo… gli hai appena detto che abbiamo 2 sorelle…

Vai, continua, io sono qui, buono buono…

Grazie! Dicevo… ma…

Rullo di tamburi, suspence alle stelle, chi sarà l’assassino?!

Certo che sei scemo eh?! Io ancora mi chiedo come quella poverina possa sposarti!!!

È più scema di me, evidentemente, ed ha più buongusto di te, ora per favore, il mio matrimonio non interessa a nessuno, vai avanti…

Probabilmente mio fratello ha ragione, quindi partiamo con ordine…

E qui, l’unico neurone vivo di mia sorella si è incastrato… Quando siamo tornati dall’America…

Ah, giusto, quando siamo tornati dall’America, papà e il cretino qui presente, sono venuti a vivere a Roma, la casa è stata presto allargata, e papà dopo attente e accorate discusionni con zia Nina, ha lasciato la vita accademica per tornare ad esercitare, lui e Nina hanno aperto uno studio legale, che tuttora è uno dei più rinomati di Roma.

Brava, chiarissima, e zia Nina e zio Paolo?

Sono venuti con noi in America ovviamente... Dici che non lo sapevano?

Ovviamente non lo sapevano!! Ed erano divertentissimi, passavano dalla dolce tenere coppietta, al tirarsi addosso una valanga di insulti, le scene al quel punto erano comiche, papà copriva le orecchie a me, mentre io le coprivo a Lucia.

Questa cosa non me la ricordo…

Avevi sempre tre anni.

Giusto, come dicevamo, la mamma e il papà non si sono sposati subito…

No, non si sono sposati per molti anni, e non per mancanza di richieste, ma per una netta e ferrea presa di posizione della mamma.

Che non fu nemmeno troppo spalleggiata dagli amici, insomma, stavano insieme da un anno quando avevano deciso di sposarsi anche Paolo e Nina, ricordo vagamente le urla anch’io.

Già, non fu una splendida serata, detto ciò… proseguiamo…

Va bene, il giorno del matrimonio di Paolo e Nina, dove io portavo le fedi su un cuscino, e mamma e papà facevano i testimoni; la mamma stese papà con un’altra bella notizia…

Rullo di tamburi.

(Idiota) La mamma era incinta, e aveva deciso di smettere di fare la modella, per dedicarsi al ristorante, e coltivare una passione nata negli anni passati nel mondo della moda, aprire una sua piccola Scuola-Agenzia per modelle, la sua teoria è che non tutti sono consapevoli della loro vera bellezza.

Stai perdendo il filo…

Giusto, quando è nata Francesca io avevo 5 anni e tu 15, e i nostri genitori non erano ancora sposati. Papà era l’uomo più felice del mondo, anche se cominicava a capire la sua minoranza in famiglia.

Spesso e volentieri diceva: - mi sembra di essere tornato a vivere al Convento degli angeli… e come dargli torto, pensavo io, che fortunatamente quando è nata Paola (nome che ha mandato zio Paolo in un brodo di giuggiole), studiavo già a Milano, lasciando mio padre solo, con tutte le nostre donne.

Ricordo serate passate a imprecare contro - quell’ingrato di mio figlio, mi abbandona così…

Già… è la vita…

C’è da dire che anche la mamma, ha preso la tua decisione di sposarti così presto come un piccolo affronto a lei.

Oh no, la mamma lo sa, lo sa meglio di tutti… forse a chi legge questo nostro momento di follia, può sembrare strano che io mi rivolga ad Azzurra come a mia madre, ma non è così, vi assicuro che non è così. Manuela è mia madre, ed ha un posto tutto speciale nel mio cuore, ma Azzurra è diventata mia madre giorno dopo giorno, accompagnandomi, curandomi, e anche rimproverandomi; non potrei viverla diversamente…

Oh Dado!

Stai piangendo??? Che ho fatto di male per avere una sorella così sentimentale?

Oh smettila non sono sentimentale, è che siete così belli!

Ah lasciamo perdere!!

È diventato tutto rosso!! Hihihi!

Volevamo fare un passo indietro, tornare alle origini della nostra storia come famiglia, per prepararci entrambi per fare quei passi avanti, che la vita ci richiede. E siamo pronti… siamo pronti?

Siamo pronti!

Siamo pronti, perché qualsiasi cosa succeda, qualsiasi strada noi percorreremo, qualsiasi ostacolo incontreremo… noi siamo una famiglia, e con questa nostra, grossa, e pazzeschissima famiglia alle spalle, il futuro ci fa un po’ meno paura.

Ora piangi tu?

Mi sono solo leggermente commosso, sei maledettamente brava con le parole, e penso sempre che tu debba valutare la possibilità di fare legge.

Oh, questo è un altro discorso…

 

- Davide, Lucia muovetevi che stiamo facendo tardi.

 

Quello che volevamo dirvi, ve lo abbiamo detto…

Grazie per aver ascoltato la nostra storia.

Grazie per averla apprezzata.

Grazie per aver sofferto e pianto con noi.

Grazie per i sorrisi che avete fatto con noi, e anche per quelli che invece vi abbiamo strappato.

Grazie di esserci stati.












NDA

Ci siamo, è finita, il sipario si chiude su questo piccolo piccolo momento familiare.
Abbiamo fatto Un Passo Indietro, abbiamo scoperto tutta la storia... il resto sono solo Attimi, che verranno inseriti nella serie, come  One Shot o Raccolta di Flashfic, Missing Moments per non mandare ancora via i nostri amati protagonisti.
Avete qualche dubbio? Curiosità?

Ora mi unisco ai miei protagonisti nel ringraziare tutti voi, che avete letto, seguito e apprezzato questa storia, grazie davvero mille grazie, per esservi emozionati con me e anche un po' innamorati, perché no?
Spero di risentirvi ancora.

Con infinita gratitudine
Lisbeth


Note:
Di seguito elencherò tutte le canzoni citate nei vari capitoli, alcune volte le ho inserite nelle mie note, ma non sempre, mi sembra però rendere un più che doveroso omaggio a tutta la splendida musica che mi aiutato-ispirato-accompagnato durante la scrittura di questa storia.

Un passo alla volta - Senza Fiato (Negramaro
feat Dolores O'Riordan); E ruberò per te la luna (Negramaro)
Un desiderio - E ruberò per te la luna (Negramaro)
E tra le mani aria stringi - Un passo indietro (Negramaro)
Ritrovarmi ancora fiera di lei - Il maestro (Renato Zero)
E' morta la regina! Lunga vita alla regina - Il coraggio delle idee (Renato Zero)
Alla deriva - Senza Fiato (Negramaro feat Dolores O'Riordan); Il mare calmo della sera (Andrea Bocelli)
Famiglia - La voce del silenzio (Mina)
Il senso di me - Babbino caro (Gianna Nannini)
Quante cose che non sai di me - Gli ostacoli del cuore (Elisa feat Ligabue)
Meravigliosa Paura - Meravigliosa creatura (Gianna Nannini)
Show Yourself - Innuendo (Queen)
Se non avessi conosciuto te - Ecco (Niccolo Fabi)
Venezia - Accade (Renato Zero)
Devi stare molto calmo - Molto calmo (Neffa)
Preparativi Movimentati I - Equilibrio instabile (Stadio); Il Jolly (Renato Zero)
Preparativi Movimentati II - Apri la bocca e fai fuoco  (Fiorella Mannoia); Sorprendimi (Stadio)
Diamo inizio alla festa - Le radici ca tieni (Sud Sound System)
Esigo una spiegazione - S'i fosse foco (Fabrizio De André)
Le paure che hai - Ballando al buio (Stadio)
Chi sei - Non è tempo per noi (Ligabue); Il tempo non torna più (Fiorella Mannoia)
Un po' più di te e un po' meno di noi - Quello che non ho (Fabrizio De André)
Mio fratello è figlio unico - Mio fratello è figlio unico (Rino Gaetano)
So call me, maybe - Call me maybe (Carly Rae Jepsen)
Ti racconto una storia - Radici (Francesco Guccini)
Il segheto dei segheti - Il segreto (Stadio)
I tuoi calci fanno male - Niente da capire (Francesco De Gregori)
Balla il mistero - Balla balla ballerino (Lucio Dalla)
Non puoi scappare per sempre - Melodramma (Andrea Bocelli); Io per lei (Pino Daniele)
Il giorno come sempre sarà - L'anima vola (Elisa); Impressioni di settembre (PFM); Il mio mondo (Umberto Bindi); Mille passi (Chiara feat Fiorella Mannoia); Qualche splendido giorno (Modena City Ramblers)
Io senza te -  Un passo indietro (Negramaro); Io senza te (Gianna Nannini)
Epilogo - La favola mia (Renato Zero)





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