La caduta

di AxXx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Oscurità ***
Capitolo 2: *** Nuova vita ***
Capitolo 3: *** Eva ***
Capitolo 4: *** Fuga ***



Capitolo 1
*** Oscurità ***


Oscurità

 

 

 

 

 

Nessuno meglio di Adam Phoenix conosce l'oscurità.

Lui è nato nell'oscurità.

Due anni prima della sua nascita il mondo, sconvolto dai terribili attacchi della C.A.O.S. Fu costretto a misure di emergenza per fronteggiare i terroristi. Nonostante i terribili sforzi e i continui combattimenti nulla impedì a quei criminali di mettere le mani su venti ordigni nucleari all'idrogeno destinati allo smantellamento.

Questo lui lo sapeva solo nelle storie di sua zia.

Lui, infatti, non era mai stato in superficie.

Era nato sottoterra, dove i suoi genitori erano morti dopo averlo dato alla luce... o meglio, al buio.

All'esterno, le continue tempeste radioattive e l'inverno nucleare che ne conseguì, impedivano alle forme di vita, di sopravvivere. Chi usciva veniva investito da una quantità tale di radiazioni che, spesso, lo si poteva veder sciogliere sul posto.

Adam, però, non era mai uscito.

Viveva insieme allo zio Jonas e zia Betty Ann nei profondi sotterranei di uno stabilimento petrolifero a sud di Dallas nel centro sud degli Stati Uniti d'america.

Lui, del mondo, sapeva solo di trovarsi a circa ottanta metri sottoterra, dove, in un dedalo di gallerie e corridoi in metallo arrugginito, lui e i suoi unici parenti, avevano creato una nuova casa.

All'esterno, in California, dicevano che ce n'erano altri di suoi familiari: sua sorella maggiore, che avrebbe dovuto avere circa trent'anni e i suoi zii materni.

Ma lui non ne sapeva niente e, per quel che poteva immaginare, era probabile che fossero morti.

Suo zio lavorava in quello stabilimento e fu solo grazie a lui che trovarono il magazzino dove si trovavano le scorte di cibo. Teoricamente avrebbero dovuto durare solo un anno per cento persone, ma per sole cinque persone, bastavano ed avanzavano per vent'anni e più. Considerato, poi, che due erano morte, non ci sarebbero stati problemi.

Erano passati circa vent'anni dalla nascita di Adam e più o meno venti due da quando era iniziato l'olocausto nucleare.

 

 

 

 

Adam si guardò allo specchio della sua stanza da letto.

O meglio il cubicolo che faceva da stanza da letto: una fossa nera per i bisogni che dio solo sapeva dove finiva, un materasso vecchissimo e mezzo sfasciato che fungeva da letto, un paio di assi di legno che facevano da comodino e la sua attrezzatura da lavoro.

Il suo riflesso,ormai era uno dei pochi amici con cui parlava: un viso leggermente squadrato, pallido, con una leggera barba che gli oscurava il viso. Gli occhi azzurri erano, ormai abituati all'oscurità e non erano più spiritati da almeno un paio di anni.

I capelli bruni corti, attentamente tagliati gli davano un aspetto abbastanza curato, ma tutto sommato poteva tagliarseli meglio. Il corpo muscoloso per i lavori di ingegneria e per l'estrazione manuale del petrolio per continuare a muovere il loro generatore, era talmente pallido che si potevano vedere le vene sottopelle.

'Sembro un morto...' Pensò il ragazzo scutendo la testa e raccogliendo la sua roba.

"A lavoro, avanti." Ordinò al suo riflesso prima di voltarsi e avviarsi lungo lo stretto cunicolo di pietra che portava nella parte centrale del pozzo.

Dopo pochi minuti raggiunse un ampio strapiombo nella roccia separato dal resto del corridoio da una ringhiera di metallo, ormai arrugginita.

In fondo ad esso c'era un materiale simile a pongo ggrigio liquefatto che suo zio stava tirando su a fatica con un secchio aiutato dalla fioca luce delle lampade a benzina fissate alle pareti.

Jonas era di corporatura robusta, dovuta agli anni passati nell'esercito, prima di ritirarsi e lavorare come libero professionista nei pozzi di petrolio. Il viso era molto più magro e triangolare di quello del nipote, i capelli e la barba erano bianchi e anche la sua pelle era scarna e pallida.

"Ehi, figliolo!" Lo saluto cordialmente l'uomo, mentre tirava su il secchio a fatica.

"Potevi aspettarmi, non ho mica fatto tardi." Rispose scherzoasamente Adam aiutandolo ad issare il secchio per gli ultimi due metri.

"Avanti facciamone un altro."

"Dopo, figliolo." Lo interruppe il più anziano con l'aria improvvisamente seria.

Il ragazzo si fermò e osservò lo zio preoccupato. Conosceva bene quello sguardo: l'aveva usato solo una volta, dieci anni prima, per dirgli la verità e che non erano loro i suoi genitori, ma che quelli veri erano morti alla sua nascita. Quello era lo sguardo che significava: 'devo farti un discorso di importanza vitale.'

Adam attese due minuti, mentre suo zio continuava a fissarlo con la mascella serrata e lo sguardo fisso, mentre un tombale silenzio si propagava in quella fossa buia e oscura.

Poi, alla fine, Zio Jonas parlò.

"Ho deciso di ritentare: andrò in superficie."

A quelle parole il cervello del giovane ebbe una reazione istintiva: afferrò l'uomo per la camicia e lo tirò a se con rabbia.

"Zio! Sei impazzito!? Lassù ci sono le radiazioni! Morirai appena farai il primo passo!" Urlò shocato.

"Toglimo le mani di dosso, ragazzo!" Rispose l'altro prontamente. Con un rapido movimento si liberò della presa del nipote e, usando una delle mosse di autodifesa che aveva imparato nelle forze armate, lo immobilizzò a terra.

Mark tentò di divincolarsi, ma la presa dello zio era ferrea, impossibile da sfuggi rgli.

"Calmati, ora!" Ordinò il più anziano con calma.

Adam ubbidì e si fermò respirando profondamente, mentre il cuore rallentava le sue pulsazione e il respiro tornava normale.

"Io andrò lassù, in superficie. Le radiazioni si dovrebbero essere diradate almeno un po'... dovremmo vedere se ci sono altri sopravvissuti." Spiegò tranquillamente l'uomo, pronto a respingere altre mosse del nipote.

I due si guardarono, sfidandosi per alcuni interminabili secondi, ma nessuno dei loro accennò a muoversi.

"Va' bene!" Rispose, alla fine, Adam, esasperato. Sapeva bene che suo zio era troppo testardo per rinunciare.

"Ma io vengo con te... e non provare a dirmi di no!" Aggiunse subito il giovane, prima che zio Jonas potesse obbiettare.

 

 

Zia Betty Ann non fu per niente contenta quando le fu comunicata la notizia: obbiettò in tutti i modi possibili, affermando che era troppo pericoloso e che avevano ancora abbastanza scorte da sopravvivere ben più di cinque anni e che, quindi, non era necessario arrischiarsi all'esterno.

Tuttavia, nonostante le sue proteste, non riuscì a far desistere i due dal loro intento che, a quel che diceva l'orologio di Jonas, si ritrovarono alla scala che portava all'esterno alle ora 16.12.

Mark osservò la il corridoio che suo padre aveva liberato undici anni prima dai detriti dovuti all'esplosione per poter uscire. Sfortunatamente era morto appena mise il naso fuori intossicato dalle radiazioni.

'Quattro anni di lavoro per liberare questo passaggio... e sei morto in meno di un secondo.' Pensò tristemente Adam osservando il metallo arrugginito dei tubi che affiancavano il corridoio.

Sia lui che suo zio indossavano due pesanti giacconi, cappelli, una maschera sul viso e due pantaloni sovrapposti.

Era ovvio che non li avrebbero protetti dalle radiazioni, ma avrebbero comunque protetto i due per pochi, ma preziosi secondi.

"Ricorda... se il rilevatore mostra un livello di radioattività troppo elevata corriamo di nuovo dentro e non ci fermiamo per nessuna ragione, capito?" Gli raccomandò suo zio guardandolo dritto negli occhi per dare enfasi alle sue parole.

"Sì... ho capito..." Sussurrò Adam con i nervi a fior di pelle.

Il ragazzo sentì la paura montare, mentre l'adrenalina gli riempiva il corpo facendo accelerare il cuore e, di conseguenza lo scorrere del sangue.

I due osservarono la scala che portava di sopra con apprensione, muovendo ogni passo con attenzione maniacale, quasi temendo di attivare una trappola.

Zio Jonas teneva in mano una specie di scatoletta gialla che contnuava ad emettere un bip ad intervalli regolari.

"Se il suono aumenta di velocità, significa che le radiazioni aumentano." Spiegò l'uomo squotendola davanti al giovane.

Salirono le scale lentamente, venti metri in più di due minuti per assicurarsi che non ci fossero pericolo, fino ad arrivare alla porta.

"Fin qui niente... ora viene la parte pericolosa..." Sussurrò Zio Jonas aprendo cautamente la porta di metallo.

Piano, con delicatezza, l'anziano uomo aprì uno spiraglio e subito il rilevatore aumentò leggermente la velocità di emissione. I due rimasero con il fiato sospeso per una decina di secondi, fino a che Jonas non spalancò la porta con un colpo secco.

Adam sobbalzò saltando due gradini all'indietro, pronto alla fuga, ma l'apparecchio non aumentò molto la velocità di emissione del suono e le lancette non raggiunsero la soglia critica.

"Ci sono molte radiazioni, ma non dovrebbero essere così forti da ucciderci... se rimaniamo coperti dovremmo sopravvivere." Disse suo Zio arrischiando qualche passo all'esterno.

Appena usciti si ritrovarono all'interno di una grande costruzione di metallo simile ad un hangar con decine di macchinari per lo stoccaggio del petrolio e la sua conversione in benzina.

Adam osservò con curiosità quei macchinari, mentre si muoveva cautamente insieme a suo zio tra quegli ammassi di metallo che non si muovevano da qualche decennio.

"Prima lavoravo qui... coordinavo gli operai che stoccavano il petrolio per mandarlo in tutta l'america." Spiegò lui, avanzando verso una porta abbattuta, dalla quale si intravedeva l'esterno.

Per la prima volta dalla sua nascita vedeva il mondo esterno.

Il desolato panorma di un mondo desertico martoriato dalle radiazioni e dalle esplosioni nucleari. Gli edifici vuoti, bruciati intorno a lui erano carcasse di un luogo che un tempo era ricco. Arbusti, dall'aria contorta crescevano qua e la, senza ordine o controllo, con i loro rami tozzi e contorti, come mani scheletriche pronte ad afferrare i malcapitati.

Il cielo era una massa compatta di nubi grigie e arancioni che impedivano la visuale di qualsiasi cosa ci fosse oltre di esse; solo dalla poca luce si intuiva che fosse giorno.

Questo intristì non poco Adam: lui sperava davvero di poter ammirare quello che sua zia aveva definito lo 'spettacolo folgorante del sole', ma quelle nubi non erano ciò che il giovane si era aspettato.

Setacciarono tutto lo stabilimento, ma non c'era anima viva; non che si aspettassero di trovare qualcuno: probabilmente chi lavorava lì era fuggito.

Dopo diversi minuti raggiunsero un garage, sotto l'edificio di controllo centrale, dove trovarono un vecchio furgone che sembrava ancora in buone condizioni.

"Con questo dovremmo riuscire ad andarcene. Tu occupati di ripararla, io controllo se c'è qualcos'altro e avverto Betty." Ordinò zio Jonas avviandosi verso la parte più interna dell'edificio.

Adam si mise subito a lavoro alzando il cofano della macchina che proteggeva il motore.

"La batteria c'è... sembra ancora funzionante. L'olio... possiamo usare quello che abbiamo, quello che è qui sembra un po' vecchiotto. Manca la benzina, ma possiamo aggiungerla noi... ovvio... manca l'acqua, probabilmente evaporata." Disse, elencando i problemi a bassa voce per avere un quadro completo della situazione.

Ringraziò mentalmente zio Jonas che era un bravo meccanico e gli aveva insegnato a riparare praticamente ogni cosa.

Il motore non era messo male, ma sembrava che le parti più importanti fossero ancora intatte, nonostante i decenni di inutilizzo.

'Avrà senz'altro bisogno di riparazioni, ma entro domani, io e zio Jonas, la faremo ripartire.' Si disse fiducioso il giovane, ricollegando un paio di cavi alla batteria.

Il lavoro da fare era parecchio, ma negli anni, Adam aveva imparato che la pazienza era la migliore alleata nei guasti: tutto si poteva rompere e se si agiva di fretta, si rischiava solo di peggiorare le cose.

Ecco perché bisognava mantenere la calma e mettere ogni energia, e tutta l'attenzione necessaria, nel risolvimento di ogni singolo problema, in modo che, una volta sistemato il tutto, non ci fossero altri intoppi.

Mentre risistemeva alcuni punti del condotto di collegamento tra il serbatoio e il contenitore del liquido di raffreddamento, zio Jonas scese in fretta le scale e lo incitò a salire.

Adam si precipitò su, insieme al vecchio e salì a due a due i gradini dell'edificio, fino al secondo piano, dove era poggiato uno strano apparecchio simile ad una radio.

"Presto, dammi una mano! Ho captato una frequenza ancora attiva." Disse suo zio con entusiasmo mentre si metteva ad armeggiare con una manovella.

All'inizio il ragazzo credette che l'uomo si fosse beccato una botta in testa o che il caldo lo avesse fatto impazzire, ma, all'improvviso, dalla radio uscì una voce.

Un uomo, probabilmente della stessa età di zio Jonas, stava comunicando un messaggio.
"Qui è John Ewell, chi non ha cattive intenzioni, risponda a questo messaggio, ripeto, chi non ha cattive intenzioni, risponda subito." Continuava a ripetere.

Zio Jonas prese rapidamente una specie di cornetta alla quale era collegato un apparecchio simile ad un Wolkie-tolkie in mignatura.

"John, John, merda! Sono io, Ron Jonas! Sei tu!?" Chiese con furia lo zio con la voce tremante per l'emozione.

"Cosa!' Cazzo, Ron, tu sei vivo!? Credevo fossi rimasto sepolto con la tua famiglia nei pozzi!" Rispose l'uomo dall'altra parte con entusiasmo.

"Sai che ho la pelle dura, dove ti trovi?" Chiese subito l'uomo dai capelli bianchi con un sorriso che lo faceva sembrare dieci anni più giovane.

"È da un anno che sto gestendo la comunità al mio ranch. Siamo una ventina di persone e uno come te ci farebbe comodo, sono due miglia a nord di McKinney, ci raggiungi?" Chiese Ewell dall'altra parte della radio.

Adam sapeva che quella città non era molto lontana, almeno a quanto aveva detto sua zia, ma non aveva mai provati di persona a raggiungere quel luogo.

"Certo che sì... appena avrò recuperato mia moglie e riparato una macchina veniamo da te. Non ti preoccupare!" Rispose Jonas con entusiasmo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve, sono AxXx e mi presento su questo fandom con una storia veramente venuta fuori dalla mia testa (E ispirata ad un libro) Che spero che vi piaccia. Invece delle solite distopie in cui l'uomo viene ridotto ad una macchina, qui vedremo la maggior parte di loro ritornare allo stadio di bestie in un mondo bruciato da un olocausto nucleare che ha ridotto il mondo in cenere.

Il protagonista ha un nome emblematico, quindi vi lascio alla vostra immaginazzione.

Ora, sono indeciso se lasciarlo sul fandom 'Fantascientifico' o su quello 'storico' Non mi dispiacerebbero dei suggerimenti, se me li date, grazie.

AxXx 

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Capitolo 2
*** Nuova vita ***


 

                                                                               Nuova vita

 


 

 


 

 


 

 


 

 


 

 


 

 


 

 

Dopo alcune ore passate all'esterno, i due decisero di rientrare sottoterra per avvertire Betty della nuova notizia.

 

All'inizio anche lei credette che si fossero presi qualcosa o che fossero impazziti a causa delle radiazioni, ma, dopo ore di discussione, riuscirono a convincerla ad uscire in superficie.

 

"Avremo sicuramente bisogno di tutte le scorte che riusciamo a trasportare... in particolare dell'acqua." Disse la donna mettendosi a fare un inventario delle scorte che avevano.

 

Intanto, Adam e zio Jonas si stavano dando da fare per recuperare atrezzi e pezzi di ricambio per rimettere in sesto il furgone.

 

Per fortuna avevano lavorato sodo in quegli anni per mantenere funzionanti i macchinari, quindi avevano una scorta di batterie e pezzi di ricambio sufficienti per rimettere insieme un veicolo, per quanto distrutto.

 

"Ehi, zio. Credi che ci ammaleremo durante il viaggo?" Chiese Adam preoccupato, mentre prendeva tutti gli attrezzi che poteva portare in spalla e in mano.

 

"Solo se ci metteremo a ballare nudi in mezzo al deserto." Rispose scherzosamente l'uomo che stava riempendo alcune taniche di benzina; ma vedendo che il nipote continuava a mantenere quell'aria corrucciata, riprese un tono serio.

 

"Senti... sono passati molti anni da quando sono esplose le bombe, le radiazioni ci sono ancora, ma sono relativamente poche: se stiamo lontani dalle zone dove sono esplose, dovremmo sopravviere."

 

Rassicurato, almeno in parte, dalle parole dell'uomo, Adam si rimise a lavoro di buona lena. In poco tempo avevano riunito tutto quello di cui avevano bisogno per rimettere in sesto il furgone.

 

Dovettero rimontarlo pezzo per pezzo, dalla batteria ai cavi del freno. Rimisero insieme praticamente tutto il motore, sostituendo le parti danneggiate e riparando quelle che potevano essere recuperate.

 

Mentre lavorava, Adam notò che la luce proiettava l'ombra in punti diversi in maniera molto più lenta rispetto a quando era all'interno.

 

Oltre le nubi e la sabbia alzata dal vento doveva esserci una fonte di luce; quella che sua zia chiamava 'Sole'.

 

Avrebbe tanto voluto vederlo, oltre quella cappa di nubi e la tempesta di sabbia opprimente, ma ciò gli era negato, cosa, anche questa, che lo lasciò con uno strano senso di vuoto.

 


 

 

Ci volle l'intera giornata per far si che il veicolo fosse pronto a partire, ma avevano già preparato tutto quello che era necessario.

 

Batty Ann si era occupata delle scorte di cibo e di acqua, zio Jonas aveva predisposto una grossa scorta di carburante, necessaria per il viaggio e che avrebbe aiutato molto la comunità con cui sarebbero andati a vivere.

 

Quella notte decisero di rimanere ancora nel rifugio e di partire l'indomani mattina con il favore delle prime luci dell'alba.

 

Mentre si preparavano al riposo, zio Jonas armeggiava con la radio borbottando qualcosa.

 

"Le radiazioni... provocano interferenze... è da questa mattina che ho perso il contatto radio." Rispose alla tacita domanda del nipote, mentre controllava di nuovo il ricettore di onde.

 

Dopo qualche minuto l'apparecchio emise una strano rumore frusciante, iniziando ad emetere di nuovo la voce di John Ewell.

 

"Jonas!? Jonas, mi ricevi!?" Chiedeva l'uomo dall'altro lato della radio.

 

"Sono qui, amico! Come va'?" Rispose l'interessato sollevato.

 

"Bene, se così si può dire, ma è tutto il giorno che cerco di chiamarti, le radiazioni hanno bloccato le comunicazioni." Spiegò l'altro con rammarico, mentre una specie di interferenza iniziava a dare un suono graffiante alla comunicazione.

 

"Lo immaginavo, comunque partiamo domani, ti raggiungeremo per il pomeriggio, ok?" Propose Zio Jonas asciugandosi un po' di sudore dalla fronte con il dorso della mano.

 

"Ottima idea, vi volevo avvertire, però, che ci sono molte bande di criminali in zona. Dopo la catastrofe, alcuni non sono così ansiosi di mettere su 'gruppi civili'. Hanno attaccato il mio Ranch e alcune bande sono davvero numerose, state attenti, io..."

 

La comunicazione si interruppe di nuovo a causa delle radiazioni.

 

"Allora che facciamo?" Chiese Betty pensierosa, mentre suo marito si metteva una mano davanti alla bocca con aria pensierosa.

 

"Il piano non cambia, domani partiamo per raggiungere Ewell, ma dobbiamo fare attenzione." Rispose lui, dopo pochi secondi, deciso.

 

Quella notte riposare non fu facile: Adam era eccitato per l'imminente uscita, non vedeva l'ora di poter finalmente esplorare il mondo esterno che gli era stato negato per troppo tempo.

 

Tuttavia era stranamente inquieto, come se ci fosse qualcosa da temeree.

 


 

 


 

 

Il giorno dopo si alzarono tutti presto per partire il prima possibile.

 

Riunirono tutto ciò che avevano, soprattutto benzina, cibo e acqua, indispensabili per il viaggio. Jonas, inoltre, passò un paio d'ore insieme al nipote per insegnargli a guidare. La cosa non era facile per Adam, ma fece del suo meglio per memorizzare tutte le posizioni, come tenere i piedi, quando cambiare marcia.

 

Verso le dieci di mattina avevano finito di caricare il furgone e fare il pieno, quindi si posizionarono nell'abitacolo dove l'uomo prese il posto del guidatore.

 

Attraversarono lentamente, quasi con nostalgia i vecchi impianti petroliferi ormai in disuso, quasi a voler dire addio a quello che, nel bene e nel male, era stata la loro casa.

 

Adam si voltò e osservò per un attimo il grande capannone che portava nei cunicoli che lo avevano ospitato.

 

'Non ho mai visto niente se non quello che c'è sotto terra... è arrivato il momento di uscire... speriamo che questo mondo sia davvero bello come me l'hanno descritto i miei zii...' Pensò con una punta di rammarico, mentre tornava a guardare la strada.

 

Seguirono i resti di una strada asfaltata, piena di buche e avvallamenti. Adam, non abituato ad essere sballottato in quel modo, sentì una spiacevole sensazione allo stomaco e l'orribile sensazione di dover espellere il cibo che aveva mangiato un ora prima.

 

'Avanti, resisti... non c'è bisogno di far ritardare i tuoi.' Pensò, concentrandosi su un punto fisso della strada.

 

Dopo qualche minuto quella tecnica sembrò funzionare, dato che si sentì un po' meglio.

 


 

 

Intorno a loro il paesaggio desolante, un deserto radiattivo era terribile: Poche sparute piane rinsecchite crescevano qua e là come scheletri tra la sabbie e le rocce arroventate e, ai lati della strada, giacevano abbandonate le carcasse delle macchine arrugginite, in quelle condizioni da più di vent'anni.

 

Era un paesagio apocalittico.

 

Adam non riusciva a immaginare cosa potesse essere successo per costringere gli altri ad abbandonare in quel modo veicoli e materiali preziosi: lungo la strada, infatti vide vetture che, probabilmente, avrebbero ancora potuto funzionare, ma ciò che lo turbò di più fu la vista di Dallas.

 

I suoi zii l'avevano descritta come una bellissima città, ricca di grattacieli, ma quella che vide lui fu solo un'accozzaglia di edifici metallici in rovina, fusi o smantellati dall'uomo.

 

L'orribile spettacolo di quelle rovine lo fece sentire a disagio, come se stesse guardando una cosa che non avrebbe dovuto vedere.

 

Mentre attraversavano le rovine della città notarono qualcosa di strano: ad un incrocio erano state ammassate delle auto; in maniera troppo ordinata per essere naturale, qualcuno aveva creato una barricata.

 

"Guarda!" Urlò la zia di Adam indicando un edificio mezzo crollato alla loro destra.

 

Stava uscendo un uomo con abiti pesanti laceri e cappuccio; si teneva una mano sotto la giacca, mentre con l'altra feceva dei gesti verso di loro, come per chiedere aiuto.

 

"Dobbiamo aiutarlo!" Disse subito Jonas rallentando.

 

Ma Adam vide qualcosa che lo allarmò: Un ombra che si muoveva lentamente, con in mano una specie di bastone, all'interno dell'edificio da cui era uscito l'uomo. Solo quando vide il riflesso di una lente telescopica capì cosa stava per succedere.

 

"Non fermarti, zio! Hanno un fucile!" Urlò Adam tutto d'un fiato, indicando la struttura.

 

Nello stesso momento in cui Jonas premette l'accelleratore, uno scoppio assordante rimbombò nell'area circostante e il proiettile andò a piantarsi nel sedile tra zio e nipote.

 

"Merda, un imboscata!" Urlò il vecchio, prendendo dalla cintura una pistola che aveva recuperato nello stabilimento.

 

Anche il bandito sulla strada si era armato con un revolver e lo stava puntando contro di loro.

 

"Togliti di mezzo, coglione, non crederai che mi fermi?" Sussurrò, Jonas premendo l'accelleratore a tavoletta, mentre altri uomini armati di mitra e carabine uscivano dagli edifici facendo fuoco su di loro.

 

Il criminale rimase al suo posto sparando alcuni colpi che si inffransero sul parabrezza, senza superarlo.

 

Il furgone colmò in pochi secondi la distanza che lo separava dall'uomo e aveva già raggiunto i settanta Kilometri orari, quando, con un urto spaventoso, lo travolse, catapultandolo oltre il veicolo.

 

Alcuni proiettili tentarono di forare le gomme del veicolo, ma Ron era un buon guidatore e riuscì a driblare gli ostacoli ed evitare gli spari, mentre dal finestrino rispondeva con alcuni colpi per costringere i banditi a ripararsi.

 

Alla fine, riuscirono a sfuggire all'imboscata.

 

Adam era sconvolto dalla velocità con cui si fosse svolto il tutto: in pochi minuti avevano ucciso un uomo ed almeno altri venti avevano tentato di amazzarli. Non si aspettava un ritorno in superficie così movimentato e pericoloso.

 

'Calmo, Adam, stai calmo, ti avevano avvertito che sarebbe potuto succedere.' Si disse per tranquillizzarsi, mentre le mani gli tremavamo per la forte scarica di adrenalina.

 

Sua zia, intanto, stava controllando le scorte dal cruscotto posteriore.

 

"Sembra che non abbiano danneggiato niente di importante, ma dovremmo fermarci per controllare meglio." Consigliò poco convinta, voltandosi verso il marito.

 

"No, non ci fermiamo fino a che non siamo arrivati da Ewell." Riaspose lui perentorio, accellerando al massimo.

 

Adam, intanto, rimaneva in silenzio in mezzo ai due, cercando di tranquillizzarsi. Ormai la sensazione di malessere era svanita, sostituita dal disgusto per quello che era accaduto.

 

Sua zia, probabilmente vedendolo ancora scosso, cercò di rassicurarlo, accarezandogli la guancia.

 

"Cosa c'è, figliolo?" Chiese la donna con aria materna.

 

"Nulla... solo che pensavo che una volta usciti... gli altri ci avrebbero aiutati, non che ci avrebbero sparato addosso." Rispose il ragazzo ancora scosso.

 

"Lo so, tesoro... ma non ci sono solo uomini buoni a questo mondo... quelli come te dovranni difendersi dai malvagi e dagli opportunisti..." Rispose lei prendendogli la mano e stringendola nella sua.

 

Quel gesto lo tranquillizzò un po', ma rimase comunque in silenzio per tutto il viaggio.+

 


 

 

Continuarono a procedere a velocità elevata per tutto il giorno.

 

Questa volta non si fermarono a controllare presunte richieste di aiuto per timore i cadere in un'imboscata, ma si limitarono ad ignorarle.

 

Arrivarono a nord della città verso il tramonto, data la strana sfumatura arancione che aveva assunto il cielo.

 

Una cittadina nota come McKinney, anche quella distrutta e in rovina.

 

L'unico edificio ancora relativamente intero era proprio il ranch degli Ewell che, però, somigliava più che altro, ad una specie di fortino di frontiera, con palizzate rinforzate con il filo spinato e torrette improvvisate in metallo.

 

Appena si avvicinarono, una raffica di mitra raggiunse il terreno davanti a loro, sollevando una nube di polvere.

 

"Identificatevi!" Urlò la voce di una donna appostata su una delle torri con l'arma puntata verso di loro.

 

Adam rimase al suo posto, teso come una corda di violino, mentre suo zio alzava le mani per mostrare di essere disarmato.

 

"Sono Ron Jonas! Sono stato invitato qui da John Ewell, non voglio fare del male a nessuno!" Urlò l'uomo verso l'abitazione.

 

L'attesa era snervante e sembrava che non volessero fidarsi delle sue parole, ma non gli avevano nemmeno sparato subito.

 

Dopo alcuni minuti di tensione, durante i quali Adam era pronto a recuperare suo zio e ripartire, una porta improvvisata con lamine di metallo, si aprì su uno dei lati del fortino, lasciando loro un passaggio libero.

 

Furono accolti da un uomo sulla cinquantina che impugnava una fucile a pompa. Aveva i capelli biondi leggermente ingrigiti e la carnagione chiara. Il volto era leggermente squadrato, ma i lineamenti erano abbastanza lisci., appena adombrati da una leggera barba.

 

"Ron! Vecchia volpe, sono felice di rivederti!" Disse sfoderando un sorriso a trentadue denti, allargando le braccia e stringendo l'altro in un abbraccio fraterno.

 

Jonas rispose con entusiasmo, mentre lo avvicinava ai suoi familiari.

 

"Anche io sono felice di vederti tutto intero, lascia che ti presenti mio nipote: Adam Phoenix." Disse dando una pacca sulla spalla al ragazzo.

 

John lo osservò con curiosità, tendendo la mano in un gesto di amicizia e il giovane la strinse con entusiasmo, sorridendo.

 

Adam era felicie di trovare un uomo così amichevole.

 

"Scusate i colpi di avvertimento, ma ultimamente siamo stati attaccati dai banditi e ci siamo dovuti attrezzare." Si spiegò Ewell leggermente in imbarazzo, mentre seguiva il vecchio amico vicino al furgone, dove zia Betty Ann stava facendo il catalogo di ciò che si era salvato.

 

Fu un sollievo scoprire che non avevano perso nemmeno una goccia di carburante e tutta l'acqua. L'unica cosa che era rimasta danneggiata era una cassa di cibo crivellata di colpi di mitra, ma non era una gran perdita in confronto al resto.

 

"Abbiamo pensato che questa comunità avesse bisogno di tutto ciò che potevamo portare." Spiegò la donna vedendo arrivare i due uomini.

 

"E avete fatto benissimo! Abbiamo sempre bisogno di scorte: la mancanza di acqua e cibo è sempre incombente, anche se di carburante ne abbiamo." Rispose il biondo con entusiasmo.

 

I tre si misero a discutere e decisero cosa trasportare e come distribuire le risorse, mentre Adam, escluso dalla conversazione, si mise ad esplorare il luogo.

 

"Il ranch era diventato la casa di una comunità di una ventina di persone, cinque delle quali dovevano avere la sua età. Erano circa undici uomini e nove donne, tra le quali Allison Ewell, la figlia di John che era la donna che aveva fatto fuoco.

 

Sua madre era morta di malattia qualche anno prima, in un primo tentativo di tornare in superficie.

 

Mentre camminava notò una specie di garage dove un uomo stava cercando di rimettere in sesto un veicolo davvero strano: sembrava un furgoncino semiscoperto con vari rinforzi improvvisati e le ruote coperte da spesse lamine di metallo.

 

Adam si avvicinò incuriosito all'uomo che aveva il viso affondato nel motore.

 

"Mi scusi, posso aiutarla?" Chiese educatamente, facendo sobbalzare l'uomo che sbatté la testa contro il cofano.

 

"Ah... accidenti, scusa... ero così concetrato che non ti avevo sentito." Si giustificò l'altro massaggiandosi la testa, mentre il ragazzo osservava il suo lavoro.

 

"Be'... se credi di potercela fare... lavoravo nell'officina di un circuito di Formula Uno a Dallas, prima della Catastrofe... non riesco proprio a farlo andare." Spiegò osservando il motore con aria critica.

 

"Cosa spera di ottenere?" Chiese Adam cercando di capire cosa non andasse.

 

"Be'... un veicolo da ricognizione: durante il primo attacco dei banditi non siamo stati avvisati, quindi abbiamo bisogno di qualcuno disposto a fare da ricognitore, ma senza un veicolo adatto non potrà andare lontano." Rispose indicando le ruote e il telaio.

 

Adam osservò che era stato tutto rinforzato con lamine di metallo e vetri rinforzati, anche le gomme erano state migliorate in modo da non forarsi o danneggiarsi sui terreni accidentati.

 

Il motore era stato truccato in modo da essere più veloce e da consumare meno, inoltre erano state collegate al motore anche le ruote posteriori, permettendo al veicolo di avere maggiore aderenza.

 

'Eppure non parte? Il motore è stato ben assemblato... non dovrebbero esserci problemi...' Pensò il giovane perplesso.

 

Stava per arrendersi quando notò il problema: un punto di contatto tra il motore e il giunto di accensione della macchina non era allineato.

 

'Lo credo bene che non parte: se non sono in contatto puoi girare la chiave quanto vuoi, ma il motore non riceverà mai il messaggio di accensione.' Si disse con un sorriso, mentre rimetteva a posto il cavo con perizia.

 

"Dovrebbe andare, adesso." Disse Adam fiducioso, mentre l'uomo lo guardava sospettoso, poco convinto che una persona così giovane potesse aver risolto il problema.

 

Nonostante le perplessità, si mise al volante e girò la chiave.

 

La macchina si mise in moto con un rombo sordo.

 

"Wow! Ah-ah! Grande, ragazzo! Sei un genio!" Urlò l'uomo, dopo aver spento il veicolo rifilandogli una pacca sulla spalla così forte che, quasi, lo fece cadere per terra.

 

"Comunque, io sono Cutter Jacks, piacere di conoscerti." Si presentò ancora entusiasta.

 

"Adam Phoenix... piacere." Rispose Adam sorridendo, mentre si massaggiava la spalla.

 

"Bene, Adam, sei appena arrivato... dimmi, sai sparare o guidare, per caso?" Chiese Cutter con una strana luce negli occhi.

 

Il giovane capì dove voleva arrivare, dopotutto aveva detto che cercavano un 'ricogntore' e, per quel tipo, il fatto che avesse risaolto un problema che non aveva notato, lo aveva fatto saltare in cima alla liasta dei candidati.

 

"Sinceramente non l'ho mai fatto, ma mi hanno spiegato come si fa." Rispose facendo spallucce, optando per la verità.

 

L'uomo, però, non si sentì affatto scoraggiato, ma, anzi, prese il ragazzo per un braccio e lo condusse verso l'edificio che si trovava al centro del ranch, dove zio Jonas e altri tre uomini, tra i quali John, stavano scaricando i viveri.

 

"Non è un problema, sono certo che imparerai alla svelta, ti insegnerò io e sono sicuro che il signor Ewell non avrà niente in contrario." Disse Cutter allegro, mentre lo trascinava verso il quattro uomini.

 

Adam non ne era molto sicuro, ma, mentre il suo nuovo 'amico' parlava con il capo della comunità, sentiva che quella posizione gli avrebbe portato u sacco di grattacapi.

 


 

 


 

 


 

 


 

 


 

 


 

 


 

 


 

 


 

 


 

 


 

 

Risalve, eccomi con il secondo capitolo dove, finalmente, si sa qualcosa di più sui sopravvissuti all'esterno.

 

Come si è visto, non tutti i sopravvissuti sono buoni, ma, anzi, ci sono dei tizzi cattivi che vogliono fare a pezzi Adam e i suoi, ma i guai non sono certo finiti, anzi, stanno per cominciare, quindi, se mai qualcuno segue queta storia, rimanga in ascolto e, vi prego, lasciate una recensione.

 

Ringrazio A_ M_ Mulberry che ha avuto il coraggio di recensire.

 

A presto, e recensite vi prego!

 

AxXx

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Capitolo 3
*** Eva ***


 

                                                 Eva


 


 


 


 


 

Erano passati circa sei mesi dal loro arrivo alla comunità di John Ewell e, ormai, Adam si era ambientato alla vita di comunità e al suo ruolo nel gruppo.

Nonostante le proteste di sua zia, Cutter era riuscito a farlo diventare ricogntore del gruppo e gli aveva dato le chiavi del veicolo che avevano riparato.

Adam si sentiva parecchio a suo agio al volante e gli ci volle poco per riuscire a padroneggiare quel veicolo che tutti chiamarono, ironicamente, 'spider', per la sua forma bassa. Tuttavia quella vettura si era rivelata un vero gioiellino: consumava poco ed era in grado di mantenere una buona aderenza anche sulle strade più dissestate.

"Hai un talento naturale per guidare, se fossi vissuto prima del disastro avresti potuto battere Schumacher!" Aveva detto Cutter con un sorriso durante un'ispezione, lasciando il ragazzo a bocca aperta, dato che non aveva idea di chi fosse questo Schumacher.

Suo zio gli insegnò a sparare con la pistola e con i fucili di tutti i tipi e gli insegnò anche a combattere in corpo a corpo, istruendolo sulle posizioni da mantenere, come liberarsi da una prese, come impugnare le armi improvvisate tipo maceti, coltelli e bastoni e dove colpire per abbattere un nemico con un solo colpo.

All'inizio per Adam, non fu facile uccidere: sentiva una specie di vuoto quando faceva fuori un bandito e gli veniva da vomitare pensando che avrebbe potuto esserci lui al posto dell'uomo a cui aveva sparato, ma la sensazione andò svanendo mano, mano che si calava nel suo ruolo e sentendo forte il dovere di difendere la loro piccola ma solida comunità dai pericoli esterni.

'Basta che tu mantenga la consapevolezza di quello che stai facendo...' Pensò un giorno, mentre rientrava da un pattugliamento.

I primi tempi non ci furono molti scontri: più che altro, il suo compito era quello di andare a recuperare famiglie e persone che non avevano la possibilità di muoversi, ma che erano ansiosi di raggiungerli.

Fu una bella soddisfazione per Adam salvare quelle persone tra cui c'erano anche alcuni bambini.

In poco tempo la loro comunità aveva raggiunto i numero di cinquanta persone e molte lo dovevano a lui se si erano salvate dai banditi.

Adam fece amicizia con alcuni ragazzi della comunità, tra i quali Allison, la figlia di John che si scusò anche per aver sparato la prima volta che si erano incontrati, un certo Pop Lannigan, un ragazzo un po' più giovane di lui, alto e magro, che andava spesso con lui in ricognizione, Mike Jongun un ragazzo ventunenne di origine orientale con una preoccupante passione per i maceti, tanto da regalarne uno a Adam come arma in corpo a corpo, e, infine, Long Jake Bannerman, il cui padre, Francis Bannerman, aveva un armeria a gainsville.

Questa nuova situazione non dispiaceva affatto ad Adam che, anzi, apprezzava la compagnia di nuove persone con cui confrontarsi, ma preferiva, comunque, la compagnia di Cutter con cui andava veramente d'accordo e che gli faceva compagnia durante la maggior parte delle ricognizioni.

Aveva imparato come sparare e come ripulire un arma, come orientarsi usando il sole e le stelle che erano tornati finalmente visibili. Con cura si era scelto anche le sue armi personali: oltre la macete di Mike, si portava sempre dietro una pistola e un fucile di precisione. Non gli piacevano i mitra: li considerava un inutile spreco di proiettili e, con le poche munizioni che avevano, non era proprio il caso di perderne troppi. Il fucile di precisione, invece, era potente e con una grande gittata, utile per le imboscate e gli attacci a distanza, così da poter abbattere i nemici prima che loro potessero sparare.

Sua zia, che lavorava come infermiera a Dallas, divenne la dottoresse del gruppo e suo zio aiutò la gente nelle riparazioni di batterie e veicoli. In poco tempo erano diventati parte integrante della comunità.


 


 


 


 

Erano passati sei mesi da quando si erano insediati in quel ranch e stava sorgendo un brutto problema: l'acqua e il cibo stavano finendo a causa di un mese particolarmente caldo.

Il morale che era stato alto fino a quel momento, stava lentamente peggiorando e anche le bande vicine stavano diventando irrequiete: gli attacchi degli incursori si stavano intensificando e per Adam era sempre più difficile respingerli.

Quella sera, però, John Ewell, aveva deciso di riunire la colonia per un 'consiglio speciale', come l'aveva chiamato lui.

"Ormai la situazione è destinata a diventare irreparabile, se la situazione non cambia moriremo tutti di fame e se non lo farà la fame, lo faranno i banditi." Disse l'uomo perentorio.

"Non abbiamo altro posto! Non intendo dammi al furto e al saccheggio come i banditi!" Urlò uno del gruppo, acclamato da molti altri che si trovarono d'accordo.

Anche Adam non si sarebbe mai abbassato a tanto, ma c'era un problema che anche molti altri temevano: non avevano altro posto dove andare. Lì avevano costruito una serra e fatto crescere piante e ortaggi necessari a far sopravvivere tutti: senza quelle preziose attrezature, sarebbero morti in meno di un mese.

"So che pensate non ci sia via d'uscita, ma poco fa, quando vi ho convocati, ho ricevuto un'importante notizia." Annunciò Ewell, facendo tacere tutti che si concentrarono su di lui.

L'attesa era tesa e ricca di aspettative, anche se qualcuno sembrava un po' scettico, tuttavia nessuno osò interromperlo.

Appena fu sicuro di avere l'attenzione di tutti, John parlò.

"Sono riuscito a mettermi in contatto con un gruppo di sopravvissuti ad ovest, più precisamente, di Big Spring: si trovano nella situazione opposta a noi: poco carburante e molto cibo e acqua."

"Vogliamo fare uno scambio con loro?" Chiese una donna del gruppo che teneva in braccio il bambino di due anni.

"L'idea era quella, fino a che non mi hanno dato una notizia importante: loro sono in contatto con un gruppo di Tucson, in Arizzona, a loro volta, questo gruppo afferma di essere in contatto con il governo degli Stati Uniti d'America, sopravvissuto riofugiandosi in California." Annunciò John in tono piatto, anche se gli occhi gli luccicavano e un leggero sorriso gli si apriva sul viso.

La gente radunata iniziò a bisbigliare e parlare in modo conciso: nessuno pensava che da qualche parte ci fosse un governo, anche perché questo significava che, in quella zona, la situazione era minimamente vivibile.

Anche Adam si interessò: lui veniva da lì, o almeno i suoi genitori e là erano rimasti i suoi presunti zii materni e una sorelle mai conosciuta: aveva la possibilità di incontrarli. Una speranza piccola e troppo bella per essere vera.

"Com'è possibile che ci siano altri sopravvissuti!?" Chiese suo zio curioso, ma dalla voce, si capiva che era entusiasta della notizia.

"Come tutti sapete, solo venti testate non sono sufficienti per distruggere completamente il mondo: dopo la catastrofe le città sulla costa occidentale sono sopravvissute e le condizioni climatiche in quella zona si sono mantenute relativamente miti, grazie alle catene montuose che hanno isolato il territorio, bloccando il grosso delle radiazioni e dei mutamenti climatici. Lì la civiltà è ancora presente e sembrano intenzionati ad accogliere possibili sopravvissuti, a patto che non abbiano intenzioni ostili." Spiegò lui con un ampio sorriso rivolto ai suoi compagni.

La folla iniziò a parlare con entusiasmo della notizia: c'era la possibilità di uscire da quell'incubo e raggiungere una zona sicura, lontano da banditi e criminali senza scrupoli. Adam fu colto dalla certezza di ritrovare la propria famiglia ed era deciso ad intraprendere quel viaggio.

"Io propongo di metterci a lavorare, raggiungere i sopravvissuti di Big Spring, riunirci a loro, andare verso Tucson e, insieme, andare in California e metterci sotto la protezione del governo, cosa ne dite!?" Chiese Ewell con entusiasmo, mentre cercava di superare con le voci concitate che si stavano sviluppando in tutta la piazza.

Il grido di giubilio fu una risposta più che sufficiente per dimostrare la totale adesione della colonia all'impresa. Adam sapeva che sarebbe stata dura: una strada nel deserto, con poco cibo, poca acqua nemici ovunque e molti imprevisti, ma lui avrebbe fatto di tutto per aiutare la loro gente.


 


 

La sera passò a organizzare la spedizione: si decisero i veicoli che avrebbero viaggiato con loro, radunare le scorte di cibo e acqua, controllare il carburante e fare il catalogo delle armi. Cutter aveva revisionato tutti i veicoli, assicurandosi che fossero pronti per il viaggio. Decisero che sarebbero partite un autocisterna che avevano recuperato negli ultimi mesi, avrebbe trasportato ben cinquemila galloni di benzina. Due autobus che avrebbero contenuto il grosso della popolazione e delle scorte, due furgoni con due persone e altre scorte di benzina che avrebbero anche fatto da scorta al convoglio e, infine, lo spider che Adam avrebbe guidato in qualità di ricognitore e coordinatore della scorta.

"Adam, abbiamo un problema." Disse all'improvviso Jonas, prendendolo da parte, mentre lui e Cutter stavano ricontrollando il motore dello spider.

"Cosa c'è, zio?" Chiese il ragazzo pulendosi le mani sporche di olio con uno straccio.

"Abbiamo abbastanza cibo per il viaggio e la benzina non ci manca, ma le armi scarseggiano." Affermò l'uomo preoccupato, mentre fuori, al chiaro di una luna piena, i piùadatti al combattimento, si mettevano le poche armi in spalla: soprattutto fucili e pistole, pochi i mitra.

"Forse ho una soluzione..." Sussurrò Adam pensieroso. "Il mio amico Long Jake mi parlava del negozio di fucili di suo padre: diceva che avevano un deposito segreto scavato sotto il magazzino principale. Probabilmente il negozio è stato saccheggiato, ma, forse, non hanno trovato la loro scorta segreta."

Andarono a parlarne con Ewell e, una volta interpellato il ragazzo e suo padre, decisero di mandarli a controllare se ci fosse ancora qualcosa.

"Possibilissimo che non l'abbiano trovato, era ben protetto e nascosto sotto il pavimento.Ci toccherà scavare, ma avevo almeno venti fucili e cinque mitra là sotto, senza considerare le munizioni: avrei potuto rifornire un esercito." Aveva annunciato fiero l'uomo prima di partire con il furgone.


 


 


 

Adam continuò ad osservare i preparativi, aiutando gli altri a revisionare i veicoli e ripararli per fari si che fossero pronti al viaggio. Avrebbero svuotato tutti i magazzini e portato via tutte le scorte, dopodiché avrebbero bruciato tutto, in modo da non dare risorse ai banditi della zona che avrebbero potuto inseguirli. Sapevano, infatti che un numero così elevato di rifornimenti e uuna quantità così alta di benzina avrebbe attirato i banditi come una carcassa attira gli avvoltoi.

Era l'alba quando una comunicazione li raggiunse da Gainsville.

"Ewell, sono Bannermann... abbiamo un problema: il nostro furgone ha forato e non possiamo ripartire: comunque abbiamo le armi, ce ne sono di più di quante ricordassi e abbiamo trovatu una ragazza: non è dei banditi. Abbiamo bisogno di un passaggio." Disse l'uomo dall'altra parte della comunicazione.

"D'accordo, ti mandiamo Adam, fate attenzione ai banditi, noi vi aspettiamo." Rispose John , felice della buona notizia.

"Ti pareva che non trovassero qualcuno... vai tu, Adam. Appena siete di ritorno facciamo fare il pieno allo spider e partiamo." Disse l'uomo autoritario.

"Sarò di ritorno prima che finiate la colazione!" Rispose il ragazzo uscendo dall'edificio principale e entrando nella sua fida vettura.

All'interno era attrezzato di tutto ciò che serviva per la ricognizione e l'esplorazione di nuovi ambienti: un binocolo, una bussola, un contatorie geiger, una radio che lo teneva in contatto con Ewell e suo zio, una torcia elettrica, un razzo di segnalazione e una piccola scorta di due granate esplosive. Inoltre, nello zaino, aveva una borraccia con acqua sufficiente per due giorni, cibo per altrettanto tempo e una scorta di medicinalli. Non era molto in realtà: il cibo era tutto in scatola e andava consumato in fretta e le medicine consistevano in qualche antidolorifico, un po' di aspirina, bende e disinfettanti per le ferite. Più importanti erano le compresse di iodio che erano utili per ritardare l'assorbimento di radiazioni in caso si trovasse in zone con alta radiattività, e le capsule di depurazione per l'acqua, indispensabili se si trovavano specchi d'acqua minimamente contaminata.

Le sue armi erano pronte: un fucile di precisione, sempre utile, una pistola e un macete. Il problema erano le munizioni: ne aveva solo sedici per la pistola calibro 9 millimetri e otto per il fucile, calibro 7,62, in pratica, aveva solo due caricatori per arma.

'Dovrò lesinare sui proiettili... non so quando potrò averne altre.' Pensò preoccupato: probabilmente avrebbe potuto fare scorta una volta arrivato all'armeria, ma non poteva sapere cosa poteva accadere.

Adam percorse ciò che restava dell'autostrada 75 verso nord, il sole ara alto nel cielo e la temperature era parecchio alta, ma mitigata da un leggero venticello che accomagnava il viaggio, tanto che il ragazzo non disdegnò di abbassare il finestrino per godersi un po' quella sensazione di freschezza.

Appena arrivò alle portedella città in rovina, però, lo rialzò per sicurezza.

Procedette lentamente, moderando la velocità per evitare le carcasse dei veicoli abbandonate per strada. Trovare l'armeria non fu difficile, ma qualcosa non andava: il furgone non era solo guasto, ma le fiancate erano state crivellate di proiettili.

Adam scese lentamente dallo spider dopo averlo parcheggiato accanto al furgone e, con cautela, arrischiò i primi passi impugnando il fucile.

Improvvisamente dalla porta dell'armeria si affacciò Long Jake che iniziò a fargli degli strani gesti come per avvertirlo di qualcosa, anche se non ce ne fu davvero bisogno, visto che subito dopo una sventagliata di prouiettili di mitra raggiunse il terreno vicino al ragazzo.

Subito lui si gettò dietro lo spider che incassò i colpi senza danni grazie alla sua fiancata rinforzata. Il cecchino si trovava a circa centoventi metri, sul tetto di un edificio ed era armato con un AK-47. Adam si sporse un attimo e, prendendo accuratamente la mira con il fucile e, approfittando del fatto che il nemico stesse ricaricando, lo colpì con precisione al torace.

Appena ebbe ricaricato, si guardò intorno e notò che ce n'erano altri, almeno altri quattro che stavano cercando di accerchiarlo. L'unica era tentare una corsa verso il negozio, cercando di raggiungere i suoi compagni.

L'adrenalina aveva accellerato i suoi battiti cardiaci, ma ormai aveva preso la sua decisione: prese la un respiro profondo e si lanciò allo scoperto correndo con a tutta velocità, dando il massimo di energia possibile ad ogni passo. Apena superò l'ingresso, un paio di mani lo afferrarono, mentre una raffica di proiettili attraversava lo spazio dove prima si trovava la sua testa.

"Adam, siamo messi male, questa non è una delle solite bande: sono organizzati e pericolosi. Vogliono lei." Disse Jake indicando una ragazza magra e dai capelli biondi lunghi. Aveva l'aria sconvolta, terneva una pistola in mano e i suoi vestiti avevano l'aria di aver visto giorni migliori.

"Cosa vogliono da lei?" Chiese Adam sbirciando da dietro il il davanzale, osservando i movimenti dei loro aggressori.

Improvvisamente un esplosione li travolse, mentre una porta sul retro veniva buttata giù da una carica di C4 e un uomo entrava urlando nel negozio. Francis tentò di fermarlo con la pistola, ma fu raggiunto da una rosa di pallettoni lo raggiunse al petto, ferendolo gravemente. Adam si lanciò verso l'avversario brandendo il macete, ma, con una gomitata, quello lo buttò a terra per puntargli contro il fucile a canne mozze. Il ragazzo estrasse in fretta la pistola e la puntò lasciando la mira al caso.

Il rumore delle due armi che facevano fuoco fu assordante e, per un attimo, Adam non fu in grado di dire se fosse ancora vivo. Dopo pochi istanti, si rese conto che la fortuna lo aveva favorito: i colpi di fucile gli avevano sfiorato il fianco destro senza ferirlo, mentre il suo proiettile aveva raggiunto il cranio dell'uomo, uccidendolo sul colpo.

"Papà!" Urlò Jake, mentre l'amico si rialzava.

"No! Cazzo, no! Adam, aiutami!" Urlò il giovane, mentre cercava di tamponare la ferita del padre. Sfortunatamente non era ossibile salvarlo: il cuore aveva già smesso di batere e la ferita era troppo estesa per poter essere medicata e aveva raggiunto troppi organi vitali. L'uomo spirò lentamente tra le braccia del figlio.

"Bastardi! Io gli ammazzo tutti!" Urlò Jake con rabbia cercando di uscire con il mitra, ma Adam lo fermò.

"Aspetta sei matto!? Guarda!" Gli urlò l'amico in faccia indicando l'esterno: i banditi si stavano ritirando per riorganizzarsi.

"Dobbiamo caricare le armi prima che tornino!" Urlò Adam trattenendolo con forza, guardandolo negli occhi.

Jake lo osservò con rabbia finché non cedette ed iniziò a raccogliere le armi che erano sparse ovunque, mentre l'amico si avvicinava alla ragazza, aiutandolo ad alzarsi.

"Stai bene? Come ti chiami?" Chiese amichevolmente tendendole la mano.

Lei lo guardò esitante, senza mai lasciare l'arma che teneva in mano, poi, tremante, si fece aiutare afferrando la mano che le era stata tesa.

"Eva... Eva Norton... vengo da Nord... è... complicato da spiegare..." Sussurrò lei con voce tremante, mentre si alzava aiutata da lui.

"Io sono Adam Phoenix, piacere di conoscerti, facciamo parte di un gruppo di sopravvissuti. Cosa volevano quei tizi da te?" Chiese il ragazzo, mettendosi ad aiutare l'amico a raccogliere le armi.

"Meglio se ve lo dico lungo la strada, ne arriveranno altri." Rispose lei, facendo la sua parte.

In poco tempo radunarono sul retro dello spider abbastanza armi da armare tutta la colonia. Si rimisero subito al volante, approfittando del fatto che il veicolo aveva un abitacolo abbastanza spazioso.

"Allora, vuoi raccontari la tua storia?" Chiese Adam guardando intensamente la ragazza: aveva la sensazione che non si sarebbe mai stancato di guardarla e, nonostante facesse del suo meglio per rimanere concentrato sulla strada, i suoi occhi continavano a sbirciare il suo viso.

Lei era ancora sotto shock, ma, con voce tremante, iniziò a raccontare la sua storia.

"Io vivevo a nord di qui, a Kansas City, vivevo con la mia famiglia in un bunker sotto la città. Un paio di mesi fa, però, siamo stati attaccati da una banda ben organizzata, nota come 'I Lions'. Il loro capo, Mad Dog Michigan... ha ucciso tutti... anche la mia famiglia, ma si è fatto... 'strane idee'... su di me."

La sua voce si spezzò ed iniziò a tremare, probabilmente non aveva bei ricordi e ad Adam dispiacque farglieli tornare in mente.

"Pochi giorni fa sono riuscita a fuggire, sottraendo loro una moto. Stavano andando a Pontiac, vicino a detroit, il più grande arsenale dello stato, quindi ho approfittato della distrazione di alcune delle guardie... ma i loro uomini non si arrendevano e la benzina era finita appena all'esterno della città. Mi hanno trovata subito dopo che il tuo amico e suo padre mi trovassero... mi dispiace... è tutta colpa mia... mi dispiace!"

Iniziò a piangere, mentre Adam sentì una profonda tristezza, condividendo il suo dolore.

"Non è colpa tua... ma solo di quei banditi..." Rispose Jake, dandole una pacca sulla spalla.

"Già... poi noi siamo diretti a oves e detroit è a sud, non sprecherà tempo a inseguirci." Aggiunse Adam tranuquillo, ormai mancavano pochi minuti alla colonia e non c'era traccia di inseguitori.

"Non ci sperare: il tizio che hai ammazzato non era un tirapiedi qualunque, ma il fratello di Mad Dog. Potrebbe volersi vendicare ed essendo stato uno dei superagenti della C.A.O.S., è probabile che ci insegua." Rispose lei, asciugandosi le lacrime.

"Cosa!?" Chiesero i due ragazzi in coro, voltandosi verso di lei, improvvisamente tesi: quelle parole avevano risvegliato le storie che i loro genitori raccontavano sulla spietata organizzazione: pazzi criminali, addestrati a combattere fino alla morte con ogni mezzo a disposizone. Autori di omicidi efferati, tra i quali quelli del presidente degli Stati Uniti, avvenuta nel 2013. I più potenti e spietati venivano chiamati 'superagenti'. A loro venivano affidate le missioni più pericolose e importanti e le portavano a termine senza badare a quante persone uccidevano. Non facevano eccezione tra civili e militari, tra uomini e donne, tra adulti e bambini: uccidevano tutti.

"Merda... dobbiamo far muovere subito la nostra gente e sperare che non ci inseguano!" Disse Jake con gli occhi sbarrati, mentre iniziava a sudare.

Anche Adam era preoccupato: era certo che li avrebbero inseguiti, ma era anche certo che avrebbe protetto Eva e i suoi compagni fino alla fine.

Mentre rientravano le strinse dolcemente la mano e lei gli sorrise, grata.


 


 


 


 


 


 


 


 


 

Rieccomi, più veloce che mai.

Questo capitolo DOVEVO postarlo! È il primo vero e, probabilmente più importante capitolo. Qui ci sono i principalei motivi che porteranno il caro Adam ad affrontare guai e pericoli, mentre attraverse le terre degli Stati Uniti, diventati una sconfinata pianura radiattiva.

Certo che non poteva andare meglio: ammazzi il fratello di un superagente di una società terroristica e per di più uno dei loro MIGLIORI superagenti.

Be', spero che, adesso, abbia stuzzicato la vostra curiosità, perché non ci credo che in cinque mi facciate visita e non mi diciate niente. Dai, fate uno sforzo, come A_ M_ Mulberry.

A presto! AxXx.

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Capitolo 4
*** Fuga ***


 

                                                                                      Fuga


 


 


 


 


 

Adam tornò rapidamente alla colonia con il prezioso carico e la cattiva notizia.

Tutti furono felici di potersi armare in maniera adeguata, anche se la felicità era smorzata per la perdita di Francis, orto coraggiosamente sotto i colpi dei banditi. Il ragazzo decise di nascondere la vera identità di Eva al resto della comunità, comunicandola solo a Ewell, Cutter e suo zio. Ovviamente nessuno dei tre fu felice della notizia.

"Quindi, mi stai dicendo che rischiamo di ritrovarci un superagente della C.A.O.S. Alle calcagna con i suoi cani rabbiosi?" Chiese, alla fine John inarcando un sopracciglio, evidentementepreoccupato.

"Lo avremmo comunque: vi ricordo che ho ucciso suo fratello!" Rispose velocemente Adam sulla difensiva, cercando di allontanare l'attenzione dala ragazza.

"Ha ragione. E comunque, non possiamo certo lasciarla qui... ormai è sulla nostra stessa barca e non siamo certo così barbari da lasciarla affogare." Annunciò Cutter dopo pchi secondi. Ciò nonostante, anche lui sembrava dubbioso di quella decisione.

È tardi per parlarne: ormai è con noi e non abbiamo molto tempo per decidere. Ora più che mai dobbiamo andarcene o ci ritroveremo addosso quel pazzo." Annunciò Jonas aspramente, battendo entrambe le mani aperte sul tavolo della cucina.

"Giusto, ho già piazzato il C4, faremo saltare ciò che rimane della colonia: non possiamo lasciare risorse preziose in mano a possibili inseguitori." Aggiunse Cutter, dirigendosi alla porta.

Adam fu molto sollevato dalla decisione del gruppo, soprattutto perché suo zio aveva parlato in suo favore, ma era evidente che non tutti erano contenti di trovarsi braccati da Mad Dog. In particolare Ewell sembrava il meno entusiasta di tutti.

"C'è qualcosa che non va'?" Chiese il ragazzo all'uomo, curioso di saperne di più.

"Oh, nulla! Siamo solo a corto d'acqua e di cibo, stiamo per intraprendere un viaggio che si potrebbe rivelare fatale e, se proprio devo aggiungere, abbiamo un pazzo omicida alle calcagna che non si è fatto scrupoli a distruggere il mondo!" Rispose John tutto d'un fiato, sbuffando per il disappunto.

Adam notò che nella sua voce non si leggeva solo paura e contrarietà, ma anche rabbia e rimorso, come se, in qualche modo, avesse già avuto a che fare con Mad Dog.

"L'avete già incontrato?" Chiese dando voce ai suoi dubbi.

Ewell lo squadrò con indecisione, come se stesse valutando se dire o meno la verità.

"Sia io che tuo zio... eravamo amici quando combattevamo in Iraq. La C.A.O.S. Aveva organizzato un colpo di stato e noi avremmo dovuto impedirlo. Furono inviati ventimila soldati e molti mezzi per fermare i loro agenti, ma alla loro guida c'era proprio Mad Dog. Un giorno la nostra squadra cadde in un imboscata e i pochi sopravvissuti furono usati come ostaggi. Il nostro comandante e altri tre soldati furono giustiziati, mentre io tuo zio ed altri due riuscimmo a fuggire. Ho visto quel tipo uccidere tutti a sangue freddo e sradicare il portellone di una jeep blindata con la solo forza delle braccia. Quelli come lui non sono uomini: sono mostri. Ti auguro di non incontrarlo mai."

Ewell uscì dalla stanza lasciando Adam a rimuginare su quanto aveva sentito: non pensava che suo zio avesse incontrato Mad Dog, ma di certo doveva essere stato qualcosa di spiacevole. Istintivamente pensò a Eva e al suo gruppo, non osando immaginare l'orribile fine di quei poveretti e nemmeno cosa aveva passato lei nelle mani di quel pazzo. Aveva l'irrazionale voglia di prendere lo Spider e ucciderlo, ma sapeva bene che era un progetto irrealizzabile: i Lions lo avrebbero ucciso se non lo stesso Michigan. L'unica possibilità era fuggire il più lontano possibile.


 


 


 


 

Nonostante non fosse del gruppo, tutti accolsero calorosamente Eva e non ebbero nulla contro di lei, lasciando che li seguisse nel loro pericolosissimo viaggio. In poco tempo tutti i veicoli furono in strada, pronti a partire, lasciandosi alle spalle il ranch Ewell, diretti verso ovest e verso la salvezza. Appena furono a distanza di sicurezza, Cutter fermò un attimo il convoglio e premmette il pulsante del detonatore, facendo saltare in aria l'intera struttura e tutto ciò che c'era al suo interno.

Adam prese la testa del convoglio e si diresse velocemente verso Denton, ansioso di allontanarsi il più possibile da Mad Dog e dalla sua banda. Da lì, un po' più a nord rispetto a McKinney, sperava di imboccare ciò che restava dell'autostrada 35, l'unica ancora praticabile. Da lì, sperava di raggiungere il raccordo sulla 20 che portava direttamente a Big Spring.

Dopo qualche ora s decise ad allontanarsi dal gruppo per poter esplorare la zona da solo, senza mettere in pericolo il suo gruppo. Doveva perlustrare la città e assicurarsi che fosse vuota.

"Allison, vado in avanscoperta, a te lascio il comando della scorta e la sicurezza della colonia." Annunciò via radio, mentre accellerava per allontanarsi.

"Ricevuto, fa' attenzione." Rispose lei, chiudendo la comunicazione.

Seguendo la strada non molto dissestata, il ragazzò percorse velocemente le poche miglia che lo separavano dalla città di Denton. Appena fu in vista deiprimi grattacieli diroccati sterzò e, approfittando del fatto che ormai i guardrail erano completamente inesistanti, portò il suo Spider su un'altura, poco più a sud della strada. Conosceva bene la zona: nonostante le poche volte in cui si era allontanato dalla colonia, si era spinto anche fin là per assicurarsi che dalla città vicina non arrivassero banditi e malintenzionati.

Una volta azionato il freno a mano, scese dalla macchina e afferrò il binocolo, tenendo sempre stretto il suo fido fucile di precisione. Avrebbe potuto usare quello, ma le potenti lenti del binocolo eramo più adatte al controllo di una zona così ampia e gli permettevano di catturare particolari vitali.

Con cautela si accovacciò sul terreno sabbioso e, dall'alto scrutò la città alla ricerca di qualunque segno che indicasse la presenza di banditi. Scrutò l'agglomerato di case per diversi minuti, alla ricerca di qualsiasi cosa potesse essere un pericolo, ma non vide nulla se non che, proprio quando stava per arrendersi, vide una piccola nube di fumo nero: l'inconfondibile nuvola che esce dal tubo di scappamento di una moto in corsa.

'Merda... ci sono dei banditi qui! Meglio avvertire subito Ewell!' Pensò con disappunto rimettendo il binocolo al suo posto; sapeva che questa non ci voleva, avrebbero perso parecchio tempo per aggirare Denton.

Gli ci vollero solo pochi minuti per raggiungere il convoglio che stava procedendo lungo la strada senza fermarsi.

"Adam a squadra... Denton è occupata dai banditi, dobbiamo cambiare itinerario." Disse il ragazzo alla radio, mentre si rimetteva in testa al gruppo.

"Merda! Adam! Poco dopo la tua partenza abbiamo visto una nuvola di polvere alzarsi a nord... probabilmente sono i Lions che cercano Eva." Lo informò rapidamente suo zio che guidava l'autocisterna.

"Ok... dobbiamo cambiare strada.. qualche idea?" Chiese Allison mentre continuavano ad avanzare, dato che lo svincolo era ancora parecchio lontano.

Adam prese la mappa che teneva nella portiera e la aprì, rallentando per poterla consultare. A quanto pare c'era una strada che, bene o male, potevano ancora percorrere e che li avrebbe portati un po' più a nord di quanto avrebbero voluto. Tuttavia c'era un problema: avrebbero dovuto attraversare il lago di Lewisville, da tempo asciutto ed era una zona parecchio accidentata: c'era il rischio di danneggiare i veicoli; cosa pericolosa con i Lions alle calcagna.

Sfortunatamente non avevano alternative, così, senza pensarci troppo, alla prima possibilità presero una strada per andare a nord, lasciandosi alle spalle l'autostrada. Il viaggio si fece più difficile, anche perché il convoglio doveva procedere a rilento su quelle strade dissestate e la cosa peggiorò una volta giunti al lago, pieno di rottami e veicoli distrutti.

Adam procedette quasi a passo d'uomo per non lasciare indietro il resto dei suoi compagni e impiegarono più di due ore per attraversarlo da parte a parte.

'Merda! Non va bene... di questo passo i Lions ci raggiungeranno...' Pensò il ragazzo, mentre beveva un sorso d'acqua dalla borraccia, sapendo di doverla conservare.

Il sole battente e il vento che sollevava la sabbia non semplificavano le cose e il morale era molto basso, ma, nonostante questo, Ewell riuscì a condurre il suo autobus oltre la sponda ovest.

Dovettero percorrere altre due ore di strade secondarie per raggiungere nuovamente l'autostrada 35 che li avrebbe condotti direttamente a Big Spring.

Alla loro destra c'era un edificio molto grande, a cinque piani, simile ad un grande scatolone con le finestre divelte, in cemento armato diventato bianco come un osso a causa del caldo e del vento.

"Quello è la North Texas State University. Un tempo era una delle più prestigiose scuole del paese." Lo informò sua zia indicandoglielo, mentre il convoglio si era fermato per controllare gomme e motori dell'edificio.

Adam osservò la struttura, ormai fatiscente, che si elevava in mezzo a quel deserto di rovine.

'Probabilmente è già stato saccheggiato, ma non mi costa nulla andare a dare un occhiata.' Pensò incamminandosi, dopo aver informato il resto del gruppo.

Suo zio si era raccomandato di cercare dei fogli in politene, particolarmente isolanti, così da poterli affiggere alle finestre degli autobus, in modo da poter smorzare le alte temperature che avrebbero dovuto affrontare nel deserto.

Adam si mise a correre, cercando di essere veloce per raggiungere la facoltà di chimica, dove era più probabile trovare ciò che cercava, anche se i banditi avevno, quasi sicuramente, saccheggiato la zona. Dopo aver girato un po' tra le aule distrutte e i laboratori devastati trovò una porta con su scritto priprio: 'Laboratorio di chimica.'

'Bene... se è rimasto qualcosa di importante è qui.' Pensò il ragazzo aprendo la porta, estraendo la pistola, pronto a qualuqnue evenienza.

Una volta entrato notò, con disappunto, che quasi tutto ciò che c'era nella stanza tranne una grossa cassa di legna, probabilmente reputata troppo pesante dai banditi che avevano attaccato il posto.

'Ok... vediamo che c'è qui dentro...' Pensò Adam usando il macete per rompere le assi di legno che componevano la cassa.

La fortuna girò proprio dalla loro parte: all'interno c'erano delle confezioni cubiche raggruppate in sei, a loro volta coperte da fogli di politene, proprio quello che cercava suo zio. C'era anche una scorta di altri fogli al lato, abbastanza da coprire la parte suoperiore dei finestrini di entrambi gli autobus.

Adam stava per tornare al convoglio quando notò il simbolo che era inciso sulle confezioni protette: NaCl. Per un attimò rimase perplesso, ma poi gli tornò a mente quello che sua zia le aveva insegnato sotto terra. Gli aveva fatto studiare chimica e riconosceva quel simbolo.

'Non ci posso credere! Questo è sale!' Pensò sgranando gli occhi sorpreso. Sapeva che una scorta di questa preziosa sostanza poteva significare la sopravvivenza di tutto il gruppo: era utilissimo per conservare i cibi e, se ingerito a piccole dosi, permetteva di diminuire la sudorazione.

Con difficoltà, per non distruggere la cassa, se la issò sulle spalle e tornò al convoglio, piegato sotto il peso del carico.

Il suo ritorno provocò non poche risate, vedendolo arrancare sotto il pesante carico, ma in poco tempo le risa si trasformarono in stupore e gratitudine, dato che il prezioso carico poteva salvare la vita all'intera colonia.

"Ottimo lavoro Adam! Io ho ancora un po' da fare, tu fai un giro di ispezione, che ne dici?" Propose Cutter, mentre si puliva le mani unte.

Il ragazzo annuì e, con sguardo attento, osservò la zona circostante, alla ricerca di qualsiasi pericolo. La sua attenione, però, fu attirata da Eva che osservava con apprensione l'orizzonte a nord del convoglio. Quel viso, così dolce e delicato, nonostante le privazioni della distruzione e la prigionia, aveva colpito Adam fi da subito che, per la prima volta, sentiva dentro di se, uno strano calore che non sapeva identificare, ma che sapeva essere legato a lei.

"Come stai? Qualcosa ti preoccupa?" Chiese avvicinandosi un altro po' fino a ritrovarsi a pochi centimetri da lei.

"Mad Dog... quello mi preoccupa... voi mi avete accolto nel vostro gruppo.. e ve ne sono incredibilmente grata. Non molti avrebbero fatto lo stesso." Rispose lei, sinceramente gratamù, mentre si rigirava il revolver in mano.

"Non avremmo mai potuto lasciarti lì, con quel pazzo alle costole! Noi non abbandoniamo gli altri... per quello ci sono anche troppi banditi." Rispose il ragazzo, cercando di sfoggiare un sorriso rassicurante.

"Lo so, ma... io sono una bocca in più da sfamare... e mi porto dietro un pazzo criminale che non si farebbe scrupolo ad uccidervi tutti per riavermi... e uccidere te. Ormai i suoi uomini l'avranno informato." Disse lei abbassando il capo dispiaciuta.

"Forse... ma potremmo staccarlo prima che lui cambi strada... e se verrà, lo affreonteremo... ho fatto fuori un sacco di banditi." Rispose Adam sicuro.

"Tu non lo conosci... ma spero davvero che tu abbia ragione." Rispose Eva, avvicinandosi a lui, fino a sfiorargli la spalla, come se cercasse protezione.

Adam sentì il suo cuore accellerare i battiti e istintivamente le accarezzò la spalla cercando di essere rassicurante. Lei chiuse gli occhi e la sua espressione si rilassò. Pochi minuti dopo Cutter informò il gruppo che era ora di rimettersi in viaggio. Adam si stava per allontanare, mentre Eva tornava all'autobus, ma fu fermato dopo pochi metri da Allison che gli si parò davanti con il fucile in mano.

"Mio padre mi ha parlato di quel che è successo." Esordì senza aggiungere altro.

Lui deglutì, mentre si preparava all'aggressione: la sua copagna poteva arrivare a pensare che lui fosse una minaccia.

"So chi ci sta inseguendo e, sinceramente... penso che non avremmo dovuto protarla con noi."

"E cosa avremmo dovuto fare? Lasciarla in balia di quei pazzi?"

"Non lo so. Ma sappi questo. Anche se combatterò per difendere il convoglio, non mi sacrificherò per lei." Dopodiché tornò al suo furgone senza dire una parola.


 


 


 

Il gruppo continuò per diverse ore, procedendo lentamente l'ungo l'autostrada 35 senza incontrare molti difficoltà e sembra quasi che il morale sia tornato alto, ma il sole stava tramontando e, dopo diverse ore di viaggio, si presentò un altro problema: dovevano attraversare il fiume Trinity.

"Secondo le mie mappe ci sono solo due possibili passaggi: il Lakeside bridge e il ponte sul lago Worth... Non abbiamo idea su quello che troveremo... potrebbero anche essere crollati." Disse Jonas osservando la mappa, mentre rallentava per poter parlare via radio con gli altri.

"Non abbiamo tempo di controllare entrambi... qual'è il più vicino?" Chiese Ewell, continuando lungo l'autostrada.

"Se prendiamo la superstrada 820 dovremmo raggiungere il ponte sul lago in meno di mezz'ora." Disse sua figlia, che controllava il lato sinistro del convoglio.

Anche se riuscirono a cambiare facilmente direzione, si ritrovarono in trappola dato che sul ponte c'era una vera e propria barricata che bloccava il passaggio. Almeno sette auto distrutte, messe di traverso e impilate, in modo che potesse passare solo una moto.

"Merda... quei banditi si sono preparati ad accoglierci." Disse Adam che stava usando il mirino del fucile, questa volta, per osservare le squadre di banditi che pattugliavano la zona.

Brutti ceffi, armati di fucili e mitra, controllavano le auto, riparandosi all'ombra di strutture fatiscenti, costruite con gli scarti di auto e di altre case che erano state costruite nei pressi del ponte.

"Che stronzi! Non possiamo passare, ci farebbero a pezzi." Disse cutter, contrariato. Era evidente che quella situazione non gli piacesse.

"Abbiamo delle armi... potremmo provare a sfondare." Propose Mike, estraendo un macete così affilato che avrebbe potuto tagliare in duo l'acciaio.

"No... siamo in svantaggio numerico e con la barricata hanno più protezione di noi... ma ho un idea." Disse l'uomo, voltato verso la strada: stava fissando alcuni veicoli distrutti sulla strada. Alcuni erano ancora abbastanza ben conservati da poter essere riutilizzati, ma non ne avrebbero avuto bisogno.

"non credo ci seviranno... anche se volessimo sfondare dovremmo avere un autobus e, pur avendolo, non possiamo lanciarlo contro quella barricata: distruggeremo il radiatore e, se ci scoppiasse una gomma, finiremo con il rimanere bloccati tra il fuoco incrociato." Gli ricordò Adam, pensieroso, mentre beveva un altro sorso d'acqua dalla borraccia.

"Ma no! Pensavo di usare questi." Rispose l'amico, indicando un enrome veicolo simile ad un fuoristrada con delle protezioni imponenti che proteggevano la parte frontale e i lati. "Forse riesco a montarlo sull'autobus insieme a qualche altra protezione per le gomme: in questo modo non ci giocheremo il radiatore e dovremmo riuscire a proteggere le ruote."

Appena informarono Ewell, si trovarono d'accordo. Dopotutto il piano era rischioso, ma non avevano altra scelta: dovevano attraversare il ponte sfondando le difese. Furono distribuite armi e munizioni a tutti, in modo che, in caso di problemi, potessero combattere, e fu scelto l'ordine per attraversare il ponte: prima sarebbero passati i due autobus, guidati da Cutter e Ewell, in modo da mettere in salvo la gente, poi sarebbe passata l'autocisterna, guidata da Jonas, appositamente rinforzata per resistere ai colpi di mitra, e, infine, i furgoni e lo spider di Adam e dei suoi amici.

Ci vollero pochi minuti per completare il lavoro e, al tramonto, il convoglio era pronto a lanciarsi. La tensione era palpabile e, soprattutto le persone sugli autobus, sembravano particolarmente in ansia per lo scontro imminente.

"Ok... ci siamo, partiamo tra... tre!... Due... Uno... Ora!!!" Urlò Ewell pigiando sull'accelleratore, approfittando delle discesa per portare l'autobus alla massima velocità.

Adam si accodò al resto del gruppo, notando che, anche l'autocisterna, aveva superato i cento chilometri orari, in meno di sei secondi.

'Se il camion sterza, il carico sbanderà e perderemo il carico più prezioso.' Pensò Adam preoccupato. 'Speriamo che Eva ce la faccia.' Aggiunse, mentre ormai sentiva i primi spari.

All'imrovviso, con un boato terribile, vide un auto che si sollevava da terra dalla forza dell'impatto. Anche alcuni criminali furono scagliati ai lati della strada, troppo lenti per scansarsi dall'incredibile impatto.

Alcuni aprirono il fuoco, cercando di colpire i veicoli, ma, tra la pioggia di detriti e la polvere che alzavano, era impossibile mirare con precisione e molti colpi andarono a vuoto o impattarono contro le protezioni. Adam era pronto ad attraversare quando, con suo terrore, vide una delle macchina sollevate dall'autocisterna, dirigersi verso la sua.

"Merdaaaaaa!" Urlò il giovane sterzando bruscamente andando quasi ad impattare contro la macchina di Jake. Fortunatyamente il suo amico ebbe una prontezza di riflessi da sterzare a sua volta e, grazie alla loro bravura nella guida, nessunoa delle due auto riportò danni.

Appena ebbero superato il ponte, Adam sentì i colpi di mitra impattare contro il suo paraurti posteriore, ma, essendo rinforzato, non c'era rischio che lo raggiungessero.

"WOW! Vai così, stronzi! Credevate che bastassero quei quattro rottami a bloccarci eh!?" Chiese Ewell esultante, così forte che si sentì anche dalla radio.

"Bel lavoro, pa'! Ci sono feriti?" Chiese sua figlia cercando di smorzarne l'entusiasmo.

"Solo un paio... alcuni colpi hanno superato le protezioni, ma hanno feriti di poco conto, nulla che non sarà possibile guarire con il tempo." Rispose l'uomo, con la voce ancora colma di emozioni.

In effetti tutti erano parecchio esaltati dalla pericolosa avventura che avevano superato con successo, senza perditee con pochi feriti.

"Molto bene... wow... ce la siamo vista brutta." Disse Adam alla radio, afferrando un pacchetto di creker dallo zaiono, per poter rifocillarsi.

"Puoi dirlo forte, amico... per un attimo ho pensato che mi avresti investito!" Gli urlò Jake alla radio, anche lui, dalla voce, aveva la bocca piena.

Il convoglio continuò la sua corsa per tutto il pomeriggio e, finché la luce del sole non fu scomparsa, non si fermarono. Solo quando anche l'ultimo raggio si decisero a fermarsi per poter riposare.

"Ok, gente! Mettete i veicoli in cerchio e usateli come barricate... ci accamperemo qui." Disse Jonas alla radio, mentre abbandonavano la strada per raggiungere un spiazzo pianeggiante abbastanza aperto e piano, assicurandosi che, intorno a loro, ci fossero sassi o altri detriti che facessero da protezione per i banditi.

Il gruppo scese dai veicoli per potrsi, finalmente sgranchire le gambe e poter parlare.

Anche Adam si fermò, posizionando il suo fedele Spider tra il furgone corazzato di Allison e l'autocisterna. Dopo aver tirato il freno a mano usciì e chiuse la portiera a chiave.

"Ehi, Adam!" Lo chiamò Eva che correva verso di lui.

"Come stai? Tua zia mi ha detto di portarti questo... devo ammettere che è un ottima cuoca e anche una brava infermiera." Disse la ragazza porgendogli una scodella con dentro una minestra di verdure.

"Già... immagino che sia molto più utile di me." Rispose inizinando a mangiare.

Anche lei si sedette accanto a lui, sul cofano della macchina, mangiando la sua razione. Solo Adam si accorse della fasciatura sul braccio destra.

"Cosa ti sei fatta!?" Chiese posando la sua razione e allungando il braccio verso quello di lei.

"No... niente... solo un proiettile vagante... ma non fa nemmeno male." Rispose lei scrollando la spalla, riprendendo a mangiare.

I due parlarono un po' del loro passato e di ciò che avrebbero fatto ù, una volta arrivati in California, poi, dopo qualche ora, mentre la luna si stagliava sempre più alta nel cielo, Adam dovette prendere posizione per il suo turno di guardia, mentre Eva se se ne andò per dormire.

"Bonanotte..." Disse lui, stranamente imbarazzato per quelle poche, semplici parole.

"Con te di guardia... lo sarà di sicuro." Rispose la ragazza, allontanandosi, lasciandolo solo.


 


 


 


 


 


 


 


 


 

Rieccomi: per motivi di forza maggiore (Esami) i miei aggiornamenti si faranno sempre più sporadici fino al 25, ma non disperate, nulla, nemmeno un'apocalisse zombie, mi impedirà di continuare le mie storie.

Lo so che sono pochi a seguire, ma le recensioni aiutano: sposterò, per tutta la durata del prossimo capitolo (quindi per un bel po') in un'altra sezione. Se riceverò qualche risultato migliore, potrei decidere di lasciarla lì.

A presto e recensite.

AxXx

PS: Ringrazio di nuovo (Ormai sta diventando un'abitudine) A_ M_ Mulberry, che recensisce e lascia anche buoni consigli.

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