E se non fosse mai successo? di Reyko94 (/viewuser.php?uid=35120)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La fine di uno scontro ***
Capitolo 2: *** Posso chiamarti cicciolo? ***
Capitolo 3: *** Il coraggio di piangere ***
Capitolo 1 *** La fine di uno scontro ***
E SE NON FOSSE MAI SUCCESSO ?
SILENZIO
E SOLITUDINE.
Due parole,due sensazioni e anche due paure che, insieme
alla cattiveria dell'oscurità più fitta, avevano
invaso
la sua vita da troppo tempo. Sin da piccolo,non era riuscito a
capacitarsi del perchè della propria esistenza ma anche
della
propria abilità innata. L'aveva sempre consierata come una
maledizione,come se fosse stata quella sua caratteristica a farlo
sprofondare nel buio di una cella.
-"Sei nato solo, cresciuto solo e resterai sempre solo"-
gli aveva
detto un uomo, in un giorno della sua triste infanzia.
-"Kimimaro,
ricordati : tu sei e sarai solamente uno strumento : comportati quindi
come tale "-.
Quelle parole gli risuonavano in testa continuamente, sia di giorno che
i notte, e non gli davano mai pace. Le avrebbe volute eliminare
definitivamente dai suoi pensieri, insieme a quei momenti bui.
Avrebbe voluto ricominciare da capo per sentirsi vivo come non lo era
mai stato,anche se, sapeva che forse non ci sarebbe mai riuscito.
Silenzio.
Scosse la testa cercando di non pensare più a
quelle
cose terribili e si mise seduto su quello che doveva essere un comodo
letto, appoggiandosi su un cuscino.
Gli doleva tutto il corpo, e anche
solo compiere quel banale movimento gli aveva procurato un dolore
lancinante a spalle e braccia. Non percepiva quasi più le
gambe,
gli tremavano le mani e sentiva freddo.
-"Ma che cosa sono diventato?"-
si chiese tra sè e se.
-"Adesso sono inutile per tutto e tutti : non sono nemmeno in grado di
muovermi. Sto morendo...di nuovo"-.
E' vero, stava morendo e lo sapeva bene.
Ormai però non gli importava più niente, voleva
solo
andarsene in pace e con calma, piangendo come da tanto tempo non faceva.
Ad un certo punto sentì un rumore : aprì gli
occhi che
fino a quel momento aveva tenuto chiusi sotto le strette bende che gli
fasciavano la fronte.
La stanza, che prima era immersa nel buio della notte, ora era
completamente illuminata dai raggi caldi del sole, che entravano da una
finestra socchiusa, riscaldando tutto l'ambiente.
--
una voce squillante e festosa alle sue spalle lo fece sussultare.
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Capitolo 2 *** Posso chiamarti cicciolo? ***
-Allora, hai dormito
bene?Perchè io credo proprio di sì. Sei restato
due giorni in quel letto senza muoverti, da quando ti hanno ricoverato
qui all'ospedale...povero cicciolo!-.
Gli occhi azzurri di un ragazzino di 12
anni lo stavano osservando attentamente, pieni di energia e forza
positiva. Non
conosceva molto di lui, solamente il nome, Naruto Uzumaki, il custode
della volpe a nove code che lo aveva ostacolato e sfidato. Kimimaro era
completamente disorientato. Dopo il duello contro Gaara del Deserto, le
uniche cose che riusciva a rammentare erano un' indescrivibile
sensazione di gelo che lo avvolgevano completamente, e poi il nulla.
-Io non riesco a capire-
disse ad un certo
punto, meravigliandosi della propria voce, che appariva flebile.
-Oh, scusa, ho cominciato a
parlarti con un tono troppo confidenziale, forse se ci conoscessimo
meglio...-
-Ma no, cosa dici
coglione!-
gli rispose il 15enne, indignato.
-Coglione a me? Oh,...scusa ancora! Stavo solo
cercando di toglierti quella faccia da morto: con quel pallore
cadaverico sembri un finocchio bollito...-
-...-.
Se Kimimaro non fosse stato ridotto
così, adesso Naruto sarebbe già passato all'
altro mondo, morto
strangolato per tutte quelle cavolate senza senso che stava continuando
a dire.
-Perchè mi avete
salvato?-
Il ragazzo dagli
occhi turchesi cominciò a parlare.
-Potevate lasciarmi al mio destino, ma invece non l' avete fatto-.
-Perchè ?-.
Il biondo si fece serio.
-Non ringraziare
me; io in realtà ti avrei lasciato volentieri lì
a morire, all' inizio-.
Si
spostò verso la porta della stanza e si mise accanto alla
finestra. Da quella postazione si poteva vedere tutto quanto il
villaggio, che in quel particolare giorno era in festa, per la
conclusione dei lavori di ricostruzione a causa degli attacchi del
suono.
-Sono stati Gaara e
mister-sopracciglia a soccorrerti e a portarti qui. Io ero contrario
all' idea, ma poi ho capito che, se Sasuke se n'è andato,
non è stato per colpa tua-.
Naruto sorrise.
-Anche se non
sembra, ti capisco bene. Pure io, fino a qualche tempo fa, ho vissuto
con la convinzione che il mondo mi avesse voltato le spalle, senza
nemmeno una ragione. Ma poi, un giorno, ho conosciuto degli amici veri,
che mi hanno saputo capire e che mi hanno accettato anche se, dentro di
me, contengo lo spirito di un demone, come il ragazzo della sabbia-.
Il 12enne si girò e si avvicinò
nuovamente all' uscita.
-In fondo, per te Orochimaru
è stata, finora, l' unica persona a cui hai voluto bene-
e chiudendosi la porta alle spalle,
lasciò Kimimaro nel silenzio della stanza, ma non un
silenzio freddo e vuoto come tutti gli altri, ma carico di una strana
attesa.
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Capitolo 3 *** Il coraggio di piangere ***
Silenzio. il
leggero vento che attraversava tutta Konoha entrò
indisturbato dalla finestra, portando con se un delicato profumo di
fiori. "...eppure...". I suoi occhi turchesi adesso erano lucidi, aveva
lo sguardo sfocato: una calda lacrima gli scese dalla guancia e gli
cadde sulla mano intorpidita. Era strano, in tutta la sua vita non
aveva mai sentito un calore così forte sul proprio viso e
dentro di sé.
Kimimaro, uno spietato
guerriero che fino a quel momento non aveva conosciuto nient'altro che
il dolore, l'odio e la vendetta, ora stava piangendo come un bambino,
in silenzio, troppo orgoglioso per farsi semtire. Finalmente aveva
capito gli errori che aveva commesso in passato, tutte quelle vite
spezzate per mano propria, tutti gli sguardi di suppliche che aveva
ignorato, e solo perchè non aveva ancora trovato un senso
alla propria esistenza. Nonostante questo, però, ringraziava
ancora Orochimaru: sebbene fosse stato sempre trattato come un
manichino dagli altri, provava un grande senso di gratitudine verso
quel ninja, che lo aveva preso con sé e accolto quando era
solo. Era stato incaricato di compiere azioni immaginabili, e di questo
se ne era ormai pentito, ma lo aveva fatto solo per rendere felice il
suo Signore, per realizzare il suo sogno a cui, in passato, chedeva
pure lui. Ma adesso il passato era finito, le ombre che lo avvolgevano
si erano dissolte e la morsa che lo stava trattenendo da tempo, lontano
dalla felicità, stava scomparendo.
Con un ultimo sforzo si
sdraiò rivolgendosi verso la finestra e chiuse nuovamente
gli occhi. " In fondo, quell'Uzumaki ed i suoi amici strampalati non
sono poi così tanto scemi come sembra" pensò "
Devo a tutti loro la vita: GRAZIE!".
THE END
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