Caccia al Tesoro

di Padmini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Caccia all'assassino ***
Capitolo 2: *** Traditore ***
Capitolo 3: *** Soffrire per Amore ***



Capitolo 1
*** Caccia all'assassino ***


0. TEATRO

Lo spettacolo era appena terminato e il teatro si stava pian piano svuotando. Tutti chiacchieravano, commentando la recitazione, l'interpretazione delle musiche e i costumi.

L'aria era pregna di aspettativa perché la notte era appena iniziata e non sarebbe finita tanto presto.

'Victor sotto le stelle' era un evento che portava in città una quantità di turisti insolita, anche per il per il periodo estivo, per questo nessuno si stupiva se tutti gli alberghi e le pensioni fossero pieni.

I concerti gratuiti, i negozi aperti tutta la notte e la possibilità di vivere l'atmosfera di una notte fuori dal comune erano una scusa sufficiente per raggiungere la città ai piedi della montagna.

Fiumi di turisti erano giunti con svariati treni durante tutta la giornata di sabato. Donne eleganti, studenti vogliosi di staccare un po' dai libri, famiglie con prole al seguito e gruppi di amici che non aspettavano occasione migliore per fare festa.

Solo un uomo, che in quel momento stava uscendo dal teatro, non condivideva la stessa giovialità. Qualcosa lo preoccupava, anche se stava ben attento a non darlo a vedere. Sapeva di non poter perdere tempo, ma non aveva resistito quando aveva visto nel cartellone che quella sera avrebbero messo in scena l'Otello, così aveva deciso di concedersi quel momento di svago.

Subito tornò presente e attento a ciò che faceva. Si muoveva con scioltezza, cercando di dissimulare la sua tensione. Si fermò di colpo, in mezzo alla piazza e guardò l'ora nel suo cellulare. Era tardi e il suo complice non l'aveva ancora chiamato. Sarebbe andato a stanarlo nel suo nascondiglio e lo avrebbe costretto a dargli ciò che gli spettava, Carlo Tremaniglie avrebbe avuto la sua vendetta.

 

 

1. BAR CORTINA

Si era informato bene sulle abitudini di Stefano Occhiuti e sapeva bene dove avrebbe potuto trovarlo. Rimise in tasca il cellulare e si avviò a passo spedito verso il bar 'Cortina'. Sapeva che era il luogo dove più comunemente Stefano si riposava perché vi trovava del buon vino e particolari tipi di birra che evidentemente erano molto di suo gusto. Anche l'intimità e il senso di familiarità del locale lo aiutavano a sentirsi a suo agio perché perfino lui riuscì a rilassarsi un pochino, mentre sorseggiava un bicchiere di vino rosso, tranquillamente seduto davanti alla vetrina del bar, attento a guardare fuori senza essere visto, per riuscire a intercettare l'uomo che stava aspettando.

Sembrava completamente rilassato, in realtà era teso e in ascolto, come d'abitudine, per questo restò leggermente interdetto quando sentì il nome di Occhialuti.

“Non si fa vedere da un po', eh?” disse un uomo biondo, appoggiato pigramente al bancone.

“Sì, pare che si stia nascondendo” rispose il barista in un sussurro, sporgendosi appena dal bancone.

Questa affermazione attirò l'attenzione di altri presenti.

“Cosa vuoi dire?” domandò una ragazza, agitandosi appena “è forse finito nei guai?”

Il barista prese un sacchetto di patatine e lo svuotò con eleganza entro una ciotola di vetro, che poi avvicinò ai ragazzi, facendola scivolare sul tavolo.

“Non ne ho idea. So solo che pochi giorni fa è venuto qui e mi ha detto che per un po' non sarebbe venuto. Voleva avvisarmi e mi ha chiesto che se uno sconosciuto mi avesse chiesto di lui avrei dovuto dire che non sapevo nulla”

Si guardò in giro, circospetto, accartocciando il sacchetto tra le mani.

“Per questo l'ho detto anche a voi. Se qualcuno dovesse farvi domande, state zitti e fate finta di non conoscerlo o di non sapere nulla. Non voglio essere coinvolto”

L'uomo ascoltò tutto con attenzione e strinse leggermente più forte il bicchiere tra le dita, rabbioso. Così voleva svignarsela, eh? Lo avrebbe trovato, di questo era certo. Finì di bere il suo vino come se nulla fosse, mentre la sua mente elaborava un piano per poterlo trovare.

Pagò il vino e uscì dal locale lentamente e si allontanò dal bar tranquillamente, ma quando fu abbastanza lontano allungò il passo. Sapeva benissimo dove doveva andare.

 

 

 

 

2. KARMA SHOP

Il locale che ospitava il negozio di oggettistica etnica era stato un tempo una tipografia. L' venivano stampate tesine universitarie, locandine, volantini, biglietti da visita e … altro, facendo concorrenza alla zecca. Per questo aveva dei passaggi segreti che conducevano ai locali in qui veniva stampato il denaro falso. Carlo conosceva alla perfezione quei passaggi ed era quasi certo che le attuali proprietarie non ne fossero a conoscenza.

Raggiunse il piccolo negozietto interrato e notò con piacere che era quasi vuoto. Girovagò attorno ai libri vicino alla cassa per qualche minuto, attendendo che gli ultimi clienti uscissero, poi si avviò verso la stanza dove erano esposti alcuni mobili.

“Ha bisogno di qualcosa?” gli chiese la commessa, con un sorriso, mentre chiudeva la cassa dopo aver riposto i soldi dell'ultima cliente.

“No, la ringrazio” gli rispose lui, sorridendo cordiale “Darò un'occhiata ai mobili. La chiamerò quando avrò bisogno di aiuto”

La donna annuì sempre sorridendo e tornò al suo lavoro, mentre lui camminava con passo apparentemente svogliato verso la stanza. Appena fu certo che lei non lo vedesse, si avvicinò ad una parete e scostò la tenda che la ricopriva. Il passaggio segreto era ancora intatto. Quello che sembrava solo un vecchio quadro fissato alla parete, in realtà nascondeva un invisibile meccanismo nascosto. Cercò con i polpastrelli la leva. Quando la trovò rimase in ascolto qualche istante, poi tossì rumorosamente per coprire il rumore e la fece scattare. Il pannello di legno scivolò di lato senza un suono. Evidentemente Stefano doveva averlo usato spesso in quell'ultimo periodo.

Scivolò dentro e si richiuse la porta alle spalle senza fare rumore, ritrovandosi al buio.

A tentoni cercò l'interruttore della luce e accendendolo si ritrovò di fronte al lungo corridoio che ben conosceva. Lo percorse fino in fondo e giunse dinnanzi alla porta della fabbrica di denaro falso.

Era certo che in quei giorni Stefano non si sarebbe nascosto lì dentro, ma sperava ugualmente trovare qualche indizio utile per riuscire a rintracciarlo.

Cercò di aprirla con la sua chiave personale ma non riuscì ad infilarla nella toppa ma non ci riuscì. Imprecò a bassa voce e gettò a terra la chiave, in un momento di rabbia.

Fece dietrofront e tornò a passo di marcia verso la porta nascosta. Gli stava nascondendo troppe cose Quando arrivo di fronte al pannello si fermò di colpo. Prese un profondo respiro per calmarsi e riaprì nuovamente il passaggio di qualche centimetro. Una volta appurato che non ci fosse nessuno nella stanza sgusciò fuori e lo richiuse.

Occhialuti gli doveva molte spiegazioni. Lo avrebbe trovato e lo avrebbe fatto parlare. Uscì normalmente dal negozio, salutando le commesse. Una volta uscito si guardò attorno. Se lui si stava nascondendo da lui aveva bisogno di mascherarsi e sapeva già dove andare per trovare il necessario. Avrebbe cominciato con il cambiare il colore ai capelli.

 

 

3.PRIMO PIANO

Si sollevò il cappuccio sopra la testa per nascondere il viso ai passanti, ma lo fece in modo disinvolto, come se non stesse cercando di proteggersi dallo sguardo altrui e in particolare di una persona, ma semplicemente dal venticello che scendeva da Serravalle.

Il fatto che tutti i negozi fossero aperti quella notte giocava a suo vantaggio. Non ricordava perfettamente dove si trovasse il negozietto che cercava. L'ultima volta c'era passato davanti per caso e l'aveva visto di sfuggita, ma era sicuro che doveva essere da qualche parte lì in giro. Entrò nel Quadrilatero e si guardò attorno, nella speranza di individuarlo subito. Vagò un po' e alla fine lo riconobbe. Il volto stilizzato sulla vetrina la diceva lunga.

Entrò con disinvoltura e trovò subito ciò che cercava. Comprò una tintura per capelli color mogano, per mascherare i suoi biondi e quando uscì gli venne un dubbio. Dove avrebbe potuto nascondersi per tingerseli? Si ricordò della ragazza che aveva conosciuto durante la sua ultima visita. Tra di loro c'era stata un'intensa passione ed era sicuro che lo avrebbe aiutato, permettendogli di usare il bagno del negozio in cui lavorava, anche se non era sicuro che un negozio del genere potesse essere aperto a quell'ora, nonostante l'iniziativa Victor sotto le stelle. Incrociò le dita e si avviò.

 

4.OTTICA CENTRALE

Quando arrivò di fronte al negozio tirò un sospiro di sollievo. Era aperto e c'era addirittura qualche cliente. Entrò con fare disinvolto e si appoggiò al bancone, in attesa che Teresa si liberasse. Lei lo aveva già notato ma aveva fatto finta di niente., gli aveva solo sorriso per un istante. Quando finì di servire l'uomo che aveva di fronte andò da lui.

“Hai bisogno d'aiuto, mio caro?” gli chiese con voce dolce e sensuale.

Lui le sorrise, un sorriso che valeva più di mille parole.

“Posso usare il bagno?”

Lei annuì e si spostò per raggiungere la porticina che divideva il retro del bancone dal davanti e l'aprì per lui per consegnargli le chiavi e indicargli la porta giusta

“Fai pure con calma. Stanotte sono sola qui ...” ammiccò maliziosa e tornò dai suoi clienti.

Ci mise un'ora a ultimare il tutto. Prima di uscire si guardò allo specchio. Sembrava un altro. Con i giusti accessori sarebbe stato irriconoscibile. Sbirciò fuori dalla porta e notò che il negozio si era svuotato.

“Teresa?” la chiamò sussurrando.

Lei si guardò attorno con discrezione, per essere sicura che non arrivasse nessuno, poi lo raggiunse.

“Ora mi aspetto la mia ricompensa per questo piccolo aiuto ...” gli disse avvicinandosi a lui sensualmente, per poi baciarlo soavemente sulle labbra.

“L'avrai ...” le rispose lui, ricambiando il bacio. La prese per mano e l'attirò a sé, poi con la mano libera chiuse la porta dietro di lei.

Mezz'ora dopo uscì. Aveva bisogno di qualcos'altro per poter cercare indisturbato Stefano. Degli altri vestiti nuovi non sarebbero stati male.

 

 

5.MERCATINO DELL'USATO

Comprare degli abiti nuovi non sarebbe stata un'idea saggia. Sarebbe stato fin troppo evidente il travestimento. No, aveva bisogno di qualcosa di più vissuto. Camminò velocemente perché sapeva che il mercatino dell'usato era molto distante da dove si trovava, quasi a Serravalle. Quando lo raggiunse entrò e a malapena salutò il gestore. Si fiondò subito in fondo al negozio, dove sapeva si trovavano i vestiti. Anche se aveva fretta non gli scelse a caso. Se doveva crearsi un travestimento doveva fare in modo che sembrasse il più naturale e coerente possibile. Scelse un paio di pantaloni e una camicia scuri. Trovò perfino un cappello e una sciarpa di lino. Non sarebbe stato sconveniente indossarla quella sera perché, nonostante fosse estate, dalla montagna spirava un lieve venticello freddo e quella sciarpa lo avrebbe protetto dall'aria, permettendogli al contempo di celare meglio la sua vera identità.

Pagò e uscì impaziente. Ora che era pronto xxx non avrebbe più potuto nascondersi a lungo.

 

 

 

8.STAZIONE DEI TRENI

Il treno per Conegliano sarebbe arrivato di lì a pochi minuti. Aveva dovuto attendere fino a mattina perché quella stazione era poco servita, ma ne era valsa la pena perché meno di dieci minuti dopo da quando era uscito dal locale era risuonata la sirena di un'ambulanza che si era fermata giusto di fronte alla piazza. Il suo lavoro ormai era compiuto e si sentiva più sollevato, libero.

Era certo che nessuno sarebbe riuscito a trovarlo. Guardò il sole che lentamente stava sorgendo da dietro le montagne e sorrise.

Si sentiva al sicuro ma, come Stefano non si era reso conto che lui lo stava seguendo, lui stesso non si era accorto che qualcun altro era sulle sue tracce.

Fece giusto in tempo a vedere il treno in lontananza, quando sentì che qualcuno lo ammanettava da dietro, cogliendolo di sorpresa. Imprecò ruvidamente, rendendosi conto di ciò che stava accadendo. Alle sue spalle i tre detective lo osservavano, sorridendo compiaciuti.

6.LIBRERIA AL VIALE

Era perfettamente camuffato, nemmeno sua madre avrebbe saputo riconoscerlo, ma un problema rimaneva. Come poteva rintracciare Occhialuti? Non si trattava di una città eccessivamente grande, ma non aveva molto tempo a disposizione per fargliela pagare come meritava.

Tornare al bar non sarebbe servito, visto che aveva deciso di evitarlo per non farsi trovare. Decise di vagare senza meta per le strade animate della città. Prima o poi lo avrebbe sicuramente incrociato, o almeno lo sperava.

Stava quasi per arrivare nella piazza principale, in Centro, quando lo vide di sfuggita. Stava entrando in una libreria. Aspettò qualche minuto, giusto per non destare sospetti, poi lo raggiunse. Stava cercando un libro tra i romanzi gialli, forse per passare il tempo nel suo nascondiglio. Ciò che non poteva sapere era che lui lo stava aspettando.

Aveva ragione a fuggire da lui, dopo quello che gli aveva fatto. Quando il loro traffico di euro falsi era venuto alla luce lui era andato subito alla polizia per denunciarlo, facendo finta di averlo scoperto, visto che lavoravano insieme in quella libreria. Aveva finto di essere innocente e la polizia gli aveva creduto, così solo lui aveva dovuto scontare quei tremendi anni di carcere.

Ora l'avrebbe pagata. Sorrise e nascose il viso dietro ad un libro aperto, fingendo di leggere. Non poteva ucciderlo lì, sarebbe stato troppo rischioso anche con il suo travestimento. No, la vendetta sarebbe stata lenta e atroce e sarebbe morto senza rendersene conto.

 

 

7.PASTICCERIA TORINESE

Stefano trovò finalmente ciò che stava cercando, pagò e uscì. Carlo non lo seguì subito. Attese un minuto, posò il libro e uscì lentamente, salutando la donna dietro la cassa, che ricambiò con un sorriso.

Lo vide incamminarsi attraverso la piazza e lo seguì a distanza. Quando lo vide salire le scalinate che portavano alla Terrazza Concordia si rilassò. Era in trappola. Camminando lentamente lo raggiunse. Si fermò ai piedi della scale per cercare la fiala di veleno che portava sempre con sé, per le emergenze. Salì le scale e raggiunse l'unico posto verso il quale poteva essersi diretto: la pasticceria.

Entrò sorridendo e comportandosi naturalmente. Doveva testare la bontà del suo travestimento. Non voleva che lui capisse che lo aveva trovato. Occhialuti era seduto ad un tavolino e aveva già ordinato una brioche e un caffè. Stava leggendo il giornale. Istintivamente aveva alzato lo sguardo quando lui era entrato, attirato dall'aprirsi della porta, ma non aveva dato segno di averlo riconosciuto, visto che poi era tornato a leggere tranquillamente. L'idea gli venne in quel momento. Mise la mano in tasca e aprì la fialetta con il pollice. Fece finta di inciampare e si appoggiò malamente contro il tavolino, facendo scivolare il giornale a terra.

Chiese scusa, fingendosi imbarazzato, ma quando Stefano si chinò per raccoglierlo con un gesto veloce svuotò la fiale nel caffè. Era un veleno inodore e insapore e non agiva immediatamente, certamente non se ne sarebbe accorto e forse non sarebbe morto lì, ma la cosa non gli importava, non più ormai.

Andò al bancone e ordinò un caffè e un supir alla panna, giusto per giustificare la sua presenza lì.

Mangiò e bevve con calma, pagò e uscì soddisfatto.

Occhialuti aveva avuto ciò che si meritava.

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Capitolo 2
*** Traditore ***


0.STAZIONE DELLE CORRIERE

Max scese dall'autobus tremando. Il pacco che portava con sé non era particolarmente pesante, ma per lui rappresentava un fardello oltremodo oneroso. Una parte di sé si era già pentita di quel gesto folle, ma tutto sommato un'occasione del genere non si sarebbe presentata ancora facilmente.

Il furto alla galleria d'arte era stato un vero successo. Secondo il piano avrebbero dovuto trovarsi nel loro nascondiglio a Milano, ma quando si era visto tra le mani quella meravigliosa tela non aveva resistito.

Aveva poco tempo per sparire dalla circolazione ma prima doveva assolutamente mettere al sicuro il tubo contenente il quadro. Per non destare sospetti avrebbe dovuto muoversi per la città con disinvoltura, ma visto lo strano colore dei capelli, un blu elettrico che Renzo avrebbe sicuramente riconosciuto, non lo avrebbe aiutato a mimetizzarsi. Aveva bisogno di cambiarlo e alla svelta. Con passo deciso si avviò a cercare ciò che gli serviva.

 

1.PRIMO PIANO

Aveva praticamente corso fino al negozietto per prodotti per capelli, tenendo il cappuccio della felpa sopra la testa. Comprò la tintura nera velocemente ed uscì rapidamente come era entrato, sempre guardandosi attorno. Renzo lo stava cercando e non avrebbe risparmiato i suoi aiutanti per riuscire a trovarlo ovunque si fosse nascosto.

Si guardò gli abiti consunti. Doveva cambiarli assolutamente o si sarebbe trovato nei guai. Sempre nascondendosi sotto la stoffa della felpa si diresse verso il luogo dove avrebbe trovato ciò che cercava.

 

2.MERCATINO DELL'USATO

Aveva corso e a tratti camminato ma quando arrivò a destinazione, complice l'ansia e la corsa, aveva il fiatone. Poco distante dall'entrata cercò di ricomporsi ed entrò tranquillamente. Salutò il commesso e si avventurò tra gli scaffali come se stesse cercando altro poi, pian piano, si avvicinò al reparto dei vestiti. Ne scelse alcuni a caso e si avvicinò al commesso.

“Mi scusi, se le do in cambio i vestiti che indosso potrei tenere questi?” disse mostrando alcuni abiti che teneva tra le braccia.

“Sì, certo … se vuole può cambiarsi in bagno ...” rispose l'uomo, con voce gentile.

“Ah! Giusto! Potrei usare anche il suo bagno? Sa … dovrei tingermi i capelli ...”

L'uomo lo guardò sorpreso, ma quando Max tirò fuori una banconota da cento euro sorrise e gli indicò la strada con un movimento del braccio.

Un'ora dopo Max uscì dal negozio perfettamente irriconoscibile. Si guardò nel riflesso e constatò con orgoglio che aveva fatto un ottimo lavoro, ma vide anche qualcos'altro che attirò la sua attenzione. Soppesò il tubo contenente la tela tra le mani per un istante, poi si strinse nelle spalle. In fin dei conti nessuno lo avrebbe riconosciuto. Ci sarebbe stato tempo anche per un piccolo capriccio. Sorridendo girò su sé stesso e si avviò nuovamente verso il centro.

 

3.BAR CORTINA

Era pienamente soddisfatto del suo travestimento e aveva attraversato la strada a testa alta.

Doveva festeggiare la buona riuscita della rapina e un buon bicchiere di vino sarebbe stato l'ideale, anche se sapeva che in realtà avrebbe dovuto dividerlo con il suo socio, in quel momento non si sentiva per nulla in colpa.

Entrò trionfante nell'osteria e ordinò il rosso migliore, che degustò seduto al bancone, mangiucchiando qualche delizioso salatino. Dopo qualche minuto di assoluto relax guardò l'ora e annuì deciso. Era giunto il momento di andare a recuperare la chiave del suo nascondiglio a Torino. Una volta nascosto il quadro avrebbe dovuto aspettare che le acque si fossero calmate per poterlo rivendere. Uscì dal bar e si diresse con calma verso il centro.

 

4.PASTICCERIA TORINESE

Sicuro del suo travestimento perfetto, aveva percorso il viale con tranquillità, guardandosi attorno sornione, mentre tutti gli passavano accanto, ignari di ciò che si portava dietro. Nemmeno lui conosceva il reale valore di quel dipinto, ma sapeva che doveva essere molto alto.

Entrò canticchiando in pasticceria e si accomodò al tavolino, attirando l'attenzione della commessa con un disinvolto occhiolino.

“Desidera?” chiese lei, sorridendogli e andandogli incontro.

“Mi porti un cappuccino e una brioche farcita alla crema. Mi raccomando, che sia buona come quella di Torino!” aggiunse guardandosi leggermente in giro, per poi sussurrare “Lui saprà”

La donna annuì senza capire, ma si voltò per fare ciò che le era stato chiesto. Tornò dietro il bancone per preparare il cappuccino e passando davanti alla porta del laboratorio disse l'ordine al pasticcere. Tornando indietro raccolse anche il piattino con la brioche e lo posò sul tavolo del cliente con la tazza fumante di cappuccino.

Max le sorrise e sollevò leggermente la brioche. Come aveva previsto, sotto c'era la chiave di cui aveva bisogno. Mangiò e bevve come se nulla fosse e si concesse addirittura di leggere il giornale, poi si alzò, pagò e uscì.

Non poteva più perdere altro tempo. Doveva recarsi immediatamente a depositare il quadro.

 

5.KARMA SHOP

Riccardo non si aspettava di vederlo ma lo accolse a braccia aperte. Max ricambiò l'abbraccio, poi lo trascinò lontano da sguardi indiscreti, apparentemente per parlare dei nuovi tipi di incenso che gli erano arrivati.

“Ho bisogno di lasciarti in custodia qualcosa di importante” disse sottovoce, fingendo di osservare gli ingredienti di una confezione di incenso particolarmente odorosa.

“Qualcosa che scotta?” chiese Riccardo “Devo preoccuparmi?”

“In effetti un pochino scotta, ma come al solito potrai far finta di nulla se dovessero sorgere problemi. Tu non ne saprai niente”

L'uomo annuì e parò ad alta voce.

“Vieni con me, ti farò vedere qualcosa di buono … però devi seguirmi nel retrobottega”

Max lo seguì silenziosamente dietro ad una tenda e gli consegnò il tubo.

“Tienilo da conto, mi raccomando. Mi fido di te” gli disse poggiandogli una mano sulla spalla”

“Non preoccuparti, con me sei una botte di ferro!” rispose Riccardo e, preso il pacchetto, si dileguò per nasconderlo bene. Tornò dopo qualche minuto con in mano alcuni bastoncini d'incenso, tanto per giustificare ciò che aveva detto.

“Vieni, te li do ad un prezzo speciale, non te ne pentirai!”

Max sorrise e lo seguì alla cassa. Fece finta di pagare e lo salutò, poi uscì. Non aveva più nulla da fare in città, poteva tornare a casa.

Era appena uscito dal negozietto di Riccardo e si stava dirigendo verso il centro, quando li vide. Erano grossi, minacciosi e portavano il giubbotto pieno di toppe che identificava i soci del club di Renzo. Erano lì per lui! Deglutì a fatica e fece un passo indietro, poi si ricordò del suo travestimento ma non era molto sicuro. Guardò l'ora. Non poteva rischiare arrivare in ritardo o avrebbe dovuto aspettare molto di più ed era un rischio che non voleva correre. Decise di cercare di ingannarli e tornò indietro come se si fosse dimenticato di qualcosa, dandogli le spalle per non farsi identificare. Dopo pochi metri entrò nel primo negozio alla sua destra.

 

6.OTTICA CENTRALE

Gli uomini di Renzo lo stavano cercando e non poteva permettere che ci riuscissero. Si era nascosto varcando la prima porta utile senza sapere dove portasse. Si guardò attorno e capì di essere nel negozio dell'ottico. Cosa poteva voler fare lì? Non aveva motivo di trovarsi in quel luogo ma non fare nulla avrebbe insospettito i suoi inseguitori. Si avvicinò ad una vetrina e adocchiò un paio di occhiali da sole. Li fece prendere dal commesso e li provò. Non aveva intenzione di comprarli ma quando vide che gli stavano bene e che lo aiutavano a mascherarsi ulteriormente non ci pensò due volte e li comprò. Almeno quella piccola deviazione aveva avuto la sua utilità.

Guardò fuori dalla vetrina e vide che gli uomini si erano diretti verso Ceneda perciò uscì e velocemente si avviò nella direzione opposta.

 

7.LIBRERIA AL VIALE

Ormai era fatta, o almeno lui così credeva. Pochi metri ormai lo dividevano dalla libertà ma vide quella strada bloccata in più punti da altri uomini del suo ormai ex amico. Non aveva scelta, doveva prendere la via più lunga ed eventualmente sparire ancora dalla strada, magari entrando in un altro negozietto. Camminò cercando di dissimulare l'ansia che invero lo pervadeva e camminò senza deviare la sua direzione, mantenendosi disinvolto.

Quando raggiunse l'incrocio si voltò a guardare e vide che gli uomini erano sempre lì, così decise di fare un'altra deviazione sulla sua strada ed entrò in un negozietto. Le vetrine erano ampie e chiunque avrebbe potuto vederlo da fuori, ma non aveva avuto altra scelta. Restò lì dentro per qualche minuto poi guardò l'ora e si rese conto che non poteva più tergiversare, così uscì senza aver comprato nulla e corse via, pur sapendo di rischiare di essere visto.

 

8.STAZIONE

Tra la libreria e la stazione dei treni, dove a breve sarebbe arrivato il suo, non c'erano nemmeno centro metri. Li fece tutti di corsa e arrivò ansimando. Salì le scale e si guardò indietro. Nessuno lo aveva seguito. Sospirò di sollievo ed entrò trionfante. Fece il biglietto e controllò l'orario del treno. Tutto era perfetto.

Obliterò il biglietto e uscì al binario, sorridendo al sole che stava tramontando. Aveva avuto dei momenti di panico ma ormai erano passati. Si sentiva sicuro e forte.

Non aveva fatto che pochi passi lungo la pensilina, annoiandosi in attesa del treno, quando sentì delle voce alle sue spalle.

“Credevi di riuscire a scappare così, Max?” gli chiesero tre uomini dietro di lui.

Max si voltò tremante e riconobbe i suoi inseguitori e, tra di loro, Renzo. Lo fissava con evidente soddisfazione e malcelato odio.

“Volevi ingannarmi ma ora la pagherai”

Renzo fece un cenno ai suoi uomini che lo presero per le braccia e uno di loro sferrò un potente pugno sullo stomaco del poveretto.

“Ormai ho già recuperato il quadro. Sei stato così ingenuo da farti seguire. La prossima volta prima di tentare degli azzardi simili cerca di imparare a nasconderti meglio” disse con un sorriso beffardo in volto, poi si rivolse agli uomini “Lasciatelo pure, sono convinto che questa lezioncina gli servirà d'aiuto per il futuro e non farà più il cattivo bambino”

Ridendo, Renzo se ne andò, seguito dai suoi amici, lasciando Max in ginocchio e senza fiato per il pugno e lo spavento.

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Capitolo 3
*** Soffrire per Amore ***


0.RE DEL GELATO

Si erano dati appuntamento davanti alla loro gelateria preferita quel giorno, ma non si sarebbero fermati lì. Non gli piaceva stare in mezzo a quell'incrocio rumoroso, anche se il gelato era veramente buono. Solitamente si fermavano giusto per prendere una pallina e andavano oltre. Quel pomeriggio, in particolare, sarebbe stato importante per loro due.

Andrea sarebbe partito il giorno successivo alla volta di Parigi per motivi di studio e volevano passare insieme ogni momento che gli rimaneva da trascorrere divertendosi.

Avevano intenzione di passeggiare, fare compere e parlare, soprattutto parlare. Una volta lontani dialogare sarebbe stato più difficile, così volevano approfittarne il più possibile.

Quando lei arrivò lui la salutò con un cenno della mano e quando fu abbastanza vicina l'abbracciò.

“Tra qualche giorno non potrò più farlo … non sai quanto mi mancherà!”

Elisa sorrise e ricambiò l'abbraccio.

“Madame, ora vorrei offrirle qualcosa di dolce ...”

 

1.PASTICCERIA TORINESE

Uno dei posti più belli dove passare una piacevole mezz'ora a Vittorio Veneto era sicuramente la Pasticceria della Terrazza Concordia. Un luogo appartato ma vivace, dove poter gustare in tranquillità dei deliziosi pasticcini senza doversi preoccupare del trambusto del traffico.

La scortò con il fare di un vero gentiluomo, tenendola a braccetto e quando arrivarono a destinazione le aprì galantemente la porta.

“Prego, Madame ...”

Mangiarono diversi pasticcini, gustandoseli pian piano. Alcuni avevano il cioccolato, altri la crema pasticcera, altri ancora erano alla frutta, ma erano tutti deliziosi, soprattutto perché li stavano mangiando insieme, annaffiandoli con numerosi cappuccini. Tra un dolcetto e l'altro trovavano lo spazio per parlare e sbaciucchiarsi, pensando forse che quei baci potessero essere perfino più dolci dei cioccolatini. Passarono così in allegria quasi un'ora, poi uscirono ridendo.

Passando davanti ad una vetrina lui si voltò di colpo.

“Guarda, sembra fatto apposta per te! Voglio comprartelo!”

Così, prima che lei potesse protestare, la trascinò dentro.

 

2.PRIMO PIANO

Entrarono nel negozietto di prodotti per capelli. Andrea aveva visto un bellissimo fermaglio con tanti brillantini che, a suo parere, sarebbe stato bellissimo tra i boccoli di Elisa. Sorridendo lo indicò alla commessa e, dopo averlo pagato, lo porse alla fidanzata. Lei lo guardò e le si illuminarono gli occhi. Era bellissimo ed era sicura che le sarebbe stato a pennello.

“Mi aiuteresti ad indossarlo?” chiese, voltandosi e allungandoglielo.

“Certamente, mia cara” rispose lui e glielo fissò, raccogliendo un po' di capelli, poi le baciò la testa “Sei bellissima”

Uscirono e continuarono la passeggiata. Elisa era molto fiera del suo nuovo fermacapelli e camminava tenendo la testa alta con orgoglio.

“Verresti un attimo con me? Devo comprare una cosa prima di partire, non vorrei avere problemi con la lingua”

Lei rise e lo prese sottobraccio.

“Andiamo”

 

3.IL VIALE

La libreria a quell'ora era quasi deserta. C'era solo la proprietaria che ricambiò distrattamente il loro saluto, continuando a leggere alcuni ordini di libri.

Andrea sapeva già dove trovare ciò di cui aveva bisogno, ma decisero di restare lì qualche minuto, esplorando gli scaffali in cerca di qualche copertina che attirasse la loro attenzione. Risero sfogliando qualche libro per bambini, incantati dalle figure e sempre tenendosi a braccetto sfilarono davanti ai libri di storia, ai classici e ai gialli, ritornando poi davanti alla cassa. Mentre lei osservava gli audiolibri lui tornò indietro per prendere un dizionario di francese e la raggiunse per pagarlo.

Quando tirò fuori il portafogli e pagò, lei fece una smorfia, osservando il marsupio nel quale lo teneva.

“Che c'è?” le chiese lui, trattenendo una risata.

“Quel marsupio” rispose lei indicandolo “Non mi piace. Devi cambiarlo”

“Uffa, Elisa” disse lui ridendo “Sai che non mi piace fare spese!”

“Tranquillo” lo rassicurò lei, trascinandolo fuori “Ti porterò io in un posto dove ne troverai uno bello ed economico!”

Ridendo lo prese meglio per mano e lo portò via.

 

4.KARMA SHOP

Il negozietto profumava intensamente d'incenso ed era tranquillo e silenzioso. Entrarono mentre lei continuava a trascinarlo, entusiasta, quasi facendolo inciampare nelle scale.

“Hai visto? Qui troverai ciò di cui hai bisogno, ne sono sicura! Importano la merce direttamente dal Nepal ed è tutta roba bellissima. Quei marsupi sono in puro cotone e sono resistenti e molto capienti. Vieni!”

Lo condusse dove voleva lei e gli mostrò dei borselli molto colorati.

“Hai ragione” disse prendendo e soppesando quello che gli sembrava più bello “Direi che questo può andare bene … anche il prezzo non è male!”

Lei sorrise e glielo rubò, poi gli fece una linguaccia.

“Sarà ancora più bello perché voglio regalartelo io” disse e, prima che potesse protestare, andò alla cassa. Ridendo lui la seguì e, quando la raggiunse, l'abbracciò da dietro mentre stava pagando.

“Grazie, Amore ...”

“Figurati, per così poco … così quando sarai lontano penserai a me!”

Lei finì di pagare e uscirono, sempre ridendo, ma quando raggiunsero il marciapiede e lui guardò l'ora sul cellulare, si rese conto dell'orario.

“Mi dispiace, Amore … ora devo andare. Ci vedremo domani mattina … mi accompagnerai alla stazione, vero?”

“Certo, Tesoro. Sarò puntualissima. A domani!”

Gli diede un intenso bacio sulle labbra e lo abbracciò stretto, poi si allontanò, salutandolo con la mano. Lui ricambiò il bacio e quando lei si allontanò sentì uno strano vuoto allo stomaco, poi si riprese. Non voleva essere triste. Sorrise e fece qualche passo indietro, senza accorgersi di aver perso la sciarpa per strada.

 

5.OTTICA CENTRALE

Era quasi arrivato davanti al Lux, quando si accorse di non avere più la sciarpa con sé. Era un regalo di sua sorella e ci teneva particolarmente, così tornò subito indietro per cercarla. Sicuramente doveva essergli caduta dopo aver salutato Elisa. Ripercorse i suoi passi tranquillamente, ma quel che vide lo agghiacciò. Lei era dentro il negozio dell'ottico e si stava teneramente baciando con il commesso. Non ci vide più. Entrò con rabbia e con passo deciso si avvicinò a lei, allungandole un braccio con la mano aperta e il palmo rivolto verso l'alto.

“Rivoglio il fermaglio. Ridammelo subito”

Lei capì immediatamente che non avrebbe potuto fare nulla per calmarlo, così obbedì mestamente e si tolse il gioiello dai capelli e lo posò sulla mano del ragazzo.
“Andrea, posso spiegarti ...”

“No, non ora almeno … per ora ti dico … addio!”

Se ne andò senza aggiungere altro, sbattendosi la porta alle spalle. Si sarebbe liberato di quel ricordo e magari sarebbe riuscito a recuperarne in parte il denaro.

 

6.MERCATINO DELL'USATO

Appena uscito dal negozio aveva cominciato a camminare a passo di marcia, tanto per sfogare la rabbia e in poco tempo si ritrovò di fronte al mercatino dell'usato. Avrebbe rivenduto quel fermaglio non tanto per dimenticarsi di lei, quanto per riprendersi i soldi che si accorgeva in quel momento di aver buttato al vento. Compilò i fogli e consegnò il gioiello praticamente nuovo al commesso, poi si fece un giretto nelle stanze ingombre del negozio, cercando di distrarsi, ma fu tutto inutile.

Guardò fuori dalla vetrina e vide in lontananza un luogo dove avrebbe potuto risolvere o almeno dimenticare i suoi problemi.

 

7.BAR CORTINA

Appena uscito dal negozio dell'usato si diresse immediatamente al bar che frequentava di solito. Entrò e andò direttamente al bancone, dove ordinò un bicchiere di vino, che bevve tutto d'un fiato, come se ne andasse della sua vita, sotto gli occhi un po' preoccupati del barista.

“È sicuro di stare bene?” gli chiese, sporgendosi verso di lui.

“Sto benissimo! A lei invece farebbe bene una visita oculistica ...”

Il barista aggrottò le sopracciglia e lo fissò senza capire.

“Il mio bicchiere, genio! È vuoto! Lo riempia!”

L'uomo sospirò d'impazienza e riempì nuovamente il bicchiere. Questa operazione si ripeté diverse volte, fino a quando non vide che il suo cliente era veramente troppo ubriaco.

“Ora basta! Mi rifiuto di servirle altro vino! Mi paghi e si sieda da qualche parte qui per riprendersi! Se vuole le offro qualcosa da mangiare …

“Non ho fame, idiota!” rispose lui gracchiando, poi posò una banconota da cinquanta euro sul bancone e uscì dal bar, barcollando.

Mentre beveva aveva maturato un'idea … un piano … e l'avrebbe portato a termine. La sua mente, annebbiata dai fumi dell'alcool gli diceva che ora che la storia con Elisa era finita non gli rimaneva che una cosa da fare.

 

8.STAZIONE DEI TRENI

Era uscito dal bar correndo e, nonostante fosse ubriaco fradicio, riuscì a raggiungere quasi senza danni la stazione dei treni. Il percorso era lungo e durante il tragitto ebbe modo di rimuginare sul da farsi e il camminare gli aveva dato crescente energia, convincendolo che stava facendo la cosa giusta.

Suicidarsi alla stazione di Vittorio Veneto non era sicuramente cosa facile, vista l'esigua quantità di treni che vi passavano, ma per sua fortuna ne stava arrivando uno in quel momento. Si preparò mentalmente per il salto. Si sarebbe schiantato sulla locomotiva prima che si fermasse. Quando stava per buttarsi, però, qualcuno lo trattenne.

Si dimenò con forza ma ormai il treno era andato oltre e si era fermato facendo fischiare le ruote. Si voltò e riconobbe la sua fidanzata e i suoi genitori. La ragazza lo baciò e gli chiese mille volte perdono, stringendolo forte a sé, spiegandogli in poche parole che ciò che aveva visto non era quello che pensava, ma che stava semplicemente salutando un suo caro amico e che lui aveva visto ciò che la sua gelosia gli aveva fatto vedere. Gli fece anche vedere che portava ancora il fermaglio che lui le aveva regalato perché era andata a recuperarlo immediatamente al negozio dell'usato, dopo averlo seguito, preoccupata per lui. Andrea le sorrise e la baciò, finalmente tranquillo.

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