Cosa ho fatto per meritare ciò?

di LucreziaLavigne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cosa diamine sta succedendendo? ***
Capitolo 2: *** Sempre peggio ***
Capitolo 3: *** Al diavolo. ***



Capitolo 1
*** Cosa diamine sta succedendendo? ***


Perchè doveva capitarmi tutto ciò?


Ricordo ancora quando ci sottrassero alla vita….
Per mesi e mesi eravamo riusciti a sopravvivere ma adesso non ce la facevamo più.
Era Febbraio, un lunedì se non sbaglio ed ero a scuola, non facevo altro che sbadigliare in faccia al professor Franchi che con le sue teorie sulla consistenza dei muscoli ci annoiava a morte; quella mattina l’avevamo fatto arrabbiare tantissimo, mentre ci urlava, contro avevo il volto livido e giurò su se stesso che per due mesi potevamo scordarci educazione fisica. Eravamo rassegnati, tutte le classi erano in gita, e le bidelle spettegolavano sulla relazione tra il prof Di Paolo e la professoressa Ceciliottti. Sperando di poter fuggire chiesi di potere andare in bagno mi ci volle un po’ per convincere il professore ma alla fine acconsentii. Passò una mezz’oretta buona e non avevo assolutamente voglia di tornare dentro si stava così bene fuori!  Un passante sennonché vicepreside mi richiamò e tornai dentro imprecando e trascinando i piedi. Prima di tornare in classe mi concessi un ultimo giro e mi appoggia alla porta sospirando, a un certo punto udii una bidella urlare e poi “bum”! Uno sparo.  Terrorizzata, spalancai la porta sgranando gli occhi e feci, una figuraccia assurda, il professore mi guardò di sbieco per un minuto buono mentre io rimanevo come un palo sulla porta, i miei compagni ridevano, ma poco m’importava; chiusi la porta e tornai al mio posto.
Non riuscivo a smettere di pensare a quello sparo e chiesi di uscire nuovamente, trascorsi tutto il tempo in bagno a riflettere prima di entrare in classe, come mi era consueto fare , appoggiai l’orecchio alla porta in attesa dell’ennesimo richiamo che il professore avesse rivolto a Giovanni. Ma nulla.
Con cautela aprii la porta a occhi chiusi e non feci in tempo ad aprirli che svenni.
Quando rinvenivi, erano sedute lungo il muro affianco ai miei compagini di classe che tremavano dalla paura, un uomo sulla trentina ci teneva una pistola puntata contro mentre uno molto più anziano sfogliava una strana lista e con le labbra serrate  leggeva i registri. Per un nano secondo mi sembrò che mi sorrise ma pensai di essermi sbagliata, aveva una grande cicatrice sull’occhio sinistro l’altro era di colore grigio, aveva denti perfettamente bianchi e quadrati e ogni tanto mentre ci guardava, sorrideva in un modo terrificante. Alla sola vista avvertivo una sensazione di freddo allo stomaco e mi mancava il respiro. Mi girai verso i miei compagni, per la prima volta dopo aver finito di osservare i nostri sequestratori, le ragazze piangevano tutte ed erano dall’altro lato della classe insieme a dei ragazzi. Mi avvicinai all’orecchio del mio migliore amico Matteo che mi spiegò che dopo essere entrati e aver messo K.O. il professore che ora russava disteso sopra la cattedra, avevano chiamato per nome ognuno di noi e ci avevano divisi con me c’erano Matteo, Salvatore, Ismaele, Besar e Riccardo ,non ero spaventata avevo quasi sempre pensato che sarei morta a scuola e tutto ciò non mi turbava.  Un dubbio mi sorse, perché mai avevano lasciato solo me lì? Non terminai di esporre chiaramente il mio pensiero che mi intimarono di alzarmi; con le ginocchia tremolanti e con un nodo in gola mi misi in piedi , quel tizio mi si avvicinò e mi carezzò su una guancia di scatto abbassai il volto e mi ritrassi tutto ciò provocò una sua sberla, barcollai e infine mi accasciai contro la finestra il sangue con il sangue alla testa che mi pulsava. Mi rialzai e prendendomi per i capelli mi disse: "Hai le palle ragazzina, lascerò sia tu ad uccidere i tuoi amici." Non sapevo a cosa fosse dovuta la sua espressione “hai le palle” non mi sembrava di aver compiuto un gesto eroico e ritrarmi da lui non poteva essere considerato tale,o invece si? Era così pericoloso? Mi assalii un senso di nausea mentre mi aprì la mano e vi depose una pistola calibro 22 la riconobbi subito ,mi piacevano le armi conoscevano tutti  i loro nomi dal primo all’ultimo. Afferrai la pistola con entrambe le mani, subito mi sembrò pesasse qualche tonnellata e non riuscivo ad alzarla, avevo il capo chino e la pistola tra le mani non riuscivo a muovermi,non volevo di certo uccidere qualche mio amico! Passarono 5 minuti e lui vedendo che non procedevo mi spinse a terra e sbattendo la testa contro il termosifone che perdeva svenni,l’ultima cosa che riuscii a sentire prima di perdere i sensi fu il netto rumore di cinque colpi e delle urla strazianti dei miei coetanei.

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Capitolo 2
*** Sempre peggio ***


Mi risvegliai bruscamente sbattei la testa contro qualcosa di metallico, sbarrai gli occhi ma non vidi nulla,ero tutto buio, sussurrai con un minimo di voce: “C’è nessuno?” un’altra voce coprì la mia:”Lucrezia,stai bene!” l’avevo subito riconosciuto era Matteo ed era a pochi passi da me , estrassi l’accendino dalla tasca e cercai di  fare luce eravamo tutti in circolo sul retro di un camion me ne accorsi perché avendo uno zio camionista ed avendo passato con lui e con sua figlia a giocare per pomeriggi dentro camion mi reputavo capace di riconoscerne uno; ma la mia deduzione non servì a nulla l’avevano già capito , poi dissero  che stavamo viaggiando da circa 75minuti ed io mi ero svegliata solo ora. Mi avevano anche riferito che dopo essere svenuta quell’essere ripugnante aveva ucciso tutti gli altri miei compagni di classe nell’altro angolo,sparandogli in testa, subito dopo tutti loro i superstiti erano stati fatti svenire e caricati in questo camion. La fiamma dell’accendino si spense,passarono alcuni minuti e poi riprovai,la fortuna era dalla mia parte, osservai una ad una le facce dei miei compagni Matteo ed Ismaele erano vicini a me ed erano quasi pallidi come la sottoscritta Salvatore e Besar parlavano di ciò che ci sarebbe potuto accadere e Riccardo era seduto in disparte non aveva voluto nemmeno la compagnia di Ismaele fissava il nulla a braccia conserte. Mi schiarii la voce per parlare ma Besar mi precedette e disse: “Quel figlio di puttana non ci lascerà mai andare bisogna abbandonare ogni speranza, una volta giunti a destinazione siamo fottuti, dobbiamo cercare di scappare prima”. Le parole di Besar facevano ballare la fiamma dell’accendino non riuscivo ad ascoltarlo fissavo i due ragazzi di cui ero innamorata uno impassibile e freddo, l’altro agitato e suscettibile.
Il camion frenò di colpo finimmo tutti schiacciati contro una fiancata, dopo alcuni secondi senti lo sportello anteriore richiudersi e dei passi si avvicinavano al portellone ci mettemmo tutti a sedere dando le spalle ad un’eventuale arma che non avrebbe esitato a porre fine alle nostre vite. Aprirono una ventata gelida spense l’accendino che prontamente mi infilai in testa mi afferrarono per i capelli e mi intimarono di scendere e così feci. Subito dopo richiusero il portellone. Mi trascinarono verso uno squallido motel, faceva un freddo cane e respiravo a fatica, la paura mi stava letteralmente divorando viva. Bussarono ad una porta e dopo essersi aperta  mi lanciarono al suo interno. Ero in una stanza piena di trofei di caccia , ero caduta involontariamente su uno schifosissimo tappeto fatto con un povero orso che non si sarebbe mai aspettato che un giorno non avrebbe più vissuto libero ma si sarebbe trasformato in uno stupido pezzo di mobilio per accontentare esseri disgustosi. Sul fondo della stanza c’era una scrivania e il tizio che mi aveva buttata a terra mi guardava ghignando,mi vennero i brividi,fece senno di avvicinarmi. Con nonchalance si accese un sigaro e mi disse:” Piacere bellezza io sono Javier Fumero” volevo morire non mi sembrava possibile, Javier Fumero era l’antagonista di un libro che avevo appena finito di leggere. Sembrò leggere la paura nei miei occhi, si alzò e mi si avvicinò alle spalle , incominciò ad accarezzarmi i capelli ed io cercando di non provocare reazioni sgradevoli mi alzai e con il poco coraggio rimastomi e con gli occhi fissi sul pavimento gli dissi: “ Mi spiace ma non sono quel tipo di ragazza” per risposta mi sibilò contro:” Lurida puttana non sai cosa ti stai perdendo” dopodiché arrivarono i suoi scagnozzi e fui portata fuori. Riaprirono lo sportello del furgone e mi catapultai al suo interno, mi si avvicinarono tutti per chiedere come mi fosse successo risposti  che Fumero era un povero depravato e giurarono che non avrebbero fatto avvicinare nessuno a me. Anche se anagraficamente ero la più grande per loro ero come la sorellina minore da difendere da ogni male.
“Dormiamo” dissi infine :” ci attendono lunghi giorni” ero sul punto di chiudere gli occhi quando Ismaele ribattè dicendo che se ci saremmo addormentati saremmo sicuramente morti di ipotermia;l’unica soluzione era quella di toglierci i giacconi,sovrapporli e dormire tutti vicini. Acconsentimmo tutti. La nostra scetticità era stata sostituita dal fatto che non volevamo morire congelati. Mi addormentai tra Ismaele e Matteo che tremavano come foglie non tanto per il freddo credo,bensì per il destino che ci spettava.

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Capitolo 3
*** Al diavolo. ***


L’indomani ci svegliammo a causa di un frastuono allucinante, ci mettemmo tutti a sedere e poco dopo vennero ad aprirci e a prenderci uno ad uno la prima naturalmente fui io seguita da Salvatore e Luciani ci avevo sbattuto al cospetto di Fumero,non riuscivo a guardarlo negli occhi e lui mi ridicolizzò per ciò. Disse : “ La troietta delle vostra amica avrebbe benissimo potuto salvarsi ma ha preferito morire con voi, un gesto nobile non trovate?” ero stata assalita dalle vergogna e dall’ira, continuò :” Qui noi facciamo test e non sempre vanno a buon fine testeremo le vostre sensazioni la paura, l’odio , l’amicizia e quella merda lì che voi chiamate amore; qui non erano mai state ragazze qui al contrario suo –disse indicandomi- hanno fatto la scelta migliore” disse ghignando nuovamente :” per tanto non dovete trattarla come tale e il fatto che faccia parte del sesso debole non la esonera da torture o test per quanto mi riguarda potete pure violentarla non comparirò in suo aiuto, con ciò è tutto!” uscì guardandomi sprezzante e lasciando dei profilattici ed un coltello ben affilato sul tavolo : mi senti morire. Dopo che avesse sbattuto la porta guardai in faccia i miei compagni mi fissavano tutti e due alla fine Salvatore disse:”Non hai paura a stare sola con noi? Si sa possiamo essere capaci di frenare certi impulsi” il sangue mi si ghiacciò iniziarono a farmi paura Matteo e Ismaele non erano con me e non potevano aiutarmi, con un nodo in gola cercai di mascherare la paura : “No, perché mai?” l’altro ribattè : “ Adesso non esagerare, hai per forza paura, ti sei resa conto sei sola e che se volessimo farti del male non riusciresti a difenderti.” Aveva ragione ma mi vergognai ad ammetterlo per tutta risposta abbassai gli occhi al pavimento ; Salvatore mi si avvicinò e mi sibilò: “Stai attenta non abbassare mai la guardia piccola.” Nella stanza affianco alla mia c’erano proprio Besar Matteo ed Ismaele quell’idiota stava facendo loro lo stesso discorsetto fatto a noi pochi minuti prima e lasciò gli stessi oggetti sul tavolo; poco dopo tornò ed i miei amici furono sottoposto al primo dei cinque test a cui quel folle voleva sottoporci,non era un vero e proprio test,anzi di test non aveva un bel nulla, consisteva solo nel terrorizzarli per piegarli al proprio volere, scavava nelle loro menti ed manipolarli. Solo Matteo non fu manipolato, ma per gli altri due non ci fu chance. Fumero su di giri per aver fallito lo sottopose ad innumerevoli prove e le passò tutte, gliene spettavano ancora quattro e poi sarebbe stato libero. Quelle stessa notte mi convocò nuovamente nel suo ufficio non parlarmi,no di certo, mi disse di sedermi sulle sue ginocchia,e dopo aver rifiutato l’ennesima volta di avere rapporti con li mi picchiò con una brutale violenza, sembrava un animale non riuscivo più a scorgere in lui qualcosa di umano,credevo di essere sul punto di morire non avevo mai sofferto così fisicamente prima d’ora. Prima di lasciarmi morente nella mia cella mi sputò in faccia dicendomi “Brutta troia non durerai a lungo con me”; entrai e li trovai entrambi addormentati, mi ricordai di ciò che mi avevano detto poche ore prima, di stare in guardia,ma il sonno mi assalii , cercai di rimanere sveglia ma non ci riuscii. Mi risvegliai esattamente come mi ero addormentata,mi ero fatta strani pensieri per niente; dopo aver sbattuto innumerevoli volte le palpebre mi resi conto che ero sola nella stanza, forse mi avevano spostato durante la notte, mi girai sull’altro fianco e riconobbi il tavolino su cui Fumero aveva posato ciò che aveva chiamato con il nome di “diversivi” al puro scopo di farmi male, sotto il mio braccio destro c’era il giaccone di Riccardo,ma lui dov’era? E Salvatore? Mi misi a sedere e dopo poco tempo rientrarono mi guardarono come se fossi un extraterrestre. “Che vi ha detto?” dissi ,non mi risposero, “Dai su ditemelo” mi guardarono a lungo dopodiché , Riccardo si sedette al mio fianco e mi disse a bassa voce:”Mi ha ordinato di farti del male,di farti urlare di dolore ogni volta che avresti detto qualcosa senza il nostro permesso, se non lo farò ucciderà me e tutti noi” , “Dimmi che non hai intenzione di dargli retta” dissi con un filo di voce, nei suoi occhi scorsi un velo di tristezza :” Credimi non ti avrei fatto mai del male” sospirò. Mi sentii sollevata ma come sempre parlai o in tal caso pensai troppo presto, Salvatore mi si avvicinò e approfittò del fatto che non potessi parlare, me lo ritrovai a pochi centimetri. Subito dopo torcendomi il braccio mi sussurrò :”Adesso comando io.” Cercai di divincolarmi ma non ci riuscì era più forte di me, dall’altro lato della stanza Riccardo lo guardava con disgusto cercai con gli occhi il suo aiuto e per tutta risposta si girò. “E’ inutile che ci provi son più forte io adesso apr…” riuscii a divincolarmi dalla sua morsa, respiravo a fatica, :”Hai avuto solo culo,torna qui!” mi urlò contro. Si avvicinò a me, mentre da dietro la schiena sfilava un coltello,realizzai che era inutile correre in tre metri quadrati caddi in ginocchio e lui ridendo mi ordinò di porgergli un braccio,obbedii dopodiché mi trafisse un avambraccio .Strillai. Il mio sangue scorreva con una spaventosa impetuosità, lo guardavo scorrere senza dire nulla,ogni tanto tremavo, invece lui rimase scioccato, non si aspettava di farmi così male. Si avvicinò tentando di abbracciarmi ma in quel momento comparve sulla porta Fumero con Matteo che si divincolava, appena scorto Fumero , Salvatore esitò dopodiché fece penetrare il coltello lungo tutto il mio braccio destro, strillai ancora con maggiore intensità di prima , stavo piangendo dal dolore , alzai lo sguardo quell’animale compiaciuto se la rideva sotto i baffi e si complimentava del lavoro svolto. Per l’ennesima volta mi chiamò puttana e si congedò spingendo Matteo nella nostra stessa stanza. Era scioccato quasi quanto Salvatore che non si capacitava di avermi fatto realmente del male,mi si avvicinò e mi chiese scusa in ginocchio lo guardai con le lacrime agli occhi e piena di rabbia, abbassò lo sguardo e mi chiese nuovamente perdono poi si girò ed andò a coricarsi sulla branda. Matteo mi abbracciò ed io stessi ben attenta dal macchiarlo con il sangue mi disse che gli ero mancata molto e se lui fosse stato con me tutto ciò non sarebbe successo. A mezzanotte o quasi Salvatore mi disse:”Che ti ha fatto Fumero l’altra notte quando sei rientrata tardi?” mi girai dandogli le spalle “Adesso parli! Muoviti!” Lo guardai sprezzante, poi il mio sguardo cade sul mio migliore amico era seduto in un angolo come un cane bastonato e non reagiva ; dopo pochi minuti ma che a me parvero un’era Riccardo mi ordinò :”Togliti la maglia ed i pantaloni” sospirai,non voletti ribattere per non essere nuovamente a contatto con la lama del coltello,e tremando mi sfilai i jeans e il maglione che avevo indosso da un po’. Ora come ora temevo una loro reazione ed non ero tranquilla , accesero la luce e rimasero scioccati avevo l’addome e le gambe pieni di enormi lividi, gli feci schifo e lo notai dai loro occhi. Mi girai e mi rivestii senza dire una parola, non riuscii a prendere sonno. Verso quelle che io credevo fossero le quattro di mattina Salvatore mi si avvicinò, restò a fianco a me per un tempo che non saprei definire ma la sua presenza allievava il mio dolore.Ad un certo punto prese la mia mano e la stritolò :” Scusa,scusami davvero io non volevo..” “Sta tranquillo è ok” mormorai con un filo di voce. “Come fai a dire che è okay?! Sei ricoperta di lividi e sei piena di sangue per colpa mia!” Sorrisi, :”Non riesco ad essere arrabbiata con te,per quanto mi sforzi non ci riesco,scusa.” Mi guardò negli occhi e sorrise, poi mi baciò. Mi addormentai abbracciata a lui noncurante di quello che mi sarebbe accaduto una volta che mi avessero trovata in tali condizioni ; prima di addormentarmi mi sussurrò :”Stai tranquilla se sono con te nessuno di farà del male” a quel punto lo abbracciai ancora più forte e mi addormentai per la prima volta da quando ero lì, con il sorriso sulle labbra. L’indomani fu svegliata da un ceffone, con le orecchie che mi ronzavano aprii gli occhi, Fumero era davanti a me e mi guardava schifato ed amareggiato,mi trascinò fuori della celle e mi urlò contro: “Brutta lurida troia com’è stato? Ti sei divertita eh?! Mi fai pena! Adesso senti che succede al tuo amichetto la precedenza era mia” non diedi retta alle sue parole ma quando nominò Salvatore impallidii, gli dissi: “Guarda che ti stai sbagliando, non abbiamo fatto nulla controllo,i profilattici sono ancora lì” , sembrò rallegrato da questa notizia e ghignando mi strappò i vestiti di dosso e simulando un rapporto iniziò ad urlare, mi staccai dai lui e corsi via,quando mi prese ridendomi ributtò dentro .Riccardo e Matteo mi guardavano schifati, e pieni di compassione,quest’ultimo si avvicinò e mi disse che non poteva aiutarmi in nessun modo. Dopo qualche minuto quello schifo d’uomo di Fumero sottopose Matteo e Salvatore a delle prove dicendo che sarebbero durate tutta la notte. Rabbrividii alla solo idea di stare da sola con Riccardo tutta la notte, mi mancò il respiro,certo mi piaceva ma adesso avevo paura di lui che con una sola spinta era capace di mandarmi al tappeto,lui che se volendo avrebbe potuto uccidermi solo usando una mano,ero molto preoccupata, ma mi consolava il fatto che pochi giorni fa mi avesse detto: “Credimi non ti avrei fatto mai del male” sperai in bene.

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