Amare, IO?!

di Gwen_cav
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Amare, IO?! ***
Capitolo 2: *** Beeen tornato bullismo. ***
Capitolo 3: *** Vi farò pentire di avermi sospesa. ***
Capitolo 4: *** -Avviso ***



Capitolo 1
*** Amare, IO?! ***


19 aprile, un giorno come un altro. Ignoro bellamente la sveglia, solito, mi alzo in ritardo, solito, mangio il pane secco, solito, mi vesto, solito, e, ignorando l’orario in ritardo, vado a scuola, canticchiando gli Skillet, solito. Non avevo la minima voglia di farlo, ma, diciamolo, era l’unica cosa che poteva occupare la mia giornata. Fare i compiti alla cazzo, far arrabbiare il biondo, suonare la chitarra, diciamo che quello era il mio divertimento, quello che poteva bloccare il vuoto degli angoli di casa mia, vuota più o meno da dieci anni. Mi sento un orfano, ma l’ultima cosa che voglio è far pena, davvero. Arrivo davanti a scuola, 20 soliti minuti di ritardo, solito, di solito sono solo, ma questa volta mi stupisco. Sento una voce canticchiare dal muretto davanti a scuola, è una ragazza, temendo che fosse un’ulteriore ammiratrice, mi nascondo dietro il bidone della spazzatura, ma no, non è una solita bimba minchia che mi aspetta davanti a scuola. Ha corti capelli castani, è di spalle, non la vedo bene, ma noto che è seduta facendo penzolare una gamba. Se non sentissi la sua voce, non capirei che è una donna, è vestita come un uomo, jeans neri strappati, giacca nera di jeans, molto simile alla mia, maglietta nera con il teschio (Diciamo che si capiva che era donna anche dagli...attributi), gira il volto, aspetta...ha una ciocca viola. Il suo scatto ha fatto muovere le piastrine che ha al collo, come quelle di quello smorfioso di Kentin, porta grandi cuffie, da cui ascolta la musica che sta canticchiando. Mi stupisco molto quando sento le parole...
 
- So what if you can see the darkest side of me
No one will ever change this animal I have become
Help me believe it's not the real me
Somebody help me tame this animal!
This animal, this animal
(*)
 
-  Three Days Grace.
Proclamo spuntando dal mio nascondiglio, lei mi guarda con aria annoiata.
- E tu cosa vuoi?
Mi chiede con tono rozzo, tornando alla sua attività, incidere un teschio sul muretto con un coltellino che brandisce con una mano calzata da guanti a mezze dita, e lacciate da borchie.
- Nessuno, di solito, a parte me, entra a questa ora, Principessa, che cosa ci fai qui? Non ti ho neanche mai vista.
Lei tentenna un attimo con la testa a ritmo della sua canzone a tutto volume che riesco a sentire pure io, ma si vede che mi ascolta, ha mezzo orecchio fuori dalla cuffia.
- Come mi hai chiamato stronzetto?
Chiede con tono rilassatissimo, cimentandosi di nuovo nelle sue azioni.
- Ah!
Sbotto io divertito, mai avevo conosciuto una ragazza degna di farmi testa in quel modo.
- I miei genitori mi hanno fracassato i coglioni perchè facevo i graffiti a scuola e mi hanno mandata qui a vivere da sola, costringendomi ad andare al liceo, è il mio primo giorno.
Sorrisi, avevo trovato qualche ragazza con un minimo di cervello. Mi sedetti a fianco. Lei non si curò neanche di me.
- Bell’esempio che dai di te al primo giorno, Principessa.
Ripeto il nome con aria e tono di sfida.
- Te l’ho detto, non me ne fotte una beata minchia della scuola e...
Si girò di scatto verso di me, mettendomi il coltello affilato sotto il mento, portando i miei occhi a scontrare i suoi color nocciola.
- Ti ho già detto di non chiamarmi così.
Disse con tono rilassatissimo e un sorriso bastardo in volto. Sorrisi anche io a denti stretti.
- Sei sicura di essere una ragazza?
Le chiesi con tono di sfida, lei sorrise, con le palpebre abbassate e fece roteare gli occhi.
- Hai dubbi?
Mi chiese ulteriormente, affondando ancora di più la punta del coltello nel mento. Nel frattempo, entrambi ci avvicinavamo sempre di più, come magnetici.
- Forse...una prova?
Sussurrò, quando quasi le nostre labbra si sfioravano. Decisi di fare il passo finale, mi diedi uno scatto in avanti, ma lei si spostò, facendomi prendere una facciata sul teschio che aveva appena inciso. La guardai in cagnesco, mentre si allontanava con lo sguardo crudele rivolto verso di me.
- Ci vediamo in presidenza, Rosso.
Disse con un sorriso sarcastico, indietreggiando lentamente e facendo un cenno con la mano, girandosi di spalle e ricominciando a camminare a tempo. La osservai con lo sguardo da pesce lesso, appoggiato alla mano, che faceva perno sul gomito.
“Ah, che donna” Pensai prendendo lo zaino e avviandomi verso il liceo canticchiando la canzone che fino a poco fa sentivo scaturire dalle sue labbra.
Entrato a scuola, la persi di vista. Ero curioso di conoscerla meglio. Nel nostro liceo nessuna ragazza era come lei, tutte fissate sulle medesime cose: trucchi, vestiti e ragazzi. Sì, tra quei ragazzi io sono tra i più visti, o almeno, questo è quello che ho capito dal loro incomprensibile modo di parlare. Al secondo posto si trova il biondo, Nathaniel, quello della sala delegati, un secchione, uno dei tanti. A volte non lo sopporto proprio. Lui e le sue fottute regole. È uno dei miei passatempi preferiti, prenderlo in giro o beccarlo insieme alla sua Alice nello sgabuzzino, che fanno finta di studiare. Sinceramente, non so che cosa ci trovino tutte quelle ragazzine nell’amore, è solo uno stupido sentimento che ti prosciuga. Non ho mai avuto una seria fidanzata. Nemmeno ho intenzione di averne. Dopo aver fatto, neanche, cinque passi, il biondo mi ferma.
- Castiel!
Gli sorrido sarcasticamente.
- Sei in ritardo.
Gli sorrido sarcasticamente.
- Hai la giustifica?
Gli sorrido sarcasticamente.
- Uuf...
Sbuffa lui mettendosi una mano sulla fronte.
- Non cambierai mai Castiel...
Mugulò come dispiaciuto. Alzai gli occhi al cielo.
- Vieni, vai a spiegare alla preside il perchè del ritardo.
Inarcai un sopracciglio. Sbuffai, e mi avviai verso la sala professori, da dove vidi uscire quella peste di Kiki, lo saltai come se fosse la centesima volta che lo incontravo, in effetti era così. La cicciona era seduta su una poltrona, e sbraitava a Nath, che dovette rincorrere il cane. Sorrisi quando lo vidi farsi in quattro per recuperare quella peste.
- BLAKE!!
Urlò il mio cognome la preside, neanche la guardai, rimasi a ridere sotto i baffi osservando il biondo che si lanciava come un giocatore di rugby. Subito venni risvegliato da un violentissimo calcio dato alla porta. Sobbalzai. Vidi una ragazza dai capelli castani e viola irrompere nella sala professori con uno stuzzicadenti in bocca.
- Mi ha fatto chiamare?
Chiese la ragazza con tono menefreghista.
- Le pare il modo di entrare, signorina?
Fece roteare gli occhi, e si lasciò cadere su una poltrona, continuando a ruminare lo stuzzicadenti consumato.
- Allora, Blake, Baker, perchè siete entrati in ritardo? Sopratutto lei, Baker, è il suo primo giorno di scuola!
- Vuole la cruda verità, o la dolce bugia?
Chiese togliendosi con due dita lo stuzzicadenti dalla bocca e appoggiandosi alle ginocchia con gli avanbracci, la preside la guardò malissimo.
- Mi dica la verità, e facciamola finita.
Lei sorrise.
- Non avevo la minima voglia d’alzarmi alle 7 per andare a scuola. Con permesso, devo andare in classe.
Disse alzandosi e prendendo lo zaino, lasciando me, la preside e Nathaniel, con il cane sotto la pancia, con lo sguardo impietrito. Mi fece un ulteriore cenno e scomparve dalla porta, lasciandoci con il palato asciutto. Scossi la testa.
- D-Devo andare anche io...
Dissi alle due statue, dirigendomi verso l’uscita. Mi aveva stregato, non riuscivo più a togliermi quegli occhi color nocciola dalla testa. Arrivai al sotto scala e scesi nello scantinato, vuoto come al solito, le uniche cose presenti erano: una chitarra elettrica con accessori, un paio di microfoni, delle casse, uno stereo e il mio amico Lysandro, appoggiato anche lui al tavolo come gli oggetti vari.
- Di nuovo in ritardo?
Mi chiese con il suo tono inconfutabile, mentre modificava il suono del microfono.
- Non fare domande idiote Lys.
Gli dissi, prendendo la chitarra e cominciando ad accordarla.
- Ti hanno sospeso?
Continuò il suo interrogatorio senza cambiare ne tono, ne azioni.
- No...
Dissi con tono distratto mentre facevo passare due dita sulle corde. Seguì un silenzio imbarazzante, accompagnato solo dal suono elettrico della mia chitarra. Finalmente, Lys, troncò quell’imbarazzante nulla.
- Ti piace? Quella ragazza.
La domanda mi fece sobbalzare, facendomi sbagliare, emettendo una stonata acuta sulla chitarra. Gli occhi spalancati, le labbra immobili, incapaci di dire qualsiasi cosa, mai sentito così, non io.
- Scusa, non ti volevo pietrificare.
Disse Lysandro sorridendo e soffiando sul microfono.
- Non dire cazzate Lys!
Mi costrinse a dire il mio carattere. Lui sorrise.
- Ahah...Come vuoi...
Sorrise guardando per terra. Io ero furibondo.
- E guarda che le tue guance hanno lo stesso colore dei tuoi capelli.
Disse in uno scatto di risata folle. Lo guardai ancora più male.
- Amare, IO???
Chiesi con tono seccato.
- Prima o poi, capita a tutti.
Continuò a ridacchiare, rimettendosi seduto ed attaccando il microfono alle casse.
- Evito di commentare Lys.
Sbottai attaccando anche io la chitarra agli amplificatori.
- Ma sappi, che un NESSUNO cambierà mai ciò che sono.
Dissi facendo un forte assolo con la chitarra.
- Nemmeno una capricciosa ragazzina.
Proclamai continuando a suonare. Lys si alzò in piedi soddisfatto, e cominciò a cantare.
 
- Despite the lies that you're making
Your love is mine for the taking
My love is
Just waiting
To turn your tears to roses (x2)



- I will be the one that's gonna hold you
I will be the one that you run to
My love is
A burning, consuming fire.
(**)
 
Ci interruppe la fastidiosa voce che non smetteva di perseguitarmi. Lys la guardò stupefatto, io non feci da meno. Poi, lui ridacchiò.
- Conosco ben poche ragazze, che cantano gli Skillet.
- Sì, non sono male, ma preferisco i Three Days Grace.
Disse scrollando le spalle con le mani in tasca. Lys mi sorrise.
- C-Cosa ci fai quì?
Balbettai allibito dopo che ebbi ripreso contatto con la realtà, e, aimè, i suoi magnifici occhi color nocciola che mi guardavano taglienti.
- Mi pare ovvio, se ho continuato a cantare, forse sono qui per suonare con voi.
- E credi davvero che...
Non mi lasciò neanche finire la frase, che mi arrivò accanto, mettendomi, nuovamente, il coltello sotto il mento.
- No, non è una domanda.
Disse ringhiando famelica, sorridendo, vicinissima alle mie labbra, che percepivano il mio respiro. La cosa m’imbarazzò particolarmente.
- Ora basta.
Disse lanciando il coltello contro il muro, e conficcandocelo perfettamente.
- Voglio cantare.
- Cosa sai fare?
Chiese incuriosito Lysandro, compiaciuto nel vedere il mio imbarazzo davanti a una ragazza.
- Vediamo, so cantare, come avrai capito, suonare la chitarra elettrica, ma abbiamo già un suonatore, so suonare anche la batteria, cioè, sto imparando.
Disse con aria ovvia e palpebre abbassate. Lys era molto interessato, le lanciò il microfono.
- Fammi sentire che sai fare.
Le disse con aria di sfida. Lei lo acchiappò al volo.
- Mettimi su “Monster” e ti mostrerò il mio mostro.
Gli disse con il solito tono bastardo. Lys, sorrise, mise su un CD.
- Vuoi suonare, Rosso? O non la conosci?
Mi chiese con tono terribilmente irritante.
- Cos’è? Una sfida?
Le chiesi avvicinandomi al suo naso. Lei sorrise. Io brandii la chitarra, fece un cenno a Lys, che fece partire il CD.
 
- The secret side of me...
I never let you see...
I keep it caged,
But I can't control it...
So stay away from me...
The beast is ugly...
I feel the rage,
And I just can't hold it...!

 
Giuro, mai avevo sentito una ragazza cantare così, sempre mielose, Britney Spears o Celin Dion, il massimo del loro rock era Katy Perry, ma una ragazza cantare gli Skillet, con quella voce, giuro, all’inizio mi pietrificò, neanche riuscì ad emettere una nota, poi Lys mi risvegliò, la canzone stava procedendo senza chitarra, non potevo permettere che una ragazza mi avesse battuto, stava nel mio onore. Acchiappai il mio plettro al volo, e cominciai a darci dentro, suonare mi libera l’anima, sentire lei cantare poi...No, no, non sono innamorato.
 
- I, I feel like a monster
I, I feel like a monster
I, I feel like a monster
I, I feel like a monster.
(***)
 
Concluse muovendo la testa e facendo librare in aria la sua ciocca viola, che mi incantò letteralmente, e mi cadde la chitarra, riuscii a salvarla per un soffio. Lys scoppiò a ridere, lei mi guardò strano.
- Ahaha...complimenti...Nome?
Lei lo guardo con un sorrisetto.
- Quale ti piacerebbe?
Lys rimase stupefatto. Lei se ne accorse. Abbassò lo sguardo.
- Emma, mi chiamo Emma.
Disse con un fil di voce, quasi impercettibile.
- Bene. Bravissima, facci sapere quando sei disponibile, magari provi con noi...
Disse Lys con la sua solita aria impassibile.
- ...
Lei neanche rispose, non so perchè, dire il suo nome l’aveva taciuta.
- D-Devo...
Indicò la porta, neanche finì la frase che uscì. Io e Lysandro ci guadammo straniti. Mettemmo a posto l’attrezzatura ed uscii, con lo zaino sulle spalle, e sgranchiendomi la schiena. Sentii una voce malinconica, che cantava, a volte respirava.
 
- I feel so much better
Now that you're gone forever
I tell myself that I don't miss you at all
I'm not lying, denying
that I feel so much better now
That you're gone forever
(****)


 
 
Neanche credetti a quello che vidi, una lacrima, una lacrima luccicare lungo la sua guancia. In quel momento mi sentii impulsivo.
- Ah, allora non sei quello che credo, anche tu sei una bambina come tutte.
Lei si girò. Mi guardò malissimo.
- Vattene.
Sussurrò a denti stretti e girandosi dall’altra parte. Quelle parole le odiai. Con tutto il cuore. Mi avvicinai.
- E se non volessi?
- Mi hai sentito? VATTENE!
Mi disse, spingendomi via. La guardai stranito, mentre ero sdraiato per terra dalla spinta.
- Ma sei pazza? Cosa ti è preso.
Si bloccò nella sua camminata. Maledetto il giorno in cui non imparai a cucirmi la lingua. Strinse i pugni, fortissimo, perfino sangue vidi scorrere dalle unghie. Tremò per cinque secondi, prima di saltarmi addosso. Mi bloccò le braccia con le ginocchia, e appena fui immobile cominciò a prendermi a pugni, ma senza fermarsi.
- PERCHE?! PERCHE’ DOVETE SEMPRE SAPERE LE COSE??!! PERCHE’??!!
Urlava mentre sfregiava la mia faccia senza pietà. Si bloccò solo perchè le lacrime erano diventate troppe, dovette bloccarle. Io, con la faccia dolorante, mi tirai su. Provai pietà nel vederla così.
- M-Mi dispiace...
Sussurrai.
- Si, dispiace sempre a tutti...
Sussurrò a denti stretti.
- Quella canzone...conosco anche quella sai?
Lei gemette. Si alzò in piedi e camminò, andò via. La osservai girare l’angolo, poi la rincorsi, con una mano sulla guancia dolorante. La fermai.
- Ma sei testardo! NON TI E’ BASTATO??
Mi urlò, invasa da lacrime e disperazione, l’ira nei suoi occhi si percepiva lontano un miglio. Non volevo, non volevo vederla soffrire così, motivi sconosciuti, rabbia in corpo, ero riuscito perfino a farmi picchiare da una ragazza, non mi importava. Allungai le braccia, intorno alla sua vita affusolata, la strinsi a me, facendo combaciare le nostre labbra, perfetta, volubile, tutti erano così, lei di più lei era colei che riempiva quegli angoli vuoti di casa mia, lei, che lì stupita giaceva, tra le mie braccia, di un ragazzo innamorato per la prima volta in vita sua.


Canzoni:
(*) Animal I Have Become - Three Days Grace.

http://www.youtube.com/watch?v=8hn7xNSHGgU

(**) Whisper In The Dark - Skillet.

http://www.youtube.com/watch?v=omuYo49_SOQ

(***) Monster - Skillet.

http://www.youtube.com/watch?v=z06LXZQwkrc


(****) Gone Forever - Three Days Grace.

http://www.youtube.com/watch?v=Y9mezTfZzgI

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Capitolo 2
*** Beeen tornato bullismo. ***


- DRIIIIIIIIIIIIIN!!
“Vai a farti fottere”
Il mio primo, solito pensiero, quando quello stramaledetto aggieggio suona e sveglia Demon, che comincia ad abbaiare. Due persone sono sulla lista delle persone da uccidere:
- L’inventore della scuola.
- L’inventore della sveglia.
Penso nervoso buttando a terra l’apparecchio che non smette di suonare freneticamente, accompagnato dagli abbai del mio cane.
“AAARGH!! Smettetela, smettetela, smettetela, smettetela, SMETTETELA!!!”
Continuo a pensare mettendo la testa sotto il cuscino, tappandomi le orecchie, ma nulla funziona, nessuno dei due tace.
- Ok, adesso basta. DEMON STA’ ZITTO!!
Dico seccato, alzandomi e pestando la sveglia, rompendola.
- Ah, ben ti sta!
Rido, buttando la sveglia nel cestino, e osservando il mio cane taciuto. Cavolo, ora mai più riuscirò a riprendere sonno, mi tocca andare a scuola. Mi preparo. Velocemente do il cibo al cane. Non ho la più pallida idea del perchè io abbia messo la sveglia.
“Aspetta...ma ieri...ieri ho baciato una ragazza!”
Mi dico dandomi una pacca sulla fronte, lasciandomi cadere sul letto.
- Oh, cazzo.
Mi dico, ripensando a ieri. S-Stava piangendo quando l’ho baciata. Si, cantava i Three Day Grace, Gone Forever. Emma, così si chiamava. Una donna fantastica, ribelle, cazzo, ieri era il suo primo giorno di scuola e aveva inciso un teschio sul muretto davanti a scuola.
“Cazzo”
Penso prendendo la giacca e fiondandomi fuori casa. Arrivo davanti a scuola, sudato, i miei occhi cercano i suoi, ma non c’è, c’è solo un marasma di ragazzine davanti a me.
- CASTIEL!! Ma dove ti eri cacciato??!!
Mi chiede Ambra, la bionda, la sorella del delegato, venendo verso di me. Crede di potermi comandare.
- Mph.
Boffonchio io senza neanche guardarla. Continuo a cercare Emma, ma dove cazzo si sarà cacciata?
- Ieri dovevamo vederci davanti scuola, ricordi??
Continua con aria severa. Io neanche le rispondo. Sento uno skateboard arrivare dalla strada, mi volto, la vedo, cuffie alle orecchie, borchie ai polsi e la ciocca viola al vento.
“Eccola!”
Mi dico facendo uno sguardo sorpreso, dimenticandomi completamente di Ambra che mi guarda in cagnesco.
- è la novellina, quella?
Chiede alle sue amiche, ridendo come se fosse un clown da circo su uno skateboard.
- Ahahahaha, ma come si è conciata?!
Comincia a ridere fortissimo, seguita dal suo club.
- Ehm, si chiama “dark”, benvenuta nel mondo stronzetta.
Le disse con tono ovvio, guardandola ridere.
- Ah, non pensavo arrivassi in orario ADDIRITTURA il tuo secondo giorno di scuola Principessa!
- Parla per te, la sveglia si era inceppata e non si spegneva, e scommetto che tu sei alle prese con la tua di sveglia, o no Rosso?
Mi chiede con tono bastardo, portandomi al suo naso, tirando la maglietta. Oh, si, ora ricordo tutto perfettamente.
-Ehm, ehm!
Disse seccata Ambra, interrompendo i nostri discorsi.
- Ti dispiace?
Disse separandola da me con uno spintone.
- Vieni Castiel, lasciala in pace.
Mi dice prendendomi la mano, e trascinandomi via. Io feci uno sguardo a Emma, come per dire:
- Non litighi?
Cazzo, era la prima volta che mi tenevo stretta una ragazza. Lei inarcò un sopracciglio. Si avvicinò alla bionda. Le picchettò una spalla.
- Um??
Lei si girò con sguardo di richiesta. Emma le sferrò un pugno sul naso che la stese per terra, sanguinava un casino e stridiva con la sua vocina malefica.
- MA CHE COSA HAI FATTO??!!
Le urlò contro furiosa, mentre il suo naso colava liquido scarlatto. Poi, mi prese il colletto della maglietta, mi abbassò al suo livello e mi baciò, davanti a lei, davanti a tutti. Gli sguardi sorpresi si percepivano lontano un miglio, lei non demorse, anzi, mi tirò di più a lei. Il silenzio regnava.
Quando mi lasciò, si girò di spalle.
- Io, vado a prendermi una birra.
Disse salendo sullo skate, ed allontanandosi veloce, avevo capito il messaggio, presi lo zaino e la seguii, illuminato dallo sguardo stranito di tutti e furioso di tutte. Mentre passavo, Lysandro mi allungò una mano, come per dire:
“Bel lavoro fratello”
Io gli battei il 5 e mi avviai dietro di lei, trotterellando. Giuro, questa ragazza non smette mai di stupirmi. Trovai il suo skateboard appoggiato ad una ringhiera, di fianco ad un bar. La vidi che pagava una birra e stapparla, mentre usciva, diretta verso di me. Quando mi passò di fianco, mi diede una spallata, mentre si sgolava la bibita appena pagata.
- Neanche una per me?
Le chiesi sarcasticamente, sedendomi di fianco a lei, sulla ringhiera.
- Se ne vuoi una, tira fuori la grana, alza il culo, e vattela a prendere.
Disse asciugandosi la schiuma dalla bocca, mi misi a ridere.
- Mai, giuro, mai trovata una ragazza capace di dirmi questo.
Le dissi, scendendo dalla ringhiera, mettendomi davanti a lei, divaricandole le gambe e mettendomi di fronte a lei. Emma, mi prese la nuca, mi portò alle sue labbra con ferocia, le consumò, a volte le mordeva, mentre lasciava cadere a terra la bottiglia di vetro, che si ruppe, subito, in mille pezzi, appena toccò il terreno gelido. Qualche passante, ci guardava strano, sia io che lei pensavamo:
“Cazzo guardi?!”
Ma alla fine non c’importava più di tanto. Restavamo appiccicati. Niente romanticismi, solo baci e morsi. Dopo neanche qualche minuto, percepimmo entrambi subito l’ira funesta di una bionda sanguinante avvicinarsi a passi ben distesi. Emma si staccò, guardandola con un sopracciglio inarcato, oltre la mia spalla, io girai il volto, quello della bionda si muoveva, era a denti stretti, almeno quanto i pugni, ci guardava male, posizione ambigua, la nostra, oltretutto.
- TU!
Disse puntando il dito contro la ragazza dietro di me.
- Dimmi tutto “tesoro”.
Disse lei con palpebre mezze abbassate e sguardo bastardo, mentre si gustava quell’ira scatenata. Che sadica.
- Allontanati da Castiel.
Sussurrò in modo minaccioso mentre si avvicinava.
- Se non lo facessi?
Continuò Emma, senza mollarmi.
- Ah, sentila, subirai la mia ira, ecco cosa!
- Uuuuhuu!! Le ginocchia tremanooo!!
La prese in giro lei, scendendo dalla ringhiera.
- NON PRENDERMI PER IL CULO!!
- Se se, senti, non voglio farti male, te ne vai?
Chiese lei, guardandosi le unghie, mentre era appoggiata con un gomito alla ringhiera. Io mi allontanai di qualche metro, volevo vedere come andava a finire.
- Ah, NON vuoi farmi male?! Ma ti senti?! Hai il cervello fuso di un’oca e lascia in pace il mio Castiel!
Urlò, buttandosi con un pugno diretto verso di lei. Tralasciai il “mio” che la bionda si era lasciata sfuggire per non interrompere la scena. Emma rimase immobile, alzò una mano, e fermò il pugno di Ambra, neanche la guardò negli occhi.
- Te lo ripeto stronzetta, non voglio farti male, vattene.
Le sussurrò all’orecchio, senza neanche alzare lo sguardo. Ambra si allontanò di più, preparando un altro pugno, stavolta cominciò a correre.
- è MIO, STUPIDA DARK!!!
Urlò ancora più furiosa, anche ora, Emma aspettò, all’ultimo passo si scansò. Ambra perse l’equilibrio e cadde in avanti, ma invece del pavimento, vi trovò il ginocchio della dark, che le ruppe il naso definitivamente. Giuro, mi spaventai leggermente, le aveva rotto il naso. Mentre lei piangeva a terra, le prese un ciuffo biondo, e le sollevò il volto.
- Non dire a nessuno quello che è successo, o ti picchio di nuovo, e, un ultima cosa...vattene!
Disse infine, spingendola via. Ambra raccolse la sua borsa e corse via, terrorizzata. Emma la guardò correre via con aria soddisfatta.
- Beeen tornato bullismo.
Si disse, facendo scrocchiare le nocche. Si girò verso di me. Ero impaurito, abbastanza direi, ma devo ammettere che l’eccitazione soffocava la paura, minchia, le aveva ROTTO il naso!
- Ohohohhoh...ricordami di non farti arrabbiare in futuro.
Le sussurrai, cingendole la vita con le mani.
- Non dire cagate, Cass.
Mi sussurrò a denti stretti, afferrandomi la nuca, portando i nostri nasi vicini.
- Uuuuuuuhuuu!!!!!!
Sentimmo una voce proveniente da dietro, entrambi ci girammo di scatto. Una ragazza dai lunghi capelli neri stava saltellando dalla gioia.
- Era ora che qualcuno le rompesse quel naso da stronzettaaaa!! BRAVISSIMAAAA!!!
Disse buttandosi al collo di Emma, continuando a saltellare. Entrambi eravamo abbastanza imbarazzati.
- Ehm...ti dispiace?
Le chiese lei, scostandola da vicino.
- Alice, io sono Alice, tu chi sei?
Ah, eccola la “studiosa”.
- E-Emma...
Disse balbettando come impacciata, chissà perchè tutte le volte che dice il suo nome si imbarazza.
- Bhè, brava ancora!! Ci vediamo CASTORO!
Mi urlò girata di spalle, con un braccio sollevato e facendo “ciao ciao” con la mano.
- RIPETI SE HAI IL CORAGGIO?!
Le urlai dietro arrabbiato. Lei riprese a ridere, mentre saltellava via facendo svolazzare i capelli e la borsa tracolla rossa che aveva.
- Imbarazzante...
Sussurrò continuando a guardarla.
- Ma troppo simpatica per non esserti amica.
Io sbuffai.
- Secondo me sa essere davvero insopportabile a volte...
- Secondo me, invece, se la cava.
- Bhè....aspetta...mi avevi chiamato per nome prima?
Le chiesi con sorriso cattivo.
- Forse...
Ringhiò cattiva, prendendomi i fianchi e portandomi a lei. Mi allungai per darle un bacio, ma si scansò.
- Vado ad affrontare il nemico, generale.
Mi disse, saltando sullo skate e andando via a tutta velocità. Risi. Presi lo zaino e le corsi dietro.
“Non solo ribelle, è anche una bulla da paura, mi piace!”
Penso mentre corro, lei scompare veloce, ma so dove posso trovarla. Entro a scuola.
“Soli dieci minuti di ritardo!”
Penso stupito, guardando il grande orologio all’ingresso della scuola. Entro. Aspetto Nathaniel che mi sgrida.
“3....2....1...VAI!”
Mi girai di scatto, ma lui non c’era.
- Ma che cazz...
Dico stranito. Sento delle gran urla dalla presidenza.
- HA ROTTO IL NASO AD UNA STUDENTE, la sorella del qui presente Nathaniel, ED è IL SUO SECONDO GIORNO DI SCUOLA!! MA SI RENDE CONTO??!!
- Eh? Ah, cosa ha detto?
Chiese lei ridendo. La preside era più che furiosa, sembrava una pentola a vapore.
- è SOSPESA!! PER 3 GIORNI!!
Le urla contro. Lei scrolla le spalle.
- 3 giorni in meno di questa rottura.
Dice, ed esce seccata dalla presidenza.
- C-Ciao...
Le dico alzando una mano, ma lei è troppo seccata, esce dalla scuola sbattendo i portoni.
- Belle amiche che ti fai Cass!!
Mi ringhia addosso Nathaniel, passandomi affianco.
- Hai qualche problema Biondo?!
Gli urlo sarcasticamente. Lui mi si avvicina.
- Questa volta non la passi liscia, mia sorella sarà antipatica, ma è pur sempre mia sorella! Tieni la tua puttanella lontana da lei!!
Mi stupisco molto (Nathaniel non aveva mai detto una parolaccia in vita sua), ma la rabbia prevale.
- NON CHIAMARLA MAI PIù COSì!!
Gli urlo, tirandogli un pugno in piena faccia. Nath incassa, e cade per terra. Si rialza, pulendosi le labbra. Cominciamo a litigare. Tra pugni, calci, arriva Alice.
- RAGAZZI!! Che cosa state facendo?!
Si intromette tra noi due, facendoci placare.
- Vattene racchia, tu non centri nulla qui!
- COME L’HAI CHIAMATA CASTIEL??!! RIPETILO SE SEI UN UOMO!!
Mi urla addosso Nathaniel.
- ORA BASTA!
Urla la mora. Prende Nath e lo porta via.
“Tsk, stupido stronzo!”
Penso prendendo a calci lo zaino, diretto verso la classe, mentre guardo le porte del liceo che ancora si muovono dalla violenza dei calci di Emma uscita dalla scuola.
 

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Capitolo 3
*** Vi farò pentire di avermi sospesa. ***


Il giorno dopo, finita la scuola, sono andato a trovarla, mi aveva dato il suo indirizzo, credo, prima di andare via mi ha infilato un bigliettino in tasca. Le avevo portato il pranzo, McDonald, il mio preferito. Alzo lo sguardo su una casa, mattoni, cemento, 3 piani. Niente di speciale. Guardo il biglietto.
“3° piano...Ce la puoi fare Castiel!”
Mi dico stringendo i pugni. Spingo il portone, aperto, niente ascensore, salgo le scale velocemente. Arrivo alla porta più in alto. Appoggio una mano sulla porta. È aperta, la spingo ed entro nel marasma totale. Poster degli Skillet e dei Three Days Grace, disegni sparsi dappertutto, come i CD e i vestiti, un graffito enorme è disegnato sul soffitto, e teschi intagliati dappertutto decorano la stanza dai muri bianchi, la vedo su una sedia con le rotelle e le cuffie, girata di spalle e piedi sul tavolo, che a tutto volume sente una canzone, che canticchia.
 
- If you feel so empty
So used up, so let down
If you feel so angry
So ripped off so stepped on
You're not the only one
Refusing to back down
You're not the only one
So get up

Let's start a riot, a riot
Let's start a riot
Let's start a riot, a riot
Let's start a riot

 
- Riot, Three Day Grace.
- Ma è possibile che mi devi sempre interrompere?
Mi dice, senza neanche girarsi, come se sapesse da tempo che ero lì.
- Non ti hanno insegnato a bussare?
Mi chiede, girandosi, finalmente, verso di me, e togliendo le cuffie dalle orecchie.
- Bhè, la porta era aperta.
Dico indicando la porta.
- Bhè, si bussa lo stesso.
Mi dice, come se sapesse a memoria le regole, mi si avvicina, come per darmi un bacio, ma il suo unico scopo è rubarmi il sacchetto che tengo stretto in mano.
- Mmh...Bravo, non ho ancora mangiato.
Mi dice frugando nella busta.
- Vieni.
Mi dice, senza alzare lo sguardo dal sacchetto, andando verso una scala, che porta su, fino ad una botola. Io la seguo silenzioso. La osservo salire, dato che indossa solo un paio di leggins attillate e una maglietta con un teschio nera, non posso non soffermarmi sul suo di dietro che sale agilmente le scale. Salgo anche io. La vedo seduta sul ciglio del tetto, che si mangia l’hamburger.
- Ehi! Lì dentro c’è anche roba mia!
Le dico rubandole il sacchetto. Lei alza le spalle, incrocia i piedi nudi che sventolano dal tetto. Si crearono taciti momenti, nel quale si sentivano solo le nostre mascelle che ruminavano cibo. Finalmente parlò.
- Dimmi una canzone.
Mi disse a bocca piena.
- Um...La conosci...Fallin’ In The Black?
- Mh!
Mi rispose lei. Ingoiò.
- Sì. È una delle mie preferite.
- Ok...allora...
- Lucy, Skillet.
- Sì...No...Qual’è?
Lei si schiarì la voce.
- Quella che fa...Hey Lucy, I remember your name
I left a dozen roses on your grave today...La conosci?
- Ah, quella triste?
- Sì, quella.
Disse addentando nuovamente il panino.
- Bella, ma preferisco le cose più...
- Vive?
- Esatto.
Le dico, rubandole il panino. Mi guarda male, ma con un mezzo sorriso.
- Preparati a subire la mia ira, QUEL PANINO E’ MIO!!
Mi urla crudele, saltandomi addosso. Per un attimo ho la meglio, e mi tengo il panino stretto tra le dita. Dopo un po’, lei riuscì a bloccarmi, come quella volta che mi aveva preso a pugni, e lentamente, si mangiò il panino davanti a me, impotente.
- Ah! Ti sta bene!
Mi dice, con le guance piene di carne, vedendomi soffrire.
- Mgfh...
- Mi dispiace, quella parola non è nel mio vocabolario.
Mi dice ridendo, mettendomi un dito sul naso.
- Adorabile bulla!
Le dico al momento giusto, invertendo le posizioni.
- ADORABILE?!
Mi chiede seccata.-
- Ahahaha!! Non illuderti Principessa!!
Le dico ridendo. Lei mi guarda male. Agguanta le mie spalle, e mi butta via da sopra lei. Si pulisce la schiena dalla polvere. Prende la spazzatura e scende in camera. Scendo anch’io, la vedo che butta a caso la carta del panino nel cestino, acchiappa un control, e comincia a smanettare con la play-station.
- A che giochi?
- Guitar Hero.
Afferma, attaccando la chitarra all’apparecchio.
- Anche tu hai questo gioco?
- Qualche problema?
Mi chiede seccata, girandosi verso di me.
- N-No. Voglio proprio vedere se mi batti.
- Pff!!
Ride lei.
- Io ti batto quando voglio!
Mi dice bastarda, arrivando al mio naso.
- Vedremo.
Le ringhio, afferrando la chitarra. La sfida è durata a lungo, MOLTO a lungo. Siamo rimasti a suonare per…più o meno 2 ore emmezza.
- Ahahah!! Visto? Ho vinto io!
Le dico puntando il dito contro il punteggio. Mi guarda male, occhi socchiusi e sguardo omicida.
- Brutto stronzo!!
Mi urla, saltandomi addosso. Mi tira due pugni sul braccio per simpatia. Poi mi lascia.
- Mmh…che giorno è oggi?
- Um? Giovedì, perché?
- Uuuf…Un altro giorno a casa.
Sbuffa scocciata, scarabocchiando un foglio.
- Bhè…
Le dico facendo scorrere leggera una mano lungo il fianco.
- Io...domani provo con Lysandro la nuova canzone…
Le dico provocante, sollevando leggermente la maglietta. Lei ignora, continuando a fissare il foglio imperterrita.
- Interessante…
Mi dice con tono di stuzzico, girando, finalmente, lo sguardo verso di me.
- E…che canzone sarebbe, se posso chiedere?
Mi dice, avanzando con le braccia, mettendole ai lati delle mie gambe sdraiate, costringendomi ad indietreggiare con il busto, mentre lei avanzava sempre più con il volto, e strusciava le gambe sempre più provocanti verso di me.
- Um…Fammi pensare…
Le sussurro, allungando una mano sulla schiena, strofinando la maglietta viola, alzandola sempre più.
- Awake and Alive.
- Mmmh…Skillet…
Sussurra, sedendosi a cavalcioni su di me, e accarezzandomi le guance, con una leggera barba invisibile, con le sue dita morbide ma violente.
- Già…
Rispondo soddisfatto, mettendole una mano tra i capelli castani. Le labbra si sfiorano
- Ma sì…perché no.
Mi dice, scostandosi di botto da me. Mi innervosisce un sacco quando fa così, ma se non fosse così, non sarebbe Emma.
- Avete una finestra nello scantinato?
Mi chiede di schiena, con un matita in mano, come una professoressa che interroga.
- Um…Sì, perché?
- Bene, entrerò da lì.
Mi dice sedendosi a gambe incrociate sul davanzale della finestra, mettendosi in bocca la matita.
- Ok.
Le dico, baciandole l’incavo del collo, e abbracciandole la vita. Poi appoggio il mento alla sua spalla, e rimango lì, a fissare il suo medesimo vuoto. Lei rimane immobile, imperterrita ad osservare chissà cosa da quella maledetta finestra.
- E se ti beccano che fai?
Le chiedo per rompere quell’insopportabile silenzio.
- Cosa vuoi che ti risponda, scusa? Scappo, mi sembra logico, oppure picchio quello che mi ha sgamato.
- Ahahahahaha, tipico da te.
Ridacchio, prendendo il suo volto morbido con entrambe le mani, e sollevandolo verso l’alto,  baciandola  fievolmente, come se fosse di vetro. Lei, inaspettatamente, non fa niente, si gode quel bacio dato con amore, entrambi ci lasciamo andare in fin troppe smancerie, ma lì, per la prima volta, la sento, nelle mie braccia, candida all’interno, mi sento stranamente felice. Dopo poco, lei, con un dito leggero appoggiato al mento, mi stacca, di poco, qualche millimetro, forse. Io la stringo forte a me, non voglio perdere questo unico momento nel quale posso concedermi ad essere...come dire...più morbido. Lei scende, e velocemente, con i suoi piccoli piedi nudi, corre via. Io la osservo incuriosito.
- Dove vai?
Le chiedo con tono confuso. La vedo tornare con addosso un paio di jeans e delle scarpe da ginnastica.
- Voglio uscire, casa mia ha l’odore di Ambra, devo far uscire un po’ di puzza.
Ridacchia, infilandosi le scarpe e afferrando una borsa sotto il letto.
- E dove andiamo, scusa?
Lei si gira verso di me con sguardo di richiesta abbastanza imbronciato.
- Andiamo? Io vado, poi, tu fai quello che vuoi.
Mi dice uscendo dalla porta.
“Mph, bastarda.”
Penso prendendo la giacca ed uscendo, seguendola di corsa giù per le scale. La vedo attraversare la strada con passo pendolante e mani in tasca, fischiettando la canzone di cui poco fa parlavamo. Mi avvicino. Lei neanche si importa di me, continua a fischiettare.
- Mi vuoi dire dove vai?
Cerco di avere una risposta, mentre la guardo male. Lei neanche risponde, fa una mossa che mi svela tutto. Apre un filo la borsa, facendomi vedere le bombolette all’interno. Io sorrido bastardo, ricambiando. Poi, lei torna a fischiettare saltellando ogni tanto.
- Eccoci.
Dice mettendosi una mano sui fianchi con aria soddisfatta. La luce del tramonto fa brillare una finestra del liceo, che mi abbaglia, e mi costringe a mettere una mano davanti agli occhi.
- Ora...
Dice Emma, agitando la bomboletta nera e avvicinandosi all’edificio.
- Vi farò pentire di avermi sospesa.
Dice crudele, cominciando a spruzzare nero sui muri sporchi della scuola. Io mi siedo dietro di lei, sul muretto che affianca il posto, ogni tanto, lei mi dice un colore, ed io glielo lancio.
- Viola.
Dice allungando una mano verso di me. Io tentenno con il capo. Afferro la sua mano e la porto a me. Ha tutto il viso sporco e ricoperto di nero.
- Non correre Principessa.
Ringhio fermandole i polsi.
- Voglio partecipare anche io.
Le dico, spruzzandole il viola in testa. Lei mi guarda furiosa. Mi sorride, come per farmi capire che ho vinto io, si alza e allunga una mano verso il graffito. Appena mi alzo e le volto le spalle...
- Cass!
Mi urla, io mi giro, ritrovandomi in faccia una spruzzata di vernice rossa, che mi fa chiudere gli occhi.
- Argh! Stronza!!
Le urlo, sentendola ridere a crepa pelle.
- Hai cominciato tu!
Mi dice con il suo solito sguardo, agitando la bomboletta.
- Ahahahahah!! Ma guarda un po’, Castiel con una ragazza.
Sentiamo una voce dura proveniente dal muretto.
- Kim?
Chiedo stranito. Lei sorride, sistemandosi il cappello da poliziotta.
- Lei è quella nuova?
Chiede indicando Emma.
- Problemi?
Chiede lei strafottente. Kim ride ancora.
- Aaah, era ora che una ragazza tosta si facesse viva!
Dice alzandosi in piedi e andandole vicino.
- Benvenuta in questa merda di scuola ‘Junior’.
Dice cattiva, alzando il capo verso Emma, che le acchiappa il collo e l’abbassa con simpatia.
- Grazie, ma non ho bisogno del comitato d’accoglienza, ‘Cap’.
Sorride, afferrando il cappello e mettendolo in testa. Poi la lascia andare.
- Bhè, vedo che sei intenta a fare qualcosa.
Dice indicando la scritta sul muro.
- Già.
Afferma Emma, agitando la bomboletta e lanciandogliela. Kim l’afferra. Poi, la castana si gira verso di me, che ancora mi pulisco dalla vernice rossa, allunga una mano, con sguardo bastardo. Io la guardo male.
- Mph…
Ringhio, osservandola con sguardo tagliente.
- Eh dai, non fare il coglione!
Mi dice afferrandomi e riportandomi in piedi. Poi mi mette in mano la bomboletta gialla, e mi indica dove lavorare. Verso le 7 di sera abbiamo finito il lavoro. Tutti e tre guardiamo la scritta colorata con gusto. Poi, io e lei salutiamo Kim, dato che è diventato buio, ci dirigiamo verso casa sua soddisfatti.
- Non ti penti neanche un po’ di quello che hai fatto?
Le chiedo sarcastico.
- Ma mi prendi per il culo? No!
Mi dice tirandomi un pugno sulla spalla. Un rumore sordo proviene dalla sua pancia.
- Hai fame?
Le chiedo ridendo.
- Ugh…un po’…
Dice mettendosi una mano sul ventre.
- Andiamo a mangiare la pizza?
- Hai soldi?
Mi chiede lei inarcando un sopracciglio. Io annuisco.
- Qualche spicciolo in tasca.
Le dico, mettendo le braccia dietro la nuca.
- Tanto vale.
Sbuffa, scrollando le spalle. Io sorrido, ci dirigiamo verso una pizzeria, la prima che troviamo. Due pizze giganti, ecco cosa ci siamo mangiati, è famelica, l’ha finita in meno di 5 minuti. Quando abbiamo visto il conto, abbiamo lasciato i pochi spiccioli che avevamo e siamo scappati di corsa, mentre il proprietario ci urlava a morte dietro, lei si è girata e ha alzato entrambi i medi delle mani correndo all’indietro. Abbiamo corso fino a casa sua. Sotto il portone ci siamo fermati.
- Ahahahahahah!! Cazzo che soddisfazione!!
Urla alzando un pugno in aria.
- Ahahahah. Sei proprio testarda.
Le dico, mettendole un dito sotto il mento, lei mi accarezza i capelli lunghi.
- Ah, senza di me Rosso, mai avresti scritto un enorme “Fanculo” sul muro della scuola!
Mi dice con un sorriso bastardo dipinto sulle labbra.
- Ah! Questa è bella!
Rido, la blocco al muro, con entrambe la mani. Lei mi guarda cattiva.
- Non puoi scappare Principessa.
Le dico avvicinandomi a denti stretti alla sua bocca.
- Ah, piantala di chiamarmi così…
Dice afferrandomi la nuca. Mi tira a se con violenza baciandomi come se fosse l’ultima volta della sua vita, con sentimento, ma il romanticismo di questo pomeriggio era bastato, niente più morbidezza, un rude bacio, forte e trasportato. Le sue mani aggrappate al mio collo, le mie che carpivano la sua vita. Quando si stacca, si lecca le labbra con sguardo compiaciuto. Io alzo gli occhi al cielo.
- Bhè.
Dice dando un calcio alla porta ed entrando.
- Ci vediamo domani.
Mi dice con tono graffiante, spingendomi lontano da lei.
- Se, ci vediamo domani.
Le dico alzando il mento in segno di saluto, lei sbatte la porta e comincia a correre su per le scale. Io mi giro di scatto, mettendomi la giacca sulla spalla, e canticchiando Awake and Alive, quella che domani, sarà la nostra canzone.

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Capitolo 4
*** -Avviso ***


(Per quei pochi che i seguivano) non vi allarmate, la storia non la interrompo, mi ha presa molto, è solo che sto scrivendo molte altre cose in contemporanea, più i compiti, i disegni...è dura. Allora, la storia è ben presente, manca solo la scrittura su "carta", diciamo così, più ho molte idee per abbellire la storia. Aggiornerò appena il prossimo capitolo sarà finito. Mi scuso INFINITAMENTE per l'INCESSABILE ritardo. Bhè, ci sentiamo. *si toglie il cappello e fa un inchino* *sparisce*

Gwen@cav Gwen@cav

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