Monster.

di Ino chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno -Inverno- ***
Capitolo 2: *** Capitolo due. ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre. ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque. ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei. ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto. ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove. ***
Capitolo 10: *** Capitolo dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodici. ***
Capitolo 13: *** Capitolo tredici ***
Capitolo 14: *** Capitolo quattordici ***
Capitolo 15: *** Capitolo quindici ***
Capitolo 16: *** Capitolo sedici ***
Capitolo 17: *** Capitolo diciassette ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciotto ***
Capitolo 19: *** Capitolo diciannove ***
Capitolo 20: *** Capitolo venti. ***
Capitolo 21: *** Capitolo ventuno. ***
Capitolo 22: *** Capitolo ventidue. ***
Capitolo 23: *** -Ultimo.- ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno -Inverno- ***


« Si colpiranno i fratelli
e l'un l'altro si daranno la morte;
i cugini spezzeranno
i legami di parentela;
crudo è il mondo,
grande l'adulterio.
Tempo d'asce, tempo di spade,
gli scudi si fenderanno,
tempo di venti, tempo di lupi,
prima che il mondo crolli.
Neppure un uomo
un altro ne risparmierà. »

(Edda poetica - Völuspá - Profezia della Veggente)

 

 

 

Cimitero di Green-Wood
-Giugno 2016-

 

Nuvole basse, vento freddo, è giugno, ma sembra pieno inverno.
La ragazza alza gli occhi al cielo,  una smorfia le increspa le labbra.
Il sole è scomparso da circa un anno, ma abituarsi è difficile. Si stringe nel cappotto e torna a risalire la collina. La cappella di famiglia è costruita su un altura che da su un tappeto di croci bianche con vista sulla Statua della Libertà.
Si staglia contro un cielo grigio carico di  pessimi auspici, la ragazza si ferma, prende un bel respiro, c'è qualcuno davanti al cancello carico di fiori e peluche.
Un bambino che cerca di sbirciare fra le inferriate.
Lo fissa.
Sono passati tre anni, ma Iron Man non è stato dimenticato.
-Cosa ci fai qui?-
Il bambino sussulta, si volta e lei sorride osservando la sua maglietta.
Merchandising fantascientifico.
- Vuoi entrare? -
Gli occhi del ragazzino indugiano sul viso della donna di fronte a lui. La conosce, tutti la conoscono, e non riesce a credere di essere lì di fronte a lei.
Rescue, l'erede di Iron Man.
Noelle Moore,  la figlia di Tony Stark.
-Mi piacerebbe.-
Noelle annuisce.
In questi tre anni non è cambiata molto.
Ha sempre il viso pieno, da bambina, anche se ormai ha ventotto anni. Ha sempre quei ricci scarmigliati e gli occhi scuri da cerbiatta. Ha messo gli occhiali, ecco. In questo è cambiata.
E non sorride più .
Noelle supera il bambino e la sua maglietta rossa.
Ci sono stampati sopra Iron Man e Rescue .
Si vendono sogni nel negozio infondo alla strada, quindici dollari massimo.
Il lucchetto scatta, Noelle infila le braccia fra le sbarre del cancello per afferrare la catena per evitare che cada a terra, la sfila e la lascia cadere a terra.
L’erba secca scricchiola sinistra.
Il bambino entra per primo, Noelle non riesce a guardare la sua maglietta.
Nella foto che Pepper  ha scelto per la lapide Tony sorride.
Il bambino preme le labbra una contro l’altra. E’ buio il momento in cui ti rendi conto che i tuoi eroi non sono immortali, che sono fatti di carne e sangue proprio come te.
Il bambino tocca la foto, infila una mano in tasca e  spinge  un biglietto nella fessura fra la lapide e il loculo. Noelle sgrana gli occhi,  il bambino la ringrazia prima di andarsene.


 

“Grazie per avermi salvato la vita.
Ti voglio bene.
Harley[i]

 

In questi tre anni il mondo è cambiato in peggio, ma la riconoscenza no, non è ancora  scomparsa.
Noelle sorride , piega di nuovo il biglietto e lo spinge con forza nella fessura fino a che non sparisce e lo sente cadere dall’altra parte.
-A domani papà.-

 

 


Midtown
-Giugno 2016-

 

Nuvole. Pioggia. Freddo. Nuvole. Neve. Freddo.
Le stagioni  ormai sono solo nomi, il sole è sparito dai cieli. Il giorno è fatto di una grigia luminosità che rende tutto freddo e asettico, la notte è buia e senza stelle. Quella cappa di  nuvole nere che ha coperto la terra come un pugno sembra diventare ogni giorno più fitta e scura.
Quasi palpabile.
Clint starnutisce mentre un uomo con un cartello in spalla gli passa accanto agitando un campanaccio. Urla che la fine del mondo è vicina, che il Secondo Avvento è prossimo e altre stronzate bibliche.
Clint vorrebbe ridere, ma non riesce.
Perché ormai tutti quanti  sanno che c’è qualcosa che non va nel mondo.
Qualcosa di grosso, qualcosa di oscuro.
Apocalittico.
Clint infila una moneta e prende  una copia del giornale dal raccoglitore.
Il Times è diventato un elenco di disgrazie e necrologi, la conta delle vittorie del Fimbulvetr sul mondo.
Omicidi,  stupri, violenze e poi disastri naturali.
Intere montagne che vanno giù come castelli di carte, città sommerse.
Venezia non esiste più da quasi due anni. Amsterdam è sul punto di raggiungerla.
Clint sospira da sopra il giornale che tiene fra le mani, le dita intirizzite dal freddo.
E’ giugno , ma sembra ancora pieno inverno.

 

Soho
-Giugno 2016-

 

Anthony Stark JR. è un bambino grassottello e sempre felice.
Ha i capelli neri del papà, gli occhi azzurri della mamma, e una smodata passione per  i mattoncini LEGO.
Phil Coulson lo guarda   costruire la sua torre  con un accenno di sorriso sulle labbra, sembra la Stark Tower a vederla da lì e non è detto che non lo sia.
Perché quel bambino è già schifosamente intelligente come tutti quelli che hanno il sangue Stark nelle vene.
-Ti va di fare merenda Tony?-
Phil Coulson  è nato per fare il padre, forse è per questo che Pepper ha deciso di rimanere a vivere lì con lui, in quella vecchia mansarda che da’ sul quartiere degli artisti,  la Stark Tower  ricostruita da Noelle un miraggio in lontananza oltre il vetro della finestra.
Il bambino gli corre incontro, a volte sembra somigliare solo a Tony, altre volte solo a Pepper.
Questo è uno di quei momenti in cui sembra la copia in terra di suo padre.
Phil lo prende in braccio e inspira profondamente il suo buon odore.
-Phil!-
La voce di Pepper gli arriva agitata dall’altra stanza.
Phil appoggia Tony sul pavimento e prende il cellulare dalle sue mani.
-Coulson.-

 

Nex Mexico
Giugno 2016

 

-PHIL! WORMHOLE[ii]! REGISTRATO! PERSONA DENTRO!-

Jane Foster sa di sembrare una pazza, ma  la capacità di Darcy di trascinarla nella sua follia, negli anni, non è mai venuta meno . Cerca di scrollarsela di dosso agitando le spalle,  ma quando è  così in sovreccitazione, quando urla e strepita a quel modo, è difficile comunicarci con  qualsiasi metodo si tenti.
Parole, gesti, segnali di fumo.
Tutto inutile.
-SMETTETELA DI GRIDARE NON VI CAPISCO!-
Jane schiaccia una mano sulla bocca di Darcy che le scocca un immediato sguardo offeso -Phil abbiamo  registrato un wormhole,  dentro c’era una persona.-
-Loki?- Il sussurro di Phil ha il potere di far scurire Pepper.
-Lo crediamo. I nostri due asgardiani sono ancora qui e nessun’altro del loro gruppo s’è unito.-



Cimitero di Green-Wood
-Giugno 2016-

 

Harley chiude il giubbotto sulla sua maglietta rossa e  piega il capo in avanti. L’autobus è in ritardo.
Passa il perso del corpo da un piede all’altro, alza gli occhi al cielo.
E’ giugno, ma sembra pieno inverno.
Ha visto la tomba del suo eroe, ha visto l’eroina che ha preso il suo posto, ma non è felice.
Aveva gli occhi tristi quella ragazza.
-A che ora passa l’autobus?-
-Dovrebbe già essere qui.-
Harley risponde senza pensare, poi alza la testa.
C’è un uomo accanto a lui, un berretto da baseball calato sul capo a coprire il viso e un giubbotto di panno pesante ad infagottarlo.
Ma basta quel pizzetto attorno alle labbra per attirare l’attenzione del bambino.
-ODDIO!-

 

FINE CAPITOLO

Nella speranza che questo capitolo sia di vostro gradimento, un saluto dalla vostra devotissima Ino chan.

 

 



[i] Non c’è bisogno  che dica chi è Harley, vero?

[ii] Un ponte di Einstein-Rosen

 o cunicolo spazio-temporale, detto anche wormhole (in italiano letteralmente "buco di verme", ma tradotto in modo poco attinente col termine galleria di tarlo o cunicolo di tarlo), è una ipotetica caratteristica topologica dello spaziotempo che è essenzialmente una "scorciatoia" da un punto dell'universo a un altro, che permetterebbe di viaggiare tra di essi più velocemente di quanto impiegherebbe la luce a percorrere la distanza attraverso lo spazio normale. [FONTE WIKIPEDIA]

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Capitolo 2
*** Capitolo due. ***


 

 

 

 

“Tu! Tu sei Tony Stark! Tu sei vivo!”
Sssssh!”
“Come diavolo è possibile?”
“E’ una lunga storia! Sono stato via e ora ho bisogno di un posto dove stare!”
“Vieni a casa mia!”

 

Corona (Queens)
-Giugno 2016-

 

 

Tony è sicuro di non aver mai visto nulla del genere eppure in questi tre anni ne ha viste di cose,  ne ha vissute di situazioni . Si guarda attorno, le labbra socchiuse,  gli occhi che vanno da una parte all’altra della piccola stanza in cui Harley l’ha introdotto.
Stanza, è più che altro una soffitta, con il soffitto a spiovente, finestre basse e impolverato e pannelli di legno alle pareti e sul pavimento.
-Figliolo tu vivi qui?-
E cianfrusaglie, cianfrusaglie ovunque.
-Già, non è Buckingham Palace, ma almeno  non mi piove in testa.-
Tony è costernato, quanti anni avrà il suo nuovo piccolo amico? Dieci? Undici?
Perdio non può vivere da solo in un buco  del genere, con  stracci ammassati agli stipiti per non far entrare il freddo  e una stufa a gas per riscaldamento. Quanto a lungo può sperare di tirare a campare?
Lo sente tossire.
Non molto.
-I tuoi genitori?-
Harley alza le spalle, gli occhi blu appena lucidi  - Mio padre è andato a comprare i gratta e vinci un anno e mezzo fa, credo che abbia vinto perché non è più tornato.-  apre un mobiletto e tira fuori di barattoli di fagioli e una pentola che si mezze in testa a mo’ di elmetto visto che ha le mani occupate - Mamma è morta  di tubercolosi tre mesi fa.-
-E tu che ci fai qui?-
-Sono scappato dall’orfanotrofio.-
Tony apre la giacca, si siede su una cassetta di frutta che fa da sedia in quel piccolo caos. Gli sembra di stare nel retro del Rainbow and Sunshine, in mezzo a quel caos che sicuramente per Harley è più che organizzato.
-Quella maglietta…-
Harley si guarda addosso - Bella vero? Me l’ha comprata una signora per cui faccio dei lavoretti.-  affonda la lama dell’apriscatole nella latta del barattolo e fa forza sulla rotellina per  aprirla - Mi ha anche comprato i fagioli.-
-Lo sa che abiti qui da solo?-
-Credo.-
E non fa niente?
Glie l’aveva detto Lenus che il mondo era diverso da quello che ricordava, ma Dio…
Harley fa cadere i fagioli nella pentola aiutandosi con un cucchiaio di legno, alza gli occhi e si blocca. Tony corruga la fronte e abbassa la testa.
La luce del Reattore Arc filtra fioca  attraverso la stoffa della maglietta.
-Non ti fa male?-
-No.- scrolla appena la testa - E’ passato talmente tanto tempo ormai.-
-E’ la cosa più figa che abbia mai visto.-
Tony  arriccia gli angoli delle labbra in un tenue sorriso.
Si allunga a prendere un giornale spaginato sul pavimento.   Le riordina,  seguendo i numeri in alto a destra e finalmente  lo apre. - 10 giugno 2016.- legge.
-E sembra dicembre.-
-Mia figlia è l’Amministratore delegato della Stark Industries?-
-Già.-
-E Pepper?-
Harley  fa spallucce
-Non sai nulla?-
-Ogni tanto si vede sulla pagina del gossip,  ma più che altro fotografano il suo bambino.-
Il giornale trema fra le mani di Tony -E’ un maschio?-
Harley lo guarda perplesso per un momento prima di realizzare - Sì, Anthony Stark jr.-

Un maschio.
Tony non può fare a meno di sorridere, anche se dentro di lui una voce urla.
Questo è il secondo bambino che non ha visto nascere.


Harley dorme coperto da un vecchio giubbotto.
Tony lo osserva, pensoso, c’è solo la luce di un insegna ad illuminare la stanza.
Gli prende la testolina fra le mani, preme le labbra contro la sua fronte - Cristo è bollente…- sussurra, prima di ritirarsi a sentirlo tossire ancora.

Che sia malato anche lui?

 

Stark Tower
-Giugno 2016-

 

Noelle ha male ad ogni osso del corpo e fatica a respirare.
Il volo di prova del RSC32 si è risolto con un volo di cinque metri, di testa, in un cassonetto e ha l’impressione di avere spilli infilzati un po’ ovunque. Si toglie il casco di Rescue e lo appoggia sul tavolino, preme un bottone al centro della scocca toracica dell’armatura e questa si apre permettendole di uscire.
Casca in ginocchio senza riuscire a impedirlo e una smorfia di dolore le piega le labbra .
Dolori sopra dolori, che meraviglia.
-JARVIS sei attivo?-
-Per lei sempre signorina Moore.-
-Dovresti ricalibrare i propulsori, quelli dei piedi si sono spenti di botto.-  E lei si è ritrovata a cadere come una pietra senza poter fare niente.
Si appoggia al muro e si tira su, trattenendo il respiro.
L’attico è silenzioso, stranamente non c’è nessuno dei Vendicatori in giro.
Noelle va in cucina, tira fuori un sacchetto di ghiaccio dal freezer e se lo schiaccia sul viso mugolando di sollievo. La testa l’è rimbalzata dentro il casco ed è sicura di aver sentito il naso rientrare di un centimetro buono verso il cervello.
-Ah, Dio, ma chi me lo fa fare?- borbotta  percorrendo il corridoio con la borsa del ghiaccio che viaggia dal naso, dolorante, alla spalla  destra, sempre dolorante,  al polso sinistro che sente gonfio e dolente al tatto.
Doccia, letto, cacca. Sono questi gli input che tengono sveglio il suo cervello.
E non nell’ordine di comparsa.
Si ferma di botto e camminando all’indietro torna di fronte alla porta che da’ sullo studio di Bruce. La osserva incerta per qualche momento e alla fine, la spinge con la punta delle dita.
La luce di una lampada da tavola illumina la zona computer,  Noelle socchiude gli occhi,  mentre gira la testa  da destra verso sinistra per abbracciare tutta la stanza.
C’è disordine, c’è odore di caffè nell’aria e c’è Bruce.
Il dottore sta dormendo sui tre cuscini del divano che ha appoggiato per terra.  Di pancia, le braccia incrociate sotto la testa e una visione tremendamente adorabile.
Noelle lo osserva corrucciata.
Non c’è stato che qualche bacio fra loro, niente di più.
Bruce le ha fatto capire, più di una volta  che non c’è futuro per loro. Non con Hulk a fare da terzo incomodo. Non con il generale Ross ad inseguirlo.
Noelle umetta le labbra premendo il sacchetto di ghiaccio sulla spalla.
Il problema è che lei, non ne ha mai voluto  e non ne vuole sapere di rispettare la sua decisione.
Ha perso fin troppo, sarebbe una pazza a lasciar andare anche lui.
Se ne ritorna in salotto, prende i cuscini del divano, e torna nello studio. Li appoggia per terra accanto a Bruce,  poi si sente. Gli solleva un gomito e  appoggia la testa fino alla sua  tornando sdraiata con il braccio del dottore attorno al capo dolorante.
Domani la sgriderà, n’è sicura, ma ormai c’ha fatto l’abitudine.

 

 

 


Soho
-Giugno 2016-

 

Tony si sente un fottuto maniaco, ma deve vederla. Vederli.
In questi tre anni non c’è stata notte in cui non li abbia sognati e non c’è stato giorno in cui il desiderio di vederli non l’abbia divorato.  E’ affacciato dietro un cassonetto quando la porta  si spalanca è Pepper esce.
Dio in questi anni non le ha mai reso giustizia.
E’ bella, sorridente, reale. Non un ricordo.
Un fottuto rimpianto.
Ringrazia mentalmente Lenus per avergli detto dove trovarla, anche se ci sarebbe arrivato da solo e allunga il collo a vederla  tendere la mano all’indietro verso suo figlio.
Loro figlio.
Ha gli occhi azzurri.
Tony deglutisce  nella speranza di allentare il gruppo che sente stringergli la gola.
Vorrebbe correre da loro, ma sa che la reazione sarebbe solo una, dopo l’incredulità, il disprezzo per la sofferenza che gli ha arrecato fingendo al sua morte.
Deve essere cauto.
Pepper s’incammina lungo la strada stringendo la manina del piccolo Anthony, poi si gira e alza gli occhi -Tony saluta lo zio Phil.-
Tony sposa gli occhi verso Coulson che li guarda dalla finestra mentre sistema il nodo della giacca e un pensiero doloroso lo attraversa.

 

Che ci sia ora lui nel suo cuore?

 

 

Corona (Queens)
-Giugno 2016-


-Sei tornato.-
La sorpresa sul viso  e nella voce di Harley è quasi palpabile.
-Te l’avevo detto.- Tony si siede accanto a lui su quel mucchio di stracci che gli fa da letto, sfilandosi il berretto dalla testa e scarmigliandosi i capelli.
Il bambino annuisce, preso alla sprovvista.
-Ho bisogno del tuo aiuto.-
-Tutto quello che vuoi.-
-Ma prima dobbiamo trovare delle medicine.-
-Per…- la voce di Harley si spegne  quando si rende conto che Tony ha capito -…Sto bene.-
Tony lo guarda storto - Da quanto hai la febbre?-
-Non lo so.-
-Ci servono delle medicine.-
Tony si alza poggiando le mani sulle ginocchia - Il problema è che ho di nuovo la mia faccia e non posso farmi vedere in giro.-
-Di nuovo?-
-Anche questa è una lunga storia.-
-Un giorno me la racconterai?-
-Un giorno…Forse. Ora vestiti, prima andiamo in farmacia, poi a Soho.-
-Soho?-

 

 

Harley tossisce  allungando una mano per infilare la busta che Tony gli ha dato da consegnare nella cassetta delle lettere, guarda verso le scale e poi imbocca il portone come un razzo quando sente, in lontananza, una serratura scattare.
Pepper scende tenendo fra le braccia il piccolo Tony,  sceglie la chiave più piccina dal mazzo e  apre la cassetta.
Un cartoncino quadrato le casca ai piedi:

-Cos’è?-
Si china a raccoglierlo.



“You are my sunshine, my only sunshine You make me happy when skies are gray You'll never know dear, how much I love you Please don't take my sunshine away.”

 

-Oddio!- mormora –Oddio.-
Nessuno, nessuno conosce l’amore che nutre per questa canzone.
Nessuno a parte…

 

-PHIL!-

 

FINE CAPITOLO.

 

Un ringraziamento speciale a chi ha messo fra i preferiti, le ricordate e le seguite questa mia storiella.

DISCLAMERS.

 - Mio padre è andato a comprare i gratta e vinci un anno e mezzo fa, credo che abbia vinto perché non è più tornato.-  // Tratta da Iron Man 3

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Capitolo 3
*** Capitolo tre. ***


 

 

 

Corona -Queens-
Giugno 2016

 

-Hai rubato!-
-Preso in prestito.-
-La farmacista  lo sa di questo prestito?-
L’espressione offesa di Tony è impagabile,  Harley vorrebbe rimanere ancora arrabbiato , ma non riesce.  Questa è una di quelle volte in cui si scambiano i ruoli ed è lui l’adulto della situazione mentre  Tony sembra il bambino.  Tira indietro le gambe,  allunga le mani verso il sacchetto che gli viene allungato e se lo appoggia in grembo.
Inalatore, fialette e pastiglie.
Un giorno, forse, si farà a dire da Tony dove ha sviluppato queste doti di ladro, al momento, ha troppo male alla testa.   Chiude gli occhi, li strizza, poi scrolla il capo mentre  apre la scatola di pasticche  alla ricerca del foglietto illustrativo.
Tony lo fissa corrucciato, poi gli si avvicina e preme le labbra contro la sua fronte.
-Sei bollente.-
-Ormai c’ho fatto l’abitudine.-
-Un bambino non dovrebbe parlare così.-
Harley fa spallucce . Non si sente più un bambino da molto ormai.

 

Hudson Valley
Giugno 2016

 

-Quelle sono?-
-Sì-
-Le hai trovate e aggiustate?-
-Sì.-
-Ogni tanto mi fai paura lo sai?-
-Sì.-
Noelle accenna ad un sorriso lieve, quasi impercettibile, alla volta dello sguardo fra il sorpreso di Rhodey che si guarda attorno con le labbra socchiuse e gli occhi spalancati. Sono   quasi tre anni che le Dieci sorelle, così le chiama lei, non si fanno un volo e per il colonnello, probabilmente, è un bel tuffo nel passato vederle in aria.
-Tony sarebbe maledettamente orgoglioso di te.-
Noelle si chiude nelle spalle, quasi timida. Non ha fatto altro che riparare quello che si era rotto nella armature, rimetterle assieme e seguire gli appunti di suo padre sul comando a impulsi celebrali.
Di suo non c’è nulla. E’ tutto lavoro di Tony Stark.
-Ho pensato che avremo bisogno di tutto l’aiuto possibile per la battaglia che si prospetta. Le Dieci sorelle valgono più o meno come un battaglione di cento soldati.-
-Solo?- le chiede Rhodey.
Noelle solleva il cappuccio del giaccone rimboccandoci i folti riccioli scuri - Non voglio tirarmela.-
-Non sei davvero uno Stark se non lo fai almeno una volta al giorno.- ride forte Rhodey scrollando la testa.

Coulson osserva le armature dall’auto sorridendo appena .
Era contrario a questo piccolo pit stop  nel loro viaggio verso il Nex Mexico, ma n’è valsa la pena. Accanto a lui, sul sedile del passeggero, Clint russa debolmente voltato con il viso verso di lui.  Phil gli rimbocca sul petto la giacca che si buttato addosso e  gli accarezza lievemente il mento con un dito.

Sono tre anni che non lo guarda dormire e gli manca maledettamente farlo.

 

Corona -Queens-
Giugno 2016

 

-Perché non torni dalla tua famiglia?-
Tony odia avere a che fare con i bambini, anche se ormai ne ha uno.
- Te l’ho spiegato.-
Harley piega il capo portandolo verso la spalla destra - Balle.-
E’ da qualche minuto che ha iniziato a sudare, e sembra faticare a tenere gli occhi aperti. Tony è indeciso se uscire alla ricerca di acqua fredda da usare come impacco o portarlo direttamente in ospedale e fanculo il basso profilo che ha promesso a Lenus di tenere.
-Non ho voglia di discutere.- si alza dalla cassetta di frutta rovesciata che è diventata la sua sedia in questi ultimi tre giorni e  va a infilare la giacca. Sbatte un po’ dappertutto, come al solito e Harley ride piano, tossendoci in mezzo.
-Per me hai paura...-
Tony si blocca.
-…Che la tua ragazza ti abbia dimenticato.-
Tony si gira e lo guarda, sbalordito. E’ sicuro di avere solo dieci anni?
Harley gli sorride appena mentre chiude gli occhi e rilascia fiato lentamente, come un palloncino che si sgonfia.
-Harley?-
Nessuna risposta
-CRISTO!-

 

Presbyterian Hospital
-Pronto soccorso-

Giugno 2016


-Su Tony, calmati.-
Tony jr. piange forte aggrappato al suo maglione. Pepper cerca di calmarlo baciandogli le guanciotte e  sfregando il viso contro il suo, ma  è isterico. La puntura di richiamo del vaccino deve avergli fatto più male del previsto.
Si alza facendo ondeggiare le braccia, lo culla cantando a bassa voce, ma il piccolo continua ad urlare  forte,  diventando sempre più rosso in viso.
Ci vorrebbe Phil, lui sa sempre come calmarlo.
Pepper torna indietro, verso le porte automatiche e sussulta quando queste si spalancano e un uomo entra tenendo fra le braccia un bambino infagottato in una coperta.
E’ la visione di un secondo, ma il viso che coglie  sotto la visiera di quel berretto da baseball le fa fermare il cuore in petto.
-Oddio.-
Un infermiera fa il giro della console e si avvicina, probabilmente sono padre e figlio o zio e nipote e lei sta impazzendo. Con tre anni di ritardo, ma non ci sono altre spiegazioni.

 

Presbyterian Hospital
-Pronto soccorso-

Giugno 2016

 

-Lei chi è?-
-Le ho detto che ha perso conoscenza e mi chiede chi sono?-
-Potrebbe averlo ridotto lei in stato di incoscienza.-
Tony non è mai stato un tipo paziente, ma seriamente, certa burocrazia farebbe dare di testa ad un santo. Il corpo di Harley è bollente contro di lui e lo sente respirare con sempre meno frequenza, da quello che ne sa di medicina potrebbe stare morendogli fra le braccia.
E quella stronza gli chiede chi è?
-E’ mio figlio, si chiama Harley Carbonell e io sono Edward Carbonell.-
E’ una cazzata enorme, quando si è in fuga, usare come falsa identità le generalità di tuo onno, Tony lo sa, ma il momento è quello che è - Ora puo’ vedere che ha?-
Harley finalmente gli viene preso dalle braccia, lo vede aprire gli occhi e tendere una mano verso di lui - Ehi, tranquillo piccolo, non ti lascio. -
Non sembra crederci. Si vede.
Gli prende la mano fra le sue, è bollente e madida di sudore -Fidati di me.-
Harley gli lascia andare la mano,  ma lo guarda fino a che la barella non sparisce oltre le porte . Tony inspira profondamente sentendo un nodo d’ansia stringergli la bocca dello stomaco.  Si volta e quasi non si scontra con Pepper e suo figlio.
Dio  Benedica i negozi di make up teatrali.
Si è creato una cicatrice lungo lo zigomo destro che gli chiude leggermente un occhio  e gli storce il naso, ha indossato delle lenti a contatto azzurre e  in questi tre anni ha messo un bel po’ di capelli bianchi.
Pepper lo fissa,  lo fissa a lungo mentre Tony Jr.  sembra più attirato dal suo capello.
-Scusi.-  bofonchia Tony a testa bassa, la voce volutamente roca.
-Di niente.-
Si chiude nelle spalle, abbassa la testa e la supera.
-Signor Carbonell?-
Tony sospira prima di girarsi ancora.
- Ha un assicurazione?-
MERDA.
-No, lavoro al mercato ortofrutticolo di Corona, non me lo posso permettere.-
L’infermiera lo guarda da capo a piedi. Dal cappellaccio che tiene calato sul capo al giubbotto  per finire con i pantaloni logori e le scarpe. Tutto in lui grida miseria.
-Allora non possiamo curare suo figlio.-

-COSA?-

 

Tony si volta verso  Esther l’infermiera come una vipera, gli occhi che mandano lampi di rabbia - E che dovrei fare, riportarmelo a casa e fargli un funerale vichingo quando mi morirà fra le braccia ?- le si avvicina, sembra ad un passo dal metterle le mani al collo.
La rabbia, in questi anni, è stata la sua  principale nemica.
-E’ la legge.-
-CHE LEGGE DEL CAZZO E’?-
Tony ha smesso di controllare il tono della voce , l’impostazione, e gli occhi di Pepper si spalancano.
-Non possiamo fare nulla mi dispiace.-

-Pagherò io.-

Tony drizza la testa di scatto e si volta verso Pepper.

-Pagherò io per il bambino.-
-Signorina Potts.- mormora l’infermiera, sorpresa.
-Non è un problema, vero?-

 


Presbyterian Hospital
-Reparto di Medicina-

Giugno 2016


Quando Harley apre gli  occhi è convinto che ci sia uno sbaglio, che qualcuno abbia commesso qualche errore. Perché non può respirare così bene…Non può essere ancora vivo.
Volta la testa sul cuscino e Tony gli sorride chinandosi leggermente verso di lui - Mi hai fatto preoccupare ragazzino.- gli sussurra sottovoce, come un segreto, mentre gli passa una mano fra i capelli .
Harley sospira contento da sotto la maschera d’ossigeno che si appanna ad ogni suo respiro.
E’ così avere un papà? Non se lo ricorda più.

Però gli piace, questo è indubbio.


-Signor Carbonell.-
Tony ferma la mano che sta accarezzando i capelli unti di sudore di Harley e si volta verso Pepper.  Il suo travestimento non è certo degno di Lupin III , ma confida che nessuno pensi di poter ritrovarsi di fronte una persona morta da tre anni.
Non senza darsi del pazzo almeno un centinaio di volte prima.
Solleva la zip del giaccone e si alza, voltandosi verso Pepper.
Tony jr sembra essersi calmato e fa scivolare una macchinina lungo lo stipite della porta.
-Suo figlio ha la polmonite.-
Tony impreca mentalmente mentre annuisce.
-Verrà trattenuto in ospedale per almeno due settimane.-
-La ringrazio.- Fa per tornarsene al letto, vicino ad Harley, sempre a testa bassa quando Pepper lo richiama.
-Signor Carbonell.-
Tony sente il cuore rimbalzargli contro il Reattore.
“Mi ha riconosciuto. Mi ha riconosciuto, lo so.”
-Papà.- mormora Harley mentre Pepper si avvicina di un passo.
La vede trasalire, e tirarsi indietro.  Tony Stark non sarebbe mai andato d’accordo con un bambino, bimbofobico com’era.
Peccato che lui non sia più quella persona.

-Mi faccia sapere se posso esserle utile in qualcos’altro.-
-Lei è stata fin troppo gentile signorina Potts.-

 



-Mi hai salvato il culo ragazzino, grazie.-
-Vigliacco.-
-Quando vorrò uno psicanalista te lo dirò.-
-Vigliacco e pure ingrato.-
-Harley dormi!-

 


FINE CAPITOLO.

*Scappa dalle fan di Pepper e Tony.* NUOOOOOH!

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


 

 

 

Autostrada pressi di Ecatepec (Messico)
_Giugno 2016_

 

-Ho sonno.-
-Barton.-
-Ho sonnino.-
-Noelle, per favore.-
-Yahm!-
-Colonnello!-
Coulson si gira verso i tre  vicino all’auto, fumando frustrazione dalle orecchie. E’ davvero un brutto colpo per l'autostima quando perdi per strada non un uomo, non due uomini, ma dodici,  più dieci armature dal valore inestimabile. Si strofina la fronte  premendo   sulle vene gonfie della fronte con i polpastrelli e riporta il cellulare all’orecchio.
-Quanti agenti dello SHIELD ci vogliono per svitare una lampadina?-
 Phil si gira e fissa Barton con un espressione di puro livore.
-Cinque ! Quattro girano il tavolo e uno tiene la lampadina!-
Clint alza le mani e Noelle ci batte contro le sue più piccole e segnate da calli da lavoro.
-Decisamente, voi due…- borbotta Phil mentre li osserva fare a panciate - …Non avreste mai dovuto conoscervi.-
-Sì, ce lo dicono in molti.- sghignazza Barton appollaiandosi sul cofano dell’auto con un saltello all’indietro.

 

Presbyterian Hospital
-Degenze-

 

Miseria e povertà.
In quei cinque giorni passati a fare avanti e indietro dell’ospedale, Tony ha  conosciuto  la nuova faccia di New York in ogni sua sfumatura. E’ passato da un quartiere  all’altro e ha visto la degradazione  prendere  sfumature sempre più intense e subdole. Dalla povertà manifesta di Corona a quella d’animo dei quartieri bene, dove un barbone è morto nella notte per il freddo in un angolo della strada  sotto al cartone che usava come coperta fra l'indifferenza e la stizza della gente.
Tony distoglie lo sguardo da quel sacco nero che viene richiuso e dalla donna che spruzza deodorante per ambienti al  passaggio della barella  mentre l’autobus inizia a rallentare per fermarsi. Si alza ,appoggiandosi ai poggiatesta dei sedili di fronte a lui e si infila nella fiumana di persona che si riversa a terra.
Almeno cinquanta fra uomini, donne con bambini in collo e anziani che trottano tutti verso l’ospedale. La mancanza di sole ha portato diverse malattie, indebolimenti delle ossa , tumori nuovi e aggressivi.
Ha anche scoperto che le api hanno iniziato a morire tre anni fa e ne sono rimasti pochissimi sciami nel mondo .
Se le api scomparissero dalla faccia della terra, diceva Einsten , all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita. Non ci vuole un genio per far due conti, al genere umano è rimasto un solo anno da passare sulla terra.
Anche di meno, forse.
Il Pronto Soccorso è un formicaio in piena attività. Tony deve addossarsi più di una volta al muro per non farsi travolgere da portantini indaffarati o medici di corsa. Ne segue un paio con lo sguardo prima di andare ad affacciarsi nella stanza di Harley.
Il bambino gira la testa verso di lui e gli sorride da sotto la maschera bocca-naso che gli copre più o meno metà della faccia, Tony si chiude la porta alle spalle e gli si avvicina -Come ti senti ragazzo?-
  

 

  Presbyterian Hospital
-Pronto Soccorso.-

 

Pepper sa perfettamente che  i suoi ragionamenti, negli ultimi cinque giorni, non hanno avuto un oncia di sanità nemmeno a pagarla oro. Che è impossibile giurare sul sangue di aver incontrato qualcuno morto da anni solo perché , sentendo urlare un completo sconosciuto,  si ha avuto l’impressione di conoscere il tono della sua voce.
Lo sa però non riesce a non pensarci.
Ha recuperato vecchie intervista dall’archivio di JARVIS, con il cuore in gola e le lacrime agli occhi le ha riascoltate. Ha analizzato ogni inflessione nella voce di Tony, ogni più piccola variazione, ed è stato un sollievo, per lei, rendersi conto che gli anni non hanno affievolito la memoria.
Che ricorda ancora la voce del padre di suo figlio come se l’avesse ascoltata ieri per l’ultima volta.
Chiude l’ombrello e lancia un ultimo sguardo a quella cappa di nuvole basse che è diventato il cielo. Ogni giorno  la penombra sembra farsi più densa, più scura, molto presto ci sarà notte eterna.
 Pepper appoggia l’ombrello a lato della porta automatica e si addentra  nel Pronto Soccorso verso l’aria degenze, una parte di lei la sta deridendo per quello che vuol fare, l’altra non vede l’ora di sapere.  

 

-FERMI TUTTI!-



Pepper obbedisce senza pensare, si volta e in un lampo, prima che un infermiera la tiri via per un braccio, riesce a registrare la presenza di un ragazzino di diciott’anni, forse meno,  armato di  pistola che abbatte un medico. Non grida, non riesce, si schiaccia contro il muro assieme alla giovane infermiera che l’ha tolta dalla traiettoria di tiro, e l’inferno inizia.

 

Presbyterian Hospital
-Degenze-

 


Grida, spari,  confusione. Harley si stringe a Tony tremando come una foglia.
-Che succede?-
-Non ne ho idea ragazzo.-
Tony ha fatto appena in tempo a toglierlo dal letto che  la vetrata  sopra di esso è scoppiata in una pioggia di vetri rotti che l’ha investito. Fosse stato là sopra, non ne sarebbe uscito intero. Tony si addossa contro il muro, il bambino  gli stringe le braccia attorno al collo con forza crescente.
-Dobbiamo trovare un riparo.-
Esce in corridoio mantenendosi basso e si accuccia dietro un distributore di dolciumi. Alza gli occhi e lo sguardo che incrocia, dall’altro lato del corridoio, è l’ultimo che si aspettava di vedere. Pepper seduta a terra accanto al corpo senza vita di un infermiera, con le mani sul capo e le ginocchia tirate al petto  .
-Oddio.-
Pepper lo guarda con le lacrime agli occhi, le labbra che tremano. Sembra volergli chiedere aiuto ma  non le esce un filo di voce, la donna che l’ha salvata ha il viso aperto da un colpo di pistola e non si capisce più s’è giovane o vecchia . Tony la guarda per un momento, prima di cercare con lo sguardo il ragazzo che sta sparando dalle vetrate ai pazienti e ai medici.

-NON POTETE DECIDERE CHI CURARE E CHI NO!- lo sente urlare - SIETE MEDICI!-

Tony aggrotta la fronte, tutti i torti non ha.
Lo guarda tornare indietro, fermarsi e istintivamente le braccia che reggono il corpo caldo di febbre di Harley si serrano. Il ragazzo si ferma fra lui e Pepper che si addossa di più alla parete con gli occhi sgranati.
Il ragazzo sta piangendo,  si strofina la fronte con la stessa mano che regge la pistola, usando il pollice per grattare una ferita da scabbia , poi si gira verso di Tony che serra la mascella  - Anche tu sei un poveraccio come me.-
-Sì.-gli risponde senza staccare gli occhi dai suoi.
-Che lavoro fai?-
-Scarico frutta e verdura.-
-Che ha tuo figlio?-
-La polmonite.-
Il ragazzo annuisce guardando Harley che lo fissa con una guancia appoggiata contro la spalla di Tony -Mia madre è morta oggi, tubercolosi.- mormora  mantenendo lo sguardo in quello del bambino - Sei fortunato ad avere ancora tuo padre.-
-Mi dispiace figliolo.- mormora Tony.
Pepper lo guarda, guarda il ragazzo con la pistola, poi Harley.  Vorrebbe scappare, ma non riesce a muoversi. La paura l’ha inchiodata lì, contro quel muro.
Il ragazzino si gira verso di lei, la guarda, scorre i suoi abiti di alta sartoria e digrigna i denti in una smorfia bestiale. Probabilmente l’ha riconosciuta.
- Non è giusto.- le urla addosso - Non è giusto che gente come noi crepa di fame e questi porci grassi possono curarsi.-
Urla verso di lei, ma parla ancora con Tony che poggia, lentamente, Harley a terra.
-Ti prego.- bisbiglia Pepper.
-Vacca pensa se il tuo prezioso figlio ti guardasse morire, non vorresti che ti vendicasse?-
-No, non vorrei che diventasse un assassino.-
-MENTI!-
-No e nemmeno tua madre lo vorrebbe.-
Tony, alle spalle del ragazzo si solleva leggermente. Pepper lo vede come un ombra a margine del suo campo visivo.
-Perché quelli come te possono avere tutto e noi altri dobbiamo  morire di fame?-
-Mi dispiace, io non lo so.-
Il ragazzo rinsalda la presa alla pistola, Pepper chiude gli occhi e anche Harley si copre il viso, lo sparo rimbomba per il corridoio, e Pepper ha l’istinto di toccarsi addosso dopo aver gridato.
Non ha ferite.
A terra, poco più in là, Carbonell e il ragazzo lottano per il possesso della pistola.
Tony non vuole fargli del male, davvero, il ragazzo gli si appende al giaccone, lo strattona, la zip salta e Tony ringhia mentre gli sbatte la mano che tiene la pistola contro il pavimento per fargli allentare la presa.
Un altro sparo  prima che Tony riesca a stordire il ragazzo con un cazzotto al viso. Si solleva sulle ginocchia e casca a sedere per terra con un grugnito.
-Cristo.-
Si gira verso Pepper che lo fissa attonita - Sta bene?- le chiede,  ma non sta guardando proprio lui. Tony corruga la fronte e guarda in basso.  Il ragazzo gli ha aperto la giacca e la luce del reattore Arc filtra attraverso la stoffa della felpa.
-Merda.-

 

 

 

FINE CAPITOLO:

Ho riscritto questo capitolo cinque volte ( D: non scherzo) perché non ne ero soddisfatta :D fatemi sapere, se vi va, che ve ne pare.

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque. ***


Autostrada pressi di Ecatepec (Messico)
_Giugno 2016_

 -Gli altri ci aspettano?-
-Thor e gli altri dici? Sanno che stiamo arrivando, ma non so…-
-Speriamo che non abbiano già buttato giù la pasta.-

 

 

Noelle è stesa sul cofano del pick-up e sta ridacchiando sotto i baffi.
Sono passati circa venti minuti da quando Phil si è reso conto che il camioncino con le Dieci Sorelle  si è perso per strada e anche se la situazione ha  più del tragico che del comico, visto che certe cazzate non dovrebbero essere contemplate nel protocollo SHIELD, non riesce a fare a meno di ridere.
-Nervosismo?- le chiede Clint.
E’sdraiato sul tettuccio, di lui, Noelle  riesce a vedere un gomito e le gambe a penzoloni.
-No, perché?-
-E’ parecchio che non ti sento ridere ora che ci penso.-
Phil li guarda da sopra una spalla, negli anni, la sensazione che fra quei due ci sia qualcosa di più che semplice amicizia  lo ha mangiato vivo.
Noelle guarda quel braccio che spunta e cerca di punzecchiarlo con la punta della scarpa.
-Sta buona Stark.-
-Mi annoio.-
-Noelle.-
Noelle sghignazza continuando a punzecchiarlo. Ha il brutto di divertirsi con poco.
-Giuro che ti tiro giù  dal cofano e ti sculaccio.-
-Hai letto Cinquanta sfumature di grigio?-
-No, la sua parodia.[*]-
-Ecco, bene, altrimenti mi sarebbe crollato un sogno erotico.-
Clint ride di gusto, a pernacchie e grugniti come al suo solito e Phil sbotta in un -Aspettate di arrivare in camera almeno!- prima di vedere, in lontananza,  il furgoncino arrivare.
Noelle cerca lo sguardo di Clint, prima di girarsi verso la schiena irrigidita di Phil.
-Che fa fare la mancanza di…-

-NOELLE!- strilla  Phil.
-STARK.- gli fa eco Clint più divertito che scandalizzato.
-Oh santo Cielo.- sospira Rhodey seduto per terra

 

-…Calma. Che cavolo avete capito branco di pervertiti?-

 

Presbyterian Hospital

Spinte. Grida. Lacrime. In una parola, rifiuto.
Tony arretra all’ennesimo spintone di Pepper, sbatte la testa malamente e rimane là, addosso a quella parete, a guardare  la persona che, in questi tre anni, è stata la meta da raggiungere. Il porto in cui tornare.
La guarda costernato, il dolore che pulsa nelle tempie e che gli chiude la gola.
Ha così tante cose da dirle, ma il muro che ha di fronte è troppo alto da scavalcare.
-Pepper.- mormora alzando timidamente le mani - Pepper fammi parlare per favore.-
Tre anni prima avrebbe gridato.
L’avrebbe obbligata ad ascoltarlo sia con le buone che con le cattive.
Ora no.
Ora non ne ha la forza.
La lontananza, i mondi che ha visto, le situazioni che ha vissuto lo hanno cambiato. Gli hanno drenato via l’energia che ha fatto di lui un pezzo importante del mosaico di Lenus e che l’hanno portato ad adoperarsi per il suo piano.
Pepper scrolla la testa, si strofina gli occhi rabbiosamente.  E’ fuori di sé per lo shock, il dolore, la  sorpresa. E’ tutto un mix di sensazioni che le hanno chiuso gli occhi e le orecchie. Vede e ascolta, ma non lo fa davvero.
Perché altrimenti il suo cuore si sarebbe già piegato a quello sguardo desolato e a quelle mani timidamente tese verso di lei.
Si sarebbe accorta che Tony sembra più vecchio, di quelle cicatrici  bianche sulla pelle dei polsi.
Si sarebbe accorta che sono segni auto-inferti dettati dalla disperazione.
- NON TI VERGOGNI? NON TI VERGOGNI? HAI DUE FIGLI! LI HAI ABBANDONATI ENTRAMBI!-
- Non potevo fare altrimenti, lascia che ti spieghi.-
- NON VOGLIO SENTIRE NULLA.-
- Per favore.-
La porta che sbatte  risuona nella testa di Tony come un colpo di fucile. Si lascia cadere seduto a terra, gli occhi strizzati e le lacrime che scendono lente lungo il viso fino al collo.
Non era così che immaginava il suo ritorno.

 

Autostrada pressi di Ecatepec (Messico)
_Giugno 2016_

 

 

Il furgoncino sbanda pericolosamente, Phil socchiude gli occhi perplesso prima di tirarsi indietro,  sbalordito,  a vedere un armatura schizzare dal tettuccio  e puntare su di loro.
Noelle scende dal cofano del pick-up assieme a Clint che si gira ,  alza gli occhi oltre il suo capo e solleva entrambe le sopracciglia. Noelle corruga la fronte osservandolo. Sembra una scena da film, dove la povera disgraziata di turno non si accorge di avere il mostro alle spalle fino a quando il suo compare non inizia a fissare un punto imprecisato dietro di lei.
- Che c’è?- gli chiede .
Si gira, Rescue fluttua a mezzo metro d’altezza e sembra fissarla.
-E’ inquietante tutto ciò.- esclama dopo un secondo.
-Non sei tu a farglielo fare?-
-No, Rhodey.-
Rescue ronza come Noelle l’ha mai sentita fare, poi si spezza in aria e letteralmente la fagocita. I componenti le si attaccano al corpo con forza sbattendola prima contro una fiancata del pick-up e poi facendola andare giù di ginocchia.
-Dio, fortuna che non sono un uomo!-

 

Presbyterian Hospital

 

-L’hanno portato via.-
Pepper si volta.
In uno sprazzo di lucidità ha deciso di tornare indietro per parlare, ascoltare,  ma nella stanza in cui l’ha lasciato, non c’è traccia di Tony.
-L’hanno portato via.-
Harley è  alla porta,  la guarda, è così piccolo , ma sembra grondare odio.
-Chi l’ha portato via?-
Harley le si lancia contro, le prende a pugni lo stomaco. Pepper arretra, cerca di prendergli i polsi, ma ha il sospetto che uno strattone troppo forte potrebbe fargli seriamente male - Fermo! Fermo!- grida, ma il primo singhiozzo da parte del bambino la congela.
-Lui si occupava di me e tu l’hai fatto portare via, cattiva.-
Pepper gli molla le mani,  Harley  le si allontana singhiozzando.
-Sei cattiva! Sei cattiva! Ti odio!-

 

Stark Tower.

 

Tony fischia sbalordito osservando lo schermo del minipalmare, i valori di Rescue sono ottimi.
-Dovrebbe essere qui in tre ore.- sospira uscendo dall’ascensore  - Ha fatto un buon lavoro.- Se lo aspettava, ma vederlo in numero in dati, è confortante.
-Signore?- Tony alza gli occhi di scatto, la voce di JARVIS gli fa quasi spuntare le lacrime. Si guarda attorno, è stato trascinato alla Stark Tower da agenti dello SHIELD spuntati come funghi non appena Pepper ha varcato l’uscita dell’ospedale,  ma solo adesso ha realizzato dove si trova.
-Signore è davvero lei?-
Tony ha l’istinto di buttarsi sulle ginocchia, di piangere come un bambino. Come diavolo è possibile che una macchina possa farti sentire più a casa della donna che hai cercato e sognato ogni notte?
-Sì, sono io.-
-Mi era stato detto…-
-Errore amico mio, errore.-
Tony si strofina gli occhi con dita tremanti e si gira verso le porte dell’ascensore che si riaprono sui tre gorilla dello SHIELD che l’hanno prelevato dall’ospedale, più...l’ Agente Natasha Romanoff.
-Agente Romanoff.-
Natasha lo guarda da capo a piedi, per un lungo momento.
Ha i capelli lunghi lasciati liberi sulle spalle e indossa la sua solita tuta  distruggi ormoni maschili. Tony non può fare a meno di bearsene  mentre la donna fissa la luce azzurra che filtra dal suo maglione.
-Stark.-
Tony  può giurarlo, firmarlo col sangue, e scriverlo sulla Bibbia: per un secondo, sul bel viso della spia è comparsa  una piccola ruga di espressione.
-Non mentivano, sei vivo.-
-Anche tu scoppi dalla gioia di vedermi.-
- Ti ho visto morto.-
-Non sei la sola.-
-Che diavolo è successo?-
-Ti interessa davvero?-
Natasha alza gli occhi chiari su di lui - Se te lo sto chiedendo.-



 

FINE CAPITOLO:

UN GRAZIE ENORME A TUTTI QUELLI CHE HANNO LETTO, RECENSITO E MESSO QUESTA MIA FRA LE PREFERITE/LE SEGUITE/ LE RICORDATE.

 

 

 

Note e disclamers:

[*]Chiedo scusa agli amanti dell’opera in linea (se mai ce ne sono) ma non la amo affatto e prenderla in giro mi è venuto naturale.

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Capitolo 6
*** Capitolo sei. ***


Sono di corsa! Di corsissima. Mi scuso quindi per le mancate risposte alle graditissime recensioni che ho ricevuto allo scorso capitolo. E spero che anche questo capitolo vi piaccia!

 

 

Tre ore prima.

-Noelle?-
Clint tira indietro la testa allontanando l’orecchio dal cellulare, Phil accanto a lui, storce il naso con una smorfia sofferta. Per essere così piccina ne ha di fiato da sprecare Noelle.
-Noelle smettila di gridare.-
-PORCA VACCA ZOZZA, SONO STATA RAPIDA DALLA MIA ARMATURA, HO DIRITTO DI GRIDARE!-
Phil appoggia l’indice della mancina sulle labbra di Clint per chiedere silenzio, è solo un attimo, ma lo sguardo che passa fra loro è così intimo da far arrossire.
Fortuna che sono soli, Rhodey sta aiutando gli agenti a rimettere in moto il camioncino  con le Dieci Sorelle.
-Noelle qual è la destinazione dell’armatura?- borbotta Clint abbassando gli occhi e scostando l’indice come scottato.
-Stark Tower.-
-Dorothy aveva mancanza di casa?-
-BARTON GIURO CHE TI FACCIO UN CLISTERE CON UNA DELLE TUE FRECCE APPENA TI VEDO.-
Phil strizza gli occhi, l’orecchio vicino al cellulare stretto nella mano destra di Clint quasi fischia
-SMETTILA DI GRIDARE COME UN AQUILOTTO FERITO!- le fa eco Clint con la sua solita grazia.

-VOI DUE POSSIBILE CHE NON RIUSCIATE A COMUNICARE SENZA URLARE!?-

 

 

STARK TOWER
 

 

Parlare fino a perdere la concezione del tempo e di quello che si dice.
Svuotarsi del dolore, metterlo a parole.  Lasciare che scivoli via dalle labbra e condividerlo con qualcuno.
Tony non ha idea di quanto abbia raccontato a Natasha dei tre anni che l’hanno visto via, sa solo che ora la mano destra della donna stringe con fermezza la sua e che c’è una luce  nei suoi occhi. Comprensione forse, pietà probabilmente.
Tony deglutisce a vuoto e stringe  le dita di Natasha nel pugno.
Calore, contatto umano, Dio quanto ne ha bisogno.
-Grazie.- mormora con un filo di voce, passando l’altra mano su quella piccola e guantata di Natasha. Non è Pepper, non è Noelle, ma è qualcuno che l’ha capito e questo gli basta.
-Grazie a te, Tony.-
Tony alza gli occhi di scatto, poi annuisce, in imbarazzo quasi.
-Signore, la signorina Noelle è arrivata.-
Tony batte le ciglia sorpreso mentre Natasha sfila la mano dalla sua e si volta verso la vetrata dietro di loro.  Rescue è appena atterrata sulla terrazza e si è aperta per far uscire Noelle.
La ragazza casca a terra, di ginocchia, poi si gira e si allontana spostandosi sui calcagni per mettere spazio fra lei e l’armatura.

 

-SI PUO’ SAPERE CHE TI E’ PRESO?-


-Non si può dire che non sia figlia tua.-
Tony emette una piccola risata divertita - Anche lei antropoformizza le macchine.-
Natasha gli stringe un polso e sfrega il pollice su quella cicatrice vetrosa che lo percorre  -Sii delicato.-
Tony si gira di scatto verso di lei, intanto che la vetrata si apre cigolando sui cardini e Noelle entra nell’attico imprecando come solo uno Stark sa fare.
-PORCA PUTTANA VACCA LURIDA…- si toglie il giubbotto -JARVIS CHE DIAVOLO TI HA PRESO? IO ORA COME CI TORNO A…- la voce muore nella gola di Noelle mentre Tony incassa la testa nelle spalle davanti all’espressione agghiacciata che, in un nano secondo, si è fatta strada sul suo viso.
-Ciao Junior.- bisbiglia.
Noelle lascia cadere la giacca.
-Sono contento di rivederti.-

 

 

SHIELD
-Palestre-

 

-Non sono molto convinta.-
Sharon Carter, trent’ anni appena compiuti, sembra sul punto di cadere a faccia avanti a causa del peso dei guantoni. Steve le sorride con una punta di tenerezza per nulla nascosta mentre chiude la stringa in velcro di un guantone passandoci sopra le dita dell’altra mano.
La trova adorabile anche se non glie lo ha mai detto.
-Devi imparare a difenderti.-
-Battendomi contro di te?-
-Era questa l’idea.-
Sharon lo guarda da capo a piedi prima di arretrare fino ad addossarsi alle corde che circondano il ring   -Lo capisci vero che è come chiedere ad un teletubbies di stendere  Superman?-  Steve la guarda perplesso e lei sgrana gli occhi.
-Oddio, Steve, i teletubbies! Com’è possibile che tu non sappia cosa siano?-
Steve corruga la fronte  inclinando la testa - E’ tanto grave?-
-Sì per l’amor del Cielo, sono quasi cinque anni che ti hanno scongelato brutto stoccafisso che non sei altro.-  Sharon agita i pugni , li solleva in un comica posizione di guardia , ma a Steve basta una mano per prenderle entrambi i polsi e costringerla a  alzare le braccia.
-Come mi hai chiamato?-
-Stoccafisso.-
La maglietta della ragazza, sollevata  fin poco sopra l’ombelico a causa delle braccia alzate, mostra in invitante striscia di pelle chiara che attira lo sguardo dell’Eroe  Americano. A occhi bassi, Steve toglie il guanto che si è infilato con i denti e Sharon inizia a scalciare disperata.
-No.No.No.STEVE NON OSARE!-
-Fare cosa?-
-FARMI SOLLETICO.-
Le grida di Sharon risuonano acute nella palestra seguite dalla risata bassa di Steve.
-Steve! Steve sto per farmela sotto!!-
-Chiedimi scusa.-
-GIAMMAI, VECCHIO.-
-Vecchio?-
-Hai più di novant’anni!-
-Tecnicamente, ma tecnicamente sei più vecchia tu di me.-
-MAI DARE AD UNA DONNA DELLA VECCHIA!!-
Le gambe della ragazza si agganciano la gamba  destra di Steve,  tirano puntando con forza i talloni sull’incavo del ginocchio  e l’eroe crolla  a terra su Sharon che ride e si lamenta assieme.
-Pesi da morire!-
Steve poggia le mani ai lati delle spalle della ragazza, si solleva  e Sharon gli strofina il palmo della mano sulla fronte arrossata dalla botta - Sei andato giù di faccia,  mi spiace.-
-A me no.-
Sharon arriccia il naso osservandolo - Vuoi deciderti a baciarmi si o no?-

 

STARK TOWER
 

 

-Se è uno scherzo non mi piace.-
Natasha preme le labbra una contro l’altra intanto che infila il cellulare in una delle tasche della cintura portaoggetti. Strano che Steve non risponda al primo squillo.
-Tu chi cazzo sei?-
Tony inspira ed espira profondamente davanti a quell’indice puntato contro di lui.
-Noelle.- mormora avvicinandosi e la ragazza si fa indietro, come spaventata - Noelle sono io.- Tony infila due dita nello scollo del maglione, lo abbassa fino a mostrare una mezzaluna di Reattore Arc illuminato.
Noelle lo fissa attonita, a lungo.
-Sono io.- Noelle alza gli occhi verso il suo viso senza emettere un suono. L’espressione costernata di Pepper gli ha fatto male, ma vedere sua figlia fissarlo come un traditore è una  coltellata dritta al cuore - Noelle, fammi spiegare.-
-No.- sussurra la ragazza.
-Ti prego.- la prende per le spalle, ma quella si sposta.
Lo spinge via, lo rifiuta.
-Ti prego Noelle non mi rifiutare anche tu.-

“Non cacciarmi.”

Tony le prende il viso fra le mani, cerca di avvicinarla, di farsi guardare, ma Noelle è irremovibile. Il cuore di Tony minaccia di rompersi mentre la vede scrollare la testa a occhi strizzati.
-MI HAI LASCIATO. LA MAMMA E’ MORTA E TU SEI ANDATO VIA.-
-Non  potevo fare altrimenti.-
-LASCIAMI!-
Tony cerca di trattenerla, ma Noelle lo spinge via ancora.  Arretra sbilanciata, afferra una lampada dal tavolinetto  accanto al divano e glie la tira addosso. Tony si copre la testa con le mani, geme di dolore e si accascia sulle ginocchia.
Noelle lo fissa, ansimando e  Natasha si va avanti frapponendosi fra di loro.

-Meglio se ce ne andiamo Stark.-

 

 

STARK TOWER
 

 

Bruce infila il cellulare in tasca ed esce dal vano dell’ascensore guardandosi attorno. Strano che Natasha chieda aiuto  a lui  o meglio, che chieda aiuto in generale.
Si guarda attorno, confuso,  l’attico è deserto, ma porta i segni di una battaglia.
Ci sono cocci per terra, frammenti di vetro, Bruce ne schiaccia uno con la punta della scarpa prima di voltarsi verso la vetrata sfondata dietro di lui.
-Lo sai che non sei l’unico che quando si arrabbia perde la testa.-
Bruce corruga la fronte.
Noelle è ferma sulla porta della cucina, ha una mano avvolta in un panno macchiato di sangue.
-Che diavolo hai combinato?- le chiede avvicinandosi a grandi passi - Non dovevi essere in Messico con Barton e Coulson?-
Noelle gli sorride.
-Che c’è?-
Bruce le prende la mano avvolta dal panno e  lo  apre con delicatezza.
La manina piccola della ragazza è piena di sangue e un brutto taglio le apre in due il palmo.
-Come te lo sei fatto?-
-La brocca, credo.-
-Che è successo?-
-Mio padre…- Bruce corruga la fronte mentre le tampona la ferita con un angolo del panno - …E’ vivo.-
Bruce alza gli occhi di scatto -Noelle hai bevuto?-
Noelle scrolla la testa, lentamente. E’ troppo scioccata per stare scherzando.
A voce bassa racconta che è accaduto, che se l’è trovato in casa con Natasha, che sono volate parole grosse da parte sua e che lo ha colpito con una lampada.
-Come diavolo è possibile?-
-Non lo so.-
-Non te l’ha detto?-
-Non ho voluto ascoltarlo.-
Bruce le accarezza il viso scostandole i riccioli dalle guancie madide di sudore - Noelle…- mormora - Quando imparerai a pensare prima di fare?-
Noelle lo guarda quasi divertita. Mai.
Non gli risponde però, lascia parlare i gesti. Si solleva sulle punte e gli bacia le labbra.
Piano,  a lungo ,  con dolcezza. Lo sente irrigidirsi ad ogni respiro che gli ruba, ma non le importa. Adesso ne ha bisogno.  
La mano di Bruce che regge quella sanguinante di Noelle si stringe fino a farle male quasi, l’altra, quella poggiata sul suo viso, si porta fra i suoi capelli e le stringe una manciata di ricci per avvicinarla a sé con forza.
-Noelle finirai con uccidermi.- le parla sulle labbra, ad occhi chiusi. La ragazza ride piano  e da qualche parte, dentro di lui, Hulk ruggisce possessivo.
-Non si muore per così poco.
-Basta, maledizione.- cerca di allontanarla,   ma  Noelle lo trattiene per il colletto della camicia e lo bacia ancora.
-Allontanami.-
-Sei scorretta.-
-Lo so.-



 

STARK TOWER
-Alloggi-


Fa freddo, troppo freddo.
Tony spalanca gli occhi voltando con uno scatto la testa sul cuscino,  il fantasma è sopra di lui, a qualche centimetro dal suo viso.
Sembra una ragazza che galleggia in acqua. I lunghi capelli biondi sono sparsi come un aureola attorno al suo viso, la pelle è così chiara che Tony può vedere il soffitto attraverso di lei.
-Nala.- mormora.
-Tony.-la voce dello spettro è un sussurro gentile -E’ bello vederti.-
Tony solleva una mano, con un dito descrive la guancia destra dello spettro, tocca solo aria, ma Nala sorride.
-Quale notizie mi porti da Lenus?-
-La nave è quasi completata Tony.-
Il dito di Tony si ferma sulle labbra dell’apparizione, così bella da non sembrare reale.
-Smetterai mai di apparire sul mio letto? Sono un uomo impegnato lo sai.-
Nala ride e a Tony sembra quasi udire un concerto di campanelli - E io sono morta, nessuna potrebbe mai essere gelosa di me.-

 

FINE CAPITOLO.

Al prossimo capitolo

Il passato di Tony .

 

Questa è Nala.

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Capitolo 7
*** Capitolo sette ***


 

 

Stark Tower
-Attico-

 

Bruce Banner  non ha dimenticato.
Il viso sfigurato di Betty,  le piaghe sul suo corpo, il sangue che scende ad ogni respiro  macchiando le bende.
Non ha scordato  il dolore in quei dolci occhi blu, quella manina sottile che cerca di stringere le sue e il fischio  penetrante dei macchinari quando il suo cuore smette di battere.
Non ha dimenticato quella bara che cala nella terra, la disperazione e la consapevolezza di essere lui la causa di quella morte innocente.
Non ha dimenticato la fede nuziale che tiene nel cassetto e che ogni tanto infila al dito per sentirsi ancora un uomo legato a qualcuno.
Soprattutto, Bruce,  non ha dimenticato la promessa di Abominio di uccidere chiunque gli stia a cuore.
Afferra la testa di Noelle con entrambe le mani e la allontana da sé. Ogni volta è sempre peggio, ogni volta tirarsi indietro gli risulta sempre più difficile. -Non posso, Noelle. Non posso.- le bisbiglia sulle labbra.
-Non puoi o non vuoi?-
Bruce apre gli occhi, ma non la guarda. Sa di ferirla ad ogni rifiuto che le oppone, sa che ogni volta che le dice  di no la allontana di un passo, ma ha già la morte di Betty sulla coscienza, anche la sua fine non potrebbe sopportarla.
-Non posso.- ripete.
-Perché?-
Già, perché? Perché non può semplicemente buttare  dalla finestra almeno una volta i suoi propositi? Perché non può semplicemente prendere ciò che vuole?
Semplice, non è così egoista.
Alza lo sguardo, Noelle lo sta fissando.
Sembra così giovane  con quel visetto paffuto e i capelli scarmigliati a contornarglielo. Che diavolo ci fa una ragazzina così con un vecchio come lui?
-Non voglio.- si costringe a dire
-Perché?-
Bruce storce la bocca in una smorfia sofferta, non sa che cosa dire. Lui, che ha sempre una risposta esaustiva per tutto. Abbassa gli occhi, ma li rialza immediatamente a sentirsi sfiorare le labbra. Noelle le preme delicatamente con l’indice, sorridendogli amaramente, prima di sfilarsi dalla sua presa e volargli le spalle.
-Noelle.-
-Prima o poi mi stancherò Bruce.-


Stark Tower
-Alloggi-

 

Il respiro di Tony si condensa in una nuvoletta azzurrina, ma è grato della comparsa di Nala.
Lo spettro aleggia su di lui, protettivo,  sembra volerlo confortare come faceva in passato con quei movimenti delicati e quei tocchi di gelo che penetrano lo spessore della coperta.
- Mi verrà una bronchite con i fiocchi se non smetti a volteggiare Nala.-mormora Tony ad occhi chiusi e di botto il freddo si quieta per farsi fisso alla sua destra.
Nala aleggia a qualche centimetro del materasso,ha il braccio destro sotto la testa e il sinistro raccolto al petto, sorride e Tony sente  un lieve riverbero di sollievo e di colpa farsi in strada in lui.
Sollievo, per non essere da solo, colpa, perché quel sorriso una volta era reale. L’ha toccato. Toccato veramente  -Rimarrò con te questa notte Tony.- sussurralo spirito alzando la mano e accarezzando, delicatamente, il viso dell’uomo voltato verso di lei. E’ uno sfiorare leggero, dolce, ma Tony percepisce chiaramente il Soffio di Morte che lo anima. Chiude gli occhi e nonostante le coperte,rabbrividisce.
 –Chiudi gli occhi mio caro...- sussurra Nala sfiorandogli le labbra con le sue  in un tenero bacio - ...E sogna il mondo dopo questo anno.- 
Tony si lascia cullare dalla voce di Nala, dalla canzone che canta per lui sottovoce, ma non sogna il futuro, sogna il passato:

 

 

Ci sono due lune in cielo e  per quanto faccia, Tony non riesce a smetterle  di fissarle. Sono nitide, lucide come un dollaro d’argento, e spiccano nel buio del cielo.
Tony schiude le labbra in un espressione  sbalordita. E’ passato da essere un uomo  di genio e cultura ad essere alla stregua  di un bambino che chiede perché il sole è giallo.
-Ci sono due lune in cielo.- bisbiglia.
Accanto a lui, Lenus sorride divertito.
-Com’è possibile?-
-Questo non è più il tuo mondo Tony Stark. E’ il mio.-
La mano di Lenus si sfila da quella di Tony. L’Albino s’incammina e Tony finalmente si guarda attorno inspirando profondamente. E’ passato dal lezzo di un vicolo di Harlem ai profumi della natura.
Si trova nel fitto di una boscaglia tagliata in due da un sentiero di ciottoli bianchi, in lontananza un fiume gorgolia pacifico.
Si gratta la testa confuso mentre porta un piede avanti all’altro sulla scia di Lenus che lo precede.
-Come si chiama il tuo mondo?-
-Beremenshir. Siamo una delle radici dell’Albero della Vita.-
-Le radici.-
-Ogni albero ne ha, e l’Albero della Vita non fa eccezioni.-
Tony segue i passi di Lenus lungo il sentiero, non può credere di trovarsi in un altro luogo. Si guarda attorno, ancora. Il cielo è terso e trapuntato di stelle, gli alberi che lo circondano sono rigogliosi. Hanno forme particolari, questo sì, alcuni hanno la chioma che ricorda la cappella di un fungo, ma sono alberi -Che alberi sono quelli?-
-Sono alberi di  kiom.-
-Kiom?-
-Sì, producono dei frutti simili ai vostri datteri. Sono molto buoni, ma non è periodo .-


 
La casa di Lenus  è disposta su due piani.
E’ un palazzo  della facciata gialla con una porta in legno scrostata. Tony abbassa la testa per entrare e sussulta a ritrovarsi di fronte quella che sembra una cartolina di Natale. Madre, e tre figlie disposte in fila ai piedi di una stretta scala che lo osservano sorridenti.
Lenus passa un braccio attorno alle spalle della donna che gli sorride radiosa - Questa è la mia adora sposa Allia, lei è mia figlia Nala, e le due gemelle sono Lumia e Nocte.-
Tony  risponde a mezza bocca, la figlia maggiore, Nala dimostra più o meno una ventina d’anni, le due gemelle al massimo una decina.  Tutta la famiglia è albina, con le iridi rosa, ma la ragazza , sembra avere i capelli un po’ più scuri.
Tony la osserva, e questa, immediatamente, porta  uno dei veli  del vestito che indossa, a coprire la capigliatura  fissandolo fra le pieghe della grossa treccia che le pende lungo la schiena fino alla vita.

 

Il giorno dopo Tony brucia di febbre.
Tutto il suo corpo sembra ribellarsi alla nuova sistemazione, alla nuova vita. Arde letteralmente e ogni muscolo del suo corpo tira fino a farlo gridare.
Geme e nel delirio afferra con forza la figura seduta sul bordo del suo letto per trattenerla accanto a sé. -E’ lo stress del viaggio, non temere.- sussurra Nala cambiando la pezza sulla sua fronte con una più umida.
-Pepper.- bisbiglia Tony cercando di mettere a fuoco i tratti della persona che lo sta vegliando da ore.
-Tornerai da lei, non temere mio caro. Tornerai da lei, ti aiuterò.-

 

 

Dopo una settimana Tony riesce a mettere piede fuori dall’abitazione di Lenus. E’ ancora stordito dalla febbre che per tre giorni l’ha fatto delirare, ma riesce ad apprezzare la compagnia. Le gemelle lo seguono come gatti curiosi, al suo fianco, Nala, tiene sotto il braccio un cestino in vimini parlando del pranzo che ha intenzione di preparare.
Tony non può fare a meno di notare gli sguardi di famelica curiosità che chiunque li incrocia rivolge loro ,  sposta la testa a destra e a sinistra lungo la via  ridotta ad uno stretto passaggio  dai banchi di mercato e non può fare a meno di sentirsi un panda in cattività.
-Cazzo succede?-
-I tuoi capelli e i tuoi occhi.- gli risponde Nala.
-Che hanno?-
-Guarda.-
La ragazza lo spinge a guardarsi attorno. Tony socchiude gli occhi e finalmente realizza. Tutti hanno i capelli bianchi e  gli occhi rosa - Che diavolo?-
-Il sole è sparito molto tempo fa da questo mondo e la pigmentazione di pelle e capelli si è schiarita.-
Tony annuisce costernato - Tu hai i capelli biondi però.-
-Infatti non sono ben vista.-



Dopo un mese Tony è fuori di sé dalla rabbia.
Lenus non gli ha ancora  detto per quale ragione lo ha portato nel suo mondo, è sempre fuori e lui passa le giornate con le bambine e con Nala. Sa che la città in cui si trova si chiama Yle perché glie lo ha detto una delle bambine.
Nala lo fissa dalla porta della camera che ha appena messo a soqquadro e sospira congiungendo le mani sotto al seno.
-Sei calmo ora?-
-NO!-
-Vieni con me.-
Nala si volta, il suo lungo abito d’argento crea un meraviglioso effetto  lungo il suo corpo  leggiadro. Tony la  segue fumando rabbia anche dalle orecchie lungo le scale, fino in strada.
Cammina fra la folla, ormai insensibile agli sguardi, ma  innervosito da quelli che rivolgono alla sua guida.
-Non hai paura?- le chiede e Nala lo guarda da sopra una spalla e gli sorride. Molti le lanciano commenti  vergognosi.
-E’ la loro ignoranza a farmi più paura.-

 

Si trovano in quello che sembra un tempio. Un edificio a pianga circolare sorretto da spesse colonne di marmo lavorato. Tony osserva sorpreso il  planisfero  del pianeta Terra incisa sul muro davanti al quale Nala si è fermato e poi cerca gli occhi della ragazza.
-Che vuol dire?-
-Questa è Beremenshir.-
Tony sgrana gli occhi - No, è la Terra, il mio mondo.- si allunga a toccare un punto sul muro - Vedi?  Questi sono gli Stati Uniti. L’Alaska. - sposta il dito - Questa invece è l’Europa.-
Nala ride ed è un suono dolce e delicato. - No, mio caro. -
-Come no?-
-Noi ci troviamo qui.- Nala indica sul  planisfero un punto preciso. Italia. Roma. - E’ la capitale mondiale,  Yle.- spiega la ragazza - Il posto che tu mi hai indicato invece  si chiama Tulu.-
-Ma che cazzo?- Tony ha l’impressione di avere la testa  prossima all’implosione.
-Questo pianeta è gemello della tua Midgard. Quello che accade qui, con scarto di anni, accade anche sul tuo pianeta. Noi stiamo vivendo l’Apocalisse, voi siete ancora agli inizi, il male partirà da qui e scuotere tutti i rami dell’Albero della Vita.- Tony si fa leggermente indietro, come sopraffatto  - Vivi questo mondo, guarda i suoi mali, cogline la radice e quando tornerai  nel tuo mondo saprai riconoscer e i segni e potrai scacciarli. Il
Ragnarǫk si combatte soprattutto  con i piccoli gesti.-

 

 
Il sogno si fa all’improvviso agitato e sotto gli occhi di Nala che lo osserva amorevole, Tony ripercorre la prima tappa della sofferenza che l’ha cambiato.

 


E’ notte e le due lune in cielo sembrano due occhi che fissano  con ingordigia il mondo sotto di loro.
Tony sta correndo, incurante dai rami che  lo graffiano e gli strappano le vesti.
Il pozzo di raccolta dell’acqua piovana è un quadrato nella terra di fanghiglia verde, Tony si ferma  sul bordo, respirando a fatica, il corpo  nudo di Nala galleggia faccia in giù.
-NO! NO!- urla - MALEDIZIONE. -
Si  tuffa, di testa, incurante dei serpenti che sa muoversi sotto il pelo dell’acqua fangosa e di che  altro potrebbe trovarsi ancora più sotto -DIO NO, CHE TI HANNO FATTO!?-


Tony sbarra gli occhi, si volta, lo spirito non è più accanto a lui.
Si sfrega il viso con entrambe le mani e lascia cadere le braccia ai lati della testa - Anche i sensi di colpa...-

 

FINE CAPITOLO.

 

Questo capitolo è stato un parto D: Spero che vi piaccia.

 

NOTE:

1) Betty nei fumetti viene uccisa da Abominio, avvelenata dal suo sangue .
2)Albero della Vita = Albero Yggdrasill

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Capitolo 8
*** Capitolo otto. ***


STARK TOWER.

 

E’ una sensazione strana sentirsi estranei fra chi, fino a qualche tempo fa, era la tua casa.
Tony sa che quello è il suo posto, che quello in cui si trova è finalmente il suo mondo, ma non riesce a smettere di pensare che vorrebbe essere ancora con Harley in quella vecchia soffitta ammuffita o con Allia , le bambine e Nala.
Accettazione, è questo quello che più gli manca. Sentirsi ben voluto.
Il rumore del phon lo distrae e gli ferma la mano sulla maniglia.  Nello spiraglio fra il battente e la porta  vede Noelle è davanti allo specchio . Si sta asciugando i capelli con la testa buttata in avanti.  .
Tony si prende un attimo per osservarla.
Ha perso peso in questi tre anni, ed è quasi certo che non avesse quella cicatrice bianca lungo il braccio destro. Tony preme le labbra una contro l’altra.
Chi glie l’ha fatta?
Meglio che non lo sappia, si dannerebbe solo l’anima per non essere stato lì ad impedirglielo. Il rumore del phon tace, Noelle tira su la testa e raccoglie i capelli nelle mani.
Tony la guarda, le guarda i riccioli scuri che sembrano risplendere sotto la luce  e in un secondo ritorna al passato.

 

 

 

E’ passato un mese da quando Lenus l’ha condotto a  Beremenshire e ancora Tony non è riuscito a capire cosa cazzo voglia da lui.
Passa le sue giornate assieme ad Allia e alle bambine, a Nala che  spesso gli fa da guida per le strade di Yle,  ma il più delle volte, gli fa da mamma.
E’ sera, le due lune in cielo splendono come gli occhi di un gatto e Tony è seduto con le donne attorno ad un piccolo tavolino quadrato. La stanza, buia è illuminata da un candelabro a quattro braccia al centro della tavola.
Allia ha cucinato un piatto tipico di Yile, le Yawwas, una specie di frittelle dolci che sanno di burro e nocciole . Tony inzuppa la sua frittella nella ciotola di latte  in cui si serve tutta la famiglia  e se la porta alla bocca masticandola con cura.
-Sei diventato bravo a mangiare le Yawwas.- ride Allia.
-Già non ti sbrodoli più con il latte.- le fa eco Nocte.
Tony ride piano. Gli piace questo clima di famiglia attorno a lui. Gli piace sentirsi parte di qualcosa. Non lo fa pensare a quello che si è lasciato alle spalle.
-Dov’è Nala?-
Tony alza gli occhi dalla sua seconda Yawwas.E’ strano che non sia già rientrata.
Si alza poggiando le mani ai lati del piatto e si asciuga la bocca con il dorso della mano. - La vado a cercare.-
-Si sarà attardata con qualche amica.-
Quale amica?
Tony lancia uno sguardo perplesso ad Allia prima di imboccare la porta della cucina. Non fa che due passi  verso quella d’ingresso che questa si spalanca e una figuretta coperta di fango quasi non gli piomba fra le braccia.
-Nala?-


Nala gronda fango e  umiliazione sul pavimento e Tony  si muove da una parte all’altra della stanza bestemmiando.
- Perché l’hanno fatto?- Il fetore di letame è ammorbante, questa notte dovrà dormire con la finestra aperta per non soffocare.
Nala incassa la testolina bionda nelle spalle e lo guarda da sotto in su - Sono diversa da tutti gli altri.-
Tony si ferma, la guarda attraverso la porta del bagno - E allora?-
-Mi considerano una strega.-
Tony molla la presa al rubinetto - Ti considerano una strega? Ed è per questo che ti hanno buttato in un letamaio?-
La ragazza annuisce, gli occhi bassi.
-Non ci posso credere.-

 

Tony passa l’asciugamano sulla testolina bagnata di Nala. Alla luce della lampada ad olio sul comodino i capelli della ragazza sembrano fili d’oro.
-Mi piace.-
-Cosa?- Nala si stringe nell’accappatoio guardandolo perplessa.
Sono seduti per terra,  accanto al letto. Tony tiene le gambe leggermente flesse ai lati del corpicino minuto della ragazza.
-Prendermi cura delle persone.-
Nala sorride, ha una gocciolina d’acqua che le pende dalla punta del naso, Tony glie la porta via con un colpetto dell’indice facendola ridere.
E’ la prima volta che la sente.
-Dovresti farlo più spesso, sai?-
-Cosa?-
-Ridere.-
Nala lo osserva per un momento, concentrata -Hai un anima pura.-
Tony  scrolla il capo, sorridendo - No,  sono tutto tranne che puro, credimi.-
-Lo so.- Nala annuisce -Sei arrogante, collerico,  petulante …- Tony sghignazza - Sei imperfetto,  ma nella tua imperfezione c’è purezza.-
Le mani di Tony si fermano sul capo della ragazza, per qualche ragione ha la strana sensazione che quegli occhi rosa che lo guardano materni riescano a vedere oltre la barriera della carne e delle ossa.
-Tony, quando tornerai nel tuo mondo, mi porteresti con te?-

 

Tony scrolla la testa.
Avrebbe davvero voluto portarsela dietro, regalarle un mondo dove vivere senza paura.
Avrebbe voluto vederla felice, perché le voleva bene.
E invece…



Nala urla all’interno della casa. Tony la sente e  l’orrore che gli attanaglia la gola quasi non lo fa respirare .
Strattona la corda che gli hanno infilato al collo, la arrotola attorno al polso e cerca di staccare il paletto a cui è assicurata dalla terra.
Non ha idea di cosa stiano facendo a quella povera ragazza, ma quelle grida…
-NALA! NALA BAMBINA MI SENTI? SONO QUI! SONO QUI!-
Nala lo chiama, una volta. La sua voce gronda dolore e terrore, poi le grida ricominciano accompagnata dalle volgarità degli uomini in casa e dalle ingiurie delle donne.
 



La porta del bagno si spalanca, Tony si tira indietro e così fa anche Noelle.
Si guardano negli occhi, per la prima volta dopo tre anni, e la ragazza aggrotta la fronte osservandolo.
Vecchio. Suo padre ha gli occhi di un vecchio.
Socchiude le labbra, le inumidisce con la punta della lingua e abbassa gli occhi.
-Torno dagli altri.-
Tony annuisce -Va bene.-
 Noelle lo supera, si ferma. Tutto questo è folle! Chiunque darebbe un braccio per essere al suo posto, per riavere indietro qualcuno che  credeva perso per sempre .
Morde il labbro inferiore, a lungo, prima di balbettare un incerto  -No-Non c’è bisogno che vai via.-
Tony sgrana gli occhi.
-No-Non andare via, okay?-
Tony si volta a guardarla da sopra una spalla, ha l’impulso di gettarle le braccia attorno alle spalle e stringerla a sé, ma non vuole rovinare tutto. -No, non vado da nessuna parte Junior.-


STARK TOWER.
-Laboratorio-

 

Tony sorride  osservando lo scheletro dell’armatura  adagiato sul tavolo di fronte a lui. Potrebbe essere una scena degna di Stark Wars,  Anakin che rivede, dopo anni, C-3PO.
Accarezza il casco dell’armatura, come farebbe con il capo di un bambino e sorride in punta di labbra. Noelle ha fatto davvero un ottimo lavoro in sua assenza, ha portato avanti quasi tutti i suoi progetti

-Mi sei mancato.-
- Antropoformizzare le macchina è un vizio di famiglia?-
Tony drizza la testa e si volta incrociando lo sguardo di Bruce sulla porta del laboratorio. E’invecchiato anche lui, ma nei suoi occhi è rimasta quella vena di dolcezza e di tristezza  malcelata di tre anni prima.
-Già.- 
Bruce si avvicina, tiene gli occhiali fra le mani, e per un attimo sembra guardarci dentro - Mi dici che è successo?-
-Ce l’hai un paio d’ore?-
-Ho anche tutto il giorno se vuoi.-
Tony preme le labbra una contro l’altra. Vorrebbe dirgli che gli è mancato,  che negli altri tre anni ha avuto bisogno di lui un giorno sì e l’altro pure, che…
Ovviamente rimane in silenzio, concedendogli solo un accenno di sorriso  mentre gli si avvicina.
-Allora sediamoci.-

Noelle li guarda dal pc, sorridendo anche se non vorrebbe.
Gli uomini della sua vita.

STARK TOWER.

-Scusate non ho sentito lo squillo del cellulare.-
Steve attraversa a passo di marcia l’atrio dell’attico e si ferma alla vista di Rescue davanti alla vetrata e di Bruce, poco più in là. Ha la sensazione di aver interrotto qualcosa o forse di aver impedito che qualcosa scoppiasse. Guarda uno e poi l’altra , perplesso.
-Come mai non lo hai sentito?- gli chiede Bruce.
-E’ strano.- gli fa eco la voce sintetizzata di Rescue.
Steve deglutisce come in difficoltà - Ecco.- le porte dell’ascensore dietro di lui si aprono con  un trillo e Sharon entra ansimando e sbraitando.
-Si può sapere perché non mi hai aspettata?-
Steve si passa una mano sul capo mentre Bruce porta gli occhi verso Noelle che inizia a sghignazzare.
-Ciao Rogie.-
-Stark non chiamarmi Ro...-Steve si blocca, strabuzza gli occhi,  Bruce sorride divertito e la risata di Noelle arriva distorta dagli altoparlanti dell’armatura. Steve si gira a seguire  Tony che  va in cucina fischiettando, guarda Sharon che lo riguarda a sua volta a bocca aperta e  gira la testa verso i due accanto alla vetrata -Che diavolo?-
Tony spunta dalla cucina tenendo fra le mani un pacchetto di biscotti. Fissa sia Steve che Sharon sorridendo - Avete trombato*?-
-COSA?-
Le guancie di Sharon  si fanno di un rosso accesso mentre, all’interno dell’armatura, Noelle ride risucchiando l’aria, grugnendo  nel vero sento della parola.
-COME DIAVOLO HAI…?-
-E’ il mio super potere.-



SOHO
(New York)

 

Sono passate tre ore da quando Tony  ha visto Rescue spiccare il volo , da quando Sharon è uscita urlando dalla Stark Tower e Steve gli ha sibilato contro furioso .
Il messaggio di Pepper alla segreteria telefonica l’ha preso in contropiede, non si aspettava che gli permettesse di vedere loro figlio tanto presto, ma non c’ha messo molto a farsi prestare dei vestiti da Bruce e recarsi nel suo appartamento a Soho.
La mansarda è spaziosa, luminosa, e profuma di famiglia felice. Tony si guarda attorno, visibilmente a disagio mentre Pepper gli fa segno di seguirlo.
Non lo guarda. Non gli parla.
Tony vorrebbe afferrarla e stringerla, ma si trattiene. Quel poco che è rimasto del suo cuore non sopporterebbe un altro rifiuto.
-E’ qua.-
Tony jr sta guardando la televisione. E’ un bambino grassottello, con due belle guanciotte tonde e le piegoline della ciccia nell’incavo di gomiti e  ginocchia. Tony si prende qualche minuto per osservarlo prima di avvicinarsi.
-Guardi un cartone animato sugli Avengers?-
Il bambino gli rivolge un occhiata curiosa prima di annuire.
-Posso guardarlo con te?-
Tony jr da’ un morso alla merendina e gli indica il televisore - Noelle.-
Tony si siede sul divano, dietro di lui - E chi è Noelle?-
-Mia sorella.-
Pepper li osserva dalla porta. Tony jr è un bambino sveglio, secondo i pediatri, non è  escluso che crescendo erediti il genio di suo padre.
-E quello chi è?-
-Steve.- risponde pronto
  Tony jr.
-E questo con l’arco?-
-Clint.-
Tony allunga una mano verso la testolina  scarmigliata del bambino, sembra volerlo accarezzare, ma si ritira e Pepper socchiude gli occhi osservandolo.
Tony passa la mano sul petto e poi sulle labbra seguendo l’episodio in silenzio.
-Hanno messo anche Agente?- chiede riconoscendo Phil - Non è mica un Vendicatore.-
Tony jr gli indica felice lo schermo -Papà.- trilla e Tony ha la sensazione che qualcosa dentro di lui si spezzi. Si gira di scatto a guardarlo, poi guarda la televisione dove il  Phil animato sta percorrendo un lungo corridoio. 
Prende aria dalle labbra, guardandosi attorno.
Ci sono un sacco di foto. Foto di Junior  per la maggior parte, ma anche di Pepper e Phil, assieme. Tony ne fissa una. Sono su un terrazzo, dietro di loro si intravede la Statua della Libertà. Pepper tiene un braccio sollevato a reggere la macchinetta e con l’altro stringe Phil attorno alle spalle.
Agente ride come non  lo credeva capace di fare.
E’ troppo per lui,per il suo cuore. Si alza di scatto e imbocca la porta.
-Tony!- cerca di richiamarlo Pepper, ma è solo loro figlio si volta verso di lei.
Alla tv, Coulson parla con Iron Man.
Pepper lo blocca sulla porta, afferrandolo per un braccio.
-Hai fatto bene .-
- A fare cosa?- gli chiede Pepper.
-A dargli un padre come Agente.- si corregge con un cenno del capo -Phi.-  Tony indica un punto oltre la spalla di Pepper - Sono contento davvero e anche per te, è un brav’uomo.-
-No, aspetta.- Pepper cerca di riprenderlo, ma Tony si  strattona via dalla sua presa.
La porta della mansarda si chiude con un tonfo e Pepper si prende il viso fra le mani mentre, alle sue spalle, arrivano eco di passetti leggeri.
-Dove va papà?- le chiede Tony jr.
-Io spero al diavolo Tony.-

 

 

FINE CAPITOLO.

Quello che avete visto nello scorso capitolo è solo l’incipit dei vari flashback di cui Tony sarà protagonista. xD
Spero che vi piaceranno :D
Nel prossimo capitolo, Messico e … u.u non ve lo dico, dovete leggere.

 

NOTE:

[*] Il termine è volutamente  incorretto xd

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Capitolo 9
*** Capitolo nove. ***


 

New Mexico.
-Ecatepec-

 

Negli ultimi tre anni, Clint Barton, non ha fatto altro che ripetersi che la sua storia con Phil è stata solo una breve parentesi nella sua esistenza da eterosessuale convinto. Una sbandata. Uno sbaglio grosso come la Stark Tower.Niente da rifare.
Si è detto che può succedere di perdere la bussola, che una vita passata a mentire  e uccidere ti porta, per forza di cose,  a volere affetto e basta , senza fare distinzioni, ma che lui è etero e che,   Barbara [+] riposi in pace, è ora di trovarsi una donna.
Per un po’ ha pensato a Natasha.
Gli manca il sesso post missione con lei, lo sfogare l’adrenalina prendendo possesso del suo corpo, ma  dopo una prima analisi si è ben reso conto che ormai, avrebbe la sensazione di fare incesto se dovessero ricaderci.
Poi è stato il turno di Noelle.
Si vergogna un po’ ad ammetterlo, ma c’ha pensato più di una volta di sfruttare lui l’idiozia di Bruce a non volerla  per prendere il suo posto nel cuore della ragazza. Il debole che Noelle ha per lui è palese, un po’ tutti pensano che alla fine, saranno loro due a mettersi assieme e non lei e il dottore,  ma  per Noelle è una specie di fratellone. Clint se n’è reso conto dopo una missione.  Era steso fra calcinacci e una trave gli bloccava una gamba, Noelle l’ha liberato, si è tolta il casco di Rescue e l’ha baciato sulle labbra.
Un bacio a stampo, come avrebbe potuto darlo a Tony nella stessa situazione.
Tenero, innocente, privo della minima malizia. Da bimba che cerca di consolarti.
Darcy non l’ha presa in considerazione a lungo, sono troppo simili e litigano come due ragazzini anche solo per scegliere che programma televisivo guardare. Le altre donne delle SHIELD, beh, non ha capito perché, ma hanno paura di lui.
Più che altro, lo considerano proprietà di Natasha, e non vogliono offenderla.
Cercarla fuori la nuova compagna di vita?
C’ha provato.
Ha giusto un appuntamento la settimana prossima, peccato che, stanotte, tutte le sue convinzioni siano andate a fanculo.
La casa di Jane e Darcy è una specie di cubo a due piano con solo due camere da letto, una piccola cucina all’americana e un salotto comune occupato da Sif. Thor ovviamente dorme assieme a Jane.
Clint sapeva che sarebbe finita male quando ha visto Darcy traslocare sul divano assieme alla dea, ha cercato di convincere le due donne che a lui bastava anche una coperta piegata in due sul pavimento, di fare a cambio con il colonnello, ma alla fine si è ritrovato a dormire vicino a Phil e Rhodey per terra.
Non ce l’ha fatta a resistere tutta la notte. Aveva dimenticato di quanto gli piacesse sentire respirare Phil nel sonno. Anni prima, Coulson, era tornato da una missione con un naso rotto. I medici della basa avevano ridotto di molto la frattura, tanto che bisognava guardarlo da vicino per notare quella minuscola deviazione nel setto, ma quando respira profondamente, si sente un piccolo fischio.
Sentirlo , a distanza di tre anni, gli ha provocato una specie di maremoto interiore.
E’ uscito di corsa per andarsene sul tetto e sarebbe morto di freddo se Darcy, una mezz’ora dopo, non fosse arrivata con una coperta e un termos di tea caldo.
-Io l’avevo detto a Jane che non era una buona idea.-
Clint sospira,  dovrà chiederle come diavolo fa a sapere di lui e Phil.
Il rombo di vuoto alla sue spalle lo fa voltare. Socchiude gli occhi nel tenue chiarore del cielo coperto di nubi mentre Noelle  esce dall’armatura.
Si fissano.
-Bruce ha chiamato.- mormora Clint.
Noelle gli va a sedere alle spalle e gli appoggia la testa sulla schiena.
-Che situazione assurda.-

 

 

SoHo.
-Vicoli.-

 

Tony è seduto a terra in un vicolo  maleodorante.
E’ scappato  da Pepper, da loro figlio, dalla consapevolezza di aver perso ancora e si rifugiato nell’unico posto che in tre anni non è cambiato. Il fondo di una bottiglia di whisky.
Prende un sorso. Il sapore aspro del liquore gli fa strizzare gli occhi e sospirare soddisfatto. La sensazione di avere la gola in fiamme gli  piace , lo riporta al passato, quando la sua unica, vera, preoccupazione era infilarsi sotto tutte le sottane che gli capitavano a tiro.
Si pulisce la bocca con il dorso della mano e alza gli occhi.
Il viso  pulito di Nala  , bello come un opera d’arte, sembra risplendere nella penombra . Tony alza la bottiglia verso di lei, nella parodia di un brindisi, e le labbra dello spirito si increspano in segno di disappunto. -Tony.-
-Ho scoperto di aver perso la mia tolleranza all’alcol.-
Nala si avvicina, fluttuando. Indossa il vestito color argento con cui l’hanno seppellita, ma sembra ancora galleggiare in quel pozzo d’acqua dove l’hanno finita.  Tony deglutisce a vuoto fissando gli occhi nei suoi.
-Mi manchi sai?-
Nala annuisce .
-E mi manca tua madre, e le bambine.-
-Anche a loro manchi.-
Il respiro di Tony si fa più accelerato mentre osserva quel visetto delicato , quegli occhi che lo osservano amorevoli.  Si accuccia in avanti  poggiando la fronte sulle ginocchia , stringendosele con entrambe le braccia  -Vorrei tornare con voi. Non mi piace stare da solo.-
Nala si china su di lui poggiandogli  una mano sul capo. Tony non avverte il contatto, ma sente solo il freddo di cui lo spirito è composto.
Le lacrime passano la barriera delle ciglia e si ritrova a piangere con un bambino -Non voglio stare da solo.-
 Un bambino vegliato da   un fantasma gentile .

 

New Mexico.
-Ecatepec-

 

-Frush!Frush! Frush! Frush!-
Clint corruga la fronte e lancia un occhiata oltre la sua spalla destra , a Noelle appoggiata alla sua schiena che strofina il viso fra le sue scapole.  Sospira per poi tornare  ad osservare la strada dall’alto - Bruce ti ha dato un altro due di picche?-
-Come hai fatto a capirlo?-
Clint sospira divertito. Dopo tre anni ha ben capito che Noelle   cerca coccole  ogni volta che Bruce la respinge. La sente gattonargli accanto e spingere con la testa sotto al suo braccio destro per farglielo sollevare. Lo alza e  la lascia accomodarsi con la testa  e le spalle sulla sua gamba.
-La mia proposta di sposarci è sempre valida.-
Clint ridacchia accarezzandole i capelli. Ha le mani grandi, le dita callose, ma riesce a essere tremendamente delicato quando vuole. Noelle chiude gli occhi con un sospiro contento.
-Ti sforno una squadra di baseball con le riserve se vuoi.-
-Allettante, ma mi verrebbe da ridere al momento di toglierti le mutande.-
Le labbra piene di Noelle si piegano verso l’alto  in un sorriso divertito - Hai fatto la rima.-
Un cigolio alle loro spalle fa voltare Clint  La porta dell’abbaino si solleva e Phil spunta fino a metà torace,  puntando un braccio a terra per sollevarsi - Signore.-
-Agen…- Si blocca.
Dalla sua posizione Phil può vedere solo le gambe di Noelle ma può indovinare  come sia sistemata sulle gambe di Clint.
La fitta di gelosia è istantanea, ma rimane  soffocata dietro la maschera di placida indifferenza che in questi tre anni l’ha aiutato ad andare avanti.
-Agente Barton.- esclama tirandosi su dalla botola dell’abbaino.
-Possiamo andare a cercare Loki , signore? Mi sto annoiando.-
Noelle, ancora sulle gambe di Clint fa smorfie ad ogni parola che i due si scambiano. Sono tre anni che assiste a ‘sto teatrino. Quando si  scoperanno come Padre Odino comanda?
Corruga la fronte, per poi sospirare.
Certo che è volgare quando ci si mette… Maledetti geni Stark!
-Jane sta preparando il pickup, verranno con noi anche Thor e Sif.-
-Frush!Frush!-
Le spalle di Clint si irrigidiscono - Noelle.-
-Uhn? …Frush!-
-Stark non è la mia coscia quello su cui ti stai strofinando.-
Noelle si ferma,  aggrotta la fronte  mentre Clint scoppia a ridere. Solleva la testa di scatto e sbotta in un -Però la natura è stata molto generosa con te Agente  Barton! - mentre Clint si copre il viso con una mano.

SoHo.

 

Pepper cammina avanti e indietro di fronte al letto. Non ha idea di cosa fare, come rimediare. Vorrebbe parlare con Tony, spiegare che fra lei e Phil non c’è mai stato nulla a parte una bella amicizia, ma da una parte, la parte più egoista di lei, è contenta che soffra almeno un po’.
Si ferma, in preda a quel pensiero così estraneo alla sua persona e si volta. Nala la osserva dalla porta, il bel viso corrugato in un aria di palese rimprovero.

 

-Oh mio Dio.-

Pepper si addossa al muro. Il corpo della giovane è trasparante come se fosse fatto d’aria, l’abito color argento che indossa ondeggia  come uno strofinaccio buttato in acqua e così come i suoi lunghi capelli biondi.
-Che diavolo…?- Le guarda i piedi nudi che non toccano terra , stesi come se appartenessero ad un acrobata appeso ad un imbragatura -Che cosa sei?-
-Tony aveva ragione, sei molto bella.- Pepper sgrana gli occhi -…Ma il tuo cuore è chiuso.-
-Conosci Tony?-
-Lui ha molto sofferto, non devi dargli altro dolore.-
Pepper vorrebbe gridare, ma ha la gola chiusa . Nala le si avvicina e  delicatamente le appoggia le mani trasparanti sugli occhi.
-Chiudi gli occhi e guarda.-
E’ come guardare la propria immagine  sparsa nei frammenti di uno  specchio rotto.
Pepper precipita  nel buio e nel vuoto e si ritrova ad osservare, da  spettatrice esterna, momenti di dolore sommati a attimi di serenità.

Tony è assieme a delle bambine, due gemelle dai capelli bianchi come la neve di circa sei o sette anni. Sta parlando con loro accovacciato sui talloni e tiene sulle mani una specie di cerchio di plastica. Le bambine battono le mani felici e Tony sorride  dolcemente facendo di sì con la testa.
Quelle stesse bambine, in una battito di ciglia, sono morte.
Appese per il collo come dei sacchi, gli occhi rosa sgranati e  la bocca aperta.
Tony  urla strattonando la corda che qualcuno gli ha infilato al collo, il dolore che Pepper sente filtrare da lui è immenso.



-Le mie sorelline, Lumia e Nocte.- mormora  Nala.

Tony è seduto ad un tavolino e sta parlando con qualcuno girato di spalle. Una donna piccola di statura, cicciottella,  con lunghi capelli bianchi raccolti in una grossa treccia e una piccola bocca che ricorda un bocciolo di rosa.
Tony ride mentre la donna gli allunga  una cucchiaio sporco di quella sembra cioccolata e lo guarda leccarlo sorridendo.
Subito dopo Pepper vede quella stessa donna stesa a terra in quella stessa cucina dove, solo qualche attimo prima,  stava parlando con  Tony.  Ha  gli occhi rosa sbarrati e la bocca socchiusa con un rigurgito di vomito a bagnarle da un lato.
Tony è accanto a lei,  sembra volerla raggiungere, ma ha qualcosa attorno al collo che lo tira indietro ogni volta che tenta di sfiorarle le dita.

-La mia mamma, Allia.- sussurra la voce di Nala.


Tony   è seduto per terra e Nala è vicino a lui.  Di fronte a loro c’è  una specie di mappa stellare dipinta sul muro. La ragazza alza un braccio e indica e Tony annuisce prendendo appunti su un rotolo di pergamena  che tiene appoggiato sulle gambe.
Un momento dopo Nala è a terra, Pepper osserva la scena dal  punto di vista di Tony  e il suo sguardo incontra quello della ragazza nuda, coperta di sangue  e  altro…
Violata nel corpo e nella dignità Nala,   osserva Tony come se cercasse in lui in briciolo di forza per affrontare l’ultimo atto di quella  follia.
 Tony  è  in piedi su una specie di scaletta, la corda che ha al collo è un cappio , le mani bloccate dolorosamente dietro la schiena da un legaccio. Sta per essere ucciso anche lui come le bambine, come Allia, ma le sorride come per incoraggiarla.
Tony  e Nala si fissano,  a lungo, le labbra della ragazza  modulano un  “Ti amo.”  e  Tony annuisce senza distogliere lo sguardo da lei.
Lo sa che lo ama.

Nala abbassa le mani e Pepper si lascia cadere a terra, sopraffatta.
-Eravamo la sua famiglia  e c’ha guardato morire uno dopo l’altro.-
Gli occhi azzurri di Pepper sono schermati dalle lacrime.
-E’ stato punito abbastanza, ha perso abbastanza.-

 

New Mexico.

-Stai studiando la geografia?-
Thor annuisce orgoglioso in risposta alla domanda di Clint mentre il
pick-up  scorre veloce sulla strada sterrata.
-Mi sta insegnando Jane, ma è molto  noiosa. E poi non capisco perché un solo regno debba avere cinquanta province.-
Sif, dal sedile accanto a quello di Coulson,  rotea gli occhi verso l’alto.
I due asgardiani, in questi tre anni, si sono quasi perfettamente amalgamati alla vita sulla terra, Sif addirittura ha preso addirittura un modo di parlare simile a quello di Darcy.
-Stati, sono stati. Possibile che non ti entri.- fa la dea girandosi  per un momento per poi tornare a guardare la strada di fronte a loro.
-C’è una canzoncina per imparare tutti i cinquanta stati americani e le capitali.- ridacchia Clint - E’ un trucchetto che si impara a scuola.-
Phil, alla guida del  
pick-up porta per un momento gli oltre alla spalla per guardare Clint girato verso Thor e  la fila dietro Noelle con i piedi poggiati allo schienale del sedile di fronte a lei.
Cazzo, sono fatti l’una per l’altro.
-Che canzoncina?- chiede Sif, girandosi e appoggiando il viso a lato del poggia testa.
- Baton Rouge, Lousiana, Indianapolis, Indiana, e Columbus capitale dell'Ohio; c'è Montgomery, Alabama, sud di Helena, Montana; poi c'è Denver, Colorado, sotto Boise, Idahoho.-
Clint batte le mani per darsi tempo e Noelle prosegue - Austin nel Texas, poi si va a nord, nel massachusetts, e Boston, ad Albany, New York; Tallahassee, Florida, e Washington, D.C., Santa Fe nel Messico, e Nashville, Tennessee. Elvis da quelle parti ci capitava spesso! [+]-
Phil vorrebbe ricordargli che sono i missione,  che non dovrebbero fare i bambini in gita. Sif cerca di stare dietro ai due che cantano, Thor indovina qualche capitale prima che vangano dette,  ci sono risate e Coulson, alla fine cede, e si convince che va bene così, che possono anche divertirsi un po’.
Affronta una curva e l’ombra che si para di fronte all’auto è come un fulmine a ciel sereno. Sterza dalla parte opposta per cercare di evitarla,  il
pick-up  fa un brusco testa coda, si ribalta e sfrega facendo scintille contro  lo sterrato prima di finire di muso  dentro ad una  profonda scarpata.
Clint è il primo a riprendersi e a sgusciare fuori. Aveva appena abbassato il finestrino per buttare una carta fuori dalla macchina. Tira via i piedi dal finestrino, si tocca la fronte, sporca di sangue, poi cerca di controllare lo stato dei compagni  rimasti in auto abbassandosi per guardare attraverso i finestrini.
Noelle è cosciente e cerca di togliersi la cintura, Sif anche. Thor aiuta entrambe e le due donne cascano sul tettuccio . Phil si sta toccando il naso sporco di sangue, si gira e Clint prova un moto di sollievo tale che per un secondo teme di vomitare.

- CLINT!-

La voce di Noelle gli arriva stridula, sta indicando qualcosa dietro di lui. Clint si gira e alza gli occhi.
-Oh merda.-
-Agente Barton.- sussurra Loki sorridendogli mellifluo.

 

 

 

 

 

 

 

Fine capitolo:

Finalmente scopriamo cosa è successo a Tony, cosa l’ha cambiato così nel profondo. Ha visto morire tutta la famiglia di Lenus,  non solo Nala, ma anche Allia e le bambine.

…Sì, sono sadica.

Da brava Clintasha, anche se in questa storia  Clint è di Phil, non ho potuto fare a meno di inserire un passato da trombamici u.u

 

NOTE E DISCLAMERS.

[+] BARBARA: Barbara Morse aka Mimo, la defunta moglie di Clint nei fumetti.

[+] La canzoncina cantata da Clint e Noelle sugli stati americani  esiste davvero.  http://www.youtube.com/watch?v=fpyxHah_d80 Lo so,  sto male!

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Capitolo 10
*** Capitolo dieci ***


Sono di corsa!!! *urla lanciando in aria i vestiti* Però non volevo lasciarvi senza questo capitolo! Ringrazio di cuore chiunque si sia  avvicinato a questa storia, ma soprattutto i tre recensori dello scorso capitolo. Alley. Maria Grazia  Fipsi. Grazie bellezze, questo capitolo lo dedico a voi!

 

 

New Mexico.

 

 

Il volto di Loki sembra risplendere di una luce malsana  contro il cielo plumbeo alle sue spalle. Clint cerca di metterlo a fuoco, ma una mano si chiude quasi a pugno sulla sua gola e deve  prendere fiato a boccate frenetiche per cercare di far passare abbastanza aria da non collassare immediatamente. Scalcia all’aria mentre l’auto, dietro di lui, spicca un salto di una trentina di metri.  Alzando gli occhi, Clint vede il tettuccio del pickup come un quadratino nero  in lontananza.
-Agente Barton.- la voce di Loki è rauca e gracchiante, ricorda quella di un vecchio  che sta per sputare un grumo di catarro. Clint torna a guardarlo e il viso del dio, ora che lo vede da vicino gli procura un piccolo shock.  E’ cereo, la pelle è talmente tesa sulle ossa che si intravedono sotto i capillari azzurri,  la sclera attorno all’iride è  di un giallo sporco mentre le gengive, scoperte dal sorriso  beffardo  sono di un rosso sangue.   
-Che diavolo hai?- farfuglia Clint sbalordito.
Le labbra pallide di Loki si schiudono ancora di più mentre gli occhi, chiari, si spostano al tettuccio dell’auto sospesa in aria. Sono lontani i quattro in auto, ma le sente far casino come se li avesse a pochi passi.

 

-PROVO A SFONDARE IL FINESTRINO!-
Thor si muove nel poco spazio che l’auto ribaltata gli offre, cerca di fare piano,  ma è come chiedere ad un elefante di non fare danno in un negozio di porcellane. Colpisce lo schienale  del sedile alla sua sinistra con un gomito, colpendo, per riflesso Noelle accucciata dietro che si porta una mano alla parte del viso ammaccata con un imprecazione fra i denti, fa altrettanto con il sedile corrispondente a Phil che rischia di spaccarsi la testa contro il volante.
-FERMO THOR, RISCHI DI UCCIDERLI!-
Sif si gira, per quanto la sua forza sia simile a Thor, le sue dimensioni sono quelle di una normale ragazza sui trent’anni e riesce ad appoggiare entrambe le scarpe sul finestrino. Chiude gli occhi, ritira le ginocchia al petto e carica un calcio a due piedi.
Il finestrino trema , ma non si rompe.
-Come diavolo è possibile?- sbotta Noelle avvicinandosi a gattoni per guardare verso il basso.
-L’auto è circondata dal potere di Loki.- spiega Thor socchiudendo gli occhi azzurri e fissando qualcosa oltre il vetro.
Se Clint vede di loro solo un puntolino lontano, Noelle, altrettanto, riconosce lui e Loki come un puntino in una distesa rossastra di sabbia.
-Che gli sta facendo?-

 

 

-Non combattermi Barton, accettami.-
Clint gorgoglia sputando grumi di saliva sul viso del dio, scalcia furiosamente, ma non riesce a centrare nessuna parte del corpo di Loki che lo solleva ancora più in alto, come se fosse un bambino e non un uomo fatto e finito.
-Avanti, lo abbiamo già fatto questo balletto.-
Clint si sente come un secchio con un buco sul fondo, sente l’acqua scorrere, ma non può fare nulla. I ricordi scivolano da lui,  immagini,visi,  momenti importanti. La sua infanzia, il viso di sua madre e l’ultimo sorriso di suo padre.
-NO!- Allunga una mano alla pistola alla fondina alla coscia, cerca di aprirla, ma le dita di Loki danno uno strattone. Clint getta la testa all’indietro, guardando quel puntolino nero nel cielo carico di nubi.
-Accettami, o loro moriranno.-

 

 

L’auto cade come una pietra,  i suoi occupanti urlano rimbalzando  all’interno, Clint si irrigidisce, sfiata un - Phil! Noelle!-  disperato e  la caduta del pickup si arresta con uno scossone . Loki osserva il volto paonazzo per la mancanza d’aria dell’umano, poi il suo sguardo terrorizzato al tettuccio del pickup e sorride.
Succede in un attimo.
Phil ha la sensazione di sentirsi afferrare  per una gamba del pantalone, sgrana gli occhi sorpreso guardando la stoffa stretta attorno alla caviglia e poi alzando  lo sguardo. Incrocia gli occhi di Noelle che lo guarda attraverso la fessura fra i due sedili.
-Phil?- bisbiglia.
-Non…-
E’ una questione di pochi secondi,  Phil viene trascinato,  il finestrino vola in pezzi e l’agente cade nel vuoto. Noelle si addosso al finestrino assieme a Sif  mentre  Phil cade e Clint viene depositato a terra.
-PHIL!- urla Noelle.
Phil cade a terra, come un sacco, il dolore è diffuso, ma non mortale come si aspettava, evidentemente Loki non vuole farlo morire tanto facilmente. Alza la testa dalla sabbia, si gira e punta gli occhi verso il dio che lo sovrasta.
-Che diavolo vuoi da …-  Si blocca, Clint è accanto a Loki, gli occhi blu schermati da una patina biancastra che rende il colore dell’iride più chiaro e screziato. Phil si tira indietro, istintivamente mentre Loki sorride alla sua ritrovata bambola assassina.
-Uccidilo.-
Da qualche parte,  Clint bestemmia il dio che l’ha ingannato inducendolo a cedere per salvare gli occupanti della macchina, ma il suo corpo, obbedisce all’ordine ed estrae la pistola.

 

 

 

 

SoHo.

 

-Dov’è?-
Pepper si volta di scatto, verso Nala che, apparendo e sparendo fra la folla, l’ha accompagnata fino al vicolo dove ha lasciato Tony.
Lo spirito le rivolge uno sguardo stupefatto prima di guardarsi attorno,  fluttuando verso la bottiglia di whisky lasciata dall’uomo - Se n’è andato.-
Pepper si sente raggelare sotto i due maglioni e il cappotto che indossa. Si guarda attorno, piove  che Dio la manda e la stoffa del suo ombrello sembra doversi lacerare da un momento all’altro.
-Dov'è?-
Nala alza gli occhi  verso di lei - Non ne ho idea.  Non riesco a sentirlo, forse  è…-
Pepper copre la bocca con una mano, si gira verso lo scorcio dietro di lei e si lancia  fra i passanti  lasciando cadere l’ombrello. Nala la segue con gli occhi  farsi strada fra la folla a spintoni  - E’ proprio vero che alcuni amanti sono legati dal filo rosso del destino.- mormora divertita, sorridendo prima di svanire.
Pepper si ferma, di botto,  Tony sta camminando di fronte a lei,  una mano al muro per reggersi e l’altro braccio attorno al corpo. Lo osserva da lontano, la testa spruzzata di bianco, le spalle curve, non sembra nemmeno più il bambinone che ha amato per anni in silenzio.
Gli  si avvicina, lo trattiene per un braccio per farlo voltare verso di lei.
Tony  ha gli occhi infiammati dal troppo bere e per le lacrime che ha versato in presenza di Nala, e deve strizzarli per mettere a fuoco il viso di Pepper
-Che fai qui?- le chiede-
Pepper sospira, e gli passa le braccia sotto le sue, stringendolo a sé - Andiamo a casa prima che muori sul serio stavolta.-




 

 

New Mexico.

 

Noelle batte entrambe le mani al vetro del finestrino, Sif guarda in basso  dal finestrino spaccato dalla caduta di Phil, ma è troppo alto per saltare, anche per lei. La macchina è oltre i trenta metri d’altezza stavolta, un simile volo la ucciderebbe.
Noelle si guarda attorno, frenetica, il  cervello che  accatasta ipotesi su come uscire da lì  una dopo l’altra. Allunga un braccio fra i sedili per afferrare la valigetta rossa che in realtà è Rescue, ma  non riesce a tirarla a sé. Ringhia come un animale in gabbia, e   premendo due dita sul polso, dove qualche anno prima, proprio come Tony, ha innestato il chip di controllo dell’armatura  punta alla valigetta alzando il braccio di scatto.
L’armatura, ripiegata vibra, si solleva di qualche centimetro, Noelle  preme con più forza le dita sul polso e la valigetta scatta verso il lunotto posteriore.
-DAI CAZZO!-
Una, due, tre volte. L’armatura si abbatte sul lunotto, mentre Loki, in basso, si gode il dramma che lui stesso ha creato. Clint punta la pistola verso la testa di una delle poche persone a cui mai, per tutto l’oro del mondo, farebbe del male.
Il lunotto vola in pezzi, Noelle si nasconde dietro un sedile per ripararsi il viso, prima di infilarsi fra lo spazio  fra due sedili e atterrare sul tetto del portabagagli, si fa strada fra i borsoni e si  sporge fino alla vita per guardare l’armatura aperta che l’aspetta.
Inspira profondamente, chiude gli occhi e si lancia.

 

 

Nello stesso momento in cui Noelle casca nell’armatura che si chiude attorno a lei, gli occhi di Loki si sollevano di scatto  . Il dio preme le labbra una contro l’altra in una linea nervosa e torna a Clint che sembra non riuscire a trovare la forza di fare fuoco.   Digrigna i denti, appoggia una mano sulla spalla di Barton e lo strattona - Uccidilo.- gli sussurra all’orecchio,  mentre Phil, a terra,cerca di capire che fare.
Il rombo sopra la sua testa gli fa alzare il viso di scatto, l’armatura Rescue brilla nella luce fioca  che filtra dalle nubi e Noelle atterra accanto a lui poggiando il ginocchio destro a terra.
Loki la fissa sbalordito - Iron Man.-
-Rescue.- lo corregge Noelle.
Clint manda un gemito mentre  Noelle e  Loki sembrano studiarsi a vicenda su come attaccare in fretta e fare il doppio del danno. Il casco di Rescue si gira di scatto verso di lui mentre a terra, Phil , manda una specie di gemito di gola.
Il braccio di Barton si piega, tremando, stringe  il calcio della pistola con tanta forza da far sbiancare le nocche mentre si la punta alla testa.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo undici ***


New Mexico.

 

E’ uno sforzo incredibile quello a cui Clint Barton si sta sottoponendo.
Lo si capisce dalle nocche sbiancate quasi fossero sul punto di forare la pelle, dal modo in cui il bicipite gonfia il giaccone e dai tendini del collo tirati quasi all’estremo. La pistola nella sua mano trema, leggermente, mentre gli occhi, offuscata da quella patina lattiginosa, si spostano da Phil, il suo obbiettivo, a Rescue accanto a lui.
Socchiude le labbra una prima volta, ci rinuncia, mentre un sibilo  va vibrare l’armatura e accende i dischi che ha sul palmo delle mani , Clint inspira profondamente mentre spinge con più forza la canna della pistola contro la tempia e Noelle è pronta a scattare.
Barton digrigna i denti fino a farsi sangue in bocca e finalmente riesce ad articolare una parola -Noelle.-  bisbiglia -Aiutami.- prende forza, stringe ancora i denti e poi urla  - ABBATTILO!-
Rescue si lancia verso Loki, lo  centra in pieno stomaco con la testa e  lo trascina con sé in una rovinosa caduta. Rotolano assieme e  l’armatura sembra sfaldarsi ad ogni colpo che riceve sia da terra, sia dal dio che fa volare pugni e ginocchiate. Salta  in pezzi e  Noelle batte più volte e sfrega dolorosamente il viso contro il terreno, quando si alza ha una lunga striscia di sangue lungo  un lato del viso che le chiude anche l’occhio.

Si gira,  Loki  si è già alzato e sta camminando verso di lei.

-La tua armatura si è rotta?- le chiede.

Noelle non risponde, lo guarda socchiudendo gli occhi, strizzandoli quasi.

-Credo che tu ti sia fatta più male del previsto.-

-E io credo che tu sia più ingenuo di quello che si dice.-

Gli occhi ingialliti di Loki scattano dal viso di Noelle alla sua mano destra  ancora coperta dal guanto  dell’armatura. Questo emette un fischio mentre il disco sulla sua mano si illumina. La bordata laser che colpisce Loki è  alla massima potenza, tanto che Noelle sente la spalla scricchiolare mentre rotola  all’indietro con una capriola.

 

 

Un fulmine squarcia in due il cielo grigio e così basso da  sembrare sul punto di cadere giù, e il pickup scoppia in una palla di fuoco mentre due figure allacciate toccano terra nello stesso momento. Pezzi di carrozzeria e motore  piovono giù, Noelle si appallottola coprendosi la testa con entrambe le mani, Phil ne approfitta per scattare in avanti e avventarsi su  Barton che torreggia ancora su di lui.

Crollano a terra, assieme, Phil afferra  il polso di Clint con entrambe le mani e gli fa stendere il braccio a forza per allontanargli la pistola dalla testa.

Loki si solleva, lo sguardo fisso sulla figuretta accucciata di Noelle, la ragazza si alza poggiando le mani a terra, ma un moto di dolore le ritirare la mano che calza il guanto dell’armatura.

-Ora tu morirai.-

-FRATELLO!-

 

Loki ringhia come un animale in trappola sollevando le labbra sottile e scoprendo le gengive rosso sangue . Scatta verso Noelle,  che si tira indietro tenendosi la spalla dolorante con la mano  opposta, ma Thor è più lesto di lui.
Il rumore  delle due divinità che si scontrano è simile al suono di una montagna che viene giù a valanga, Noelle si copre le orecchie con entrambe le mani, mentre Sif  stende Clint con un calcio in faccia e aiuta Coulson a sollevarsi.
Loki si dibatte sotto il peso considerevole di Thor, cerca di toglierselo di dosso, ma il dio del Tuono è animato da una furia pari alla sua. Lo afferra per il collo con entrambe le mani e stringe  forte  affondando i pollici nella sua trachea -NON VOGLIO UCCIDERTI!-

-Dovresti!-

-Nostra madre ha dato la sua vita per salvarti!-

E’ un momento, una frazione di secondo, ma gli occhi di Thor riescono a non perdersi la scena. Lo sguardo malato di Loki viene attraversato da un guizzo di pena, le labbra grigie si contraggono in un moto di dolore.
La fine di Frigga è una ferita  aperta per lui.

-Fratello…-
-NON SONO TUO FRATELLO!-

Thor urla di rabbia e frustrazione e un tuono sembra scuotere la terra dalla fondamenta, Loki gli appoggia le mani sul petto in un ultimo disperato tentativo di toglierselo di dosso, ma viene fermato dallo scatto in avanti della testa del dio del tuono.
Il colpo, fronte contro fronte, è tremendo. Noelle  inginocchiata con una mano a tamponare la ferita sul viso, non può fare a meno di strizzare gli occhi con un -OUCH!- di partecipazione. 

 

SoHo

 

“Il pollice è caduto nel pozzo,
L'indice l'ha tirato su,
Il medio l'ha asciugato,
L'anulare ha preparato la pappa,
E il mignolo? L'ha mangiata tutta, tutta, tutta!”

 

Tonya aggrotta la fronte, confuso.

Ha la testa dolorante, ogni nervo del corpo infiammato, ma si sente bene. Sono coperte calde e profumate quello che lo avvolgono ed è odore di caffè quello che si sente nell’aria. Inspira profondamente  e socchiude gli occhi.

Lillà.  Tony  batte le ciglia spostando lo sguardo da un punto e l’altro della stanza . Il copriletto   e il cuscino  sono color lillà, la testiera invece è di un bianco panna come il paralume della abat-Jour.

C’è solo una persona  fra quelle che conosce ,che ha un simile gusto per…

Si blocca, il mento a sfiorare una spalla. Dietro  di  lui, a seguire un programma per bambini dalla tv ai piedi del letto, c’è suo figlio. Tony si gira per appoggiare le spalle al materasso e Junior si gira a guardarlo con i ridenti occhi azzurri.

-Che guardi?- gli chiede Tony.

Il bambino gli sorride -Pollice!- esclama tirando su un ditino.

-Esatto.-

Junior si infila il ditino in bocca osservando la televisione dove una ragazza vestita da fatina sta ora cantando una filastrocca sulle dita dei piedi.

-Cos’è questo?-

Junior si gira a guardarlo -Anulare.-

-Sei molto intelligente.-

-E’ l’idolo delle sue maestre.-

Tony si volta, Pepper è appoggiata al battente della porta e li sta guardando con dolcezza, potrebbe essere una mattina come le altre a casa Stark, se  non ci fossero stati quei tre anni che Tony  si porta addosso come una pietra legata al collo.

Tony distoglie lo sguardo, tornando alla televisione, fa per tirarsi a sedere, ma Junior  gli  sale sul petto con un gridolino contento.

-Ehi!-

-Tony vuole solo giocare, sta calmo!-

Tony afferra per i fianchi  il bambino che gli prende a sederate lo sterno ridendo  -Non so come si gioca con un bambino così piccolo!-   lancia a Pepper uno sguardo di aiuto, ma quella invece di togliergli loro figlio di dosso, scoppia a ridere.

-Oh andiamo Stark, lasciati andare.-

 

 

 

New Mexico.

-Ecatepec-

 

-Stai bene? No, davvero, stai bene?-
Noelle è quasi certa di stare per vomitare il pranzo di Natale del ’92 , ma tutto quello che riesce a fare è farfugliare un -Sì, cazzo…- a mezza bocca, prima di chiudere di nuovo gli occhi, o meglio, l’occhio.
La botta a terra e il seguente rotolamento le hanno causato un leggero trauma cranico e una ferita da sfregamento che va dalla tempia sinistra alla  mascella, ha l’occhio coperto un quadrato di garza e  bende che  da attorno alla fronte gira verso l’occhio coprendo la palpebra gonfia.

-Sicura?-

-Darcy.-

Darcy si sistema gli occhiali sul naso, ruota su sé stessa e si accuccia, Noelle riesce vedere la sommità della sua testolina riccioluta mentre si accovaccia su Clint legato per i polsi al radiatore .
-E tu stai bene? Sicuro di stare bene? Davvero?-
-TI AMMAZZO! AMMAZZO TE, LA TUA FAMIGLIA E ANCHE IL TUO GATTO! PADRON LOKI LIBERAMI.-
Darcy schizza in piedi come una molla, imboccando la porta chiamando a gran voce Thor e Clint sbotta a ridere incontrando lo sguardo di Noelle che lo fissa dal letto.
Ha il naso coperto da tre cerotti incrociati fra loro e le narici otturate da batuffoli di garza, un livido bluastro gli ha chiuso un occhio e ha un labbro spaccato, ma se è in vena di prendere in giro il prossimo tanto male non deve stare.
-Certo che te ne ha fatti di danni Sif con un solo calcio.- mormora Noelle osservandolo.
-Ha un piedino delicatissimo.-
Noelle stende il braccio sinistro oltre il bordo del letto e passa la punta delle dita sulla fronte di Clint che chiude gli occhi con un sorriso - Ti ricordi quel viaggetto a Lourdes che ti proposi dopo il casino di Boston?- le chiede.
Noelle sghignazza - Ordino i biglietti.-

 

New Mexico.

-Ecatepec-

 

Loki strattona le manette che gli serrano i polsi e gli bloccano le mani all’interno di una specie di rettangolo di ferro che pressa e gli impedisce di chiudere il pugno. Digrigna i denti e lancia uno sguardo ai tre che lo circondano.
Thor che lo fissa, Sif che guarda fuori la finestra e Phil che sta parlando forsennatamente al telefono per avere un elicottero quanto prima.
-Chi si è fatto male? L’agente Barton o la piccola Noelle?-
Il bel viso di Sif si contrare in una smorfia mentre appunta su di lui gli occhi neri.
-Sono davvero delicati questi midgardiani.-

-A cosa ti serviva l’aiuto dell’agente Barton?-
-Pensi davvero che ti metterò a parte dei miei piani, Lady Sif?-
Sif gli si avventa addosso, afferra la sedia su cui è legato da una serie di passaggi di catena da neve (a mali estremi, estremi rimedi) e lo sbatte per terra.
-Sif.-la richiama Thor, pacato.
-Lady Sif.-  mormora Phil.
-E’ per questo mostro che la regina ha rinunciato alla vita?-
-Sei ridicola.- le soffia Loki sul viso.
-Sif.- la voce di Thor ora ha una certa vena di autorevolezza.
-Andiamo Sif, fallo, lo so che sono secoli che non aspetti altro.-
Lo sguardo di Loki si sposta dal volto della dea ad un ricciolo scuro della sua capigliatura sfuggito dalla lunga treccia scura in cui l’ha raccolta - Da quando ho tagliato i tuoi bei capelli biondi.-

-Sif è quello che vuole, fermati.-

Sif  inspira ed espira profondamente, alzandosi dal corpo scheletrico di Loki e raddrizzandogli la sedia con un piede puntato sulla seduta - Fai schifo.- sussurra.

-Vigliacca.- le fa eco Loki puntando gli occhi a terra.

 

 

 

FINE CAPITOLO:

 

Ho creato un video tributo a Noelle e Tony, se vi va dateci uno sguardo :D

http://www.youtube.com/watch?v=X2ocfvaOvMk

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Capitolo 12
*** Capitolo dodici. ***


Tre giorni dopo…

 

SHIELD
-CELLE-

 

Di nuovo in una prigione di vetro.
Di nuovo sorvegliato, ingabbiato come un animale.
Loki alza la testa dalle braccia con cui si sta stringendo le ginocchia al petto e , oltre il vetro  spesso un palmo  che lo circonda incontra gli occhi castani di Tony che lo fissano. Non sembra sorpreso e sul volto di Stark, piano, spunta un espressione perplessa.
-Non sembri sorpreso di vedermi in vita.-
-Ti ho visto qualche mese fa.-
Gli occhi di Tony si stringono, l’espressione si fa assorta.
-Eri appeso ad un ramo per il collo.-
Sul viso di Tony riverbera la sorpresa,  Loki accenna ad un sorriso mentre l’umano batte entrambe le mani sul vetro che li separa - Sei stato tu a fomentare quella folla inferocita a Yle?-
-Sono il dio del Caos.-
-Hai  ucciso degli innocenti, per cosa? Per arrivare a me?-  Tony è quasi afono per l’ira, mentre le labbra grigie di Loki sono ancora tese a scoprire la bocca guasta - Hai fallito, sono ancora vivo.-
-Chi pensi che abbia spezzato il ramo a cui eri appeso?-
Tony si tira indietro di scatto, la testa invasa dalle immagini e dalle sensazioni di quei momenti di panico e dolore. Il nodo del cappio che preme dolorosamente contro la nuca, la mancanza d’aria, l’idea di dondolarsi per spezzare il ramo, e poi il tonfo a terra e l’aria come fuoco nei polmoni.
-Perché?-
-Perché no?-
-Sono stanco di indovinelli.-
Gli occhi ingialliti di Loki scrutano il volto acceso dall’ira di Tony - Avram Lenus.- mormora - Personaggio bizzarro non trovi?-
Tony  corruga la fronte.
-Inventore,  considerato un genio da molti e pazzo da altrettanti, non ti ricorda qualcuno?-
-Che vuoi dire?-
-La dolce e piccola Nala non ti ha mai rivelato cos’è veramente Beremenshir?-
-NON NOMINARE NALA.- Tony sferra una manata sul vetro e Loki si alza - Non dopo quello che ha dovuto subire a causa tua maledetto bastardo!-
-Una ragazzina intelligente, molto simile a suo padre, non ti ricorda qualcuno?-
Tony non sa  se il ronzio che sente nella testa sia dovuto alle telecamere che stanno riprendendo  la scena o il sangue che pompa furiosamente nelle sue vene .  
-MORIRANNO!- I pugni di Loki si abbattono furiosamente sul vetro ad altezza del viso di Tony  -Tutti e tre, Noelle, il piccolo Tony e l’altro bambino che vedo nel tuo cuore.-
-Harley.-  sussurra Tony.
- E morirà anche Pepper, la tragedia di Beremenshir si compirà di nuovo, perché tu e Avram Lenus siete la stessa persona.-

 

SHIELD
-PARCHEGGIO-

 

 

-Nala!- le sue urla si perdono nella notte e si scontrano contro il cielo carico di nubi –NALA VIENI SUBITO QUI!-
Incurante della pioggia che da qualche giorno sta sferzando New York si guarda attorno alla ricerca dello spettro che lo segue come un ombra. Volta la testa furiosamente prima di vederlo sbucare dal muro di cinta che circonda il parcheggio come un bassorilievi che si gonfia e  si stacca .
-Tony che succede?-
-Perché Loki dice che io e tuo padre siamo la stessa persona?-
I dolci occhi rosa di Nala brillano per la sorpresa.
-Che diavolo sta succedendo?-
-Tony.-
Tony ha quasi l’istinto di afferrarla per le spalle e scrollarla, peccato che sappia bene che se lo facesse si ritroverebbe a stringere aria e freddo e non carne e ossa.
-RISPONDIMI!-
Nala preme le labbra una contro l’altra prima di emettere quello che sembra un sospiro - Ricordi le nostre lezioni di geografia?- chiede - E quelle di astronomia?-
Tony si passa una mano sul viso bagnato d’acqua - Certo.-
-Ti ricordi cosa mi dicesti? Che  erano uguali a quelle del tuo mondo.-
Tony fa di sì con la testa.
-Non ti sei chiesto come mai?-
Gli occhi dell’uomo si sgranano appena -No.-
-Ti dissi che quello che capita su Beremenshir accade, con lo scarto di qualche anno anche su Midgard, ricordi? Che è un pianeta gemello a questo, rammenti?-
-Sì.-
-Hai mai sentito parlare di universi paralleli?-
Tony porta una mano alla bocca mentre si tira indietro di un passo - Oh cazzo.-
-Beremenshir e la terra sono pianeti gemelli, l’uno l’ombra dell’altro. Quello che accade in uno accade sull’altro perché sono abitati da persone collegate una all’altra.-
Tony preme così forte la mano contro la bocca da sentire dolore.
-Tu e mio padre, a quanto sembra, siete collegati, il dio del Caos il cui compito è portare scompiglio nel cuore delle persone.-
-Non è possibile.-
-Mi dispiace caro.-
-Quindi anche i miei figli moriranno?-
Nala distoglie lo sguardo.
-Tu, Lumia e Nocte.- mormora Tony - Noelle, Tony junior e… Harley.-
Nala chiude gli occhi.
-Verranno uccisi anche loro? E anche Pepper?-
-E’ molto probabile.-



SHIELD
-SPOGLIATOI-

 

 

-Stark vuoi dirmi che diavolo succede?-
-Per te sono papà.-
-E la mia chiappa destra è più grande di quella sinistra, ma non è che la chiamo per nome.-
Tony si ferma, si gira verso Noelle che lo fissa a braccia incrociate dalla porta - Hai appena detto una stronzata Junior, te ne rendi conto?-
-Era per farti girare.-
Sono passati tre giorni da quando l’ha tolta dalle mani di Thor e l’ha  portata a braccia in infermeria, ma non riesce ancora a guardarle il viso, o meglio, le bende che lo ricoprono. I suoi occhi si fermano sul suo mento, a quella piccola fossetta uguale a quella  che aveva Teresa.
-Sta per accadere un disastro.-
Tony si sfila la maglia zuppa d’acqua e la butta  per terra e Noelle socchiude  gli occhi.
Ha la schiena  cosparsa di cicatrici.
-Come…-
Tony afferra la maglia che Clint gli ha lasciato e  se  la tira giù ai fianchi -…Come ti sei fatto tutte quelle ferite?-
-In Afganistan.-
-No, non è vero.-
Tony  morde il labbro inferiore.
-Ti ho già visto senza maglia.-
-Sono stato…- la voce di Tony muore al ricordo di quei momenti -…Bastonato.-

 

Tony è bocconi sul pavimento lordo del suo stesso sangue, le bambine urlando e Nala piange in silenzio. Ha male ovunque, ogni osso del corpo e ha la terribile sensazione di non sentire più le gambe. Alza gli occhi verso Nala trattenuta da tre uomini, vorrebbe parlarle, scusarsi per essere così fottutamente debole senza l’armatura, ma invece che parole, gli esce dalla bocca uno schizzo di sangue.
Qualcuno gli solleva la testa, gli fanno passare attorno al collo una catena e stringono il nodo contro la nuca, la sensazione è orribile, Tony cerca di infilare le dita ma viene trascinato via, mentre Allia sembra fissarlo con gli occhi resi opachi dalla morte.
-Tony.- bisbiglia Nala.
-Sii forte.-

 

Tony sussulta al tocco  di Noelle sul viso. Si tira indietro di scatto, come spaventato e la ragazza lo fissa sorpresa mantenendo la mano a mezz’aria - Ti eri perso.-
Tony espira bruscamente dalle narici osservando il viso della figlia - Non posso.- mormora.
-Cosa?- gli chiede Noelle.
-Non posso veder morire anche te e tuo fratello. Non lo sopporterei.-
-Perché dovresti guardarci morire?-
Tony  sembra volerla abbracciare, per un momento, Noelle ha la netta sensazione che stia per farlo, ma la tensione nelle braccia si allenta e  abbassa gli occhi.
-Perché non lo fai?-
-Cosa?-
-Mi vuoi abbracciare, perché non lo fai?-
Tony la fissa sorpreso.


-Ci credi che non ho più idea di come si faccia?-

 

Beremenshir
-PROMONTORIO-

 

-L’ha scoperto quindi.-
-E’ stato Loki a rivelarglielo padre.-
-E non l’ha presa bene.-
Nala scrolla il capo mentre gli occhi stranamente castano scuro di Avram Lenus si soffermano ad osservare la vista di Yle dall’alto - Cosa possiamo fare?-
-Nulla Noelle.-

 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo tredici ***


Stark Tower
-Laboratorio-

 

 

Tony solleva la testa dalle braccia ripiegate e battendo le palpebre mette a fuoco la tazza di caffè fumante, il cornetto  e Bruce oltre di loro, appoggiato al piano da lavoro con entrambe le mani. Questo sì che è iniziare bene la giornata.
Si raddrizza stropicciandosi gli occhi con il dorso di una mano  -Grazie.-
-Prego.-
Il sapore della cioccolata in bocca è rassicurante, gli ricorda sua madre e le loro rare colazioni assieme, il caffè è un toccasana, si pulisce la bocca e sorride. E’ senza dubbio questo uno dei motivi perché il dottor Bruce Banner, a costo di sembrare un finocchio, è la sua persona preferita. Perché a volte, sembra conoscerlo più di Pepper.
- Sbaglio o  quello su cui ti sei addormentato è uno stivale del MRK 43?-
Tenendo il cornetto in bocca Tony abbassa la testa verso lo stivale che ha usato come cuscino e che gli ha lasciato diversi segni rossi e baffi di grasso sulla guancia. Lo osserva, guarda Bruce e il dottore annuisce senza pretendere una risposta a parole.
-Iron man sta …-
La porta dietro di loro si apre e Noelle entra barcollando.
Scarmigliata, con un paio di calzoncini e una maglia da calcio, si guarda attorno senza vedere realmente ne Bruce ne  Tony . Si avvicina al tavolino dove Tony è seduto, si ferma accanto a Bruce  che le rivolge uno sguardo divertito - Giorno.-
-Nh.-
-Vuoi la colazione?-
-Nh.-
Tony ridacchia -Fa sempre così?-
Bruce annuisce - Comincerà a capire qualcosa fra una ventina di minuti.-

 

Presbyterian Hospital

 

 

Harley appoggia le mani sul davanzale della finestra, solleva una gamba, poi l’altra, cerca di issarsi per scavalcare, ma una fitta al costato lo fa  cadere di botto sulle ginocchia. I medici lo hanno informato questa mattina che i suoi polmoni sono, finalmente, in via di guarigione, che molto presto potrà lasciare l’ospedale e se , da una parte, era la notizia che voleva, dall’altra si è ritrovato a fare i conti in tasca in preda al panico.
Uno che non può permettersi un paio di scarpe nuove, di certo, non può pagare il conto di un ospedale.
Prende una sedia, ci sale sopra , fa passare la testa e le spalle  e guarda oltre il davanzale esterno della finestra,  il salto che lo aspetta è di circa un metro e mezzo e non c’è nulla per attutirgli la botta a terra.  Piega un ginocchio, cerca di  mettersi a carponi, ma la porta dietro di lui si spalanca di botto e qualcuno lo afferra per la vita.
-No!No! Lasciatemi.-
Tony se lo rigira fra le braccia e lo tiene sollevato di fronte a sé reggendolo sotto le ascelle, Harley lo fissa sbalordito -Tony?-
-Che diavolo stavi cercando di fare?-
-Volevo andarmene.-
-E perché?-
-Non ho i soldi per pagare il conto.-
Tony alza gli occhi al soffitto e se lo butta su una spalla con uno sbuffo - Sei un idiota, ragazzino. Le tue cure sono pagate, non ti ricordi?-
Harley cerca di dibattersi, ma la presa di Tony è ferrea,  si ritrova sdraiato sul letto  senza poter far nulla - Da chi? Dalla tua fidanzata? Ora che ti ha ritrovato sai che le importa. Si è proposta solo perché ti aveva riconosciuto.-
-Da me.- Tony gli togli il cappotto e prende a slacciargli i lacci delle scarpe.
Harley sposta lo sguardo verso la finestra aperta - Ora che hai di nuovo i tuoi figli…-
Tony lascia cadere le scarpe che ha tolto  al bambino e si siede sul bordo del letto. Apre la giacca e tira fuori un fascio di fogli, li osserva per un momento e poi li gira verso Harley che li fissa  senza capire prima di allungare entrambe le mani.

- MODULO DOMANDA ADOZIONE NAZIONALE.- gli occhi di Harley si spalancano, le labbra si schiudono in un “O” sorpresa -Vuoi adottarmi?-

-Ho già  ottenuto il tuo affidamento temporaneo, se ti chiedi come ho fatto così in fretta, ricordati che non sarò Angelina Jolie, ma ho salvato il Middletown portandomi in spalla una testata nucleare.- I fogli fra le mani di Harley trema  leggermente - Se l’idea ti piace,  se vuoi che diventi tuo padre...-
-Devo firmare qualcosa?-

 

 

Stark Tower
-Lavanderia-

 

-E’ possibile che tu abbia una laurea al MIT e non sia capace di fare il bucato?-
Noelle stira fra le mani l’abitino, ora adatto ad una neonata,  che ha appena tirato fuori dal cestello del bucato . Eppure stavolta era convinta di aver fatto tutto giusto.
-Voi donne non dovreste averlo nel DNA?-
Noelle alza gli occhi verso Clint che la guarda schifato da dietro la medicazione che gli avvolte il naso e gli prende buona parte della fronte - Sì, assieme  al desiderio di sfornare bambini  e di essere ammanettata al forno.-  butta il vestitino che regalerà a Saribi che è arrivata a quota due bambini e sembra del tutto intenzionata a mettere su la squadra di calcetto Hogan  e si allunga a prendere le mutande più grandi e sformate che Clint ha mai visto.
-Dimmi che sono di Bruce.-
Noelle le guarda, poi guarda Clint.
-Ti sembra che Bruce possa indossare delle mutande a fiorellini?-
-Per un secondo l’ho sperato.-
Noelle stira fra le mani il tessuto dello slip, lei non ci vede nulla di strano, ma non può fare a mano di ricordare che, beh, non ha poi tutta questa esperienza nel campo della biancheria, soprattutto quella che piace agli uomini. Per lei, mutandine e i reggiseni devono essere prima comodi e poi belli -Clint.-
-Uhn?-
-TU…Ecco, sì, tu…- Clint alza un sopracciglio, non ha idea di che cosa Noelle voglia dirgli, ma se ha le parole incastrate in gola, lo aspetta una grassa risata. Ne è certo. -…Hai avuto parecchie donne prima di Barbara?-
Clint si liscia il mento, pensoso. Per un momento Noelle ha paura che le tiri fuori qualche agendina nera del peccato, ma invece si limita ad un diplomatico - Beh, ero solo, brutto non sono…-
-Quindi…- Noelle continua ad alternare lo sguardo fra  l’uomo seduto sull’asciugatrice agli slip a vita ascellare che tiene fra le mani - …Questi secondo te, non…-
-Non faranno rompere il digiuno a Banner?- le fa eco Clint - No, non credo.-
Noelle  tira indietro la mano sinistra, Clint abbassa la testa per evitare le mutande volanti e Bruce chiude gli occhi con un sussulto sorpreso. Se le toglie dalla faccia mentre Noelle si copre il viso ancora bendato con entrambe le mani e Clint minaccia di strozzarsi con la sua stessa saliva per quanto sta ridendo. Banner guarda gli slip circospetto  girandosele fra le dita.
-Sono di Happy!?-
-FANCULO A TUTTI E DUE, SONO LE MIE!-

 

SHIELD.
-Area Relax-

 

-Perché hai gli slip di Noelle fra le mani?-
-Coulson come diavolo fai a sapere che sono di Noelle?-
-Pantaloni a vita bassa e biancheria no.-
Gli occhi blu di Clint hanno un guizzo divertito mentre si infila quello slip fottutamente slabbrato in tasca ancora indeciso su cosa farci e scende con un saltello dal tavolino su cui era appollaiato. Phil si avvicina alla macchinetta, sceglie la cialda dal cestino in cui sono raccolte  mentre Clint si affretta a imboccare la porta.
In questi tre anni  hanno fatto di tutto per non stare da soli per più di dieci minuti.
-Aspetta.-
Clint si ferma .
-Come hai fatto?-
Si guardano entrambi da sopra una spalla.
- A fare cosa?- gli chiede Clint accennando un sorrisetto dei suoi, quelli scanzonati di chi non ha nessun problema al mondo.
-A resistere alla malia di Loki.- Phil si volta completamente verso di lui.
Clint sembra sorpreso dalla domanda, si gira , mantenendosi però di tre quarti rispetto  al superiore  - Non potrei mai farti del male.-

 

In corridoio la dottoressa Sharon Carter viene afferrata malamente e tirata  nello sgabuzzino delle scope da una Darcy Lewis in sovreccitazione. La dottoressa nuota con le braccia per cercare di mantenere l’equilibrio,  ma casca lo stesso all’indietro, finendo a sedere su un secchio umido di detersivo.
-Darcy, ma che diavolo?-
-SSSSSH!- Darcy preme l’indice della mancina contro le labbra dardeggiando con lo sguardo da Sharon che cerca di sfilarsi il secchio dal sedere alla porta. Sharon le si avvicina, tende l’orecchio, la voce di Barton  le fa sollevare di scatto entrambe le sopracciglia.
-No…-
-Sì, il mio OTP si sta riformando!-
Le due donne si affacciando oltre il battente della porta, dalla loro posizione possono vedere solo Clint,  di profilo. Non riescono a capire la sua espressione, per colpa della gabbietta al naso e dei cerotti, ma a giudicare dalla piega morbida delle labbra, sembra sorridere.
-Oh andiamo, un bel baciotto.- bisbiglia  Darcy.
-Come diavolo fa a sapere…-
-…Oh andiamo, non sono stupida, quando due  non aspettano che saltarsi addosso lo capisco.-  Darcy alza gli occhi,  Sharon appoggiata alla sua schiena  li abbassa - Per esempio, tu e il Capitano avete consumato?-

 

…Dieci minuti dopo.


SHIELD.
-Area Relax-

 

-STEVE!-
-CAPITANO!-
Gli occhi chiari di Steve scattano da Darcy a Sharon, entrambe furiose con lui per chissà quale ragione. Si passa una mano sulla nuca e cerca una risposta o anche semplicemente un aiuto  nell’Agente Coulson impegnato a sistemare il nodo alla cravatta anche se è perfetto come al solito.
-Mi dite che ho fatto?-
-SEI UN ROVINA OTP!- strepita Darcy.
-Sono un che?-
-PORCA MISERIA.-
-Agente Coulson mi spiega lei?-
Coulson sospira e  se ne va senza rispondere, cosa ben strana per lui. Steve si becca un calcione a testa  sulle caviglie dalle due ragazze e  viene mollato anche da loro. Sbuffa guardando verso la porta della sala relax.
-Io volevo solo una merendina.-

 

FINE CAPITOLO.

Okay, il capitolo è abbastanza demente, ma visto che stiamo nella zona calda della storia, qualche risata ve la voglio donare. SONO DI CORSA, ma di tengo a RINGRAZIARE di cuore chi ha recensito lo scorso capitolo: GRAZIE MILLE.

 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo quattordici ***


"Dove sono gli uomini? Si è un po' soli nel deserto..."
"Si è soli anche con gli uomini"
Antoine de Saint-Exupéry “Il piccolo principe”

 

 

SHIELD
-Celle.

 

Lo scatto del vassoio portavivande lo sorprende e lo fa trasalire. Loki alza la testa dalle braccia ripiegate e poggia uno sguardo stranito sulla pila di libri sul vassoio in vetro e poi sulla donna oltre di loro, Sif, che lo osserva con una mano premuta sulla parete spessa un palmo che li divide.
-Libri?- le chiede.
-Pensavo che ti avrebbero fatto piacere.-
Loki scioglie la presa delle braccia attorno alle gambe ripiegate contro il petto e come un animale gattona verso il vassoio. Afferra un libro, il primo della pila,  strofina il naso contro la copertina in pelle, lo apre e lo scorre con gli occhi - Il piccolo Principe?-  mormora alzando gli occhi ingialliti verso la dea che lo fissa apparentemente impassibile.
-Un tempo lo eri.-
Il volto di Loki si accartoccia, un urlo selvaggio gli fa vibrare la gola mentre scatta in avanti e i pugni colpiscono il vetro all’altezza del volto di Sif che non arretra di un passo - IO SONO UN RE!-
Si fissano, il volto di Sif sembra inciso nel marmo mentre quello  di Loki sembra corteccia pronta a cadere a pezzi - Lo eri per me, Loki.-

 

Le braccia le fanno le male, le spalle  sono pesanti come piombo, ma Sif è testarda e non ci sta ad interrompere l’allenamento prima del tramonto. Sa benissimo che Thor, vegliato dai suoi numerosi insegnanti, sta compiendo passi da giganti nell’arte della spada e che lo stesso vale per quei ragazzi che giorno dopo giorno la prendono in giro. Cerca quindi di sollevare ancora le spada, di abbattere la lama  sul fantoccio di legno e paglia che suo fratello Heimdall  ha preparato per lei per aiutarla negli allenamenti,  ma perde la presa  e il clangore del ferro contro il marmo rimbomba nel silenzio del portico.
-Maledizione.- si lamenta cadendo sulle ginocchia, le mani che bruciano e che tremano leggermente. Le sfrega una contro l’altra , ci alita contro per cercare di riattivare la circolazione.  Ci sono ferite aperte, calli infiammati, questa sera non riuscirà nemmeno a portare il cucchiaio alla bocca n’è sicura.
-Sei una bambina.-
Gli occhi scuri di Sif scattano verso l’alto, verso Loki che la osserva con un libro sotto il braccio.
E’ pallido,  esile, così diverso dal fratello maggiore che sembra il ritratto della salute. Sif si sente sembra a disagio quando è nelle sue vicinanze, quel volto di bambino sempre così corrucciato la fa sentire così fuori luogo.
Una stupidina.
La piccola cerca di sollevarsi e di inchinarsi in segno di rispetto al principe, ma è dura muoversi con le braccia e le spalle ridotte ad un unico grumo di dolore.
-Sei una bambina, non dovresti puntare sulla potenza.-
Sif corruga la fronte, senza capire - E su cosa dovrei puntare mio principe?-
Loki si batte due dita su una tempia - Sul cervello.-

 

 

Loki stende le braccia, si allontana dal muro, da Sif che lo guarda rattristata.  Si volta e barcollando torna ad accucciarsi sul pavimento come un animale ferito.
-Loki.- lo richiama la dea -Loki!- batte entrambe le palme della mani sul vetro, Loki alza per un momento gli occhi verso di lei. Li divide un muro di vetro, ma ha la sensazione di stare guardandola dal fondo di un pozzo.
-Vattene.- bisbiglia abbassando di nuovo lo sguardo.
-Cosa te ne farai del tuo stramaledetto orgoglio da morto?-
Loki torna a circondarsi le gambe con le braccia e ci appoggia sopra la fronte - Niente mi può salvare mia signora.- mormora - Ne tu, ne il mio caro fratello…Nessuno. E ora vattene.-

 

SHIELD
-Poligono-

-Nervoso?-
-Cosa te lo fa pensare?-
Lo sguardo di Natasha Romanof si sposta dalle spalle tese di Clint alle sagome di carta  crivellate che ingombrano il pavimento - Nulla di particolare.- 
 Clint incocca la freccia, poi ci ripensa e abbassa l’arco infilandola di nuovo nella faretra. Si volta e la smorfia sul viso di Natasha gli fa salire i nervi in automatico.
-COSA?-
-Nulla.-
In realtà non è propriamente una smorfia quella sul viso di Natasha, è più che altro una piccolissima ruga di espressione ad un angolo delle labbra, una variazione dell’abituale maschera di serietà che indossa e che solo Clint riesce a cogliere.
-Sai Lambert della sorveglianza?-
Clint corruga la fronte - Il ciccione con le action figure di Sailor Moon sulla scrivania?-
Natasha agita la mano destra davanti al viso, non ha la minima idea di come si chiamino le bamboline che quel tizio tratta come se fossero le sue fidanzate... L’è bastato sorprenderlo un paio di volte mentre sbirciava sotto le loro gonnelline per mettere da parte qualsiasi forma di curiosità.
-E allora?-
-Mi ha mostrato una ripresa della sala relax.-  Clint sbianca e Natasha ghigna - …E’ davvero interessante, la vuoi vedere?- tira fuori dalla tasca una pennetta USB che  fa saltare nel palmo della mano. Clint tenta immediatamente di prenderla, ma Natasha, con una mossa fluida la infila nella scollatura della tuta, fra quei seni abbondanti che sono  la croce di tutti i maschietti della base.
-Pensi davvero che ho paura a ficcare una mano lì dentro?-
-Pensi davvero che non ti staccherò quella mano  se provi a farlo?-
Si fissano per un lungo momento, prima che Clint capitoli e incroci le braccia al petto - Quando vuoi per il tuo silenzio?-
-Chi ti dice che voglio qualcosa?- Natasha raccoglie le mani dietro la schiena e sposta il viso con un cenno quasi stizzito.
-Oh andiamo Romanof lo so bene che sei tu , grazie al tuo amichetto nerd, ad avere spacciato per la base quella magnifica foto di Fury impegnato a strapparsi un pelo bianco dal naso .-
Le labbra di Natasha tremano leggermente.
-E quel magnifico fotogramma di Stark che si fa un intera riunione con un pezzo di lattuga fra i denti?-  Quella foto è ancora appesa in mensa, si vocifera che sia stato Coulson ad appenderla lì.
-Figurati  quanto ti stanno prudendo ora le manine ad avere su pennetta  io che sbatto a muro Phil e gli ficco la lingua in gola.-
-Non ti ricordavo così passionale.- Natasha gli lancia uno sguardo da sotto in su.
-Solo perché quando io e te facevamo sesso ero sempre con almeno tre ossa del corpo rotte o il venti percento del corpo abraso.-
-Non è una giustificazione.-
Clint solleva gli occhi al soffitto - Tasha.-
-Non voglio nulla Clint.-
Clint torna a guardarla abbassando gli occhi da lei alla pennetta USB che gli infila nella mano sinistra - Voglio solo che tu guardi la registrazione.-
Clint chiude il pugno stringendo anche le dita di Natasha - Perché?-
-Guarda e capirai.-

 

STARK TOWER
-Laboratorio-

 

I propulsori nelle mani sfarfallano, quelli negli stivali si spengono di botto e Noelle manda un urlo mentre cade come una pietra sul tavolino ingombro per poi rotolare a terra.
Una risata trattenuta si fa sentire, Noelle alza la testa e Bruce cerca di dissimulare tossendo contro il pugno chiuso - Fatta male?- le chiede fissando il circolo di armature alla sua destra e non il fagotto rantolante alla sua sinistra che rotola carponi e con una mano si sfila il casco dalla testa.
-No, assolutamente.- Noelle passa il dorso della mano sotto al naso per raccogliere il rivolo di sangue che sente colarle dalla narice destra e si siede sulle gambe ripiegate - I propulsori non funzionano come dovrebbero.-
-Come mai?-
Noelle sfila il guanto destro e se lo rigira fra le mani con un broncio pensoso - Ho aumentato troppo la potenza  e sono andati in corto.- lo stringe e lo agita come se volesse strangolarlo mentre Bruce le si accuccia di fronte e sfila un fazzoletto dalla tasca.
Noelle si tira indietro di scatto a sentirsi pulire il naso , il visetto le si corruga nonostante le bende che ancora la avvolgono e l’espressione le si fa esasperata - Bruce smettila di essere così sfacciatamente adorabile.-
Si alza  e a saltelli toglie gli stivali dell’armatura, Bruce infila in tasca il fazzoletto appallottolato e le osserva le bende fra i riccioli scuri.
-Le ferite…-
Noelle lo guarda da sopra una spalla.
-Ti fanno male?-
-Pizzicano più che altro.- Ha una voglia maledetta di grattarsi,  passa la mano sulle bende mentre Bruce si alza  poggiando le mani sulle ginocchia.
-Mi sono spaventato.-
Noelle drizza la testa di scatto.
-Quando ti ho vista fra le braccia di Tony , priva di conoscenza e con le bende sporche di sangue.-
Noelle torna a guardarlo da sopra una spalla.
-Scusa…- Bruce si toglie gli occhiali e pulisce le lenti con un lembo della camicia -…A volte dovrei stare solo che zitto.-
- Sì, infatti.- concorda Noelle  poggiando stivali e guanti sul bancone  su cui è caduta -Non è facile per me starti lontano come vuoi, figurati se mi dici queste cose...-

 

SHIELD

 

L’hacker Peter Lambert,  lascia andare la maniglia del suo ufficio facendo schioccare la serratura.
Un uomo con una scarmigliata zazzera sale e pepe è seduto alla sua scrivania e sta osservando, alternando l’attenzione fra i tre schermi con cui di solito lui passa a rassegna i vari piani dello SHIELD, l’agente Barton nella sua camera, intento a guardare qualcosa sul suo pc portatile, Noelle  Moore che, nel suo laboratorio, scaraventa contro un muro uno stivale d’armatura e l’incontro fra Loki e Sif di qualche ora prima.
Accanto all’uomo brizzolato, due donne. Una mora, piccolina di statura e paffutella e l’altra bionda e decisamente familiare che parlottano a bassa voce.
-Agente Carter?-
-Oh Lambert.- esclama Sharon voltandosi assieme a Tony e Darcy.
-Che ci fate qui?-
-Niente di che.- Sharon sorride mentre Darcy batte una mano sulla spalla di Tony - Stiamo aggiornando il nostro amico sui ultimi gossip della base.-


 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Capitolo quindici ***


 

 

SoHo

-Phil Coulson un giorno ti faranno santo.-
Phil annuisce distrattamente mentre Pepper apre il sacchetto che le ha allungato e tira fuori la classica confezione da cibo cinese da asporto. Il profumo del pollo in agrodolce è paradisiaco,a Pepper ricorda il periodo della gravidanza e le scorpacciate sul lettone assieme a Phil e Noelle. Inspira profondamente chiudendo gli occhi  mentre Coulson dopo aver tolto la giacca e allentato il nodo della cravatta va ad affacciarsi sulla cameretta di Tony Junior. Il piccolo spunta dalle coperte solo per un ciuffo di capelli castani e l’Agente sorride  appena prima di richiudere la porta.
-Hai passato una bella giornata?-
Pepper fa una smorfia mentre rovescia nella padella il cibo da scaldare aiutandosi con un cucchiaio - Nulla di speciale, tu?- lo guarda da sopra una spalla e per un secondo,  ha la sensazione che stia sorridendo come da tre anni non lo vede fare.
-No, niente di che.-
-Philip Coulson.- Phil si blocca mentre Pepper  lo aggira per piazzarglisi di fronte e torreggiare su di lui con i diversi centimetri di altezza che li separa - Sei felice e non vuoi dirmelo.-
-Ti sbagli.-
-Stavi sorridendo prima.-
-Devi aver visto male.-
Pepper lo rincorre fino a davanti alla porta del bagno - Tanto non ti mollo finchè non me lo dici.- Phil esce qualche minuto dopo in abiti da casa, un paio di pantaloni di tuta grigi e una vecchia maglietta verde, sformata e sbiadita -Oh andiamo.-
- Ti ho detto che non mi è successo nulla.-
Pepper  porta le mani ai fianchi, i gomiti infuori come un anfora - Scommetta che c’entra un bell’arciere dagli occhi blu.-  dalla cucina si sentono arrivare dei colpi di tosse soffocati - Che ha fatto? Ti ha baciato?- altri colpi di tosse - E perché sei qui e non con lui?-
Phil spunta con la testa dall’arco in muratura che da’ sulla cucina - Perché il Capitano voleva una merendina.-

 

SHIELD
-Alloggi-

 

Intanto, nel suo alloggio, Clint  segue corrucciato la registrazione che Natasha gli ha passato, ma non riesce a capire cosa ci sia di così particolare.
E’ semplicemente lui che afferra Phil per la giacca, lo sbatte contro il muro e gli profana la bocca come non faceva da tre anni.
Che diavolo c’è di strano?
Sposta il puntatore del mouse sul tasto rewind e si china di lato per affondare il viso nel palmo della mano.
-Non…- Non finisce la frase .
Vede Phil accennare un sorriso, un sorrisetto a mezza bocca prima  che lui lo assalti, corruga la fronte e si avvicina allo schermo, abbastanza assorto da trasalire al bippare del cellulare.
Sblocca la tastiera alternando lo sguardo dallo schermo del pc allo schermo del cellulare e solleva entrambe le sopracciglia a leggere il testo dell’sms che Natastha gli ha mandato:


“Rassegnati Barton, ti sei innamorato, ti basta vederlo sorridere per  perdere la testa.”

Clint si strofina la fronte con una mano - No, certo che no.- bofonchia - Mi manca solo scoparci.-

Raccontarsi bugie è quello che gli esseri umani sanno far meglio.

 

-Sono uno stramaledetto coglione!-


Non sempre però ci credono.

 

STARK TOWER
-Alloggi-

 

 

Bruce siede sul bordo del letto, la glock 17 in una mano e  ai piedi una bottiglia di whisky vuota.
E’ il rito della settimana questo, la  bugia  che il dottore ama raccontarsi dopo aver bevuto più  del lecito e passato a rassegna tutti i suoi peccati.
Tira a sé il carrello della pistola,  inserisce il caricatore e  tira la leva di armamento. Lo scatto del carrello che torno al suo posto gli strappa un sorriso. Il colpo è in canna.
Bruce sa perfettamente che tutto questo è un inutile  perdita di tempo, che è un ostaggio nel suo stesso corpo e che non  gli basterà premere il grilletto per liberarsi, ma gli piace farlo. Lo fa sentire bene, come niente ormai riesce più a fare.
Raccoglie la bottiglia da terra, lascia cadere le ultime gocce di whisky sulla lingua e poi la  butta sul letto. Non è mai stato un forte bevitore, ma va bene così.
Adora la sensazione di avere la testa imbottita di ovatta e non pensieri dolorosi.
Osserva la glock alla poca luce che filtra dalla finestra, ha già provato in passato a farsi fuori facendole un bel pompino,  appoggia la volata contro il mento, chiude gli occhi, poi la solleva per appoggiarsela alla tempia.
Non serve a niente, è come cercare di spostare una montagna con le mani.
Non morirà, nemmeno se preme quel grilletto che sente formicolare sotto al polpastrello.
-Perché non posso morire?-
La porta della camera si spalanca di botto,e la luce del corridoio è come una mazzata in fronte. Bruce strizza gli occhi voltando la testa mentre Tony  lo afferra per il polso e lo costringe con uno strattone  a mollare la presa alla pistola.
-Che diavolo stavi cercando di fare Banner?-
Bruce non risponde e Tony è talmente spaventato che non riesce nemmeno a gridare.
-Bruce!-
Noelle apre la porta della sua camera da letto e si guarda attorno insonnolita. La sveglia sul comodino batte le tre del mattino, per quale motivo quell’idiota di suo padre sta facendo tanto baccano?
Tony  afferra Bruce per le spalle e lo scrolla con forza. Trema  violentemente e Bruce alza su di lui uno sguardo perplesso. E’ spaventato? Lui?  L’incosciente che si è  lanciato  in un varco spaziale con una bomba atomica sulle spalle?
-Perché tremi?-
Tony sgrana gli occhi -Bruce, perdio, ti ho visto nei monitor puntarti una pistola in testa secondo te perché tremo?-
-Non posso morire lo sai, non così facilmente.-
-E allora perché lo fai?- Tony è convinto  di avere il cuore sul punto di spappolarsi contro il Reattore Arc per quanto lo sente battere velocemente. Inspira ed espira profondamente , le dita che fremono sulle spalle curve di Bruce.
-Perché mi fa stare meglio.-
In corridoio, Noelle, chiude gli occhi e volta la testa.
Le ferite che ha sul viso non sono niente rispetto a questo. Lo sapeva di non contare un cazzo per Bruce Banner, ma fa male avere la certezza della sua stessa voce.
-Questo ti fa stare meglio?-  Tony raccoglie la pistola da terra e la sventola sotto il naso di Bruce - QUESTO?-
Bruce annuisce e Tony gli molla un pugno con la mano libera.
-Fanculo Bruce! FANCULO|-
Noelle gira la testa verso la porta, Tony ha la voce rotta. Sembra sul punto di piangere.
Bruce preme le mani ai lati del naso per cercare di fermare l’emorragia  mentre Tony smonta la pistola   lanciando ogni  pezzo contro il muro - E’ così allora? Nessuno di noi vale abbastanza per te da farti rimanere attaccato alla vita?-
Noelle sente il cuore contrarsi tanto  da far male.
-Tony…-
-E’ questa la tua vera maledizione Bruce, non renderti conto  dell’affetto di chi ti sta attorno.- L’ultimo pezzo della glock che Tony si ritrova in mano è il caricatore, lo lancia contro il muro e imbocca la porta bestemmiando. Fa  un solo passo oltre la soia  che   si volta verso Noelle che lo fissa con gli occhi ingranditi dalle lacrime che sta cercando di trattenere.
Non servono  parole, a nessuno dei due,  per capire quanto il dottore abbia fatto del male ad entrambi. Tony   prosegue  dopo un breve sospiro mentre Noelle si strofina gli occhi con il dorso della mano e fa per tornarsene verso la sua camera.
-Noelle?-
Noelle si ferma, strizza le palpebre e quando riapre gli occhi , macchie bianche baluginano nel suo campo visivo, si volta e Bruce abbassa lo sguardo  colpevole.
- Ha ragione lui… E’ questa la tua maledizione Banner.-

 

Non riuscire a vedere nessun’altro all’infuori di Hulk.

 

 

SHIELD
-Uffici della sorveglianza-

 

Allan Connors, ventisette anni, agente dello SHIELD da meno di due, strofina gli occhi con il dorso della mano e sbadigliando sposta il corpo  da una natica all’altra. Sono ore che sta fermo davanti a quel monitor,  che fissa Loki  raggomitolato su sé stesso ed è convinto di stare avendo delle allucinazioni da sonno.
Da qualche minuto , ad esempio, è convinto che gli oggetti sulla sua scrivania cambino posto da soli. Ora la gomma da cancellare è lì, ora il cellulare è di là e poi è convinto che Loki sappia che lui lo sta guardando.
Quando il dio ha alzato la testa e ha guardato dritto in camera, ha avuto la sensazione che stesse fissando proprio lui con quel sorrisetto e quegli occhi da pazzo.
-Ho bisogno di un caffè.- decide.
Appoggia le mani sulla scrivania, tira indietro la seggiola facendola scivolare sulle rotelle e si blocca a sentirsi abbrancare la testa da braccia sottili, ma allo stesso tempo, forti come l’acciaio. Allan  apre la bocca per gridare, ma non riesce a far passare l’aria, allunga le mani verso la tastiera del pc, ma è troppo lontano. Alza gli occhi e il viso bello come un quadro di una ragazza   si sporge verso di lui - Mi dispiace mio caro, ma devi morire…-
Lo scatto che la testa di Allan compie è secco, il rumore delle ossa che si spezzano è terribile, il corpo del giovane agente cade a terra senza un lamento mentre la donna, ancheggiando, si avvicina al computer.
Abbassa un po’ il capo e sorride, amabile, alla vista di Loki.
-Finalmente ti ho trovato.-

 

SHIELD

Sif  è al fianco di Thor, come sempre. Ha il fiato corto, la testa che fa male per il sonno  bruscamente interrotto e darebbe qualsiasi cosa perché le sirene d’allarme smettessero di rimbombare . Digrigna i denti mentre Thor rinsalda la presa sul martello, Loki è di fronte a loro, dall’altro capo del corridoio e li guarda sorridente mentre riabbottona la casacca .
-Mi dispiace andarmene così presto, ma sono desiderato.-
Thor si avvicina di un passo e da un angolo del corridoio, alle spalle del dio degli Inganni,  spunta una donna. Capelli  neri , viso spigoloso, ma bello da non credere e occhi azzurri. Indossa un elmo cornuto simile a quello di Loki e un body aderente che lascia intuire le forme e lascia scoperte le gambe snelle.
-Sigyn.- sussurra Thor .
Loki sorride alla donna che lo affianca e gli cinge il braccio sinistro con aria adorante, le accarezza il viso con un dito e Sif, distoglie lo sguardo senza conoscerne la ragione - Prendi la ragazza, per favore mia cara.-
-La ragazza.-
-La ragazza?- fa eco Sif mentre Thor si gira verso di lei.
Sigyn annuisce, sorridente, voltandosi poi verso Sif che si tira indietro di un passo.
-Che diavolo vuoi da me?-

 

 

FINE CAPITOLO

Sempre più consapevole di essere una criminale  a finire così i capitoli, faccio una piccola premessa. Quella che vedrete d’ora in avanti è una MIA versione di Sigyn,  un po’ come ho fatto con Sharon per capirci. Quindi,a voi cultori del fumetto, chiedo venia xD

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Capitolo 16
*** Capitolo sedici ***


 

 

 

 

 

SHIELD


 

La stanza dei bottoni dello SHIELD è in fermento. 
Fury ha dato ordine di alzare le paratie, di appostarsi  per abbattere sia Loki che la donna giunto in suo soccorso e di setacciare la base alla ricerca di altri intrusi. Animato da una feroce volontà di vincere il  Direttore osserva sul monitor di fronte a lui l’espressione sbalordita del dio degli Inganni mentre una parete di ferro spessa un palmo spunta dal pavimento  bloccandogli la ritirata e un’altra la fuga, sorride mentre accanto a lui, Hill e Coulson si scambiano uno sguardo - Ora come la metti Loki.-
 

 

 

- Sono bravi a costruire fortezze e trappole i midgardiani.- Loki alza lo sguardo al soffitto inclinando indietro il capo. Una serie di passerelle, ottime per attacchi a distanza, si incrociano sulla sua testa  e  il corridoio è sbarrato da almeno due paratie in ferro . Sospira abbassando gli occhi mentre Thor ancora osserva ancora il muro comparso  dietro di lui e che l’ha separato da Sygin e da Sif -Non l’avrei mai detto.- bisbiglia e il dio del Tuono si volta di nuovo verso di lui.
-Arrenditi fratello, richiama Sygin.-
-Non è il mio animale domestico.-
Thor sospira -Già, se picchi e maltratti un cane quello prima o poi  questo finirà per morderti…La tua promessa sposa no.- le labbra di Loki si piegano in una piccola smorfia di disgusto - Fratello.-
Thor gli si avvicina - Sono stati i nostri genitori a combinare il mio fidanzamento con Sif, io ho sempre saputo che tu…-

-FA SILENZIO!-

 

-Io lo so che tu l’amavi.- sussurra Thor colpevole.

 

 

-Dea della guerra, non sei così forte come dicono.-
Sif alza la testa dal pavimento in preda ad uno spasmo , tossisce e un grumo di sangue e saliva si apre come una rosa sul muro  di fronte a lei. Si volta,  a fatica, torcendo la schiena e facendo forza sulle mani, Sigyn torreggia su di lei e le sorride  compiaciuta.
-Poverina perdi sangue dalla bocca.-
Gli occhi di Sygin brillano deliziati mentre  seguono  lo scorrere dei due rivoli cremisi che  incorniciano il mento della sua nemica, si umetta il labbro superiore come in preda all’impulso della fame mentre Sif, nonostante le ferite, si rialza ancora una volta.
-Non hai intenzione di rendermi le cose facili, vero Lady Sif?-
Sif  sorride  mentre scrolla la testa in segno di  diniego,  non ha intenzione di arrendersi, non l’ha mai fatto in tutta la sua vita e non inizierà di certo ora e poi c’è una cosa che lei sa e che Sygin ignora. I rinforzi stanno arrivando.
 



Thor urla, frustrato e il  mjolnir si abbatte con forza contro la parete di fronte a lui. Una sottile pioggerella di calcinacci lo imbianca mentre dietro di lui, Loki,  sospira  con una certa nota di divertimento sul viso.
-Sai che così rischi di uccidere entrambe?-
Thor si volta di scatto,  il labbro arricciato a scoprire i denti in un ringhio incontrollato e Loki piega il capo verso una spalla sorridendogli amabile. La rabbia di Thor lo diverte, la devozione cieca di Sygin lo diverte , di colpo ride sguaiato buttando la testa all’indietro  - Siete tutti così sciocchi.- sospira  tornando ad incrociare gli occhi azzurri del fratello .
-Cosa ti sta succedendo Loki?-
-Stai diventando noioso.-
-Un tempo eri una creatura amabile.-
Loki inarca un sopracciglio con un ghignetto divertito sulle labbra sottili e pallide, Thor gli si avvicina - Non sto scherzando.- mormora - Eri…- lo guarda da capo a piedi -…Buono.-


-Ce l’hai?-
-Tasha che domande fai?-
Natasha preme due dita contro l’auricolare e alza gli occhi al soffitto -Qualcuno è nervoso?-  cantilena incrociando lo sguardo di Sharon accanto a lei su una delle passerelle che domina il corridoio che fa da campo di battaglia fra  Sif e Sigyn. Clint si trova sulla passerella sotto,  l’arco imbracciato e la freccia incoccata.
-Non sono affatto nervoso Romanof.-
-Non accetti la realtà allora.-
-Natasha vuoi litigare ora?-
Sharon allunga il collo attirata dai movimenti di Clint,  il Falco sta puntando loro due ora - Natasha non mi sembra il caso di stuzzicarlo, è una freccia esplosiva quella.- Natasha sbuffa e Clint torna a mirare alla testa di Sigyn.

 

-Perché stai indossando la mia armatura?-
-Veramente è mia. L’ho progettata io.-
-E io l’ho costruita.-
-Riparata.-
-Ricostruita da zero visto che era a pezzettini piccoli tipo puzzle quando l’ho ritrovata.-
-Basandoti su un mio disegno.-
-Anche i fratelli Wright si dice che si siano basati su un disegno di Leonardo, ma non è stata data a lui la paternità dell’aereo.-
-Avrebbero dovuto farlo,  ha preceduto quei due di quattrocento anni buoni.-
Noelle infila le dita fra i capelli e  stringe i pugni -RIDAMMI SUBITO IL MRK 39 !-
La risata di Tony è coperta in parte dal ronzio che annuncia l’accensione dell’armatura. Il disco sul torace e sulle mani si illuminano e per la prima volta, dopo tre anni, Tony riprova l’ebbrezza del volo e la familiare sensazione di ritrovarsi chiuso in un armatura.  - Lascia fare al tuo papà.-
Noelle incrocia le braccia con una smorfia che le fa dolore i tagli sul viso, Tony sparisce oltre l’angolo del corridoio e lei non può fare a meno di sbuffare.
-Stark aspettami maledizione!-  Noelle si fa di lato per fare spazio alla rincorsa di Steve. Per raggiungere le passerelle  che si trovano sopra al corridoio dove Sif e Thor si stanno battendo  ci sono due strade e a quanto pare, Tony ha deciso quella più veloce e di lasciare indietro il Capitano.

 

 

 La freccia esplosiva viene scoccata, Sharon e Natasha  si chinano in avanti assieme aggrappandosi al parapetto della passerella e Sigyn si volta afferrandola un secondo prima che la colpisca -Midgardiano.-
Clint le sorride facendo scattare la bomba  nella punta e la dea viene scaraventata contro un muro, Sif arranca fino alla parete opposta e accasciata lì riprende fiato.
-Ti fai proteggere da degli inferiori Sif?-
Sigyn si solleva, il bel viso macchiato da un rivolo di sangue  e gli occhi blu spiritati fissi su Clint che incocca una nuova freccia. Sif alza gli occhi - CLINT!-  ma è troppo tardi.  Alzando gli occhi, sia Thor che Loki, riescono a vedere Sigyn  spiccare un balzo di diversi metri verso la passerella dove Clint si trova e strapparla in due come se fosse un foglio di carta.
-CLINT!-
Clint cade come una pietra, senza riuscire a mettere mano alla freccia  con corda e arpione incorporato, Natasha e Sharon  si sporgono assieme oltre il parapetto  della passerella su cui si trovano e nella stanza dei bottoni Coulson chiude gli occhi e volta la testa per non guardare.
Loki sorride divertito, prima che la sua attenzione venga attirata da un lampo argenteo oltre il vetro di una finestra che riesce appena ad intravedere. I rumori di vetri che si spaccano lo fanno trasalire.
-BARTON! BARTON SEI ANCORA VIVO?-
Tony si guarda attorno nella speranza che Clint sia caduto sia qualche tubatura o su qualche passerella mentre  Sigyn si volta verso di lui puntandolo come un gatto farebbe con il topo - Uomo di metallo.- Tony si volta verso di lei - Mi hanno parlato di te.-
Steve spunta  dal fondo della passerella in cui si trovano Sharon e Natasha giusto in tempo per vedere Tony cadere assalito dalla dea. Si sporge per guardare di sotto mentre le due donne, dall’altro lato, cercano di illuminare la possibile zona di caduta di Clint.

-BARTON!- urla Sharon.

-CLINT RISPONDI!- le fa eco Natasha.
 

Due fasci di luci percorrono un tubo di ferro grosso quanto il tronco di una quercia fino ad arrivare al corpo immobile dell’arciere, Sharon tira un sospiro di sollievo, ma la mano di Natasha che le stringe di colpo il polso le ferma il cuore in gola.

-Che c’è?-

 

 

FINE CAPITOLO

Ho riletto questo capitolo un mucchio di volte, ma non e sono convinta ç_ç fatemi sapere che ne pensate.

L’armatura usata da Tony in questo capitolo : http://3.bp.blogspot.com/-TZ9b8JKwQ1A/UY_5JrK3NDI/AAAAAAAABLg/UlMV6q4Pi3g/s320/iron+man+3+armatura+mark+39-3.jpg

BUON FERRAGOSTO.

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Capitolo 17
*** Capitolo diciassette ***


 

 

SHIELD

 

Phil fa scorrere febbrilmente  sul monitor  le riprese di tutte e trenta le telecamere nascoste sparse per  il corridoio  e le passerelle alla ricerca di Clint. Dal punto di caduta cerca di trovare quello di atterraggio,  premendo con forza l’indice contro il tasto sullo schermo touch.
Non gli importa che qualcuno lo veda, non gli importa che qualcuno capisca. Deve trovarlo. Deve vedere con i suoi occhi che sta bene.
-Avanti. Avanti. Ava…- Si ferma, un ombra a limitare dell’inquadratura gli spezza il respiro in gola, le gambe di Clint.
E’ steso di pancia su una tubo grosso come il tronco di una quercia e il sollievo è così forte che per un secondo Phil teme di stare per svenire.
Zoomma. Clint ha gli occhi aperti, una mano poggiata sulla pancia e l’altra a penzoloni , ha il naso e la bocca pieni di sangue e sembra faticare a respirare.
Phil non sa se per via della frattura al naso che si è aggravata con la caduta o per altro.
-Clint.- si ritrova a bisbigliare.

 


Clint volta la testa sputando il sangue  che gli è raccolto in bocca.
E’ caduto come una pietra per circa tre metri buoni, senza riuscire ad aggrapparsi a niente e ora ha un male porco ovunque.   Stringe le mani a pugno, muove le dita all’interno degli scarponi e un sospiro di sollievo lo fa tossire ancora . 
Fortunatamente non si è fracassato nulla di irrecuperabile.
Si guarda attorno , Natasha e Sharon stanno cercando di raggiungerlo scendendo  lungo da scala a pioli e il Capitano è con loro.
Chiude gli occhi, rassicurato, ma un colpo sul tubo su cui è steso  lo fa sussultare e gemere per il male. Per istinto cerca con gli occhi i compagni appena visti e un imprecazione gli esce spontanea.
La scala su cui si trovano è piegata ad un angolazione assurda, Sharon  è appesa solo per una mano, Cap sta cercando di afferrarla, ma non riesce e Natasha si sta infilando fra un piolo e l’altro per mettersi dall’altro lato.
Clint vorrebbe andare ad aiutarli, ma non riesce ad alzarsi.
-Cazzo!-  si lamenta colpendo il tubo con i talloni -Ragazzi!
Iron Man è un lampo oro e argenteo che quasi gridare Clint al miracolo. Solleva la scala, ma Sigyn gli balza addosso da una passerella facendolo cadere per un metro buono prima di riuscire a riacquistare quota e la scala torna a pendere  fra le grida di Sharon, unica fra i tre che sembra sul punto di cadere.
-SHARON, DAMMI LA MANO!-
La voce di Steve è carica di un apprensione come Clint non gli credeva capace. Sharon si allunga per cercare di afferrare la mano che  il Capitano le tende, ma è troppo lontano.
Sigyn toglie il casco a Tony e la testa sale e pepe dell’uomo sembra quasi sul punto di staccarsi per quanto viene strattonata forte.
Clint è convinto che tutto quello sia un incubo, ma non riesce a svegliarsi.

 

 

Thor è sconvolto dalla potenza di Sigyn, così come Sif, non riesce a credere ai suoi occhi. Tony cade sul tubo su cui è atterrato  Clint, il suono di ferro contro ferro crea un rimbombo assordante, ma invece di esultare, per un momento, le labbra grigie di Loki  si stirano in un espressione tesa.
Tony alza la testa puntando le mani sulla tubatura su cui ha creato la forma del suo corpo cadendo, si gira verso la dea che torreggia su di lui da una passerella poco più in alto e la convinzione di stare per crepare è come una martellata in faccia.

-Cazzo ti hanno cresciuta a pane e steroidi ad Asgard?- ansima però.
-Fa silenzio inferiore.-  sibila Sigyn balzando ancora verso di lui.


SHIELD
_Reparto ricerca e sviluppo_


-Phil l’ultima volta che hai rubato un prototipo non è finita benissimo per te.-
Non è la voce della coscienza quella cinguetta nelle orecchie di Phil Coulson, ma quella di Noelle Moore(Stark) che si guarda attorno dalla porta del laboratorio.
Phil imbraccia uno dei fucili al plasma  posti in bella fila su di una sorta di rastrelliera in metallo
che prende tutta la parete di fondo, lo avvia facendolo ronzare fastidiosamente e lancia uno sguardo a Noelle da sotto in su - Li vogliamo aiutare o vogliamo stare qui a chiederci quanto potremmo farci male?-
Noelle gli punta contro il suo ditino ammonitore -Tu…- l’indice trema - …Tu…- lascia cadere le braccia sconfitta - … Se crepo sappi che sarai il primo che andrò ad infestare.-

 

 

 SHIELD

 

-Devo aiutarli.-
-Tu non vai da nessuna parte.-


Premuto a terra Thor  urla  e  il suo grido è simile al rombo di un tuono.  Punta una mano a terra,  cerca di liberarsi, ma la presa di Loki su di lui è forte, più forte di ogni immaginazione.
Gli tiene la testa bloccata, il braccio destro anche e lo costringe a guardare i suoi amici in difficoltà senza poter far nulla per aiutarli.
Grida ancora, inarcando la schiena.
-Com’è possibile?-  
-Che io sia più forte di te?- la voce di Loki gronda sarcasmo  - Le cose cambiano figlio di Odino.-
Tony è  stato lanciato via come un bambolotto addosso alla scaletta spezzata piegata quasi a metà su cui si trovavano ancora  Steve e le ragazze.  Thor ha visto tutti i suoi compagni cadere, non sa per quanti metri, a peso morto senza poter fare nulla per aiutarli.
Loki ride fra i suoi capelli - Secondo te chi è ancora vivo? Io punto su Stark, forse l’armatura l’ha protetto.-
-Fratello lasciami!-
-Intanto guarda come muore Barton.-


Clint sente l’aria uscire dalle labbra , ma non rientrare. Serra la presa attorno alla caviglia di Sigyn e cerca con tutte le forze di togliersi dal petto il piede con cui lo sta schiacciando - Cristo!- urla,  ma è tutto inutile. Più o meno, è come cercare di spostare una montagna .
-Avresti dovuto unirti a noi agente Barton.- il sussurro della dea è  latte e miele  - Ora dovrò ucciderti.- affonda con il tacco della scarpa  e il grido gorgogliato  di Clint risuona orribilmente – E mi dispiace terribilmente, per essere un inferiore, sei davvero molto bello.-



-LASCIALO!-

Alle orecchie di Clint la voce che spinge Sigyn a voltarsi è simile a quella di Tony, ma allo stesso tempo differente. Corruga la fronte e alza la testa mentre la dea, torcendo il busto, si volta .
Un ombra  sembra staccarsi dalla parete e prendere sostanza, Clint è convinto di stare avendo un allucinazione, ma quando ode dei passi, è quasi certo che se è un sogno, è  il più realistico che abbia mai fatto.
Qualcuno spunta dall’ombra, qualcuno con una folta capigliatura castana spruzzata di grigio, un sorriso sarcastico e una sorta di bastone da passeggio a cui appoggiarsi.
-Non è possibile…- è il bisbiglio di Clint.
Quello che si fa avanti è Tony, eppure non lo è.
Ha gli occhi di un innaturale rosa.
-Lenus.- sibila Sigyn  spostando il piede dal torace di Clint.


-Lady Sigyn.- Lenus spalanca le braccia e  china in avanti il busto.
-Non è possibile!- Loki si alza dalla schiena di Thor –
Móðguðr, la guardiana del ponte, ti ha ucciso!-
-Mi hai visto cadere Loki, non morire...-
Loki passa entrambe le mani sul viso mentre Thor si rialza -HEL MI HA TRADITO?- Hel, la dea degli inferi, la primogenita di Loki –Non è possibile!-
-Una regina non ama che il suo regno venga svuotato nemmeno per  compiacere il proprio padre.-

 

 

-Venite! Venite!-
Nala appare e scompare  lungo il corridoio, davanti agli occhi di Phil e Noelle che la seguono, ogni tanto volta la testa per controllare che i due si sia attardati e quando lo fanno, con cenni della mano li invita a proseguite - Coraggio mio padre non li tratterrà ancora a lungo.-
-Tuo padre?- le chiede Noelle.
-Non temete, siamo dalla vostra parte. Non temete.-
Noelle cerca lo sguardo di Phil, l’Agente la guarda per un momento da sopra una spalla. Entrambi avranno tempo dopo per chiedersi da quando i fantasmi esistono e da quando vogliono aiutarli.
Scendono le scale , svoltano un angolo del corridoio e si bloccano assieme. La voce di Loki che grida al tradimento arriva chiarissima oltre la parete di ferro che sbarra loro la strada.
-Pronta?-  esclama Phil a Noelle.
-No, ma fa lo stesso.-

 

-Tony…Tony…-
Tony apre gli occhi sul viso di Sharon sdraiata su di lui. La fissa confuso, battendo le ciglia, prima di rendersi conto che la macchia che le vede sotto al suo naso non è un ombra, ma sangue - Ti ho rotto il naso, mi spiace.-
-Mi hai salvato la vita.- lo corregge la ragazza - Grazie.-
Tony annuisce con un piccolo sorriso .  Dopo aver travolto la scala   è riuscito, non sa come, ad afferrare Sharon , abbracciarla e attutirle il colpo a terra con il suo corpo.
Dopo tanto tempo, finalmente è riuscito a salvare qualcuno.
-Dove sono Rogers e Natasha?-
-Su, non ti preoccupare.-
Sharon sposta il capo e Tony  riesce a vedere Steve in piedi su una passerella a qualche metro di distanza dal tubo dove sono caduti lui e Sharon.  Si tira a sedere aiutato da Sharon, porta una mano alla testa sentendola dolore  atrocemente.    Sigyn l’ha afferrato per i capelli per tirarlo verso la scaletta ed è quasi sicuro che quella stronza si sia tenuta per ricordo buona parte  della sua chioma.
-Dove siamo caduti?-
Sharon indica Sigyn di spalle , Barton ai suoi piedi e…
- Quello sono ... - Tony lascia cadere la mascella inferiore sbalordito-...Lenus!- esclama -Quello è Lenus!-

 

-Ho raggiungo la caverna di Gnipahellir che secondo la leggenda è  la porta dell’inferno, ho ucciso il cane   Garmr che vi era a guardia un secondo prima che esso si liberasse com’è scritto nei rotoli che descrivono passo per passo  le fasi del Ragnarök  ...- Il volto di Loki sembra farsi ancora più grigio mentre Lenus parla -... Poi sono sceso nella caverna e ho ucciso il gallo che secondo la leggenda avrebbe cantato l'inizio dell’Apocalisse. Ho raggiunto il ponte sorvegliato dalla bella Móðguðr e  lì, essendo io vivo , sarei dovuto cadere nel fiume che mi avrebbe congelato all’istante, ma ..- Le labbra piene di Lenus si tendono in un sorriso - …Tua figlia mi attendeva e ha dato ordine di lasciarmi passare.-
Tony corruga la fronte - Ecco dov’era mentre io lo aspettavo a Yle.-
-Io ti ho visto cadere!- urla Loki, ancora una volta.
Era lì quando Lenus è arrivato di fronte a
Móðguðr, ha visto la custode sbarrargli il passo e poi ha visto il ponte tremare e farsi a pezzi sotto i piedi di Lenus.
-Tu hai visto quello che io volevo che tu vedessi.- gli occhi di Lenus brillano per un momento di una luce aranciata - Non sei l'unico mago qui.-

 

 

-Quello è mio padre.- esclama Noelle verso Lenus.
-No, quello è mio padre.- la corregge bonariamente Nala.
-No, non è possibile. Si somigliano come due gemelli.-
Lo spirito ride - Lo so.-
-Siamo sicuri che non ucciderò Sif?- s’intromette Phil guardando con apprensione la parete di fronte a lui.

 

 

-Sei l’unico, Loki, a volere che l’apocalisse si scateni, tua figlia si è parecchio risentita  quando hai scoperto che hai usato i suoi servi e i suoi sudditi per costruire  Naglfar , la nave infernale .-
-E’ MIA FIGLIA, DEVE SEGUIRE I MIEI VOLERI!-
-Parli proprio tu di seguire i voleri dei genitori?- gli fa eco Thor.
Loki si lancia contro Thor afferrandogli il collo con una mano e schiacciandogli il viso con l’altra - FA SILENZIO!-
Lenus alza gli occhi al soffitto con un piccolo sospiro e torna a Sigyn -Lasci andare il midgardiano o te lo faccio lasciare andare io  dea della fedeltà?-

 

 

 

 

FINE CAPITOLO.

Naglfar viene nominata nell’ultimo capitolo di Just close your eyes.

Mi sono parecchio documentata per scrivere questo capitolo, ma ovviamente, se mi è uscita qualche castroneria, vi prego di essere indulgenti xD non ho mai studiato mitologia norrena.

 

 

 

 









Altre graziose immaginette nella mia pagina facebook: https://www.facebook.com/pages/Ino-chan-EFP/242440032548208?ref=tn_tnmn

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Capitolo 18
*** Capitolo diciotto ***


SHIELD

 

 

Lenus sorride mentre avanza verso Sigyn eppure la dea sembra terrorizzata. Ogni muscolo del suo corpo si tende mentre il mago avanza verso di lei senza   il minimo timore, guardandola dritto negli occhi.
Un dio non è abituato alla sfida, un dio conosce solo la venerazione. Sigyn stringe i pugni mentre Clint cerca di spostarsi dal suo fianco. Non ha idea di cosa sia capace quel tizio uguale a Tony, ma se la stronza che da sola ha quasi ammazzato i Vendicatori ne ha paura, lui  non si sente di darle torto.
Rotola bocconi e facendo forza con le punte delle scarpe  cerca di strisciare via per evitare di finire in mezzo a qualche attacco improvviso da una delle due parti.
-Dove credi di andare, inferiore?- urla Sigyn afferrandolo per i capelli.
Clint sente tutti i muscoli della schiena e del collo tendersi dolorosamente, tanto che un velo di lacrime gli appanna gli occhi per un attimo. Non ci prova nemmeno a fare forza per contrastare la presa ferrea della dea, la guarda da sotto in su e l’unica cosa che gli viene in mente per risponderle a quello sguardo sprezzante fisso su di lui, è  raccogliere  tutto il sangue e la saliva che sente impastargli la bocca e sputare.
-MALEDETTO SCHIFOSO!- urla Sigyn tirandosi indietro con un salto. Lenus inarca entrambe le sopracciglia con un  espressione divertita mentre Clint riprende il suo trascinarsi fuori portata.
-Sigyn dea della costanza e della fedeltà…- Sigyn si volta verso di Lenus sfregandosi ancora il viso con le dita. Lo sputo di Clint le ha creato una macchia rossastra in mezzo alla fronte che ora le sta colando lungo il viso in rivoli - Sei venerata in molti mondi come un esempio da seguire…- le labbra di Lenus si piegano in un ghigno - …Chissà che faccia farebbero i tuoi sacerdoti se sapessero in realtà che mostro sei.-

 

 

Prima un ronzare fastidioso, poi un esplosione che fa tremare il pavimento sotto i piedi di Sif. La dea cade a sedere a terra,  sbilanciata e  per riflesso incrocia le braccia davanti al viso per proteggersi.
Strizza gli occhi e attende.
-Sif?-
C’è un buco nella paratia  di fronte a lei, Sif  ne osserva incredula i bordi irregolare prima di  spostare lo sguardo sul visetto impolverato lì affacciato. Noelle le  fa segno di alzarsi con una mano.
-Come hai…?-
-Vieni...- la ragazza si fa di lato -…Coraggio.-
 

 

Sigyn cade in un mucchio poco lontano da Loki, battuta da Lenus che si pulisce il naso sporco di sangue con la manica della giacca e solleva due dita a creare la V di vittoria. Il dio degli inganni  allenta la presa sul collo del fratellastro e la fissa irritato. -Mio caro.- sussurra la dea, ma Loki la ignora, voltando la testa.
Lascia andare Thor che immediatamente porta una mano alla gola, e si guarda attorno. La furia che cresce in lui è percepibile non solo dalle tre divinità presenti, Sif che guarda verso la parate di fronte a lei come se potesse vederci attraverso, Thor che allarga gli occhi e Sigyn che alza il capo dal pavimento, ma anche dagli umani che hanno l’impressione di trovarsi nell’occhio di un ciclone.
Loki lancia un urlo che sembra provenire dalle profondità stesse della terra. Un urlo che slega ogni freno e che sa di rabbia e potere. A due paratie di distanza, Noelle copre le orecchie con le mani e si china in avanti, fra i tubi e le passerelle, Tony compie un gesto simile, premendo due dita contro l’orecchio destro e voltando il capo con una smorfia.
Lenus  osserva Loki dall’alto, la fronte corrugata e le labbra premute una contro l’altra.   Sembra frastornato come gli altri da quell’urlo primordiale che non sembra avere fine,  ma  poi, di colpo, punta il bastone verso  Noelle e  Phil  - VOI DUE!- urla - STATE ATTENTI!-
E’ un avvertimento a vuoto, il grido di Loki copre il suo, Noelle e Phil non si rendono conto che una copia perfetta del dio si è formata alle loro spalle. Finiscono entrambi a terra,  senza un lamento, Phil sul fucile al plasma che ha usato per sfondare la paratia  e Sif si ritrova la mano del dio stretta attorno al collo e i piedi lontani dal pavimento  -Tu vieni con me!-

-SIF!- urla Tony dalle tubature e le passerelle, lanciandosi verso i due par aiutarla, ma non riesce. Loki scompare da sotto al suo naso con un sorriso tutto per lui trascinandosi dietro la dea.  Nello stesso momento anche  Sigyn scompare in una nuvola di vapore.

-La prossima volta Tony.- La voce di Loki  risuona nel corridoio come una presa in giro e la rabbia dei Vendicatori esplode come una bomba.

 

SHIELD
-INFERMERIA-

-Ti rendi conto che non sei riuscito a fare un cazzo?-
Tony è un fiume in piena mentre avanza verso Thor - Sei  un dio anche tu, sei un suo pari eppure ti ha suonato come un tamburo della guerra di secessione!- Il corridoio di fronte alle sale mediche dove sono ricoverati Clint e  Sharon è avvolto in un silenzio saturo di tensione - RENDITENE CONTO THOR, TUO FRATELLO TI ODIA.-
Thor abbassa gli occhi, colpevole, mentre  Cap si massaggia le palpebre abbassate  il pollice e l’indice di una mano e Natasha  passeggia avanti e indietro tenendo le braccia incrociate al petto.
-Secondo te perché ha rapito Sif?-
Thor si volta verso Bruce. Il dottore è appoggiato al calorifero  acceso, ma sembra avere comunque freddo visto come  gli tremano impercettibilmente le spalle . In realtà è arrabbiato, furioso, e solo Tony, come sempre, pare averlo capito visti le occhiate che gli lancia ogni due per tre  - Dalle registrazioni mi sono reso conto che ha puntato a lei fin dall’inizio.-
- …Loki è sempre stato innamorato di lei.-

 

SHIELD
-INFERMERIA-

-Steve.-
-Uhm?-
-Voglio un bacino sulla bua.-
Steve lascia cadere la mascella mentre Noelle prova l’impulso irrefrenabile di scoppiare a ridere e di buttarsi per terra per rotolare. Il Capitano si volta, quasi a rallentatore mentre Sharon sporge il labbro inferiore un broncio fantastico.
-Come?-
-Arrotondi le labbra e me le appoggi sul naso.- L’Agente si indica  il naso impacchettato da diversi cerotti e da’ una specie di gabbietta di plastica - Dai!-
-Qui davanti a tutti?-
Steve si guarda attorno e Sharon fa altrettanto incrociando le braccia avanti al seno. Bruce  sempre appoggiato al calorifero, si è girato per dare le spalle alla coppietta e tiene la fronte poggiata contro il pugno chiuso. Sembra immerso in chissà quale riflessione, ma in realtà sta solo cercando di non scompisciarsi.  Phil sta tossendo, appoggiato al muro con una mano, a testa bassa, sembra uno a cui è andato di traverso la sua stessa saliva.
Noelle invece, dopo aver lottato e perso contro i geni Stark, sta ghignando apertamente. Sharon non sembra farci troppo caso, lo sa  che in  caso di Noelle il detto tale padre tale figli è una sacrosanta verità.
-Sì! Qui davanti a tutti.- conferma dopo la breve panoramica.
Steve deglutisce a vuoto,  sfrega le mani una contro l’altra e si avvicina a Sharon che lo aspetta con il capo reclinato all’indietro e le mani ai fianchi a mo’ di matrona. Batte pure un piede a terra .
-Sai vero che sei l’unico uomo al mondo  che deve essere implorato così per un bacio?-
Bruce grugnisce per la fatica del trattenersi dal ridere .
Steve finalmente si decide e poggia leggero bacio sulle bende che coprono il nasino di Sharon, la ragazza sorride e lo tira giù per schioccargli un bacio a stampo sulle labbra. Il verso sorpreso dell’Eroe Americano è  simile ad uno squittio, Bruce sbotta in una risata a pernacchia e Phil  si alza per andarsene a passo di marcia verso l’aria relax . Per quanto riguarda Noelle è convinta  che a breve morirà per asfissia -ODDIO, SIETE STUPENDI!-

Steve afferra le braccia di Sharon e  se le sfila da attorno al collo. Se la tira dietro tenendola per una mano, come una bimba, e la ragazza quasi incespica per prendere il suo passo.

-Vieni ti accompagno a casa.-
-Sei arrossito?-
-Non sono arrossito Sharon.-
-Sì, invece.-

 

 

SHIELD
-PARCHEGGI-

-Ti dirò, mi aspettavo di più dai Vendicatori.-
Tony alza la testa, oltre il tettuccio dell’Audi il sorriso che Lenus gli rivolge suona come una presa per il culo.
Tony sbatte  la portiera chiudendola, fa il giro della macchina fumando letteralmente di rabbia e non appena arriva a portata del mago, fa scattare le braccia in avanti -IO TI AMMAZZO!-
Ribalta Lenus sul cofano dell’Audi, ignaro del grappolo di parolacce che sputerà non appena si accorgerà di quella ammaccatura a forma di culo di beremenshiano  che si ritroverà a tastare  fra qualche ora , e lo schiaccia con il peso del suo corpo per non farlo scappare - Si può sapere dove cazzo sei stato fino ad adesso?-
-La situazione si era fatta esplosiva mio buon amico.- La reazione di Thor al rapimento di Sif era stata un lampo generato dal suo corpo, seguito da un fottutissimo tuono che li aveva buttati tutti a gambe all’aria.
Personalmente, Tony,  sentiva ancora  nella testa una specie di rimbombo simile  al rumore del mare.
- Mi hai lasciato a Beremenshir solo come un coglione per tre anni!-
Tony incrocia le mani sul collo di Lenus creando una specie di cappio con il colletto della sua camicia - COSA CAZZO STAVI FACENDO!?-
-Non hai sentito? Passeggiavo per gli inferi.-
Tony carica un pugno su quel viso così uguale al suo, la testa di Lenus si gira di scatto . Il mago chiude gli occhi con un imprecazione fra i denti e un rivolo di sangue che gli cola lungo le labbra.
-Tua moglie, Avram! Tua moglie e le sue figlie sono morte.-

-Lo so Tony.-
-Non ho potuto fare nulla.- la presa sul collo di Avram cede, Tony si va indietro e gli crolla con la testa sul petto - Senza l’armatura non sono niente.-
-Senza l’armatura sei un uomo, come tutti noi.-

 

 

SHIELD
-INFERMERIA-

Noelle sta ancora ridendo e asciugandosi gli occhi quando la sensazione di essere osservata le fa aggrottare le sopracciglia. Alza lo sguardo prima verso Bruce, poi verso Phil, e un espressione perplessa le fa corrugare  il  viso.
-Perché mi fissate?-
-Stai aspettando Clint?-  Il tono di fin troppa aperta noncuranza di Bruce Banner,  Noelle lo conosce fin troppo bene. La ragazza lo fissa, mentre il dottore appoggia entrambi i gomiti al calorifero .
- Sì.-
-Site molto affezionati l’uno all’altra.-
Noelle volta la testa verso Phil che fissa, con estremo interesse, le sue punta delle sue scarpe. Noelle lo osserva, senza capire, prima di tornare a Bruce.
-Che vi…OH… Siete gelosi?-
Clint sta annuendo alle ultime raccomandazioni della dottoressa quando le urla di Noelle  lo fanno drizzare a sedere sul lettino.  Natasha intenta a controllare i  farmaci che sarà costretta a somministrargli a forza conoscendolo, si gira verso la porta.

-SIETE IDIOTI O COSA?!-

 

-Credo che il tuo cucciolo si sia arrabbiato.-
Clint torna a stendersi mentre il dottore, sbalordito dalle grida che giungono dal corridoio,  si sistema gli occhiali sul naso come in preda ad un tic nervoso - Le fa bene sfogarsi ogni tanto.-

 


BROOKLYN
-Carroll Gardens-

 

Le spinte di Thor dentro di lei si fanno più serrate, potenti. Jane  geme aggrappandosi alle sponde del letto, andando incontro all’assalto, assecondandolo al meglio delle sue possibilità. Scherzando, una volta, Darcy le aveva chiesto com’è essere amata da un dio . Se si sentono cori d’angeli o assoli d’arpa. L’aveva punzecchiata per tutta la sera,  fino a quando Jane non si era decisa a fornirle una risposta: Essere amati da un dio, Darcy, è  sentirsi una fortezza che viene espugnata.
Thor urla, un lampo illumina la stanza a giorno e un tuono fa vibrare il vetro delle finestre.  Jane teme di essere alle soglie del collasso mentre si lascia andare al piacere dell’orgasmo, Thor che crolla su di lei, il viso fra i suoi seni , viene percepito come qualcosa di lontano.
E’ tutto finito. La ragazza passa una mano sul capo biondo poggiato sul suo petto, ritirandosi a sentire qualcosa di freddo bagnarle la pelle nuda e accaldata. Alza la testa dal cuscino, Thor è arricciato su di lei, le dita affondate nella carne tenera dei suoi fianchi  - Thor?- ansima.
Thor non risponde , Jane alza ancora di più il capo poggiandogli le mani sulle spalle - Tesoro?-
-E’ colpa mia , Jane. E’ tutta colpa mia.-

 

 

FINE CAPITOLO

Sono di corsa, volevo ringraziare però sentitamente Alley e Fipsi per i loro commenti. Questo capitolo lo dedico a voi mie care fanciulle.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 19
*** Capitolo diciannove ***


Beremenshir
MOLTI ANNI FA.

 

A Beremenshir, radice centrale dell’albero della vita,  esiste una sola regola da seguire. Non differire dagli altri. 
Avram Lenus stregone, inventore, e genio folle,  sa perfettamente di essere, dal giorno in cui è venuto al mondo, nel mirino dei suoi concittadini.
Sua madre Annia, è morta nel darlo al mondo e suo padre, Cos,  fu sul punto di fucilarlo  ancora sporco di sangue a placenta, per via di quel ciuffo di capelli castani, così diversi dal bianco in cui tutto il mondo era costretto dalla scomparsa del sole sulle loro teste.
Ha vissuto una vita sregolata Lenus,  additato da tutti,  in una casa con le crepe da rattoppare con la carta da giornale, ha passato gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza a venire picchiato e umiliato. Ha conosciuto la barbarie dei beremenshiani, quella che non gli crederesti mai a guardarli visto quanto sembrano carini e ospitali ad una prima occhiata.
Sua moglie, Allia, è convinta di essere stata maledetta con il flagello della sterilità per averlo sposato.  Sono mesi che Avram  la sente alzarsi nel cuore della notte per  strofinarsi il ventre con preparato a base di placenta di pecora . Avram non ha idea di chi diavolo le abbia  messo in testa che lordarsi a quel modo le farà avere dei bambini, solo l’odore di sangue che l’avvolge quando torna a stendersi accanto a lui lo tiene ben lontano dalle sue cosce.
Quello che sta  assistendo  è quindi  solo l’ennesimo  strappo all’anima di Beremenshir, niente di più che una cagata su un pavimento già lercio.
Le  forche sono pronte,  il boia è accanto alla leva che farà scattare le botole, Avram si massaggia le palpebre con una smorfia mentre la donna accanto a lui, sgomita per riuscire a vedere.
Una folla famelica si è  radunata attorno al patibolo, donne, vecchi e bambini. Tutti con i capelli bianchi, tutti con gli occhi splendidamente rosa, lui  con i suoi capelli castani è  come una macchia su un muro  appena tinteggiato.
Il carro con le donne arriva cigolando.  Sono quattro, tutte attorno ai quarant’anni.  Avram le guarda scendere dal cassone, ma è l’ultima della fila ad attirare la sua attenzione. Ha  gli occhi di un rosa perfetto, i capelli bianco latte e una pelle così chiara da sembrare trasparente.
E’ bellissima.
-Perché vogliono ucciderla?-
-Per via di sua figlia.- Avram  scorre le facce dei presenti, di quelli che seguono il carro battendosi il petto e graffiandosi il viso. Genitori,  fratelli e sorelle, figli e mariti, tutti contriti, ma nessuno con abbastanza palle per ribellarsi e salvare quelle innocenti condannate .
Poi la vede. E’ una bambina. Una bambina bionda che cerca di liberarsi dalla presa di una vecchia che le tiene per le spalle con abbastanza forza da conficcarle le unghie sporche nella pelle.
- Ha partorito  una strega.-
- Puttanate! -
Avram si fa largo fra la folla, si avvicina a spintoni . La vecchia si china sulla bambina che le rivolge uno sguardo carico d’odio - Fra qualche anno morirai anche tu diavolo biondo.- le sputa in faccia . Sì, perché a Beremenshir c’è la strana legge che per condannare a morte una donna questa deve aver avuto almeno un tributo mensile.
Avram si volta verso il patibolo. Le condannate salgono gli scalini a fatica, una di loro cade e viene solleva con un calcio nel sedere.  Sono quasi nude e i segni sul loro corpo raccontano una violenza bestiale.
La madre della bambina, in principal modo, ha le cosce coperte di lividi.
Una donna così bella,  non se la sono fatta scappare.
Ecco i Beremenshiani, cercano  di combattere il male snidando streghe e uccidendole, ma non si rendono conto che sono loro a contribuire allo sfacelo del loro mondo, uccidendo, stuprando e condannando  a vite  nei ghetti chi è diverso.
Le botole vengono aperte, i corpi cadono, Avram chiude gli occhi e la bambina grida. Si affloscia fra le mani della donna che la lascia cadere come se fosse un sacco di spazzatura.
-Signora.-
Avram si fa largo fra i famigliari che si accalcano attorno al patibolo per riprendersi i corpi delle  condannate,  la donna alza su di lui un brutto muso da bulldog che diventa ancora più sgradevole quando viene acceso da un riverbero di paura.
-Avram Lenus, cosa vuoi?- lo sputo che accompagna quella domanda  gli arriva dritto sulle scarpe. Avram storce il naso,  ma non reagisce come vorrebbe.  Non porta la mano allo stiletto che pende dalla sua cintura, non la sgozza ,  non piscia sul suo cadavere.  Porta  invece la mano al sacchetto di velluto che sente premere poco sopra la tasca dei pantaloni, lo sgancia e lo lancia ai piedi della donna.
-E’ per la bambina, la voglio.-

 

 

Noelle che Leneus ha ribattezzato Nala (passerotto in baremenshiano)  ha solo sette anni quando viene adottata. Allia la accoglie in casa come la bambina che ha sempre atteso, cucendole vestitini e bambole per giocare, acconciandole i capelli invece che tirarglieli. Nala la considera la donna migliore del mondo,  anche se la verità è una sola,  è innamorata di suo marito.
Avram non sorride spesso, anzi non sorride quasi mai. Vive seppellito in quella che lui chiama  la stanza dei giochi, ma che in realtà è una caverna sotto casa che lui stesso ha costruito e ha il brutto vizio di mangiarsi le unghie.
Nala sa tutte queste cose, sa che anche secondo la sua stessa moglie ha un pessimo carattere, che è un pallone gonfiato, ma l’ha salvata e lei lo ama.
-Vieni qui Nala.-
Nala  si avvicina al tavolo dove Lenus è seduto, fa il giro e  Avram la solleva per mettersela sulle ginocchia. La luce della lampada ad olio crea ombre color arancio sul suo viso e segna  con impietosa cura la presenza di nuove rughe sul suo viso - Finalmente ho capito che sta succedendo.-

-La scomparsa del sole,  la bassezza morale e l’ipocrisia che dilagano, c’è solo una spiegazione.-
-E quale sarebbe padre?-
-Il
Ragnarǫk .-

 

 

Lenus ne ha viste di liti  per  cazzate, ma quella.
Si addossa alla parte in legno della locanda mentre  Sam il fabbro e Korin il macellaio se la danno di santa ragione rotolando sul pavimento fra gli schiamazzi generali.  Corruga la fronte, una luce aranciata gli  illumina le iridi rosa e qualcosa , come fili dorati, si mostrano per un secondo.  Avvolgono i due litiganti facendoli somigliare a dei burattini, Avram sgrana gli occhi e si volta.
Ad un paio di tavolate di distanze dalla sua dove siede da solo, un gruppo di asgardiani sta brindando. Sei uomini e una donna che fanno cozzare i boccali fra loro ridendo. Avram li scruta uno ad uno fino a che il suo sguardo incrocia  quello  azzurro cupo di un uomo che stona nel gruppetto allegro come lui  fra i suoi cittadini. Il burattinaio da cui partono i fili che pilotano i due litiganti.
 E’ così che
Loki Laufeyson e Avram Lenus si  incontrano per la prima volta.
-Cosa c’è fratello?- chiede  Thor al fratello passandogli un braccio attorno alle spalle.
-Un beremenshiano con i capelli scuri?- gli chiede Loki.
Thor allunga il collo, Avram si è voltato e di lui è visibile solo la scarmigliata zazzera  -Sarà uno straniero.-

 

 

Lady Sigyn si pavoneggia negli abiti da futura sposa reale, ma Avram riesce a vedere bene la lordura che risposa sotto la superficie. Bella fuori e marcia dentro. 
La guarda avanzare nel negozio ancheggiando, un paggio le tiene sollevato  lo strascico del mantello mentre un altro  lancia petali di rose al suo passaggio .
Tzè, asgardiani
-Sei tu il proprietario?-
Gli occhi chiari di  Sigyn spaziano per l’erboristeria che non è altro che una stanza quadrata, piccola e fumosa, con mattoni a vista  oltre i pensili  su cui sono allineati barattoli di vari dimensioni e colori a Lenus seduto dietro il bancone.
-Sì, mia signora.-
Avram si alza ,  non è molto alto, anche se sembra piuttosto piantato fisicamente. Lo sguardo di Sigyn lo scorre impietosa, ma come tutti, è attirata dai suoi capelli scuri. Un berenshemiano adulto con i capelli scuri è  una rarità degna del circo .  -  Ho sentito dire che preparate anche filtri d’amore.-
-Avete sentito bene mia signora.-
Oro asgardiano, il più prezioso di tutti i mondi, cade sul  bancone con un tintinnio - Fai in modo che il mio futuro sposo mi ami, e per tutta la tua vita non avrai problemi di denaro.-
Lenus raccoglie con una mano le monete e le soppesa nel palmo. Osserva la schiena di Sigyn allontanarsi e all’improvviso ha la sensazione di avere un pugno di cenere in bocca.
-Non si può amare un pacco grazioso se il suo contenuto è putrido.- 

 

 

Lenus ha cambiato aspetto per uniformarsi agli altri albini che faranno parte della spedizione su Midgard, ma  Nala non fatica a riconoscerlo. 
Gli si avvicina, in silenzio e sorride quando lui si volta a guardarla.  Sono passati quasi quindici anni quando l’ha adottata, è cresciuta,  sono quasi alti uguali.
- Ricordi il piano Nala?- le chiede Lenus guardandosi attorno.
-Sì,  padre.- Nala annuisce obbediente, quel padre che fin troppo spesso le si incastra in gola.
-Sei l’unica di cui mi possa fidare.- Le prende il viso fra le mani e  fissa gli occhi nei suoi. Nala ha l’impressione che voglia dirle qualcosa, ma invece le stampa un bacio sulla fronte dopo averle piegato il capo in avanti.
-Sarà doloroso, terrificante, orribile, ma ti assicuro che non sarà vano.-

 STARK TOWER
Oggi.

 

 

Harley dorme della grossa voltato su un fianco. Ha ancora il respiro pesante, spezzato dalla tosse,  ma  non ha più la febbre e i medici sono certi che molto presto  tornerà a stare bene.
Lenus lo osserva pensoso,  raccoglie la coperta e glie la sistema addosso. Affonda nella poltrona sacco accanto al letto, poggiando  un lato del mento sul pomolo del bastone da passeggio. Anche Tony ha adottato un figlio, un maschio, ma l’ha fatto.
Sospira chiudendo gli occhi mentre la porta della cameretta si apre.
Pepper si avvicina al letto   allungando il collo per sbirciare  il viso di Harley, il bambino dorme e lei si tira indietro, fa per andarsene, ma la vista di Lenus la blocca.
L’uomo la guarda dal basso verso l’alto, ed è , probabilmente, a causa della penombra della stanza, che Pepper non si rende conto che sono rosa gli occhi che la fissano.
-Non serve che lo vegli, sta bene.-
-Mi piace guardare la gente dormire, è serena come non lo è mai da sveglia.-
Pepper osserva il bambino che dorme saporitamente, sono passate solo  un paio d’ore da quando Tony l’ha portato a casa, ma sembra tranquillo -Ora ha una famiglia e una casa, sono certa che lo vedrai sereno anche da sveglio.-
Lenus si alza facendo forza sul bastone. E’poco più basso di Tony, ma è più massiccio, ma Pepper non sembra rendersene conto.  Lenus non ha nemmeno il pizzetto, ma avendo il viso in penombra, la donna riesce a vedere di lui solo i tratti principali del suo viso.
- Quella ragazzina, Nala, lei mi ha mostrato quello che ti è successo a Beremenshir.-
Lenus sgrana gli occhi - Aspetta!- ma Pepper gli preme due dita sulle labbra.
-Deve essere stato orribile per te  veder morire la famiglia che ti aveva accolto, devi esserti sentito mortalmente in colpa per esserti salvato, ed è comprensibile .-
Lenus è sul punto di scoppiare a ridere, lo sa, se lo sente.
-Però voglio che tu sappia che sono felice che tu sia qui, con noi.-
Lenus  sa che morirà, che Stark lo ucciderà - Ascolta…-
-Io non ho mai smesso di…-
Sta ascoltando lui il discorso per cui Tony morirebbe.
E’ morto. E’ morto. Stark lo userà come bersaglio per provare  l’affidabilità della nuova armatura.
-Zitta un attimo.-  geme quasi disperato.
-…Amarti.-
-Sono contento, ma…-
-Sei contento? E’ questa la tua risposta?- Pepper  s’imbroncia , offesa e Avram cerca di tirarla fuori dalla camera  per farsi guardare bene in viso.
- Zitta un secondo.-
-No, zitto tu.-  Pepper punta i piedi e Lenus non sa se ridere o piangere per l’assurdità della situazione.
-Fidati fammi parlare.- 
-No, parlo io.-
-Pe…- Ogni tentativo di ribellione muore non appena Pepper lo prende per il colletto della giacca  e lo bacia. Avram lascia cadere il bastone, solleva le mani, non sa che cavolo fare. E’ piacevole, è tanto che una donna non lo bacia, ma sa anche che Stark lo ammazzerà nel peggiore dei modi.
La porta dietro di lui si apre ancora di più, un ombra si proietta sul pavimento - Sta ancora do…CHE CAZZO SUCCEDE QUI?-

 

 

-NON TI SEI ACCORTA CHE NON ERO IO?-
Pepper brilla quasi di luce propria per la vergogna mentre fa di no con la testa.
-COME DIAVOLO E’ POSSIBILE!?-
Gli occhi chiari della donna si spostano da Tony rosso di rabbia a Lenus, seduto sul bracciolo del divano -Tony  vi assomigliate come due gemelli!-
Tony si volta verso  il beremenshiano che gli rivolge un sorrisetto a mezza bocca - Non mi assomiglia per nulla!- sbraita ad un passo dal farsi prendere qualche coccolone - E’ più basso di me, e non ha il pizzetto.-
-Me ne sono accorta mentre lo baciavo.- sussurra Pepper grondando mortificazione.
-E ha gli occhi rosa.-
-Non l’ho visto bene in faccia.-
-E TU UNO CHE NON VEDI BENE IN FACCIA LO BACI?-
Pepper si lamenta debolmente , guardando Tony da sotto in su - Che ne potevo sapere io ? Ti somiglia, era nella camera di Harley, pensavo che fossi tu.-
Tony rifiata dal naso come un toro pronto all’incornata, si volta verso Lenus che  continua a guardarlo sorridente - Hai baciato Pepper.-
-Tecnicamente è lei che ha baciato me.-
-Tu non ti sei scostato.-
-E’ molto alta, mi ha sopraffatto.-
 Tony gli si avvicina - Vorrei ucciderti in questo momento, lo sai?-
Lenus giocherella con il bastone da passeggio passandoselo da una mano all’altra  -Ora sai cosa prova la gente quando  discute  con te.-

 

 

East Harlem.



Phil si sente un vero idiota con quella 
cheesecake sotto al braccio  e la giacca spiegazzata. Pepper l’ha buttato fuori casa appena fatta colazione,  infilandogli sotto il braccio il contenitore con la torta e lanciandogli la giacca dalla finestra. Phil come al solito  non ha avuto il coraggio di protestare, con Pepper non riesce mai non sa perchè, così si è limitato a sbuffare e a spazzolarsi metà della torta durante il tragitto da Soho a Harlem.
La porta dell’appartamento si apre e un buon odore di croissant e cioccolato arriva fino al pianerottolo . Natasha Romanof  in tenuta da casa sembra una trentenne come tutte le altre . I  pantaloni da tuta ,  la maglietta da calcio e i capelli scarmigliati a incorniciarle il viso a forma di cuore, le donano  così tanto che per un momento Phil dimentica di averla vista uccidere  con la sola pressione delle dita.
-Phil.-
-Natasha.-
Natasha ruota su sé stessa lasciando andare la maniglia della porta - Capitano prendi la giacca andiamo a pranzo fuori!-
Steve sbuca con la sola testa in corridoio - Sono le undici del mattino.-
-Andiamo a fare colazione allora.-
-L’abbiamo appena fatta.-
Bruce spunta alle spalle  di Steve, seguito da Darcy con un cornetto in bocca. I due si scambiano uno sguardo prima di afferrare, ognuno per un braccio, il capitano - Andiamo Steve, conosco una  pizzeria fantastica. I titolari sono italiani e passano il tempo ad insultarsi.-
Natasha afferra la giacca ed esce sul pianerottolo,  al seguito dei tre che si spintonano giù per le scale discutendo di pizza, spinge Phil in casa con un colpetto in mezzo alle spalle -E’ in camera.-

 

 

In strada Bruce sfila il portafoglio dalla tasca posteriore dei pantaloni e batte una banconota sulla mano tesa di Darcy - Solo dieci dollari dottore?- esclama la ragazza.
-Ho fiducia nel genere umano, ma non così tanta.-
-State scommettendo su quei due?-
Per un momento , Darcy e Bruce, hanno l’impressione che nella voce di Natasha ci sia una certa vena di biasimo. Si scambiano un occhiata furtiva  che diventa una risata condivisa quando Natasha tira fuori dalla tasca una banconota da cinque dollari tutta accartocciata - Punto su Barton. Cinque ad uno che fa qualche cazzata.-
-Sono l’unico a credere che quei torneranno assieme?-   
Darcy  stira la banconota di Natasha contro il cappotto - Sì, dottore.-
-Chi tornerà assieme?-
I tre si voltano assieme verso Steve che si sta abbottonando la giacca.
- Ehm…- Darcy si gratta il naso mentre Bruce si gira a guardare con estremo interesse una cassetta della posta.  Natasha alza gli occhi al cielo, quei due sono maestri nell’arte del fare lo gnorri. S i avvicina al Capitano passando un braccio sotto al suo - Vieni Steve, ti racconterò una storia.-
Darcy dopo un momento fa altrettanto con Bruce  appendendosi al suo braccio con entrambe le mani – Possiamo perderci il momento in cui griderà : La sodomia è peccato? Io dico di no.-
Bruce  si sistema la sciarpa attorno al collo mentre s’incammina - Certo che no.-conviene.
Dopo qualche passo però,  Darcy lo strattona per farlo chinare verso di lei e parlargli in un orecchio  - Che c’è?- le chiede.
-Sappi che shippo anche te e Noelle, vedi di non deludermi, eh!-

 

 

Útgarðr
Capitale di Jötunheimr

 

Sif socchiude gli occhi mettendo a fuoco una costruzione di roccia a picco su di lei, un trono vuoto, il trono di Laufey. Alza la testa di scatto,  gli occhi sgranati e il respiro corto nel petto.  Si trova a Jötunheimr, maledizione.
Cerca di alzarsi, di tirare giù le braccia che sente allungate oltre la testa, ma una stretta ai polsi oppone resistenza. Alza gli occhi, un giro di catene le blocca le braccia,  solleva il capo, e le caviglie sono nelle stesse condizioni.
Ringhia frustrata mentre passi leggeri risuonano nell’immensa sala del trono.
Sigyn riempie la sua visuale. Il viso truccato, i capelli acconciati alla perfezione, bella e letale come al solito. Dello scontro con Lenus ha conservato solo un livido ad un angolo della bocca, che presto sparirà grazie ai suoi magici belletti.
-Ben svegliata Sif.-
-LIBERATEMI SUBITO!-
-Non penso che tu sia nella posizione di dare ordini dea della guerra.-
Sif trema per la rabbia  mentre Sigyn le accarezza una guancia con un dito. Serra i pugni, strattona le catene che la tengono bloccata mentre Sigyn ride della sua testardaggine - Io starei buona se fossi in te, ormai non c’è nulla che tu possa fa…- Sif  ha alzato  la testa di scatto e ora le sta affondando i denti nel collo. Le urla di Sigyn sono simili allo stridore di un immenso uccello mentre Sif si riempie la bocca di carne e sangue e tira indietro il capo.
Sigyn crolla all’indietro tenendosi una mano alla ferita mentre Sif sputa l’orribile boccone  di lato. Ride a vedere la sua nemica scappare da lei  senza alzarsi, facendo forza con i talloni sul pavimento
-Chi è che non è nella posizione di dare ordini Sigyn?-

 

 

 

 

FINE PRIMA PARTE DEL CAPITOLO:


Sono di corsa, non ho tempo per rispondere alle recensioni, ma come sempre vi ringrazio per il tempo che dedicata a questa storia.  Questo capitolo  l’ho diviso a metà perché nel prossimo, beh, se ne vedranno nelle belle e non volevo sovraccaricarvi di informazioni.
Spero che vogliate commentare e farmi sapere che ne pensate, dato che ne sono particolarmente orgogliosa.

DISCLAMERS:

 

  Sif morde a sangue Sigyn è ispirata ad una scena di Sin City.

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Capitolo 20
*** Capitolo venti. ***


"Quando non ci sarà più posto all'inferno, i morti cammineranno sulla terra"
@Zombi

 

 

Útgarðr
Capitale di Jötunheimr

 

 

Sif è furiosa e più la sua mente esce dal torpore in cui è stata gettata a forza più si rende conto delle proporzioni del guaio in cui si trova. E’ una specie di altare quello su cui è stesa, sente  delle iscrizioni dietro la schiena e come direbbe Darcy, definirsi fottuta in questo caso,  è essere ottimista.
Strattona le catene che le tengono a forza le braccia sollevate, fa lo stesso con quelle che le stringono le caviglie, grida per  darsi forza  mentre Sigyn,  ai piedi dell’altare  piagnucola tamponandosi la ferita al collo con una mano.
-Risparmia le energie Sif.-
Sif alza la testa,  il sorriso che Loki le rivolge è benzina sul fuoco della sua rabbia
-LIBERAMI SUBITO LOKI!-
Loki scrolla la testa mentre avanza verso di lei a passi lenti. Non smette di sorriderle e Sif è divorata dal desiderio di mettergli le mani attorno al collo e stringere fino a fargli saltare gli occhi dalle orbite.
-Ero ancora un bambino quando , nella biblioteca di Asgard, trovai un libro molto interessante .- Sigyn accoglie con un sorriso radioso la mano che Loki le tende -Descriveva i segni che annunciano la venuta del
Ragnarök.- Sigyn  allunga  il viso verso quello di Loki, lo sguardo che gli rivolge è così carico di desiderio che Sif si ritrova ad arrossire. Lei è certa che nessuno l’abbia mai qualcuno l’abbia mai guardata a quel modo.
Loki  affonda le dita fra i capelli della sua promessa sposa, le blocca la testa all’indietro con uno strattone possessivo e la guarda dall’alto.
E’ così arrendevole e sottomessa. In una parola patetica.
 -Uno per uno.- mormora mentre passa  le labbra sul collo di Sygin teso per lui. Lecca il sangue che lo sporca, le vezzeggia e la dea geme deliziata chiudendo gli occhi.
 Sif a quella vista,  non sa più se vuole uccidere Loki, Sigyn  oppure sé stessa.
-Fra questi, uno colpì la mia attenzione.-
-Qual’era?- sibila con il viso ancora rivolto verso il trono vuoto che sembra sul punto di caderle addosso.
- Per scatenare l’apocalisse occorre versare del sangue su una vergine.-
Sif non si rende conto quanto sia profondo il buco in cui Loki l’ha trascinata almeno fino a quando non  sente Sigyn urlare. Se la ritrova stesa sulle gambe . Loki è dietro di lei, come un boia, e ha in mano un pugnale.
-OH PADRE ODINO.-

 

 

Stark Industries
-Laboratori-

 

 

-Sei ancora arrabbiato?-
-Per essere esatti sono furioso.-
-Ed è per questo che ti sei rintanato qui?-
-Già.-
-Non ti ricordavi che sono in grado di trovarti ovunque?-
-Ecco da chi ha preso Nala le sue doti da segugio.-
Lenus sbuffa girando i tacchi e prendendo a camminare, a senso inverso , attorno al tavolino dove Tony è seduto da circa venti minuti.  E dove Lenus si sta esibendo  in una perfetto  imitazione di un avvoltoio girandogli attorno.
-Hai finito?- gli chiede infatti Tony alzando gli occhi - Inizio a sentirmi una carcassa prossimo allo spolpo.-
-Tu non vuoi parlarmi, io a stare fermo mi annoio.-
Tony lascia cadere la pennetta saldatore con uno sbuffo e appoggia , pesantemente, le spalle allo schienale della seggiola  - Parliamo.-
-Mi sto arrovellando sul perché Loki si sia portato via Lady Sif.-
-Thor ha detto che è sempre stato innamorato di lei.-
-Quindi pensi che voglia darle una bottarella?-  Lenus piega la testa verso  una spalla e  lancia uno sguardo scettico a Tony da sotto in su.
Tony alza le braccia sopra la testa  -Anche gli dei hanno i loro pruriti.-
Lenus scrolla la testa - Non sarebbe da Loki.- si massaggia la fronte con una mano mentre cammina, stavolta avanti e indietro, di fronte al tavolo da lavoro occupato da Tony.
- La regina dei morti non farà salpare la nave che Loki dovrebbe guidare il giorno del Giudizio Universale, hai ucciso il cagnone infernale…- Tony fa schioccare le dita - …E’ fatta amico. L’hai fermato. Ora dobbiamo solo ricompattare le fila e capire dove ha portato Sif.-
-Ne sei certo?-
-Perché sei così disfattista?-
-Loki sembrava  amareggiato dal tradimento di Hela, non dal colpo di mannaia che ho inferto ai suoi piani.-
Tony corruga la fronte. Effettivamente…
- Pensi che sappia qualcosa che noi non sappiamo?-
Lenus sorride - Il dio degli Inga…AH!-
-Lenus?- Tony scatta in piedi mentre Lenus crolla sulle ginocchia - Che ti prende?-
-Dei! Dei!- si lamenta lo stregone mentre Tony cerca di sostenerlo circondandogli il torace con entrambe le braccia e facendogli appoggiare la schiena contro il suo petto  per mantenerlo seduto- Non lo senti questo rumore Tony ?-
-No.- Tony si guarda attorno mentre Lenus si aggrappa al suo maglione con entrambe le mani e grida  ancora di una sofferenza lacerante  -Sono urla… Migliaia di urla.-

 


Útgarðr
Capitale di Jötunheimr

 

 

E all’improvviso è come guardare una cartolina che viene strappata fino a metà.  Sif non si rende conto di stare urlando mentre il sangue di Sigyn le scorre lungo le gambe, sa solo che ha paura che la testa le scoppi da un secondo all’altro.
Il corpo di Sigyn freme a per qualche altro istante quando Loki allontana il pugnale dalla sua gola, poi cade di lato e l’attenzione di Sif è tutta per la fessura  oltre l’altare.
A quello strappo nella realtà da cui proviene un vento indomabile.
-Che cosa hai fatto?-
-Ho dato inizio a tutto vergine guerriera.- Loki ride di gusto sciogliendo le catene che tengono bloccata Sif con uno schiocco di dita - Solo io potevo farlo.- Sif  cade giù dall’altare, le gambe totalmente intorpidite - Lenus non ha fermato proprio nulla, nessuno può fermare nulla, mia figlia Hela vedrà il suo regno svuotarsi, le anime dei morti cammineranno fra i vivi.-
Sif vorrebbe scappare, vorrebbe davvero scappare, ma non riesce. Le gambe sporche del sangue di Sigyn non rispondono al suo volere,  si alza, fa un passo e crolla sul petto di Loki che la stringe a sé possessivo.
-LASCIAMI!-
-Ti ringrazio per avermi aiutato a coronare il mio sogno.-
-IL TUO SOGNO?-
-La fine di tutto.-
Sif  tira pugni al petto di Loki, cerca di allontanarlo, ma la presa del dio su di lei è ferrea - Buio, freddo e grida. Morte.  Ora tutti proveranno cos’è la vera sofferenza.-

 

 

Stark Tower

 

Buio.
 

L’orologio sul polso di Noelle Moore segna  mezzogiorno preciso eppure il cielo è buio come se fosse mezzanotte. Passa una mano sulla nuvoletta di condensa che si è allargata sul vetro  e si volta verso Harley che fissa il cielo in palese apprensione  e Tony junior stretto al suo peluche di Iron Man.
-Andrà tutto bene.- mormora anche se non ci crede.

 

East Harlem.


Freddo.

 

 

A Harlem, Clint stringe il braccio attorno alle spalle di Phil che lo sostiene  sobbarcandosi quasi tutto il suo peso. Sono fermi davanti alla finestra, il cielo sembra quasi sul punto di cadere in pezzi sopra  New York e una spessa patina di gelo si sta allargando come edera sull’edificio di fronte a loro.
-Clint.- 
Nella voce di Phil risuona chiara la vena di sgomento che Clint sente battere in gola, se lo tira più vicino e annuisce anche se, oltre al suo nome, non ha detto nient’altro. 
-Lo so. Ti amo anch’io.-

 

East Harlem
Pizzeria da Carlo

 

 

Grida.

 

 

Darcy affonda il viso nel giubbotto di Bruce coprendosi le orecchie con le mani, grida terrorizzata, ma le sue urla si perdono fra quelle che già squarciano l’aria. Sono usciti di corsa dalla pizzeria non appena il buio è calato sulla città e ora il pensiero comune è che forse, sarebbe stato meglio se fossero rimasti all’interno  al sicuro.
Luci bianche percorrono il cielo, sembrano gigantesche stelle comete, ma ogni loro passaggio è segnato da un urlo che non ha nulla di umano.
Immaginate  unghie che grattano una lavagna e moltiplicate per venti.Ecco.
 Perfino Natasha, la seria e impassibile Natasha, porta le mani ai lati del viso proprio come Darcy per coprire le orecchie.
-COSA DIAVOLO SONO?-
-Non lo so, ma temo per Steve.- mormora Bruce fra un grido e l’altro cercando lo sguardo di  Natasha.
-Io ho paura per noi!- è la risposta soffocata di Darcy .
 



Upper West Side
Lincoln Center
  

 

 

Morte.

 


-Sharon Carter non vorrai uscire spero!-
Amanda Carter, cinquant’anni appena compiuti,  strattona il giaccone dalle spalle della sua unica figlia che quasi rischia di finire per terra. Sharon si volta inviperita verso la madre  che la sovrasta per altezza e digrigna i denti guardando il cielo oltre la finestra.
Ex agente dello SHIELD, Amanda è sempre stata una donna ferrea, incapace  di mostrare il minimo attaccamento a marito, semplice insegnante di scuola materna e alla figlia così diversa da lei -Non sai cosa sta accadendo, uscire ora significa…-
-STA ZITTA, MAMMA!-
Peggy Carter, ormai ultranovantenne,  esce dalla sua camera da letto  appoggiandosi al girello per anziani che usa per camminare da quando, l’anno prima, si è lussata un anca cadendo nella vasca.  Sharon incrocia il suo sguardo, prima di tornare a fronteggiare la madre che le sbarra la strada verso la porta d’ingresso.
-Papà è là fuori.- E anche Steve, visto che  le ha telefonato prima dell’inizio dell’inferno per dirle che sarebbe venuto a prenderla.
-Tuo padre non è uno sciocco, si sarà riparato.-
-La verità è che non te n’è mai fottuto un cazzo di lui, avevi bisogno di una  copertura e lui…- l’escalation di Sharon viene bloccata dalla voce sottile  di Peggy.
- Harrison? Dov’è Harrison?-
 Sharon afferra la madre per le spalle e la sbatte contro il muro, raccoglie da terra il giaccone, ma non fa a tempo ad afferrare la maniglia della porta che tutte le finestre della casa, i ninnoli, le porcellane, scoppiano.
Peggy lascia cadere il girello per coprirsi le orecchie con le mani, Amanda, a terra si raggomitola su sé stessa.
Sharon piega le ginocchia e si accovaccia coprendosi la testa con le braccia,  non ha mai sentito nulla del genere in tutta la sua vita.
  
 

Vista da fuori la scena è apocalittica
La casa  prima sembra quasi sollevarsi dalle fondamenta, poi pare diventare  una  specie di muffin schiacciato quando le centinaia di fuochi bianchi che prima l’hanno avvolta dal basso verso l’alto , si concentrano sul soffitto, facendo saltare coppi, volare le grondaie e  finire in strada il comignolo.
Harrison Carter è un uomo  piccolo di statura, con lineamenti precisi e regolari e  intelligenti occhi nocciola . Somigliantissimo alla figlia che da lui ha ereditato il carattere aperto e entusiasta, è una di quelle persona naturalmente docili e amabili  che hanno il dono di farsi amare con una semplice battuta e gesto gentile.
Quando Steve lo incrocia in mezzo alla strada  in cui si sono aperte spaccature e voragini sa che quell’ometto piccolo e nervoso, gli ricorda qualcuno.
Qualcuno a cui si è rifiutato di pensare per molto tempo.
-OH MIO DIO, QUELLA E’ CASA MIA.-
Steve lo guarda mentre smonta dalla sua motocicletta. Ha accompagnato Sharon a casa dei genitori giusto il giorno prima .
-Harrison Carter?-chiede.
 

 

 

-Zia, zia usciamo.-
Peggy si aggrappa alle braccia di Sharon per sostenersi. Amanda, pragmatica come al solito, le ha lasciate indietro senza voltarsi e Sharon, nonostante il momento, non ha potuto fare a meno di chiedersi s’è vero che l’ha partorita. Se per caso non l’abbia trovata sotto un cavolo e presentata, il giorno della sua nascita, a suo padre come loro figlia.
-Sharon esci da qui. Lasciami andare!-
-Non ci penso per niente!-
Il pavimento sotto i loro piedi si gonfia, Sharon cade sul pianerottolo che da’ sul vialetto, facendo da cuscino alla vecchia zia  che crolla su di lei. Le due donne ansimano abbracciate mentre i fuochi che sembrano intenzionati a distruggere la loro casa si fermano, di colpo.
Peggy scivola in ginocchio, ha una corona di capelli bianchi a incorniciarle il viso e gli occhi nocciola, enormi.  Si alza, a fatica, poggiandosi al muro - No.- mormora - Voi non avrete mia nipote.- Avanza di un passo, Sharon cerca di agguantare un lembo della sua camicia da notte, ma le sfugge dalle dita - Io sono vecchia, prendete me come vostra compagna.-
Harrison e Steve arrivano assieme al cancello dove si trova anche Amanda aggrappata alle sbarre, troppo impressionata per premere il bottone e girare la maniglia.
Peggy si avvicina alle luci,  sorridendo, ma qualcosa colpisce la sua attenzione e si ferma.
Oltre l’alta cancellata Steve la fissa , senza riconoscerla, e lei porta una mano al petto quando, dopo settant’anni, incrocia di nuovo i suoi occhi.
-Steve?- mormora.
Steve vede solo le labbra della vecchia muoversi, non capisce che ha pronunciato il suo nome, non si rende conto che quella è Peggy. La sua Peggy.
-SHARON!- è troppo preso dalle sorti di quello scricciolo biondo ancora seduto sul pianerottolo.
E’ un attimo, le luci si tuffano nel corpo di Peggy che sembra accartocciarsi su sé stessa, Sharon grida  e Harrison nonostante l’età , cerca di scavalcare il cancello per andare dalla figlia troppo vicina a quelle luci bianche che, fino a qualche momento prima ce l’avevano proprio con lei.
-SHARON!-


FINE CAPITOLO.

L’apocalisse è iniziata.
Sharon sopravvivrà o il sacrificio di Peggy sarà stato vano? E che ne sarà di Sif nelle mani di LokI? Spero che avrete la bontà di continuare a seguire Monster nelle  sue battute finali prima dell’arrivo di Sunrise. Il finale della storia.

Disclamers:
Il capitolo è ispirato ad un episodio della serie Merlin.

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Capitolo 21
*** Capitolo ventuno. ***


 

 

 

 

Se vuoi essere felice, se vuoi essere libero, impara ad amare. Ad amare, e a lasciarti amare.
© Fabio Volo,  E’ una Vita che ti Aspetto

 

 

 

Tutto quello che ora Loki desidera è affondare i denti nella disgrazia dei suoi nemici. Desidera sentirne il sangue sotto la lingua, le urla nelle orecchie. Sif sbraccia nella speranza di liberarsi dalle nuove catene che la trattengono, stavolta al muro della sala del trono mentre Loki  si allontana da lei camminando all’indietro.
-Non sperare nell’aiuto dei Vendicatori.-  carezzevole schiude le labbra in un sorriso e Sif, folle di rabbia, inarca la schiena puntando i piedi a terra e tenta di sradicare le catene. Inutilmente.
Seduta a terra, bolle nell’odio e nella frustrazione mentre appunta gli occhi sul viso di Loki.
-L’amore ha salvato uno di loro,ma colui che lo rifiuta, non può essere salvato dalle catene del  Caos.-

 

 

Upper West Side
Lincoln Center

 

Il corpo di Peggy  pare doversi sfaldare al primo colpo d’aria. Crepato, spellato,  è accartocciato verso l’interno come una foglia caduta, Steve  si impone di non guardarlo mentre afferra Sharon per le spalle e la solleva come se pesasse cinque chili e non cinquantacinque.
La ragazza manda un urlo, spinge le mani contro di lui, tenta di allontanarlo. Troppo spaventata per aprire gli occhi, grida mentre  Steve combatte per tenerla ferma.
-Sharon. Sharon, sono io. SHARON!-  affonda le dita nei capelli della ragazza, le blocca la testa, cerca di farsi guardare. Sharon solleva le palpebre e lo fissa con gli occhi velati di pianto.
-Steve?-
Si abbracciano stretti sul pianerottolo. Il corpo minuto di Sharon quasi scompare fra le braccia di Steve. La ragazza affonda il viso nell’incavo della sua spalla, piange come una bambina mentre Steve le accarezza il capo.
Harrison si avvicina al corpo della zia, si inginocchia con un singhiozzo. Non la tocca, anche se solleva una mano. Svuotato a forza dall’anima,  sembra dover finire in polvere alla minima pressione.
Steve la osserva, ma no, non la riconosce.
Non ha idea di chi sia e di quanto sia stato folle ancora una volta il destino con lui a fargli incontrare e alla fine amare la nipote del suo primo amore.  
Non ha idea che nove mesi dopo la sua  ibernazione , nella ruota del Monastero del Sacro Cuore a Parigi  è stato lasciato un bambino. Un minuscolo bimbo dagli occhi blu e i capelli castani.
Non sa che quel bambino, suo figlio, è vissuto fino all’età adulta.
Non sa che è quel amabile signore di mezza età che ogni  mattina incontra al parco, intento a ritrarre le anatre nello stagno, e che più di una volta ha incrociato il suo sguardo e gli ha sorriso.
Non sa che la cameriera bionda che ha salvato durante l’attacco dei Chitauri a Manhattan si chiama Glory ed è sua nipote.
Non lo sa. Non ha idea.
Scoprirà presto che Peggy, la sua Peggy, è morta dopo avergli donato un ultimo sguardo, ma non saprà mai i segreti che si è portata dietro morendo per Sharon.
Non saprà di avere una famiglia, un figlio che gli somiglia più di quanto lui creda e una graziosa nipotina bionda come lui.
Continuerà a vivere credendo di avere un solo bene, i Vendicatori e la ragazza  che lontana da sé che ora bacia e accarezza incurante della sua solita timidezza.

 

Stark Industries
Ufficio del Direttore

 

 

Steso sul divano in pelle  che Pepper ha fatto venire a posta dall’Italia, Lenus è convinto di stare per rimettere l’anima agli dei.  Geme  inarcando la schiena  mentre affonda le dita nella spalliera. Soffre in una maniera indicibile, il suo essere così diverso, speciale, lo sta facendo assistere all’Apocalisse con il sonoro a tutto volume sparato nella testa.
Tony che l’ha lasciato nell’ufficio vuoto di Pepper ha chiuso a chiave la porta e gli ha infilato un cellulare acceso fra le mani e mentre vola verso la Stark Tower lo sente gemere penosamente.
-Fa male Avram?-
Tony si blocca in mezzo al cielo strigliato da comete urlanti, mentre Lenus apre gli occhi. Loki lo sovrasta e nonostante il suo sorriso racconti una soddisfazione sfrenata, i graffi sulle sue guancie dicono che almeno una battaglia l’ha persa.
- Sei venuto a gongolare  Loki?-
Loki si siede sul bordo del divano,  spingendo il fianco contro quello di Lenus. Solleva una mano, ma invece di colpirlo,  accarezza il viso dello stregone  -Sono venuto a vedere come ci si sente ad aver fallito il proposito della vita.-
-Non ho fallito.-
-Sì, invece.-
Loki appoggia le mani ai lato del capo di Lenus  - Quello che ho fatto, tutto quello che ho fatto nella mia vita, è stato finalizzato a questo giorno.-
-Gli Avengers…-
- Pensi davvero che non abbia messo in conto i tuoi adorati Vendicatori?-
Lenus socchiude gli occhi mentre  le labbra di Loki gli sfiorano l’orecchio - L’arciere si sarà anche liberato, ma il mostro è ancora mio. Quando il Caos pianta i suoi semi, non è possibile estirparli se si rifiuta la cura.-
Tony ha la sensazione di avere in gola della cenere, Lenus fissa il soffitto a occhi sgranati.
-Vorrei che tu potessi goderti la distruzione mio buon amico, ma…- torna a fissare Lenus - Sei troppo pericoloso. E’ ora di dirci addio.-
Si alza, sfila dalla cintura lo stesso stiletto che ha usato per uccidere Sigyn e lo impugna con entrambe le mani - Dimmi addio Avram.-
-ADDIO!-
 

 

Manhattan
-Vicinanze Stark Tower-

 

 

Iron man che stramazza su un tetto a terrazza è un elemento di secondo piano in un dramma più grande. Tony sfila il casco con entrambe le mani e si guarda attorno intontito.
Nelle orecchie gli è deflagrata l’eco di un esplosione enorme , seguita da un crepitio di fine comunicazione - AVRAM! AVRAM! PORCO GIUDA DIMMI CHE NON SEI MORTO STREGONE DI MERDA!-
Tony urla nel casco come se fosse aggrappato al parapetto nel pozzo, ma la sua voce si perde nel silenzio. Ringhia un -MERDA.- Infilandolo di nuovo e schiacciandolo con il palmo aperto. Sale sul cornicione della terrazza. Lo sguardo che rivolge alla strada distante da lui una trentina di metri  è di un secondo, ma poi, torna a guardarla zoomando.
-Darcy?-

 

 

Gli occhi blu di Darcy faticano a distinguere i dettagli della figura che le ha appena sbarrato la strada. La scorre, dall’alto verso il basso, più volte , mentre rivoli di sangue le scorrono lungo il viso da un profondo taglio che ha sulla fronte quasi all’attaccatura dei capelli.
Tony solleva la visiera, lo sguardo appannato della ragazza scatta verso il suo viso.
-Tony.-
Le labbra piene di Darcy si tendono in un sorriso mentre lo stomaco di Tony si accartoccia. In un secondo  si rivede correre verso il pozzo d’acqua piovana dove  Nala è stata finita , si rivede sbucare nella piccola radura e scontrarsi con quel corpicino riverso nell’acqua putrida.
-Che è successo?-
Tony Stark non è un uomo affettuoso, ma quando Darcy gli tende le braccia sfinita, scatta verso di lei aiutandosi con i propulsori e la  stringe a sé un attimo prima che cada a terra.
-Darcy!Darcy che è successo?-
Il guanto destro dell’armatura si stacca e Darcy  apre gli occhi alla prima carezza che Tony Stark fa da non sa più quanto tempo - Bruce è impazzito. Abbiamo incrociato Loki per strada e…-
Tony sgrana gli occhi mentre la voce di Loki gli rimbomba nella testa -Il mostro. Hulk.-
-Natasha l’ha inseguito.-
-E ti ha lasciato sola?-
Darcy annuisce, ma una fitta di dolore alla testa le strappa un singhiozzo.
-Tony.-
-Dimmi.-
-Mi fai un favore?-
Tony annuisce mentre la solleva. Deve trovare Hulk,  ma non può lasciarla sola.
-Se piango un pochino. rimane fra noi?-
Tony la stringe a sé con maggiore fermezza -Te lo prometto.-

 

Stark Tower
-Atrio-

 

 

Natasha cade in un mucchio e Noelle non riesce a trattenere un grido terrorizzato. Si addossa alla parete  stringendosi addosso Harley e trattenendo per i capelli Tony junior.
Natasha geme, rumorosamente, sollevando il capo. La forza di volontà vorrebbe spingerla ad alzarsi ancora, ma il corpo impreca e la lascia sul pavimento.
Sputa un grumo di sangue mentre  segue i movimenti di Hulk verso Noelle.
Il gigante verde si avvicina, ringhiando.  Negli ultimi tre anni Hulk è rimasto sepolto , schiacciato in un angolo della coscienza di Bruce che ha letteralmente fatto di tutto per espellerlo come un tumore.
Ora che è di nuovo lui a comandare, sembra del tutto intenzionato a sgranchirsi le gambe.
-Hulk…SPACCA!-
Noelle ha solo il tempo di  spingere via i due bambini  che  la sbracciata di Hulk la colpisce in pieno. Cade  su un fianco, rotola, e rimane inerme sentendo il braccio formicolare come intorpidito e il fianco dolere atrocemente.
-Noelle!-

 

 

Hulk incombe sul corpo immobile di Noelle, Natasha cerca di alzarsi appoggiandosi al muro, ma una fitta di dolore al ginocchio destro la blocca e la ributta a terra. Allunga una mano e sotto le dita sente l’osso sporgere dal pantalone della tuta.
Impreca, in russo , digrignando i denti -
Nà huy! [*]- sibila.
Hulk alza un piede, intenzionato a schiacciare la testa di Noelle come una noce,  Harley imbocca la via delle scale tenendo Junior fra le braccia, e la voce di Tony risuona nell’atrio deserto.
-Bruce.-


 

Non c’ha pensato ad infilare l’armatura.
Noelle si sente una vera cogliona mentre  tenta di fare la conta dei danni.  Ha sicuramente il braccio rotto e probabilmente anche le costole.  Le gambe sembrano funzionare ancora, visto che riesce a muoverle,  e le ferite sotto le bende che le coprono il viso hanno ripreso a sanguinare.
E’ ridotta ad una pezza e Hulk è intenzionato ad ucciderla.
-Bruce.- bisbiglia, prima che la voce di Tony le giunga alle orecchie come un allucinazione.
Alza il capo,  Tony sta avanzando tenendo le mani sollevate,  Noelle sgrana gli occhi -Papà!?-
Il primo colpo, per Tony, arriva quando  si rende conto che, per la prima volta, Noelle l’ha chiamato papà.



 

Fine capitolo:

 

Il segreto per sfuggire al controllo di Loki è l’amore. Sentimento che Bruce si è sempre rifiutato di provare. http://www.youtube.com/watch?v=EEQEw34jwRo Un video dedicato a Sharon e Steve :D se vi va dateci uno sguardo.

 

 

Note e  DISCLAMERS:

 

[*] TRADUZIONE: Al cazzo. Doverosa  precisazione: Non sono russa, quindi non ho idea se, spulciando internet, ho trovato fregnacce. Se qualche  cultore della lingua  è in ascolto,  in caso di gaffe grossolana, mi perdoni e si faccia sentire per eventuali correzioni u.u
[**]  La storia di Peggy è stata rielaborata dalle mie abili (magari) zampette. Quindi,  voi cultori del fumetto, mettete giù quelle torce è.é

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 22
*** Capitolo ventidue. ***


Sono di corsa! Volevo ringraziare qui Alley e Maria Grazie per le loro recensioni. (L) Siete l’amore donne.

 

 

Statk Tower.
_Atrio_

 

 

La manata di Hulk è così forte che Tony non riesce a gridare.
L’armatura si accartoccia contro di lui, alcune schegge lo feriscono e quando crolla sul pavimento sa che Hulk gli ha fatto parecchio danno. Alza la  testa dal pavimento e per un momento incrocia lo sguardo terrorizzato di Noelle.
Vorrebbe dirle di chiudere gli occhi, di non guardare, ma l’unico suono che gli lascia le labbra è un rantolo seguito da un colpo di tosse. Lo schermo all’interno del suo casco viene macchiato da un grumo  di sangue e bava che si apre sporcandogli la visuale e per un secondo Tony ha la sensazione di  affogarci dentro.
Noelle appoggia le mani sul pavimento, cerca di trascinarsi. Grida per darsi forza,  mentre tenta di ignorare i lampi di dolore che le arrivano dal braccio sinistro che già si sta gonfiando e sta cambiando colore. Si ritrova in ginocchio, seduta sulle sue gambe e l’attenzione di Hulk è di nuovo su di lei.
-Bruce.- bisbiglia.
Bruce glie l’aveva detto che sarebbe finita così. Glie l’aveva detto che per lui non c’era il lieto fine. Nessuna Bella che bacia la Bestia, perché ammettiamolo, nella vita vera, la Bestia se le mangia le belle ragazze.
E lei si sente prossima all’essere divorata, sta già perdendo i pezzi, per quell’amore che è nato quel primo giorno di tre anni prima, quando si è incapricciata di quell’uomo gentile e del suo pupazzo calza. Si alza, poggiando le mani al muro, il casco di Iron man si alza , ma Tony non spiccica parola.
-Bruce.- ripete Noelle mentre il mostro torna a fronteggiarla.
-Noelle.- la voce di Natasha è ovattata, così come  il pianto di Tony jr. aggrappato ad Harley. I bambini si sono riparati sulle scale, ma entrambi possono vedere quello che sta succedendo.
Noelle muove un primo passo, verso Hulk che all’improvviso sembra ansimare, Tony cerca di alzarsi, ma il coro di schegge che gli hanno penetrato la carne affondando .
-NOELLE!-
Noelle si ferma. Hulk incombe su di lei come una montagna, ma lei non sembra essere spaventata dalla vicinanza - Mi hai sempre chiesto per quale motivo  ho deciso di perdere il mio tempo dietro a te. Perché non mi trovo qualcuno della mia età, qualcuno che non è una bomba ad orologeria e non ha sulla coscienza morte e distruzione…- mormora - …La verità è che sarebbe troppo facile e l’amore non lo è mai.-
Le bende attorno al viso di Noelle si disfano cadendole sulle spalle e attorno al collo. Ha tre brutti tagli sulla guancia destra e un livido in riassorbimento poco sopra l’occhio.
-… La verità è che se un uomo che ha perso tutto riesce comunque a trovare un modo per far sorridere un bambino merita di essere amato, anche se non vuole.-
Le spalle di Hulk si abbassano, l’espressione si intristisce. Tony alza la visiera del casco, non riesce a credere  a quello che vede.
-Lo so che non volevi farci male, Bruce, non ti preoccupare. Torna pure fra noi.-
Hulk solleva una mano,  Tony chiude gli occhi terrorizzato, ma  non sente nessun grido. Nessun tonfo. Li riapre lentamente e l’immagine sfocata di Hulk che pulisce  con l’enorme polpastrello il sangue che sporca il viso di Noelle lo sorprende .
Noelle è riuscita a toccarlo.

 

Il corpo di Hulk si contrare in preda ad uno spasmo, si accartoccia su sé stesso, riprendendo a singhiozzi le sembianze di Bruce.  Noelle lo osserva con gli occhi socchiusi e le labbra che cercano aria ad un ritmo sempre maggiore.
Il dottore urla e cade sulle ginocchia ai piedi della ragazza che lo fissa dall’alto.
E’ uno di quegli sguardi che vuol dire tutto e niente. Uno di quelli in cui è facile perdersi visto che  la prima volta che si guarda veramente qualcuno, che lo si accetta, è come cadere nella tana del Bianconiglio.
-Noelle.-
Le ginocchia della ragazza cedono di botto, Bruce stende le braccia per afferrarla, la stringe a sé mentre Tony si libera dell’armatura con un urlo rauco.
Una delle  ultime percezione del mondo di Noelle è l’odore di Bruce  nelle narici. Chiude gli occhi mentre Tony zoppicando si avvicina e con uno spintone allontana il dottore e la tira a sé.  Si guardano per un momento, padre e figlia, prima che questa chiuda gli occhi forse per sempre.

 

SHIELD
_Infermeria_

 

 

Sono tutti assieme, sono  vivi più o meno, malconci , ma ancora con entrambi i piedi su questa terra. Non si sono tramutati in comete urlanti come, alla fine, è successo al corpo di Peggy,  eppure.
Nessuno riesce a pensare alla parte piena del bicchiere, non con Clint ridotto ad un prontuario di ferite e Sharon ancora tremante stretta al fianco di Steve.
Nessuno riesce ad ignorare Tony.
E’ appoggiato al muro, le braccia  incrociate davanti allo stomaco e lo sguardo fisso alla porta della sala operatoria. Ha tenuto in vita sua figlia per quindici minuti, soffiandole aria nei polmoni e  praticandole il massaggio cardiaco. Ha rifiutato le cure, il tocco di tutti…  Il sangue  che sta perdendo ha creato macchie più o meno grandi sul pavimento.
-Tony dovresti farti vedere.- Coulson è l’unico ad avere abbastanza palle e  incoscienza per invadere lo spazio vitale di Tony, gli tocca debolmente una spalla e stranamente Stark non si sottrae. Non lo colpisce.
E’ questo il superpotere di Phil Coulson infondo.
-No, finchè non so come sta.-
Bruce è dall’altro lato del corridoio rispetto a Tony, con vestiti di emergenza addosso e l’espressione di un bambino che ha preso e rotto il suo giocattolo preferito e ora non sa come aggiustarlo.
Lancia uno sguardo verso la schiena curva di Tony e poi torna al pavimento.
-Tony.- mormora.
-Fa silenzio.-
-Tony per favore.-
-Non parlare Bruce.-
Una parte di Tony sa perfettamente di stare comportandosi allo stesso modo del Generale Ross [+]  di stare accusando Bruce per qualcosa su cui non ha potere. Lo sa, ma è anche vero che il cervello di un padre che ha raccolto con le proprie mani il sangue di sua figlia lavora con tutto tranne che con la razionalità.
-Tony.-
-Che diavolo vuoi da me?-  Tony si volta e Bruce si tira indietro - Hai quasi ammazzato mia figlia, tutti e tre i miei figli, che cazzo vuoi?-
Tony si rende conto di aver colpito a morte nello stesso momento in cui finisce di parlare, Bruce annuisce abbassando gli occhi, si volta e niente può la presa di Darcy al braccio o l’espressione costernata di Jane che incrocia per qualche secondo.
Se ne va, e Tony sente l’ennesimo peso stringergli il cuore.
Ha appena cacciato via l’unico amico che abbia mai avuto oltre Rhodey.
-Hai esagerato.- Darcy si avvicina a Tony a passo di marcia. Ha la fronte coperta da un giro di benda e il colletto del maglione incrostato di sangue.
-Ha ragione.- Steve annuisce senza allentare la presa su Sharon accucciata contro di lui.
-Fidati fratello…- borbotta Clint scrollando la testa -…Noelle non te la perdonerà facilmente.-

 

 

SHIELD
_Parcheggi_

 

 

 -Stai scappando?-
La voce di Lenus è soffocata  dalle grida delle comete che solcano il cielo. Bruce si tira indietro di un passo, sorpreso mentre lo stregone si tende in un sorriso amabile. E’ ferito, come tutti del resto, un rivolo di sangue secco gli bagna la narice destra, e una ferita gli arriccia l’angolo delle labbra.
Più che sofferente, però, sembra stanco.
-Lenus?- Avram annuisce avvicinandosi -Non sto scappando.-
-Io credo di sì dottore e credo che tu sia così abituato a farlo che ormai non ti renda più conto di farlo.-  la voce di Avram, così simile a quella di Tony, risuona leggera come una carezza alle orecchie del dottore. Nonostante gli stia sbattendo in faccia la nuda e cruda verità non può fare a meno di sentire gli occhi riempirsi di lacrime.
-Quella ragazzina ha affrontato il tuo demone…- Avram si avvicina lentamente , Bruce cerca di allontanarsi, ma viene colpito da due dita dello stregone in mezzo alla fronte -…E tu non riesci a farlo?-
-L’ho quasi uccisa.-
-Quasi, è questa la parola chiave.-
Bruce sfrega le palme delle mani una contro l’altra - Lei potrebbe perdonarmi,ma Tony…- ha già sperimentato una volta l’ira di un genitore giustamente preoccupato, non se la sente di ricominciare da capo proprio ora che il generale Ross pare scomparso dalla scena.

-..Tony è solo accecato dalla sofferenza.-

 

 

SHIELD
_Infermeria_

 

 

 La porta dietro di lui si apre e Tony non ha bisogno di girarsi per sapere che è Pepper.
-Perché è accaduto ancora?- stringe fra le mani la mano destra di Noelle, la sfrega fra le sue, non sembra capace di lasciarla andare - Ancora una volta sono stato totalmente inutile. -
Pepper  si avvicina al letto, Noelle respira aiutata dalle macchine,  i tracciati  le hanno detto che non sono buoni. Ha avuto un embolia sul tavolo operatorio sotto gli occhi dei medici che le riducevano le fratture alle costole.
-E’ colpa mia.-
-Tony.-
Pepper si avvicina alla sedia dove Tony è accasciato da più di due ore, dove il sangue delle ferite ha creato una crosta sulla spalliera e  sul pavimento.Piega entrambe le ginocchia a terra e  sfila la mano di Noelle dalle sue per stringergliele entrambe - Non è assolutamente vero.-
Tony tiene il mento incollato al petto e, nonostante  sia inginocchiata di fronte a lui, Pepper non riesce a guardarlo inviso - Tony!-
-Pensaci! Sono l’unica costante. Il massacro di Yle e ora questo.-
-Tony sei solo un uomo, non puoi salvare tutti.-
-Non mi rifilare questa palla Pepper! Non ho salvato nessuno di loro. Le bambine, le bambine le hanno impiccate. Allia è stata strangolata a mani nude e Nala…-  la voce gli muore mentre ricorda quei momenti. Le grida di dolore della ragazza all’interno della casa, le bestemmie, gli insulti dei suoi aguzzini.
-Le hanno fatto del male sotto ai miei occhi e io non ho potuto fare niente.- Non riesce a mettere a parole quell’orrore, quella sensazione di impotenza e di schifo verso il genere maschile, verso il mondo tutto.  Abbassa la testa, ma si ritrova ad appoggiare la fronte contro quella di Pepper. Chiude gli occhi al tocco delle mani della donna ai lati del viso.
-E’ questo che fa di te un vero uomo Tony. Il tuo volerci provare sempre e comunque ad aiutare le persone, il tuo soffrire quando non ci riesci. Io lo so che se potessi scambieresti ora il tuo posto con Noelle. Lo scambieresti con quella famigliola. Con le bambine, con la loro madre e Nala.-
Tony annuisce sfregando la fronte contro quella di Pepper - Mi dispiace di essere andato via quando avevi più bisogno di me.-
-Lo so.-
Finisco per abbracciarsi, entrambi inginocchiati sul pavimento. Tony scivola giù dalla seggiola e Pepper lo tira a sé.  Dopo tre anni, tanto dolore e morte, finalmente si ritrovano.
E chissà, magari questa volta sarà per sempre.

 

 

 

 

 

 

FINE CAPITOLO:

Noelle non è messa bene, Bruce vuole andarsene, ma in compenso  Lenus è ancora vivo anche se malconcio.  A presto, per gli ultimi due capitoli di Monster.

 

NOTE:

IL GENERALE ROSS: padre di Betty Ross, storica fidanzata di Bruce Banner e suo acerrimo nemico e primo detrattore.

 

 

 

 


  

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Capitolo 23
*** -Ultimo.- ***


Avevo dimenticato di aver accorpato due capitoli, quindi è questo il finale della storia.
Buona lettura

 

 

 

 

 

Una notte eterna ha avvolto Midgard e ogni Regno di Yggdrasill.
Sköll e Hati hanno compiuto la missione della loro esistenza divorando rispettivamente il sole e la luna. Il cielo è un enorme lavagna nera    strigliata da comete urlanti che non sono altro le anime dei morti  sfuggiti dal controllo di Hela , regina degli inferi.
Sul suo trono, Odino  stringe con forza la sua corona fra le mani e attende impotente lo svolgimento degli eventi.
La fine dei giorni è iniziata.

 

 

 

SHIELD
_Infermeria_

 

La sensazione che sia tutto un gigantesco errore è così forte che Tony non riesce a respirare.
I genitori non devono sopravvivere ai loro figli, è contro natura. è il suo pensiero fisso.
Sono tre giorni che non esce dalla camera in cui Noelle è ricoverata, che osserva i tracciati, che cerca di scorgere un barlume di coscienza nel volto della figlia.
Lo sa, lo sa perfettamente che  non è questo il momento di lasciarsi andare, che non è davvero questa l’ora della resa, non con il sole scomparso dal mondo e con la minaccia della fine dei tempi dietro l’angolo.
Ma non riesce. Non riesce a staccarsi.
Sa che Bruce se n’è andato. Pepper glie l’ha riferito qualche ora fa di averlo visto preparare la sacca e imboccare la porta dalle registrazioni. Una parte di lui è profondamente addolorata per questa ennesima perdita, l’altra invece , è felice di aver evitare un guaio peggiore.
Ora come ora, avrebbe potuto uccidere Bruce Banner per le colpe di Hulk.
Allunga le mani verso il letto, accarezza le dita gelide di Noelle e poi, le rinfila il braccio sotto le coperte.
Nessuna reazione. Nessun bip! dei macchinari. E’ probabile che lei non sappia nemmeno che, almeno stavolta, è vicino a lei.

-Sono qui. Stavolta non ti lascio.-

 

 

South Bronx
_Centro d’accoglienza per senzatetto _

 

Succede che decidi di mettere sottochiave il cuore e di non amare più.
Succede che decidi di chiuderti in te stesso e di lasciare tutti fuori.
Succede che poi, all’improvviso, non ci riesci più.
Incontri qualcuno che ti sorride, che ti rivolge una parola gentile, anche solo uno sguardo e il tuo mondo si rovescia e per la prima volta, dopo tanto, provi qualcosa.
Qualcosa che non è rabbia verso il mondo e verso chi ha quello che a te manca.
Qualcosa che non è dolore verso qualcosa che hai perso.
E’ affetto vero verso qualcuno che ti fa ridere perché è semplicemente sé stesso. Perché non ti guarda mai come se si aspettasse il peggio di te, ma solo il meglio. Anche se c’è tutto il mondo e un monte di fatti a dirle che si sbaglia.   
Ti ritrovi a pensarlo con dolcezza, a sorridere sentendo male alle guancie perché non sei più abituato. Solo perchè lì. E ti fa stare bene.
Sembra stupido, Bruce si sente stupido, sembra una debolezza, e Bruce si sente debole, ma infondo cos’è la vita se non una lunga sequela di cazzate?
Bruce non ha idea di come sia iniziata con Noelle,  sa solo che adesso c’è, e che non può farne a meno.
Forse è stato il modo in cui l’ha sempre guardato, con quel misto di tenerezza e affetto che  gli ha scaldato il cuore fin dal primo giorno. Oppure  quando da sopra la tazza del latte, con quei buffi baffetti bianchi, l’ha vista sorridergli per la prima volta.
La prima volta che l’ha baciato, per disperazione, per conforto, sa che in quel momento avrebbe voluto tenerla a sé per sempre. Per consolarla, per impedirle di soffrire ancora.
O forse sono state le risate.
In questi tre anni, le serate passate davanti alla tv, le esplosioni in laboratorio e  i disastri con la lavatrice. Il modo in cui l’ha sempre accettato, in cui l’ha sempre tenuto vicino nonostante i muri che ha messo fra loro.
Bruce sfrega il viso con entrambe le mani, la lavatrice ronza accanto a lui.
La degradazione e la disperazione che gli sfila di fronte è  soffocante. Donne con in collo bambini, anziani, uomini che hanno perso tutto in fila per una ciotola di minestra e lui con loro, alla ricerca di un pasto caldo, di una brandina in cui dormire almeno un paio d’ore prima di trovare il coraggio di lasciare la città.
Non è utile ai Vendicatori.
Non lo è mai stato.
E’ lui la sola bomba ad orologeria [*]
-Sei triste anche tu perché il sole non c’è più?-Bruce abbassa gli occhi  incrociando quelli assurdamente azzurri di una bambina di circa otto anni vestita con un cappottino rosa macchiato di fango su una manica -Hai paura del buio?-
-Un po’.-
Quella che deve essere la madre   osserva la bambina da lontano. Ha le calze strappate e un buco sulla giacca.
-Non ti preoccupare, ci penseranno i Vendicatori.-

 

-Ho visto Naglfar.-
Odino alza il suo unico occhio verso Heimdallr -La nave dei morti?-
-E’ in rotta verso Asgard.-
Un silenzio agghiacciato cade come una cappa sulla sala del trono. Il re, d’improvviso, sembra un vecchio tremebondo curvo sul suo seggio -Loki è al timone?- chiede al guardiano del Ponte  afferrando con forza uno dei braccioli del suo trono che mai come oggi è stato tanto scomodo.
-Sì, mio signore.-
Comandaci! è l’unico grido che si leva fra  la corte, Odino  riprende la corona e raddrizza la schiena. Se la fine è vicina, allora che  porti gloria a tutti.
-Sei con me Asgard!?- tuona il Padre dei Dei dal terrazzo del suo Palazzo d’oro.
La risposta  non è scontata , ma è oltremodo rassicurante.
-Guidaci Padre Odino!-

 

Soho

 

 

Fare l’amore dopo anni e rendersi conto che potrebbe essere l’ultima.
Abbracciare, baciare, mordere per ricordarsi com’è essere vivi. Ignorare le ferite e il dolore per dare ancora una possibilità alla vita anche s’è diventata una specie di remake di
The Day After Tomorrow .
Dopo un ultima spinta  Clint si libera con un grugnito di soddisfazione, Phil si carica il suo peso e alla cieca, cerca di impedirgli di cadere a terra. Ora che ci pensa, non sono mai stati capaci di farlo in un letto,anche se stavolta, sarebbe stato davvero il caso.
Sotto le dita  Phil sente la pelle di Barton slittare non solo per il sudore,  ma anche per il sangue colato dal naso per la fatica di prenderlo e allo stesso tempo di mantenersi in piedi e non cadere all’indietro.
I capelli chiari  di Clint gli solleticano la nuca,  gli si è premuto totalmente contro, ancora dentro di lui, Phil,  piega le braccia e appoggia la fronte sulla superficie fresca del frigorifero.
Deve pulire, e in fretta, hanno fatto un casino.
-Stai già pensando a ripulire le tracce?- La voce di Clint è spezzata dalla fatica, ma dolce proprio come Phil la ricordava. Dopo aver fatto sesso, Clint Barton s’intenerisce, anche se, durante, di tenero il più delle volte ha veramente poco.
-Non abito da solo.-
-Sei veramente il massimo del romantico signore.-
Clint che si tira indietro è un lampo di dolore che dal sedere  brilla per tutto il corpo di Phil. L’agente ansima pesantemente strizzando gli occhi e stringendo i pugni - Un po’ di delicatezza, cazzo, non ti farebbe male.-
Clint cammina all’indietro pulendosi  la bocca dal sangue che gli è sceso dal naso con il palmo della mano. Con i boxer e i pantaloni ancora attorno alle caviglie cammina all’indietro e si siede malamente sul bordo del tavolino.
Phil sibila a fatica per recuperare i pantaloni, Clint sorride - Deduco che erano tre anni che non…-
-Già.-
-Sono contento.-

 

-FIGLIO DI COUL! [**]  LADY VIRGINIA! FIGLIO DI COUL!-


Phil e Clint si scambiano la stessa espressione perplessa prima di girarsi verso la porta d’ingresso -Dici che se non gli apriamo butta giù la porta?-
Phil alza le spalle e camminando lentamente, molto lentamente, si avvia verso la porta. Thor quasi non lo travolge mentre entra  in salotto trascinando Jane per la mano - Che succede?-
Clint si chiude  la porta della cucina alle spalle,  e si ferma a qualche passo alle spalle di Phil - Che succede?-
-So come fare per fermare tutto questo.-

 

 

SHIELD
_Infermeria_

 

 

Tony  sussulta al fischio dei macchinari che tengono in vita Noelle , si guarda attorno, confuso da quei pochi minuti di sonno che il suo cervello gli ha concesso, prima di fissare,  con il cuore serrato in gola,  il tracciato cardiaco  farsi prima anomalo e poi piatto.
-NO!- urla balzando in piedi -NOELLE! NO TI PREGO, NO!-
Afferra la figlia per le spalle, la scrolla,  mentre la porta della stanza si spalanca e un nugolo di medici circonda il letto e lo spinge verso la porta. Pepper è  accanto a lui, Tony non ha la lucidità di chiedersi quando è arrivata, le si aggrappa addosso e basta.
-Che succede?-
-STA MORENDO!-

 

Noelle fissa la donna accanto al suo letto. Bionda, bellissima, le sorride dolcemente e le accarezza i capelli -Sono morta? - sussurra.
Frigga continua a sorriderle -Andrà tutto bene mia cara.-

 

 

Segue su SUNRISE.

 

L’Apocalisse è iniziata, Asgard si prepara alla resistenza, Bruce se n’è andato e Noelle sta morendo, ma Thor sembra convinto di sapere come fermare il Ragnarǫk.  Vi aspetto fra le pagine di Sunrise, il finale della storia.

Ringrazio tutti quelli che hanno recensito, in particolare Alley, Fipsi per il loro supporto continuo e Maria Grazia per le sue belle recensioni,  quelli che hanno aggiunto la storia fra i preferiti/le ricordate/ le seguite o anche chi si è semplicemente fermato a leggere e ha gradito.
Spero di rivedervi tutti.
Ino chan.


Per spoiler sulle mie storie e varie chicche, la mia pagina Facebook:  https://www.facebook.com/pages/Ino-chan-EFP/242440032548208

 

  


Note:

[*] Questo pensiero si riferisce alla battuta di Bruce nel film : "Non siamo una squadra. Siamo una bomba ad orologeria"
[**] Figlio di Coul: Viene da una battuta originale del film Thor.

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