∞ Pagine d'Inganni ∞

di Maya98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Oscurità ha perso Libertà ***
Capitolo 2: *** Lo sguardo della Formica ***
Capitolo 3: *** Codici per l'Inferno ***
Capitolo 4: *** La Finestra ***
Capitolo 5: *** Hesperidis ***
Capitolo 6: *** Se potessi morire ***



Capitolo 1
*** Oscurità ha perso Libertà ***


[ episodio uno, parte a ]

Piangi, Erimor.
Piangi con le braccia a circondare il tuo viso e le tue lacrime.
Stringi le ginocchia al petto, mordendoti forte le labbra cercando di non farne uscire i singhiozzi.
Lui non lo vorrebbe.
Lui ti punirebbe.
E non vuoi che ti faccia del male ancora. Le ultime ferite sulla schiena non si sono ancora rimarginate, e i tuoi occhi non vedono la luce da qualche giorno.
Sei nella completa Oscurità, l'Oscurità dell'unico luogo in cui puoi nasconderti senza temere che ti trovino.
Non percepisci le pareti, non percepisci uno spazio delimitato.
In qualche modo, ti immergi nel buio per aspirare alla Libertà.
Sai che prima o poi, se quelle due donne si terranno a braccetto per scortarti nella vita, avrai bisogno di essere pronta.
Perché Libertà non c'è se non cè Oscurità.
Libertà non può vivere senza il suo amore.
E hai paura, paura che per te quel giorno in cui Oscurità finalmente si congiungerà all'amata non arriverà mai.
Non potrai scappare. Non puoi scappare da lui.
Non con mamma ridotta così.
Non finché controllerà la tua vita in questo modo.
Non finché non imparerai a staccarti dai tuoi libri di crittografia. L'unico vantaggio che hai su di lui, è che tu sai codificare i tuoi pensieri in un codice binario sconosciuto a tutto Namek.
Ci hai messo tanto, ma hai imparato.
Ora viene quasi naturale.
Quasi, come ormai lo è sopportare il dolore.
Dirti che passerà senza mai crederci sul serio.
Alzarti ancora sapendo di cadere.
Non puoi evitare la voragine.
Prima o poi ti risucchierà.
Non hai ancora trovato qualcuno che ti salvi, ti salvi da quella vita.
Non hai ancora trovato nessuno che riesce a capire il desiderio di diversità.
Nessuno che abbia aiutato Oscurità a trovare la sua amata Libertà.
Così ti nascondi, e piangi in silenzio.
Contando i secondi che tieni solo per te.
Perché non ne hai mai abbastanza, di tempo, di tempo per te.
Non hai semplicemente più tempo.
Hai già raggiunto un'età più avanzata. Hai gettato via l'infazia come se avessi scoppiato una bolla di sapone.
L'hai contemplata solo per un attimo.
E l'attimo dopo...puf!
E hai ancora poco tempo prima che lui ti venga a cercare. 
E hai paura.
E così ti alzi, aprendo piano le ante del tuo armadio. Non vedi la stanza attorno a te, ma la conosci a memoria.
Non hai bisogno di vedere per arrivare alla porta.
Non hai bisogno di vedere dov'è la maniglia.
Non hai bisogno degli occhi per la via di fuga nella notte.
Cammini per le strade di Klerycol, non curandoti delle stelle. Ti passi le mani sul viso per cancellare il segno delle lacrime.
Ti incammini verso Ovest, in cerca di una locanda. Della locanda in cui ti rifugi ogni volta che hai bisogno della solitudine, ogni volta che succede. Guardi i forestieri con invidia, sognando che qualcuno arrivi e ti porti via con sé. Sognando che qualcuno ti sottragga a quella vita.
Non viene mai nessuno, e tu smetti di sperare.
Finalmente capisci che "L'Ombra del Corvo" è davanti a te.
Non distingui i contorni, ma l'odore di vino e mare è assolutamente inconfondibile.
Spingi piano la porta, mentre la musica di una rapsodia ti investe le orecchie, cacciando via un po' della malinconia.
Hai già capito che passerai la serata al tuo solito tavolo, sorseggiando ambrosia e ascoltando quella musica, limitandoti a sognare.
E quella forse è la prima volta nella vita in cui ti stai sbagliando.
Perché quella sera, arriverà qualcuno che cambierà tutto.

( continua )

Angolino della Skizzata:
Ebbene sìì! Anche questa storia al contrario. Cioè...questa è l'ultima, e va verso la prima. Una volta arrivata alla prima, c'è l'epilogo, cioè la parte successiva a questa. funziona esattamente come in giochi di potere.
A Naitmers, sperando che apprezzi anche questa raccolta.
Wooow, sono riuscita a nascondere il sesso del (la?) protagonista? Weee. Spero di sì. Ho cercato di usare espressioni impersonali.
Bene, critiche e commenti sia negativi che positivi sempre apprezzati :D

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Capitolo 2
*** Lo sguardo della Formica ***


[ episodio uno, parte b ]

Non scolli lo sguardo dai suoi occhi senape.
Non puoi abbassarlo, non puoi dargliela vinta.
Non puoi arrenderti senza combattere. Sarebbe troppo facile e troppo doloroso per il tuo orgoglio.
È una sfida che non puoi vincere, ma che devi almeno provare a conquistare.
Ti limiti a studiare tutte le sfaccettature dei suoi occhi.
L'anello più esterno che sfiora il bordeaux scuro, che si scioglie nel rosso del fuoco, ma giusto sui bordi. Si congiunge all'arancione intenso, che brilla come le fiamme del fuoco del camino ed infine al senape che prevale. Le pupille giallo limone ti colpiscono come la luce accecante, ma non ti porti la mano davanti agli occhi: non puoi permettertelo.
-Non ancora. Lasciala stare.-dici con voce dura, stringendo i pugni e conficcandoti le unghie nella carne:-Lasciala in pace, non vedi come è ridotta?
Pagherai per questo, sicuramente. Ma devi ribattere, devi reagire in qualche modo. Devi smettere di subire tutta quella violenza, devi smettere di fare del male a tua madre. Non è come quando avevi ancora quattro anni: non potevi fare nulla a quel tempo, se non rintanarti a piangere.
Lo fai ancora e spesso, ma non prima di aver sfoderato le armi.
Non padroneggi ancora del tutto il potere magico, mentre lui sì.
Lui lo usa su di te, lo ha già usato in passato. Lo percepisci al limite, e ti rendi conto che sta per usarlo anche adesso.
Non riesci mai a prepararti quando arriva la scarica che ti colpisce tutto il corpo.
Ti pieghi in due, tenendoti il ventre, cosciente di ciò che causerà se continua a fare così. Lacrime silenziose cominciano a rigarti il viso, perché forse ciò che ti sta togliendo è una delle cose che desideri di più.
Ancora una scossa.
E un'altra.
E un'altra.
Il dolore continua a bruciare anche dopo che le fitte cessano.
Ma l'anima, è l'anima che si dissolve insieme al desiderio di ciò che ti sta togliendo, dentro di te. Ti stai spezzando sotto la sua morsa.
Una formica schiacciata da un crudele e pesante piede di un passante.
Una formica che non è ignara di ciò che sta passando, perché vede l'ombra sopra di sè quando il piede sta per calare.
E quando tutto finisce, ti ritorvi in ginocchio. Non hai nemmeno il coraggio di alzare gli occhi, e non vedi nulla finché il ciuffo dei tuoi capelli continua a sbarrarti la vista. Senti il forte lamento di tua madre, e preghi che non le faccia di nuovo del male.
Vorresti ucciderlo. Vorresti che morisse.
Tutto ciò che puoi fare è solo alzarti, zoppicante e dolorante, e lanciargli l'ultimo sguardo umido dietro alle stille appena formate nei tuoi occhi.
Uno scalpiccio di passi e un colpo della porta dell'armadio.
In fuga.
Di nuovo.

( continua )
Angolino della Skizzata:
Ebbene sì, tre aggiornamenti in un giorno. Ero ispirata :D

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Capitolo 3
*** Codici per l'Inferno ***


[ episodio uno, parte c ]

Sotto i tuoi occhi scorrono a velocità folle sulla sequela di numeri in Psi-Jungle, rivelandoti tutto ciò che nascondono.
-5-9-9-9-5-5-9-9-9-9-9-5-5-9-5-9-5-5-5-9-9-5-9-5-5-5-9-9-5-5-5-5-5-9....
Socchiudi gli occhi un secondo per focalizzarti su tutti quei numeri negativi, alla ricerca dell'esercizio.
Dopo qualche secondo, si fa chiaro. Sorridi con soddisfazione, mentre cominci ad appuntare su un foglio di carta la traduzione di quel linguaggio di pensiero che ti affascina così tanto. Nonostante sia quasi improbabile rendersi conto della possibilità di un codice binario negativo, una volta compreso il concetto dell'annullamento diventa un gioco da ragazzi.
Mordicchi la penna con i denti, fissando i segni grafici che hai appena tracciato sul foglio con l'inchiostro, impensierendoti. Li studi per un secondo, aggrottando le sopracciglia, finché tutto non diventa chiaro di nuovo.
Coordinate.
Sono pure e semplici coordinate. Un codice dentro ad un altro codice. La crittografia speculativa è una delle cose più eccitanti in cui ti è capitato di imbatterti, dopo il dodeca-codice crittografico sul Quarto Klint. Anche lì si tratta di coordinate di punti in uno spazio a nove dimensioni, e nonostante nel tuo mondo ce ne siano solo otto (altezza, larghezza, profondità, materia, anti-larghezza, anti-altezza, anti-profondità e anti-materia) non fai fatica ad immaginarlo.
Coordinate basate su che cosa? Ci deve essere un altro messaggio nascosto tra le righe.
Nell'immediato la tua mente solleva alcune coppie di numeri, modificandole e rimescolandole alla ricerca di un criterio comune. Non impieghi più di dieci secondi a capire.
La sequenza di Fibonacci secondo il triangolo di Tartaglia. Il primo numero più il secondo elevato alla prima, seconda, terza, quinta, ottava, tredicesima...
Il tuo sguardo isola i numeri prescelti e li combina. Mente tutto si trasforma in un microsecondo, finalmente emerge dallo sfondo il disegno che stavi cercando. Sbatti le palpebre, facendolo svanire, e lo inserisci nel computer come sequenza iniziale del gioco della vita. Fai partire il conteggio con una sorta di impazienza incontrollabile. Ed infine, dopo ventinove generazioni, eccola lì: la stella a dodici punte. Rimani un'attimo ad ammirarla, sentendo una fierezza emergere dal tuo corpo giovane e dalla tua mente esperta. Per una volta, raggiungi la realizzazione. Per una volta di nuovo, capisci che la crittografia-matematica sarà la tua strada. Non sai ancora come, ma hai questo obiettivo e non te ne scollerai finché non lo avrai raggiunto.
Non senti mai quell'adrenalina nel corpo come quando risolvi un codice e crei una generazione. Non senti mai quell'elevamento della tua misteriosa e forse inesistente anima prigioniera di un corpo ormai impossibilitato al desiderio, se non quando decripti codici e accedi ad informazioni che qualcun altro, forse secoli fa, ha deciso di nascondere, celare agli occhi del mondo.
È questo che vuoi fare, è questo che ti fa vivere.
Ti aiuta fuggire dalla realtà, ti aiuta a intravedere uno scopo che forse accadrà solo tra venticinque generazioni del gioco della vita.
Ti aiuta a non dormire la notte, a non sognare quei maledetti incubi in cui lui ti ha in suo potere.
O meglio, a non sognare e vivere la vita reale dove lui ti ha comunque in suo potere.
E infatti, ecco che arriva lo strappo da quel mondo verso la vera, nuda e cruda realtà spogliata di ogni fantasia romantica.
Arriva sotto la forma dell'urlo sguaiato e sgraziato di tua madre.
E mentre il tuo cervello lo registra appena come un ancora? la tua mente non fa altro che formularlo e criptarlo in sei modi diversi in contemporanea, facendo saltare fuori un -74-32.
Corri in salotto, sapendo già ciò che ci troverai e il dolore che quell'immagine ti provocherà nel petto. E sai che quando ti colpirà ancora, non farà altro che accrescere quella macchia nera nel tuo ventre che ti divora tutto come se fosse cancro. E sai anche ciò che comporterà. Ma per tua madre devi fare questo sacrificio.
Lo trovi in piedi in mezzo alla stanza, con le labbra rosse come il sangue, e tua madre cucciata in un angolo, con la schiena che lascia scoperte terribili cicatrici, vecchie e recenti, e un sacco di lividi violacei. I suoi occhi esangui sembrano pregarti di andartene, ma tu non puoi lasciarla così, non vuoi che lui le faccia male di nuovo.
Gli urli di fermarsi e con quel gesto firmi la tua condanna all'inferno, mandando al diavolo tutte le conseguenze.

( continua )


Angolino della Skizzata:
A Naitmers, sperando che torni presto tra noi perché mi manca :D
A Scarlett Thomas, per PopCo, senza la quale non avrei mai scritto tutte queste cose in apparenza cervellotiche :D:D:D
Scusate se è corto.....
Ho già detto che le recensioni sono gradite anche se critiche?

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Capitolo 4
*** La Finestra ***


[ episodio due, parte a ]

 

 

 

L'alcool sulla pelle brucia come il fuoco che ti corrode l'anima di giorno in giorno, mentre la tua vita va svanendo attraverso le gocce di pioggia che ticchettano contro il vetro della finestra che cresce solo nella tua testa. È una grande finestra, che porta tanta aria all'interno di una stanza che ha subito per troppo tempo l'umidità e il buio, e fa trionfare la luce tutto intorno. È una finestra gigantesca che dà su un mondo tutto nuovo e da scoprire, che cambia a tuo piacimento esattamente ogni volta che desideri farlo mutare. È una finestra abbastanza grande da permetterti di scavalcarla, e superarla, e raggiungere fuori un sole che ti urla: libertà! libertà! libertà!

È una grande finestra che compare ogni volta che desideri, quando chiudi gli occhi e cerchi di scappare. Lo fai anche ora, mentre passi il cotone imbevuto di liquidi curativi e alcool sulla tua pelle traslucida cercando di disinfettare la terribile abrasione sul tuo ventre, anche se servirà a ben poco: il male cresce dall'interno. È il suo potere che ti fa sviluppare questo virus, questo parassita che si nutre di te a tue spese e che ti preclude la possibilità di andare avanti. C'è una cura, da qualche parte, probabilmente. Una cura ricavabile da qualche pianta esotica o qualche miscuglio di sostanze che non conosci. Non puoi avere la certezza che sia legale o meno, ma sai che daresti il sangue per averla, venderesti un braccio per riacquistare il futuro: e poi lo uccideresti, davvero: se potessi lo faresti. Perché non potresti provare compassione per qualcuno che sta costringendo te e tua madre a vivere una vita di terrore e dolore. Ti costringe a ritirarti in bagno al buio per poter curare le tue ferite, i tuoi graffi senza che se ne accorga e ti punisca. Come stai facendo ora: a luce spenta, le dita che scorrono sulla pelle, l'alcool che brucia sulle abrasioni appena inferte e il peso nel petto che si sta facendo sempre più forte, sempre più opprimente.
Senti arrivare il conato così, d’improvviso, imprevedibile: fai appena tempo ad accostarti al buco ed ecco che rigetti tutto. Tutta la saliva, tutta l’oppressione, tutto il sangue che ti costringe a bere e anche l’anima, intanto che ci sei. È disgustoso ciò che ti costringe a fare. Usa il suo potere per danneggiarti, per renderti in uno stato di schiavitù e per precluderti la ribellione, e poi ti costringe a lacerarti le vene, solo per raccogliere il tuo sangue nelle ampolle e costringerti a berlo, d’un sorso, anche se scuoti la testa, anche se serri la bocca, anche se piangi e ti dimeni. Il suo potere è mortale, e lui vuole farti male, certo, ma non può permettere che tu muoia: gli servi troppo. Allora ti fa bere il tuo sangue, il sangue di una creatura che genera immortalità fin tanto che lo si beva, costringendoti a vivere sempre, a non poter morire, a non poter far cessare tutto quel dolore con il più definitivo dei modi. I tuoi polsi bruciano di tagli sempre più profondi, sempre più frequenti, più screpolati e dolorosi. Lasciate esposte, le ferite cicatrizzano con lentezza e bruciano come il fuoco dell’inferno. Ma la parte peggiore è quando ti afferra per i capelli e ti costringe ad aprire la bocca, calandoti il liquido caldo lungo la gola, mentre tu tossisci e ti strozzi cercando di sputarlo, di rigettarlo. Il tuo sangue ha un sapore amaro, un sapore di morte e di lacrime salate, ha il sapore di buio costretto ad ingoiare e di chiuso di una stanza senza finestre. Nessuna oltre la tua testa. Il mal di stomaco che segue per tre giorni è incomparabile, è come se qualcosa esplodesse all’interno, facendo oscillare tutto e più. Allora preferisci vomitare, di nascosto, anche se il suo effetto lo ha sicuramente già compiuto, lo rigetti per placare quel dolore all’addome che corrisponde a mille crampi messi insieme e ancora peggio. Le visioni che questo sangue — il tuo sangue — suscita nelle prime settimane sono sempre spaventose, e quando rinvieni nel ventre del tuo armadio fai sempre fatica a placare i singhiozzi di dolore. Abbandono nel profondo di casa, il luogo dove dovrebbe regnare la sicurezza. I fantasmi di oscure allucinazioni schierati attorno a te come una schiera di nemici. E che fare, allora, se non aprire la tua finestra, se non tentare di oltrepassare il varco e fuggire, fuggire, fuggire?

 

( continua )

 

 

 

 

Angolino della Skizzata:

Così si scoprì che Erimor ha la pelle traslucida! Sì, immagino che sia un po’ inquietante, come creatura, non credete? Ma non è orribile cosa lui lo/a costringe a fare?

Insomma, sto tremando di attesa x scrivere l’inizio di tutto :D Ma temo di non poterlo fare finché non finisco Giochi di Potere.

Ah, giusto....avete capito tutti chi è lui, no? E che cosa sta facendo? E di che sesso è Erimor? Spero di no, perché se no rovina tutto......insomma, lasciamo perdere. Uffa! Gli elementi ci sono (quasi) tutti per capirlo....solo che ci vuole un po’ di fantasia. Alle domande dirette, però, temo che dovrò rispondere in privato. Anche se ADOOORO spoilerare! Insomma, basta gli sproloqui.

Come al solito, grazie alla cara Naitmers che commenta tutto, a Fatelfay x averla messa tra le seguite, e anche a voi, lettori silenziosi, che girate nell’ombra. I commentini sono graditi, in qualunque caso!

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Capitolo 5
*** Hesperidis ***


Note di inizio che non faccio mai:
Questo capitolo contiene degli accenni (massicci) ad una relazione. Ora, bene, l’altro individuo della relazione ha un sesso preciso e specificato (anche se soltanto da metà, perché prima uso aggettivi a singola uscita buahahaha). Tuttavia non posso inserire tra gli avvertimenti della storia Slash, Femslash o Het perché se no vi rovinerei la sorpresa su Erimor. Per questo ho deciso di farvi questo piccolo appunti iniziale, non vogliatemi male...
PS Nait, cara, mi sa che oltre a San ci hai pure un altro/un’altra rivale per la conquista di Erimor...mi spiace D: mi serve. Anche se non era previsto/a.




[ episodio due, parte b ]
Hesperidis ha i capelli blu come il mare, mossi come le onde di una tempesta. Sono morbidi e setosi, ma pieni di nodi: per quello ti piace tanto passarci le dita dentro, fino a tirarglieli. Senti il suo lamento stridulo tra i denti, mentre ti accusa con dolore tra gli occhi verde bosco, e tu ridi perché per una volta non sei tu che soffri, già, ma fai soffrire.

Hesperidis ha un naso dal contorno buffo, già, e un forte odore aspro che ti solletica le narici: di acido, quasi. Non profuma di buono, certo, ma questa sua fragranza di allerta i sensi e ti allontana dalla morte per un po’. D’altronde, niente profuma di buono nella tua vita, sarebbe inutile sperarci.
Hesperidis ha le spalle larghe e la pelle ruvida: per questo ti piace quando passa le sue mani callose sul tuo viso, nel tentativo di alleviare i tuoi pensieri. Come se il suo tocco bastasse a cancellare il tuo presente. Come se fosse la medicina che non è. Ha una pelle non bella in cui ti piace piantare le unghie, giusto per vedere un’altra carne rovinarsi oltre alla tua.
Hesperidis ti piace perché ti lascia condurre il gioco, e per qualcuno come te che è condotto per tutta la vita, costretto colla violenza e col sangue, questo è una specie di miracolo. Si lascia fare ogni cosa: sopporta tutto, tutta la dolcezza che concedi e tutto il dolore che infliggi, per la frustrazione, sentendoti quasi male sul fatto che questo bisogno di sadismo ti sta rendendo simile al mostro che ti sta uccidendo.
Hesperidis non è molto intelligente, certo, ed è docile: mai cerca di far prevalere una sua idea, e tu hai bisogno di questo. Tu hai bisogno che non ti dica che devi reagire, hai bisogno che non cerchi di rimproverarti per ciò che sei. Hai bisogno che non si accorga dei segni del dolore sul tuo corpo, hai bisogno che ignori la pietà come sentimento spontaneo.
Odieresti la sua pietà come la pietà di chiunque, e per questo non hai niente da dare.
Hai bisogno di qualcuno accetti quel poco che le dai, sì, senza chiedere o elemosinare altro nel tentativo di prendere posto nel cuore (che non hai) e di avere la tua attenzione (che è altrove). Hai bisogno di qualcuno che subisca e non lamenti, hai bisogno di qualcuno che accetti passivo senza replicare, hai bisogno di qualcuno che non ti assilli di attenzioni, ma che accetti di essere uno sfogo. Qualcuno che non ti veda, che non ti osservi, che non voglia guardare oltre a ciò che tu mostri. Qualcuno che non si senta di indagare, qualcuno che non sia pronto ad amare esattamente come te. Qualcuno che ti sia succube, che diventi la tua momentanea vittima.
E quel qualcuno per ora, si sta rivelando essere Hesperidis.
Non chiede più di quanto tu dia, non ti dice che ti ama, non vuole sentirlo dire da te, ed è meglio. Mentire sarebbe terribile, e lei, alla fine, non è che una mera evasione.

( continua )

Angolino della Skizzata:
O-okay, questo non era previsto. Ma alla fine non è così male, mh? È un personaggio come quelli che non ho mai descritto.
Alla fine anche Erimor è un po’...pazzo/a, mh?
Spero che vi piaccia! Grazie a Nait, come sempre, a chi segue, a chi mi ha messo tra i preferiti e anche chi legge e basta! Vi adoro

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Capitolo 6
*** Se potessi morire ***


[ episodio due, parte c ]

 

 

Se potessi morire.

Ci pensi spesso, mentre la tua coda si attorciglia al tuo polso, nell’avvinghiarsi continuo come un serpente.

Ti uccideresti?

Forse.

Forse no.

Oppure sopportare ancora a lungo sarebbe qualcosa di così devastante da distruggere ogni contatto col mondo?

Ne avresti il coraggio?

Lo diresti con sicurezza: sì. Ce l’avresti. Non sarebbe un problema, affondare una lama nella carne fino a sentire la punta lambire il cuore. Il tuo cuore nero.

Cosa ti tratterrebbe?

Forse, tua madre. Tua madre che soffre ogni giorno le pene d’inferno per scontare un unico errore che le ha ritorto contro la vita trasformandola in una gabbia. Forse non avresti il coraggio di andartene per sempre e lasciarla sola.

Ma cosa è più forte?

Il tuo desiderio di Libertà? La voglia di lottare? L’indipendenza? Ciò che restare ti sta sottraendo? Lui col suo male che distrugge dentro di te ogni speranza di sbocciare.

Oppure l’amore?

L’amore familiare? Quell’unico laccio che collega la tua spezzata esistenza? Se l’avessi davvero mai conosciuto, l’amore, forse l’idea di morire non ti sembrerebbe così serena, anche se contorta.

L’amore...

Ma chi mai potrebbe amare una creatura come te? E chi potresti amare tu, da tal creatura quale sei? La tua stessa esistenza sembra escluderti dal piacere di immaginare. È qualcosa di troppo estraneo e lontano. Hesperidis non è neanche avvicinabile a ciò che si idealizza dell’amore. A due anime dannate che si reincontrano all’inferno per stringersi, anche a costo di bruciare. 

Ma l’inferno...

In fondo, lo stai già vivendo adesso, per di più in solitudine. E l’unico esempio di amore che è nato sotto ai tuoi occhi, sta portando i risultati che ti trovano con tagli sui polsi e vomito ogni settimana.

Se potessi morire.

Già, se tu potessi morire. Sì, forse esiteresti giusto il minimo per renderti conto del valore della vita, che mai potrai apprezzare nel suo insieme per tutti questi ostacoli che te lo hanno impedito. La vita non ti è mai sembrata così vicina, e al tempo stesso è la meta più lontana alla quale tu possa anelare, sospirando come fa un innamorato al pensiero della sua amata. Ma parlare per ossimori, come al solito, conduce ad un’impasse involuta. Perché alla fine c’è un’unica e sola certezza in questo. E sai che cosa?

Che tanto tu non puoi morire.

 

 

(continua)

 

 

Angolino della Skizzata:
Strano, mmh? Due aggiornamenti di PDI consecutivi, al posto che i soliti alternati. Comunque, vorrei sapere: il capitolo scorso non è piaciuto? Perchè ero indecisa se inserirlo, sì, e non aver avuto riscontri mi ha fatto un po’ temere. Il personaggio di Hesperidis è forse sgradito? Qualcuno ha pareri da esprimere?
Grazie a Naitmers, che tra poco diventerà una scrittrice a tutti gli effetti, e a tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite/seguite, ma anche semplicemente per chi legge.

 

 

 

 

 

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