Losing Faith in the Storm

di Princess Kurenai
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Titolo: Losing Faith in the Storm
Capitolo: Prologo
Genere: Introspettivo
Rating: Giallo
Avvertimenti: (per il futuro) Slash, Sesso Descrittivo, Dub-Con
Conteggio Parole: 1500
Note: 1. Ho raccolto più informazioni possibili sul periodo e sulla pirateria pur di rendere la storia più verosimile possibile - lasciando ovviamente spazio anche al “fattore romanzo”, perché diciamocelo: per quanto affascinanti i pirati veri non sono Johnny Deep!
2. Dedicata a Thomas, l’amore della mia vita che mi ha incoraggiata tantissimo durante la stesura di questa storia!

Nicolas Linwood ricordava ben poco del suo breve viaggio sulla nave mercantile Saint Margaret, se non il malore - causato dalla sua scarsa esperienza in mare - che sin dall’inizio lo aveva costretto nella cabina che gli era stata riservata.
In vita sua, se proprio doveva essere sincero, non aveva mai espresso il desiderio di affrontare una traversata in mare aperto, né aveva mai sentito la necessità di salpare verso il Nuovo Mondo alla ricerca dell'avventura. La sua cara e vecchia Penarth, la piccola Chiesa ed il convento nel quale viveva sin da bambino, erano quanto di meglio avesse mai desiderato in vita sua.
Infatti, Nicolas era rimasto orfano sia di padre che di madre in giovanissima età, e non avrebbe mai avuto un futuro senza l’aiuto di Padre Michael, che lo aveva accolto all’interno del convento.
Grazie al buon cuore di quell’uomo, aveva avuto l’opportunità di raggiungere quasi la trentina d’anni, durante i quali aveva lavorato come garzone all’interno di quelle sacre mura poi, crescendo sempre in quell’ambiente, gli era stata addirittura data la possibilità di studiare quando aveva espresso il desiderio di prendere i voti secondo la Chiesa cattolica.
Voleva semplicemente continuare la sua esistenza con semplicità, senza avventure e sotto la guida del Signore. Nient’altro, anche perché a dirla tutta non aveva nessunissima capacità particolare né aveva mai vagliato altre prospettive di vita. Era cresciuto in quel luogo e lì desiderava restare... ma Padre Michael non era mai stato del suo stesso avviso.
Il suo ‘mentore’ era un uomo buono e comprensivo che, tuttavia, aveva sempre mostrato un certo rifiuto davanti alla sua scelta di prendere i voti, rimandando ogni singola volta l’inizio del suo vero e proprio cammino tra gli uomini del Signore. Non ne era contrario - su quello era sempre stato chiaro -, voleva semplicemente il meglio per il suo ‘figliolo’ - lo chiamava in quel modo affettuoso da sempre.
« Come puoi desiderare una certa vita, se non ne hai mai vissuta un’altra?», gli aveva detto una volta per motivare il suo rifiuto, ed era sfortunatamente la verità.
Perché per tutti quegli anni l’esistenza di Nicolas si era sempre e solo basata attorno alle salde mura del convento, e secondo Padre Michael lui doveva vivere la tentazione carnale, vedere il Nuovo Mondo, e tornare indietro con la stessa sicurezza e purezza con la quale era partito.
Erano state quelle esatte parole, insieme alla stima e all’affetto che provava per quell’uomo, ad indurlo ad accettare quella bizzarra proposta - soprattutto quando Padre Michael aggiunse che si trattava di una prova per la sua fede.
Gli aveva quindi preparato una sacca con pochi indumenti, donato un rosario e lo aveva spedito su una nave mercantile senza troppi complimenti... e come risultato si era risvegliato legato ad un palo, dentro una prigione di legno che puzzava di birra e legna bagnata.
Avrebbe dovuto chiedersi che fine avesse fatto l'equipaggio della Saint Margaret, ed anche come fosse finito lì imprigionato - era nella sua cabina quando si era addormentato in preda alla nausea -, ma la crescente paura iniziò ben presto ad impedirgli di ragionare lucidamente, inducendolo a tentare solamente di liberarsi - ovviamente senza alcun risultato.
Rimpiangeva più che mai la sua Penarth, ed iniziò a carezzare con terrore l'idea che non l'avrebbe mai più rivista.
Represse a fatica un singhiozzo, inclinando il capo in avanti come se volesse nascondersi, ma le lacrime iniziarono a scorrere sul suo viso senza neanche darli la possibilità di fermarle.
« Ehi! Ti sei svegliato finalmente!», una voce profonda ma allegra lo fece sussultare.
Rialzò il viso di scatto, e socchiudendo gli occhi velati dalle lacrime, riuscì ad incrociare una figura a lui sconosciuta, quella di un giovane uomo dai capelli castani, raccolti sotto una sporca bandana grigia.
Lo guardò confuso, scrutandone il viso alla ricerca di qualcosa di familiare, ma i ricordi che affiorarono nella sua mente non avevano niente a che fare con gli occhi chiari e la mascella leggermente squadrata del giovane.
Riguardavano il destino della Saint Margaret. Ricordava di essere stato risvegliato da un forte trambusto, e tra i concitati commenti dell’equipaggio aveva sentito che erano stati affiancati e attaccati da una nave che portava con sé un nero vessillo.
Non sapeva esattamente che fare - le sue gambe faticavano addirittura a reggerlo in piedi a causa del suo malore -, ed alla fine era solamente riuscito a perdere i sensi e a risvegliarsi in quella cella.
« Sei un tipo fortunato, amico mio», continuò il ragazzo, appoggiandosi alle sbarre della prigione per osservarlo come se fosse un animale alquanto raro, « Il Capitano è un tipo superstizioso, non ucciderebbe mai sulla sua nave un uomo di chiesa».
« Io non…», aprì bocca ancor prima di riuscire a collegare la lingua al cervello - non era ancora un vero e proprio ‘uomo di chiesa’ -, ma il pirata continuò a parlare interrompendolo.
« Avresti fatto una bruttissima fine, credi a me», commentò sincero, grattandosi il collo.
Nicolas sentì improvvisamente la bocca secca davanti a quell’affermazione che lo portò ad interrogarsi ancora riguardo la sorte dei marinai della Saint Margaret.
« La fine... dell'equipaggio?», esalò qualche attimo dopo con tono incerto.
« Sai come funziona!», il giovane scrollò le spalle con noncuranza, assumendo poi un'espressione basita davanti allo sguardo confuso e spaventato che Nicolas gli rivolse, « Non lo sai, vero?».
Scosse il capo in risposta, anche se non era ben certo di volerlo realmente scoprire - era la fine che avrebbe potuto fare lui stesso se si fosse scoperto che non era ancora un prete.
« Prega per le loro anime!», tagliò corto l’altro, come se volesse risparmiargli chissà quale crudeltà, « Ci si vede più tardi per la cena, fratello!», e con quelle parole il giovane pirata si arrampicò su una scala.
Nicolas ci mise qualche istante prima di riprendersi dallo stupore, e quando vide il pirata allontanarsi cercò di richiamarlo a sé.
« R-ragazzo! Per l’amor di Dio! N-non lasciami solo!», lo pregò preoccupato, cercando di strattonare le funi che lo tenevano bloccato al palo, « P-potrei sapere il tuo nome?», chiese cercando di mantenere almeno un po’ di dialogo.
Era terrorizzato e l’idea di restare solo, legato dentro quella cella, lo spaventava ulteriormente.
“ Come si comportano i pirati?”, si chiese, “ Che cosa posso chiedergli per non farlo andare via?”.
Quel giovane sembrava innocuo e buono, ma il Diavolo era noto per assumere degli aspetti volutamente innocenti ed ingannevoli, e Nicolas aveva sentito delle voci alquanto spiacevoli riguardanti la fama dei pirati.
Predoni del mare, crudeli fuorilegge che lasciavano al loro passaggio solo una striscia di sangue. Non facevano prigionieri se non per il proprio tornaconto, e se era vivo lo doveva solamente al rosario che Padre Michael gli aveva donato e al suo abbigliamento - per il viaggio si era vestito come un novizio, una sorta di monito per ricordargli la sua scelta anche nei momenti più difficili.
Cercò quindi di appellarsi al buon senso e alla necessità di sopravvivere - voleva tornare nel suo piccolo convento, non voleva nient’altro!
« Mike», rispose il giovane, sedendosi sulla scala, « tu?».
« N-Nicolas...», si presentò a sua volta, cercando poi un argomento di dialogo, « Non... tutti qui s-seguono la strada del Signore, vero?».
« Dio non ha motivo di essere qui», ridacchiò il pirata.
« Mike... Dio si trova in ogni luogo se c’è fede...».
« Per questo motivo il Capitano ti ha lasciato in vita», ribatté furbo Mike.
« Lo... v-vorrei ringraziare per la sua... b-benevolenza... n-non potresti li-liberarmi?», domandò Nicolas, sperando di non aver fatto il passo più lungo della gamba.
Il pirata non rispose, grattandosi ancora il collo - non sembrava a suo agio.
« A-almeno le f-funi... sono proprio necessarie? Non posso scappare... e...», continuò, cercando di insistere e di convincere Mike.
« Non posso», rispose il giovane qualche momento dopo, sforzando un mezzo sorriso, « ma chiederò al Capitano o a Jack. Lo prometto, Padre Nicolas», aggiunse subito come per rassicurarlo e, agitando la mano, sparì sulla scala lasciandolo solo.
Nicolas emise un sospiro, spezzato da un piccolo singhiozzo, evitando di controbattere quando si sentì chiamare ‘Padre’. Era abituato ad essere sincero, ma se voleva sperare di arrivare alla fine di quel viaggio, doveva mentire! Nonostante fosse un comportamento poco nobile.
Giunto a quel punto, non poteva non rimpiangere il malore che lo aveva colto all’inizio del viaggio nella Saint Margaret. Tutte le sue incertezze sembravano ormai solo un lontano ricordo, così come la sua adorata Penarth ed il piccolo convento.
Tuttavia, rinchiuso in quella cella, non poteva fare niente per cambiare il suo destino.
Però poteva pregare e sperare che Dio lo assistesse anche in quel viaggio che gli avrebbe fatto scoprire, suo malgrado, un nuovo mondo, proprio come aveva desiderato Padre Michael. Di certo il suo ‘mentore’ non si sarebbe mai aspettato che Nicolas finisse nelle mani dei pirati, ma in ogni azione c’era la mano del Signore e lui non poteva far altro che affidarsi ad essa.
« Pater noster, qui es in cælis...», esordì piano, cercando di trattenere le lacrime e di trarre invece forza e coraggio da quella preghiera, « Sanctificétur Nomen Tuum; advéniat Regnum Tuum; fiat volúntas Tua, sicut in cælo, et in terra...».

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Titolo: Losing Faith in the Storm
Capitolo: Capitolo 1
Genere: Introspettivo
Rating: Giallo
Avvertimenti: (per il futuro) Slash, Sesso Descrittivo, Dub-Con
Conteggio Parole: 3080
Note: 1. Ho raccolto più informazioni possibili sul periodo e sulla pirateria pur di rendere la storia più verosimile possibile - lasciando ovviamente spazio anche al “fattore romanzo”, perché diciamocelo: per quanto affascinanti i pirati veri non sono Johnny Deep!
2. Dedicata a Thomas, l’amore della mia vita che mi ha incoraggiata tantissimo durante la stesura di questa storia!
3. Grazie a tutti coloro che hanno recensito/piacizzato/seguizzato/ecc ecc la storia<3 Per me è un vero piacere :3

Il lento ondeggiare della nave aveva presto risvegliato un certo malore in Nicolas che, ancora bloccato contro il palo, era stato solo in grado di chiudere gli occhi e continuare a pregare sottovoce fino a venire colto da un leggero sonno accompagnato da non pochi incubi riguardanti il suo destino. Tetri auspici che contribuirono solamente a far aumentare l’ansia ed il terrore che già piegavano il suo animo.
Fortunatamente dei rumori sul ponte di coperta - dei canti forse, ma non era riuscito a prestarvi troppa attenzione - riuscirono a strapparlo via da quegli oscuri presagi, conducendolo però verso una lunga ed opprimente attesa che lo costrinse a pensare con più coscienza alle sue azioni, convenendo di aver per davvero fatto la scelta giusta nel mentire.
Se non avesse indossato quegli abiti - o peggio: se gli fosse sfuggito che lui non era affatto un prete -, avrebbe sicuramente subito la sorte dell’equipaggio della Saint Margaret. Morti o lasciati alla deriva in mare aperto, ma qualunque fosse stato il loro destino, Nicolas aveva pregato per le loro anime.
Una piccola parte del suo animo era felice di non aver subito quella stessa sorte ma ovviamente non vedeva alcun onore nel dover mentire per salvarsi. Tuttavia quella situazione, che neanche a dirlo era del tutto nuova per lui, gli aveva dato modo di scoprire un insolito lato della sua personalità che, con il suo attaccamento alla vita, aveva risvegliato un forte senso di sopravvivenza.
Avrebbe fatto di tutto pur di arrivare sano e salvo sulla terra ferma, e se ci fosse riuscito grazie a quella menzogna, non avrebbe mai smesso di ringraziare il Signore per avergli dato quell’opportunità né di chiedergli perdono per essersi finto uno dei suoi portavoce terreni.
Attese quindi di scoprire il suo destino, domandandosi quanto tempo fosse passato al suo risveglio - e quanto dall’abbordaggio alla Saint Margaret -, sperando al tempo stesso che il giovane pirata che aveva conosciuto - Mike, se non ricordava male - avesse per davvero parlato al Capitano o a chi di dovere.
Lo scoprì solo quando due uomini scesero le scale con dei passi pesanti che parvero quasi rieccheggiare nelle orecchie di Nicolas ormai abituate al silenzio. Portavano con loro delle candele e lui, assuefatto alla semi oscurità di quella prigione, si rese conto solo il quel momento che il sole - che era stato visibile fino a qualche ora prima da una piccola feritoia alle sue spalle - stava ormai per tramontare.
Cercò inutilmente di mettersi dritto con la schiena per accogliere quelle visite, scrutando al tempo stesso i due pirati a lui sconosciuti. Benché fossero illuminati solamente da quelle candele, la loro corporatura era ben visibile e notò subito quanto fossero diversi l’uno dall’altro.
Il primo, quello che attirò subito il suo sguardo, era alto e dalle spalle large. La barba incolta incorniciava un viso dall’espressione dura, non riusciva a cogliere i suoi occhi o altri dettagli del suo volto ma era quasi certo che avesse i capelli scuri. Al contrario l’altro era ben più basso del suo compagno, con una corporatura esile ma sicuramente forte - chiunque, tuttavia, sarebbe apparso ‘esile’ accanto a quell’altro pirata - ed un viso quasi pulito.
Nicolas continuò a fissarli in attesa di una loro mossa. Era teso e preoccupato per quell’improvviso cambio di situazione - solo qualche attimo prima attendeva una risposta, mentre in quell’istante non era tanto certo di voler scoprire cosa gli sarebbe accaduto -, sussultando poi quando il pirata più basso staccò dalla sua cintura un mazzo di chiavi.
« Me lo riporterete?», domandò aprendo la cella, appoggiandosi poi con le spalle ad un palo di legno, incrociando le braccia al petto.
« Dipende dal Capitano, Jack», ribatté l’altro con un forte accento scozzese, avanzando con sicurezza verso Nicolas, il quale gli rivolse uno sguardo confuso.
« S-salve...», li salutò incerto senza però ricevere una risposta, se non un vago senso di sollievo quando quel possente pirata lo slegò - istintivamente portò le mani davanti a sé, massaggiandosi i polsi per cercare di lenire quel dolore che neanche si era reso conto di provare fino a quel momento.
« In piedi!», ordinò il pirata duramente, e quando notò che Nicolas esitava ad alzarsi - non era certo di riuscire a reggersi in piedi, né di avere il coraggio di sollevarsi -, lo afferrò con una mano sotto l’ascella, tirandolo su con forza, « Andiamo!»
« D-dove... dove mi state p-portando?», domandò intimorito Nicolas, venendo trascinato verso le scale dal pirata che ancora stringeva quella gigantesca mano attorno al suo braccio. Non riuscì a trattenere un lamento per quella presa ferrea, rischiando anche di cadere quando l’uomo lo spinse sul primo gradino in legno borbottando un: « Dal Capitano». Quell’atteggiamento, rude ed incurante, costrinse il giovane uomo a cercare di mettersi piedi da solo, certo che quel tipo lo avrebbe trascinato, volente o nolente, sul ponte di coperta.
« Alle volte penso che saresti un perfetto aguzzino, Will...», sospirò sognante l’altro, rimasto fermo ad osservarli.
« Sta zitto, Jack», ribatté quello che sembrava chiamarsi Will, scortando Nicolas lungo le scale - gli bastava una sola mano posata in mezzo alla sua schiena per farlo muovere.
Arrivato sul ponte di coperta Nicolas chiuse gli occhi colpito in viso da un’improvvisa folata di vento. Si schermì il viso con la mano, scostando poi i suoi capelli chiari dalla fronte per avere una miglior visuale.
Riaprì gli occhi e non riuscì a trattenersi dal far scorrere lo sguardo attorno a sé. Curiosità e voglia di scoprire una possibile, anche se improbabile, via di fuga si mischiarono insieme costringendolo a fermarsi per qualche altro istante.
Come aveva notato, il sole stava sparendo dietro un’immensa distesa d’acqua - della terra neanche una lontana sagoma - mentre tutti i pirati, uomini giovani ed altri un po' meno, erano ancora intenti a lavorare tra di loro come un unico braccio. Tutti sembravano conoscere il loro ruolo e lavoro, e lo facevano con efficienza senza intralciare quello degli altri.
Era quasi affascinante quell’aspetto del tutto nuovo dei suoi ‘carcerieri’, ma la mano di Will premuta ancora sulla sua schiena costrinse Nicolas a riportare l’attenzione sul suo destino.
Stava andando ad incontrare il Capitano - così aveva detto quel pirata -, ed era certo che quello avrebbe segnato nel bene o nel male la sua permanenza su quella nave.
Ovviamente quella sua improvvisa apparizione non passò inosservata, ed attirò infatti più occhiate da parte dei pirati - la sua presenza forse era una novità visto che non facevano prigionieri -, e imbarazzato, oltre che spaventato da quell'inaspettata e indesiderata attenzione, si ritrovò ad abbassare lo sguardo.
Non tentò neanche di cercare il viso del giovane che aveva conosciuto al suo risveglio - farlo significava incrociare gli occhi con quegli uomini e aveva il timore di mancare di rispetto a qualcuno -, provando invece a capire quale fosse la sua destinazione.
La sua conoscenza delle navi si limitava solamente alla sua breve visita alla Saint Margaret, durante la quale il Comandante gli aveva mostrato il cassero ed il ponte di comando, così come la piccola cabina del cartografo sulla quale aveva avuto modo di scorgere la rotta che avrebbe intrapreso l’imbarcazione.
Era stato un modo come un altro per rassicurarlo, ma sinceramente Nicolas non aveva capito granché di quelle linee e carte: erano state solamente in grado di fargli girare la testa. Ed insieme al timore e al malore per il lento ondeggiare della nave, aveva preferito invece rintanarsi sotto coperta nella piccola cabina che gli era stata riservata.
Di conseguenza, mentre percorrevano il ponte verso la poppa, gli bastò riportare a galla quei ricordi per conoscere la meta.
Passo dopo passo iniziò ad isolare la sua mente e ad ignorare il lavoro e gli sguardi dei pirati attorno a lui, concentrandosi invece sul retro della nave, sul quale si trovava un’ampia sovrastruttura caratterizzata da più piani. Quello al livello della coperta, un altro intermedio e quello scoperto sul quale si trovava il ponte di comando.
Puntò proprio lì i suoi occhi, incrociando la figura di un uomo che stava bloccando il timone, forse per la notte, chiedendosi se fosse quello il Capitano della nave. Si trattava di un pirata alto e muscoloso, con barba e capelli scuri, i quali erano abbastanza lunghi per essere raccolti in una bassa coda. Tutto nel suo aspetto ispirava serietà ed incuteva in Nicolas anche un certo timore, tant’è che non poté non sentirsi ancor più piccolo - lo era già parecchio vicino a Will, ma in quell’altro uomo avvertiva anche una notevole autorità.
Istintivamente, guidato dall’idea che fosse quello il Capitano, iniziò a salire le scale che lo avrebbero portato sul ponte di comando, ma la mano dell’altro pirata lo costrinse a sostare sul ‘piano intermedio’.
« Entra», ordinò secco l'uomo, aprendo la porta e spingendolo all’interno di un altro locale della nave.
Nervoso per quell’improvviso cambiamento, Nicolas ci mise qualche istante prima di poter scrutare la cabina nella quale si trovava - osservare lo aiutava ad ambientarsi, cosa che gli serviva per mantenere la calma soprattutto in quei momenti così delicati.
Viste le condizioni delle prigioni, si aspettava un certo degrado in tutta la nave, ma quel nuovo ambiente era stranamente ordinato e pulito. Infatti quella cabina, illuminata dalla fioca luce di alcuni candelabri, apparve a Nicolas abbastanza ricca oltre che accogliente - sulla sinistra si poteva intravedere un’amaca, mentre sulla parte opposta si trovava un tavolo sgombro e pulito, circondato da qualche sedia.
Solo dopo quel veloce studio dell'ambiente che lo circondava Nicolas ebbe la certezza di trovarsi nella cabina del Capitano, fattore confermato poco dopo dalla presenza di un altro uomo sul fondo di quella stanza.
Il semplice posare lo sguardo su quel pirata, seduto dietro una scrivania ricolma di carte nautiche e forse ancorata al pavimento in legno, causò a Nicolas un leggero attacco di panico che lo spinse alla ricerca di qualche dettaglio che lo aiutasse ad ambientarsi.
Era faccia a faccia con il suo destino e aveva paura. Non si era mai sentito così impotente e terrorizzato da qualcosa.
Anzi, forse sì, quando da bambino dopo la morte dei suoi genitori era a sua volta spaventato dall'idea di perdere la vita. Cercò di appellarsi alle parole che Padre Michael aveva usato per aiutarlo a superare la sua paura - « Mio piccolo Nico, non temere la morte. Non è niente di così terribile. È semplicemente l'inizio di una nuova vita accanto al nostro Signore. Lo capisci, figliolo?» -, ma non riusciva a rilassarsi.
Non voleva morire. Era... era troppo presto.
Posò quindi lo sguardo sulla scrivania, dietro la quale era ben visibile un’ampia vetrata che rendeva quella posizione ovviamente strategica visto che permetteva di catturare, anche in quella tarda ora della sera, gli ultimi raggi del sole.
Avrebbe volentieri continuato ad osservare la formazione di quella cabina, ma si trovò costretto ad interrompere ogni sua considerazione quando il pirata che lo accompagnava aprì bocca.
« Sam», esordì infatti Will, attirando su di sé lo sguardo dell’uomo, « ti ho portato il prete».
Agitato e ancor più nervoso, Nicolas strinse forte i pugni nel tentativo di controllarsi, compiendo poi dei brevi passi verso la scrivania sempre guidato dalla mano dell'enorme pirata. Solo in quell'istante osò spostare lo sguardo sul Capitano, scoprendo un viso serio ma quasi amichevole, con la barba scura ed incolta ed i capelli lunghi almeno alle spalle.
Sembrava un uomo tranquillo e forse anche buono visto che era per merito suo e della sua fede se era ancora vivo, ma ovviamente Nicolas era abbastanza restio a fidarsi di quei pirati solo per il loro aspetto e per qualche gesto caritatevole.
" Sono assassini", si ripeté mentalmente.
« Grazie Will», lo ringraziò il Capitano, rivolgendosi poi verso Nicolas, alzandosi come per poterlo salutare. « Padre, vi porgo i miei saluti e le mie scuse per avervi rilegato in una delle nostre celle».
Nicolas non rispose, incerto su cosa dire per non mancare di rispetto all'uomo e per continuare con la sua farsa.
« Lasciate che mi presenti», continuò il Capitano, aggirando la scrivania per poter continuare ad interagire con Nicolas senza ostacoli, « mi chiamo Samuel Collins, e sono il Capitano di questa nave, la Neptune».
« Io... io mi c-chiamo Nicolas, signore», rispose esitante.
Quell'uomo, Samuel Collins, appariva davanti ai suoi occhi come una persona educata e distinta. Ispirava fiducia e carisma, ed anche se Nicolas ignorava le gerarchie navali - specialmente tra i pirati -, non era difficile comprendere il perché fosse a comando di quella nave.
Ovviamente era sempre ben deciso a mantenere un atteggiamento riservato e controllato, sperando che la paura non gli facesse fare dei passi falsi.
« Sam», la voce di Will, l'altro pirata, fece quasi sussultare Nicolas.
I due uomini si scambiarono una breve occhiata, forse un saluto, poi quello che lo aveva scortato fin lì abbandonò in silenzio la cabina.
« Quello era il mio braccio destro», spiegò Samuel, notando lo sguardo del suo ‘ospite’, « William Darrow. Sono quasi certo che non si sia presentato».
Nicolas annuì timidamente con il capo, cercando le parole più adatte per ringraziare l'uomo e magari scoprire quale sarebbe stato il suo destino.
« Comprendo il vostro timore, Padre», riprese il Capitano qualche momento dopo, notando la tensione quasi palpabile dell’altro, « ma non dovete temere: in questa nave nessuno è intenzionato a farvi del male. Ve lo assicuro, quanto è vero che mi chiamo Samuel Collins».
Ovviamente Nicolas provò un vago senso di sollievo davanti a quella dichiarazione, che tuttavia non fu in grado di calmarlo del tutto - sapeva che quell'uomo ed il suo equipaggio lo avrebbero risparmiato solo ed esclusivamente per il fatto che era apparso come un uomo di chiesa.
« V-vi ringrazio...», tentò di rispondere più educatamente possibile, « L-la vostra... g-gentilezza n-non verrà ignorata dal n-nostro Signore».
« Lo spero», ribatté l'altro indicandogli poi il tavolo sulla destra, « desiderate farmi compagnia per la cena?»
« I-io...»
« Non siate timido. Scommetto che siete affamato», riprese Samuel, avvicinandosi ulteriormente a Nicolas, che non riuscì a trattenersi dal fare un passo indietro per puro timore.
« N-non credo di p-poter...»
Il pirata non si sbagliava, non mangiava dalla sua partenza, tuttavia aveva ancora lo stomaco sottosopra e soprattutto chiuso per la paura. Non era certo che sarebbe riuscito a consumare il pasto, ma rifiutare sarebbe stato oltremodo ingrato oltre che maleducato.
Samuel però insistette, posando la mano sulla sua spalla come per accompagnarlo al tavolo.
Da quella posizione, nonostante la tensione, Nicolas non poté non posare lo sguardo sul petto dell’uomo visibile attraverso la camicia semi aperta.
Su di esso giaceva una piccola croce, l’unico segno ben visibile della sua fede verso il Signore perché nient’altro nella sua persona lo avrebbe portato a pensare che quell’uomo fosse un credente.
Tuttavia, ci fu qualcos’altro che attirò il suo sguardo, e quel qualcosa era una cicatrice che brillava alla luce delle candele e che sembrava percorrere tutto il collo del capitano.
La osservò curioso e quasi senza fiato, senza riuscire a trattenersi dall’interrogarsi sul come e sul perché se la fosse procurata, poi nel rendersi conto di essere stato forse un po' troppo invadente con il suo sguardo, abbassò gli occhi accettando in silenzio di sedersi allo stesso tavolo del Capitano.
« Cosa ha portato un così giovane prete in mare aperto?», domandò Samuel prendendo posto a capotavola.
« E-ecco io...»
« Siete forse un missionario?», riprese il pirata, come per voler aiutare Nicolas a parlare - il suo disagio doveva essere così palese che quello sembrava l’unico modo per estorcergli qualche parola di bocca.
« S-sì...», rispose il giovane uomo, « I-in realtà ho... p-preso il posto d-del mio mentore. Lu-lui doveva f-fare questo viaggio ma... ci s-sono stati degli i-imprevisti...»
Era una menzogna, una storia talmente campata per aria che Nicolas ebbe la certezza che da lì a qualche secondo si sarebbe ritrovato di nuovo rinchiuso nella prigione della nave - se non peggio.
Fortunatamente però, il Signore sembrava non voler ancora reclamare la sua presenza accanto a sé, infatti il pirata, piegando il capo in un: « Comprendo», parve voler far cadere lì ogni motivazione riguardante il suo viaggio. Era come se gli bastasse quanto aveva appena sentito, e Nicolas non poté non sentirsi vagamente più sollevato.
« Intendo ancora scusarmi per avervi fatto imprigionare. Ma era una misura di sicurezza, sia per voi che per l’equilibro dell’equipaggio», continuò Samuel - anche se sembrava aver rinunciato al precedente argomento, era ugualmente interessato a mantenere un certo dialogo con Nicolas, « quando sono stato informato del vostro risveglio avrei voluto subito mandare i miei uomini a liberarvi, ma sono stato terribilmente occupato in queste ore. Spero che non sia stato troppo traumatico per voi.»
« L-lo è stato m-ma... p-posso comprendere le vostre... r-ragioni», assentì Nicolas, cercando ancora di apparire il più educato e calmo possibile.
Era sempre più chiaro che il pirata stesse cercando di metterlo a suo agio, ma era altrettanto palese che il giovane uomo non si sentisse assolutamente in grado di abbassare le sue difese.
« Vi assicuro che non tornerete in prigione», aggiunse il Capitano, « dormirete insieme ai miei uomini fino all’arrivo sulla terra ferma».
Quella notizia fece improvvisamente rizzare la schiena di Nicolas.
“ Ho sentito bene?”, si chiese, fissando per la prima volta il pirata negli occhi.
« C-come?», esalò.
« Come vi ho già detto», spiegò Samuel, « in questa nave nessuno è intenzionato a farvi del male. Chiunque oserà mancarvi di rispetto o agire in modo sconsiderato nei vostri confronti, verrà severamente punito».
Nicolas deglutì. Non gli importava dove avrebbe dormito o con chi. Voleva solo ottenere una singola risposta e per averla si ritrovò costretto a raccogliere tutto il coraggio che possedeva, pregando Dio nella speranza di ricevere una risposta affermativa.
« M-mi lascerete... andare v-via?»
« Certamente, Padre Nicolas».
Non vi era alcuna esitazione in quell’affermazione, né segni visibili di menzogna. Non aveva ancora la sicurezza che quel pirata stesse dicendo la verità, ma era quello che Nicolas voleva sentirsi dire.
Aveva davvero l’opportunità di vedere la fine di quell’incubo. Doveva solamente continuare con quella sceneggiata per il resto del viaggio e, una volta sulla terraferma, sarebbe stato di nuovo libero di tornare a Penarth... e una volta lì, non avrebbe mai più lasciato per niente al mondo la sua amata città. Gli bastava quella certezza per fidarsi ed abbassare in parte le sue difese.
Strinse con forza i pugni attorno alle sue vesti, afferrando poi il rosario che gli aveva donato Padre Michael per infondersi ancor più coraggio - ne aveva bisogno come mai prima d’ora.
« I-io vi... ringrazio...», mormorò abbassando il capo, faticando a trattenere la commozione ed il sollievo per quella lieta notizia, « Non so davvero come s-sdebitarmi...»
Il pirata sorrise davanti al tono leggermente più rilassato del suo ospite e, posando i gomiti sul tavolo, si sporse verso di lui.
« Forse, Padre, un modo ci sarebbe».

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Titolo: Losing Faith in the Storm
Capitolo: Capitolo 2
Genere: Introspettivo
Rating: Giallo
Avvertimenti: (per il futuro) Slash, Sesso Descrittivo, Dub-Con
Conteggio Parole: 3575
Note: 1. Ho raccolto più informazioni possibili sul periodo e sulla pirateria pur di rendere la storia più verosimile possibile - lasciando ovviamente spazio anche al “fattore romanzo”, perché diciamocelo: per quanto affascinanti i pirati veri non sono Johnny Deep!
2. Dedicata a Thomas, l’amore della mia vita che mi ha incoraggiata tantissimo durante la stesura di questa storia!
3. Grazie a tutti coloro che hanno recensito/piacizzato/seguizzato/ecc ecc la storia<3 Per me è un vero piacere :3
4. Perdonate gli errori. Questo capitolo non è betato. Verrà corretto durante la settimana :3

« Forse, Padre, un modo ci sarebbe».
Per Nicolas fu praticamente impossibile non rimanere pietrificato davanti a quella semplice affermazione. Tant'è che gli bastarono solo quelle poche parole per sentire all’istante tutte le sue neonate speranze iniziare ad incrinarsi e per darsi anche dello stupido per aver creduto subito a quell’uomo.
Doveva aspettarselo, in fondo. Era stato tutto troppo semplice, ed incantato dalla prospettiva di tornare a casa era arrivato sul punto di dimenticarsi con chi aveva a che fare.
Quell’uomo era un pirata, un fuorilegge. Sicuramente la sua anima era tinta del rosso del sangue di tutte le sue innocenti vittime, come quelle dell’equipaggio della Saint Margaret.
Deglutì, afferrando ancora il rosario per darsi un po’ di contegno.
" Che cosa possono volere da me?", si chiese.
I pirati desideravano solo arricchirsi e lui, ovviamente, non possedeva alcun oggetto di valore da utilizzare come pagamento o merce di scambio per la propria libertà.
« C-cosa... cosa posso fare?», domandò nervoso incrociando gli occhi dell’uomo, nei quali riuscì quasi a scorgere una breve e fugace scintilla di esitazione, che scomparve quando questo rispose con voce decisa e priva di dubbi.
« Sareste disposto ad ascoltare e ad assolvere i miei peccati, Padre?»
« … come?», esalò Nicolas, faticando a credere a quanto aveva appena sentito.
" Vuole... una confessione?", si interrogò ancora, umettandosi le labbra secche per la lunga mancanza d'acqua e per la tensione.
« Desidero confessarmi», dichiarò con più chiarezza il pirata, guardando il suo ‘ospite’ negli occhi. E nonostante lo sguardo carico di aspettativa che gli rivolse il Capitano, Nicolas sentì tutta la tensione scivolare via nell’ascoltare quelle parole.
Samuel non gli stava chiedendo niente di costoso, se non il prezzo che avrebbe dovuto pagare dinnanzi al Signore. Questo perché sapeva di non poter officiare nessuna funzione religiosa, men che meno un sacramento importante come la confessione... ma, come ben sapeva, era l’unica opportunità che aveva per restare in vita.
Solo assecondando il desiderio di quell’uomo poteva continuare a mentire sulla sua vera identità, anche se significava aggiungere ai suoi peccati fattori sempre più gravi.
" La mia vita vale tutte queste menzogne?", si chiese tra sé e sé, ricambiando lo sguardo che gli rivolgeva il pirata e andando alla ricerca di qualche dubbio o incertezza, ma tutto ciò che lesse in quelle iridi fu la sincerità.
Quell’uomo lo avrebbe sfamato e protetto fino a quando non sarebbero giunti sulla terra ferma, dove poi lo avrebbe liberato come promesso. In cambio chiedeva solo il suo ascolto e l'assoluzione dai peccati... e giunti a quel punto Nicolas non riuscì a non trovarsi davanti all'ennesima scelta, quella che lo avrebbe accompagnato fino alla fine del viaggio: sopravvivere, continuando a mentire, o morire ma con la coscienza pulita.
Sospirò chiudendo per qualche istante gli occhi, e quando li riaprì aveva già preso la sua decisione.
« Sarà un o-onore per me, ascoltarvi e... e pregare con v-voi affinché il Signore vi assolva d-da tutti i v-vostri peccati», rispose piano, chiedendosi se qualcuno avrebbe mai fatto lo stesso con lui in futuro.
Padre Michael, o gli altri preti e novizi del convento, sarebbero mai stati in grado di perdonarlo al suo ritorno? Lo avrebbero guidato verso l’assoluzione dei suoi peccati?
Decise di non pensarci - temeva in una risposta negativa - e di volgere invece le sue attenzioni al presente. Si stava comportando come un vero egoista, ma desiderava per davvero continuare a vivere.
« Vi ringrazio, Padre», sorrise lievemente Samuel, e lo stesso Nicolas tentò di ricambiare piegando leggermente le labbra, tuttavia senza troppo successo. Nonostante il suo forte desiderio di sopravvivenza, c’era ancora un parte di lui che non era certa che la sua vita valesse tutte quelle menzogne, ma il suo istinto lo stava portando verso un’altra strada... e non poteva far altro se non proseguire con le sue bugie nella speranza che la verità non venisse mai galla.
Rimase ancora in silenzio, soppesando le conseguenze di quelle sue azioni, fino a quando qualcuno non entrò nella cabina, portando con sé l'invitante odore di uno stufato di carne che eliminò ogni suo dubbio. Infatti Nicolas, nonostante la ben presente nausea, non poté non sentire i primi morsi della fame dinnanzi a quel buon profumo - forse con la tensione che si era sciolta grazie alla promessa di quell’uomo, anche il suo malore sarebbe stato più sopportabile.
« Capitano. Padre», li salutò il nuovo pirata - un giovane dai lunghi capelli scuri e dai tratti chiaramente orientali - che percorse con sicurezza la cabina di Samuel, portando con sé dei piatti per la cena.
« Oh, Jim», esordì il Capitano rivolgendo le sue attenzioni verso il nuovo arrivato, « credo che tu sappia già che abbiamo un ospite. Il suo nome è Padre Nicolas e conto su di te e su Stace per ricordare al resto dell'equipaggio come devono comportarsi», continuò, lasciando che il giovane pirata servisse la cena.
Jim assentì con il capo, mormorando un: « Certamente. Stace ha già liberato l'amaca di Louis», mentre posava un piatto anche davanti a Nicolas che, improvvisamente più affamato, chiuse gli occhi come per lasciarsi avvolgere da quel profumo.
Gli sembrava passata un’eternità da quando aveva potuto mangiare qualcosa, inoltre fino a qualche ora prima si era addirittura convinto che quel pezzo di pane che aveva preso a colazione sarebbe stato letteralmente il suo ultimo pasto.
« Vi ringrazio», mormorò un attimo dopo, rivolgendo all giovane pirata uno sguardo carico di gratitudine.
« È un piacere», sorrise in risposta Jim, e dopo essersi accomiatato dal suo Capitano e dall’ospite, li lasciò soli chiudendo la porta alle sue spalle.
« Spero sia di vostro gradimento, Padre», continuò a parlare Samuel e Nicolas, deglutendo, si affrettò a scuotere il capo.
« T-trovo che sia anche troppo per u-un umile s-servitore del Signore c-come me...»
Era abituato a pasti ben più esigui - solo nelle grandi occasioni nel convento potevano permettersi di consumare qualcosa di più abbondante -, tuttavia in quell’istante il suo problema era un altro. Si sentiva decisamente meglio - il ‘profumo’ della libertà aveva sciolto un pesante nodo nel suo stomaco -, ma continuava ad avvertire una certa tensione e non voleva apparire maleducato dinnanzi a quell’uomo.
« Vi chiedo p-però di perdonarmi... n-non vorrei apparire ingrato, ma... h-ho sofferto di alcuni m-malori e...»
« Posso comprendere», rispose Samuel senza attendere ulteriori spiegazioni, « Vi sembrerà strano, ma parecchi dei miei uomini i primi tempi hanno faticato a sopportare il mare aperto. Molti di loro sono stati solo dei semplici cacciatori, maniscalchi o fuggiaschi, costretti ad intraprendere questa vita per, possiamo dire, problemi con la legge», continuò con un mezzo ghigno, prendendo un pezzo di carne dallo stufato per addentarlo.
Nicolas lo ascoltò stupito, ricordando che anche quando aveva attraversato il ponte di coperta per la prima volta non era riuscito a non rimanere affascinato dalla laboriosità dei pirati, e quella nuova rivelazione gli stava aprendo un intero mondo davanti.
Pensava che i pirati fossero tutti amanti degli oceani, magari anche dei provetti nuotatori, mentre in realtà alcuni di loro erano uomini come lui che al minimo ondeggiare della nave avvertivano lo stomaco bloccarsi.
« Abbiamo delle cure temporanee per i primi tempi», riprese il Capitano, versando da bere a se stesso ed anche a Nicolas. « e se volete posso farvi portare qualcosa per aiutarvi a distendervi».
Il giovane uomo non riuscì a trattenere uno sguardo carico di speranza e gratitudine davanti a quella proposta.
« Ve ne sarei i-immensamente grato», mormorò sincero.
« Perfetto... se mi volete scusare», esordì il pirata, alzandosi con un sorriso gentile.
« N-no! Mangiate prima!», esclamò Nicolas, stupito da quella pronta reazione. « N-non dovete anteporre le mie n-necessità alle v-vostre!»
« Siete un mio ospite e desidero che stiate bene», tagliò corto Samuel, abbandonando la cabina con pochi passi, lasciandolo solo senza la possibilità di ribattere.
Il giovane uomo non si aspettava una simile reattività e disponibilità, ma in un certo qual modo era come se il Capitano stesse cercando di conquistare la sua fiducia e simpatia per assicurarsi l'assoluzione dai suoi peccati. O almeno così gli sembrava - era un pensiero un po' troppo malizioso, ma Nicolas sentiva di star agendo nel modo giusto, o almeno si stava convincendo di farlo.
Attese quindi in silenzio, paziente e ancora troppo intimidito per muoversi con un po' più di disinvoltura. Di fatti fu solo in grado di guardarsi attorno, cercando di distinguere altri particolari di quella cabina ormai illuminata solo dalle candele presenti sul tavolo, tuttavia senza alcun successo.
Spostò allora lo sguardo sul suo pasto. Lo stufato di carne aveva un aspetto invitante ed il suo profumo arrivo quasi a fargli gorgogliare lo stomaco.
Chiuse gli occhi, ignorando il malore e resistendo alla tentazione di assaggiarne un po' prima del rientro del Capitano - sarebbe stato maleducato.
Tentò quindi di riordinare le idee per l'ennesima volta. Tra le tante cose negative, poteva dirsi fortunato ad aver incontrato la nave guidata dal Capitano Samuel Collins e non una guidata ad un altro pirata.
Samuel era un credente, ed il fatto che Nicolas avesse l'aspetto di un prete aveva spinto l'uomo a salvarlo da una morte certa. Era certo che altri pirati non avrebbero fatto la stessa cosa - come quel Will, l'energumeno che lo aveva condotto dal Capitano.
Quella riflessione si rivelò ovviamente importante per Nicolas, perché anche se Samuel si stava comportando in modo gentile, gli altri magari non si sarebbero comportati nello stesso modo. Non doveva dare confidenza a nessuno. Doveva assolutamente rimanere sulle sue fino alla fine della traversata.
Perché una parola o un passo falso lo avrebbero solamente portato alla morte.
Sospirò ancora, umettandosi le labbra con la lingua, ritrovandosi poi a sussultare quando quel suo momento di solitudine venne interrotto dal rientro del Capitano. Si voltò verso di lui, osservandone il portamento sicuro e gli ‘strani oggetti’ che portava con sé: un fazzoletto ed una piccola boccetta.
« Questo è il nostro rimedio», esordì prendendo di nuovo posto e mostrando a Nicolas ciò che gli aveva portato. « Essenza di lavanda, il suo profumo aiuta a distendersi», continuò versando qualche goccia sul fazzoletto che poi porse al suo ospite.
Il giovane uomo prese esitante quel quadratino di stoffa, portandolo al viso per ispirarne il profumo.
Era buono e delicato, proprio come se lo ricordava, e solo quel semplice 'assaggio' servì quasi a rilassarlo. Non era uno sprovveduto, grazie ai suoi studi conosceva alcune proprietà della lavanda, ed anche se quella capacità gli era sconosciuta - per quel che ne sapeva poteva anche trattarsi di una sostanza innocua che agiva semplicemente condizionando il suo inconscio -, decise di fidarsi di quella sensazione di benessere.
« Vi ringrazio...», mormorò riconoscente accettando poi con più tranquillità il bicchiere pieno di vino che gli porse il pirata. Ne prese infatti un generoso sorso poi, posandolo di nuovo sul tavolo, iniziò a mangiare insieme a Samuel senza esitazioni.
Entrambi si gustarono quel pasto lentamente ed in silenzio, e anche se Nicolas continuava ed avvertire un leggero fastidio dovuto ai movimenti della nave, la cena si concluse in modo abbastanza piacevole - insieme alla bottiglia di vino che andò più volte a riempire il bicchiere di Samuel.
« Desiderate mettervi comodo, Padre?», domandò il pirata qualche momento dopo, rompendo il silenzio che si era creato, ma Nicolas scosse il capo ispirando ancora una volta l'essenza di lavanda - sembrava funzionare e la cosa lo rincuorava non poco.
In realtà avrebbe davvero gradito distendersi, ma sapeva di avere un dovere nei confronti di quell'uomo, e armandosi di coraggio prese la decisione di rimanergli ancora accanto.
« Io... s-sono a vostra c-completa disposizione, Capitano...», mormorò sforzando un sorriso.
« Allora dovete sapere che non sono sempre stato un credente», ribatté Samuel senza alcuna esitazione, sembrava non attendesse altro, « ho semplicemente sentito la necessità di rivedere alcune delle mie priorità sul punto di morte», ammise, e Nicolas davanti a quell'affermazione - non si aspettava una così pronta risposta -, non riuscì a non abbassare lo sguardo, incrociando per la seconda volta in quella serata la cicatrice sul collo del pirata.
« Esattamente», ridacchiò l’uomo dopo essersi reso conto di quell’occhiata, andando a toccare la pelle sfregiata con la punta delle dita, « all'epoca non ero ancora il Capitano di questa nave, ma ero pur sempre un pirata. Per quel motivo mi trovavo sulla forca, e Dio solo sa quanto volessi continuare a vivere! Il mio desiderio era talmente ardente che iniziai a pregarlo e a supplicarlo affinché mi desse un’altra opportunità. È stata tutta una questione di secondi, ma per me è stato un momento quasi eterno. Ho sentito le assi mancarmi da sotto i piedi, sarei soffocato o il mio collo si sarebbe spezzato.. ma non è accaduto, perché è stata la corda, forse marcia, a spezzarsi e sono caduto sotto lo sguardo stupito della folla accorsa per la mia esecuzione. Io stesso ero stupito, ma ero vivo e per questo motivo riuscii ugualmente a fuggire e a mescolarmi tra gli spettatori.», raccontò con tranquillità, lasciando il giovane uomo senza parole.
Nicolas non aveva mai sentito una storia simile e non sapeva assolutamente come interpretare quanto era accaduto, tant'è che si chiese come Dio avesse potuto scegliere di salvare quel pirata - un assassino ed un ladro - condannato a morte. O era stata una semplice coincidenza?
In tutta la sua vita Nicolas non aveva mai creduto alle coincidenze. Era certo che in ogni azione - e nelle successive conseguenze - ci fosse sempre la mano del Signore... quindi, per quanto assurdo potesse apparire, doveva esserci anche nella storia di Samuel.
« Non avevo mai creduto in Dio fino a quel momento. Era un segno o un semplice caso? Non lo sapevo, ma da quell’istante ho scelto di credere in Dio...», riprese l’uomo con tono serio, « Tuttavia, nonostante gli sforzi, non posso dire di non aver peccato. Non si tratta di una scusa, Padre. Sono un pirata, e questa è la mia vita. Non posso cambiarla perché sulla terra ferma mi aspetta un’altra corda attorno al collo, per questo motivo quando vi ho visto sulla nave, ho impedito ai miei uomini di riservarvi la stessa sorte dell’equipaggio. Il vostro arrivo è stato inaspettato e penso di poterlo interpretare come una prova della mia fede».
« Lo... lo credo anch’io...», rispose Nicolas dopo aver esitato per qualche secondo.
“ Forse”, si disse tra sé e sé, “ salvando Samuel quella volta, il Signore ha scelto di salvare anche me”.
Era una spiegazione quasi plausibile, anche se sinceramente si trattava pur sempre di una supposizione un po’ troppo fantasiosa.
« La vita dei pirati non è povera di peccati, questo penso che lo sappiate. Dobbiamo rubare ed uccidere per evitare che venga fatto a noi stessi», proseguì l’uomo.
« D-dovete proteggervi, q-questo è comprensibile... ma potete a-anche scegliere di non... u-uccidere. Voi lo... lo avete fatto con me...»
« Sono il Capitano e sono stato eletto dai miei uomini, non è un diritto ereditario né mi è stato donato dal mio predecessore. Gli uomini scelgono chi deve rappresentarli e guidarli, ed hanno scelto me. La legge nel mare è chiara: uccidi o sarai ucciso. Credete che i corsari o le navi che portano il vessillo della Corona Inglese ci risparmierebbero sapendo che non sono intenzionato ad uccidere nessuno?», domandò, lasciando a Nicolas qualche attimo per pensare.
Da una parte era un grave peccato uccidere - imperdonabile in realtà -, ma dall’altra il giovane uomo poteva anche comprendere ciò che sarebbe accaduto.
Gli uomini di quella nave avevano eletto Samuel Collins come Capitano perché si fidavano di lui e delle sue scelte, sapevano che li avrebbe protetti.
Se avesse scelto di arrendersi o di lasciare in vita chiunque incontrasse sul suo cammino, sarebbe stato come tradirli. Inoltre, come Nicolas ben sapeva, la legge li avrebbe ugualmente giustiziati.
Erano assassini e ladri, ma erano pur sempre esseri umani. Doveva essere Dio a scegliere per la loro vita e non la legge - o almeno era sempre stato quello il pensiero del giovane uomo, anche se era sempre stato abbastanza intelligente da tenerlo per sé - non a tutti piacevano certe idee ‘innovative’ o contro la credenza popolare.
« Avete ragione...», mormorò. « Tradireste la fiducia dei vostri compagni e li mettereste in pericolo».
« Esattamente», annuì Samuel. « Ma non per questo non provo rimorso per ciò che faccio. Cerco di proteggere chi si fida delle mie decisioni, anche se questo va contro il volere di Dio e della legge. Questo non mi rende una brava persona e sicuramente non mi merito un posto in paradiso, ma almeno ne sono consapevole».
Nicolas assentì ancora. Ovviamente non condivideva il loro modo di vivere ma poteva comprenderlo, lui stesso agendo in quel modo stava peccando e sperava di essere perdonato per quanto stava facendo.
« Dio sa che provate questi sentimenti...», rispose assumendo un tono gentile. « e quando giungerà il... il momento e verrete giudicato, lui terrà conto di ogni vostra azione, buona o cattiva. Io... io stesso comprendo le vostre azioni e... per questo motivo pregherò con voi e chiederò di assolvervi da questi peccati», concluse riuscendo a mantenere la sua voce più calma possibile per poi alzarsi ed invitare il pirata a fare lo stesso.
Non avevano alcun altare in quella cabina, né un confessionale o un qualsiasi luogo sacro, ma potevano pur sempre inginocchiarsi e pregare, e Samuel, dopo aver intuito le sue intenzioni, piegò il capo in segno di rispetto e gratitudine per poi imitarlo.
Si inginocchiarono entrambi, e dopo aver congiunto le mani davanti al viso, Nicolas iniziò a mormorare una preghiera venendo subito seguito dall’altro con non poche difficoltà - Samuel non era chiaramente abituato a pregare.
« Deus meus, ex toto corde pǽnitet me ómnium meórum peccatórum, éaque detéstor, quia peccándo, non solum pœnas a te iuste statútas proméritus sum, sed præsértim quia offéndi te, summum bonum, ac dignum qui super ómnia diligáris...»
Ancora una volta Nicolas chiese perdono per quelle sue menzogne e pregò anche per l’anima di quel pirata che gli aveva salvato la vita. Non era lui a dover giudicare un uomo per le sue scelte. Poteva non condividerle, certo, ma il giudizio finale spettava a Dio.
« Ideo fírmiter propóno, adiuvánte grátia tua, de cétero me non peccatúrum peccandíque occasiónes próximas fugitúrum. Amen», concluse.
« Amen...», gli fece poi eco Samuel.
Il giovane uomo sforzò un sorriso, e alzandosi con non poche difficoltà, si sedette ancora.
« Tra qualche giorno, Padre, non avrà più problemi di equilibrio», lo rassicurò con un ghigno il pirata notando le sue esitazioni.
Nicolas assentì incerto. Quando prima aveva percorso il ponte di coperta, non si era reso conto di quella sua difficoltà, era sicuramente troppo teso e nervoso per prestare attenzione a quelle ‘piccolezze’.
Strinse quindi il fazzoletto, portandolo di nuovo al volto per inspirarne quel dolce profumo.
« Vi ringrazio», riprese l’uomo, ma ancor prima di poter aggiungere qualcos’altro, qualcuno bussò alla porta.
L’uomo che entrò subito dopo nella cabina era abbastanza alto e zoppicava vistosamente, e Nicolas non riuscì a trattenersi dal seguirlo con lo sguardo con non poca curiosità, chiedendosi come si fosse procurato quella ferita o se si trattava di un suo problema fisico.
« Capitano, sono quasi le otto», annunciò, lanciando un’occhiata al giovane uomo.
« Sì, Simon», assentì Samuel, rivolgendosi poi al suo ospite, « lui ti condurrà negli alloggi dei pirati», spiegò con calma.
« I-io... d’accordo», assentì Nicolas riscosso dai suoi pensieri, alzandosi lentamente. « Vi devo, ringraziare a m-mia volta, Capitano... è un onore avervi incontrato...»
Samuel sorrise compiaciuto dichiarando poi un: « Vi auguro un buon riposo, Padre», e solo allora Nicolas poté che congedarsi a sua volta ricambiando l’augurio del Capitano, per poi seguire il pirata zoppo - Simon - fuori dalla cabina.
La sua uscita sul ponte di coperta venne accolta da un leggero venticello che lo fece quasi rabbrividire. I suoi occhi corsero subito alla ricerca di un qualcosa di familiare - aveva visto quel luogo giusto poco tempo prima -, ma le sue chiare iridi finirono per scontrarsi solamente con la desolazione delle tenebre notturne, rischiarate solo dalla candela che portava il suo 'accompagnatore'.
« Anche se sei un ospite del Capitano, ci sono delle regole che devi rispettare se non vuoi creare problemi», esordì serio l’uomo con un forte accento irlandese, avviandosi verso le scale del cassero.
« S-sì, certamente...», assentì subito Nicolas cercando di stargli dietro.
La nave, benché fosse ferma per la notte, ondeggiava placida guidata dai movimenti del mare e lui, che non era minimamente abituato a camminare su una superficie così instabile, si ritrovò più volte a cercare un appiglio per sorreggersi nei sostegni in legno.
Al contrario Simon, nonostante si muovesse con un’andatura irregolare dovuta al suo problema fisico, sembrava ben stabile sulle sue gambe e sicuro nel portamento.
« Le candele si spengono alle otto, ovvero in questo momento, e chi si vuole trattenere oltre quell'ora deve rimanere sul ponte di coperta. Nella nave inoltre non è permesso giocare d'azzardo, né sono accettati litigi di ogni sorta. Si risolve tutto sulla terra ferma. Infine il bucato, ognuno se lo fa da sé. Siamo intesi?», domandò fermandosi davanti ad una porta nel piano inferiore del cassero, voltandosi poi verso il giovane uomo come per assicurarsi che avesse ascoltato tutto.
« S-sì, signore», balbettò Nicolas in risposta, tenendo per sé lo stupore.
Era ovvio che ci fossero delle regole su una nave del genere - anche se erano dei pirati, dovevano pur seguire una sorta di ‘linea comportamentale’ per non uccidersi a vicenda -, ma era più che altro stanco e necessitava per davvero distendersi e dormire per qualche ora... e magari sognare di essere di nuovo a Penarth.
« Perfetto, ragazzino», ghignò Simon compiaciuto, aprendo poi la porta per farlo entrare in quelli che dovevano essere gli alloggi dei pirati e di conseguenza anche i suoi, sussurrando un divertito e quasi amichevole: « Benvenuto a bordo della Neptune».

 

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