One and only

di Ari_anna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Giorno uno ***
Capitolo 2: *** La tempesta ***



Capitolo 1
*** Giorno uno ***


 Scrivo e cancello. Scrivo e cancello. Ho bisogno di scrivere, ma forse sbaglio pure questo. Forse non sono io che sbaglio ogni cosa , forse sono solo sbagliata. O il mondo lo è? Quando l'amore è costretto a rifugiarsi in messaggi nascosti, telefonate silenziose, pianti sussurrati e grida sorde, siamo noi che sbagliamo o è il mondo ad essere nel torto? E quando l'amore fa soffrire allora per cosa si combatte? E senza amore, per cosa si vive? Mi sembra d'esser schiacciata tra due massi, e d'esser tanto legata a quei due massi che morirei se solo provassi a muovermene. Ma soffro, d'un male che toglie non il fiato, ma la speranza, che è peggio.

Mi sento come una mosca accecata dalla luce del sole che corre, corre ,corre e si affatica per poi sbattere contro il vetro di una lampadina. Cosa mi muove da una parte all'altra della casa durante il giorno? Cosa si fa quando non si conosce la propria ragione di vita? Vorrei sentire il calore del sole sulla mia pelle, ma invasa dalla luce rimango fredda. Vorrei avere una voce che sapesse urlare al mondo quello che provo, ma neanche le parole più belle di quest'universo sanno capirci. Viviamo in un nero più scuro dei sogni, perciò chiudo gli occhi e assaporo il tuo ricordo mentre il tuo odore svanisce lento. E il dolore che provo è dolce quando la tua assenza la ricordo con un sorriso, con un gesto gentile. Ma sempre dolore rimane. Perché il mondo non capisce tutto quello che sento? Perchè se non mi conosce allora mi impedisce la felicità? Si può essere felici ? Si. E noi ne siamo la prova. Ma perché distruggere la felicità? Per paura della tristezza? Per il disprezzo? In qualunque caso, se solo ognuno si facesse i fatti suoi sarebbe tutto meno complicato e l'amore tornerebbe ad essere semplice, come il sorriso di un bambino.  

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Capitolo 2
*** La tempesta ***


Giulia non poteva non pensarla. Tutti i giorni, tutte le ore, il suo viso scandiva i minuti , i secondi, e le stagioni le scivolavano come acqua cristallina sulla pelle eternamente chiara. Una memoria viva, che si accendeva invadendo il mondo di colore, ogni qual volta ella si soffermava ,nella frenetica mania di mondo quotidiana, ad ascoltare: silenziosa presenza , si confondeva nel sottofondo dell'universo, era melodia che muoveva le stelle. Ritrovava in ogni silenzio, suono e rumore un flebile sospiro che sapeva di eterno, e assaporava in quei singoli istanti l'amaro sapore del piacere. Una malinconia noiosa la notte le si presentava celando le sue abissali forme dietro le pieghe dolci di un candido abito; e Giulia la poteva carezzare di nuovo. Non l'ombra di un turbamento scalfiva la gioia del cuore di abbandonarsi alla leggerezza delle nuvole ; memoria e fantasia si confondevano in un uragano di emozioni che la portava in alto, fino a sfiorare il paradiso. Accadde che Giulia si imbattè in una vita straniera, di un mondo dalle pareti solide più delle sue; da che , le fu chiaro quanto profondamente la sua solitudine arida s'era radicata, soffiandole nelle vene linfa sporca e disidratata. L'amarezza densa e appetibile della scoperta non le fu sostanza ma forma d'una nuova coraggiosa consapevolezza, che popolava in compagnia di mille tombe disabitate. Giulia volle frodare il mondo e tutta la vita dell'aria preziosa; così inspirò e tenne il fiato per se , dentro il suo piccolo cuore che faticava a battere. Si lasciò vivere per quel poco tempo la morte; le pareti del cuore si espansero ,sentì le tese fibre muscolari essere allungate fino a straziarsi. I battiti sempre più lenti scandivano il ritmo per una tetra musica d'addio; e Giulia tese le orecchie ad ascoltare , spettatrice grata della sua muta fine. Ma allora nel buio più cupo e naturale la sorprese una dirompente melodia, irresistibilmente familiare. Come il passero che perso nell'ombra della notte sà ritrovare tra i contorti rami il nido, guidato dal richiamo della madre, così Giulia rinacque in quell'istante ; e furono tuoni e lampi a scquarciare il velo nero che le aveva cinto il cuore. Furono di nuovo sorrisi, nuvole, e carezze, fu di nuovo il cielo, e fu di nuovo il colore del mondo, che non un'unica macchia portava con sè di quella fatale tempesta. E forse è questa, miei lettori, la più grave delle disgrazie che all'uomo sono dovute: che ricordarsi non sà quanto arse la ferita quand'è già guarita.

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