Barrels!

di Chilemex
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una missione per la Bro Army ***
Capitolo 2: *** Caccia al tesoro? ***
Capitolo 3: *** Haters gonna hate, Ducks gonna duck! ***
Capitolo 4: *** Ok, we're good! ***



Capitolo 1
*** Una missione per la Bro Army ***


«Finalmente, oh…».
Ero finalmente tornato a casa da scuola. Era giovedì, e in quel maledetto giorno della settimana l’orario prevedeva di rimanere a scuola per otto ore. Stranamente però non avevo fame, e anche se l’avessi avuta… Ero da solo a casa, e non essendo affatto bravo ai fornelli sarei stato capace di prepararmi solo un toast.
Guardai l’orologio, erano le 16:45.
«Al diavolo, sono troppo stanco».
Buttai a terra lo zaino e, dopo essermi tolto giubbotto e attrezzature invernali varie (in quei giorni faceva davvero molto freddo), mi sistemai sul divano con il mio piccolo computer. Erano davvero poche le cose che potevo fare con quel coso: lo possedevo solo da due anni e già si accendeva a malapena, non reggeva il peso di nessun tipo di gioco e si bloccava ogni tre secondi. Le uniche cose per cui lo usavo erano i social network e YouTube. Adoro YouTube, ci passo le ore… Ci si può trovare davvero di tutto. Guardavo (e guardo) prevalentemente video riguardanti i videogiochi: d’altronde sono la mia passione, il mio passatempo preferito, amo davvero molto i videogiochi.
Il mio canale preferito, quello che seguo di più, è PewDiePie. Il famosissimo ragazzo svedese che fa video sui videogiochi più casual (ma anche sui videogiochi più epici ed elaborati), prevalentemente del genere horror, in cui si spaventa ed urla come una ragazzina. L’umorismo di Felix Kjellberg, alias PewDiePie, mi era sempre piaciuto e la maggior parte delle volte mi aveva fatto ridere fino alle lacrime; facevo parte della Bro Army da circa un anno, e c’erano ancora video “vecchi” di PewDiePie che dovevo vedere.
Dopo qualche minuto, quando il caricamento iniziale del computer finalmente finii, mi ritrovai nella Home Page di YouTube. Stranamente, non erano usciti molti nuovi video dall’ultima volta che ero passato (la sera prima), quindi non c’era nulla da guardare.
‘In questo caso’ pensai ‘Posso sempre guardare qualche video vecchio di PewDie! Avevo giusto la voglia di farmi un paio di risate con Happy Wheels’
Entrai nel canale di PewDiePie per cercare i video in questione, e solo allora notai che era da più di una settimana che non veniva caricato nessun nuovo video.
‘Magari è molto impegnato, oppure è tornato in Svezia …’
Non ci feci troppo caso e feci scorrere la pagina verso il basso… O almeno ci provai. Continuavo a far scorrere la rotella del mouse, ma non succedeva nulla.
«Ooh, si è impallato di nuovo…»
Frustrato, aspettai che il problema svanisse da solo; ma mentre aspettavo, sullo schermo si presentò all’improvviso una finestra di avviso, come quelle che vengono quando viene completato un aggiornamento o, appunto, quando il computer si blocca. Ma questa finestra era strana, i suoi bordi erano di un colore diverso rispetto a quelle solite, e non c’era alcun pulsante X per chiuderla.
«Che diamine succede ora?»
Esaminai la finestra, e di conseguenza lessi ciò che si trovava scritto al suo interno, a caratteri normali. Erano solo quattro parole, in inglese:
“Come at me, Bro.”
Leggendola,  mi venne quasi da ridere. Probabilmente quella era un’altra delle trovate geniali di PewDiePie, un nuovo modo per accogliere i visitatori sul suo canale … Ma perché era impossibile chiudere la finestra?
Mentre cercavo una soluzione, venni colto all’improvviso da una forte sonnolenza. Le palpebre mi sembrarono più pesanti di una tonnellata, mi sforzai al massimo per tenerle aperte, ma era irresistibile. Dopo un lungo e sonoro sbadiglio, la testa mi scivolò sul cuscino del divano e gli occhi mi si chiusero definitivamente. Mentre cadevo in un sonno profondissimo, vidi che lo schermo del computer stava diventando lentamente nero… E quando si fu oscurato del tutto, mi addormentai definitivamente.
 
Non so quanto tempo passò, fatto sta che ad un certo punto mi risvegliai normalmente. Aprii gli occhi e mi sentii un po’ intontito, intorno a me vedevo solo buio. Era come svegliarsi di mattina, alle 6:30, per dover andare a scuola. Meglio ancora, mi sembrava di essere nella situazione più tipica per un film o videogioco horror: ti risvegli in luogo sconosciuto, sei confuso e non ricordi nulla.
Luogo sconosciuto…
Ci misi un po’ a realizzare che non mi trovavo più nel soggiorno di casa mia. Assolutamente no. Ero in un posto completamente diverso. E solo nel momento in cui la mia mano toccò il freddo pavimento su cui poggiavo, capii che non stavo semplicemente vedendo buio: ERO in un luogo completamente buio.
«Ma che cazzo…»
Saltai in piedi, inizialmente inquietato e poi terrorizzato; non vedevo nulla, da tutte le parti solo oscurità.
«Dove cazzo sono finito?!» urlai al vuoto. Sapevo che era tutto un sogno, più che altro un incubo, e la cosa mi dava ancora più fastidio… Non ho mai sopportato gli incubi.
«Aiuto! Aiuto!» gridai di nuovo. Mi stavo davvero agitando.
«Rilassati, Bro»
Qualcuno aveva parlato. Aveva parlato con tono calmo e quasi ironico. Non ero stato io, ma era una voce che conoscevo già.
Mi voltai all’improvviso, allarmato e spaventato, e in pochi secondi realizzai tutto.
Davanti a me, a distanza di circa cinque metri, si trovava un ragazzo alto, dai capelli biondi, un po‘ di barba, abbigliamento semplice composto da jeans e felpa nera con un pugno disegnato sopra e uno sguardo semplice, come se il fatto di trovarsi lì fosse per me (e per lui) la cosa più normale del mondo. Se ne stava lì, in piedi, a guardarmi; ma io avevo già capito di chi si trattasse.
«P-P-Pew…» balbettai, come uno stupido, ancora agitato.
«Ehi ehi, non sputacchiare. Non sarà il posto più pulito del mondo, ma la donna delle pulizie ancora non ce l’ho!» rispose lui, ridacchiando un po’, con lo stesso tono divertito e disinvolto.
«Tu sei…» riuscii finalmente a dire, senza sembrare sull’orlo di una crisi epilettica.
«Tu sei… PewDiePie?»
Lui si avvicinò, e non mi servì una conferma.
«Te lo fa pensare il fatto che sei appena stato risucchiato nel mio canale?» rispose lui, sorridendo ma sembrando imbarazzato. «Mi dispiace, ci ho lavorato molto ed è per una cosa molto urgente… Ti spiegherò tutto. Comunque piacere, Felix Kjellberg!» e tese una mano. Gliela strinsi, senza tanta esitazione; all’improvviso mi sentii più calmo e rilassato: quello che poco prima mi sembrava un incubo si stava rivelando una situazione divertente, considerando che ero ancora convinto che fosse tutto un sogno.
«Piacere mio, io sono Michele! Wow, stringere la mano a PewDiePie… Credevo che di solito usassi il Brofist!» dissi, sorridendo, sbloccandomi finalmente da quella paura. Dopo la mia affermazione, il ragazzo sorrise apertamente, sembrando ancora più felice.
«Wooooh! Non ci credo! Ho beccato un Bro serio! Take this Brofist, man!» e mi mostrò il pugno, che colpii a mia volta col mio pugno, ricreando così il famigerato Brofist di PewDiePie.
«Ooh, questo sì che era un Brofist serio! Considerando che ti trovi qui…» esclamò Felix, prima sorridente e poi improvvisamente cupo.
«Che cosa intendi dire?» gli chiesi. Ero così tranquillo perché volevo godermi per bene quel sogno, prima che venisse interrotto da un brusco risveglio.
«È davvero una lunga storia…» Si sedette a terra, e feci come lui, poiché immaginavo mi aspettasse un racconto lungo. PewDiePie iniziò a parlare.
«The thing you… Oh, scusami. Devi sapere che… È successa una cosa davvero terribile al mio canale, a quello che anche tu conosci così bene, e non solo. Il luogo dove ci troviamo ora, infatti, è proprio il mio canale nel suo stato attuale… Un luogo vuoto, buio e desolato. Sai, ogni YouTuber possiede una realtà alternativa come questa in cui il canale si sviluppa e si decora, mentre i video vengono caricati e gli iscritti aumentano… Non è facile da spiegare, senza un esempio. Diciamo che questo posto, fino a pochi giorni fa, era la sede centrale della Bro Army. Il luogo in cui tutto è nato e in cui tutto si sviluppa. E con tutto intendo quello che tu vedi ogni volta che visualizzi il canale: i video, i personaggi, le frasi… Capisci?»
«Più o meno» risposi, poiché in effetti non era tutto molto chiaro. «Cosa intendi con “i personaggi”?»
«Intendo Stephano, Mr. Chair… Quelli che conoscerai di sicuro. Sono tutte invenzioni della mia mente, ma dimorano qui, nella realtà alternativa di questo canale. O almeno così era fino a pochi giorni fa. All’improvviso, tutti i personaggi sono spariti, e non ho idea di dove siano finiti. E non è tutto, perché non sono solo i personaggi inventati ad essere spariti… Anche Marzia è scomparsa»
Sussultai.
«Cosa?! Tutto questo non ha senso… È fin troppo confuso per essere un sogno!» esclamai.
«Oh, non è un sogno, Gabriele» non persi tempo a correggerlo «Questa è tutta realtà. È una realtà alternativa, ma è la realtà. Ti trovi davvero nel canale di PewDiePie. E scommetto che, se mi segui con piacere, ti sarai reso conto che non pubblico nessun video da un bel po’. Questo perché, finché i personaggi non ritornano, il canale non ha un futuro. Non può continuare. E questa, cerca di capirmi, è una cosa molto importante per me. Oserei dire che è fondamentale, per me, che il canale vada avanti con la forza con cui andava avanti fino a poco tempo fa. E così ho organizzato tutto questo fottuto casino. Ho fatto in modo che, tra i miei 7 milioni di iscritti… Oh, volevo dire, Bros… Ne venisse scelto solamente uno che potesse aiutarmi a risolvere questo problema, per ritrovare i personaggi dei miei video e ridare un futuro al canale. Ho passato moltissimo tempo ad organizzare e preparare questa cosa, e non avrei potuto fare un annuncio ufficiale perché nessuno mi avrebbe creduto. Te lo immagini? “Ehi, uno di voi verrà risucchiato dal computer in un mondo parallelo per venirmi ad aiutare!” No, non avrebbe funzionato».
Ci fu una breve pausa, in cui feci una riflessione su tutto quello che era appena successo, chiedendomi ancora se fosse un sogno o meno. Ero ancora abbastanza convinto che lo fosse, ma qualcosa mi diceva che forse, dopotutto, poteva trattarsi proprio della realtà… Sarebbe stato fottutamente figo, in quel caso.
«Allora» disse PewDiePie dopo un po’, alzandosi in piedi. «La fatidica domanda a cui voglio arrivare è… Michele, mi accompagnerai ed aiuterai in questo viaggio attraverso questa realtà a te sconosciuta, per ritrovare i miei e i nostri amici da cui dipende il futuro del canale? Non devi sentirti obbligato ad accettare, la scelta è solo tua».
Un altro momento di silenzio, poi Felix tese una mano verso di me, che ero ancora seduto. Afferrando la sua mano avrei dato inizio a quel viaggio (forse immaginario) che, ascoltando le sue parole, avrebbe potuto rivelarsi più pericoloso del previsto. Al contempo, mi sembrava un’occasione assolutamente imperdibile per vivere un’avventura fantastica.
«PewDiePie…» mormorai, dopo circa un minuto di forte riflessione.
«Non riesco davvero ad immaginare le giornate senza i tuoi video. Il futuro del tuo canale è una questione che dipende anche da noi Bros, e sono pronto ad assumermi questa responsabilità. Andiamo!».
Afferrai la sua mano, che mi strinse saldamente, e mi alzai. Felix sembrava davvero contentissimo.
«Ti ringrazio davvero molto, avevo capito fin da subito che eri uno serio, che non ti saresti tirato indietro! Come vuoi che ti chiami, allora?» mi disse, eliminando l’atmosfera cupa che si era creata, con la sua allegria.
«Se restiamo in ambito di nickname di YouTube… Chiamami Chilemex!» gli risposi.
«Chilemex, perfetto!» affermò, deciso. «Allora, sei pronto a partire?»
«No, ti prego, voglio tornare a casa… Non sono pronto per affrontare questo pericolo!» gli risposi, disperato.
Ci fu qualche secondo di silenzio, in cui ci guardammo negli occhi, più seri che mai.
«Haha, stavo scherzando! Certo che sono pronto!» esclamai all’improvviso, ridendo e facendo ridere anche lui.
«Oh you motherfucker! Lo sai che ci ero quasi cascato? Forza, andiamo!» rise, fingendo di asciugarsi il sudore dalla fronte.
Subito dopo allungò un braccio verso il vuoto, in uno degli infiniti punti bui della stanza, e dal nulla si creò un portale color bianco luminoso, dalla forma rotonda e dalle dimensioni di una persona adulta.
«Feel so powerful! Ma è meno figo di quanto sembra, credimi!» disse lui, sempre ridendo.
«Fa comunque un certo effetto!» replicai. «Oh, solo una cosa… Da quando sai parlare così bene l’italiano? Finora di avevo sentito dire solo “bene” e “vaffanculo”!»
«Oh beh, sai… Vivendo con Marzia, ho imparato a parlarlo in modo quasi decente. È stata lei ad insegnarmelo! Sono davvero molto affezionato alla mia cara CutiePie, e se non potrò salvare il canale dovrò almeno salvare lei!» rispose lui, quasi solennemente.
‘Che cosa romantica!’ pensai, ma non dissi nulla, poiché non volevo perdere altro tempo.

Finalmente, dopo tutti quegli avvenimenti che mi sembravano sempre più strani, feci un bel respiro ed attraversai il portale che era appena comparso, seguito pochi secondi dopo da PewDiePie in persona.





E questo era il primo capitolo della mia nuova fan fiction sul mondo di PewDiePie! Lo so, probabilmente non è molto chiaro ciò che sta succedendo, vista anche la fretta con cui si sono sviluppati gli eventi… Ma ci tengo a fare questa fan fiction e sono certo che, man mano, le cose diventeranno più chiare.
Spero che vi piaccia, se vi va lasciate una piccola recensione e scriveteci tutto quello che desiderate dire/sapere su questa storia! Grazie!
Al prossimo capitolo! :D

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Capitolo 2
*** Caccia al tesoro? ***


Dopo esser saltato nel portale, mi ritrovai a cadere in un tunnel, dello stesso colore bianco luminoso, senza riuscire nemmeno a vedere dove stessi andando. Nonostante la tensione del momento, cercai di rimanere calmo, poiché ero (quasi) certo che PewDiePie sapesse ciò che stava facendo.
«Precisamente…» urlai, rivolto verso l’alto, vedendo che anche Felix stava cadendo nel tunnel e si trovava poco più in alto di me «Dov’è che stiamo andando?»
«Non ne ho idea!» rispose lui, ma poco prima che potessi rispondergli malamente, continuò: «Armeggiando un po’ con la cronologia del mio PC ed esaminando la realtà alternativa del mio canale, sono riuscito a creare questo portale che, in teoria, dovrebbe portarci nel posto dove sono stati portati i vari personaggi. Il punto è che non so dove sia!».
‘Sì dai, saprà cosa sta facendo… Lo spero.’
Avrei avuto tante altre domande da fare, ma quella non era certo la situazione più adatta. Avrei aspettato di finire da qualche parte in cui potessi muovermi con le mie gambe e di capire qualcosa in più su ciò che stava succedendo.
Ancora non riuscivo a capire come fosse possibile che fossi così relativamente tranquillo, dopo tutto quello che era successo. Generalmente sono una persona timida, chiusa in sé stessa e che si spaventa ogni volta che la più minima cosa “esce” dalla mia routine giornaliera (nonostante questa mi annoi a morte). Eppure, dopo essere finito in un mondo parallelo a cui ho avuto accesso attraverso il mio PC, ero così tranquillo. Forse dovevo ancora realizzare tutto quanto più tardi, per poi avere un attacco di panico all’improvviso, o magari ero ancora convinto che fosse tutto un sogno… Ero più confuso io di quanto potesse esserlo PewDiePie di fronte ad un gioco di strategia.
 
Dopo circa un minuto di caduta libera nel nulla (cominciavo ad avere la nausea), sentii PewDiePie esclamare: «Guarda! Stiamo per atterrare!».
Guardai verso giù, ed in effetti il tunnel bianco finiva con un punto di atterraggio di cui non si capiva ancora l’entità. Prima che potessi dire qualunque cosa sul fatto che ci saremmo schiantati… Atterrammo bruscamente su un terreno non soffice, con due tonfi sordi e rimbombanti.
Stranamente, però, l’impatto non mi fece alcun male e riuscii ad alzarmi normalmente, come se fossi appena sceso dal letto di mattina. Il tunnel da cui eravamo arrivati era sparito subito dopo l’atterraggio, e guardandomi intorno notai di trovarmi in un luogo chiuso, che mi sembrava di aver già visto da qualche parte.
PewDie si alzò in piedi dopo di me: «Whoa… Non pensavo ci avremmo messo così tanto per arrivare. Allora, dove siamo?».
Non potei rispondergli nulla, perché non appena Felix si guardò intorno rimase a bocca aperta, stupito ed evidentemente confuso.
«Immagino ci sia qualcosa che non va…» dissi io, guardandolo.
«Più o meno» rispose lui «Non so se l’hai notato… Ma siamo a casa mia!»
In quel momento capii perché quel posto mi sembrava familiare: ci trovavamo in una delle stanze della casa di Felix e Marzia (probabilmente il salotto), una delle stanze che avevo già visto in alcuni suoi video come i vlog o i “Fridays With  PewDiePie”.
«Shit, non posso aver sbagliato… Quel tunnel doveva portarci al luogo dove si trovano tutti, perché sono tornato a casa? Goddamnit, devo rifare tutto!» esclamò PewDie, adirato.
«In che senso, rifare tutto?» chiesi, preoccupato.
«Nel senso che dobbiamo ricominciare tutta questa merda, e che ti ho chiamato qui per niente. Mi dispiace, ti farò tornare nella realtà semplice» rispose lui.
Avrei avuto molto da ridire; stavo appena iniziando ad ingranare il coraggio e la felicità per l’avventura che mi aspettava… E stava per finire ancora prima di cominciare. Tuttavia, non potevo contraddire PewDiePie, che di quella situazione ne sapeva sicuramente più di me, e fui quindi costretto a rassegnarmi. D’altronde, un sogno così bello non può durare molto.
PewDie si stava preparando per creare un altro portale con cui saremmo tornati indietro, ma un secondo prima che iniziasse a muovere il braccio, una voce risuonò nella stanza, anche se molto flebile e apparentemente lontana.
«Felix! Felix, help me!»
Dopo aver sentito quelle parole, PewDie si bloccò immediatamente e non mosse un muscolo, creando un momento di assoluto silenzio mentre io rimanevo ad ascoltare, finché la voce non lo chiamò di nuovo. A quel punto lui rispose, urlando a sua volta verso un punto vuoto, senza capire da dove venisse la voce.
«Marzia! Marzia! Where are you?»
Non avrei mai realizzato da solo che quella fosse la voce di Marzia, poiché appariva così vicina da potersi sentire, ma così lontana da rendersi incomprensibile.
Non ci fu nessuna risposta, però si sentì un altro suono: un abbaio, forte ma acuto, come quelli fatti dai cagnolini di piccola taglia.
«Maya! C’è anche Maya!» esclamai, sorpreso. Anche lui sembrava stupito e sempre più agitato.
«Damn it… Allora non ho sbagliato nulla» mormorò PewDiePie, cupo come non mai «Siamo ancora nella realtà alternativa, e questa è una riproduzione della mia casa. Marzia si trova qui da qualche parte, quindi non possiamo andarcene e dobbiamo trovarla!».
«Beh, non dovrebbe essere difficile» dissi io «Conosci la tua casa, e se Marzia è qui dentro…»
«Vorrei poter dire anch’io così… Ma questa realtà è fottutamente imprevedibile. Intanto diamo un’occhiata in giro» affermò Felix, ed allora iniziammo a guardarci in giro e ad esaminare ogni angolo della stanza in cui ci trovavamo.
 
Non ci mettemmo molto a notare, sopra ad un tavolino vicino ad una parete della stanza, un foglietto di carta con su scritto qualcosa.
«Ehi Pewds… Qui c’è qualcosa!» chiamai. Lui si avvicinò rapidamente.
«Awesome! Che cosa c’è scritto?»
Presi il foglietto e lo lessi ad alta voce. Era scritto con una calligrafia a malapena comprensibile. Inoltre era tutto in inglese, ma in qualche modo riuscii a tradurlo tutto sul momento (ho sempre avuto una media molto alta in Inglese, a scuola)
 
Era ora che arrivassi, Felix Kjellberg!
All’inizio credevamo che tutto questo progetto fosse un’idea stupida, ma QUAndo loro ci hanno spiegato tutto… Non potevamo tirarci indietro! È un’idea così cattiva, subdola e perfetta che non può fallire!
E allora eccoci QUA, a dare il via a questa sfida che tu non riuscirai mai a superare. Se te lo stai chiedendo: sì, la tua cara fidanzatina è qui, nella tua stessa casa, ma trovarla non sarà così facile… Dovrai trovare degli indizi se vuoi che lei si faccia vedere. Due indizi, precisamente, e allora ce l’avrai fatta e anche noi ci faremo vedere. Ma sarà impossibile per te, con quella tua mente così limitata; abbiamo nascosto gli indizi così bene che non ti basterà certo guardarti in giro e saltellare per trovarli.
E allora provaci, dai! Buona sfortuna, bwahahahahahahaha!
 
«Non è nemmeno firmata…» mormorai «Ed è scritta in inglese…»
«Beh, tutti i personaggi del mio canale parlano solo l’inglese. Però non credo che possa esser stato un personaggio a nascondere Marzia, se tutto ciò è vero. Dobbiamo indagare e capirne di più. Forza, sono sicuro che tutto quello che ci serve è in questa casa! Scava dappertutto e dimmi se trovi anche la cosa più minimamente sospettabile» dichiarò lui, e dividendoci iniziammo a girare per tutta la casa.
Io mi diressi prima di tutto verso la cucina, mentre lui esaminò il corridoio.
Guardai sul tavolo della cucina, sui banconi, svuotai tutta la credenza (che era piena di cibi di ogni tipo, nonché caramelle svedesi e marshmallow per la Chubby Bunny Challenge) aprendo anche tutto quello che si trovava al suo interno, cercai nel frigorifero e capovolsi tutte le cornici sperando di trovare qualcosa dietro… Ma niente di tutto ciò che c’era lì dentro aveva un benché minimo significato che portasse ad un indizio.
‘Non so nemmeno cosa sto cercando… Cosa devo fare?!’
Mentre, disperatamente, facevo scorrere l’acqua del lavabo, sentii la voce di Felix provenire dalla stanza accanto.
«Come procede lì, Bro?»
Sospirai e risposi: «Male, direi. Qua ci sono solo caramelle e scatolette per cani!»
«Ah, sì… Mangia pure un po’ di quelle caramelle, ne ricevo talmente tante che è un miracolo che non abbia già preso il diabete» continuò lui, ma l’ultima cosa che avrei voluto fare in quel momento era ingozzarmi di caramelle.
Dopo aver guardato nel forno, al limite della disperazione, capii che nella cucina non avrei trovato un bel niente ed uscii.
«Nella cucina niente, Pewds…» sospirai, affacciandomi sulla soglia della stanza in cui si trovava lui (la sala da pranzo). «Vado a dare un’occhiata in questa stanza qui».
«Oh, va bene» rispose lui, continuando a girovagare per la stanza «Quella è la stanza in cui metto tutti i pacchetti postali che ricevo… E credimi, sono davvero tanti. Non riesco nemmeno a finire di aprirli tutti che già ne arrivano altri. Fridays with PewDiePie mi aspetta…».
Annuendo scherzosamente, mi diressi verso la stanza in questione. Non appena aprii la porta, capii subito che quella era senza dubbio la parte più disordinata dell’intera casa. C’erano scatoloni, carte d’imballaggio, borse, nastro adesivo sparso dappertutto, pezzi di carta e di cartone, francobolli… Un casino assurdo.
‘Mi stai prendendo in giro…’
Non c’era molto da illudersi: il foglio diceva che gli indizi erano nascosti benissimo, e il posto migliore dove nascondere qualcosa è una stanza disordinata (di solito). Mi rassegnai, feci un bel respiro e mi addentrai nella stanza, scavalcando un paio di scatoloni e trovando un punto quasi abitabile. Quindi, con moltissima pazienza, iniziai ad aprire uno alla volta tutti i pacchetti presenti, che ad occhio e croce saranno stati poco più di 100.
Dopo cinque minuti avevo aperto solamente due pacchetti; nel primo si trovava solo un disegno fatto probabilmente da un bimbo di 5 anni assolutamente insospettabile e nel secondo della frutta marcia (probabilmente era ancora commestibile, al momento della spedizione). Fortunatamente arrivò Pewds, e anche lui saltò oltre a qualche pacchetto per poi sistemarsi in un angolo della stanza.
«Eh sì, ho paura che questo indizio si nasconda proprio in questi pacchetti. Ay ay ay carramba… Sarà un lavorone» sospirò, ed anche lui iniziò a scartare i pacchetti cercando un qualsiasi tipo di messaggio od indizio in ogni cosa si trovasse al loro interno.
Insieme, scartando ogni pacchetto singolarmente ed esaminandolo, ci mettemmo un’ora prima di finire l’intero lavoro, anche meno del previsto.
In quegli scatoloni trovammo di tutto: piccoli prodotti realizzati a mano, trucchi («Eh no Pewds, non credo che volesse inviarli a Marzia…»), peluches («Un pupazzo di Mr. Chair? Seriously?»), infinite caramelle e dolci, bevande ormai scadute, vibratori («Fucking dildos…»), opere d’arte («Beh, questi devi salvarli da qualche parte!»)… Davvero tutto l’immaginabile! Ma anche dopo averli esaminati una seconda volta, perdendo un’altra mezz’ora abbondante, in nessuno dei pacchetti trovammo qualcosa che potesse ricondurci a qualcos’altro, un qualsiasi indizio.
«Quindi è stato tutto inutile…» mormorai io, molto contrariato e deluso.
«Purtroppo sì… Beh, ci siamo fatti due risate» disse PewDie, con un tono allegro sforzato.
Ripensai a ciò che stava scritto sul biglietto. Di natura, non sono una persona che ragiona moltissimo su ciò che gli viene detto o, più generalmente, su ciò che lo circonda, e questo molte volte mi aveva portato a pentirmi delle mie azioni. Ma stavolta la situazione era piuttosto urgente, quindi cercai di ragionare.
‘Due indizi…’
Eravamo appena all’inizio di quella maledetta sfida.
‘Se vuoi che lei si faccia vedere…’
Dove diamine era finita Marzia?
Mentre continuavo a ragionare, mi rivolsi a Felix: «Ci sono altre stanze che non abbiamo esaminato?»
Lui rispose: «Beh, c’è la nostra camera da letto… E il bagno…»
«Credo che sia il caso di dare un’occhiata lì, allora. So che è difficile credere che l’indizio non si trovi qui, ma magari questa è proprio una trappola progettata… Non ne ho idea. Ma per il momento è meglio setacciare prima l’intera casa» spiegai, abbastanza confuso.
«Va bene» disse lui, alzandosi «Andiamo a vedere la camera».
 
Uscimmo da quell’inferno di cartone e raggiungemmo la camera da letto, in cui si trovavano il grande letto matrimoniale e i vari mobili e comodini.
«Non ci sono moltissimi punti in cui cercare, qui. Ma a questo punto proviamo» disse Pewds, ed allora iniziammo a guardare ed esaminare tutto ciò che si trovava nella camera.
Mentre guardavo in alcuni cassetti del mobile dei vestiti, mi cadde lo sguardo sullo specchio della stanza, quello più grande. La mia immagine riflessa mostrava quella di un ragazzo agitato ed emozionato, alto e con i capelli castano-biondi abbastanza lunghi che gli coprivano in parte l’occhio sinistro con una frangia… E il suo sguardo era quello di un ragazzo che non vedeva l’ora di vivere quell’avventura. Il fatto che tra tutti quei milioni di Bros fosse stato proprio lui quello scelto per affrontare quella sfida lo emozionava non poco. A dirla tutta, lo entusiasmava da morire. Non gli sarebbe mai più capitata una cosa del genere, e doveva viversela.
Anche questa stanza, dopo dieci minuti abbondanti di ricerca, sembrava rivelarsi inutile.
«God fucking damn it… Troveremo mai questi fottuti indizi?!» esclamò PewDiePie, effettivamente adirato.
Non risposi nulla, per non peggiorare la situazione, ma continuai a ragionare sul contenuto della lettera. Pensai a tutto quello che c’era scritta con quella calligrafia orribile… Finché non mi arrivò l’illuminazione.
«Pewds… Potrà sembrarti assurdo… Ma questo enigma è semplicemente la cosa più stupida del mondo» dissi, serio e con lo sguardo fisso nel nulla, ancora concentrato.
«What? Cosa intendi dire?» rispose lui, molto incuriosito.
«La lettera diceva che non sarebbe bastato guardarsi in giro e saltellare per trovare l’indizio… Quindi questo deve trovarsi in basso!»
Effettivamente non era molto chiaro, e infatti Felix sembrava ancora confuso.
«Mi spiego meglio» ricominciai «L’indizio deve per forza trovarsi in un punto in cui non sia necessario saltare per arrivarci. E dato che non basta guardarsi in giro per trovarlo… Dobbiamo guardare più in basso! Hai capito? È una cosa stupida, vero?»
A quel punto anche lui sembrò aver capito.
«Oooh… Già, ha senso! Però nelle altre stanze in cui abbiamo cercato non c’era niente, nemmeno in basso» obiettò lui.
«Quindi quello che cerchiamo si deve trovare per forza qui!» conclusi io.
Immediatamente, PewDiePie si abbassò ed iniziò ad esaminare il pavimento, e il primo punto in cui andò a guardare fu sotto il letto… E, con un’incredibile botta di fortuna, quello fu proprio il punto giusto.
«C’è qualcosa qui!» esclamò lui, ed allungando un braccio prese ciò che si trovava sul pavimento sotto al letto. Quando “riemerse” aveva qualcosa in mano.
«Genius Pewds strikes again!» urlò, soddisfatto «I mean… Genius Chilemex!»
Scoppiai a ridere, contagiato dalla sua ironia. 
«Non suona così bene con Chilemex» dissi, sempre ridendo «ti lascerò il merito questa volta!».
Subito dopo, passato il momento di soddisfazione e felicità, esaminammo ciò che avevamo trovato.
«What the… È… Una piuma?!» balbettò Felix, ed in effetti era proprio così. Sotto al letto si trovava una piuma d’uccello, lunga circa dieci centimetri, di un colore viola scuro con la punta tendente al verde.
«E lo chiamano indizio?» sbottai, deluso.
«Questo coso dovrebbe portarci da Marzia… E invece non fa altro che confonderci ancor di più le idee. Fuck!» continuò a lamentarsi PewDiePie.
 
Mi appoggiai una mano sulla nuca, frustrato, e mi voltai verso la porta della stanza. E in quel momento, rapido come un battito di palpebre, mi parve di veder qualcosa correre attraverso il corridoio. Qualcosa come un ombra, bassa ed allungata, diretta di corsa verso l’altra parte della casa.
«Ehi, Pewds!» urlai, correndo all’uscita della stanza per verificare di aver visto bene «C’è qualcosa!»
Prima che lui potesse fare qualsiasi altra domanda io fui già in corridoio, e lì i miei sospetti si confermarono: qualcosa o qualcuno stava scappando verso l’uscita della casa. Non riuscii ancora a capire di cosa o chi si trattasse, vista la velocità con cui stava fuggendo e la distanza a cui si trovava.
«Sì, c’è qualcuno che sta scappando fuori!» esclamai di nuovo.
«Che diavolo…? Sei serio?» chiese lui, raggiungendomi nel corridoio.
«Certo! L’ho visto due volte! Dai, andiamo!»
Iniziai a correre verso l‘uscita della casa, e in un attimo Felix mi raggiunse. La porta d’ingresso era spalancata, ma non c’era nessuno.
«Chi hai visto? Ne sei sicuro?» domandò ancora PewDie.
«Non so neanche io cos’ho visto… Sembrava un’ombra, ma era troppo veloce e non ho capito di cosa si trattava… Ma sono certo che è scappata fuori. Andiamo a vedere» spiegai.
«E va bene, andiamo!» affermò Felix, e facendo andare lui per primo uscimmo dalla casa, lasciando tutto così com’era.
 
Fuori dalla casa e dal cancello che delimitava il giardino, ci ritrovammo in mezzo ad un lunghissimo viale asfaltato, che si allungava in linea retta in due direzioni, la nostra sinistra e la nostra destra. Il cielo era nuvoloso, non era certo una giornata calda e soleggiata.
«Ehm… Dove ci troviamo, precisamente?» chiesi.
«Via san Paolo, a Vicenza, in Italia. Anzi, nella realtà alternativa che rappresenta questo posto» rispose PewDiePie.
«Wow… Sono relativamente vicino alla mia città… Cioè, non proprio. O forse sì…» balbettai, non riuscendo ancora a capire come funzionasse questa realtà di cui parlava PewDie.
«No, credimi, sei più lontano di quanto credi. Comunque, dobbiamo decidere dove andare…» continuò lui, indeciso.
«Non so… Magari a sinistra, andando così ad intuito» indicai io.
«Simple but effective. Andiamo!».
Iniziammo a camminare lungo lo stradone, senza una meta precisa, guardandoci continuamente intorno in cerca di qualcosa o qualcuno. Ai lati della strada si trovava solo terriccio umido o qualche campo coltivato, il paesaggio era molto monotono.
‘Di chi diamine potrebbe essere quella piuma? Magari anche ora è tutto più stupido di quanto sembra…’
Camminammo lungo la strada per un quarto d’ora, finché PewDiePie non si fermò.
«Non ha senso andare ancora più avanti, il territorio è limitato» affermò «Forse dovremmo guardare in giro per questi terreni… Se tutto va bene, l’altro indizio è nascosto in mezzo a quelli».
Non aveva tutti i torti, quindi accettai. Uscimmo dalla strada principale e cominciammo a girovagare sul terreno ai lati di essa. Da quella parte non c’erano vigne o piantagioni, ma il terreno era tutto uguale, quindi sarebbe stato più facile notare qualcosa di diverso in giro.
La ricerca proseguii a lungo senza risultati; controllammo attentamente ma in giro sembrava non esserci nulla di strano, e man mano che ci si allontanava dalla strada il terreno si faceva più fangoso ed impantanato, ed era facile scivolare.
‘Che palle, qui non si trova niente… Comincio a preoccuparmi seriamente per Marzia…’
Mentre continuavo ad esaminare il terreno intorno a me, sentii dall’altra parte del campo un urlo di PewDiePie, come se avesse visto o trovato qualcosa di orribile.
«Pewds, che succede?» urlai, ma non ci fu nessuna risposta. Preoccupato, allora, corsi verso il punto da cui arrivava la voce, e una volta giunto lì…
«Oh, ma che ti è successo?»
Riuscivo a vedere solo la testa di Felix, poiché il resto del corpo era completamente immerso in una pozza di acqua fangosa, in cui lui era perfettamente scivolato.
«This place is fucked up… Non si riesce a fare un passo!» si lamentò PewDie, comunque con un piccolo sorriso, e fece per uscire dalla pozza.
«Oh… C’è qualcosa qui sotto!» esclamò poco prima di esser fuori, e in un attimo si immerse completamente nella pozzanghera. Riemerse pochi secondi dopo, con qualcosa in mano.
«Come hai fatto ad accorgertene?» chiesi, stupito.
«Non ne ho idea… Detective Pewds?» rispose lui, ridendo.
«Si può fare!»
Scoppiammo a ridere, quindi Felix guardò ciò che aveva trovato.
«Oh, è un altro biglietto…» disse, con un tono quasi deluso «Anche questo scritto malissimo e in inglese».
«Come ha fatto quel foglietto a rimanere intero sotto a quella poltiglia?» domandai, stupidamente.
«Non ne ho idea… Beh, leggiamolo!».
Questo era decisamente più corto del biglietto che avevamo trovato prima, e se possibile ancora meno chiaro.
 
Fai come se non avessi trovato questo biglietto.
 
«What?!» sbottammo io e PewDie nello stesso tempo.
«Questa storia non mi è affatto chiara… E mi sembra molto una truffa, una presa in giro» mormorai.
«Non so che dire, a quanto pare il giretto non finisce qui… Anche se credevo che fosse questo il secondo ed ultimo indizio!» si lamentò lui, molto contrariato.
Decidemmo che per il momento era meglio tornare a casa, per decidere meglio e con calma sul da farsi. Tornammo quindi sulla strada principale e la ripercorremmo al contrario.
 
«Beh, almeno adesso potrò ridarmi una sistematina, dopo essere caduto in quello schifo…» sospirò Felix, e poco dopo aver pronunciato quella frase si arrestò, non si mosse più e rimase con lo sguardo rivolto alla strada davanti a lui.
«Che ti succede?» gli chiesi, quasi preoccupato.
Ci mise più di dieci secondi per rispondere.
«Ho capito tutto. Presto, torniamo a casa!»
Ed iniziò a correre.
«Ehi ma…» boccheggiai, prima di iniziare ad inseguirlo «Che cosa hai capito?»
Lui rispose, mentre ancora correva: «Il biglietto diceva che dobbiamo far finta di non averlo mai trovato… Che cosa avrei fatto io se fossi caduto lì dentro senza trovare nulla? Sarei tornato a casa per andare a lavarmi e cambiarmi… Ed è proprio quello che dobbiamo fare se vogliamo ritrovare Marzia! Ne sono abbastanza sicuro!»
Rimasi a bocca aperta. In effetti quell’idea non faceva una piega.
«Hai ragione… Ha senso… Ed è veramente…»
«Stupido!» dicemmo insieme.
«Chi si è inventato tutta questa cavolata?» chiesi, finalmente con le idee chiare.
«Credo che lo scopriremo molto presto!» affermò PewDiePie, determinato, e quindi continuammo a correre fino a che non arrivammo di nuovo alla casa.
 
Una volta lì, trovammo la porta ancora spalancata. Entrammo e, senza smettere di correre, ci dirigemmo verso il bagno. D’altronde, era lì che PewDiePie sarebbe andato a lavarsi se tutto questo non fosse successo.
«I see you!» urlò PewDie, prima di aprire all’improvviso la porta del bagno, per farci poi entrare entrambi.
Il suo sguardo si inchiodò sul WC, a fianco del quale si trovava ciò a cui apparteneva l’ombra che mi era parso di vedere prima.
«Non è possibile…» mormorai io, stupito e indeciso su cosa pensare.
PewDiePie spalancò gli occhi, aprì leggermente la bocca e piegò la testa un po’ indietro, creandosi un’espressione un po’ stupita ed un po’ arrabbiata.
Rimase così per un paio di secondi, poi urlò una sola parola.
 
«DUCKS!»

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Capitolo 3
*** Haters gonna hate, Ducks gonna duck! ***


PewDiePie rimase in quella posizione, mantenendo la stessa espressione, per un bel po’. Il mio sguardo, automaticamente, si posò su ciò che lui stava guardando: era effettivamente una papera.
Una normalissima papera dalle penne viola e la testa verde scuro. Accanto a lei ce n’erano altre due, assolutamente identiche, e tutte stavano a loro volta fissando PewDiePie, immobili.
 
A rompere il silenzio fu nuovamente Felix, che rimanendo sempre immobile con la stessa faccia mormorò: «You… Fucking ducks!»
E, con una sorpresa che mi stupì non poco, una delle papere spalancò il becco e rispose. Aveva una voce stridula, la voce più tipica che si potrebbe attribuire ad una papera, parlava velocissimamente e… in inglese.
«È davvero incredibile che tu ci sia riuscito, PewDiePie… Non l’avrei mai detto! Voi l’avreste mai detto?»
Immediatamente dopo, un’altra delle papere rispose alla prima, parlando nello stesso modo.
«No, non l’avrei mai detto! E tu l’avresti mai detto?»
La terza papera parlò a sua volta.
«No, non l’avrei mai detto! E tu…»
La loro stupidissima conversazione venne interrotta da un’esclamazione di PewDiePie stesso, urlata: «Stop!»
Le papere si zittirono, e si creò un attimo di silenzio. Se fino a poco prima credevo di avere le idee chiare, ora ero di nuovo molto confuso. Papere? Nel bagno della casa di PewDiePie? Era la loro ombra che avevo visto poco prima? Ma soprattutto… Che diavolo c’entravano delle papere parlanti in tutta quella storia?
PewDie aveva riacquisito un’espressione normale, ma sembrava comunque allarmato e molto furioso.
«Uuh…» riprese una delle papere, con lo stesso tono, stavolta pieno di sarcasmo «Il piccolo Felix è arrabbiato… Ma vorrei avvertirti, prima che tu faccia mosse azzardate…»
Un’altra papera mosse il piccolo muso verso una zona libera del bagno, e in quel preciso punto comparve, all’improvviso…
«Marzia!» urlò PewDie, correndo immediatamente verso la zona in questione senza pensarci due volte.
«Pewds, aspetta!» esclamai, finalmente parlando per la prima volta negli ultimi momenti. Marzia si trovava effettivamente lì, in piedi, ma aveva qualcosa di strano… Sembrava più trasparente del normale, come se fosse un fantasma. Nonostante tutto, era visibilmente spaventata.
«Marzia, stai bene?» chiese Felix, preoccupato, lanciandosi verso Marzia come per abbracciarla. Ma ciò che accadde poco dopo confermò i miei dubbi: PewDie, invece di abbracciare Marzia, si schiantò rumorosamente sul muro che si trovava dietro di lei; era appena passato attraverso il suo corpo.
«What the… Che sta succedendo?!» urlò, massaggiandosi il naso e guardando di nuovo Marzia. Lei iniziò a muovere le labbra, come se volesse rispondere qualcosa, ma la sua voce non si sentiva; stava parlando a vuoto.
«Non ti sento!» sbottò Felix, ancora piuttosto preoccupato.
«E ci credo!» interruppe una delle papere, che attirò immediatamente l’attenzione di tutti. «La tua amichetta non si trova qui, è rinchiusa in una prigione situata in un’altra dimensione… Alla quale tu non puoi certo accedere! E finché noi starnazziamo, tu non puoi certo arrivarci!»
I tre animali iniziarono a ridere fragorosamente, in modo molto fastidioso, con la loro voce stridula, acuta ed odiosa.
«Hai detto bene…» mormorò PewDiePie, spostando il suo sguardo dal “fantasma” di Marzia alle tre papere «Solo finché voi starnazzate… E non preoccuparti, non lo farete ancora a lungo!»
A quel punto, PewDie si scaraventò sul punto in cui si trovavano le tre papere, per acchiapparle, ma queste furono più veloci di lui e si spostarono svolazzando dall’altra parte del bagno, facendo schiantare Felix per una seconda volta, stavolta sulla tavoletta del WC. La risata dei tre pennuti divenne ancora più forte e fastidiosa.
«Sono insopportabili!» esclamai, aiutando Pewds ad alzarsi «E mi domando ancora perché nel tuo bagno ci sono delle papere che parlano!»
«Non credo che ci sia tempo per pensare e ragionare…» sospirò lui, alzandosi e guardando di nuovo verso Marzia. Lei era lì, ancora confusa e spaventata, che lo guardava negli occhi cercando di dire qualcosa. E accanto a lei, più in basso, si trovava Maya, anche lei leggermente trasparente, che cercava inutilmente di abbaiare.
«So solo…» riprese PewDiePie «Che per quanto la cosa possa sembrare assurda, dobbiamo provare seriamente a sconfiggere queste fucking bithces se vogliamo avere una minima speranza di rivedere Marzia. Non so a quanto possa servire, ma dobbiamo provare. Sei pronto?»
«E come dovremmo fare?» chiesi, notando che stavolta PewDiePie era veramente molto serio.
«Non lo so… Dobbiamo provare a fare qualcosa!» rispose lui.
Rimanemmo per qualche secondo in silenzio, mentre le papere dall’altra parte continuavano a ridere.
«E va bene» dissi ad un certo punto «Facciamole fuori!»
Pewds annuì, ci scambiammo un piccolo Brofist e, dopo aver guardato Marzia ancora per un attimo, corremmo verso le papere cercando di nuovo di afferrarle.
 
Non appena le bestiacce ci notarono, spiccarono nuovamente il “volo” e ci evitarono, tornando dall’altra parte del bagno.
«You fucking…» sbottò PewDie, sempre più adirato, mentre le papere ricominciavano a ridere.
La scena si ripeté per ben tre volte: noi due che cercavamo di afferrarle  e loro che continuavano a svolazzare via, ridendo e prendendoci in giro.
«E daaai, questo è tutto quello che sa fare il grande Felix Kjellberg e il suo piccolo aiutante?»
Lanciai uno sguardo fulminante alle papere, quindi mi rivolsi a PewDiePie: «Beh, se non altro sanno essere molto fastidiose… Cosa credi che dovremmo fare?»
Lui rispose: «Non ne ho idea… Continuare a cercare di afferrarle ed avere pazienza. Se ci riusciremo, le butteremo fuori da questo posto. Dai, ripartiamo!»
Stavolta cercammo di avere un minimo di strategia e di far incastrare le papere da in qualche punto; continuammo a farle volare da una parte all’altra, finché non si posizionarono esattamente al centro del bagno, mentre io e Pewds ci trovavamo dalle parti opposte. Era il momento perfetto.
«Go!» urlò Felix all’improvviso, e subito ci mettemmo a correre verso il punto in cui si trovavano i tre animali. Sembrava il piano perfetto, dato che non avevano dove scappare… E invece ci fregarono di nuovo.
Una di loro scivolò alle mie spalle (come diavolo abbia fatto, non ne ho idea), un’altra alle spalle di Pewds e la terza si alzò ancora in “volo”, passando sulle nostre teste. Risultato: una testata e un regalino appiccicoso a ciascuno.
«Aaargh, che schifo!» urlai, senza avere il coraggio di toccare l’enorme macchia bianca che mi era rimasta sulla spalla.
«Fucking ducks…» ripeté ancora PewDiePie, grattandosi la testa a causa del colpo ricevuto.
«Ho paura che questo non sia il modo giusto per sconfiggerle!» dissi, frustrato.
Mentre ci riprendevamo, le tre papere si erano sistemate per bene lontano da noi. Sembravano voler finalmente reagire, invece di scappare.
«Bene, bene… Credo sia arrivato il momento di fare sul serio! Vero?» strillò una delle papere.
«Vero!» risposero in coro le altre due. Poi, senza che loro facessero niente, vennero improvvisamente avvolte da un fumo nero che comparve dal nulla, e che le nascose dalla nostra visuale per qualche secondo. Dopo un po’, quando il fumo sparì, al posto delle papere c’era qualcun altro.
C’erano tre ragazzini, decisamente più piccoli di me, di bassa statura. Il primo aveva i capelli biondo scuro, più che altro molto sporchi, indossava una tuta da ginnastica blu ed era il più basso dei tre. Quello al centro era invece il più alto (relativamente, visto che comunque era più basso di me), coi capelli castani anch’essi molto scuri, maglietta rossa e pantaloncini jeans. Il terzo, infine, aveva i capelli di un rosso acceso, la faccia piena di lentiggini e l’abbigliamento molto simile al ragazzino in centro. Tutti e tre avranno avuto più o meno sette anni ciascuno, e se ne stavano lì, a fissarci con il classico sorrisetto malvagio di un bambino pestifero che sta per combinarne una delle sue.
«Who the fuck are you?» sbottò PewDiePie, molto schiettamente.
Nessuno dei tre rispose, e rimasero tutti esattamente com’erano.
«Che espressioni stupide…» commentai.
Non appena cercammo di fare un passo, però, i tre ragazzini reagirono.
 
Il primo dei tre, quello biondo, batté un piede a terra e cacciò un urlo: «pewdipie e una merdaa!!!!!»
Dalla bocca del ragazzino uscirono letteralmente le parole che aveva urlato: scritte a caratteri cubitali e molto visibili, queste andarono a schiantarsi proprio addosso a PewDiePie.
«Che diamine…!» esclamai, stupito. Non avevo mai visto una persona vomitare le sue stesse parole, e di certo non me lo sarei mai aspettato, nonostante la situazione.
Anche se le parole andarono a colpire PewDie, egli non sembrò danneggiato fisicamente. Però, pareva molto arrabbiato.
«Shut up! Sei un bambino, perché dici queste cose stupide?!» urlò Felix, rivolto al bambino che intanto se la stava ridendo insieme ai suoi due compagni.
Avrei voluto dire anch’io qualcosa (i bambini che si comportano in quel modo mi hanno sempre dato molto fastidio), ma il più alto dei tre ragazzini mi precedette: anche lui urlò qualcosa, e le parole si materializzarono fuori dalla sua bocca: «pewdipoi fa schifo e deve morire!!!»
Anche stavolta, le parole “volanti” finirono addosso a PewDiePie, e lui apparve ancora più arrabbiato e particolarmente offeso. 
A dire qualcosa però fui io: «Smettila, idiota! Avrai sì e no sei anni e vai in giro a sfottere gli adulti? Ma piantala…»
Anche in questo caso, però, la mia reazione (quasi esagerata) non fece altro che far ridere e divertire ancora di più i tre scemotti.
«Bisogna immaginare che siano ancora delle stupide papere e buttarle fuori di qui!» esclamò PewDie, per poi correre verso i ragazzini pronto ad afferrarli e dargli una bella strigliata come un padre a dei figli.
Ma questi non si lasciarono toccare, e con un’agilità del tutto innaturale schivarono Felix tornando tutti e tre dall’altra parte del bagno.
A quel punto il terzo ragazzino sparò un’altra cattiveria, stavolta rivolta a me: «chimelex e un ghei ke difende il suo amiketto pewshitpie!!!!»
PewDiePie si rivolse a me: «Are they fucking serious?!»
Per il momento rimasi fermo, rispondendo a denti stretti: «Credo di sì, ed è quello che mi dà più fastidio…»
Poi, dopo aver visto che i tre avevano ricominciato a ridere in quel modo così provocatorio, non riuscii a trattenermi e corsi verso di loro. Non avrei avuto il coraggio (né la forza) di colpirli, ma sicuramente di dirgliene quattro. E di nuovo questi mi fecero schiantare sul muro del bagno semplicemente spostandosi di solo qualche centimetro.
 
La stessa scena continuò a ripetersi, tristemente, per più di cinque minuti; e nulla cambiava.
I ragazzini dicevano qualcosa di cattivo ed odioso («pewdiepie merda», «pewdiepie poveraccio», «la fidanzata di pewdiepie è una puttana»…), io o Pewds correvamo verso di loro per afferrarli (elaborando le strategie più assurde ed imprevedibili, tutte fallite) e loro schivavano, ricominciando a ridere.
«Non è possibile…» sospirai, col fiatone «Ci stiamo facendo battere da dei ragazzini! Anzi, da delle papere!»
«Damn you, Ducks… Sembrano godere della nostra rabbia!» esclamò Pewds, rassegnato.
«Detesto quelli che si comportano così. Odiano a prescindere e si divertono con poco…» mormorai, anch’io molto giù di morale.
A quel punto, PewDiePie cambiò del tutto. Il suo viso passò da triste ed arrabbiato ad “illuminato”, e un sorrisetto un po’ furbo fece inarcare leggermente la sua bocca.
«Haters gonna hate… Ducks gonna duck!» lo sentii dire tra sé e sé.
«Cosa?» chiesi, guardandolo incuriosito.
«Mio caro Chilemex…» sussurrò lui, in modo che potessi sentirlo solo io, sempre con la stessa espressione sul volto «Ho capito perfettamente cosa dobbiamo fare con questi ragazzini!»
«Davvero? Cosa?» domandai, sempre più impaziente.
«Non so se te lo ricordi, ma “dalle mie parti” Duck è riferito a quelle persone che odiano me ed i miei video, e lasciano commenti stupidi e cattivi. Qual è la prima cosa che tutti fanno o vorrebbero fare?»
«Rispondere a quel commento insultando a propria volta» risposi, sinceramente.
«Esatto. Ma qual è invece la cosa che si dovrebbe fare?»
Allora mi “illuminai” anch’io, poiché avevo capito tutto.
«Ignorarlo» dissi, come un alunno che si fa suggerire le risposte al test dal professore.
«Ed è proprio quello che dobbiamo fare anche noi!» esclamò soddisfatto PewDiePie, sempre a bassa voce «I cosiddetti “troll”, in questo caso Ducks, si nutrono della rabbia degli altri utenti di Internet, e spesso sono bambinetti che si nascondono dietro allo schermo del PC. La cosa migliore per fargli abbassare la cresta è ignorarli. Ora tu fai finta che loro non stiano dicendo niente; fatti gli affari tuoi, girati i pollici, fai un pisolino… Ma non rispondere a ciò che loro diranno! Va bene?»
«Va bene!» risposi io, finalmente convinto. Un altro Brofist, e dopo un rapido sguardo provocatorio ai tre ragazzini, io e PewDiePie iniziammo a guardarci intorno con assoluta indifferenza.
 
I tre ragazzini non tardarono a ricominciare a stuzzicarci: partì quello più alto, che urlò con voce stridula: «non sai giocare a niente fai skifooooo sfighatoooooo!!!»
Le parole andarono, ovviamente, a colpire PewDiePie… Ma lui non si mosse di un centimetro. Continuò a fissare la parete ed il soffitto del bagno.
‘Ottimo!’ pensai, rimanendo anch’io indifferente. Evidentemente il piano di PewDie aveva funzionato, perché i tre ragazzini sembrarono, per la prima volta, sconcertati e delusi dal loro attacco fallito.
Confabularono qualcosa tra di loro, poi tornarono all’attacco: «vigliacco non mi rispondi xke hai paura di me!!!!!»
Altre parole che colpirono PewDiePie… Senza causare nessuna reazione.
I ragazzi sembrarono ancora più innervositi dalla situazione. L’attacco successivo era rivolto a me: «stronzo che cazzo fai finta di niente??? Vuoi dare un bacio in bocca a pewdiepie???»
Le parole arrivarono fino a me e sparirono non appena mi toccarono. Subito dopo, venni preso da un potentissimo impulso di rispondere qualcosa, rispondere in maniera decisamente poco cortese… Ma dovevo assolutamente combattere quell’impulso.
E ci riuscii. Per poco, ma ci riuscii.
Mentre i tre bulletti sembravano sempre più seriamente preoccupati e continuavano, disperatamente, a sparare insulti e provocazioni, io e Pewds restavamo completamente inermi e strafottenti. Discutemmo del tempo che fa fuori, facemmo scorrere l’acqua del lavandino senza nessuno scopo, facemmo il giochino del battimani… Tutto pur di distrarci da quei tre patetici ragazzini.
 
E alla fine funzionò. Dopo l’ennesimo insulto sparato a vuoto, i tre ragazzini sembrarono tremendamente stanchi e sconsolati.
Lo stesso fumo che prima li aveva trasformati in umani tornò a trasformarli in misere e ridicole papere.
«Abbiamo… Fallito…» mormorò una di queste, con la voce stanca ma sempre stridula ed inascoltabile.
«Non era mai successo prima, nel canale di PewDiePie…» sospirò una seconda papera.
«Eppure… Ha scoperto la nostra più grande debolezza…» concluse la terza, con lo stesso tono di voce.
Le tre papere urlarono un tristissimo «Quaaaaaaack!», e quindi sparirono lentamente nel nulla, con una dissolvenza molto drammatica.
Le papere erano state sconfitte.
 
«I know a Duck when I see one, bitch!» disse soddisfatto Pewds, rivolto alle papere che stavano svanendo.
«Incredibile… Ci siamo riusciti!» esclamai io, e finalmente in quel maledetto bagno ritornò un’atmosfera allegra.
«Genius Pewds strikes again!» annunciai solennemente, mentre PewDie si esibiva in un inchino molto esagerato.
«Siamo stati dei grandi, diciamocelo!» rise lui, mentre ci scambiavamo un altro Brofist.
«Queste papere erano molto più stupide di quanto sembrassero… Ma io ero convinto che gli Haters fossero rappresentati da… Sai… Barrels!» titubai io.
Pewds per un attimo tornò molto serio, e mi disse: «Oh, no… Gli Haters non sono il problema più grande del canale… I Barrels rappresentano una minaccia incredibilmente più grande, una potenza nemica inimmaginabile ed indistruttibile… Bisogna fare attenzione, quelli ti acchiappano quando meno te lo aspetti! Fucking Barrels…»
‘Wow, la cosa è molto più seria di quanto sembri!’ pensai, senza aggiungere altro.
«Beh, l’importante è che abbiamo sconfitto questa prima minaccia, sebbene molto debole!» ripresi io.
PewDiePie stava per rispondere, ma un’altra voce lo interruppe, una voce che entrambi conoscevamo già: «Hey, Felix!»
Era una voce femminile, molto dolce, che proveniva dal lato opposto del bagno, a cui noi due stavamo dando le spalle. Ci voltammo all’improvviso, contemporaneamente, e il viso di PewDiePie venne nuovamente illuminato da un sorriso, stavolta un sorriso felice e commosso.
«Marzia!»
 
Felix corse immediatamente verso la sua fidanzata, che lo stava guardando con gli occhi bagnati da lacrime di felicità, e in un attimo i due si ritrovarono abbracciati, baciandosi e stringendosi amorevolmente.
«Oh, Marzia… Meno male che stai bene! Mi ero preoccupato moltissimo… Dove diamine eri finita?» le domandò PewDie, senza lasciarla andare, come se non volesse che da un momento all’altro tornasse trasparente e sparisse di nuovo.
«Non lo so nemmeno io… So solo che una mattina mi sono svegliata e mi sono ritrovata in un posto completamente buio, dal quale non riuscivo a scappare!» spiegò Marzia, tra un singhiozzo e l’altro «Ho urlato, ti ho chiamato… Ma non sentivo né vedevo nulla! Non so chi mi abbia portato lì e come abbia fatto, ma è stato orribile!»
«L’importante è che tu stia bene e che nessuno ti abbia fatto del male. E che ora siamo di nuovo insieme» le sussurrò Felix, calmandola.
Io intanto ero rimasto dov’ero, a guardare la scena, mentre un senso di dolcezza mi assaliva e mi attraversava il cervello facendomi sorridere. Quei due erano davvero una coppia perfetta ed adorabile.
Marzia indossava un vestito rosa che le arrivava fino alla vita, dei leggins neri e delle semplici scarpe bianche. Da dietro le sue gambe si fece finalmente vedere qualcuno.
«Oh, Maya!» esclamò Pewds, prendendo in braccio la cagnolina che fremeva di felicità e dandole un affettuoso bacio sulla testa, che lei ricambiò con qualche leccatina.
«Già, meno male che c’era anche lei con me… Se fossi stata da sola sarei impazzita!» esclamò Marzia, finalmente calma e sorridente.
PewDie tenne Maya in braccio, e girò lo sguardo verso di me, come se volesse che Marzia mi notasse; ed infatti così fu. La ragazza mi guardò, incuriosita, ma non mi disse nulla; piuttosto, si rivolse di nuovo a Felix: «E… Questo ragazzo chi è?»
Lui si avvicinò a me, e Marzia lo seguì, sebbene un po’ incerta. Io intanto stavo morendo dall’imbarazzo.
«Marzia, lui è Michele, ovvero Chilemex. È un Bro che ho fatto venire con me in questa missione per salvare te e tutti gli altri nostri amici, e che finora mi ha aiutato moltissimo dimostrandosi un Bro a tutti gli effetti!»
‘Esagerato!’ pensai, comunque lusingato. Poi, lentamente, porsi la mia mano a Marzia sperando che la stringesse.
«C-ciao…» balbettai, sembrando stupido ma sperando di non apparire troppo goffo.
«Ciao!» mi rispose lei, stringendomi calorosamente la mano e sorridendo. Avevo dimenticato che era di origine italiana, e che quindi poteva parlare la mia lingua.
«Davvero hai aiutato Felix, voglio dire, PewDiePie? Oh, ti ringrazio moltissimo! Io sono Marzia, o CutiePie, piacere!»
Quella sua accoglienza mi rallegrava davvero molto, e il suo modo di parlare italiano era grazioso e dolce quanto quello inglese.
«Oh, figurati, è stato molto divertente!» risposi a mia volta «E vorrei aggiungere che, oltre ad un Bro, sono anche un Marzipan!»
Wow, dove trovavo tutta quella scioltezza? Sembrava che la mia timidezza assassina che mi aveva sempre accompagnato fosse sparita insieme alle papere, poco prima.
«Oh, non ci credo! Sei proprio da stimare, allora!» esclamò Marzia, e con mia sorpresa anche lei mi diede il Brofist.
Dalle braccia di Pewds, Maya stava cercando si spingersi verso di me per esaminarmi. Io avvicinai la mia faccia al suo muso.
«Oh mio Dio, dal vivo sei ancora più adorabile!» le dissi, accarezzandole la testa, cosa che lei sembrò gradire molto (e ricambiò con una bella slinguazzata sul naso).
 
Avremmo voluto rimanere lì a chiacchierare ancora per un bel po’, ma…
«Ora però dobbiamo proseguire. Io e Chilemex dobbiamo attraversare un altro Portale ed andare nel luogo in cui si trovano gli altri personaggi da salvare!» spiegò PewDiePie, rimettendo Maya tra le braccia di Marzia «Marzia, tu usa il computer nel salotto di questa finta casa e torna nella realtà semplice, lì sarai al sicuro!»
Marzia inarcò le sopracciglia, e sfoderò una delle sue espressioni facciali determinate, per poi dire: «Felix… Credi davvero che ora io lascerò voi due andare avanti da soli mentre io me ne starò comodamente seduta a casa a pensare chissà quando tornerai? Dovrei fare la principessa nullafacente della storia? Scordatelo! Io vengo con voi!»
Pewds non sembrava affatto convinto.
«Dai, non posso perdermi quest’occasione! Sarà divertente!» supplicò Marzia, facendo gli occhi dolci al fidanzato.
«Oh, right! Allora vieni con noi!» si arrese Felix, molto prima del previsto.
«È stato facile, eh?» commentai io, e Marzia scoppiò a ridere.
Ovviamente, anche Maya non vedeva l’ora di seguirci in quell’avventura, quindi anche lei si sarebbe unita alla troupe.
PewDiePie agitò il braccio come aveva fatto la prima volta, e un altro portale bianco luminoso si creò sulla parete del bagno.
 
«Allora, proseguiamo? Prima le signore!» disse, spostandosi per lasciar passare Marzia. Lei non ci pensò due volte e, tenendo stretta Maya tra le sue braccia, saltò nel Portale sparendo dalla nostra vista.
«Pronto a proseguire?» mi domandò PewDiePie, ed io annuii più convinto che mai.
Presi una piccola rincorsa e spiccai un salto nel Portale, e Felix mi seguì saltando pochi secondi dopo.
L’avventura doveva ancora cominciare.


 


 
 
Ta-dà! E così si conclude quest’altro capitolo, in cui avete trovato la prima, ehm… “Battaglia” della storia. Lo so che non era niente di appassionante, anzi molto probabilmente vi ha annoiati, ma credo che da ora in poi le cose saranno più interessanti… Vedrete.
Piccola spiegazione per quanto riguarda i capitoli successivi: quando troverete un intero discorso («  ») scritto in corsivo, vuol dire che il personaggio l’ha detto in inglese (e che l’ho scritto io in italiano per semplificare le cose). Se invece il corsivo è scritto tra due apostrofi (‘ ‘) significa che il personaggio ha pensato qualcosa, senza dirla ad alta voce. Inoltre, tutte le parole scritte in inglese da ora in poi saranno in corsivo. Ho usato questi metodi già in questo capitolo, per vedere come funzionano. 
Ecco, volevo solo chiarire questo :3
Vi prego di scusarmi se ci ho messo così tanto a pubblicare questo capitolo nonostante la sua cortezza, ma è stata una settimana piena di Fire Emblem Awakening impegni e non ho avuto molto tempo per continuarlo…
Bene, spero che vi sia piaciuto! Se vi va, lasciate pure una recensione perché mi fanno sempre piacere ^^ 
Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Ok, we're good! ***


Eravamo finiti di nuovo in un tunnel luminoso, identico a quello in cui eravamo stati prima io e Pewds, solo che ora c’erano anche Marzia e Maya. E anche stavolta stavamo cadendo nel vuoto, attraverso quel portale bianco di cui non vedevamo già più l’entrata.
Stavolta ero decisamente più rilassato della volta precedente, e soprattutto mi stavo divertendo di più, spensieratamente. D’altronde, ora che avevamo trovato Marzia (che, ci scommetto, era la persona che Felix voleva ritrovare più di chiunque altro), le cose sembravano proseguire per il verso giusto.
Mentre cadevamo, sentii la voce di Marzia provenire da poco più avanti.
«Pewds, non hai assolutamente idea di dove stiamo andando, vero?»
Lui, che mi seguiva in caduta libera, rispose ridendo: «Ovviamente no! È abbastanza impossibile da prevedere… Però guarda, ci siamo!»
Effettivamente, guardando più avanti, era già possibile vedere la fine del tunnel e il luogo in cui stavamo per atterrare.
«Sembra piuttosto buio!» esclamai, mentre la zona di atterraggio si avvicinava sempre di più.
Nessuno degli altri ebbe il tempo per replicare qualcosa, perché la velocità di caduta era improvvisamente aumentata e, in un attimo, ci ritrovammo scaraventati a terra, già fuori dal tunnel.
Neanche stavolta ci facemmo male, ma sentii comunque la voce di Pewds che mormorava un «Ouch», seguita da quella di Marzia che si faceva sfuggire una risata. In effetti, l’impatto era stato abbastanza violento ed improvviso.
Poco prima di alzarmi da terra, notai che eravamo atterrati su un pavimento di legno, polveroso e sporco, e che intorno a noi era tutto buio.
Una volta in piedi, mi voltai verso Marzia e PewDiePie; eravamo tutti ancora un po’ scombussolati.
«Beh, è stato un atterraggio molto simpatico» disse PewDie, sarcasticamente, grattandosi  il collo.
«Beh, almeno siamo arrivati senza troppi problemi» commentai io, per poi guardarmi intorno «Il problema è… Dove siamo?»
Il luogo in cui ci trovavamo era completamente buio, ma non appena finii di parlare, qualcosa si illuminò e riuscimmo a vedere decentemente.
Ad accendersi erano state delle lanterne da muro, illuminate con un piccolo fuoco, che fornirono così una luce abbastanza chiara per vedersi intorno ma comunque tenue e fioca, creando così un’atmosfera cupa ed inquietante.
Esaminammo la stanza in cui ci trovavamo: aveva quattro pareti, tutte adornate dalle lanterne appena accese o da cornici vuote senza nessun disegno; agli angoli si trovavano una libreria piena, una cassapanca e un mobile con dei cassetti. Ma la prima cosa, la più facile da notare, era un enorme letto matrimoniale attaccato ad una delle pareti, pieno di coperte e lenzuola appoggiate su di esso.
Nell’aria si riusciva a notare, guardando attentamente, una leggera nebbia quasi trasparente che invadeva l’intera stanza; sembrava più che altro una nube di polvere, sollevatasi dal pavimento o dai vari mobili anch’essi molto polverosi.
«A quanto pare è la camera da letto di qualcuno…» suggerì Marzia.
«E decisamente inutilizzata da un bel po’» aggiunsi io.
«Non ho davvero idea di dove potremmo esser capitati… Sembra una normalissima casa abbandonata, anzi, è solo una camera da letto…» disse Pewds.
Prima che qualcuno potesse aggiungere qualsiasi cosa, intorno a noi risuonò un raccapricciante ruggito (molto simile più che altro ad un lamento), apparentemente molto lontano. Quel suono mi fece venire, improvvisamente, un fortissimo mal di testa che sparì pochi secondi dopo.
«What the fuck was that?!»  urlò PewDiePie, colto di sorpresa. Perfino Maya, che finora era rimasta silenziosamente vicino a Marzia, sembrava spaventata.
«Non lo so, ma era davvero orribile e disgustoso!» esclamò Marzia.
A quanto pare, tutti e tre eravamo stati colpiti da quel momentaneo mal di testa subito dopo il ruggito.
«Strano, però… Mi sembrava di aver già sentito da qualche parte quel suono…» mormorò PewDie, pensando ad alta voce.
«Può essere, d’altronde siamo in una realtà che riguarda il tuo canale!» dissi io.
Ci fu un attimo di silenzio, in cui ci guardammo intorno, confusi.
«Beh, siamo venuti qui per fare qualcosa, no?» affermò Felix ad un certo punto, più convinto di prima «Immagino che la cosa giusta da fare ora sia uscire da questa stanza» ed indicò la porta di legno che si trovava vicino a noi «E capire dove diavolo siamo finiti!»
«Hai ragione. Ma quel ruggito…?» chiese Marzia, che non sembrava spaventata ma comunque un po’ inquieta.
«Non possiamo farci molto ora, ci conviene proseguire e basta, stando molto attenti» rispose Felix.
«Concordo. Allora… Andiamo?» dissi io, un po’ titubante.
Facemmo tutti un bel respiro e ci avvicinammo alla porta, facendo andare prima Pewds in modo che la aprisse lui.
 
«Fuck, è chiusa!» esclamò PewDiePie, dopo aver cercato più di una volta di aprire la porta in modo non molto delicato.
«Perfetto, siamo chiusi in questa stanza» mormorai io.
«Beh, non credo che sia così e basta» aggiunse Marzia «Ci deve essere una chiave o qualcosa del genere qui dentro per aprirla!»
Non aveva tutti i torti. Così cominciammo a cercare in giro per la stanza qualcosa per aprire la porta.
Sia io che Pewds continuavamo a pensare di aver già visto o vissuto quella situazione, paragonandone ad una passata. Forse era solo una sensazione, ma si stava facendo sempre più forte.
La ricerca non durò a lungo: Marzia cercava tra le pagine dei libri riposti negli scaffali (i quali erano ancora più ricoperti di polvere, e le cui pagine erano completamente vuote), io cercavo tra le sporchissime lenzuola del letto, ma a trovare qualcosa fu proprio PewDiePie, semplicemente aprendo la cassapanca.
«Hey, una chiave!» esclamò lui, estraendo dalla cassa il piccolo oggetto metallico.
«Bene, è stato facile! Andiamo avanti, almeno cerchiamo di capire dove diamine siamo finiti!» dissi io, avvicinandomi di nuovo alla porta.
 
Lasciai di nuovo che Pewds andasse per primo, anche perché la chiave ce l’aveva lui. Il ragazzo infilò l’oggetto nella piccola serratura della porta, e dopo averla girata questa si dissolse nel nulla come polvere, rendendosi inutilizzabile. La porta, però, era aperta.
«Un classico» disse Marzia «È per evitare che la chiave venga usata per aprire altre porte. Come se tutte le porte avessero la stessa identica serratura…»
Felix aprì lentamente la porta, affacciandosi con cautela dall’altra parte. Non riuscivo a capire cosa stesse vedendo, ma sembrava abbastanza tranquillo.
«Ok, we’re good!» disse infine, quasi convinto, attraversando il varco e permettendo anche a me e Marzia di proseguire.
Ci ritrovammo quindi in un corridoio, di cui non si vedeva né l’inizio né la fine, decorato in maniera molto simile alla stanza in cui eravamo appena stati.
Nessuno riuscì a fare un altro passo o a dire un’altra parola, che l’aria venne di nuovo riempita dal terribile ruggito che avevamo sentito poco prima. PewDiePie cacciò un urlo: «Aaaaah we’re not good!»
Eravamo tutti abbastanza terrorizzati, ma nonostante tutto cercammo di non farci prendere dal panico.
«Niente paura, non c’è nessuuun problema…» balbettò Felix, non permettendomi di capire se stesse tranquillizzando me o sé stesso «Sono solo degli stupidi versi. Sarà solo… Il vento, sì!»
«Già, il vento di solito ruggisce come uno zombie in agonia» commentai io sarcasticamente.
«Esattamente» rispose lui, tenendo lo sguardo puntato lungo il corridoio «Dobbiamo solo proseguire, cercare quelli che dobbiamo trovare ed andarcene senza nemmeno salutare!»
«Ma… Non hai ancora idea di dove siamo, vero?» chiese Marzia, abbassandosi per accarezzare Maya che le si era attaccata alla caviglia, impaurita.
«Veramente no» ammise PewDiePie «Ma questo posto non mi è nuovo. Intanto andiamo avanti attraverso questo corridoio, tutto il resto si chiarirà da solo… Lo spero»
Sebbene fossimo tutti molto insicuri, restammo vicini ed iniziammo lentamente ad avanzare attraverso quel luogo.
 
La strada era molto buia, a malapena riuscivamo a vedere di fronte a noi, ma almeno il percorso diritto e senza deviazioni ci impediva di perderci.
«Non credo di essere l’unica a cui questo posto non ispira per niente…» disse Marzia, con un tono di voce titubante ma quasi divertito.
«Già, non lo sei…» risposi io. Pewds rimaneva ancora in silenzio; sembrava davvero concentrato.
Dopo qualche minuto di camminata silenziosa, raggiungemmo finalmente una zona più “aperta”, in cui la visibilità era un po’ migliorata grazie ad una finestra.
«Oh! Magari riusciamo a capire dove siamo!» disse PewDie, sorpreso di essersi ritrovato lì all’improvviso. Si avvicinò alla finestra e vi guardò oltre, ma sembrò deluso.
«Damn it, non si vede nulla!» esclamò, girandosi di nuovo verso di noi «C’è troppa nebbia e non si vede un accidente!»
«Avremo tempo per capire dove siamo quando usciremo da questo posto. Se ci riusciremo…» dissi io.
Ci guardammo intorno, e notammo che in quella specie di anticamera in cui eravamo finiti si trovavano diversi scaffali, e su una parete laterale una porta semi-chiusa.
«Bene, possiamo proseguire!» affermò Felix allegramente, dirigendosi verso la porta. Marzia lo seguì, mentre io esitai per un attimo, avvicinandomi ad uno degli scaffali che avevo appena notato.
Mentre esaminavo ed aprivo i cassetti, sentii Pewds imprecare di nuovo: «Holy shit, è completamente buio!»
Mi girai un attimo verso di lui, e vidi che oltre alla porta che aveva appena aperto non si riusciva effettivamente a vedere nemmeno il pavimento: era il buio più assoluto.
«Attraversare questo posto senza poter nemmeno vedersi le mani sarebbe molto stupido e sconveniente!» commentò giustamente Marzia. PewDiePie stava per replicare qualcosa, ma fui io ad interromperlo.
«Non credo che il buio sarà un problema!» dissi, mostrando ciò che avevo appena trovato casualmente in uno dei cassetti «Qualcuno ha gentilmente deciso di lasciarci una lanterna ad olio carica!»
Gli altri due parvero decisamente sollevati, specialmente Felix: «Fantastico! Adesso potremo finalmente avventurarci in un posto buio, spaventoso e probabilmente pieno di qualche tipo di mostro pronto ad ucciderci!»
«Noto forse una nota di sarcasmo?» chiese Marzia guardando il ragazzo negli occhi, e tutti scoppiammo a ridere.
Mi avvicinai alla porta con la lanterna in mano, che si era in qualche modo accesa da sola, e tutti e tre avanzammo attraverso quella nuova stanza oscura.
La lanterna non era molto potente, ma almeno ci permetteva di capire dove diamine stavamo andando e di vedere su cosa stavamo camminando. Era un altro corridoio apparentemente interminabile. Io, Pewds e Marzia (con Maya in braccio) avanzavamo compatti, per paura di perderci di vista.
Ai lati del corridoio non c’era assolutamente nulla, se non qualche mobile di legno assolutamente inutile e vuoto. Quel posto era davvero strano.
Dopo qualche secondo arrivammo in un punto che deviava in tre direzioni, ognuna che portava ad una stanza diversa.
«Sta diventando un labirinto… E non mi piacciono i labirinti!» disse Pewds.
«Che non vi saltasse in testa di dividerci, questo posto è da brividi…» mormorai io, con tono insicuro.
«Concordo. Dovremo provarle tutte e sperare di azzeccare la direzione giusta» rispose Marzia «Non è molto convincente come tecnica, ma abbiamo altra scelta?»
«No, infatti… Beh, iniziamo andando dritti, che ne dite?» decise PewDie, e noi acconsentimmo.
La strada che intraprendemmo era identica a quella percorsa fino a quel momento, vuota e buia… E terminava in un modo ancora più deludente: una semplice porta di legno, circondata da una fredda parete di pietra.
«Oh. Forse abbiamo davvero avuto fortuna e preso la strada senza trappole mortali o cose del genere?» disse Felix, risollevato ma comunque insicuro.
«Vediamo!» risposi io, avvicinandomi cautamente alla porta e girando il pomelo per cercare di aprirla. Non si mosse di un centimetro.
«Ti pareva… Chiusa!» mormorai, deluso come i miei due compagni.
«Fuck!» esclamò Pewds «E va bene, non importa… Torneremo indietro e cercheremo qualcosa con cui aprirla. O magari una strada alternativa…»
Effettivamente era l’unica cosa che potevamo fare. Così facemmo dietrofront e tornammo al punto di prima, quello che si divideva in tre strade.
«Visto che tirare dritto non ha funzionato… Proviamo a sinistra!» propose Marzia.
«Già, è quello che mi diceva sempre mia madre… D’accordo, a sinistra!» approvò PewDiePie, e rimanendo sempre vicini attraversammo l’altro corridoio alla nostra sinistra.
Anche qui, nessuna sorpresa: un breve corridoio monotono e, alla fine di esso, una piccola arcata che portava ad un’altra stanza.
«Beh, almeno questo porta da qualche parte!» dissi io, lusingato. Arrivammo nella stanza, e notammo subito che era decisamente diversa dall’ultima in cui eravamo stati: quella di prima sembrava più che altro una camera da letto o un salotto, questa si avvicinava di più all’idea di prigione. Le pareti (su cui si trovavano delle torce spente) ed il pavimento erano in pietra, il muro si chiudeva in un perimetro molto stretto che formava un quadrato perfetto, faceva molto freddo e…
«What?! Quello è uno scheletro!» esclamò Pewds, sussultando per un attimo. Guardai verso uno degli angoli della stanza, ed anch’io sobbalzai: c’era veramente uno scheletro mezzo distrutto, di un colore più tendente al nero che al grigio, accovacciato in maniera raccapricciante. La sola vista dava i brividi.
«Ugh… Questo posto è sempre più inquietante!» esclamò Marzia «E credo di non voler più sapere di che luogo si tratti, mi basta andarmene!»
Un po’ turbati, iniziammo a guardarci in giro alla ricerca di qualsiasi cosa che ci permettesse di proseguire. Oltretutto, quel posto puzzava molto, anche se non sapevo abbinare la puzza che sentivo a qualsiasi altra cosa.
Non fu troppo difficile trovare qualcosa di utile: dopo qualche occhiata agli angoli e alle pareti, notammo che lo scheletro stringeva una piccola chiave in quel che rimaneva della sua mano.
«Ugh… Chi vuole avere l’onore?» chiese Felix, con un’aria schifata.
«Credo che lascerò perdere, grazie» replicò Marzia, indietreggiando di un passo. Perfino Maya si voltò dall’altra parte in modo da non vedere più lo scheletro.
«E va bene, va bene… Speriamo solo che sia effettivamente morto!» mormorai, abbassandomi e avvicinando lentamente la mano alla chiave chiusa tra le dita dello scheletro, come se avessi paura che da un momento all’altro mi mordesse.
Non appena sfiorai la mano fredda e sporca, questa si disintegrò diventando parte integrante della polvere che già regnava in quella stanza.
«Che schifo…» sussurrai tra me e me, afferrando finalmente la chiave e ritirando la mano.
«Molto bene, grazie Chilemex!» disse Pewds, felice di essersi risparmiato quel lavoraccio.
Uscimmo volentieri da quella stanza che sapeva di morto, tornando un’altra volta al punto in cui le strade si diramavano. Una volta lì, ci fermammo.
«Ehm… Beh? Cosa stiamo aspettando? Andiamo ad aprire la porta che abbiamo trovato prima!» disse PewDie, con un’aria decisa ma strana.
«Non saprei… C’è ancora una strada che non abbiamo intrapreso, non credi che dovremmo provarla?» propose Marzia «Magari troviamo qualcosa di ancora più utile di una chiave…»
«Concordo con Marzia» continuai io «Per quanto questo posto possa essere inquietante, dovremmo cercare di esplorarlo meglio per evitare di perderci o lasciare indietro qualcosa di importante…»
PewDiePie inarcò le sopracciglia, molto dubbioso, ma alla fine cedette ai nostri consigli.
«Ok, let’s do it. Andiamo a vedere cosa c’è di qua…»
Mantenendo sempre lo stesso ritmo di avanzata, ci incamminammo verso la strada che non avevamo ancora preso. Ma non andammo molto lontano.
Rimanemmo paralizzati dopo pochi secondi, terrorizzati dall’ennesimo ruggito più simile ad un lamento. Ma stavolta il suono era più vicino, molto più vicino.
Talmente vicino che riuscimmo a vedere da dove stesse arrivando.
 
Pochi metri più avanti, lungo il corridoio, si vedeva una strana figura aggirarsi nel buio. Era alta più o meno quanto un uomo adulto, si muoveva barcollando e zoppicando come se fosse stato ubriaco, e veniva proprio verso di noi.
Solo quando fu abbastanza vicino da poter essere illuminato dalla luce della lanterna riuscimmo a vedere di cosa si trattasse: era un mostro, molto simile ad uno zombie, dalla pelle color carne macchiata un po’ dappertutto di sangue. Era dotato di lunghissimi artigli d’acciaio, i due occhi vuoti erano lontani tra loro e disposti in maniera non lineare, e all’altezza della bocca si apriva un enorme ferita attraverso la quale si vedeva la gola dell’individuo, anch’essa piena di sangue.
Il mostro si stava avvicinando sempre di più a noi, e si stava già preparando ad attaccare alzando un braccio.
Io e PewDiePie cacciammo un urlo terrorizzato e decisamente poco maschile, mentre Marzia rimase a guardare quel coso con aria decisamente spaventata.
Soltanto all’ultimo momento ci decidemmo a girare i tacchi e scappare a tutta velocità dal mostro, schivando per un pelo il suo attacco.
«Che diavolo è quella roba?!» urlai io, rimanendo vicinissimo a Pewds e Marzia. Nessuno dei due rispose.
La fretta e la paura ci portarono a tornare nella stanza con lo scheletro in cui avevamo trovato la chiave. Non avendo altre vie di fuga, ci accovacciammo in un angolo sperando che il mostro non arrivasse fino a noi.
Proprio mentre eravamo lì terrorizzati, la luce della lanterna si fece sempre più debole fino a sparire del tutto, lasciandoci nel buio assoluto. Era finito l’olio.
«Fuck…» sussurrammo io e PewDiePie insieme. Restare al buio in quel momento non era affatto conveniente.
Per qualche secondo continuammo a sentire i passi lenti e confusi del mostro fuori dall’apertura da cui eravamo entrati, poi ad un certo punto non lo sentimmo più.
Il silenzio regnò assoluto per quasi un minuto, finché Marzia non ebbe il coraggio di chiedere: «Se n’è andato?»
Con uno scatto di coraggio che nessuno si sarebbe aspettato, Felix si affacciò sul corridoio per controllare la situazione.
«Non vedo nulla, ma non lo sento. Sì, direi che se n’è andato»
Tutti quanti ci lasciammo sfuggire un sospiro di sollievo. Anche Maya, che fino a poco prima era silenziosa e spaventata, tornò a scodinzolare e a ciondolare la lingua qua e là pronta a tornare in azione.
«Che cos’era quella roba? Un mostro?» chiesi di nuovo io, ora che il momento di terrore era sparito.
PewDiePie ci mise un po’ per rispondere, con aria ancora spaventata: «Ho finalmente capito dove siamo finiti. Mi è bastato vedere quel coso»
Fece una breve pausa, poi concluse.
«Quello era The Bro. Siamo nel mondo di Amnesia»



 

Shame on me. Much shame on me.
Scusatemi tantissimo, davvero. So che l’ultima volta che ho aggiornato questa storia è stato più di un mese fa, ma… Credetemi, le ultime settimane di scuola sono state un vero massacro. Infatti, appena finita la scuola, ho ricominciato a scrivere! So anche che questo capitolo è comunque molto corto (considerato il tempo che ci ho messo a farlo), ma ho deciso di pubblicarlo così com’è giusto per assicurarvi che non sono morto, e che nemmeno la storia lo è.
Che altro dire… Vi chiedo ancora scusa per il troppo tempo che ci ho messo a finire questo capitolo e… Alla prossima! :D
*Brofist*
P.S. Grazie mille alle persone che hanno inserito la mia storia nelle seguite. Mi riferisco a my mind, MySummerLove09, Rssotaking1999 e in particolare a SmoshMonky e Chaotic_Green. Grazie di cuore, davvero!

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