La Divina Commedunk

di kenjina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Canto I ***
Capitolo 2: *** Canto III ***



Capitolo 1
*** Canto I ***


Salve a tutti gente! E' la mia prima fiction in questo sito, spero di trovarmi bene!
Ma vi avverto di una cosa... Piangerete dalla disperazione, ci scommetto!! Essendo io una fan sfegatata del sommo poeta Dante Alighieri (si starà rivoltando nella tomba... -____-), ho deciso di fare, PER ORA, la prima cantica, ossia l'Inferno, in stile Slam Dunk!! Vi dico solo che la parte di Dante la farà niente po po di meno che.....il rossino più amato del mondo!! Ma Hanamichi Sakuragi!!
Per questione di numeri di capitoli e di personaggi, non farò tutti e i 33+1 canti dell' Inferno....ne prenderò alcuni in particolare, in modo da adattare i peronaggi di SD che meglio si addicono!! Spero che vi faccia divertire....



Cantica I°

Inferno.

Canto I°



Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
chè la dritta via era smarrita.

Come le gesta del marziale
Ryoga Hibiki, che conoscer non sapea
qual sia la destra e la sinistra via;

Così essa aveo perduta,
similmente ad egli, sì che
non per volontà altrui trovommi lì.

Ahi quanta stoltezza videro li occhi miei
che a dir con favella non si puote,
e nel pensier rinnova la paura.

Non so come in quel tunnel v'intrai (ma non era una selva oscura??? NdKenjina Ehh...una cosa sarà!! Hana -___- iniziamo bene...NdKenjina)
tanto perso ne li pensier miei ero
che la bella Haruko riempir stava.

La mia persona fu al piè d'un colle
e guardommi intorno lesto e genioso,
mi volsi a quello, aumentando lo passo.

Ma li occhi mei dovetter sbiancar,
poi chè apparver avanti me
tre selvagge e indomite fiere.

L'una a l'altra, sanza ritegno e pudico essere,
lo nome di un omo gridavan,
che mi parean tre melingue;

ognuna di un corto vel vestìano,
con una "ru", "ka" e "wa" scritta
in su lo petto prospero.

E li capelli si tiravan,
e andavano dicendo: «Ma che ficco
mi ci ficco!! Vai Rukawa!!!»

Preso da una paura che la vista mi annebbiò,
voltommi indietro e come fulmine nel ciel sereno,
così fui lesto a scappar via.

Mentre ch'io fuggia dallo inferno delle tre,
un nano delle epiche favelle mi apparve,
e guardommi superbo e dal basso.

«Oh nobile nano,» dissi io «narrami di come vivesti
e come in questo aspro luogo giungesti!
Poi chè conoscer voglio la tua storia!»

Lo nano incazzoso si fece,
e con rabbia e con furore e con convinzione
fece così parlar la bocca sua:

«Oh misero poeta, quanto alto tu sei
tanto la stoltezza tua è grande,
che con favella non si puote dire.

Io son Ryota Miyagi, lesto e furbo
e grande giocatore fui di quel sollazzo
ove palleggiar devi e canestro fare.

E non per volere mio trovommi qui,
ma per una dolce e lieta donna qui sono
ed ella mi disse con soave e angelica voce:

"Io son la mirabile e dolce Haruko,
amata nei sogni miei dal bello
e grande fusto di nome Rukawa.

Poi chè temo che sia tardi arrivata,
chiedo a te, anima cortese e fiera,
di moverti verso l'amico mio,

che è impedito di proseguir per
la diritta via, e bisogno di una luce ha
sì che tu idoneo e sicuro sei."»

Li occhi mei a cuoricin si fecero,
sentendo lo nome della diva mia
e non udendo quello dell'omo a me ignoto.

Poi chè rabbia e gelosia provai,
e curiosità mi avvolse l'animo,
voglioso di conoscere codesto Rukawa;

che se la memoria non m'inganna
fu lo stesso che le tre fiere invocavan
con furore e ardore e follia.

«Affretta lo passo,» disse lo maestro,
«amico mio, poi chè un compito devi
svolgere per somma volontà voluto.

Il mio compito ben chiaro è,
aiutare ti devo e farò lo ruolo mio
se tu con me d'accordo sarai.»

Lo cuore mio si allietò un poco,
nel sentir una persona amica, seppur bassa,
con me, e dissi con parole sincere e felici:

«Ben lieto sarò di avere come guida te,
capace di superar ogni periculo, grazie
alla tua agile e piccola persona.

Ma dimmi, qual'è lo compito mio?
Per chè proprio a me spetta?
E chi ha deciso lo mio destino?»

«Per volere del sommo Buddha
tu ti trovi qui. E trarrotti di qui attraverso
lo loco etterno, ove udirai disperate grida,

ove vedrai infiniti spiriti dannati,
che di morir una seconda volta gridan,
poi chè sperano di esser tra le beate genti.»

Ordunque movemmoci per la strada erta,
io appresso e lui avanti me,
assorto nella mente mia e lui nella sua.



Continua...
Non so quando posterò il seguito, perchè mi prende molto molto tempo questo lavoretto! Devo decidere che parte far fare ai vari personaggi (anche se ho già fatto uno schemino al riguardo! ^^) e scriverlo in una lingua che si avvicini a quella usata da Dante!
A presto...si spera!!
Kenjina ^^
(la pazza, aggiungerei io... NdRuRu)

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Capitolo 2
*** Canto III ***


Rieccomi tornata dopo parecchio tempo! Perdonate il ritardo, ma come già detto questo lavoretto prende parecchio tempo, e ahimè, di tempo ne ho ben poco! Grazie a tutti coloro che hanno commentato, è stato un vero piacere leggere i vostri pareri! Grazie, grazie davvero mille! Ma per favore, non dite cose blasfeme nel considerarmi meglio del Sommo Poeta! XD
Per quanto riguarda la scelta di "Virgilio", in effetti Yoei sarebbe stato più adatto, ora che mi ci hai fatto pensare Airis...però ho sempre visto Hanamichi e Ryota come due ottimi amici, sebbene Hana-chan e Mito-kun lo siano da una vita...ho in mente qualcos'altro per lui! ^^
*mente diabolica mode on*

E ora, bando alle ciance, diamo inizio al secondo capitolo, che sarebbe il terzo canto dell'Inferno, ossia quello degli Ignavi! Voglio vedere se qualcuno riconosce l'anima che Hanamichi incontra...beh, si, in un certo senso! xD
Buona lettura e buon divertimento!

Kenjina



Cantica I°

Inferno.

Canto III



"Per me si va nella città dolente,
per me si va nell'etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.

E 'l Candido Nonno mosse l'animo mio;
e diedemi lo spirito e la forza
d'una sapienza a me sconosciuta.

Poichè ante me nessuna cosa era,
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate."

Seppur geniale e furbo mi ritenga,
lo significato di codeste parole non capii,
ma, fingendo di cognoscere, domandai:

«Oh grande nano! - riservandomi egli,
uno sguardo di brace, - capite voi,
come ovvio me, queste parole oscure?»

E lui a me: «Alcuno problema dovrebbe esserci,
se anche tu comprendi 'l significato. Dunque,
andiamo avanti, il tempo è lesto e fugace.»

E io, con fare superbo, chinai 'l capo,
diventando di quel rubino, consono
ad una donzella in balia di sentimenti;

e grattommi il capo sanza speranza.
Ma lo Maestro mio sorrise, e disse:
«Tu sogni l'ambizioso e la genialità,

ma ahimè, sei ben lungi dal farlo.
Ebbene, noi siam giunti al loco
dell'etterna perdizione, ove dolor

regna; ove le grida imperversano;
ove non so fin quando resister puoi,
cognoscendo l'indole tua, amico mio.»

E quel ch'io udii fece lagrimar li occhi mei,
ma non per commozione o sconforto;
ma poi chè fui colpito da mosconi e vespe!

Lo grido mio si udì infino su lo capo del mondo,
e, colto dall'ira, una testata tirai
ad un'altro essere che a me si apprestava.

Non riconobbi subito l'anima davanti a me:
un denso fumo salì nel punto leso,
mentre li occhi mei ardevano.

«Tanto tu sii grosso, tu sii stolto!» gridò
lo Maestro mio. «Egli è, infatti, l'ombra
di colui che decidersi non sa.

Quivi sono le anime di coloro che
schierarsi col bene o 'l male non sanno.
Non ragioniam di loro, ma guarda e passa.»

E io guardai l'omo in fronte a me,
un essere di quattr'occhi dotato,
il che mi fece sobbalzare parecchio.

E continuava a ripetere sanza fine,
dai vesponi inseguito e di vestiti non munito:
«Che far ora? In campo lasciarlo,

o in panchina mandarlo?» e ivi proseguiva.
Seguendo lo consiglio del Maestro mio,
proseguimmo giù per la riviera,

e vidi tante genti appresso a la riva di un fiume.
Con curiosità chiesi alla guida mia,
cosa questi spiriti gridavano e volevano.

Non ottenni risposta alcuna, se non
quella di aspettare quando avremmo fermato
lo passo nostro a quelle tristi sponde.

E così, vidi poi una nave, al cui capo
stava una donna terribile e bella,
li capelli ricci e scuri come una castagna.

E brandendo un ventaglio mostruosamente grande,
andava gridando: «Guai a voi, anime prave!
Non isperate di vedere lo cielo!

Io vengo per menare voi in su l'altra riva,
e dare a voi i fondamentali dell'etterno dolore,
con giusto potere a me affidatomi.»

E sbattè tre volte lo ventaglio,
che io mi rifugiai alle spalle del Maestro,
spaurito innanzi a quella furia.

E fu tanta la paura quando ella rivolsesi a noi
domandandoci quale condizione era la nostra,
e di prendere altri porti per proseguir.

Con grande stupore vidi li occhi
del Maestro mio divenire brilluccicosi
e mormorare un: «A-Ayakuccia mia!»

Un gocciolone scese giù per la capa mia,
mentr'ella non si curava tanto di lui.
E un gomito gli strattonai, spaurito.

E così, ponendo un passo avanti, egli disse:
«Non ti crucciare, Ayako (-uccia), vuolsi 'l sommo Nonno,
così dev'essere e più non dimandare.»

Ed io, sempre nascostomi appresso a lui:
«Chiedommi con curiosità, se codeste ombre
un pedaggio debbano pagar, poi chè io vuoto sono.»

E con uno sbuffo rassegnato, lo Maestro mio
ammonì la mia persona con lo sguardo,
ed ogne parola mi morì in su la gola.

Poi, come d'improvviso, la terra tremò sì forte
che tremo ancora al solo rimembrar,
e di sudore s'imperla la fronte.

Un lampo balenò nel cielo ombroso
e colto dal timore e dallo sgomento
caddi come l'uomo colpito da un pallone in viso.



Continua...
Spero di non ritardare come per questo capitolo... come sempre i commenti e le critiche sono più che ben accette!
A presto!
Kenjina ^^

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