The Stranger

di MomoHope
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Avviso al lettore/lettrice ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
 

‘8 Maggio 2014

Mi ritrovo seduta con le gambe incrociate sul tappeto di camera mia e con le lacrime che lottano per scendere dai miei occhi.
Osservo la mia camera e vedo una camera disordinata e piena di vestiti sulla sedia e libri sparsi sulla scrivania, faccio di tutto pur di non pensare a te con lei.
Appoggio le mani sul tappeto morbido che rappresenta la bandiera inglese, alzo gli occhi e ritrovo il lampadario con le immagini di Londra.
Chiudo gli occhi e sogno Londra, sogno di viverci, di viverla, perché per ora posso fare solo che sognare, faccio di tutto pur di non pensare a te.
Com’è che dice la Disney? Ah giusto, ‘se puoi sognarlo puoi farlo’, e ora so che posso farlo, o meglio che potrò farlo. So che ora ne avrò l’opportunità.
L’opportunità per scappare da te e da lei.
Lancio un’altra occhiata alla scrivania, dove sopra i vari libri, fanno sfoggio di sé i due biglietti per Lei, la città che amo da sempre e sorrido, con le lacrime agli occhi sorrido solo per Lei.
Penso a Lei perché non voglio pensare a te.
Penso a come sarà viverla, anche se solo per due settimane.
Ora ho voglia di mangiare, faccio di tutto pur di non pensare a te.
Prendo un paio di merendine e una bottiglia di tè, torno in camera e mi chiudo dentro.
Ritorno a sedermi sul tappeto e metto difronte a me il bottino.
Mentre penso a cosa mangiare per primo, il cellullare incomincia a vibrare e io spero che sia tu a chiamarmi e anche se so che è impossibile, continuo a sognare perché prima o poi i sogni diventano realtà, e io lo sapevo bene, ma sapevo anche che i sogni una volta realizzati finisco nella maniera peggiore possibile.’

Finisco di scrivere la frase e mentre sto per scrivere il resto sento l’inizio della sigla di ‘Willy, il Principe di Belair’.
“Questa è la maxi storia di come la mia vita è cambiata, capovolta, sottosopra sia finita. Seduto su due piedi qui con te ti parlerò di…” Incomincia a cantare il mio caro fratello, alzando pure il volume della televisione.
“Abbassa quel volume!” Urlo dalla mia camera, è mai possibile che debbano ascoltare a così alto volume la televisione?
“Superfico di Belair!” Finisce di cantare la frase senza nemmeno ascoltarmi.








Momo's Space
Buon pomeriggio! :)
Eccomi qui a ripubblicare questa storia, a cui personalmente tengo molto.
L'ho modificata e resa più "felice"...
Non saprei cosa altro dire, grazie se continuerai a leggerla.
Gruppo: RRCCLCTA
Baci Momo :3

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1


8 Maggio 2013

Entro in camera e dopo aver chiuso la porta con un calcio, tolgo velocemente le scarpe per non sporcare il tappeto.
Abbandono lo zaino vicino al letto dove poco dopo raggiungo i miei peluches.
Chiudo gli occhi e mi appare il suo volto, sorrido.
Chi sei ragazzo misterioso?
Avrei tanto voluto capire il tuo nome, è da molto ormai, che ti ho notato.
Non lo sa nessuno. Nessuno sa che ogni tanto m’incanto a guardarti ridere, nessuno sa che i tuoi occhi mi piacciono tanto forse anche troppo, tanti penseranno che il loro colore possa essere banale, ma pensando a loro, non ci trovo niente di banale.
Mi piacciono soprattutto quando sorridi, perché anche loro sorridono con te, si illuminano.
Ho sempre il terrore che tu ti possa girare e sorprendermi a guardarti con una faccia da pesce lesso.
Rido dei miei stessi pensieri.
Mi alzo dal letto e metto un po’ di musica.
Le prime note di Beat It mi avvolgono.
Caro Michael, avrei voluto vederti almeno una volta.
Non riesco a non sorridere ascoltandola.
“But you wanna be bad.”
Questa frase mi fa pensare a te, al tuo viso da cattivo ragazzo, a quel velo di barba sul tuo viso e a quello sguardo ammiccante e sempre sorridente che più volte ho incontrato con il mio color mare.
Sorrido ancora, mi sa che questo sorriso mi farà compagnia ancora per un bel po’.


Rileggo, quel che ho scritto, più e più volte e non posso non accorgermi di aver dimenticato la parte più importante, credo.
Dovrei descrivermi, penso.
Dovrei descriverlo, penso.
Decido di agire e di non pensare più, le voci che provengono dal soggiorno mi fanno da sottofondo insieme a Wish You Were Here di Avril Lavigne, mille pensieri attanagliano la mia mente.
E ora che cosa scrivo? Odio fare le presentazioni. Ti ci sei messa tu in questa situazione.
Ha ragione quella voce che ogni tanto si fa sentire, ha ragione.
Cosa sto facendo?Ah sì, sto cercando di scrivere una storia, per lo meno decente, che sicuramente non mi piacerà nemmeno.
Sbuffo e incomincio a scrivere qualcosa.

‘Sono una ragazza semplice, sono me stessa, ma posso essere anche te, quella vicina di casa che conosci da una vita, la ragazza che prende sempre il tuo stesso autobus, potrei essere chiunque.
Sono alta quanto basta, non sono particolarmente bella, anzi io mi vedo tutto il contrario.
Ho l’autostima seppellita da qualche parte nell’entroterra insieme alla mia voglia di fare qualsiasi cosa che non sia dormire.
Sono piuttosto anonima come ragazza, non mi piace stare al centro dell’attenzione, infatti cerco sempre di nascondermi tra la massa.
Ho una pelle color morto, no dai scherzo è semplicemente bianca come il latte, forse.
Ho lunghi capelli castani e occhi azzurri, ai quali piace cambiar colore col tempo.’


Ok, credo che come presentazione sia più che abbastanza.
Rileggo e cerco di convincermi che quel che ho scritto vada bene.
Non devo cancellare, me lo ripeto ancora un paio di volte cercando di trattenere l’anulare al suo posto, non devo premere quel tasto, semplicemente non devo.
Passiamo a descrivere lui che è meglio.
Sorrido. Da un bel po’ ormai, ogni volta che lo penso sorrido.
Spero che non succeda niente di irreparabile.
Prendo un respiro e incomincio a scrivere di lui.

‘E’ un ragazzo semplice, è semplicemente se stesso. Potrebbe essere il tuo compagno di banco, il tuo migliore amico, il ragazzo per cui hai una cotta, anche lui come me potrebbe essere chiunque.
Non è un ragazzo che noti a prima occhiata, non è quel ragazzo che appena vedi, sbavi per il suo aspetto fisico.
Lui è quel ragazzo che noti solo quando ti soffermi a guardare realmente quel che ti circonda, è quel ragazzo del quale ti piace lo sguardo o il comportamento, non il fisico.
Lui ha gli occhi scuri come la pece, ma che trasmettono tutto quel che prova, lui ha capelli corti e castani.
Lui è un ragazzo come tanti, ma unico nel suo modo di essere.’


Ho scritto davvero io queste frasi?
Sembra che l’ultima frase l’hai presa da un bacio perugina.
Simpatica davvero.
Rileggo quel che ho scritto di lui e sorrido.
Dio, odio quel sorriso, cerco di mandarlo via, ma è più forte di qualsiasi altra cosa e persiste li sulle mie labbra.
La musica intanto risuona nelle mie orecchie.
Starnutisco, che palle di questo raffreddore.
Cerco un fazzoletto accanto a me, ma l’unico pacco di fazzoletti è sulla scrivania, lo guardo e spero che si muova con la sola forza del pensiero.
Continuo a fissarlo per un paio di minuti ma non si decide a muoversi quel bastardo! Perché non sono come Prue? Perché?
Alla fine, come credo sia ovvio, l’ha vinta lui, sbuffando mi alzo e lo prendo scaraventandolo sul comodino, così la prossima volta imparerà a stare un po’ più vicino.


“I’m gonna pick up the pieces and build a lego house…”

“Mmmh…” Mugugnando parole incomprensibili, mi giro assonata dall’altra parte e con la mano tasto il comodino per prendere il cellulare e spegnere la sveglia.
Guardo l’ora, sono le 6:00, posso sonnecchiare ancora per un po’.
Mi rigiro dall’altra parte e richiudo gli occhi immaginandomi abbracciata con lui in stazione.
Sorrido, ancora.
“Althea ma oggi non vai a scuola?” Dice mio padre agitato.
“Sì perché?” rispondo con voce assonnata.
“Sono le sette!” Mi urla dietro.
Non ho nemmeno il tempo di realizzare che cosa ha detto che mi scopre e tira su le persiane per poi andarsene correndo di qua e di là come un matto.
Quanto è agitato quest’uomo!
Vengo accecata dalla prima luce del mattino.
Sbatto più volte le palpebre, per abituarmi a tutta questa luce, e ripensando a quel che ha detto, mi alzo di scatto andando a sbattere con la testa sulla mensola sopra il letto.
Santo cielo che male! Continuando a massaggiarmi la testa controllo l’ora, non è possibile che siano già le sette ho chiuso gli occhi giusto per pochi minuti, non ci credo che mi sono riaddormentata e poi non si sa mai che quell’uomo abbia deciso di farmi prendere un infarto così a caso.
Il mio cellulare segna le 6:30, dimmi che stai scherzando!
Emetto un gemito di frustrazione e scalcio con le gambe, come una bambina.
Mi ha fatto prendere un colpo per nulla!
Ho preso una mensola in testa per nulla!
Ormai, sveglia e sconfitta, sbuffo decidendo di alzarmi dal letto per cercare qualcosa da mettermi.
Mi vesto velocemente, preparo lo zaino sperando di non aver dimenticato nulla e poi vado in bagno dove mi lavo la faccia un paio di volte per svegliarmi del tutto, mi lavo i denti e decido di mettere un po’ di mascara, giusto per non sentire troppi lamenti sul fatto che non mi trucco mai.
Commenti che poi ci sono comunque, vorrei aggiungere.
Ma non hai nulla da fare alle sette meno dieci del mattino tu?
Evidentemente no, non credi?
Simpatica sul serio, penso sbuffando.
Vado in cucina dove Elisa e Devid molto assonnati, aggiungerei, fanno colazione, li saluto velocemente e prendo la merenda ritornando in camera velocemente, sembro tanto un ladro che compare, prende quel che deve prendere e poi paff, scompare alla velocità della luce.
Velocità della luce adesso. Non esageriamo.
Stai zitta, che è meglio.
Ok ora che la merenda è al sicuro ho preso veramente tutto.
Esco di casa lasciando galleggiare nell’aria un ‘ciao’ urlato al nulla, per poi avviarmi per prendere la mitica 22.
Yeah, che emozione!
Decido di lasciar stare quella vocina, che a dire il vero mi fa sentire veramente stupida e fuori di testa.
Quando arrivo in stazione, sempre che quella specie di edificio giallo e in disuso possa essere definita tale, vedo che la corriera versione bruco è già arrivata.
Salgo e vado a sedermi a quei soliti quattro posti, Sheila arriva poco dopo e si siede di fronte a me.
“Ciao!” Esclama sorridendo.
“Ciao! Come stai?” Rispondo sorridendole.
“Bene e tu?”
“Bene dai.”
Wow alla faccia del gran discorso.Penso.
Pian piano il bruco incomincia a riempirsi, e insieme a tutta quella gente arrivano anche Eloise e Maia.
Dopo una breve chiacchierata su verifiche da fare oggi, o nei prossimi giorni o sui nostri professori ognuna di noi si prepara per il lungo viaggio.
Poco prima di partire metto le cuffiette e mi estranio dal mondo circostante, quando il bruco decide di partire, come al solito arriva il ragazzo che è perennemente in ritardo e che incomincia a corrergli dietro sperando di riuscire a salire comunque, ma l’autista oggi non sembra per niente interessato a farlo entrare e va avanti.
Volto lo sguardo fuori dalla finestra, mentre la musica continua a scorrere.
Guardo fuori dalla finestra e non penso a nulla, guardo ma in realtà non vedo, è come se andassi in una specie di trans, il quale unico risveglio è l’arrivo alla stazione.
Eloise picchietta sul mio ginocchio destro cercando di risvegliarmi dai miei non-pensieri e capisco che vuole appoggiare i piedi sul mio sedile, così che poi io sistemo e appoggio i miei sul suo.
Rivolgo di nuovo il mio sguardo disinteressato, al paesaggio che ormai ho imparato a memoria.
Sempre gli stessi campi, sempre le stesse case, sempre gli stessi alberi, sempre gli stessi ponti, sempre gli stessi visi, sempre le stesse fermate da ormai tre anni.
Siamo già a Groska, mi sa che ho perso completamente la cognizione del tempo.
Alla prima fermata come al solito vedo le mie compagne di classe che aspettano la 1.
Le saluto con un sorriso mentre il bruco riparte.
Ora invece passiamo davanti a un hotel e come sempre da tre anni, guardo che temperatura segna, ormai è diventato come una specie di rito.
Ci sono 15 gradi oggi. Interessante.
Guardo l’ora, sono le 7:47 e come sempre ora siamo alla fermata dei giardini.
Cambio artista, cambio canzone.
Guardo fuori dalla finestra e vedo un ammasso di gente, tra i tanti visi sconosciuti, vedo quello del mio ex compagno di classe alle elementari, eh già me lo ricordo ancora. Tra quei visi però vedo anche lui, il primo ragazzo per cui io abbia mai perso la testa.
Sono passati due anni da quando ero completamente persa di lui, il sentimento ovviamente non era corrisposto, ma di certo non mi aspettavo il contrario.
Ricordo ancora le figuracce che ho fatto in sua presenza, un sorriso compare sulle mie labbra, ma cerco di nasconderlo facendo una smorfia, non vorrei che qualcuno vedendomi pensi che sia una matta che sorride al nulla.
Il bruco riparte dopo che le solite persone sono salite e le solite son scese.
Vedo Maia e Eloise parlare di qualcosa, allora tolgo una cuffietta, ma quando mi accorgo che parlano di cose e persone che non conosco la rimetto e torno nel mio mondo.
Siamo passati davanti alla tua fermata, ogni volta la guardo sperando che ci sia tu, ma puntualmente tu non ci sei, tu sei già in stazione probabilmente.
Il viaggio continua, vedo il solito ristorante e già so che tra poco passerò sul ponte sopra l’Inzo per arrivare in stazione.
Già so che sta per iniziare un altro giorno scolastico.
Guardo l’ora, sono le 8 e 5 minuti e noi siamo ancora fermi alla seconda rotonda, odio il traffico che si crea qui ogni mattina.
Dopo un paio di minuti riusciamo ad uscirne e a passare anche l’ultima rotonda prima della stazione.
Siamo quasi vicini ora, tolgo le cuffiette come anche Sheila, Maia e Eloise.
Ci guardiamo e preghiamo che non si fermi lontano da dove noi, poi, dobbiamo prendere le navette.
Forse qualcuno lassù ci ha ascoltato perché il bruco va avanti, per poi fermarsi vicino alle navette che dobbiamo prendere e non possiamo che gioire.
Mi fermo ad osservare la gente sul marciapiede.
Ed è lì che vedo certi miei compagni di classe che si avventurano in mezzo a tutta quella gente per passare e arrivare alle navette.
Ed è li che ti vedo parlare e scherzare coi tuoi amici.
Passano pochi secondi prima che distolgo lo sguardo per scendere e seguire le altre.
Appena scendo alzo di nuovo gli occhi e vedo che stai guardando verso di me, vorrei rimanere qui ferma a guardarti negli occhi, ma uno spintone mi fa perdere l’equilibrio e mi risveglia da quel momento, che per me è tanto speciale quanto raro.
Mi giro e vedo le altre guardarmi preoccupate gli faccio cenno che è tutto apposto e saliamo sulla prima navetta vuota che troviamo.
Sono ormai le 8 e 12 e tutte le navette ora si preparano per lasciare la stazione e portare noi poveri studenti, nell'edificio da noi più odiato.







Momo's space
Eccomi qui con il primo capitolo! :3
Spero vi sia piaciuto, non saprei cos'altro dirvi.
Grazie a te che la stai leggendo! :) 
Se volete fatemi sapere che ne pensate.
Gruppo: RRCCLCTA
Baci Momo :3

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2


Scendo dalla navetta, che stavolta ci porta alla fine di quell’orrida giornata.
Le ultime due ore di economia aziendale mi hanno ucciso, la professoressa oggi era anche più soporifera del solito.
Mi guardo dietro per vedere se anche Emma e la sua amica Maia sono riuscite a scendere, senza essere risucchiate da quell’ammasso di gente che si fionda dentro la corriera senza nemmeno aspettare che la gente che vi è sopra scenda.
Emma ha i capelli rossi, e gli occhi color nocciola. È una ragazza simpatica e dolce, non mostra sempre le sue emozioni, a lei non piace mostrarsi debole, ma ogni tanto anche a lei capita di perdere il controllo su di esse. È pur sempre un essere umano.
No, ma dai? Pensavo fosse un alieno.
Senti nei momenti di noia sei simpatica, ma ora stai solo rompendo i coglioni. E poi non fare la sarcastica, solo io posso!
No scusa e io chi sarei?
Basta ho detto.
“Althea vuoi andare avanti?”
Emma è dietro di me e io non l’avevo vista persa com’ero nei miei pensieri.
“Scusa non avevo visto foste qua.” Dico, cercando di non sembrare una pazza, continuando a camminare per raggiungere il ‘nostro’ solito posto.
Lì c’è già Sheila che ci aspetta.
“Ehi, com’è andata?” dico invitandola ad unirsi al ‘gruppo’.
“Bene dai. Ho preso 6 in matematica! Mi sento un genio!”
“Dammi il cinque!” Dico ridendo.
“Dov’è Michela?” Chiede Emma non vedendola.
“Al cesso come sempre.” Rispondiamo in coro io e Sheila ridacchiando.
Parli del diavolo e Michela appare.
Michela è semplicemente Michela.
Bella spiegazione della minchia.
Su non essere volgare! Comunque sì Michela è una ragazza semplice con occhi di un azzurro acceso, capelli biondi e un sorriso sempre sulle labbra, la conosco dall’asilo e mai una volta abbiamo litigato.
“Ciao.” Dice fermandosi e spostando una ciocca di capelli indietro.
“Ciao.” Le diciamo tutte in coro.
“Io ora vado di là, ciao ragazze a domani.” Dice Maia allontanandosi per andare a prendere la sua corriera.
“A domani.” Le rispondiamo prima che si allontani troppo.
Mentre le altre parlano io mi perdo a guardare la seconda e la terza 22 partire e penso che non riuscirei mai a prendere posto se prendessi una di quelle, tornerò a casa anche alle tre e mezza, ma almeno ho pace e tranquillità in corriera e soprattutto non devo lottare per prendere i posti.
Pigra.
Decido di ignorare quella voce, che sempre più mi fa sembrare matta e mi guardo attorno.
Chissà chi stai cercando…
Ti vedo, sei con i tuoi amici e sorridi, perché sei così bello quando sorridi?
Noto che non sei poi così lontano da dove sono io, non so come ho fatto a non vederti prima.
Il mio cuore appena ha realizzato il fatto che tu sia qui, poco distante da me, incomincia a battere sempre più veloce, sembra voler uscire e venire da te.
Ti vedo ridere e sorrido anche io e non riesco a capire nemmeno il perché.
Non lo capisci perché non vuoi capirlo.
Cerco di distogliere lo sguardo da te, ma è davvero difficile, solo quando vedo che ti giri anche tu riesco a voltare lo sguardo altrove.
Il respiro credo si sia accelerato.
Mi sento tanto come i bambini che vengono presi con le mani nella marmellata, oltretutto credo di essere anche arrossita.
Che carina.
Guardo Sheila che mi guarda stranita e le sorrido scuotendo le spalle. Ops.
Solo quando arriva la nostra 22, ritorno decisamente con i piedi per terra.
“Althea prendi tu i posti oggi?” Mi dice Michela prima che l’autista apra le porte.
“Va bene, ma solo perché sono buona, sia chiaro.” Le dico ridendo.
Appena le porte si aprono, aspetto che la gente scenda, ogni volta mi sembra che si moltiplichino li dentro, poi salgo e prendo i soliti posti a sinistra.
Appena anche Michela si siede incominciamo a parlare della nostra stressante giornata a scuola.
Mi guardo in giro e ti vedo, sei seduto poco più avanti di noi.
Distolgo subito lo sguardo e ritorno a parlare con Michela, facendo finta di non averti visto.
Prendo il cellulare e intanto che Michela mi spiega che la sua professoressa di architettura è decisamente andata, metto un po’ di musica e infilo solo una cuffietta porgendo l’altra a lei.
Arriviamo, intanto alla tua fermata, ti vedo scendere e ti saluto mentalmente.
No, ok forse è una cosa un po’ stupida, togliamo anche il forse.
Faccio sicuramente una faccia strana perché Michy mi guarda male.
Rido, mi ha beccata in piena.
Devo stare attenta se non voglio che si insospettiscano. Mi sento così dannatamente un agente segreto.
Le spiegherò tutto, prima o poi.
Il viaggio verso casa prosegue tranquillo, mi lascio trasportare dalla musica e cado in un semplice e dolce dormiveglia.
“Althea, svegliati che siamo arrivati.” Dice Michela.
Non voglio alzarmi è presto, penso, poi capisco realmente le parole e soprattutto la persona che le ha dette e allora apro gli occhi e dopo essermi stiracchiata, mi preparo per scendere.
“Grazie per avermi svegliato.” Le dico con voce leggermente impastata, appena scendiamo dalla corriera.
“Di nulla, se non volevo farti arrivare fino a Gora era il minimo che potessi fare.” Ridiamo.
La lascio dove di solito mette la bici con un saluto e mi metto su la cuffietta che prima aveva lei e le faccio cenno che l’aspetto più avanti.
Mentre cammino cerco di non pensare a nulla.
Mi guardo attorno, sempre la solita strada, sempre i soliti edifici. Che noia.
Prendo il cellulare e cambio canzone, le prime note di I’ll Be Waiting risuonano nelle mie orecchie.

‘He broke your heart
He took your soul
You're hurt inside
Because there's a hole
You need some time
To be alone
Then you will find
What you always know ‘


E io? Riuscirò mai a trovare quello che ho sempre voluto? Desiderato?
‘I'm the one who really loves you baby
I've been knocking at your door ‘
Troverò anch’io, mai, qualcuno che mi ami veramente?
Qualcuno che bussi alla mia porta e che mi aspetti? Lo troverò mai?
Mamma mia quanto sei depressa.
Sorrido, forse è vero, ma cosa posso farci? A diciassette anni sono ancora qui da sola come una povera sfigata. Non ho mai avuto un fidanzato o qualcuno che mi venisse dietro.
Uno c’è stato.
Non farmici pensare che mi vengono ancora i brividi. Mi domando ancora se non avesse altro da fare che stare in giro tutto il giorno, tutti i giorni aspettando che uscissi io per poi seguirmi.
Davvero io non me lo so spiegare, per due anni mi è stato dietro, nonostante il mio evidente disinteresse.
Vedi cosa succede quando qualcuno ti sta dietro?
Ma cosa c'entra? Ha due anni in meno di me. Mi vengono ancora i brividi. Bleah non voglio pensarci.
La canzone è anche finita e io sono riuscita ad ascoltare solo l’inizio.
Che fastidio, ora la rimetto e l’ascolto sul serio.
Appena sento i primi versi, una ruota entra nel mio campo visivo. Ma questa è una congiura!
“Ciao Michy!” Dico togliendomi una cuffietta.
“Perché mi saluti di nuovo?”
“Così.” Dico cercando di alzare le spalle.
Incominciamo a parlare del più e del meno, poi come ogni martedì le chiedo se il pomeriggio ci possiamo vedere.
“Vedo con mia mamma e poi ti so dire ok?”
“Ok, tranquilla. Oggi non mi fermo a parlare dato che sto morendo di caldo!”
“Tranquilla, anche io sto morendo di caldo e anche di fame aggiungerei! Credo che potrei mangiarti!”
“Ok. Dato che non ci tengo ad essere mangiata, vado.” Dico ridendo.
“Ciao a dopo forse.”
“A dopo!” E dicendo così entro dal portone per salire le scale.
Appena entro in casa vedo mamma seduta sul divano che guarda Radio Capital, vedo le sue labbra muoversi e deducendo che mi stia salutando, alzo una mano a mo’ di Zombie per salutarla e filo in camera.
Appena entro in camera tolgo le scarpe e butto lo zaino da qualche parte.
Mi siedo nel letto e tolgo le cuffiette, guardo l’ora. Sono le 15:35.
“Dopo viene la Michy.” Urlo per farmi sentire.
“Ok, va bene. Non avete parlato abbastanza vero?” Sento dire da mamma mentre ride.
Sorridendo prendo il computer e lo accendo.
Aspetto che si avvii e subito dopo apro due finestre internet una per Facebook e l’altra per EFP, sono la mia droga ormai.
Ok, forse dovrei incominciare ad avere una vita sociale.
No tu dici?
Simpatica davvero, come sempre d'altronde. Sbuffo, apro la pagina di Facebook e guardo cosa c’è di nuovo.
Nulla, come sempre. Chissà se tu ci sei su Facebook…
Apro la pagina di EFP e vado subito a vedere se qualcuno ha aggiornato, ma con mio enorme dispiacere noto che non ha aggiornato nessuno.
Sbuffando vado nel settore ‘Romantico’ e mi metto alla ricerca di qualche altra storia da incominciare.
Scorrono i nomi, ma nessuno sembra interessarmi.
Ne trovo uno bello, leggo la trama e decido di provare a leggere il primo capitolo.
Primo capitolo che poi si rivela una delusione.
Afflitta mi rimetto alla ricerca, ma sento il campanello suonare, è arrivata Michela.
Mi alzo, ma mamma le ha già aperto la porta dicendole di venire in camera.
“Ciao, entra.” Le dico aprendole almeno la porta della mia camera.
“Ehi.” Vedo che sta per mettere i piedi sul tappeto e la guardo male.
“Che c’è?”
“Le scarpe Michy.” Dico minacciosa.
“Ah sì, scusa.” Dice sorridendo.
Chiudo la porta e dopo che si è tolta le scarpe ci sediamo sul letto.
Metto un po’ di musica e mi vieni in mente tu.
Guardo Michela e mi domando se sia arrivato il momento di dirglielo, ormai ti ho notato da tanto e da altrettanto tempo sono stata zitta, avevo deciso di non dirlo a nessuno perché pensavo che fosse solo uno scambio di sguardi casuali, ma questo gioco va avanti da tanto e non capisco se sia un bene o un male.
Non capisco cosa tu pensi di me, e più mi faccio domande così, più voglio scoprire le risposte.
“Devo dirti una cosa.” Dico di getto.
Ti sei decisa a dirlo a qualcuno allora?Devo o divento matta sul serio.
“Cosa devi dirmi? È una cosa bella?” Domanda curiosa, sorrido.
“Beh, sì…cioè penso di sì..”
“Dimmi, che aspetti.” Dice impaziente guardandomi.
Ok, prendo un bel respiro e tento di dirlo, davvero, ma quel che esce è solo un:
“Mpicnrag.” Ecco non credo abbia capito molto.
“Cosa?” Mi guarda un po’ stranita.
Prendi un respiro e dillo su, non è difficile! Non devi mica confessare un omicidio!
Giusto, bene ora prendo un altro respiro e glielo dico.
No, ok non ce la faccio.
Ma poi sono sicura che mi piaccia veramente? E se non è così? Dio che confusione.
Sai come si dice? Se ti domandi se una persona ti piace, vuol dire che sì quella persona ti piace, se no non ti faresti nessuna domanda, non sei d’accordo?
Sei troppo saggia non va bene.
Michela mi guarda in attesa e ormai che ho sganciato la bomba non posso più ritirare la mano quindi tanto vale dirglielo e togliermi il pensiero.
Prendo un altro respiro e lo dico.
“Mi piace un ragazzo.” C’è l’ho fatta.
Visto? Non era difficile!
No, per niente. Dentro di me sto esultando per il grande traguardo.
“Oh, e quando aspettavi a dirmelo?” Dice rimproverandomi.
“Beh…” cerco di trovare una scusa, ma lei non me ne lascia il tempo.
“Niente scuse ora mi dici tutto.”
Rido guardandola così curiosa.
Prendo un altro respiro e incomincio a raccontarle tutto.
Racconto di aver notato da tempo questo ragazzo che ogni tanto ricambia il mio sguardo.
Racconto di quando l’avevo visto scendere dalla corriera con uno sguardo molto triste e di come mi si sia ristretto il cuore a guardarlo così.
Racconto di come sorrido quando penso a lui, di come sia bello il suo sorriso e di come siano belli i suoi occhi castani.
Racconto tutto quel che sento con un dolce rossore a colorarmi le guance.







Momo's Space
Eccomi qui con il secondo capitolo! :3 
Anche a fine di questo capitolo non saprei cosa dire...
Ringrazio chi la sta seguendo.
Pian piano la storia incomincierà a prendere forma e spero vivamente che vi piaccia, come avevo già detto ci tengo molto  dato che c'è molto della mia vita racchiusa in questi capitoli, quindi si spero non vi annoi! 
Gruppo: RRCCLCTA
Baci Momo :3

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3


Ricreazione.

“Althea vieni in bagno?” Mi domanda Emma appena suona la campanella, la guardo e annuisco.
“Emma dopo ti devo dire una cosa.” Le dico sorridente. Da ieri pomeriggio non faccio altro che sorridere.
Perché poi? È normale che mi piaccia un ragazzo non capisco perché devo continuare a sorridere come un ebete tutto il tempo. Forse hanno anche già capito tutto, ma aspettano che sia io a dirglielo.
Ultimamente sono sempre sulle nuvole, in un mondo parallelo tutto mio.
Vedo distrattamente Emma annuire e chiudersi in una cabina. 
Ecco l’ho fatto di nuovo, mi sono persa nei miei pensieri.
Sospiro, mi avvicino alle finestre e guardo giù.
Il cortile è pieno di ragazzi che fumano, tra quelle persone ne riconosco solo alcune.
Vedo Madlen che parla con il suo ragazzo vicino a quella ex chiesetta in cortile. 
Madlen è una ragazza con grandi occhi verdi smeraldo e capelli castani, è una ragazza molto simpatica, dolce e isterica, non è che lo sia sempre, solo in certi giorni quando capitano giornate no, sia chiaro. È una ragazza che tende a tenersi tutto dentro anche quando non dovrebbe, credo che sia questo a farle avere molti sbalzi d’umore.
Poi mi perdo a guardare il cielo, è una bellissima giornata oggi, è così limpido, non c’è nemmeno l’ombra di una nuvola. Una vera giornata di primavera. 
Inspiro profondamente e sorrido pensando a cosa potrebbe pensare una persona che mi vede qui, affacciata alla finestra del bagno che guarda il cielo con uno sguardo perso e sognante.
Sento il rumore che fa l’acqua mentre scende nello scarico e mi giro.
Emma esce e una ragazza che non mi ero accorta fosse entrata mi guarda. “Devi andare tu?”
“No, tranquilla.” Dico sorridendole.
“Andiamo?” Dice Emma uscendo.
“Sì, sì.” Dico seguendola fuori dal bagno.
“Cosa mi dovevi dire?” Domanda Emma curiosa.
“Te lo dico dopo quando ci sono anche Madlen e Ann, se no poi si arrabbiano perché dico le cose a te e loro no.”
“Giusto, meglio così.” Dice ridacchiando.
Torniamo in classe, ed è praticamente vuota, la prof di diritto però è ancora dentro che sistema la sua roba avvisandoci che dalla prossima volta incomincia a interrogare. Perfetto, non vedevo l’ora.
Mi avvicino al mio banco e vedo Ann mangiare con foga il suo panino.
Anastasia è una ragazza dolce e simpatica, ha gli occhi blu e i capelli biondi, è una delle prime persone con cui ho fatto amicizia in questa classe. Non le piace essere chiamata Anastasia e quindi tutti la chiamiamo Ann. 
Appena mi siedo Madlen entra in classe.
“Mad muoviti a sederti che la Tea deve dirci qualcosa e sto morendo di curiosità!” Al Tea storgo il naso, sanno benissimo che non mi piace come soprannome, ma non si vogliono arrendere.
“Ooh.” Dice Mad correndo a sedersi. “Dicci, dicci.” 
Mi fa ridere, intanto mi giro verso Ann che invece mi guarda spaesata .
“Beh... ecco io…” Incominciamo bene.
“Sì, ecco… io credo… si insomma…” Credo di essere anche arrossita e non ho detto nemmeno una frase di senso compiuto, bene. Complimenti Althea! Clap clap! Prendi un respiro come hai fatto ieri e dillo, su forza e coraggio.
Emma sospira. “Non abbiamo tutto il giorno! Muoviti!”
“Okok, ecco… mipiaceunragazzo.” Dico tutto d’un fiato rilasciando un gran sospiro alla fine.
“No, ferma, ferma, ferma… Cosa hanno sentito le mie orecchie?” Dice Ann.
“Ripeti più lentamente.” Dice nello stesso momento Emma.
“Uff… mi piace un ragazzo.” Dico guardandomi a destra e a sinistra sperando che orecchie indiscrete non sentano.
“Ooh la Tea innamorata.” Dice Mad avvicinandosi per giocare con le mie guance, che ora avranno preso un colorito ancora più acceso, ne sono sicura. “Guarda Emma, è anche arrossita, la nostra piccola Tea sta crescendo.” Sto incominciando a non sopportare più quel soprannome.
“Non sono innamorata.” Cerco di protestare invano, allontanando le sue mani dal mio viso.
“Mad calmati e poi lo sai che arrossisce per qualsiasi cosa. Comunque tornando a te chi è lui?” Dice Emma con tono inquisitore.
“Già chi è lui? Dopo mi devi dire anche perché non me lo hai detto prima, eh!” Dice Ann.
“Beh è un ragazzo che prende la nostra corriera.” Dico guardando Emma e Mad. “ Ha i capelli scuri, occhi scuri,…” Non mi lasciano nemmeno finire che Emma e Mad scoppiano in un: “Oddio ho capito chi è!” sincronizzato. Come abbiano fatto a capire chi sia non ho idea.
“Io no invece, quindi volete illuminarmi?”
“Beh devo dire che la Tea ha un ottimo gusto, è davvero un bel tipo!” Dice Emma.
“Io lo conosco pure! Lo sai che abitavo a Fraro!” Dice Mad sopra Emma, questa frase mi fa venire i brividi, lei sa che abita a Fraro e io non ho nemmeno aperto bocca.
“Non mi frega! Io voglio capire chi è!” Urla Ann leggermente irritata.
“Ann, calma… beh Tea com’è che si chiama?”
“Ecco vedi Em… io non lo so..” Dico incassando la testa tra le spalle e abbassando lo sguardo.
“Cosa? Come fai a non saperlo?” Mi urla dietro Ann.
“Non è colpa mia se i suoi amici non lo chiamano mai per nome! Anzi quando si chiamano tra di loro grugniscono! Cosa vuoi che capisca! E poi è Mad quella che lo conosce” Dico difendendomi.
“Beh ecco vedi… io non ricordo, mi pare iniziasse per G… no no inizia per R… no ok, non ne ho idea.” Siamo messe bene.
“E di grazia come pensi che io possa capire chi è sto povero Cristo se non posso nemmeno vederlo su Facebbok?” Dice Ann.
“Beh…” davvero non saprei come risponderle.
“Vai a casa sua logico!” Dice Emma tutta contenta della sua trovata.
“Sì, ok ma quando?” Sospira Ann,
“Quando vuoi, tanto sai che io non ho niente da fare tutti i giorni!” Dico sorridendole.
“Va bene, va bene l’hai scampata.”
E spero davvero di averla scampata.
“Ma guarda che non mi dimentico niente, quindi voglio sapere perché non me lo hai detto prima!” Come non detto, sto per aprire bocca, ma ahimè suona la campanella.
La guardo sorridente, ma lei ricambia con uno sguardo omicida che spegne all’istante il mio sorriso.
Qualcosa mi dice che non ti lascerà in pace facilmente.


Sono in stazione e più volte ormai mi sono guardata attorno cercandoti, ma non ti ho visto.
Ho paura che tu non ci sia oggi in corriera, era già successo, a gennaio non hai preso la corriera per un bel po’, ma la cosa più strana, è che io mi sia accorta della tua mancanza quando nessuno intorno a me sembrava averla notata.
Non riesco nemmeno a capire tutta questa paura che ho di poterti non vedere per quei pochi minuti.
Cerco di ascoltare quello che dicono le altre, ma tu non vuoi toglierti dai miei pensieri.
Continuo a immaginare dove tu possa essere, a cosa magari tu stia facendo proprio in questo momento mentre io penso a te.
Sei peggio di una ossessione e questa cosa mi spaventa e non poco.
Perché non posso fare a meno di pensare a te? Perché?
Cerco di pensare ad altro, per esempio a quello che le altre stanno dicendo.
Vedo le loro labbra muoversi, ma non riesco a percepire nessun suono, proprio ora che mi stavo concentrando nel non pensarti tu cosa fai? Mi passi accanto per poi metterti un po’ più in là, una ragazza ti viene vicino e incominciate a parlare. La conosco, viene nella mia stessa scuola e potrei dire che non ha nemmeno una bellissima reputazione.
Mi risveglio all’improvviso.
“Althea! Ehi ci sei? Cosa stai guardando?” Mi domanda Emma schioccandomi le dita davanti al viso, si gira nella mia stessa direzione e guarda nello stesso punto dove stavo guardando io.
“Ah… ci avrei scommesso che quella lì lo conoscesse! Althea non guardarli dai..” Dice parandosi davanti a me.
“Sto bene Emma non mi cambia niente se lui parla con lei. Non posso certo vietarglielo! Manco lo conosco!” Dico abbozzando un sorriso. Non voglio ammettere che in realtà vorrei strapparle i capelli e prenderla a testate. Non voglio e non posso. Non sono nessuno, non si accorgerà mai di me, non posso nemmeno competere con una ragazza come lei! No way!
“Althea la smetti di fissarli? Ti sei almeno accorta che anche lui ti sta fissando?” Dice Michy, risvegliandomi ancora una volta dai miei pensieri.
Mi sta guardando? Mi giro verso di lei e la guardo stralunata. Possibile che non mi sia accorta che mi stava guardando di rimando? Torno a guardarlo ed ora che non ho la testa tra mille pensieri mi accorgo che sì mi sta guardando. Distolgo lo sguardo arrossendo.
“Non mi ero accorta che mi stesse guardando, se no avrei distolto lo sguardo, lo sai.” Dico sussurrando.
“Tea, Tea ma cosa dobbiamo fare con te?” Dice Emma esasperata.
“Perché dici così?” le domando triste.
“Sei completamente persa e nemmeno lo conosci!” Risponde Michy per lei.
“Non è colpa mia. Com’è che si dice? Ah sì: al cuor non si comanda.” Dico scrollando le spalle e sorridendo.
“Ah Tea, Tea.”
Incomincio a ridere, così senza un motivo mentre le guardo trattenere a stento un sorriso.
La corriera arriva e vedo ormai la solita gente salire, mentre mi faccio da parte per far salire prima Michy, dopo che sono saliti tutti da davanti salgo anche io e difronte a me ci sei tu, cammini venendomi in contro e poi vedo il tuo amico seduto nei sedili vicini a quelli che ha preso Michela.
Sfioro il tuo braccio, mentre ci togliamo gli zaini e ci sediamo corrispettivamente uno da una parte e uno dall’altra del mini corridoio. 
Il mio cuore ha già accelerato i battiti e ti ho solo fiorato, dio sono messa malissimo.
Sento la tua voce e non posso non continuare ad ascoltarla, ok può sembrare che io stia origliando la tua conversazione, ma in realtà non riesco a capire niente di quello che dici.
Michela mi guarda sconsolata e rido.
Sì è come pensavo. Sono messa male.
E molto ragazza.
Ehi guarda che se sono messa male io, sei messa male anche tu.
Si certo, convinta tu.
Sei convinta anche tu.
Ma la smetti? 
Ehi guarda che hai incominciato tu.
La vocina si zittisce, meglio così. Guardo Michela e la vedo trafficare nello zaino.
“Ehi che fai? Hai per caso del cibo?” Dico avvicinandomi e incominciando a cercare con lei.
“No Tea non ho cibo!” dice allontanando le mie mani dal suo zaino. La guardo con sguardo triste.
“Michy ti ho già detto che Tea non mi piace come soprannome dovresti saperlo ormai!” Le dico esasperata.
“Va bene Althea, come preferisci.” Perché ha sottolineato il mio nome con così tanta enfasi?
La guardo stranita e mi risponde con un sorriso. Ti prego dimmi che non ha sottolineato così tanto il mio nome perché lui è qui vicino a noi! Ti prego fa che non sia così.
La guardo male e scoppia a ridere la stronza.
Incrocio le braccia sotto il seno e sbuffo, non riesco però a trattenere un sorriso.
La corriera si ferma e capisco che siamo arrivati alla tua fermata.
Mentre scendi il tuo braccio sfiora di nuovo il mio e non posso non fermarmi di colpo a guardare il vuoto con una faccia da ebete.
Michela mi schiocca le dita davanti agli occhi e non posso far nulla che non sia arrossire, ancora per la millesima volta nel giro di poche ore.


Mi sono appena connessa su Facebook e vedo un sacco di notifiche.
Wow, penso. Vado a vedere cosa sono e con mio sommo dispiacere noto che sono tutte notifiche che mi informano che Tizio, Caio e Sempronio hanno pubblicato qualcosa in diversi gruppi a cui sono iscritta, per poter seguire le storie, che seguo su EFP, anche su Facebook.
Ok, posso sembrare una persona senza vita, ma non è proprio così. 
Non sono così disperata, o almeno penso, semplicemente credo che senza quelle notifiche insieme a quelle che mi invitano a eventi, a cui non ci andrei nemmeno se mi pagassero, e a quei dolci inviti a giocare al gioco del momento non avrei nemmeno una notifica.
O meglio per dirlo in parole povere nessuno mi caga e a me va bene così, per ora almeno.
Mentre penso a quanto io in realtà non sia cagata da nessuno i Green Day cantano Boulevard Of Broken Dreams, canzone più azzeccata di questa non ci potrebbe essere.
Fin da piccola è stata la mia canzone preferita, anche se non sapevo il significato mi piaceva molto ascoltarla, mi mettevo davanti ad MTV aspettando ore, se era necessario, pur di ascoltarla. Ora che so il significato non è cambiato nulla anzi, ogni volta che la ascolto e come se stessi parlando io attraverso la voce di Billie. 
Sono passati anni, ma questa canzone è sempre con me.
Sono passati anni e sto ancora aspettando che qualcuno mi trovi.
Continuando ad ascoltarla e a canticchiarla vado su EFP e spero vivamente che qualcuno abbia aggiornato perché se no credo che potrei morire, ho davvero bisogno di leggere qualcosa.
Intanto io cammino da sola.






Momo's Space
Eccomi già qui con il terzo capitolo.
Ogni volta che pubblico non so mai cosa scrivere poi qui a fine capitolo.
Ringrazio chi segue la storia! :3
Se volete lasciate  anche una recensione prometto che non mi offenderò! ahahah
Gruppo: RRCCLCTA
Baci Momo :3

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4


Sono in stazione, mentre mi guardo attorno, cercando chissà chi, vedo un mucchio di coppiette intente o a baciarsi, meglio dire divorarsi, o ad abbracciarsi teneramente, poi oltre a loro riconosco il solito gruppetto di idioti, che purtroppo vengono nella mia stessa scuola, che si divertono a giocare con un palo.
Wow viva il divertimento.
Guardandomi ancora attorno vedo anche altri gruppetti di ragazzi che come me sono normali e si limitano a scherzare e a smorzare l’attesa della corriera con i loro amici.
Aspetta ti sei appena definita normale?
Ehi ma che vuoi tu?
Niente…volevo solo farti notare che nel gruppetto alla tua destra c’è il tuo amore, quindi ti consiglio di non perderti in chiacchere con me, ma di fare più attenzione a ciò che ti circonda.
Se tu non mi parlassi sarebbe meglio, comunque dove alla mia destra?
Girati e guardo no?
Molto cautamente mi giro alla mia destra e ti vedo, sei vicino a una ragazza che ho conosciuto al compleanno di una mia amica, sembra vi conosciate.
No ma dai?
Tu vedi di star zitta ok?
Ok…ok.
Mi rigiro, perché penso che lei si sia accorta che ti stavo guardando, quindi facendo finta di niente mi interesso a quello che le altre stanno dicendo.
“Dobbiamo trovargli un soprannome…” Sento dire da Emma.
“A chi dovete trovare un soprannome?” Mi intrometto curiosa.
“Al tuo amore a chi se no?” Risponde Michy.
“Ma certo! ADA! Amore Di Althea!” Urla tutta contenta Emma.
“Potresti non urlare? E poi ADA? È terribile!” Mi lamento.
“Ma che terribile è perfetto! O preferisci ADT? Amore Di Tea?” dice ghignando Michy.
“No, per l’amor del cielo ADA va benissimo!”
“A proposito di ADA! Girati alla tua destra!” Urla Michela. Che simpatica davvero.
Le lancio un’occhiataccia. “Michela potresti non urlare? Grazie!” le dico sussurrando.
Mi giro alla mia destra, mentre loro riprendono a parlare tranquillamente, per vedere se Michela ha combinato qualche danno, e ti vedo ti sei avvicinato rispetto a prima e stai parlando sempre con quella ragazza, ma adesso non siete solo voi due, si sono aggiunti altri due ragazzi.
“Ricky!” Sento urlare da qualcuno dietro di me, non faccio in tempo a girarmi per vedere chi è che lo vedo correre da te per darti una pacca sulla spalla.
“Ricky fratello come stai?” Ti domanda e solo allora capisco che Ricky è il tuo nome, dopo tutto quel tempo che è passato sono riuscita a capire finalmente come ti chiami.
Non riesco ancora a crederci.
Mi giro per comunicare la notizia, ma vedo la 22 arrivare e quindi mi zittisco cercando di trattenere quel solito stupido sorriso, ma appena salgo in corriera non riesco a trattenerlo e spunta come sempre sulle mie labbra.
L’autista mi guarda un po’ stranito ma poi sorride. “Contenta di andare a casa?”
“Eh? Ah sìsì.” Gli rispondo sorridendo.


È sera e sono in auto con Emma e Mad.
“Ragazze, vi devo dire una cosa!” dico ad un tratto, devo dirgli che finalmente ho scoperto il suo nome.
Le vedo sobbalzare, Emma mi lancia uno sguardo ammonitore dallo specchietto retrovisore mentre Mad si gira verso di me cercando di capire se io sia del tutto andata.
“Tea vedi non fare altri scherzi del genere se vuoi arrivare a Groza sana e salva!”
“Emma, ma è davvero una cosa importante e dio sono così contenta!” Le dico sorridendo.
“Hai trovato un ragazzo?” Dice Mad.
“Mad no! Cielo so come si chiama ADA!” Dico tutta sorridente.
Mad e Emma però non sembrano molto interessate, anzi sembra che non mi abbiano proprio sentito.
Mad gioca con la radio cambiando canzone ogni tre secondi decidendo poi di lasciare Nightingale, Emma invece è concentrata nella guida e non mi calcola di striscio.
Intristita dal loro comportamento sbuffo.
“Dai ragazze! Non siete un po’ contente per me? Ho scoperto come si chiama ADA!” Ripeto enfatizzando ‘ADA’.
“Scusa ma chi è sto ADA?”
“Mad ma come chi è ADA! È il tipo che mi piace! ADA sta per ‘Amore Di Althea’!”
“Aahn ora ho capito, beh allora ci vuoi dire come si chiama si o no?” Dice probabilmente per farmi contenta e non per reale interesse, ma in quel momento non è che me ne freghi tanto.
“Ricky.” Dico sorridendo.
“Ma certo! Come potevo non ricordarmelo!” Dice Mad sbattendosi una mano sulla fronte.
La guardo e alzando gli occhi al cielo sorrido.
“Tea posso farti una domandina?” Dice Emma guardandomi dallo specchietto.
“Si certo!”
“Ma come cavolo hai fatto a scoprire come si chiama?”
“Beh… quando eravamo in stazione… un suo amico gli è corso incontro chiamandolo così e lui si è girato, quindi si, insomma io… ho dedotto che si chiamasse Ricky.” Dico arrossendo sicuramente.
“Ma io dov’ero?” Dice Mad accigliandosi.
“Tu eri in macchina con Ale, anzi forse eri anche già a casa.” Le risponde Emma.
“Comunque su scendete che siamo arrivate.”
“Ma siamo in stazione Em. Mica vorrai farci camminare vero?” Domanda Mad facendo la faccia da cucciolo.
“Ma certo che vi voglio far camminare, poi su devi buttar giù quel culone che ti ritrovi!” Io e Emma scoppiamo a ridere mentre Mad si imbroncia e scende dall’auto sbattendo la portiera, poco dopo ancora ridendo scendiamo anche noi.
“Dai Mad che stavo scherzando! Vieni qui che ti abbraccio.”
“No. Stronza.”
“Dai Mad ti vogliamo bene lo sai.” Le dico sorridendo.
“Tu, Tea sei ancora più cattiva. Non dovevi ridere.” Dice imbronciando le labbra.
Emma dopo aver chiuso la macchina mi guarda e insieme ci avviciniamo a Mad stritolandola in un abbraccio.
“Dai che ti vogliamo bene.”
“Non è vero. Stronze.”
“Non si dicono quelle parole Mad.” La rimprovero ridendo.
“Uff… cattive, non riesco neanche a trattenervi il muso.” Dice prima di scoppiare a ridere anche lei.
Dopo che ci siamo calmate tutte e tre decidiamo di incamminarci, il bar dove dobbiamo andare è abbastanza lontano dalla stazione quindi è meglio se ci muoviamo.
Durante il tragitto però, ormai troppo stanche decidiamo di fermarci e sederci su una panchina.
“Hey beautiful!” Sentiamo dire da un uomo, ci giriamo e vediamo che si sta avvicinando a noi.
“Fate finta di niente e continuiamo a parlare come se niente fosse.” Sussurra Emma.
“Do you speak English?” Dice sempre lui, ora è davanti a noi.
Continuiamo a fare finta di niente, ma lui è li e non si vuole spostare.
“Don’t be shy!”
Don’t be shy ‘sto cazzo.
Calmati non servirà a nulla fare così.
“Do you speak English? Parlate Italiano?”
Oh, ma te ne vuoi andare. E poi siamo italiane che cazzo di domanda è ‘Parlate Italiano’? La risposta è ovvia, idiota.
Ma ti vuoi calmare?
In un moto di disperazione alzo gli occhi da terra e guardo sia Emma che Mad, cosa cavolo facciamo?
“No, non parliamo inglese.” Risponde poi Emma.
“Nothing?” Continua a insistere.
“Nein.” Gli rispondo, no aspetta ‘nein’? Perché ora gli ho risposto in tedesco? Cerco di trattenere un sorriso, rimanendo il più possibile impassibile. Emma mi guarda confusa e alzo le spalle facendo finta di niente.
“Avete accendino?” Continua sempre lui, ma perché non te ne vai?
Maledetto il momento che abbiamo deciso di volerci riposare un po’.
“No.” Rispondiamo in coro.
“Oh Madonna.” Dice. “No fumate?” Continua a parlare.
“No.” Gli rispondiamo di nuovo.
“Oh Madonna.”
Dopo un po’ vede passare un gruppetto di tre persone e si allontana per chiedere anche a loro un accendino, noi intanto prendiamo le nostre cose in fretta e ce ne andiamo, facendo finta di niente.
“Non correte, ma correte.” Questo è il consiglio di Emma, utile sul serio.
“Oh Madonna, ma dove voi andate?” Sentiamo dire dal tipo dietro di noi.
Facendo finta di niente acceleriamo il passo e solo quando siamo sicure che non ci sta più seguendo ci fermiamo un secondo per respirare e rilassarci un minuto.
“Dio, credo che ora mi ricorderò per sempre ‘Oh Madonna’!” Dice Emma dopo aver riacquistato fiato, io annuisco semplicemente e inizio a ridere.
“Doveva capitare proprio a noi?” Dico tra le risate. “Dio.”
“Madlen!” Sentiamo urlare da qualcuno. Tutte e tre ci irrigidiamo all’istante.
Oddio e adesso chi è? Ci giriamo verso la voce e vediamo un ragazzo seguito da altri tre ragazzi avvicinarsi.
E questi ora chi sono?
Quando si fanno più vicini vedo Madlen sorridere e correre incontro a quel ragazzo.
“Alex! Da quanto tempo! Come stai?”
E seguendola mi giro a guardare Emma per cercare qualche spiegazione, ma lei mi risponde con una semplice alzata di spalle.
“Io sto bene e tu? Ti vedo in ottima forma.” Le dice. “E Ale dov’è? L’hai lasciato a casa?”
“Che simpatico. No Ale deve studiare sai quest’anno ha la maturità.” Gli risponde.
“Ma perché non mi presenti le tue amiche?” Le dice ammiccando.
“Non ci provare Alex, non fanno per te.” Lo ammonisce bonariamente Mad.
“Va bene terrò le mani apposto.” Dice ridendo il ragazzo.
“Faccio finta di crederti comunque loro sono Althea e Emma.” Dice indicandoci.
“Piacere.” Dico stringendogli la mano, ora che gli sono più vicino posso notare che è davvero un bel ragazzo, dopo mi giro verso Emma e la vedo arrossire quando si stringono la mano.
Sorrido mentre li guardo, starebbero bene insieme.
“Ragazze loro invece sono Giorgio, Andrea e Ricky.” Dice Alex presentandoci i suoi amici, appena sento Ricky punto i miei occhi sul ragazzo che porta quel nome e non ci posso credere che sia davvero lui.
Non so per quanto rimango imbambolata a guardarlo, so solo che Emma accanto a me se la ride mentre mi tira un pizzicotto.
“Vedi di non consumarlo.” Mi dice sottovoce.
Non le rispondo mi limito a guardarla male aumentando le risate da parte sua.
“Vedi di stare buona tu che con Alex sei peggio.” Le dico sorridendo.
“No-non è vero.” Balbetta smettendo di ridere.
“Ah no? Allora perché balbetti?”
“I-Io no-non…oh vai al diavolo Tea!”
“Gentile come sempre Em, mi raccomando.” La prendo in giro.
Ci rigiriamo verso i ragazzi e vedo Mad che ci guarda in modo strano, scrollo le spalle e le sorrido.
“Dopo mi dite.” Ci dice guardandoci male.
“Se starai ancora in piedi.” Le rispondo sussurrando.
“Simpatica Tea, davvero.” Storgo il naso e la guardo male.
“Comunque come mai qui ragazze?” Domanda Giorgio.
“Volevamo passare una serata solo donne in pace, ma siamo state attaccate da un tipo.” Risponde Mad.
“Attaccate, esagerata.” Dico ridendo.
“Vi ha fatto del male?” Scatta subito Alex.
“No, no tranquillo, siamo riuscite a scappare. Anzi menomale che abbiamo incontrato voi, almeno se ci dovesse rivedere non ci darà fastidio.”
“Ma sentila! Quindi volete stare con noi solo per convenienza!” Dice Alex ridendo.
“No, cioè sì… no.. buh vedila come vuoi.”
“Stavo scherzando Mad, vi faremo compagnia volentieri, vero ragazzi?”
Guardo gli altri ragazzi, ammettilo che guardi lui, ok ti guardo e ti vedo guardarmi mentre annuisci e sorridi.
Ok, credo che ora potrò morire.








Momo's Space
Eccomi qui con il capitolo numero quattro! :3
Spero vi sia piaciuto!
Ringrazio chiunque la legga, chi l'ha recensita e chi l'ha messa tra le seguite! 
In questi giorni vorrei anche io poter incontrare il 'mio' Ricky, come è successo a lei! 
Vabbeh ci vediamo al prossimo capitolo!
Baci
Momo :3

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

 
Sono distesa nel letto, sto fissando il soffitto da non so quanto tempo, so solo che ormai conosco ogni singola macchia che lo dipinge.
Sono distesa nel letto con gli occhi aperti e il sorriso più ebete che io possa aver mai avuto sulle labbra.
Sono qui eppure la mia mente è ancora a ieri sera a quando ti ho parlato per la prima volta, a quando tu ti sei reso conto della mia evidente esistenza su questa terra.

‘Sono seduta al nostro tavolo mentre gli altri o sono a ballare o sono andati a prendere qualcosa da bere.
“Hei ciao! Tu sei Althea vero?” la riconoscerei ovunque la tua voce, se fosse per me neanche mi girerei per esserne certa, ma dovrò pur fare un po’ di scena no? 
Mi giro e ti vedo, lì di fronte a me. Dio come sei bello.
“Sì, sì sono io e tu sei Ricky giusto?” Brava Althea continua a fare la finta tonta.
Sorridi e annuisci, poi ti siedi vicino a me. Credo che il mio cuore stia galoppando troppo veloce, ho quasi la sensazione che tu lo possa sentire.
“Allora Althea cosa mi dici di te?” E ora cosa ti rispondo?
“Buh dipende da cosa vuoi sapere.” Brava Althea mantieni il controllo, non balbettare. Intanto guardo le mie mani e cacchio stanno tremando, meglio se le tengo attorno al bicchiere, così forse staranno ferme.
“Non so, quanti anni hai, dove vai a scuola, cose così.” Dici ridestandomi dai miei pensieri.
Alzo lo sguardo e faccio il grave errore di guardarti negli occhi. Sembrano vogliano risucchiarmi da quanto sono neri e profondi.
Mi risveglio da sola arrossendo sicuramente ed è in questi momenti che amo le luci di questo bar/discoteca.
“Ho diciassette anni, vado al turistico qui a Groza. Ho due fratelli, ma preferirei averne uno solo. Abito in un paesino sperduto fra i campi e basta. Non c’è molto da sapere su di me.” Dico con un alzata di spalle.
“Non ti credo. Secondo me c’è…”
“Ricky!” Ti interrompe una voce da oca. Perché sì lei è solo un’oca.
Ci giriamo insieme verso la voce ed eccola li la putroccola dell’altra volta, mi guardi come a chiedermi il permesso.
Ti guardo e ti sorrido facendoti capire che non importa.’


Eccome se importava invece.
Dio, quanto avrei voluto strozzare quella putroccola che non è altro. 
Ripensare a quando ti ha portato via da me mi fa rabbia, riduco gli occhi a due fessure e immagino che quella macchia difronte a me sia lei.

Sono di nuovo sola ora, seduta a questo tavolo.
“Althea vieni a ballare con me?” 
“No, grazie Giorgio. Ora non ne ho voglia.” Gli rispondo giocando col bicchiere, mentre penso a dove sei ora.
“Va bene allora rimarrò qui a farti compagnia.” 
Mi giro e lo guardo, forse per la prima volta. Non è male come ragazzo, gli sorrido mentre scuoto la testa divertita.
“Tranquillo Giorgio puoi andare a ballare tranquillamente. Sono sicura che quella ragazza là giù sarebbe più che contenta di ballare con te. Senza poi dire che mi sta uccidendo con lo sguardo.” Gli dico ridendo.
“Non ti preoccupare di lei, e una che ogni tanto sc…. Ehm sì non ti devi preoccupare, non ti farà niente.” 
Lo guardo allibita. Stava davvero per dire quella parola?
“Non mi guardare così, mi sono trattenuto e di certo non era mia intenzione parlare di queste cose con una bella ragazza che oltre tutto ho appena conosciuto.” 
“Giorgio spero che tu non ti metta a fare discorsi del genere per abbordare le ragazze se no sei messo davvero male.” Dico nascondendo un sorriso. 
“Non l’ho fatto apposta dai. Comunque anche io sto per venire ucciso da Ricky, ma a te non interessa. Sei proprio cattiva.” Dice facendo la faccia da cucciolo abbandonato.
Quando capisco davvero le sue parole non posso che guardarlo scioccata.
“Ma stai bene?” Dico scoppiando a ridere. “Non rischi di essere ucciso da nessuno tranquillo.” Lo rincuoro cercando di fare uno sguardo serio e mettendogli la mano sulla spalla.
Alza lo sguardo e non posso non scoppiare a ridere.
“Fai schifo a consolare.”
“E tu? Tu mi parli di ragazze che ti…” Mi tappa la bocca senza lasciarmi modo di continuare la frase.
“Una ragazza non dovrebbe dire queste cose.” Dice annuendo per rafforzare la veridicità delle sue parole.
Lo guardo sconcertata, ma decido di lasciar perdere.
Dopo che mi ha tolto la mano dalla bocca, mi guardo un po’ attorno.
Ti vedo e sei vicino al bancone con la stessa ragazza di prima, sei girato verso il nostro tavolo.
Mi guardi mentre parli con lei e io non riesco a capire il perché, so solo che Giorgio aveva ragione.'


Mi scappa un altro sorriso.
Menomale che c’è stato Giorgio a passare con me la serata, è davvero un ragazzo molto simpatico.
Certo un po’ libertino, ma non a livelli esagerati. 
Non abbiamo smesso di parlare un secondo, ora sa praticamente tutto di me.
Anche di Ricky?
Già anche di Ricky mia cara vocina. 
Ed è stato molto rincuorante sapere che per ora non è fidanzato, ma che sta cercando qualcuno.
Non illuderti Althea.
Lo so, lo so. Me lo ripeti sempre, ma sognare non farà poi così male giusto?
Althea io ti ho avvertita.
E io ho apprezzato il tuo avvertimento.
Ma immagino che farai comunque come vuoi, vero?
Già.


Sono davanti al tuo profilo di Facebook e non so cosa fare.
Giorgio mi ha detto di aspettare che sia tu a chiedermi l’amicizia, ma se poi non dovesse accadere?
Il telefono comincia a squillare, Lego House risuona per la stanza.
Rispondo senza nemmeno guardare.
“Altheaa! Mi devi dire per caso qualcosa?”
“Ciao Emma! Sì anche io sto bene ti ringrazio.” Le rispondo sarcastica.
“Ma sisi, chissenefrega! Allora ieri con Giorgio?”
“Emma ma stai bene? Giorgio è Giorgio cosa vuoi che sia successo?”
“Tutti dicono così e poi invece si sa..”
“Ma si sa cosa? Em a me piace ADA!”
“Sì lo so, però ieri eri con Giorgio e sembravate così intimi!” Strabuzzo gli occhi. Che. Cosa. Ha. Detto?
“Emma ma cosa ti sei fumata?”
“Ma niente! Comunque dai non puoi negare che non ti sei divertita con lui ieri!”
“E non lo nego, perché sarebbe da stupidi, ma Em lo sai che a me piace ADA. Giorgio è rimasto con me solo per non farmi stare da sola. Dato che QUALCUNO e non faccio nomi, mi aveva lasciato da sola.”
“Si lo so siamo imperdonabili, ma era tutto un piano per lasciarti parlare con ADA. Che avrebbe anche funzionato se non fosse comparsa quella putroccola da quattro soldi.”
“No, fammi capire un po’, il vostro era un piano?” Sono sempre più convita che le mie amiche non siano normali.
“Sì ci siamo messe d’accordo anche con i ragazzi! Certo però non avevamo previsto che ci sarebbe stato qualcuno che avrebbe potuto allontanarlo.”
Sono sconvolta. 
“Voi non state bene!”
“L’abbiamo fatto per il tuo bene!” cantilena Emma.
“Per il mio bene? Poi mi ha lasciata sola vorrei ricordarti!”
“Sì, ma è venuto in tuo aiuto Giorgio!” Dice facendo una voce maliziosa.
“Vogliamo parlare di te e Alex?”
“Ma stavamo parlando..”
“Immagino che sia successo qualcosa dato che non ne vuoi parlare ed eviti l’argomento mia cara Emma.”
“Anche tu stai..”
“Io posso.” Dico interrompendola di nuovo. 
“La smetti di..”
“Se risponderai alla mia domanda anche sì.” 
“Ok. Ok.” Risponde remissiva. “Non è successo niente per la tua stessa ragione in poche parole. Lo sai che sono cotta di Ed.”
“Sì lo so, ma sinceramente speravo che Alex sarebbe riuscito a fartelo dimenticare almeno per una sera.”
“TEA!” Urla scioccata.
“Che c’è? Da quanto vai dietro ad Ed? Da tanto, ormai lo sappiamo tutti. Cosa c’era di male se per una sera ti saresti divertita dimenticandoti di lui? Non dico che dovevi andarci a letto, non lo avevo nemmeno pensato, ma anche solo ballare con Alex senza pensare che vorresti fossero le sue di braccia a stringerti. Tutto qua Emma. Non ci vedo niente di male nel non pensarlo per una sera.”
“Tea lo sai che ormai è difficile non pensarlo sempre e non voler le sue braccia a stringermi.” Dice sospirando.
“Lo posso immaginare Em. Cosa pensi di fare allora con Ed? Secondo me dovresti dichiararti, anche perché si vede che gli piaci, ma è troppo codardo e troppo stupido per ammetterlo.”
“Ma se poi non è così Tea? Che faccio? Avrei perso la sua amicizia e lo sai che mi accontento anche di averlo come amico piuttosto che perderlo per sempre.”
“Emma non dire cazzate, la sua amicizia non ti basta più. Lo so che vorresti più di una semplice amicizia con lui. E poi non credo che sia così stupido da allontanarti per sempre. Comunque vedrai che è così, tutti ce ne siamo accorti. Si vede che vi andate dietro a vicenda, credimi.”
“Non lo so Tea. Non lo so.” Dice triste.
“Non essere triste Em. Sarebbe lui a perderci qualcosa, non tu stanne certa.”
“Cambiamo rotta e torniamo su di te che è meglio.”
“Ma anche no tranquilla, non mi sarei offesa eh!”
“Su, su ora tocca a me farti il terzo grado.”
“Ma che terzo grado?”
“Gli hai chiesto l’amicizia su Facebook?”
“Vedi, ecco…Giorgio mi ha detto di aspettare che sia lui a chiedermela.”
“Ma sei fuori? Aggiungilo! ORA!” urla talmente tanto che sono costretta ad allontanare il telefono dall’orecchio.
“Va bene. Va bene, basta che non urli.”
“Vai allora. Cosa aspetti?”
“Un momento.”
“Ne hai avuti anche troppi.” Mi risponde seria.
Muovo il mouse del computer per riaccendere lo schermo e mi appare subito il tuo profilo, continuo a guardare quel rettangolino verde con scritto “aggiungi agli amici” per non so quanto.
“Allora? Sei viva? Ce l’hai fatta?” Sento Emma dall’altra parte.
Ok forse è ora di muoversi, metto la freccetta sopra quel rettangolino e chiudendo gli occhi clicco il tasto sinistro.
“Fatto.” Dico sospirando, uscendo immediatamente dal tuo profilo.
“Bene ora non resta che aspettare che ti confermi l’amicizia.”
“Già.” Continuo a fissare la Home di Facebook, poi vedo una nuova notifica.
Ok. Non può essere stato così veloce.
“Em! Em! Mi è arrivata una nuova notifica!”
“Ok eh cosa vuoi che…oh mio dio! Non dirmi che..?”
“Non lo so Em. Non lo so. Ho paura di leggerla.” Dico in preda all’agitazione.
“Ok inspira ed espira, su fai come ti dico.” 
Inspiro ed espiro. Inspiro ed espiro. Inspiro ed espiro sempre più velocemente. 
Ok questa è una tecnica per mettermi ancora più agitazione.
“Em non arrivo a calmarmi. E se Facebbok mi vuole dire che mi ha aggiunto tra gli amici?” Sto rientrando nel panico.
“L’unico modo per scoprirlo è aprire quella maledetta notifica.”
“Non ne ho la forza Em.” 
“Non dire cavolate su.” 
Ok. Sono pronta. Muovo la freccetta li delle notifiche e ci clicco sopra.
Si apre e…
“Sai che incomincio ad odiare quelle notifiche che ti mandano per invitarti a giocare a uno stupidissimo gioco della minchia?”
“No, non mi dire che era una di quelle?” Dice trattenendosi appena dal ridere.
“Sì cazzo! Sono andata in paranoia per nulla! Capisci per nulla! Credo che andrò a strozzare chiunque sia stato a inviarmela!”
“Dai verrò ad aiutarti! Ora devo andare, ma tienimi aggiornata se ci saranno novità ok?”
“Ok capo, tu fa lo stesso mi raccomando. E vedi di parlare anche con Ed!”
“Va bene vedrò cosa posso fare Tea. Spero che tu abbia ragione.”
“Io ho sempre ragione fratella!”
“Tea no. Davvero non farlo.” Scoppio a ridere.
“Va bene Em. Non lo farò. Ciao ci vediamo domani.”
“Ecco brava! Ciao a domani.” Dice prima di riattaccare.
Rimango a fissare lo schermo. 
Non saprei davvero cosa fare.
La mia pancia brontola e mi fa capire che è arrivata l’ora della merenda, guardo l’ora e vedo che sono le quattro e mezza, sì è decisamente l’ora di mangiare.

 








Momo's Space
Scusate se ho pubblicato così tardi! D: Avevo intenzione di pubblicarlo venerdì scorso, ma Word mi ha dato dei problemi e non sono riuscita a pubblicare! 
Ecco qua il risveglio del giorno dopo! :3
Vi avviso già da ora che questa settimana dubito riuscirò a scrivere il capitolo 6 (già non ho ancora iniziato a scriverlo, sia perchè non ero mai a casa, sia perchè mancava ispirazione e sia perchè Word non andava). Questa settimana sarà un po' tutto un andare di qua e di là per prepararmi alla vacanza-studio che farò a Londra! (Amo quella città) Questo implica anche che non ci sentiremo fino ad Agosto credo, dato che parto domenica e torno il 28 luglio...
Credo di avervi detto tutto, spero che il capitolo vi piaccia!! 
Se volete fatemi sapere cosa ne pensate! :3
Gruppo: RRCCLCTA
Baci Momo :3

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6
 
Stazione ore 14:10

“Althea non ti preoccupare vedrai che probabilmente non si sarà connesso ieri pomeriggio.” Cerca di consolarmi Emma, ormai è tutto il giorno che sono afflitta perché lui non ha accettato la mia richiesta di amicizia.
Ma ci si può ridurre in questa maniera per colpa di un fottuto social network?
“Può essere, come può essere che abbia ignorato bellamente la mia richiesta.” Dico affranta.
Evidentemente sì.
È da quando ho inviato quella maledetta richiesta che sono in ansia, sapevo che non avrei mai dovuto farlo, lo sapevo.
Perché non ho ascoltato Giorgio? Perché?
“Althea, ADA in avvistamento ore… non ne ho idea, ma non importa.” Dice Emma in fretta.
La guardo perplessa, cosa cavolo sta dicendo?
Mi guardo attorno e capisco, o meglio intuisco, quel che mi voleva dire.
Ti vedo, stai attraversando la strada per poi andare al tuo solito posto, dove poi aspetterai la corriera.
Mi passi vicino e appena mi vedi mi sorridi e mi saluti, rimango sorpresa e sconvolta.
Non ci sto capendo più niente.
Mi hai sorriso.
Mi hai salutato.
Non ci posso credere.
Il mio cuore accelera i battiti, già mi immagino le prime pagine dei giornali regionali:
‘RAGAZZA DICIASSETTENNE MUORE PER AVER RICEVUTO IL SALUTO TANTO AGOGNATO DAL RAGAZZO PER CUI HA UNA COTTA’.
Non ti sembra di essere un po’ troppo esagerata?
No per niente fidati!
We are waiting for the Heart Attack, three... two... one….
Non scherzare! Il mio debole cuore ne sta risentendo! E poi è inutile che fai la figa solo perché sai l’inglese!
Pensa al tuo macho-man tu!
Tranquilla, non ti preoccupare tu.
Dio, ma è possibile che tu sia così dannatamente bello?
Mi perdo nei miei pensieri e nella profondità dei tuoi occhi, non so per quanto io rimanga così imbambolata a guardarti con la sorpresa negli occhi, so solo che sento una forte gomitata all’altezza dello stomaco e non posso fare a meno di staccare gli occhi da te per guardare male Emma.
“Tea sta aspettando una risposta, lo vuoi salutare o no?” dice a denti stretti.
Cazzo è vero, mi sono dimenticata di salutarlo anche io! Ero talmente sorpresa che mi è passato di mente, cacchio.
“C-c-ciao.” Dico abbozzando un sorriso. Ecco bella figura di merda!
Fai un gesto con la testa e poi te ne vai dai tuoi amici.
Ma quanto sono sfigata?
Cazzo ma quanto sono rimasta a fissarti negli occhi?
Il tempo sembrava si fosse fermato, in quel momento per me c’eravamo solo noi, ognuno perso negli occhi dell’altro.
“Althea ti conviene scendere dalle nuvole. Comunque dove sono Sheila e Michy?”
“Eh? Ah sì, sì… comunque Michy aveva il corso di Cad, mi pare, mentre Sheila è al corso di Cinese.”
Dico con sguardo perso.
“Althea sei proprio persa vero?”
“Eh?” Dico in modo molto intelligente.
“Lo sapevo.” Dice prima di darmi un pizzicotto.
“Ahia, ma che sei scema? Perché mi hai tirato un pizzicotto ora? Mi hai fatto male!” Dico offesa.
“Ah lo vedi come sei scesa da Adalandia?” Adache?
La guardo perplessa, che cavolo sta dicendo?
“Io non ero da nessuna parte!”
“Si certo come no. Vuoi farmi forse credere che non eri immersa nei tuoi pensieri, tutti sospiri innamorati e sorrisini ebeti riguardo a qualcuno di mia conoscenza?”
La guardo e sgrano gli occhi, sono sicura al cento per cento che sono arrossita.
“Dal tuo rossore deduco che avevo ragione.” Dice ridendo che ridi, stronza!
“N-n-non è vero.” Tento di difendermi.
“Si certo, convinta tu.” Dice alzando un sopracciglio. Cavolo quando ti guarda con quel sopracciglio alzato è impossibile continuare a mentirle, tanto ormai sa già tutto.
“Va bene può essere che ero ancora un po’ spaesata e sorpresa dal fatto che mi abbia salutato, ma niente di più.” Dico ammettendo in parte le mie colpe.
“Se ti ha salutato vedrai che avrà accettato anche la tua amicizia, vedrai!”
“Spero tu abbia ragione Em.” Dico sospirando e abbassando lo sguardo sull’asfalto.
“Fidati di me, io ho sempre ragione!”
“Io mi fido, eh!” le dico sorridente.
“E fai bene!” Dice convinta.
In quel momento stesso mi viene in mente una cosa.
Una cosa che doveva fare, ma che non mi ricordo. Cos’è che doveva fare? Era anche una cosa importante mi pare.
Parlare con Ed, Althea. Emma doveva parlare con Ed. Cosa faresti se non ci fossi io, eh?
Oddio come ho fatto a dimenticarmi di chiederle di Ed? Ora che ci penso meglio a scuola era un po’ strana in effetti,  evitava spesso il contatto visivo e non aveva nemmeno accennato ad Ed per tutto il giorno, cosa veramente strana.
“Emma, senti io vorrei chiederti una cosa..” Inizio cauta.
“Dimmi.” Dice guardandomi in modo strano, mi sa che forse ha capito.
“Con Ed? Com’è andata alla fine? Perché tu l’hai chiamato ieri, ci hai parlato vero?” Dico guardandola, sperando che le risposte alle mie domande siano tutte affermative e che il risultato della loreo chiaccherata sia positivo.
“C-c-con Ed?” Dice deglutendo, cara non mi freghi.
“Sì con Ed. Sai il tuo migliore amico di cui sei innamorata da una vita?! Quel ragazzo alto, magro con gli occhi color cioccolato, per dirla come la dici tu e con i capelli castani. Hai presente?”
“I-i-io non dico che i suoi occhi sono color cioccolato!” Dice mentre le sue guance incominciano a colorarsi di un rosso sempre più acceso.
“Sì invece e da il tuo rossore deduco che ho ragione!” La cito per prenderla un po’ in giro. “Ma non è questo il punto, non sviare il discorso. L’hai chiamato? Avete parlato?” Le domando ancora.
“Ecco io..” Esita, volge lo sguardo altrove e inizia a torturarsi le mani. Non lo ha chiamato.
“Emma! Mi avevi detto che lo avresti chiamato!” Le dico rimproverandola.
“I-io n-non ho avuto il tempo ecco…” Bella scusa, davvero.
“Diciamo che non hai avuto il coraggio, dai dammi il cellulare un momento.” Ok, lo so che non è una cosa che andrebbe fatta, ma lo faccio solo per aiutarla.
“Cosa vuoi fare?” Mi domanda terrorizzata, fai bene ad avere paura.
“Non ti serve saperlo, dammi il cellulare, dai che sta arrivando la corriera.” Ti prego non fare altre storie, penso pregandola col pensiero.
“Tea non fare niente che io non farei, ti prego!” Dice porgendomi il cellulare.
“Tranquilla.” Le dico sorridendole, un sorriso che non credo la rincuori dato che mi guarda sempre più terrorizzata.
Vado sulla sua rubrica e cerco il nome di Ed con vicino un tenero cuoricino azzurro, che dolce non è questa ragazza, ci clicco sopra e seleziono l’opzione invia messaggio.
Althea non è una cosa corretta.
Lo so, lo so, ma cosa posso fare? Non voglio vederla soffrire ancora per quel coglione.
Metto a tacere la mia cara coscienza e digito velocemente il messaggio.
‘Ti devo parlare è importante. Vieni alle quattro a casa mia.’
Aspetto che il messaggio sia stato inviato e lo porgo ad Emma.
Speriamo non mi odi.
“Preparati il tuo caro discorso che per le quattro Ed sarà da te.”
“Che hai fatto?” Mi guarda allibita.
Glielo dico o no? Già ho fatto qualcosa che non dovevo fare forse, e dico forse, dovrei almeno dirle che cosa ho fatto.
“Gli ho inviato un messaggio, alle quattro da te. Dovete parlare Emma. Non ne posso più di vederti triste per colpa sua. Dovete chiarirvi. Ora saliamo sulla corriera che è meglio se non vogliamo rimanere qua. Per uccidermi o ringraziarmi avrai tutto il tempo che vorrai!” Le dico veloce e sorridente salendo sulla corriera e sedendomi nei primi posti liberi rilasciando un sospiro.
“Tea, ma io non mi sento pronta a parlargli a dirgli quello che provo.” Dice Emma dopo aver preso posto vicino a me.
Wow non ti ha sbranata!
Meno male!
“Emma non si è mai pronti. Buttati ci saremo noi ad attutire la tua caduta. Non sarai sola.” Le dico cercando di consolarla.
“Tea perché questi consigli non li utilizzi anche tu? Perché sei la prima a darli, ma non a seguirli?” Domanda già più tranquilla, rilassandosi almeno un po’ sul sedile.
“Sono idiota che te devo dì!” Dico ridendo coinvolgendo poi anche lei.

 

Sono le quattro. È da quando sono tornata a casa che guardo in modo quasi morboso l’orologio neanche dovessi rivelare io i miei sentimenti.
E se avessi fatto una cazzata?
Spero solo che vada tutto bene.
Decido di accendere il computer e affrontare i miei di demoni, quanto odio i social network.
Aspetto che si carichi un po’ e poi apro la finestra di internet.
Apro Facebook o non lo apro, questo è il dilemma.
La smetti di fare la melodrammatica e apri ‘sto benedetto Facebook, così ti togli tutti sti problemi inutili e rincominci a pensare a cose più serie, forse.
Ehi, guarda che io penso sempre a cose serie e intelligenti quindi non rompere. E seguirò il tuo consiglio, ma non di certo perché me lo hai detto tu.
Ma sta zitta, dai.
Guardo male lo schermo del computer come se fosse lui la vocina nella mia testa, e stringo le labbra stizzita.
Apro Facebook e trovo le solite notifiche di gruppi, gruppetti e di inviti di qualsiasi tipo, poi trovo la notifica che tanto mi ha fatto penare durante le ultime ventiquattro ore.
Hai accettato la mia amicizia, questo vuole dire che siamo amici.
Ho un sorriso ebete sul viso e se potrei mi metterei a saltare in giro per la casa.
Metto la prima canzone che mi capita e incomincio a ballarla, a modo mio, in giro per la camera.
“Althea che cosa stai facendo?” Domanda mia mamma dopo essere entrata in camera, richiamata forse dai miei continui urletti di gioia, ok forse da fuori potrei sembrare un po’ malata, ma giuro che non è così.
La guardo imbarazzata e abbasso le braccia.
“Stavo ballando, perché non posso?” le domando.
“Certo che puoi, solo che buh, non mi sembrava tanto un ballo quello, più come dire, più il movimento che fa un’anguilla fuori dall’acqua, ecco.”
Guardo mia mamma sconvolta.
“Grazie mamma, sei davvero simpatica.” Le rispondo zittita.
“Lo so, lo so.” Dice uscendo dalla stanza sorridendo.
Mi ha tolto tutta l’euforia del momento.
‘Grazie mamma, grazie di cuore. ’ penso mentre mi risiedo nel letto e cambio canzone.
Mentre sto cercando una canzone adatta parte in riproduzione Don’t Stop Believin’ dei Journey.
Oddio amo questa canzone e ovviamente non posso non iniziare a canticchiarla.

Just a small town girl, livin' in a lonely world
She took the midnight train goin' anywhere
Just a city boy, born and raised in south Detroit
He took the midnight train goin' anywhere…


Vengo interrotta dal fastidioso suono della chat, mentre continuo a canticchiarla vado a vedere chi mi abbia mai scritto.
Penso che sia Emma che mi scriva di come sia andata con Ed, ma mi sbaglio enormemente.
Non è di certo una ragazza coi capelli rossi la persona che mi ha scritto, no non lo è per niente.
Vedo il suo nome e non posso non sorridere e allargare gli occhi dalla sorpresa, credo che in questo momento potrei sembrare uno di quei pupazzi a cui escono gli occhi fuori dalle orbite, decisamente non carini e coccolosi, no decisamente no.
Non avrei mai pensato che mi avrebbe scritto, non credevo che lo avrebbe mai voluto o solo pensato.
Continuo a guardare la chat aperta, con scritto il suo nome, lampeggiare aspettando che io ci clicchi sopra per poter rispondergli.
R: Ciao…
Questo mi ha scritto e io sto andando in iperventilazione per un semplice ciao.
Come prima d’altronde.
Non ricordarmelo ti prego.
A Thousand Years incomincia subito dopo la fine di Don’t stop Believin’.
Una canzone più azzeccata dell’altra.
Prendo un respiro profondo e incomincio a digitare la risposta.
A: Ciao
No aspetta tu hai preso un respiro profondo per digitare solo e dico solo un semplice ciao?
Sì qualche problema? La mia lotta verbale contro me stessa, viene interrotta ancora da quel suono che subito mi ridesta.
R: Come stai?
Una cosa più banale no eh?
Ma stai buona che a me va bene qualsiasi cosa. E poi che pretendi che mi scriva? È la prima volta che ci sentiamo.
Non sognare troppo.
Non mi tappare le ali.
Metto velocemente  a tacere quella vocina insistente e gli rispondo ancora sorridente.
A: Bene e tu?
R: Bene bene, senti volevo chiederti scusa per sabato sera, non volevo lasciarti sola.
A: Non ti preoccupare, mi ha fatto compagnia Giorgio poi…

Cosa più sbagliata non potevi scrivere.
Senti non rompere, che avrei dovuto scrivere? ‘Mi sono sentita a pezzi perché te ne sei andato con quella?’
No, certo che no idiota! Ma potevi tranquillamente evitare di menzionare Giorgio.
E non rompere.
R: Già… spero non ti abbia traumatizzata con i suoi soliti discorsi.
A: Che tipo di discorsi?
R: Mah sulle tipe che si fa ogni sabato sera…
A: All’inizio era venuto fuori l’argomento quando ha visto una di quelle che si era fatto, ma si è trattenuto abbastanza per mia fortuna..
R: Meglio, così potrai uscire altre volte con noi.

Cosa? Ha davvero scritto quel che sto leggendo?
Sono sicura che non sto sognando?
Gli rispondo con un sorriso e continuiamo a scriverci per tutto il pomeriggio.
Parliamo di un po’ di tutto, dei nostri gusti in fatto di musica, dei nostri colori e film preferiti finché non deve sconnettersi per andare agli allenamenti di calcio, mi lascia il suo numero dicendomi di scrivergli verso le otto, quando è sicuro che potrà rispondermi.
Sto sognando non c’è altra spiegazione.
Mi butto indietro nel letto e chiudo gli occhi sorridendo come un idiota.








Momo's Space
Ok lo so, sono imperdonabile, ma posso dire a mia discolpa che mi ero completamente dimenticata di avere già il capitolo pronto da pubblicare! Ero stra convinta che questo lo avevo già pubblicato e che di conseguenza avrei dovuto scriverne un'altro! Scusate ancora immensamente, ma Londra mi ha fatto dimenticare tutto! Blame it on London! 
Spero il capitolo vi piaccia e chiedo ancora scusa per il ritardo disastroso!! 
Ringrazio chi mi segue ancora!
Baci&TantoLove

Momo

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Casa mia, ore 20:30
Sono distesa sul letto, mi rigiro da mezz’ora e ancora non so cosa diavolo fare.
Gli scrivo o non gli scrivo?
Ma sei stupida o cosa? Se ti ha detto di scrivergli per le otto vuol dire che ti vuole sentire no? 
Non lo so. Vorrei tanto poter entrare dentro la sua testa e capire cosa pensa. E poi anche se decidessi di scrivergli cosa gli scriverei?
Mah, forse un ‘Ciao sono Althea’ può bastare, non credi? 
Può darsi di sì, come può darsi di no.
Senti, prendi quel cacchio di telefono in mano e scrivigli!
Tentenno un po’, ma la mia cara Io interiore si fa sentire di nuovo e più prepotente di prima mi costringe a prendere quel telefono e a scrivergli questo benedetto messaggio.
Premo invio e aspetto che il messaggio si invii, appena vedo che il messaggio è stato inviato, nascondo la testa sotto il cuscino. Ora non mi resta che aspettare una risposta.
Quando sento il cellulare vibrare, ormai sono già passati svariati minuti e la speranza, in una sua risposta, era svanita con loro.
Apro il messaggio, ed è suo, ho controllato bene quattro volte il mittente per esserne sicura al cento per cento, ma quel che mi ha sconvolto non è dicerto questo, ma bensì quel che mi ha scritto.

Non credo di aver dormito molto stanotte, ero troppo eccitata, troppo contenta. Sono già sveglia da un po’ quando suona la sveglia, mi alzo con ancora il sorriso stampato in faccia e inizio a prepararmi per andare a scuola. 
Vado in cucina, da dove provengono delle voci, appena entro vedo mamma e papà guardarmi sorpresi, di certo non si sarebbero mai aspettati che io mi alzassi dal letto così presto e soprattutto non con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.
“Buongiorno!” Esclamo contenta.
“Buongiorno, come mai di buon umore?” Domanda mio papà mentre rituffa il viso sul giornale bevendo l’ultimo goccio di caffè.
“Ho dormito bene.” Cazzate, non ho dormito per niente, ma nonostante questo mi sento riposata e allegra.
“Amore siamo in ritardo ci conviene andare.” Dice mamma dopo aver guardato l’orologio.
“Althea mi raccomando fai la brava a scuola, ci vediamo dopo.” Dice dopo avermi dato un bacio sulla guancia.
“Sì mamma, ci vediamo dopo. Ciao.” Dico prima che si chiudano la porta di casa alle spalle.
Continuo a prepararmi con calma dato che sono appena le sei e mezza e solo verso le sette finisco, per poi uscire di casa pronta per iniziare un nuovo giorno di scuola.


“Non ci posso credere!” Dice Emma alzando, forse un po’ troppo la voce.
"Em ma sei pazza?" dico guardandomi in giro. "Vuoi abbassare la voce? Sai com'è non vorrei che tutti sapessero i fatti miei!" 
"Sì, sì come vuoi." Dice abbassando di poco la voce. "Comunque dio sono così felice per te! E poi che vi siete detti? Dillo a Emmina cara!" Dice pizzicandomi un fianco facendomi sobbalzare.
"Cosa vuoi che ci siamo detti? Abbiamo parlato un po' e poi ci siamo dati la buonanotte. Punto." Dico probabilmente arrossendo appena dico che ci siamo dati la buonanotte. E' stato così dolce la sera scorsa.
"Se certo! Ti credo proprio!" Dice scettica.
"E fai bene a credermi! Comunque credo che tu hai sicuramente qualcosa di ben più interessante da raccontare! Non credi?" Le dico indicandola.
"Forse... ma non so se dirtelo dato lo scherzo che mi hai fatto ieri!" Risponde facendo la sostenuta e l'offesa.
"Guarda che se dovesse essere andato tutto bene tu devi ringraziare solo me! Che sia chiaro." Le dico scherzando.
"Forse..." risponde vaga.
"Forse un cavolo! Mad che ne pensa?" Dico sperando che Mad abbia dato ragione a me.
"Dice che sei un genio, ma sai che Mad non va mai ascoltata!" Se certo.
"Solo perché non hai ragione tu!" 
"Forse..."
"Lo sai che sto incominciando ad odiare la parola 'forse'? Sputa il rospo ora!" Dico cercando di intimarla a parlare. "Em non ho tutta la vita, la ricreazione sta finendo e devo ancora raccontare ad Ann i progressi quindi per piacere dimmi com'è andata ieri con Ed! Per favore!" La imploro facendole gli occhi da cucciolo.
"Eh va bene mi hai convinta. Beh che ti devo dire, all'inizio non trovavo le parole, ti giuro non sapevo che cavolo dirgli poi lui ha incominciato a guardarmi preoccupato chiedendomi se fosse tutto a posto e soprattutto che cosa dovevo dirgli di così tanto urgente e diciamo che gli ho detto che mi piace un ragazzo."
La interrompo curiosa. "E lui? Che ti ha detto? Che ha fatto?"
"Se mi lasci finire magari." Ridacchia un po' e le gote le si arrossiscono un po'. "Comunque ti stavo dicendo che sì gli ho detto che mi piace uno allora lui scocciato, o almeno così sembrava, mi ha chiesto perché dovevo dirglielo proprio a lui quando avevo le mie amiche con cui parlare di queste cose. Mi sono incazzata e gli ho praticamente urlato in faccia che è lui l'idiota che mi piace, ecco perché gliel'ho detto. Dovevi vedere la sua faccia era completamente sconvolta." Si interrompe un momento ridendo e prendendo un po' di fiato continua. "Ti giuro che mancava poco che non gli ridessi in faccia, credo lo avrei fatto se non fossi stata completamente sommersa dall''imbarazzo. Dopo che capì appieno le mie parole incominciò a boccheggiare come un pesce e sai cosa mi ha chiesto? Mi ha chiesto se ne ero sicura! Ma ti sembra possibile?!"
"Ti ho sempre detto che è un idiota!" E annuisco per dare enfasi alla frase.
"Lo so Tea, ma non pensavo fino a quel punto! Comunque gli ho risposto che si ero sicura che mi piacesse e poi mi sono ritrovata a terra con lui sopra. Non chiedermi come è successo perché non ne ho idea, so solo che mi si era fiondato addosso come un rinoceronte!" mi metto a ridere come non mai immaginandomi la scena.
"Poi vi siete subito dati da fare eh?" Le chiedo facendole l'occhiolino e ridendo.
"Ma sei scema? No, cioè mi ha baciato e mi ha detto che gli piaccio anche io, ma che ha paura. Gli ho chiesto come mai avesse paura però non ha voluto dirmelo." 
"Finalmente si è dato una mossa l'idiota! Comunque ti dico io di cosa ha paura! Ha paura di perderti se tra voi due dovesse andare male."
Mi guarda e dopo un po' mi risponde. " Non è l'unico se è per quello, comunque siamo rimasti che ci daremo una chance per vedere come va e se funziona ci proveremo seriamente, se invece dovesse rivelarsi un disastro ritorneremo amici come se niente fosse successo."
"E tu ci credi? No sul serio pensate che potreste tornare amici come niente? Io sono un po' scettica al riguardo." Le dico il più sincera possibile. "Anche se ti dico che andrà bene tra voi due ne sono più che certa. Siete troppo innamorati l'uno dell'altro."
"Tea spero tu abbia ragione." La campanella suona e io mi alzo per andare al mio posto.
"Non ti preoccupare Em." Le dico sorridendo e sedendomi al mio solito posto.
Ann entra poco dopo con le altre e viene a sedersi vicino a me.
"Ann devo dirti le novità, dopo vieni a casa mia? Così finalmente vedi Ricky." Le chiedo prendendo il libro e il quaderno di tedesco.
"Ok, appena finiamo avviso mia mamma. Spero che queste novità siano almeno delle belle novità!" Dice sorridendomi.
"Non ti preoccupare!" Le dico sorridendole di rimando.
"Guten Morgen! Wie gets?" così fa la sua entrata la nostra amata professoressa di tedesco.
Iniziamo queste due ore di tortura, forza e coraggio.

...


Siamo tutte in stazione, stranamente c'è anche Mad che a quanto ho capito deve andare a casa della Em.
Sono appena le due e cinque minuti e già siamo tutte stufe di aspettare, in realtà io potrei prendere tranquillamente una delle tante 22 dirette, ma non è tanto la corriera che sono stufa di aspettare.
Ti vedo, sei appena uscito dalla stazione. Sembra che tu mi legga nel pensiero, ogni volta che penso a te compari così dal nulla.
Respira, mi dico mentalmente. Cavoli, basta la tua sola presenza, non importa quanto tu sia distante, per farmi arrossire e dimenticare come si respira.
Ann si gira verso la direzione dove sto guardando e mi chiede quale sia il famoso Rick.
Non arrivo a risponderle che sei già qua difronte a me che mi saluti.
"Ehi, come stai?" Mi sorridi. No, ok. Respira Althea, respira profondamente.
"Ehi, bene e tu?" Dico sforzandomi di sorridere il più decentemente possibile.
"Bene grazie. Senti ti volevo chiedere una cosa." Oddio, che cosa mi vuole chiedere ora, o mio dio.
Respira cazzo, respira.
La fai facile tu.
"Certo dimmi." Ok, spero che la voce non abbia tremato, non devo farmi prendere dal panico e ne tanto meno dalle mille emozioni che sono ormai in circolo.
"Ehm... ecco volevo chiederti se potevo sedermi con te in corriera, sai... anche solo per pochi minuti dato che devo scendere praticamente subito... così... sì potevamo parlare un po', se ti va ovviamente." Oddio quando è timido è ancora più bello.
Perché mi fai questo? Vuoi forse uccidermi? Va bene che non sarebbe una morte dolorosa, ma vorrei vivere ancora per un paio di anni. Ok, sto uscendo di testa completamente.
Cosa gli dico adesso, Ann dovrebbe venire a casa mia e mi seccherebbe lasciarla da sola.
La guardo cercando di capire se per lei va bene, ma al momento non sta guardando me e quando si gira mi sorride.
"Sì mi farebbe piacere." Gli rispondo sorridedongli.
Mi complimento con te Althea sei riuscita a sorridere senza sembrare un procione!
Sempre molto gentile mi raccomando.
"Ottimo, allora a dopo." Mi dice salutandomi e andando dai suoi amici.
Ok, ora posso morire.
"E' lui Ricky? Dio Althea, hai scelto bene non c'è che dire." Esclama compiaciuta Ann.
"Ma sei scema? E poi avevi qualche dubbio? Io ho ottimi gusti in fatti di ragazzi!" Dico facendo finta di offendermi.
"Ti devo ricordare il tipo che ti piaceva in prima?" Mi ricorda lei.
"Piccolo errore di passaggio."
"Perché chi ti piaceva in prima?" Domandano curiose le altre.
"Ma nessunno lasciate stare, non lo conoscete, ma vi basti sapere che non è poi così tanto carino, diciamo che a quel tempo ero fissata con Sean Faris e lo vedevo ovunque anche dove non c'era. Avevo scambiato sto tipo per lui, anche se poi quando mi sono resa conto di chi era e com'era, mi sarei mangiata il cervello senza problemi."
"Sei sicura di non averlo fatto davvero?" Domanda Mad ridendo contagiando le altre.
"Molto simpatiche davvero! Fate le serie e prepariamoci che sta arrivando la corriera sceme!"
Vedo la nostra 22 arrivare e mi metto dove so che si aprirà la prima porta.
Ricky mi si mette vicino e mi dice che posso scegliere io il posto dove ci siederemo e che non ha nessuna preferenza, gli sorrido.
Appena la corriera si ferma davanti a noi e la porta si apre, Ricky si fa da parte e mi lascia passare.
"Prima le belle ragazze." Dice salendo subito dopo di me.
Credo di avere il colore del peperoncino, mi sento le guance andare a fuoco.
Scelgo il primo posto che trovo libero e sedendomi tolgo lo zaino e in modo da star più comoda lo
poggio vicino ai miei piedi.
Incomincio a guardarmi le ginocchia, sono troppo in imbarazzo non arrivo a guardarlo negli occhi. Dio credo che morirei. Alzo lo sguardo un momento per vedere dove sono le altre e vedo che non sono poi così distanti da dove siamo noi. Noi, già...
"Se ho detto qualcosa che ti ha dato fastidio mi dispiace. Non volevo metterti così in imbarazzo." Ero completamente persa nei miei pensieri che credo di aver capito male. Mi sta chiedendo scusa? Sul serio?
Sposto immediatamente lo sguardo sul suo e sorrido.
"Tranquillo non mi ha dato fastidio e che non ne sono abituata tutto qui." Dico imbarazzata e con un filo di voce. Potrei perdermi nei suoi occhi color pece, sono così belli e rassicuranti.
Ho solo voglia di essere inglobata da loro, affogare in quelle iridi così scure per poi non tornare più a galla.
Mi sorride e non posso non ammirare il suo bellissimo sorriso, da quando sono diventata così sdolcinata? Va bene che sono sempre stata romantica ma mai così tanto.
"Comunque non ci credo che nessuno ti abbia mai detto che sei bella." E' la sua voce che mi risveglia dal caldo torpore che mi trasmettono i suoi occhi.
"Beh vedi di crederci perché è la verità! Apparte le mie amiche e i miei pareti, nessuno mai mi ha detto che sono bella, e poi io non mi ritengo tale, sono una ragazza normale." Dico alzando le spalle e guardando fuori dal finestrino, siamo già sul ponte e nemmeno me ne ero accorta tutta colpa dei suoi bellissimi occhi.
"Anche se continuerò a dirtelo io, non ci crederai mai vero?" Dice sussurrando.
"Già, purtroppo quando mi metto in testa una cosa è difficile che cambi idea, ovviamente poi dipende dalle situazioni." Dico sorridendo e girandomi a guardarlo.
Mi sorride rassegnato e cambia argomento incominciando a parlare di come fosse andata la mia giornata scolastica.
Parliamo e ridiamo fino a che non arriviamo alla sua fermata.Si volta verso di me e si avvicina piano per lasciarmi un dolce bacio sulla mia guancia in fiamme prima di salutarmi e scendere.
Solo quando sento la corriera ripartire mi accorgo di star trattenendo il fiato, cerco di buttar fuori tutta l'aria che ho nei polmoni per poi riempirli con un gran respiro.
Mi. Ha. Baciato. Sulla. Guancia.
Ok, sto per morire il mio povero cuore non ha smesso di battere forte forte per tutto il tempo e quando si è avvicinato credo che si sia fermato per un secondo per poi ricominciare a battere ancora più forte se possibile.
Rimango così per non so quanto tempo, sento solo uno schiocco di dita vicino al mio orecchio sinistro che mi fa sobbalzare e che invece fa ridere la cara simpaticona.
"Tea mi vuoi dire che cavolo avevi? Eri completamente persa! Stavi guardando nel vuoto con gli occhi lucidi a cuoricino e le guance arrossate! Che avete fatto eh?" Dice Ann sorridendo e tirandomi gomitate d'intesa.
Non ci capisco nulla, sono ancora persa a rivivere quel semplice contatto delle sue labbra con la mia guancia. La tocco come se potessi così, sentire la morbidezza e consistenza delle sue labbra, sorrido e sospiro.
"Tea allora?" Mi risveglia Ann passandomi una mano davanti agli occhi.
"Allora cosa?" Le chiedo perplessa.
"Come allora cosa? cosa avete fatto tu e quel bel fusto." Appena dice quelle parole la incenerisco con gli occhi. "Tranquilla che io ho Dave a cui pensare." Dice ridacchiando.
Rido anche io lasciando così rilassare tutti i muscoli, mi appoggio allo schienale e sorrido toccandomi, ancora, la guancia."Mi ha dato un bacio sulla guancia prima di scendere." Dico guardando fuori dalla finestra.
"No spiegami e tu sei così fusa solo per un bacio sulla guancia?" Domanda sconcertata.
"Sì, dio sono messa così male?" Domando preoccupata.
"Nah tranquilla sei solo cotta a puntino." Dico sorridendo dolce.
Ok, sono messa non male, ma peggio.

...


Io ed Ann siamo appena entrate in camera dopo che mamma ci ha riempite di cibo, credo che qualcosa stia crescendo in me dopo un pranzo del genere. Mi butto nel letto mentre Ann si butta a terra, non ho ancora capito come faccia a piacergli distendersi sul tappeto, ma contenta lei contenti tutti.
"Sono piena come un oca all'ingrasso." Dico portando una mano alla pancia sentendola più grande del solito.
"Non dirlo a me." 
Sento un cellulare vibrare, ma non ho nessuna voglia di controllare se sia il mio.
"Tea mi sa che è il tu perché a me non è arrivato nulla."
"Devo proprio vedere ora? non arriverei nemmeno a rotolare." Mi lamento stanca senza aver fatto nulla.
"E se è il tuo principe poi? Che fai, eh? Lo lasci li a pregare una tua risposta?" Mi dice guardandomi male.
"Ok, ok ho capito." Così dicendo mi alzo e prendo il cellulare che prima avevo buttato nella scrivania. 
1 messaggio ricevuto.
Apro la bustina ed è proprio il suo nome a comparire nella casella del destinatario.
"Senti non è che sei per caso veggente?" Dico ad Ann scherzando.
"Non che io sappia, perchè? Ho azzeccato? E' davvero lui?" Mi domanda a raffica alzandosi di scatto e mettendosi vicino a me.
Sposto il cellulare dalla parte opposta e ridendo di così tanta curiosità la allontano per sedermi nel letto. "Sì è proprio lui."
"Beh allora che cavolo aspetti? Lo vuoi leggere ‘sto messaggio o no?"
"Sì con calma, sembra che sia arrivato a te invece che a me." 
"Non mi dire che tu sei così tranquilla come se fosse normale!" A quelle parole abbasso lo sguardo e sorrido arrossendo. 
"Oh mio dio! Vi siete già scritti voi due! Non ci posso credere e quando avevi intenzione di dirmelo! Brutta balena che non sei altro!" Incomincia a parlare forse un po' troppo ad alta voce.
"Ann primo non urlare, secondo volevo dirtelo adesso, terzo ci siamo scritti ieri pomeriggio e ieri sera, quindi non avrei potuto dirtelo chissà quando." 
"Ok, ma adesso pretendo che tu mi dica cosa ti ha scritto adesso e che cosa ti ha scritto ieri." Dice respirando piano e sedendosi vicino a me.
"Mi ha chiesto cosa faccio domani..."
"Beh digli che sei libera idiota, su, su muoviti!" Quando Ann diventa così può seriamente far paura.
"Ok, ma calmati." 
Niente. :)
"Cancella immediatamente quella faccina! Sembra che tu non vedevi l'ora che ti chiedesse di uscire!"
"Ma è così!" Dico rimbeccandola.
"Lo so scema, è lui che non lo deve sapere!"
"Io credo che lo abbia più che capito che mi piace, quindi la faccina la lascio." Dico inviando subito il messaggio prima che possa cambiare idea.
"Va bene fai come vuoi. Comunque ora dimmi cosa vi siete scritti ieri." 
"Ma niente di che, mi ha scritto ieri in chat poi una cosa tira l'altra e mi ha lasciato il numero per scrivergli poi verso le otto quando avrebbe finito gli allenamenti. Erano le otto e mezza circa quando gli ho scritto, non guardarmi così io non sapevo cosa cavolo scrivergli! E se poi alla fine gli avrei dato solo che fastidio? Sono tutte domande che ovviamente mi hanno frenato una migliaia di volte dal scrivergli, poi però mi sono decisa e gli ho scritto."
"Cosa gli hai scritto?" Mi domanda prontamente.
"Ciao sono Althea. Che dovevo scrivergli? Sono passati dieci minuti circa prima che mi rispondesse, in realtà erano passati anni per me. E credo di essere morta una decina di volte ogni volta che rileggevo il suo messaggio per accertarmi che fosse reale." Vengo interrota dall'arrivo di un'altro messaggio.
"Che ha scritto?" Domanda Ann
"Un momento che lo leggo e ti dico. Dice se dopo scuola mi va di fermarmi con lui per fare un giro insieme." Ok ora ho smesso ufficialmente di respirare.
Io. Lui. Giro. Insieme.
Non ci posso credere! Mi ha chiesto se voglio uscire con lui! O santo cielo devo respirare.
"Rispondigli di si subito! Muoviti!" Dice Ann tutta eccitata.
Per me va bene. Ci incontriamo in stazione? 
Invio senza nemmeno pensare realmente a quel che ho scritto.
Io e lui, in giro insieme. Solo queste sono le parole che ora mi vorticano in testa.
"Non perderti, rimani focalizata e dimmi che cavolo ti ha scritto ieri sera!" Dice Ann scrollandomi le spalle per farmi svegliare.
"Ecco...ah sì, insomma quando ho letto non potevo crederci ti giuro! Mi ha scritto che pensava che fossi morta o che non volessi sentirlo, mi ha confessato che aspettava un mio messaggio e che ormai si era rassegnato pensando che non sarebbe mai arrivato. Dimmi se non è dolce!"
Dico con gli occhi a cuoricino.
"E poi che gli hai risposto tu?"
"Gli ho detto che ero andata a farmi la doccia e che quindi non ero riuscita a scrivergli prima, non potevo certo dirgli che mi ero fatta un sacco di problemi e filmini mentali inutili!"
Il cellulare vibra di nuovo e insieme guardiamo il display.
Va bene.  Domani ti scrivo quando arrivo in stazione, ci vediamo li dei tavoli del bar, ok?
Guardo Ann e prendendo un respiro profondo gli rispondo.
Non c'è problema, per me va bene.
Ok domani esco ufficialmente con il ragazzo per cui ho una cotta da quasi un anno.
Dio non ci posso credere.






Momo's space
Eccomi qui con il nuovo capitolo!!
Finalmente Ricky e Tea si sono messi d'accordo per uscire! :3
Ringrazio chiunque legga la storia, se volete lasciate anche un commento così posso sapere che ne pensate.
Un bacio grande, grande

Momo

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Momo's Space
Hola chicas! :3 Eccomi qui con un nuovo capitolo! :3
Spero vivamente che vi piaccia! E se volete fatemelo sapere. u.u

Vorrei ringraziare tutte voi che leggete la storia, che l'avete inserita tra ricordate/seguite/preferite vi amo tutte! :3 
Spero di avere anche io la stessa fortuna di Tea, anche se per ora io continuo a vedere solamente da lontano il "mio" Ricky...(non so nemmeno se ve ne frega ma vabbeh u.u)
Che altro dire, vi lascio il link del gruppo (che poverino avevo trascurato) e vi lascio alla lettura del capitolo! 
Baci 
Momo :3


 


Capitolo 8
 
“Tea mi raccomando! Vedi di farlo morire!” Ridacchia Ann all’uscita da scuola.
“Tu sei completamente scema mi sa! Sarà lui a farmi morire.” Le dico ridendo. Mancano solo pochi minuti al nostro incontro in stazione. Arriviamo li delle navette e con molta calma io e le altre aspettiamo quella navetta che sicuramente si fermerà davanti a noi.
“Tea ti abbiamo già detto cosa devi e non devi fare, quindi vedi di fare la brava!”
“Mad so benissimo cosa devo fare non ti preoccupare! Cercherò anche di non sembrare una morta di fame, sperando sempre che il mio bel stomachino non decida di farsi sentire in momenti sconvenienti, in quel caso dovreste rimproverare lui!” Dico buttandola sul ridere.
“Fai la seria per un momento. Stiamo parlando del tuo primo appuntamento! Con il ragazzo che ti piace da un anno, oserei aggiungere! Quindi vedi di comportarti bene!” Esclama Em enfatizzando il tutto con il movimento delle mani. Quante volte, ancora, dovranno ripetermi le stesse cose? È da tutta la mattina che continuano a dirmi cosa devo fare, come mi devo comportare, cosa non devo fare e chissà che altro.
“Non è che vi siete tutte coalizzate contro di me? Comunque sta arrivando la navetta, ci conviene prenderla se non vogliamo arrivare in stazione in ritardo!” Dico avviandomi verso il veicolo che ormai si è fermato, davanti a noi.
“Ammettilo che non vedi l’ora di arrivare in stazione da lui, a noi puoi dirlo lo sai!” Sorride Ann, facendomi l’occhiolino.
“Quanto sei simpatica Anastasia, eh?”
“Tea non chiamarmi così lo sai che mi dà fastidio!”
“Tu però continui a chiamarmi Tea, quindi siamo pari.”
Dieci minuti: mancano solo dieci minuti. Dieci minuti e lo rivedrò, rivedrò i suoi occhi che mi piacciono tanto, risentirò il suo profumo che ieri sono riuscita a sentire solo per pochi minuti, rivedrò il suo sorriso che mi paralizzerà, ne sono sicura. Anche ora che ci sono così vicina non riesco a crederci, mi sembra tutto un sogno. Un sogno che sta per diventare realtà. Quante notti ho pensato, ho sognato di poter uscire con lui, di poter parlare e scherzare con lui e ora… e ora tutto sta per realizzarsi. Sono felice, credo anche di non aver mai sorriso così tanto, anche se rimane il solito sorriso ebete che mi compare quando lui è nei miei pensieri.
“Tea.” Em mi risveglia dai miei pensieri.
“Dimmi.” Sorrido.
“Sei così persa da non esserti accorta che siamo già arrivate!” Dice incominciando a ridere e ci metto un po’ a capire.
“Cosa? Stai scherzando vero? Oddio devo muovermi! Vedi di scendere veloce su, su.” La spingo verso il corridoio della corriera, facendola quasi scontrare con altri studenti.
“Calmati un momento! Mamma mia quanta fretta che hai ragazza!” Mi sfotte sorridendo e riuscendo a passare dopo aver sorriso a un ragazzo. Sfotti, sfotti mi vendicherò ben.
“Non sfottere e muoviti! Poi vorrei vedere te al mio posto!”
“Di certo non sarei come te!”
“Certo perché saresti peggio!” Le dico facendole la linguaccia e seguendola finalmente fuori dalla navetta.
“Mi raccomando, ricordati quello che ti abbiamo detto.” Dice Ann prima di abbracciarmi. “Ci vediamo domani, vedi di scrivermi stasera, voglio sapere com’è andata.”
“Buona fortuna piccola Tea.” Dice Mad abbracciandomi.
“Domani ci racconterai tutto nei dettagli. Ciao e ricordati di non inviare vibrazioni negative.” E anche Em come le altre mi abbraccia lasciandomi una pacca sulla schiena.
“Ragazze mi state salutando come se dovessi partire per la guerra.” Scoppio a ridere. “Ci vediamo domani.” Dopo averle salutate mi incammino verso il bar, cercando di non farmi prendere sotto dalle corriere o dai bus che sono, aimè sempre di fretta. Mi guardo un po’ in giro cercandolo tra tutte quelle persone, ma non riesco a trovarlo.
Dove cavolo sei finito?
Prendo il cellulare per vedere se mi ha mandato qualche messaggio, ma non me ne segna nessuno da leggere, piano piano mi avvicino al bar, pensando che sia già arrivato e che mi stia aspettando.
“Ehi dove vai?” sobbalzo sentendo la sua voce così vicina, mi giro e cavolo se è bello.
“Stavo andando al bar, non ti avevo visto e avevo pensato fossi già lì.” Riesco a dire con il poco fiato che sono riuscita a inspirare.
“Ti avevo visto scendere dalla navetta e avevo pensato di venirti incontro.” Che dolce, credo che non riuscirò ad arrivare a fine giornata, morirò sicuramente prima.
“Dio non ti ho visto proprio! Ero un po’ persa, scusa.” Dico imbarazzata al massimo. Il bello è che lo stavo pure cercando! Mamma mia sono messa malissimo.
“Tranquilla non fa niente!” Sorride obbligando a perdermi a guardare il suo sorriso, che bello che è quando sorride, gli si illuminano gli occhi di una luce diversa che li rende ancora più belli. Per non so quanto tempo, il mio unico pensiero va a quanto lui sia bello. Credo che se qualcuno dovrebbe disegnarmi adesso avrei la faccia da pesce lesso, gli occhi a cuoricino e mille fiori e cuoricini che mi svolazzano attorno. Non mi accorgo nemmeno che aveva iniziato a parlare tanto ero presa dai miei pensieri.
“…ti va?” mi risveglio che ormai è troppo tardi, cavoli che cosa ha detto adesso? Ma si può essere più sfigate?
No dimmi te se dovevi essere così scema.
Senti non offendere, ti vorrei ricordare che tu ed io siamo una cosa sola, cara coscienza!
Ah non me lo ricordare.
Ma guarda te!
Smettila di perdere tempo con me e torna dal tuo bello!
“Ehi Althea, ci sei?” Dice facendo muovere una mano davanti al mio viso. Che bella figura di merda.
“Sì, scusa e che non ero riuscita a capire cosa avevi detto.” Dico o meglio sussurro mentre le mie guance prendono colore.
“In quel caso non ti devi vergognare a chiedermi di ripetere sai? Non mordo giuro!” Dice ridendo. Sì, però se ti metti a ridere e a guardarmi così è difficile che io riesca a mantenere la concentrazione! La tua risata è ipnotica, perché devi essere sempre così bello? Non importa cosa tu stia facendo perché saresti bello e irresistibile comunque, non è giusto.
Althea dovrai combattere contro quella risata, quei sorrisi e quegli sguardi per tutto il pomeriggio quindi vedi di mantenere la calma. Fai sempre respiri profondi e vedrai che tutto andrà per il meglio.
Respiro profondamente e torno a concentrarmi sulle sue parole.
“Beh comunque ti avevo chiesto se ti andava di andare a prendere una pizza.” Mi perdo a osservare le sue labbra che mi portano a ricordare la loro morbidezza sulla mia guancia, mi portano a ricordare quel semplice e casto bacio che mi aveva dato ieri. Dannazione non ne faccio una giusta. Perché ogni cosa di lui deve farmi perdere la lucidità?
“Oh… sì certo, per me non c’è problema.” Dico riprendendo almeno in parte le mie facoltà mentali.
“Bene! Incamminiamoci allora, se non vogliamo morire di fame.” Incomincia poi a camminare verso il Corso.
“E dove vorresti portarmi?” Gli chiedo sorridendo, focalizzando tutta la mia attenzione sulle mie scarpe.
“Conosco una pizzeria un po’ nascosta, ma che fa una pizza davvero ottima.”
“Guarda che mi fido, eh!” dico ridendo e rialzando lo sguardo verso di lui.
“Non ti preoccupare, sono sicuro che ti piacerà e mi adorerai per averti fatto conoscere quel magnifico posto.” Tranquillo ti adorerei anche se mi portassi in mezzo a un campo di barbabietole. Accantono questo pensiero sorridendo mentalmente alla veridicità di quelle parole.
“Magnifico posto? Addirittura?” Dico prendendolo un po’ in giro. Ora devo solo continuare a restare calma, frenare quegli stupidi pensieri e respirare profondamente. Credo di potercela fare, non potrà essere così difficile, no?

 

 
Dopo aver preso il gelato ci siamo incamminati verso i Giardini, per cercare un posto tranquillo dove sederci e gustarci in santa pace il nostro gelato. Trovo un posto non molto in vista sotto un albero e decido che quello sarà il posto perfetto, lo raggiungo in pochi passi.
“Io mi piazzo qua.” Dico buttando lo zaino sull’erba e distendo la felpa per poi sedermici sopra, vedo lui seguirmi senza dire niente per poi buttare il suo zaino accanto al mio e sedersi vicino a me. Rimaniamo ancora per un po’ in silenzio. Da parte mia un silenzio carico di parole inespresse, di imbarazzo e incredulità. Da parte sua non saprei dire, sembra così tranquillo che fatico a capire a cosa stia pensando. Ripenso al pranzo, alla fine quella pizzeria si era davvero rivelata un posto magnifico, la pizza poi era davvero buonissima, avevo preso due tranci che equivaleva a metà pizza, perché sì, là due tranci erano davvero enormi, ma di certo non posso lamentarmi. Ripenso a quei sorrisi e sorrido di rimando, nascondo poi questo sorriso mangiando una cucchiaiata di gelato alla nutella. Lo sento soffocare una risata e mi giro verso di lui. “Che c’è?”
“Hai uno sbuffo di cioccolata sul naso.” Lo guardo sconcertata, è impo… Non finisco nemmeno di pensare che mi spalma lui il gelato sul naso.
“Ma allora!” Dico ridendo. “Se volevi la guerra potevi dirlo subito! E anche se mi secca sprecare questa bontà…” non finisco la frase che già gliene ho spalmato un po’ su tutta la guancia. “Così impari.” Dico orgogliosa di me stessa.
“Io non te ne ho messo così tanto.” Dice facendo la faccia da cucciolo.
“Nemmeno io te ne ho spalmato tanto!” Sogghigno, ok forse ho un po’ esagerato, ma mi sono solo vendicata.
“Mi sento tutta la guancia appiccicosa ora.” Dice continuando a fare la faccia da cucciolo bastonato.
“E io il naso.” Dico facendo la sua stessa faccia. Lo vedo avvicinarsi piano, mi sorride e io credo di star per morire non può farmi quel sorriso, non può semplicemente attentare alla mia sanità mentale a soli dieci centimetri dal mio viso. Respira, Althea ricordati di respirare. La fai facile tu. Si avvicina ancora di più e ora posso sentire il suo respiro sul mio viso, ho lo sguardo fisso sul suo così ipnotizzante, le guance incominciano a scaldarsi e a colorarsi di un rosso sempre più acceso ne sono certa. Rimango a fissare i suoi occhi e li vedo abbassarsi sul mio naso per poi rialzarsi subito sui miei, vedo un leggero sorriso sulle sue labbra, si avvicina ancora di poco e con un semplice bacio mi toglie il gelato dal naso. Si allontana di poco e io riprendo a respirare affannosamente, puntando poi lo sguardo sulla coppetta di gelato ormai sciolto. Rilassati sembra che tu abbia fatto una corsa di mille metri. La fai sempre facile tu, troppo facile, maledetta coscienza che non sei altro. Piano piano il mio respiro si regolarizza e io trovo finalmente il coraggio di rialzare lo sguardo, il suo sembra non essersi mai spostato da me, è lì fermo che mi fissa e mi sorride con la guancia ancora sporca di gelato. Mi scappa un sorriso a quell’immagine, è così bello anche con la guancia sporca. “Dovrei avere dell’acqua nello zaino.” Dico prendendo lo zaino e cercando la bottiglietta, che ovviamente si era andata a nascondere sotto i libri e l’astuccio. “E cosa vuoi farci scusa?” Alzo lo sguardo e vedo che mi sta guardando perplesso e scioccato.
“Volevo toglierti il gelato dalla guancia.” Arrosisco tirandola fuori.
“Ah. Già pensavo che volevi buttarmela addosso.” Dice scoppiando a ridere. Continuo a guardarlo perplessa.
“Che scemo.” Prendo anche un fazzoletto. “Vieni qui dai che ti tolgo tutto quel gelato dalla faccia.” Si calma un po’ e incomincia a riavvicinarsi a me.
“Va bene mammina.” Dice facendo la voce da bambino.
“Ho detto io che sei scemo.” Dico bagnando poco il fazzoletto per poi passarlo piano sulla sua guancia. Sento il suo sguardo su di me, ne sono certa, la pelle delle mie guance sta andando a fuoco, tanto che ci potrei benissimo cuocere sopra delle bistecche.
“Sei tanto carina quando arrossisci sai? Ti rende una persona così vera.” Dice a bassa voce continuando a guardarmi, alzo lo sguardo fermando la mano a mezz’aria. Sono sconvolta e imbarazzata, tanto.
“G-grazie.” Dico abbassando lo sguardo di nuovo sulla sua guancia per controllare di non aver lasciato nessun residuo di gelato. “Fatto.” Dico non trovando più nessuna traccia di gelato.
“Grazie mamma.”
“Idiota.” Dico tirandogli una sberla sul braccio ridendo.
“Cosa hai detto?” Dice cercando di fare una voce arrabbiata e offesa.
“Chi? Io? Nulla perché?”
“Piccola strega. Ora vedi chi è l’idiota.” Si butta a capofitto sui miei fianchi e incomincia a farmi il solletico. Inizio a ridere e ora l’idiota sembro io, continua a torturarmi i fianchi senza accennare a smettere.
“Ba-basta t-ti p-p-pre-go!” Cerco di dire tra le risa.
“Umh…non so, potrei anche smetterla, ma solo se mi darai un bacio.” Dice serio, ma con un luccichio di divertimento nello sguardo. Ho sentito bene? Lo guardo allibita e credo che se ne accorga perché mi guarda in modo preoccupato. “Ehi ci sei?” Dice cercando di rimettermi con i piedi per terra. “Guarda che il bacio io lo intendevo sulla guancia…anche se non so cosa poteva esserci di male…”
“S-scusa. I-io non so, sono solo rimasta spiazzata da quello che hai detto. Non me lo aspettavo ecco.” Dico arrossendo e abbassando lo sguardo.
“Non volevo turbarti.”
“E infatti non lo hai fatto.” Dico alzando immediatamente lo sguardo. “E che è tutto così nuovo per me, non mi erano mai capitate situazioni del genere con altri ragazzi e quindi mi hai spiazzato con quella frase, te l’ho detto.” Dico incassando la testa tra le spalle. Rimane fermo a fissarmi, stavolta sembra lui quello spiazzato. Non capisco cosa ci sia di così strano, ogni volta che dico a qualcuno, anche non necessariamente in modo esplicito, che non ho mai avuto ragazzi questo qualcuno mi guarda come se non possa essere possibile, certe volte penso che secondo loro io sia un alieno.
“Non fare quella faccia, non è colpa mia se non ho mai avuto ragazzi o se non sono mai uscita con qualcuno.” Dico esasperata dal suo silenzio.
“E che mi sembra strano, sei una bella ragazza non ci credo che nessuno abbia mai fatto il primo passo o non ti abbia mai chiesto di uscire.”
“E invece devi crederci.” Dico, mi avvicino poi al suo viso e gli lascio un bacio sulla guancia. Mi guarda sorpreso e non posso non scoppiare a ridere.

Guardo l’ora e noto che, stranamente, la corriera è in ritardo. Sbuffo.
“Tutto ok?”
“Sì, tranquillo e che la corriera è in ritardo come sempre.” Sbuffo ancora.
“E ti dispiace così tanto rimanere un po’ di tempo in più con me?” Dice guardandomi triste e intenerendomi Scuoto la testa e sorrido.
“No che non mi dispiace. L’avevo detto io che eri scemo.”
“Non prendermi in giro.” Dice imbronciandosi, sembra proprio un pupetto carino e coccoloso.
“Che tenero non sei quando fai questa faccina.” Gli dico prendendo le sue guance e stritolandole un po’ come farebbe mio padre.
“Ahia, così però fai male.” Dice prendendo le mie mani tra le sue e allontanandole dalle sue guanciotte.
“Come sei delicato.”Lo prendo in giro facendoli una faccia altezzosa.
“Comunque sono stata bene questo pomeriggio, quindi non paranoiarti troppo.”Gli sorrido e lo vedo ricambiare.
“Anche io sono stato bene questo pomeriggio con te.” Si avvicina e mi tira per le mani che tiene ancora tra le sue.
“Ragazzi è arrivata la vostra corriera.” Ci dice il controllore di terra, ci giriamo contemporaneamente verso di lui, l’uomo ci guarda sorridente e ci indica la corriera alle nostre spalle. “Vi conviene andare se non volete perderla.”
“Perderla sarebbe il male minore.” Sussurra Ricky. Mi giro verso Ricky e lo vedo guardare truce quel pover’uomo e non posso fare a meno di ridere.
“Ricky dobbiamo andare.” Gli dico sussurrando, non mi risponde, ma si gira a guardarmi per poi mollare una mia mano intrecciando le dita dell’altra tra le mie. Arrossisco a quel contatto che mi sembra così intimo e insieme ci incamminiamo verso la corriera.
“Dopo di lei prego.” Dice facendo un leggero inchino, lasciando la mia mano per farmi passare prima di lui.
“Grazie mille, cavaliere.” Sorrido salendo quei tre scalini e prendendo posto nei primi posti che trovo liberi, poco dopo sale anche lui sedendosi vicino a me.
“Posso appoggiare la testa sulla tua spalla? Sai, sono stanco.” Mi dice facendo quella sua solita faccia da cucciolo.
“Va bene.” Gli dico sorridendo.
“Grazie.” Risponde sorridendo anche lui. Cavoli nonostante sia passato un pomeriggio ancora non mi sono abituata al suo sorriso, e non credo riuscirò ad abituarmici mai. Mentre appoggia la testa sulla mia spalla sento partire le prime note di Firefly di Ed Sheeran alla radio.

I fell in love next to you
Burning fires in this room…


Mi giro piano verso di te e ti guardo appoggiato alla mia spalla e non posso non sorridere nel sentire quelle parole. Ti guardo alzare il viso per guardarmi e sorridermi ed è in quel momento che capisco che ormai sono completamente fottuta.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Momo's Space
Vorrei partire col chiedervi infinitivamente scusa! Sono passati quasi tre mesi dall'ultima volta che avevo pubblicato, ma purtroppo la mia cara amica ispirazione mi aveva lasciato a secco. Credo sia stata la famosa magia del Natale a volermene regalare un poca per riuscire ad andare avanti conla storia, non dico che il prossimo capitolo arriverà presto, perché sono sicura che non sarà così. Spero solo di non farvi aspettare troppo tra una pubblicazione e l'altra.
Mi dispiace davvero un casino avervi fatto aspettare tanto, spero che il capitolo sia, almeno, di vostro gradimento.
Grazie a chi mi segue, a chi ha messo la storia tra preferite/seguite/ricordate, grazie a chi recensisce e anche a chi legge soltanto. 
Buon Natale in ritardo e buon anno nuovo in anticipo.
Un bacio a tutte
Momo

 

Capitolo 9

Ritorno al presente.

Il cellullare continua a vibrare indisturbato per terra, siamo arrivati a quattro chiamate. Continuo a guardarlo vibrare pensando a chi sarà mai dall’altra parte, lo ammiro, non si è arreso e nonostante io non abbia avuto intenzione di rispondere alle sue chiamate prima, continua imperterrito a telefonare. Ammiro la sua perseveranza cosa che a me manca, come mi manca la voglia di muovermi per rispondere. Sono curiosa di sapere chi ci sia dall’altra parte, ma sono anche terrorizzata che sia davvero tu, ho paura che risentire la tua voce dopo una settimana sia letale per me. Questa settimana non sono nemmeno andata a scuola pur di evitare te e lei, per evitare di crollarti a piangere davanti vedendo come la stringevi a te, come prima avevi fatto con me.
Codarda.
Forse sarà così mia cara coscienza, ma io preferisco chiamarlo istinto di conservazione.
Se certo, infatti è per istinto di conservazione che continui a guardare le vostre foto. È per istinto di conservazione che continui a mettere la sua felpa, che oltretutto avevi giurato ad Em di aver buttato. È per istinto di conservazione se continui a guardare il suo profilo facebook per vedere se e quando pubblicherà una sua foto con lei. Sì, certo, tu fai tutto questo per istinto di conservazione non c’è dubbio.
Non puoi capire. Chiudo gli occhi e mi stringo le braccia attorno al corpo, pensando a quanto sia vero quel che mi sta dicendo la mia coscienza. Affondo il viso nella sua felpa e ne posso sentire ancora il profumo, il suo profumo che ho tanto amato.
Althea devi andare avanti. Rispondi a quel cellullare per cominciare e poi fatti una doccia, preparati lo zaino per domani e affrontalo a testa alta.
Da quanto sei così carina nei miei confronti? Mi hai sempre detto che ero stupida.
Mia cara Althea, sei sempre stata innamorata di lui quindi è normale che io ti abbia sempre detto che eri stupida, l’amore rende stupidi. Basta vedere come ti sei ridotta. Dov’è la parte di te che si rialza a testa alta ogni volta che cade?
Sono caduta in una fossa troppo grande.
L’amore, è bastato un sentimento per rendermi così debole. Apro gli occhi e li sento pizzicare, li richiudo e scuoto la testa imponendomi di non piangere, ma appena li riapro mi cade l’occhio su quella foto. La nostra prima foto, è della scorsa estate, siamo io e te. È stata scattata subito dopo un bacio che ci eravamo scambiati. Siamo ancora entrambi con gli occhi chiusi, fronte contro fronte, e le nostre labbra sorridono.
No, non posso pensare che tutto sia svanito come niente, non posso pensare che per te io sia stata nulla, non dopo tutte quelle parole, non dopo tutti i tuoi sorrisi, non dopo tutto quello che c’è stato. Non posso pensare che sia stato tutto una bugia. Prendo forza e decido di rispondere alla milionesima chiamata.
“Pronto?” Rispondo scazzata.
“Tea, ma ti rendi conto di quanto cavolo ci hai fatto preoccupare? Ti rendi conto di quante volte io ti abbia chiamato? Ti rendi conto, eh? Cavoli ma cosa avevi per la testa? Anzi cos’hai per la testa? Perché non vieni a scuola da lunedì? Perché non rispondi nemmeno a un cazzo di messaggio? Allora? Vedi di dare una risposta sensata se no farai una brutta fine! E non osare dirmi che non vieni a scuola per lui, perché giuro che domani mattina vengo a casa tua alle sei per buttarti giù dal letto e per portarti a scuola di peso!” la sento respirare affannosamente e mi stupisco che non sia svenuta per mancato ossigeno.
“Em se tu mi dessi almeno l’opportunità per risponderti te ne sarei grata. Non vengo a scuola perché sono a pezzi, ok? So che è stupido, va bene? Ma non potrei resistere alla sua vista, so che scoppierei a piangere come una stupida appena mi si presenterebbe davanti agli occhi! Sono in una situazione così pietosa che mi vergogno anche solo di guardarmi allo specchio, ok? Non posso pensare che sia stato tutto una bugia, ok? Non posso pensare che non ha mai provato quello che provo ancora io, ok? Ti basta sapere che non riesco a dormire senza sognare i nostri momenti? Sono passati dei giorni e mi sembrano passati anni da quel che abbiamo passato, non posso pensare che per lui sia stato nulla, non posso Em.” E come previsto le lacrime escono prepotenti dai miei occhi senza che io riesca a controllarle spezzando la mia voce nelle ultime parole.
“Tea. Non è così lo sai. Sai bene che per lui sei stata importante se no, non continuerebbe a guardare nella nostra direzione ogni giorno per vedere se ci sei, fidati se ti dico che ogni volta lo vedo triste quando nota che non è così. Secondo me ha capito che eri molto più importante di quanto lui stesso pensasse. Tea devi reagire ora, però. Domani vieni a scuola, prendi la corriera con noi e gli mostri che stai bene senza di lui, sorriderai come se nulla fosse e non lo guarderai nemmeno di striscio ok? Comunque preparati perché stasera si esce, sbaglio o è il compleanno di qualcuno?” Dice cercando di tirarmi su il morale, peccato che succede tutto il contrario.

' “Amore indovina un po’ di chi è il compleanno tra qualche settimana?” Dice guardandomi sorridendo.
“Non saprei, fammi pensare… oh forse il mio?” Gli sorrido reggendogli il gioco.
“Ma che brava, il mio amore, e ho già pronto il regalo perfetto se continui a fare la brava piccolina.”
“Ricky sto per compiere diciotto anni non nove.” Dico imbronciandomi.
“Cosa c’entra rimarrai per sempre la mia piccolina, amore.”
“Per sempre, sempre?” Gli dico facendogli gli occhioni dolci.
“Sempre, sempre.” Dice prima di lasciarmi un tenero bacio.'

Avrei dovuto passare con lui la serata oggi. Mi aveva promesso un per sempre, un per sempre che è durato una settimana, forse. Penso amaramente.
Cara il per sempre non esiste.
Lo so, l’ho capito solo ora però.
“Em non ho nessuna voglia di festeggiare stasera. Se proprio vuoi usciamo domani sera, ma oggi no. Non me la sento di uscire. Già so che mi pentirò di averti dato retta.” Le dico con la voce strozzata dalle lacrime.
“E va bene Tea, ma solo perché sono buona. Ti salutano le altre ed Ed, comunque.”
“Salutali anche da parte mia. A proposito di Ed come stanno andando le cose tra di voi?” Le domando cercando di cambiare discorso.
“Tea non voglio…”
“Em, te lo chiedo per farmi sapere come va il mondo fuori dalla mia stanza, quindi non farti troppe paranoie.”

' “Comunque sono stata bene questo pomeriggio, quindi non farti troppe paranoie.”
“Anche io sono stato bene questo pomeriggio con te.” Ti avvicini e mi tiri per le mani che tieni ancora tra le tue.'

Come un pugno nelle stomaco quelle parole mi riportano al nostro primo appuntamento. Sento la voce indistinta di Em che continua a parlare, ma io non la sto nemmeno ascoltando.
“Tea, mi stai ascoltando? Se dovevi chiedermi di raccontarti come va il mondo qua fuori per poi non ascoltarmi potevi evitare di chiedermelo!” Ora la voce di Em è più forte e decisa.
“Scusami… io…” Dico in un sussurro che a malapena ho sentito io.
“Tea ti era venuto in mente lui vero? Senti per quanto il suo comportamento sia stato orribile io spero che si accorga dell’errore che ha fatto prima che sia troppo tardi, ma non può farlo se tu non esci da quella stanza e soprattutto se non la smetti di pensarlo così intensamente. Comunque per farla breve, dato che sennò perdo la tua attenzione, con Ed va molto bene ultimamente, e sinceramente sono un po’ preoccupata.”
“Em goditi questi momenti e poi non devi preoccuparti di nulla, Ed è completamente perso di te quindi togliti tutti i dubbi che sicuramente avrai per la mente.”
“Va bene Tea, ma tu promettimi che domani torni ti prego.”
“Quanto sei insistente.” Dico ridendo. “Domani tornerò a rompervi le palle. Contenta Emma?”
“Certo che sono contenta anche perché hai riso e quindi sai cosa vuol dire? Vuol dire che stiamo facendo progressi cara!” Dice scoppiando a ridere da sola.
“Mi sa che tu stai male. Ora torna dal tuo Ed, perché so che ti sta aspettando fuori dalla stanza. Non pensare che non mi sia accorta di come la musica magicamente si sia alzata quando hai incominciato a parlare di lui. Ora vai su, che il tuo fidanzato ti aspetta.” Dico ridendo appena.
“Io ancora non mi spiego come hai fatto ad accorgerti della musica se non mi stavi nemmeno ascoltando. Bah, evito di fare altre domande e ti lascio, tu non rimpinzarti di cibo e non deprimerti, ok?”
“Ok capo! Ci vediamo domani. Ciao Em.” La saluta sorridendo debolmente.
“A domani Tea. Ciao.” Dice poco prima di riagganciare. Appoggio il cellulare a terra e poi avvicinandomi al computer lo accendo, mentre aspetto che si accenda prendo tra le mani le nostre foto e mi appoggio al lato del letto. Le guardo una ad una, e quando ne trovo una scattata quel giorno sorrido sfiorandomi le labbra nel ricordo del nostro primo bacio e come per magia vengo catapultata a quella sera che ricordo come fosse ieri.

'Sono in corriera, sono sola e agitata. È la terza volta che usciamo e a me sembra ancora la prima. Maledetto cuore, perché devi battere così forte anche senza la sua presenza? Perché? Mi ricoverano per arresto cardiaco se non torni a battere normalmente, cavoli. Nelle mie orecchie incomincia a cantare Luca Dirisio.
Ci vuole calma e sangue freddo
Ci vuole calma yeah.
Non posso crederci, sicuramente qualcuno si sta divertendo a prendermi in giro. Come posso mantenere la calma, come? Maledetta canzone e maledizione a me che alle altre la canto sempre quando sono agitate! Dannazione ancora due fermate e poi c’è la sua.
Respira, ricordati che respirare aiuta sempre.
E tu dove eri fino ad ora? Non potevi spuntare un pochettino prima?

No, certo che no se no come avrei potuto divertirmi nel sentirti sclerare. Dai sei così cattiva da togliermi il divertimento?
No, ma dico di solito la coscienza non dovrebbe essere la parte di noi buona che sente rimorso, sensi di colpa, eccetera? Lo dico perché di solito, sottolineo il di solito la coscienza è la parte buona di noi, tu sembri la parte sadica di me, invece! Ti diverti a vedermi agitata e in iperventilazione!
Esagerata adesso, io sono la parte di te nascosta. Se tu sei già buona di tuo io non posso che essere la parte cattiva non credi?
Balle.
Mi metti in dubbio?
Io metto sempre indubbio me stessa.
Touchè.
E ora zitta che sono arrivata. Appena scendo dalla corriera ti vedo e ti vengo in contro sorridendo. Come fai ad essere sempre così bello, eh? Appena ti giri verso di me sorridi, e sei sempre più bello.
“Ehi Al.” Dici dandomi due baci sulle guance, appena ti sono vicino.
“Ehi Ricky.” Dico arrossendo fino alla radice dei capelli.
“Vogliamo andare?”
“Certo, dove mi vuoi portare?” Domando curiosa.
“Al Eanigma.” Dici prendendomi per mano. Appena sento quel nome storco il naso in un’espressione al quanto schifata.
“Che c’è?” Domandi notando evidentemente, la mia espressione.
“Non mi è mai piaciuto quel posto, diciamo che non me ne hanno parlato poi così bene.”
“Se ti prometto che non ti succederà nulla ci vieni?” Dici facendo quella faccina così coccolosa che non posso non cedere.
“Sei sleale.” Dico ammonendoti. “Non puoi fare quella faccina da cucciolo abbandonato.” Dico imbronciandomi.
“Era un sì?”
“Sì.” Dico sospirando guardandoti mentre ti apri subito in un bellissimo sorriso.
Sei illegale. Decisamente.


Ora siamo fuori dal locale e non posso dire di non essermi divertita. È già mezzanotte e i miei mi hanno appena chiamato per dirmi che sono venuti a prendermi. Ti guardo e sei così bello che mi incanto a guardarti.
“Allora il verdetto?” Mi riscuoto e ti guardo perplessa, il verdetto di cosa? “Della serata all’Eanigma.” Dici sorridendo rispondendo alla mia muta domanda.
“Non mi posso lamentare.” Dico scherzando. “Ho passato una bella serata, alla fine non è poi così male come posto.”
“Quindi ci ritorneresti con me, tipo il prossimo sabato sera?”
“Non so ci devo pensare. Prova a convincermi.” Dico scherzando.
“Come?” Domandi avvicinandoti sempre più fino a lasciare solo pochi centimetri a dividere il mio viso dal tuo. Fisso i tuoi occhi che percorrono la linea del mio naso per poi fermarsi a fissare le mie labbra. Ti vedo mentre ti avvicini sempre più, poi torni a guardarmi negli occhi per cercare un mio consenso, consenso che sembri trovare dato che appoggi delicatamente le tue labbra sulle mie. Appena mi rendo conto del contatto trattengo il respiro e spalanco gli occhi. Da quanto tempo avevo immaginato questo momento?
Piano incominci a muovere le tue labbra sulle mie, piano poi incomincio a anche io a muovere le mie cercando di imitare i tuoi movimenti.
Perché mi sento così impedita e goffa? Sono così imbranata. Non so cosa cavolo fare. Cerco di pensare a cosa farebbe una persona normale al posto mio e piano alzo una mano per portarla ai tuoi capelli. Sento i tuoi denti prendere il mio labbro inferiore per poi abbassarlo, come per invitarmi a lasciar entrare la tua lingua. Permesso che non posso non concedere. Appena sento la tua lingua toccare la mia non posso non sentire ancora più forte di prima il sapore di sigarette, menta e birra. Non avrei mai pensato che il sapore delle tue labbra avrebbe potuto piacermi così tanto.'

Mi sfioro di nuovo le labbra e sorrido ascoltando la canzone che ora arriva dal soggiorno. 

Give a little time to me, or burn this out,
we’ll play this hide and seek to turn this around,
and all I want is the taste that your lips allow.
My, my, my, my oh give me love.

Il significato di queste parole mi sconvolge, e non posso non pensare, ancora, a te.
Dammi un po’ di tempo per me. È questo che hai fatto? Ti sei preso un po’di tempo per te o hai voluto donarne un po’ tu a me?
Distruggeremo tutto questo. Cosa distruggeremo? Cosa vuoi distruggere? Me? Te? Noi?
Giocheremo a nascondino. Io sto giocando. Mi sono nascosta per una settimana, ma tu non mi hai trovato. 
Per capovolgere le cose. Incomincerai tu a nasconderti? Sarò poi in grado di trovarti o semplicemente farò come te? Capovolgeremo le cose, ma come?
E l’unica cosa che voglio è il sapore
Che concedono le tue labbra.
E questo non può che essere vero. Come vorrei poterti dare almeno un ultimo bacio, uno solo per poter vedere se il tuo sapore è sempre quello. Per poterlo imprimere meglio sulle mie labbra e sui miei ricordi.
Perché ti distruggi così? Perché?
Mio, mio, mio, mio dammi amore. Perché vorrei solo che mi sia dato amore, cara coscienza.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Momo's Space
Buona sera a tuttiii!! :3 
Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo! Spero vivamente vi piaccia! :)
Volevo avvisarvi che forse il titolo cambierà, anche perché non centra poi molto con la storia, non so ancora quando, anche se probabilmente lo cambierò una volta finita.
A proposito di fine, pensavo di farla durare ancora un po' di capitoli, non so quanti di preciso.
So di aver causato un bel po' di caos, probabilmente, con lo scorso capitolo, ma è anche dovuto al fatto che non durerà molto, e in parte è dovuto al fatto che volevo raccontare il primo incontro e la prima uscita, il resto dei fatti importanti, sono e saranno raccontanti nei flashback. 
Quindi chiedo scusa se magari vi ho causato scompiglio o vi ho fatto pensare di aver perso dei pezzi, tranquille non avete perso nulla! :)
Non ho molto altro da dire, grazia a tutte voi che mi seguite, a voi leggete e basta e a voi che recensite! 
Un grossissimo bacio,
Momo :3



 
Capitolo 10

Siamo al Eanigma, per quanto io abbia insistito per andare da un’altra parte, per evitare di incontrarlo, loro non hanno voluto sentire ragioni.
“Ma fregatene, non ci pensare!” Mi avevano detto. Certo come se fosse così semplice.
Però eccomi qui, dopo un infinità di preghiere e minacce, a festeggiare la mia entrata nel mondo degli adulti.
“Althea potresti almeno fare finta di divertirti.” Dice Giorgio, l’unico suo amico che ha deciso di rimanere anche amico mio.
“Gio, siete voi che avete insistito per uscire, io non ne avevo nessuna voglia, lo sai bene.” Dico scocciata giocando col ghiaccio nel mio bicchiere.
“Tea non potevi rimanere in quel buco che ti ostini a chiamare camera per sempre, quindi ora alzi il culo e vieni con me a ballare.”
“Gio, dai lasciami qui. Guarda c’è Michy che è sola, va con lei.” Gli dico facendoli notare che la sua cara amata è sola al bancone. Credo che sia anche per lei se è voluto rimanere amico mio, chi l’avrebbe mai detto che Gio in fondo avesse un tenero cuoricino in grado di innamorarsi.
“Con lei ballerò dopo, sempre che voglia ballare con me.” Sussurra amareggiato. “Ora invece, voglio ballare con te mia cara amica quindi, alzati e vieni con me, se no sai cosa ti aspetta.”
Sbuffo, quando si mette in testa qualcosa è difficile, poi, riuscire a farlo desistere. Rassegnata mi alzo e appoggiando la mia mano sulla sua mi inoltro in mezzo a tutti quei corpi sudati che puzzano d’alcool.
In mezzo a tutta quella gente riesco comunque a sentire un paio di occhi fissi sulla mia schiena, occhi che riuscirei a riconoscere ovunque solo per l’effetto che mi fa averli addosso.
Guardo Gio e mi avvicino al suo orecchio. “C’è anche lui. Prova a guardare dietro di me.” Gli dico.
Alza gli occhi e riesco perfettamente a capire che ho ragione.
Sospiro e piano cerco di allontanarmi da tutta quella gente.
“Dove pensi di andare?” Dice fermandomi per il polso. “Vieni subito qui, solo perché lui è qui non vuol dire che devi tornare a nasconderti in quel tavolino dimenticato da tutti.”
“E va bene, ma solo una canzone poi torno a nascondermi, come dici tu, anche perché sono curiosa di vedere i vostri regali.” Dico cercando di sorridere.
Non protesto quando mi riporta vicino a lui prendendo le mie braccia per portarle attorno al suo collo, portando poi le sue ad abbracciare la mia vita.
Sento i suoi occhi bruciare per tutta la canzone sulla mia schiena.
“Tea non pensarci. È stato un idiota e non può fargli che bene guardarti mentre balli con altri. Dovrebbe invece stare più attento a quel che fa la sua morosa.”
“Perché?” Domando curiosa.
“Beh, come dire… è una che ci va con tutti, l’ha tradito un bel po’ di volte in passato e sono sicuro che lo abbia fatto anche in queste poche settimane.”
No, aspetta, lui mi ha lasciato per stare con una così. Non ci posso credere.
Gli mancava il peso delle corna evidentemente.
No, ok questa era divertente. Penso ridacchiando tra me e me.
Lo so, lo so.
Non gasarti troppo ora.
“Stai scherzando spero.” Dico fingendo una risata, che non è poi così finta.
“Magari scherzassi, ci sono andato pure io, mentre stavano insieme.”
“Cosa?” Dico strabuzzando gli occhi, allontanandomi un po’. Ok sapevo che non si faceva problemi ad andare anche con tipe fidanzate e anche se non approvo questo suo comportamento, non sta a me giudicare, ma non pensavo che ci sarebbe mai andato con la ragazza di un suo amico.
“Non guardarmi così, non siamo mai stati poi così amici e in più ero ubriaco, so solo che la mattina dopo mi sono svegliato con un mal di testa allucinante e lei nel mio letto. Non è stato poi così difficile fare due più due.” Dice tranquillo.
“E perché non glielo hai detto, scusa?” Domando ancora più sconvolta.
“Perché sapeva a cosa andava in contro mettendosi con lei, glielo abbiamo detto più volte che era una facile, anche troppo facile, ma non ha voluto ascoltare nessuno.” Dice facendo spallucce.
Lo guardo ancora allibita e appena finisce la canzone mi allontano da lui e da tutta quella gente per tornare al tavolo dove trovo tutti gli altri.
“Che è successo?” Domanda Michy.
“Nulla, ho solo scoperto che la morosa del coglione gli fa le corna e che lui evidentemente è contento così.” Dico sconvolta io stessa di quel che sto dicendo.
Mi domando come si possa essere cornuti e felici insieme. Bah, non credo lo capirò mai.
“Sempre detto che è un idiota, comunque è qui Tea.” Dice Em, guardandomi in attesa di una mia reazione.
“Lo so.” Dico guardando verso tutta quella gente, dove prima avevo sentito i suoi occhi sulla mia schiena.
“E ora di aprire i regali, vecchia.” Gio sorride arrivando con varie buste in mano.
“Gio quante volte dovrò dirti di non chiamarmi vecchia?!”  Dico fingendomi arrabbiata.
“Mia cara, ma è quello che sei!” Ride imitando la voce di un bambino innocente. Cosa che lui non è per niente, almeno non fisicamente.
Scuoto la testa sorridendo e per un secondo prendendo le buste in mano mi dimentico che anche lui è qui.
 

Dopo aver aperto i regali Gio mi ha sequestrata di nuovo per presentarmi un suo amico, che devo dire è davvero un bel ragazzo. Occhi blu come l’oceano e capelli neri come la pece, un accostamento che mi è sempre piaciuto in un ragazzo.
“Piacere io sono Diego.” Dice porgendomi la mano.
“Piacere io sono Althea.” Dico stringendogliela.
“Ora che avete fatto le presentazione potete tuffarvi nella mischia e ballare!” Dice Gio entusiasta spingendoci ancora più vicini per poi buttarci in mezzo a tutta quella gente.
Mi sa che non sta tanto bene.
Sa anche a me.
“Dato che ormai siamo qui, ti va di ballare con me?” Mi domanda Diego, e come posso dirgli di no dopo le due birre che ho bevuto sotto minaccia di Mad? Come posso dirgli di no se mi guarda con quello sguardo speranzoso?
Non puoi, semplice.
Appunto non posso.
“Certo.” Dico, forse un po’ troppo entusiasta, ma il sorriso che nasce sul suo viso mi fa sciogliere, colpa delle birre sicuramente.
Per stasera puoi anche permetterti di scioglierti davanti ad altri sorrisi che non sono i suoi, puoi non pensarlo per oggi. Ne avrai altri di giorni per pensarci e per struggerti, ora pensa solo a Diego che non vede l’ora di ballare con te.
Sai cosa coscienza? Hai pienamente ragione!
Lo so cara, lo so.
Balliamo per non so quanto tempo, so solo che quel formicolio alla nuca è tornato, qualcuno mi sta fissando ne sono certa e forse so anche chi.
“C’è un ragazzo che ti sta fissando sai? O meglio che ci sta fissando.” Dice Diego confermando i miei dubbi. “Non è che hai il ragazzo? Gio mi aveva assicurato di no, ma non sarebbe la prima volta che mi presenta ragazze fidanzate.”
“No nessun ragazzo. Ci siamo lasciati un due settimane fa circa.” Dico rimanendo abbracciata a lui.
“Da come mi guarda sembra tutto il contrario.” Ride osservandomi.
“Beh problemi suoi, sai mi ha lasciato per rimettersi con la sua ex che oltre tutto l’ha sempre tradito.” Dico con la voce un po’ strascicata. “Sai ho pensato più volte di essere io quella sbagliata, magari avevo fatto qualcosa che lo ha allontanato e adesso che sono venuta a sapere che lei lo tradisce non posso non pensare che sicuramente è colpa mia, insomma quale ragazzo mollerebbe una ragazza che lo ama per tornare dalla ex troia?” Mi allontano un po’ per guardarlo negli occhi.
“Un deficiente? Un idiota?” Dice ridacchiando.
“Forse.” Sussurro riappoggiando la testa sulla sua spalla.
“Comunque sia non è colpa tua, semplicemente è stupido anche perché non si può dire che non provi qualcosa per te dato che se mi avrebbe lì davanti mi pesterebbe a sangue.”
“Non ne avrebbe il diritto e comunque non lo farebbe mai, sa che se oserebbe anche solo farlo non avrebbe più speranze, se mai vorrebbe tornare con me.”
Mi allontana un po’ per potermi guardare negli occhi. Mi sta guardando in un modo strano.
“Solo un idiota non vorrebbe tornare con te una volta capiti i propri errori, fidati.” Dice serio questa volta, lo vedo avvicinarsi sempre più e non posso non capire quali sono le sue intenzioni, intenzioni che se non avessi qualcun altro per la testa, ricambierei volentieri, ma con lui che ci guarda e con lui nella mia testa non posso non allontanarmi e scappare lontano da Diego.
Appena arrivo fuori, mi appoggio al muro vicino all’entrate sentendo l’aria fresca dei primi giorni di maggio arrivarmi in viso, rinfrescandomi e calmandomi all’istante.
Cerco una panchina e appena la vedo mi avvicino per sedermi, e solo ora che mi stacco dal muro mi accorgo di come le mie gambe hanno incominciato a tremare, facendomi forza continuo a camminare e appena arrivo alla panchina mi ci butto sopra.
Ma che grazia ragazza. Mi riprende la mia cara amica.
Senti non incominciare, ok? Non è il momento. Penso appoggiando i gomiti sulle ginocchia e prendendomi la testa tra le mani. Anche da qui riesco a sentire la musica che esce dal locale e appena riconosco la canzone mi pietrifico.
 
We were lost in the middle
Like bottles in the ocean
But we found one another
Like the answer to a question
Like words to a love song
Like a river to the red sea
Finding you is so hard
But loving you is easy…

 
‘ “Amore senti che bella questa canzone!” Dico alzando il volume dello stereo e iniziando a canticchiarla.
“Certo, bellissima, ma mai quanto te.” Dice poggiando le mani sui miei fianchi e spostandomi i capelli da una parte.
“Uff… come fa a non piacerti? È bellissima, e comunque smettila di fare il ruffiano.” Dico quando incomincia a lasciarmi baci sul collo.
“Io non faccio mai il ruffiano.” Si finge offeso. “Se volevo fare il ruffiano facevo altro.” Dice abbassando la voce rendendola più roca di quel che è, continuando a lasciare baci sul collo incominciando a farmi il solletico con la barba.
“Smettila dai, sai che mi fai il solletico.” Dico ridacchiando.
“Mmh… io tento di sedurti con baci sul collo e tu ridi?” Dice girandomi tra le sue braccia per poter guardarmi in viso.
“Ehi non è colpa mia se soffro il solletico.” Rincominciando a ridere appena vedo la sua espressione offesa.
“Vedremo poi chi riderà.” Mi prende in braccio, facendomi lanciare un urlo di sorpresa, per appoggiarmi sul letto, per poi distendersi su di me.
Il suo sguardo è diverso, non è come quando giochiamo, è più liquido.
La sue mani sono un po’ più audaci e incominciano a vagare sul mio corpo piano, lasciando dietro di se una scia calda che riesce a scaldarmi anche oltre la stoffa dei vestiti.
Lo guardo tentando di capire fin dove vuole arrivare, sa benissimo che sarebbe la mia prima volta e sinceramente ho un po’ di paura.
“Non guardarmi così, sai che non voglio che tu abbia paura di me, non faremo nulla che tu non voglia, ok?” Domanda stendendosi accanto a me incominciando a massaggiarmi il ventre con la sua mano grande e calda.
“Non ho paura di te, lo sai bene. E che non so tu hai avuto comunque tante ragazze e invece io, si bon hai capito no?” Dico nascondendo il viso ormai rosso di vergogna nell’incavo del suo collo.
“Ehi, te l’ho detto tante volte che avrei aspettato che tu fossi pronta, quindi non preoccuparti, poi per il fatto che tu non sia stata con nessun’altro ragazzo in quel senso non fa altro che farmi piacere. Per il resto sai benissimo che quelle ragazze non erano e non sono niente in confronto a te quindi non farti questi problemi ok?” Mi alza il mento con la mano libera per poi lasciarmi un dolce e lungo bacio che pian piano diventa sempre più audace e pieno di desiderio. Senza staccarsi si riporta sopra di me facendo vagare la mano sul mio ventre più su alzandomi così la maglietta.
Mi stacco appena dalle sue labbra. “Ricky io ecco…” arrossisco anche solo al pensiero di quel che sto per dire.
Lui intanto è sceso sul mio collo e, beh ora i suoi baci non mi fanno ridere per nulla.
Un timido gemito esce dalle mie labbra quando la sua mano sale ancora più in su incontrando la stoffa del reggiseno, lo sento sorridere sul mio collo mentre continua a giocare con la mia pelle.
“Stavi dicendo qualcosa prima?” Dice con voce roca sorridendo ancora, maledetto lo ha fatto apposta.
Prima che riesca ad allontanarlo per rispondergli, infila piano la mano sotto il mio reggiseno facendomi dimenticare ogni parola che volevo dirgli.

Gli alzo il viso e lo bacio, lo bacio come non avevo mai fatto prima. ‘
 
Sento le lacrime sulle mie guance al ricordo della nostra prima volta, veloce le asciugo e mi preparo a rientrare, respiro profondamente chiudendo gli occhi cercando di scacciare tutti quei ricordi, solo per stasera, mi prometto.
Appena mi alzo mi accorgo che non sono sola. Lui è lì fermo davanti alla panchina dove ero seduta che mi fissa, faccio finta di non averlo visto e incomincio a camminare vero l’entrata.
Una mano mi ferma prendendomi per il polso e girandomi prepotente verso il suo proprietario, proprietario che ho paura di guardare in faccia.
“Chi era quello?” Dice la sua voce con rabbia.
Cosa hanno sentito le mie orecchie?
Alzo il viso sconvolta dalla sua gelosia e arrabbiata per la sua reazione. “Nessuno che potrebbe interessarti.” Dico sputando quelle parole con rabbia. “E ora lasciami.” Dico fissandolo con rabbia.
“Ti sei consolata presto, vedo. Meno male che eri tanto innamorata.” Dice sprezzante.
“Forse mi hai scambiato per qualcun’altra.” Dico strattonando il braccio per fargli mollare la presa sul mio polso, presa che si allenta immediatamente.
Appena rientro non posso che tirare un sospiro di sollievo, mi avvicino al nostro tavolo e trovo Michy e Gio che si baciano, o meglio si divorano allegramente. Poco dopo che mi siedo vedo Ann sedersi accanto a me.
“Dove eri finita?” Domanda guardandomi preoccupata.
“Ero uscita a prendere un po’ d’aria.” Alzo le spalle e prendo il suo bicchiere per bere un po’ di qualsiasi cosa contenga. “Quei due hanno finalmente ammesso di piacersi vedo!” Dico cambiando discorso e indicando la coppietta vicino a noi.
“Già, era anche ora. Gio non faceva altro che spogliarla con gli occhi ogni volta che uscivamo, e non sai cosa è successo prima!” Mi dice ridendo.
La guardo curiosa incitandola a continuare. “Un tipo le si era avvicinato e ovviamente aveva incominciato a provarci, appena Gio lo ha visto allungare un po’ troppo la mano è scattato verso di loro e ha fatto una scenata che non puoi immaginarti! Michy poi aveva incominciato a dirgli che era uno stupido e che non doveva permettersi, Gio non c’ha visto più e l’ha baciata facendola zittire all’istante. Da allora non si sono staccati nemmeno un momento.” Dice ridendo.
“Ma no! Volevo esserci! Uff… mi perdo sempre le scene più divertenti!” Rido immaginandomi la scena.
“Tea! Finalmente ti ho trovata!” Urla Mad avvicinandosi correndo col fiatone.
“Mad calmati che è successo?” Domando preoccupata.
“Ricky…” Dice cercando di respirare normalmente. “Lui ha tentato di pestare il tipo con cui stavi ballando prima!” I miei occhi si spalancano dallo stupore. Cosa ha fatto? Il mio Ricky non avrebbe mai… no aspetto l’ho definito mio?
Così pare.
“Cosa…? Sei sicura?” Domando sconvolta.
“Sì, li ho visti, quel tipo gli si è avvicinato e evidentemente gli avrà detto qualcosa che non gli è piaciuto molto dato che ha tentato di pestarlo! Sono sicura al cento percento che riguardasse te quella cosa!” Annuisce vivacemente con la testa.
“Come fai ad esserne sicura?”
“Ho sentito dire da due tipi che quel Diego, se non sbaglio, ha detto ‘Non puoi controllarla, non è più la tua ragazza e se voglio posso farmela quando voglio. ’ O una roba del genere comunque. Quindi sono più che sicura che eri tu il soggetto di quella frase!” Dice risoluta continuando ad annuire.
“E cosa dovrei fare ora?”
“Nulla, però almeno adesso sappiamo che è geloso di te, quindi non dovrebbe metterci tanto a capire che vuole te e te soltanto. Quindi continueremo col piano arancia!”
“Piano arancia?” Domanda Ann perplessa.
“Ma si Ann, il piano arancia!” Dice convinta Mad, ma vedendo la faccia sempre più perplessa di Ann si decide a spiegarle che il piano arancia consiste, in pratica, a far tornare me e il coglione insieme.
“Ora ho capito tutto.” Dice Ann convinta annuendo a ogni parola di Mad.
Le guardo sconsolata e scuotendo la testa, vado al bancone per prendere un semplice thè freddo, per stasera ho bevuto abbastanza.
 
 
Mezzanotte è passata da un po’ quando sento arrivare un messaggio di mio padre che mi avvisa che mi aspetta davanti al teatro poco distante dal locale dove sono ora.
“Ragazzi il papi è arrivato, mi tocca andare.” Dico attirando l’attenzione di tutti.
“Devi andare di già?” Domanda Em triste.
“Volere superiore Em.” Dico andando ad abbracciarla. “Grazie mille per il regalo.” Dico ricordando l’enorme peluche che mi ha regalato.
“Di nulla e poi ti avevo detto che te lo avrei regalato per il compleanno.” Sorrido e vado a salutare tutti gli altri.
“Grazie mille a tutti, nonostante tutto è stata una bella serata.” Dico sorridendo.
“Sapevo che era una buona idea farti uscire!” Dice orgoglioso Gio.
“Ma se l’idea è stata della mia ragazza?!” Controbatte Ed sconvolto.
“Ed sempre a puntualizzare, mamma mia non si può dir niente.” Dice scocciato Gio.
Vedendo la sua faccia scoppio a ridere seguita poi da tutti gli altri.
“Ora vado sul serio se no chi lo sente poi mio padre. Grazie ancora ragazzi.” Dico prima di risalutare velocemente tutti e prendendo le varie buste con tutti i regali.
Lanciando un ultima occhiata e un ultimo saluto mi avvio verso l’uscita, sperando di non dover incontrarlo.
Il grande cane peluche fa bella mostra di se uscendo per metà dalla borsa e appena me ne accorgo mi fermo un attimo per sistemarlo.
Appena rialzo lo sguardo è lì davanti a me con in mano una scatolina, cerco di non farci caso e mentre sto per sorpassarlo la sua mano mi ferma per la seconda volta quella sera.
“Al aspetta un momento, vorrei solo…”
“Devo andare, mio padre mi aspetta.” Dico interrompendolo subito.
“Aspetta almeno un secondo, vorrei darti il regalo che ti avevo preso.” Dice mettendosi davanti a me porgendomi la scatolina che aveva in mano. “Me lo porto dietro da una settimana sperando di potertelo dare, ma non ti ho vista per una settimana e poi eri sempre con le tue amiche e non ho avuto occasione di dartelo prima.”
“Puoi tenertelo, non me ne faccio nulla.” Dico cercando di non far notare quando la sua vicinanza e la sua voce mi destabilizzino.
“Aprilo almeno, ti prego.” Dice cercando i miei occhi, occhi che sono fissi sul suo regalo.
Sospirando riappoggio per terra le buste e gli prendo dalle mani il regalo, lo vedo sorridere con la coda dell’occhio e non posso non pensare a quanto mi sia mancato.
Chiudo gli occhi per un breve momento, giusto per darmi la forza di aprirlo.
Li riapro e con loro apro piano anche la scatolina tra le mie mani.
Rimango sconvolta quando davanti ai miei occhi vedo una collana con due ciondoli uno è un’ancora e l’altro è una scritta in corsivo: ‘Harbour’, porto.
 
‘ “Tu sei la mia ancora di salvezza e il mio porto sicuro Al. Nonostante tutto quel che potrebbe succedere ti prometto che farò sempre ritorno da te. Come una nave fa il suo ritorno al proprio porto.” Dice tenendomi tra le sue braccia, spiegandomi il motivo di quella gita al molo.
Mi giro tra le sue braccia e gli sorrido. “Ti amo Ricky.” Dico per la prima volta quel che provo ormai da un po’ arrossendo vistosamente.
“Ti amo anche io Al.” Dice prima di baciarmi dolcemente. ‘
 
“Perché?” Sussurro, quasi.
“Lo sai il perché Al.”
“Non… non chiamarmi Al non ne hai il diritto.” Dico alzando il viso per guardarlo negli occhi.
“Ti avevo detto che nonostante tutto sarei tornato da te. Te lo avevo promesso.”
“Mi avevi promesso anche un per sempre, e quanto è durato Ricky? Una settimana, per poi lasciarmi?” Dico sprezzante. “Quindi per favore, te lo chiedo come favore lasciami in pace. Grazie per il regalo, ma ora devo proprio andare.” Dico richiudendo la scatolina e buttandola dentro una di quelle buste.
“Sto crollando Althea, senza te sto crollando.” Dice appena gli passo accanto.
“Beh allora ti guarderò crollare.” Dico evitando di guardarlo, per non fargli capire quanto le sue parole mi abbiamo distrutto. “Torna dentro da lei, ma sta attento a non far incastrare le corna nella porta, sai mi è stato detto che quella tipa non è proprio una persona fedele.” Dico incominciando a camminare senza voltarmi.
Appena svolto l’angolo mi permetto di far cadere le lacrime, che premevano per uscire da quando ho visto il suo regalo. Lacrime che quando arrivo, dove mi aspetta mio padre, diventano singhiozzi incontrollabili.
“Piccola che è successo?” Domanda mio padre sconvolto, correndo ad abbracciarmi.
“Andiamo a casa papà.” Gli dico ricambiando l’abbraccio.
“Sali in macchina intanto che metto queste buste nel bagagliaio.”
“Aspetta.” Lo fermo prima che mi prenda anche quella busta. “Questa la tengo davanti.” Dico con un filo di voce.
“Ok, ma ora sali in macchina.” Dice perentorio.
Asciugandomi il viso, mi siedo nel sedile davanti e dopo aver chiuso la portiera cerco quella scatolina, scatolina che riapro e come se richiamate, le lacrime ricominciano a scendere.
Sento la portiera sbattere e mio padre abbracciarmi ancora.
“Shh… ora andiamo a casa, ma non piangere. Ti prego.” Dice prima di accendere l’auto e partire.
Decido di mettere un po’ di musica sperando di riuscir a calmarmi e appena accendo la radio, la prima canzone che parte è Don’t Cry dei Guns.
Sorrido con le lacrime che continuano a scendere appoggiando la testa sul finestrino fresco, e prima di crollare in un mondo senza sogni mimo la frase ‘Don't you cry tonight, I still love you baby’.

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Capitolo 12
*** Avviso al lettore/lettrice ***


Mi dispiace comunicare che, come credo abbiate ormai capito, questa storia non avrà una conclusione o per lo meno non l'avrà ora. 
Non credo la cancellerò dal sito, anche perché mi dispiacerebbe cancellare tutte le vostre recensioni, ma se mai avrò di nuovo l'ispirazione e la voglia di tuffarmi di nuovo nel mondo di Althea la cancellerò e la riscriverò in modo diverso, anche perché io per prima sono cambiata come ormai sono cambiati i sentimenti che provavo.
Mi dispiace deludere chi la seguiva, ma se dovessi mettermi a scrivere qualcosa non sarebbe nulla di decente e la storia non avrebbe un Happy Ending, cosa che personalmente amo e che avevo progettato già in precedenza per questa storia.
Chiedo ancora scusa, ci vediamo in un'altra e prossima storia...forse.
Baci la vostra
Momo :)

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