Wizard 101 - Dove La Magia Ha Inizio

di smarsties
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 
L’area comune sciamava già di maghetti novellini, di prima mattina.
Courtney faceva parte di loro.
Era seduta sull’erba, all’ombra di un albero e lanciava ripetutamente dei sassolini nel laghetto. Era un ottimo passatempo.
Non sembrava tesa o preoccupata, anzi, era molto rilassata; era consapevole della strada scelta e non se ne sarebbe mai pentita, il suo orgoglio gliel’avrebbe impedito. Ha determinazione e, quando si mette in testa qualcosa, niente e nessuno può farle cambiare idea.
Di tanto in tanto, sbadigliava. Quella notte, non aveva chiuso occhio perché presa a lanciare delle occhiate all’orologio sul comodino; il tempo sembrava non scorrere mai.
Inutile dire che, come tutti, anche lei non vedeva l’ora che la campanella, la prima di una lunga serie, suonasse. Così fu.
Un signore dalla pelle scura, con un ancora tatuata sul braccio sinistro e vestito da cuoco, riunì tutti i ragazzi davanti all’ingresso di un grande edificio di pietra.
-Io sono Chef Hatchet, cuoco di Ravenwood e assistente fidato del preside McLean.- si presentò.
A Courtney parve, fin dall’inizio, un tipo fin troppo serio e severo. Per non parlare dei modi di fare, poi.
Chef aprì la porta di legno davanti a lui.
-E ora dentro, scarafaggi, di corsa!-
Li convogliò all’interno di una sala, simile ad un’aula magna. In realtà, era un vecchio anfiteatro abbandonato e, al posto delle sedie, c’èrano dei gradoni in marmo.
La ragazza si mise in prima fila, giusto per dare una buona impressione.
Si guardò un po’ attorno. Forse centinaia di maghi i quali, almeno una ventina, sarebbero stati con lei per tutto un intero anno.
A giudicare, tutte facce simpatiche anche se, forse, era un po’ troppo presto per giudicarli.
In sala entrò un uomo con dei folti capelli neri. Indossava un cappello a punta blu e un abito dello stesso colore, entrambi contornati da una striscia di nastro rosso.
-Salve a tutti, Io sono il preside della scuola di Ravenwood e il direttore di Wizard City. Il mio nome è Chris McLean.-
Con un semplice gesto, sulla sua mano apparve un immagine di un mondo, a loro forse sconosciuto al quale si alternano altre immagini spettacolari.
Ci furono degli “oh” e dei commenti di sottofondo.
-La spirale ha tantissimi luoghi, esplorati e non. Tutto ciò gira in torno a Nonno Quercio, cioè Bartolomeo, l’albero che mantiene l’equilibrio di tutta la spirale. Ogni anno, qui a Wizard City, vengono tantissimi maghi, giovani talenti ai quali insegniamo tutte le nostre conoscenze e … -
-Va al punto che cominci ad annoiarmi!- urla un ragazzo dai capelli bruni, i quali gli coprono gran parte del viso.
-Ok, facciamo come dici tu, roviniamo la scena! Ora, vi presenterò i vostri professori.-
Nella sala, entrano sette persone. A dire la verità, sono tre esseri umani, una mucca, una fatina, una rana e un cane ben vestito.
-Dalia Flammea è la professoressa del fuoco, John Burrasca è il professore della tempesta, Cyrus Drake è il professore della mitologia, Lydia Rosagrigia è la professoressa del ghiaccio, Muhlinda Wu è la professoressa della vita, Remo Cenerino è il professore della morte e Arturo Cambobello è il professore dell’armonia. Ora faranno l’appello e voi li seguirete in classe.-
I professori salutano amichevoli i ragazzi, tranne Drake.
Courtney aspettò impazientemente che fosse nominata.
E finalmente, dopo pochi minuti si sentì chiamare.
Urlò un “presente” e si diresse verso il professor Burrasca. A quanto pareva, sarebbe stata una maga della tempesta.
Era felice, aveva realizzato il suo sogno.
 
“Ma questo non è niente, la vera avventura non è ancora arrivata. Quella che la metterà alla prova. Quella che le permetterà di salvare l’intera spirale. Una storia di amicizia, amore, fiducia e gioco di squadra attende lei e altri sei ragazzi, pronti a tutto pur di sconfiggere una grande minaccia.”
 
 



 

Angolo dell’autrice:
Ok, non ammazzatemi.
So che un’altra long da portare avanti ma vi avevo promesso questa nuova storia e l’ho scritta!
Certo, A Tutto Reality: Il College ha la precedenza. Infatti, continuerò quella e mi dedicherò il più che posso anche a questa.
Come avete letto, in questa storia ci sarà anche John (chi ha letto TDC sa chi è).
Il capitolo è un pochiiiiiiiino corto ma è solo il prologo, mi rifarò in seguito.
Ora vi lascio, continuate a seguirmi.
Ciao.
 

Solluxy <3
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Tutti i professori condussero i loro allievi ai loro dormitori, due torri in pietra. Uno è per i ragazzi, l’altro per le ragazze.
Courtney entrò nel dormitorio femminile. C’èrano forse un’infinita di letti a castello e delle scrivanie sulle quali studiare.
L’edificio aveva più piani, tre per l’esattezza.
Avrebbe potuto benissimo scegliere dove dormire ma il destino, meglio conosciuto come Chris McLean, aveva già deciso al posto suo.
Si sarebbe dovuta cercare il suo letto da sola, dato che qualcuno non si era degnato minimamente di dire a tutti la disposizione delle camere.
Al primo piano non ebbe molta fortuna, salì al secondo.
Finalmente, la ragazza trovò un foglietto con sopra scritto il suo nome e la sua scuola. Wow, il destino era veramente intelligente!
Sopra ogni letto c’èra un’uniforme identica per tutti, con i colori della propria scuola. Nel suo caso, quindi, viola e gialla. Comprendeva anche un cappello dello stesso colore e una bacchetta. La sua aveva un manico giallo e, all’estremità, c’erano tre stelle: una più grande e due piccole.
Lei avrebbe dormito sopra.
La sua compagna di letto ancora non era entrata.
Courtney afferrò il foglietto sopra l’altra uniforme.
“Gwen, scuola della morte.”
Una ragazza dalla pelle cadaverica e dai capelli neri, con delle ciocche blu notte e gli occhi neri si avvicinò a lei.
-Finito a frugare tra la mia roba?- le chiese ironica.
L’altra, accortasi della sua presenza, si voltò di scatto, lanciando il foglietto chissà dove.
-Ehm, sì. Scusami.-
Cominciamo bene l’anno.
-Sono Gwen.-
-Courtney. A quanto pare, dormiremo insieme.-
Due mani, una ambrata e una fin troppo chiara, si strinsero saldamente.
-Di che scuola sei?-
-Della tempesta. Tu della morte, giusto?-
-Perspicace.-
Scoppiarono a ridere.
-A essere sinceri, non ho visto la tua scuola venendo qui.-
Gwen si sedette sul suo letto, seguita a ruota da Courtney.
-Non piacciono neanche a me le storie noiose, quindi cercherò di riassumere il tutto.- iniziò la gotica, se così può essere definita. –L’ex insegnante della morte, per qualche strana ragione, ha spostato la nostra scuola e quella dell’armonia, in posti sconosciuti. E mentre voi starete a Ravenwood, noi studieremo in due edifici dell’area comune.-
Come mai un ex professore dovrebbe spostare la scuola dove ha insegnato in un posto dimenticato? Bah.
Intanto, nel letto di fronte, si era sistemata una biondina, bassa di statura, dalla pelle candida e dagli occhi azzurri come il ghiaccio.
Prese la sua uniforme e, agitando la bacchetta, se la infilò. Era verde scura e bianca.
A Courtney parve subito una tipa strana.
Era distaccata. Mentre tutte le altre parlavano e si era formato un vociare quasi insopportabile, lei se ne stava in disparte a fare yoga.
Anche Gwen l’aveva notata.
-Che ne dici se … - stava per proporre.
-No, Gwen.- la precedette la sua amica.
-Perché no?-
-E’ … è strana, ecco!-
-Non sei proprio Miss Socievole.-
-Non mi piacciono le persone … -
-Strane?-
-Sì.-
Gwen roteò gli occhi.
-Come vuoi.-
 
 
Fu un moro dagli occhi verdi, con la chitarra sulla spalla e a dir poco carinissimo ad entrare per primo nel dormitorio maschile.
Si fiondò immediatamente alla ricerca del suo letto e non fu molto difficile.
Si trovava verso il fondo, al primo piano.
Lesse prima il foglio.
“Trent, scuola dell’armonia.”
Posò poi lo sguardo sull’uniforme.
Era dei colori della sua scuola, arancione e bianca ed era, a detta sua, semplice.
Qualcuno lo fece sobbalzare.
-Salve, mio compagno di letto, io sono Harold, un novellino della scuola della mitologia. E’ un vero piacere conoscerti.-
Sì voltò ed eccolo. Aveva dei capelli color carota e portava degli occhiali dalle lenti verdi che facevano sembrare i suoi occhi dello stesso colore.
-Salve, io sono Trent e sono della scuola dell’armonia.-
Intanto, poco più avanti, si sistemò un ragazzo dai capelli bruni. Sì, lo stesso che aveva interrotto il discorso di Chris.
Lanciò un’occhiata di disgusto all’uniforme, che infilò in fretta e lesse il foglietto del letto del suo “futuro compagno”.
-Chi diav0lo è Duncan?- chiese.
Neanche due secondi dopo, la porta sbatté contro il muro e ne entrò un ragazzo dagli occhi acqua marina e con un paio di piercing sopra la faccia. I capelli erano nascosti da un cappuccio.
Che fosse lui? Optiamo per un sì.
Non salutò nessuno e si diresse al suo letto.
Afferrò l’uniforme e se la mise. Il cappello lo lanciò chissà dove, mostrando la sua cresta verde fluo.
-Ti senti realizzato, adesso?- gli chiese il suo “compagno”.
-Sì, non immagini quanto.-
-Bah, contento te … -
Poi, vide la sua bacchetta.
-E io dovrei usare questa? Manco se mi pagate!- esclamò.
L’altro vide la sua. Era marrone e aveva, all’estremità, una pallina gialla.
-Concordo, fanno vomitare!-
-Ce solo un problema, come li facciamo gli incantesimi?-
-Ma che diavolo ne so io!-
Gesticolando, per sbaglio, dalle sue mani uscirono due fiamme che, per poco, non uccisero Duncan.
-Ma sei scemo? Stavi per bruciarmi!-
-No, sono John! Almeno adesso sappiamo come fare le magie.-
A Trent, intanto, le cose non andavano meglio.
Harold gli stava raccontando TUTTA la sua vita e del perché era venuto a Ravenwood.
Prima che potesse rispondergli male, qualcuno lo salvò.
-Ma lo hai notato che non glene frega nulla?-
Fu il bruno a parlare.
-Potevi  anche dirmelo, amico.- disse Harold. –Sai, una volta, quando avevo … -
-Basta!- urlarono i due.
-Le tue storie sono davvero pietose, sfigato.- aggiunse Duncan.
-Non mi interessa la tua opinione.-
-Vuoi vedere che ora ti faccio fuori?-
Il ragazzo gli si avvicinò minaccioso.
Trent sospirò. Si preannunciava un anno molto lungo.
 
 
Era notte fonda.
Due soldati sorvegliavano attentamente la caverna della Bocca Del Drago.
Il cielo era sereno e si vedevano anche le stelle.
Ad un certo punto, però, si oscurò tutto e inizio a diluviare.
Poi anche qualche fulmine.
Era una tempesta vera e propria e non si trattava di qualcosa di naturale.
Ci fu un botto e le due guardie caddero a terra.
Dalla caverna, uscì, a passi lenti, un uomo dalla lunga barba nera.
Ghignava soddisfatto e, con un gesto del suo scettro, si volatilizzò.
A pochi metri da lì, qualcuno assistette alla scena; era preoccupatissimo.
 
 
-Ora ci spieghi perché ci hai convocati alle due di notte?-
Drake fulminò Chris.
Tutti i professori erano in camicia da notte e, alcuni, avevano persino le occhiaie.
-E’ una questione grave, anzi gravissima.-
-Che è successo?- chiese Lydia.
Si sedettero tutti attorno ad un tavolo.
-Malistar è riuscito a fuggire. –sussurrò McLean.
Per un attimo, rimasero tutti immobilizzati.
-Cosa? Come ha fatto?- si riprese Muhlinda.
-Non ha importanza, noi dobbiamo catturarlo e rinchiuderlo, prima che faccia qualche danno.-
-Posso contattare alcuni dei diplomati, ci penseranno loro.- propose Cenerino.
-No, Remo, non accetteranno mai. Ormai, si credono dei montati solo perché hanno finito i corsi, non torneranno mai a Wizard City.-
-Non vorrai mica chiedere ai novellini?- si intromise Dalia.
-E’ l’unica soluzione!-
-Ma non sono pronti!- ribatté Arturo Campobello.
-Qualche altra idea?-
Ci fu così tanto silenzio che si sentirono i grilli.
-Ho già scelto i “fortunati”, li convocherò domattina.-
 
 
Anche se quello era il suo primo giorno, Courtney già odiava le lezioni del professor Burrasca.
Non che fosse noioso ma non faceva altro che saltare tra un banco e l’altro!
E non era l’unica a pensarlo. Lei poggiava la testa sulla mano mentre il suo compagno di banco si era addormentato, letteralmente!
Quella mattina, stava svolgendo una lezione sulla storia della magia.
La ragazza, per puro sbaglio, sbadigliò.
Non l’avesse mai fatto, il professore stava “saltando” verso di lei.
Diamine!
Appena le avrebbe rivolto la parola, si sarebbe dovuta inventare qualche scusa credibile, del genere “Mi scusi, questa notte non ho chiuso occhio per l’emozione.” Oppure “Il temporale di ieri notte mi ha spaventata.”
No, troppo ridicolo!
Optò per la seconda.
Per sua fortuna, però, il professore se ne fregò di lei e si avvicinò al suo compagno.
-Scott, sveglia!- disse scuotendolo dolcemente.
-E’ già ora di colazione?- chiese lui ancora con gli occhi impastati di sonno.
Aveva i capelli rossi, gli occhi neri ed era il tipico menefreghista della situazione.
-Puoi gentilmente spiegare alla classe ciò che stavo dicendo?-
-Ehm, ecco … -
Gli altri trattennero una risata a stento. La ragazza, invece, tentò di contenersi. Insomma, il professore era sempre sul suo banco!
A graziare il rosso, ci pensò l’arrivo di un ospite inaspettato in classe, Chef Hatchet.
-Chi di voi è Courtney?- chiese.
Sì alzò un po’ preoccupata.
-Io!- disse con un filo di voce.
-Devi seguirmi, ti vuole il preside.-
Ovviamente, ci furono i soliti commentini idioti.
Burrasca la guardò e annuì sorridendo.
La ragazza seguì il cuoco fino a fuori dalla classe.
-Bene, ora puoi continuare a spiegare.- riferì a Scott. –Aspetta, mi pare che tu non avevi nemmeno cominciato!-
Il ragazzo si fece un segno della croce. La sua fine era giunta.
 
 
-Ci deve essere un errore, non ho fatto nulla di grave.- tentò di spiegare Courtney, mentre seguiva Chef.
La condusse fino al cancello in ferro, davanti al palazzo della presidenza.
-Entra qui dentro, io vado a prendere gli altri.- ordinò prima di sparire in direzione di Ravenwood.
Altri? Chi altri?
A quanto pareva, non era l’unica ad essere nei guai.
Una volta davanti all’ingresso, fu costretta a fermarsi.
Davanti a lei c’erano due ragazzi. Uno aveva i capelli bruni, come i suoi, l’altro li aveva mori, con una cresta verde.
-Prego, amico, entra prima tu!- disse il primo.
-No, insisto, prima tu!- rispose l’altro.
-No, tu!-
-Tu!-
-Sono gentile, ti cedo il posto!-
-No, prego!-
All’interno, Chris guardò la scena scuotendo la testa.
Poi, con un gesto della bacchetta, ingrandì la porta.
-Perché non passate entrambi?-
-Ottima idea!- dissero in coro.
Courtney entrò dopo di loro, alzando gli occhi al cielo.
I maschi sono tutti idioti!
Oltre ai due stolti, nello studio c’era anche Gwen.
-Anche te nei guai?- le chiese.
-Meglio qui che in classe, a sorbirsi la lezioni di storia della magia del professor Burrasca.- sussurrò l’altra.
-A chi lo dici. Il professor Cenerino è la noia fatta persona!-
Intanto, entrò anche Trent.
Si avvicino a Gwen, i due si sorrisero timidamente.
La porta sbatté nuovamente contro il muro, lasciando entrare altre due persone.
-Dawn, lo sapevi che noi maghi della mitologia veniamo chiamati evocatori?-
Harold stava facendo una testa tanto alla bionda, la stessa che, il giorno prima, si era messa a meditare sul letto.
-Non vedi che non gliene frega niente?- esortò “cortesemente” John.
La ragazza era troppo buona per dirgli di starsi zitto.
-Siamo tutti?- chiese poi, in tono angelico, a Chris.
-Che vuoi da noi?- aggiunse Trent.
Il preside era seduto alla scrivania, aveva uno sguardo serioso.
-Diciamo che è una storia lunga. Malistar, ex insegnante della morte, dopo aver commesso guai in passato, è stato rinchiuso in una caverna. Ieri notte, in qualche modo, è riuscito a fuggire.-
-Tutto qui? Possiamo anche andare adesso.- disse John dirigendosi verso la porta.
-Aspetta! Il vostro compito è quello di trovarlo, sconfiggerlo e di riportarlo qui, nel minor tempo possibile.-
I ragazzi si immobilizzarono.
-Noi? Ma siamo dei novellini, non ne siamo capaci!- spiega Courtney.
-Sono sicuro che ce la farete, altrimenti potrete utilizzare l’infermeria di Wizard City.-
-Wow, grazie!- disse Duncan, con l’eccitazione di un vecchietto.
-Posso commentare l’uniforme?- chiese Harold cambiando discorso.
-No, non puoi!-
 Chris, con un gesto della bacchetta, consegnò tre copie di una carta magica a ciascuno. Erano degli incantesimi della loro scuola.
-Vi saranno utili.-
-Ci hai dato tre copie dello stesso attacco? Che diavolo ci facciamo!- commentò John.
-Le vostre bacchette contengono un altro incantesimo, dei meteoriti che non sprecano pepite.-
-Cosa sono le pepite?- chiesero in coro.
-Le pepite sono necessarie per combattere. Ne guadagnate una per turno e, in base a quante ne avete, potete utilizzare gli incantesimi. Quando diventerete più forti, vi saranno consegnate altre carte. Capito?-
Un piccolo momento di riflessione.
-Tutto chiaro.- riferisce Gwen a nome di tutti.
-Inoltre, avrete a disposizione un cellulare magico. Vi servirà per comunicare a distanza e la cosa migliore e che possono fare anche delle videochiamate.-
Allo schiocco di dita di Chris, nelle mani di ciascun ragazzo apparve un piccolo “gioiello.”
-Che forza!- commenta Harold.
-Vedo che ti piacciono tanto i colori delle scuole.- dice Duncan fissando il suo telefono color bianco e azzurro.
-Sì, tanto! Per muovervi, potrete utilizzare questa mappa.-
Il direttore consegnò una cartina di Wizard City a Courtney.
-Da dove iniziamo?- chiede Trent.
-Mi hanno detto che sono state avvistate strane cose a Via Unicorno, potreste cominciare da lì.-
-Allora, muoviamoci!- esclamò Dawn. –Prima arriviamo e meno tempo ci mettiamo!-
-Dimenticavo di darvi questa lettera.- li fermò Chris, dando una busta bianca a Gwen. –Datela al soldato Tenaglia, alle porte di Via Unicorno. Vi lascerà passare.-
 
 
-Secondo la mappa, Via Unicorno dovrebbe essere oltre quel ponticello.-
Courtney alzò per un attimo lo sguardo e indicò un ponte in pietra.
-Certo. Se ci fidiamo di lei, ci perderemo sicuramente.- ridacchiò Duncan.
-Cuciti il becco!-
Poco dopo, i ragazzi si ritrovarono davanti un uomo grassoccio, dai capelli biondi, che indossava un abbigliamento da soldato.
-Nessuno può passare, è vietato l’accesso a Via Unicorno. E’ piena di fantasmi!- urlò bloccandoli.
-Cosa? Ma noi dobbiamo passare!- esclamò John. –Apri quel maledetto cancello!-
-Che ne dici di adottare un’altra strategia?- gli sussurrò Courtney. –Ci manda il direttore McLean.- disse poi, riferita al soldato.
Gwen gli stese la busta.
-Sembra in regola, passate pure! Fatela vedere al soldato Cornelio, all’interno.-
 
 
-Questo posto è meraviglioso!- esclamò Dawn girandosi attorno. –E’ così colorato!-
Ad attrarre l’attenzione di John fu, invece, un’altra cosa, un edificio enorme circolare in pietra.
-Che cos’è quello?- chiese.
-Questa è l’arena dei combattimenti.- rispose una voce incognita, con un accento spagnolo.
Si girò e si ritrovo davanti … un cavallo? Già, proprio un cavallo.
-Chi diavolo sei?-
-Io sono il maestro Carlos, l’esperto delle lotte mago contro mago.-
-Che cosa sarebbe?-
-E’ una lotta in cui un mago può sfidare un suo amico.-
-Che cosa figa!-
A richiamarlo, ci pensò Courtney!
-John, vieni qui! Abbiamo trovato il soldato!-
Cornelio era grassoccio ma, a differenza dell’altro, aveva i capelli neri, quasi del tutto rasati. Anche lui aveva la stessa divisa.
-Cosa ci fate qui, maghi inesperti?- chiese. –Andate via, è pericoloso!-
-Ci manda McLean.- spiegò Gwen stendendogli la lettera.
Lui la lesse velocemente.
-Allora voi siete i nostri salvatori!-
-Siamo già famosi.- sibilò Duncan.
-Tanto per iniziare, che ne direste di levare dalla circolazione un paio di Anime Perdute? Tornate da me, appena finito.-
I ragazzi si incamminarono verso un parco, con al centro una fontana a forma di unicorno.-
-Ora capisco perché si chiama Via Unicorno.- disse Trent.
Poco dopo, un sentiero si popolò di spettri verdastri che si avvicinavano a loro, con fare minaccioso.
-Credo ce l’abbiano con noi!- riferì Dawn.
Harold consultò velocemente il suo libro, dove erano illustrati tutti i tipi di non morti.
-Sì, quelle sono le Anime Perdute!-
-Ora che facciamo?- chiese Courtney.
-Come che facciamo? Le attacchiamo, ovvio!- rispose John.
-Saranno forti, però. E’ la nostra prima lotta!- aggiunse Duncan.
Il bruno estrasse dal suo mazzo una carta.
Con un gesto delle mani, evocò un Gatto di Fuoco che, in un attimo, fece fuori  uno dei fantasmi.-
-Dicevi, cresta verde?-
-Come mi hai appena chiamato, scusa?-
-Calmatevi!- li bloccò Dawn.
Courtney si avvicinò ad un altro spettro.
-Dai, che stiamo aspettando? Facciamoli fuori!-
A poco a poco, ogni ragazzo trovò il suo avversario.
 
 
 
 
 

Angolo dell’autrice:
Ok, so di aver scritto (un poco) in aramaico la parte in cui Chris illustra come combattere ma non sapevo spiegarlo meglio!
Bene, che ne pensate? Avete capito di quale scuola fa parte ognuno?
Beh, non credo sia complicato ç_ç
Tre recensioni nel prologo sono più che sufficienti, mi accontento e sono ottime per cominciare :3
So che ho aggiornato dopo PIU’ di una settimana ma portare avanti due long non è facile.
Allora, siccome in questa storia uso il passato remoto e nell’altra il presente, segnalatemi ogni tipo di errore che riscontate. Io ho ricontrollato già, eh xD
Ora devo lasciarvi.
Ci sentiamo presto.
 

Solluxy <3
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


-Finalmente abbiamo finito.-
Un Harold stordito si avvicinò al resto del gruppo – che sostava su un marciapiede già da un po’ – e, allo stremo delle sue forze, si accasciò al suolo.
Nel frattempo altre Anime Perdute si rigenerarono quasi dal nulla.
-Oh, ma dai!- esclamò John.- Tutta la fatica che abbiamo fatto non è servita a niente.-
-Penso che quelle che abbiamo sconfitto sono più che sufficienti.- disse Trent. -Dai, torniamo indietro.-
Un lamento fece voltare i sei verso la fonte: l’ormai defunto Harold. Poi si scambiarono alcune occhiate interrogative.
-Ho capito, ci penso io.- tagliò corto Duncan, sbuffando.
Si caricò le gambe del povero sfigato sulle spalle e lo trascinò lungo decine di metri, facendogli sbattere più volte la testa in qualche crepa.
I mugolii soffocati furono i segnali che, il ragazzo da un cuore estremamente grande, ignorò. O almeno, fece finta di ignorare.
A meta tragitto, infatti, voltò la testa.
-Senti, ora mi hai veramente rotto. O ti stai zitto o finisco a massacrarti io come si deve, chiaro?- lo minacciò.
Ovviamente, il suo trauma post-combattimento gli impedì di rispondere.
-Lo prendo come un sì.-
Dei flebili colpi di tosse lo fecero sobbalzare. Buttò un urlo alla vista della bionda che, in qualche modo incognito, era arrivata al suo fianco.
-Hai finito di far del male a questa povera vittima innocente?- domandò Dawn incrociando le braccia al petto.
Duncan stava quasi per scoppiare a ridere … quasi.
Tsk, povera vittima innocente un corno, mia cara.
Non aspettò una risposta. Agitò la sua bacchetta e Harold iniziò a fluttuare in aria, avvolto tra una strana nube verde.
-Wow!- si lasciò sfuggire Gwen.
-Come hai fatto?- chiese Courtney, sorpresa.
-Anche mia mamma ha frequentato il corso da mago della vita e mi ha insegnato qualche trucchetto, prima di venire qui a studiare. Ora andiamo, il soldato ci starà aspettando.-
 
***
 
Cornelio li stava aspettando con un sorriso smagliante a trentadue denti e una scatola in mano.
-Cosa diavolo è quello?- domandò John, indicando lo scatolone.
Lui ne sfilò dall’interno una boccetta contenente un liquido violaceo.
-Queste pozioni vi serviranno per riacquisire energia, quando sarete a terra. Non sono parecchie ma penso che vi basteranno per la vostra prima esperienza. Se ne vorrete delle altre chiedetele al direttore Chris.-
Dawn, con uno schiocco di dita, le trasportò fino a dentro ad una borsa di stoffa marrone, attaccata al cinturino verde dell’uniforme. Una di queste, invece, la fece bere ad Harold che, in pochi secondi, si riprese e balzò in piedi con una grinta indescrivibile.
-Cos’è successo?- chiede poi, stranito dalla situazione.
Un sorriso compiaciuto da parte di John.
Wow, quelle pozioni sono veramente fighe.
-Comunque,- Trent interruppe il fantastico momento della guarigione, -abbiamo tolto dalla circolazione, come richiesto, qualche spettro. Ora cosa bisogna fare?-
Cornelio indicò una figura leggermente sbiadita, seduta all’ombra di un padiglione fatto interamente di legno.
-Andate da quel ragazzo, lui vi dirà con precisione ciò che dovrete fare.-
L’ultima frase bastò per far saltare i nervi al bruno e fargli assumere uno sguardo fulmineo.
-No, aspetta un attimo! Ci stai dicendo che noi dobbiamo andare da quel tizio che non si trova nemmeno a dieci metri da qui? Ma non ci puoi andare tu? No perché, ovviamente, dobbiamo essere noi a sgobbare, dato che noi siamo i prescelti e bla bla bla.-
Inutile spiegargli che era in servizio e che, per via di leggi scritte e pericoli vari, non poteva lasciare il posto.
Duncan lo afferrò per il braccio e lo trascinò via.
-Lascia stare.- biascicò secco.
-Lascia stare? Lascia stare un corno! E mollami quel braccio, cresta verde!-
-Scusa … come mi hai appena chiamato?-
-Io do i soprannomi a chi voglio, chiaro?-
Dawn si intromise tra i due, nel tentativo di fermare la rissa.
Nel giro di pochi secondi, dopo aver attraversato una breve stradina di ghiaia, si ritrovarono sotto quella specie di gazebo.
Un ragazzo con ciuffo di capelli bruni e una mantella verde sedeva all’ombra di quest’ultimo e suonava uno strano flauto, ricavato dalla canna di un bamboo. Aveva gli occhi chiusi e non si era accorto dei sette.
Courtney si schiarì la voce.
-Senti, il soldato Cornelio ci ha detto che tu hai una missione per noi. Ci manda il direttore.-
Recepita bene l’ultima frase parve come rinato: scattò in piedi, buttando lo strumento non si sa dove, e accennò un piccolo inchino.
-Quindi voi siete i lieti prescelti! Io sono Cesare Cantonotturno, lieto di conoscervi.-
Strinse la mano ad ognuno.
-Ci mancava solo l’esaltato per rendere la giornata uno schifo perfetto.- sussurrò John a Gwen, che le stava vicino.
Lei si limitò ad annuire.
Quando toccò ad Harold, ricambiò la stretta con un’altra altrettanto calorosa. Poi, non si sa né come e né perché, cominciarono a parlare del fantastico mondo della Spirale e dei segreti della magia.
Gli altri, intanto, tentavano di non addormentarsi.
-Sì, certo, le vostre storie sono molto interessanti ma a noi serve la missione.- Trent si mise tra i due, per interrompere l’inutile discorso. –Abbiamo sconfitto le Anime Perdute. Ora, cosa dobbiamo fare?-
Un sospiro di sollievo rumoreggiò nell’aria.
-Dovete attraversare tutta Via Unicorno ed arrivare fino al Labirinto Delle Siepi: Lady Angelica vi dirà cosa fare. Buona fortuna!-
Cominciarono ad incamminarsi. John era rimasto in fondo al gruppo e, prima di intraprendere quel lungo viaggio di malavoglia, bofonchiò: -Basta camminare, mi sono rotto!-
 
***
 
-Datti una mossa!- disse secca Courtney voltandosi verso John, il quale era a circa cinque metri dal resto del gruppo.
Il bruno accelerò il passo, sbuffando: già odiava quella vita, frenetica dal suo punto di vista.
-Arrivo, sta calma!- esclamò con il fiatone, benché avesse fatto sì e no una quindicina di metri a piedi. Camminando lentamente, per giunta.
-Forza, datti una mossa!- disse Duncan, scocciato più di lui.
-Senti, tu non puoi parlare. Chiaro?-
Sarebbe scattata sicuramente un’altra rissa, se solo Dawn non fosse intervenuta nuovamente a bloccarli: bastò un semplice colpo di tosse.
Continuarono a procedere lungo il marciapiede, senza mai mettere un piede lungo la strada … eccezion fatta per Harold che, per qualche motivo arcano, si era ritrovato lungo quella via popolata da vari tipi di non-morti.
-Ehm, io non credo che lì sia molto sicuro. Perché non ti sposti?- gli aveva consigliato Gwen. –Considerando anche che nemmeno venti minuti fa eri morto e sepolto.-
Lui cercò di assumere, senza buoni risultati, un’aria di superiorità: -Non ti preoccupare, so gestire questi mostri.-
Infatti, circa due secondi dopo si ritrovò davanti una strana bambolina fluttuante, vestita di viola e che portava una corona in testa.
-E tu chi sei?- chiese preoccupato.
In realtà non ci teneva a saperlo, ma fu la prima cosa che gli venne in mente.
-Io sono la Regina delle Fate e ora tu combatterai con me. È un ordine!-
Il ragazzo guardò con occhi da cucciolo il resto del gruppo in cerca di un po’ di conforto o, magari, di una mano.
-Che dite: andiamo ad aiutarlo?- propose Trent.
Duncan si lasciò sfuggire una risata, alla quale fu trascinato anche John. Courtney, guardandoli, alzò gli occhi al cielo con fare piuttosto irritato.
-Intanto noi andiamo avanti, tu poi raggiungici!- urlò poi ad Harold.
E mentre il gruppo si allontanava lui cominciò a preoccuparsi ulteriormente: era spacciato. Tentò di calmarsi e di partire all’attacco, prima che fosse troppo tardi.
-Se permetti comincio io per primo.-
Ma quando stava per sfilare una carta dal proprio mazzo la fatina, con piccoli gesti delle dita, evocò un goblin, strano essere verde simile ad un folletto ma molto più brutto.
Il povero sfigato fu colpito in pieno petto e sbatté contro il muro di un edificio.
Sarebbe stata una lotta molto lunga e dolorosa …
 
***
 
Dopo aver varcato un grosso portone, i ragazzi rimasero entusiasti nel vedere l’ambiente che gli si prostrò davanti agli occhi: natura incontaminata, un grande labirinto e un’atmosfera a dir poco magica.
Dawn cedette alle sue tentazioni: si sdraiò sul manto verde, intenta ad osservare le nuvole e i giochi che formavano, incastrandosi tra di loro e cambiando continuamente forma. Strane lucine arancioni, con fare timido, si avvicinarono a quella figura innocente e la circondarono: erano fate anche loro.
Anche il resto del gruppo si avvicinò ad assistere a quello spettacolo di luci e natura. La – non - delicatezza di Duncan bastò a far scappare via tutte quelle creaturine, che si rifugiarono dietro ad un’altra figura: si incamminava verso di loro.
-Complimenti, sei veramente un genio!- lo richiamò John ma non perché gliene fregasse qualcosa, bensì perché aveva un motivo per prenderlo in giro.
-Le hai spaventate!- fece eco la bionda mentre lui alzò le spalle.
Qualcuno di sconosciuto – la figura di prima - si apprestò ad arrivare alle spalle di quel gruppetto. Una folata di vento, dovuta a quel movimento improvviso, bastò per farli voltare: si trattava di una serafina dai lunghi capelli biondi e mossi. Indossava un lungo abito bianco e si trascinava dietro un lungo corteo di creaturine – le stesse che erano state scacciate dal gesto improvviso del “caro” Duncan – terrorizzate.
-Salve, io sono Lady Angelica.- si presentò. –Voi dovete essere i prescelti, se non sbaglio.-
-È stato un certo Cesare a mandarci qui da te.- sintetizzò velocemente Courtney.
-Ah sì, ora cercherò di spiegarvi: è da un po’ di tempo che alcune delle mie fate si comportano in modo strano e attaccano i passanti. Non dovete fare altro che capire la causa di tutto ciò, sconfiggendone qualcuna e raccogliendo la polvere che lasciano cadere.-
John alzò il pollice, come segno di aver capito … anche se, in realta, non aveva recepito un tubo. Gli altri, invece, si limitarono ad annuire.
 
***
 
-Dove saranno mai quelle fate?- domandò Duncan, guardandosi attorno come un idiota.
Trent, con un gesto della mano, gli fece voltare il capo: -Magari sono quelle, non credi?- gli fece notare poi, indicando un folto gruppo di creature microscopiche.
John scoppiò in una fragorosa risata: -Tutto qui? Sono piccolissime! Non ci vorrà nulla.-
Mentre si dirigeva verso il campo di battaglia, però, qualcuno gli cadde addosso a peso morto. I due caddero a terra e, il tonfo che provocarono, fece imprecare il bruno in una lingua molto dissimile dall’inglese.
Si trattava di Harold che, per la seconda volta nella giornata, si ritrovò al culmine delle sue forze.
-Sfigato, se continui a farti sconfiggere da tutti quelli che incontri, le boccette che ci ha dato il soldato non basteranno per tutti.- ci scherzò su Duncan, mantenendo comunque un tono serio.
-In realtà, ho vinto io.- spiegò con voce rotta.
Dawn si avvicinò a lui ma, diversamente da quello che tutti si aspettavano, prese una carta dal mazzo ed evocò l’ennesima fatina della giornata. Questa aveva i capelli biondi, raccolti in uno chignon, e un vestitino di pizzo verde e, alzando semplicemente le braccia, fece “resuscitare” il ragazzo.
Un espressione di stupore si dipinse sul volto degli altri.
Ma non erano gli unici ad aver visto quella scena: da un albero poco più distante, infatti, precipitò una figura, emettendo gemiti di dolore.
Poterono decifrare di chi si trattava solo quando si rialzò: era una persona che indossava una mantella nera con un cappuccio, dal quale usciva un ciuffo di capelli color carota.
-Ehm, voi non avete visto niente.- balbettò, quando notò che aveva sette sguradi puntati contro.
Lanciò una cortina di fumo e, quando quella nube violacea si dissolse del tutto, quell’essere incognito era già lontano.
-Chissà chi era quello … - si chiese Courtney.
-Penso che questo sia l’ultimo dei nostri problemi.- disse Gwen, toccando la spalla dell’amica. –Guardate lì!-
Le sue parole si riferivano ad un’altra morta, accasciata sul marciapiede pochi metri più avanti.
Trent aiutò Harold a rialzarsi, dopo che questo ringraziò ripetutamente la bionda, e tutti insieme si diressero verso la ragazza.
Aveva i capelli bruni, legati in una coda di cavallo, e occhiali dalle lenti grandi. Era bassa di statura … o almeno è quello che apparve a loro.
Dawn ripetè gli stessi movimenti di poco prima e salvò un’altra vita.
La prima cosa che fece, dopo aver riaperto gli occhi, fu saltare addosso alla sua salvatrice e di abbracciarla.
-Oh, grazie mille!- esclamò ripetutamente, fino a quando non decise di prendere le dovute distanze.
-Mio Dio, ma voi siete i prescelti!- urlò quasi, capendo chi le si trovava davanti. -Io mi chiamo Beth, è un vero piacere conoscervi.-
Ok, forse siamo già fin troppo famosi, pensò Duncan.
-Cosa ti è successo?- le domandò Courtney, più che altro per gentilezza.
-Sono state le Fate Oscure, sono potenti! Mi hanno sconfitta. Ero venuta qui per un allenamento.- tutte frasi che parvero sconnesse e prive di nessun collegamento tra loro.
-Wow, che coincidenza! Sono esattamente quelle che dobbiamo sconfiggere noi ora!- esclamò John, con falsa eccitazione. –Anzi, forse sarà meglio andare. Non vogliamo mica far aspettare la Lady là dentro.-
Tutto quello che desiderava, però, era allontanarsi al più presto da quella persona appiccicosa e, per lui, irritante.
Mentre si allontanavano, Beth gli raccomandò qualcosa: -Fate attenzione!-
-Non preoccuparti, staremo attenti.- urlò Harold di rimando, per aiutarla a tranquillizarsi.
Quando furono abbastanza lontani, tirarono tutti un sospiro di sollievo: erano riusciti a congedarsi da quell’incotro casuale e non desiderato.
-Propongo di dividerci: prenderemo un nemico a testa e raccoglieremo quante più informazioni possibili e la polvere.- suggerì Courtney. –Ci rivediamo dopo davanti al portone del Labirinto, ok?-
-Sissignora!- esclamò Duncan, guadagnandosi un’occhiataccia da parte della ragazza.
 
***
 
-Non riuscirai mai a sconfiggermi!-
John si rialzò da terra, dopo aver subito un attacco.
-Questa è da vedere, esserino rivoltante!- ringhiò lui.
Estrasse una carta e con le mani fece alzare delle fiamme, portale per evocare il suo fidato Gatto Del Fuoco. Ma qualcosa andò storto …
-No, dannazione! Non puoi far fiasco proprio ora!-
Cercò più volte di compiere lo stesso incantesimo, con scarso risultato. E cercò anche di non dire nessuna parolaccia.
Intanto la fatina se la rideva.
-Nessuno riuscirà a fermare il nostro capo: Ossatremanti.-
 
***
 
-Di chi diavolo parli?- domandò Duncan, sospendendo per un attimo il suo incantesimo.
-Ossatremanti è al servizio di Malistar ed ha imprigionato centinaia delle fatine che proteggevano questo luogo da incursioni ed attentati. Ben presto lui sarà al dominio di tutta la spirale e voi non potrete fare niente.-
Uno sghignazzo acuto ed insopportabile riecheggiò nell’aria.
 
***
 
-Non riuscirà a farla franca!- disse Dawn convinta. –Noi lo batteremo.-
Evocò velocemente il suo Goblin ma questa, essendo anch’essa una fata della vita, non subì molti danni.
-Patetico.-
Ribattè con un attacco diverso: il Serpente della Tempesta. Presto, infatti, la bionda si ritrovò a terra.
 
***
 
Trent scattò in piedi velocemente e approfittò del momento di distrazione dell’avversario – al momento, impegnato a sghignazzare – per lanciare un incantesimo.
Il suo Scarabeo colpì la fatina in pieno; questa si accasciò sul suolo e, avvolta da una nube nera, scomparve.
Tutto tornò normale, come all’inizio della lotta.
Si avvicinò dove prima c’era il suo nemico e, chinandosi a terra, raccolse una leggera polverina depositata lungo la strada.
 
***
 
Lady Angelica studiò attentamente un sacchetto di polvere fatata, datagli poco prima dai ragazzi. Sembrava molto scossa.
-Non promette nulla di buono. Qui c’è lo zampino di qualche non-morto, me lo sento.- sibilò, mentre gli altri cercavano – possibilmente, senza addormentarsi – di seguire il suo discorso. –Ho sentito che qualcuno ha appeso gabbie di ossa per strada. Temo che vi siano prigioniere le mie fate. Vi prego, aiutatele!-
 
***
 
Harold, con le sue pessime tecniche di kung fu, stava provando ad aprire una gabbia che, in qualche modo, aveva fatto cadere sul marciapiede.
Dawn, vedendo la scena alquanto violenta - secondo i suoi principi - , corse verso il ragazzo.
-Fermo!- esclamò, immobilizzandolo – forse involontariamente – con un rampicante che fece crescere con la sua magia.
Prese in mano quella gabbia fatta di legno e, con un incantesimo, la trasformò in tanti piccoli fiori di pesco che formarono, con il volo di libertà delle fate, uno spettacolo a dir poco mozzafiato.
-Wow! Tu si che ci sai fare con la natura!- si lasciò sfuggire Harold, rimasto anch’esso abbagliato. –Ma ora, se non ti è di troppo disturbo, potresti lasciarmi andare?-
La bionda si voltò: -Ops, scusami.- sussurrò, schioccando le dita.
Il rampicante, legato alla sua caviglia, scomparse e il poveraccio cadde rovinosamente.
 
***
 
-E andiamo, apriti!-
Duncan stava cercando, inutilmente, di aprire una gabbia appesa su un lampione con una leva d’acciaio, trovata dietro un muretto che delimitava il confine tra una casa in pietra e il marcapiede dove si trovava.
-Che ne dici di adottare un’altra tecnica? È chiaro che questa non funzioni, idiota.- suggerì Courtney, che si trovava al suo fianco.
-Può essere, ma così non riuscirei a far colpo su di te. O mi sbaglio, principessa?- ghignò.
-Non ti permettere di affibiarmi nomiglioli stupidi, dal momento che ci conosciamo da pochissime ore.-
Roteò gli occhi: quel ragazzo le dava letteralmente sui nervi.
Una fiamma squarciò il cielo e si diresse a gran velocità verso i due, mettendo a serio rischio la loro vita.
-Attenta!- urlò lui, buttandosi addosso alla ragazza nel chiaro tentativo di salvarle la pelle.
All’ultimo, però, la saetta di fuoco deviò la traiettoria, scagliandosi contro la gabbia e liberando le fate.
-Ho una grandissima mira, sul serio!- urlò qualcuno dal fondo del viale. –Potrei fare l’arciere, cavolo!-
Courtney si tolse Duncan da dosso e puntò uno sguardo omicida verso colui che avrebbe potuto benissimo essere il suo assassino: John.
-Ma che diavolo hai nel cervello? Potevi uccidermi!- disse, avvicinandosi verso di lui.
-Ucciderci!- la corresse il ragazzo dall’altro lato.
-Intanto ho liberato le fate. Sono o non sono grande?-
Se ne andò, pavoneggiandosi del suo – non – talento, mente lei si corresse: non era uno il ragazzo che le faceva venire i nervi, bensì due.
 
***
 
-Ma che diavolo!-
Gwen era alla ricerca disperata di una gabbia. Intanto cercava di non andare ad imprecazioni.
Possibile che non ce ne sia una nemmeno a pagare?
-Ehi, guarda! Eccone una!- Trent le indicò un punto ben preciso dall’altro lato della strada.
Le prese la mano e, correndo, la attraversarono velocemente mentre la ragazza arrossì per il gesto “romantico”.
-Siccome sono un gentiluomo, lascio aprire la gabbia a te.- disse, cedendole il posto.
-Grazie.- sussurrò.
Sì, decisamente le piaceva quel ragazzo: così dolce e gentile.
 
***
 
I ragazzi si ritrovarono a camminare, nuovamente, verso il labirinto. Qualcosa, però, si prostrò davanti: un corteo di fate, quelle che avevano liberato poco prima.
-Basta con questa fate, per favore! Non ne posso più!- esclamò John, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di tutti, specie da Dawn – l’unica realmente interessata, si può dire.
-Vi ringraziamo per averci liberato. Non siamo malvagie, ma la corruzione ci ha spinte a fare azioni cattive.- spiegò una di loro. –Abbiamo ritrovato la speranza: ora possiamo tornare a portare la gioia fra la gente di Wizard City.-
Intanto, anche Lady Angelica si avvicinò: -Grazie mille, miei cari. Le mie fate mi hanno già raccontato tutto del vostro atto di eroismo. Ci ricorderemo di voi qui in Via Unicorno.-
-Beh, ora non esageriamo.- la fermò Duncan. –Abbiamo solo aperto delle inutili gabbie.-
Una gomitata da parte di Courtney: -Parla solo quando ti è dovuto.-
-Per mostrarvi la vostra gratitudine-, continuò poi, -vi donerò quest’incantesimo curativo. Vi sarà utile durante le battaglie più impegnative per riacquistare parte della vostra energia.-
Sette carte si materializzarono nell’aria, per poi depositarsi leggere sulle mani di ciascun maghetto: si trattava dello stesso incantesimo curativo, utilizzato precedentemente da Dawn per aiutare Harold.
Si affrettarono a riporlo nel mazzo, nel caso – non molto raro – di utilizzo.
-Ora dobbiamo scoprire chi si nasconde dietro alla corruzione delle fate.- disse la serafina. –Le mie fate mi hanno parlato di un mostro a cui schioccavano le ossa, quando veniva a prenderle.-
Si fermò un attimo, per riflettere di chi potesse trattarsi.
-Ma certo! Chi altro se non Ossatremanti? Quel vecchio scheletro è sempre in mezzo a tutto … -
-Alt, alt!- la bloccò Gwen, con un gesto delle mani. –Chi è Ossatremanti?-
-È uno scheletro che, aiutato da non so quale maestro oscuro, è riuscito a prendere il controllo di una torre di pietra, esattamente dietro il parco della via. Andate da lui e sconfiggetelo, prima che combini qualcos’altro!-
 
***
 
-Dovrebbe essere questa, secondo la mappa.-
Trent, seguito dal resto del gruppo, arrivò davanti ad un alto edificio che – come tutti gli altri – era di pietra.
Rimasero ad osservarlo per un po’, confusi.
-Allora?- chiese Courtney, rompendo il silenzio. –Che si fa? Entriamo, forza!-
-Prima le signore.- disse Duncan, indicando la via a John.
-Senti, inutile cresta verda, punto primo n0n sono una donna e punto secondo, siccome ti piace così tanto, perché non vai prima tu?-
-No, insisto!-
La bruna interruppe il patetico teatrino di gentilezza con un fischio: -Che sarà mai? Ora datevi una mossa, veloci!-
Un tintinnio di un campanellino li fece voltare di scatto.
-Sono venuta a cercare la mia vendetta!-
A parlare era stata la Regina delle Fate, seguita da due guerriere sue seguaci. Stava puntando il dito contro Harold, il quale urlò terrorizzato e si nascose dietro a Dawn.
-Dai sfigato, accontentala!- gli disse Duncan.
-Tu non puoi capire. È troppo potente, non ce la faccio da solo!-
Gwen sospirò: -Ti aiutiamo io e Trent.-
-Non ci vorrà niente, vedrai.- lo rassicurò il ragazzo.
Mentre loro si disposero a combattere poco più lontano, i ragazzi restanti sostavano ancora sulla porta indecisi. Insomma, era la loro prima lotta con un boss!
Courtney, con una spinta convinta, aprì la porta in legno: -Prima entriamo, prima finiamo.-
 
 
 
 
Angolo dell’autrice
Ehilà gente!
*Gli altri le puntano uno sguardo omicida e preparano i loro bazooka*
Aaaaeeeehhmm … che ho fatto?
Sarà forse che vi ho promesso che avrei aggiornato molto prima? Mi dispiace, tutta colpa della scuola u.u
E ho avuto anche il blocco dello scrittore per un periodo, quindi non ho scritto nulla. Non sapevo come andare avanti, soprattutto in un’altra long.
Allora, cosa ne pensate del capitolo?
Non è completo, ma almeno vi lascio un po’ curiosi. Sarebbe venuto un capitolo troppo lungo, poi.
Vi annuncio che ho intenzione di scrivere anche dei capitoli extra, cioè alcuni capitoli separati dalla trama principale e con una vena più comica. Non so se le pubblicherò come shot, oppure proprio nella storia principale … chissà, poi vedremo c:
Cercherò di aggiornare il prima possibile, promesso.
See you.
 
Solluxy ♥

 

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