NEW KINGDOM HEROES: the power of friendship

di MagikaMemy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1: Vi presento la mia vita ***
Capitolo 2: *** La nuova minaccia ***
Capitolo 3: *** Il disastro inaspettato ***
Capitolo 4: *** Il ritorno di Demyx ***
Capitolo 5: *** L'invasione di Heartless ***
Capitolo 6: *** L'omicidio ***
Capitolo 7: *** Il furto del cuore ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: i segreti della luna ***
Capitolo 9: *** Marluxia ***



Capitolo 1
*** 1: Vi presento la mia vita ***


NEW KINGDOM HEROES: THE POWER OF FRIENDSHIP

Ho scritto questa fan-fiction perché qualche notte fa ho fatto un sogno troppo bello riguardante Kingdom Hearts che era assolutamente interessante, e quando mi sono svegliata ho detto: “Devo scriverne assolutamente una ficcyyyy!!!” Così eccomi qua. I personaggi saranno quelli di Kingdom Hearts(sia il primo che il secondo),, ma stavolta c’è anche una nuova entrata….rullo di tamburi…ebbene sì, sono io! Perché nel sogno che ho fatto io finivo in una città mai comparsa nei due KH, e insieme a Sora, Kairi, Riku, Roxas e Naminè formavo…vabbè, leggete per scoprirlo! BUONA LETTURA!


Vi presento la mia vita

Sono innamorata del mio migliore amico.
Cavolo, è da quando abbiamo cinque anni che sono innamorata del mio migliore amico.
E, ovviamente, non so neanche il perché.
Solo che…è così.
Per queste cose non si può fare niente, no?
Ecco, appunto. Ormai mi sono rassegnata al pensiero di volergli bene.
E’ solo che…vederlo come un amico non mi basta più.
Rox non fa che dirmi di lasciarlo perdere, ma davvero non ce la faccio.
Ci ho provato con tutta me stessa, ma non è cambiato nulla.
Sento il mio cellulare vibrare sul cuscino.
Mi alzo dal tappeto su cui sono raggomitolata e lo affero.
“Sì, pronto?” rispondo, con voce svogliata.
“Ohi, Mami! Che fai di bello?” risponde una voce squillante.
Impiego qualche secondo per connettere.
Perché ogni volta che lo penso deve chiamarmi o suonare il campanello di casa mia o aprirmi una conversazione su msn?
“…ciao, Sora.” Rispondo io, tentando di far sembrare dalla mia voce che ho ancora uno scopo nella vita apparte il suicidio: “Niente, ascoltavo un po’ di musica. Tu che fai?”
“Niente, mi annoio come sempre. Senti, stasera io e Roxas andiamo al cinema. Vieni?”
Mi siedo sul letto e comincio a giocherellare con un’orecchia del coniglio di pezza che lui mi ha regalato per i miei sette anni.
Sorrido tra me e me: almeno posso stargli vicino, anche se in modo alquanto deprimente.
“…viste le alternative per la serata, penso di avere di meglio da fare.”
“Perché?” mi chiede subito, offeso.
Sto gongolando più del solito:adoro la vocina che Sora fa quando si offende.
Rispondo tranquilla: “Mah, i soliti lavoretti che mi accolla mamma. Stirare, lavare i piatti della cena, pulire la gabbia dell’iguana…”
Anche se non posso vederlo in faccia, so che Sora in questo momento ha un broncio impareggiabile: “Ehi, preferisci pulire la gabbia di un’iguana piuttosto che uscire con noi?”
Mi arrendo, divertita: “Sora, sto scherzando. E poi ti risulta che io abbia un’iguana?”
Silenzio.
Evidentemente, ci sta pensando.
Va bene, magari non è il genio di Tokyo…però ha tanti altri pregi.
Oh, sì, davvero tantissimi.
“No. Ti odio quando fai così.” Risponde, cupo.
Io sbotto a ridere.
“Dai, non rimanerci male. Le pop-corn le pago io.”
Sora sembra essere tornato giulivo come sempre.
Se c’è una cosa per cui farebbe di tutto, è il cibo.
“Va bene, in questo caso Riku ti viene a prendere in bici alle sette.”
Io strabuzzo gli occhi, mi alzo dal letto.
Cos’è che ha appena detto quello stupido del mio migliore amico?
Ho sentito bene?
Ri…ku?
L’odioso, insopportabile, irritabile al quadrato Riku?

Oddio, che caldo che fa.
Il vapore uscito dall’acqua calda della doccia si è espanso per tutto il bagno, creando una nebbiolina soffocante e appannando lo specchio.
Mentre lo pulisco, penso a domani sera.
Uffa, perché possiamo riposarci solo di Domenica?
Quando tutti insieme avevamo deciso di fare questa cosa, era stato quello stupido di Riku a proporre l’orario.
Certo, magari per i vampiri come lui va bene agire di notte, ma per quelli che dopo una giornata di scuola vorrebbero dormire non è un orario molto comodo.
Comunque sia, stasera dopo il cinema mi farò una bella dormita.
Mi ci vuole.
Tolgo la mano dallo specchio e inzio a pettinarmi i capelli bagnati, dopodichè li asciugo velocemente con il phon.
Sono bellissimi, devo ammatterlo.
Forse l’unica cosa bella del mio corpo, insieme al colore degli occhi.
Il resto è attraente quanto uno scarabeo stercorario: il viso occupato dalle guance rosate, la pancetta ingombrante, le gambe ben diverse da quelle di una Kairi o di una Naminè.
Mi sento così…tremendamente a disagio.
Sento qualcuno bussare, e i miei pensieri spariscono quando compare la faccia di mia sorella che mi ricorda, molto garbatamente, che ‘quel gran figo di Riku’ passa a prendermi tra mezz’ora, e io ancora non sono pronta.
Sorvolando sulla definizione che Lili ha dato di quella specie di ameba coi capelli tinti mal riusciti, mi copro con un asciugamano e corro in camera.
Apro di fretta l’armadio, cercando qualcosa che mi renda un minimo guardabile.
Alla fine indosso una maglietta a mezze maniche rosa con disegnati sopra dei coni gelato, e sotto una gonna di jeans che mi arriva giusta giusta sopra le ginocchia.
Acchiappo la trousse dei miei trucchi che è sopra la scrivania e mi fiondo in bagno per finire di prepararmi.
Dopo una ventina di minuti, sono pronta e, salutando tutti, esco di casa.
Fuori non c’è ancora nessuno.
Lo sospettavo.
Riku non è già puntuale di suo, figurarsi quando ha l’occasione di tormentarmi facendomi arrivare in ritardo all’appuntamento con Sora e Roxas.
Aspetto qualche minuto, quando finalmente lo vedo arrivare tutto trafelato.
Frena bruscamente la bici davanti a me.
“Dai, sbrigati, che il film inizia tra poco!” mi dice, affannato.
Io lo guardo, sbieca, ma non rispondo e prendo posto dietro di lui sul sellino in cuoio.
Neanche faccio in tempo a sistemarmi che Riku è già ripartito, e pedala come se stesse partecipando al Tour de France.
“Comunque, buonasera anche a te.” Dico, sarcastica.
“Grazie.” Risponde secco.
In tutta risposta, gli arriva un pugno sulla schiena.
“Ehi scema, che fai? Io ti do un passaggio e tu mi ringrazi così?”
Sollevo lo sguardo, e vedo i suoi capelli agitarsi contro vento.
Senza che me ne accorga, gliene prendo una ciocca.
“Posso farti una domanda?”
“Prevede calci o pugni o danni fisici alla mia persona?”
“No” rispondo.
“Ok, dimmi.”
Rimango zitta un secondo, poi chiedo, curiosa: “Ma questo è il tuo colore naturale?”
“No, a cinque anni me li sono tinti per travestirmi ad Halloween e non sono più tornati come prima.” Risponde, ironico.
Io non ribatto, semplicemente perché non voglio continure a litigare.
Continuo a stringermi a lui, nonostante non ne sia entusiasta, e dopo pochi minuti siamo davanti al multisala.
Sora e Roxas sono già lì davanti, che ci aspettano seduti su una panchina lì di fronte.
Io scendo dalla bici e li raggiungo, mentre Riku lega il mezzo ad un lampione.
Sora appena mi vede mi abbraccia e mi bacia sulle guance, sorridente.
“Meno male, alla fine sei venuta.”
“Già, “ rispondo io, senza troppa convinzione.
Anche Roxas si avvicina, e insieme a Riku entriamo nel cinema.

“Sei tu colei
che brilla nella notte…
hai la chiave
per aprire i cuori…
ma sei davvero pronta
per affrontarci?”
“AAAH!!!!!”
Balzo nel letto, svegliandomi all’improvviso.
Rimango in silenzio per un momento, una mano premuta sul petto per sentire il battito cardiaco.
Oddio, un altro incubo.
Devo smetterla di vedere film dell’orrore.
Se Sora mi avesse detto che andavamo a vedere un film chiamato ‘Non solo i cani abbaiano’, non avrei mai accettato di andare con loro.
Ci credo che Naminè e Kairi mi hanno dato buca.
Mi scompiglio i capelli e mi guardo intorno.
La stanza è illuminata dalla luce che entra dalla finestra, ma a mia sorella non sembra dare fastidio.
La guardo ronfare beata, un braccio che pende dal materasso.
Comre vorrei essere come lei.
Niente problemi, niente responsabilità…una ragazza normale che va a scuola, mangia, studia, va su internet e dopo una cena e un film alla tv se ne va a letto.
Mi alzo e infilo le ciabatte blu ai piedi del letto, poi afferro la divisa e vado in bagno.
Mi lavo, mi vesto, lego i capelli in una coda alta, dopodichè faccio colazione e, acchiappata la cartella, mi fiondo in strada.
Non c’è un minimo di vento.
Aveva ragione Sora, dovevamo andare a Odaiba queste vacanze, invece di starcene qui a a fare la muffa.
Comunque, ormai è tardi; la scuola è cominciata la scorsa settimana, e anche il nostro lavoro notturno.
Cammino lungo il marciapiede e, dopo quattro case, suono il campanello della quinta.
Niente.
Mi sa che sua madre è partita di nuovo.
Indietreggio un po’ e intravedo la finestra della sua camera.
<> grido, con tutto il fiato che ho.
Sento la porta aprirsi e lo vedo infilarsi le scarpe.
Mi avvicino e gli tengo la porta aperta.
<>
<> farfuglia lui, allacciandosi la scarpa destra e acchiappando le chiavi che ha in tasca.
Usciamo e chiude la serratura, poi ci avviamo verso scuola.
<< Ti ha lasciato qualcosa da mangiare?>> gli chiedo, camminando.
Mi sorride malamente: <>
Sospiro, poi tiro fuori dalla cartella il mio bento e lo apro, mostrandogli il contenuto.
<>
Sorride ancora, stavolta però è un sorriso sincero.
<> e mi schiocca un bacio sulla guancia, facendomi arrossire.
Odio arrossire, ma quando la causa è lui devo ammettere che non è tanto spiacevole.
E comunque, Sora non capirebbe i miei sentimenti neanche se gli gridassi in faccia ‘Sora sono innamorata di te da quando ho messo i denti da latte’.
No, lui risponderebbe di certo: <> e sorriderebbe tranquillo.
Sora è così, qualunque cosa faccia sembra un bambino di ancora otto anni.
Eppure mi piace, non posso farci niente.
Quando lo guardo ridere, leggere manga, disegnare le caricature dei prof.
Lo amo in ogni singolo momento della giornata, in ogni suo minimo gesto.
Continuiamo a camminare, fino a raggiungere la nostra scuola: scuole medie superiori Saotoshy.
Sotto il grande albero di ciliegio che troneggia al lato est del cortile, ci sono già tutti i nostri amici: Kairi, Naimnè, Riku, Roxas, Tidus, Wakka, Selphie, Olette e gli altri, impegnati in qualche conversazione.
Noi due ci avviciniamo, e salutiamo tutti con un gran sorriso, subito ricambiato.
Kairi e Naminè mi si avvicinano, e Kairi unisce le mani come se stesse pregando.
<>
Io sto per rispondere, ma Riku ci raggiunge e mi precede: <>
Gli lancio un’occhiataccia, irritata: <>
Riku non risponde e torna a sedersi accanto a Wakka.
Naminè mi sorride, calorosa come sempre: <>
<> rispondo prontamente <>
<> esclama lui, preoccupato
Gli dò un pugnetto affettuoso sulla testa, e gli sorrido scaltramente: <>
Sora si porta le mani sulla testa e comincia a correre su e giù per il cortile, gridando frasi senza senso.
<> chiede Selphie, guardandolo insieme agli altri.
Già, me lo chiedo anche io.
Siamo stati bocciati tutti e due, lo scorso anno, e io ho dovuto promettere a mio padre degli ottimi voti per quest’anno, altrimenti mi avrebbe fatto cambiare scuola.
Comunque, alla fine, posso dire di essere migliorata: ho la media del buono, e devo ammettere che sono abbastanza soddisfatta.
Sora, invece, ha ancora qualche problema a connettere il cervello con il resto del mondo.
Selphie gli rivolge un altro sguardo sconvolto, poi scuote la testa e mi osserva: <>
Mi fermo di colpo; Sora si blocca, guardando la scena, e ammutolisce; Riku e Roxas si scambiano un’occhiata preoccupata, Naminè si morsica il labbro inferiore; Kairi finge di raddrizzare il fiocco della divisa.
Penso un attimo alla risposta, mentre anche tutti gli altri, Wakka e Tidus compresi, mi stanno guardando.
Poi sorrido, come se nulla fosse: <>
Riku Roxas, Kairi, Naminè e Sora riprendono fiato, gli altri tornano alle loro chiacchiere.
Bene, anche stavolta l’ho scampata.
Suona la campanella, e io e Sora ci diamo appuntamento con gli altri per il pranzo, poi raggiungiamo la nostra classe.
Quando tutti gli altri sono voltati, Roxas si gira verso di noi e mi mostra il pollice alzato, strizzando un occhio.

“Sora, stanotte ho fatto un altro di quegli incubi.”
Mi guarda preoccupato, con due bastoncini di cioccolato in bocca e la scatola aperta sul banco, insieme al libro di giapponese antico.
“Senti, non devono essere per forza degli avvertimenti. Magari sono dei normalissimi sogni.”
“Ti dico che stavolta ho ragione” replico io, afferrando un bastoncino dalla confezione e morsicandolo. “E poi scusa, non sei stato tu a vedere per primo il futuro nei sogni?”
“Quella era una cosa diversa, Mami. E’ vero, dopo alcuni mesi che lo sognavo, è arrivato King Mickey, e con lui il keyblade e tutti i casini che adesso stiamo cercando di eliminare…”
“Appunto!” grido io, balzando dal banco e facendo voltare un gruppetto di ragazze che chiacchiera indisturbato in fondo all’aula.
“Sssht!!! Vedi di non far sapere a tutta la scuola cche ogni notte noi sei andiamo in giro a fare cagnara!”
“Quella che tu definisci cagnara è la salvezza dei mondi! Dico, ma dove hai la testa, a volte?”
“Me lo chiedo anche io.”
Sorride. Sorrido anche io, e sbottiamo a ridere come due scemi.
E’ inutile, con lui non c’è litigio.
Non riesco a tenergli il broncio neanche per un istante.
Arriva la professoressa, e Sora toglie immediatamente i piedi da sopra il banco e nasconde nella cartella i bastoncini di cioccolato.
Dopo 5 ore di studio-in cui Sora ha dormito, disegnato una mia caricatura di quando mi arrabbio e sembro Sadako, mangiato una delle mie onigiri, finito di leggere il secondo volume di Kodomo no Omocha che ho comprato ieri mattina ed è andato due volte al bagno-usciamo dalla classe e andiamo in terrazza.
Riku, Roxas, Kairi e Naminè sono già tutti lì, con i loro bento in grembo.
Ci sediamo di fronte a Kairi e Roxas, poi io apro il mio cestino del pranzo e subito Sora mi guarda con i suoi occhietti da cagnolino-bisognoso-d’affetto.
Io alzo gli occhi al cielo e gli porgo una polpetta di riso.
Lui la afferra raggiante e mi ringrazia con un altro bacio sulla guancia . poi inizia a mangiare con un larghissimo sorriso stampato sulla faccia.
Prendo un alga con le bacchette e la mangio.
“Prima ce la siamo vista brutta, ragazzi. Kairi, perché devi avere un’amica pettegola come Selphie?” chiede Roxas, intento a guardare gli studenti che sono sotto in cortile.
Kairi fa spallucce: “Lo so che è un po’ impicciona, però è simpatica.”
“Già, come una puntura d’ape sul sedere.” Osserva Sora, che subito riceve una spinta di Kairi che a momenti gli fa mandare di traverso la polpetta di riso.
Naminè sorride, poi riprende a disegnare, dicendo tranquilla: “Stasera dicono che non ci sarà la luna. Come faremo a vedere?”
“La città è tappezzata di lampioni.” Risponde Riku secco, sfogliando il libro di inglese del terzo anno.
Roxas si volta verso di noi, e chinandosi afferra una yakiniku dal mio bento, poi mi accarezza la testa.
Io lo lascio fare.
Roxas è il mio migliore amico,insieme a Sora.
E’ come un secondo padre, ed è l’unica persona di cui mi fido ciecamente e a cui posso raccontare tutto, senza peli sulla lingua: di ragazzi, di scuola, delle mie mille problematiche mentali…
Lui mi ascolta in silenzio, e poi, mi consiglia.
Sì, se dovessi lasciare la mia vita nelle mani di qualcuno, quelle mani sarebbero senza dubbio di Roxas.
E poi, lui mi adora. Per me farebbe qualsiasi cosa, e anche io per lui.
Non è innamorato di me, anzi…come dire, Rox ha dei gusti un po’…diversi dalla norma.
Insomma, no gli piacciono le ragazze….ma ha mille occhi quando in giro ci sono dei ragazzi.
Sì, Roxas è gay…e questo lo rende assolutamente comprensivo.
Sora si alza e tira fuori una monetina dalla tasca dei pantaloni.
“Ehi, Rox” dice, lanciandogliela “tieni. Sono i cinquanta yen che ti devo.”
“Bene, avevo proprio voglia di un ghiacciolo al sale marino dopo la scuola.”
Acchiappa la monetina e mi porge una mano.
“Vieni un attimo, Mami. Mi sa che dobbiamo parlare.”
Tutti osservano, senza capire.
Bè, se è per questo, non capisco nemmeno io.
Però lo accontento, e prima di alzarmi lascio il mio pranzo sulle gambe di Sora, al quale si illuminano gli occhi.
“Dove andate?” ci grida dietro Naminè.
“ Mami mi accompagna a prendere una bibita. Torniamo tra un attimo!”
Scendiamo le scale, fino ad arrivare al piano terra.
Attraversiamo il corridoio e raggiungiamo l’ingresso, po ci fermiamo davanti alla macchinetta.
“Ok,” dice Roxas, mollandomi la mano e permettendo al mio sangue di tornare a circolare “dimmi che c’è che non va.”
Rimango sbigottita, senza osare fiatare.
Perché deve sempre leggermi nel pensiero? Perché?
Fingo di osservare la macchinetta, sperando di guadagnare un po’ di tempo.
Insomma, in fondo mancano solo tredici minuti alla fine della pausa pranzo!
Ma Roxas mi legge ancora nel cervello, e prima che io possa pensare ancora mi strattona un braccio e mi dice, con tono di rimprovero: “Lo so che c’entra lui. A questo punto mi chiedo solo quando ti deciderai a parlarmene.”
Sospiro, arrendendomi.
“…Rox, io sto impazzendo.”
Lui toglie la sua mano dal mio braccio, e inserisce la monetina nella macchinetta, digitando il codice per far uscire la bibita che ha scelto.
Appena questa esce, apre la lattina e sorseggia, rimanendo ancora in silenzio.
Poi incrocia le braccia e, appoggiandosi sulla macchinetta con un braccio, mi fulmina con lo sguardo e dice: “D’accordo, è un inizio.”
Io riprendo fiato, cercando di calmarmi.
Devo parlarne con qualcuno….devo parlarne con Roxas.
E’ l’unico con cui possa farlo.
“Il fatto è che…mi sento una traditrice. Lui è il mio miglior amico, Rox. E se c’è una regola dell’amicizia tra maschio e femmina è che sono assolutamente, irrimediabilmente proibiti i sentimenti che superino l’amicizia.”
Roxas mi guarda come se fossi un’aliena, con mille rughe che gli troneggiano sulla fronte.
“…e queto dove l’hai letto?”
“Ho visto i film americani, Rox. Ho delle fonti attendibili.”
“Io le definirei alquanto discutibili, piuttosto.”
“Oooh, insomma, devi farmi la predica o ascoltarmi?” sbotto, irritata.
“Ok, ok, non arrabbiarti. E comunque datti una calmata.” Fa lui, sosrseggiando di nuovo la bibita.
Appena finisce, acchiappo la lattina e bevo…aranciata.
Gli restiutisco il contenitore di latta e gli rivolgo uno dei miei sguardi truci.
La campanella suona all’improvviso, interrompendo la nostra ‘conversazione’.
Giro sui tacchi e mi allontano, lasciando Roxas da solo.
Ormai non riesco neanche a mantenermi gli amici.
Questa sono io, signori e signore: Mami Haruno,una sedicenne pazzamente depressa, innamorata del suo migliore amico e incompresa anche dall’unica persona che credeva le volesse bene davvero.

Note dell’autrice:
Rieccomi, pronta a dire qualcosina su questo primo capitolo…che dire, la storia apparentemente è un po’ bislacca, ma spero che col tempo saprete amarla XD!! L’inserimento di un altro personaggio , come ho già detto a inizio capitolo, mi è stato dettato da un sogno che ho fatto su Kindom Hearts. Mami è una ragazza strana, matta e perdutamente sfortunata, che però non molla mai…ovviamente, in realtà Mami sono io, ma per problemi di privacy (e soprattutto di nome italiano deciso da mio padre e mia madre) non ho potuto essere protagonista diretta della storia, così ho creato questo mio alter-ego dallo stile un po’ animato. Ecco, penso di aver detto tutto quello che volevo…ah, una precisazione: so bene che in questo primo chappy i nostri poveri proatgonisti (poveri perché non sanno ancora quali sorpresine ha riservato loro la sottoscritta, buahaahah!!!) non hanno precisato quale fosse la loro ‘occupazione notturna’ c itata più volte…ma dal prossimo capitolo in poi sarà tutto più chiaro…e soprattutto, compariranno altri personaggi… forse sapete tuti di chi parlo…no??! E allora recensite numerosi, così almeno saprò se vale la pena o no di continuare questa emerita stupidata XD!!! (P.s. o meglio, continuare a pubblicare….non a scrivere. E’ ovvio che la finirò comunque, perché scrivere mi piace troppo…solo, se scoprirò che la storia vi annoia/è scritta male/ è banale, smetterò di pubblicarla.).
Ho davvero finito, stavolta.
Oddio, ho scritto un romanzo O_o….
Ci vediamo al prossimo capitolo (spero!!!)

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Capitolo 2
*** La nuova minaccia ***


La nuova minaccia

Dorme.
Mia sorella dorme come un ghiro.
Perché non posso dormire anche io, cavolo?!
A proposito, sarà meglio che prenda i vestiti.
E’ quasi ora.
Mi alzo dal letto lentamente e in perfetto silenzio, cercando di non svegliare la mia cara consanguinea; mi infilo le ciabatte ed esco dalla stanza, ritrovandomi nell’atrio.
E’ tremendamente buio e silenzioso, e meno male che i miei occhi si sono abituati al buio.
Scendo mestamente le scale, e arrivo al piano di sotto.
Non c’è nessuno neanche qui.
Bene, stasera dormono tutti; sarà più facile muovermi.
Arrivo in salone,e piano piano raggiungo l’uscio per raggiungere il seminterrato.
Lo apro e scendo altri scalini, fino a ritrovarmi nei sotterranei del mio castello del caos.
Avanzo di qualche passo, e cerco a tentoni l’interruttore della luce.
Lo trovo, e la stanza s’illumina improvvisamente.
C’è un tale casino, qui sotto.
Fortuna che papà non ha la minima intenzione di pulirci, altrimenti troverebbe delle sorprese non gradite.
Raggiungo una delle numerose pile di scatoloni, e spostandola col braccio di qualche centimetro trovo quello che cercavo: la scatola in cui mio padre ricorda di aver posto tutti i vecchi giocattoli miei e di Lili.
Quello che non sa è che io ho messo ho messo i cosiddetti balocchi in un'altra scatola.
Attenta a non far cigolare il coperchio, la apro.
All’interno, ci sono dei vestiti piegati con cura e un paio di scarpe da ginnastica.
Prendo il tutto e mi tolgo la camicia da notte, poi mi vesto.
Cinque minuti dopo, sono pronta.
Mi guardo in uno specchio rotto lì accanto.
Bene, ecco la mia divisa da lavoro: una canottiera azzurra, un paio di pantaloni lunghi fino alle ginocchia con due marsupi blu incrociati contenenti alcuni oggetti utili per le eventuali battaglie, le braccia coperte una da un manicotto blu e l’altro da una retina con un polsino all’estremità e delle enormi scarpe celesti con chiusura lampo e stretch.
Mi guardo, scostante.
Quando indosso questa roba, mi trasformo non solo fuori, ma anche dentro.
Divento più attiva, rapida e sicura di me.
Prendo una spazzola che spunta fuori da un cassetto rotto, e mi lego i capelli biondi con una coda di cavallo più alta del solito.
Dopodichè, spengo le luci e torno al piano di sopra.
Richiudo la porta con cautela, e i silenzio, senza fare il minimo rumore, esco dalla porta d’ingresso.
Anche stasera ce l’ho fatta.
Bè, ok, diciamo che il sonnifero che metto ogni sera nella bottiglia di vino che i miei bevono fa la sua buona parte: ma, come si dice…il fine giustifica i mezzi, no?
Senza battere ciglio, visto che è già tardi, spicco un balzo incredibile, raggiungendo il tetto.
Una persona normale non potrebbe farlo ma, per mia grande sfortuna, io non sono normale.
Prendo la rincorsa, e con un altro salto passo sul tetto della casa dei vicini.
Continuo a saltare di tetto in tetto, fino ad arrivare a casa di Sora.
Lui è già lì, pronto con la sua divisa: una tuta nera, con dei larghi pantaloni fin sopra il ginocchio, adornati di mille righe gialle che riprendono il colore delle scarpe; una cinta divide in due la tuta, e un giacchetto cortissimo a mezzamanica e slacciato lascia intravedere il suo immancabile ciondolo a forma di corona.
I guanti protettivi gli lasciano le dita scoperte,e anche lui ha due grandi marsupi rossi allacciati in vita, che riprendono il colore della tasca davanti della tuta, poco sopra la cintura.
Cacchio, se è figo.
“Mami! Ma dov’eri finita? Sono dieci minuti che ti aspetto!” sussurra appena mi vede, correndomi incontro.
“E’ che i miei hanno finito di cenare tardi.” Mi scuso.
Lui sbuffa, poi mi prende per mano e insieme riprendiamo a correre e saltare sulle case di questo piccolo quartiere di Tokyo.

Eccoli laggiù, tutti ad aspettarci.
Io e Sora saltiamo un’ultima volta, e finalmente ci fermiamo a prendere fiato.
Sora mi lascia la mano, e vedo Kairi sussultare un istante.
Bè, non mi stupisce: tutti sanno che Kairi vuole bene a Sora.
E non ci vuole certo un genio per capire che Sora ricambia al quadrato.
Questo mi fa irritare. Oh, se mi fa irritare.
“Finalmente! Forza, muoviamoci! Andiamo a fare un giro d’ispezione per vedere se ci sono Heartless in giro.” Esclama Riku irritato, scattando in piedi.
Roxas volge lo sguardo verso di noi, che nel frattempo abbiamo ripreso fiato.
“…oggi alla tv ho sentito che gira la voce che ci siano dei fantasmi nelle scuole medie inferiori Jimbo.”
Sora agrotta un sopracciglio.
Io cerco di guardare Roxas negli occhi, ma il fatto che dopo l’inervallo io non gli abbia più rivolto la parola mi scoraggia.
Osservo il suo vestiario, semplice in confronto a quello mio e di Sora: un paio di pantaloni neri e beige, scarpe da ginnastica, maglietta nera che si mimetizza con la vita dei pantaloni, chiusa da una lampo a forma di X, e un giacchetto con cappuccio beige, con dei quadratini neri e l’interno rosso; abbinati, ci sono un polsino e un anello di spugna, entrambi a scacchi neri e bianchi.
Anche Naminè e Riku hnno deigli abiti quasi normali: lui indossa dei pantaloni blu, maglia e cintura nere, un giacchetto bianco e giallo come le scarpe ed ha una serie di bende che gli legano il polso sinistro: Naminè è stupenda, e quando non c’è la luna sembra che lei ne prenda il posto, pallida com’è.
Ha un vestitino bianco, nromalissimo, lungo fin sopra le ginocchia: un coprispalle bianco, con disegnata una croce dorata e con le maniche ornate da deliziosi pizzi bianchi; delle calze biance sbucano dagli stivali, anch’essi bianchi, con disegnate sopra le croci dorate.
Alcune ciocche di capelli sono impreziosite con dei nastri bianchi.
In quel momento, si alza anche Kairi, pronta per la partenza.
Le chiusure lampo del suo vestito rosa riflettono le luci della città, e gli stivaletti dello stesso colore, dai quali escono dei laccetti lilla che le stringono le caviglie, danno un tocco sportivo al tutto.
Una cinta in cuoio le cerchia la vita magra, e scende sulle gambe con grazia.
I capelli tra il rosso e il castano si agitano ad ogni minima carezza del vento, scoprendole il visetto dai lineamenti delicati e chiari.
A volte noto che Sora passa lunghi minuti ad osservarla, in silenzio.
E chi può dargli torto? Kairi è una ragazza bellissima, gentile, intelligente, dolce ma che si fa rispettare. A prima vista sembrerebbe un po’ impulsiva, ma in realtà ha una grande pazienza.
E mi sembra logico che io non abbia la minima chance contro di lei.
“Cosa? Fantasmi?!!” ripete Sora, una nota nervosa nella voce.
Kairi gli si avvicina: “Sora, non dirmi che credi ai fantasmi?” chiede, divertita.
Lui non risponde, ma la sua espressione è impagabile e trasparente.
Sbotto a ridere e faccio l’occhiolino a Kairi: “Eh eh! Sora ha un’esperienza traumatica alle spalle che riguarda l’Halloween. Vero Sora?” chiedo, stringendogli una spalla con la mano e con un sorriso ebete sulla faccia.
Lui sobbalza e stringe i denti in una smorfia.
Dio, quanto lo adoro quando fa così…è uno spettacolo divertentissimo.
Kairi ricambia l’occhiolino di poco fa, e si china per veder in faccia Sora.
“Che cosa è successo, Sora?” chiede sorridente.
Roxas si avvicina, mentre il povero Sora sembra sia vicino ad un attacco cardiaco.
“Mami Sora e io eravamo andati a fare il giro delle case, quando arriviamo in un vicolo buio. Sora si gira e si ritrova davanti Lili mascherata da Sadako, poi inzia ad urlare e dopo cinque minuti sviene” Risponde secco.
Kairi e Naminè si guardano un secondo, poi esplodono in una risata fragorosa.
Sora solleva la testa, ed esplode anche lui, iniziando a saltare come fa Terk quando andiamo nella Giungla Profonda.
“Daaaai, Rox! Avevo otto anni! E’ normale che mi sia spaventatooo!!!” grida isterico.
Io e Roxas ci scambiamo un sorriso abbozzato.
“Oh, andiamo Sora! Mia sorella fa più paura quando si sveglia, te lo assicuro. E poi la sua maschera era orribile. Tutti sono capaci di spalmarsi il collo e la faccia di ketchup.”
“Guarda che per me è stato un TRAUMA!!!!” sbotta Sora, disperato, mentre Kairi e Naminè non sembrano voler smettere di ridere.
Riku cercava di trattenersi, senza riuscire completamente.
“Forza, andiamo, altrimenti domattina mi ritroverò un Hearthless sotto la doccia.” Esclama, e senza aspettare risposta salta verso il grattacielo vicino.
Naminè e Kairi si concedono un’ultima risata, poi lo seguono.
Sora tiene il palmo della mano aperto verso di me, e arrossisce.
Evidentemente si è offeso.
“Arrivo subito” dico, lanciando uno sguardo a Roxas.
Sora sbuffa e mi fa la linguaccia, poi segue gli altri.
Mi avvicino a Roxas e lo guardo negli occhi.
Lui ricambia, gelido.
Senza pensarci ancora, lo abbraccio.
Lo abbraccio così forte che potrei soffocarlo da un secondo all’altro.
Lui rimane allibito per un attimo, poi mi cinge la vita col braccio.
“Scusami…” sussurro.
Roxas non risponde, ma so che ha capito.
“Ti prego, non lasciarmi sola…ho bisogno di te più che mai, in questo periodo. Ti prego, sei l’unico di cui mi fido. Ti prego, scusami. Ma non andartene anche tu…” dico, fioca.
Lui mi stringe ancora più forte, poi mi allontana con le braccia per guardarmi il viso e mi bacia la fronte con tenerezza.
“Tranquilla. Ti voglio bene. Ci sarò sempre, per te. Non ti lascio. Non ti lascerò mai.”
Io lo abbraccio ancora, quasi con le lacrime agli occhi.
Il…mio…Rox…


“Eccoci arrivati! E staccati, Sora!”
Sora, però, rimane ancora ben ancorato al mio braccio.
Sento i suoi denti digrignare istericamente, e trattengo a stento una delle mie battutine.
Sarebbe troppo crudele.
“Eddai, Sora! Quando andiamo ad HalloweenTown non fai tutte queste storie!” osserva Naminè.
Sora, finalmente, molla la presa (sento il sangue che riprende a circolare), e si avventa su Naminè, sfoderando i suoi occhioni-da-gattino-bagnato-solo-e-incompreso.
“Nami…ho paura…” dice, ormai vicino alle lacrime.
Ioe Roxas ci guardiamo, poi voltiamo gli occhi al cielo, al limite della sopportazione.
La scuola Jimbo è una scuola media inferiore, non molto conosciuta qui a Tokyo; un edificio pubblico, un po’ malridotto, con una grande piscina nel cortile sul retro.
Roxas ci racconta quello che ha sentito alla tv, mentre Sora continua a tentare di scappare (Riku ascolta Roxas attento, mentre con una mano tiene Sora per il giacchetto).
“Non diciamo sciocchezze, i fantasmi non esistono!” osserva Riku, strattonando Sora.
Kairi sospira, poi sorride.
“Sicuramente sono solo i nostri cari amichetti che vogliono divertirsi un pò.”
“Bene, allora vorrà dire che anche noi ci divertiremo un pò!” dico entusiasta, e con uno sguardo ci capiamo tutti all’istante.
Riku molla Sora per chiudere gli occhi e concetrarsi.
Sora ispira nervoso un paio di volte, poi anche lui dedica la mente al richiamo della sua arma.
“POWER OF KEYBLADE! HELP YOUR MASTER!!!” grido, aprendo gli occhi.
Dopo qualche secondo, vedo la mia arma comparire lentamente tra le mani.
E’ una chiave gigante,alta poco meno di me, ma leggerissima da portare.
Ognuno di noi ne ha in mano una diversa.
Riku, Kairi, Ro e Naminè devono solo concentrarsi e sussurare tra loro stessi il nome del loro Keyblade.
Io e Sora, invece, dobbaimo gridare ad alta voce la frase di prima.
Forse perché io e Sora siamo i Maestri del Keiblade.
Lo scoprimmo circa un anno fa.
Io e lui stavamo andando a vedere le gare di pattinaggio di Kairi.
Me lo ricordo bene; era primo pomeriggio, e in aria c’era odore di pioggia.
Mentre camminavamo, vedemmo qualcosa cadere dal cielo.
Sora e io vedemmo l’oggetto ai nostri piedi: due chiavi legate ad un anello in metallo, una che sembrava una chiave come tante, l’altra invece era stranissima, con degli strani disegni incisi sopra.
Io e Sora la raccogliemmo da terra, chiedendoci da dove fossero sbucate, quando qualcosa si mosse dietro di noi.
Ci voltammo, spauriti, ma non ci sembrava vi fosse qualcosa.
Riprendemmo a studiare quelle due chiavi, ma dopo due minuti sentimmo una voce acutissima alle spalle.
“Siete voi, finalmente.”
Io e Sora ci guardammo, poi Sora si piazzò dietro di me e si voltò.
Il tempo di vedere chi aveva di fronte, ed aveva cacciato un grido che rimbombò per tutto il Giappone…anzi, no, per tutta l’Europa.
“Che..che..che scherzo è questo?” aveva chiesto, strattonandomi la maglia.
Io ero rimasta senza parole: davanti a noi c’era…Mickey Mouse.
Non un peluche di Mickey Mouse, non un poster formato gigante di Mickey Mouse, non un tizio con un costume da Mickey Mouse….semplicemente, Mickey Mouse in carne e ossa.
Era lì, davanti a noi, e ci guardava.
Ci rivolse un saluto cordiale, ma né io né Sora eravamo ancora tanto connessi da essere in grado di capire quello che sava succedendo.
Dopo circa dieci minuti di starnazzamenti vari di Sora, di miei gridolini isterici e di tentativi di calmarci di Mickey Mouse, eravamo all’incirca tranquillizzati.
Lui ci spiegò tutta la storia.
Lui era King Mickey, il sovrano del suo mondo, il Disney’s Castle.
Ci spiegò che, oltre alla terra, esistono altri mondi, raggiungibili con portali e navicelle spaziali.
Poi però il nostro amico aveva assunto un’espressione crucciata, e ci aveva rivelato che se era venuto sulla terra era perchè cercava aiuto.
“Vedete, in questo momento gli altri mondi stanno vivendo profondi dolori e sofferenze. Delle strane creature chiamate Heartless, infatti, stanno cercando di distruggerli. Sono numerossissimi, ma non così forti come potrebbero sembrare. Sicuramente sono al comando di qualcuno che ha delle cattive intenzioni. Non ho idea di chi sia, ma so che prima o poi salterà fuori.”
“Mi spiace molto, Maestà, ma…scusi, noi cosa possiamo fare?” avevo chiesto io, mentre Sora ascoltava in silenzio (stranamente).
Il re mi sorrise di nuovo, stavolta con dolcezza.
“Le chiavi che prima sono cadute dal cielo. Si chiamano Keyblades, Mami. Sono le sole due armi che possono sconfiggere gli heartless e il loro padrone.”
Io guardai con disprezzo le minuscole chiavi che avevo in mano.
“Queste sarebbero armi? Per favore, non servirebbero nemmeno ad aprire il luchetto di un diario segreto.” Ho detto, sarcastica.
“E’ qui che ti sbagli. Vedi, quelle due armi insieme possono raggiungere una potenza inimmaginabile. Ma per farlo, hanno bisogno di due persone che le prendino con sé: due persone coraggiose, giuste, oneste. Due persone come voi.”
Io e Sora ci siamo scmabiati uno sguardo gelido, poi abbiammo agrottato le sopracciglia formando ognuno una doppia w in faccia.
Il re era scoppiato a ridere, e ci aveva spiegato che i Keyblades avevano scelto noi perché eravamo degni di loro.
Ancora adesso, io e Sora ci chiediamo il perché sia accaduto proprio a noi.
Comunque sia, da quel giorno niente è stato più lo stessso.
Abbiamo detto tutto agli altri non appena se ne è presentata l’occasione,e Kairi Naminè e Roxas si erano proposti di aiutarci.
Io e Sora abbiamo ricordato che i nostri Keyblade, almeno così aveva detto il sovrano, se uniti potevano dare vita a nuove armi, nel caso in battaglia ne occorresse un’altra.
Bastarono pochi minuti, e tutti avevano il loro Keyblade, ognuno diverso dagli altri.

Guardo il mio Keyblade, nostalgica.
Quante ne abbiamo passate insieme.
E quante ne stiamo passando tutt’ora.
Ogni notte, ci spostiamo in un luogo diverso a caccia di Haertless.
Una volta quegli esserini occupavano solo gli altri mondi, ma ormai anche a Tokyo se ne possono trovare ovunque, se esci di notte.
Il mio Keyblade riflette i raggi lunari.
Si chiama Ultima Weapon e, a detta di King Mickey, è il più potente, insieme a quello di Sora.
Lui invece ha la versione base, la Catena Regale, che, nonostante sia la meno bella di tutte, ha una potenza immensa.
Kairi possiede la Rosa Divina, e la sua bellezza la rende una guerriera ancora più spelndida di prima.
Naminè è invece la padrona dell’ Incantatore, che le si addice alla perfezione, visto che sembra sempre ipnotizzare le persone.
Po c’è l’arpa fatata, cioè il Keyblade di Roxy, molto utile per le magie e le invocazioni.
Infine c’è Riku, che ha il Lontano Ricordo: anche la sua è un’arma da non sottovalutare.
Insomma, di giorno siamo dei sedicenni qualunque: andiamo a scuola, facciamo sport, giochiamo a Tekken sulla palystation e ci innamoriamo (questo punto mi è particolarmente sensibile):
Ma di notte, quando tutti dormono, siamo qualcun altro.
Quando è notte, noi ci mettiamo i vestiti da battaglia, facciamo comparire i nostri Keyblade e diventiamo i New Kingdom Heroes, unici protettori della terra e altri mondi.
(La Domenica chiudiamo per ferie. Dovremo pur dormire, no?!)
Seguiamo Roxas all’interno del cortile della scuola, saltando il cancello con un balzo, e ci guardiamo intorno, sospettosi.
L’oscurità invade completamente il luogo, rendendo poco distinguibili le forme.
“FIRARA!!” grido, e dal mio Keyblade sprizza una fiamma che illumina questo cortile buio.
Iniziamo a camminare verso la psicina,mentre Sora continua a lamentarsi, spaventato.
La piscina è grande, ma si vede che non viene utillizzata da qualche anno: nell’acqua galeggiano foglie secche e fiori, insieme a due o tre pacchetti di patatine.
Chissà quant’è che non la puliscono.
Riku si ferma all’istante, arrestandomi il passaggio con un braccio.
“Fermi tutti, sta succedendo qualcosa.”
“Riku, ma che…” provo a lamentarmi, ma non finisco la frase perché qualcosa esce dall’acqua.
Una persona incappucciata e’ sbucata dalla piscina come una margheritina, ed ora lievita sopra di essa; tra le mani, stringe uno strano oggetto simile…a una chitarra…
“Oh, era ora! Iniziavo a stufarmi di aspettare!” esclama la figura, con una voce giovane ed esuberante.
Sora comincia a tremare, ma prima che qualcuno possa dire qualcosa colui che abbiamo davanti si sfila il cappuccio, mostrando il proprio volto: non è un fantasma, né altro.
Solo un ragazzo, con dei capelli biondi spettinati e un po’ più lunghi del normale e la carnagione chiara: avrà si e no vent’anni.
Sora smette improvvisamente di tremare, e finalmente sembra tornare il Sora di sempre quando si para davanti a me per proteggermi e grida, infuriato: “Chi diamine sei?”
Quello sorride: un sorriso crudele, quasi malizioso.
“Dipende dai casi. Molti mi chiamano il Notturno Melodico. Ma per gli amici sono solo Demyx.”
“Che cosa vuoi dagli studenti di questa scuola? Che gusto hai a spaventarli?” chiede Roxas, sfoderando il suo keyblade.
Demyx si ferma un momento a guardarlo, con aria di sufficienza. Poi fa un altro sorriso, stavolta quasi demoniaco.
“Accidenti, certo che voi marmochi sapete come offendere un adulto! Oh, bè…se davvero volete combattere, prima dovrete riuscire a prendermi!” grida, e volando più in alto si allontana con una risata.
“Presto, inseguiamolo!” grido io, e tutti insieme saltiamo di palazzo in palazzo nell’inseguimento.
Demyx vola rapido, continuando a tenere quella specie di arma fra le mani, e non smette di ridere furiosamente.
Mentre siamo impegnati in un altro salto, Sora mi si avvicina.
“Mami, avverto un pericolo! C’è qualcosa che non va!!” mi grida.
Ricambio lo sguardo.
“Sì, hai ragione!Questo idiota non mi piace per niente! Vediamo dove si ferma!” dico io, e con un sorriso ci capiamo alla perfezione.
Dopo un tempo che per noi sembra infinito, Demyx si ferma nell’aria.
“Ehi, bambolotti! Sono qui!” e con una velocità impossibile per un qualsiasi essere umano scende verso la città.
Lo raggiungiamo in fretta, e non appena vede i nostri piedi toccare terra inzia a correre lungo un vicolo che non ho mai visto finora.
Lo attraversiamo, con davanti il buio e la sua schiena, poi si addentra in un buco all’interno di un muro.
“Ormai lo abbiamo preso!” grida Naminè, e uno alla volta varchiamo lo spazio anche noi.
Non appena ci troviamo al di là, però, notiamo che qualcosa non va.
L’atmosfera preannuncia qualcosa di…inaspettato.
Ci guardiamo intorno, ma Demyx semra sparito nel nulla.
Ed ecco che improvvisamente i lampioni si accendono tutti assieme, disturbandoci gli occhi.
Appena li riapriamo, però, la vista sembra annebiarsi per un secondo.
Davanti a noi c’è Demyx, con quella sua strana chitarra.
Il problema è che dietro di lui ci sono altre persone.
Molte altre persone, tutte con indosso una veste nera e con il volto coperto dal cappuccio.
Demyx è l’unico che mostra il suo viso.
“Accidenti, voi bambini siete proprio veloci!! Chi l’avrebbe mai detto?”
Lo fissiamo, Sora stringe il Keyblade con forza.
Si sta trattenendo.
Odia le chiacchiere dei nemici, le loro prese in giro.
Preferisce uno scontro diretto, senza preamboli, con un vinto e un vincitore.
Niente parità.
Non è consentita.
Demyx si accorge del suo sguardo arrabbiato e si volta verso una delle persone dietro di lui.
“Attento, capo. Mi sa che questi fanno sul serio” dice, divertito.
La bocca dell’altro è l’unica parte del corpo in mostra, e si torce in un ghigno improvviso.
Non mi piace questa storia.
Non mi piace neanche un po’.
“Ed eccoci qua, insomma! Non vedo l’ora di affrontarvi!” esclama d’un tratto.
Solleviamo gli sguardi, poi lui mi guarda e sorride.
“Ci vediamo, piccolina.”
Sbarro gli occhi, e sfodero il Keyblade, senza troppa sicurezza.
Tempo un secondo e Sora e Roxas si mettono davanti a me, sbarrando le braccia.
“Se provi anche solo a toccarla, ti causerò un dolore che non puoi neanche immaginare.” Dice Roxas, calmo e deciso.
“Lo stesso vale per me.” Aggiunge Sora, infuriato.
Io arrossisco un po’, temendo il peggio, ma Demyx si limita a rispondere con un “vedremo” sarcastico.
Dopodichè schiocca le dita, e sia lui che le figure incappucciate svanisconon nel nulla.
Rimaniamo lì alcuni istanti, poi torniamo a casa.
Sora e Roxas mi accompagnano fino alla porta e si fermano.
“Sei sicura di star bene?” mi chiede Roxas, stringendomi una spalla.
Io sorrido un po’ malamente.
“Sì, tranquilli.Non mi fa certo paura un cretino come lui.” Rispondo.
Sora mi guarda preoccupato.
“Comunque sia, ne parliamo meglio domani. Ora vai a nanna!” mi ordina con un sorriso.
Io ricambio e do un bacio sulla guancia a tutti e due, poi apro la porta e, cercando di fare silenzio, mi rimetto la camicia da notte e mi fiondo in stanza.
Mia sorella non si è acorta di niente.
Sta ancora dormendo.
Guardo la sveglia elettronica accanto a lei: le due e mezza.
Mi chiedo se domani sera riusciremo a tornare così presto.

“Cosa voleva dire Demyx, ieri sera?” chiede Naminè, sollevando il capo dal suo album di disegni.
Lei, Kairi ed io siamo sedute a terra, fuori la palestra.
Sora e Riku sono dentro che si allenano, mentre Roxas è al club di astronomia (sì, lo so, tra tanti club che poteva scegliere è andato in quello più noioso…ma a lui piace, non posso farci niente.).
“Per me che stasera si rifarà vivo per combattere.” Dice Kairi, intrecciandosi i capelli,
Io sollevo lo sguardo dal mio cellulare ( se mia madre non smette di mandarmi e-mail ogni quindici minuti entro i prossimi due mesi giuro che vado a vivere da Roxas) e dico, pensierosa: “Ragazze, non sarà che Demyx e i suoi scagnozzi sono coloro che controllano gli Heartless?”
“Bè, potrebbe essere.” Ammette Naminè.
Kairi solleva un po’ il busto, e gli occhi le si illuminano per un attimo: “Questo vorrebbe dire che, se riuscissimo a sconfiggerli, potremmo finalmente tornare ad avere una vita normale?”
“Bè, se per ipotesi fossero davvero loro i padroni degli Heartless, sì, finalmente potremmo lasciare i Keyblade nella scatola dei ricordi.” Dico io, cancellando la mail in cui mia madre mi ricorda che tornando a casa devo comprare gli okonomyaki al ristorante della nonna di Naminè, visto che mia sorella ne ha avuto un’improvvisa voglia.
“Nam, al ritorno passo al ristorante di tua nonna, d’accordo?”
“Certo. Anzi, vengo anche io, è da parecchio che non la vedo.”
Quando escono, Sora e Riku sono sudati e ancora con la divisa della squadra.
Ma se Sora ha i capelli spettinati, la maglia sporca e le scarpe semi-distrutte, Riku sembra pronto per fare da modello a Tanaka Kikinzoku.
“Se Roxas non è ancora tornato, noi ci facciamo una doccia. Arriviamo tra un secondo.” Sorride Sora, e tutti e due si avviano verso gli spogliatoi.
Inconsciamente mi giro veso Kairi.
Non molla Sora con lo sguardo neanche un secondo.
Dio, che stress.
Se continua così, mi sa che la previsione di Roxas che io mi presenti al manicomio chiedendo di rinchiudermici dentro fino a che la mia vita sentimentale non si appresti a migliorare diventerà realtà.
Oh, se accadrà.

“Grazie per avermi accompagnata, Nami.”
“Oh, figurati. E poi mia nonna ti adora. A proposito, come mai hai dovuto comprarli così d’urgenza?” mi chiede lei, mentre ci allontaniamo dal negozio di okonomyaki.
Sorrido tenendo stretta la busta di plastica contenente la nostra cena.
“Mia sorella ha avuto una voglia improvvisa. Manco fosse incinta. Mamma e papà la stanno viziando palesemente, in queste ultime settimane. E’ che tra poco ha le gare internazionali di pianoforte a Kyoto.”
“Oh, non sapevo che partissi!” esclama Naminè, stupita.
Io mi metto a ridere: “Ma che partire e partire? Io rimango a casa da sola. Vuoi mettere? Quasi una settimana di assoluta libertà! Quest’anno le gare dureranno più degli altri anni, e visto che inzieranno di Venerdì, ho detto che i week-end dovrò studiare per il compito di Inglese.”
“Ed è vero?”
“Purtroppo sì.” Rispondo, con amarezza.
Camminiamo ancora, poi le nostre strade si dividono e dopo gli ultimi saluti torniamo ognuna a casa sua.
Non appena apro la porta, mi reco in cucina e poso gli okonomyaki sul tavolo e vado in salone.
“Lili, ho portato la cena! Mangiamo finchè sono caldi!”
Mia sorella alza gli occhi dalla rivista che sta leggendo pigramente.
“Ah, d’accordo. Grazie.” Dice, sollevandosi e correndo in cucina.
Mi affaccio sulle scale, chiamando mamma e papà, e dopo un minuto arrivano.
“Grazie per averci pensato tu, Mami.” Mi fa mia madre, versandomi un goccio di sakè per ringraziarmi.
“Di niente, figurati. La nonna di Naminè è stata così gentile. Mi ha detto di riferirti che ha aggiunto parecchie ricette sul menù. Dovresti passare, uno di questi giorni. E’ una donna così gradevole.” Osservo io, masticando un’alga.
Mia madre sorseggia il sakè: “Ci avevo già pensato, tranquilla. Domani dovrò passare da quelle parti.”
“Ah, ascolta tesoro” interviene papà, pulendosi le labbra unte con il tovagliolo “ credi che avrai bisogno di soldi mentre saremo via?”
“No, tranquilli. E, a proposito…” inizio io, con un tono di voce vago “mi chiedevo…potrei invitare Roxas a dormire qui, Venerdì?”
Tutti si girano a guardarmi, in silenzio e con gli occhi spalancati.
Mia sorella rimane con le bacchette in bocca, mio padre con il tovagliolo in mano.
Poi mia mamma sbotta a ridere in un modo alquanto irritante.
“Ohohoh!Tesoro, sapevo che prima o poi avresti capito che avevo ragione! Ma perché non ce lo hai detto subito?”
Io la fisso, terrorizzata.
So quello che sta pensando.
“Mamma…ma di che parli?” chiedo, premeditando la sua risposta, che infatti arriva senza problemi.
“Ma del fatto che tu e Koshimu-san vi siate messi insieme!”
Sputo con il naso il sakè che stavo sorseggiando, bagnando mia sorella che impreca.
“MAMMA! Quante volte devo dirtelo che io e Roxas siamo solo amici? A-M-I-C-I!!!” grido, fuori di me.
“Sì, sì va bene.” dice lei, sorridendo maliziosamente.
Io sbuffo e ingoio malamente l’ultimo boccone, poi mi alzo e passando per i lavandino sistemo il mio piatto nel lavello.
E’ incredibile quanto sia ostinata sotto questo punto di vista.
Per lei il concetto di amicizia tra i due sessi è inconcepibile. Ogni volta che parlo di Roxas o Sora, lei mi guarda con quei suoi occhi da adulta con dell’esperienza, che sembrano tenermi sotto controllo.
Con un secco ‘io sto al telefono, lasciatemi in pace’ lascio le loro facce allibite e salgo al pano di sopra; entro in camera, sbatto la porta, acchiappo il telefono ed esco sul tetto, raggiungibile dalla finestra.
Io e mia sorella ci andavamo spesso, sul tetto, quando eravamo piccole.
E’ una specie di rifugio che abbiamo imparato ad amare.
Mi siedo e guardo in silenzio la città.
Non che il panorama sia dei migliori, ma se alzo un po’ il capo posso raggiungere con lo suardo il centro di Shibuya, illuminato dalle insegne dei locali e animato dalle chiacchiere della gente e dal rumore delle discoteche, dove folle di ragazzi passano la serata tra balli e bibite alcoliche.
Il 109 si mostra in tutta la sua vivacità, e lui da solo potrebbe illuminare tutto il Giappone.
Le stelle splendono già nel cielo, e stasera c’è la luna, più bella e pallida che mai.
Sospiro, mentre un alito leggero di vento mi solletica le guance e si infila rapido tra i miei capelli, facendo di essi una bandiera che segue ogni minima sua carezza.
Rompo questo magico istante con il ricordo del motivo per cui ero salita fin quassù.
Senza perdere un attimo compongo un numero di telefono e lo porto all’orecchio.
Dall’altra parte, qualcuno solleva la cornetta.
“ Pronto?”
“Rox, sono io.”
“Mami, sai che a quest’ora io non ci sono per nessuno, vero? Stanno trasmettendo quel reality in tivù, lo sai bene.”
“Neanche se questo nessuno avesse un problema?”
Silenzio.
“Ok, che succede?
Lo sapevo. E’ fin troppo facile.
“Rox, mi sta prendendo un po’…come dire…la paura.”
“La paura? E di cosa?”
“Di quello che potrebbe succedere stasera. So che magari era solo una presa in giro, ma…”
”Ascoltami bene, Mami” mi interrompe lui, severo “se quel lurido maiale con i capelli alla Goku tagliati male prova anche solo a rivolgerti la parola, io e Sora sfoderiamo subito i keyblade e gli tagliamo la testa a cubetti come il ghiaccio. Ne abbiamo già parlato, e credimi se ti dico che non hai niente da temere.” Una pausa “e poi, anche Riku sarebbe contento di darti una mano.”
”Cosa? Riku?” chiedo, incredula “Scommetto che quello non vede l’ora di organizzare il mio funerale.”
Roxas ride “Credimi, non puoi mai sapere quello che gli passa per la testa. E poi ti risulta che io ti avrei detto una bugia?”
Sorrido.
“Certo che no, anche perché faresti la stessa fine di Dart Fenner a Star Wars.”
“Ehi, Dart Fenner era solo un incompreso.”
”Già, un incompreso che cercava di cambiare con la conqusta del mondo e la morte di tutti gli Jedi.”
Ridiamo tutti e due, come facevamo quando eravamo bambini e vedevamo Sora che cercava di fare amicizia con le bambine più carine, senza successo.
“Grazie, Roxy. Mi fa bene parlare con te. Ti voglio bene.”
“Anche io ti voglio bene, disastro. Ci vediamo più tardi, allora?”
”Contaci.”
E chiudiamo la conversazione.
Poso il telefono accanto a me e mi sdraio, restando con gli occhi fissi sul cielo.

TA-DAAAAN! Ecco, ho finito anche il secondo chappy… uao, che sudata! Sono stanca morta, ma penso ne sia valsa la pena, o almeno spero. Insomma, finalemnte il mistero è stato svelato! I nostri amici sono niente di meno che…dei supereroi! Ebbene sì, è un’idea stupida, pazza e insensata, ma penso che rispecchi il mio essere, quindi va bene così.
Per quanto riguarda la ficcy in sé…volevo che Mami fosse una ragazza normale, con i soliti problemi che hanno tutti i sedicenni del mondo! Ma volevo anche che accanto a lei ci fosse Roxas. Ecco, la loro amcizia è una delle cose a cui dedico più attenzione quando scrivo: insieme volevo che creassero una specie di legame fraterno, che però non ricada nel campo sentimentale. Si vogliono bene, ma non stanno insieme. Ed è una cosa che amo, sì! Mentre con Sora…bè, con Sora è semplicemente un disastro, ma del resto l’amore non è mai semplice, no?
Per quanto riguarda le recensioni, ringrazio coloro che hanno commentato, e spero che lo facciano anche in seguito! Per coloro invece che magari hanno solo letto la mia storia…andiamoooo, lasciatemi un commentino! Cosa vi costa scrivermi ‘la tua fan-fiction è bella’ o ‘questa fanfiction non mi è piaciuta”? Perciò su, commentatemi, fatevi sentire ^___^!!!
Continuate a seguirmi, please! *ABBRACCIO*

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Capitolo 3
*** Il disastro inaspettato ***


Il disastro inaspettato


“Ok, cerchiamo di ragionare: sono passate due notti da quando abbiamo incontrato Demyx, giusto?”
“Giusto” rispondo, strappando un ciuffetto d’erba e oscillando contro il tronco del ciliegio.
Roxas riprende il suo ragionamento: “E allora non dovrebbe essere successo qualcos’ altro? Non so…uno scontro, una minaccia…”
“Sicuramente ha in mente qualcosa. Lui e i suoi seguaci.” Osserva Kairi, con il riflesso del sole negli occhi.
Sora è sdraiato accanto a me sul prato, e si mette a ridere.
“Secondo me se l’è fatta addosso!”
“Certo, appena ti ha visto si è spaventato…” fa Riku, ricevendo una liguaccia di Sora.
Naminè sorride, ma poi si ferma bruscamente e spalanca gli occhioni grigi.: “Oh, dimenticavo! Mami, Selphie compie gli anni Venerdì. Darà una festa, e ha invitato anche te e Sora. Mi ha detto di riferirvelo.”
Sora sobbalza, con la stessa espressione di un cucciolo a cui hanno appena regalato un nuovo osso di gomma: “Evvai, una festa! Cibo gratis!”
“Possibile che tu non sappia pensare ad altro?” chiede Roxas, guardandolo di sbieco.
“NO!” rispondiamo tutti insieme, prima che lui possa parlare.
Sora rimane sdraiato a terra con il broncio e incrocia le braccia.
“Uffa, siete alleati contro di me! E va bene, vorrà dire che alla festa io non ci vengo!”
Sto per dirgli qualcosa, ma Riku mi precede.
“Tanto non ci andremo comunque. Non io, almeno.”
“Eh? E come mai?” chiede Kairi.
Lui fa spallucce e beve il suo succo in silenzio.
Non lo sopporto quando fa così.
“Lo so a che stai pensando Riku, ma non ci farebbe male una serata di svago. Soprattutto a te! “
“Che vuoi dire?” chiede lui imrpovvisamente, laciando il suo succo.
Raddrizzo il mento.
“Semplicemente che ti vedo stanco, ultimamente.”
Mi guarda negli occhi,e per un momento sento un brivido lungo la schiena.
Fingo di ignorarlo, e ricambio lo sguardo, torva.
“Io vado in biblioteca.”
“Ti accompagno.” Dico io in fretta, alzandomi.
Sora solleva un po’ il busto, e noto con divertimento che ha ancora l’espressione crucciata.
“Ehi, da quando vai in biblioteca? Dobbiamo tornare a casa insieme, ricordi?”
Mi avvicino e gli schiocco un dito sulla fronte, facendolo ridere contro voglia.
Gli faccio l’occhiolino: “Lo so, scemo! Devo solo prendere un libro per cinese. Torno tra un secondo.”
Faccio per allontanarmi, ma lui mi acchiappa dietro l’attacatura dei capelli e avvicina il suo viso al mio.
Oddio, che vuole fare?
Chiudo gli occhi…sento il suo respiro vicinissmo…ma mi accorgo subito che non è quello che speravo.
Cioè, tecnicamente sì, ma…il bacio lo preferirei sulle labbra, non sulla fronte!
Fingo indifferenza e mi alzo prima che qualcuno si accorga che sono arrossita, poi raggiungo Riku che mi ha aspettato e ci avviciniamo all’entrata della scuola.
***

“E’ dura, vero?”
Sollevo lo sguardo dal libro che sto consultando e lo guardo con cipiglio.
“Scusa?”
Lui si volta un po’, ma poi i suoi occhi indugiano ancora su di me.
Ti prego, fa che questo batticuore non voglia dire ciò che penso sia…
“Sì, insomma…essere innamorata del tuo migliore amico. Non deve essere facile.”
Rimango allibita, la bocca spalancata per alcuni istanti.
Poi sospiro.
Non voglio inventarmi scuse, sono stanca di nascondermi.
E poi Riku non è il tipo che va a spifferare in giro gli affari altrui (per fortuna, altrimenti con le sue conoscenze in questa scuola nessuno avrebbe più un segreto.).
Sbuffo un po’, risistemando il libro che avevo preso nella libreria centrale.
“…te ne sei accorto?” sussurro.
Lui mi si avvicina un po’.
“Sì.”
Mi volto per non incrociare i suoi occhi, le lacrime stanno già avanzando.
Non devo piangere.
Non devo piangere per lui.
Me lo sono promesso.
Riku mi alza il mento con la mano, costringendomi a mostrargli gli occhi ormai pieni di lacrime.
“...stai piangendo.”
“Non sto piangendo:”
“Stai per farlo.”
“E anche se fosse?”
Non risponde, continua solo a osservarmi.
Intorno a noi, c’è il silenzio: siamo da soli.
La bibliotecaria è andata a mangiare.
Gli unici che ci guardano sono questi libri, intorno a noi.
Spettatori presenti ma invisibili..o forse solo rispettosi.
Sanno guardare con cautela, insegnare il necessario senza vanti.
Sono tutti diversi, e ci studiano in silenzio.
Ho sempre sospettato che siano i libri a studiare noi, non il contrario.
Torno a concetrarmi su Riku.
Sospira, e bisbiglia qualcosa di impensabile.
Qualcosa di dolce.
Un pensiero che stordisce come l’aroma del cacao, come il profumo della lavanda a marzo.
“…mi fa male vederti piangere.”
Cinque parole.
I miei occhi ormai persi dentro ai suoi.
Che mi succede?
Il mio cuore…non fa che battere…
Distolgo lo sguardo con forza.
“…io…non…ho trovato il libro che cercavo.” Dico, senza sapere neanche io di cosa sto parlando.
Sfioro le sue mani per un istante prima di allontanarle dal mio viso, e con un ‘ciao’ bisbigliato corro fuori dalla biblioteca, fuori da quell’inferno paradisiaco, fuori da quel paradiso infernale.
Lascio dietro di me quel luogo pieno di libri e polvere, di sospiri e segreti, di sussurri e parole nascoste.
Ripercorro la stessa strada dell’andata, e raggiungo il cortile dove ho lasciato la mia cartella e la giacca della divisa in custodia a Roxas, che me li porge non appena gli dico: “Rox, andiamo.”
Sora si alza di scatto e mi mostra un altro sorriso: “Non hai trovato il libro che cercavi? Possiamo andare?”
“Sì.” Rispondo, senza esitazioni.
Kairi guarda dietro di me.
“E Riku?”
Il cuore fa un nuovo balzo, stavolta meno profondo di prima.
“Lui…è rimasto dentro. Aveva ancora da fare, a quanto pare.”
“Ah, ok” risponde lei, rituffandosi nel suo libro senza esitazioni.
Naminè ci dice che loro lo aspettano, e io Sora e Roxas ci incamminiamo verso il cancello, mentre prego che Riku non dica niente su quello che è appena accaduto.
Lungo il percorso Sora cammina con le mani dietro il capo, parlando praticamente da solo, visto che Roxas è al telefono con suo padre e io sono ancora presa dai miei pensieri.
Ad un certo punto mi cammina accanto, e si abbassa per guardarmi negli occhi.
“Mami, sei sicura che sia tutto ok?” mi chiede.
Sorrido con un po’ di nostalgia.
Perché deve essere dannatamente carino anche quando fa una domanda?
“…sì, certo. E’ tutto ok. A proposito,” inizio, cercando di cambiare discorso “ti ricordo che Venerdì è dopodomani. Dobbiamo comprare un regalo a Selphie.”
Roxas chiude la conversazione al cellulare e prende parte alla discussione.
“Mami, ma i tuoi non devono partire con Lili? Ti lascerano venire alla festa?”
“Sì, vedrai che riuscirò a convincerli!”
Mi sorride e rimaniamo in silenzio fino a quando non raggiungiamo casa di Sora.
Lui ci saluta ed entra trotterellando, così finalmente io e Roxas rimaniamo soli.
“Rox, devo dirti una cosa!” esclamo, non appena siamo abbastanza lontani da casa di Sora.
Lui arresta il passo e mi guarda allibito: “Cosa succede?”
Prendo fiato, poi rispondo secca.
“Io e Riku…prima, in biblioteca….lui mi ha detto…che sa di quello che provo per Sora.”
Roxas sembra stupito, eppure non risponde.
Lo fa per permettermi di sfogarmi, e io non mi faccio certo pregare.
“E…a me, sai…è venuto un po’ da piangere…e lui…lui mi ha preso il viso tra le mani, Rox, e si è…avvicinato.”
”Cosa vuoi dire esattamente con ‘avvicinato’?” mi chiede, scrupoloso.
“...Rox, mi ha detto che non devo piangere.”
Lui alza gli occhi al cielo.
“Bella novità! Perché io non te l’ho mai detto, vero?”
Fa per riprendere a camminare, ma io gli afferro un braccio.
“Ha detto…che gli fa male vedermi piangere.”
Roxas si ferma all’istante e mi guarda sconvolto.
Ok, starà riorganizzando un po’ le idee, immagino.
La bocca si decide a parlare, finalmente.
“Cioè…lui ha detto così?”
“Certo che ha detto così, sei sordo?” sbotto io.
“Non, no, è solo che…non è da…da lui.”
Fissa il pavimento,poi torna a guardarmi.
“Ok, dovrò darti una notizia che ti sconvolgerà.”
Deglutisco e mi preparo psicologicamente.
“…d’accordo.”
So cosa vuole dirmi, ma spero..che non lo faccia.
“Mami…forse Riku è innamorato di te.”

“Tesoro, hai una visita.”
Sollevo il capo dal libro che sto studiando e faccio roteare la sedia verso la porta.
“D’accordo, grazie.”
Mia madre mi fa un cenno col capo e Sora sbuca dallaporta della mia camera con un sorriso larghissimo.
Sussulto e mi alzo subito in piedi.
“Sora, che ci fai qui? Lo sai che io studio fino alle 5!”
“Lo so, lo so!” mi fa lui sussultando, con le mani in avanti per tenermi lontana.
“Non ti arrabbiare. E’ solo che volevo stare un pochino con te. Dobbiamo parlare.”
Io resto in piedi e deglutisco con forza.
E’ la seconda volta oggi che un ragazzo mi chiede di parlare.
Insopportabile.
Sora si siede sul mio letto, e prendo posto accanto a lui.
E’ stranamente silenzioso, non è da lui.
“Insomma? Dobbiamo parlare di cosa?”
Lui si gira verso i miei peluches e stringe tra le dita il naso del mio orsetto di pezza.
“Ecco…no, così, mi chiedevo solo se andava tutto bene,ecco. Sì, insomma, con…con Riku.”
Lo fisso imbambolata.
Cos’è questa storia?
“Sora, ma che cavolo stai dicendo? Lo sai che Riku mi sta sul cavolo!” dico io, evitando di prendere il considerazione il motivo della sua improvvisa timidezza.
Lui si gira verso di me.
“No, scusa.E’ solo che…bè, ecco, lo so che utimamente sei preoccupata. Sì, da quando abbiamo incontrato Demyx. E ho pensato che magari ti eri sfogata con Riku.”
”Sai bene che non sono certo il tipo che deve sfogarsi, soprattutto con Riku!” il mio tono si fa d’un tratto involontariamente dolce “e poi…se avessi qualche problema, parlerei con te, non con Riku.”
Ora mi sta guardando negli occhi, un lieve rossore che colora le guance di tutti e due.
Cosa darei per baciarlo.
Solo un attimo.
Solo un breve momento per unire i nostri respiri.
Mi avvicino un poco, ma proprio mentre cerco di farmi coraggio lui si alza bruscamente, e a momenti non cado con il mento sul materasso.
“Va bene, allora è tutto ok. Oh, a proposito, non dimeticarti della festa di Selphie.”
“Certo, non me lo dimeticherò.” Rispondo io, secca e scocciata.
Lui si china e mi bacia una guancia.
“Scusa il disturbo! Ci vediamo stasera!”
Mi fa uno dei suoi sorrisi e esce dalla mia stanza, chiudendo la porta.
Io riprendo fiato e mi sdraio sul letto, stringendo il cuscino tra le braccia.
Uffa, la mia vita sentimentale va sempre peggio.
Di questo passo, non riuscirò mai a dirgli quello che provo.

***

Venerdì.
Sono le sette e mezza del mattino, ma la mia famiglia è già in piedi.
Certo io ho un po’ di sonno.
Sapete com’è, siamo tornati alle quattro stanotte.
Abbiamo girato Tokyo in lungo e in largo, ma di Demyx e quegli strani tizi nessuna traccia.
Speriamo che Sora si sia ricordato di avvertire King Mickey che stasera non lavoriamo.
Con la festa di Selphie in mezzo, si farebbe sicuramente troppo tardi.
King Mickey capirà di certo, e poi adora Sora.
Sicuramente non lo rimprovererà.
Mio padre sta mettendo le valige in macchina, e quando ha finito raggiunge me mia madre e Lili sulla soglia.
“In bocca al lupo, sorellona!” dico io, ancora assonnata.
Lei mi sorride raggiante e mi abbraccia, ma mi sussurra ad un orecchio: “Ti ricordo che le pillolle della mamma sono nel secondo cassetto del suo armadio.”
Io mi ritraggo, arrossendo: “Ma che cavolo dici, Lili??!!”
Mi fa l’occhiolino, sorridendo: “Bè, sai, stiamo via quasi una settimana, e stasera Roxas viene qui!”
“Ma quello che c’entra? Non è assolutamente quello che pensi tu! Noooo!!” grido io, agitando le braccia come se fossi un anime.
Lei mi fa un altro occhiolino e corre in macchina.
I miei mi guardano, severi.
Ecco che parte la ramanzina.
Spero solo che duri meno dell’utlima volta (per la cronaca, l’ultima ramanzia durò quasi un’ora. Da panico, no?).
“Ascolta, Mami…” comincia mia madre “…so che sei una ragazza giudiziosa. Non fare sciocchezze, va bene?”
“Tranquilla, mamma. Starò benone. E poi Kairi e Naminè si sono già offerte di ospitarmi per dormire da loro quando vorrò. Dico davvero,voi andate a divertitevi. Qui ci penso io.”
Loro si rivolgono uno sguardo un po’ preoccupato, ma mi baciano sulle gaunce e con un ‘ti chiameremo tutti i giorni, promesso’ entrano in macchina e partono, lasciando il viale deserto.
Non appena la vettura si fa lontana, mi scappa un gridolino di gioia.
“Yappp!!! FINALMENTE SOLA!!!”
Chiudo la porta e salgo di fretta le scale, raggiungendo in un secondo la mia camera.
Apro l’armadio e mi infilo al volo la gonna della divisa
Finalmente posso mettermi quello che voglio sopra la gonna senza che i miei mi rompano le scatole!
Acchiappo una camicia bianca e un gilet viola e me li infilo.
Vedo il mio riflesso nello specchio del bagno: kya, ora sì che sto meglio!!
Calzo i loose-socks e le scarpe della scuola e, dopo essermi legata i capelli nel solito modo, acchiappo la cartella ed esco dall’ingresso, chiudendo a chiave la casa.
Dopodichè esco sul marciapiede e comincio a fischiettare la sigla di un anime che nemeno ricordo.
Non posso crederci, fino a Mercoledì avrò la casa completamente libera!
Corro verso la casa di Sora e suono ripetutamente il campanello, ma la mia allegria svanisce in un istante quando vedo chi mi apre la porta.
E’ Kairi.
“Oh, ciao Mami! Come va?”
Rimango con la bocca spalancata e gli occhi allargati come fossero due fari.
CHE DIAMINE CI FA QUI, A CASA DEL MIO UOMO, ALLE OTTO MENO VENTI DI MATTINA?
Cerco rapidameente di riprendere il controllo, senza riuscirci però del tutto.
“Kairi, ma tu che ci fai qui?” chiedo, con la voce che mi trema e la bocca storta..
Lei sembra sorpresa e mi sorride di nuovo.
“Oh, non lo sai? Stanotte ho dormito qui.”
SLAM!!!!!
Un masso immaginario mi colpisce sulla mia zucca.
Stop, pausa, fermi tutti.
Cos’ha appena detto?
Ha…ha…DORMITO QUI? CON SORA? NELLO STESSO LETTO????
Ok, della terza cosa non sono sicura, ma…
Kairi si mette a ridere.
E’ così bella anche quando ride…perché Sora dovrebbe lasciarla per una come me?
”Sto scherzando, Mami! E’ solo che eri sera ho dormito da mio padre, perciò sono passata per andare a scuola insieme.”
Faccio una risata falsissima, ma sento che il cuore mi batte come un fulmine.
Che cavolo c’è di così divertente?
Questi scherzi non mi fanno mai ridere. Davvero mai.
Sentiamo dei passi e alle spalle di Kairi si materializza un Sora tutto pimantte.
“Mami! I tuoi se ne sono già andati?”
Sorrido felice.
“Sì, finalmente!”
Kairi si sposta dall’ingresso e arrossisce quando Sora mi dà il mio quotidiano bacio sulla guancia.
Mentre lui è impegnato a trovare la chiave giusta per chiudere la porta di casa, sento il suo sguardo addosso.
Mi dispiace davvero, ma sono contenta che lei sia un po’ gelosa di me.
In fondo, lo sa che Sora mi vuole bene (anche se non in quel senso, purtroppo) ed è sempre stata gelosa del nostro rapporto.
Però in fondo è anche vero che non è colpa mia se l’abbiamo conosciuta solo in seconda media!
Kairi solleva il capo non appena Sora si gira verso di noi.
“Prego, signorine, lasciate che vi accompagni!!” dice.
Noi due facciamo a gara a chi ride più forte (per la cronaca, vince Kairi) e ci mettiamo ognuna da una parte, mentre Sora ci cammina al centro.
Sembra l’unico a saper parlare, mentre noi due ce ne stiamo zitte come ad un funerale.
“Sentite, stasera a che ora comincia la festa?” chiedo.
“Alle nove in punto. Selphie ha detto che i suoi non escono prima delle otto e mezza.” Risponde Kairi.
“Cosa? E’ una festa senza genitori???”
“Che c’è Sora, hai paura?”
Arrossisce “N-no, niente affatto! Non sono mica un bambino, io!!”
“Sì, certo, come no” diciamo io e Kairi insieme, per poi scoppiare a ridere.
Lo so, il nostro è un rapporto un pò così, però riusciamo comunque a rimanere amiche.
Arriviamo a scuola e ci avviciniamo come di consueto al nostro gruppetto, riunito sotto al ciliegio.
“Auguri, Selphie!!” grida Kairi, lanciandole le braccia al collo.
Selphie ringrazia con una risatina alquanto stupida (Sora mi guarda in modo buffissimo) e poi anche noi le auguriamo buon compleanno.
“Insomma, stasera ci sarà da divertirsi!” esclama Tidus, alzandosi da terra.
“Assolutamente sì” risponde la festeggiata, e comincia ad elencare i vari avvenimenti previsti per la serata.
Nel frattempo, io mi stendo sulle gambe di Roxas e lui mi saluta con un “Oggi ti vedo meno esaurita del solito.”
“Lo sai perché. Finalmente quei tre sono spariti!”
Poi abbasso un po’ la voce per non farci sentire, ma tanto sono tutti radunati intorno a Selphie, ad eccezione di Sora che cerca di acchiappare la merendina che Riku ha in mano.
“A proposito, cosa hai detto ai tuoi?”
“Che andavo da Sora direttamente dopo scuola e che tornavo domattina. Tranquilla, ho tutto il necessario nella cartella.”
“Oh, però te lo dico, io quando dormo parlo nel sonno.”
Sorride “Ok, cercherò di tapparmi le orecchie.”
Gli lancio uno sguardo pieno d’affetto.
Dio, come farei se non avessi Roxas?
Probabilmente passerei venti ore al giorno a cercare il modo meno doloroso per suicidarmi.
La campanella dell’inizio delle lezioni interrompe il monologo di Selphie, ed io mi alzo da terra.
Dopo aver salutato gli altri, io e Sora ci dirigiamo verso la nostra classe.
Arrivati, poso la cartella ai piedi del banco.
“Mami, è vero che stasera Selphie-chan darà una festa?”
Sollevo il capo.
Sakurako, Yromi e altre due mie compagne di classe stanno sorridendo con una strana gioia negli occhi.
“Sì, certo…oggi compie 16 anni.”
”KYYYYYYYAAAAAAAAAAAAA!!!!” gridano in coro, costringendo me e Sora a tapparci le orecchie.
“Come vorrei venire anche io! Dicono che sarà una festa strepitosa!” esclama Yromi.
Sakurako arrossisce un po’: “Sora-san…per caso ci andrà anche lei, alla festa?”
“Sì, certo!”
Sakurako arrossisce ancora di più.
Sospiro, ma Sora sembra non aver capito niente, perché sta fischiettando come al solito.
Tutte le ragazze della scuola sono innamorate di lui, di Riku o di Roxas.
Bè, di Riku non mi importa minimamente, e per Roxas non ho problemi, tanto noi siamo solo amici, e comunque gli piacciono i ragazzi.
Ma di Sora sono tremendamene gelosa.
Comunque sia, visto che sono la migliore amica di Roxas e Sora, e visto che giro per la scuola insieme a loro e Riku, molte ragazze dell’istituto mi odiano.
Che bella situazione, vero?!
E pensare che non credevo possibile che una ragazzina di sedici anni possa fangirlare così spudoratamente per un ragazzo, dico, neanche fossimo in un manga!
Comunque sia, ormai ci sono abituata.
E, dopo un anno di scuola, ho imparato a difendermi in caso di aggressioni da parte delle ragazze più grandi.
Ecco, le ragazze del terzo sono le più spietate: hanno 17 anni, ma sbavano ancora per Riku e si comportano come delle ragazzine!
Bàh, io non le capisco davvero: e poi, come fai ad essere cotta di Rikue a dichiararti mentalmente sana? Riku e la sanità mentale non sono affatto compatibili, davvero.
La professoressa entra in classe, distogliendomi dai miei pensieri, e prega a tutti di sedersi.
Poi fa l’apello con la sua solita voce tetra e inizia la lezione, più noiosa che mai, di matematica.

***

“Dove andiamo? Dove andiamo?”
“Io propongo Ikebukuro!”
“Nooo, andiamo al McDonald’s a Shibyua!”
“Io voto per il Marukyu!”
“Ho voglia di okonomyaky!!”
“Perché non andiamo al parco NobiNobi?”
“Ma fa caldo per il parco!!!”
Ecco, al momento c’è un po’ di caos.
Noi sei, Wakka, Tidus, Selphie, Yuna, Aaerith, Yuffie, Olette, Fuu e Rikku siamo qui fermi davanti a scuola da quando sono finite le lezioni, cioè circa venti minuti.
Stiamo decidendo dove andare per festeggiare Selphie.
“Basta che vi decidete, io ho fameeeeee!” Piagnucola Sora, con gli occhi lucidi e le labbra tremolanti, che mi si è messo davanti e mi accarreza la mano per cercare di farmi pena.
“Sora, non fare il cucciolo!” lo rimprovero.
Riku sbuffa: “Ragazzi, scusate, fate decidere a Selphie dove andare, è lei la festeggiata!”
“Sì, Riku ha ragione” osserva Wakka, poi tutti ci voltiamo verso Selphie.
“Allora, dove vuoi andare?” chiede Olette.
Lei rimane in silenzio per un attimo, poi sorride.
“Andiamo alla nuova Club House McDonald’s a Shibuya, così poi facciamo un giro al 109!”
“Ok!” gridiamo tutti, e insieme ci avviamo verso la stazione.
Arriviamo giusto in tempo per prendere il treno, e poi ci facciamo largo tra gli studenti con le divise colorate.
Certo, non è facile per un gruppo di quindci persone farsi spazio, però ci riusciamo, non so come.
Io Roxas e Riku siamo capitati un po’ distanti dagli altri, ma non possiamo muoverci.
“Ahi, Riku, mi fai male!”
“Guarda che non è colpa mia se la gente dietro mi spinge!”
“Ho capito, ma così mi sento soffocare!”
“Oddio che pizza che sei!”
“Ragazzi, smettetela di litigare!” ci interrompe Roxas, e noi ci zittiamo all’istante.
Fortunatamente, pochi minuti dopo la voce elettronica avverte i passeggeri che il treno è arrivato all meta.
Le porte si aprono, e io volo fuori come un uccellino dalla gabbia.
Non appena gli altri escono, tutti insieme usciamo finalmente all’aria aperta.
Ci guardiamo intorno, estasiati.
Adoro Shibuya, è così piena d vita, colori, voci, profumi…
Ovunque ti giri c’è una inverosimile folla di persone, tutte comunque molto giovani.
Passeggiamo fino a raggiungere il Mc, dopodichè entriamo.
Non riusciamo a prendere un tavolo tutti insieme, così ne occupiamo alcuni vicini e li uniamo in un’unica tavolata.
Non credo si possa fare, ma per una volta voglio solo divertirmi senza pensare ad altro!
Mentre assaggio il mio hamburger e gli altri chiacchierano animatamente, io chiudo gli occhi per un secondo.
Sono contentisssima, non so perché.
Oggi a scuola è andato tutto benissimo, ora siamo qui tutti insieme, stasera c’è la festa di Selphie e stanotte dormirò con il mio migliore amico.
E in tutto questo, i miei genitori soo partiti, perciò non ho né orari né altro!
Certo, la questione di Demyx mi preoccupa un po’, ma King Mickey ha promesso a Sora che lui, Donald e Goofy controlleranno Tokyo e gli altri mondi da cima a fondo.
Speriamo bene.
Comunque sia, non voglio pensarci proprio ora!
“Mamiii, mi fai assaggiare la salsa che hai preso?”
“Sora, possibile che ogni volta che mangiamo insieme devi prendere anche la mia porzioneee??” chiedo, tra le lacrime e le risate.
Gli altri ridono, ad eccezione di Riku, che come al solito sembra essere su un altro pianeta.
Anche Kairi ride, e stranamene sembra serena.
Bene, sono contenta.
“Insomma, che ti chiedo? Sei un’avaraccia! Sei peggio di Uncle Scrooge!!!!!”
“Se ti sentisse ne rimarrebbe ferito!”
Alla mia battuta ridono solo Kairi, Naminè e Roxas, mentre gli altri mi guardano come fossi un’aliena.
Però è vero, Uncle Scrooge ci rimarrebbe male, ne sono sicura!
Anche se l’ultima volta ci ha trattati malissimo, qualche mese prima ci aveva ringraziato con un tono di voce quasi buono.
Sono sicura che in realtà un po’ ci è grato per aver liberato La Città di Mezzo dagli Heartless!
“Sentite un po’, Sora, Mami” comincia Rikku, con tono vago.
Noi ci voltiamo, io che tengo ferme le mani di Sora, lui mezzo spalmato sul tavolo con una patatina in bocca e le guancette gonfie.
“Avete già parlato della proposta di matrimonio?”
Mollo al volo le mani di Sora, mentre lui sputa la patatina in faccia a Roxas, poi diventiamo paonazzi.
“CHE????” chiediamo in coro.
Lei e gli altri si mettono a ridere, divertiti.
Sora si alza in piedi “Ma che dite, io e Mami mica stiamo insieme!!!!!”
“Già, lui è mio amico! SOLO un amico!!!” lo appoggio io, anche se vorrei dire tutto il contrario.
“Ok, ok, l’ho detto solo per stuzzicarvi un po’, non vi arrabbiate!” si scusa lei, e il resto del gruppo riprende a parlare della festa.
Io e Sora ci risiediamo, entrambi rossi come peperoni e con lo sguardo basso.
Sento Kairi dire “Scusate, io vado un attimo a lavarmi le mani” la sua sedia spostarsi.
Perché?
Perché deve sempre finire con me che mi sento in colpa?
Stava andando tutto così bene…
Sento una mano poggiarmisi sulla spalla e la voce di Roxas confusa con quelle emozionate degli altri.
“Mami-rin, è tutto ok?”
E’ da quando abbiamo dieci anni che non mi chiama ‘Mami-rin’.
Da piccoli, me lo diceva spesso.
Mi faceva sentire una principessa, non so perché.
Sorrido un po’ malamente “Sì, sto bene fratellino.”
Mi sorride.
Anche io non lo chiamavo da tanto ‘fratellino’.

***

“Ci vediamo stasera, ragazzi” ci salutano Kairi e Naminè, che poi si allontanano dalla scuola.
Io, Sora, Roxas e Riku cominciamo a camminare, stranamente in silenzio.
L’avvenimento di oggi pomeriggio al Mc mi ha stravolta più del dovuto, mi sa.
Forse sto dando troppa importanza alla cosa, però…ripensare a Sora, che subito si è alzato a difendersi…mi ha dato come la certezza…che non potrò mai dirgli la verità…
“Vabbè, ragazzi, ci vediamo tra due ore.” Dice Sora a bassa voce, e con un debole cenno della mano ci saluta ed entra in casa.
Noi tre riprendiamo a camminare, ma dopo pochi minuti siamo arrivati.
“Oh, guarda quanta posta hanno lasciato!” esclamo, vedendo la cassetta delle lettere che straborda di foglietti e fogliettini.
“Sarà sicuramente pubblicità. Sarà meglio che controlli.”
“Intanto potresti darmi le chiavi? Sai, dovrei andare al bagno…” mi chiede Roxas.
“Oh, sì, certo, ecco.” Gli rispondo porgendogli il mazzetto, e salutando Riku apre la casa ed entra, lasciando la porta socchiusa.
“Come mai non ci va a casa sua, in bagno?” mi chiede Riku.
Io sollevo lo sguardo dalla pubblicità di aspirapolvere che sto strappando.
“Mi prometti di non dirlo a nessuno?”
”Ok.”
“Stasera dorme qui.”
“E perché dovrebbe essere un segreto?”
Sospiro e mi fermo a pensare.
Già, perché dovrebbe essere un segreto? Non ho un ragazzo a cui tenerlo nascosto, né qualcuno che sia geloso di me…
“Ehi,” dice per richiamare la mia attenzione “mi spiace per l’altro giorno in biblioteca. Non volevo…spaventarti. E’ solo che…bè, insomma, non tenerti tutto dentro, ok?”
Rimango in silenzio per un attimo, poi strizzo gli occhi forte e le lacrime tornano indietro.
“Sì. D’accordo.”
“Ci vediamo dopo.”
E prima che me ne possa accorgere, mi bacia sulla guancia e se ne va.
Rimango imbambolata per cinque minuti buoni lì, sulla soglia di casa, con delle buste di lettere in mano e gli occhi sbarrati.

***

“Mami, io te l’ho detto come la penso.”
“Lo so, hai ragione, è solo che…che non riesco a crederci. Perché dovrei piacergli proprio io? Potrebbe avere chiunque…”
“Appunto!”
Mi passo lo shampoo tra i capelli, la tenda della doccia ben chiusa, mentre Roxas sta leggendo una rivista di mio padre appoggiato al lavandino.
“E se mi stesse prendendo in giro?”
“Probabile.”
Mi fermo subito, gli occhi chiusi per non far entrare il sapone.
“ROX, TU DOVRESTI AIUTARMI, NON CONFONDERMI ANCORA DI PIU’!”
“Ok, ok, scusa,la smetto, giuro.”
Mi sciacquo i capelli un’ultima volta e grido “Sto uscendo!”
Mi risponde con un ok e quando esco mi infilo al volo l’accapatoio, mentre lui è girato dall’altra parte, sempre con la rivista in mano.
“Ok, puoi girarti. Senti, secondo te che accadrà stasera?”
Lui finalente alza gli occhi dal giornaletto.
“Non lo so, le solite cose che accadono ad una festa, immagino. Si ballerà, si mangerà, si giocherà a qualche gioco scemo.”
“Mmh.” Dico, asciugandomi i piedi con l’asciugamano.
Poi mi blocco di colpo, un pensiero mi invade la mente all’improvviso come un fulmine a ciel sereno.
“Aspetta un attimo! Non giocheremo anche al…al…gioco della bottiglia, vero?”
“Probabile. Una statistica dice che il 93% dei ragazzi tra i 14 e i 17 anni fanno questo gioco ad ogni festa, e il 34% scelgono il bacio con la lingua.”
“E questa dove l’hai letta?”
“Non l’ho letta, ho sentito uno che ne parlava una volta. Sai, in uno di quei programmi che fanno il Sabato pomeriggio.”
“Io esco o sto su msn, il Sabato pomeriggio.”
Lui sbuffa, poi io riprendo il discorso di prima.
“Vabbè, comunque io non ci gioco, al gioco della bottiglia.”
“Senti Mami, solo perché vuoi dare il tuo primo bacio a Sora, non vuol dire che…”
”NON E’ VERO CHE VOGLIO DARE IL MIO PRIMO BACIO A SORA!!!” grido, arrossendo.
Lui inarca le sopracciglia: “Mami, andiamo, sai che è così. E non prendertela con me solo perchè ho avuto il coraggio di dirlo.”
Sto per rispondere, e invece vado in camera e mi affloscio sul letto.
Roxas mi raggiunge poco dopo e si ferma sulla soglia.
“Mi..mi dispiace.”
“Non importa.” Mi affretto a dire.
Si siede accanto a me.
“Mami, mi fa stare male il pensiero che tu soffra tanto per Sora. Devi prendere una decisione.”
“Lo so, ma non ci riesco. Non so cosa fare.”
“Porva a guardarti attorno, a frequentare altra gente, a conoscere ragazzi. Magari potresti trovare qualcuno che ti faccia stare bene, e riusciresti a dimenticarlo.”
“Hai ragione tu, ci proverò. Promesso.”
Lui mi tira su le labbra in un sorriso forzato con due dita, ed io mi metto a ridere.
Poi mi abbraccia, mentre i miei capelli bagnati gli inumidiscono una guancia.
“Va tutto bene. Io credo in te. So che hai la forza per riuscirci.”
”Ti voglio tanto bene, Rox.”
“Anche io, tantissimo” risponde subito lui, senza però lasciarmi.
Restiamo in quella posizione per un po’, in silenzio, senza parlarci.
Le cose più belle non si dicono a parole.

***

“Roxas, facciamo ancora in tempo a scappare?”chiedo terrorizzata, mentre da lontano appare la casa di Selphie, con tutte le finestre illuminate e la musica a tremila.
“Mi sa proprio di no. E poi ricorda che hai una missione…”
.”.dimenticare Sora. Sì, lo so.” Termino io, tenendo bene stretto il regalo per la festeggiata, una cintura firmata.
“Credi che le piacerà il regalo?”
“L’hanno scelto una ragazza e un gay, perché non dovrebbe piacerle?”
Sorrido, ma non appena ci ritroviamo davanti alla soglia il cuore inizia a battere.
Mi sento orribile.
Ho dei vestiti pietosi, il trucco sarà già andato via, i capelli devono essere diventati uno schifo, con l’umidità che c’è fuori.
Ho una paura folle di cosa accadrà stasera, ma quando Selphie ci apre la porta e ci invita ad entrare, decido di dare una controllata alla mia emotività, almeno per stasera.
“Ciao ragazzi!” gridano tutti quelli con cui eravamo a pranzo oggi, e con stupore scopro che siamo solo noi gli invitati.
Strano, Selphie conosce parecchi ragazzi, anche più grandi, e mi sembra insolito che abbia invitato solo noi.
Mi guardo intorno, intenta ad ammirare il bellissimo salone della casa di Selphie.
Sapevo che suo padre era benestante, ma non avrei mai sospettato che la sua famiglia avesse una casa del genere.
Kairi mi strattona un braccio, riportandomi alla realtà.
“Ehy, Mami, ma i tuoi lo sanno che sei qui?”
”Sei matta?! Non mi avrebbero mai dato il permesso. No, pensano che io stia studiando.”
“Ah, capisco.” Mi risponde lei, trascinandomi sul divano dove Rikku e Olette stanno conversando.
Mi fanno qualche complimento per il vestito, ma io non le ascolto, mentre cerco Sora con lo sguardo.
Lo trovo che guarda fuori la finestra il cielo stellato, e cerco una parola per congedarmi e raggiungerlo, ma Riku lo raggiunge e cominciano a chiacchierare.
Abbandonando l’idea, mi affloscio sul sofà, e fingo di ascoltare la conversazione di Kairi Rikku e Olette, mentre di tanto in tanto commento e lancio un’occhiata a quei due.
Fortunatamente, dopo circa mezz’ora la voce di Selphie irrompe nel salone
“Bene, ragazzi, abbassate la musica! E’ ora dei giochi!!!”
Qualcuno obbedisce, e lei tira fuori da un cassetto sotto il televisore alcune scatole.
Tempo un minuto e ci ritroviamo tutti seduti vicini sul tappeto, le bibite accanto a noi.
“D’accordo, ragazzi, il primo gioco è: verità o penitenza?”
Seguono alcuni commenti, interrotti però da un suo gesto.
“Andiamo, è solo per divertirsi.”
“Io non…non sono portata per questo genere di giochi” ribattè Naminè, già arrossita.
E’ tremendamente timida, e perennemente in imbarazzo, soprattutto in queste situazioni.
“Forza, Nami, è solo per farsi due risate.” La tranquillizza Olette, e le dà una gomitata indicandole Riku con gli occhi.
Naminè abbassa lo sguardo, le sue guance che scompaiono dietro al rossore, ma fortunatamente Selphie riprende, e nessuno sembra accorgersene.
“La prima a fare le domande sarà Kairi, che dovrà porle a chi le è vicino, cioè Olette. Poi Olette la farà a Naminè e così via, ok?”
Tutti annuiscono, e dopo qualche momento d’imbarazzo il gioco comincia.
Le domande ssono di tutti i tipi, e riguardano gli argomenti più assurdi.
Noto con piacere che Olette non ha domandato nulla a Naminè che possa farla vergognare, e ne sono felice.
Dopo dieci minuti, ormai la situazione si è fatta divertente, e l’atmosfera leggera.
Ridiamo, parliamo, e sotto l’effetto del ponch di Selphie (dove, mi confesserà più tardi, c’è anche un tantinello di alcool) prendiamo in giro coloro che scontano le penitenze più assurde.
Non appena Rikku si risiede sul tappeto, dopo aver bevuto tre litri di ponch per punizione, si volta verso Sora per fargli la sua domanda.
“Allora, verità o penitenza?”
“Verità” risponde immediatamente Sora.
Come al solito, non vede l’ora di mettersi alla prova.
Sora è un inguaribile amante dell’autolesionismo, e sembra andare fiero della cosa.
Fossi in lui, cercherei di evitarmi certe situazioni, però ama il rischio.
Che posso farci? Mi piace anche questo, di lui.
Rikku sorride, e ad un tratto mi accorgo che tutti sono in un insolito silenzio.
Sorride, un sorriso quasi cattivo.
“E’ vero che non hai mai dato il tuo primo bacio?”
Rimango di sasso, il cuore inzia a battermi, no che dico, ringhiarmi nel petto.
Oddio, svengo.
Ti prego, ripondi di no, sennò ti svengo qui davanti.
Socchiude gli occhi.
“Sì, è vero.”
Lo fisso, e anche lui mi guarda.
Rimaniamo a fissarci per tutto il tempo che gli altri ridono, ma quando le loro ria si spengono, Sora si volta verso Selphie.
“Avete finito di prendermi in giro? Possiamo andare avanti con questo stupidissimo gioco?”
“Prego, fai pure” risponde lei, con un ghigno sulla faccia.
Poi Sora si volta verso di me, ancora rosso in viso.
Io dico ‘verità’, anticipando la prima domanda.
E lui mi pone la seconda.
Il tono di voce secco, che mi arriva come una freccia sul petto.
Quelle parole che si confondono con le risate e che si perdono negli sguardi divertiti degli altri.
Solo per me quella domanda è importante.
Lo so perché sento che è il suo cuore a chiedermelo, e io non so cosa rispondere.
“Sei innamorata?”

***

“Va bene, ragazzi, che ne dite di chiudere questa partita a carte? Tanto vince sempre Riku.” Esclama Fuu, gettando il suo mazzetto a terra.
Lo imitiamo tutti, me compresa, e Selphie raccoglie le carte con un sorriso malizioso sulla faccia.
Si alza e spegne la musica, poi dice “E’ arrivata l’ora del mio gioco preferito.”
E detto questo esce dal salone.
Noi ospiti restiamo a scambiarci occhiate curiose, ma Roxas mi fa l’occhiolino e mi sussurra ad un orecchio “Tranquilla, Mami-rin. E’ solo un bacio, Uno stupidissimo bacio.”
Lo guardo terrorizatta, il cuore ricomincia la sua danza frenetica.
Ho paura, ho tanta paura!
Voglio scappare, ma non posso farlo.
Mi sento in trappola.
Un momento…sono in trappola!!!!
Ancora pochi minuti di attesa, ed ecco Selphie che torna dall’altra stanza.
Ha in mano una bottiglia di plastica vuota.
Sospiro, cercando di rilassarmi.
Devo stare calma.
E poi non è detto che debba baciare qualcuno, voglio dire, siamo quindici persone, la percentuale che quella bottiglia scelga proprio me su quindici è bassissima, calcolando che non tutti sceglieremo il bacio (io non lo farò di sicuro).
“Le regole le sapete tutti, vero?”
Tutti annuiscono, e lei sfodera un altro sorriso: “Per rispetto della privacy, lì c’è lo stanzino. Ma non è obbligatorio andarci.” Aggiunge in fretta.
E certo, figurati se lei non vuole farsi vedere da tutti mentre sbaciucchia qualche povero sfigato.
Spero con tutto il cuore che sia Fuu.
“Io scelgo il bacio.” Una pausa, si sofferma a guardare Riku “Alla francese.”
Bene, perfetto.
E se uscisse Sora?
Ok, cerchiamo di calmarci.
C’è una possibilità su quindici che quella bottiglia si fermi su Sora.
Ecco che la festeggiata dà una piccola spinta alla bottiglia, e quella inizia a roteare furiosamente.
Rotea, rotea, rotea, e con lei anche i miei pensieri.
“Una su quindici, una su quindici, una su quindici” continuo a ripetermi, e mi sento dimagrire di sei chili quando la bottiglia si ferma su Wakka.
Selphie si alza raggiante e Wakka sorride, poi lei le si siede tra le gambe e iniziano a baciarsi.
Arrivati a un certo punto, Tidus si alza e dice che deve andare in bagno, e Yuna lo osserva allontanarsi.
Poverina, proprio non riesce a dichiararsi.
Ma in fondo chi le darebbe torto? Tidus è innamorato di Selphie, e quella vipera lo usa come un kleenex.
Non appena quei due si separano, il gioco riprende.
Passano cinque minuti buoni, e fortunatamente tutti hanno scelto o il bacio sulla guancia o l’abbraccio.
Arriva il turno di Kairi, che con insolita determinazione dice.: “Va bene, io voglio provare con il bacio. Solo sulle labbra, però.”
Questa frase ci prende tutti alla sprovvista, ma Kairi sembra divertita e determinata e con sicurezza fa girare la bottiglia.
Incrocio le dita, e mi accorgo di essere di nuovo nervosa.
Non può succedere, non può uscire proprio lui.
Vero?
Ma non appena la bottiglia si ferma, tutti esclamano un “OOOOOOOH” divertito.
Kairi ed io solleviamo lo sguardo insieme, ma non appena vediamo la persona davanti alla quale si è fermata la bottiglia reagiamo in modi diversi.
Lei fa una piccola smorfia compiaciuta e insicura, e arrossisce all’istante.
Io?
Io vorrei solo mettermi a piangere, ma mi limito a deglutire con forza.
Mi premo una mano contro il cuore, ma mi accorgo che si è fermato.
Non è possibile.
Non può essere vero.
Sora mi guarda per un istante, ma poi si alza.
Anche lui sembra nervoso, ed ha le guance infiammate.
Per un attimo penso solo che voglia aiutare Kairi ad alzarsi per andare nello stanzino, ma rimaniamo tutti con il fiato sospeso quando invece si china e la bacia.
Roxas e Riku si voltano meccanicamente verso di me, ma io rimango immobilizzata a guardarli.
Non appena si separano, tutti commentano divertiti, mentre i miei occhi rimangono fissi su Sora e Kairi; d’un tratto, sento che le lacrime stanno per uscire, visto che ormai mi hanno appannato gli occhi.
“Vado un attimo a prendere una boccata d’aria” dico secca, alzandomi ed uscendo dall’ingresso, il coprispalle in mano.
“Ma come?! Non giochi più?” mi chiede una Selphie quasi offesa.
Non rispondo, esco solo chiudendo piano la porta.
Il giardino e il marciapiede sono illuminati debolmente dai lampioni, e solo ora comincio a piangere.
Piango, piango per un tempo che mi sembra infinito.
Singhiozzo, gemo, parlo da sola, e rabbrividisco per il freddo.
Però le temperature sono altissime.
E’ dentro che ho freddo, dentro al cuore.
Poco dopo, odo dei passi dietro di me, e una voce calda e insicura mi chiede “Stai bene?”
E’ Riku.
Il suo tono è calmo, come al solito, e non lascia trasparire alcuna informazione sul suo stato emotivo.
Continuo a dargli le spalle, mentre il giacchetto mi avvolge e mi dà un po’ di calore.
“Hai detto…che ti fa male vedermi piangere, vero?”
“…sì.”
Faccio una risatina isterica e nervosa.
“Allora non ti conviene vedermi ora, perché moriresti di dolore.”
Nessuna risposta, ma sento che si avvicina.
Mi preparo ad aggredirlo o a rispondergli male guardandolo in faccia quando mi dirà qualcosa, ma imrpovvisamente mi circonda la vita con un braccio e il collo con l’altro, e rimane in silenzio.
Sento una piccola scossa nel cuore, ma continuo a piangere.
Rompe il silenzio con un’altra frase.
“Lo so…che stai male. E so che sati cercando di dimenticare Sora.”
Sussulto, ma non parlo, e resto ad ascoltare la sua voce morbida e profonda.
“Però...se lo fai da sola, finirai solo col soffrire ancora per molto. Così…pensavo…”
Lascia la frase in sospeso per un secondo, il cuore mi sta scoppiando..
“…che potrei aiutarti.”
Stavolta mi volto, per guardarlo negli occhi.
“Cosa vuoi dire?” sussurro curiosa, le lacrime appese alle ciglia.
Mi fissa con impassibilità.
“Se noi due ci mettessimo insieme, forse riusciresti a dimenticarlo più in fretta.”
Rimango esterreffata, con la bocca spalancata.
Il tempo di ricollegare la frase e piego la testa da un lato, confusa.
“Dici sul serio….?”
Annuisce.
“Col tempo riusciresti a fartela passare. Non dico che ti innamoreresti di me, ma per lo meno ti passerebbe e saresti pronta per innamorarti di nuovo.”
Rimaniamo immobili a studiarci per qualche minuto, poi io chiedo titubante: “Cioè…metterci insieme? Tu ed io?”
Annuisce ancora, e io rimango ferma.
Non ha tutti i torti, sarebbe solo un esperimento.
Ci penso qualche minuto su.
“…perché faresti questo per me?”
Mi rivolge un accenno di sorriso.
“…perché sei un tipetto interessante.”
Arrossisco senza neanche sapre se è una critica o un complimento, poi mi allontano un pochino da lui.
“Bè…va bene.”
Mi osserva divertito: “..va bene?”
Alzo le spalle con forza: “Sì, va bene. Proviamoci.”
Mi si avvicina e insieme rientriamo in casa, la brezza della sera che ci accarezza i capelli.


“Non posso credere che sia successo davvero!!”
“Oh, andiamo Rox, non è una cosa tanto sconvolgente!!”
Mi guarda allibito da sotto le coperte, sollevando un po’ il busto.
“Non è sconvolgente?! Mami, forse non ti rendi conto del fatto che ora tu e Riku siete fidanzati!!”
“Non usare quella parola, mi fa venire in mente una coppietta del settecento.” Ribadisco, spegnendo la luce e buttandomi sul mio letto.
Roxas, sdraiato sul letto di mia sorella, afferra il suo cellulare e lo spegne, poi lo scaraventa sul pavimento.
“Credi che riuscirai a dimenticare Sora così facilmente?”
“Ci proverò! In fondo, a cosa serve tormentarmi? “
“Bè, sì, non hai tutti i torti.”
Socchiudo gli occhi e sbadiglio, e Roxas rimane in silenzio.
Quando sto per addromentarmi, un cuscino mi colpisce sulla faccia, e mi metto a ridere.
“Vi siete già baciati?”
“Nooo!” grido, ridendo e lanciandogli un peluche.
Lui sbotta a ridere e dopo un secondo balza sul mio letto e inizia a farmi il solletico.
Ridiamo come due matti, io con le lacrime agli occhi tra il divertimento e la sofferenza “Rox, ahahah, ti prego, smettilaaaaaaa!!!!”
Passato il nostro momento di idiozia quotidiano, ci sdraiamo, esausti.
Poi lui si alza e sento dei rumori stranissimi.
Accendo di colpo la luce sul comodino e vedo che ha unito i nostri due letti.
Per un momento mi sento quasi arrabiata, ma poi lascio perdere: sistemeremo domani, no?!
Finalmente anche lui si butta sul letto e mi abbraccia.
“Mami-rin?”
“Dimmi.”
“…non voglio farti la predica, però…tu cerca solo di stare bene, ok?”
Mi stringo un pochino di più a lui e finalmente il calore si dipana nel petto.
“Ok…buona notte, Rox.”
“Buona notte, Mami.”
E tutti e due ci infiliamo sotto le coperte, mentre l’odore del balsamo di Roxas mi culla dolcemente.

Evviva, ho finito anche il terzo…a dire il vero questo chappy era originariamente molto lungo, ma ho dovuto tagliarlo per non renderlo eccessivamente pesante!! Allora, vorrei soltanto ringraziare le due ragazze che hanno recensito sia qui che sull'altro sito! Grazie ragazze, sono felicissima di ritrovarvi anche qui e sono contenta che la ficcy vi piaccia! P-o-i...insomma, ragazzi, la storia vi piace? Oppure non vi gusta? C'è qualche cosa che non vi piace? Avete suggerimenti? Io sono pronta a critiche e complimenti, dico davvero! Insomma, so che la storia è stata letta più o meno cinquanta volte...e vorrei che mi lasciaste un commentino...anche per dirmi che non vi è piaciuta! Sarei felice di sapere cosa ne pensate! Fatemi sapere, d'accordo? ^___^ Un abbraccione a tutti

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Capitolo 4
*** Il ritorno di Demyx ***


IL RITORNO DI DEMYX


Lo sapevo, questo caffè ha lo stesso sapore del formaggio fuso.
Schifo.
Ne bevo un ultimo sorso e poi pulisco la tazza con un forte getto di acqua fredda, poi metto il recipiente nel lavandino.
Mi avvicino alle scale e tendo l’orecchio: nessun rumore.
Roxas dorme ancora.
Bè, mi sembra normale, sono le otto di mattina e ieri sera siamo andati a dormire alle due passate.
Vado in camera da pranzo e mi butto sul divano, cercando di dare un filo logico agli avvenimenti di ieri sera.
Dunque, prima Sora mi ha chiesto se ero innamorata e io …ho risposto…sì, mi pare di aver detto la verità… oddio, ma quanto ponch avevo bevuto?!
Poi abbiamo giocato al gioco della bottiglia…e Sora e Kairi si sono baciati…ok, è stato lì che sono scappata via….e dopo Riku mi è venuto incontro…e mi ha chiesto di metterci insieme.
E io…oddio, io ho risposto sì!
Perciò in questo preciso istante io sto con Riku! Nel senso che siamo fidanzati…..oh cavolo, ma che ho combinato?! Dovevo avere mezzo contenitore del ponch nello stomaco!!!!
D’accordo, vediamo di calmarci…un momento, non ci saremo mica baciati, vero?!
No, non può essere, lo ricorderei…
Sollevata, vado verso la finestra per guardare fuori, ma il mio umore non migliora affatto come speravo.
Certo, se abitassi come Heidi in un posto dove intorno ci sono solo montagne e pascoli forse mi risolleverebbe il morale, ma sarei anche un’ emarginata sociale cronica, e questo sicuramente mi renderebbe di nuovo triste, perciò mi darei al suicido anche in quel caso.
Questo mi fa pensare che 1: anche se vivessi in un altro posto avrei comunque le mie buone ragioni per suicidarmi e 2: sto diventando pazza e se continuo così finiro a ubriacarmi di birra davanti a un discount del New Mexico.
“Siamo mattutini?”
Roxas spunta dalla porta dell’ingresso con i boxer bianchi e la canottiera grigia.
E’ bellissimo così, appena sveglio, spettinato e con gli occhi socchiusi; solo ora mi rendo conto di quanto possa essere affascinante.
In effetti, le studentesse della nostra scuola adorano Roxas, ma sicuramente è perché io e Sora siamo gli unici a sapere che è gay.
Mi si avvicina e mi da un bacio sulla guancia, poi mi abbraccia da dietro e guarda nella mia stessa direzione.
“…non è stato un sogno. Ti sei davvero messa con Riku.”
Sorrido e guardo il suo riflesso sul vetro, poi mi giro e insieme amdiamo in cucina, dove gli verso un caffè nella tazza di Lili.
Mentre lui beve e mangia dei biscotti, io rimango ferma a fissare dentro al frigo.
O meglio, noto che non c’è niente da fissare.
“I miei mi hanno lasciato il frigo vuoto!” mi lamento.
“Bè, vai a fare la spesa. Ti hanno lasciato dei soldi, no?”
“Sì, ma non sono mai andata da sola…” ho un’ illuminazione e piena di speranza gli rivolgo uno sguardo supplice, ma lui ha già capito le mie intenzioni e nega con il capo.
“Mi dispiace, non posso. Ho il part-time in libreria.”
Provo a fare gli occhioni alla Sora, ma Roxas rifiuta ancora, più convinto che mai.
“Mi spiace, lo sai che non posso saltare il part-time. Se non mi presento mi licenziano! E a me servono quei soldi!!!”
Sbuffo, rassegnandomi.
E’ vero, Roxas ha bisogno di quei soldi: suo padre fa il cassiere al centro di Bukuro, in un piccolo ipermercato, e loro due vivono d asoli, senza l’aiuto di nessuno.
“…Perché non lo chiedi a Sora?”
“Oggi ha il dentista.”
Riflette un attimo, sorseggiando il mio pessimo caffè.
“Lo so che fa schifo, puoi buttarlo.” Dico sorridente.
Lui abbozza un cenno di assenso e più veloce della luce versa la bevanda nel rubinetto.
“…oppure poresti chiederlo a Kairi.”
Dò una sciacquata veloce alla tazza. poi lo guardo un po’ più tranquilla.
“E’ vero! Non ci avevo pensato! Più tardi la chiamo.”
Roxas mi aiuta a lavare la mia tazza, rimasta lì da stamattina, e poi insieme ci rechiamo in camera mia e di Lili e alziamo la saracinesca.
Un lampo di luce solare filtra nella camera, e tutti e due rifacciamo i letti ridendo come degli scemi.
Verso metà mattinata, il mio fratellone prende lo ziano e si dirige verso la porta.
“Grazie di tutto, Mami. Ti chiamo prima di andare al part-time.”
“Ok. Ti voglio bene:” lo saluto io, baciandogli le guance.
Mi sorride e esce.
Lo guardo allontanarsi lungo il viale, e sospiro nostalgica.
Quante ne abbiamo passate insieme, io e lui!
Ricordo ancora il nostro primo incontro.
Io e Sora eravamo in prima elementare, e ci eravamo conosciuti un anno prima all’asilo.
Era uno dei primi giorni di scuola, e noi due stavamo giocando con delle onigiri che avevamo fatto col fango, quando Roxas (che a quei tempi era ancora più biondo di adesso) si era avvicinato per guardarci.
Io e Sora, coperti di fango, dopo un po’ gli chiedemmo se voleva unirsi a noi, e lui accettò pimpante, sorridendoci per la prima volta.
Da allora non ci siamo più lasciati.
Quanto tempo è passato! Noi tre siamo cresciuti insieme cone fossimo fratelli.
Abbiamo superato tantissimi ostacoli insieme, perché sapevamo che potevamo contare l’uno sull’altro.
Ho tanti ricordi con loro: la nostra prima vacanza insieme, al campeggio….il giorno del compleanno di Sora quando andammo al luna-park (e io rigettai sulle montagne russe)…
Ricordo bene anche i momenti tristi e dolorsi: quando morì il padre di Sora, quando mia madre rischiò di morire dopo un incidente in macchina….e poi ci fu il pomeriggio in cui Roxas suonò alla mia porta.
Quando andai ad aprire, vidi che stava piangendo e sussultando mi disse: “Mami….non sono normale.”
Lo feci entrare in casa preoccupata, e lo condussi in cucina, dove gli preparai una tazza di tè.
Lui sorseggiò tremante, posò la tazza sul tavolo e mi disse: “Mi sono innamorato.”
Al momento mi stupii della sua reazione, e gli dissi che innamorarsi era una cosa normale, soprattutto in seconda media.
Ma lui mi interruppe e mi rivelò un segreto di cui ancora oggi siamo a conoscenza solo io e Sora. “Mami…sono innamorato del cugino di Sora.”
Mi metto a ridere al ricordo della mia reazione a quella frase.
Rimasi tanto stupita da non riuscire a parlare per almeno due minuti.
Chiudo la porta e, sorridendo nostalgica, salgo le scale e vado in camera, dalla quale poi salgo sul tetto. Le nuvole si susseguono nel cielo azzurro creando forme bizzarre e fantasiose.
Chiudo gli occhi e, con una lacrima di felicità, penso a quanto sia bella l’amicizia.


**
“Mi dispiace, Mami, ma oggi vado al cinema con mio padre. Domani ha un impegno di lavoro, perciò usciamo oggi.” “Ah, ok, non preoccuparti. Allora proverò con qualcun altro. Grazie lo stesso.”
“Di niente. Un abbraccio”
Chiudo la conversazione con Kairi e rimango a fissare il telefono, seduta sul letto.
Non deve essere facile avere i genitori separati, e anche in questo Kairi dimostra una forza incredibile.
Uffa, ho già chiamato anche Naminè.
Non mi resta che chiamare lui.
Chiariamoci, non ne sono felice, anche perché ieri sera ci siamo lasciati con un semplice ‘ciao’…voglio dire, ci siamo messi insieme da tipo dodici ore e io già gli chiedo di uscire.
Vabbè, forse lui non lo considererebbe come un ‘appuntamento’….cioè, in fondo devo solo fare la spesa! Ma davvero non mi va di andarci da sola (anche perché non l’ho mai fatta senza i miei genitori), quindi avrò bisogno di una mano con le buste!
Mi faccio coraggio e digito il numero di casa sua.
Il telefono sta squillando.
Mi ci manca solo che risponda sua madre.
“Pronto, sono la signora Sasaki. Chi parla?”
Ti pareva…
Imbarazzatissima, cerco di assumere un tono di voce tranquillo.
“Salve, scusi il disturbo. Sono Mami Haruno. Riku è in casa?”
Devo essere mooooolto educata, visto che non ho mai visto né la casa di Riku né i suoi genitori.
Lo so che può sembrare assurdo, visto che ci conosciamo da circa sei anni, ma sapete com’è, Riku non è certo il tipo da dire “Ehi, venite tutti a casa mia che vi presento ai miei!”.
No davvero.
La madre di Riku sembra un po’ sulle sue, come il figlio del resto.
“Certo, te lo chiamo subito. Riku, è per te!”
Sento un breve silenzio, e d’un tratto la voce un po’ lontana della madre: “E’ la signorina Haruno.”
La cornetta fa uno strano suono e la voce di Riku si sente a malapena.
“Ciao.”
Uao, che entusiasmo! Attento o finirai con l’ influenzare anche me!
“Scusa il disturbo, magari stavi facendo qualcosa di importante…”
“No, tranquilla, stavo leggendo.”
Meglio passare subito al sodo, non sopporto i momenti di silenzio.
“Senti, scusa se te lo chiedo con così poco preavviso, ma…mi accompagneresti al supermercato, questo pomeriggio?” Lo sento trattenere una risata, e il suo tono si fa quasi divertito.
“Pfff…non dirmi che non hai mai fatto la spesa da sola!”
Co….come ha fatto a capirlo?
Forse sono stata eccessivamente diretta?
Arrossisco contro la mia volontà e comincio ad arrabbiarmi: “Grr….non è vero! E’ solo che ho bisogno di qualcuno che mi aiuti con le buste della spesa! Tutto qui!”
“Seeeee, come no…comunque non ho niente da fare, perciò vengo. A che ora ti passo a prendere?”
“Non lo so…” faccio io vagamente, pensandoci.
Rifletto velocemente, poi cocnludo: “Verso le cinque e mezza. Se per te va bene, chiaro!”
“…ok, a dopo. Ciao.”
Arrossisco ancora di più.
Oddio, forse non gli sta bene l’orario?
”O…ok, allora. Ciao.”
Chiudiamo la conversazione, e mi alzo in silenzio.
Ci mancava anche questa, ho fatto una delle mie solite brutte figure.
Mi abbandono sul letto, facendo cadere un peluche.
Certo, avrebbe anche potuto essere un po’ più garbato, evitando magari, per una volta, di prendermi in giro. Perché deve sempre essere così antipatico?!
In fondo è stato lui a chiedermi di metterci insieme! Io non ho fatto niente! Assolutamente!
Certo, è stato molto dolce…
Oddio, ma che dico?!
Mi alzo dal letto velocemente e scendo le scale, poi vado in cucina e mi bevo un sorso di acqua direttamente dalla bottiglia.
Non devo pensarci. Non-devo-pensarci.
Ricorda, Mami: è solo per dimenticare Sora.
Solo per dimenticare lui.
All’improvviso mi assale un altro, terribile dubbio: Riku lo dirà a qualcuno?!
Spero di no, non sarebbe il massimo della simpatia…sicuramente Selphie mi odierebbe, Naminè si sentirebbe tradita… per non parlare della reazione che potrebbero avere le ammiratrici di Riku! Cavolo, in che guaio mi sono messa?!
Devo parlarne con qualcuno, ma Roxas sarà appena uscito per andare al lavoro, dico, in fondo non lo vedo da solo cinque ore! Apro il frigo, in contemplazione delle due o tre cose che ci sono.
Vediamo…una confezione di azuki, un barattolo contenente della salsa di soia, tofu e una confezione di ramen. Prendo il ramen, lo apro e lo verso in un piatto.
Mentre mi avvicino al secchio della spazzatura, l’occhio mi cade sulla data di scadenza.
La guardo e, dopo un breve sussulto di disgusto, getto il ramen nella spazzatura.
Che schifo, ci mancava anche la roba scaduta da tre mesi.
Alla fine mi arrendo e apro la scatola di azuki, per poi mangiarli svogliatamente.
Lo ammetto, ora che anche Roxas se ne è andato mi sento un tantino sola, ma d’altra parte non voglio rovinarmi questa breve vacanza. Cercherò di assaporare ognuno di questi momenti.
E poi è così bello restare soli, di tanto in tanto.
Mi alzo e lascio la scatola di azuki sul tavolo, poi salgo fino in camera e apro l’armadio. Chiariamoci, non che voglia farmi carina per Riku…ma dopo vorrei ‘casualmente’ passare a salutare Sora, che passerà tutto il pomeriggio dal dentista.
Quando l’ho sentito prima ha detto che dovrebbe riuscire a liberarsi per le sette, così pensavo di fargli un saluto.
Sapete, per…parlare un po’.
A dire il vero, non ho granchè voglia di vederlo, anche perché ho ancora l’immagine di lui e Kairi che si baciano fissa in testa.
Non so neanche come abbiano reagito gli altri quando mi hanno vista allontanarmi, ma una cosa di cui vado fiera è il mio talento nel fingere che vada tutto bene.
Solo Riku e Roxas hanno capito il mio stato d’animo, ma so che Roxas non mi ha seguita perché voleva lasciarmi da sola per riprendermi.
Quello che ancora non mi spiego è perché Riku invece sia uscito per venirmi incontro, ma soprattutto perché mi abbia chiesto di metterci insieme. Magari deve fare ingelosire la ragazza che gli piace.
Comunque sia, a me non interessa: io e lui stiamo insieme praticamente per finta, e quindi siamo liberi di provare qualsiasi sentimento per chiunque. E poi io e lui siamo totalmente incompatibili: voglio dire, non abbiamo niente in comunè, e lui è troppo complicato per una come me, che rasenta la semplicità in maniera quasi preoccupante. Ecco, questo è l’aggettivo che più mi si addice: semplice.
Non sono bella, né particolarmente intelligente, ma allo stesso tempo ho anche io i miei talenti.
Insomma, sono esattamente come ogni sedicenne giapponese che si rispetti: vado al tempio all’inzio dell’anno, non bevo sakè se ho davanti i miei genitori (se non sono loro stessi ad offrirmene, ovvio) e ogni mese leggo Ribon.
Va bene, è anche vero che ogni notte mi trasformo in una specie di Sailor Moon senza divisa da marinaio, ma ognuno ha i suoi segreti, no?! Allora, dunque…cosa posso mettere?
La maglietta a righe no, mi ingrassa…devo ricordare alla mamma di darla a mia cugina Mei, magari a lei piace…poi vediamo….la gonna no, è scomoda e devo portare le buste…ah, forse se metto la maglietta con la scritta verde? Sì, quella mi dona abbastanza…d’accordo, il peggio è passato…sotto metto i jeans chiari, quelli corti, così sotto posso indossare i loose-socks…oddio, che scema, li ho messi in lavatrice. Va bene, niente loose-socks, solo scarpe normali.
Prendo gli abiti che ho scelto e filo in bagno, sperando che questo pomeriggio vada tutto per il verso giusto.

***

“Mi scusi, sa dirmi che ore sono?”
L’anziano signore che ho davanti guarda distrattamente l’orologio, e mi sorride: “ Le diciotto e dodici, cara.” Lo sapevo che quell’idiota mi av4rebbe fatto aspttare.
Ah,. Ma stavolta giuro che mi arrabbio come un picchio!
”Grazie.” Rispondo brusca, senza volerlo.
Il vecchietto mi guarda, sollevando un poco il busto e appoggiandosi ancoa di più al bastone da passeggio. “Tranquilla, cara. Il tuo ragazzo arriverà da un momento all’altro.”
Mi giro a guardarlo, terrorizzata.
Chi è, una specie di sensitivo?
Gli rivolgo un abbozzo di sorriso, e mentre si allontana sento la rabbia salire.
Cosa diavolo gli è saltato intesta?Lasciarmi qui ad aspettarlo da sola per più d mezz’ora! Che maleducato! Anzi, ora me ne vado! Mi farò aiutare da qualcun altro, domani! Stasera andrò a comprare una confezione di takoyaki e mi mangerò quelli per cena!
Non intendo restare un minuto di più.
Poroprio mentre giro sui tacchi, sento un campanello alle mie spalle.
Mi volto e trovo davantia me Riku seduto sul sellino della sua bici, affannatto e ansimante.
Sto per insultarlo, ma lui mi precede e si avvicna, preoccupato.
Oh,, finamente lasia intravedere il suo stato d’animo.
“Mi dispiace Mami! C’è stato un incidente vicino alla Linea Yamanote! Ho impiegato quindici minuti solo per uscire dalla strada principale!” La mia bocca è in procinto di mettersi a gridare, e sono sul punto di dirgli che non m’importa niente, visto che i cellulari li hanno inventati apposta.
Ma mi blocco e rimango a fissarlo stupita per n attimo.
La sua espressione…è incredibile… mi guarda, ansimante, ma soprattutto i suoi occhi sono illuminati dal reincrescimento...
Sospiro, arrendendomi.
Come faccio ad arrabbiarmi con n ragazzo che ha un’espressione del genere?
Senza rispondere niente salgo sul sellino della bici.
“Forza, andiamo.” Dico, imbarazzata.
Riku sorride, e rapido comincia a pedalare lungo la stradina.

**
“Yogurt alla vaniglia o ai frutti di bosco?”
Riku guarda le confezioni che tengo in mano come se lo avessero appena insultato.
“Non so, a me arebbereo schifo tutti e due.”
Metto il broncio, irritata: “Andiamo, dammi una mano! Te qual prenderesti?”
Mi osserva sbigottito: “Assolutamente nessuna dlele due. Io odio lo yogurt.”
“Già, immagino sia troppo dolce per te!” rispondo con cattiveria, sperando che abbia colto il senso della frase.
“Sbaglio o era un modo carino per dirmi che sono acido?”
Eccome, se lo ha colto.
“Voglio solo dire che sembra tu abbia fatto un sacrificio veendo qua. Mi stai facendo pesare di averti chiesto un favore!”
Ora sembra che sia davveroo arrabbiato.
“Senti un po’, io ho accettato di venire qua e di passare del tempo con te, sei tu l’unica qui ad essere nervosa! E poi non capisco cosa stia facendo ora di così male da meritarmi queste battutine!”
Una morsa allo stomaco fa aumentare il mio nervosismo.
“Ti stavo solo facendo notare che hai la stessa espressione tetra da tutto il pomeriggio!”
“MA QUESTA E’ LA MIA ESPRESSIONE DI SEMPRE!!!” grida lui, al colmo della pazienza.
Mi giro dall’altra parte.
“Ho capito, lasciamo stare. Grazie per il passaggio, da adesso posso fare benissimo da sola. Scuisa se ti ho fatto perdere tempo.”
Rikuu mi guarda come fossi un’aliena, torvo e arrabbiato.
Per la prima volta da quando lo conosco, le sue guance sono leggermente colorate da un rosso porpora praticamente invisbile.
“Fa’ come ti pare.”
Sento i suoi passi andare dalla parte opposta alla mia.
Non appena si allontana abbastanza, prendo il carrello e inizio a correre, non so nemmeno dove.
Passo nel reparto vestiti, i quello degli elettrodomestici…man mano che mi allontano, vedo sepre meno persone, ma non mi importa niente.
Ci sono rimasta troppo male.
Ho esagerato, cavolo. Ho davvero esagerato.
La verità è…che avevo ancora la rabbia per il bacio tra Sora e Kairi…e mi sono sfogata con Riku.
Era stato così gentile, e io così stuipida.
Vorrei pensare che è tutta colpa di Sora…ma non ce la faccio…
Finalmente mi fermo, ansimante.
Alla fine, sono finita nel reparto di musica e video, che è ancora chiuso al pubblico.
Senza nemmeno accorgermene, ho varcato la zona segnata da una striscia usata dagli addetti ai lavori.
Le luci sono tutte spente, e c’è silenzio,
Stnaca, mi siedo sul pavimento bianco, la schiena appoggiata ad un espositore di videocassette.
Nascondo la testa con le braccia e piango.
Non posso…dare la colpa a Sora…perché…lo amo…troppo...
Perché…perché mi sono cacciata in questo casino?! Era tutto piùù facile quando eravamo solo amici…soltanto amici…come io e Roxas…ma con Sora…cxome potrei fare le stesse cose che faccio con Roxas assieme a Sora?! Non ci riuscirei…la mia situazione peggiorerebbe…
Se solo…mi riuscissi ad innamorare di qualcun altro…i miei sentimenti stanno girando a vuoto…non posso rivelare nulla a Sora…non posso…
“Povera piccolina…”
Sollevo la testa svelta, iimpaurita.
Co…cos’era? Una voce?
Mi asciugo nervosa gli occhi e mi alzo lentamente, ma non riesco a vdere nnulla, e troppo buio.
D’un tratto, tutte le luci i accendono insieme, illuminando la sala grandissima.
Davanti a me, che fluttua nell’aria…c’è Demyx!
“COSA DIAVOLO VUOI?! VIGLIACCO! ATTACCARMI QUANDO SONO SOLA!!!” grido, con rabbia.
Lui sorride, se4mbra divertirsi molto.
Ma io non sto giocando.
Io non gioco mai.,
“Piccolina, cosa è successo? Perché stavi piangendo?”
Lo gurado, sprezzante.
“Non sono affari tuoi! Piuttosto, perché ti sei nascosto? Cos’è, per caso hai paura di batterti.?!”
La sua espressione muta improvvisamente, diventando seria, e fluttuando si avvicina a me.
In silenzio mi prende sotto il mento e mi fissa negli occhi.
“L’amore è doloroso, vero?”
Non rispondo, ricambio lo sguardo, cercando di dargli un minimo di spavento, ma senza successo.
Ho paura.
Ho tantissima paura.
Ma devo cercare di mostrarmi impassibile.
Rispondo irritata: “ quante volte devo ripeterti di farrti gli affaracci tuoi?”
Lui mi sorride spavaldo, di nuovo, e s i allontana elentamente.
“Ohoh, così mi ferisci” dice ridendo “…e io che volevo solo essere gentile. Oh, bè, vorrà dire che cercherò di farti distrarre un po’!”
Allarga le braccia come fosse una croce e improvvisamente, dal nulla spuntano una trentina di Heartless!
Allora…è lui che li controlla!
Avevamo ragione!!!
“POWER OF KEYBLADE, HELP YOUR MASTER!!!” grido, ed ecco che l’Ultima Weapon compare tra le mie mani, bella come non mai.
Correndo, balzo in aria, per poi tuffarmi nel mare di Heartless che si agita ai piedi di Demyx.
Inizio ad agiutare il Keyblade con forza, riuscendo ad eliminare quattro o cinque Heartless.
Sono tanti, cavolo.
Troppi.
Ho bisogno di una mano! E ne ho bisogno adesso, accidenti!!!!
“Cavolo, piccolina!” Demyx ha la stessa voce divertita di Maleficent “Non sapevo fossi così in gamba! Hai del talento, lo sai?!”
Senza degnarlo di uno sguardo lancio un ‘FIRAGA’, incenerendo alcuni Heartless.
Fortunatamente sono solo semplici Shadows, riuscirò a batterli con facilità…la cosa che mi preoccupa è la sensazione che Demyx abbia un asso nella manica.
Cinque minuti dopo, raddrizzo la schiena, esausta, e do un’ultimaa occhiata intorno.
Bene, almeno un problema è risolto.
Demyx batte le mani, tranquillo e sorridente.
“Brava, piccolina. Sono davvero sorpreso, lo ammetto. Non pensavo fossi tanto forte.”
“SI PUO’ SAPERE COSA CAVOLO VUOI DA NOI?! PERCHE’ CONTINUI A CREARE TUTTI QUESTI HEARTLESS A TOKYO?!”
Mi guarda, sorpreso.
La testa mi sta scoppiando, sono stanca e confusa.
“…sei davvvero interessante. Non vedo l’ora di vederti combattere con tutti i tuoi cari amichetti.”
Abbassa lo sguardo, un ghigno spaventoso gli deforma il viso dai lineamenti delicati.
”…lui sarà molto soddisfatto.”
Sgrano gli occhi, cercand di dare un senso a ciò che ha appena detto.
“…’lui’?”
Demyx risolleva lo sguardo e mi fa l’ochiolino, poi mette un dito davanti alle labbra.
“…ci vediamo, piccola. Salutami gli altri cuccioli.”
Senza lasciarmi il tempo di parlare, indietreggia di qualche centimetro.
Sta per scomparire, ma una voce lo ferma bruscamente.
“SAPEVO CHE ERI TU!!”
Mi giro per vedere chi è stato, e vedo Riku.
Cosa ci fa qui?
Allora…non…non s n’era andato davvero?
Mi sento arrossire, ma continuo a guardalo.
Lui avanza verso me e Demyx, che è rimasto fluttuante e tranquliisimo.
Lo osserva attento, scrutandolo dall’alto in basso.
“…vorrei restare a divertirmi un po’, davvero.”
Ride spavaldo: “… ma sfortunatamente, ho parecchi impegni.”
D’un tratto, tra le sue mani appare la stessa arma dell’altra volta, che assomiglia tantissimo a una chitarra.
“…vi lascio in buona compagnia. Ci si vede.”
Agita le corde della strana chitarra, ed ecco comparire altri shadows, stavolta più numerosi.
Riku evoca immediatamente il suo keyblade, e insieme inziamo a comabatterli.
Impieghiamo pochi minuti, ma quando rialziamo la testa, Demyx è già sparito.

***
Fa davvero freddo, porca miseria.
Mi stringo un po’ nel giacchetto che mi ero portata, mentre Riku continua a pedalare in silenzio.
E’ arrabbiato, ovviamente.
Perché non dovrebbe esserlo? Mi sono comportata uno schifo, con lui.
Riku ferma bruscamente la bici e mi guarda, gli occhi pieni di rabbia.
“Siamo arrivati.”
Mi guardo attorno, e vedo la mia casa.
Oh, è vero, che stupida, non mi ero nemmeno accorta della strada che Riku ha percorso per venire fin qui.
Scendo vacillante dalla bici me prendo le due buste che avevamo legato al sellino.
Lui mi dà una mano, e quando abbiamo finito mi accompoagna alla porta.
“Grazie per avermi accompagnata.”
Non risponde, ma mi guarda strano.
“...forse è meglio parlarne con Sora.”
“Nh? Di cosa parli?” chiedo, confusa.
Non vorrà intendere…che dovrei parlargli dei miei sentimenti?
Sento un mal di pancia improvviso, ma fortunatamente Riku ha altro in mente.
“Di quello che è successo prima. Stasera avvertiremo gli altri, però dobbiamo subito avvisare lui. Voi due siete i Masters del Keyblade, perciò è giusto che lui sia il primo ad essere al corrente dell’accaduto.”
“Va bene, hai ragione. Ci penso io.”
“Non avevo dubbi.”
Sorride leggermente, uno strano sentimento velato negli occhi.
Arrossisco ancora…quanto odio arrossire!!
“Allora siamo d’accordo. Ci vediamo stasera.”
Mi saluta con un cenno della mano e scende i gradini, ma prima che me ne renda conto gli afferro un braccio, facendolo arrestare di colpo.
“Cos’hai? Stai male?”
No, idiota, non sto male…
“SCUSAMI PER PRIMA!”
Sussulta sorpreso, la sua espressione simile a quella di un personaggio di un manga.
Scommetto che la mia faccia è dello stesso colore del rossetto più scuro di mia madre, ma non mi importa niente.
Perché devo sempre sentirmi in colpa, cavolo?!
Vabbè, ormai è troppo tardi.
“TI PREGO, SCUSAMI! NON VOLEVO ESSERE CATTIVA!”
Allento un po’ la presa, gli occhi mi bruciano.
Lui continua a guardarmi, stupito ma silenzioso come sempre.
“…io…” la mia voce inizia a tremare “…ero…arrabbiata…per quello che è successo ieri sera…”
Faccio una breve pausa, ma non ho il coraggio di guardare Riku negli occhi.
“…quando…Sora…ha b…baciato Kairi…io...”
Eccole, le lacrime.
Stanno scivolando lungo la mia guancia e cadono a terra, oscurando il cemento dei gradini.
Chiudo forte gli occhi per cercare di nasconderle, ma non mi riesce troppo bene, purtroppo.
Ad un tratto, prima che possa accorgermi di ciò che sta facendo sento le labbra di Riku posarmisi leggere sul volto, poco sopra le mie.
Oddiooddiooddiooddiooddioddiooddiooddio….

***
“…CIOE’, VI SIETE BACIATI????!”
“Ma no, come al solito non hai capito un cavolo! Mi ha baciata, è vero, ma non…non in quel senso!”
“…che vuol dire ‘non in quel senso’?! QUANTI SENSI PUO’ AVERE UN BACIO??!”
“Rox, cavolo, DATTI UNA CALMATA!!! Mi ha baciata poco sopra le labbra…all’altezza delle gote..”
“Quindi sulla guancia?”
“No, un po’ più sotto…”
”Quindi sulle labbra!”
“NO, UN PO’ PIU’ SOPRA!!!”
Roxas dall’altra parte della cornetta, mi grida una parolaccia, che io cerco, molto saggiamente, di ignorare.
“Insomma, non ci siamo proprio baciati…”
“Però ci siete andati vicini!”
Sospiro, arrendendomi.
“Rox, io non sono pronta per…questo bacio.”
“Lo so.”
“Il fatto è che ho sempre voluto…darlo a Sora…”
Sento Roxax sbuffare, ma capisco che non è arrabbiato.
Semplicemente, si è rassegnato.
“…Mami, questa storia finirà male.”
”Cosa vuoi dire?!”
“…lo sai, cosa voglio dire. E’ inutile stare con una persona di cui non si è innamorati. E tu non provi nulla, per Riku.”
Ha ragione, accidenti.
Ha dannatamente ragione.
“…sì, lo so.”
La voce di Roxas si abbassa di un poco.
“Mami, ora devo andare. Mi raccomando, avveri Sora di quello che è successo.” Mi fa con un tono degno di mio padre.
Sorrido, un po’ più tranquilla.
“Sì, anzi vado subito. Ci vediamo stanotte.”
Ci lanicamo un bacio e chiudiamo la conevrsazione.
Io poso il telefono, mi infilo il giacchetto, metto il cellulare in tasca ed esco.
Faccio appena in tempo a chiudere la porta a chiave e ad attraversare il cortile che mi squilla il cellulare.
Lo prendo e vedo sul display il nome della mamma.
Dio, ci siamo sentite stamattina!
Rispondo, continuando camminare.
“Mamma, va tutto bene?”
La voce di mia madre si sente nitida ma un tantino distante, e come sottofondo ci sono delle musichette e delle parole, sembra un televisore.
“Tesoro, come stai?”
“Sarei stata meglio se mi aveste lasciato qualcosa da mangiare! Sono dovuta arrivare al supermercato e fare la spesa!!” sbotto, furiosa.
“Hai ragione, scusaci! Ma dì, è andato tutto bene?Dove sei ora?”
“Sto andando da Sora. Sì, è andat tutto ok.” Mento spudoratamente.
Mia madre sembra tranquilla: “Bene, bene. Ora scusa, ma dobiamo andare a cena.”
”Dove siete?”
” In albergo, dopo la cena andremo subito a dormire. Piuttosto, è ovvio che non puoi uscire, chiaro no?!”
”Mamma, ti risulta che io sia mai uscita di sera??!” chiedo, con tono innocente.
Non faccio altro da quasi tre anni…
“Va bene, ti credo sulla parola. Mi raccomando, non fare tardi. E fatti riaccompagnare a casa da Sora, che tra poco si fa buio!”
“Va bene, ci sentiamo domani. Un bacio.”
Mia madre mi saluta e attacca.
Sospiro, rillassandomi.
Lei e papà non anno mai capito che ogni notte esco per controllare Tokyo.
A volte vorrei solo dir loro tutta la verità, ma non mi crederebbero mai…
E pensare che per quasi un anno hanno vissuto con un mio clone…bè, come avrei potutot spiegare loro la mia assenza? Cosa gli avredi detto?
“Scusate ma devo partire con gli altri per un viaggio attarverso i mondi invasi da dei cosini neri chiamati Heartless che si nutrono dei cuori delle persone?”
Ah, certo, come no.
Tempo quindici secondi e mio padre chiamerebbe la neuro, la polizia e il manicomio, mentre mia madre urlerebbe come una pazza mentale.
Ricordo ancora le loro facce quando tornai, quel giorno.
Io e gli altri eravamo appena tornati da un viaggio durato quasi un anno: eravamo andati in tutti i Mondi Disney, dove avevamo sconfitto centinaia, anzi, migliaia di Heartless.
Avevamo conisciuto persone fantastiche, e visitato luoghi incredibili.
Ma una volta sconfitto Ansem, ci rendemmo conto che eravamo stanchi di utte queste avventure.
Volevamo solo tornare a casa.
Certo, fu difficile separarsi da Goofy e Donald, ma lentamente ci riuscimmo, con mille promesse di rivederci.
Sora e Donald riuscirono a litigare fino all’ultimo istante passato assieme, ma in realtà si erano affezionati l’un l’altro.
Quando tornammo, abbracciai i miei così forte che a momenti credetti di strangolarli, ma ero troppo felice.
Raggiungo la casa di Sora, e busso energica.
Ad aprirmi, stranamente, è sua madre.
“Oh, Mami! Cara, come stai?”
E’ una bellissima donna, alta quanto basta, con i capelli lisci re castani identici a quelli di Sora, e due occhi azzurri molto particolari per una giapponese.
I lineamenti del viso sono completamente diversi da quelli del figlio, forse perché lui ha ripreso da suo apdre.
Fa l’hostess, e infatti è molto raro vederla in casa.
“Salve, signora. Com’era l’Italia?”
“Oh, un paese delizioso. Un po’ rustico, ma adoraile.” Sorride bonaria.
Ricambio il sorriso, poi getto lo sguardo verso le scale: “Sora è tornato dal dentista?”
“Sì, da quasi mezz’ora. E’ nella sua stanza. Vieni”
Insieme saliamo i gradini e attraversiamo il corridoio del piano superiore.
A destra, accanto a un mobile su cui è deposto un vaso di tulipani, c’è la porta della stanza di Sora.
Quante volte, da piccoli, giocando, io e Sora abbiamo sbattutto quella porta, disturbando i suoi genitori e prendendoci una sgridata!
Allora, i genitori del mio amico erano ancora insieme.
Erano una vera famiglia.
Poi, quando Sora aveva sette anni, i suoi iniziarono a litigare.
Tanto, tantissimo.
Eppure, si sono sepratai solo qualche anno fa.
La madre di Sora apre la porta guardandomi.
“Sora, tesoro, c’è…”
Si ferma di colpo, gli occhi fissi in avanti.
Guardo nel suo stesso puto, e rimango scioccata.
C’è Sora seduto sul letto.
Ok, fi qui è tutto normale.
Ma c’è qualcosa davanti a lui…
Un…leone?
PORCA MISERIA!!!!



Note dell'autrice.
Rieccomiiiiii!! Scusate se ho ritardato un pochino, ma come al solito ho tremila cose da fare...allora, com'è il capitolo? Personalmente lo detesto, però era necessario per proseguire con la storia!! Vorrei ringraziare tantissimo coloro che hanno recensito e anche quelli di voi che leggono sempre le mie ficcy e non lasciano mai un commentino. Va bene, sono contenta lo stesso (bugiarda! nd Riku) (TU ZITTO! Altrimenti ti faccio sodomizzare Sora! nd Autrice) (NO! LUI NO! nd Sora e Riku che si indicano a vicenda). Da qui mi allaccio con la risposta di Black Kairi, che ringrazio e che voglio tranquillizzare: qesti capitoli li ho scrtti questa etstae quando avevo tempo, ma ora che non ho molti momenti liberi la storia è diventata più corta (dovete sapere che qui pubblico la ficcy in ritardo, in realtà i capitoli finiti sono 7...comuqnue sia, già dal prossimo chappy saranno più corti! Perciò tranquillizzatevi tutti!!! Ok, ora ho finito (YYYYEEEEE!! nd Sora)
(ricorda che soino ancora in tempo per farti del male nd me).
OK, TERMINO IL CHAPPY CON UN SONDAGGIO: QUAL'E' IL PERSONAGGIO CHE VI PIACE DI PIU' DELLA MIA FICCY?? RISPONDETE IN TANTI CHE SENNO' MI DEPRIMO...
CIAU, E COME AL SOLITO...GRAZIE PER AVER LETTO!!!

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Capitolo 5
*** L'invasione di Heartless ***


CAPITOLO 5
L’INVASIONE DI HEARTLESS

“SIMBA!”
“Mami!!”
Il leone che si trova davanti a Sora si alza e mi corre incontro, mentre la signora Yoshizuka sviene sul colpo.
Simba mi lecca il volto, felice.
E’ da tantissimo tempo che non lo vedo!
Sora ci raggiunge sorridente, poi ridendo guarda sua madre.
”Eheh! Stavolta ci rimane secca davvero!!”
Solo allora mi rendo conto di cosa è appena successo, e terrorizzata guardo il mio amico.
“Oddio, è vero! Cosa facciamo?”
“Aiutami a portarla a letto, prima di tutto.”
Annuisco e prendo il corpo esanime della signora Yoshizuka per i piedi, mentre Sora la tiene da sotto le braccia, e insieme a Simba ci dirigiamo verso la sua camera da letto.
La stendiamo con delicatezza e , spenta la luce e chiusa bene la porta, torniamo nellla stanza di Sora.
“Tranquilli,” ci fa lui, chiudendo la camera a chiave, “al risveglio mi inventerò qualcosa.”
Finalmente tranquilli, io e Simba possiamo salutarci come si deve.
“Oh, Simba, sono talmente contenta di rivederti!! Ti vedo in gran forma!”
Simba mi sorride, lasciandosi accarezzare la criniera, mentre Sora ci guarda sorridente seduto sul letto.
“Nala e Kiara? Stanno bene?”
“Benissimo, grazie.” Risponde lui.
Esatto, risponde.
Sapete, Simba può…parlare davvero.
Tutti, nei Mondi Disney, possono parlare.
Anche gli animali.
So che può sembrare pazzesco, ma vi assicuro che dopo un po’ ci si fa l’abitudine.
Dopo cinque minuti di coccole, il leone mi si pone davanti e si siede sulle zampe posteriori, raddrizzandosi.
“Uh? Cosa c’è?”
”Mami, abbiamo un problema.” Interviene Sora, preoccupato.
“Un…problema? Che tipo di problema?”
Simba e Sora si guardano, poi si voltano verso di me.
“Mami…non sono venuto qui solo per farvi visita. E’ successa una cosa grave.”
”Di che si tratta?” chiedo, la mia voce si è fatta più seria.
Simba sospira, poi finalmente mi rivela: “Sono comparsi degli Heartless nelle Terre del Branco.”
”COSA?!”
Senza accorgermene mi alzo in piedi, sconvolta, ma Sora non si è mosso di un centimetro.
“SORA, STA SUCCEDENDO QUALCOSA! OGGI POMERIGGIO HO INCONTRATO DEMYX!”
“Demyx?” chiede subito lui, sollevando il busto improvvisamente.
“Sì, al supermercato. Ha fatto comparire degli Shadows e poi se n’è andato.”racconto io, agitata.
Sora rimane in silenzio. Ma il povero Simba non ha l’aria di averci capito molto.
“Mami, hai sentito cosa ho detto? E’ una cosa grave! Chi è questo Demyx?”
“Forse colui che controlla gli Heartless” dice Sora “lui e i soi seguaci. Dobbiamo capire quali sono le loro vere intenzioni.”
Si volta verso Simba, un’espressione seria come non vedevo da tempo.
“Prima mi hai detto che sono apparsi due giorni fa.”
“Esatto, a qualche chilometro dalla Rupe dei Re. Saranno stati una cinquantina.”
“Shadows?” chiedo.
“No,” scuote la criniera, facendola ondeggiare “Soldati.”
Io e Sora ci rivolgiamo un altro sguardo.
“…qualcuno è rimasto ferito?”
“No, Zazzoo mi ha avvertito prima che facessero del male a qualcuno.”
Rimaniamo per un istante tutti e tre in silenzio.
Eravamo sicuri che, con Ansem, avremmo distrutto tutti gli Heartless.
Pensavamo che quelli rimasti per i vari Mondi fossero solo sopravvissuti ai nostri attacchi, ma ora che ci penso erano troppo numerosi.
No, sicuramente Demyx ha agito subito dopo la morte di Ansem…ma a quale scopo?
“Simba, tu e le leonesse stase in guardia. Per qualsiasi altro incidente, venite subito da me o da Mami. Chiaro?”
“Sì, certo Sora.” Risponde il leone, solenne.
Sora fa un cenno col capo e si china ad accarezzarlo.
Simba fa le fusa come un gattino domestico.
“…torna a casa. Nala sarà preoccupata.”
Simba lo lecca un’ultima volta, poi anche io mi avvicino per salutarlo.
Ci getta un ultimo, rapido sguardo.
“Arrivederci, Maestri.”
Dopodichè, prima che ci permetta di rispondergli, svanisce nel nulla, lasciando me e Sora soli nella stanza.

**
“Cosa credi che abbia in mente?”
Guardo Sora come se fosse un alieno, ma lui mi spiega meglio: “Demyx, voglio dire.”
Mi stringo un pochino a lui, arrossendo.
“..non lo so. Non ci capisco più niente.”
Siamo sdraiati entrambi sul suo letto, e lui mi abbraccia.
Ho un batticuore incredibile, ma non voglio alzarmi da qui.
Sto troppo bene quando sono con lui.
“…Riku mi ha detto che vi siete messi insieme.”
Apro gli occhi di scatto e mi sollevo per guardarlo in faccia.
Cosa cavolo gli è saltato in testa??? Dirlo a tutti senza nemmeno parlarne con me!
Sora mi sta scrutando con un’espressione quasi triste.
.”…sì, è vero.”
I suoi occhi guardano i miei.
Sono così belli, dello stesso colore del cielo.
“…non…non me lo aspettavo.”
”Già, neanche io mi aspettavo che ti piacesse Kairi. “
Sora sussulta sorpreso, io mi tappo le mani con la bocca.
…NOOOOOOO!!!!! ODDIO, COSA HO DETTO??! PERCHE’ L’HO DETTO???!!
STUPIDA BOCCACCIA TRADITRICE!!!!
Contiua a guardarmi, stavolta un espressione sconvolta.
“…chi ti dice che mi piace Kairi?”
…COSA???!
CHE VUOL DIRE QUESTA FRASE??
OSEREBBE NEGARE IL CONTRARIO???
…no, mi spiace, questo non lo accetto!!
“Oh, per favore! L’avevo già un po’ immaginato, ma ieri sera ne ho avuto la conferma! Io ti conosco da una vita, Sora! Forse potrai fregare gli altri, ma di sicuro non me!” sbotto tutt’un tratto, alzandomi dal letto.
Sora si siede sull’orlo del materasso, stupito dalla mia furia improvvisa.
“Ma di che stai parlando? Era solo un gioco! Uno stupidissimo gioco! E poi non vedo dove ho sbagliato, nemmeno tu mi hai detto di Riku! Se non me lo avesse riferito lui, ora io sarei all’oscuro di tutto! Non hai il diritto di insegnarmi i valori dell’amicizia, tu sei la prima a non averli rispettati!”
Rimango con la bocca spalancata,sento la rabbia ribollirimi nella pancia.
Non voglio dirlo, ma lo to pensando.
Per la prima volta nella mia vita, sto pensano a quela frase.
“…quello che mi fa arrabbiare è che tu mi abbia nascosto la verità. Se Riku ti piaceva potevi anche dirmelo, no?”
Il mio cuore si raggela.
Quanto è stupido! Non capisce un cacchio!!
Lo guardo piena di rabbia, le lacrime agli occhi.
“…bè, complimenti. Hai scoperto la verità, bravo. E pensare che siamo cresciuti insieme. Credevo che …che tu…riuscissi a capire quello che pensavo…”
Sora solleva le sopracciglia, confuso, ma io in preda all’ira continuo i miei farfugliamenti.
“…non…non lo riesci proprio a capire…non è così?”
“Ma di che stai parlando?! Mami, cosa vuoi dire?! Cos’è che non capisco?”
Mi giro, non riesco a guardarlo in faccia.
“…che…che io…”
Sento il cuore che mi scoppia….glielo dico…glielo dico…glielo dico….
“...va bene, non…non voglio constringerti a parlarne, se non te la senti.”
Mi giro verso di lui, constringendomi a ricacciare indietro le lacrime.
…avrei potuto dirglielo.
Avrei potuto.
Ma non l’ho fatto…
Lui mi sorride un po’ triste.
“… Mami, forse...l’amore è un argomento troppo imabarazzante per parlarne tra noi…”
”Uh? Che vuoi dire?” chiedo, la testa che mi gira.
Chiude gli occhi e mi si avvicina, poi prende la mia testa e unisce la sua fronte alla mia con un leggero colpetto.
“…non parliamone più…ok?”
Non rispondo.
Sorrido, senza troppa convinzione.

E’ proprio vero che l’amore fa male.

***
“Mi raccomando, mettitelo un giacchetto stasera. Dicono che farà un freddo polare.” Mi ricorda Sora, che mi ha riaccompagnata a casa come promesso.
“Sì, tranquillo. A proposito, come agiremo stasera?”
“Kairi e Riku rimarranno qui, Roxas e Naminè andranno nelle Terre del Branco per chiedere informazioni sull’assalto dei Soldati. Io e te andiamo da King Mickey.”
“Cosa? Al Castello Disney?” chiedo, stupita.
Scuote la testa per confermare, e sorrido ragggiante.
“Kyyya, evviva!! Rivedremo anche Donald e Goofy, allora!”
“Non ricordarmelo!” mi supplica lui con tono da tragedia greca “al solo pensiero di rivedere qel pennuto mi sale la pressione.”
“Non sei mica un quarantenne!” lo rimprovero io, prendendo il mazzo di chiavi dalla tasca e aprendo casa.
Getto un rapido sguardo dentro.
Stanotte dovrò dormirci da sola, qua dentro…
Per un attimo, i brividi mi percorrono la schiena, ma la voce di Sora mi riporta alla realtà.
“Tranquilla, stanotte quando torneremo sarai così stanca che crollerai a letto. Non fartela sotto solo perché dormi sola soletta!” mi prende in giro, schioccandomi un dito sulla fronte e facendomi sussultare.
Uffaaaa, quanto è caattivo!
“Umpf, ti piacerebbe! Ma, per tua sfortuna, io non sono fifona come un certo sedicenne di mia conoscenza…che ha paura di Halloween Town!”
”Ma per favore! A me Halloween Town non fa affatto paura!”
Mi metto a ridere, un po’ per il tono con cui l’ha detto, un po’ perché so che non è vero.
“D’aaaacordo, allora diciamo che hai ragione tu !” una piccola pausa, poi sorrido beffarda “…certo, non pensavo che i bravi bambini come te dicessero le bugie.”
Lui inarca un sopracciglio e piega leggermente le labbra in giù come un bambolotto: “Io non sono un bambino!”
”Ahahah! Va bene, come voui tu allora.”
Continuo a ridere, divertita dalla sua espressione, quando sento il telefono di casa squillare.
“Nh? Chi è?”
“Non lo so, forse tua madre.”
Entro in casa e alzo la cornetta del telefono.
“Sì, pronto?”
“ …Mami, è successo.”
E’ Roxas, ma ha una voce strana, sembra sconvolto.
“Cosa è successo?! Oddio Rox, stai bene?!” chiedo preoccupata.
Non appena sente il nome di Roxas, Sora si fionda in casa e accosta un orecchio alla cornetta per tentare di sentire qualcosa.
Roxas risponde con voce bassa.
“Mami…ho inontrato l’uomo della mia vita.”


Note dell'autrice:
Roxas, sei il solito esagerato XDXD!! ALLORA, UN PICCOLO AVVISO: STO COMINCIANDO AD INCA**ARMI ^___^, detto con tutta la calma possibile. Sapete quanto è faticoso portare avanti questa storia per me? No, evdientemente,, perchè mi sono trovata 164 letture (sì, avete capito bene) e 5 recensioni. Non voglio minacciare di togliere questa ficcy, non sarebbe giusto nei confronti di coloro che mi seguono e che mi commentano (che saluto con tutto il cuore, e che ringrazio per aver lasciato il proprio commento), ma sicuramente prenderò provvidemnti se le recensioni rimarranno così basse U___U,

Spero vi sia piaciuto il capitolo, e mi spiace di avervi rovinato la lettura con questa nota, ma era necessaria. Al prossimo capitolo (Spero).

P.s. un 'grazie' infinito anche a chi ha aggiunto questa storia tra i suoi preferiti! Voi anche se non commentate siete perdonati ^___^

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Capitolo 6
*** L'omicidio ***


CAPITOLO 6: L’omicidio

Roxas è qui, davanti a me, che si sfrega le mani nervoso.
Non ha nemmeno guardato la cioccolata calda che gli ho preparato, che ora è lì, sulla scrivania, fumante.
Sono quasi le otto mezza di sera, ma Sora è ancora qui a casa mia.
Ha detto di voler sapere cosa è successo a Roxas.
“Insomma, Rox, cosa ti prende? Chi sarebbe…questo…come lo hai chiamato?” chiedo io, che devo aver rimosso la frase che mi ha detto un’ora fa.
“…l’uomo della mia vita.”
“Pfff” Sora trattiene a stento una risata, che subito reprime quando gli dò una gomitata nello stomaco.
Deve solo provare a prenderlo in giro e lo caccio di casa!
Nessuno può permettersi di prendere in giro Roxas, neanche lui.
Non con me davanti.
“Forza, raccontaci bene. “ lo incoraggio io.
Roxas è diventato rosso come i capelli di Kairi, e non ricordo di averlo mai visto così intimidito.
Prende un bel respiro e comincia.
“Io…ero alla libreria, e stavo sistemando dei libri su uno scaffale. Ero sulla scala, sai, quella reclinabile, che il signor Nomo tiene nello stanzino…”
Annuisco, e Roxas sta per continuare, quando il telefono di Sora squilla vibrando.
Sora acchiappa l’apparechio e risponde, mentre io e Roxas attendiamo che finisca.
“Pronto? ..oh,ciao Kairi…sì, stoa casa di Mami….lo so, ma c’è stato un problema e…COSA?!”
Urla come se avesse appena visto un fantasma, facendo alzare all’istante me e Roxas.
Sora ha un’espressione truce, mentre sentiamo un bisbiglio che deve essere la voce di Kairi.
“….ci vediamo tra mezz’ora sulla terrazza della scuola. Vestiti direttamente con gli abiti da lavoro. Avverti Naminè. …no, ora è troppo lungo da spiegare. Te però fai come ti ho detto. Va bene, a tra poco.” E attacca.
“Allora?! Che succede?!” chiediamo noi, preoccupati.
Ci guarda, pieno di angoscia.
“C’è…qualcosa che non va. Kairi ha ricevuto una lettera da parte di Aerith.”
”..una…lettera?” fa Roxas, titubante.
Sora annuisce, e io mi avvicino a lui, preoccupata.
“…e che cosa dice?”
Fa una pausa, poi ci guarda di nuovo.
“…è stata uccisa una persona. Alla…alla città di mezzo.”
“Cosa…?”
“…è stato ritrovato il corpo stamattina. Davanti all’albergo del Secondo Distretto.”
Io e Roxas ci scambiamo uno sguardo pieno di angoscia, poi la voce di Sora interrompe bruscamente il nostro silenzio.
“Mami, vatti a cambiare. Ci vediamo tra mezz’ora a scuola.”
E prima che io possa rispondere, lui e Roxas si fiondano all’ingresso e chiudono la porta alle loro spalle.

***

Un salto.
E un altro ancora.
Solo per arrivare a scuola ci sto impiegando un’eternità.
Il fatto è …che ho una strana sensazione.
Non so cosa sia, so solo che non mi sento troppo tranquilla.
Finalmente con un balzo salto il cancello della scuola e raggiungo la chioma di un ciliegio, per poi da qui raggiungere il terrazzo.
Gli altri sono già tutti lì, che mi aspettano, impazienti e un po’ angosciati.
“Scu…scusatemi.”
“Non importa. Adesso sbrighiamoci a fare quello che dobbiamo fare” interviene Riku, rapido, gettandomi un’unica veloce occhiata.
Sora si alza e prende la parola, il keyblade già stretto in pugno: “Allora, questo è il piano: ora facciamo una breve tappa alla Città di Mezzo, dopodichè ci divideremo. Kairi e Riku andranno alle Terre del Branco, Roxas e Naminè perlustreranno la Fortezza Oscura. Io e Mami, come previsto, dobbiamo andare da King Mickey.”
“Aspetta un attimo, Sora” intervengo io “sicuramente lui sa già tutto quello che è successo. Se noi siamo stati informati, sono sicura che lui è già al corrente di ciò che è accaduto.”
“Dobbiamo comunque parlare con lui. Di Demyx, degli Heartless…” risponde lui, fermo sulla sua posizione.
“Allora, che aspettiamo ad andare?” chiede Kairi, alzandosi.
Senza che qualcuno le risponda, fa apparire il suo keyblade, con il quale poi apre un varco temporale.
E’ un sistema che usiamo per spostarci da un Mondo all’altro.
Magari non sarà il massimo della comodità, e Sora odia questo metodo.
Ma quando Mickey ci ha dato il permesso di utilizzare i nostri poteri per muoverci tra i vai Mondi, Sora ha messo il broncio e ha detto che lui sarebbe rimasto fedele alla buon veccia GummyShipp.
Io ho provato a dirgli che, sapete com’è, sarebbe un po’ complicato nascondere un’astronave nella città più abitata al mondo e sperare che nessuno la veda, e lui ha accettato di usare i varchi con la stessa faccia di un gatto appena messo sotto da un camion.
Piano piano, tutti entrano nel varco, che rimane apero.
Rimaniamo fuori solo io e Sora, e lui mi osserva per un istante.
“…che cos’hai ?”
Sorrido , con una punta di rassegnazione.
Mi conosce troppo bene.
“… mi sento…strana. Ho come un…un brutto presentimento…”
Non risponde, ma mi guarda.
Mi guarda con quei suoi occhi azzurri, limpidi, così chiari che sembra di poterci guardare attraverso.
E in un momento, tutto il mio timore sparisce.
Quando sono co lui, tutto il resto svanisce.
Sento un brivido quando mi prende per mano, un gesto che fa con naturalezza, spoontaneamente.
“Vieni,” mi dice, con un tono pieno di dolcezza “andiamo a vedere cosa è successo.”
Insieme ci avvicniamo al varco, e ci tuffiamo al suo interno, mentre i grattacieli di Tokyo scompaiono per lasciare posto alla fioca luce dei lampioni della Città di Mezzo.

Note dell’autrice.
OOOOOOH CHE SUSPANCE!!! -_____- Allora, ragazzi, mi spiace per il ritardo, ma a dirla tutta non sentivo questa grande urgenza di aggiornare, visto che le recensioni sono rimaste ai minimi termini.
Ringrazio però come al solito le persone che recensiscono e quelle che mi hanno aggiunta tra i loro preferiti, e anche coloro che magari non hanno tempo di recensire ma seguono la sotria.
Le persone che invece non mi commentano perché prese dala pigrizia…bè, sono molto tentata di mandarle a quel paese, a questo punto.
Ma posso dirmi abbastanza soddisfatta, nonostante la mia storia migliore sia stata cancellata dal sito perché ‘priva di trama’.
Ringrazio infitamente quella persona che ha denunciato la storia alla redazione prima che potessi contattarli io stessa. Grazie, trovare una mail che mi diceva che la storia era stata cancellata dal sito è stata una delle più degradanti e imbarazzanti situazioni della ma vita.
Detto questo, un saluto a tutti! E un mega scusa a eki, che non sento più su msn per forza maggiore…ti hi spiegato tutto nella mail ^^!!!!!! Mi manchiiiii!!
Ok, ciau a tutti…fatevi sentiiiiire! *bacio*

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Capitolo 7
*** Il furto del cuore ***


CAPITOLO 7: IL FURTO DEL CUORE

Ci ritroviamo al Primo Distretto, davanti al negozio d’oggetti.

Mi avvicno a Kairi.

“Cosa c’era scritto di preciso sulla lettera di Aerith”
”Che è stato uccisa una donna. Al secondo distretto.”
”Qualcuno ha visto la scena?” chiede Sora, facendo un passo avanti.

“C’è un testimone. Una mercante di Agrabha.”

“…dobbiamo andare da quella donna. Potrebbe aver visto chi ha ucciso la vittima.”

“Sora, non dovremmo occuparci prima di tutto dell’invasione nelle Terre del Branco?” chiede Roxas, il quale è venuto a conoscienza dell’accaduto quando Sora lo ha raccontato agli altri.

Io prendo Roxas per una spalla, apprensiva: “Rox, l’omicidio potrebbe essere collegato al ritorno degli Heartless…e forse a Demyx.”

Roxas sembra capire, ma non mi pare ancora del tutto convinto.

“Sora, secondo me dobbiamo dividerci.” Propongo, avanzando di qualche passo.

Sora sta per ribattere, ma Kairi interviene all’improvviso.

“Sì, ha ragione Mami. Qualcuno deve andare alla Torre dei Re per vedere cosa è successo. Bisogna fare delle indagini.”

“Ormai siamo ad un punto fermo” osserva Naminè, timidamente, il coprispalle bianco illuminato dal lampione “Demyx si è fatto vivo, oggi pomeriggio, no? Magari ha a che fare sia con l’invasione che con l’omicidio.”

Sora è confuso, ma io mi avvicino e lo guardo dolcemente: “:..Sora, fidati. Demyx sta cercando di fare qualcosa…a questo punto è evidente. Dobbiamo cercare degli indizi, scoprire cosa vuole di preciso…”

Sbuffa, rimanendo col broncio per qualche istante, mentre guarda pensoso il pavimento.

Poi mi sorride, incerto.

“…Riku, Kairi, andate alla Torre dei Re. Chiedete di preciso cosa è successo, informatevi sull’orario, accertatevi che non ci sia più nessun Heartless. E, soprattutto, cercate di capire da dove sono sbucati quei cosi.”
Kairi e Riku fanno un cenno deciso, e Riku crea un varco, dove lui e Kairi si gettano all’istante.

“Sora, dobbiamo sbrigarci se voglimo passare anche al Castello.” Gli ricordo io, e senza aspettare risposta corro verso il Secondo Distretto, con Naminè Sora e Roxas al seguito.

Nella piazza del quartiere c’è una gran folla, e sembra che tutti gli abitanti siano riuniti ad osservare il cadavere.

Cerchiamo di farci largo tra la folla, invano, quando sento qualcuno strattonarmi un braccio.

Mi giro, il keyblade in pugno pronto all’uso, ma mi rilasso non appena vedo Squall mollare la presa.

“Siete arrivati, ragazzi. Aspettate, non si vede niente con questi pidocchi in giro.”

Io e Naminè ci guardiamo e scrolliamo le spalle, curiose, mentre Sora e Roxas cercano di nuovo di farsi spazio.

Squall mi fa l’occhiolino e si allontana in fretta.

“NO! LEON…” grido, seguendolo con lo sguardo, ma una spinta alla spalla basta per perderlo di vista.

“E ora come facciamo ad arrivare al cadavere?” chiede Roxas, una guancia contro la schiena di un anziano signore.

Io e Sora ci guardiamo spaesati, e una voce interrompe il chiacchiericcio agitato della folla.

“PREGO SGOMBRARE LA ZONA! TUTTI COLORO CHE SARANNO TROVATI SENZA AUTORIZZAZIONE DI STARE QUI RICEVERANNO LA VISITA A CASA DEL MIO AMICO CLOUD E DELLA SUA BELLISSIMA…E SOPRATTUTTO AFFILATISSIMA SPADA!!!!”

Noto con quanta velocità un numero sorprendente di cittadini abbandona il campo….dopo dieci minuti la piazza è praticamente deserta, ad eccezione del nostro gruppo e di alcuni membri del servizio d’ordine.

“Cosa ci fanno qui questi ragazzini?” ci aggredisce il controllore più basso, la bocca deformata in un ghigno.

Sora si offende e avanza di qualche passo per ribattere, ma Leon gli mette un braccio davanti per Bloccargli il passaggio e si rivolge all’uomo in divisa.

“Loro sono con me, Angar.” Dice secco, e la risposta frena la lignua biforcuta di Angar, che prima di voltarsi non ci risparmia un ultimo sguardo truce.

Squall sospira e si rivolge a noi quattro.

“Venite,” dice con voce penentrante “è lì, all’angolo.”

Lo seguiamo lungo la piazza e raggiungiamo il luogo indicatoci.

Naminè lanica un grido acutissimo e si aggrappa a Roxas, e anche io non posso fare a meno di voltare gli occhi e nascondermi nella spalla di Sora, che mi accarezza spaventato.

Lo spettacolo che ci si presenta davanti agli occhi è a dir poco raccapricciante: la giovane vittima è sdraiata a terra, gli occhi e il viso contratto dal terrore, i capelli sparpagliati sui mattoni; le braccia sono spalancate, così come le gambe, e proprio lì, dove dovrebbe esserci il cuore, un vero e proprio solco che lascia intravedere le mattonelle sotto di lei.

Leon osserva la scena, più impietosito che spaventato.

Sora distoglie lo sguardo, disgustato.

“…le hanno…rubato il cuore.”

Leon fa un cenno del capo, coscienzioso . “Lo immaginavo. Volevo una vostra conferma.”

Roxas, che è rimasto a guardare lo spettacolo fino ad ora senza fiatare, parla con voce tremante: “…è…orribile.”

Naminè scuote la testa energica, gli occhi velati di lacrime.

Finalmente anche io prendo coraggio e getto un’altra occhiata alla ragazza davanti a noi.

Era davvero bellissima, con gli occhi neri e i capelli biondi…

“…è opera di Demyx e dei suoi compagni incappucciati. Ne sono sicuro.” Esclama Sora, con fermezza.

Leon lo guarda spaesato. “Chi?”

“Demyx. E’ lui che controlla gli Heartless. Sono sicuro che ci sono lui e i suoi compari dietro a tutto questo.” Dice Sora, più a sé stesso che a Squall.

Io rifletto velocemente.

“L’invasione nelle Terre del Branco…l’assalto al supermercato…l’omicido…tutto in un solo giorno?” mi domando stupita.

Roxas fa un passo in avanti, colto da una supposizione.

“Non può aver fatto tutto Demyx. Sicuramente è entrato in azione anche qualcuno dei suoi seguaci…l’attacco a Mami è avvenuto oggi pomeriggio, ma nessuno sa con precisione chi ha ucciso questa ragazza no?”

“C’è qualcuno che lo sa” interviene Leon, sporadico. “La testimone.”

Un minuto di pausa, durante il quale ognuno è preso dalle sue idee.

“…andiamo subito da quella donna. Magari ha visto in faccia l’assassino. Dov’è ora?” fa Sora.

“Nell’Hotel, con Aerith e Yuffie. La stanno aiutando a riprendersi.”

“Bene.” fa Sora, e senza aggiungere altro mi prende per mano e corre verso l’albergo.

Mentre sfrecciamo per la piazza, vedo i suoi occhi scintillanti.

E’ furioso.

Sento dietro di noi i passi di Roxas, Naminè e Leon.

Raggiungiamo l’albergo ed entriamo nell’ingresso.

Appoggiata ad un tavolino c’è Yuffie, pensierosa.

“Yuffie!” la saluto io, lasciando la mano di Sora, che mi guarda e arrossisce improvvisamente.

Rimango sconvolta dal rossore dele sue guance, e anche quando Yuffie ci raggiunge e ci abbraccia cominciando a porre domande è come se avessi le orecchie tappate.

E’ arrossito.

Sora è arrossito perché IO ho tolto la mia mano dalla sua presa.

Sora si è sentito imbarazzato.

Mentre Yuffie saluta Roxas e Naminè, io e Sora ci guardiamo di nuovo, stavolta più a lungo.

Voglio vedere se distoglie lo sguardo per primo.

Passa quasi un minuto, ma non cede.

Rimaniamo lì, a guardarci, il cuore che mi scoppia nel petto.

Cos’è quello sguardo…così dolce?

“Mami! Sora?...ehi, voi due! Ci siete?!”

Sussulto e mi disincanto quando vedo la mano di Yuffie sventolarmi davanti al viso arrossato.

“S-sì, certo.” Rispondo io, incerta.

Yuffie indaga con lo sguardo tra me e Sora, e mi sorride furbamente.

…si vede così tanto quello che provo?
Leon si avvicina a Yuffie e la guarda severamente.

“A dopo le chiacchiere. Devono incontrare la testimone.”

Yuffie si rifà improvvisamente seria, ricordandosi delle brutte circostanze in cui ci siamo rincontrati.

“Oh, sì, certo. Venite, è nella stanza verde con Aerith.”

Mentre ci incamminiamo lungo il corridoio, Sora mi fissa un’ultima volta, ma non appena ricambio casualmente lo sguardo arrossiamo tutti e due e lui raggiunge Leon e Yuffie, un pochino più avanti di noi.

Sento qualcuno darmi dei colpettini su una spalla, e spunta la testa di Roxas che mi sorride raggiante.

***

“Eccola…è qui.” diceYuffie, aprendo la porta.

La stanza non è poi cambiata molto dalla nostra ultima visita, che risale comunque a due anni fa… Seudte al tavolino in legno scuro ci sono una donna dalla carnagione molto scura e l’aspetto gitano e una ragazza con un lungo vestito rosso e rosa e una treccia legata con un nastro.

“Aaerith!” la saluta Naminè, che le è sempre stata molto affezzionata, chissà perché.

La ragazza sentendo il rpoprio nome guarda verso la porta e corre a salutarci, il bellissimo sorriso che splende sul viso.

“Ragazzi, sono contenta di vedervi!” esclama, allegramente.

La donna seduta al taovlino bisbiglia indispettita, come per ribadire la sua presenza.

Sora la fissa e fa uno di suoi sorrisi imbarazzati.

Ebbene sì, Sora ha undici modi diversi di sorridere.

Questo è sicuramente uno dei miei preferiti.

Quale adoro di più? Quello che rivolge solo a me.

Lo stesso che mi ha fatto la prima volta che ci siamo incontrati.

Quel sorriso che so che riserva solo a me.

“Emh…buonasera!” fa Sora, con una risatina isterica.

La vecchia lo guarda dall’alto in basso.

“Caro ragazzo, ho appena visto un cadavere, per scappare sono caduta perdendo i miei munny e a momenti un tizio in nero mi fa a fette. Ti assicuro, non è stat proprio una bella serata. Ma grazie del pensiero” risponde, con voce roca e acida.

“UN TIZIO IN NERO?” chiediamo noi quattro, in coro.

I nostri tre amici e la donna ci guardano incuriositi.

“Sì…ma non l’ho visto in faccia.”

Io e Naminè prendiamo alte due sedie e ci mettiamo davati a lei, Sora e Roxas si appoggiano agli schienali.

“Ci dica che cosa ha visto.” La incoraggia Naminè dolcemente.

La donna sbuffa, impaziente.

“E perché dovrei farlo? Siete sbirri, per caso?”

“No, nulla del genere.” Mi affretto io “ ma abbiamo bisogno di sapere cosa è successo.”

La gitana mi guarda, insospettita.

“…ero appena tornata dal Terzo Distretto. Ero distrutta, e non vedevo l’ora di tornare a casa. Ho lavorato tutto il giorno, sapete… bè, io stavo passando nel vicolo dietro al campanile, quando ho visto una luce provenire dalla piazza. Sono corsa a vedere cosa era successo, e ho visto…degli strani esseri neri…”

Io e Sora ci guardiamo, pensando immediatamente agli Heartless.

L’anziana riprende il suo racconto.

“…c’era…una donna…era terrorizzzata, come me…non riusciva nemmeno a gridare…e…ad un certo punto…mentre quegli esseri si avvicinavano…è comparsa questa figura.”

“Può descrivercela?” chiede Roxas, cauto.

La gitana scuote la testa.
”Non c’è poi molto da dire. Era incappucciata, e in più era buio. Ma tra le mani aveva…due specie di cerchi…e io…io sono convinta di aver visto spuntare del fuoco da lì.”

“AAH!”

Mi giro e vedo Roxas a terra, la testa tra le mani, che urla di dolore.

Sora si china preoccupato, io e Naminè ci alziamo subito.

“ROX!ROX, CHE TI PRENDE?! “chiedo, mentre lo tengo in equilibrio.

Leon cerca di calmarlo, e lui e Sora tentano di farlo alzare, ma Roxas non sembra nemmeno sentirli.

Continua a gridare, gridare forte, come se lo avessero accoltellato.

Dopo qualche minuto, inzia a strillare sempre di meno, fino a smettere.

Gli bacio la fronte e sento che è bollente…

“Rox! Stai meglio?”chiedo, preoccupata.

Mi sorride, ma lo vedo che è debole.

“Io…ho sentito solo…un dolore alla testa…ma…ora sto meglio. Da-davvero.”

Io e Sora ci scambiamo uno sguardo pieno d’angoscia, e prima che qualcuno possa agire diversamente mi avvicino alla gitana.

“Le siamo davvero riconoscenti. Il suo aiuto è stato davvero prezioso.”

Fa un cenno indecifrabile con la testa, ma non cerco di capire cosa vuol dire.

Prendo un braccio di Roxas e mi rivolgo a Sora.

“Torniamo a casa! Da king Mickey ci andremo domani!”

Lui sta per ribattere, ma io senza rendermene conto gli affferro una manica e lo guardo supplice.

“Ti prego!”

Non risponde, ma si limita a guardare Leon e gli altri.

“.Torneremo. Statene certi. E se ci sono altri attacchi, avvisateci.”

E prima che loro possano anche solo salutarci, io Sora Roxas e Naimnè scompariamo nel varco che Sora ha appena fatto comparire.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: i segreti della luna ***


CAPITOLO 8: i segreti della luna

“Sei sicuro di riuscire a farcela?” chiedo io, reggendo il mio amico, che però cerca di divincolarsi per tranquillizzarmi.

“Ma sì, sto bene, tranquilla! Prima mi ha fatto solo un po’ male la testa…”

“UN PO’??!!” ribatte Sora, incredulo “sembrava che qualcuno ti avesse appena amputato una gamba!”

“Delicato come al solito, Sora” lo rimprovero, e lui subito torna in un decoroso silenzio.

Roxas gli getta uno sguardo gelido, poi torna a sorridermi.

“Tranquilla, voi andate a chiamare Riku e Kairi. Ci sentiamo domani.”

Mi dà un bacio sulla guancia e senza aggiungere altro apre la porta ed entra in casa.

Suo padre stasera fa il turno di notte, perciò non è necessario che entri dalla finestra.

“…secondo voi cosa gli è preso?” chiedo io, in ansia.

Sora scuote le spalle, ma Naimnè mi si avvicina e mi sorride dolcmente.

“Tranquilla! Sicuramente non è niente di grave.”

Ricambio il sorriso.

Naminè ha sempre avuto la capacità di tranquillizzare il prossimo, chissà come mai.

E’ una di quelle persone che ti rilassano, con la loro voce delicata, i movimenti silenziosi.

Va verso Sora e tira fuori il suo keyblade, poi crea un varco.

“Tranquilli, ci penso io ad avvisare Riku e Kairi. Voi riandate a casa!” fa pimpante.

Io e Sora sussultiamo e ci avviciniamo, imbarazzati e in fretta.

“No, Naminè, dobbiamo…dobbiamo restare uniti!!” dico io, inventandomi una scusa per non restare sola con lui.

Sora non mi guarda, ma sfiora una spalla della nostra amica, che sembra quasi divertita.

“Naminè, non…non puoi andare da sola! E ‘ pericoloso!” si lamenta lui, diventato improvvisamente rosso.

Naminè ride, una risata leggera, quasi impercettibile.

“Sora, perché non riaccompagnia a casa Mami? E’ tanto che non state un po’ da soli.”

Io mi sento letteralmente svenire per la vergogna, ma prima che Sora possa ribattere lei gli fa l’occhiolino e si getta a capofitto nel varco.

***

Svoltiamo l’angolo, perdendo di vista la casa di Roxas.

Spero davvero che stia bene.

Ora come ora però sono presa dal mio problema principale.

IO e Sora siamo soli.

Soli, io e lui, di notte, per strada.

Lui cammina come fa sempre, con le mani dietro la testa come un personaggio di un anime che vedevamo sempre da bambini, e guarda davanti a sé come se fosse assente.

Vorrei parlare per prima, ma non ci riesco.

Direi sicuramente qualcosa di sbagliato, così mi limito a restare zitta.

“…allora, hu…come…come vanno le gare di Lili?” mi chiede lui, tranquillo.

“Cominciano domani. Lei è nel primo girone.” Rispondo, delusa che si interessi più a mia sorella che a me.

“Mh, Capito. E te? Non hai paura a stare in casa da sola anche la notte? Come è andata ieri sera?”

“Ecco…a dire il vero, ieri sera non sono stata da sola.” Ammetto io.

“COSA?!” grida lui, bloccandosi di colpo, gli occhi azzurri che mi scrutano con curiosità.

“S-sì, c’era…c’era anche Roxas.” Rispondo, tremante e sorpresa dalla sua reazione.

Lui tira un sospiro di sollievo, ma non appena si accorge di averlo fatto arrossisce e gira lo sguardo.

“Ma scusa, con chi vuoi che abbia dormito?” chiedo io, incuriosita.

Lui riprende a camminare, svelto, ma io lo prendo per un braccio e lo guardo severa.

“Rispondimi! Sai che non sopporto quando parlo e la gente se ne và! E’ maleducazione!”

“Ah, e così sarei anche maleducato, oltre che bugiardo e traditore?” fa lui, con rabbia.

Sussulto, presa alla sprovvista: cos’è questa storia?
”Aspetta un attimo,che vuoi dire?”
Lui toglie con forza la mia mano dal suo braccio, facendomi male, per di più.

Lo fisso, piena di collera e confusa, aspettando spiegazioni che non tardano ad arrivare, come se non aspettasse altro che esplodere e dire quello a cui pensa.

“Come credi che mi sia sentito quando oggi mi hai detto la cosa riguardante Kairi? Ci sono rimasto male! A me Kairi non piace!”

“Sora, perché continui a dirmi bugie?! Tutti sanno quello che provi per lei!” ribatto, con una cattiveria inaspettata.

“Allora tutti si sbagliano! Senti, non me ne frega niente di ciò che pensano quella deficiente di Selphie e gli altri! Io mi sono sentito così triste perché voi non avete capito niente! Soprattutto te!” grida, al culmine della furia.

“Ma che cosa c’è da capire, Sora?” chiedo, tra l’arrabbiato e il disperato.

“I MIEI VERI SENTIMENTI! QUELLO CHE PROVO, ACCIDENTI!!!!!”

Rimango di sasso, gli occhi spalancati come due fari.

Sento un nodo alla gola e le gambe che mi cedono.

Cerco di fare ordine nella mente.

“…tu…non sei…innamorato di Kairi?” chiedo, la voce bassissima che mi trema.

Sora ha ancora il fiatone, e piano piano si sta calmando.

Poi mi risponde, serio.

“…no.”

Il cuore sembra stia per uscire dal petto, ma non me ne importa…voglio sapere…lo voglio sapere adesso, quello che prova…

“…allora…di chi sei innamorato?”

Stavolta la mia voce è così bassa da sembrare impercettibile, ma lui mi sente benissimo e mi scruta con i suoi occhi.

Con quegli occhi così spudoratamente, deliziosamente, dannatamente perfetti.

“…al momento di nessuno. Contenta?”

Contenta? CONTENTA?!

Dio, lancerei i fuochi d’artificio per la gioia se ne avessi a portata di mano, Sora!

Resisto alla tentazione di abbracciarlo, di stringerlo e di dirgli che sì, sono felice, felice come una bambina a cui hanno regalato il giocattolo che voleva da tempo, e che ormai sembrava scontato non avrebbe più ricevuto…

Devo avere una faccia da ebete, perché Sora si mette a ridere, divertito.

“Eheh! Mi sa che sei DAVVERO contenta, eh?” chiede.

Io arrossisco di nuovo, terrorizzata.

“M-MA CERTO CHE NO! Sono…sono solo un po’ stupita che non ti piaccia Kairi!” mento io, cercando di non mettermi a gridare di gioia.

“Mmmh…” fa lui, con quel suo sorriso ancora stampato in volto e gli occhi ridenti.

Rimaniamo fermi per un minuto, poi lui sbotta in un’altra riata, stavolta però più piccola, più contenuta.

“Vieni, che si sta facendo tardi” mi dice allegro, e mi porge una mano.

Io la afferro e lui me la stringe, poi mi guarda e sorride.

La luna, da lassù, ci guarda in silenzio.

Chissà cosa direbbe, se pottesse parlare…

**

Oggi è Giovedì.

E sapete una cosa?

Sono a pezzi.

Sono a pezzi perché Roxas ha un attacco isterico ogni volta che nominiamo Demyx.

Sono a pezzi perché i miei sono tornati, e mi sono dovuta sorbire tutte le lagne di Lili perché ha perso il secondo posto.

Sono a pezzi perché ieri sera abbiamo avuto uno scontro incredibile con degli Heartless e a momenti ci rimettevo la pelle.

E sono a pezzi perché è successa un’altra cosa.

Kairi ha chiesto a Sora di mettersi con lui.

E’ successo Martedì, dopo la scuola; lei lo ha aspettato fuori dalla nostra classe, mi ha salutata e poi lo ha preso per un braccio, trascinandolo in un angolo, rossa come un peperone.

Io –che tecnicamente me ne sarei dovuta andare- mi sono nascosta e li ho visti.

Quando Kairi gli ha confessato il suo amore, Sora è letteralmente sbiancato, e non ha saputo fare altro che rimanere a fissarla come un ebete.

Insomma, alla fine, dopo che lei gli ha chiesto se potevano mettersi insiseme, lui è scappato –nel vero senso del termine- balbettando qualcosa che doveva essere ‘devo pensarci’.

Devo ammettterlo, sono in pensiero.

E’ vero che Sora mi ha detto che Kairi non gli piace, ma come reagirà?

Sono tremendamente in ansia.

“Signorina Haruno, vuole rendere partecipi anche me e i suoi compagni di classe delle sue manovre mentali?”

La voce della professoressa irrompe bruscamente nella mia testa, e sollevo il capo, che era chino sul banco.

Oddio, mi ero completamente dimenticata di essere in classe!!!!

Rossissima, cerco velocemente una risposta decente.

“Mi scusi, professoressa...non…mi sento troppo bene.”

“Mami, va tutto bene?” chiede Sora, un po’ allarmato.

Tutti in classe bisbigliano, e alcune ragazze ridacchiano.

Bèh, immagino sia divertente vedere una scema che si inventa delle patetiche scuse e il suo amico ancora più scemo che ci crede.

L’insegnante squadra Sora con cipiglio, rivolgendogli una smorfia.

“Signor Kazumi, la prego di risedersi. Haruno, vai in infermeria, ma se stai bene torna, chiaro? Devo spiegare la Seconda Guerra Mondiale.”
”Uh…certo. La ringrazio.” Dico io, alzandomi, mentre Sora mi guarda preoccupato.

Io gli rivolgo un sorrisso un po’ incerto, poi esco dall’aula.

**

“Insomma, cosa ti è preso prima?” mi chiede Sora, sedendosi sull’erba accanto a me e Naminè.

Lei mi guarda, spaventata.

“Perché, cosa è successo? Ti sei sentita male?”
”Ma no, solo un po’ di sonno represso, tutto qui. La battaglia di questa notte è stata dura.” La tranquillizzo, inventandomi una scusa.

Non mi va di dire che sono un po’ giù per il fatto di Sora, anche perché nessuno sa che ho sentito la conversazione tra lui e Kairi –ad eccezione di Roxas, anche se lui si è limitato a dirmi che non avrei dovuto farlo e e né andato. Ultimamanete è davvero strano.

Mentre noi tre mangiamo i nostri pranzi al sacco, arrivano anche Kairi, Roxas e Riku, i primi due con i loro bento in mano.

Ci salutano e si siedono sull’erba con noi, e insieme iniziamo a chiacchierare del più e del meno.

Mentre Roxas e Sora discutono della Festa dello Sport, noto che Riku non sta mangiando come noi.

“Riku, come mai non hai il bento?” chiedo curiosa.

Lui fa spallucce, come se non gli importasse di rimanere a digiuno.

“I miei sono partiti, tornano dopo domani. E io non so cucinare.”

Lo guardo, poi sposto i miei occhi sul mio bento.

Sorrido, colta da un’illuminazione.

“Tieni,” dico io, prendendo uno yakitori e porgendoglielo “io questo non la mangio.”

“E perché?!” mi chiede lui, dubbioso.

“Perché non mi va” mi affretto ad inventare una scusa.

Io ADORO gli yakitori, ma non mi piace vederlo lì senza niente da mettere nello stomaco.

Lui mi scruta da dietro la frangetta folta.

“Non c’è bisogno che mi dài il tuo pranzo, davvero.”
”Ma io questa non la voglio” ripeto, come una bambina piccola “puoi prenderlo.”

Si mette a ridere, e mi vergogno quando mi aoccorgo della sua bella risata.

“OH, CHE PIZZA! LA SMETTETETE O NO?! SIETE PATETICI!”

Tutti ci guardiamo intorno, e vediamo che è stato Sora ad urlare.

Io arrossisco sin dalla punta dei capelli, imbarazzata e confusa.

“Ma Sora! Cosa ti salta in mente di gridare a quel modo??”chiedo io, accorgendomi che tutti gli altri studenti ci stanno guardando come fossimo dei marziani.

Riku non sembra scombussolato, al contrario, guarda Sora con una tranquillità incredibile.

“…c’è qualche problema? Se non ti va di sentirci, perché non te ne vai?”

“RIKU!” sbotto io, alzandomi in piedi, ma Sora coglie la provocazione.

Eh certo, figurati se non ne approfittavano per non fasi una delle loro litigate storiche!!!

Sora sembra furioso, e si avvicina a Riku pericolosamente.

COSA.DIAMINE.GLI.E’.PRESO?

Sembrano tutti e due impazziti!!!

“Io sono liberissimo di stare dove mi pare.”

Mi do una manata in fronte, letteralmente.

Sora sta sfidando Riku con gli occhi.

Roxas si alza e cerca di intromettersi, ma Riku gli mette una mano davanti, e lascia chiaramente intendere di starne fuori.

“Assolutamente sì, come io sono libero di dire quello che mi pare. Se non ti va di starmi a sentire, puoi anche andartene. A me non interessa.”

Sora sta per ribattere, ma io mi metto tra loro, infuriata,prima che possa succedere il peggio.

“Perché non vi date tutti e due una bella calmata? Si può sapere che cavolo avete??!!”

Sora mi fissa, infuriato.

“Lascia perdere! Me ne vado!”

Prende la sua borsa dal prato, raccoglie il suo bento e si allontana, pestando i piedi per terra.

“E’ impazzito.” Dice Naminè con tranqullità, per poi tornare alle sue alghe.

Riku mi mette una mano sulla spalla e mi guarda.

“Forse ci devi fare una chiacchierata.”

Annuisco, e senza prendere la mia roba rincorro Sora per il cortile.

Note dell’autrice:

MA SORA, COSA MI COMBINI???!! XDXD QUESTO RAGAZZO MI PREOCCUPA!! (Sora: ma se sei te che mi fai mezzo matto!!!) (Me: silenzio! Faccio sempre in tempo a inserire una scena hard tra te e …) (Sora: me e…?! *tono ansioso*) (Me: …Paperino!!) (Sora: …*sviene*)

MUAMAUAUAUAUAUAUH! SOO CRUDELE! ALLORA, rafgazzi, quando arrivano queste recensioni????? Vi prego, anche una sola mi basterebbe! Mi raccomando!!!

Al prossimo chappy, ragazziiiii

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Capitolo 9
*** Marluxia ***


CAPITOLO 9: MARLUXIA

Roxas si avvicina alla porta d’ingresso.

“D’accordo ragazzi, ci vediamo domani!” esclama, tranquillo, e senza proferire altra parola lascia me e Sora fuori casa sua.

Ci guardiamo per un istante,, ma subito distogliamo lo sguardo e riprendiamo a camminare in silenzio.

Devo stare calma se voglio scoprire cosa è successo prima, a pranzo.

Cerco di prendere coraggio e mi fermo.

“Dobbiamo parlare.” Dico, secca.

Lui si blocca e mi guarda, una strana luce negli occhi.

“A proposito di cosa?”

“Di quello che è successo prima. Non è normale,Sora. Tu non ti comporti così.”

Devo aver colto nel segno, perché guarda a terra con aria colpevole.

“…non so che mi è preso. Mi spiace.”
”Dovresti scusarti con Riku, non con me.” Puntualizzo io, che però sono felice lo stesso di aver ricevuto le sue scuse.

“…nono voglio che a scuola si sappia che state insieme.”

Sento un sasso che mi colpisce sulla testa, e la sua risposta mi stordisce.

“…e perché? Non ci vedo niente di male.”

“Se le ragazze delle altre classi…le senpai del terzo anno…scoprissero che una del primo sta insieme a Riku…potrebbero reagire male.”

“Non ho paura di quelle deficienti. Si comportano come delle stupide fangirls. E poi tanto già non mi sopportano.”

Sora sorride, risollevando lo sguardo, la borsa della scuola sulla schiena come se fosse uno zaino e la divisa con sotto una felpa col cappuccio slacciata.

“Già. A scuola non ci sono molte ragazze a cui stai simpatica.”
Mi metto a ridere controvoglia.

“Sono amica di te, Roxas e Riku. E questo le rende un po’ nervose.”

“Però anche Naminè e Kairi stanno sempre con noi” osserva Sora, cercando di fare chiarezza nel suo già piccolo cervellino.

“Ma loro sono delle belle ragazze.”

Sora rimane un attimo in silenzio,poi sbotta a ridere, profondamente divertito.

“Vuoi dire che l’unico motivo per cui ti odiano è che non sei la più bella della scuola e giri con noi tre?”

“Diciamo di sì” rispondo io, rendendomi conto solo ora di quanto sia effettivamente ridicolo.

Le risate di Sora si placano non senza qualche sforzo, e si asciuga una lacrima divertita.

“Ok, è ufficiale: quelle ragazze sono fuori di testa.”

“Non sono le uniche” dico sarcastica, e gli sorrido.

Lui sembra capire, e ricambia con un sorriso divertito.

“…chiederò scusa a Riku. Ma stai attenta. E se ti dovessero fare qualcosa, tu fai nomi e cognomi che al resto ci penso io.”

Annuisco, e senza pensarci troppo gli metto un braccio intorno alla spalla.

Sora sorride allegramente, mi circonda la vita con un braccio e insieme continuiamo a fare la strada per tornare a casa.

***

“Ma dài, che gusto è ‘biscotto’???”
”Guarda che è buonissimo!!”

“Riku, Mami ha ragione! Anche io una volta l’ho assaggiato!” mi difende Kairi, che lenta lecca il suo gelato sdraiata sulla panchina dove io, lei, Selphie e Riku siamo seduti.

Oggi pomeriggio abbiamo deciso di uscire tutti insieme, anche perché è Sabato, ringraziando Dio.

Questa settimana è passata piuttosto lentamente, e la notizia che io e Riku stiamo insieme ha fatto il giro della scuola in un pomeriggio.

Il fatto è che Kairi e Naminè stavano parlando di me e Riku a pranzo, quando proprio in quel momento è arrivata Selphie, che ha ascoltato la conversazione nascosta e poi è balzata fuori, gridando a squarciagola: “Non ci credooo!”

Kairi mi ha raccontato di averla vista correre come una matta verso il cortile interno della palestra…e all’uscita, tutti che lanciavano sguardi e battutine verso me e lui.

Sospiro, lasciando che il gelato al biscotto che Riku ha criticato mi coli un pochino sulla mano.

Lui se ne accorge e mi avverte: “C’è tutto il gelato che ti cola sulla mano! Sei una bambina o cosa?!”

Lecco svelta il gelato e gli lancio un’occhiataccia di fuoco: “Io non sono una bambina”:

“Però ti comporti come se lo fossi.” Mi dice, con un tono strano.

Incredibile a dirsi, ma Selphie non ha ancora fatto nemmeno una battutina, al contrario di Wakka e Tidus, che invece è tutto il pomeriggio che ci prendono in giro.

Sora è sdraiato sul prato, un filo d’erba in bocca, e ad occhi chiusi si gode il sole di pomeriggio.

Arossisco un po’.

Mi è sempre piaciuto quando sonnecchia.

Arriccia un pochino il naso, le guance sono un rosse per il sonno, e ogni tanto si muove, il più delle volte a sinistra; non un movimento brusco, ma uno piccolo, quasi impercettibile.

“Sora, Mami, anche voi andate a Taiwan con la scuola?” mi chiede Selphie d’un tratto.

“Sì” rispondo, togliendo lo sguardo da Sora “andremo il vostro stesso periodo. Tu con chi sei in camera?” chiedo, cercando di interessarmi alla discussione per non guardare Sora.

Selphie mi rivolge uno dei suoi mille sorrisi civettuoli: “Io, Yuna, Olette e Rikku.”
”Capito.” Dico, ripensando all’ultimo nome che ha detto.

Rikku.

Mh.

Quella ragazza mi è sempre stata simpatica, ma non fa parte del nostro gruppo.

Sta sempre con Yuna e un’altra ragazza, mi pare si chiami Paine o qualcosa di simile.

Olette, che fino ad ora è stata sul prato a parlare con Hayner e Pence, si alza e viene verso di noi.

“Mami, tu con chi stai in camera?”
”Con Kairi e Naminè. Ho già parlato con le professoresse, e loro sono d’accordo.”

Olette annuisce, e lei, Naminè, Kairi e Selphie si mettono a parlare della nuova storia d’amore tra la professoressa di scienze e l’insegnante di educazione fisica.

Mi volto verso Riku, che ha già finito il gelato.

“Vuoi assaggiarlo? Guarda che è buono” dico io, progendogli il mio cono.

Lui lo guarda, disgustato: “Non voglio mangiare il biscotto. Devo ancora capire che razza di gusto è.”

Piego in giù le labbra, un pochino offesa, e continuo a leccare il mio cono.

D’un tratto, sento qualcosa sulla spalla.

Mi volto e vedo Riku, arrossito.

Mi ha cinto le spalle con il braccio.

E, stranamente, non mi dispiace.

E’…una bella sensazione, in fondo.

**

“Ragazzi, sono ore che siamo qui sopra” si lamenta Kairi “non sarebbe meglio andare in giro a cercare gli Heartless o Demyx piuttosto che stare qui ad aspettare non si sa cosa?”

Naminè le si avvicina, il coprispalle bianco che riflette la luce della luna pallida.

“Kairi, se Sora e Mami ci hanno portati qui ci sarà un motivo. Dobbiamo fidarci di loro” dice, posandole una mano sulla spalla.

Kairi sospira, ma sembra arrendersi, e mesta si risiede, le gambe sospese in aria.

Siamo sulla Tokyo Tower da più di due ore, ma non è ancora successo niente.

Sora mi raggiunge, teso.

“Senti anche te queste vibrazioni, vero?”

Annuisco, lo sguardo fissa in avanti.

“Sono le stesse che ho sentito a inizio serata. Provengono da qui, ne sono sicura. Sta per succedere qualcosa.”
Roxas si pone in mezzo a noi e sorride.

“Ehi, ragazzi è tutto a posto?”

Io e Sora lo osserviamo per un attimo, i capelli biondi e il volto simile a quello di Sora che ci scruta, incuriosito e con una nota di preoccupazione.

Sora sorride, senza troppa convinzione.

“Ma sì, è tutto a posto.”

Mi giro verso Kairi, Naminè e Riku.

“Ci spiace, non volevamo farvi aspettare. Ma dobbiamo restare. Io e Sora è tutta la sera che sentiamo delle vibrazioni provenire da qui.”

Mi fermo, bruscamente, e sento un fischio assordante nelle orecchie.

Mi raggiunge il cervello, i polmoni, mi bruciano gli occhi, e dolorante casco sulle ginocchia.

“Mami!” grida Kairi alzandosi e correndo verso di me, ma sento la sua voce a malapena.

Qualcosa…qualcuno…mi sta…chiamando…

…..sto arrivando…

“SORA!” grido terrorizata “HO SENTITO UNA…”
”TUTTI PRONTI! TUTTI PRONTI!” urla lui, che deve aver sentito la voce come me.

Riku mi aiuta ad alzarmi e mi rivolge uno sguardo ansioso.

“Stai bene?”

Ho il respiro affannoso e sono sudata, ma riesco a sorridergli.

“Sì. Sto bene. Prepariamoci. Sta arrivando qualcosa.”

O qualcuno.

Quella voce…non…l’ho mai sentita prima d’ora…

Sono sicura che non fosse Demyx, su questo potrei scommetterci.

Forse è…uno dei suoi compagni?

Sento il cuore che mi batte rapidamente, l’Ultima Weapon ben stretta in pugno.

…le vibrazioni sono cessate.

“GUARDATE LA’!!!” grida Naminè d’un tratto, indicando un punto del cielo.

Una macchia nera si muove tra le nubi argentate, e si sta dirigendo verso la Tokyo Tower.

Vedo Riku che mi si para davanti con Sora, Roxas che stringe il suo keyblade con grinta, Kairi e Naminè in posizone d’attacco.

La figura rallenta e si ferma sospesa a mezz’aria.

Indossa un soprabito…nero…

“….CHI SEI?” chiede Sora, con rabbia.

L’individuo sconosciuto si toglie il cappuccio, rivelando una liscia e lunga chioma rosea.

Se non ci fosse così poca luce, avrei giurato di vedere un fiore svolazzargli accanto.

E’ un uomo.

E’ molto diverso da Demyx, con una corporatura completamente differente.

L’unico punto in comune è il soprabito nero, che si mimetizza alla perfezione con l’oscurità.

Una nuvola oscura la luna.

“…il mio nome è Marluxia.”

La nuvola si allontana, e riecco la luce della luna ad illuminargli il viso.

Riku digrigna i denti, pronto ad attaccare.

“COSA DIAMINE VUOI?! COSA VOLETE TUTTI?!” grida, e la sua voce riecheggia per tutti i dintorni.

Marluxia mi guarda e sorride.

Ha lo stesso ghigno di Demyx.

“Voglio lei. VOGLIAMO lei.”

Note dell’autrice.
Rieccomi, dopo tanto, troppo tempo, ad agiornare la ficcyna. Chiedo umilmente perdono >////

Ciò si può notare dal fatto che ho deciso di inizare una nuova storia a capitoli (Summer Time!), dai toni molto più leggeri di questa.

Per parecchi tempo ho lasciato codesta storia da parte, ma l’altro giorno ho capito che questa è la mia fanfiction simbolo, la prima che ho creato, il primo lavoro che ho posto al giudizio del pubblico, la prima storia ‘seria’ che abbia inizato, seria nel senso che mi sono presa la responsabilità di mandarla avanti nonostante il poco tempo etcetera. Ma ormai ho deciso che quest’estate sarà finita. Ad Agosto infatti sarà un anno che l’ho inziata ^__^ e quando me ne sono ricordata ho pensato che, nonostante sia passato tanto tempo, la mia storia resiste ancora. Su questo sito e dentro di me. Perciò ho capito: non importa il numero dlele recensioni, né la pocan frequenza con cui pubblico. Questa storia è diventata talmente parte di me che la finirò comunque, nel bene e nel male.

Un abbraccio, al prossimo capitolo. Grazie immensamente per aver letto ^^

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