Lego House

di ily95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** / ***
Capitolo 3: *** / ***
Capitolo 4: *** / ***
Capitolo 5: *** / ***
Capitolo 6: *** / ***
Capitolo 7: *** / ***
Capitolo 8: *** / ***
Capitolo 9: *** / ***
Capitolo 10: *** / ***
Capitolo 11: *** / ***
Capitolo 12: *** / ***
Capitolo 13: *** / ***
Capitolo 14: *** / ***
Capitolo 15: *** / ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Percy stava passeggiando per le strade di New York insieme alla sua ragazza, sorseggiando caffè di Starbucks. Era un caldo pomeriggio di fine maggio e Rachel aveva proposto di andare verso Central Park.
-Sai, Percy...c'è una cosa di cui vorrei parlarti.- disse ad un tratto lei.
Lui la guardò con aria interrogativa, scrutandola con i suoi profondi occhi verdi.
Rachel prese un respiro e aprì la bocca per parlare ma all'improvviso il suo ragazzo girò la testa dalla parte opposta.
-Hai sentito?- chiese allarmato.
-Cosa?
-Aspetta...aspetta un attimo. Non ti muovere.
Percy tirò fuori la sua penna dalla tasca dei jeans e sfrecciò via.
Continuò a correre per un bel pezzo. Nelle orecchie gli risuonava un sibilo sinistro, un suono terribile che gli faceva gelare il sangue nelle vene e gli faceva venire voglia di correre dalla parte opposta. Ma Percy era fatto così, non poteva far a meno di aiutare la gente. Seguì quel suono fino in un vicolo buio. Tolse il cappuccio a Vortice, trasformandola in una spada e, facendosi luce con quella, proseguì nell'oscurità.
Il sibilo si faceva sempre più forte e ora Percy riusciva a sentire anche qualcos'altro: rumori di lotta.
Arrivato in fondo, vide delle figure. Si acquattò dietro un bidone dei rifiuti e osservò la scena in penombra: una ragazza stava combattendo contro un serpente gigante. Il mostro sibilava e sputava veleno dalla bocca, fendendo la ragazza con i suoi artigli acuminati. La ragazza brandiva una lancia ma, da come si trascinava cercando di parare i colpi della bestia, sembrava essere ferita.
Percy si fece coraggio. Non poteva lasciare una donzella in difficoltà. Strinse la presa su Vortice e uscì dal suo nascondiglio, piombando alle spalle del serpentone.
Gli affondò la spada nella schiena, ma quello si girò velocemente e, con un colpo di coda, lo scaraventò contro il muro.
Percy gemette cadendo a terra.
Il mostro gli si stava avvicinando fissandolo con occhi fiammeggianti.
Percy lanciò uno sguardo oltre il serpente, cogliendo lo sguardo della ragazza. Poi le sue labbra formarono una parola, diretta a lei: Scappa.
Quella si voltò, pronta a correre e a lasciare il suo soccorritore al suo destino ma poi si arrestò, impugnò la lancia e si chinò a raccogliere qualcosa. Lanciò una bottiglia di vetro rotta contro la schiena ferita del mostro. Questo ululò di dolore mentre le schegge gli si conficcavano nella pelle squamosa e si girò a fronteggiare la sua avversaria.
-Se non sbaglio era me che volevi.- lo sfidò la ragazza.
Il serpente si staccò dal suolo e spiccò un balzo sopra di lei. La ragazza preparò la lancia, rassegnata ad essere sopraffatta dalla belva.
Si accucciò alla base della lancia e chiuse gli occhi.
Il serpente le cadde addosso. Morto.



SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti! E' da qualche giorno che sto lavorando a questa fanfiction e, sebbene non l'abbia ancora terminata, ho deciso di postare il prologo. Se l'idea vi piace continuerò a scriverla, se no la abbandonerò. Sono consapevole che ho altre duecentomila fanfiction da finire (piano piano le porterò a termine, state tranquilli) però avevo bisogno di riempirvi con un bel po' di sdolcinatezza Percabeth! Allora, è come se le cose raccontate nelle saghe di PJO e HoO non fossero mai successe: Percy è arrivato al Campo, dove si allena con Thalia, Luke e compagnia bella. Ha conosciuto Rachel alla scuola mortale e si è fidanzato con lei. Qui Percy diciamo che ha sui 17 anni. E niente, spero vi piaccia. Lasciatemi una recensione o vi lancerò una fantastica maledizione da figlia di Apollo (così le prossime recensione che lascerete saranno tutte in rima >:D )
PS Il titolo è preso dalla canzone del meraviglioso Ed Sheeran <3 (poi capirete perchè)
x x
ily

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Capitolo 2
*** / ***


La ragazza si scrollò il cadavere della bestia di dosso. Percy era lì, con la spada ancora intrisa del sangue dell'animale.
-Che schifo.- borbottò, cercando di ripulirla contro una parete.
La ragazza era ancora seduta e fissava il suo salvatore.
Percy sembrò ricordarsi di lei e le si avvicinò.
-Stai bene?- chiese.
Finalmente riuscì a guardarla bene: era una ragazza della sua età, con i capelli biondi raccolti in una treccia, anche se alcune ciocche ricce le ricadevano sul viso, gli occhi grigi come un cielo in tempesta e dall'aria intelligente. Portava un top nero mezzo stracciato che riusciva a coprirle giusto il necessario, dei pantaloni neri di pelle e delle sneakers. Aveva una fasciatura sul polso sinistro e tagli e graffi per tutto il corpo e il viso.
-Sì.- disse lei, cercando di rialzarsi. Percy le afferrò i fianchi per sorreggerla ma le gambe di lei, non appena si mise in piedi, cedettero, facendoli cadere a terra entrambi, uno sopra l'altra.
Percy arrossì trovandosi faccia a faccia con quella sconosciuta.
-Ti potresti gentilmente levare dalla mia cassa toracica?- chiese lei con falsa gentilezza.
Percy si spostò imbarazzato.
Lei si mise seduta.
-Credo di avere una caviglia rotta o qualcosa del genere.- constatò.
-Ti aiuto.- fece lui.
-Mi sembra che tu abbia già fatto abbastanza danni, grazie.- rispose lei.
-Io sono Percy.- si presentò.
-Beth.- disse lei.
-Sarebbe Elizabeth?- domandò curioso lui.
-Non sono affari che ti riguardano.- rispose secca Beth.
-Ok...posso almeno accompagnarti al pronto soccorso o dai tuoi, non so...
Beth abbassò lo sguardo.
-Non mi serve il tuo aiuto. Senti, ti ringrazio. Sei stato molto carino a salvarmi però ora posso cavarmela benissimo da sola.- disse.
-Non riesci neanche a stare in piedi, mi dici come puoi farcela da sola?- chiese Percy con un sorrisetto spavaldo. -Voglio solo aiutarti.
-Senti, me la sono cavata benissimo da sola per dieci anni sai? Non ho affatto bisogno di un bellimbusto con una spada che mi venga a salvare o gli dei sanno cos'altro.
Percy non potè far a meno di sorridere. Quella ragazza era strana ma c'era qualcosa in lei che lo attraeva profondamente.
Si chinò, la prese tra le braccia e la sollevò.
-Non posso lasciarti qui. Io sono un gentiluomo.- le sussurrò, mentre lei cercava di divincolarsi dalla sua stretta.
Percy riuscì a caricarla su un taxi (quel giorno aveva lasciato la macchina a casa) ma non riuscì a convincerla ad andare all'ospedale. Disse che le avrebbero chiesto i documenti o robe del genere. Così la portò a casa sua. Sally era ancora al lavoro quindi Percy salì le scale verso il suo appartamento tenendo Beth in braccio e poi, una volta entrati, la adagiò sul divano.
-Aspetta qui.- le ordinò.
Beth sbuffò rassegnata.
Percy ricomparve con una scorta di nettare e ambrosia, disinfettante e bende.
-Tu...sei una mezzosangue, vero?
Beth annuì debolmente.
-E non sei mai stata al Campo?- chiese.
-Quale Campo? Io vengo dalla California. Ho attraversato tutto il paese negli ultimi dieci anni. Però è la prima volta che capito a New York.- raccontò.
Percy le accarezzò la guancia mentre le ripuliva i tagli sul viso.
Le diede nettare e ambrosia e lei sembrò riprendersi un po'.
-Me ne andrò prima che faccia buio.- promise lei.
-Non devi preoccuparti di questo. Ora riposa un po'.- disse lui premuroso.
Subito dopo gli squillò il cellulare.
-Pronto?
-PERCY! Si può sapere dove cavolo sei finito? Mi hai lasciata qui nel parco come un'idiota ad aspettarti! Sono passate due ore! Perchè non mi rispondevi?- strillò Rachel.
Percy se ne ricordò solo allora.
-Scusami, Red. Ho avuto un...contrattempo da semidio. Ti richiamo appena posso. Ciao.- tagliò corto prima che lei potesse protestare.
Sulle labbra di Beth si formò un sorriso.
-Che c'è?- chiese il ragazzo.
Lei si limitò a scuotere la testa e ad affondare il viso tra i cuscini del divano.
 
Percy chiamò Luke, che stava al Campo, con l'Iride phone.
-Luke! Ho trovato una ragazza!- esclamò.
-Buon per te, amico.- scherzò lui, sfoderando il suo sorriso sghembo da figlio di Ermes. -Come la prenderà Rachel?
-Non in quel senso! Ho trovato una ragazza semidea!
-Ancora meglio. Farà scintille a letto...dovresti vedere Thalia quando-
-Luke!- lo interruppe Percy. Non voleva sapere i dettagli della vita privata dei suoi amici.
-Sto solo scherzando, Perce. Portala al Campo appena puoi. Avverto io Chirone.
-Grazie, amico. Ci vediamo lì.
Percy tornò in sala. Beth stava dormendo.
Squillò di nuovo il telefono.
-Ciao mamma.- rispose.
-Ciao tesoro. Senti, io e Paul stasera dobbiamo andare da alcuni nostri conoscenti...penso che torneremo tardi. Volevo solo avvisarti.
-Va bene. Ah, mamma? Se non dovessi trovarmi domani mattina vuol dire che sono andato al Campo, quindi non preoccuparti.
-È successo qualcosa di grave?
-No...Chirone ha bisogno di me per alcune faccende di poco conto. Tornerò presto.
-Ok. Ti voglio bene tesoro.
-Anch'io ti voglio bene, mamma.
Riagganciò.
Beth lo stava osservando con un sorrisetto compiaciuto.
-È la seconda volta che menti su di me. Quindi cosa sarei per te? Un 'contrattempo da semidio' o una 'faccenda di poco conto'?- chiese divertita.
Percy sorrise imbarazzato.
-Nessuna delle due.- rispose.
Andò in camera di sua madre e prese della biancheria intima, poi andò nella sua stanza e frugò nell'armadio: tirò fuori una tshirt che gli andava un po' piccola e un paio di pantaloni della tuta.
-Questi dovrebbero andarti bene.- disse Percy dando gli indumenti a Beth. -Credo che tu abbia bisogno di una bella doccia.
Lei lo guardò sospettosa.
-Il bagno è lì a destra.- le indicò. -Troverai degli asciugamani puliti. E hai la mia parola che non verrò a sbirciarti.- disse, facendole l'occhiolino.
Lei si rimise in piedi. La caviglia le faceva ancora un po' male, ma perlomeno riusciva a camminare.
-Se hai bisogno chiama pure.- buttò lì Percy, guadagnandosi un'occhiataccia.
 
Dopo essersi lavata e asciugata i capelli, Beth uscì dal bagno.
-Era un sacco di tempo che non facevo una vera doccia!- esclamò contenta.
I suoi capelli ricadevano sulle spalle in boccoli dorati, come quelli di una principessa. Solo ora Percy notò quanto fosse stupenda quella ragazza. Non era semplicemente carina, era molto più bella di qualunque ragazza che frequentasse la sua scuola. Ma, mentre quelle cheerleader giocavano a fare le fighette e a portarsi a letto mezza squadra di football, Beth aveva dovuto lottare per la propria sopravvivenza, ogni giorno, da sola.
Percy non seppe che cosa fu a fargli scattare qualcosa dentro mentre la guardava: forse la luce che aveva negli occhi, forse gli angoli della sua bocca perfetta sollevati a formare un sorriso o forse il modo in cui gli si avvicinò zoppicando. Fatto sta che in quel momento Percy decise che l'avrebbe protetta, anche a costo della vita.


SPAZIO AUTRICE
Ciao a tutti! Sono contenta che l'idea di questa storia vi sia piaciuta quindi ecco qui il seguito!
Come avrete capito Beth sarebbe l'alter ego versione Tris Prior di Annabeth. So che i personaggi sono piuttosto OOC ma comunque li dovevo adattare a questo nuovo universo parallelo, anche se ho cercato di mantenere i tratti più marcati delle loro personalità. Annabeth ha vissuto per strada, senza amici, ed è ovvio che questo abbia influito sul suo carattere. Presto avrete l'occasione di scoprire altri aspetti di questa nuova Annabeth. Riuscirà Percy ad aiutarla? Quanto influenzerà questo la sua vita? Continuate a seguirmi!  Lasciatemi una recensione!
A prestoo! (Conto di aggiornare presto anche l'altra mia ff su Percy Jackson)
ily

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Capitolo 3
*** / ***


Beth era ancora intenzionata ad andarsene, almeno per la notte, ma Percy non ne voleva sapere. Aveva capito che lei non aveva un posto dove stare e non poteva lasciare che si esponesse ad ulteriori pericoli.
-Il problema è che mia madre non deve sapere di te.- riflettè lui. -Uno: penserebbe subito male. Due: anche se le spiegassi la verità penserebbe che io mi stia cacciando in qualche guaio. Quindi...- ci pensò un attimo su -L'unica soluzione è che devi dormire con me.- disse avvampando.
Beth cercò di protestare ma acconsentì dopo che Percy le promise che non l'avrebbe neanche guardata.
Così si sistemarono nel letto di Percy, dandosi la schiena.
Quando Sally arrivò, aprì la porta della stanza di Percy, lo vide addormentato, sorrise e richiuse la porta, senza aver notato la ragazza rannicchiata dietro di lui.
Scampato pericolo.
Percy si addormentò quasi dimenticandosi della figura accanto a sè.
Ad un tratto però, Beth iniziò ad agitarsi e a ripetere 'no', svegliando Percy.
Lui si girò verso di lei e tentò di rassicurarla. Beth però continuava a muovere le braccia e le gambe, come se fosse nel pieno di una lotta. Quella ragazza doveva averne passate davvero tante.
Allora Percy la avvolse tra le sue braccia e le affondò il viso tra i capelli dorati.
-Ehi, ehi, piccola. Stai tranquilla.- le sussurrò cullandola dolcemente.
Lei sembrò calmarsi un po'.
-Aiutami.- bisbigliò lei tra le lacrime, ancora immersa nell'incubo.
-Certo. Ora ci sono qua io.- la rassicurò, asciugandole le lacrime. -Finchè starai con me sarai al sicuro.
Beth si rasserenò, sprofondando in un sonno più tranquillo, stretta tra le braccia del figlio di Poseidone, con la testa appoggiata al suo petto muscoloso.
 
Quando Percy aprì gli occhi, Beth era seduta sul letto davanti a lui e lo osservava.
-Buongiorno.- biascicò lui, stiracchiandosi.
-Quando dormi sbavi.- rispose lei, con un'espressione tra il divertito e il disgustato.
Il semidio si affrettò ad asciugarsi la bocca, imbarazzato.
Poi guardò l'orologio: 6.37 am
-Dobbiamo andare.
Lei annuì e si alzò.
-Vieni. Facciamo piano.- disse Percy, afferrandole la mano e trascinandola fuori dalla stanza.
Controllò che Vortice fosse al suo posto nella tasca dei jeans, afferrò le chiavi della sua auto ed uscì, seguito dalla semidea.
Salirono in macchina senza dire una parola e si avviarono.
Percy la guardò con la coda dell'occhio e ripensò alla notte passata. Non aveva mai dormito insieme a una ragazza prima di allora. Rachel era la sua fidanzata ma andare oltre i baci, anche solo sfiorarla, gli sembrava in qualche modo sbagliato. Le voleva bene e avrebbe fatto qualunque cosa per lei ma non la desiderava. Invece tenere quella sconosciuta misteriosa tra le braccia era stato quasi naturale. Sapeva che proteggerla era la cosa giusta, sapeva che era suo compito.
Non sapeva se Beth si ricordasse di come l'aveva tranquillizzata quella notte e preferì non parlarne.
-Ti piacerà il Campo.- disse invece. -Puoi allenarti, studiare, rilassarti, fare amicizia...lì sarai al sicuro.
A quel punto si aspettava delle domande sull'argomento ma Beth, dopo qualche istante, chiese invece: -Chi è tuo padre?
-Poseidone.- rispose.
-Dio dei mari.- riflettè lei. -Ti si addice.
Percy abbozzò un sorriso.
-Perchè lo fai?- domandò Beth.
-Cosa?- chiese Percy, senza distogliere lo sguardo dalla strada.
-Aiutare me. Non sei mica obbligato.
-Devo assicurarmi che tu arrivi sana e salva.- rispose lui.
-Sì ma...perchè?
Percy stette in silenzio. Non conosceva neanche lui la risposta. Voleva solo aiutarla.
-Mia madre mi è stata vicina. Non so come avrei fatto senza il suo aiuto...o senza quello di Chirone e degli altri mezzosangue. Essere costantemente preda di attacchi di mostri, vivere spostandosi in continuazione...è terribile. Non riesco neanche a immaginarmi come si possa vivere così.
-Non si può infatti.- commentò Beth a denti stretti.
Percy le rivolse un tenero sguardo di compassione.
-Da oggi non sarai più sola.
Beth non disse niente ma girò il volto verso il finestrino e osservò in silenzio il paesaggio che scorreva.
Percy, per paura di venire attaccati da qualche mostro, aveva premuto un po' sull'acceleratore e così arrivarono abbastanza in fretta alla Collina Mezzosangue.
Una volta varcati i confini magici, contemplarono in silenzio la distesa di campi ed edifici greci.
-Wow.- sussurrò la ragazza.
Percy sorrise.
-Benvenuta a casa, Beth.
Lei ricambiò il sorriso e si precipitò verso le capanne.
Volle ammirarle una per una, commentando il design e la struttura degli edifici.
-Ti presento degli amici, ti va?- propose il figlio di Poseidone.
Beth annuì con gli occhi che le scintillavano.
Percy si diresse alla cabina numero 1 e bussò. Non ricevendo risposta vi entrò, per poi trovarsi davanti un Luke e una Thalia mezzi svestiti che si baciavano sul letto.
-PERCY!- esclamarono entrambi imbarazzati e Thalia gli scaraventò un cuscino in faccia.
-Scusate, ragazzi.
I due raccattarono i loro indumenti.
-Dovrò spiegarti cos'è la privacy, cuginetto.- disse Thalia, scompigliandogli i capelli neri. -È lei?- chiese poi notando la ragazza dietro di lui.
Percy annuì.
Thalia sfoderò un sorriso e si avvicinò a Beth.
-Sono Thalia. Figlia di Zeus.
-Beth.- rispose l'altra stringendole la mano.
Thalia era una bella ragazza di ventidue anni, alta, magra ma con tutte le curve al posto giusto. La cosa che più ti colpiva di lei a prima vista, a parte il look da punk, erano gli occhi. Erano di un blu intenso, un blu affascinante e pericoloso.
Luke la imitò presentandosi a Beth. Di un paio di anni più vecchio della sua ragazza, anche Luke era molto carino. Aveva un fisico asciutto, non era muscoloso come Percy ma era alto e atletico. I suoi capelli erano biondo sabbia e una cicatrice gli attraversava la guancia destra. Aveva un sorriso accattivante e un'aria furba.
-È moooolto carina, cuginetto.- disse Thalia dandogli di gomito.
-E sexy.- aggiunse Luke, strizzando l'occhio a un Percy rosso come un pomodoro.
-Rachel come l'ha presa?- domandò la figlia di Zeus.
-Un momento.- intervenne Beth. -Percy mi sta solo aiutando. Io e lui non...
-Sì sì, dicono tutte così.- la interruppe Luke facendo cenno con la mano che non importava.
-Presumo che starà nella mia cabina finchè è un'indeterminata.- osservò il figlio di Ermes.
-Non credo proprio.- commentò Thalia. -Una ragazza così carina che non è vostra sorella nella cabina undici? Sarebbe come gettare una bistecca davanti a Cerbero.
-Può stare da me.- si offrì Percy.
-Ti piacerebbe! No, finchè non verrà riconosciuta starà con me...sempre che lo desideri.- propose Thalia.
Beth accettò di buon grado.




SPAZIO AUTRICE
Hola! Sono molto contenta del successo (?) che sto riscuotendo con questa storia e spero di non deludervi! Questo capitolo è troppo sdolcinato, lo so, ma i Percabeth sono così cariiini :3 (oddei, sto iniziando a fangirlare come Afrodite!)... siete contenti di queste scene Thaluke? ;) Tornando a noi, spero che continuerete a seguirmi e a lasciarmi i vostri commenti! Un bacio
ily

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Capitolo 4
*** / ***


Percy portò la ragazza da Chirone e dal signor D, che acconsentirono alla proposta di Thalia. Beth ricevette degli indumenti nuovi comprendenti dei jeans e la maglietta arancione del Campo.
Poi andarono all'arena di addestramento, dove Luke stava insegnando delle tecniche di combattimento a un gruppo di semidei più giovani.
-Ciao, amico.- Beckendorf, capocabina di Efesto, diede una pacca sulla schiena di Percy. -Carina la tua nuova ragazza!- commentò.
-Lei non...- cercò di protestare lui ma Beckendorf gli sorrise con un’aria da “inutile che inventi scuse” e Percy decise di lasciare perdere.
Poi Beckendorf andò a prendere delle armature e lo aiutò ad indossarne una.
-Vuoi anche uno scudo?- chiese il figlio di Efesto.
-No, grazie. Mi basta Vortice. Beth, tu vuoi una lancia?- le chiese.
La ragazza fece scorrere lo sguardo verso l'armeria.
Beckendorf allora la accompagnò a scegliere qualcosa di adatto a lei.
Tornò poco dopo reggendo un pugnale in mano trionfante.
Percy la guardò un po' perplesso ma Luke si avvicinò.
-Ottima scelta.- osservò il biondo. -Solo i guerrieri più esperti e più agili riescono a combattere con un pugnale. Ma quello non vale niente.- Tirò fuori un pugnale da uno dei foderi che penzolavano dalla sua cintura. -Prova questo.- le disse.
Lei lo accettò contenta.
Percy si allenò un po' insieme a Beckendorf e ad altri semidei, mentre Luke insegnava a Beth delle tecniche di combattimento con il pugnale.
La ragazza stava puntando l'arma contro un Luke disarmato quando Percy uscì dall'arena per dirigersi nella sua capanna. Suo fratello, il ciclope Tyson, doveva essere passato di recente perchè la loro abitazione era più pulita di come l'aveva lasciata.
Tirò fuori una dracma da un cassetto e la lanciò nella fontana.
-O Iride, dea dell'arcobaleno, accetta la mia offerta. Mostrami Rachel Elizabeth Dare a New York.
Subitò comparve davanti a lui l'immagine della sua ragazza intenta a dipingere.
-Ehi, Red.- disse, facendola sobbalzare.
-Percy! Tu e i tuoi stupidi messaggi Iride! Vuoi farmi venire un colpo? Esistono i cellulari, ma tu no! Mai una volta che fai qualcosa di normale.
-Te l'ho già spiegato, i cellulari rivelano la nostra posizione ai mostri, noi non...
-Ok, ok.- lo interruppe. -Comunque posso sapere dove sei? Non ti ho ancora del tutto perdonato per la faccenda di ieri, sai...Potremmo uscire e vedere se riesci a rimediare.- disse con un tono ammaliante.
-Rachel...ascolta, io al momento sono davvero impegnato. Non so quando riuscirò ad avere un po' di tempo libero...
Lei lo guardò accigliata.
-Mi dispiace, sai quanto io tenga a te. Ma...
-Percy!- la voce di Beth che lo chiamava lo fece fermare. -Percy, sei qui?
-Rachel, devo andare.- disse in fretta lui.
-Ehi, aspetta di chi è questa voce? Sei con una ragazza?- domandò sospettosa.
-Ciao!- chiuse in fretta il messaggio Iride.
-Ah, eccoti qui.- Beth gli si avvicinò. Poi si guardò intorno. -Mi piace la tua capanna.
Lui sorrise poi la guardò con aria interrogativa.
-Di che cosa avevi bisogno?
-Luke ha detto che sono più brava di quanto si aspettasse nel combattimento.- proclamò orgogliosa. -E ha detto che per oggi basta così. Ha detto di chiedere a te per una lezione di canoa se sei libero.
-Oh, certamente. Andiamo.
 Arrivarono al lago delle canoe. Percy le insegnò a pagaiare finchè non sopraggiunsero i fratelli Stoll, della cabina di Ermes.
-Oh, quindi sarebbe questa la ragazza nuova?- chiese Travis.
-Luke aveva ragione, è proprio figa.- osservò Connor.
-Ehm…ragazzi.- li richiamò Percy.
-Ehi, bellezza, sappi che nella cabina undici c’è sempre posto per te.
-Grazie ma ne faccio volentieri a meno.- rispose Beth.
Loro non sembrarono prendersela.
-Ehi, Perce, vediamo quanto vali come insegnante! Gara di canoa: io e mio fratello contro voi due piccioncini. Vale giocare sporco.
-Ci sto.- esclamò Percy, infastidito dai commenti su Beth. –Vieni, Beth, facciamogliela vedere a questi presuntuosi!- disse ridendo.
Si sistemarono su due canoe, una di fianco all’altra: sulla sua, Percy era dietro a Beth.
-Vai, tranquilla, come ti ho detto prima.- la incoraggiò, mentre iniziavano a pagaiare.
Il figlio di Poseidone non ebbe problemi a spingere la sua imbarcazione con le correnti mentre rallentava quella degli avversari.
Sentì i fratelli Stoll che confabulavano dietro di loro ma non ci fece caso, mentre incitava la sua compagna.
Beth si girò per un attimo ed esclamò:  -Giù!
Percy obbedì. Sopra la sua testa passò una palla incandescente, che fortunatamente finì in acqua.
-Fuoco greco?!- urlò all’indietro. –Volete ucciderci?
Quelli sghignazzarono.
-Abbiamo detto che vale anche il gioco sporco!- gli urlò Connor. –E poi tu parti avvantaggiato, figlio di Poseidone!
Percy si concentrò e creò una barriera d’acqua sotto la superficie, in modo da frenare ulteriormente la canoa degli avversari.
Mentre Travis remava, cercando il modo di superare l’ostacolo, il fratello continuava a lanciare fuoco greco.
-Così non va.- esclamò Percy. –Continua a remare, Beth.
Si alzò, sbilanciando un po’ l’imbarcazione.
-Fa’ attenzione!- gli urlò Beth.
In qualche modo riuscì a creare uno scudo d’acqua intorno alla sua canoa.
Connor lanciò un’altra sfera fiammeggiante. Percy la vide avvicinarsi…puntava dritta al suo petto e sperò che lo scudo funzionasse.
-Che fai, Percy?- chiese spaventata Beth.
-Non ti preoccupare! Ce la posso fare.- disse, continuando a tenere il controllo sulle pareti d’acqua che li circondavano.
Chiuse gli occhi, mentre la bomba di fuoco greco si schiantava contro il muro d’acqua.
L’impatto lo fece cadere all’indietro, sulla canoa.
Ma stava bene.
Beth si girò verso di lui e scoppiò a ridere.
-Che c’è?- chiese Percy.
Beth si sporse verso di lui e gli tolse un mucchietto di alghe verdi dai capelli.
-Testa D’Alghe.- disse, continuando a ridere.
-Ah-ah. Divertente.- fece lui sarcastico.
Creò un’onda piuttosto alta e potente e la scaraventò contro i fratelli Stoll.
-Visto che vi piace tanto il gioco sporco, beccatevi questa!- urlò Percy, divertito.
La loro canoa si capovolse e i due figli di Ermes finirono in acqua.
-Ce la pagherai questa, amico!- gli gridarono ridendo, mentre si agitavano per rimettere su la canoa.
 
-Puoi dirmi qual è il tuo problema?- gli chiese ad un tratto Beth, mentre stavano passeggiando sul limitare del bosco.
-Che vuoi dire?- domandò Percy, confuso. Era ancora troppo soddisfatto per aver vinto la gara con gli Stoll.
-Sembra che tu voglia cacciarti nei guai ad ogni costo. Prima aiuti me, mi porti a casa tua…e poi abbiamo rischiato grosso con quel fuoco greco poco fa! Non è una cosa con cui scherzare. Io…non ti capisco. Ho passato tutta la mia vita in mezzo ai guai e ai pericoli…non capisco come tu possa essere così irresponsabile!- sbottò lei.
-Ehi, frena!- disse lui, parandosi davanti a lei. –Io sarei irresponsabile? Se non fosse per me staresti  distesa mezza morta in un vicolo! Forse un po’ impulsivo lo sono ma non hai nessun diritto di essere arrabbiata con me solo perché cerco di divertirmi.
-Impulsivo? Sei un incosciente! Io non ho i tuoi poteri divini da figlio di Poseidone, sai? Io me la devo cavare da sola. SEMPRE!- esplose mentre la sua voce si incrinava leggermente.
Percy capì che non doveva essere facile per lei cambiare tutto così all’improvviso.
-No, non più. Non sei più da sola, ora.- la rassicurò.
Beth gli rivolse uno sguardo sospettoso.
-Mi dispiace di averti messa in pericolo, non era mia intenzione, d’accordo?- si scusò lui.
Lei annuì, accettando le sue scuse.
In quel momento dal bosco uscì Grover.
-Perce!- esclamò. –Mi sembrava di aver sentito la tua voce! Quando sei arrivato?
Percy abbracciò il suo amico.
-Sono arrivato stamattina. Scusa se non ti ho avvisato, ho avuto…da fare.- disse, guardando Beth di sottecchi.
Il satiro sembrò notare la ragazza.
-Io sono Grover. Benvenuta al Campo.- le disse sorridendo. Grover era sempre gentile con tutti.
-Sono Beth.
-Vedrai che ti troverai benissimo qui da noi.
-Grazie. Ora…ho lezione di tiro con l’arco. Devo andare.- disse la ragazza, incamminandosi verso il padiglione di addestramento.
-Ci vediamo più tardi!- le gridò Percy, anche se non era sicuro che lei avesse sentito.
Grover lanciò un’occhiata eloquente in direzione del suo amico.
-Che c’è?- chiese Percy.
Grover nascose un sorriso. –Niente, niente.



SPAZIO AUTRICE
Voilà! Anche questo capitolo è stato sfornato (?) E' dedicato alla vita del Campo e ho cercato di inserire anche le nostre vecchie conoscenze (come Beckendorf e gli Stoll) mentre altri li incontreremo nei prossimi capitoli. Come andrà a finire tra Beth e Percy? Continuate a seguirmi per scoprirlo!!
Commenti, consigli, ecc sono sempre ben accetti!
Baci
ily

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Capitolo 5
*** / ***


Le fiamme del falò erano diventate di un intenso rosso acceso.
Percy cercò con lo sguardo i suoi amici: Luke e Thalia erano seduti qualche metro più in là e avevano le facce distanti un centimetro l’una dall’altra. Luke doveva star raccontando qualcosa di molto divertente perché sorrideva mentre parlava e Thalia lo ascoltava ridendo di gusto. Grover stava suonando il suo flauto di canne accompagnando le chitarre dei figli di Apollo.
-Ehi, Testa D’Alghe.
Beth si sedette vicino a lui. Era ancora più carina con il viso illuminato da quella luce.
-Com’è andata la giornata?- le chiese.
-Non male.- rispose lei sorridendo.
Seguì qualche attimo di imbarazzante silenzio.
-Mi dispiace per la mia reazione di oggi.- esordì lei. –Sono solo un po’…spiazzata. E stanca. Mi piace questo posto e a dirla tutta non penso che tu sia un irresponsabile. Solo un pochino scavezzacollo forse. E irritante.
-Queste dovevano essere delle scuse?- domandò ironico Percy.
Beth roteò gli occhi sbuffando.
-Sei davvero impossibile!- fece.
-Io voglio davvero essere tuo amico.- le confessò.
Lei lo guardo con i suoi penetranti occhi grigi.
-Non ho mai avuto un amico.
Percy sorrise leggermente, notando la tenerezza nel suo sguardo. Voleva rassicurarla, parlare ancora con lei ma purtroppo la loro conversazione fu interrotta in quel momento da Clarisse che spuntò alle sue spalle.
-Jackson!- tuonò. –Sei tornato… guarda un po’! Non ti è bastata l’ultima batosta? Domani te la farò vedere io…di nuovo. Ci vediamo alle tre all’Arena, intesi?- gli lanciò la sfida.
-Ci sarò! Sarà meglio che prenoti un lettino in infermeria.- le rispose.
Lei gli fece la linguaccia e se ne andò scortata da un paio di suoi fratelli grossi come armadi.
-Sarà meglio che vada anch’io.-  fece Beth, trattenendo uno sbadiglio. –E’ stata una giornata ricca di emozioni e di cambiamenti.
-Aspetta.- la fermò Percy, mentre lei si stava alzando. Beth lo fissò in attesa.
-Ehm…Potremmo fare una passeggiata o parlare un po’…avrai un mucchio di cose da raccontarmi, no?- propose lui mentre si passava una mano tra i capelli, in imbarazzo.
-Magari un’altra volta, Percy.- disse lei sorridendo.
Si chinò verso di lui e gli stampò un bacio sulla guancia.
-Buonanotte.
Percy rimase imbambolato e biascicò qualcosa che suonò tipo “gaa ghee”.
Lei lo guardò divertita e poi se ne andò verso la cabina di Zeus.
 
 La mattina seguente, Percy si svegliò più tardi del solito. Dopo aver accompagnato Grover ai campi di fragole, dove doveva incontrarsi con la sua fidanzata Juniper, decise di lasciarli per andare a controllare se Beth si era trovata bene nella cabina di Thalia.
Proprio mentre si dirigeva verso la capanna numero 1, incrociò le due che stavano tornando dalla Casa Grande.
 -Ehi ragazze!- le salutò.
-Buongiorno cuginetto.- disse Thalia, sorridendogli. Beth si limitò a un'occhiata fredda.
-Tutto bene?- domandò lui.
-Sì, io e Beth abbiamo fatto amicizia. Ora siamo state da Chirone per farci consegnare il programma di allenamento per Beth.- spiegò la figlia di Zeus.
Percy annuì ma aveva capito che qualcosa aveva infastidito la ragazza. Forse lei non si era trovata bene con Thalia...
-Ah, Percy.- la cugina interruppe il filo dei suoi pensieri. -Alla Casa Grande c'è una...ehm, consegna speciale per te.
Lui la guardò senza capire ma Thalia lo salutò e si incamminò con Beth verso il muro dell'arrampicata.
Percy decise di lasciar perdere lo strano comportamento della bionda e di andare a scoprire cosa ci fosse alla Casa Grande.
Non fece in tempo a varcare la soglia dell'edificio che un fiume di parole lo investì: da una parte una ragazza dai capelli rossi, Rachel ovviamente, e dall'altra il signor D, gli stavano parlando concitatamente. Percy aveva questo problema della concentrazione che peggiorava di molto quando le persone gli parlavano contemporaneamente ma in qualche modo riuscì a carpire spezzoni di frasi: "eri qui al Campo e non me l'hai detto...", "come hai potuto permettere ad un'umana di varcare i confini..." "...in pensiero per te..." "...gesto sconsiderato che può causare danni irreparabili..." "...ieri sei stato così evasivo quando..." "...serie conseguenze, Johnson."
-Ok, ok. Fermi tutti. Uno: Cosa ci fai tu qui?- chiese rivolto alla sua ragazza. -Due: signore, non avevo idea che sarebbe venuta. Lei vede attraverso la Foschia e raggiungere il Campo non deve essere stato difficile per lei, una volta che mia madre le ha rivelato la posizione.
-In effetti è andata così.- confermò Red.
-Vede?- fece Percy al signor D, che ancora lo fissava con un'aria truce.
-Che sia l'ultima volta, Pete.- disse andandosene.
-Comunque, per rispondere alla tua poco gentile domanda, - disse Rachel, avvicinandosi - sono qui perchè avevo voglia di vederti. E non avevo idea di che fine avessi fatto.- Gli stampò un bacio sulle labbra. -Mi mancavi, Percy.
Lui fece un sorriso un po' forzato. Si rese conto di non aver pensato a lei neanche una volta dopo l'ultima chiamata e si sentì terribilmente in colpa.
-Mi dispiace di essermene andato così.- si scusò.
Lei abbozzò un sorriso e prese la sua mano.-Prima ho visto tua cugina, sai? Quella che era venuta a trovarti a New York un paio di mesi fa.- lo informò.
-Sì, Thalia.- disse lui sovrappensiero. Poi si bloccò. -Un attimo. Hai incontrato Thalia.- Rachel annuì. -Stamattina?
-Sì, te l'ho detto! Era insieme a un'altra ragazza...strano, mi sarei aspettata di vederla con Luke!- disse lei divertita.
Percy fece due più due. Possibile che fosse Rachel la causa per cui Beth non l'aveva degnato di uno sguardo quella mattina?  
 
Il suo comportamento era stato totalmente assurdo e irrazionale. Non era affatto da lei prendersela per una cosa del genere. Beth avrebbe dovuto saperlo… si era illusa che Percy provasse qualcosa per lei. Non aveva mai sentito la necessità di avere un ragazzo ma in quegli ultimi giorni si era sentita apprezzata e al sicuro. Dannazione, perché era così terribilmente carino? Rendeva tutto più difficile.
Voleva trovarlo per scusarsi. Girovagò un po’ per il Campo. E poi li vide.
Stavano camminando mano nella mano, lui e quella mortale.
Beth si appiattì contro una colonna per ascoltare quello che dicevano.
-…Così ho portato qui quella mezzosangue.- concluse il racconto Percy.
Rachel si fermò e si protese verso di lui.
-Quindi era solo…tipo, una buona azione?- chiese ammiccante. –Non è che siete diventati amici o cose così?
-Ma va’!- rispose lui in evidente imbarazzo. –Ho fatto solo il mio dovere da buon semidio. Ora tornerò a casa e probabilmente non la vedrò più.
La rossa sorrise soddisfatta, si avvinghiò a lui e lo baciò con trasporto. Percy rimase inizialmente un po’ spiazzato: Rachel non lo baciava mai così. Sicuramente era preoccupata…e perché aveva fatto tutte quelle domande su Beth? Era forse gelosa? Ma se era ovvio che uno come lui non aveva la minima chance con una ragazza come Beth!
Rachel sembrava non volersi staccare dalle sue labbra.
-Ehi, Red…- sussurrò lui, allontanandola leggermente. –Che hai?
-Te l’ho detto, Perce! Mi sei mancato…E poi c’era quella cosa di cui volevo parlarti, ricordi?
-Ah già.
-Ok, sei pronto? Tieniti forte… Mio padre ci lascia la casa in Florida per due settimane! Non è favoloso? Solo per noi due! Pensavo che potremmo partire il prossimo weekend…
-Aspetta, frena frena.- fece lui confuso. –Che stai dicendo?
Rachel roteò gli occhi.
-A volte sei così tonto! Andiamo in Florida, amore! In vacanza!
Beth sospirò dal suo nascondiglio.
Quindi Percy non la considerava neanche sua amica! Tutti quei discorsi sul volerla proteggere e aiutare erano solo parole al vento. In fondo perché avrebbe dovuto volerla nella sua vita? Era tutto perfetto così per lui: una famiglia e una bella ragazza a casa, degli amici simpatici al Campo…
Forse era giusto così…che lui se ne andasse in Florida con Rachel. Beth avrebbe trovato qualcosa da fare. Sì, si sarebbe allenata meglio che poteva al Campo e poi sarebbe uscita a cercare il suo posto nel mondo… avrebbe tanto desiderato frequentare un college come si deve.
Lanciò un’ultima occhiata verso Rachel che stava stringendo Percy in un abbraccio entusiasta e si allontanò.


SPAZIO AUTRICE
Salve! Scusate se vi ho fatto aspettare per questo capitolo ma è questa settimana è stata davvero un inferno gli Inferi tra verifiche e interrogazioni varie. Spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo. Vi è piaciuto il colpo di scena? L'arrivo di Rachel scombussolerà un bel po' le cose tra Percy e Beth. Ora lei sembra voler abbandonare ogni rapporto con il bel figlio di Poseidone. Cosa succederà? Continuate a seguirmi!
Lasciatemi una recensione OuO
ily

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Capitolo 6
*** / ***


Beth trovò un angolino tranquillo in cui poteva leggere in silenzio quel libro sull’antica Grecia che le aveva prestato Thalia e si sedette su un tronco.
Sfogliò qualche pagina anche se, per qualche strana ragione, non riusciva a concentrarsi completamente sul libro. Nella sua mente continuava a balenare l’immagine di Percy in costume che usciva dal mare, con una tavola da surf sottobraccio, e che si sedeva sulla sabbia al fianco di una ragazza dai capelli rossi in bikini, su una bianchissima spiaggia della Florida.
Cercò di scacciare quel pensiero.
-Ciao.
Beth sobbalzò rendendosi conto che qualcuno si era seduto di fianco a lei.
Era una ragazza poco più grande di lei, molto bella, con dei grandi occhi azzurri.
-Tu sei Beth, giusto? Charlie mi ha parlato di te.- le disse quella sorridendo.
-Sì sono io.- rispose, e facendo uno più uno capì che quella doveva essere Silena, la ragazza di Beckendorf. Figlia di Afrodite. Fantastico. –Tu devi essere Silena.
-Esatto!- esclamò contenta quella. –Sono curiosa di scoprire chi è il tuo genitore divino! Tu chi pensi possa essere?
-Non ne ho idea.
-Sei molto carina ma non credo che tu sia mia sorella, anche se mi piacerebbe, sembri simpatica. E sembri sapere il fatto tuo. Sei al centro dei discorsi di tutti da quando sei arrivata, sai?
Silena sembrava un fiume in piena e Beth non potè far altro che lasciarla parlare annuendo.
-Gli Stoll non fanno altro che parlare di quanto tu sia hot! Luke dice che sei un’ottima combattente e poi c’è la storia di te e Percy…
Questa affermazione riscosse Beth.
-Eh? Che storia?
-Tu sei una bellissima ragazza, lui è davvero molto carino…siete perfetti insieme! E poi non hai notato come ti guarda??
-No, ascolta…ti  sbagli! Tra me e Percy non c’è niente!
-E’ inutile negarlo. Sono una figlia di Afrodite, riconosco il Vero Amore quando lo vedo.
-E’ ridicolo! Lui è pure fidanzato, non…
-Oh, ma quella è solo un’umana! Tu sei così bella! E si vede che non c’è attrazione tra loro…
Beth sollevò un sopracciglio.
-Dici?- chiese.
-Ma certo cara! Da’ retta a me, Percy è cotto di te!- esclamò con enfasi Silena.
A Beth sfuggì un sorriso.
 
Rachel era tornata a New York. Ma con la promessa che quel venerdì lei e Percy sarebbero partiti per la Florida.
Percy camminava pensieroso, calciando sassi ad ogni passo. Rachel era una fidanzata perfetta: dolce ma decisa, innamorata ma mai sdolcinata. E allora perché quella proposta non lo esaltava?
Temeva che Rachel volesse di più dalla loro relazione, forse era anche giusto, ma lui si sentiva oppresso.
Non era ancora sicuro di voler compiere un passo importante come quello di andare in vacanza insieme…di vivere nella stessa casa per qualche giorno. Non era sicuro di amare Rachel.
Ecco, l’aveva ammesso a se stesso.
In quel momento scorse una chioma bionda poco più distante.
-Beth!- la chiamò, riconoscendola.
Beth salutò la ragazza con cui stava parlando…era forse Silena Beauregard quella?
Percy decise di non porsi troppe domande e andò incontro a Beth.
-Ehi, Percy.- lo salutò lei. –Volevo scusarmi per il mio comportamento di stamattina.
-Inizio a credere che tu abbia una qualche specie di doppia personalità: prima mi urli contro, poi vieni a scusarti, poi mi ignori, poi vieni a scusarti di nuovo…
-Beh, l’importante è che venga sempre a scusarmi, no?- osservò lei, sorridendo.
Lui sorrise e iniziarono a camminare insieme.
-La tua ragazza sembra simpatica.- buttò lì lei.
Percy si scurì in viso.
Beth lo osservò. Era ancora decisa a troncare i rapporti con lui, dopo quello che gli aveva sentito dire, ma prima voleva scoprire se Silena avesse ragione. La figlia di Afrodite era sembrata così sicura…
-Rachel è una brava ragazza.- rispose freddamente Percy. –Ora è tornata a casa.
-Percy…- Beth si fermò e lo guardò negli occhi.
Lui ricambiò lo sguardo, emozionato.
Lei abbassò gli occhi, aggrottando le sopracciglia.
Vedendo che lei non continuava Percy si lasciò sfuggire un: -Sei bellissima.
Beth alzò lo sguardo e fissò il ragazzo con aria severa. La sua ragazza se n’era appena andata e già lui ci provava con lei?
-Ti ho sentito prima.- disse. –Hai detto che per te non conto niente.
-Oh dei.- sospirò Percy. –Beth, stavo parlando con la mia ragazza. Se non dico che le altre ragazze non contano niente, Rachel mi fa fuori!
-E’ solo…non sono sicura di voler mettermi in mezzo. Già tutta questa faccenda del Campo ha scombussolato un bel po’ la mia vita. In più ora tutti parlano di te e di me e…
-Davvero?- Percy sollevò un sopracciglio. –E cosa dicono?
Beth arrossì violentemente.
-Beh insomma…che stiamo insieme!
Percy sorrise e le prese le mani.
-Non devi preoccuparti di quello che dicono. E non devi nemmeno preoccuparti di Rachel, ok? Io tengo davvero a te.
Dal suo sguardo Beth capì che era sincero.
Lei annuì.
-Percy!- Grover arrivò correndo.
Percy lasciò le mani di Beth ed entrambi si voltarono a guardarlo.
-Oh dei, spero di non aver interrotto niente!- esclamò Grover, belando leggermente.
-No, Grover. Dimmi, che succede?- domandò il figlio di Poseidone.
-Ti stanno aspettando all’arena!- comunicò il satiro.
-Cos-? Clarisse! Me n’ero scordato!- disse, rovesciando la testa all’indietro. –Beth, continuiamo a parlare dopo, ve bene?
Lei non poté far altro che annuire e Percy e Grover si precipitarono correndo verso l’arena.
Beth decise di seguirli.
-Alla buon’ora Jackson!- tuonò la figlia di Ares quando lo vide arrivare.
Gruppetti di semidei- principalmente fratelli di Clarisse- stavano sulle tribune pronti a godersi lo spettacolo.
Clarisse era al centro dell’arena. Indossava un pettorale e in mano aveva la sua fedele lancia.
-Sono pronto.- disse Percy, togliendo il cappuccio a Vortice.
Clarisse sogghignò. Nei suoi occhi brillavano fiamme incandescenti.
Tentò un affondo che fece barcollare Percy mentre lo parava con la lama di Vortice.
Da lì iniziò una battaglia senza esclusione di colpi. Clarisse era una furia, decisa a ribadire la sua supremazia.
Percy la ferì leggermente al braccio e questo la fece imbestialire: aumentò la velocità dei colpi. Inflisse un taglio abbastanza profondo sulla guancia dell’avversario e subito dopo lo colpì alla mano, facendogli perdere la presa sulla sua spada.
Percy tentò di recuperarla ma Clarisse lo fermò, colpendolo al polpaccio.
Lui cadde in ginocchio soffocando un grido di dolore.
A Beth scappò un grido mentre gli altri spettatori trattenevano il fiato.
Percy si portò le mani al viso cercando di fermare il sangue che gli sgorgava dal taglio alla guancia.
Clarisse rise, puntandogli la lancia al petto.
Percy avrebbe voluto essere vicino a una fonte d’acqua per poter scatenare uno tsunami su quella prepotente. Ma non poteva fare niente.
-Che c’è, Jackson? Ti vedo un po’ deboluccio! Non va bene farsi distrarre da una bella bionda qualsiasi.- gli passò la lancia sul braccio, tagliandolo.
-Ora basta, Clarisse.- intervenne Luke, entrando nell’arena e parandosi davanti alla ragazza.
Percy riuscì in qualche modo a rimettersi in piedi. Recuperò Vortice, sputò un rivolo di sangue e spinse via Luke.
-Non è finita.- bisbigliò, barcollando.
-Percy, non- cercò di fermarlo Luke.
-Va bene, Luke, grazie. Ma posso combattere ancora.- disse, cercando di non pensare al dolore.
Clarisse lo guardò con aria soddisfatta.
-Sono ammirata. Ma non pensare che questo mi fermi dal ridurti a pezzettini!- sguainò la sua lancia.
Percy chiuse gli occhi e tentò di concentrarsi: visualizzò il mare, le onde, lui e sua madre sulla spiaggia di Montauk… sentì la forza scorrergli nelle vene e quando riaprì gli occhi Clarisse era a terra davanti a lui, bagnata fradicia.
Le si avvicinò e le sussurrò all’orecchio: -Lei non è una bella bionda qualsiasi.
E se ne andò soddisfatto.



SPAZIO AUTRICE
Ciao! Scusatemi se non ho aggiornato in fretta ma speravo di farlo questo sabato ma poi sono stata poco bene. Però ora ce l'ho fatta. Questo capitolo non mi entusiasma molto anche se mi è piaciuto descrivere la scena del combattimento (per chiarire, Percy riesce a attingere al suo potere come aveva fatto nel 4° libro con i telchini per il fatto che "l'acqua vive dentro di lui" ecc ecc). I prossimi capitoli saranno più sentimentali.
Grazie a tutte le persone che mi seguono e in particolare a quelle che hanno recensito i capitoli precedenti.
A presto!
ily

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Capitolo 7
*** / ***


-Percy!- Beth si precipitò verso di lui, gli prese un braccio e se lo mise intorno alle spalle, per sorreggerlo.
-Grazie, Beth.- fece lui, provando a fare un sorriso che si trasformò in una smorfia di dolore.
-Sei stato…
-Sì lo so: un incosciente, un irresponsabile, un-
-Stavo per dire grandioso.- replicò lei. –Sei un ottimo guerriero.
-Grazie. Ora però aiutami a raggiungere la mia cabina.
-Non preferisci andare in infermeria?- domandò lei.
-No, ho ambrosia sufficiente e ho solo bisogno di un po’ di riposo. E poi farò una bella nuotata…dopodiché sarò come nuovo.
-Come vuoi.
Beth accompagnò Percy fino alla sua cabina e, dopo che ebbe mangiato ambrosia a sufficienza, lo aiutò a sdraiarsi sul letto senza farsi male.
-Beth…dobbiamo continuare il discorso che…-
La ragazza gli posò l’indice sulle labbra.
-Ora pensa a riposare. Ne parliamo più tardi.
Percy annuì, abbandonandosi contro il cuscino.
-Vieni in spiaggia verso il tramonto. Sarò lì.- propose lui.
Beth accettò e lo lasciò da solo.
 
Dopo aver recuperato le forze, Percy si diresse verso la spiaggia. Aveva bisogno di un bel bagno per rinvigorirsi. Si tolse la maglietta: voleva sentire l’acqua sulla sua pelle, entrare in diretto contatto con essa.
Poi si tuffò. Si sentiva benissimo lì sotto, era il suo elemento, il suo mondo.
Non seppe quanto tempo passò ma, quando riemerse, la superficie del mare rifletteva i colori rosei del tramonto.
 
Beth era arrivata da poco e, non avendo trovato Percy, aveva immaginato che fosse ancora in acqua. Così si sedette sulla sabbia ad aspettarlo, mentre guardava il sole che calava piano verso l’orizzonte.
Dopo una decina di minuti vide una sagoma emergere tra le onde. Percy avanzò nell’acqua fino a giungere nel punto in cui si infrangevano le onde. Uscì dall’acqua; i capelli neri bagnati, gli occhi verdi come il mare, i muscoli ben definiti, un sorriso radioso stampato in faccia: a Beth sembrò di trovarsi di fronte ad una statua greca. Pensò che fosse bellissimo e sentì il suo corpo fremere dal desiderio ma cercò di non badarci.
Lui la raggiunse e si sedette di fianco a lei, senza preoccuparsi di indossare una maglietta.
-Eccoti qui.- la salutò.
-Già.
-Grazie per avermi aiutato prima. Ora sto decisamente meglio.
Beth fece scorrere lo sguardo sul suo corpo perfetto e deglutì.
-Sì, lo vedo.- commentò.
Percy rise e lei divenne rossa.
-Non intendevo…oh!- sbottò, unendosi alla risata.
Percy le circondò le spalle con un braccio con naturalezza.
-Sei fantastica, Beth.- le disse. –E a volte sono un idiota, è vero. Dico cose stupide, senza pensarci. Con Rachel non…cioè, a lei dico quello che vuole sentirsi dire. Non voglio ferirla…
Beth gli sorrise.
-Va bene. Se dici che sono tua amica ti credo. È importante per me poter contare su qualcuno ora.
-Potrai sempre contare su di me. Non dimenticarlo mai.- detto ciò, Percy distolse lo sguardo da lei e si mise a fissare l’orizzonte in silenzio.
Beth intanto tracciava linee sulla sabbia con l’indice.
-Annabeth Chase.- disse ad un tratto.
Percy si girò a guardarla. -Eh?
-Mi avevi chiesto il mio nome. È Annabeth Chase.
Percy sorrise.
-Scusa se te lo dico ma Annabeth è molto meglio di Beth. È un bel nome. Ti rappresenta.
Ad Annabeth sfuggì un sorriso.
-Percy?
-Sì?
-Grazie.- gli sussurrò, affondando la testa sulla sua spalla. -Grazie di tutto. Mi hai salvata. Sei il mio eroe.
Percy sfoderò il più radioso dei sorrisi, neanche fosse Apollo.
Avvicinò il viso a quello di Annabeth e lei non si ritrasse. Era a pochi centimetri dalle sue labbra così invitanti quando una luce lo abbagliò e lo costrinse ad allontanarsi leggermente.
Quando aprì gli occhi vide che sopra la testa della ragazza fluttuava una figura.
-Perchè hai una civetta sulla testa?- domandò confuso.
Annabeth si agitò, cercando di guardare sopra di sè.
Poi rivolse a Percy uno sguardo allarmato.
-Percy...è il simbolo di Atena. Mia madre mi ha appena riconosciuta.
-È fantastico!- esclamò lui.
-No, Percy, è terribile.
Lui la guardò senza capire.
-Atena e Poseidone sono acerrimi nemici. Io e te non ci possiamo più vedere.
Quelle parole furono come una pugnalata per Percy.
-Non è detto che...- le parole gli morirono in gola osservando l'espressione addolorata di Annabeth.
Lei si alzò e si diresse verso le cabine, lasciando Percy da solo con il suo dolore.

Era rimasto sulla spiaggia finchè il corno che indicava l’ora di cena non aveva suonato, riscuotendolo dai suoi pensieri.
Si alzò e si passò una mano sul viso. Non si era neanche accorto di star piangendo.
Raggiunse mestamente il suo posto al padiglione. Annabeth era seduta al tavolo di Atena e stava chiacchierando con Malcom, un suo fratellastro. Percy distolse lo sguardo. L’aveva persa per sempre, lo sentiva.
-Amico, è tutto ok?- gli domandò Grover, prendendo posto accanto a lui.
Il figlio di Poseidone si limitò a scuotere la testa e ad abbracciare il satiro.
-E’ finita prima di cominciare, Grover…- sussurrò. –Perché ci sono sogni destinati a non realizzarsi?- chiese, i suoi occhi erano pieni di dolore.
-Stiamo parlando di Beth, giusto?
-Credo di amarla. Di amarla sul serio.- rispose Percy.
-E allora va’ a dirglielo.
-Non posso, Grover. I nostri genitori si odiano. Il nostro amore è ostacolato dalle stelle.
-Alle Parche piace ripetersi, dovresti saperlo bene.- osservò Grover. –Elena e Paride, Romeo e Giulietta…molti altri ci sono già passati.
-Non si può dare un lieto fine a questa storia, dunque?- chiese Percy.
Il satiro abbassò lo sguardo.
A Percy sfuggì una lacrima ma, prima che qualcuno potesse notarla, era già corso fuori dal padiglione.


SPAZIO AUTRICE
Vi chiedo scusa se questo capitolo è un po' più corto degli altri ma mi farò perdonare con il prossimo. Ora si entra nel vivo della storia! Beth è stata finalmente riconosciuta (devo ammettere che sono stata tentata di farla riconoscere da Poseidone per trollarvi tutti ma sono stata buona stavolta)...Dovranno rinunciare per sempre al loro amore e ignorare quello che provano l'uno per l'altra? Lo scoprirete nei prossimi capitoli!
Baci
ily

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Capitolo 8
*** / ***


Erano passati tre giorni da quando Annabeth era stata riconosciuta e aveva avuto un bel daffare con il trasferimento nella cabina n°6. Aveva visto Percy solo di sfuggita dopo il loro quasi bacio e non aveva più avuto occasione di parlare con lui.
Se ne stava a leggere su una panchina vicino al poligono di tiro quando Thalia e Luke la raggiunsero.
-Ciao Beth.
-Ciao ragazzi. Tutto bene?
-Sì, siamo solo un po' preoccupati per Percy. Grover ci ha detto che è molto giù di morale in questi giorni. Sai cosa gli è successo?- fece la figlia di Zeus.
Beth alzò le spalle.
-Ah, figlia di Atena.- la chiamò Luke. -Stasera non terrò lezione di scherma. Potresti approfittarne per andare a vedere se riesci a tirar su di morale Percy.- disse strizzandole l'occhio.
Thalia gli tirò una gomitata ma lui si limitò a ridere e a circondarle le spalle con un braccio.
-Ci becchiamo in giro, Beth.- la salutarono.
Quella sera a cena Annabeth non vide Percy. Iniziò a preoccuparsi. Chiese in giro e nessuno sembrava averlo visto in tutto il giorno.
Dopo cena andò quindi a bussare alla cabina n°3.
Percy le aprì la porta. Indossava una canottiera bianca che metteva in risalto i suoi muscoli e dei bermuda beige. I suoi capelli erano spettinati e aveva un'espressione corrucciata.
-Che ci fai qui?- chiese lui.
La ragazza gli mise una mano sulla spalla e lo spinse all'interno della cabina, entrando anche lei.
-Si può sapere perché non ti fai più vedere in giro? Siamo tutti preoccupati per te.- spiegò.
Percy abbassò lo sguardo.
-L'hai detto tu che non possiamo frequentarci.
-Oh dei, è per questo?
Lui annuì debolmente.
Annabeth pensò che Luke aveva ragione: solo lei poteva risollevargli il morale...e aveva una mezza idea di come fare. In quel momento non le importava di sua madre, della sua vita, non le importava di niente.
Così sorrise e avvicinò le labbra al suo orecchio.
-Questo ti ha sconvolto i piani?
Percy deglutì. Il suo cuore accelerò i battiti.
-Che avresti fatto...se non fossi stata una figlia di Atena?- gli chiese lei maliziosamente.
Percy capì il suo piano.
-Stai forse tentando di sedurmi, Sapientona?- chiese lui facendo l'innocente.
Lei rise con una risata fresca e spontanea che provocò un fremito lungo tutto il corpo di Percy.
-Perché, sei seducibile?- domandò Beth, sciogliendosi la treccia che teneva legati i suoi capelli.
Una cascata di boccoli biondi le ricadde sulle spalle.
Percy capì che non poteva resistere un attimo di più.
Le cinse i fianchi con le mani e la baciò lentamente.
Beth chiuse gli occhi e si abbandonò tra le sue braccia.
Approfondirono il bacio, esplorandosi.
Si amavano, si desideravano. E nemmeno gli dei possono fermare la passione di due giovani cuori innamorati!
Percy e Annabeth si staccarono per riprendere fiato. Un solo sguardo e compresero cosa sarebbe successo l'istante seguente.
Raggiunsero il letto.
Beth sapeva quanto fosse sbagliato ma non lo fermò mentre lui le toglieva la maglietta. Restò lì, sotto di lui, lasciandosi pervadere dai brividi provocati dal contatto della sua pelle contro quella di lui.
Come poteva essere sbagliato se si sentivano così bene?
Ben presto il piacere offuscò i loro sensi ed entrambi non poterono far altro che abbandonarsi ai sentimenti.
Quando raggiunsero il limite crollarono sul letto esausti.
Percy le circondò la vita con le braccia.
-Wow. È stato grandioso. Ti amo.- le sussurrò all'orecchio.
Annabeth gli accarezzò la guancia con il dorso della mano.
-Ti amo anch'io.
-Che faremo adesso?- chiese preoccupato.
-Non lo so.
-Pensavo che i figli di Atena -tu in particolare- sapessero sempre tutto.
-L'amore non rientra nelle mie competenze.- sospirò intrecciando le dita alle sue. -Gli dei ci sono avversi. Siamo in pericolo. Noi non possiamo...
Lui la interruppe posandole un leggero bacio sul collo. Poi la strinse a sè.
-Finchè starai con me, non ti accadrà niente.- ripetè lui.
Lei sollevò la testa e lo guardò.
-Io non ho paura, Percy... Ho passato la mia vita ad ignorare la paura. Ma ora tu mi hai dato delle speranze. Mi sento al sicuro qui e voglio costruire qualcosa di permanente.- sospirò. -E io e te siamo una casa di lego.
-Io ti amo.- sussurrò lui confuso.
-Anch'io ti amo.- rispose lei abbassando lo sguardo. -Ma non voglio più nascondermi...Voglio solo un'opportunità di essere felice. E se ho mia madre contro...
-Ho capito.- disse Percy, cercando di trattenere le lacrime. -Siamo una casa di lego...non c'è futuro per noi.
Ad Annabeth sfuggì una lacrima.
-Mi dispiace.- bisbigliò. -Ma è meglio per entrambi.- fece per alzarsi. -Tu hai Rachel...è un'umana, è giusta per te. Non hai bisogno di una ragazza che ti crei guai. E lei ti vuole bene...Devo andare.
-Annabeth.- la chiamò. Lei lo guardò.
-Resta con me...solo per stanotte.- la implorò.
Lei stette ferma, indecisa.
-Per favore.
Annabeth annuì e si sdraiò di nuovo al suo fianco. Rimasero in silenzio, stretti l'una all'altro, e si addormentarono così.
 
Quando Percy si risvegliò non trovò nessuno al suo fianco. Non sapeva delle lacrime che Annabeth aveva versato in silenzio mentre lo osservava dormire.
Si rivestì in fretta, infilò Vortice nella tasca dei jeans e si diresse verso l'arena di addestramento.
C'erano un paio di semidei che stavano combattendo ma per il resto era deserta.
Percy tolse il cappuccio alla sua penna trasformandola così in una spada e poi andò verso i manichini per l'allenamento. Sollevò Vortice sopra la testa con entrambe le mani e la calò potentemente contro un manichino, lanciando un urlo e
tranciando a metà il fantoccio.
Si sentì stranamente più leggero. Così brandì la sua arma più volte, decapitando e mutilando i manichini.
-Ehi, ehi, amico, calma.- Luke gli andò incontro con i palmi alzati.
Percy abbassò Vortice e si fermò, ancora ansimante. Rivolse lo sguardo verso il figlio di Ermes senza proferire parola.
-La nostra scorta di manichini non è illimitata, sai? Già Clarisse continua a conciarli come dei colabrodo, se poi ti ci metti anche tu...- commentò Luke, con il suo tipico sorriso sghembo dipinto in volto.
-Non è giornata, Luke.- replicò Percy.
-Fammi indovinare.- fece l'altro, appollaiandosi su una ringhiera. -Problemi con una certa bionda sexy?
L'occhiata assassina che ricevette gli fece intuire che aveva centrato il punto.
-Percy, puoi dirmi cosa c’è che non va?- gli disse.
Il figlio di Poseidone sospirò, avvicinandosi a lui.
-Ti è mai capitato…di non poter avere la ragazza che ami?- chiese.
Luke ci pensò per un istante.
-No.- rispose infine, sorridendo. –Cioè, guardami: nessuna potrebbe mai dirmi di no con questo faccino.
-Ah-ah. Divertente. Forse dovremmo parlare di questo con Thalia, sai?- fece Percy, ridendo a sua volta. Luke riusciva sempre a tirarlo su di morale.
-Non ci pensare nemmeno!- poi tornò serio -Ritornando al tuo problema, Perce…se c’è una cosa che ho imparato come figlio di Ermes è questa: se vuoi una cosa, va’ a prendertela.
A Percy sfuggì un sorriso.
-Mi stai dicendo di non arrendermi?
-No, ti sto dicendo di rapire Beth e rinchiuderla nella soffitta della Casa Grande…- replicò Luke con tono ironico. –Il significato era appunto quello, Percy: non arrenderti. Combatti per lei. Dimostrale che ci tieni. E poi potrai rinunciare ma almeno saprai di aver fatto tutto il possibile.
Percy abbracciò l’amico, ringraziandolo con dei pugni affettuosi.
-Sappi che sarei onorato di avere un “cugino” come te.- gli disse.
-Anch’io. Potrei sposare tua cugina solo per averti come parente.- scherzò Luke.
Poi andarono ad allenarsi insieme.



SPAZIO AUTRICE
Ciao! Ho aggiornato oggi perchè avevo già scritto un pezzo di questo capitolo e poi perchè nel weekend sarò un po' impegnata (vedrò se riuscirò ad aggiornare lo stesso o no). Questo è il capitolo di svolta, quello che ho ricontrollato e cambiato 800 volte per poi arrendermi...Spero vi sia piaciuto. Ora finalmente spero abbiate capito il perchè del titolo (e del rating arancione xD). Come sempre voglio ringraziare tutti quelli che mi seguono e che recensiscono, è una grande soddisfazione per me sentire che apprezzate il mio lavoro. Un ringraziamento speciale va alla mia amica leti_luke che ho assillato e costretto a leggersi tutte le bozze e i vari cambiamenti a questa storia (in particolar modo di questo capitolo) e che mi ha dato l'idea per la parte finale di questo capitolo. Continuate a seguirmi per scoprire come andrà avanti la storia tra Percy e Beth! :)
Baci
ily

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Capitolo 9
*** / ***


Annabeth era seduta sotto un albero e stava studiando alcuni progetti architettonici, sparpagliando fogli qua e là.
Percy stava passando poco lontano quando la notò. Stette un attimo immobile, indeciso se andarsene il più lontano possibile o fermarsi a salutarla.
Si avvicinò un po’ a lei e continuò a osservarla. Adorava il modo in cui aggrottava le sopracciglia quando era concentrata, i ciuffi biondi che le sfuggivano dall’elastico e le cadevano ai lati del viso, come teneva piegate le gambe lunghe e abbronzate e come il suo petto si sollevasse ad ogni respiro.
Avrebbe potuto passare tutta la sua vita a contemplarla.
Ma quando la semidea girò il viso per sistemarsi un ciuffo ribelle dietro l’orecchio, i suoi occhi grigi si posarono su di lui.
Percy si sentì spiazzato.
-Come procede la costruzione di qualcosa di permanente?- chiese con una punta di amarezza nella voce.
-Ci sto lavorando.- rispose Annabeth, indicando i vari progetti.
Lui si guardò in giro e vide che non c’era nessuno nei paraggi, così le si avvicinò e si accucciò di fianco a lei.
-Io ti amo, lo sai vero?- le sussurrò.
-Percy, per favore, non…- tentò di protestare lei con gli occhi carichi di dolore.
Percy non riuscì a resistere e si impossessò delle sue labbra.
Neanche con tutta la sua buona volontà, Beth poté far a meno di ricambiare il bacio.
Percy proseguì tracciando una scia di baci sul suo collo e sulle sue spalle mentre lei passava le dita tra i capelli neri di lui.
-Percy…- sussurrò lei. Voleva fermarlo ma il piacere era troppo grande.
Le sue mani le esplorarono la schiena e poi si fermarono un po’ più in basso, tirando il corpo di lei contro il suo.
Si distesero nell’erba, continuando a baciarsi.
-Voglio stare con te, Annabeth.
-Non possiamo, Percy…
-Dì che non mi vuoi e mi fermerò.- la sfidò.
Si sollevò da lei appoggiando il peso sulle braccia e la guardò dritto negli occhi. –Dillo.
Annabeth chiuse gli occhi, appellandosi a tutta la sua forza di volontà.
-Non ho più bisogno di te, ora.- mentì. –Posso salvarmi da sola.
Gli occhi di Percy si riempirono di lacrime. Si rialzò, guardandola addolorato.
Poi, senza dire una parola, se ne andò.
Beth tornò ai suoi progetti. “Perdonami" sussurrò, ma poté udirla solo il vento.
 
Percy teneva gli occhi piantati sulle sue scarpe, mentre Rachel, dal messaggio Iride, continuava a blaterare su gli-dei-sanno-cosa.
-Percy, ma mi stai ascoltando?- domandò ad un tratto la rossa.
Il semidio alzò gli occhi e fissò l’immagine della ragazza.
La sua mente era distante.
-Sì, certo.- rispose distrattamente.
-E’ tutto a posto, amore?- chiese Rachel con un’espressione preoccupata.
-Sì, sono solo un po’ stanco.- mentì lui.
-Ma sei ancora dell’idea di partire domani, no?
Il viaggio in Florida. L’indomani. Percy si maledisse mentalmente per esserselo completamente dimenticato.
L’idea di andare in vacanza con Rachel era un’assurdità, soprattutto in quel momento.
Doveva rimandarlo, se non addirittura disdirlo.
-Certo.- rispose invece aprendosi in un sorriso. –Non vedo l’ora.
Forse solo stando lontano da Beth avrebbe potuto togliersela dalla mente. E in più, la lasciava libera di cercare la propria strada.
Percy si convinse che partire fosse la scelta giusta.
Così decise di tornare a New York quella sera stessa.
 
Annabeth era triste. Perché la sua vita era così complicata? Amava Percy ma non poteva stare con lui. Non se voleva avere un futuro. Era immersa nei suoi pensieri quando vide una luce accecante davanti a sé. Si coprì gli occhi con il braccio.
-Annabeth…- la chiamò una voce.
Annabeth riaprì gli occhi e guardò davanti a sé.
-Sei tu…- sussurrò, sorpresa.
 
Percy entrò nel suo appartamento a New York con un’aria afflitta.
-Tesoro!- Sally si precipitò ad abbracciare il figlio. –Stai bene?
Percy annuì, contento di essere a casa.
-Ti preparo subito dei biscotti azzurri, ok?- propose lei sorridendo.
Non c’era niente come i dolci azzurri per tirare su di morale il nostro semidio.
La mattina dopo Percy fece giusto in tempo a preparare la sua roba e a salutare sua madre, quando il clacson di una vettura gli fece capire che la sua ragazza lo stava aspettando di sotto.
Quando scese in strada trovò una limousine con il logo Dare Enterprises ad aspettarlo. Rachel aprì la portiera posteriore e lo invitò a salire.
-Ho pensato che visto che dobbiamo arrivare fino in Florida in auto almeno stiamo comodi! Se solo tu non avessi quella fobia per gli aerei!
-Non è una fobia, te l’ho già spiegato…- tentò di giustificarsi Percy, prendendo posto sul sedile accanto a lei.
-Sono contenta che avremo un po’ di tempo per noi due.- disse lei, stampandogli un bacio sulla guancia.
Percy farfugliò qualcosa e poi l’autista mise in moto.
Rachel iniziò a descrivere la villa e la spiaggia che li aspettava.
Percy si addormentò dopo dieci minuti.
Una volta arrivati, la limousine si fermò davanti ad un villa lussuosa, situata su un promontorio che dava su una spiaggia privata. L’acqua era cristallina, la sabbia bianchissima.
Era un paradiso.
-Wow.- fece Percy.
-Sapevo che ti sarebbe piaciuto.- commentò Rachel soddisfatta.
-Che stiamo aspettando? Scarichiamo le valigie così poi possiamo andare in acqua!- esclamò entusiasta Percy.
All’interno la villa era ancora più lussuosa di quello che ci si poteva aspettare.
-Odio tutto questo sfarzo. Ma per una volta posso anche accettare che mio padre sia un riccone snob visto che mi permette di passare una vacanza con te!- fece Rachel, appoggiando la sua valigia nell’atrio.
-Sei stata gentile ad invitarmi.- la ringraziò Percy.
-Ho capito che muori dalla voglia di andare in spiaggia, eh! Dai, comincia ad andare che io sistemo un po’ le mie cose e poi ti raggiungo.- lo esortò la sua ragazza.
Percy non aspettava altro: corse fuori e si gettò nell’acqua trasparente, senza preoccuparsi di togliersi i vestiti (tanto non si sarebbero bagnati).
Mentre era sottacqua, era tutto perfetto. Forse sarebbe riuscito anche a non pensare a Beth.
Quel viaggio perlomeno gli sarebbe servito a distrarsi e a non pensare ai suoi problemi sentimentali.
-Amore, dove sei?
Percy riemerse dalle profondità quando sentì la voce di quella scocciatrice della sua ragazza che lo chiamava.
Rachel era in piedi sul bagnasciuga: indossava un costume intero bianco che le lasciava scoperti i fianchi e la schiena e i suoi capelli rossi ondeggiavano al vento. Gli occhi verdi erano strizzati per via della luce e teneva una mano su un fianco e l’altra a mo’ di visiera per ripararsi gli occhi dal sole.
-Ah eccoti!- disse quando vide riemergere la testa del suo fidanzato e si incamminò verso l’acqua. -Allora? Non mi porti a vedere il fondale?- chiese avvicinandosi.
Percy  quindi creò una bolla per farla respirare e iniziarono a scendere verso il fondo.
Il fondale era meraviglioso: c’erano rocce, pesci e piante acquatiche.
Girovagarono un po’ ammirando quelle specie marine. Ad un tratto Percy colse un movimento tra alcune rocce e si avvicinò.
Non notò niente di strano ma, quando si voltò, vide Rachel che si agitava mentre veniva trascinata via da qualcosa. Lei provò a chiamare il suo nome ma le uscì solo un suono strozzato mentre la bolla d’aria che le permetteva di respirare scoppiava. Dopodiché scomparve tra le rocce.



SPAZIO AUTRICE
TA DA DA! (era una musichetta di suspance nel caso non si fosse capito) Che ne pensate di questo capitolo? Sono successe un bel po' di cose, eh? Questo capitolo è molto misterioso...ora passerete il tempo a chiedervi che ne sarà di Beth e di Red, non è vero? Mwahahah. Ok, passando alle cose serie: questa settimana sarò piuttosto presa con la scuola e non so quando riuscirò ad aggiornare ma farò il possibile (anche perchè mi sono un po' portata avanti con i capitoli). Volevo ringraziare le 30 (o giù di lì) persone che hanno aggiunto la storia alle seguite (mi sento importante!) e come sempre vi invito a recensire e a lasciare le vostre opinioni!
Baci

ily

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Capitolo 10
*** / ***


Percy nuotò velocemente verso il punto in cui era scomparsa Rachel ma sentì che qualcosa lo teneva fermo per i piedi. Estrasse Vortice dalla tasca e fece luce: delle piovre delle dimensioni di gatti gli si erano attaccate addosso. Emanavano un odore sgradevole e cercavano di stritolargli le gambe con i loro tentacoli. Una parola balzò alla mente del semidio, mentre le faceva a pezzetti con la sua spada: ozene.
Si liberò dalla loro presa e corse verso le rocce: Rachel era sparita.
Si insinuò tra le rocce e la vide: aveva ozene avvinghiate a tutto il corpo e cercava di dimenarsi.
-Chi ha ordinato insalata di polpo?- domandò Percy brandendo Vortice e tagliuzzando tentacoli a destra e a sinistra.
Rachel si teneva tappato il naso, per via dell’odore (da morte puzzavano ancora di più!) e perché stava esaurendo il fiato.
-Muoviamoci prima che arrivino i rinforzi.- suggerì Percy, trascinandola per un braccio fuori dall’anfratto. Raggiunta la superficie  Percy creò un’onda che li sbatté direttamente sulla riva.
-Quelle cose erano davvero disgustose.- commentò Rachel schifata mentre ansimava ancora.
-Concordo.- rispose lui, mettendo il cappuccio a Vortice.
-Non dovresti essere al sicuro almeno sottacqua?
-Non tutte le creature sono pacifiche e sotto il controllo di Poseidone.- spiegò Percy. –Le ozene sono mostriciattoli selvaggi che si divertono ad annegare la gente.
-Stavolta gli è andata male.- commentò Rachel alzandosi e scrollandosi la sabbia di dosso. –Vieni.-disse porgendogli la mano. –Andiamo a mangiare. Dopo questa avventura mi è venuta una fame da lupi.
 
-Sei sicura, Beth?- domandò Chirone osservandola preoccupato.
-Sì. E comunque non ho altra scelta.- replicò lei.
-Spero che tu sappia quel che fai.
Lei annuì debolmente.
-Me la caverò.- disse, uscendo dalla Casa Grande e immergendosi nell’oscurità della notte.
Giunse alla cabina di Ares e bussò.
Le aprì Clarisse, che la squadrò con aria malfidente.
-Che ci fai qui, principessina?- chiese.
-Mi serve il tuo aiuto.- rispose Beth, sorprendendola.
 
Percy fece scivolare le gambe lungo il lato del letto e si mise seduto.
Fissò il pavimento, respirando lentamente.
Raccattò la sua maglietta e la indossò, poi si alzò dal materasso.
-Mhm?
Rachel sollevò la testa dal cuscino, schiudendo le palpebre.
-Dove vai?- chiese, passandosi una mano tra i capelli spettinati e stringendo le lenzuola contro il suo corpo nudo.
Percy si chinò a recuperare le sue scarpe.
-Vado a prendere un po' d'aria. Ci vediamo dopo.- la informò, uscendo dalla stanza.
Camminò lungo il bagnasciuga, adorava sentire la brezza marina sulla pelle e i piedi a contatto con le onde. Voleva far chiarezza nella sua vita.
Amava Annabeth e questo era chiaro. Ma voleva che lei fosse felice, che trovasse la sua strada. Non voleva ostacolarla o metterla contro sua madre, l'unica famiglia che le rimaneva.
Ma non poteva neanche continuare a fingere con Rachel. In questo modo prendeva in giro lei e se stesso.
Vederla in difficoltà il giorno prima gli aveva fatto scattare qualcosa dentro. Non voleva perderla. Le voleva bene e gliene avrebbe sempre voluto…e allora cos’era quel peso che gli opprimeva il petto?
Credeva che farlo con Rachel lo avrebbe aiutato ad andare avanti ma con lei non era come con Annabeth. Non c'era amore. Era solo sesso. E aveva sbagliato. Non voleva ferirla.
Immerso in questi pensieri giunse al molo. Era deserto, fatta eccezione per un uomo intento a pescare seduto sul bordo.
Percy lo raggiunse e si sedette a poca distanza da lui.
Non riusciva a vederlo in volto perché indossava un berretto da pescatore ed era chino sulla sua canna da pesca.
Le sue gambe penzolavano sulla superficie del mare calmo.
Percy lo osservò in silenzio, perso nei suoi pensieri.
-Ne ha già preso qualcuno?- chiese il ragazzo, vedendo che all'amo non abboccavano pesci.
-Sì.- rispose il pescatore. Percy notò che aveva una bella voce: calda ma tranquilla. Gli sembrò di averla già sentita. -Ma li ho ributtati in acqua.
-Erano troppo piccoli?- domandò curioso il semidio.
-Diciamo così, sì.- rispose l'uomo, senza distogliere lo sguardo dal suo amo.
Seguì una pausa di silenzio.
Percy fece per alzarsi.
-Qual è il tuo nome, giovanotto?- domandò il pescatore.
-Mi chiamo Perseus, signore.- inspiegabilmente sentì l'esigenza di presentarsi con il suo nome completo.
L'uomo si alzò e si girò verso di lui rivelando un viso familiare e un paio d'occhi identici ai suoi.
-Ciao, Percy.- gli disse.
Lui lo guardò stupito.
-Papà...- sussurrò.
La brezza proveniente dal mare gli scompigliò i capelli.
-Ne è passato di tempo.- osservò Poseidone, sorridendogli benevolo. –Mi hanno riferito della tua impresa di ieri con le ozene. Sei un ragazzo coraggioso, figliolo.
Percy lo guardò sospettoso.
-Perché non sei mai venuto da me?
-Sai che ci sono regole ferree…ma io sono sempre stato con te. Sono sempre al tuo fianco, anche quando non puoi vedermi.
Al ragazzo scappò un sorriso.
-Che ci fai qui?- domandò curioso.
-Amo la Florida!- esclamò il dio, aprendo le braccia per indicare il mare cristallino e la spiaggia paradisiaca.  –E volevo dirti che sono fiero di te.- disse, facendosi serio.
-Non sono un eroe, papà.
-Oh, sì che lo sei. Un eroe non si misura dalla forza che possiede o dalle imprese che compie. Un eroe si misura in base al suo cuore. 
Poseidone si fece avanti e strinse il figlio a sé.
-Sei un bravo ragazzo e un ottimo guerriero. Devi solo imparare ad ascoltare il tuo cuore.- gli suggerì per poi rabbuiarsi. –Cavolo, sto iniziando a parlare come Afrodite…- commentò preoccupato.
Percy sorrise lasciandosi pervadere dall’odore salmastro che proveniva dal dio.
-Ci proverò.- promise.
-Sebbene non muoia dalla voglia di avere Atena come consuocera, mi piacerebbe vederti felice, figlio mio.
Percy capì che stava parlando di Beth. Annuì pensieroso.
-Ci vediamo presto, Percy.- lo salutò Poseidone.
-Ciao, papà.- fece lui, mentre il dio scompariva in un turbinio di acqua.
 
-Allora, principessina?- fece Clarisse. –Sei pronta?
Beth lanciò un’occhiataccia alla figlia di Ares e poi si sistemò in spalla il suo zaino.
Thalia si avvicinò alla bionda e le appoggiò le mani sulle spalle.
-Fa’ attenzione.- le disse.
Annabeth annuì e la abbracciò.
-Grazie di tutto, Thalia.
-Ehi!- la figlia di Zeus si scostò bruscamente. –Questo non è un addio, chiaro?
Beth sorrise.
-Salutami anche Luke…e Percy.- aggiunse, abbassando lo sguardo.
-Lo farò.- rispose Thalia, pensando a quanto sarebbe stato difficile spiegare l’accaduto a suo cugino.
-Muoviti, bambolina!- gridò di nuovo Clarisse, dal fondo della collina.
Annabeth diede un ultimo sguardo al Campo: chissà quando l’avrebbe rivisto.
Poi sospirò e raggiunse i suoi compagni.


SPAZIO AUTRICE
So che ormai mi davate per dispersa ma sono tornata! Chiedo umilmente perdono per l'immenso ritardo! Spero che continuerete a seguirmi lo stesso. Che ne pensate di questo capitolo? Recensite dai! :)
ily

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Capitolo 11
*** / ***


-Eccoti qua, amore!
Rachel raggiunse Percy che stava passeggiando pensieroso sul bagnasciuga.
Lui abbozzò un sorriso.
-Tutto a posto?- domandò lei, attaccandosi al suo braccio.
Percy sospirò: il momento della verità era arrivato, si disse. Non poteva continuare a fingere.
Si pose di fronte a lei, appoggiando le mani sulle sue spalle.
-Credo che venire qui sia stato un errore.- esordì.
-Che vuoi dire?- domandò lei.
Percy prese un respiro profondo.
-Io ti adoro, Red, lo sai ma… hai visto ieri, no? Io sono un semidio, stando con me sarai sempre in pericolo.- Percy non riuscì a dirle la verità.
Rachel si scostò, facendo cadere le mani di lui dalle sue spalle.
-Mi stai lasciando?- chiese addolorata.
-Non voglio che tu soffra.- le confessò, ed era vero.
-Non dire cazzate, Percy! È per lei, non è forse così?- sbottò lei.
Il figlio di Poseidone abbassò gli occhi.
-Mi dispiace, Red…non volevo ferirti.
Rachel sembrò calmarsi. Guardò il suo ragazzo, visibilmente dispiaciuto e sospirò.
-Prendi le tue cose e vattene.- disse risoluta, trattenendo le lacrime.
Percy si avviò in silenzio verso villa Dare, lasciando impronte sulla sabbia dietro di sé.
Rachel era rimase immobile, in piedi con le braccia lungo i fianchi e i pugni chiusi.
Percy si girò un attimo ad osservarla ma lei non lo guardò.
-Se mai volessi perdonarmi… sappi che sarei onorato di esserti amico. So che meriti di meglio ma è tutto ciò che posso offrirti.- le disse, e poi se ne andò.
Intanto le lacrime della ragazza cominciarono a bagnare la sabbia.
 
Percy prese il primo autobus e si passò il viaggio a chiedersi se avesse fatto la cosa giusta. Una parte di sé si chiedeva con chi avrebbe passato i suoi pomeriggi, con chi avrebbe guardato film mangiando pop corn, con chi avrebbe giocato ai videogames, chi lo avrebbe trascinato in qualche noioso museo o lo avrebbe fatto travestire da paguro gigante per qualche manifestazione ambientalista…dove avrebbe potuto trovare un’amica come Rachel? Magari lei non lo mai avrebbe perdonato  e lui avrebbe perso la sua migliore amica.
Ma una parte di sé voleva solamente arrivare al Campo e rivedere Annabeth. Non gli importava se non potevano stare insieme, voleva solo rivederla: sentire il profumo di limone dei suoi capelli, essere illuminato dal suo sorriso, sentire la sua voce che lo correggeva, allenarsi con lei…guardarla vivere, starle accanto. Era tutto ciò che desiderava.
Una volta arrivato a New York era stanco per il viaggio ma si sentiva euforico. Passò a casa, salutò rapidamente sua madre e Paul, e poi prese la macchina per partire alla volta della Collina Mezzosangue. Giunto al Campo, non sentiva neanche più la stanchezza. Attraversò di corsa i confini magici e si guardò intorno in cerca dell’amata.
Una figura conosciuta apparve nel suo campo visivo.
-Thalia!- esclamò Percy non appena riconobbe la cugina. -Dov'è Beth?
-Percy! Ma non dovevi tornare domani?- chiese lei confusa. Nei suoi occhi c'era anche qualcos'altro: panico.
Percy non lo notò, era troppo felice e ansioso di ricongiungersi con la sua amata.
-Sì, ma...lascia stare. Ti spiegherò poi. Ora devo assolutamente parlare con Annabeth. Sai dov'è o no?
La figlia di Zeus abbassò lo sguardo e gli posò le mani sulle spalle.
-Mi dispiace, cuginetto.- sussurrò. -Beth non è più qui.
 
Poco dopo Percy si stava dirigendo verso la Casa Grande a passo spedito e con un'espressione arrabbiata. Aprì la porta facendola sbattere e agguantò il signor D per il colletto della camicia leopardata.
-Lei!- gli ringhiò contro. -Come ha potuto permettere a una semidea non ancora addestrata a dovere di partecipare a una missione?
Il dio lo guardò con odio.
-Levami le mani di dosso, Johnson.- sibilò.
-Non è pronta!- gli urlò invece Percy perdendo ogni briciolo di calma.
-Perseus!- Chirone lo stava guardando tranquillo. -Lascia stare il signor D. Non è colpa sua.
Percy mollò la presa con riluttanza.
-La prossima volta ti trasformerò in un lamantino- bofonchiò Dioniso, lisciandosi la camicia.
Percy lo ignorò e si rivolse al centauro. -Perchè l'avete lasciata andare?
-Non potevamo fare nient'altro. È stata sua madre a volerlo.
-Perchè non mi avete chiamato?
-Non era il caso, Percy.- replicò Chirone. -Calmati, ora. Ci sono due dei nostri migliori guerrieri con lei e Beth non è certo una sprovveduta. È intelligente e sa combattere.
-Lei doveva stare al sicuro...gliel'avevo promesso!- sbottò lui, correndo fuori dall'edificio.
Corse in spiaggia e si buttò in acqua.
Chiese a tutte le creature marine che incontrava se per caso avessero avuto notizie di tre semidei in missione. Nessuno sembrava aver notato niente. Quando riemerse in superficie, notò che il sole era giá calato.
Stava andando a cena quando un frastuono attirò la sua attenzione.
Un gruppetto di semidei lo superò, correndo verso la Collina Mezzosangue.
-Sono già tornati?- chiese qualcuno.
-La missione non deve essere andata bene, a quanto pare.
Udendo queste parole, Percy si riscosse e si unì alla folla correndo verso i confini del campo.
Quello che vide non gli piacque affatto: Clarisse arrancava zoppicando tra i semidei, spingendo tutti quelli che le si affiancavano per aiutarla.
-Levatevi dai piedi, non sono io quella che ha bisogno d'aiuto.- diceva.
Dietro di lei c'era Beckendorf che portava una ragazza svenuta tra le braccia. Il figlio di Efesto aveva un taglio sulla fronte ma sembrava stare bene.
Lo sguardo di Percy si posò sulla ragazza. Anche nella penombra del crepuscolo non gli ci volle molto per riconoscerla.
Scattò in avanti, aprendosi un varco tra la folla.
-Annabeth!- la chiamò.
Clarisse e Beckendorf gli rivolsero uno sguardo compassionevole e dispiaciuto.
Gli occhi di Percy erano pieni di panico.
-Che le è successo?- chiese allarmato.
- Manticore.- spiegò Charles. -Ci hanno attaccato nel Queens, noi non...
-Muoviti, Beckendorf!- lo intimò la figlia di Ares. -deve essere portata in infermeria. Subito.
Arrivati in infermeria, Beckendorf depositò delicatamente Beth su una brandina.
Una figlia di Apollo si avvicinò preoccupata. -È stata ferita?- domandò.
-Ha un brutto taglio allo stomaco. Credo che ci sia del veleno.- spiegò Clarisse.
Percy fissava la scena senza dire una parola. Quando la figlia di Apollo tolse la maglietta di Beth rivelando così la brutta ferita, a Percy si annebbiò la vista e si ritrovò sdraiato sul pavimento.



ANGOLO AUTRICE
Ciao a tutti! Scusate se ci metto così tanto ad aggiornare ma il fatto è che sono straimpegnata con la scuola e quando ho un momento libero mi metto a leggere e quindi ho poco tempo per mettermi a scrivere! Non manca molto alla fine di questa storia e spero che continuerete a seguirmi anche se dovrete munirvi di pazienza! Comunque, che ne pensate di questo capitolo? Finalmente Percy ha mollato Rachel...so che molti di voi la odiano ma a me in fondo piace come personaggio (se non si mette in mezzo alla Percabeth) e quindi ho voluto mostrare anche i suoi sentimenti. Piaciuto il colpo di scena? Beth ferita! Riuscirà a cavarsela?
A presto (si spera)!
ily

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Capitolo 12
*** / ***



Quando riprese i sensi, era su una brandina dell'infermeria.
-Che mezza cartuccia che sei, Jackson.- ghignò Clarisse, a cui una ninfa stava fasciando la caviglia su un lettino vicino al suo.
Percy la ignorò e si guardò intorno: due figlie di Apollo si stavano dando da fare intorno ad Annabeth, intingendo bende in una ciotola contenente uno strano liquido verdastro e posandogliele sulla ferita, mentre cantilenavano benedizioni in greco. Poco distante un'altra semidea stava finendo di cucire i punti sul taglio alla fronte di Beckendorf.
Clarisse prese la stampella ricavata da un bastone che la ninfa le porgeva e si alzò. -Vado da Chirone a far rapporto.- annunciò.
-Percy, mi dispiace. Mi ero ripromesso di proteggerla.- sussurrò Beckendorf. -Beth avrebbe dovuto solo prendere l'elmo di Atena mentre noi distraevamo le manticore...Ma poi Clarisse è inciampata e Beth è corsa in suo aiuto...Non potevo aiutarle, avevo due mostri addosso!- si scusò nascondendo il viso tra le mani.
Vedere quel ragazzone grande e grosso in quello stato mise Percy a disagio.
Gli posò una mano sulla spalla.
-È tutto ok.- si costrinse a dire.
Poi si avvicinò al lettino di Beth.
-Come sta?- chiese alle due “infermiere”.
-Le abbiamo dato nettare e ambrosia. Abbiamo disinfettato il taglio e dovremmo essere riuscite a espellere il veleno ma è comunque una ferita piuttosto profonda. Ora possiamo solo aspettare che riprenda conoscenza.- spiegò una di loro.
Percy annuì afflitto, prendendo la mano di Annabeth tra le sue.
-Non avrei dovuto lasciarti da sola.- sussurrò, anche se sapeva che non lo poteva sentire.
 
Percy si sentiva terribilmente in colpa e così si offrì di restare con Beth tutta la notte. Le bende andavano cambiate ogni due ore e le figlie di Apollo gli spiegarono come fare.
Non riuscì a dormire e stette tutta notte fermo a contemplarla.
Si sentiva uno stupido: sarebbe dovuto restare al Campo con lei, a proteggerla, anche se lei aveva detto che non aveva bisogno di lui. Era il suo compito. E invece si era sentito ferito ed era andato con Rachel solo per ripicca, per dimostrare che poteva stare bene senza Annabeth. Ma non era così. Entrambi non potevano fare a meno l’uno dell’altro, questa era la verità.
 Erano circa le 6 quando Percy si alzò e le sollevò la maglietta, per cambiarle le bende per l'ennesima volta.
-Non mi sono ancora svegliata e stai già cercando di spogliarmi?- sussurrò lei con un filo di voce.
-Annabeth!- esclamò lui contento.
-Questo si chiama approfittarsi delle persone sai...- continuò lei.
-Ti sei svegliata! Oddei sono così felice...come ti senti?- domandò, accarezzandole un braccio.
-Ho avuto momenti migliori.- rispose lei. Non aveva un bel colorito.
-Vedrai che passerà...mi dispiace così tanto, non avrei dovuto...
-Percy.- lo interruppe. -Non è stata colpa tua, ok? Ho deciso io di intraprendere questa missione. Sapevo a che rischi andavo incontro.- prese la mano di Percy e se la portò contro la guancia. -Sono contenta di rivederti.- sussurrò abbozzando un debole sorriso.
Percy si sporse e sfiorò le labbra di Annabeth con le sue.
Le loro dita si intrecciarono.
Lei chiuse gli occhi e Percy ristabilì il contatto tra le loro bocche, baciandola con più decisione ma anche con dolcezza.
-Pensavo di non rivederti più.- confessò lui.
-L'ho pensato anch'io. Quando la manticora mi ha colpito...è stato tutto veloce ma credevo che sarei morta davvero questa volta.
Guardò Percy con tenerezza e gli accarezzò i capelli neri.
Poi una smorfia di dolore le attraversò il viso.
-Stai bene? Vuoi altra ambrosia, vuoi che vada a chiamare qualcuno, io...- si allarmò lui.
-No, Percy, va bene. Forse devo solo riposare un altro po'.
-Sarò qui al tuo risveglio.- promise il semidio, prendendole la mano mentre lei appoggiava la testa al cuscino e chiudeva gli occhi.
 
Percy si era addormentato sulla sedia, con la testa sopra le braccia appoggiate alla brandina. Quando aprì gli occhi, la luce filtrava dalle finestre dell’infermeria e sentiva molte voci attorno a sé.
Alzò la testa di scatto: Beth non era nella sua brandina.
Si guardò intorno allarmato ma una ragazza di Apollo lo rassicurò: -E’ andata un attimo in bagno. L’ha accompagnata Emma, non ti preoccupare.
-Come sta?- chiese speranzoso Percy.
-Meglio. L’ambrosia e il nettare hanno fatto effetto ma è ancora molto debole.
-Cosa posso fare per aiutarla?
La semidea lo scrutò e sospirò.
-L’unica cosa che si fa in questi casi: si pregano gli dei.- disse in un tono velatamente malinconico, prima di andarsene.
Emma, un’altra figlia di Apollo, entrò nella stanza sorreggendo Annabeth.
Percy si alzò e corse loro incontro.
La figlia di Atena, non appena lo vide, si aprì in un sorriso luminoso e sincero.
-Lascia.- disse Percy ad Emma, e prese Annabeth tra le braccia.
-Buongiorno, Beth.- la salutò. –Come ti senti?
-Bene.- fece lei, decisamente troppo ottimista. –Adesso sto bene.- ripeté, affondando la testa nell’incavo del collo di lui.
Percy, a malincuore, la depositò sulle coperte.
-Scusami, davvero. Non sarei dovuto andarmene io…- iniziò.
-Non è colpa tua, Percy! Io…sono una guerriera, dovresti averlo capito ormai. Mamma mi ha affidato un compito…un compito che non ho potuto rifiutare.
-Perché no?
-Beh, primo perché è mia madre. Ha detto che mi vuole bene e mi ha spiegato le sue ragioni. Ora è tutto ok tra noi… Ha persino detto che le assomiglio. Capisci?- chiese, tutta infervorata. Percy annuì, consapevole che ogni passo che la ragazza faceva verso la madre era un passo lontano da lui. –E poi non potevo rifiutare perché…Atena ha detto che se fossi riuscita a portare a termine la missione, mi avrebbe permesso di stare con te.
Percy la guardò incredulo. Atena, la dea Atena, aveva detto quello?
-Ma avete fallito.- ricordò, non volendosi creare false speranze.
Annabeth fece un sorriso strano e portò una mano tra i riccioli biondi. Estrasse una molletta a forma di civetta e la piazzò davanti agli occhi di Percy.
-Io non fallisco mai, sappilo.- disse lei, rigirando la moletta tra le dita: questa si trasformò in un elmo greco lucente con una civetta sul davanti.
-E’ l’elmo di Atena! L’hai recuperato!- esclamò sorpreso lui.
-Ora mi basterà riconsegnarlo a mia madre e poi potremo finalmente stare insieme!- disse lei, accarezzandogli la guancia.
-Oh dei, Annabeth! È tutto perfetto!- esclamò contento Percy e si sporse per baciarla.
Non fece in tempo a farlo che Annabeth iniziò a tossire e la sua maglietta si tinse di un rosso acceso. Rosso sangue.
Annabeth spalancò gli occhi, spaventata; il suo corpo era scosso da violenti tremiti.
-No!- gridò Percy, afferrando bende a caso per fermare il sangue.
Un ragazzo di Apollo e alcuni satiri accorsero e spinsero via il figlio di Poseidone.
-C’è un’emorragia interna in corso.- sentenziò il guaritore. –Chiamate Chirone.- ordinò allarmato.
Percy rimase fermo sul posto, a qualche metro dalla branda di Annabeth. Era scioccato e non poteva fare niente per aiutarla. Ora che erano a un passo dalla felicità non poteva permettersi di perderla. Si guardò intorno e si avvicinò al braciere più vicino.
Pregò tutto il pantheon affinché aiutassero Annabeth. Le lacrime iniziarono a sgorgargli dagli occhi, senza che lui se ne accorgesse. Intanto scorgeva Chirone e i figli di Apollo che esaminavano la ferita di Annabeth mentre i satiri continuavano a sostituire bende insanguinate.
Fu a quel punto che a Percy venne l’idea: gli dei amano gli scambi. Sangue per altro sangue.


ANGOLO AUTRICE
Bonjour! Scusate se ci metto così tanto ad aggiornare ma, davvero, la scuola mi lascia poco tempo libero ^^ Dopo aver letto questo capitolo mi starete maledicendo, lo so. Però dai, un po' di sofferenza ci vuole. Detto ciò, vi avviso che non mancano molti capitoli alla fine. Un paio o giù di lì, credo.
Ringrazio i Paramore, la cui musica mi ha dato l'ispirazione per continuare questa storia e come sempre, ringrazio tutti quelli che mi seguono e chi recensisce/aggiunge la storia ai preferiti/alle ricordate/alle seguite. Grazie di cuore! Lasciatemi una recensione!
Baci,
ily

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Capitolo 13
*** / ***


Percy tirò fuori Anaklusmos e fece un respiro profondo. Si premette la lama sull’avambraccio e la affondò. Strinse i denti, mentre il suo sangue denso colava nel braciere.
Nella sua mente pronunciò queste parole: “Vi offro il mio sangue, o dei, affinché lo accettiate in cambio di quello sottratto ad Annabeth Chase. Sangue mortale mischiato a sangue del divino Poseidone, dio dei mari, in cambio della vita di una semidea. È tutto ciò che vi chiedo.”
Forse era un’idea stupida, inutile, ma era tutto ciò che Percy poteva offrire.
Sperò con tutto il cuore che funzionasse…il dolore si stava facendo sempre più acuto.
-Percy, ma tu stai sanguinando!- esclamò una voce allarmata.
Il semidio scorse il viso di Thalia davanti a sé, anche se la stanza aveva iniziato a girare.
Sentì la cugina premergli qualcosa sul taglio. Si sentì spingere su un lettino e vide il volto familiare di Luke entrare nella sua visuale.
Percy abbassò lo sguardo sul suo braccio, dove Thalia, Luke e una figlia di Apollo stavano cercando di fermare il sangue che scorreva copiosamente.
-Non dovrebbe uscire così tanto sangue da questa zona.- commentò allarmata la guaritrice.
Ma Percy non stava ascoltando: il suo sguardo si era posato sull’altra brandina, dove Annabeth si era rimessa seduta, mentre Chirone notava sbalordito che dalla sua ferita non sgorgava più sangue.
Percy sorrise, ringraziando gli dei.
Poi sentì un ago penetrargli nella pelle e le sue palpebre si fecero improvvisamente pesanti.
 
Quando si risvegliò, non era più in infermeria: si trovava nella sua cabina, con il rumore calmante dell’acqua che scorreva nella fontana e il profumo di aria salmastra.
Percy inspirò a pieni polmoni e si sentì già meglio. Il suo braccio era fasciato ma non gli doleva più.
Si mise seduto.
La porta si aprì e comparve Luke.
-Ah, ti sei svegliato.- commentò senza troppo entusiasmo. –Ero venuto a portarti qualcosa da mettere sotto i denti.- annunciò, posandogli in grembo un vassoio carico di cibo.
-Grazie, amico.- fece Percy, per poi avventarsi voracemente sul cibo. Non si era reso conto di avere così tanta fame.
A Luke scappò un sorriso vedendo la furia del semidio.
-Non ho ancora deciso se quello che hai fatto sia stata la cosa più stupida o più coraggiosa che abbia mai visto.
-Probabilmente entrambe.- mugugnò Percy, addentando un panino. –Come sta Annabeth?
-Oh, Beth sta bene.- rispose Luke. –Era preoccupata per te ma le ho detto che non ce n’era motivo. Immagino che vorrà parlarti dopo che, sai…avrà sbrigato quella faccenda con sua madre.
-Oh.- fu tutto ciò che Percy riuscì a dire. La sua felicità sarebbe dipesa unicamente dal colloquio di Annabeth con Atena. E Percy sapeva bene quanto fossero volubili gli dei.
Luke gli posò una mano sulla gamba comprensivo.
-Vedrai che risolverete tutto.
-Lo spero.- disse Percy, posando il vassoio ormai vuoto sul comodino. –E tu, con mia cugina?
-Che vuoi dire?
-C’è qualcosa che non va tra voi, vero?- chiese il figlio di Poseidone.
-Non è niente…sai com’è fatta. Se lei non vuole fare un passo nella mia direzione, vuol dire che ne farò io due…e la raggiungerò.- dichiarò sogghignando.
-Cos’hai in mente?- chiese Percy, ma Luke sembrò non udirlo, perso nei suoi pensieri.
-La amo davvero molto.- osservò, quasi stupendosi della verità racchiusa in quell’affermazione.
-Lo so.- fece Percy, appoggiandogli una mano sulla spalla.
-Anche voi sarete felici…tu e Beth. Ne sono certo.
Percy realizzò che quello era forse il discorso più serio che gli avesse mai sentito pronunciare.
-Grazie, Luke.- fece, sorridendogli.
Il biondo ricambiò, poi si alzò ed uscì dalla cabina n°3.
Il figlio di Poseidone si fece una doccia e si sistemò, dopodiché si diresse all’arena.
Vide Beckendorf poco distante. Aveva appena finito di combattere e si stava asciugando il sudore con un asciugamano, mentre parlava con Silena, seduta sugli spalti.
Beckendorf sembrava essersi ripreso, così Percy decise di non andare a disturbarli.
Si allenò con un figlio di Ares, finché non furono entrambi troppo esausti per continuare. Era quasi il tramonto.
Percy desiderava trovare Annabeth e chiederle del colloquio con sua madre, anche se temeva quello che avrebbe potuto dirgli.
Si stava dirigendo verso la cabina di Atena, quando Will Solace, in compagnia di sua sorella Emma, lo intercettò.
-Ehi, Percy, come stai?- gli domandò il capocabina.
-Ora sto bene, grazie. Dove andate di bello?
-Andiamo a fare le prove.- rispose Emma. –Questa sera al falò ci daremo dentro! Tu verrai, non è vero?
Percy era combattuto però accettò. Forse avrebbe potuto divertirsi e non pensare alle brutte notizie che poteva ricevere da un momento all’altro.
Salutò i due semidei e riprese il suo cammino. Era arrivato alle cabine quando sentì qualcuno avvicinarsi di corsa.
-Percy!- lo chiamò.
Lui si voltò scocciato e vide Thalia correre verso di lui.
-Dove stai andando?- gli chiese, fissandolo con i suoi occhi blu elettrico.
-Volevo chiedere a Beth cosa…
-Lo farai dopo!- lo interruppe lei afferandogli un braccio. –Mi devi aiutare. Chirone mi ha incaricata di decidere i turni per il controllo delle cabine e le squadre per la Caccia alla Bandiera di domani. Sai quanto mi incasino con tutti questi fogli!
Percy guardò l’espressione implorante della cugina e cedette. La seguì nella sua cabina, dove si scervellarono per una buona mezz’ora per creare delle tabelle orarie che andassero bene con i vari impegni del Campo, il tutto con il sottofondo di Thalia che si lamentava e proponeva di trovare una segretaria per Chirone.
Finalmente riuscirono a incastrare tutti i vari turni e in quel momento suonò il corno che preannunciava la cena.
Percy sospirò, rassegnato al fatto di non riuscire a parlare con Annabeth se non dopo cena.
Durante il pasto la osservò chiacchierare con i suoi fratelli. Incrociò il suo sguardo un paio di volte ma non riuscì a decifrare la sua espressione. Forse non era andata del tutto male con Atena…
Mentre uscivano, riuscì ad afferrarle il polso.
-Percy! Grazie agli dei stai bene.- gli disse sorridendo.
Un paio di semidei gli andarono addosso mentre uscivano dal padiglione.
-Aspetta, togliamoci da qui in mezzo.- propose lui.
Fecero il giro del padiglione tenendosi per mano, finché non trovarono un angolino riparato.
-Percy…Mi hai salvata. Non so come, ma l’hai fatto. Sei stato un incosciente…però ti ringrazio.
Lui stava per replicare ma lei lo fermò con un cenno.
-Comunque non è di questo che volevo parlarti. Ho incontrato mia mamma.- iniziò Annabeth. –Non è che mi abbia proprio dato esplicitamente il suo benestare però…mi ha fatto capire che si fida di me e delle mie scelte.
-Stai dicendo che possiamo stare insieme?
-Così pare.- rispose lei, cingendogli il collo con le braccia.
Percy la afferrò per i fianchi e la sollevò, facendola volteggiare. Rideva come uno stupido, stava scoppiando dalla felicità. Le risate di Annabeth fecero eco alle sue.
Poi lui la rimise a terra, ancora incredulo ed entusiasta.
-Possiamo stare insieme…- ripetè.
-Sì.- confermò la figlia di Atena, divertita. –Ora puoi anche baciarmi.
Percy non ci pensò due volte e si impossessò della sua bocca, spingendo il corpo della ragazza contro il muro del padiglione.
Potevano amarsi. Liberamente.
Le mani di Percy scesero sulle cosce di Annabeth, accarezzandole le gambe nude, mentre lei cingeva con le gambe i suoi fianchi.
Percy avvicinò ancora di più il corpo a lei, facendola aderire alla parete.
Le mani di lei gli esploravano i capelli, il collo, le spalle, la schiena, cercando infine di sollevargli la maglietta.
La bocca di Percy vagava lungo il suo collo e le sue spalle, lasciando una scia di baci infuocati sulla sua pelle.
Quando si staccarono per riprendere fiato, erano entrambi ansimanti e i loro occhi erano pieni di desiderio e di felicità.
Il vociare di altri semidei poco distante li riportò alla realtà.
-Percy…- fece Beth. –E’ meglio andare al falò.- consigliò, intrecciando le dita alle sue. Vedendo l’espressione leggermente delusa del semidio le scappò un sorriso.
-Mamma mi ha regalato un berretto dell’invisibilità…magari potremmo continuare questo discorso più tardi nella tua cabina…che dici?- gli propose sussurrandogli all’orecchio.
 Percy sorrise malizioso e le cinse la vita con un braccio.
-Non vedo l’ora.- rispose.


SPAZIO AUTRICE
Bonsoir! Scusate per il ritardo ma sono riuscita a postare il capitolo solo ignorando bellamente il libro di storia e quello di fisica che mi aspettano...sono davvero presissima con la scuola .__. Comunque ce l'ho fatta ed eccolo qui! Spero che siate contenti della sorpresa finale. E, a meno che non cambi i miei piani, il prossimo sarà l'ultimo capitolo! ^w^ Ringrazio tutti quelli che mi seguono! Le vostre opinioni sono sempre ben accette quindi potete lasciarmi una recensione per farmi sapere cosa ne pensate! :) A presto con il prossimo capitolo!
ily

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Capitolo 14
*** / ***


Percy ed Annabeth presero posto di fianco a Silena e Beckendorf, seduti intorno al falò.
Quando Percy avvolse Annabeth tra le braccia, scorse la figlia di Afrodite che sorrideva.
I figli di Apollo stavano accordando le chitarre, mentre altri semidei cercavano di arrostire i loro marshmallow sul fuoco.
Strimpellarono qualche accordo e iniziarono a cantare una vecchia canzone, “Strawberry Fields Forever”, mentre molti altri si unirono al coro.
Percy avrebbe cantato con loro ma al momento la sua bocca era occupata in altro modo.
-Sto iniziando a pensare che potremmo farcela.- disse ad un tratto Annabeth.
-A far che?- domandò Percy, tenendola stretta tra le braccia.
-A costruire qualcosa di permanente.- rispose lei, accarezzandogli dolcemente la guancia, con un’espressione gioiosa negli occhi.
-Anche se siamo, come hai detto tu, una casa di lego?- la provocò lui, guardandola con un sopracciglio alzato.
-Sì. Possiamo sempre raccogliere i pezzi, no?
Percy sorrise e posò le labbra sulle sue.
Intanto i figli di Apollo avevano cambiato canzone.
Annabeth sorrise durante il bacio.
-Che c’è?- domandò Percy.
Lei alzò un dito e gli disse: -Ascolta.
Percy fece attenzione alle parole della canzone.
I'm out of touch, I'm out of love
I'll pick you up when you're getting down
and of all these things I've done I think I love you better now

Sorrise anche lui e riprese a baciarla.
Poco dopo Thalia li raggiunse e si mise a chiacchierare con Beth, mentre i fratelli Stoll tentavano di coinvolgere Percy in uno scherzo ai danni di Clarisse.
Il fuoco iniziò a spegnersi, le risate a farsi più rade, le voci a dissolversi, finché non suonò il corno che annunciava l’inizio del coprifuoco.
Percy prese Annabeth per mano e la accompagnò alla sua cabina.
La baciò dolcemente e a lungo prima di augurarle la buona notte.
Poi andò alla casa n°3, si spogliò e si distese sul letto, stanco ma felice.
Gli sembrava di aver chiuso gli occhi solo da pochi minuti quando sentì aprirsi la porta.
Scattò in avanti, portando d’impulso la mano verso la tasca in cui teneva Vortice. Ma le sue dita trovarono però solo la stoffa dei boxer. Quindi si protese verso il comodino ed afferrò la sua penna che aveva riposto lì precedentemente.
Si guardò intorno: la stanza era silenziosa, eccezione fatta per la fontana, e tutto sembrava al proprio posto. Forse se l’era sognato…
All’improvviso si sentì spingere giù, costretto a sdraiarsi contro il materasso. Le sue dita premettero automaticamente la penna, che prese la forma della sua spada.
Ma non c’era niente contro cui combattere. Semplicemente sentiva un peso sul petto che gli impediva di rialzarsi.
-Di immortales…- bisbigliò. –Ma che…?
Una leggera pressione sulle labbra gli impedì di concludere.
E allora capì tutto: avrebbe riconosciuto i suoi baci tra mille.
Lasciò cadere Vortice e tastò l’aria intorno a sé, continuando il bacio, finchè non trovò ciò che stava cercando: tolse il berretto ad Annabeth e la ragazza comparve davanti ai suoi occhi, sistemata sopra di lui.
-Ora non vuoi più farmi a fettine con Vortice?- chiese ironica, sdraiandosi sopra di lui.
-Forse possiamo fare di meglio.- rispose soffiandole il suo respiro sulle labbra, che lei prontamente dischiuse lasciandosi assaporare.
Percy diventò improvvisamente consapevole di quanto fossero entrambi poco vestiti e protese le mani verso i suoi fianchi, le sue gambe.
Annabeth agganciò le dita all’elastico dei suoi boxer, pronta per farglieli scivolare via.
Ma lui la bloccò, ribaltando le posizioni, in modo da trovarsi sopra di lei.
La desiderava ma non aveva fretta. Voleva che quella notte fosse speciale, voleva farla sentire amata, al sicuro, protetta, ora che nessun ostacolo si sarebbe frapposto tra di loro.
Cominciò a baciarle e mordicchiarle il collo, riempiendosi le orecchie dei gemiti che le scappavano dalle labbra. Le mani di lei erano intrecciate ai suoi capelli neri, i suoi occhi offuscati dal piacere.
Quando entrambi non ce la fecero più, si spogliarono dei loro indumenti. Percy la baciò dolcemente e le disse “Ti amo” mentre si univa a lei.
Ed era vero. La amava più di ogni altra cosa. La amava più dei biscotti blu, più del mare, più della sua stessa vita.  E sapeva che anche per lei era lo stesso.
Si addormentarono abbracciati: una con i riccioli biondi sparsi sul cuscino, l’altro con un sorriso ebete stampato in faccia. Erano felici. Ed erano pieni di speranza.
 
In qualche modo Percy aveva sperato che l’avrebbe trovata lì al suo risveglio, la pelle ancora a contatto con la sua. Invece il suo cuore mancò un battito quando, allungando la mano, trovò un posto vuoto.
Dopo aver aperto gli occhi, la sua mente ci mise poco a registrare la situazione. Ovviamente Annabeth non poteva rischiare di non essere vista nella sua cabina, al risveglio. Non l’aveva davvero abbandonato, non era come la volta precedente.
Si preparò per le attività della giornata.
Non riuscì ad incrociarla per tutta la mattina ma, mentre stava combattendo, la vide entrare nell’arena con un gruppo di suoi fratelli.
Lo sguardo di Percy si soffermò sui suoi capelli che fluttuavano nel vento, il suo sorriso, le sue forme sotto la maglietta arancione, le sue gambe abbronzate. E poi lei guardò verso di lui. Percy si sentì mancare il respiro e…
L’elsa della spada del suo avversario si abbatté violenta sulla sua fronte.
Percy cadde all’indietro, i suoi occhi ancora fissi sulla sua amata.
Annabeth accorse, mentre il figlio di Poseidone si tirava su, massaggiandosi la botta e pensando alla figura che aveva appena fatto.
La figlia di Atena iniziò ad inveire contro il colpevole e il suo essere così protettiva fece sorridere Percy.
-E’ tutto posto, amore.- le disse, afferrandola per i fianchi e togliendole il pugnale di mano, prima che la cosa potesse degenerare.
La portò fuori dall’arena, intrecciando le dita alle sue.
Lei gli sfiorò delicatamente il punto in cui aveva ricevuto il colpo.
-Non vuoi andare in infermeria?- chiese preoccupata.
-Sto bene, stai tranquilla. E comunque è tutta colpa tua.
-Colpa mia!?- si sorprese lei.
-Devi smetterla di essere così dannatamente bella. Mi hai distratto.- le spiegò, chinandosi a baciarla.


SPAZIO AUTRICE
Bene, ho di nuovo cambiato i miei piani. Credevo che sarei riuscita a descrivere tutto quello che volevo far succedere in questo capitolo, ma evidentemente mi sopravvalutavo. Quindi ci sarà un altro capitolo, rallegratevi! E forse non farà schifo quanto questo  Poi però basta perchè non voglio annoiarvi. L'ultimo capitolo è quasi pronto, lo devo ultimare ma ora che finisce la scuola troverò sicuramente il tempo :)
Ci vediamo al prossimo capitolo, grazie a tutti voi che mi seguite!
PS Le canzoni citate in questo capitolo sono "Strawberry Fields Forever" dei Beatles e "Lego House" di Ed Sheeran.
ily

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Capitolo 15
*** / ***


La giornata proseguì tra varie attività ed allenamenti ma alla sera arrivò il momento che tutti stavano aspettando: la Caccia alla Bandiera.
La squadra rossa era formata da Atena e Ermes, più Percy. Quella blu da Ares e Apollo, più Thalia, che aveva insistito per non finire in squadra con Luke.
Percy sospettava che avessero qualche conto da regolare e, conoscendo sua cugina, l’avrebbe fatto nel modo più violento possibile.
Lo schema dei figli di Atena prevedeva che un gruppo composto da Luke, Percy ed altri figli di Ermes andasse in attacco, distraendo gli avversari, mentre un altro gruppo capeggiato da Annabeth avrebbe recuperato la bandiera.
La linea di difesa era piuttosto debole, ma se il piano d’attacco avesse funzionato, come prevedevano i figli di Atena, non ci sarebbero stati problemi.
-Fa’ attenzione, Testa D’Alghe.- gli disse Annabeth, prima che lui si lanciasse verso la zona nemica.
Il gruppetto incontrò dei figli di Ares, che furono sconfitti abbastanza in fretta. Riuscirono a penetrare più a fondo nell’area nemica, evitando le frecce dei figli di Apollo. Purtroppo un attacco da parte di altri figli di Ares mise ko la maggior parte dei loro compagni.
Erano rimasti Luke, Percy, Travis e un altro figlio di Ermes di nome Noah.
-Spero che Annabeth sia riuscita ad avvicinarsi alla Bandiera, a questo punto.- disse Percy, facendo un affondo che stese l’ultimo avversario rimasto.
-Sarà meglio che noi torniamo in difesa, ne abbiamo messi fuori uso un bel po’.- osservò Travis.
-Hai ragione.- convenne Luke. –Ritiriamoci nel nostro perimetro, a questo punto tocca a Beth e agli altri. Noi abbiamo fatto la nostra parte.
Stavano per tornare sui loro passi quando un fulmine si abbatté proprio davanti a Luke, un secondo prima che appoggiasse il piede in quell’esatto punto.
Si voltarono tutti e quattro velocemente, spade alla mano.
Thalia stava di fronte a loro, lo sguardo minaccioso, la lancia ancora carica di energia elettrica.
-Bene bene.- esordì, fissando i suoi occhi blu sul suo –ex?- ragazzo.
Avanzò tenendo la lancia davanti a sé, pronta per un’altra scarica.
Luke iniziò ad indietreggiare.
-Ci sarà da ridere.- commentò Travis.
Lui, Percy e Noah si fecero da parte, sorridendo. Quella era una questione personale, si capiva.
-Si può sapere che ho fatto stavolta?- domandò Luke, la spada cominciava a scivolargli dalla mano.
-Che hai fatto?- domandò Thalia ad alta voce. Il suo tono sembrava controllato ma c’era una tempesta nei suoi occhi. –Sono stanca, Luke. Mi prendi per stupida? Credi che non me ne accorga? Ti sento sgattaiolare via durante la notte, noto la tua assenza anche per ore durante il giorno, ti sento distante. Non è…non è questo il modo di comportarsi. Non è questo che mi merito.
Thalia sollevò la lancia sopra il capo, tenendola con entrambe le mani.
-Aspetta!- gridò Luke. –Posso spiegarti tutto!
-Cliché.- commentò Travis, roteando gli occhi.
Percy trattenne a stento una risata.
-Non voglio ascoltare le tue bugie!- esclamò Thalia, l’aria si stava caricando di elettricità.
-Una mano, ragazzi?- supplicò Luke, rivolto verso i suoi amici.
I tre scossero la testa all’unisono, divertiti.
Il figlio di Ermes incatenò lo sguardo a quello della semidea.
-Ok, non vuoi stare ad ascoltarmi? Allora te lo mostrerò. Poi, potrai fulminarmi se credi che ti farà stare meglio.
Thalia si fermò un momento, confusa.
Luke si tolse il pettorale dell’armatura, facendolo cadere a terra con un suono sordo.
Allungò una mano verso l’interno della sua maglietta, dove evidentemente c’era una tasca, e ne estrasse un cofanetto di velluto.
Thalia impallidì, mentre Luke si avvicinò a lei e le si inginocchiò davanti.
La ragazza non abbassò comunque la lancia.
Percy, Travis e Noah fissarono la scena a bocca aperta.
-C’è una spiegazione molto logica a tutti i miei impegni di questo periodo. Mi dispiace di averti trascurata ma volevo…che fosse tutto perfetto.- sospirò. –Stavo preparando una cena speciale per noi due…sono andato a comprare dei vestiti nuovi, a prenotare un ristorante sull’East Side, sono andato anche a trovare mia madre.- la sua voce tremò per un attimo. –Volevo fare una cosa speciale. Ma sai cosa? Non importa, perché tu sei speciale. Perché ti amo, anche se tu non lo capisci, anche se ora sei qui pronta a incenerirmi, anche se sei una pazza sclerata, anche se siamo incasinati, io ti amo. E voglio amarti per sempre. Thalia Grace, vuoi sposarmi?- concluse tutto d’un fiato, aprendo il cofanetto e rivelando un anello luccicante.
Thalia rimase immobile per un secondo, poi aprì la bocca.
Ma qualunque fosse la risposta, venne coperta dal suono del corno che annunciava la fine della Caccia alla Bandiera.
 
Annabeth e i suoi fratelli stavano esultando felici tenendo in alto la bandiera blu, che subito si trasformò in un drappo con una civetta sopra.
-Eccoti qua, Testa D’Alghe!- esclamò contenta lei, vedendo Percy e buttandogli le braccia al collo.
-Grazie per averci liberato la strada.- lo ringraziò e si protese in avanti per dargli un bacio.
Ma Percy allontanò il viso.
-Non puoi immaginare che cos’è appena successo.- le disse.
-Che cosa?- chiese curiosa.
Percy indicò Luke e Thalia che camminavano uno di fianco all’altro in imbarazzo.
Travis prese la bandiera e la alzò verso il cielo gridando: -Viva gli sposi!
Tutti si girarono verso Thalia e Luke.
-Che cosa mi sono persa?- domandò Annabeth.
Luke prese la mano di Thalia e le infilò l’anello.
-Andiamo, Thalia, è solo per sempre. Non dirmi che hai paura?- la provocò.
-Certo che no!- rispose lei con aria di sfida. –E’ solo che…tu…- iniziò a farfugliare.
Luke le sorrise dolcemente e la abbracciò.
Percy si voltò a guardare Annabeth, anche lei emozionata, mentre osservava Luke sussurrare qualcosa nell’orecchio a Thalia. La figlia di Zeus annuì e abbracciò di slancio il suo fidanzato.
Poi si baciarono e Thalia sollevò soddisfatta la mano con l’anello.
-Ci sposiamo!- annunciò.
In un attimo le figlie di Afrodite li avevano circondati, starnazzando e abbracciando i promessi sposi.
-Andremo più tardi a congratularci con loro.- suggerì Percy, intrecciando le dita a quelle di Annabeth.
La semidea annuì e poi fissò gli occhi grigi su Percy, pensierosa.
In quel momento era felice per Thalia ma non poteva far a meno di chiedersi se anche tra lei e Percy sarebbe finita così.
Prima che potesse dire qualcosa, si trovò stretta a lui.
-Ti amo.- le disse.
Annabeth sorrise e lo baciò.
-Percy, Beth!- Chirone li raggiunse trafelato. –C’è bisogno di voi. Dovete andare in missione.
-Ed io verrò con voi!- esclamò Grover, spuntando da dietro il centauro.
Percy e Annabeth si scambiarono uno sguardo soddisfatto.
Percy abbracciò Grover, che si mise di fianco a lui, e circondò con un braccio la vita di Annabeth.
Con l’altra mano tirò fuori Vortice.
Guardò i suoi compagni di squadra e poi Chirone.
-Siamo pronti.- annunciò sorridendo.
Era l’inizio di una nuova avventura, di una nuova vita.

FINE



Spazio autrice
Ciao a tutti! Finalmente siamo giunti all'ultimo capitolo. Spero di non avervi deluso troppo! Mi è sembrato carino dare spazio anche a Thalia e a Luke e all'inizio della vita eroica del Percy che conosciamo e del fantastico trio :) Spero che vi sia piaciuta questa storia.
Quando ho iniziato a scriverla non sapevo come sarebbe andata a finire nè se qualcuno l'avrebbe apprezzata, quindi mi ha fatto davvero molto piacere notare che molte persone l'hanno seguita. GRAZIE MILLE A TUTTI VOI CHE L'AVETE LETTA!
Grazie alle 34 (!!) persone che l'hanno aggiunta alle preferite, alle 6 che l'hanno aggiunta alle ricordate e alle 47 che l'hanno seguita. Un ringraziamento speciale va a tutte le persone che hanno recensito, spronandomi e consigliandomi (in particolare grazie a Dandelion to dream). Aspetto i vostri pareri quindi recensite tutti questo capitolo dicendomi se la storia vi è piaciuta! :)
Ci si vede alla prossima fanfiction! :3
Un mega bacio,
ily

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