An Unexpected Journey

di eritrophobia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Camping ***
Capitolo 2: *** Little Men ***
Capitolo 3: *** As Forrest Gump ***
Capitolo 4: *** Elves and sounds ***
Capitolo 5: *** Homesick ***
Capitolo 6: *** Eagles ***
Capitolo 7: *** Beorn ***



Capitolo 1
*** Camping ***


Edith amava il campeggio. Amava la natura, sentire il profumo dei pini, immergere i piedi nei rivoli d’acqua, godersi i suoni della campagna, o ancora meglio del bosco.
Ma se c’era una cosa che Edith trovava insopportabile erano i suoi compagni di classe. Spocchiosi, antipatici, egocentrici. Insomma, delle persone da sposare.
Inoltre, per chissà quale motivo, avevano cominciato a odiarla fin dall’inizio della scuola. La chiamavano “la fattona”, “la drogata”, a volte anche “la puttana”. La giudicavano male perché aveva i dread, perché preferiva passare una serata a leggere un libro piuttosto che a ubriacarsi, perché era se stessa. Semplicemente per questo, nulla di più.
Potete immaginare cosa fosse per Edith andare in campeggio con i propri compagni di classe. Agghiacciante, ma allo stesso tempo sperava di perdersi nel bosco per quei due giorni. Perdersi, ovviamente, era un’azione che sarebbe diventata del tutto volontaria, nella speranza che ci fosse qualche grotta nella quale infilarsi.

Camminavano. Camminavano da ore in cerca del giusto posto dove accamparsi, tra le urla della professoressa accompagnatrice che intimava loro di muoversi e lo schiamazzare del branco. Edith era ultima, come sempre, che concentrava tutte le sue forze sulla modalità “non uccidere”. Cosa troppo difficile.  La coda si arrestò improvvisamente e Edith dovette frenare di colpo prima di andare a sbattere contro le finte bionde davanti a lei, che si lamentavano continuamente perché il telefono non prendeva.

-Direi che possiamo accamparci qui- disse l’insegnante, mostrando il paesaggio intorno a loro.

Era in mezzo a un’ampia distesa verde smeraldo, prevalentemente collinare, dalle quali si stagliavano anche delle rocce. A poche centinaia di metri da loro, scorreva un fiume dall’acqua limpida, e sicuramente fresca. Le sembrava il paradiso. Poi guardò i suoi compagni di classe, e improvvisamente cambiò idea.

-Su, montate le tende- Intimò loro la professoressa, lasciandoli al loro destino

Edith sapeva montare una tenda. Lei e la sua famiglia erano andati spesso in gita in montagna, e avevano dormito molte volte all’aperto. Nel vedere la difficoltà dei suoi compagni, Edith si sentì profondamente compiaciuta. Ma mentre era occupata a montare la tenda, non si accorse che un gruppetto di sue compagne si stava avvicinando a lei. Edith riuscì appena ad alzare lo sguardo, che vide una di quelle prendere il suo zaino e iniziare a correre.

-Ma che problemi avete?- sbottò Edith, spazientita, mentre seguiva quelle oche starnazzanti.

Si fermarono di fronte a una buca, una specie di cavità scavata nella grotta, probabilmente naturale. Era molto profonda, o almeno così sembrava. Una ragazza fece penzolare lo zaino sopra alla buca, facendolo oscillare.

-Vi prego, non fatelo-implorò Edith, continuando a tenere lo sguardo sul buco, come ipnotizzata

-Perché non dovremmo,Sanders?-

-Perché sennò toglierete a tutti il dubbio se siete cretine o no. Avanti, ridatemelo-

-A chi hai detto cretina?!- sibilò un’altra

-Mollalo, Patty!-esclamò un’altra ancora-Così la drogata impara a tenere a freno la lingua!-

E Patty mollò. Edith vide tutte le cose alle quali teneva di più cadere in quel buco nero. Sbarrò gli occhi, incapace di credere che avessero avuto il coraggio di compiere un gesto del genere. Non potevano averlo fatto davvero. Non erano così stronze.
E invece sì,lo erano eccome. Si avvicinò alla tana e osservò dentro. Era abbastanza grande per poterci passare, ma dubitava che, una volta là sotto, sarebbe riuscita a riemergere in superficie. Mentre studiava la situazione, le sentiva ridere. Bastarde. Le avrebbe uccise tutte con le sue stesse mani. Ma non prima di aver recuperato la sua roba. Ma come?

-Buon viaggio al centro della terra, Sanders- sussurrò una all’orecchio

Ma prima che Edith potesse capire che cosa stesse accadendo, si sentì spingere e scivolò dentro al buco. Urlò, cercando di aggrapparsi a qualsiasi cosa. Non ci fu nulla da fare, ormai si trovava dentro alla terra. Sbatté contro la roccia e mugolò, finendo distesa per terra, mentre una scarica di dolore le percorreva tutto il corpo. Alzò lo sguardo verso l’esterno, ma non riusciva a distinguere nulla, se non la grande luce che veniva dall’esterno.
Allungò la mano sotto di sé e sentì lo zaino. Almeno quello. Sì alzò a fatica, dato che ogni movimento produceva nient’altro che fitte dolorose.

-Quando esco di qui vi ammazzo,stronze!-urlò Edith, con tutto il fiato che aveva in corpo.

-Sanders!-urlò la professoressa, sporgendosi con la testa all’interno del buco- Come hai fatto a finire qua dentro?!-

Era furiosa.

-Mi hanno spinta! E hanno pure buttato il mio zaino!- esclamò in risposta Edith, ancora più arrabbiata della professoressa

-Non è vero!- strillarono le ragazze tutte insieme

-Riesci a prendere la mia mano?-

Edith vide l’insegnante porgerle la mano, ma era decisamente troppo lontana per lei, che a malapena raggiungeva il metro e sessanta. Doveva trovare un appiglio. Tastò a lungo la parete, finchè non sentì dei pezzi di roccia sporgente. Ma appena lo toccò, sentì la terra cedere e tremare. Tolse subito la mano, per paura di finire sepolta viva. Guardò dietro di sé, e notò che la grotta continuava in un lungo cunicolo.
Forse quella era la sua unica via d’uscita. Sentì la professoressa chiamarla due o tre volte, ma decise di non ascoltarla. Tanto non sarebbe uscita di lì in quel modo. Mise lo zaino in spalla e, preso un respiro profondo, cominciò a camminare nel buio, tenendo la schiena ricurva e il capo chino. Dopo un po’, fu costretta a camminare sulle ginocchia, perché il soffitto della grotta si faceva sempre più basso. Arrancò, sentendosi sempre più stanca ad ogni passo. Da quanto è che andava avanti, in effetti? Sperava che ci fosse una via d’uscita, ma a quanto pareva non c’era alcun passaggio per l’esterno.
Sarebbe morta lì, senza aver salutato i suoi genitori, i suoi parenti, i suoi pochi amici.  Accidenti, non si aspettava che sarebbe finita così. Strisciò ancora un po’, finchè non riuscì a individuare una luce alla fine del tunnel.

“Ecco, sono morta e non me ne sono accorta”, pensò Edith, mentre iniziava ad accelerare l’andatura verso la bocca nella roccia. Riuscì ad uscire a fatica, e notò che il paesaggio si era fatto più roccioso, quasi come se fosse in alta montagna.
“Dove cazzo sono finita?”
In più si stava facendo sera. Era stata via così tanto? Alzò lo sguardo verso il cielo, per poi guardare all’orizzonte. Non c’era traccia del campo, tanto meno di qualsiasi altra creatura vivente. Bene, era pure riuscita ad allontanarsi. Ora sì che sarebbe morta.

Si sedette sopra una pietra ed esaminò lo zaino. Lo schermo del cellulare era crepato, quasi distrutto, ma comunque l’oggetto risultava inutilizzabile, dato che non c’era campo. Il pranzo al sacco era sbriciolato. Le uniche cose che sembravano ancora apposto erano l’mp3 e, ovviamente, le coperte. Il sacco a pelo lo aveva lasciato vicino alla tenda, mannaggia a lei e a quelle stronze.

Beh, almeno avrebbe avuto un po’ di compagnia se si fosse sentita sola. Rigirò l’mp3 tra le mani, distrattamente, mentre si guardava intorno alla ricerca di un posto dove sistemarsi per la notte. Si alzò e camminò per un po’, in cerca di qualche grotta, o qualcosa del genere. Dentro al buco non sarebbe tornata neanche morta. Troppo claustrofobico.
Intanto il sole era calato ed Edith si era ritrovata nel buio della notte, con solo la luna che dava un po’ di luce. L’unico utilizzo del telefono massacrato fu quello di fare un po’ più di luce, almeno finchè c’era un po’ di batteria. Iniziò a inoltrarsi in quella che sembrava una foresta, e camminare diventava sempre più difficile. Edith arrancava ad ogni passo, rischiando più volte di far cadere il telefono, o peggio, di farsi male.

-Ho trovato dei cavalli!-

Quella voce roca e profonda la fece sobbalzare. Allungò il collo, e riuscì a notare una luce fioca provenire da lì vicino. Camminò praticamente in punta di piedi, cercando di non fare rumore. Li vide subito. Erano esseri enormi, molto più grandi di lei, orrendi, e che puzzavano in una maniera orripilante. Erano dei mostri.
Edith si schiacciò dietro a una roccia, con la voglia di urlare a pieni polmoni e la gola bloccata dalle lacrime. Cosa cazzo era successo? Dov’era finita? E,soprattutto, cos’erano quei cosi? Non riusciva a respirare, come se fosse in iperventilazione. Attacco di panico.

-Non mi piace la carne di cavallo! E’ troppo magra!-disse uno dei mostri

-Sempre meglio di niente-replicò un altro- Il fattore che abbiamo mangiato l’ultima volta era troppo ossuto-

Si sentì morire. Avevano mangiato una persona. Doveva correre via di lì. Ma più ci pensava, più sentiva che non riusciva a far rispondere le sue gambe. Mentre i mostri continuavano a litigare, Edith spostò lo sguardo e notò dei cavalli chiusi in un recinto, insieme agli altri che il terzo essere aveva rapito.  Erano loro la cena dei mostri?

Sentì un fruscio dietro di sé e, appena si girò, si trovò davanti a una figura scura. 





Well well well...
Allora, ciao a tutti! 
Sono nuova nel fandom e ho paura di essere fatta a pezzi perché la mia storia fa schifo. Viva la sincerità!
A parte le mie paturnie, chiamatemi Giumo!
Diciamo che amo i libri di Tolkien fin da quando ero piccola e da quando ho visto Lo Hobbit ho questa storia che mi ronza brutalmente in testa e non riesco a mandarla via.
Se avete commenti da fare, sia positivi, sia negativi, siate liberi di farli! 
Accetto consigli di ogni tipo (in fondo non sono Manzoni, migliorare fa sempre bene!)
Quindi spero che appreziate e...alla prossima! *---*

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Capitolo 2
*** Little Men ***


La figura scura era più bassa di lei, tanto che sembrava un bambino. Era una figura umana, di questo era certa, ma osservandola meglio capì che c’era qualcosa che non andava. Aveva le orecchie leggermente a punta, come quelle dei costumi di Halloween, solo che quelle erano dannatamente vere. E poi era un uomo.
Sbarrò gli occhi, cercando di parlare, ma l’uomo-bambino le intimò con un gesto di stare in silenzio. Le indicò prima i mostri, e poi i cavalli. Indicò Edith stessa e le chiese a gesti di guardargli le spalle. Lei si limitò ad annuire, non capendo cosa stava succedendo. Ma poi sì, perché no? Non doveva di certo ballare la hula davanti a quella specie di giganti. No, doveva solo guardare il culo a quel tipo strano…non letteralmente.

Lo guardò mentre si dirigeva verso il recinto e cercava di togliere il grosso pezzo di corda che teneva fermo il cancelletto. Osservò i mostri che ancora litigavano per il cibo, sperando che non si girassero. Spostò lo sguardo sul “compagno”, che ora si stava avvicinando pericolosamente a uno dei giganti, che aveva una specie di spadino avvolto attorno alla cintola.
Si avvicinò al recinto senza fare rumore e pregò l’altro con lo sguardo di non fare nulla.

-Tutto ha lo stesso sapore.-brontolò uno dei troll- Tutto sa di pollo.-

- Eccetto il pollo, quello sa di pesce!-esclamò un altro.

Ma ormai il piccoletto si era deciso. Tentò la prima volta di prendere la spada, ma il gigante si alzò improvvisamente. Edith era terrorizzata. L’altro fece una smorfia e la guardò, alzando gli occhi al cielo, per poi tentare nuovamente. Questa volta però venne afferrato dal gigante che, a quanto pare, lo aveva scambiato per il suo fazzoletto, tanto che ci si soffiò il naso.
Edith quasi urlò, presa in pieno dal terrore, ma bloccò l’urlo portandosi le mani davanti alla bocca. Osservò il tipo con aria disgustata, dato che era tutto pieno di muco.

-Guardate cosa mi è uscito dal naso! Ha braccia, gambe e tutto!- esclamò uno dei giganti.

-E tu cosa saresti?-sibilò il secondo.

-Uno Scass…uno hobbit.- rispose il mezzuomo.

-Uno Scasshobbit?-

Hobbit. Quindi lui era uno hobbit? Non che Edith sapesse cosa fosse, a dire la verità, ma almeno aveva modo di riconoscere tutti quelli uguali a lui. Ma ora doveva assolutamente fare qualcosa. Cercò qualcosa- qualsiasi cosa- con lo sguardo, per cercare di aiutare il tipo. Tastò per terra, finchè non riuscì a trovare delle pietre. Beh, sempre meglio di niente.

-Ci sono altri come te in giro?- continuò il primo, mentre Edith iniziava già a prendere la mira. Quindi lanciò con tutta la forza che aveva in corpo più sassi che poteva, cercando di colpire il gigante che teneva lo hobbit. Sbagliò in pieno, dato che colpì gli altri due, e questo non servì altro che a farli allarmare ancora di più.

-Sì, ce n’è un altro!- urlò il terzo, cercando di prenderla. Edith lo evitò, ma non riuscì a schivare il secondo, che la prese per le caviglie, proprio come era capitato all’altro, facendola penzolare a qualche metro da terra.

Edith sentì il maglione bianco che indossava risentire della forza di gravità, tanto che dovette tirarlo giù per evitare che vedessero troppo. Osservò spaventata i tre, sempre tenendo fermo il maglione.

-Non soffiatevi il naso, vi prego!- disse, mentre guardava lo hobbit completamente immerso nel muco di mostro.

-Ma questo non è un hobbit! E’ un umano femmina!-osservò uno dei tre.

-Troppo magro, è tutto pelle e ossa.-

-Sarà da rinforzo per lo spezzatino.-

Un’altra figura sbucò da un cespuglio e colpì uno dei giganti, facendolo cadere a terra e gemere per il dolore. Edith lo osservò. Era bello, estremamente bello, quello che la sua migliore amica avrebbe detto “da ovaie splotch”.

-Lasciateli!- urlò, spostando lo sguardo su lo hobbit e Edith, appesi come un salame.

-Cosa?- sbraitò uno dei tre.

-Ho detto: lasciateli!-

Fece roteare la spada, e fece un sorriso affabile, quasi di sfida.
“Boom, splotch! Addio ovaie, addio” pensò Edith, indecisa se incominciare a comportarsi da fan girl o preoccuparsi per la sua stessa vita. “Cazzo, Edith, devi decisamente rivedere le tue priorità!”
Il primo mostro lanciò lo hobbit, che finì contro il giovane, mentre Edith si trovò ancora per qualche secondo tra le grinfie dei giganti. Nel momento stesso in cui altri tipi spuntarono dalla foresta, si trovò ad essere lanciata di lato. Edith sbattè la testa contro un albero e,prima che il mondo diventasse nero, riuscì a vedere l’inizio della battaglia.
 


-Ragazzina? Ohey,ragazzina?-

Edith aprì gli occhi a fatica. La testa le faceva malissimo. Si accorse subito che il sole era sorto e che lei, chissà come, era sopravvissuta al volo. Un uomo vecchio, con uno strano cappello a punta, molto più alto di lei, la guardava. Attorno a lui, tutti gli uomini, piccolissimi, che avevano affrontato la battaglia, la guardavano con crescente curiosità.

-Eh…oh…i mostri!- esclamò Edith, allarmandosi.

-Con la luce del sole i troll sono diventati di pietra- spiegò il tipo che aveva aiutato, che era giusto di fianco al vecchio.

Edith guardò oltre i due e vide i tre troll- a quanto pare non erano giganti- pietrificati. Ammiccò un paio di volte e, in quel momento, vide che c’era una marea di arte persone, tutte basse, anche più di lei.

-Potevi farti uccidere!-continuò lo hobbit, con fare paternalistico.

-Scusa, ma se vedo qualcuno in difficoltà lo aiuto.- borbottò lei.

Edith, in effetti, era la tipica persona con l’anima da crocerossina. Poteva essere piena di problemi fino al collo, picchiata dai bulli, sbeffeggiata dalle ragazze, ma se vedeva qualcuno messo peggio di lei doveva per forza fare l’eroina.

-Cosa ci facevi qui da sola, ragazzina?- borbottò uno degli uomini, con voce roca. Era quello che aveva l’aria più solenne di tutti.

-Io ero con un gruppo, ma poi…-

Edith si bloccò. Aveva intuito che ormai non era più dove si trovava prima…ma adesso aveva visto troll, hobbit, gente strana, e ormai era sicura di non essere più sulla Terra. Il problema era diventato cercare di capire dove si trovava.

-Ma poi?- squittì un altro.

-…Mi sono persa- sussurrò la ragazza.

-Possiamo aiutarti. Dove stavi andando?-

La voce era quella del belloccio che aveva aiutato lei e lo hobbit. Edith sentì un blocco in gola. Abbassò lo sguardo.

-Non me lo ricordo.-

-Non te lo ricordi?-

-Per Durin, devi aver preso un bel colpo in testa!- esclamò un’altra voce.

-Almeno sai come ti chiami?-chiese un altro ancora.

-Edith. Mi chiamo Edith.-

E iniziano le presentazioni di tutti. Edith sbarra un poco gli occhi. Non ricorderà mai tutti quei nomi. Mai. MAI.

-Non perdiamoci in chiacchiere, ricordate che abbiamo altro da fare.- sbottò improvvisamente Thorin- Facciamo in fretta-

-E cosa facciamo per Edith?-chiese Bilbo, guardando prima Thorin e poi la ragazza.

-Non è un nostro problema.-

-Vuoi lasciarla qui da sola?!-

-Ha preso un colpo in testa, non sa neanche dove sta andando. Potrebbe finire di nuovo in pasto a dei troll- disse Bofur.

-Scusami?- chiese Edith, piegando il capo di lato con aria contrita.

-Lei viene, così ho deciso, Re sotto la Montagna.- disse Gandalf- Me ne occuperò io, non ti accorgerai neanche della sua presenza. Giusto?-

Edith annuì, cercando di sostenere lo sguardo duro di Thorin. Non era neanche sicura che volesse stare con loro, ma a quanto pare Gandalf non le lasciava altre alternative. Doveva seguirli, che le piacesse o meno. Thorin sbuffò appena, con aria infastidita.

-Fa come ti pare. Ma è affare tuo. Non la voglio tra i piedi.- sbottò.

“Gentile” pensò Edith, piegando leggermente il capo, senza però osare dar voce ai suoi pensieri.

-Non è possibile che dei troll di montagna si siano spinti così lontano.- osservò Balin- Probabilmente hanno una caverna da qualche parte.-

-Piena di tesori…-disse Fili.

I nani si guardarono, per poi mettersi alla ricerca della caverna. Gandalf ed Edith rimasero un po’ indietro, osservando i nani che cercavano, e successivamente trovavano, la famosa caverna dei troll. La ragazza puntò lo sguardo sul vecchio.

-Tu non hai perso la memoria, non è vero?- chiese Gandalf, spostando lo sguardo sulla ragazza.

Edith si trovò a boccheggiare, incapace di spiccicare parola. Sentì dapprima il calore abbandonarle il volto, per poi ritornare improvvisamente, quasi prepotentemente. Sembrava quasi che le orecchie le stessero andando a fuoco.

-E non sei neppure di questo mondo.-continuò lui, passandole uno zaino. Era lo zaino di Edith.-Sarà interessante scoprire qualcosa su di te. Ora andiamo, signorina. Non vorremmo far aspettare i nostri nuovi amici, vero?-

Edith annuì, imbarazzata, per poi seguire Gandalf all’interno della caverna dei troll.



Lo so, ho pubblicato troppo presto. Ma non sono proprio riuscita a resistere. Dovevo!
Diciamo che è un piccolo bonus per festeggiare la mia seconda prova, nella quale ho trovato la traccia sul Grande Gatsby *balla tipo Shakira*
Comunque, ringrazio tutti quelli che leggono la mia storia, quelli che hanno recensito, che l'hanno messa nelle seguite e nelle preferite.
Insomma, grazie a tutti <3
Se ci sono errori di qualsiasi tipo ditemelo senza farvi problemi! Su, devo migliorare <3
Un abbraccio e al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** As Forrest Gump ***


Edith storse il naso. L’odore all’interno della caverna era nauseabondo e l’aria era praticamente irrespirabile. Trattenne a stento un conato di vomito, mentre sentiva che i nani ancora tossivano per lo shock olfattivo. Portò il maglione sopra il naso, per andarlo a tappare, e proseguì all’interno della caverna. Arrancò, per poi osservare Thorin e Gandalf, che parlottavano. Lì accanto, dei nani stavano scavando per terra.

-Ahem…è una maniera per proteggere di più questi tesori.- mormorò Nori, imbarazzato, sentendo lo sguardo della ragazza addosso.

Edith si limitò a sorridere timidamente, per poi distogliere lo sguardo. In quel momento, Thorin le lanciò qualcosa ed lei riuscì a prenderlo al volo con chissà quale forza. Era molto pesante. Edith abbassò lo sguardo sull’oggetto che aveva preso e vide che era una spada, coperta di ragnatele. La ragazza non si fece pregare e si affrettò a tirarla fuori dall’elsa. Era stupenda, ma non sapeva come usarla.

-Potrebbe esserti utile.- borbottò il nano, per poi non degnarla più di uno sguardo.

“Bravo, ma non so come si usa!” pensò Edith, rimettendo la spada nell’elsa. Quindi la legò in qualche modo ai pantaloni. Era pesantissima, l’ avrebbe rallentata in tutto. Sospirò appena, infastidita.

-Uuh, fa vedere!- le disse Kili, ovvero il nano che aveva salvato lei e BIlbo, mettendosi accanto a lei- Lo zio Thorin ti ha dato una spada, no?-

Edith la estrasse dall’elsa e gliela porse, senza dire nulla. Si affiancò anche il fratello di Kili, Fili, che osservò con altrettanta meraviglia il dono di Thorin.

-É un po’ pesante.- osservò Edith, tristemente, mentre ora la spada passava in mano a Fili.

-Ti abituerai presto. Sembra un’ottima spada.-disse Fili, facendole un sorriso, mentre le ridava la spada, che ritornò ben presto nell’elsa.

 -Comunque hai dei bei capelli.- disse Kili, facendo un sorriso un po’ scemo.

Edith prese tra le dita uno dei suoi dread e inarcò lievemente un sopracciglio, mentre sul viso le si formava un sorriso tirato. A dire la verità quella era la prima volta che le facevano un complimento. Neanche i suoi genitori, e praticamente neanche la sua migliore amica, le avevano detto che aveva dei bei capelli, o che era bella lei, o che aveva fatto qualcosa di buono.

-Uhm…grazie?- sussurrò la ragazza.

-Usciamo di qui!- tuonò Thorin, perentorio.

Edith osservò i nani finire di coprire la buca e eseguì gli ordini del nano, uscendo affiancata dai due fratelli. Poi questi si allontanarono, e lei rimase indietro. No, adesso non si sarebbe messa a tapinarli solo perché le avevano rivolto un po’ di attenzioni. Era ancora sconvolta per tutto ciò che era successo…insomma, non è certamente da tutti i giorni finire in un mondo che chissà da dove salta fuori, dopo essere stata presa di mira dai bulli come al solito. Finalmente lasciò cadere il dread che continuava a tenere tra le dita, in modo quasi automatico.
La ragazza vide Thorin bloccarsi, in allerta, per poi volgere il capo verso Gandalf, che stava parlando con Bilbo.

-Gandalf! Un rumore! Qualcosa si avvicina!- esclamò Thorin

-Tirate fuori le armi! Non separatevi!- ordinò Gandalf, lasciando indietro Bilbo.

Edith gli fece cenno di avvicinarsi e, dopo qualche secondo di indecisione, lo hobbit si sistemò accanto della ragazza. Erano fianco a fianco, ancora indecisi sul da farsi. Si guardarono per qualche secondo: nessuno dei due sapeva come usare una spada. Il rumore si fece sempre più forte, finchè un uomo non sbucò dai cespugli, su una specie di slitta trainata da…conigli?
Edith abbassò l’arma, boccheggiando incredula. Non ci credeva. Era impossibile. Si aspettava di tutto: altri troll, mostri orribili, lupi, iene, zombie, soldati alieni. Ma MAI una cosa del genere.

-Radagast!- esclamò Gandalf, sorpreso, mentre il vecchio smontava dalla slitta.

“Ma quella che ha sui capelli è cacca di uccello?” pensò lei, tenendo lo sguardo fisso sul viso dell’uomo.

-Cosa ci fai qui?- continuò Gandalf, con fare scettico.

-Ti stavo cercando! C’è qualcosa che non va.- iniziò il vecchio, ma poi si bloccò, incapace di spiccicare parola.

Edith e Bilbo si scambiarono uno sguardo scettico, per poi tornare a guardare Radagast, che ancora non riusciva a parlare.

-Oh, maledizione! Avevo un pensiero, ma è scappato via…lo avevo proprio qui, sulla punta della lingua- mormorò lui, mostrando pure la lingua. Gandalf allungò la mano, e tirò fuori un insetto dalla bocca di Radagast.

-Un insetto stecco- fu il semplice commento di Gandalf.

Edith sbarrò gli occhi e non riuscì a sentire la mascella risentire della forza di gravità. Era letteralmente a bocca aperta. Sentì un sibilo accanto a lei e incontrò lo sguardo di Kili, che osservava la sua sorpresa cercando di trattenere le risate. I due anziani si allontanarono, per andare a parlare in privato.
Lei era ancora sconvolta, e non riusciva a distogliere lo sguardo dai due. Sentì tirare il maglione e, voltandosi, incontrò lo sguardo di Bilbo.

-Io, ecco…volevo ringraziarti per l’altra sera.-balbettò, imbarazzato- Non ho avuto modo di farlo.-

-Va tutto bene. Non devi ringraziarmi. Posso farti una domanda?- chiese lei.

Bilbò annuì, senza dire una parola.

-Esattamente…dov’è che stareste andando? Nel senso, cosa dovete fare, esattamente?- continuò Edith.

“Hai ripetuto due volte esattamente.” urlò il suo cervello. Edith si trattenne dall’alzare lo sguardo al cielo.

Bilbo stava per dire qualcosa, quando un ululato gelò il sangue a tutti i presenti. Edith sbarrò gli occhi, congelata dal terrore.

-Lupi? Ci sono i lupi, qui?-chiese Bilbo, tremante, mentre continuava a fissare i compagni, in preda al panico.

-No, quello non è un lupo…-iniziò Bofur, ma il ringhio si fece più vicino.

Edith si voltò e, poco più sopra di lei, vide un lupo. O almeno, sembrava un lupo. Era molto più grande, molto più cattivo e aveva dei penetranti occhi rossi. Mostrava i denti, incattivito. La ragazza era come paralizzata. Tratteneva quasi il fiato. Quando questo spiccò un balzo verso di loro, Edith fu trascinata di lato da Gloin, come per proteggerla, mentre Thorin colpiva l’essere con un fendente. Non ebbero il tempo di tirare un sospiro, che ne spuntò un altro. Kili si affrettò a colpirlo con una freccia, e stavolta fu Dwalin a dargli il colpo di grazia.

-Mannari ricognitori!- esclamò il Re di sotto la Montagna, estraendo l’arma dalla carcassa dell’animale- Un branco di orchi non è molto distante.-

-O…orchi?- balbettò Edith. “Pure quelli? Ma dove cavolo sono finita?”

-A chi hai parlato della tua impresa, Thorin?- sbraitò Gandalf, fronteggiando con lo sguardo il nano

-Oltre alla mia famiglia a nessun altro.- disse Thorin, duramente.

-A chi l’hai detto?!-

-A nessun altro! Lo giuro!-

-Ci stanno dando la caccia. Dobbiamo andarcene da qui!-

-Non possiamo!- piagnucolò Ori, sbucando da dietro un cespuglio- Non abbiamo i pony!-

Bene, perfetto. In un arco di poche ore era finita in un posto sconosciuto, aveva rischiato di essere mangiata da dei troll, aveva conosciuto un gruppo di stramboidi…e ora? Rischiava di essere dilaniata da mannari e da orchi. Una splendida giornata! Proprio splendida!

-Li depisto io.-si intromise Radagast, con l’aria di qualcuno molto sicuro di sé.

-Questi sono mannari di Gundabad! Ti raggiungeranno!- esclamò Gandalf.

- E questi sono conigli di Rhosgobel. Vorrei che ci provassero!.-

Edith spostò lo sguardo verso la slitta e guardò i conigli, che battevano la zampa a tempo sul terreno. Improvvisamente, sentì la necessità di adottarne uno. Scosse appena il capo: non avrebbe funzionato. O erano conigli a propulsione, oppure sarebbero morti tutti prima che potessero fare qualcosa.

-E quindi? Che si fa?- chiese Edith, lanciando un’occhiata a Radagast.

-Appena partirò, voi iniziate a correre.-

“Come Forrest Gump.” pensò Edith, cercando di reprimere la parte pigra del suo essere. Non aveva tempo per lamentarsi. Forse l’avrebbe fatto dopo…se ci sarebbe stato un dopo.
Radagast fece partire la sua slitta, e i nani, Bilbo e Edith stessa cominciarono a correre il più velocemente possibile, cercando di non farsi vedere.
Edith spostò lo sguardo, sentendo una serie di ululati, ringhi e intimidazioni in una strana lingua. Radagast era inseguito da uno squadrone di orchi a cavallo di mannari e il vecchio, a quanto pareva, se la stava pure ridendo. La ragazza non poteva credere che dei conigli potessero essere così veloci.
Ogni volta i conigli facevano cambiare direzione alla slitta, e il gruppo era costretto a fare delle virate mostruose, a volte rischiando anche di farsi notare. Edith iniziava ad essere stanca. Non era mai stata brava in educazione fisica: aveva una resistenza pari a zero e, malgrado fosse magra come un chiodo, non era praticamente allenata. Odiava fare sport. Ricordava ancora quella volta in cui i genitori l’avevano costretta a fare atletica leggera e si era quasi spaccata le ossa facendo...tutto. Era assolutamente impacciata. Aveva le ginocchia che tremavano, ma non potevano fermarsi ora. E non poteva neanche permettersi di inciampare, cadere, o vomitare.
Si appoggiarono contro una grande roccia, ed Edith riuscì a prendere un attimo fiato. Nel mentre, sentì un ringhio sopra le loro teste. Stava per mettersi a piangere e fu costretta a digrignare i denti per soffocare lo sconforto. Fu questione di pochi secondi: Kili scattò in avanti, e colpì il mannaro con una freccia. Questo rotolò sul lato della roccia, disarcionando l’orco, che non esitò ad attaccarli. I nani lo fecero fuori subito, e furono costretti a ricominciare a correre.

Fu come se tutto fosse ricominciato da capo, solo che ora gli orchi non inseguiva più Radagast, ma loro. La frustrazione di Edith era al massimo, tanto che continuava a pensare che non sarebbe sopravvissuta un secondo di più. Guardò dietro di sé: forse fu l’adrenalina, ma quando vide i mannari a poche centinaia di metri da loro, fu come se avesse messo il turbo. Ma non durò molto, perché ben presto si ritrovarono circondati da ogni lato.

-Kili! Colpiscili!-urlò Thorin, mentre il nipote si apprestava a incoccare una freccia.

Edith si trovava accanto ad Ori, che aveva appena colpito un mannaro sul muso con la sua fionda. Non funzionò, e Edith quasi si impietosì a vedere l’espressione distrutta del nano. La ragazza sguainò la spada e continuò a tenerla puntata in direzione del mannaro e del suo cavaliere. Non sapeva come riusciva a tenerla su, ma ce la faceva.

-Dov’è Gandalf?- urlò Thorin.

-Ci ha abbandonati!-esclamò Dwalin.

Il cerchio si stringeva e ormai ogni membro del gruppo era l’uno accanto all’altro. Kili continuava a lanciare frecce come se non ci fosse un domani. Edith non poteva credere che Gandalf se ne fosse andato. Si guardò intorno, alla ricerca disperata del vecchio, finchè non lo vide spuntare da dietro una roccia.

-Muovetevi, sciocchi!-urlò, per poi sparire nuovamente dietro di essa.

Si guardarono, per poi eseguire gli ordini di Gandalf. Corsero verso le rocce, e scoprirono un piccolo scivolo naturale che conduceva ad un tunnel. Edith si calò all’interno, senza però badare all’arrivo. Rovinò a terra e si alzò a fatica, giusto prima che fosse schiacciata da Balin. Quando ogni nano si calò nel buco, si sentì un rumore di corni da guerra, di battaglia, urla. Il cadavere di un orco cadde dentro alla buca, finendo ai piedi di Edith, che emise un gemito strozzato. Poi il silenzio.
Thorin si chinò sul cadavere, ed estrasse una freccia dal collo dell’orco. La esaminò, per poi guardare gli altri.

-Elfi.-



Io sono sconvolta.
Vedo quanta gente legge, recensisce, aggiunge tra le preferite, le seguite e le ricordate...
Sono veramente senza parole. Grazie <3
Grazie davvero a tutti quanti.
E' anche un periodo un po' brutto...tra esami, incazzature varie, domande di storia bastarde che ti fanno salire il Cristo...
Insomma, sì. Ma per un po' andrà tutto bene...almeno finchè non avrò gli orali. DUNDUN.
Grazie ancora, e spero che il capitolo sia almeno decente :D
Adieu (??)

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Capitolo 4
*** Elves and sounds ***


Edith inarcò le sopracciglia. Ma sì, in fondo si aspettava anche gli elfi. Insomma…perché no? Mancavano veramente solo loro. Anzi, no: mancavano solo le fate. C’erano le fate in quel mondo strano? Non osò chiederlo, ma semplicemente si limitò a seguire il gruppo, che nel frattempo aveva deciso di seguire il tunnel per trovare una via d’uscita. Abbassò appena lo sguardo e osservò il braccio destro: il maglione bianco era macchiato di rosso. Alzò prontamente la manica e scoprì un taglio lungo sette o otto centimetri. Il sangue aveva smesso di fuoriuscire, ma la ferita era ancora carne viva. Probabilmente se l’era fatta rotolando nel buco. Come aveva fatto a non accorgersene? Forse era stata l’adrenalina, ma più guardava il taglio e più sentiva la pelle bruciare.

-Sappiamo dove stiamo andando?-chiese lei.

-Ah, non ne ho la più pallida idea.- esclamò Ori.

-Perfetto.-

-Gandalf, dove stiamo andando?- chiese Thorin.

-Vedrai.-rispose laconicamente il mago.

Continuarono a camminare per il tunnel, borbottando di tanto in tanto tra loro. Edith non parlava con nessuno. Teneva le mani nelle tasche dei pantaloni e si limitava a guardarli senza dire nulla. Ascoltava. Non aveva quasi voglia di fare amicizia. In fondo, quelle volte che aveva provato ad avvicinarsi a qualcuno era stata presa di mira. Nel suo mondo parlava soltanto con i suoi, con suo fratello e con la sua migliore amica di una vita; degli altri aveva paura. E si sentiva in soggezione anche ad avvicinarsi ai nani, a Bilbo e a Gandalf.
Uscirono dal tunnel e spuntarono in un punto scavato nelle rocce. Edith rimase a bocca aperta. C’era una piccola città, simile quasi ad un castello, completamente circondato dalla vegetazione. Vicino al grande edificio c’erano almeno una decina di cascate, il cui rumore faceva eco per tutta la vallata. Era un sogno, un bellissimo sogno.

-La valle di Imladris!- disse Gandalf- Nella lingua corrente è conosciuta con un altro nome.-

-Gran Burrone…-sussurrò Bilbo, affascinato.

-Qui si trova l’ultima casa accogliente ad est del mare.-continuò il mago

-Era questo il piano? Trovare rifugio qui, dal nostro nemico?-sibilò Thorin, guardando Gandalf con aria minacciosa.

-Non hai nemici, qui. Il solo malanno che c’è in questa valle è quello che porti tu stesso.-

“Applicare sulla parte scottata, caro Thorin.” pensò Edith,cercando di trattenere un sorriso. Stava per parlare ancora, ma vide Kili di fianco a lei.

-E'  bellissimo, vero?-chiese lui, facendole un sorriso.

Edith annuì lievemente, per poi tornare a guardare il paesaggio davanti a lei.

-Comunque per essere un’umana sei bassa.- continuò Kili, osservandola da cima a fondo- Sei poco più alta di me.-

-Nella mia famiglia non sono molto alti.-mormorò Edith

-Però sei bella come un elfo.-

Edith inarcò le sopracciglia, senza capire.

-Non so come sono gli elfi…era un complimento?- chiese lei.

-Sì, è un complimento.-disse lui, ridacchiando, mentre un sorriso scemo gli si formava sulle labbra.-Ho la forte sensazione che adesso ne vedrai uno…o più di uno!-

-Oh….-Edith rimase in silenzio, cercando di assimilare l’informazione. Le ci volle un po’. Schiuse le labbra, sorridendo un po’ di più- …grazie.-

Con la coda dell’occhio vide gli altri nani iniziare a spostarsi, seguendo Gandalf e Bilbo. Edith fece un sorriso appena abbozzato, per poi apprestarsi a seguire gli altri, mentre Kili ritornava al fianco del fratello. Doveva solo riuscire a prendere un attimo di confidenza. In fondo Kili era simpatico. Respirò a fondo, mentre si avvicinavano. Attraversarono un ponte stretto, ed Edith sentiva una strana sensazione di farfalle nello stomaco. Era nervosa, felice, agitata, completamente affascinata. Non aveva mai visto niente di così bello in vita sua. Si fermarono su un piazzale e, dopo pochi attimi che erano lì, una figura scese le scale.
Era un uomo con i lineamenti fini, delicati, ed era bellissimo. Doveva essere un elfo. Edith sentì che aveva schiuso le labbra mentre lo fissava e non riusciva a togliergli gli occhi di dosso. Per un secondo le vennero in mente le parole di Kili e capì. Gli lanciò un’occhiata, e osservando l’occhiata eloquente del nano, fu costretta a distogliere lo sguardo.  L’elfo disse qualcosa di incomprensibile, e la ragazza inarcò entrambe le sopracciglia.

“Cazzo ha detto?” pensò Edith, sconvolta.

-Voglio parlare con Re Elrond.- rispose Gandalf, laconicamente, continuando ad osservare l’elfo.

-Sire Elrond non è qui.-fu la risposta dell’elfo.

-Non è qui? E dov’è?-

In risposta ci fu un risuonare di corni per tutta la vallata. Gli stessi che avevano sentito quando erano stati attaccati dagli orchi. Edith si voltò, frustrando l’aria con i dread. Li vide. Erano almeno una dozzina di uomini-elfi- che galoppavano verso di loro. Si sentì tirare, e messa al centro del gruppo insieme a Bilbo. Certo, da sopra i cavalli sembravano minacciosi, ma non avevano uno sguardo cattivo…ok, forse due o tre lo avevano, magli altri sembravano così amichevoli…forse. I cavalli si fermarono, e uno degli elfi si staccò dagli altri, e salutò Gandalf con un bel sorriso. Gandalf lo salutò chiamandolo “Re Elrond” e i due parlarono per qualche secondo in una lingua sconosciuta.

“Cosa darei per vedere i sottotitoli.” Pensò Edith, assottigliando appena lo sguardo, come se solo in quel modo sarebbe riuscita a capire una parola di quello che dicevano. Ma non avrebbe funzionato, ovviamente.

-É strano che degli orchi si avvicinino così tanto ai nostri confini.-osservò Elrond, parlando in una lingua comprensibile a tutti- Forse qualcosa o qualcuno li ha attirati.-

-Ah, forse siamo stati noi.-rispose Gandalf, indicando il gruppo ancora ben compatto.

Ben presto i nani sciolsero le righe, e Thorin si avvicinò al re degli elfi, guardandolo così gelidamente che Edith pensò di trovarsi in Alaska. Ma magari, in Alaska non c’erano elfi, nani, troll ed orchi. E, purtroppo, non c’erano neanche i conigli col propulsore. Ma forse a quello c’era un rimedio. Era ancora lì che ci pensava, tanto che si perse le spade che volavano dalle bocche dei due, ma non si perse Elrond che sfoggiava nuovamente la sua capacità linguistica. Edith inarcò di nuovo le sopracciglia.

“Mi prendono per il culo”

-Ci sta riempiendo di insulti!-esclamò Gloin, irato.

-Ma no, Mastro Gloin! Il re vi sta offrendo del cibo.-esclamò Gandalf.

Edith si ricordò che era da tempo che non mangiava. Avrebbe avuto il suo pranzo al sacco, ma le bustine di cracker erano ridotte in briciole, ed erano praticamente immangiabili. Insomma, non era
mica un piccione! I nani confabularono, finchè non decisero che dovevano mangiare qualcosa, e quindi accettarono l’invito dei re degli elfi.
Il pranzo fu veloce, e mentre tutti gli altri nani- Bilbo compreso- parlavano tra loro, Edith stava con il capo chino, mangiando in silenzio. Dopo due bocconi, sentì lo stomaco serrarsi improvvisamente. Quando era a casa sua, il casino a tavola era più o meno quello: i suoi genitori parlavano ad alta voce, smorzando la musica classica che si ostinavano a mettere in sottofondo e che nessuno voleva sentire, suo fratello Ethan,più grande di lei di cinque anni,rifiutava completamente di voler mangiare qualsiasi cibo verde- cosa che ora stava facendo Ori, osservando con disgusto una foglia d’insalata- e lei, da brava aspirante vegetariana, gli diceva di non rompere i coglioni. In quel momento era tutto diverso. Lei non era nel suo appartamento a Carnaby Street, Londra, e probabilmente non avrebbe più visto i suoi genitori e suo fratello.

-Edith, stai bene?- chiese Bilbo.-Sei incredibilmente pallida.-

-No, sto bene. Non devi preoccuparti!-esclamò lei, cercando di sorridergli, pur debolmente.

-Scusa, potresti seguirmi?- chiese un’elfa, chinandosi su Edith e porgendole la mano. Edith la fissò qualche secondo. Era bella, bellissima. La ragazza la fissò a lungo, aprendo la bocca senza riuscire
a spiccicare parola, finchè non riuscì ad allungare la mano verso di lei e stringergliela con delicatezza.

-Sire Elrond mi ha chiesto di prendermi cura di te- continuò l’elfa, conducendola verso l’interno dell’edificio con fare materno.- Mi hanno detto che sei ferita.-

Edith sbarrò gli occhi, per poi nascondere il braccio ferito dietro alla schiena.

-Non è niente.-borbottò lei, scuotendo il capo con veemenza.

-Non direi. E poi il mio Signore Elrond vuole farti indossare qualcosa di più comodo per il viaggio. Non credo che quei vestiti strani che indossi siano molto funzionali.-

Edith abbassò lo sguardo. In effetti non erano funzionali neanche quando era a Brecon con quelle bestie dei suoi compagni, figuriamoci se lo erano in quel momento. Le due si spostarono in una stanza, e l’elfa sparì per qualche minuto. Edith andò alla finestra: si stava facendo buio. Le lanterne venivano accese, e il posto diventava sempre più silenzioso. La festa di benvenuto era finita.

-Ti ho portato questi. Sono i più piccoli che abbiamo.-sussurrò l’elfa, passandole degli abiti.-Non è stato facile, dato che sei bassa per essere un’umana. Mentre ti cambi, vado a prendere qualcosa per curarti quella brutta ferita.-

Edith si voltò e si tolse il maglione, rimanendo in canotta. Nel frattempo, aveva sentito l’elfa uscire. Aprì la camicia blu notte che le aveva dato e si rese conto, dopo averla indossata, che le maniche erano troppo lunghe. Tipico. Le tirò su fino a metà gomito, per poi indossare i pantaloni di pelle nera, e anche lì dovette arrotolare gli orli. Si maledì di essere troppo bassa. Vide che c’era anche un mantello, ma quello decise di non indossarlo. Non ancora, almeno. Legò il fodero della spada ai pantaloni e, proprio in quel momento, entrò l’elfa.

-Siediti pure lì.-le ordinò, con gentilezza.-Come ti chiami?-

-Mi chiamo Edith.-mormorò lei, sedendosi.

-Io sono Aredhel. Adesso sentirai un po’ di male.-

Aredhel toccò Edith con un panno inumidito in chissà che cosa, e la ragazza dovette digrignare i denti per evitare di urlare. Sentiva il braccio bruciare, dalla punta delle dita fino all’attaccatura della spalla. Sentì pure le lacrime essere sul punto di uscire, ma le ricacciò indietro.

-Così non ci saranno bisogno di altri trattamenti per il braccio.-spiegò Aredhel, per poi prendere una fascia.-Cosa ci fai con questi nani?-

-E’ una bella domanda. Non so dove stiamo andando, o cosa stiamo facendo. Non so nemmeno cosa stessi facendo io prima di questo.- sussurrò Edith, mentre osservava Aredhel che le fasciava il braccio.

-Sire Elrond ha accennato a una tua amnesia.-

-Oh, certo che Gandalf non sta mai zitto. Tra un po’ dice a tutti anche quando ho il ciclo mestruale.-

Edith sbiancò, per poi scuotere il capo, mentre l’elfa rideva con fare leggero.

-Su, non fare quella faccia. Di certo non ti ha sentito.-ridacchiò Aredhel, mentre chiudeva la fasciatura.-Sei una persona divertente. Ora vai pure dai tuoi compagni.-

Edith la ringraziò con un sorriso, per poi precipitarsi fuori dalla stanza dove, per poco, non si scontrò con Balin e Thorin, che avevano appena finito di parlare con Elrond, o almeno questo era quello su cui stavano discutendo. Thorin la guardò dalla testa ai piedi.

-Ora sei minimamente decente.- sbottò il nano, per poi accelerare il passo.

-Non ascoltarlo, io ti trovo stupenda.-sussurrò Balin, facendole un occhiolino amichevole.

Edith si sforzò di trattenere una risata, mentre sul viso le si formava un sorriso. Ora i due nani ed Edith erano uno accanto all’altro, che si dirigevano verso il resto del gruppo.

-Come va con il braccio?- chiese Thorin, indicando con un cenno del capo la fasciatura della ragazza.

-Bene. Mi ha messo una cosa strana che mi ha br…-

Ma mentre stava per finire la frase, sentì una musica ad altissimo volume che conosceva fin troppo bene. Sbiancò immediatamente, mentre Thorin e Balin sguainavano le spade e correvano verso il gruppo. Edith li seguì correndo, e trovò quello che si aspettava: i nani erano lì, che osservavano terrorizzati il suo mp3, senza cuffiette, che urlava le parole di una canzone delle Icona Pop.

I GOT THIS FEELING ON THE SUMMER DAYS WHEN YOU WERE GONE, I CRASHED MY CAR INTO THE BRIDGE, I WATCHED I LET IT BURN…

Edith maledì suo fratello: era stato lui a regalarle quell’mp3 per Natale. Un mp3 speciale, perché rendeva possibile l’ascolto delle canzoni anche senza le cuffie, attraverso delle piccole casse impiantate direttamente nell’oggetto. La ragazza maledì anche se stessa, perché ascoltava sempre la musica ad un livello mostruoso.

…I DON’T CARE! I LOVE IT!

Veloce come il vento, la ragazza raccolse l’mp3 da terra e chiuse la canzone. Quindi osservò i nani e Bilbo, che la osservavano sconvolti. Edith alzò le mani al cielo, in segno di resa, mentre stringeva l’mp3 tra le mani.

-…Posso spiegare.- mormorò lei.

-Oh, ti conviene, ragazzina!-tuonò Thorin, con fare più incattivito del solito.

-É colpa mia.-iniziò Kili.-Ero curioso di vedere cosa aveva Edith nello zaino, e ho toccato quell’oggetto. Non dovevo, non prendertela con lei.-

-Che cos’era quella cosa?-chiese Balin, certamente più calmo di Thorin, che sembrava volesse uccidere Edith.

-Ecco…nel posto da dove vengo ci sono degli…artigiani. Questi artigiani riescono a prendere le voci delle persone che cantano e la musica e le mettono qui dentro.-mentì lei, cercando di inventarsi una
scusa all’ultimo minuto.

-Prendono le voci ai cantanti? E come fanno poi a cantare?- chiese Ori, inorridito.

-No! No, non prendono le voci dei cantanti…diciamo che…riescono a farne una copia. Non so come facciano…ma lo fanno!- spiegò lei.

-Certo che avete della musica strana, da dove vieni.- borbottò Gloin

Edith si limitò a farsi sfuggire una risatina nervosa dalle labbra, senza osare replicare. Era una situazione buffa: lui le diceva che il suo mondo era strano, quando quello in cui si trovava ora era popolato da creature strane. Fili le fece segno di sedersi tra lei e il fratello, e lei lo fece, senza aprire bocca.

-Ci fai ascoltare qualcos’altro?-chiese Kili, porgendole l’mp3.

-Certo, così svegliamo tutta Gran Burrone con quella musica infernale!-sbottò Dwalin.

-Ve la faccio ascoltare con le cuffie,ok?...Sempre se le trovo.-mormorò Edith, frugando nello zaino. Avevano proprio guardato tutto. Ci mise un po’ a trovare le cuffie, per poi passarle ai due nani.-Servono per non far sentire la musica agli altri. Dovete metterle nelle orecchie.-

Fili e Kili fecero come ordinato e,dopo due secondi netti, iniziarono a muovere la testa a tempo con la musica, muovendosi a tempo. Edith posò lo sguardo sui cavetti che le passavano davanti, tagliandole la visuale. Dalle cuffie riusciva chiaramente a sentire la canzone: erano i Killers.

-Devi venire da molto lontano per avere oggetti del genere.-osservò Thorin, lanciandole uno sguardo indagatorio.-Sono sicura che neanche gli elfi sapranno riconoscere una cosa simile.-

-Diciamo di sì, non sono di qui. Ma questo lo avevate capito, no?- sussurrò Edith.

-Come si chiamano le terre da dove vieni?-

-Inghilterra.-

-…Mai sentite. Devono essere molto lontane.-

-NOOOOO!-

L’urlo di Kili e Fili spaventò tutti. Edith guardò i due, per poi guardare l’mp3. Era morto, probabilmente a causa dei continui urti…o forse era finita la batteria. In effetti la ragazza non ricordava di averlo ricaricato, prima di uscire di casa. Non ne avrebbe comunque avuto bisogno.

-Non funziona!-esclamò Fili.

-Ma siete scemi tutti e due?! Urlare così per un giocattolo?!- sbraitò Thorin, furioso.

-La musica era divertente! E adesso cosa facciamo?- chiese Kili.

Bofur cominciò a mormorare una canzone. Ben presto si unirono anche gli altri nani, mentre Edith e Bilbo rimanevano in silenzio, ascoltando come incantati il canto dei nani. La ragazza sentì improvvisamente un grande senso di affaticamento, e di sonnolenza. Si stropicciò gli occhi: non voleva dormire. Non poteva farlo. Voleva sentire la canzone, DOVEVA sentirla.

“Non mi farà male se chiudo gli occhi due minuti…solo due minuti…solo…”

Ma prima che potesse ripeterselo nuovamente, si addormentò.






MANCANO TRE GIORNI *va in apnea*
Sì, tra tre giorni ho l'orale, e mi sto cagando addosso.
HALP.
Grazie a tutti quelli che hanno il coraggio di leggere la mia storia. Sì, vi ringrazierò sempre. Avete dei coglioni di ferro, non so come facciate XD
Incrociate le dita per me!

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Capitolo 5
*** Homesick ***


-Edith…Edith?-

La ragazza aprì appena gli occhi, per trovarsi di fronte alla faccia di Bombur. Sobbalzò appena, alzando di scatto la testa. Proprio in quel momento, si accorse di essersi addormentata sulla spalla di Kili, che non si era mai mosso per lasciarla dormire.

-Cosa?-chiese lei, con la voce ancora impastata dal sonno.

-Dobbiamo partire.-sussurrò Kili, alzandosi

Edith si stropicciò gli occhi, e mise bene a fuoco il gruppo: si stavano tutti preparando per partire, ma mancava qualcuno.

-Dov’è Gandalf?- chiese la ragazza, passandosi una mano sul viso.

-Lui ci raggiungerà dopo.- sbottò Thorin, infastidito- Ora alzati, dobbiamo andare.-

-Devo stare con Gandalf. Non vorrei essere un problema per te.-sibilò Edith, con un poco di rancore.

Thorin la fissò a lungo, con sguardo duro, ed Edith ebbe la forza di sostenerlo: la ragazza aveva capito fin da subito di non stare simpatica al nano e non aveva intenzione di fingere di essere gentile, o di fare quello che voleva lui. Poteva essere il re di qualsiasi essere vivente nell’Universo; di tutti, tranne che il suo. Il nano serrò la mascella.

-Per questa volta gli faccio un favore, anche se l’idea di abbandonarti in mezzo alle montagne mi alletta molto. E ora fa come ti dico e muoviti.- rispose duramente Thorin.

Edith sibilò innervosita, per poi prendere il suo zaino ormai razziato dai nani. Se lo mise sulle spalle e seguì il gruppo, rimanendo a debita distanza dal Re sotto la Montagna, che avrebbe volentieri preso per i capelli come una ragazza del ghetto. Forse per via della sua aria da tipa mestruata, nessuno dei nani e nemmeno Bilbo osarono parlarle durante quelle lunghe ore di cammino. Il paesaggio cambiava continuamente, e ben presto- o quasi- si rese conto che stavano salendo una montagna. Il sentiero si fece via via più stretto, fino a costringere il gruppo a camminare in fila indiana, rasenti al muro di roccia. La parte peggiore fu quando iniziò pure a piovere. Edith odiava la pioggia e,soprattutto, odiava i temporali: e ora era lì, attaccata come una piovra alla montagna, durante un diluvio, cercando di combattere da un lato il sentiero scivoloso, e dall’altro la sua prepotente brontofobia, che l’avrebbe costretta a fermarsi, se non fosse stato per Fili che la spingeva in avanti con delicatezza.
Le gocce di pioggia si mischiarono alle lacrime di frustrazione e terrore della ragazza. Reprimeva ogni singhiozzo, ma non riusciva a smettere di piangere. Era la situazione più brutta della sua vita, in via assoluta. In più, Bilbo aveva rischiato di cadere e il panico era cresciuto.

Un boato squarciò l’aria, e Edith lo vide: era una parete rocciosa, ma si muoveva. Rimase paralizzata dal terrore, mentre le rocce prendevano la forma di una figura umana, o quasi umana. Perché non si era finta malata? Perché era andata a quella schifosa gita scolastica? Non sarebbe stata lì, a rischiare la vita. Doveva insistere, doveva stare con Gandalf. Maledetto Thorin.
La roccia iniziò a sgretolarsi sotto ai puoi piedi, aprendo un varco. Fili su svelto, prendendola per le spalle e attirandola a sé con fare protettivo. Si trovarono sballottati, e presto scoprirono con orrore che si trovavano sulle ginocchia di uno di questi giganti. Urlarono di terrore, mentre i giganti iniziavano a prendersi a pugni, come in un incontro di pugilato. Il gruppo era diviso in due, ed Edith faticava a tenere l’equilibrio. Si aggrappò a Fili, che non l’aveva lasciata un secondo.

-Stiamo per schiantarci!-urlò Ori, indicando la parete di roccia di fronte a loro.

-Dobbiamo saltare, altrimenti verremo schiacciati!- urlò Bofur, ancora più forte.

La parete di roccia si avvicinava sempre di più, il ginocchio del gigante di pietra era velocissimo.

-ORA!- urlò Fili, spingendo la ragazza. Edith gridò, in preda al terrore, atterrando con violenza contro la roccia. Gemette di dolore, e subito dopo tutti gli altri del gruppo erano accanto a lei. Respirò a fondo, cercando di calmarsi, mentre anche l’altra parte della compagnia li raggiungeva. Kili si avvicinò a lei e Fili, che nel frattempo si erano alzati, e strinse il fratello in un breve abbraccio.

-State bene?-chiese lui

-Credo che Fili mi abbia rotto una costola.-mormorò Edith.

-Esagerata!-rise Fili,cercando di sciogliere lo stress. Stavano quasi per morire, ed Edith lo sapeva benissimo. Se non ci fosse stato lui, probabilmente sarebbe stata una versione body art di un quadro di Pollock.

-Dov’è lo Scassinatore?-chiese Bofur, guardandosi intorno.

-Lo Scassinacosa?-domandò Edith a sua volta, aggrottando le sopracciglia.

Ma prima che potesse darsi una risposta, spostò lo sguardo e vide Bilbo appeso alla rupe, con i piedi che penzolavano nel vuoto. Il primo istinto fu quello di scattare verso di lui- cosa che fece- ma Dwalin le bloccò il passaggio e andò in soccorso dello hobbit. Edith continuò ad osservare la scena, terrorizzata. Riprese a respirare solo quando si vide che tutti erano sani e salvi.

-Credevo lo avessimo perso…-sospirò Dwalin

-Lui si è perso fin da quando ha lasciato casa sua-sibilò Thorin, lanciando un’occhiata di fuoco allo hobbit-Non sarebbe mai dovuto venire. Non c’è posto per lui tra noi.-

Edith si sentì uno schifo solo guardando la faccia di Bilbo. Come poteva Thorin essere così crudele? Voleva abbracciarlo, dirgli che lui era perfetto così, e che non doveva ascoltarlo, ma i nani si erano già ficcati dentro una fenditura nella roccia. Il gruppo la controllò da cima a fondo finchè non la decretarono sicura. Dovevano dormire in quella grotta, zuppi e al freddo, dato che Thorin aveva detto che sarebbe stato più sicuro se non ci fosse stato un fuoco acceso.

La ragazza si sdraiò a terra e chiuse gli occhi, tentando di dormire. Non ci riusciva, malgrado sentisse la stanchezza di ore ed ore di camminata. Si rannicchiò in posizione fetale, costringendosi a rilassarsi, cercando di eliminare ogni pensiero dalla testa. Ma più ci provava, più sentiva la gola serrarsi.
“Dannazione” pensò, passandosi una mano sul volto.
Aprì gli occhi, e osservò gli altri dormire per qualche minuto. Posò lo sguardo su Bofur, che faceva da guardia all’ingresso. Tanto valeva stare con lui, piuttosto che osservare il soffitto sperando in qualche miracolo. Si alzò e, cercando di non pestare qualche nano, andò verso di lui.

-A quanto pare non riesco a dormire.- sussurrò lei, giocherellando nervosamente con uno dei suoi dread.-Posso stare con te per un po’?-

Bofur le fece un sorriso, per poi stringersi un poco, in modo che la ragazza potesse sedersi accanto a lui.

-C’è qualcosa che non va?- sussurrò lui di rimando, osservando Edith che si stava accomodando di fianco a lui.

-No,è solo che…-Edith fece una pausa- Le parole di Thorin, quelle che ha detto a Bilbo…Non c’è posto per me, qui. Io non sono adatta a questo. Non so neanche perché Gandalf mi abbia trascinato in questo casino. –si passò le mani tra i capelli- Avrebbe dovuto abbandonarmi in mezzo alla foresta.-

-Ha fatto bene a portarti con noi, invece.-

-Perché? Non so fare niente. Non so neanche dove state andando, o cosa volete fare. Io non sono fatta per questo.-Edith indicò attorno a loro.-Non so combattere, non so correre, mi spavento per uno stramaledetto temporale, figuriamoci davanti a quei cosi mannari.-

-Sai qual è il problema? Che non hai fiducia in te stessa. A quest’ora saresti già morta se non fossi capace. E sai che penso? Che Gandalf abbia voluto darti una chance. Vuole dimostrarti che puoi farcela. Sarà anche strano, ma non metto in dubbio le sue decisioni.-

Bofur le strinse delicatamente una spalla, facendole un sorriso di incoraggiamento.

-Perché ora non mi fai un sorriso? Hm?- continuò lui.

Edith gli sorrise debolmente.

-Grazie. Davvero, Bofur. Avevo bisogno di un discorso del genere…Bilbo?-

Mentre parlava, la ragazza vide lo hobbit passare davanti a lei. Lo afferrò per il mantello.

-Dove credi di andare?-sibilò Bofur con preoccupazione, alzandosi.

-Torno a Granburrone- rispose Bilbo.

-No, non puoi! Fai parte della Compagnia, ora. Sei uno di noi!-

-No, in realtà no, vero? Thorin ha detto che non dovevo venire, e ha ragione.-respirò a fondo- Non sono un Tuc, sono un Baggins…chissà che mi è saltato in testa! Non dovevo uscire dalla mia porta…-

-Hai nostalgia di casa.-cominciò Bofur- Lo capisco…-

-No, tu non puoi! Tu non capisci, nessuno di voi capisce. Siete nani! Siete abituati a questa vita. Vivere per strada, non appartenere mai ad un posto, non appartenere mai a niente!-

Edith vide il sorriso sul viso di Bofur scomparire, senza lasciare traccia.

-Io…mi dispiace, non avrei dovuto…-disse Bilbo, cercando di riparare il danno.

-No, hai ragione. Noi non apparteniamo mai a niente.-sospirò Bofur.

-Bilbo, io non sono un nano. Io capisco come ti senti…Dio solo sa quanto mi manchino i miei genitori, e quanto mi manchi mio fratello.- Edith fece una pausa, mentre un sorriso le si formava sul volto-Sì, mi manca anche lui, quel brutto idiota...il punto è che tu servi a qualcosa. Tu sei qui, non ti vogliono lasciare andare perché il tuo posto è questo. Thorin può dire quello che vuole, ma la verità è che tu appartieni a questa compagnia tanto quanto gli altri.-

Lo hobbit la fissò, e per un secondo rimasero a guardarsi, come se la loro conversazione stesse continuando nelle loro menti. Bilbo abbassò il capo, pieno di sconforto.

-Mi dispiace.- mormorò lo hobbit.

Edith sentì il mondo crollarle addosso. Non era capace neanche a convincere qualcuno, figuriamoci a fare cose ben più gravose. Perché aveva deciso di seguirli?

-Ti auguro il meglio…dico davvero.-

Bofur diede una pacca sulla spalla allo hobbit, ed Edith lo abbracciò per qualche secondo. Appena si staccarono, il nano notò una luminescenza. Bilbo sguainò la spada e la vide illuminata di un azzurro intenso. I due maschi si guardarono e Edith li guardò, confusa.

-Cosa vuol dire? Perché si illumina?- chiese lei.

Ma prima che potesse avere una risposta, il pavimento si aprì sotto di loro. Caddero per molti metri, sbattendo contro la roccia più e più volte. Quando atterrarono- fortunatamente Edith era caduta addosso a Bombur, il più “morbido” della compagnia- videro che non erano da soli. Un gruppo di goblin si stava dirigendo verso di loro. Neanche due secondi dopo, Edith sentì le mani artigliati di quei mostri tirarla verso di loro. Portò le mani sulla testa, come per proteggerla, incapace di contrastarli. La compagnia venne trascinata per metri per lunghi corridoi fatti di ponti sospesi. Ogni singolo nano urlava di lasciarli, minacciava. Lei non osava aprir bocca, era terrorizzata. Il paesaggio si aprì di fronte a loro, mostrando una vera e propria città nella roccia, fatta di ponti sospesi. Per un attimo il terrore si trasformò in meraviglia, finchè non si trovarono davanti ad un mostro enorme, simile a un troll. Forse era un troll, ma Edith non poteva dirlo con certezza. Trattenne un urlo, e sentì uno dei goblin toglierle la spada per poi farla cadere a terra, in mezzo alle altre armi.

-Chi osa entrare armato nel mio regno?- berciò quello che sembrava il re di quella città- Spie? Ladri? Assassini?!-

-Nani, vostra malevolenza- gracchiò uno dei goblin.

-Nani?!-

-Trovati nel portico anteriore-

-Beh! Non state lì impalati! Perquisiteli! Ogni fessura! Ogni crepa!-

Edith fu toccata nuovamente dai goblin e si costrinse a rimanere ferma, anche se aveva voglia di piangere e dimenarsi. Non la perquisirono troppo, anche perché non aveva altro. Vide però lo zaino volare in mezzo al gruppo con le spade. Sospirò: tanto non aveva niente di utile. Potevano anche tenerselo.

-Che cosa ci fate da queste parti?- chiese il re, alzandosi dal suo trono- Parlate!-

Il gruppo rimase in silenzio. Anche Edith non osò aprir bocca: in fondo, lei era lì per caso, come dall’inizio di quell’avventura.

-Molto bene! Se non vorranno parlare saremo costretti a farli strillare!- urlò il troll- Portate qui il Maciullatore! Portate qui lo Spezzaossa! Cominciate con i più giovani!- e indicò Ori.

Il nano sbarrò gli occhi ed Edith si mise davanti a lui, proteggendolo con le braccia. Se avessero provato a toccarlo, avrebbero dovuto passare sopra il suo cadavere.

-Aspetta!-

La voce di Thorin fece tacere le altre, e il gruppo di goblin che circondava la compagnia si aprì intorno al nano. Thorin cominciò ad avanzare, mettendosi tra Ori ed Edith, superandoli però di un passo.

-Bene bene bene…chi abbiamo qui?-chiede il troll, divertito- Thorin, figlio di Thrain, figlio di Thror, re di Sotto la Montagna!- fece un inchino, mentre i goblin sghignazzavano attorno a loro- Oh, ma giusto! Tu non ce l’hai una montagna! E non sei neanche un re. Questo fa di te un nessuno.-

Ci fu qualche secondo di silenzio.

-Conosco qualcuno che pagherebbe per avere la tua testa.-continuò- Solo la testa, nient’altro attaccato! Forse tu sai di chi sto parlando. Un vecchio nemico: un orco pallido, a cavallo di un mannaro bianco.-

-Azog il Profanatore è stato distrutto. Trucidato molto tempo fa- sibilò Thorin, stringendo i denti dalla rabbia.

-Così credi che i suoi giorni da profanatore siano finiti,vero?-

Edith, come al solito, non capì. Osservò gli altri nani, come se questi potessero darle una risposta, ma vedendo le loro espressioni rammaricate decise che era meglio tenere quella domanda da parte, come tante altre che le frullavano nella testa. Il troll ghignò, per poi avvicinarsi a un esserino seduto una carrucola. Gli sussurrò qualcosa, per poi tornare a guardare i suoi prigionieri.
Un rumore di cingoli costrinse la ragazza a voltarsi, e vide con orrore avvicinarsi del macchinari che dovevano essere i famosi “Maciullatore” e “Spezzaossa”. Ora sì che era preoccupata. Dopo neanche un secondo su uno di quei cosi sarebbe morta. Nell’agitazione generale dei goblin, uno di questi sguainò la spada di Thorin e urlò terrorizzato. I goblin lì attorno e il re si allontanarono spaventati.

-Quella spada! E’ la fendi-orchi!- strillò il troll

I goblin iniziarono a menar fendenti a destra e a manca, come se non ci fosse un domani. Edith cercò di proteggersi, ma continuavano a colpirla. Sentì un paio di braccia attirarla da parte, e la ragazza vide Kili tentare di proteggerla dai colpi. Tutto d’un tratto una luce accecante li colpì, facendoli cadere a terra. Era Gandalf. Edith non si sentì mai tanto contenta in vita sua. Lo avrebbe abbracciato, ma il mago disse loro di imbracciare le armi. I nani si risvegliarono improvvisamente, e presero le loro armi. Edith riuscì a prendere la sua spada, e si rese conto che stava per combattere contro uno di quei mostri. Le mancò il fiato. Non poteva farlo, non era capace.

In quel momento, uno dei tanti goblin si diresse verso di lei quasi correndo ed Edith si mosse di conseguenza: riuscì a parare malamente ogni fendente, per poi- chissà come- infilzarlo. Doveva essere il più grande colpo di culo della storia dei colpi di culo. O aveva guardato troppe serie tv a carattere medievale. Altrimenti non c’erano spiegazioni.
Da lì iniziò l’ennesima fuga della compagnia lungo i ponti sospesi, mentre continuavano a volar fendenti verso chiunque osasse sbarrare la strada.

-Ma porca puttana, sono ovunque!-borbottò Edith, tirando un calcio verso un goblin che si stava issando sul ponte.

-Sta dietro di me!-le intimò Kili, continuando a correre.

Continuarono a correre e a combattere a lungo, finchè la strada non venne sbarrata dal troll, spuntato da uno dei ponti. Edith indietreggiò, e ben presto la compagnia si rese conto di essere intrappolata.

-Pensavi di potermi sfuggire? Hm?!- urlò il troll, colpendo Gandalf con il suo scettro, e costringendolo a indietreggiare ulteriormente- Che intendi fare,ora, stregone?-

Senza che Gandalf se lo facesse ripetere due volte, colpì il re con il bastone e con la spada, fino a dargli un colpo di grazia. Tuttavia, appena il corpo del troll toccò il ponte, questo iniziò a cedere, fino a spezzarsi sotto i loro piedi. Caddero ancora, urlando. La ragazza si aggrappò all’abito di Gandalf, che appena toccarono terra la aiutò ad alzarsi.

-Sono contenta di vederti-sussurrò lei, facendogli un sorriso debole.

-Vedo che sei tutta intera. disse Gandalf, mentre gli altri nani cominciavano ad alzarsi.

-Galdalf!-urlò Kili, in preda al terrore.

I goblin si stavano avvicinando. Ed erano tantissimi. Non potevano affrontarli tutti, sarebbe stato un suicidio.

-Solo una cosa ci salverà! La luce del sole! Presto, andiamo!- urlò Gandalf.

La compagnia corse più veloce che poteva, finchè non videro l’uscita davanti a loro. Edith si voltò indietro, osservando per l’ultima volta la dimora dei goblin, per poi uscire definitivamente. Quando sentì il calore del sole sulla pelle, capì che erano finalmente salvi.
 



Ok,ce l'ho fatta!
Ho passato indenne la maturità, e anche se non sono uscita con un voto stratosferico sono assolutamente soddisfatta :3 (anche perchè sono arrivata a un mese dalla fine con 4 materie sotto, quindi è un miracolo solo che io sia stata ammessa.)
Dunque, so che avrei potuto scrivere meglio, ma ho Caronte che mi alita sul collo. 
Cercherò di fare meglio la prossima volta!
Un bacione, cari vacanzieri! <3

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Capitolo 6
*** Eagles ***


Si fermarono in mezzo alla boscaglia. Edith poteva sentire Gandalf contare ognuno di loro, chiamandoli per nome. Appoggiò la schiena contro un albero, cercando di prendere fiato. Era stata una bella corsa, tutto sommato, ed era ancora dolorante per la caduta, ma almeno Gandalf era lì con loro e, soprattutto, non erano più inseguiti dai goblin.

-Dov’è Bilbo?-chiese Gandalf, guardandosi intorno.

Edith alzò rapidamente il capo, fino a farsi venire un capogiro, per poi guardarsi intorno con apprensione. Bilbo era ancora lì dentro? Si era perso? O, peggio ancora, era morto? No, Bilbo non poteva essere morto.

-Pensavo fosse con Dori!-esclamò Gloin, puntando il dito sull’altro nano.

-Ehi, non incolpate me!-sbottò Dori.

-Dove l’avete visto l’ultima volta?- chiese Gandalf, fuori di sé dalla rabbia.

-Deve essere sgattaiolato via quando siamo stati catturati…-osservò Nori.

-Sai che è successo? Bilbo ha trovato un’occasione e l’ha colta!-sbottò Thorin- Pensava al suo soffice letto e alla sua calda dimora da quando ha messo piede fuori dalla porta. Non lo rivedremo mai più, ormai è lontano.-

Edith sentì la rabbia montare dentro di lei. Bilbo poteva ancora essere in mano dei goblin e quello stupido di Thorin diceva che era scappato. Voleva rispondergli per le rime, e lo avrebbe fatto. Si rese conto che lo stava già facendo.

-Bilbo potrebbe essere ancora lì dentro, in pericolo! Potrebbe essere morto! E tu lo stai già dando sulla strada verso casa? Stai scherzando, spero!-esclamò lei, mentre indicava la montagna dalla quale erano usciti.

I nani si ammutolirono, osservando la ragazza che con una forza che mai aveva mostrato ora fronteggiava il re di Sotto la Montagna. Thorin la fissò con durezza e rabbia. Edith se ne fregò altamente: se aveva danneggiato l’ego del nano, erano problemi di quest’ultimo, non suoi.

-Voi continuate per la vostra strada, a fare chissà che, perché io vi sto seguendo ma non so che caspita stiamo andando a fare…io torno a cercare Bilbo. Sì, torno in quel posto buio e puzzolente perché nessuno deve essere lasciato indietro.-

-Sono qui.-

Edith si girò e vide Bilbo osservare la compagnia. La ragazza sorrise, contenta di vederlo. Non l’aveva nemmeno sentito arrivare, non sapeva da dove fosse spuntato, ma non le importava. Strinse lo hobbit in un abbraccio, che Bilbo stesso ricambiò. Quando si staccò, vide uno sguardo colmo di gratitudine: che l’avesse sentita? Anche gli altri sembrano contenti di vederlo.

-Bilbo, ti davamo per scomparso!-esclamò Kili.

-Come hai fatto a superare i goblin?-continuò Fili

Bilbo si lasciò sfuggire una risata carica di nervosismo, mentre si sistemava le tasche della giacca. Gandalf lo guardò per qualche secondo, per poi scuotere il capo.

-Beh, non importa.- disse il mago.

-Importa eccome!-esclamò Thorin- Voglio saperlo. Come mai sei tornato?-

Bilbo fissò Thorin per qualche secondo, per poi cominciare a parlare.

-So che dubiti di me. Lo so, l’hai sempre fatto! E hai ragione, penso spesso a Casa Baggins- lo hobbit strinse le spalle- Mi mancano i miei libri, la mia poltrona e il mio giardino. Vedi? Quello è il mio posto. E’ casa mia. Perciò sono tornato; perché voi non ce l’avete, una casa. Vi è stata portata via e voglio aiutarvi a riprendervela, se posso.-

Edith rimase in silenzio, come il resto della compagnia. Ora capiva. Non avevano più una casa. Erano stati cacciati? Gliel’avevano portata via con la forza? Questo non lo sapeva.
Un ululato riecheggiò nel bosco, e la ragazza guardò indietro, con l’aria più desolata che potesse fare.

-No, dai.- sussurrò lei- Non ci credo.-

-Correte!-urlò Gandalf.

Ormai correre era diventata la loro occupazione, ed Edith non si sentiva più così esausta come le prime volte. Sembrava quasi che ormai si fosse abituata a tutto ciò. Inoltre aveva lasciato il suo zaino dai goblin, e quindi non sentiva più alcun peso sulle spalle.

-Salite sugli alberi! Muovetevi!- esclamò Gandalf.

Edith cercò di arrampicarsi, ma non riusciva a raggiungere il ramo. Saltò verso l’altro, e vide Kili prenderle la mano e issarla con lui.  La aiutò quindi a salire sui rami più alti. Edith guardò in basso e vide i mannari balzare per cercare di prenderli, circondando gli alberi. Ringraziò il cielo di non soffrire di vertigini, altrimenti sarebbe stata fottuta. Si issò su uno dei rami più in alto e si sedette sopra, rimanendo a cavalcioni: se fosse stata in piedi sarebbe sicuramente scivolata. Guardò in basso, e vide avanzare un grosso orco dalla pelle bianchissima, a cavallo di un mannaro bianco. Aveva già sentito quella descrizione.

-Azog, il profanatore- sibilò Thorin, dando voce ai pensieri di Edith.

Azog iniziò a parlare in una lingua sconosciuta, con una voce roca e sibilante che mise paura alla ragazza. Quando vide i mannari avanzare e balzare nuovamente verso di loro, si aggrappò spasmodicamente al ramo, per evitare di cadere giù. Ad ogni salto e urto, gli alberi si muovevano pericolosamente, rischiando di essere sradicati. Uno degli alberi accanto a lei cadde verso il suo, trascinandosi dietro tutti gli altri. Ci furono urla ed Edith si trovò capovolta, con la testa che dava verso il basso, i dread che oscillavano. Era attaccata come un koala al ramo. Perse la presa e cadde sul ramo di un altro albero, riuscendo ad afferrarlo appena in tempo, prima che l’albero dove stava in precedenza cadesse nel precipizio davanti a loro. Boccheggiò, usando tutta la forza che le era rimasta per rimettersi al sicuro.

Una pigna infuocata passò davanti a lei, per poi finire vicino ai mannari, che si allontanavano spaventati. Il fuoco. Avevano paura del fuoco! Alzò lo sguardo, e vide Gandalf passare delle pigne infiammate a ognuno dei nani. Ne strappò una anche lei, avvicinandola poi a quella di Kili per fare in modo che si accendesse. Quindi la lanciò di sotto. I mannari indietreggiarono ultimamente, fino a fuggire. Ci furono delle urla di vittoria, ma l’albero dondolò ulteriormente, facendo dondolare la compagnia sopra il vuoto. Edith si teneva a fatica su uno dei rami, usando solo la forza delle braccia.
Cercò di issarsi nuovamente, ma si sentiva completamente spompata. Era già tanto se riusciva a stare lì, quindi non osò fare di più. Al contrario, Thorin avanzò lungo il tronco, pronto a fronteggiare Azog.

“No, sta scherzando.” Pensò Edith, sentendo i piedi penzolare nel nulla. Guardò in basso. Se fosse caduta, sarebbe morta di sicuro.

Il mannaro di Azog spiccò un balzo, mentre Thorin correva verso l’orco con fare agguerrito. Tuttavia, quando il mannaro atterrò, il nano venne messo al tappeto. Edith trovò la forza per sbattere la fronte contro l’albero, dal momento che non poteva fare un facepalm. Thorin continuava a subire i colpi dell’orco, senza riuscire a contrastarlo.

“Ora lo ammazza. Oddio, ora lo ammazza.” Pensò la ragazza.

Vide Bilbo alzarsi e rimanere fermo lì, ad osservare la scena. Dwalin chiamò il nome dell’amico e si dimenò, rischiando di cadere giù. Era la fine, o almeno era quello che pensava la ragazza. Sarebbero morti tutti, nessuno escluso. Bilbo respirò a fondo e sguainò la spada. Iniziò a correre e si avventò contro uno degli orchi. Edith non poteva crederci: lo stava ammazzando, e lo stava facendo anche bene. Alcuni dei nani riuscirono a issarsi e a correre in soccorso degli amici; al contrario, la ragazza sentiva la presa farsi sempre più precaria. Le mancavano le forze. Chiuse gli occhi e cadde.
Rimbalzò su qualcosa e aprì gli occhi di scatto. Non era morta? Abbassò lo sguardo e vide che si trovava sul dorso di un’aquila gigante. Represse un urlo, iniziando ad agitarsi. Come cavolo faceva un’aquila ad essere così grande.

-Rilassati e reggiti forte, piccolina. Andiamo a prendere i tuoi amici- disse l’aquila, con una voce innaturale.

-OH PORCA TROIA MA TU PARLI.-urlò Edith, facendo comunque quello che le diceva l’animale.

-Certo che parlo! Ma da dove vieni?-

Planarono e presero al volo Bilbo, che stava cadendo nel vuoto. Lo hobbit si strinse contro l’animale, guardando la ragazza davanti a lei. Edith allungò la mano verso di lui, per stringergliela.

-Thorin…-balbettò lui.

-Sta bene…deve stare bene. Se non sta bene lo uccido- sussurrò lei.

-Vi consiglio di riposarvi.-disse l’aquila.

Edith rimane in silenzio, sentendo poi un certo peso sulla sua schiena: Bilbo si era addormentato appoggiandosi a lei. Fece un sorriso e appoggiò il viso tra il piumaggio dell’aquila. Stranamente si addormentò subito.
Quando riaprirono gli occhi era mattina. Edith guardò in basso e vide che stavano volando sopra le montagne, sopra alle nuvole. Era uno spettacolo meraviglioso, assolutamente inimitabile. Sentì lo hobbit mugolare dietro di lei, per poi alzare il capo. Nel frattempo, l’aquila planò verso una roccia e atterrò lì per qualche secondo, per permettere loro di scendere. Si diressero subito verso Thorin: era immobile, pallido e respirava debolmente. Gandalf gli sfiorò il volto e il nano aprì gli occhi a fatica, per poi puntarli su di loro.

-Dov’è lo Hobbit?-chiese Thorin, iniziando a muoversi.

-Bilbo sta bene, è qui con noi.-mormorò Gandalf.

Thorin si mise in piedi a fatica e puntò Bilbo, mentre Kili e Fili erano andati con fare trafelato da Edith e continuavano a controllare il suo stato di salute. Era indolenzita, aveva male ai muscoli, ma stava bene. Tutti stavano bene. La ragazza si sentì sollevata.

-Tu.-iniziò Thorin, avvicinandosi a Bilbo- Cosa avevi intenzione di fare? Volevi farti ammazzare? Ho detto che non saresti sopravvissuto al mondo oltre la Contea e che non sei parte del nostro gruppo…Non mi sono mai sbagliato così tanto in vita mia.-

Thorin strinse Bilbo in un abbraccio e ci fu un coro di esclamazioni allegre venire dalle labbra della compagnia. Edith sorrise, contenta che Bilbo fosse considerato parte della compagnia. Il sorriso le scomparve dalle labbra: lei non lo sarebbe mai stato. Lei era lì solo perché Gandalf lo voleva, niente di più.

-Scusa se ho dubitato di te.-concluse Thorin.

-No, anch’io avrei dubitato di me stesso. Non sono un eroe, o un guerriero…è quello che penso che sia?- chiese Bilbo, fissando un punto all’orizzonte.

Il nani si voltarono ed Edith vide una montagna in lontananza; una montagna solitaria. Schiuse le labbra: a quanto pare era quella la loro direzione. Sembrava lontana miglia e miglia.

“Per fortuna che ci sono le…”

Edith vide le aquile volare via, allontanandosi verso chissà quale luogo.

“…no, niente, scherzavo.”

-Ci conviene cominciare a scendere e trovare un posto dove riposare-disse Thorin.

Trovarono un sentiero e cominciarono a scendere dalla collina dove le aquile li avevano lasciati. Non dovettero fare molta strada e ben presto trovarono riparo.  Si sedettero in cerchio attorno ad un fuoco, e finalmente riuscirono a riposarsi. Ma a quanto pare Gandalf aveva qualcosa da dire alla compagnia.

-Beh, la mia intenzione era quella di portarvi tutti sani e salvi al di là delle Montagne…e ce l’ho fatta. Purtroppo non posso continuare questo viaggio con voi, dal momento che ho altri affari da sbrigare. Tuttavia cercherò di raggiungervi al più presto.-spiegò Gandalf

Edith fece per avvicinarsi allo stregone, ma questo la fermò con una mano.

-Non puoi venire con me, Edith. Preferirei che tu continuassi il viaggio con la compagnia di Thorin- continuò, per poi posare lo sguardo su quest’ultimo.-Ricordo le tue parole, ma ti chiedo un favore da amico. E’ più sicura nelle tue mani che nelle mie.-

-Non voglio essere un disturbo, andrò per la mia…-iniziò Edith, ma la voce di Thorin sovrastò la sua.

-Va bene.-

“COSA?!”

-Comunque voglio cercare di tirarvi fuori da questa situazione.-riprese Gandalf- Insomma, non avete cibo, non avete pony, non avete nulla…inoltre siamo fuori dal tracciato che dovevamo seguire in origine. Però conosco una persona che può aiutarvi.-

I nani lo supplicarono a lungo di rimanere, gli offrirono di tutto, ma lo stregone sembrava irremovibile. Li liquidò con un forse, che suonava più come un no che come un sì.

-Ho bisogno di un bagno.-si lamentò Bombur, grattandosi il capo.

-Facciamo un bagno nel fiume!- propose Kili.

Tutti i nani e anche Bilbo sembravano d’accordo, e Gandalf rispose loro con un sorriso. I nani iniziarono a spogliarsi, ignorando completamente la presenza di Edith, che corse via balbettando qualche frase sconnessa. In realtà non si allontanò troppo, semplicemente proseguì a nord lungo il fiume. Passò una mano tra i dread e sospirò appena, sedendosi in riva al fiume, a gambe incrociate. Appoggiò le mani a terra e sentì dei sassi sotto le dita. Le sembrava così strano essere finalmente in pace: niente più orchi, niente inseguimenti, niente di niente. Sperando che la persona che li avrebbe aiutati non fosse un pazzo psicopatico. Dopo un po’ di tempo, Kili si unì all’amica.

-Perché sei scappata così?- chiese lui, ingenuamente.

-Ecco, vi stavate spogliando e…-Edith chinò un poco il capo.

-Oh…Non hai mai visto un uomo…?-

-No, mai…-fece una pausa-…c’è stata solo quella volta in cui dovevo andare in bagno e ho trovato mio fratello che si stava lavando. Orrore.-

Kili rise appena, per poi guardare le dita della ragazza, che continuavano a lisciare i sassi con nervosismo. Il nano osservò a lungo il viso di Edith, indugiando particolarmente sul lieve sorriso che aveva sulle labbra e sugli occhi che osservavano lontano.

-Hai mai giocato a far rimbalzare i sassi sull’acqua?- chiede improvvisamente Edith, girandosi verso il nano.

-No, quando ero piccolo io e Fee facevamo altri giochi.- rispose lui, osservando la ragazza che ora si era messa in piedi, stringendo un sasso tra le mani.

-Se vuoi ti insegno. Non è difficile…devi soltanto metterti nella posizione giusta- e mentre lo diceva, Edith aveva piegato le ginocchia e si era messa di tre-quarti, per poi lanciare il sasso, che rimbalzò tre volte.

Ci provò anche Kili, ma non riuscì a far rimbalzare il sasso.

-No, usi troppa forza.-disse Edith, sorridendogli- E poi metti la mano in modo sbagliato. Vedi, è più così…-

La ragazza gli prese gentilmente la mano e gliela torse con delicatezza. Kili lanciò il sasso, che dopo due rimbalzi venne inghiottito dai flutti. Edith sorrise, osservando l’espressione sorpresa farsi largo sul volto del nano.

-Ti sfido!-esclamò lui.

-Tu, cosa? No, è ovvio che perdi. Salvo il tuo onore!- ridacchiò lei

-Ma per piacere! L’ho fatto al primo colpo!-

-Secondo.-

Kili allungò la mano verso di lei.-Quanto scommettiamo che vinco io?-

-Se vinco io mi devi portare in spalla la prima volta che mi vengono male ai piedi.-disse lei, senza ancora allungare la mano.

-E se vinco io mi dai un bacio! Ci stai?-

Appena i due si strinsero la mano per suggellare il patto, sentirono la voce di Thorin tuonare verso di loro, con il suo solito tono burbero.

-Voi due! Smettetela di giocare, dobbiamo andare!-

Kili ed Edith si sorrisero complici, per poi raggiungere la compagnia. Il viaggio ricominciava, ed Edith non sapeva che quella sfida sarebbe stata semplicemente rimandata.
 


Ehi ehi! <3
Sono contenta di essere riuscita ad aggiornare!
D'ora in poi seguirò ciò che è scritto nel libro, e meno quello del film, quindi se non lo avete letto-cosa che dubito fortemente-fermatevi qui C:
Spero di riuscire ad aggiornare prestissimo!
Un bacione a tutti e grazie!

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Capitolo 7
*** Beorn ***


-E quindi dove stiamo andando?- chiese improvvisamente Bilbo, osservando lo stregone accanto a lui.
 
Erano in viaggio da alcune ore, ed Edith era rimasta in silenzio per tutto il tempo. Aveva ascoltato a malapena pure i discorsi dei nani, cosa che di solito cercava di fare per scoprire dove stessero andando e perché. Ma quel giorno aveva altro per la testa: si chiedeva da quanti giorni fosse in viaggio e da quanto tempo mancasse da casa. Cosa avrebbero pensato i suoi genitori? Suo fratello? La sua migliore amica? Probabilmente sarebbe mancata solo a loro. Quelle che l’avevano spinta in quella buca non avrebbero sicuramente provato rimorso per la sua scomparsa, anzi, probabilmente ne sarebbero state pure contente. In fondo lei non era mai piaciuta a nessuno.
Le parole di Bilbo, tuttavia, richiamarono l’attenzione della ragazza, che distolse un attimo il focus dai suoi pensieri e ritornò alla realtà.
 
-Andremo da quel Qualcuno di cui vi parlavo mentre stavate facendo il bagno- cominciò Gandalf, sistemandosi le maniche della lunga veste-E’ una persona eccezionale, ma è un tipo che si incollerisce molto facilmente, quindi badate bene a come vi comportate con lui. Solo il cielo sa come potrebbe reagire.-
 
-Ma andare da qualcuno con un carattere meno difficile?- chiese Fili, inarcando le sopracciglia.
 
-No, non possiamo! E se volete saperne di più, si chiama Beorn. E’ molto forte ed è un mutatore di pelle.-
 
-Mutatore di pelle? Intendi un pellicciaio?- chiese Bilbo, perplesso
 
-Santissimo cielo, no! E non provate a pronunciare la parola “pellicciaio” a meno di cento miglia da casa sua e non osate nemmeno provare a dire qualcosa come tappeto, cappa, stola, manicotto o altre parole simili!-esclamò Gandalf
 
-E se dicessi coperta di pelo?- sussurrò Kili in mia direzione, facendomi sibilare per trattenere una risata. Gandalf ci lanciò un’ occhiata di ammonimento e continuò a parlare.
 
- Con mutatore di pelle intendevo dire che muta la sua pelle a proprio piacimento: a volte è un grande orso nero, altre un uomo forte dai capelli neri, con grosse braccia e una grande barba. Alcuni dicono che sia un orso discendente dai grandi orsi delle montagne che vivevano lì prima dei giganti, altri che discenda dai primi uomini che vivevano in questa parte del mondo prima dell’arrivo dei draghi. Nessuno sa la verità, ma lui non è il tipo a cui porre delle domande.-
 
Lo stregone prese fiato, e osservò le espressioni interessate sul volto dei suoi interlocutori. Edith era rimasta assolutamente rapita da quella storia: sembrava quasi una di quelle favole che le nonne raccontano ai nipoti e che queste hanno sentito a loro volta dalle loro nonne. Lei non era riuscita a conoscere nessuno dei suoi nonni, ma ricordava quella volta che la nonna della sua migliore amica aveva raccontato loro le storie delle Highlands.
Ma mentre ci stava pensando si rese improvvisamente conto che lei non era finita in un posto tanto diverso: troll, mannari, nani ed elfi. Cadere in quel buco l’aveva scaraventata in un mondo paragonabile alle favole che aveva sentito da piccola. E quell’improvvisa epifania l’aveva sconvolta in modo piacevole e terribile al tempo stesso.
 
-Comuque Beorn vive in un querceto ed ha una grande casa di legno. Alleva gli animali, soprattutto bestiame e cavalli, e non ne uccide neanche uno, neanche per mangiarli.- continuò Gandalf- Sappiate che vi presenterò gradualmente, a due per volta. Vi farò un fischio quando entrare anche voi.-
 
Tutti annuirono e nessuno rispose alle parole di Gandalf. Camminarono ancora a lungo, finchè non raggiunsero una grande distesa di fuori e non videro delle grosse api ronzare da una parte all’altra del prato. Edith si irrigidì e appena una di queste si avvicinò troppo, si nascose dietro Balin, malgrado fosse più basso di lei.
 
-Suvvia cara, è solo un’ape!- esclamò il nano, divertito
 
-Un’ape che se mi pungesse mi farebbe morire in modo istantaneo- rabbrividì Edith, osservando quelle api grosse quanto il suo pollice svolazzare attorno a loro.
 
-Sei troppo drammatica!- esclamò Kili, circondandole le spalle con un braccio- Finchè siamo con te le api non ti faranno nulla!-
 
Edith annuì, ma pensò ardentemente a un barattolo formato famiglia di insetticida nella sua mano. Per carità, a lei gli animali piacevano, ma gli insetti non poteva soffrirli. Se fosse stato nella sua volontà avrebbe presto esempio dai Dalek di Doctor Who e li avrebbe sterminati tutti. Odiava le api in particolare perché ne era allergica, ma aveva anche un’incontrollata aracnofobia. Fece una smorfia, pensando che lei aveva tanti di quei difetti e paure da riempirci un’anfora. Come faceva ad essere ancora viva in quel posto?
Osservò Bilbo e Gandalf avanzare per primi verso la dimora di Beorn e sospirò.
 
-Quindi dobbiamo aspettare cinque minuti e poi si va a due a due?-chiese la ragazza- Capisco che questo tipo è scorbutico, ma non è che facendo così miglioreremo di tanto la cosa.-
 
-Prende la situazione un po’ meglio.- spiegò Balin- Cosa diresti se sedici persone piombassero tutte insieme dentro casa tua?-
 
-Io penso che sedici persone non ci starebbero neanche, a casa mia- osservò, e appena sentirono il primo fischio, partì la prima coppia.
 
Lei era stata affiancata a Bombur, per ultima, e aveva dovuto aspettare un pezzo prima che potesse fare il suo ingresso e salvarsi dalle api. La casa di Beorn era molto grande, con i mobili che sembravano fuori misura per ognuna delle persone presenti nella stanza; certo, per tutte tranne che per Beorn. Edith rimase sorpresa nel vedere quanto fosse effettivamente grande quell’uomo, anche più di quanto Gandalf le avesse fatto immaginare. Aveva veramente un aspetto inselvatichito, da orso, cosa che le sembrò strana più del dovuto.
 
-Beh, adesso che siete davvero in sedici, e visto che gli orchi sanno contare, ciò significa che siete tutto ciò che si trovava sugli alberi, e quindi possiamo continuare la storia senza altre interruzioni- disse Beorn, con una voce roca e cavernosa, selvatica. Sembrava quasi provenire dall’interno di una grotta.
 
Gandalf raccontò all’uomo il resto della loro storia, dal salvataggio in extremis delle aquile fino al loro lungo viaggio fino ai confini delle sue terre, e Beorn fu così sorpreso da offrire un pasto alla Compagnia. Edith per poco non si strozzò con la saliva quando vide gli stessi animali che l’uomo allevava cominciare a preparare la tavola e portare cibo e bevande. Rimase così sconvolta che malgrado Fili e Kili avessero provato a intavolare una conversazione con lei, non riuscì a prestare loro attenzione. In quel momento l’unica cosa alla quale riusciva a pensare erano quei classici Disney che lei e il fratello guardavano da piccoli, in cui le principesse venivano aiutate da ogni tipo di animale possibile e immaginabile. Il solo pensiero di quell’omone che in solitudine cantava e si faceva fare il letto da uccellini e topolini per poco non si strozzò con l’idromele che nel frattempo aveva iniziato a bere insieme agli altri nani.
Gli uomini mangiarono e parlarono molto, soprattutto riguardo a una foresta che aveva più volte sentita chiamare “Bosco Atro”. A quanto pare questo luogo, da meraviglioso e sicuro, era diventato insidioso e pieno di pericoli. La parte divertente? Dovevano proprio passare per di là per andare a fare quello che dovevano fare, qualsiasi cosa dovessero fare. Edith non mangiò molto, con la testa piena di domande irrisolte, e malgrado Bofur la incitasse a mandare giù qualcosa in più, lei non ce la fece proprio.
Presto Beorn se ne andò e la Compagnia rimase da sola.
 
-E’ ora di andare a dormire- disse Gandalf, alzandosi in piedi- Qui staremo al sicuro, tuttavia non dovete uscire da qui prima del levar del sole, per nessun motivo..-
 
Si sistemarono in dei letti che erano stati preparati chissà quando – di certo lei non se ne era accorta – e il sonno la avvolse come una grande coperta nera.
 


Edith si svegliò di soprassalto dopo qualche ora, quando udì un latrato provenire dall’esterno e un rumore di passi trascinati fuori dalla porta. Si mise seduta e rimase ad ascoltare per lunghi minuti, finchè il suono non cessò. Si mise in piedi e si allontanò dalla zona con i letti, sentendo il cuore in gola. Ritornò in quella sala dove avevano mangiato e bevuto in compagnia del Mutatore di pelle, quando vide una figura familiare seduta al tavolo dove avevano cenato poco prima.
Thorin avvertì la presenza della ragazza e la salutò con un cenno del capo. Edith andrò a sedersi di fronte a lui, torturando un dread con le dita.
 
-Non riesci a dormire?- chiese Thorin a bassa voce
 
-Ho sentito un rumore e mi sono svegliata- sospirò lei, osservando in direzione della porta.
 
Rimasero in silenzio per un po’, finché Edith non decise che quel silenzio era troppo fastidioso e non prese la parola.
 
-So che non ti sto un granché simpatica, che non ti fidi probabilmente perché non mi conosci bene, perché sostanzialmente sono una persona incapace e imbranata, o addirittura perché sono una donna, e mi dispiace essere piombata qui all’improvviso. Però ho bisogno di sapere dove state andando e perché, dato che a quanto pare Gandalf non vuole lasciarmi andare da sola-
 
-Non è vero.-
 
-Cosa?-
 
-Non è vero che non mi fido di te- iniziò il Re sotto la Montagna, grattandosi la barba- Malgrado non ci conoscessi hai dimostrato una fedeltà e un senso di unità onorevole. Ti ho giudicato male, ragazzina.-
 
Stava davvero sentendo quelle parole? Quel nano scorbutico e antipatico le stava davvero dicendo che si era sbagliato? Seriamente? Era così sorpresa che Thorin decise di andare avanti con il suo discorso.
 
-La nostra casa, Erebor, è stata presa anni fa da un drago avido e assetato di ricchezze di nome Smaug. Siamo stati a lungo lontani da lì, e adesso vogliamo riprendere ciò che è nostro: Erebor e il suo oro. E ovviamente uccidere il drago.- spiegò il nano
 
-Uccidere un drago. Un drago? Sul serio? Come farete a uccidere un drago?- chiese lei, torturandosi le dita- Insomma…un drago è leggermente più grande, ha degli artigli che sono più o meno grandi come me e te messi insieme, per tre volte, e boh…sputano fuoco. Sai, no, Dracarys!-
 
-Dracarys?-
 
-Lascia perdere- si batté una mano sulla fronte. Cos’era quella, la giornata dei citazionismi?- Comunque finché Gandalf deciderà che per me è opportuno rimanere nella Compagnia farò di tutto per aiutarvi. Fidati di me.-
 
-Davvero posso fidarmi di te, Edith?-
 
-Non dovresti?-
 
-Allora è vero che non ricordi nulla di quello che è successo?-
 
Edith si morse il labbro inferiore e alla fine scosse il capo.
 
-No. So cosa è successo, ma probabilmente se te lo dicessi non mi crederesti e mi diresti che sono pazza.-
 
-Provaci.-
 
Ed Edith gli raccontò la sua storia, dal momento in cui era arrivata in quella grande zona insieme al suo gruppo, a quando era stata spinta dentro alla buca e si era ritrovata costretta a seguire il tunnel. Gli disse che era arrivata lì, vicino all’ “accampamento” dei troll, senza sapere come fosse finita lì e per quale ragione, il che era la verità. Ancora si chiedeva come le fosse stato possibile raggiungere quel posto sconosciuto alla mappa camminando semplicemente in un cunicolo buio e stresso. Era una cosa da libro di fantasia, oppure da fanfiction, quelle che aveva letto mille e mille volte con la sua migliore amica durante le lezioni. E invece eccola lì.
 
-Forse Gandalf ti tiene con noi perché vuole scoprire qualcosa di più sul tuo strano caso- tentò Thorin, portando lo sguardo all’esterno, dove la luna piena brillava in mezzo al cielo nero.- Comunque penso che sia meglio che tu vada a dormire, ragazzina. Presto ci addenteremo nel Bosco Atro, e non sappiamo cosa potrebbe aspettarci in quell’oscurità. E ho bisogno che tu stia concentrata.-
 
Edith annuì, e tornò a letto. Malgrado avesse la testa ancora confusa, riuscì ad addormentarsi quasi subito, cadendo in un sonno senza sogni.
 
 

Ciao a tutti!
Alla fine sono tornata anche io, dopo aver vissuto delle avventure più o meno piacevoli.
Fatto sta che ho affrontato un trasferimento in una grande città a causa dei miei studi universitari e ho avuto bisogno di molto tempo per ambientarmi, abituarmi alle lezioni e, certo, per far amicizia con altre persone. Ho sofferto di attacchi di panico e di solitudine, che mi hanno portata a dover andare dallo psicologo (ringraziamo il cielo che il mio psicologo sia figo! ;) )
Ovviamente, il mio impegno principale è stato -e sarà ancora- lo studio, anche se, purtroppo, non ha dato i risultati sperati. Ma proprio per niente.
Comunque sono tornata, scrivendo un capitolo che troverete noioso e banale e spero vivamente di riuscire a rifarmi con i prossimi capitoli.
Mi dispiace di avervi fatto attendere così tanto e ringrazio tutti quelli che ci sono stati e che mi hanno sostenuta malgrado non aggiornassi da così tanto tempo.
Un grande abbraccio e un sentitissimo GRAZIE.

 

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