Black and White

di Nanix
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Niky ***
Capitolo 2: *** Ryan ***
Capitolo 3: *** Niky e Ryan ***
Capitolo 4: *** ora capisco qualcosa... ***
Capitolo 5: *** io diventerò tuo amico.. ***
Capitolo 6: *** Ryan-Jonnhy ***
Capitolo 7: *** la più vera delle verità ***
Capitolo 8: *** non dovevi farlo... ***
Capitolo 9: *** spiegazioni, rivelazioni.. ***
Capitolo 10: *** posso essere Ryan.. ***
Capitolo 11: *** e questo chi è? ***
Capitolo 12: *** scuse e..jennifer ***
Capitolo 13: *** solo amici? ***
Capitolo 14: *** Mi piaci... ***
Capitolo 15: *** mi sono innamorato ***
Capitolo 16: *** cos'è? ***
Capitolo 17: *** natale e trasferimento ***
Capitolo 18: *** lunedi 1° ***
Capitolo 19: *** lunedi2 ***
Capitolo 20: *** i benefici della luna ***
Capitolo 21: *** ma... ***
Capitolo 22: *** addio ***
Capitolo 23: *** ora lo sà ***
Capitolo 24: *** all'aeroporto ***
Capitolo 25: *** ti amo ***



Capitolo 1
*** Niky ***


Sento la sveglia suonare incessantemente, la mia testa sprofonda ancora un po’ in quei due cuscini di piuma d’oca che uso per dormire. Tiro fuori dalle coperte il braccio destro e a tastoni cerco la sveglia per spegnerla. Il suo rumore lo trovo fastidioso, ma non perché devo alzarmi dal letto, ma perché mi infastidisce, prima di distruggerla avevo una bella radio sveglia, e quando era ora d’alzarsi si accendeva la radio.

Scendo dal letto e metto i piedi per terra. Il pavimento è ghiacciato, nonostante non sia ancora inverno, cerco disperatamente le mie ciabatte, e quando finalmente le trovo tiro un sospiro di sollievo. Mi alzo, apro finestre e ante, si preannuncia una giornata stupenda. Il sole risplende alto nel cielo sereno, nessuna nube minacciosa nei dintorni.

Meglio cosi, sono sempre stata convinta che iniziare male il primo giorno di scuola porti sfortuna, per ora durante i miei 4 anni di liceo non mi è mai capitato di iniziare a male.

Mi sposto dalla finestra e cerco sulla scrivania i miei occhiali da vista, dalla montatura nera e lenti finissime. Su consiglio del mio ottico potrei anche fare  a meno di indossarli, dato che mi mancano solo 0,25 e 0.50 decimi per occhio, ma preferisco indossarli sempre, mi danno un aria più intellettuale e questo mi piace.

Ancora in pigiama, raggiungo mia madre al piano di sotto, per piano di sotto intendo il nostro nuovo ristorante. Dopo essersi separata, mia madre si è licenziata dal suo lavoro da impiegata, e ha avuto la brillante idea di aprire un ristorante, nella speranza che faccia successo. Per ora non è molto conosciuto e siamo solo io e lei a lavorare, ma secondo lei tra poco ci sarà il boom e allora avremo bisogno del personale vero. Come se io non lo fossi.

“Buongiorno tesoro, che mangi per colazione”

“Buongiorno mamma, cappuccino e brioche al cioccolato, come sempre”

Mi siedo sulla sedia davanti al bancone del bar, e osservo mia madre che prepara il cappuccino. Per avere 40 anni suonati lo devo ammettere è ancora una bella donna. Porta i capelli biondi raccolti in una morbida coda di cavallo, sul viso ha qualche ruga ma sono poco evidenti, quasi invisibili oserei dire, gli occhi verdi mentre lavora, anche solo per prepararmi la colazione, le brillano si vede che ama questo lavoro e finalmente dopo tanto tempo la vedo felice.

-tieni Niky, oggi è il primo giorno, non sei agitata?-

-no, non lo sono perché dovrei esserlo?-

-non saprei, sei 4 adesso.-

-tranquilla non sono agitata-

-ok,vuoi leggere l’oroscopo?-

Dicendo questo, mi passa il giornale che arriva la mattina, sfoglio velocemente le pagine, non mi va di leggere le notizie riguardanti la cronaca, mi mettono tristezza addosso e mi rendono anche di cattivo umore.

Arrivo alla penultima pagina, con lo sguardo scorro i segni zodiacali finche non trovo il mio.

-Leone. Si prevede un anno fortunato e ricco di avvenimenti. Farai incontri in grado di cambiarti la vita, attento a non farti coinvolgere troppo però. In quanto alla salute cerca di stare al caldo il può possibile, sarà un inverno freddo e il leone non ama i climi troppo freddi.-

-forse quest’anno non hanno proprio indovinato-

-già, io che non amo i climi freddi, che stupidaggine-

Non posso dire di amare il freddo, ma il freddo da una parte è cosi romantico. Stare davanti al fuoco sul divano, sotto le coperto con accanto la persona che ami. Perfetto direi.

Peccato solo che io odi, l’altro sesso. Ho una repulsione verso i maschi, che la cosa sorprende pure me.

Guardo l’orologio a pendolo affisso alla parete accanto ad una nostra foto di famiglia, quando ancora in famiglia eravamo in 4, segna le 7.30. Mi alzo dalla sedia e torno al piano superiore per vestirmi. In camera cerco i vestiti che avevo preparato la sera prima, essendoci solo due camere e due bagni, la mia cameretta è piuttosto spaziosa e anche se è sempre in ordine faccio molta fatica a trovare le cose. Finalmente dopo un po’ li trovo, sulla poltroncina rossa che uso generalmente per leggere.

Maglietta nera a maniche corte, felpa  nera e rossa e un paio di jeans. Tutti perfettamente stirati la sera prima, la cosa che non riesco a tollerare è appunto indossare i vestiti stropicciati, mi da un senso di disordine e mancanza di cura nel aspetto fisico.

Vado in bagno, mi lavo i denti e il viso, cercando di fare il più velocemente possibile.

Appena finisco di lavarmi prendo la cartella e dopo aver salutato mia madre esco di casa.

Appena giro l’angolo incontro Viky e Jonnhy.

Conosco Viky da una decina d’anni, siamo cresciute assieme. Prima di trasferirsi tre vie dopo la mia, abitava accanto a me. La prima cosa che noto in lei è il fatto che è dimagrita un sacco, non che prima fosse grossa, però aveva un po’ di ciccia di troppo. Porta i capelli castani in due codini, non le piace tenerli sciolti, le danno fastidio ma nemmeno ha intenzione di tagliarli, perché lunghi le piacciono quindi li tiene sempre raccolti. Attorno agli occhi castani ha messo un po’ di matita nera, non troppa il necessario per fargli risaltare di più.

Poi c’è Jonnhy, è l’unico ragazzo che non detesto, anche se detestare non è la parola giusta, diciamo più che altro che ho paura dei ragazzi, ma è una paura diversa rispetto alla paura in se, ho più che altro paura di affezionarmi ad un ragazzo e restarne irrimediabilmente ferita, come già è successo in passato. Ma con lui è diverso, so che ci sarà sempre e non mi abbandonerà mai, e di questo ne sono incredibilmente sicura, potrei mettere entrambe le mani sul fuoco, ha già dimostrato più e più volte quanto tenesse a me.

Anche lui quest’estate è cambiato, si è alzato molto e ha le spalle più larghe, rugby gli fa proprio bene. Ha i capelli biondi a spazzola, gli occhi verde scuro dal contorno marrone e sempre il sorriso sulle labbra.

-ciao ragazzi.-

-ciao puffa. Come stai?-

Un’altra cosa che non sopporto è essere chiamata puffa, non sono bassissima è solo che siccome sono magrolina sembro ancora più piccola di quello che non sia in realtà.

-non chiamarmi puffa, non lo sopporto.-

-ok, ok. Piuttosto come stai?durante l’estate non ci siamo visti molto-

-sai com’è con il nuovo ristorante non ho avuto molto tempo a disposizione.-

-immagino, se ti occorre una mano sappi che puoi contare su di noi.-

-grazie mille. Sbrighiamoci ad andare a scuola-

Camminiamo a passo spedito fino la scuola, un edificio piuttosto vecchio, che stà in piedi quasi a fatica. Entriamo nell’atrio e siamo sommersi da uno stuolo di ragazzi, che cercano i loro nomi nei fogli appesi alla bacheca, per poter dirigersi nelle loro classi.

Appena si presenta l’occasione, mi intrufolo tra di loro, essere piccolina ha i suoi vantaggi in un certo senso.

Cerco il più velocemente possibile i nostri nomi.

Quando li trovo per poco non mi metto a piangere. Quest’anno ci hanno diviso, io mi sono ritrovata da sola nella 4F mentre Viky in 4C e Jonnhy in 4D.

Vado accanto a loro con una faccia da cane bastonato e comunico la notizia.

-ok,vuoi leggere l’oroscopo?-

Appena sentiamo la prima campanella suonare ci salutiamo e ci diamo appuntamento in giardino durante la pausa.

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Capitolo 2
*** Ryan ***


La sveglia non fa in tempo a suonare che già le mollo una manata facendola cadere per terra. Sarà la decima che rompo in questo modo. Sento la racchia di mia madre urlare dalle scale.

-svegliati fannullone, non puoi fare tardi il primo giorno di scuola.-

Non le do minimamente ascolto e mi tiro ancor più su le coperte, fino a farle arrivare alla punta dei capelli, non ho freddo però questo è l’unico metodo che conosco per scaldarmi e non sentire mia madre urlare. Stavo per riaddormentarmi quando con una furia spaventosa, sempre quella racchia che non so come ho fatto a non sentire entrare in camera, mi tira via le coperte da dosso e per giunta mi spalanca le finestre per far circolare un po’ di aria. Ma dico alla 7 di mattina mentre un povero ragazzo dorme, deve far circolare l’aria?non può farlo più tardi quando me ne sono andato?!?!

-alzati o mi metto a cantare-

A fatica riesco a connettere quei due neuroni ancora presenti nel mio cervello, e ancora mezzo rincretinito riesco a formulare una frase abbastanza sensata.

-no niente canto. 7 di mattina. Presto.-

Più che una frase mi è uscito un telegramma vocale.

-ok allora alzati,per questa volta ti è andata bene. La colazione è in tavola sbrigati a scendere.-

Con la delicatezze di un bisonte mi alzo dal letto.

Dovete sapere che quella donna che chiamo dolcemente racchia, è mia madre. Siete sorpresi vero?scommetto che non l’avevate capito. Dai scherzo, volevo dire che lei è una cantante lirica e mio padre è un direttore d’orchestra, per questo motivo sono sempre costretto a trasferirmi da un posto all’altro, l’ultima volta sono stato in Francia, e dopo 5 mesi siamo ritornati alla città Natale di mia madre. Qui ho i miei nonni e veniamo molto spesso ospitati da loro. Che faremmo senza di loro..mah.

Le do un ultima occhiata con la coda dell’occhio, se mi sente mentre la chiamo racchia, nemmeno oso immaginare quale tipo di catastrofe potrebbe abbattersi su di me. Racchia non lo è per niente, anzi fa la barba ha molte ragazze, capelli biondi lisci come seta che le arrivano a metà schiena, sempre perfettamente curati, occhi verde smeraldo e labbra carnose, carnagione piuttosto chiara. Portamento dignitoso, a prima vista da l’impressione di una donna intollerante e pretenziosa, ma fidatevi non è cosi, dietro quella corteccia si nasconde una donna con un grande cuore.

In cucina mi aspetta una tazza di caffé latte, e delle fette biscottate. Prima di fiondarmi sulla colazione, saluto mia nonna che sta cucendo, molto probabilmente un'altra sciarpa, a maglia.

-Oh ciao Mark-

-nonna sono Ryan, Mark è in Giappone con sua moglie.-

Mark è mio fratello, si è trasferito un anno fa con sua moglie Haruhi in Giappone. Le do una bacio sulla fronte e poi mi siedo a tavola.

Mangio in quattro e quattr’otto la colazione, poi, sempre lento come una lumaca vado in bagno per lavarmi che è ovviamente occupato da mio padre.

-muoviti, devo andare a scuola-

-potevi alzarti prima-

Evito di rispondergli e vado in camera a vestirmi che nel frattempo è diventata un freezer.

Mia madre non ha chiuso le finestre, è come se mi vestissi al polo nord dal freddo che fa.

Apro l’armadio e mi crolla addosso di tutto e di più, appena riesco a trovare una via d’uscita prendo i prima vestiti che trovo. Maglietta rigorosamente nera, jeans un po’ scoloriti e in più punti tagliati e scarpe da ginnastica, converse come sempre.

Riprovo ad andare in bagno che finalmente trovo libero.

Mi lavo la faccia e i denti, per fortuna la doccia me la sono fatta ieri sera. Ci metto quasi quindici minuti per sistemare i capelli. Ma alla fine il risultato è perfetto.

-mamma come sono figo.- aggiungerei anche, mamma quanto sono scemo. Parlo al mio riflesso nello specchio, però scemo o no, non sono male come ragazzo, beh c’è da dire che in ogni scuola in cui vado sono quello più popolare. Capelli neri, che sembrano aculei di un istrice da tanto che sono in piedi, con le punte rosse, ma non un rosso poco evidente, ma un bel rosso marcato, occhi azzurri, delle volte credo di non appartenere alla mia famiglia, sono tutti biondi con gli occhi che vanno dal verde al marrone chiaro, perché io sono uscito diverso?

Esco dal bagno mentre mio padre mi dice che mancano dieci minuti.

Corro come un disperato verso la scuola. Arrivo e sul mio viso compare un espressione stupita mista ad una schifata, la mia nuova scuola è una catapecchia, la torre di Pisa sarebbe molto più sicura, fa anche paura, pareti di un colorito beige sbiadito, erba alta quasi mezzo metro, molte ante delle finestre sono rotte, o piegate.

Prima di me entrano tre studenti, è evidenti che non sono nuovi, perché non sono per niente stupiti, due ragazze una castana e una mora, con loro c’è anche un ragazzo biondo.

Entro titubante in quella specie di scuola, e vado di filato in segreteria per sapere il quale classe mi hanno ficcato.

-salve, io sono nuovo, in che classe sono.-

-non lo so-

-non potrebbe guardare-

-ho da fare-

Questa la uccido, ho da fare??ma se si sta sistemando le unghie quelle strega. Cerco in tutti i modi possibili e immaginabili, di tenere tra i denti la lingua ma non ci riesco.

-è inutile che si sistemi le unghie, dovrebbe sistemarsi la faccia invece.-

Tutti i torti non li ho, è brutta, vecchia e piena di rughe. Le ho solo dato un ottimo consiglio.

-in questa scuola si esige l’educazione, e lei caro mio è partito molto male-

-vede se lei mi diceva subito in quale classe ero io evitavo di offenderla.-

Non dice nulla e mi passa dei fogli da firmare, dopo di che mi dice in quale classe sono. Finalmente.

Ci metto un po’ a cercarla, da fuori sembra piccola la scuola, ma in realtà è piuttosto grande.

Finalmente la trovo. La porta verde pisello, odora di vernice, devono averla pitturata da poco, e in alto in netto contrasto con la porta, la scritta 4F in oro. Busso ed entro.



grazie a chi mi ha commentato, non mi aspettavo di ricevere commenti cosi presto, spero continuerete a leggerla...e a commentare..

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Capitolo 3
*** Niky e Ryan ***


Entro nella mia classe. Ci sono un sacco di ragazzi in piedi che chiacchierano allegramente tra di loro, per ora conosco di vista solamente due ragazze. Mi guardo in po’ attorno sperando di incontrare qualche faccia amica, e nell’angolo vedo due ragazze a me molto familiari.

Quella che sta contro la parete si chiama Lucy. Alta, molto alta, vicino a lei sembro una dei sette nani, ha i capelli biondi raccolti in una coda di cavallo,occhi verde scuro, un viso dai lineamenti molto dolci e un sorriso gentile. Davanti a lei c’è Satomi, una ragazza Giapponese, traferitasi 2 anni fà, ci siamo conosciute qui a scuole e ci siamo trovate da subito, è poco più alta di me, giusto 3 o 4 cm, capelli neri lunghissimi e lisci, occhi marroni e un fisico minuto.

Appena mi vedono, mi vengono incontro.

-ciao Niky, come stai?-

-io bene grazie. E voi?-

- a meraviglia. Col nuovo ristorante come procede?-

-per ora va abbastanza bene direi.-

-fantastico, ho notato che quest’anno della vecchia classe siamo solo noi tre-

-già, anche Viky e Jonnhy sono in due classi diverse.-

-mi spiace-

-beh capita-

Pochi secondi più tardi entra il professore che conosco da 2 anni, insegna lettere ed è il migliore in tutto l’istituto. Severo ma incredibilmente bravo. Le sue spiegazioni sono chiari e limpide.

-forza ragazzi andate ai vostri posti o facciamo notte. Sui banchi come avrete ben visto ci sono dei fogli con i vostri nomi, ognuno quindi cerchi il suo-

Nemmeno me ne sono accorta, cerco il mio nome, come del resto fanno tutti gli altri ragazzi. C’è un gran trambusto e quando finalmente le acque sembrano essersi un po’ calmate riesco a cercare il mio banco. Proprio in fondo all’ultima fila, accanto alla finestra, mi sento praticamente isolata del resto della classe. Non mi piace stare in fondo, il mio posto ideale è stare davanti alla cattedra, non mi reputo una di quelle secchione noiose e leccapiedi, è solo che mi piace apprendere, conoscere cose nuove, imparare, so che in futuro tutto questo mi sarà utile in un modo nell’altro.

Un po’ titubante alzo la mano e chiedo al professore come mai sono finita qui infondo.

-siccome sei brava e apprendi senza fatica, preferiamo mettere qui davanti quelli che sono un po’ insicuri. Capisci quello che intendo vero?-

Non riesco a rispondere che qualcuno bussa alla porta ed entra. Un ragazzo. Uno che non avevo mai visto prima a scuola.

-buongiorno, scusate per l’incredibile ritardo ma ho avuto un battibecco con la strega…ehm volevo dire la segretaria.-

Patetico.

-lei deve essere Ryan Evans giusto-

-esatto-

-vuole parlarci un po’ di lei?-

Il ragazzo non risponde. Si passa una mano tra i capelli neri e rossi, che sembrano più a degli aculei, e con un sorriso divertito risponde.

-sono una persona misteriosa, preferisco farmi scoprire un po’ alla volta.-

-bene, in due minuti che è qui posso dire con esattezza che lei è un ritardatario, e non c’è bisogno di chiedere da cosa l’ho dedotto, disordinato e questo lo si può ben capire dall’abbigliamento, e in più è una persona col senso dell’umorismo. Sbaglio?-

Il nuovo arrivato resta a bocca spalancata cosi come molti dei miei nuovi compagni. Io ormai ci sono abituata, credo di aver capito come è fatto il professore Morton, secondo lui la prima impressione è quella che conta, e quel ragazzo non credo abbia fatto una buonissima impressione.

-incredibile, ha indovinato tutto. Sa, lei mi è simpatico, se è la prima impressione che conta beh, complimenti mi piace-

-lei invece no-

Non sembra turbato dalle sue parole, anzi è quasi divertito. Oltre ad essere patetico è anche stupido.

-non importa, conoscendomi vedrà che andremo d’amore d’accordo.-

-vada a sedersi, che è meglio, cosi posso iniziare la lezione.-

Non vicino a me.

Non vicino a me.

Non vicino a me.

Lo ripeto cosi tante volte che mi sembra di impazzire. E tra tutti i posti che ci sono liberi dove va a mettersi?serve forse una risposta…ovvio, si siede accanto a me.

Io nemmeno lo guardo e mi giro verso la finestra, mentre il professore inizia a parlare.

-allora siete in quarta miei cari ragazzi, e l’hanno prossimo avrete gli esami come ben sapete. Quindi cercate di impegnarvi al massimo, perché ho intenzione di portarvi tutti quanti in 5, ci siamo capiti?.-

Il professore parla, e parla, ma dopo un po’ inizio a stufarmi. Questi  discorsi li odio, preferisco di gran lunga le spiegazioni, mi mettono meno sonno e mi interessano di più, anche perché le trovo decisamente più utili.

So per certa che il nuovo arrivato, come si chiama?! Ah si Ryan, mi stà fissando. Me lo sento, è una sensazione che non mi abbandona da quando si è seduto, sento il suo sguardo su di me e questo non mi piace. Odio chi mi osserva, chi mi guarda per più di due secondi. Per un po’ faccio finta di nulla. Poi spazientita apro l’astuccio che ho sul banco e tiro fuori la matita.

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Capitolo 4
*** ora capisco qualcosa... ***


Nemmeno faccio in tempo ad entrare, che subito faccio una pessima figura con il professore. Che alla fine pessima figura non era. C’è stato uno scambio di opinioni, si dai, potrei dire cosi. Lo devo ammettere quel professore è forte. Deve essere uno di quei tizi, da “l’abito fa il monaco” e non il contrario.

Mi intima di sedermi. Grazie ma dove. Ci sono tre banchi disponibili.

Il primo è proprio davanti alla cattedra, e secondo voi mi vado a piazzare li?ma nemmeno se fosse l’ultimo posto disponibile.  Gli altri due sono nell’ultima fila, proprio infondo, uno a destra contro la parete e l’altro a sinistra accanto alla finestra.

A destra c’è un tipo con una faccia da piglia schiaffi, mezzo rimbambito e che perlustra con una lentezza super il suo naso, una cosa veramente orribile. Distolgo lo sguardo da quel agghiacciante spettacolo, prima di rimettere la colazione, mentre a sinistra accanto alla finestra c’è una ragazza.

Beh dire che quello è proprio il mio posto. Con passo sicuro mi siedo accanto a lei, e lei che fa?si volta di scatto. Magari è timida, si dev’essere cosi.

Non è decisamente il mio tipo, io sono più portato per le ragazze alte, con una bella 4 di seno, capelli biondi, occhi verdi, con 3 dita di trucco in faccia, e delle bellissime labbra carnose.

Lei è l’esatto opposto. A prima vista sembra un tappo, bene o male se una persona è alta o meno la vedi anche da seduta, e lei proprio sembrava uno dei sette nani. Piatta come un asse da stiro o una tavola da surf, tanto non cambia nulla. Capelli corti sulla nuca che man mano vanno verso il viso si allungano, neri come il carbone, e punta violetto scuro. Il viso non riesco proprio vederlo, perché continua a guardare fuori dalla finestra.

Io invece continuo a fissare lei nella speranza che si volti, mi sento un pervertito, ma non importa.

Fisso. Finalmente si volta e riesco a vederla di profilo.

Ha un visino piccolino, da bambina, pelle chiara come una bambola di porcellana. Quest’estate non dev’essere andata al mare. Porta un paio d’occhiali molti fini, eleganti dalla montatura nera e la lente sottile. Non riesco a capire bene di che colore sono gli occhi, al primo impatto mi sembrano azzurri, ma non ne sono proprio convinto. Le sue ciglia sono bellissime, lunghe e nere, ben curate come lo sono le sopracciglia fini e ben definite.

Le labbra, sono rosate e sottili, anche se guardando meglio si può notare che il labbro inferiore è di poco più grande rispetto a quello superiore, e all’angolo della bocca ha un microscopico neo, che io vedo senza troppa fatica, il Signore mi ha dato un ottima vista, 11 decimi.

Il naso è piccolino e sottile. Fa tenerezza. Lo ribadisco non è il mio tipo, eppure resto incantato a guardarla, non riesco a levarle gli occhi da dosso.

La vedo aprire l’astuccio con quelle mani piccoline da bambina, dita finissime e unghie perfettamente curate, porta due anelli al pollice della mano destra.

Tira fuori una matita e scrive qualcosa sul banco.

“piantala”

-di fare?-

Mi avvicino un po’ e glielo sussurro nell’orecchia, lei porta la testa indietro.

“di fissarmi non lo sopporto”

-come te ne sei accorta?-

“sesto senso o intuito femminile, chiamalo come diavolo ti pare”

-io sono Ryan Evans-

“lo so e non mi interessa, e ora ti prego smettila.”

Che caratterino la ragazza. Non le dico più niente, mi da troppo l’impressione da ragazza con la puzza sotto il naso. I discorsi del professore proseguono senza sosta, ma io non ne ho sentito nemmeno la metà. Bene, iniziamo proprio bene.

Finalmente suona la tanto attesa campanella.

Vedo la mia vicina di banco alzarsi, salutare due ragazze e fondarsi fuori dalla porta.

L’avevo detto che era una dei sette nani, e mica mi sbagliavo. Sarà alta una cicca e mezza a far tanto.

Stavo andando fuori a fumare quando uno, presumo un mio compagno di classe mi prende per la felpa. Mi giro, con un aria indemoniata.

-se non vuoi arrivare a casa tutto distrutto non provare mai più a tirarmi la maglia, intesi?-

-signor si signore-

Signor si signore?ma è imbecille. Devo proprio avergli fatto prendere un bello spavento. Cerco di tranquillizzarlo un po’.

-dai non fa nulla, piuttosto perché mi hai tirato?-

-ti ho visto parlare con la tua vicina di banco-

-si e quindi?-

-è inutile che ci provi, con i ragazzi non parla, anzi diciamo che li vorrebbe tutti morti.-

-perché?-

-li odia-

-perché?-

-gli uomini della sua vita, e per uomini intendo suo padre e suo fratello l’hanno abbandonata e ora non vuole più avere a che fare con i ragazzi.-

-non puoi spiegarmi meglio?-

-io no, però le sue amiche si.-

-e chi sono?-

Me le indica, una ragazza con la cosa di cavallo e una orientale. A malincuore metto via la sigaretta e vado da loro. Questa storia comincia a rendermi molto curioso.

-ciao, è inutile che mi presenti giusto?quindi vado direttamente al sodo. Perché la mia vicina di banco, di cui nemmeno conosco il nome odia i maschi?-

Rimangono a bocca aperta quando inizio a parlare. Sembra abbiamo visto un fantasma. Sorrido sperando si decidano a parlare. E alle tante la cavallina parla.

-suo fratello è morto tre anni fa in un incidente stradale, erano legatissimi, un po’ come..vediamo..-

-pappa e ciccia-

-si esatto. A poco a poco ha iniziato a chiudersi sempre più, poi suo padre, che avrebbe dovuto stare accanto a lei e alla madre, le ha abbandonate per andare in Australia con una di 19 anni più giovane di lui. In quel periodo aveva anche un ragazzo, era innamoratissima, era normale essendo il suo primo ragazzo, e il giorno prima di festeggiare un anno assieme lui l’ha lasciata per un altro.-

-un altro?-

-già era gay.-

-o mamma, ma sfortunata bene la ragazza.-

-già quindi lasciala stare, se non vuole parlare non la sforzare.-

-ma quanti dei vostri amici hanno tentato di stabilire un qualunque rapporto con lei?.-

-fammi pensare. Pochi decisamente molto pochi. In genere, voi ragazzi rinunciate molto velocemente ed è lo stesso che avete fatto con Niky.-

-avete fatto?se mai hanno fatto. Niky si chiama quindi?-

-si, perché non lo sapevi?-

-no. Ci si vede.-

Vado in giardino per fumare quella stramaledetta sigaretta e la vedo con alcuni sui amici.

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Capitolo 5
*** io diventerò tuo amico.. ***


Appena sento la campanella suonare, mi alzo dalla sedia alla velocità della luce, e dopo aver salutato Lucy e Satomi esco in giardino. Faccio un po’ fatica a ricordare qual era il nostro prezioso albero. In questi 4 anni, la ricreazione, l’abbiamo sempre passata appoggia ad un albero. Ma non era un albero qualunque. Un bellissimo salice piangente, nel giardino della scuola ce ne sono molti, salici piangenti e pini.

Finalmente lo trovo, esattamente dov’era l’anno scorso e l’anno prima, eh già mica si sposta l’albero.

Viky e Jonnhy sono già li, allora accelero un po’ il passo.

-ciao ragazzi.-

-ciao puffa.-

-ehi. Tutto a posto?la vostra classe com'è?-

-la mia è fantastica, sai chi ho in classe?-

-no, come posso saperlo?-

-ti ricordi Mike, di 4D, è rimasto bocciato e l’ho in classe io, come sono fortunata.-

Mike 4D??no proprio non ho la più pallida idea di chi sia.

-no non so chi è-

-ma si quello bellissimo, capelli lunghi biondi, che teneva sempre raccolti in una coda, occhi dolcissimi marroni, sorriso da angelo. La perfezione fatta uomo-

-ah beh se lo dici tu. A te come è andata Jonnhy?-

-bene dai, 18 ragazze e 6 ragazzi, meglio di cosi non poteva andare.-

-quella allora doveva essere la classe adatta a me.-

-se dici frasi cosi ambigue uno potrebbe pensare che stai dalla sponda opposta.-

-come?-

-si insomma, hai capito cosa intendo no?-

-si si ho capito.-

Eccome se ho capito, mi ha praticamente detto che sono lesbica, ma non è quello che sono per l’amor di Dio, non che io abbia qualcosa contro gli omosessuali però non lo sono ecco tutto. Appena tutti i ricordi dolorosi del mio passata si saranno completamente assopiti allora tornerò a guardarmi un po’ attorno, ma per il momento non c’è niente da fare.

-a proposito, ho sentito dire da un uccellino che in classe tua c’è il nuovo arrivato-

-si, per mia sfortuna si.-

-perché?-

-me lo sono trovato come vicino di banco.-

-ah, e com’è?-

-beh è un ragazzo, non saprei descriverlo.-

Anche perché non l'ho proprio guardato benissimo. L’ho visto di sfuggita. Ha i capelli neri, scurissimi, sembrano quasi tinti con le punte rosso fuoco. La pelle è chiara, sembra un vampiro, ha gli occhi turchesi, bellissimi, aveva anche delle borse attorno, evidentemente non ha dormito molto stanotte. Un sorriso dolce e divertente, e quando ride si formano delle tenere fossette sulle guance. Alto, almeno 1, 80 se non di più, giusto giusto 20 cm in più di me, corporatura normale, non ha degli addominali ben scolpiti o delle spalle larghe, però non è nemmeno magro in canna, è normale.

-è bello?-

-bello?mmh, no è il mio tipo.-

-lasciamo perdere, magari è qui fuori cosi me lo fai vedere.-

Quando ci si mette è proprio una rottura, le voglio bene e lei lo sa, ma farmi il terzo grado su un ragazzo proprio non lo reggo. Ma non le dico nulla, per non offenderla e con lo sguardo cerco in giro.

Vedo diversi gruppetti di ragazzi più o meno numerosi. Poi finalmente lo vedo, circondato da una marea di ragazze, alcune sicuramente del 1 anno. Non parla, nemmeno le guarda, e continua imperterrito a fumarsi la sigaretta appoggiato al muro della scuola. Fuma con la sinistra e tiene la sigaretta a metà tra il dito medio e l’indice. Aspira il fumo molto lentamente come volendolo gustare il più a lungo possibile.

Resto quasi incantata a guardarlo, il sole gli bacia dolcemente il viso, per questo motivo tiene gli occhi socchiusi. Ci pensa Jonnhy a riportarmi alla realtà.

-ehi ci sei ancora?-

-si si, comunque Viky, il mio vicino di banco è quello la circondato da mille ragazze.-

Evito di indicarglielo col dito, perché so che è segno di maleducazione, ma riesce a capire al volo di chi si tratta.

-bello bellissimo. Mi sono innamorata di lui.-

-ma smettila di dire cretinate, come puoi esserti innamorata?.-

-amore a prima vista-

-se se, beh io vado, è suonata la campanella.-

Saluto i miei amici e vado nella mia classe.

Dopo due minuti che sono entrata, arriva il professore, il mio caro vicino invece non è ancora arrivato. Fa conto di arrivare sempre in ritardo?

Sfortuna vuole però che arrivi pure lui.

Non lo guardo e tengo gli occhi fissi sul professore, sembro imbambolata ma non importa.

Puzza di fumo e mi fa schifo, lo odio, mi ricorda mio padre. Tornano in mente tutti i brutti ricordi, vorrei ucciderlo, ma non è colpa sua quello che mi è capitato, lui ha avuto solo la sfortuna di mettersi accanto  a me.

Lo vedo cercare assiduamente nella cartella, e dopo un po’ tira fuori una micro matita che fa veramente ridere, ma cerco di trattenermi. Stacca un pezzo di foglio dal primo quaderno che trova.

“non si scrive sui banchi, sei una maleducata.”

Non gli rispondo.

“so quello che ti è capitato.”

Deve essersi informato in giro, beh infondo mica è un segreto, a scuola lo sanno tutti. Molti studenti mi conoscono. Sono stata la rappresentante di classe e del consiglio d’istituto per tre anni.

Stavolta gli rispondo.

“sei curioso.”

Odio i ragazzi, perché allora gli rispondo.

“si. Odiare i ragazzi non ti farà riportare in vita tuo fratello e tanto meno farà tornare indietro tuo padre.”

Come cavolo osa parlarmi cosi, dire queste cose, cose che lui molto probabilmente non ha mai passato in vita sua e mai passerà spero per lui.

“tu non sai niente piantala, fai come tutti gli altri, evitami. Cosi stò bene io e pure tu.”

Si cristo santo, fai come hanno sempre fatto tutti, non mi parlare, stammi lontano e quando mi vedi non salutarmi. Dei ragazzi non ne ho bisogno, ho Jonnhy e mi basta.

“no”

“no?”

“io diventerò tuo amico questa è una promessa. E io mantengo sempre la parola data.”

Non mi da il tempo di rispondere che appallottola il foglio e lo butta in cartella.

Io diventerò tuo amico.

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Capitolo 6
*** Ryan-Jonnhy ***


Io diventerò tuo amico.

Ero certo di quello che dissi quel giorno. Sono passati dieci giorni da allora ma di miglioramenti nemmeno l’ombra.

Ogni giorno era uguale al precedente. Arrivavo in classe, mi sedevo, la salutavo e mi rispondeva sempre e solo con un flebile buongiorno, ma non mi rassegnavo. No, avevo promesso che sarei diventato suo amico, e le promesse le mantengo sempre.

Stamattina il tempo era pessimo, spesse nubi grigie in cielo, di li a poco sarebbe di certo venuto a piovere, cosi per sicurezza mia madre mi mise nello zaino un ombrello.

Arrivo a scuola, dopo aver salutato i miei compagni, ho instaurato un bel rapporto con tutti loro. 

La vedo seduta al suo posto mentre ripassa la lezione di biologia, che abbiamo proprio la prima ora. Sembra superfluo dire che non ho studiato un bel niente.

Mi siedo.

-ciao bambolina.-

Mi piace chiamarla cosi, lo trovo un nomignolo azzeccatissimo per lei. Piccolina, minuta,carnagione chiara come le bambole di porcellana.

-buongiorno-

Come sempre lo sussurra debolmente, senza distogliere lo sguardo dal libro.

Ma non mi rassegno, non mollo cosi facilmente e se ne renderà conto molto presto.

Il professore di biologia, un certo Vantruper,, entra in classe- Assomiglia ad uno scienziato pazzo, mette i brividi e poi con quel accento per metà tedesco e per metà americano è ancora più spaventoso.

-buongiorno ragazzi.-

-buongiorno prof-

Un bel coretto di perfetti scolari si levò ordunque.

-bene da oggi per tutto il primo quadrimestre faremo degli esperimenti in laboratorio. Rigorosamente a coppie.-

A coppie?spero di poter stare con Niky, almeno la posso tartassare ancora un po’.

-ora andiamo in laboratorio poi li vi dirò le coppie.-

Prendo quaderno e la mia fedelissima micro matita e assieme agli altri vado in laboratorio.

Il professore inizia a dire le coppie, ragazzo e ragazza, essendo 12 e 12 non è poi complicato fare le coppie. Finalmente arriva il mio nome.

-Ryan Evans con la signorina Hamilton.-

Hamilton?chi diavolo è?

Poi mi viene un flash, ma certo è la mia bambolina.

Potrei mettermi a gridare dalla felicità.

Mi avvicino a lei.

-è destino-

Mi guarda. Oddio mi sento morire, finalmente riesco a vedere il colore dei suoi occhi, sono spettacolari. Cosi strani ma terribilmente spettacolari. Al primo impatto sembrano grigi, ma con una più attenta osservazione si nota che ha un lieve accenno di verde attorno alla pupilla, e il grigio è un unito ad un bellissimo azzurro, il tutto contornato da un forte blu.

-no, è sfiga-

Mi risponde.

Perfetto. 

Lo sento, la nostra amicizia si stà evolvendo.

La prima lezione in laboratorio passa alla velocità della luce, cosi come quelle successive: matematica, in cui vado veramente forte e storia che odio all’inverosimile.

La tanto attesa campanella suona.

Vedo i suoi amici nella nostra classe, una tipetta castana e un ragazzo biondo. Da quello che ho capito è l’unico con cui parla, è una specie di migliore amico.

Quello proprio non lo sopporto, mi da suoi nervi, il suo modo di fare, il fatto che è l’unico con cui Niky parla, lo detesto.

La chiamano e come un cagnolino lei va da loro, passandomi accanto.

Cerco le sigarette nello zaino e quando le trovo vado verso la porta. L’amico di Niky, un certo Jo o qualcosa del genere è ancora li.

Me ne frego altamente, sto per superarlo quando mi ferma.

-tu sei Ryan Evans, giusto?.-

-si, non pensavo d’essere cosi famoso. Tu devi essere Jo.-

-Jonnhy.-

-si va beh non è importante. Che vuoi?.-

-smettila di cercare di parlare con Niky, mi sembra chiaro che non ti voglia come amico.-

-e tu cosa ne sai?-

-sono il suo più caro amico-

-ah già, e la trovi una cosa sbagliata secondo te il fatto che possa avere altri amici?.-

-se non li vuole si.-

-sei patetico. Sai se io fossi il suo migliore amico, farei l’impossibile per fare in modo che la sua cerchia di amici si allarghi. Evidentemente non sei proprio adatto ad essere suo amico.-

-come diavolo osi, tu brutto pezzo di merda?.-

-ehi stai calmo con le parole, non mi pare di aver usato questi termini poco carini nei tuoi confronti. Dico solo che il ruolo che hai ti piace cosi tanto da non volerlo dividere con nessun’altro vero?-

-che cavolo stai dicendo?.-

-la verità. Hai un enorme responsabilità nei confronti di Niky, te ne rendi conto?sappi un solo una cosa, se per tua sfortuna la dovessi vedere anche solo una volta piangere per un ragazzo, considerati morto.-

-perché dovrei essere proprio io quello?-

-perché lei non ha amici maschi all’infuori di te. Ah e sta attento a non farti troppo male cadendo dal tuo stupido piedistallo.-

Lo lascio ammutolito, e me ne vado col mio pacchetto di sigarette in mano. Fumare fa male e lo so, ma in situazioni come questa è la cosa migliore del mondo, rilassa, almeno per me.

La ricreazione finisce, cosi come le restanti tre ore di lezione. Fuori piove a dirotto, per fortuna che la mia dolce e premurosa mammina mi ha messo un ombrello in cartella.

Sto quasi per andarmene quando sento qualcuno imprecare alle mie spalle.

-uffa ma perché cristo santo non ho preso un maledetto ombrello?che rabbia, ora mi toccherà lavarmi fino a casa.-

Mi volto ad osservare chi è.  Mi avvicino senza far rumore per non spaventarla.

-tieni prendi il mio.-

Glielo passo senza pensarci due volte, lo so sono un imbecille, potrei tranquillamente andarmene a casa e lasciarla li, oppure potrei accompagnarla a casa cosi saremmo io e lei assieme sotto l’ombrello vicini vicini, ma non voglio farla scappare cosi presto.

Cosi glielo do semplicemente. Mi ringrazia e mi fa un sorriso. Che bella che è quando sorride. Non c’è niente da fare mi voglio avvicinare a lei, voglio conoscerla meglio e voglio che lei conosca me.

Me ne vado.

-ciao Niky, ci vediamo domani-

La saluto correndo sotto la pioggia, non ho freddo anzi ho caldo, un calore che parte dal cuore che batte velocemente fino a salirmi in tutto il corpo.

 

 

 

Grazie infinite a tutti quelli che mi commentano, mi fa veramente tanto piacere. Spero continuerete a leggerla fino alla fine..

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Capitolo 7
*** la più vera delle verità ***


Rimango sorpresa dal suo gesto. Dopo averlo snobbato per un sacco di giorni, e avergli detto che stare in coppia con lui era sfortuna e non destino, lui mi presta il suo ombrello, e se ne torna a casa sotto l’acqua.

Resto sul cancello della scuola ancora qualche istante, il tempo necessario per vederlo svoltare l’angolo.

Arrivo a casa. Chiudo l’ombrello e lo sistemo all’ingresso, in modo tale che il giorno dopo mi ricordi dove l’ho appoggiato.

-ciao tesoro, sei a casa finalmente.-

-perché?-

-dammi una mano in sala, ci sono diverse persone. Io devo stare di qui in cucina.-

-ma che ci fanno delle persone a quest’ora?.-

-hanno finito di lavorare tardi e avevano fame.-

-va bene.-

Vado in lavanderia e prendo un grembiule nero che uso quando servo.

Per fortuna verso le 16 e 30 se ne vanno, e con l’aiuto di mia madre risistemo il ristorante.

-stò pensando seriamente di assumere qualcuno, non possiamo farcela noi due da sole. Si c’è  zia Jenny che potrebbe aiutarci, ma non siamo a sufficienza, ultimamente ci sono un sacco di clienti e non è facile arrangiarci.-

-già, lo credo anche io.-

-oppure potrei prendere qualcuno il sabato e la domenica, siccome c’è sempre il doppio della gente che c’è durante la settimana. E durante la settimana io resto in sala con zio Frank mentre zia Jenny sta in cucina. Mi sembra una buona idea.-

-potrebbe funzionare.-

-bene allora prendi un foglio e un pennarello indelebile.-

Vado dietro al bancone del bar e cerco nei cassetti un pennarello e un foglio.

Dopo averli trovati, torno da mia madre e le chiedo a cosa le servano.

-lo mettiamo per iscritto.-

-cosa?-

-scrivi: cerchiamo personale, qualificato e non, per lavoro in sala, come cameriere nei fine settimana.-

Lo scrivo.

-fatto-

-dammi lo appendo alla porta-

Prende del nastro adesivo e attacca il foglio alla porta. Resta un po’ a guardare fuori, osservando il cielo.

-hai visto come piove?-

-già-

-non ti sei bagnata però. Ti sei presa l’ombrello questa mattina?-

-no, non l’ho preso pensando non venisse a piovere.-

-e allora ti sei fatta accompagnare da qualcuno?-

-no, il nuovo arrivato, mi ha dato il suo ombrello.-

-sul serio?che gentile.-

-si, è stato gentile.-

-potresti andare a riportaglielo.-

-cosa?-

Mamma stai dando i numeri, lo sai che sono allergica hai ragazzi, non posso fare una cosa del genere, glielo ridarò domani a scuola.

-ma si che ti importa, vai da lui e portagli l’ombrello.-

-no, no e ancora no, glielo ridarò domattina, sei forse impazzita?-

-mamma mia che ti costa?-

-già odio i ragazzi, l’ultima cosa che vorrei è ritrovarmi a casa con lui, quindi no grazie.-

-ok ok, ma dove lo hai messo?-

-è li all’ingresso.-

-no non c’è-

-come no?-

Mi alzo dalla sedia e vado verso di lei, inizio a cercare in ogni dove sperando di trovarlo, ma non c’è niente da fare, è introvabile.

-e ora che faccio?è stato cosi carino da darmi il suo ombrello e andare a casa sotto la pioggia e io stupida l’ho perso.-

-vai al negozio e prendine un altro-

-si potrebbe essere un idea. Ok vado, faccio presto vado e torno.-

Prima vado in camera a prendere i soldi e poi con un velocità supersonica mi fiondo fuori dalla porta.

Il negozio non è molto lontano per mia fortuna, cerco un ombrello che somigli vagamente al suo, ma non ce n’è manco mezzo. Cosi prendo quello che mi piace di più e che penso potrebbe piacere anche a lui. Ma poi perché sto a pensare cosa potrebbe piacergli?uno vale l’altro no…

Ne prendo uno dai colori scuri, sfondo nero con dei disegni non proprio bene definiti viola scuro.

Prima di tornare a casa, vado a trovare mio fratello al cimitero.

Cerco la sua tomba. Eccola Erik Hamilton. Che bello che era mio fratello. Assomiglia a Ryan, si ci assomiglia molto, ma non tanto fisicamente, il loro caratteri sono cosi simili. Testardi come muli,quando si mettono in testa una cosa non cambiano idea, fanno tante promesse che poi mantengono puntualmente, sono sinceri e se qualcosa non gli stà bene lo dicono senza problemi, quel genere di persona che non ha peli sulla lingua. Amano divertirsi ma ancora di più far divertire gli altri.
Quanto mi manca mio fratello, quanto vorrei che fosse ancora accanto a me. Non fa nulla se litigavamo spesso, perché poi facevamo sempre pace, ed era bello il nostro rapporto, più litigavamo più il giorno dopo eravamo uniti. Eravamo sempre assieme, nonostante lui fosse più grande di me di 3 anni non mi ha mai considerato un peso quando uscivo con lui e i suoi amici.

E quando se ne è andato una parte di me, è sparita con lui.

Mi manca, cosi tanto che più di una volta ho avuto un irrefrenabile desiderio di andarmene per sempre per poterlo seguire, ma poi ripenso a mia madre e a quanto si sentirebbe sola senza il mio aiuto.

-non vi assomigliate per niente lo sai?-

Chi diavolo è che osa disturbarmi in un momento simile?.

Mi volto.

-lo so.-

-che ci fai qui da sola?lo sai che è pericoloso per una bambolina-

Se non la pianta di chiamarmi bambolina gli mollo un calcio nei testicoli.

-affari miei.

-dolce come al solito.-

-già. A proposito tieni.-

Gli passo l’ombrello nuovo di zecca.

-ma non è mio.-

-lo so, ma qualcuno l’ha preso cosi te l’ho ricomprato.-

-non dovevi, ti ringrazio sei stata molto carina. Assomiglia al colore dei tuoi capelli. Neri con le punte viola-

è vero non ci avevo nemmeno fatto caso.

-prego.-

-io non posso sapere com’era il rapporto con tuo fratello..-

-esatto non lo sai quindi stai zitto-

-sei maleducata lo sai. Quando parli io ti lascio sempre finire la frase, mi aspetto che tu faccia lo stesso.-

Mi ha liquidato. Annuisco e gli faccio intendere di continuare a parlare.

-stavo dicendo che non so che tipo di rapporto c’era tra voi, ma continuare a star male e tener fuori dalla tua vita i ragazzi non ti servirà a niente. Devi reagire, sono sicuro che anche tu vorresti avere molti più amici, ma questa tua paura immotivata, a parer mio, non ti permette di averli. Dimenticare non puoi e non ti chiedo di farlo, ma cerca di metterti anche nei panni dei nostri compagni. Siamo una classe piuttosto unita mi sembra, manchi solo tu. Pensaci a quello che ti ho detto e rifletti. Sono sicuro che non te ne pentirai.-

Non so che rispondergli, cosi mi volto e torno a fissare la tomba di mio fratello.

Una voce dentro di me continua a ripetermi che Ryan ha ragione, che quella che ha detto è la sacrosanta verità.

Torno a casa più scombussolata di prima.

-tesoro indovina?ho trovato qualcuno disposto a venire a lavorare nei fine settimana.-

-cosi velocemente?.-

-già, fantastico non credi?-

 -si, io vado a studiare.-

Sinceramente in questo istante mi interessa ben poco chi viene a lavorare, e mi interessa ancora meno delle lezioni di domani. Penso e ripenso a quello che ha detto Ryan e anche se non voglio ammetterlo lui ha ragione….

valentina78: mi fa veramente tanto piacere sapere che questa mia storia ti piace.. spero continuerai a leggerla fino alla fine..

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Capitolo 8
*** non dovevi farlo... ***


Mi sembra di sognare, sono riuscito a parlarle tranquillamente per la prima volta dall’inizio dell’anno. Se dovessi morire adesso, morirei felice.

Appena arrivo a casa sento i miei genitori litigare. Che strano.

-non capisci nulla, fai le note troppo alte.-

-no è la musica che è troppo bassa-

Ormai è una cosa abituale, è il prezzo da pagare per avere due genitori musicisti. Vado da loro e li saluto con un sorriso da ebete stampato in faccia.

-allora trovato un lavoro?-

-si si, mamma mia che noioso che sei-

Non gli do il tempo di rispondere, o meglio mi risponde ma io evito di sentirlo, altrimenti se iniziamo a litigare non la finiamo più.

Ho ancora in mano l’ombrello che mi ha comprato Niky, un semplice gesto che mi ha reso felice in una maniera esorbitante.

Mi sdraio sul letto con le cuffie dell’ipod nelle orecchie, nemmeno so che canzone sto ascoltando perché ho la testa troppo impegnata a pensare.

Pensare ad un modo per avvicinarmi ancora di più a lei, anche procedendo a piccoli passi non fa nulla, ma voglio esserle vicino, per sempre.

Mi devo essere addormentato perché mia madre mi chiama dicendomi che la cena è pronta e di scendere.

Non me lo faccio di certo ripetere due volte e come una saetta vado in cucina.

Sono magro ma mangio con un orso.

Finito di cenare guardo un po’ la tv e poi vado a letto.

 

Il giorno dopo mi sveglio prima del suono della sveglia, che per qualche strana ragione non finisce disintegrata al suolo.

Apro le finestre. Perfetto il sole è ritornato a risplendere, oggi non pioverà, però l’ombrello di Niky lo metto ugualmente in cartella. Mi rende allegro.

Faccio colazione e mi preparo. Saluto la mia dolce famigliola e vado a scuola.

la prima persona che incontro è proprio la mia bambolina, sta parlando con il suo amico Jonny e l’altra ragazza, che non conosco e nemmeno mi interessa conoscere.

Entro prima di lei in classe, e la cosa sorprende i miei compagni, in genere sono sempre l’ultimo ad entrare.

-ehi ti hanno buttato giù dal letto?-

-no perché?-

-perché è strano che tu arrivi a quest’ora, non ti pare un po’ presto?-

-direi di no-

Eccola. Sta entrando, saluta le nostre compagne di classe e viene verso il suo banco.

Poggia lo zaino a terra, si leva il giubbotto che appende al attaccapanni dietro di lei.

Com’è carina. Indossa una semplice maglietta col collo alto nera, un gonna a pieghe corta che termina con un grazioso pizzo in oro, calze a righe e anfibi molti belli neri. Hai capelli ha messo delle mollette colorate, viola e rosse. Si si sta proprio bene.

-ciao-

La saluto come sempre, sapendo di ricevere in risposta un distaccato buongiorno.

-ciao-

Ciao??? La guardo, sono impazzito io o lei veramente mi ha detto ciao?? Non mi sembra vero.

-mi ha detto ciao?-

-si perché?-

-è strano-

-se vuoi ritorno a dirti buongiorno-

-no no, ciao è perfetto-

Perfetto. Magnifico. Eccezionale. Parole per descrivere quel ciao non esistono, è speciale, un ciao che ha rivolto solo ed esclusivamente a me. Forse l’idea di diventare suo amico non è poi cosi lontana come pensavo, anzi.

Ogni parola è un passo in più verso di lei. Ogni suo gesto mi fa desiderare ancora di più averla come amica. Ed è strano per me, io che mi sono sempre divertito con le ragazze e non le ho mai considerate mie amiche ora mi ritrovo a desiderare ardentemente di averla come mia amica. Sono pazzo o cosa?!

Arriva la ricreazione, esce della classe, molto probabilmente va dai suoi amici.

Come di consueto cerco le mie sigarette nello zaino, che ovviamente non ci sono, ma trovo nel giubbotto.

Rimango a scambiare due parole con Eddy, un nostro compagno di classe, che liquido con un

-vado a fumare-

Esco dalla porta e qualcuno mi sbatte contro.

-Niky?.-

Alza lentamente la testa. Non riesco a guardarla bene in volto che lei scappa correndo come una scheggia, sembra Furia.

La rincorro, voglio sapere che ha. Sta correndo verso il tetto, per fortuna non c’è nessuno in giro, altrimenti chissà quanti casini. Alle tante riesco a fermarla, prendendola per un braccio.

Ci fermiamo.

Riprendiamo fiato. Tiene la testa bassa dandomi le spalle.

Le lascio la mano per paura di farle male. Le vado di fronte. Sto un po’ ad osservarla, sta tremando come un foglia, ma cristo non riesco a capire per quale motivo. Se per il freddo, per la corsa o se per altri motivi.

-che c’è?-

Non mi risponde e tanto meno mi guarda. Le alzo il mento dolcemente.

Vedo i suoi occhi, sono tristi. Sta per piangere o forse già l’ha fatto. Cerco di calmarmi il più possibile.

-avanti dimmi che è successo?-

-nulla che ti interessi.-

-cazzo, ma come posso essere tuo amico se non mi dici che hai?-

Sto perdendo la calma e non è una bella cosa. Provo a tranquillizzarmi ma non riesco.

-nessuno ti ha detto di essermi amico. Io non ho amici-

-centra Jonnhy?.-

Ti prego dimmi di no, o non rispondo delle mie azioni.

Passano secondi che sembrano ore, ma non mi risponde. A quella domanda risposte non servono, lo so è stato lui a farla piangere.

Non dico nulla e corro verso le classi. Lo trovo. Sta facendo il figo assieme ai suoi amichetti froci, Dio solo sa quanto lo detesto.

Calmati Ryan. Calmati cristo santo o finirai in guai molto grossi.

Non c’è nulla da fare la mia impulsività ha preso il sopravvento.

Mi scaglio addosso a lui come un animale. Lo prendo per il collo della maglia e lo sbatto contro il muro, facendogli picchiare la testa.

-ma che cazzo fai?sei scemo?-

-ti avevo avvertito figlio di puttana “se fai piangere Niky, sei morto” ora preparati.-

Lo butto per terra e inizio a tirargli calci allo stomaco, alle gambe e alle braccia.

Tossisce sputando un po’ di sangue.

Lo voglio morto.

Alcuni compagni di classe mi tengono fermo, mentre lui a fatica si rialza e con quella poca forza che gli resta inizia a tirargli pugni in faccia. Eh no io ho fatto di tutto per non rovinargli la faccia e lui che fa, rovina la mia.

Gli sputo mirando ad un occhio. Fa una faccia schifata mentre io me la rido. Riesco a liberarmi e gli sono di nuovo sopra. Calci, pugni a non finire.

Qualcuno però mi ferma. Il professore è arrivato e io sono nei guai fino al collo. Ma poco importa sono soddisfatto di quello che ho fatto, peccato solo non averlo ammazzato.

Vengo ovviamente convocato dal preside.

Dice che dovrebbe buttarmi fuori in seduta stante dalla scuola, ma per il buon nome dei miei genitori si limita a darmi 3 giorni di sospensione.

Della punizione me ne frego altamente. Sono felice di quello che ho fatto e non mi pento.

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Capitolo 9
*** spiegazioni, rivelazioni.. ***


Terminate la lezioni, Viky mi ferma dicendomi che Ryan aveva preso a pugni Jonnhy.

Stento a crederci, perché mai avrebbe fatto una cosa simile?

-perché?che è successo?-

-di preciso non lo so, ma ho sentito dire dai suoi compagni che Ryan ha detto una frase del genere” se fai piangere Niky, sei morto”. Cosa centri tu?-

-vorrei saperlo anche io.-

-beh per dire una frase del genere, devi avergli detto qualcosa non ti pare?-

-cerca di stare calma intesi. Mi ha visto correre piangendo e il motivo lo sai benissimo, dato che in parte è anche colpa tua. Mi ha fermato, mi ha chiesto cosa avessi ma non gli ho detto nulla, poi come se stesse leggendo nei miei pensieri mi ha domandato se centrasse per caso Jonnhy e lo sai benissimo che non so mentire, non gli ho detto ne si ne no, ma devo aver inteso subito che la colpa era sua.

-potevi dirgli di no.-

-secondo te sapevo che l’avrebbe preso a pugni, anzi se proprio vuoi saperlo l’avrei fatto anche io. Ora scusami ma devo andare a portargli i compiti-

La discussione si stava accendendo e non mi andava di litigare più del dovuto, e siccome avevo diverse cose da fare la salutai.

I professori che avevo alle ultime tre ore mi chiesero di portare gli appunti a Ryan, non che ne avessi voglia, ma se voglio essere rappresentante di classe devo impegnarmi anche nelle cose che eviterei molto volentieri.

Trovare casa sua non è stato poi difficile come pensavo all’inizio, anzi. Seguendo attentamente le indicazioni che mi sono fatta dare in segreteria ho trovato la casa in un battibaleno.

Suono un po’ titubante il campanello, aspetto un po’ pensando che non ci fosse nessuno in casa.

Faccio retro front, quando la porta si apre ed esce una tenera vecchina.

-buongiorno signora. Sto cercando Ryan Evans. Abita forse qui?-

-buongiorno a te signorina, vieni pure dentro, non vorrai prender freddo-

Com’è gentile.

-grazie-

-Ryan è su in camera sua, vai pure su, è la seconda porta a destra.-

-la ringrazio-

Salgo le scale con una lentezza supersonica, mi sembra di avere piedi di piombo, l’idea di andare in camera con lui non mi rende neanche un po’ felice.

Seconda porta a destra. Trovata. C’è un cartello con scritto “Bussare prima di entrare o non rispondo delle mie azioni.”

Meglio dar retta al cartello.

Busso e dall’altra parte qualcuno mi da il permesso di entrare.

-nonna puoi mettermi la crema sulla schiena devo aver preso un bella botta-

Nemmeno si è accorto che sono io e non sua nonna, è seduto a torso nudo sul bordo del letto dandomi le spalle. Sulla schiena ha diverse botte, oltre ad averle date le deve anche aver prese. Ma più che botte da parte di pugni sembrano cinghiate. Chi può avergli dato delle cinghiate a scuola.

-non sono tua nonna.-

Si volta di scatto e mi fissa un po’ prima di rendersi conto di essere senza maglia.

Si alza dal letto e cerca qualcosa per coprirsi ma lo fermo prima che indossi la maglia.

-forza sdraiati.-

-non vorrai saltarmi addosso?-

-no non ti preoccupare questo non accadrà mai.-

-che peccato-

Lo sussurra ma lo sento ugualmente molto chiaramente.

-sdraiati a pancia in giù, cosi posso metterti la crema-

-no non serve-

-smettila e sdraiati-

Sembra un bambino capriccioso, mette il muso ma con me non attacca, deve assolutamente mettere la crema altrimenti non gli passa.

Finalmente mi da retta e si volta. Gliela spalmo delicatamente su tutta la schiena, cercando di essere il più delicata possibile per non fargli troppo male.

-grazie-

-figurati. Ma si può sapere che ti è preso?.-

-stavi piangendo e non ci ho più visto.-

-beh ma alla fine le hai prese di più tu.-

-io non direi proprio, mi ha solo fatto male al labbro ma niente di grave.-

-evidentemente non ti sei visto la schiena è piena di lividi.-

-lo so. Li è stato mio padre quando ha saputo che mi hanno sospeso per tre giorni.-

Resto di sasso e smetto di spalmargli la crema sulla schiena, nemmeno riesco a parlare, mi si è formato un nodo terribile in gola. La naturalezza con cui l’ha detto mi spaventa, evidentemente non è la prima volta che viene picchiato in questo modo da suo padre.

-quando faccio qualche disastro lui prende la cintura e inizia a picchiarmi, ma sai non lo fa perché mi odia, ma semplicemente per insegnarmi la buona educazione. L’ha sempre fatto e sempre lo farà, sai la cosa buffa è che non soffro, no nemmeno un po’, soffre molto di più lui del sottoscritto.-

La sua voce trema, è una bugia e io lo so, lo sento. Sta soffrendo tanto, allora dietro a quel viso da teppistello, si nasconde una persona fragile. Per quel poco che lo conosco so che non ammetterebbe mai di soffrire, è troppo orgoglioso, proprio come me.  

Mi vien voglia di urlagli addosso per la sua immensa stupidità, ma me ne sto zitta e aspetto che ricominci a parlare.

-quando ti ho visto piangere oggi, mi è venuta una voglia incredibile di fare a Jonnhy quello che mio padre fa a me, usando solo le mani però senza cintura, per fortuna il professore mi ha tolto da lui in tempo, altrimenti non so se sarei riuscito a fermarmi.-

-nemmeno conosci il motivo delle mie lacrime e subito ti sei fiondato da lui.-

-allora spiegamelo avanti.-

-al suo della campanella come sempre sono andata da Jonnhy e Viky, che come sempre erano assieme, ma stavolta si stavano baciando. Niente di strano, anzi mi fa molto piacere che si siano messi assieme. Però allo stesso tempo ero arrabbiata perché mi hanno tenuto allo scuro di tutto. Non mi reputo un impicciona è solo che essendo i miei amici speravo un po’ più di sincerità da parte loro. Cosi gli chiedo come mai non me l’abbiano detto e Jonnhy mi dice che non era affari miei, beh puoi immaginare come ci sia rimasta male da quella risposta, guardo Viky nella speranza che dica qualcosa ma abbassa la testa. Jonnhy riprende a parlare e mi dice che è stanco di tutto le mie lamentele, di tutti i miei problemi, che ne ha già abbastanza dei suoi e non ha bisogno dei miei. Cerco di farmi spiegare il perché di questo repentino cambiamento se fino a ieri eravamo cosi uniti. La sua risposta mi ha praticamente ucciso dentro.-

-perché che ti ha detto?-

Resto un attimo in silenzio e ripenso a quello che è successo cercando di ricordare le parole esatte.

-io e te forse amici mai lo siamo stati, mi piaceva il mio ruolo da grande amicone di colei che odia i maschi, mi faceva sentire popolare, ora però mi sono stancato.-

-lo immaginavo-

-cosa?-

-che sarebbe accaduto. Siccome io provo continuamente a stabilire qualunque tipo di conversazione con te, lui è più che evidente che si è sentito minacciato dal sottoscritto. E ha ottenuto con facilità quello che voleva-

-quello che voleva?-

-ma si, gli avevo detto che se ti faceva piangere era morto, sapeva benissimo come sono fatto, che quello che dico lo mantengo e lui pur sapendolo ti ha fatto piangere in questo modo mi ha fatto sospendere anche se il suo obiettivo era quello di farmi buttar fuori dalla scuola.-

Ok penso di aver capito solo la metà di quello che ha detto, ma non fa nulla. Sta di fatto che questo ragazzo impulsivo che ogni giorno assomiglia sempre più a mio fratello inizia a piacermi. Non so per quale strana ragione ma gli metto una mano tra i capelli e glieli spettino un po’. Lui mi fissa come se fossi un aliena e si mette a ridere e io con lui.

-stai iniziando a piacermi riccio. Ora vado quelli sono gli appunti ti saluto.-

Eh si glielo dico e mi sento felice. Inizia proprio a  piacermi, come amico niente di più, sono sicura che con lui al mio fianco sarò in grado di aprirmi sempre più con gli altri, fino a diventare forse, quella che ero prima della morte di mio fratello.

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Capitolo 10
*** posso essere Ryan.. ***


Lei è venuta a trovarmi, si è venuta a trovare me da sola, senza che nessuno glielo imponesse. Mi sento cosi felice che potrei mettermi a piangere, stiamo diventando amici ed è la cosa più bella che mi sia mai capitata.

Non avrei mai e poi immaginato che i miei sforzi saranno poi stati ripagati.

Posso sentire ancora le sue piccole mani spalmarmi la schiena, riesco ancora a vedere il suo sorriso e sentire il suo profumo.

Sono riuscito finalmente a parlare con qualcuno di mio padre, del suo modo educativo.

Da quanto va avanti questa storia?saranno all’incirca 10 anni che si comporta cosi, sono il figlio buono a nulla della famiglia, sono quello che nessuno si aspettava, che nessuno desiderava.

Se non conoscevo Niky, me ne sarei certamente andato per sempre o nella migliore delle ipotesi avrei saltato ogni giorno di scuola, fino a che non mi sarei trovato un lavoro. Ma vederla quel giorno è stata una benedizione, mi ha dato voglia di fare di meglio, di impegnarmi su qualcosa e lei è diventata subito il mio obiettivo, avevo una missione, diventare suo amico e mi sembra di esserci quasi riuscito.

Sono ancora a torso nudo quando sento un tonfo enorme provenire dalle scale.

-che diavolo hai combinato nonna?-

La mia cara nonnina, ne combina una più del diavolo. Delle volte mi domando se anche lei non mi odi come tutti, esclusa mia madre, sbaglia sempre a chiamarmi e non riesco a capire se lo fa perché è anziana o perché vorrebbe che ci fosse ancora Mark. Sempre Mark, il mio caro fratellone, non che lo odi sia ben chiaro, ma a volte mi chiedo se doveva proprio essere cosi perfettino, non poteva fare qualche casino di tanto in tanto?certo che no, laureato ad Harvard col massimo dei voti, primario di successo a Tokyo, sposato con una famosa scrittrice Giapponese. La vita gli ha proprio sorriso e tanto anche.

Non sentendo alcuna risposta da parte di mia nonna, mi alzo dal letto, apro la porta di camera mia e vado verso le scale.

La vedo. Distesa per terra con gli occhi chiusi, e una macchia di sangue che le fuoriesce dalla nuca.

Oddio è morta questo è il primo pensiero. Corro come un fulmine da lei, cercando di non spostarla e le sento il polso. Il battito c’è ancora anche se è molto debole.

Non c’è un minuto da perdere devo chiamare l’ambulanza. La chiamo dicendo di fare il più presto.

Nemmeno dieci minuti dopo arrivano e la sistemano sulla barella, salto su anche io con loro. Direzione ospedale.

4 o 5 infermieri le sono attorno, mi chiedono cosa è successo, ma non so rispondere io ero in camera, posso solo dire quello che ho visto dopo.

Mi dicono di chiamare i miei genitori per farmi venire a prendere.

Cerco un telefono, eccolo accanto alla macchina del caffe.

-mamma, sono Ryan, sono in ospedale.-

-oddio perché?che è successo?-

-la nonna è caduta dalle scale-

-e come è successo?-

-non so io ero in camera. Mi spiace mamma-

-e di cosa?non è colpa tua-

-ok-

-io arriverò più tardi, perché sono bloccata per strada, tu resta li e se ci sono notizie chiamami.-

-va bene-

Riaggancio, mi sento cosi solo in questo momento. Vorrei che ci fosse qualcuno accanto a me. Ma non una persona qualunque, una persona specifica. Una ragazza dai capelli neri come la notte e gli occhi luminosi come stelle.

Giusto, la chiamo. Non verrà ma tentar non nuoce.

Chiedo alla segretaria se hanno per caso una guida del telefono.

Ristorante le rose. Eccolo trovato.

-buonasera, ristorante le rose, in cosa posso esserle utile?.-

-salve sono Ryan Evans c’è per caso Niky-

-si te la passo subito-

Dall’altra parte del telefono sento sua madre che la chiama. Passano alcuni secondi prima che qualcuno parli dall’altra parte del telefono.

-ciao dimmi?gli appunti non erano chiari?-

-a dire il vero non li ho guardati. Potresti farmi un favore?-

-dimmi-

-potresti venire in ospedale.-

-perché?che è successo?-

-mia nonna è caduta dalle scale.-

-dieci minuti e arrivo-

Riaggancia senza salutare. Ha detto che arriva, mi sento molto più tranquillo sapendo che sta arrivando. Osservo l’orologio appeso alla parete davanti a me. Le lancette vanno cosi lente. Perché quando vuoi che il tempo scorra velocemente è proprio in quel momento che va più lentamente?

Dieci minuti sono passati ma lei non arriva. Spero che non le sia accaduto nulla.

Eccola la vedo correre verso di me, nel suo cappotto nero.

Nemmeno mi saluta a mi abbraccia come per infondermi coraggio. Vi assicuro gente che una cosa da lei mai me la sarei aspettata.

Forse nemmeno lei, perché quando si stacca diventa subito rossa e mi chiede scusa.

-grazie per essere venuta.-

-era il minimo. Piuttosto come sta?-

-non mi hanno detto nulla.-

-e tu come stai?-

-come uno che sta per finire sulla sedia elettrica.-

-non dirmi che tuo padre darà la colpa a te?-

-certo a chi deve darla altrimenti?ma non fa nulla ci sono abituato. Io sono il figlio indesiderato. Nei piani di mio padre io non ero presente. Sono un disastro in tutta la linea. Non sono bravo a scuola, sono svogliato, non ne combino una giusta. Insomma sono l’esatto opposto di mio fratello, il classico figlio  perfetto.-

-ma non è giusto che ti tratti cosi, sei pur sempre suo figlio. Devi ribellarti.-

-sarebbe peggio fidati-

-ma..-

-non fa nulla davvero, un giorno non molto lontano me ne andrò di casa e allora potrò vivere a modo mio senza sottostare alle sue regole. E quando avrò dei figli non gli insegnerò l’educazione come lui ha fatto a me, lo farò con dolcezza, la dolcezza che mi è sempre stata negata. E quando arriverà Natale avranno cosi tanto regali da far invidia a tutti i bambini del mondo. Li amerò con tutto me stesso, metterò loro in ogni cosa al primo posto. Penserò prima a loro e poi a me.-

Inizio a piangere, da troppo tempo ormai mi sono tenuto dentro tutte queste cose, da troppo tempo ho portato una maschera sempre allegra. Ma con lei posso essere me stesso, posso essere allegro, posso piangere, arrabbiarmi, lamentarmi ed essere triste. Posso essere Ryan.

Non mi risponde ma prende la mia grande mano nella sua piccolina. Le stringe e quella stretta vale molte più parole.

Finalmente il dottore esce e mi dice che aveva preso una brutta botta sbattendo contro lo spigolo di uno scalino. Tiro un sospiro di sollievo, mi mancherebbe moltissimo quella tenera nonnina, anche se pure lei credo non mi sopporti.

-dai va a salutarla-

Entro mentre lei resta fuori.

-ciao nonna-

Ha gli occhi chiusi e una fascia attorno alla testa. A fatica li apre.

-oh ciao…Ryan.-

-mi hai riconosciuto?mi fa piacere.-

-ho sempre saputo chi sei-

-e allora perché mi chiamavi Mark?-

-per vedere la tua reazione, sai quando chiamavo tuo fratello col tuo nome, smetteva di prestarmi attenzione, ma tu no, non hai mai smesso di essere quello che sei. Sei un po’ tonto e tanto svogliato ma se dovessi scegliere tra te e tuo fratello sceglierei mille volte te.-

-me?-

-si, non è passato giorno in cui tu non ti preoccupavi per me. Ogni mattina prima di fondarti sulla colazione mi dai un bacio in fronte e ogni giorno quando torni da scuola ti siedi accanto a me e mi domandi come stò e come ho passato la giornata. Sembrano cose prive di significato, ma per me contano molto di più questi gesti spontanei che dei regali durante le feste che tuo fratello mi manda. Ryan, tu sei e resterai per sempre il mio nipotino tontolone preferito.-

Servono forse parole?no non credo. L’abbraccio e basta e le do un bacio in fronte prima di andare da Niky.

Quando esco però lei non c’è più, se ne già andata, beh evidentemente aveva ancora da studiare.

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Capitolo 11
*** e questo chi è? ***


Torno a casa, non riesco a restare ancora con lui, non riuscirei a guardarlo in faccia dopo quella confessione.

Perché poi me l’ha detta?tiene cosi tanto ad avermi accanto.

Quando lo guardo in classe è sempre sorridente, ride, è una scorta di battutine divertenti. Mai e poi mai avrei pensato che tenesse un simile penso nel suo cuore.

Provo pena per lui, ma è giusto provare pena per una persona?no, non è giusto provare pena. Non voglio provarla. Voglio stargli accanto. Si voglio essergli amica. Suona strano detto da me, proprio da me che fino a qualche giorno prima l’avrei volentieri buttato giù dalla finestra accanto al mio banco.

Ma più tempo passo accanto a lui e più mi rendo conto che abbiamo bisogno l’uno dell’altro.

Arrivo a casa, sento mia madre parlare con qualcuno in cucina. Una voce maschile. Entro senza far troppo rumore.

-oh ciao tesoro, come sta il tuo amico?-

-bene, ma è sua nonna che ha avuto problemi.-

-spero stia bene ora-

-si si sta bene. Vado a studiare-

-un attimo, vieni ti presento Christopher. Ti presento mia figlia Nico..-

-Niky, piacere di conoscerti.-

Riesco a fermare quella boccaccia di mia mamma in tempo, e do la mano al ragazzo. Non mi piace il mio nome, e lei lo sa bene per questo motivo le dico sempre di chiamarmi Niky. Più corto e più simpatico.

Il mezzo sconosciuto mi sorride e mi prende la mano. Ha le mani lisce come quelle di un bambino e calde, caldissime in netto contrasto con le mie che sembrano dei ghiaccioli. Lo guardo in viso. Mamma mia assomiglia ad un angelo, ma non il solito e banale angelo dai capelli biondi. No questo angelo ha i capelli scuri, e lunghi, molto più lunghi dei miei, lisci sembrano appena stati tirati con la piastra. E poi quegli occhi, mai visti di più belli, verde smeraldo. Resto incantata a guardarlo, faccio quasi ridere. Deve essersene accorto anche lui perché mi sorride. Sbaglia a sorridere, perché ha un sorriso cosi dolce, che potrei impazzire.

Sento le guance, e non solo, infuocate, non mi vedo allo specchio ma come minimo sono viola.

Lascio la mano e distolgo lo sguardo.

-lui è uno dei ragazzi che lavorerà qui.-

-perché quanti sono?-

-in teoria tre, ma credo siano rimasti due-

-ah, e l’altro?-

-verrà domani perché non può venire oggi. Quindi stasera darai un mano a Christopher.-

-ok, vado a farmi la doccia.-

Salgo velocemente le scale e vado diretta in bagno. Non mi va di farmi la doccia. Per rilassarmi un po’ ho assoluto bisogno di un bel bagno caldo.

Faccio scendere l’acqua nella vasca, calda quasi bollente,proprio come piace a me.

Mi spoglio e resto per qualche minuto a fissare il mio corpo davanti allo specchio.

Sono dimagrita e non poco, ho una vita strettissima, sono senza seno beh proprio senza senza no, ho una seconda, quanto vorrei avere almeno una terza.

Meglio entrare nella vasca. Dopo essermi lavata resto in ammollo ancora un po’.

Toc toc

Che diavolo vuole mia mamma.

-che vuoi mamma?- lo dico con una voce spaventosa, che mette i brividi pure a me.

-ehm…non sono tua madre. Sono Christopher. Ricordi?-

-Come potrei dimenticarmi?ci siamo conosciuti prima-

-già tua madre mi ha detto di chiamarti.-

-ok scendo subito.-

Lo sento allontanarsi. Mia madre delle volte è proprio sconsiderata. Poteva capitarmi chissà cosa, magari quel bell’angioletto in realtà è un pericoloso criminale o un pedofilo o che ne so, lasciamo perdere tanto anche se glielo dicessi non capirebbe comunque…

Mi vesto, pantaloni neri, maglietta bianca e scarpe nere. Quando sto in sala a servire devo sempre vestirmi cosi e la cosa non mi fa per niente piacere.

Vado in lavanderia e prendo due grembiuli, uno per me e l’altro per Christopher. Spero mi dia il permesso di chiamarlo Chris altrimenti devo metterci mezz’ora ogni volta.

-tieni questo è per te-

Glielo passo.

-grazie, bene maestro insegnami.-

Ok, questo deve avere delle rotelle fuori posto, ma meglio non farci troppo caso.

Parto dalle prime cose basilari. Ad esempio dove si trovano determinate cose, posate, bicchieri, brocche per il vino e bottiglie dell’acqua. Gli insegno a fare caffe, certa gente è in grado di farlo con la macchina ma altri però no, e a me è toccato proprio quello che non è in grado. La cosa positiva però è che mi ascolta in silenzio e memorizza subito tutto.

Gli insegno come si portano tre piatti, più avanti gli farò vedere come si fa a portarne 4 o 5. Meglio andare con calma o scappa subito.

Per nostra fortuna, stasera di gente c’è ne poca cosi riesce a mettere in pratica quello che gli ho insegnato, senza fare disastri oltretutto.

Quando anche l’ultima persona è andata via, Christopher mi chiede se mi va di andare a mangiare un panino qui accanto.

-per quel che ne so potresti essere un poco di buono.-

-ti ringrazio, ma stai tranquilla sono un tipo a posto-

-sono quelli come te che fanno più paura-

-e dai che ti costa?!-

Mi costa il fatto che…che nemmeno io lo so, da una parte mi va, eccome se mi va, ma dall’altra neanche un po’, prima avevo un amico, o meglio forse nemmeno lui e ora mi ritrovo con due ragazzi che non smettono un secondo di starmi addosso, io proprio non capisco…

-si ok vengo, ma 10 minuti e non uno di più. Ah guai a te provi a farmi qualcosa, sono cintura nera di karate e di judo quindi stai attento.-

Non è proprio vero ma non importa, sono veramente cintura nera di karate ma judo l’ho praticato solo per un anno. Anche se sto molto tempo sui libri ho sempre trovato un po’ di tempo da dedicare allo sport. Per esempio ho fatto pallavolo per 6 anni, nuoto per 5, karate per 4 ed infine ho fatto anche un po’ di basket e calcio. Eh si sono una super sportiva. Anche se non sembra.

Dopo aver salutato mia madre, metto le scarpe e prendo il cappotto ed esco seguita da lui.

-sai che sei veloce a servire-

-ti ringrazio. Te la sei cavate bene anche tu per essere la prima volta.-

-grazie, ma dimmi che scuola fai?-

-la West Seid, sono in 4. tu invece?-

-vado all’università.-

Allora avevo visto bene, in effetti sembra più grande di me, non di molto giusto 5 o forse 6 anni.

-e in quale vai?-

-alla Columbia University-

-privata?-

-già e siccome metà delle tasse devo pagarle da me, devo lavorare.-

-non dev’essere facile.-

-in effetti non lo è-

Sembra un tipo a posto, oserei dire che è proprio il ragazzo per me. Di bel aspetto, ordinato in tutto per tutto, universitario, indipendente, gentile. Eh si, non che io creda al principe azzurro, però questo ragazzo inizia ad interessarmi.

-ti piace leggere?-

-si, leggerei sempre o ovunque.-

Mitico.

-sul serio?-

-certo. Anche a te piace?-

-si, tantissimo-

-autori preferiti?-

-primo in assoluto Ernest Hemingway, e poi Washington Irving-

- Il mondo è un bel posto, per il quale vale la pena di combattere-

-piace anche a te?-

-è uno dei miei preferiti in assoluto.-

-incredibile-

-già-

- Essere un padre di successo è un ruolo unico: quando hai un figlio, non seguirlo solo per i primi due anni.

Questa frase mi rende triste, mi fa venire in mente, me quando mio padre c’era ancora, mi fa ricordare le parole di Ryan, di come suo padre lo  tratta, del fatto che non l’ha mai trattato con dolcezza. E provo commiserazione, tristezza, mi sento amareggiata e volubile. Ma come è possibile che il mio umore, quello che sento dentro cambi radicalmente e cosi velocemente in base ad una semplice frase. Non può essere.

Lo saluto con un semplice ciao e torno a casa. Voglio sdraiarmi e non pensare più a nulla, da domani si vedrà….

_______________________________________________________________

Scusate per questo capitolo diciamo buttato un po’ li, ma l’ho scritto ora, dopo aver finito di lavorare e con 38 di febbre, perdonatemi..

Voglio ringraziare di cuore:

Valentina78

VERY

bilancina '92

Arumi_chan

Hachico91

Kyraya

Flydreamer

kyaelys

Widelmina

Mi rendono felice i vostri commenti…beh vado a letto perché sono morta..

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Capitolo 12
*** scuse e..jennifer ***


scusa

scuse e..Jennifer

Finalmente sabato, sono veramente stanca, è stata una settimana dura.

Mi vesto e come sempre vado da mia madre al ristorante, dove la trovo intenta a fare le pulizie.

Certe volte mi viene spontaneo domandarmi come fa ad essere cosi attiva di prima mattina. Non che io sia una pelandrona, però mi piace stare nel letto al calduccio, in particolar modo quando inizia ad esserci la stagione fredda.

-ciao mamma-

-ciao Niky. Allora come ti sembra Christopher?-

-mi sembra un bravo ragazzo, serio e responsabile.-

-lo penso anche io sai. Stasera dovrebbe venire l'altro ragazzo.-

-ma viene anche Christopher?-

-si si certo.-

-quindi devo fare da balia a due invece che ad uno-

-vedrai che ti divertirai.-

-divertirmi mi sembra un parola grossa, però va beh.-

Le sorrido e vado in bagno a lavarmi. Forse sono io o forse sono veramente diversa questa mattina, ma stà di fatto che mi sembra di avere gli occhi diversi, e non intendo solo del colore, dato che sono grigi questa mattina. Eh si perchè ho gli occhi che cambiano colore in base al tempo. Ma sembra che brillino in maniera diversa.

Finito di lavarmi prendo lo zaino ed esco di casa.

Mi vengono in menti i giorni in cui nella mia vita c'erano Jonnhy e Viky, quando delle volte mi aspettavano perchè ero in ritardo, anche se il più delle volte ero io ad aspettare loro. Mi fa male pensare che quell'amicizia era solo finzione, solo un modo per essere diciamo un pò più popolari rispetto agli altri. E poi è cosi importante essere conosciuti da tutti?non si vive ugualmente bene se si è conosciuti e per conosciuti intendo in modo completo da poche persone. Che poi a pensarci bene quelle persone tanto popolari, facendo una stima vera e propria quanti amici veri hanno?uno forse due?.

Ho perso Viky e Jonnhy e questo mi fa star male tantissimo, ma ora ho conosciuto Ryan. Chi avrebbe mai immaginato che saremmo divantati amici. Si siamo solo agli inizi, ma è cosi che si inzia no?un pò per volta, è un pò come andare in bici. Si inizia pedalando un pò per volta e poi via come il vento. Il problema però, è che quando cadi ti fai male, e delle volte è difficile ritornare in sella.

I miei pensieri vengono interrotti quando arrivo a scuola, quanti ragazzi che ci sono ancora fuori. Chiacchierano, ridono si divertono stando assieme. Entro e vado diretta in classe. Da oggi sarò diversa, da oggi inizierò a parlare anche con i ragazzi.

Per prima cosa saluto Satomi e Lucy. Poi nello stupore generele saluto anche i ragazzi.

-ciao a tutti.-

Mi guardano come se fossi un aliena in visita da Marte.

-che c'è?-

-è strano, in genere non saluti nessuno-

-invece lo faccio-

Saluto sempre, solo che lo faccio a bassa voce.

-lo fai a bassa voce che nemmeno riusciamo a sentirti.-

-beh però lo faccio-

-ok ok, hai ragione-

-già-

Gli sorrido e lui lo fa di rimando.

Entra il professore dicendoci se qualcuno è interessato a diventare rappresentante di classe. Inutile dire che è una cosa che a me interessa.

-io sono interessata.-

-ottimo. Qualcun altro?-

Nessuno. Beh in effetti non è una cosa divertente. Ma a me interessa tantissimo.

-Bene allora Signorina Hamilton lei è la nostra rappresentante di classe. Qualcuno ha obiezzioni?-

Nessuno. Fantastico.

Il tempo scorre lentamente, molto lentamente, ma forse va bene cosi, a ricreazione non mi andrebbe di incontrare Viky e Jonnhy o forse si, ma vorrei che fosse tutto normale come al solito. Chiedo troppo vero.

Ricreazione. Esco dalla mia classe e vengo fermata proprio da loro.

-ciao.-

-ciao.-

Perchè mi parlano?e perchè io rispondo?

-ti chiedo scusa-

-per cosa?per quello che mi hai detto o per come ti sei comportato in questi anni, tirandomi in giro e fingendo d'essere mio amico?-

-per tutto, ma non è vero che ho finto di essere tuo amico, sono uno stupido e lo sò, ti ho ferito dicendo quelle cose, ma davvero non era mia intenzione. Solo che con l'arrivo di Ryan avevo cosi paura di perderti che senza volerlo ti ho offeso e ti ho ferito. Mi spiace.-

-uhm..-

-e questo che vuol dire?-

-niente.-

-riuscirai mai a perdonarmi?-

Lo fisso negli occhi, è facile, almeno per me, capire se mi stanno mentendo guardando negli occhi la persona. E Jonnhy emanava cosi tanta sincerità che mi spaventava. Ero incerta sul da farsi. Perdonarlo o meno?provare a recuperare quello che c'è stato o buttarlo fuori dalla mia vita per sempre?. Non lo sò.

-non lo sò-

-ti prego pensaci.-

-lo farò-

Rimaniamo tutti e tre in assoluto silenzio a guardarci. Un pò è imbarazzante.

-Tu sei Niky giusto?-

Mi volto. E questa chi è?

Sembra una dea. Alta e slanciata. Fisico perfetto, sembra una modella. Il colore della pelle è quasi dorato.Ha i capelli lunghi e biondi come il grano, occhi grandi e azzurrissimi, labbra carnose volorizzate ancor più da del lucidalabbra, che però non la rendono in alcun modo volgare. Ha un piercing al naso, un brillantino verde. Porta una camicia corta bianca, forse un pò troppo attillata, e una gonna corta, a quadretti, rossa e nera. Gambe lunge e snelle. Si insomma per farla breve lei è l'esatto opposto di me. Quel tipo di ragazza che vedi una volta ma che ti resta impressa per sempre. Non sono dell'altra sponda, ma ho due occhi anche io, e vedo quando una ragazza è bella o no.

-si sono io, perchè?-

-potresti venire un secondo?-

-ok-

La seguo fino a che non si ferma davanti alla porta dell'aula di biologia.

-dimmi?-

-io sono Jennifer. Volevo chiederti una cosa-

-avanti dimmi?-

parla però, basta che ti muovi perchè. tra poco la ricreazione finisce e io ho fame.

-tu sei amica di Ryan vero?-

-si più o meno-

-sai se ha la ragazza?-

-no non credo. perchè?-

-mi sono interessata subito a lui dal primo giorno che l'ho visto. Insomma, bisogna ammetterlo che è un ragazzo fenomenale. Sempre allegro, deve essere quel ragazzo che non ha problemi, uno che ha tutto dalla vita. Si, un pò come me. Per questo motivo credo che insieme saremmo perfetti.-

-pensi veramente che uno che ride di continuo ed è sempre allegro non abbia problemi?-

-si.-

-patetica-

ops, sta volta l'ho detto, ma si chissenefrega, ho deciso che da oggi sarei stata una persona diversa, quindi non mi importa se offendo qualcuno, infondo questa è solo la verità.

-come scusa?-

-forse lui ha più problemi di quanto immagini.-

-beh non mi importa, sta di fatto che voglio che lui sia mio.-

-e a me che frega?-

-tu mi darai una mano ovvio-

ovvio?ovvio un cavolo.

-no, mi sembri una ragazza piuttosto sveglia, quindi arrangiati, io me ne vado.-

Torno indietro e vado in classe, ormai la ricreazione è finita, non riesco più a mangiare.

Le ultime ore di lezione passano velocemente, anche perchè manca il professore. All'uscita di scuola vedo Viky e Jonnhy sul cancello.

-ciao.-

-chi aspettate, se è lecito chiedere?-

-te ovvio-

-me?-

-si procediamo a piccoli passi, per riconquistare quello che c'era.-

-ah, ok, andiamo allora.Mi si stanno gelando le orecchie.-

-Senti ma che voleva quella?-

Gli racconto per filo e per segno la nostra discussione.

-Ma sei sicura che non ti dia fastidio che lei incominci a provarci con lui?-

-no perchè dovrebbe?-

-potresti perderlo. La cosa non ti spaventa?.-

-un pò, ma se tiene alla nostra amicizia, non accadrà nulla del genere-

Lo spero. Lo spero davvero tanto. Non sopporterei l'idea di perderlo. Ora che stò iniziando ad affezzionarmi non voglio che nessuno me lo porti via, sono pensieri da egoista e questo lo sò, ma avolte essere egoisti non è poi un male. Infondo tutti lo sono o no.

Prendo una strada diversa rispetto a quella di Viky e Jonnhy.

Arrivo a casa, strano non c'è nessuno. Meglio cosi stare da soli avolte è una bella cosa.

Vado in camera, sistemo lo zaino accanto alla scrivania e mi sdraio sul letto. Infilo gli auricolari dell'mp4 nelle orecchie e mi lascio cullare dalle note melodiose della musica, mia fedele compagna. Do un occhiata veloce alla sveglia. 15.40. Penso di essermi addormentata perchè quando mi sveglio sono le 18.40. Mi alzo un pò intontita dal letto. Sento suonare il campenello, dovrebbe esserci mia mamma. Evidentemente mi sbaglio, perchè lo sconosciuto continua a suonare con insistenza, scendo le scale e vado ad aprire...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** solo amici? ***


scusa

 

solo amici?

 

Ci metto poco a trovare il ristorante di Niky, mamma mia chissà che faccia farà quando mi vedrà. Ho chiesto gentilmente a sua madre di non dirle nulla a riguardo, perchè volevo farle una sorpresa. Eccolo, trovato. Veramente molto carino. Ci sono due entrate, una è quella principale diretta verso il ristorante mentre l'altra è sul lato. Meglio passare di li. Suono al campanello. Aspetto un pò, mi stò gelando. Fà veramente tanto freddo, va beh che sono già le 19 ma saremo minimo a -6.

Finalmente mi aprono, è sua madre. Mi saluta dolcemente dicendomi di entrare prima di gelarmi. Non me lo faccio ripetere due volte, sono proprio curioso di sapere che faccia farà Niky, appena mi vedrà.

Sua madre mi dice che è di la, in sala. Vado da lei, dopo essermi fatto dare il grembiule nero.

La sento ridere e parlare con qualcuno.

-Ferma hai qualcosa tra i capelli.-

Apro la porta e la vedo. Mi stà fissando un pò incredula, accanto a lei c'è un ragazzo che ha la mano nei suoi capelli. Non mi piace neanche un pò quel gesto, mi infastidisce, eppure non dovrebbe.Non dovrebbe importarmi quello che fa con altri o no?

-Ryan, che ci fai qui?-

-sono venuto a lavorare-

-quindi il secondo ragazzo eri tu?-

-già e il primo sarebbe lui?-

-si, ti presento Christopher, è francese.-

Sai quanto mi interessa a me se è francese o meno.

-Io sono Ryan, bella la Francia...molto come dire...francese-

Mi rendo conto di aver fatto una pessima, per non dire altro, figura. Niky mi guarda con un aria veramente strana, riesco a leggerle nel pensiero, o meglio immagino quello che sta pensando "Dio che stupido che è, era meglio se se ne stava zitto e buono" e quanto ha ragione, meglio se me ne stavo zitto.

-si, giusta osservazione.-

Che fai mi prendi per il culo?No decisamente questo tizio finisce sul mio albo nero. Per ora c'è solo lui e mio padre.

-vieni ti mostro alcune cose, tu intando se arriva gente la fai accomodare, dovresti essere in grado.-

-si si vai tranquilla, aiuta il piccolo-

il piccolo?ma è fuso, e poi che diavolo è quel sorriso che le sta rivolgendo?o mamma che sta succedendo?Niky riprenditi. Beh forse è meglio se mi riprendo anche io, stò impazzendo.

Ci allontaniamo io e lei, e mi mostra dove si trovano le solite cose, posate, bicchieri, bottiglie, si insomma il necessario.

-da quanto lo conosci?chi è?quanti anni ha?-

-ehi vacci piano, ma che ti prende?sei forse geloso?-

-ma chi io?perchè dovrei?-

-non lo sò. ma sei strano-

-ma va è solo curiosita la mia.-

mica solo le donne sono curiose. è provato che ora anche il numero degli uomini è aumentato.

-va beh, comunque è venuto qui a lavorare l'altro giorno, quando tua nonna era in ospedale. Si chiama Christopher e fa l'università. è arrivato una quindicina di minuti fa-

-mmh..non mi piace-

-non deve piacere a te-

-perchè a te piace?-

-beh...no..forse..solo un pò per ora.-

-cosa?-

-dovresti essere contento per me, invece che arrabbiarti.-

-non sono arrabbiato, sono stupito-

-se se va beh-

Stupito o stupido. C'è una bella differenza in questo. La sua risposta mi ha lasciato spiazzato, come diavolo fa a piacergli quel vecchio?non ha nulla di piacevole, ok è di bell'aspetto, curato e ordinato, si è l'opposto di me. Ma una come Niky, non ha bisogno di uno come lui, ha bisogno di uno come me..oddio ma che stò dicendo, come me cosa? Basta, non ci capisco più nulla, stò andando in tilt.

Niky torna di la in sala, con quel damerino. Bevo un goccio d'acqua e vado di la anche io, più che acqua mi servirebbe una bella camomilla per rilassarmi.

Inizia ad arrivare gente, c'è un pò di caos, ma riusciamo comunque a farcela, mi sorprendo per fino delle mie abilità, non ho rottu neanche un piatto o un bicchiere, strano ma vero ho lavorato senza combinare disastri. Invece il damerino ha rotto un bicchiere e ha sbagliato ordinazioni due volte. Quanto ci godo. Ora sono sicuro Niky, mi verra accanto e mi dirà che sono stato un fenomeno e butterà fuori a calci nel sedere quel essere.

Non accade nulla di quello che mi ero immaginato anzi, l'esatto opposto. Mi passa accanto, senza parlare e va da quello.

-Mi spiace ho fatto cosi tanti casini.-

-Non importa, Christopher, la prossima volta andrà meglio.-

-lo spero, ma ti prego chiamami Chris.-

-ok, come vuoi.-

"ma ti prego chiamami Chris"Oddio devo vomitare, mai sentita cosa più stupida, e poi quella faccina tenera tenera da cane bastonato, ma a chi vuoi darla a bere?sta lontano da Niky, per l'amor di Dio.

-Ryan invece è stato cosi bravo-

-si.-

Si, solo si dici, ma cavoli, un pò più di allegria no vero sarebbe chiedere troppo?!?! Che rabbia, e poi che diavolo mi lecca il c*** quello li, diavolo non lo reggo.

Niky intanto la vedo andare in cucina da sua madre, mentre l'essere mi viene vicino.

-senti ma per caso Niky esce con qualcuno?-

-domandaglielo.-

Lo chiedi a me, sei pazzo o cosa.

-Mi sento un pò imbarazzato.-

-problemi tuoi-

-io non ti piaccio vero?-

-esatto-

-perchè?centra forse Niky?-

-Forse si forse no.-

-mi sembrai il suo angelo custode.-

-magari lo sono-

-o forse sei solo un ragazzo che si è preso una cotta?!?-

una cotta?ma no, che dici, io non posso prendere una sbandata per lei, lei che è solo mia amica, lei che mi vede solo come un amico. Allora perchè quelle parole mi hanno ammutolito, non sono stato in grado di negarle. perchè non gli ho semplicemente detto che lei è solo una mia amica e niente più. Forse il perchè lo sò, quel damerino ha ragione. A poco a poco Niky sta entrando nel mio cuore ma questo non è un bene anzi, è una pessima cosa.

Mi passano accanto, insieme e sorridenti. Quanto è felice?vorrei essere felice per lei, insomma e questo che fanno gli amici no, se lei è felice io dovrei esserlo per lei, ma allora cos'è questo sentimento a me sconosciuto che cresce pian piano?proprio non lo capisco.

-Andiamo a mangiare un panino qui all'angolo, vieni con noi?-

Me lo domanda Niky, col suo sorriso che mi rende felice ogni volta che lo vedo. Me lo chiede sapendo che vorrebbe che dicessi di no,per non disturbare quell'uscita, l'accontento subito, sono troppo giù di morale, non sopporterei di vederli felice e contenti ancora per un altro pò.

-No.-

Un no secco che la spiazza completamente, ha un aria interrogativa. Prendo il mio giubbino, appeso li accanto sull'attaccapanni, ed esco senza dire altro.

-Ryan.-

La sento chiamare, non mi volto e guardo avanti come sempre con la testa alta e la tristezza negli occhi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Mi piaci... ***


...

Mi piaci..

 

Esce dal ristorante senza dire nulla, con un espressione triste in volto, lo chiamo ma non si volta. Mi spiace che stia cosi, vorrei poter fare qualcosa, ma cosa se nemmeno conosco il motivo di questo suo comportamento?

-andiamo-

-si-

Esco chiudendo a chiave la porta principale. Fuori fa freddissimo, le temperature sono scese di parecchi gradi questi giorni. Il vento trapassa i miei vestiti, va beh che non sono molti..a poco a poco anche le mie orecchie assieme al mio piccolo naso si stanno gelando. In genere quando esco mi copro tantissimo, oltre al mio piumino tendo sempre a prendermi anche sciarpa e guanti, ma stavolta un pò per la fretta e un pò perchè avevo la testa da tutt'altra parte non mi sono ricordata di prenderli.

Guardo Chris, provo un pò di invidia, è tutto coperto, non deve avere neanche un pò freddo come minimo. Però potrebbe anche prestarmi la sciarpa, sono qui che stò morendo di freddo per colpa sua. Si l'idea di andar fuori a mangiare è stata sua, quindi potrebbe anche dimostrarsi un pò più cavaliere. Invece no, mi fa congelare. Mi fa rabbia.

Si volta verso di me, mi scruta un pò e piegando leggermente la testa mi sorride. Ok la rabbia è passata, come posso arrabbiarmi con lui?!

-sei silenziosa-

-non ho nulla da dire.-

-mi spiace che non sia venuto Ryan-

-ti è cosi simpatico?-

-per ora non più di tanto, ma sono certo che col tempo diventeremo buoni amici.-

-io non credo-

E di questo ne sono sicura, lo vedevo al lavoro lanciargli occhiate omicida. No non sarebbero mai diventati buoni amici.

-abbiamo diverse cose in comune.-

-ah si e cosa?-

-siamo stati in Francia-

-tu ci sei nato, grazie.-

-preferisce l'aranciata amara a quella normale.-

-come fai a saperlo?-

-intanto che tu servivi ha chiesto a tua madre se c'era l'aranciata amara-

-magari era per un cliente.-

-no no fidati. Era per lui-

-mmh.. e poi cos'altro avete in comune?-

-tu.-

-me?-

Che diavolo centro io?

-entrambi teniamo a te?-

-è logico lui è mio amico-

-si ma tiene a te non come un'amica-

-cosa?-

-si non ti sei accorta?è geloso-

-smettila lui è un mio amico e si preoccupa per me, la trovo una cosa assolutamente normale questa-

-ok, se lo dici tu.. allora ho campo libero-

-in cosa?-

Mi sta dando sui nervi, prima dice che il mio amico è geloso, poi dice frasi senza senso, proprio non lo capisco. Già sono stanca ci manca solo questo qui che si diverte a tirarmi in giro.

-beh posso tranquillamente provarci con te, senza rivali tra i piedi.-

-perchè?-

-ovvio no bambolina, perchè mi piaci.-

Resto di sasso. Io gli piaccio, io piaccio a quel bellissimo angelo dai capelli scuri e gli occhi verdi. Piaccio a quel fantastico ragazzo francese, a quel ragazzo maturo, responsabile ed ordinato. Io piaccio al ragazzo che piace a me. Mica glielo dico però, meglio aspettare il momento opportuno. Non bisogna scoprire subito le carte. E poi cavolo mi ha chiamato bambolina, come Ryan, ma detto da lui è tutta un altra cosa.

-ah..-

-senti domani pomeriggio, siccome il locale è chiuso, ti andrebbe di uscire?-

-per andare dove?-

-sorpresa-

-mmmh va beh.-

Sento il telefono vibrarmi nella tasca; mia mamma mi sta telefonando, le rispondo e mi dice che è tardi ed è meglio se torno a casa.

-ma i nostri panini?-

-sarà per un altra volta-

Lo saluto dandogli un bacetto sulla guancia proprio come un bambina e torno a casa.

Ci siamo fermati a chiacchierare un pò prima del chiosco dove vendono i panini, senza riuscire quindi a mangiarli.

Arrivo a casa e dopo aver salutato mia madre vado in camera.

Metto il mio pigiamo in pile rosso con i cagnolini, delle volte sembro veramente una bambina. Mi infilo sotto le coperte e mando un messaggio a Ryan.

"Domani vieni a casa mia, mi servono tuoi consigli. Sei il mio più caro amico, quindi fai quello che devi fare, comportati come tale. Ciao a domani."

Spengo il telefono e chiudo gli occhi. Sono ancora agitata per le parole di Chris, gli piaccio, mi sento cosi felice, chissà che magari le mie fantasie amorose, stavolta si realizzino, chissà che magari anche per me ci sarà un lieto fino....lo spero..

 

Grazie per i vostri commenti, spero che continuerete a leggere questa storia. Come andranno le cose tra Ryan e Niky ora che c'è Chris? andando avanti a leggere lo scoprirete e spero vivamente di non deludervi..

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** mi sono innamorato ***


scusa

Mi sono innamorato

siccome, l'ultimo capitolo mi sono dimenticata di salvarlo nel computer ora è andato perso, quindi devo riscriverlo, magari sarà un pò diverso da quello che avevo pubblicato prima ma in sostanza è lo stesso..

 

Accendo il telefono e dopo due secondi lo sento vibrare. Mi è arrivato un messaggio da parte di Niky, devo andare da lei chissà per quale motivo. Guardo la sveglia che ho sul comodino accanto al letto, segna le 12. Ho dormito parecchio, strano, sono un dormiglione e questo è risaputo, ma capita molto raramente che mi svegli cosi tardi benchè sia domenica. Scendo le scale e vado al piano di sotto. Mi padre mi urla dietro dicendomi che sto sempre a dormire, non gli rispondo per evitare inutili discussioni. Saluto mia madre, che mi regala uno dei suoi stupendi sorrisi, e poi do un bacio in fronte a mia nonna e l'aiuto a preparare il tavolo. Mangiamo in silenzio come sempre del resto, c'è qualcosa di diverso però stavolta, c'è un atmosfera gelida che mette i brividi. Finito di mangiare mi preparo ed esco di casa. Quardo l'orario sul display del telefono, sono solamente le 13. Andare da lei a quest'ora mi sembra un pò presto, cosi vado nella prima salagiochi che trovo e inizio a giocare a Tekken.

-sei bravo ragazzo-

Mi volto, il titolare mi sta guardando.

-grazie.-

-sai forse tu sei l'unico che sarebbe in grado di battere il campione.-

-e chi sarebbe?-

-mah, è una ragazza-

-una ragazza?-

-si si chiama Niky-

-Niky?conosco una ragazza che si chiama allo stesso modo ma no può essere lei.-

-e perchè no?-

-perchè lei è una persona matura, seria e studiosa, non ce la vedo a giocare in una salagiochi.-

-molti hanno una doppia personalità-

-no lei non credo.-

-comunque quella che dico io, è bassina, magra, un bel visino, capelli corti neri con dei ciuffi viola e gli occhi chiari.-

-o mamma, è lei.-

-visto?!?, beh ora ti saluto.-

Resto un pò scosso da questo, la mia cara Niky, la più brava della classe, studiosa, diligente, responsabile, matura ha una doppia personalità, o forse non è una doppia personalità, ma bensi questa che si diverte come una normale ragazza 17enne è proprio la vera Niky, quella che nessuno conosce. Esco dalla salagiochi dopo aver salutato il proprietario. Ho ancora la testa fra le nuvole e senza rendermi conto vado a sbattere contro qualcuno.

-ahi, brutto imbecille, guarda dove cammini.-

Sono andato contro ad una ragazza. Alza gli occhi e mi fissa un pò restando a bocca aperta, si lo sò che sono bello ma cosi è una reazione esagerata.

-ti sei fatta male?-

-no, no. Tu sei Ryan vero?-

-ci conosciamo per caso?-

-si, cioè, io conosco te. Comunque io sono Jennifer, piacere di conoscerti.-

Si avvicina e mi schiocca un bacio sulla guancia, con quelle sue bellissime labbra carnose, messe in risalto da un lucidalabbra. Che strano però, una volta si dava la mano quando si conosceva una persona. Evidentemente i tempi sono cambiati.Eh si ormai sto invecchiando.

-ti andrebbe di uscire insieme?-

-che?-

-ma si, vedrai ci divertiremo-

Non è una pessima idea, magari uscire con lei mi aiuta a dimenticare un certa persona. Più la osservo e più mi rendo conto che è veramente uno spettacolo. Come minimo sarà alta un metro e 70, pancia piatta, neanche un filo di grasso, un bel seno prosperoso proprio come piace a me. Gambe snelle, messe in risalto da una minigonna di jeans, capelli biondi e lunghi, occhi verde smeraldo. Ma si dai proviamoci.

-ok lasciami il numero, ti chiamo io.-

-guarda che ci conto.-

Me lo dice e io lo salvo sul cellulare, la saluto con un ci vediamo e vado da Niky.

Arrivo suono il campanello e viene sua madre ad aprirmi.

-oh, ciao niky, è in camera, vai pure-

Ma sua madre non si preoccupa neanche un pò se sua figlia sta in camera con un ragazzo? boh certa gente non finirà mai di stupirmi.

Salgo a due a due e senza bussare entro in camera di lei.

Mi guarda malissimo, in effetti sono stato un pò maleducato. Deve essersi appena fatta la doccia perchè ha i capelli bagnati e non ha addosso nulla se non un misero asciugamo, che le copre dal seno fino a metà coscia. A modo suo è sensuale.

-la prossima volta bussa.-

-signor si signore-

-scemo-

-puffa-

-ehi..-

-dai perchè mi hai chiamato?-

-ho un appuntamento-

-non dirmi che è con croissant?!-

-no, è con Christopher, non con croissant.-

-è la stessa cosa,e io che ti servo?-

-non sò come vestirmi, e mi devi aiutare-

-per uscire con croissant-

-si,ma che ti prende?sei forse geloso?-

-geloso io?ma smettila-

Si, sono geloso terribilmente geloso, non voglio che esca con quello, non è andato a lei. Lei ha bisogno di uno come me. Lei ha bisogno di me.
Ma cosa dico sono io, che ho bisogno di lei, e non il contrario. Mi sento proprio uno stupido. Per fortuna ho incontrato Jennifer chi lo sà che magari non mi prendi una bella sbandata per lei cosi da togliermi dalla mente Niky.

Guardo nel suo armadio e le scelgo dei vestiti.

-ma dove devi andare.-

-ad una mostra.-

-che pizza-

-devo andarci io, e poi le mostre a me piacciono.-

Si, si come no. Nemmeno lei è sicura di quella affermazione. Opto per un paio di pantaloni bianchi stretti infondo, una semplice maglia nera, col collo alto, e un paio di stivali neri senza tacco. Mi fa girare in modo da potersi vestire.

-ehi-

Mi rivolto e la osservo, eh si sta proprio bene, è fantastica. Va verso il mobile accanto e prende una spazzola che prontamente le rubo.

-ma..-

-zitta e siediti-

Si siede sulla sedia difronte ad uno specchio. Delicatamente inizio a pettinarla, ha dei capelli bellissimi che emanano un buonissimo profumo. Quando ero piccolo mi divertivo a pettinare i capelli a mia madre, era un rito che facevamo ogni volta che si faceva doccia o bagno, un rito che ci ha sempre tenuti legati fino ad ora.
Finito di pettinarla va in bagno ad asciugarseli e a truccarsi. Ci mette un pò e nel frattempo mi guardo attorno notando l'ordine che regna in questa stanza, non come la mia. Appena finisce torna in camera per farsi ammirare e sentirsi dire che è bellissima pur sapendolo.

-sei bellissima.-

-grazie, sai spero tanto che si innamori di me-

Come può voler che croissant si innamori di lei?!?ma che schifo.

-sarebbe il primo sai?-

-ma non avevi un ragazzo?-

-si ma non era innamorato-

-ah. Quindi dici che sarebbe il primo?!?-

-già-

Sbagli di grosso, lui sarebbe il secondo. Non ho intenzione di lasciargli il primato. Io sono il primo ad essermi innamorato di lei. Non quel croissant. Io sono innamorato di Niky, ma è triste non poterla avere, è triste pensare che tra pochi istanti verrà un altro a prenderla e assieme si divertiranno, rideranno, parleranno e scherzaranno. Com'è triste pensare che non puoi fare niente perchè lei è tua amica, tu sei il suo amico, insomma un'amicizia anche se nata da poco non la puoi rovinare. Se ci fosse la certezza che dall'altra parte lei prova gli stessi sentimenti allora non mi importerrebbe perdere quest'amicizia per far nascere qualcosa di assolutamente più profondo. Ma questo non capiterà mai, lei ora a Christopher, devo solo mettermi il cuore in pace e guardarmi attorno. Prima o poi troverò una ragazza adatta a me. Magari quella persona è proprio Jennifer.

Suonano al campanello, dev'essere lui.

-Niky scendi è Christopher.-

-arrivo, grazie di tutto sei grande.-

Si un grand coglione, ma infondo va bene cosi, anche se lo detesto mi sembra una brava persona.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** cos'è? ***


scusa

Cos'è?

 

Christopher viene a prendermi in perfetto orario e assieme andiamo alla mostra. Nemmeno potete immaginare quanta gente c'è, un sacco. Beh è normale che a molta gente piacciano i quadri. Ce ne sono a iosa, da pittori famosi a quelli meno conosciuti. Però, però non mi sto divertendo molto, diciamo che è un pò una noia, insomma ho 17 anni, stare qui mi sento più vecchia, non so come mai. Certo la compagnia è fantastica, sto qui con Christopher, e siamo mano nella mano, di tanto in tanto si volta verso di me regalandomi dei bellissimi sorrisi.

-ti va di andare in libreria, sai ho sentito che Nicholas Sparks,presenterà il suo ultimo libro, ti va di andarci?-

-ok, andiamo.-

Non si prospetta un bel pomeriggio, anzi, forse era megli stare a casa, con Ryan. Non sò perchè ma mi manca in questo momento. Ce ne andiamo dalla mostra e appena metto piede fuori lo vedo. Ryan, eccolo, è dall'altra parte della strada, sto per urlare per salutarlo, ma qualcosa mi ferma. Lo vedo in compagnia, in ottima compagnia direi. Con Jennifer, mi sento un nodo incredibile in gola, perchè mi sento cosi?cosa significa?perchè mi sento gli occhi lucidi e vogli staccarmi da Christopher per andare da Ryan. No, non è possibile che io mi sia presa una cotta per lui. è inamissibile, una cosa inaudita, non può essere. Forse sono solo un pò infastidita dal fatto che lui ride e si diverte mentre io non tantissimo, ammettiamolo è un pò una pizza, come aveva detto Ryan. Eccolo mi ritorna in mente, incredibile.
Si volta verso di me, mi fissa e mi sorride. In questo momento il suo sorriso mi sembra più bello di quello di Chris, di qualunque altro ragazzo. Mi saluta con la mano e poi mi alza il pollice.

-Che hai?-

-niente-

-sembra che tu abbia visto un fantasma-

-ma vah.-

Continuo a guardare nella sua direzione, Chris se ne rende conto.

-è cosi speciale per te?.-

-beh, si è mio amico.-

Amico, odio questa parola, perchè ora più che mai odio l'amicizia. Quando pensi di esserti presa una cotta per un tuo amico, non puoi diglielo altrimenti ci sarebbe il rischio di rovinare una bella amicizia. Ora più che mai odi tutto quello che ha a che fare con l'amicizia.

-solo un amico?-

-si certo-

-meno male-

-perchè?-

-perchè tu mi piaci sul serio, veramente tanto e vorrei che ci mettessimo assieme.-

Assieme, fidanzati. Beh può essere una cosa buona, sto con Chris e magari dimentico Ryan. Si può fare, non ne sono convinta ma chi lo sa, certo la teoria del chiodo schiaccia chiodo non è il massimo ma non sò che fare altrimenti.

-beh..-

Non mi da il tempo di rispondere che mi prende in vita tirandomi a lui, si abbassa fino al mio viso e mi bacia. Non mi piace, non mi piace il suo alito, non mi piace il suo modo di baciare. Ma lo lascio fare col tempo mi abbituerò.

Con la coda dell'occhio vedo Ryan fissarmi, strano dovrebbe essere già andato via da un pezzo. Poi vedo Jennifer uscire dal negozio dietro di lui, e capisco. La stava semplicemente aspettando e nell'attesa mi ha visto. Non riesco a staccarmi, mi sento soffocare.Mi da fastidio. Con una spinta lo allontano e invento una scusa per tornare a casa.
Voglio stare da sola, senza nessuno attorno. Voglio pensare e riflettere a quello che mi è appena capitato, cercare di capire cosa significava quella reazione che ho avuto quando ho visto Jennifer e Ryan assieme. La prima cosa che mi viene in mente è gelosia, ma è stupido non posso essere gelosa. Non devo esserlo.
Corro a casa, cercando di trattenere le lacrime.

-Niky, fermati-

No, non mi voglio fermare, voglio continuare a correre.Ma la mia corsa viene quasi subito interrotta. Qualcuno mi prende il braccio obbligandomi a fermarmi. Mi fermo, cerco sempre più di trattenere le lacrime che dispettose vogliono scendere. Mi tranquillizzo.Mi volto. Alzo il viso e mi perdo in quei fantastici occhi che mi scrutano con aria interrogativa con un misto di preoccupazione. Non riesco a resistere. Tutto questo ha dell'incredibile. Guardo ancora una volta, si la mia è gelosia, ma non per una semplice banale cotta, io mi sono innamorata. Vengo abbracciata, un abbraccio caldo, un profumo fresco mi invade, mi riempie.
Il profumo di Ryan.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** natale e trasferimento ***


scusa

Natale..e trasferimento

 

 

La tengo stretta a me, mi piace quella vicinanza. I suoi capelli emanano un buonissimo profumo di fragola, quanto adoro le fragole.

La guardo negli occhi, li ha lucidi, tra qualche istante potrebbe mettersi a piangere.

Quanto vorrei baciarla. Appoggiare le mie labbra dolcemente sulle sue e serrarle in un dolce bacio. Non come quello che le ha dato croissant.

Dire che ci sono rimasto male è poco, ma infondo non importa, escono assieme è giusto che la baci. C'è solo una cosa che non capisco, come mai è scappata via, e perchè lui non le ha corso dietro.

-perchè sei scappata?-

-perchè..mi ha chiesto di metterci assieme-

Fidanzati, mi sento male, ora sono io quello che vuole piangere, non è proibito per un ragazzo piangere, giusto?!?ma per mia e sua fortuna mi trattengo..

-ah, e tu?-

-io gli stavo rispondendo ma mi ha baciato-

-e sei scappata?-

-si-

-perchè?-

-perchè beh...ho paura di innamorarmi.-

Non mi sembra molto convinta da questa affermazione, ma preferisco non indagare.

-sono certo che non ti farà del male, non mi sta molto simpatico ma mi sembra un bravo ragazzo.-

-già, forse dovresti andare da Jennifer-

-chi?-

-la ragazza di prima.-

-non mi va, mica siamo assieme, voglio stare con te.-

-ah-

Mi sorride e a poco a poco le guancie candide si colorano di rosso.

-vieni, è ancora presto andiamo a farci un giro, vedrai ora ti divertirai-

La porto nella salagiochi, la stessa che sono andato stamattina, la stessa dove va lei.

-no, non mi piace la salagiochi.-

-bugiarda, me lo ha detto il titolare che vieni ogni tanto.-

-uff, va bene andiamo, ma non metterti a piangere se ti batto-

Entriamo e il titolare ci saluta.

-ciao Bob, passami il cappellino.-

Le passa un cappellino verde, in più punti rovinato.

-ma che ti serve un cappello?-

-è il mio porta fortuna. Era di mio fratello.-

Di colpo sul suo volto si forma un espressione triste e malinconica.

-Sai veniva spesso a giocare qui, era imbattibile, e questo cappellino era un regalo di Bob, come porta fortuna, alla sua morte, io diciamo ho preso il suo posto, sono imbattibile e questo cappello mi porta tanta fortuna-

-capisco, dai giochiamo.

Iniziamo a giocare, è davvero forte, forse troppo perchè mi batte un sacco di volte. Mi diverto un sacco e anche lei, la vedo molto più tranquilla e serena rispetto a prima e questo mi rende felice. Quasi un ora più tardi usciamo e andiamo un pò in giro, camminare fa sempre bene, e poi nonostante sia pieno inverno si sta abbastanza bene.

-ehi, andiamo a farci una foto?-

-e dove?-

-la-

Seguo la sua mano, avete presente quelle cabine dove si possono fare le foto?ecco li vuole farla.

Entriamo, e facciamo un serie di facce buffe, appena escono ci accorgiamo che sono un più assurda dell'altra, fanno tutte ridere, tranne una: l'ultima. La trovo dolcissima. Semplice, proprio come lei, ci guardiamo solamente, io mi perdo negli occhi di lei, e lei lo stesso. Ci fissiamo, ci osserviamo e ancora una volta capisco quanto lei sia importante.Do una copia di foto anche a lei, che ripone nella borsa per paura di perderle.

-tra poco è Natale, come sono felice.-

-felice?che festa stupida.-

-non ti piace?-

-no, perchè in questo periodo sono tutti l'uno più ipocrita dell'altro. Non ti è mai capitato di sentire dopo mesi e mesi una persona solo per farti gli auguri?-

-si, ma è una cosa bella-

-come può essere bello?se quella persona aveva veramente intenzione di farsi sentire poteva farlo benissimo un altro giorno e non dicendomi la solita frase stupida, ma chiedendomi come stavo-

-si hai ragione, ma è comunque anche l'unico giorno in cui per una volta le famiglie possono lasciare fuori dalla porta le loro preoccupazioni e dedicarsi unicamente ai familiari, e alle persone che amano. Lo sò che un giorno all'anno è poco, ma sempre meglio di niente non credi?

-si questo è vero, pero non sarebbe meglio se l'amore che pervade i cuori a Natale ci sia anche un altro giorno dell'anno, o perchè no tutto l'anno?-

-evidentemente questo non è possibile, molti adulti sono stressati per colpa del lavoro, noi giovani abbiamo altre preoccupazioni tra cui la scuola, poi quando arriva finalmente Natale e ci sono le feste, l'atmosfera sia in casa che fuori magicamente cambia, no credi?-

-no mi spiace, io ho sempre odiato il Natale e credo che lo odierò per sempre-

-perchè?-

Era lungo e difficile da spiegare, ma lei non mollava insisteva a voler sapere il perchè di questo mio odio, che di per se per una persona era una cosa stupida ma a me faceva male veramente. Decidiamo quindi di sederci sulla prima panchina libera che troviamo..

-per ogni bambino c'è sempre stata la figura di Babbo Natale giusto? per me non è mai stato cosi, ricordo ancora quando mio padre mi disse che Babbo Natale mi aveva dimenticato. Andavo alla scuola materna a quel tempo, e si avvicinava il periodo natalizio e per la prima volta in vita mia non ero costretto a passarlo sull'aereo per andare da un posto all'altro per colpa dei miei genitori. Quel giorno a scuola parlammo solo di quello che ci avrebbe portato Babbo Natale, io ingenuamente domandai chi fosse costui e mi risposero che era un omino paffuto che veste di rosso, ha una barba lunga e nella notte di Natale con le sue renne sulla slitta porta i doni, per i bimbi buoni.-

Mi fermo, mi sembra di rivedere quella scena, mi fa male il petto, sento il cuore rompersi ad ogni parola. Mentalmente mi ripeto che devo continuare, devo, dopo anni che soffro da solo, parlarne con un amica. Devo parlarne con lei. Riprendo fiato e continuo.

-Appena arrivai a casa domandai a mio padre se anche da me sarebbe passato Babbo Natale. Mi pentii subito di quella domanda. Evidentemente il concerto che si era tenuto la sera prima non era andato molto bene.Mi guardò. Ricordo ancora lo sguardo pieno di rancore che aveva mentre mi osservava, ero spaventato perchè non riuscivo a capire cosa gli avessi fatto. Già a quel tempo mio padre mi odiava, penso che abbia iniziato ad odiarmi l'esatto istante in cui mia madre partori.

Mi disse che non sarebbe passato perchè ero un bambino cattivo, un bambino indesiderato che nessuno voleva, disse anche, che perfino Babbo Natale si era scordato di me, perchè nemmeno lui mi voleva. Iniziai a piangere, mi sentivo uno straccio, ma le mie lacrime servirono solo ad irritarlo ancora di più.

Mi diede un ceffone, se ci ripenso mi fa ancora male, finii per terra e picchiai la testa contro lo spigolo del gradino della scala. Iniziava ad uscirmi sangue, sentivo il taglio pulsare, era veramente doloroso. Mio padre restò li immobile a fissarmi sempre con astio. Per fortuna arrivò mia madre che mi portò in ospedale.

Mi diedero 4 punti. Guarda.-

Cercai di spostare nel miglior modo possibile i capelli in modo da farle vedere il taglio. Dolcemente mi passò una mano sopra. Quel semplice gesto mi rese felice.

-io ti farò passare un Natale indimenticabile, promesso.-

-non serve-

-senti tu hai detto che saresti diventato mio amico, ora io ti prometto che ti farò passare un Natale memorabile.-

-ok, ci stò.-

-perfetto. ora vado, ciao-

In quel tempo passato assieme ci scordammo di Jennifer e di Christopher.

Mi alzai e tornai a casa pure io.

Entrai in casa e il caos più totale mi accolse. C'erano scatoloni dappertutto, vestiti, libri, cianfrusaglie, ogni cosa era sparsa per casa. Oddio magari erano entrati i ladri.

-mamma,mamma?-

-eccomi tesoro, dimmi?-

La vidi uscire dalla cucina, con addosso un grembiule e i capelli raccolti.

-ma che sta succedendo, sono entrati i ladri?-

-no, no niente ladri, è solo che ci trasferiamo, torniamo in Francia. Anzi sarebbe meglio che tu iniziassi a preparare le cose, perchè tra 10 giorni partiamo.-

Non risposi, mi sentii mancare la terra sotto i piedi, il cuore smise di battere di colpo. No,non era possibile. Trasferirci di nuovo e per giunta in Francia, terra del croissant.

-ma Natale siamo qui?-

-no, saremo sull'aereo, credo-

Non dissi nulla e andai in camera.

E ora come potevo a dire a Niky che mi sarei trasferito?

Come potevo andarmene pur sapendo che questa era la mia unica e sola casa?

Con che coraggio andavo via?

Io non volevo abbandonarla.

Avevo la testa piena di domande che mai avrebbe avuto risposta..

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** lunedi 1° ***


scusa

Lunedi

Grazie infinite per le vostre recensioni..secondo voi sono cosi crudele da farlo finire in questo modo?!?su su..non vi preoccupate, prima che sia veramente finito ce ne vuole ancora un pò, quindi cercate di portare pazienza..mi raccomando continuate a leggere^^

 

Mi sveglio dieci minuti prima del suono della sveglia. Ma non mi alzo, resto nel letto bello caldo a crogiolarmi un pò.
Ieri pomeriggio è stato un mezzo casotto, sono uscita con Chris ma mi sono ritrovata a divertirmi sul serio solo dopo che Ryan mi ha corso dietro, per colpa di quel bacio. Non sò veramente che fare, stare con lui nella speranza di riuscire a scordare Ryan e vederlo quindi solo come mio amico, o lasciare perdere entrambi e vedere quello che mi riserverà il destino?
Preferisco la prima opzione, almeno per ora, beh provo a stare con lui, magari funziona chi lo sà.
Spengo la sveglia prima che inizi fastidiosamente a suonare, l'ho detto che quel suono lo detesto.
Esco dal letto e inizio a vestirmi, poi scendo in cucina per fare colazione.
-mamma oggi viene Ryan, qui a casa-

-a fare?-

-l'albero di Natale-

-ok, io però forse devo andare da zia Margaret-

-va bene.-

Finito di fare colazione vado in bagno a lavarmi quando sento il telefono suonare. Vado di la in camera. Mi è arrivato un messaggio: Croissant. Quel rimbambito di Ryan deve avermi modificato il nome senza che me ne rendessi conto.

"buongiono piccola mia, ieri sei scappata via subito senza dire nulla, ci sono un pò rimasto male sai, però ho capito, forse sei rimasta un pò sorpresa per quello che è accaduto. Ti capisco benissimo, avrei reagito anche io presumo. Non ti sono corso dietro perchè ho visto Ryan e pensavo volessi parlare un pò con lui. Beh ciao tesoro baci"

Cavoli che messaggio, chissà quanto ha speso per una cosa del genere. Però è stato gentile e questo lo devo ammettere, ma di rispondergli non mi va. Lascio cadere il telefono sul letto e vado a finire di prepararmi. Appena sono pronta corro fuori dal ristorante, giro l'angolo e ad aspettarmi li vedo. Jonnhy, Viky e Ryan. Sembra che tra di noi non sia cambiato nulla, che tutto si rimasto immutato nel tempo.
Mi piace tutto questo.

Li saluto allegramente e sorrido a Ryan. Non mi sembra molto allegro anzi, forse si è svegliato con la luna storta, mah certe volte i ragazzi faccio veramente fatica a capirli.

-ciao, tutto bene?hai una faccia?!-

-ehm..si si tutto bene.-

Balbetta un pò e tiene lo sguardo fisso a terra.

-oggi dopo scuola vieni da me?-

-ok.-

Per il resto del tragitto non parliamo molto, anzi direi proprio per niente. Ogniuno alle prese con i proprio pensieri e problemi di vario genere. Delle volte mi piacerebbe entrare nella testa di Ryan e vedere quello che pensa, ammesso che sia in grado di pensare.
Arriviamo a scuola, come sempre andiamo in classe, salutiamo i nostri cari compagni. Devo ammetterlo è un pò una monotonia, però che posso fare altrimenti?!?preferisco divertirmi fuori con Ryan, eccolo ancora una volta mi entra in testa, che rabbia.

Le ore passano veloci, più del solito, forse perchè non ho praticamente ascoltato nulla della lezione. L'unica cosa che ho capito è che domani c'è il consiglio e quindi devo restare a scuola al pomeriggio. Uff che rabbia cosi non posso nemmeno andare a casa con Ryan.
Appena suona la campanella come una scheggia prendo per il braccio Ryan, dandogli il tempo necessario per riporre il materiale nello zaino, poi assieme a lui mi fiondo fuori dalla scuola.

-che bello, mi sento liberaaaaa.-

-ma stai bene?-

-certo che si-

-oooookkk-

Mi guarda un pò sorpreso, in effetti è strano che io mi comporti cosi, questo è un modo di fare più da Ryan.

Arriviamo a casa, mia madre non c'è, me l'aveva detto che doveva andare dalla zia. Lo faccio salire al piano di sopra e andiamo in salotto, se lo si può chiamare cosi. Praticamente è un buco, con un divano, la tv, calorifero contro la parete sotto la finestra e una poltroncina minuscola.

-tieni guarda la tele, e aspettami qui buono buono-

-bau.-

Imitazione pessima di un cane obbediente.

Vado nello sgabuzziono al piano di sotto e tiro fuori due scatole, che porto su in salotto.

-che diavolo hai dentro li?-

-allora un alberello di Natale con le decorazioni e il presepe.-

-perchè?-

-per farti iniziare ad amare il Natale..-

E per stare più tempo con te, ma questo evito di diglielo

 

Per ora questa è la prima parte del capitolo, domani lo concludo sicuramente...abbiate pietà di me..sono distrutta..
A domani e grazie ancora..

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 19
*** lunedi2 ***


scusa

Lunedi2°

Lo devo riconoscere Niky quando si mette in testa un cosa non c'è verso di farle cambiare idea. Vuole farmi amare il Natale, che pensiero dolce...
Mi ha praticamente fatto correre da scuola fino a casa, solo ed esclusivamente per fare l'albero di Natale.

Tira fuori dallo scatolone un albero alto all'incirca come lei, o meglio 5 centimentri in più di lei..Prende le varie decorazioni per abbellire l'albero, palline di ogni colore, alberi in miniatura, angioletti, qualche Babbo Natale, e alcune renne.
Iniziamo a prepararlo, mi diverto, è una cosa stupida ma mi diverto, mi fa piacere stare qui assieme a lei. Non parliamo, nessuno osa parlare per non rovinare quel bellissimo momento.
Ma nel mio cuore c'è però tanta tristezza, tra poco me ne sarei andato.
L'avrei lasciata.
Come potevo andarmene e dire addio a lei?
A Niky, alla ragazza che con un suo semplice gesto mi trasformava una giornata grigia e triste, in una giornata soleggiata e allegra.
In una maniera o nell'altra avrei dovuto diglielo.
Ma cosa potevo dirle?che parole dovevo usare?
Buttarla sul ridere e scherzarci sopra o essere serio?
In un modo o nell'altro soffrirei comunque. Oltretutto in Francia, con tutti i posti che ci sono proprio li. Che rabbia.

-sei silenzioso.-
-anche tu lo sei-
-io sono concentrata. Voglio creare un albero fantastico-
-anche io, per questo stò zitto-
-bugiardo, tu hai la testa altrove-
-è vero-
-se devi dirmi qualcosa dilla e basta-
-ok...-
Glielo dico, si devo diglielo. Prendo fiato e le dico tutto.
-allora...ci guardiamo un film dopo?-
Ma che cazzo stò dicendo?
Ci guardiamo un film? o cavolo è inutile non ci riesco. Il momento giusto non è questo.
Non voglio rovinare quest'atmosfera. Domani glielo dirò.

-si, certo. Senti mi dai una mano a mettere la stella la in alto.-
-dammi te la metto io-
-no, la voglio mettere io.-
-ehi mi sembri una bambina capricciosa cosi-

Non mi dice nulla e mi mette il muso. Che permalosa, non l'avrei mai detto.
Le vado di fronte e la prendo per le gambe in modo da alzarla il più possibile per farle mettere quella stupida stella. Non faccio molta fatica, dato che è un peso piuma. Appena la mette la faccio scivolare lentamente verso il pavimento.
Ho il viso davanti al mio, la tengo stretta, non c'è niente da fare non voglio lasciarla andare, ma non voglio nemmeno innamorarmi ancor di più, eppure, resisterle è assolutamente impossibile.
Mi perdo nei suoi occhi, cosi belli e profondi. Le labbra, rese lucide da un velo di lucidalabbra che profuma di fragole.
Adoro le fragole.
Adoro le sue labbra.
Adoro lei.
Resto incantato ad osservarla.
Le braccia fanno un pò male, ma sopporto. Le sono cosi vicino che con un piccolo movimento potrei baciarla, ma questo vorrebbe dire, non riuscire più a dimenticarla.
Una volta baciare una ragazza, per me, non significava nulla, ma con lei è diverso.

-mi metti giù?-

Mi guarda un pò stupita, e dopo averle schioccato un bacio sulla guancia, che nemmeno io sò perchè le ho dato, la lascio andare.
Decidiamo di bere una tazza di cioccolata calda e di guardarci un film alla tele.
Scende e va al ristorante, mentre io cerco un cassetta. Non c'è una gran scelta, sono film piuttosto vecchi. Vada per l'arancia meccanica.
Ritorna e in mano tiene due tazze fumanti di cioccolata.
Ci sediamo sul divano.
Io seduto da una parte e lei con la testa appoggiata sulle mie gambe sdraiata, e con un coperta di pile che ci copre.
inizia il film, non capisco nulla, forse perchè con la testa, come ha detto prima lei, sono da tutt'altra parte.
Anche a Niky, il film non interessa molto dato che si è addormentata.
Mentre dorme è ancora più graziosa, sembra un piccolo angioletto. Un angioletto di quelli piccoli e dispettosi però, ma che a modo loro sanno farti battere velocemente il cuore, ed è proprio questo l'effetto che fa a me.
Stò con lei e non capisco più nulla.
Mi alzo, è meglio che io vada a casa.
Cercando di fare il più delicatamente possibile, la sposto e le faccio appoggiare la testa sulla spaliera, resa più comoda da due cuscini che ho sistemato per lei.
Si volta e senza farlo apposta mi sfiora la mano.
Non resisto.
Questo è troppo anche per me.

Avvicino il mio viso al suo, a piano dolcemente. E appoggio le mie labbra alle sue.
Quel contatto semplice è la fine del mondo. Parole per descrivere quel attimo non esistono. Tutto e niente.
Mi sento rintontito, come se mi fossi fumato dieci canne in un colpo solo.
Mi stacco da lei.
Fragole. Il suo lucidalabbra me lo trovo un pò sulla mia bocca.
Stupido.
Non dovevo farlo.
Vado via.
Più tardi le scriverò un messaggio.

Ora però basta, non posso continuare cosi. DEVO riuscire a dimenticarla, ancora 10 giorni e tutto sarà finito, ma in questo 10 giorni devo fare in modo che continui ad essere solo un'amica. Quindi da domani inizia la ricerca di una ragazza.

 

 

Scusate se ieri non ho postato, ma dopo non sò quanto tempo, finalmente ho avuto il sabato libero...ancora faccio fatica a crederci.
La situazione tra loro è questa, per chi non avesse proprio capito bene.
Ryan è innamorato di Niky, e su questo non ci piove, ma credendo che a lei non importi nulla, vuole provare ad uscire con Jennifere.
Niky dal canto suo è persa per Ryan, ma credendo che lui la veda solo come un'amica e nulla di più, stà con Christopher.

Penso sia capitato un pò a tutti una cosa del genere o no?se non a tutti a molti...
Grazie infinite come sempre per le vostre recensioni



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 20
*** i benefici della luna ***


scusa

...

Mio Dio, stamattina mi sento peggio di uno straccio.
Vado in bagno, ad alzarmi mi gira tantissimo la testa e ho pure una nausea tremenda.
Ecco ci avrei giurato, mi sono venute le mie cose. Perchè sono nata femmina??
Vado in cucina, un pò barcollando per fare la colazione.

-tesoro stai bene?sei pallida-
-mi hai visto ancora rossa in viso?-
-già, intendevo che sei più pallida del normale-
-stò bene, mi sono solo venute, niente di che-
-se preferisci resta pure a casa-
-no no c'è il consiglio oggi, devo andare, anzi guarda che molto probabilmente farò un pò tardi.-
-ok, tieni ora mangia qualcosa.-

Mi mette davanti cappuccino e brioches. Oddio ora vomito veramente.
Mia madre va in cucina e in quel momento butto nello sporco la brioches e nel lavandino il cappuccino. Anche se ci provo non riuscirò a mangiare nulla, almeno non oggi. Dopo essermi preparata esco diretta a scuola.

-ciao scusa se ieri sera non ti ho salutato quando me ne sono andato, ma stavi dormendo e non volevo disturbarti-
-si non mi interessa, ho ben altri problemi oggi.-
-mio Dio che simpatica che sei, e che dolcezza potrei quasi commuovermi.-
-pace-
-se, se oggi non è giornata vero?quando la luna storta ti è passata fammelo sapere. Ciao-

Si volta e va verso Jennifer.
La odio.
Mi odio, ma che diavolo mi è preso?infondo lui si stava semplicemente scusando. Questa è la parte che più detesto del mio carattere, oltre ad essere permalosa e testarda sono pure lunatica, che rabbia. Facendo cosi, comportandomi male allontano da me le persone a cui tengo maggiormente. Ma Ryan, non voglio che si allontani da me, già per qualche strana ragione lo sento distante ultimamente e con queste mie risposte va a finire che inizierà ad odiarmi.

-ciao Niky, mamma mia che faccia spaventosa che hai?-
Grazie Viky sei proprio un tesoro.
-già non mi sento in forma oggi.-
-per un motivo ben preciso per caso?-
-si.-
-lo stesso motivo che molte ragazze della nostra età hanno?-
-si-
-oddio anche tu sei innamorata e ora stai soffrendo, povera se vuoi sappi che io ci sono per te-
Ma da quando è diventata cosi stupida?
Se stò male per cause sentimentali, non sarei bianca come un lenzuolo e non terrei le mani sulla pancia perchè mi fa male e non sarà cosi poco gentile, ma avrei altri problemi.

-viky, cristo santo,ho le mie cose, non è cosi complicato da capire.-
Mi guarda allibita, con due occhi fuori dalle orbite, credo di aver alzato un pò troppo il volume della voce. Mi guardo attorno e i miei compagni e altri che non conosco, ma che sono nella mia classe tra cui Jennifer, mi guardano allibiti.
DRiiiiiin.
Campanella, grazie al cielo.

Entra il professore e come delle lumache andiamo ai nostri posti. Ryan neanche mi guarda, devo proprio averlo fatto arrabbiare tanto. Che stupida che sono.
Gli scrivo sul banco, come faccio di tanto in tanto.
"Scusami non volevo arrabbiarmi prima, è solo che quando ho le mie cose sono più lunatica del normale"

"tranquilla è tutto a posto, sai ho una novità per te."

"quale?"

"sono insieme a Jennifer."

Oltre ad essere una novità è anche molto più dolorosa di una badilata sui piedi, o di una palla di bowling sulla testa.
Mi gira tantissimo la testa e vorrei mettermi a piangere, vorrei gridare, vorrei prenderlo a sberle e aprirgli quei bellissimi occhi. Lei non può essere la ragazza giusta per lui. Lui non può, non deve stare con lei.
Lui deve stare con me.
Io voglio stare con lui.
Noi dobbiamo stare assieme, perchè io..io..io ne sono innamorata..
Non è possibile ora sono anche diventata egoista. Lo voglio per me senza tener presente i suoi sentimenti.
Sono veramente una bambina capricciosa.

Dovrei rispondergli ma cosa posso dirgli, di mentire non ne sono poi cosi capace.

-Signorina Hamilton, può portare questi fogli in segreteria?-

Professore grazie, grazie infinite,penso di non aver mai adorato un professore come un questo preciso istante.
Mi alzo cercando di fare poco rumore spostando la sedia e con un sorriso e 32 denti mi avvio verso la cattedra.
Ho il passo un pò incerto,mi sento ubriaca, faccio fatica ad andare dritta.
Prendo una botta alla gamba contro il banco di un mio compagno.
Gli domando scusa mi sorride e mi dice che non fa nulla, anzi mi chiede se stò bene.
No non stò bene, stò da cani.
La testa mi gira, non si vuole fermare.
Ora pure la mia classe ha iniziato a girarmi attorno.
Fermativi vi prego non ce la faccio più.
Vampate di caldo seguite da freddo gelido si perdono nel mio corpo.
Il battito cardiaco aumenta.
Mi fermo.
Respiro affannosamente.
Guardo il professore e poi più nulla.

-ehi finalmente ti sei svegliata.-
-ciao..-

Due occhi bellissimi mi osservano incuriositi e preoccupati.
Occhi nei quali potrei perdermi.
Occhi che mi fanno battere forte il cuore.

-hai fatto un bel tonfo cadendo lo sai?-
-sono caduta?-
-eh si, sei diventata bianchissima e poi sei svenuta. E ti ho portato in infermeria.-
-ti ringrazio.-
-ma che ore sono?-
-ora di andare a casa, la scuola è finita.-
-ho dormito cosi tanto?-
-eh già, dai alzati che ti porto a casa.-
-no, devo andare al consiglio.-
-salti-
-no devo andare.-

Con un pò di fatica mi alzo dal lettino, prendo la mia roba che è stata portata in infermeria.
-ti ringrazio, vai pure a casa, io mi arrangio.-
Vado all'aula magna dove si tiene il consiglio.

Non era nulla di importante potevo benissimo fare a meno di partecipare.
Il tutto era concrentato sul ballo di Natale.
E sulla piantina da fare della nostra classe, come se importasse a qualcuno.
Finito il consiglio vado in classe, per fare su un foglio di brutta uno schizzo della piantina con su i nostri nomi.

Appena finito la porta della mia classe si apre di colpo. Resto a fissare, sono un pò spaventata.

-che ci fai qui?-
-beh..avevo un colloquio con lo psicologo. Si si ridi pure, tranquilla-
-perchè dovrei?-
-beh dai andare da uno psicologo non è poi una cosa divertente.-
-se questa persona può aiutarti a superare certi problemi dandoti dei consigli che degli amici non possono darti, beh è una buona cosa.-
-già, non l'avevo mai vista sotto questo punto di vista.-
-lo immaginavo.-

Si avvicina a me, una volta stargli accanto non mi faceva nulla, non provavo alcun tipo di emozione, ma ora ogni volta che mi viene accanto, o mi sfiora, o mi sorride oppure anche semplicemente quando mi guarda, mi sembra di essere su una nuvola.
Non parla, mi guarda soltanto.
Le mani tremano mentre sistemo i fogli e le altre cose.
Il cuore batte troppo forte. Non vorrei che con questo silenzio potesse sentirlo.
Ad un tratto la luce va via.
Meglio cosi, almeno non può vedere le mie guance rosse.

-dai andiamo a casa.-
-no-

Forse non vuole andare dai suoi genitori. Forse preferisce stare a scuola piuttosto che stare con suo padre.

-perchè no?-
-perchè, c'è scuro, la luce è spenta.-
-si me ne sono resa conto-
-non voglio-
-sai che mi sembri un bambino capriccioso, ieri lo ero io ora lo sei tu però-
-ho paura del buio.-

Chi l'avrebbe mai detto che il bel tenebroso, quello che a prima vista ti viene in mente una persona che con il buio va d'amore daccordo, avesse paura proprio del buio.
Che posso dire, niente. Non mi viene in mente nulla.

-dai te lo concedo.-
-cosa?-
-puoi ridere, non hai riso prima puoi farlo ora.-
-ma non mi viene da ridere.-

Ed è vero, non mi viene proprio per niente da ridere a sapere che lui ha paura del buio. Ogniuno ha le proprie paure.

-tutti hanno delle paure, delle fobie. Credo sia una cosa normale infondo. Non c'è nulla di cui vergognarsi. Anzi devo ammettere che sei stato coraggioso a confessarmi questa tua paura. Non ti sei preoccupato della mia reazione.-
-io di te mi fido. Senti..non è che magari potresti darmi la mano, mi sentirei più sicuro-

In questo momento mi sembra un bambino piccolo e indifeso. Allungo la mano e cerco la sua.
La trovo, liscia, e grande.
La tengo stretta tra la mia minuscola, quel lieve contatto mi manda in tilt.

-grazie.-

Mi tira dolcemente a se, e mi abbraccia.
Sento le sue braccia sulla schiena, la sua testa è appoggiata alla mia spalla. Resto un pò stupita da questo gesto.
Non pensavo potesse fare un cosa del genere.
Mi lascia andare qualche istante più tardi.
Guardo dritta davanti a me, e benchè non riesca a vedere assolutamente nulla, mi sento addosso il suo sguardo.
Ritorna la luce.
Non sbagliavo, mi stà fissando.
Mi perdo in quel mare che sono i suoi occhi, profondi e misteriosi.
Bacialo.
Bacialo.
Bacialo...ecco questo mi dice il mio istinto ma non lo seguo, non sta volta

-penso che Baudelaire mentre scriveva I benefici della Luna pensasse a te..Andiamo, Lunatica.-

Mi prende di nuovo per mano e assieme ci avviamo verso casa..

 

I benefici della Luna...

 
Mentre dormivi nella tua culla, la Luna, che è il capriccio in persona, guardò dalla finestra e disse:
 
"Questa bambina mi piace".

Discese languidamente la sua scala di nuvole, e passò senza far rumore attraverso i vetri.

Poi si stese su di te con la morbida tenerezza di una madre, e depose i suoi colori sulla tua faccia.

Così le tue pupille sono rimaste verdi, e le tue guance straordinariamente pallide.

Contemplando quella visitatrice i tuoi occhi si sono così bizzarramente ingranditi;

e lei ti ha così teneramente serrato la gola che ti è rimasta per sempre la voglia di piangere.

Nell'espansione della sua gioia, la Luna continuava a riempire tutta la stanza di un'atmosfera

fosforescente, di un veleno luminoso; e tutta quella viva luce pensava e diceva:

"Subirai eternamente l'influsso del mio bacio. Sarai bella a modo mio.

Amerai ciò che io amo e ciò che mi ama: l'acqua, le nuvole, il silenzio e la notte; il mare immenso e verde;

l'acqua informe e multiforme; il luogo in cui non sei; l'amante che non conosci; i fiori mostruosi;

i profumi che fanno delirare; i gatti che si beano sui pianoforti e che gemono come donne,

con voce roca e dolce.

E sarai amata dai miei amanti, corteggiata da chi mi fa la corte. Sarai la regina di chi ha gli occhi verdi,

di coloro a cui ho stretto la gola con le mie carezze notturne; di coloro che amano il mare,

il mare immenso, tumultuoso e verde, l'acqua informe e multiforme, il luogo in cui non sono,

la donna che non conoscono, i fiori sinistri che somigliano ai turiboli di una religione ignota,

i profumi che turbano la volontà, e gli animali selvaggi e voluttuosi che sono gli emblemi della loro follia".

Ed è per questo, maledetta e cara bambina viziata, che io ora sono ai tuoi piedi,

e cerco in tutta la tua persona il riflesso della temibile Divinità, della fatidica madrina,

dell'intossicante madrina di tutti i lunatici...

Charles Baudelaire

 

Ho messo questa poesia, per chi non la conoscesse, è una delle mie preferite...
Putroppo gli aggiornamenti subiranno dei ritardi, perchè giovedi vado 4 giorni con il mio ragazzo a fare una mini vacanza..
Ne ho veramente bisogno..

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 21
*** ma... ***


scusa

Ma chi cazzo ti credi di essere?

 

Non avrei mai pensato che potesse essere cosi dolce.
L'accompagno a casa sua e poi torno indietro.

-ciao-
Era da un pò che non vedevo croissant, chissà che diavolo vuole.
-ciao, che vuoi?-
Si avvicina a me con aria molto arrabbiata.
Questo qui mi rovina la giornata ne sono certo.
Mi prende per il colletto della maglia.
Non faccio assolutamente nulla, lo guardo solamente e mi metto a ridere.
Si inizio a ridere di gusto in faccia a lui.

-tu piccolo verme, che cazzo ti ridi?-
Chi l'avrebbe mai detto che croissant fosse un tipo del genere?.
-sai che se ti vedesse ora Niky credo proprio che ti pianterebbe. Mi domando come abbia fatto a mettersi con uno come te.-
-evidentemente perchè sono meglio di te?!-
-forse perchè si sentiva sola.-
Continuo a ridere, sembro uno scemo.
-sei innamorato di Niky?-
Non lo credevo cosi perspicace, mi sorprende il ragazzo.

-si, lo sono-
Glielo dico, tanto mi interessa bene poco se glielo va a dire, anzi magari mi fa un favore eviterei di diglielo io.
-lei è mia, ho vinto io.-
Questa sua affermazione mi manda in bestia.
Il mio sorrisino da ebete scompare improvvisamente e questo lo turba un pò.
Gli prendo i polsi e glieli tolgo dal mio colletto.
Lo guardo dritto negli occhi.
-chi cazzo pensi che sia Niky?un oggetto?è una persona, è la ragazza migliore che io conosca. Non la si vince o la si perde. Non è un trofeo ma un essere un umano. Prima ero quasi disposto a lasciartela benche io ne sia innamorato, ma mi sono reso conto che tu sei un pezzo di merda. La tua preoccupazione iniziale era portarla via a me vero?Ora sarò io che farò il possibile per portarla via a te.-
Lo strettono ancora un pò e poi lo mollo di colpo facendolo cadere col culo a terra.

Mi volto e con la coda dell'occhio vedo la tenda della camera di Niky muoversi. Spero non abbia ne visto tanto meno sentito nulla, altrimenti sono fritto.
Vado a casa quel croissant mi ha innervosito.
A casa vado diretto in camera e dopo essermi sdraiato sul letto mi addormento.

Il giorno dopo e quello dopo ancora e perfino gli altri tre sono praticamente tutti uguali..
Niky mi parla pochissimo e questo mi rende triste, non riesco ad andare a casa con lei perchè quel croissant continua a venirla a prendere, ogni santissimo giorno.
Io stò con Jennifer, ma questo non mi rende neanche un pò felice anzi mi deprime.
In tutto questo tempo non ho avuto ancora occasione di dirle che partirò, che molto presto me ne andrò da lei e mi trasferirò nella terra da Natale di quel croissant, assieme ad altri croissant, abat jour e tutti quei frocetti francesi che detesto..
Ma le cose lo sento sono destinate a cambiare...

Cambieranno, il nostrò rapporto cambierà di questo ne sono certo.
Come se riuscissi a percepirlo nell'aria.

scusate il capito cortisssssimo ma volevo postare comunque qualcosina prima di partire..
nella speranza di potere leggere i vostri commenti al mio ritorno..
Spero non si offenda nessuno se ho scritto che i francesi sono frocetti..
Io sono per metà francese ma odio tutto qll che riguarda la Francia, quindiii..
a prestoo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 22
*** addio ***


scusa

Addio

 

Ho visto interamente la scena.
Ma ancor peggio ho sentito tutto quello che ha detto a Chris.
Spero che sia tutto uno scherzo. Eppure una parte di me vorrebbe veramente che quelle parole fossero sincere.
Vorrei che potesse essere tutto vero.

Il giorno dopo appena arrivo a scuola vado diretta da Ryan, che stà parlando con la sua Jennifer..
Che rabbia.
Resto un attimo a fissarli in disparte. Un nodo alla gola mi prende e non mi molla.
Si lo ammetto sono gelosa. Ma non voglio esserlo, non voglio essere gelosa.
Non è giusto esserlo, infondo è la sua ragazza è giusto che le parli, è giusto che stia con lei.
Io infondo cosa sono?un'amica, benche abbia detto quelle parole ieri, parole che sò false, parole però che vorrei fossero vere.
Mi sento cosi stupida in questo istante.

Jennifer mi vede, lo dice a Ryan ed insieme si mettono a ridere.
Che cavolo hanno quei due da ridere?mi infastidiscono.
La campanella suona, segno che ora di entrare in classe.
Si avvicina di più a Ryan e alzandosi lievemente in punta di piedi, gli da un bacio.
Un bacio da capogiro, un bacio che sembra durare un eternità.
Quanto vorrei essere io al posto suo.

Ryan si volta, mi fissa e senza nemmeno salutarmi entra in classe.
Non parliamo, e tanto meno scriviamo messaggi sul banco, per un volta resta pulito.
Lo guardo con la coda dell'occhio.
Non ho mai visto ragazzo più affascinante. Ormai conosco il suo viso a memoria. Riconoscerei la sua voce e la sua camminata ovunque.
Mentre cammina tiene la testa alta, ha una falcata decisa, come voler imporre la sua autorità.
Delle volte mi fa ridere, perchè nonostante sembri cosi sicuro di se infondo è una persona incerta, che continua a cercare una conferma nelle persone che lo circondano.
All'apparenza sembra una persona senza problemi, che dalla vita ha sempre ottenuto quel che voleva.
Ma io sò bene che non è assolutamente cosi, penso di conoscerlo bene.

Mi piace ogni cosa di lui, dal suo carattere, il suo modo di vestire un pò trasandato, il disordine che regna nella sua stanza.
Mi piace il suo sorriso spontaneo che nasce dal cuore, mi piacciono i suoi capelli, che scherzosamente definisco aculei di un riccio. Mi piacciono i suoi occhi in cui vedo l'immensità del cielo e la profondità dell'oceano. Quegli occhi che quando mi osservano mi fanno battere il cuore a mille.
Credo di si, questa volta è sicuramente amore...

Suona la campanella della ricreazione. Prima che esca lo fermo per un braccio.
-che c'è?-
-perchè hai detto quelle cose ieri?-
-quali cose?-
-del fatto che eri innamorato di me?-

Non risponde, mi scruta silenziosamente.

-evidentemente era la prima cosa che gli è venuta in mente.-

Non è stato lui a parlare ma la sua cara Jennifer. La odio, dal profondo del mio cuore, e ora più che mai.
-ciao amore, tutto bene?-
Ciao amore? mi sento malissimo, la testa inizia a girarmi come qualche giorno fa, ma devo restistere, non posso svenire qui difronte a loro e suscitare le loro risa.
Si volta e finalmente mi risponde.
-è come ha detto la mia piccola, non avevo altro da dire.-

Non devo far capire che queste sue parole mi feriscono, devo reagire con tutte le mie forze.
Mi alzo dalla sedia e con un coraggio che non credevo d'avere da ormai troppo tempo, lo fisso negli occhi. Non li abbassa ma nemmeno io ho intenzione di farlo.
Gli mollo una sberla in pieno viso, mi guarda stupido e sulla guancia colpita si passa la mano destra come se questo gesto alleviasse il dolore.

-stammi bene a sentire brutto deficente che non sei altro, non sò chi diavolo ti credi di essere, ma non provare mai più a mettere le mani sul ragazzo che amo.-
Non gli dò il tempo di rispondere e me ne vado, in meno di due secondi è detto un mucchio di stronzate, ma che altro potevo fare. L'orgoglio mi ha impedito di fare in altro modo.

Trattengo con difficoltà le lacrime. Sento che a poco a poco il mio cuore di stà rompendo in tanti piccoli pezzetti. Mi fa cosi male, è devastante questo amore, e io che ingenuamente pensavo che amare fosse tutto rosa e fiori. Invece no, putroppo ci sono anche le spine da dover sopportare. Forse è proprio per questo che per antonomasia il simbolo dell'amore è la rosa. Infondo non si può dire io  ho amato se prima non si ha sofferto.
Mi chiudo in bagno. Non piango però. Fisso la mia immagine nello specchio.
Vedo quello che sono diventata grazie alla sua vicinanza, grazie al suo sostegno.
Sono diventate più sicura, riesco a mostrarmi agli altri per quella che sono realmente senza aver paura di essere giudicata.
Riesco a farmi degli amici, e riesco ad amare.
Quante volte ho pronunciato questa parola?tante troppe volte nell'arco di una sola mattina.

Grazie al cielo anche oggi devo restare a scuola per via del consiglio. Credo proprio di aver fatto bene a farmi eleggere come rappresentante, almeno per oggi non dovrei vedere Ryan e l'altra andar via insieme come fanno ultimamente, mano nella mano si intende.
Vado come al solito in aula magna, e come al solito fanno un discorso che io non seguo, ormai per oggi la mia testa è altrove...

Anche l'ora del consiglio passa, con una lentezza supersonica e disordinariamente sistemo i fogli che ho usato per quest'ora.
Esco dalla scuola, percorro a testa bassa il vialetto per uscire dal cancello, e appoggiato con la schiena contro il muro mentre tiene la sigaretta quasi finita in mano, lo vedo. In tutta la sua bellezza che mi uccide.
Gli passo davanti senza dir nulla.

-ciao-
Stronzo, lo detesto.
-non mi saluti.-
-perchè dovrei?-
-per buona educazione.-
-a stare a contatto cone te sono diventata maleducata.-
-io sarei maleducato?-
-si.-
-ah, peccato che oggi sei stata tu a tirarmi una sberla.-
-lo sò e sai che ti dico?lo rifarei molto volentieri-
-perchè non lo fai?-
-perchè non voglio avvicinarmi a te, anzi ora ti saluto.-

Butta la sigaretta per terra, ormai finita da un pò. Si scosta dal muro e si avvicina perisolosamente a me.
Troppo vicino, posso sentire il suo caldo respiro sui mie capelli;alzo il viso e lo vedo fissarmi.
Vattene ti prego, sparisci per sempre dalla mia vita, sò che non ti avrò mai, sò che ormai c'è lei quindi ti prego, vattene e lasciami vivere in pace.

-forza tirami uno schiaffo. Ti credi cosi tanto forte, perchè non lo rifai?-
-ma sei forse sadico?-
-no, ma è divertente vedere i tuoi occhi pieni di odio nei mie confronti.-
-vattene, mi dai suoi nervi.-

Mi volto, non riesco a fare un passo, un solo misero passo che mi prende per il braccio obbligandomi a girarmi nuovamente verso di lui.
Basta cosi è troppo.

-smettila, lasciami in pace una volta per tutte, hai Jennifer, non infastidirmi mai più.-
Glielo urlo praticamente in faccia, col cuore che nuovamente si frantuma poco a poco.
Riesco a liberarmi dalla sua presa, e scappo. Corro mentre le lacrime trattenute fin'ora iniziano a scendere copiose dagli occhi.

-NIKY FERMAAAAA, STAI ATTENTAAAA.-

Non capisco, a cosa dovrei stare attenta?
Sento il clacson di un camion suonare. Mi stordisce.
Resto ferma in mezzo alla strada, con gli occhi sbarrati dal terrore, non riesco a muovere le gambe, sembrano incollate all'asfalto.
Il camionista cerca in ogni modo di frenare ma più di tanto non può fare.
Chiudo gli occhi, se devo morire, non voglio vedere.

Volo, si esatto mi sembra di essere in volo, strano non ho sentito nessun dolore. Dai la morte non è cosi dolorosa come pensavo.
Sento qualcuno schiaffeggiarmi il viso. Apro gli occhi.
Ryan.

-ma sei diventata scema di colpo, guarda dove vai-
-spostati-
-questo è tutto quello che sai dire?spostati?-
-si, esatto-
-nemmeno un misero grazie?devo dire che sei molto riconoscente.-
-no non ti ringrazio, piuttosto che essere salvata da te preferivo M-O-R-I-R-E.
Gli scandisco bene le ultime parole in modo che capisca chiaramente il concetto.
-grazie, mi odi cosi tanto?-
Non gli rispondo, cerco invano di liberarmi ma lui mi è sopra con tutto il peso e non ha intenzione di spostarsi. Mi dimeno un pò sperando capisca che voglio andar via, ma questo lo diverte.
Gli do dei spintoni, ma con una mano mi afferra entrambi i polsi.
Mi guarda con quelle magnifiche iridi azzurre.
-rispondi mi odi cosi tanto?-
Il suo volto è serio, mi spaventa e inizio a piangere.
Ma non voglio piangere eppure le mie lacrime scendono senza il mio consenso.
-tu non capisci vero?-
non dice nulla..

Avvicina lentamente il suo viso al mio e mi bacia.
Amore, Odio, Dolore, Gioia, Tristezza e Felicità..
Sentimenti contrastanti mi scuotono.
Possibile che io lo ami cosi tanto.
Possibile che allo stesso tempo lo detesti in questo modo?.
Mi piace il suo bacio.
Un incontro di emozione differenti.
Mi sembra di essere in un altro mondo, eppure sono ancora qui, saldamente a terra, sdraiata col ragazzo che amo che per qualche strana ragione mi bacia..

Si stacca.
Si alza e mi tende una mano per rialzarmi.
Non la prendo e mi arrangio.
-scusami, facciamo finta che non sia accaduto nulla ok?-

Questa credo sia la cosa più dolorosa che potesse dirmi, "facciamo finta che non sia accaduto nulla".
Gli arriva un altro schiaffo, molto più forte del primo, che gli lascia impresse bene sul viso il segno della mia mano.
-si già che ci siamo facciamo anche finta di non essere mai stati amici, che ne dici?la trovo un ottima idea. Stupido, egoista, menefreghista che non sei altro.-

Corro via, addio Ryan, addio per sempre...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 23
*** ora lo sà ***


Mi sento un verme.
Mi faccio schifo. Come ho potuto baciarla?e poi dirle facciamo finta che non sia accaduto nulla?
Beh dai la cosa "positiva" se la si può chiamar cosi, è che ci sono riuscito.
Ce l'ho fatta ad allontanarla da me, ora mi odia, ma meglio cosi, almeno quando partirò lei non sarà triste,anzi sarà felice di non vedermi mai più.
Metto le mani nella tasca del giubbino, cerco la foto che abbiamo fatto assieme, ma non la trovo.
Evidentemente l'ho persa quando stava finendo sotto il camion; torno indietro sperando di trovarla.

Sono qui, esattamente davanti al punto in cui l'ho baciata.
Provo a cercarla, ma non c'è nulla da fare, ormai l'ho persa.
Destino.
Questo piccolo gesto stà a indicare solo una cosa, questo è l'addio.
Le dico addio ancora prima di partire.
Non dovrei sentirmi giù, dovrei essere felice. Era questo che volevo o no?

Eh eh eh, ma a chi diavolo voglio darla bere?
non era quello che volevo, ma bensi quello che ritenevo giusto da fare, per non soffrire troppo.
Stupido. Patetico. Menefreghista.
Questo è quello che sono.

Il giorno dopo a scuola, Jennifer mi viene incontro sorridendomi, e appena mi è vicina mi da un bacio.
Un piccolo bacio con le sue labbra morbide. Un piccolo bacio che non mi piace.
Non mi piace il bacio, non mi piace lei cosi perfetta e cosi menefreghista come me.
Non mi piace nulla di lei.
Odio il suo seno troppo prosperoso, odio le sue curve diabolicamente perfette, odio le sue labbra che instancabilmente cercano le mie, odio i suoi occhi belli ma inespressivi, odio i suoi capelli biondi da sembrare quelli di Barbie.
Ma stò zitto non faccio nulla, non dico nulla che possa ferirla, ormai la persona che amo l'ho fatta soffrire..

Sorrido solamente, un piccolo sorriso che non significa nulla. Jennifer mi guarda con un pò di preoccupazione.

-tutto bene?-
-certo-
-sei strano-
-non più del solito-
-se lo dici te..-
Si volta e prendendomi per mano andiamo in classe, io entro prima di lei. La sua aula è al secondo piano.
Mi guardo attorno, per memorizzare quei volti che tra pochi giorni avrei lasciato.
Tutti a modo loro mi hanno dato tanto, chi più e chi meno.
Eccola la vedo, sempre accanto alla finestra, seduta al suo banco, mentre osserva il cielo.

Lei che nonostante l'amassi e l'ami ancora l'ho fatta soffrire.
Lei che è perfetta in ogni cosa.
Sarà proprio lei, la persona che più di tutte lascerà un vuoto incolmabile dentro di me.
Ogni cosa, mi ricorderà lei.
Le notte scura mi ricorderà il suoi morbidi capelli, il suo sorriso un dolce e leggero venticello.
E quegli occhi saranno la cosa che più di tutte ricorderò..
Me li ricorderò guardando il cielo, preziosi e brillanti come stelle nel firmamento.

Mi siedo al mio banco, e nemmeno si volta.
Che volevo?un abbraccio, un sorriso forse?
Nulla, si volta solamente quando entra il professore per poi tornare a guardare fuori dalla finestra quando se ne va..

Terminate le ore di lezione, aspetto Jennifer all'uscita di scuola.
-Jennifer, devo parlarti.-
-ok, anche io, e se non ti dispiace preferirei iniziare io.-
-prego.-
Sono o non sono un cavaliere?!?!

-con te sono stata bene, ma è finita. Sò che la ragazza che fa battare forte il tuo cuore non sono io, quindi non credo sia per nulla giusto continuare.-
-hai ragione, era questo quello di cui volevo parlarti.-
-lo immaginavo. Ora però è da lei che devi andare-
-non sarebbe giusto, io me ne devo andare tra poco-
-e per dove?-
-Francia-
-e lei lo sà?-
-no e non lo deve sapere assolutamente.-
-sei uno stronzo.-
-lo sò-

Il giorno dopo tutta la scuola sapeva che non stavo più con Jennifer, inutile dire che tutti erano felici.
Non mi importava nulla di come stavano gli altri, l'unica persona di cui mi importava veramente qualcosa era Niky.
Ma ormai non si può fare più nulla per risanare un rapporto distrutto.
Appena terminate le lezioni, vedo l'amico di Niky venirmi accanto.
-tu, mi hai quasi ammazzato di botte per Niky, perchè l'ho fatta piangere, con te che dovrei fare?-
-io non l'ho fatta piangere.-
-già, le hai solamente spezzato il cuore-
-le passerà-
-putroppo queste sono ferite che restano per sempre, ma questo non lo puoi sapere, evidentemente a te nessuno ti ha mai ferito-
-pensi che la mia vita sia stata tutta rosa e fiori?-
-da come ti comporti con gli altri si, ti interessa solo di te, e te ne freghi di chi ti stà accanto e ti vuole come amico-
-no, sbagli. Ma tu non puoi capire, ora scusa ma devo andare.-

Nessuno può, anche solo lontanamente immaginare come mi sento in questo istante.
Sentimenti contrastanti mi affliggono.
Odio, amore, delusione, tristezza, amarezza.
Domani, ancora un misero giorno poi tutto sarebbe finito, poi forse a poco a poco ce l'avrei fatta a non soffrire.
Arrivo a casa, o meglio nel caos totale che in questi giorni è diventata la casa.
-ciao tesoro, hai per caso qualche scatolone in giro?-
-no perchè?-
-mi servono ma li ho finiti tutti.-
-dai vado a vedere se riesco a trovarli da qualche parte.-

Piuttosto che restare in casa preferisco respirare un pò di aria fresca.
Cammino.
Passo davanti alla salagiochi, e mi viene da ridere a ripensare a quello che in quel giorno era successo.
Le foto che ci siamo fatti, le risate che ci hanno uniti.
Passo davanti al suo ristorante.
Possibile che l'amore arrivi quando meno te lo aspetti?
Arriva senza chiederti nulla, senza preavviso.
Arriva e basta.
Arriva e ti travolge.

Giro ancora un pò per quelle amate vie, fino a quando non trovo alcuni scatoloni inutilizzati sul retro di un negozio chiuso.
Torno a casa, e vedo Niky salutare mia nonna.
Le vado incontro.
La vedo, è furiosa ma allo stesso tempo terribilmente triste.

-quando aspettavi a dirmelo?-
-dirti cosa?-
-che domani parti-
-è stata Jennifer?-
-ah, lei lo sapeva e io no...beh infondo è normale lei era la tua ragazza io non ero nulla, che stupida ad allidurmi di essere tua amica. Comunque no, è stata tua nonna.-
-che cosa volevi?-
-tieni-
Nella sua piccola mano riparata da un paio di guanti neri, tiene stretta le foto che credevo di aver perduto. Questo deve esserle costato molta fatica dopo gli ultimi giorni, dopo il modo in cui l'ho trattata.
Li prendo, sfiorandole delicatamente la mano.
Un gesto insignificante all'apparenza ma che è stato in grado di provocarmi un lieve brivido lungo la schiena e l'accelerazione del battito.
La guardo negli occhi. Belli come sempre ma tristi come mai fino ad ora avevo visti. Sono lucidi e sò per certo che vorrebbe mettersi a piangere ma il suo orgoglio glielo impedisce.
Si volta, fa per andarsene ma la perndo per un braccio,cercando di non farle male.

-lasciami ti prego.-
-Niky io...-
-non dire nulla, è inutile. Ormai è troppo tardi per tutto, Addio veramente Ryan.-

Non ho le forze per trattenerla, mi sento debole e svuotato nel profondo.
Addio, si questa è l'unica cosa da dire.

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Capitolo 24
*** all'aeroporto ***


Non me l'ha detto, me l'ha tenuto nascosto chissà da quanto tempo.
Mi sento triste e vuota, una parte di me, lo sò per certo andrà con lui.

Il giorno dopo il ristorante è tutto pieno, sono venuti addirittura Viky e Jonnhy a darci una mano oltre a Christopher.
Sono stata insensibile nei suoi confronti, ho pensato a me e ad un modo per scordare Ryan senza tener presente dei suoi sentimenti.
Per questo che ieri dopo aver saputo che Ryan partiva ho deciso di lasciarlo, c'è rimasto un pò male, ma penso che quella sia stata la soluzione migliore per entrambi.

Alle undici e mezza i miei amici arrivano per aiutarmi a sistemare le ultime cose in sala, e a mezzogiorno inizia ad arrivare gente.
Sorrido ma anche un cieco si renderebbe conto senza difficolta che il mio è un sorriso triste, un sorriso di circostanza.
Anche i miei amici se ne rendono conto, in particolar modo Jonnhy, ormai mi conosce meglio di chiunque altro.
-che ti scucede?-
-niente, perchè?-
-può darla a bere a chi vuoi ma non al sottoscritto, ti conosco bene-
-davvero è tutto ok.-
Mi guarda negli occhi, era da tanto tempo che non lo faceva, appoggia le mani sulle mie spalle.
-ti manca cosi tanto?-
-chi?-
-Ryan-
Non riesco a mentirgli, sarebbe stupido farlo, lui mi conosce e molto probabilmente non sono stata in grado di tenerlo nascosto come credevo.
-non è stato difficile capire che tra di voi c'era qualcosa.-
-no, tra noi non c'è mai stato nulla.-
-solo perchè nessuno dei due ha avuto il coraggio di fare sapere all'altro quello che provava quasto non significa che lui non provi nulla nei tuoi confronti.-
-Jonnhy, è inutile, lui mi ha anche mentito sul fatto che doveva partire.-

Silenzio, non sà che dire, e in effetti non c'è niente da dire, mi ha mentito, me l'ha tenuto nascosto.
-l'ha fatto solo per non ferirti, ha fatto tutto questo per te.-
Mi volto e vedo Jennifer dietro di me.
-cosa?-
-lui ci tiene sul serio a te, molto più di quello che pensi, è stato con me, solo per poterti dimenticare, solo per non farti del male, e non soffrire a sua volta. Era convinto di non avere nessuna possibilità con te, e quindi ha cercato in tutti i modi di scordarti e vederti come amica. poi quando ha saputo che doveva andarsene, ha preferito farsi odiare da te, in questo modo tu l'avresti scordato con più facilità-
Resto a bocca aperta, ha fatto tutto questo per me.
Si per non farmi soffrire anche se ha ottenuto risultati disastrosi.
-non lo sapevo.-
-ora che lo sai, vai da lui, ti prego va  a salutarlo.-
-no questo è impossibile, non sò a che ora parte,e poi c'è gente.-
-parte tra mezz'ora.-
-non riuscirei mai, è inutile. Meglio che torni al lavoro.-

Mi allontano da loro, non mi piace che le persone mi illudano in questa maniera, ormai speranze non ce ne sono più, mezz'ora di tempo e poi tutto sarà finito, mezz'ora e poi la persona che amo, se ne andrà per sempre.
Christopher mi viene vicino, mi prende il braccio e mi trascina fuori.
-ma sei matto?-
-no, quella matta sei tu, la persona che ami, stà partendo e tu pensi al lavoro, in queste occasioni pensare non serve a nulla.-
-ma... e se arriverò tardi?-
-almeno potrai dire di averci provato.-
-e se invece lo vedo gli parlo aprendo il mio cuore e lui rifiuta.-
-allora è uno stupido, qualunque cosa accada devi andare da lui.-
-ma come?-
Mi mostra un mazzetto di chiavi e mi indica un moto.
I miei amici escono a salutarmi augurandomi buona fortuna, eh si me ne serve proprio.
Tutti a modo loro mi hanno dato una mano, mi hanno reso felice, grazie ragazzi.
-ehi Niky..-
-dimmi?-
Jennifer, mi guarda e con un pò di imbarazzo riesce a parlarmi.
-tu sei la ragazza giusta per lui, spero veramente dal profondo del mio cuore che tu riesca ad aprirgli il tuo cuore.-
-grazie mille-
-figurati.-
Le sorrido salgo sulla moto, non ho preso nulla per ripararmi.
Il freddo mi trapassa le osse, tremo ma non riesco a capire se per il freddo o per quello che stò facendo.

Sono spaventata.
Per la prima volta in vita mia, faccio qualcosa senza pensarci troppo, per la prima volta seguo il mio cuore senza troppi problemi.
Se questo è o meno il modo giusto per affrontare le cose questo non lo sò, ma credo che nessun lo sappia con esattezza.

Piove, fredde gocce di pioggia mi bagno, mi penetrano nei vestiti restandomi addosso.
Arriviamo all aeroporto, ci abbiamo messo molto di più di quello che pensavo, tutto a causa di un brutto incidente.
-vai Niky, corri dentro e aprigli il tuo cuore.-
-si.-
Mi volto dopo averlo salutato vado dentro l'aeroporto.

Guardo il tabellone sperando che il suo aereo sia ancora sulla pista, infondo gli aerei partono sempre in ritardo, spero sia in ritardo pure questa volta.
Non c'è, non trovo France, o è partito o è stato annullato.
Cammino, un mare di persone mi vengono addosso, senza farlo apposta, un pò per la fretta di tornare a casa e altri per la fretta di partire lasciandosi dietro tutto.

Io però non voglio lasciarmi alle spalle nulla, non mi pento neanche un pò di quello che è successo, rifarei tutto da capo.
Sarei fredda all'inizio con lui, per poi lasciarmi andare fino a farlo entrare completamente nel mio cuore.

Vado verso la vetrata che da sulla pista.

Un aereo stà partendo.
Una lieve speranza è ancora viva, forse non è quello il suo, forse lui è ancora qui che aspetta me, si proprio me.

Una coppia accanto a me, parlotta con un livello di voce piuttosto sostenuto.
-inutile ormai l'abbiamo perso.-
-eh già, addio Francia.-
Francia?
Spero di aver capito male, perchè, questo altrimenti vorrebbe dire che è tutto finito, che ho lasciato i miei amici per niente, ho preso freddo venendo qui, per un bel niente davvero.

Mi sento ancora più vuota, più triste e ancor più sola rispetto a  prima.
Ma come si può provare solitudine stando in questo caos, stando con cosi tante persone?
Eppure, strano o meno, sono sola.
Esco lentamente dall'aeroporto, fuori piove.
Il cielo è proprio come me, se sono triste e ho voglia di piangere, lui è lo stesso.
Siamo in sintonia.
Alzo lo sguardo.
Nubi grige coprono il cielo azzurro, eppure un attimo prima c'era il sole.
Cammino tra la gente come uno zombie, sguardo fisso verso un punto totalmente indecifrabile. Guardo avanti, come sempre.
Ho guardato avanti quando è morto mio fratello, ho guardato avanti quando mio padre mi ha abbandonato, ancora che Ryan è andato via ho intenzione di guardare avanti. Sguardo dritto avanti a me e testa alta.

Le persone che mi passano accanto mi guardano scambiandomi per matta, niente giubbino,niente ombrello, niente di niente.
Ma cosa ne sanno loro?
Troppo intente a correre senza una ragione apparente, lo fanno perchè anche gli altri corrono, è un mondo dove tutti vanno di fretta, dove non c'è più tempo per pensare ai sentimenti, alla famiglia.Si corre e basta come se la vita fosse un maratona, ma in una di quelle in cui non vince nessuno, non c'è premio o altro.
L'unico premio, se lo si può definire cosi, è guardarsi indietro a rendersi conto di aver amato con tutto il cuore..

Ma che diavolo vado a pensare?
Stupida e patetica.
Speravo che la mia storia finisse diversamente, ma evidentemente sono destinata a soffrire per sempre...

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Capitolo 25
*** ti amo ***


Sono qui, assieme ai miei genitori, che in questo istante odio sopra ogni cosa, in coda per salire sull'aereo.
Non voglio partire.
Non sono riuscito nemmeno a dirle quello che provo, che vigliacco.
Si vigliacco è la parola che mi descrive meglio.
Avanzo lentamente, davanti ho i miei genitori e una coppia di anziani.
Mi sento vuoto, senza vita, sono solo un mucchietto di ossa che avanza lentamente scortato da altre persone.
Si è cosi che mi sento.

Mia madre si volta, assomiglia un pò a Jennifer.
Povera ragazza, mi spiace veramente averla usata in questo modo, si vedeva lontano un miglio che non tenevo a lei,che per me non era che una delle tante ragazze con cui divertirmi.
Sono sempre stato un pò cosi, delle ragazze, o meglio degli altri non mi interessava nulla, l'importante che io stessi bene, poi degi altri me ne sono sempre fregato.
Tranne di una.
Tranne di Niky, forse era proprio lei la persona di cui mi dovevo fregare di meno, almeno ora non sarei in questo stato pietoso.

-hai un aspetto orribile, tutto bene?-
-gentile come sempre, comunque stò da cani, ma questo non importa.-
-perchè?-
-lascia perdere.-
-sai la nonna mi ha parlato di una ragazza che di tanto in tanto veniva a trovarti, non è che me la descriveresti?-
-se te l'ha già detto la nonna?-
-ma io voglio sentirlo da te.-
-che diavolo dovrei dirti, sentiamo?-
Questa discussione era assurda, che diavolo aveva intenzione di fare mia mamma?!
-parlami di lei.-
Diamole corda, almeno passa un pò di tempo, certo parlare proprio della persona che voglio dimenticare non è il massimo, ma mia madre è cocciuta
e sono sicuro che non mollerebbe facilmente.
-si chiama Niky, ha un anno in meno di me. Contenta?-
-no, voglio più dettagli-
-ha i capelli neri, neri come la notte con dei ciuffi viola, sono morbidissimi, molto più dei tuoi. Delle labbra sottili e delicate. Un pò minuta, e non troppo formosa, ma allo stesso tempo sensuale. E poi i suoi occhi, belli e luminosi come stelle, azzurri, un azzurro stupendo che ti toglie il fiato.-
-sembrerebbe una ragazza carina.-
-non è carina è stupenda.-
-ah, e caratterialmente?-
-è testarda, quando si ficca in testa qualcosa non c'è nulla che le faccia cambiare idea, lunatica ha continui sbalzi d'umore, permalosa, delle volte se la prende per nulla. Intelligente, perspicace, sensibile come pochi e dolce, anche se non lo da molto a vedere. Contenta?-

Mi osserva e sul suo viso compare un sorriso gentile.
-ti piace cosi tanto?-
-che?-
-senti sono tua mamma e ti conosco, quella ragazza è diversa dalle altre.-
-si ma non importa, l'ho fatta soffrire.-
-beh fa quello che vuoi, ma decidi in fretta, tra poco tocca a te.-

Che dovrei fare?
Proprio non lo sò, sono cosi confuso, da una parte vorrei andar via, lasciarmi tutto alle spalle.
Dimenticare e dimenticarla, pur sapendo che questa cose non è facile.
Ma da una parte vorrei tornare indietro, lasciar i miei genitori in coda e correre da lei, dirle tutto quello che sento
dirle ogni cosa, aprirle il mio cuore come non avevo fatto mai.

Tocca a mio padre, porge il biglietto e va verso l'aereo, ora è il turno di mamma.
-segui il tuo cuore, per una volta seguilo. Lui sa qual'è la strada giusta.-
Va via, la vedo allontanarsi lentamente. Tocca a me.
Al diavolo l'aereo, la Francia e tutti, faccio la retro e vado al bar.

Devo un attimo schiarirmi le idee, devo cercare di capire se quello che stò facendo è la cosa giusta.
Come posso saperlo?
A chi devo chiedere?
A nessuno ovviamente, nessuno può saperlo.
E poi lei neanche è venuta a salutarmi, beh è logico che non sia venuta, al ristorante chissà quanta gente c'è, e poi dopo il modo in cui l'ho trattata nemmeno io sarei venuto onestamente parlando.
L'aereo si alza in volo, chissà come sarà furioso mio padre.
Ma chissene frega, per una volta nella mia vita me ne frego di quello che dice, me ne frego di lui.

Pago il caffè che ho bevuto ed esco.
Quanta gente, tutti che hanno fretta di andare o venire, tutti che corrono come pazzi.
Prendetevi un attimo di pausa invece.
Esco dall'aeroporto.
Piove.
Niky diceva che quando sei triste anche il cielo lo sente, io non sò come sono.
Sono triste ma allo stesso tempo felice.
Ma forse la mia non è tristezza ma paura, paura di un no, paura di un addio.
Stavolta sarebbe doloroso, molto doloroso.

Non ho l'ombrello, ma non mi interessa, mi piace la pioggia.
Avanzo lentamente, cercando di non andare a sbattere contro nessuno.
Mi avvio verso la fermata dei taxi. Alzo la mano per fermarlo, ma niente non si ferma.
Ne passano due o tre senza degnarmi di un o sguardo, poi finalmente uno si decide a prendermi.
Nell attimo in cui apro la portiera, la vedo.
Dell'altra perte della strada, la ragazza più bella che cammina da sola.

Sembra in coma, non ha addosso nulla che la possa riparare dal freddo,
senza ombrello, senza niente.
Cammina, testa alta come sempre, ma lo sò per certo ha un gran dolore nel petto.
Trema, e questa volta sò per quale motivo.

-NIKYYYYYYYYYYYYYY-
Cerca attorno l'invasato che la chiama a squarciagola dall'altra parte della strada.
Mi vede, i nostri occhi si incrociano.
Vedo tanta sofferenza, tutta dovuta a causa mia.
Si volta di nuovo e torna a guardare avanti avanzando lentamente come prima, senza dire o fare nulla.

Attraverso di corsa la strada cercando di non farmi mettere sotto.
-Niky fermati ti prego.-
Si ferma, ma non si gira verso di me, e continua a darmi le spalle.
Mi avvicino a lei. Tolgo il giubbino e glielo appoggio sulle spalle.
Deve morire di freddo.
-grazie.-
un sussurro quasi impercettibile.
-perchè sei qui?-
-non lo sò.-
-ti prego voltati, voglio vederti negli occhi mentre ti parlo.-
Si volta verso di me a piano.
-che c'è?-
-scusa.-
-ormai non servono le scuse. Anzi forse è meglio se vai altrimenti rischi di perdere il prossimo aereo per la Francia.-
-non importa perchè io non parto.-
-perchè?-
-odio la Francia.-
-a beh ciao.-
-scherzo, è solo che io..beh vedi..insomma voglio restare qui accanto a te.
Sai questi giorni sono stati i più brutti di tutta la mia vita, tu non mi rivolgevi la parola e quando mi guardavi lo facevi con odio. Ma ti capisco sai, è normale.  Avevo cosi tante cose da dirti, ora però le parole vengono meno.
Sò di averti fatto del male, e se non vuoi perdonarmi ti capisco, ma io ci tengo veramente a te. Per la prima volta in vita mia sento di tenere a qualcun altro all'infuori di me.-
-perchè mai ti dovrei credere?tu nemmeno immagini quanto io sia stata male a causa tua, non ti è importato nulla se non di te.-
-si è vero, e ho sbagliato a comportarmi cosi, ma veramente ti prego dammi un altra possibilita, ti prego ricominciamo da capo.  Ma in maniera diversa però.-
-in che senso?-

Nel negozio accanto a noi escono le note di Kiss the girl..
Non mi piace come canzone, preferisco altro genere.
Ma quelle parole in questo momento sono le più azzeccate

Yes, you want her
Look at her, you know you do
Possible she wants you too
There is one way to ask her
It don't take a word
Not a single word
Go on and kiss the girl

Si la voglio baciare, di nuovo ma stavolta senza dire frasi stupide..

Anche lei stà ascoltando questa canzone  ne sono certo..

Sha la la la la la

My oh my
Look like the boy too shy
Ain't gonna kiss the girl
Sha la la la la la
Ain't that sad?
Ain't it a shame?
Too bad, he gonna miss the girl

Sono spaventato, mi sento per la prima volta inesperto davanti ad una ragazza
non sò che fare, ho paura che scappi..
Le sono difronte. Com'è bella, pure ora che è tutta spettinata con i capelli fradici...

Now's your moment
Floating in a blue lagoon
Boy you better do it soon
No time will be better
She don't say a word
And she won't say a word
Until you kiss the girl

Prendo il suo viso tra le mani, avvicino delicatamente il mio viso al suo.
Appoggio le mia labbra alle sue, dolcemente, un bacio quasi impercettibile.
Mi stacco un pò, la osservo.
Un altro bacio, carico di passione, un bacio che da tanto, da troppo tempo dovevo darle.
Faccio scorrere le mie mani lungo la sua schiena, e la tengo stretta a me.
Ci stacchiamo.
-anche questo dobbiamo fare finta di nulla?-
-io non sono riuscito nemmeno con l'altro a far finta di nulla.-
-nemmeno io-
L'abbraccio, e dolcemente le sussurro.
-Niky ti amo.-
 Si sposta mi guarda con gli occhi lucidi.
Sta piangendo.
-ti prego chiamami Nicolette, per una volta usa il mio nome.
che tenera..
-NICOLETTE IO TI AMOOOOOOO-

Lo urlo con tutto il fiato che ho in corpo, lo voglio far sapere al mondo intero che io la amo.
Le persone mi guardano come se fossi uscito fuori di senno.
.Può darsi che lo sia veramente, sono impazzito.
Si sono pazzo, pazzo della ragazza che mi stà difronte.
Pazzo di lei.


Questa è la fine, spero vi sia piaciuta almeno un pò..
Avete anche conosciuto la sottoscritta, alla presentazione non sapevo cosa dire di me, ma scrivendo un racconto ne sono diventata quasi la protagonista..
penso che l'abbiate capito che Niky ero io, anche se ero pure un pò Ryan..
tra breve ne inizierò un altra..spero di ricevere vostri commenti..

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