Ed è subito sera

di mirie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** chi di speranza vive, disperato muore ***
Capitolo 3: *** servo delle mie brame ***
Capitolo 4: *** c'è pace sotto gli ulivi ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Welcome to my place: io dovrei smettere di scrivere in modo quasi compulsivo. Mi verrà sicuramente un'artrite precoce alle dita, come se già non fossero abbastanza scheletriche così u.u
Perché impegnarmi in una fanfiction che durerà, ne sono certa, più di tre capitoli? Davvero, non saprei rispondere.  Dopo il flop dell'ultima raccolta incompleta, mi è saltata in mete la balzana idea di scrivere una threesome, di quelle che riesco a creare solo io (modesti a parte xD) cioè piena zeppa di introspezione sfrangi-maroni. Ma almeno sentendola completamente mia, pur ricalcando la banalità più assoluta .-. 
Il tema principale dovrebbe essere il mutamento di una rapporto a tre raggiunta la maggiore età, ma credo di aver fatto tanta tanta confusione.
Avvertenza: il capitolo è tanto statico (e pieno di seghe mentali) perché solo un prologo, non spaventatevi :P
Nonostante la presentazione priva di senso, vi auguro buona lettura  
 
 
 
Ed è subito sera
prologo
 
 
Si ha l'errata concezione che raggiungendo la maggiore età un adolescente possa finalmente considerarsi libero. Come se il minuto che ti separa dalla mezzanotte del tuo compleanno sia capace di renderti diverso, magari anche in grado d'infonderti qualità fino a quel momento sopite.
Naruto aveva davvero creduto che per lui i diciotto anni si sarebbero rivelati una svolta, poiché falsi miti come l'essere indipendente sia per la legge che per la sanità, avevano aumentato in lui la credenza che sarebbe cambiato tutto in meglio.
Tutto invece era diventato ancora più complicato, a partire dai suoi sentimenti. La maggiore età non aveva fatto altro che fargli accumulare domande e dubbi che non riusciva più a controllare.
Cercava risposte al suo amore su Sasuke e Sakura, alla voglia che lo attanagliava appena li vedeva, alla gelosia che lo pervadeva quando loro due trascorrevano troppo tempo insieme.
Cercava un significato a quelle notti passate insieme, quando tornavano tutti e tre da qualche festa o discoteca e Sasuke li invitava a dormire a casa sua, lontano dagli sguardi indiscreti dei genitori di Sakura alla proposta di ospitare a dormire due ragazzi.
Perché quelle notti Naruto si sentiva completo, donando una metà di se stesso a due persone che amava in egual misura. Il buio era in grado di nascondere le loro incertezze su un rapporto così complicato, lasciandosi pervadere solo da sentimenti rassicuranti.
La mattina era il vero problema. Naruto dimenticava ogni volta che la notte che si concedeva a Sasuke e a Sakura  la luce del giorno li avrebbe smascherati. Durante il giorno Sasuke ignorava ciò che era successo, Sakura si limitava ad ardere, mentre Naruto era ormai a un passo dallo scoppiare.
 
 
Naruto non aveva voluto una festa per i suoi diciannove anni. Ma comunque Kiba aveva convinto tutti, lui compreso, che un compleanno senza festeggiamenti sarebbe stato deprimente.
Nonostante l'università fosse iniziata da poco più di una settimana e in tutti si percepisse l'ansia per il nuovo inizio, ognuno decise che quella sera sarebbe stata l'ultima volta in cui si sarebbero divertiti, poiché intuivano che i futuri corsi ed esami non li avrebbero permesso simili svaghi.
< Come pensi di tornare a casa, Naruto?> chiese Sakura quando lo vide sorseggiare la terza birra. L'interessato si limitò a sorridere, dicendo alla fine < Tanto ci ospita Sasuke>
Tornarono a casa a stento, aggrappati l'uno all'altro, scroccando un passaggio da un autobus che faceva il turno notturno, ridendo sguaiatamente quando imitarono un possibile controllore che li chiedeva il biglietto. Persino Sasuke, sempre serio ed arrossato persino durante le sbronze, sghignazzava, cercando inutilmente di trattenersi.
Si buttarono nell'appartamento in affitto del moro senza aspettare un attimo, senza accendere la luce, scontrando ogni mobile, travolti dalla foga che consideravano sempre sconfinato amore.
Sasuke li condusse in camera da letto, ma quest'ultimo mobile non lo toccarono neanche.
Tra le tende si faceva spazio la luce fioca del primo mattino, pallida e malata come solo d'autunno poteva essere. Quando Naruto se ne accorse avrebbe voluto smettere, staccarsi dalle gambe di Sakura e spostare dalla sua schiena Sasuke. Avrebbe voluto smettere per chiedere finalmente ai due ragazzi cosa stesse succedendo, perché il loro rapporto, nonostante fossero cresciuti, rimaneva ancora così immaturo e nascosto alla luce del giorno.
Eppure Naruto continuò a lambire le gambe di Sakura e lasciarsi toccare dalle mani di Sasuke. Era ancora incapace di potersi separare all'improvviso da loro.
 
 
La luce entrò a fatica nella stanza dopo appena un'ora dal loro ingresso. Ciò impedì a Sasuke di continuare, liberandosi con calma dall'abbraccio di Sakura.
Naruto, davanti a quella scena, si rimise i vestiti, si guardò allo specchio per constatare solo che aveva un viso troppo stanco e salutò i due amici con un sorriso tirato.
Quando erano ancora più giovani, Naruto amava l'inverno: si risvegliava insieme a Sasuke e a Sakura con la possibilità di rimanere ancora a letto ad oziare per qualche ora, finché la luce non fosse entrata fastidiosa attraverso le persiane.
Adesso li aveva lasciati soli, concedendoli quasi di continuare senza di lui. Sapeva che l'avrebbero fatto. Forse non subito, forse Sasuke si sarebbe acceso una sigaretta e Sakura sarebbe andata a farsi una doccia. Ma sapeva che comunque ci sarebbe stato un seguito: sicuramente la ragazza avrebbe trovato il moro sotto il getto dell'acqua.
Naruto sospirò. Aveva creduto che i diciotto anni gli avrebbero dato tutte le risposte, ma niente tra loro era cambiato. Aveva sperato che i diciannove anni avrebbero dissipato le domande, ma tutto tra loro sembrava ancora immutato.
La strada era fredda, le persone poche e di fretta. Lunedì avrebbe avuto corso di statistica, ma stentava a ricordarsi le altre lezioni e sessioni.
Naruto si era accorto che con la fine del liceo il suo rapporto con Sasuke e Sakura sarebbe stato meno statico, meno calcolato. Non si era però reso conto che quella nuova maturità gli avrebbe impedito di fare sempre meno chiarezza sui suoi sentimenti. E alla fine dovette constatare che forse non ci sarebbero mai state risposte, che tutto sarebbe rimasto uguale perché finito.
Ora, proprio in quel momento, al centro di un marciapiede umido, Naruto rimpianse il fatto di non essere un adolescente al quale era ancora precluso il mondo degli adulti.

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Capitolo 2
*** chi di speranza vive, disperato muore ***


Welcome to my place: e ritorno!, ormai scrivo sempre più in fretta perché non vedo l'ora di partire ;) poiché sto elaborando tutto troppo velocemente, non è che l'intera fanfict sta correndo con tanto di fiato corto? o.o

Forse ho confuso dinamismo con accelerazione (fisica! materia a me incomprensibile .-.)
Al momento sto dedicando ogni capitolo al pensiero di ogni personaggio, spero solo rimangano IC e il tutto non risulti troppo noioso ed esasperante. Se così  fosse siete liberi di criticarmi fino all'esaurimento :P
Godetevi l'obbrobrio, buona lettura ♥
 
 
 
Ed è subito sera
chi di speranza vive, disperato muore
 
Sakura aveva cercato nel corso dei suoi anni di migliorare i suoi difetti, dalla saccenteria alla superficialità. Non era però riuscita a cancellare il suo egoismo, ancora così infantile ed incontrollabile.
Proprio questo suo egoismo l'aveva spinta ad allontanare Naruto dal loro rapporto, perché ormai a diciannove anni riteneva di meritarsi una relazione con l'amore della sua vita senza che un terzo intervenisse.
All'inizio, quando tutto era incominciato come rituale che avveniva puntualmente ritornati da una festa o da una discoteca, prima che la luce interferisse, Sakura si era convinta che quel triangolo potesse durare in eterno, che lei avrebbe accettato di dividere equamente se stessa tra i due ragazzi.
L'entrata all'università invece aveva interferito con le sue convinzioni, mostrandole in modo troppo fastidioso che la sua vita adulta era incominciata, che sarebbe diventata medico, che col tempo si sarebbe pure potuta costruire una famiglia.
Ecco uno dei tanti problemi: come formare una famiglia? Lei desiderava sposarsi, magari avere anche un figlio. Ma come poteva realizzare una di queste ambizioni se l'amore della sua vita si divideva ancora equamente tra lei e Naruto?
Così aveva cercato di allontanarlo, aveva provato a dimostrare a Sasuke quanto il suo amore fosse ancora più incondizionato rispetto a quello di Naruto. Ma la mancanza di tempo per uscire la sera e di unirsi prima che la luce sopraggiungesse  era venuta meno. E tutto era rimasto statico, fermo ed incompiuto.
 
< Sei impegnata questa sera?> Chiese Ino all'amica, mentre apparecchiava la tavola per la cena.
< Sì, penso di uscire prima che ci bombardino d'esami.> Sintetizzò Sakura, aprendo la propria borsa e gettandoci tutto ciò che le apparteneva sopra il mobile in cucina.
Ino sbuffò, rimettendo a posto il piatto che aveva appena adagiato sul tavolo per l'amica, dicendo un asciutto "divertiti".
Sakura le sorrise e senza neanche pronunciare più una parola uscì di casa. Un lato positivo del non vivere più insieme ai genitori era la mancanza di orari per rientrare.
Aveva deciso di andare da Sasuke, anche se quest'ultimo non avrebbe gradito la sorpresa. Nonostante l'idea dell'improvvisata le recasse una strana sensazione di disagio, per la prima volta in quei tre anni di relazione aveva deciso di iniziare senza Naruto.
Egoista, ma determinata, non aveva riflettuto troppo sul suo futuro gesto, aveva calpestato senza troppo riguardo i sentimenti dell'amico, giustificando il fine con falsa innocenza.
Suonò all'appartamento, già sorridente, aspettandosi sull'uscio un Sasuke interdetto e magari pure un'po accigliato, ma comunque intenzionato a lasciarla entrare.
Invece le aprì un Naruto dai capelli scompigliati che trillò un "Sakura!" troppo allegro.
< Cosa ci fai qui?> Chiese subito la ragazza, gli occhi sgranati, ma il sorriso ancora sulle labbra, poiché la sorpresa le aveva impedito di cambiare espressione.
Naruto si scostò dalla porta per lasciarla entrare e < Io qui ci abito> rispose alla fine.
Sakura bloccò una mano per aria intenta a togliersi la sciarpa, guardò l'amico, ispezionò la stanza in cerca di Sasuke e poi ricominciò a fissarlo, in cerca di una risposta.
Naruto sorrise, si scompigliò i capelli < Dal momento che le nostre università sono vicine, ho proposto a Sasuke di dividerci l'affitto. Lui ti direbbe che gliel'ho imposto, ma non credergli.> spiegò divertito, con ancora una mano sulla nuca.
Sakura assottigliò lo sguardo. L'aveva battuta sul tempo, si era preso ciò che era suo, le stava rinfacciando la sua vittoria con un sorriso.
Si tolse finalmente la sciarpa, con stizza, ignorando tutta la rabbia, sopprimendo il fastidio, slacciandosi il cappotto e buttandosi sul divano, sull'orlo di una crisi isterica.
< Tutto bene?> Naruto la scrutava dall'alto, smettendo di massaggiarsi la testa.
Sakura cacciò le lacrime < No. Niente va bene, Naruto. Come ti permetti di vivere qui con Sasuke? Alla fine lo terrai solo per te qui, ignorandomi completamente!> Sbottò, pronta a sputare altro veleno per la sua sconfitta così patetica.
Il biondo sgranò gli occhi, sinceramente meravigliato, tentando di formulare una frase, ma l'amica lo investì troppo in fretta, continuando a urlare quanto fosse stato ingiusto quel gesto nei suoi confronti.
< Smettila di fare l'ipocrita.> Disse Naruto appena Sakura si era fermata per riprendere fiato. < Tu saresti venuta da Sasuke per fare cosa? Una partita a carte? Sei tu la prima che si vuole allontanare da questa relazione per stare sola con lui. >
La ragazza sentì che una metà di lei, quella metà che aveva diviso equamente tra Sasuke e Naruto, prendeva fuoco.
Si rimise velocemente la sciarpa intorno al collo, dirigendosi verso la porta, ma il biondo le afferrò un polso, fermandola. < Ho cercato di parlare più volte con voi per chiarire, ma si sta deteriorando tutto troppo in fretta, Sakura.> Si giustificò.
La rosa si scrollò dalla sua presa, quasi si fosse bruciata, uscendo.
Non aveva programmato niente. Aveva pensato che Naruto avrebbe accettato il suo amore per Sasuke senza controbattere. Ma non aveva neanche pensato che Sasuke avrebbe scelto l'amore di Naruto.
Ora rimaneva sola, ad ardere con quella parte di sé che lentamente si trasformava in cenere, mentre le lacrime cercavano inutilmente di fermare l'incendio che divampava dentro di lei.
 
 
 Naruto si buttò sul divano, sospirando affranto.
< Siete due cretini.> Sasuke sbucò dalla propria camera da letto.
< Siamo tre cretini. Non illuderti di essere così superiore.> Controbatté l'altro, appoggiando la testa contro la spalliera, senza neanche guardarlo.
Sasuke gli si sedette vicino. Il biondo spostò lo sguardo su di lui, socchiuse le labbra alla ricerca di aria per parlare, per decidere come risolvere quell'inutile gelosia che li deteriorava, ma il moro soppresse quell'intenzione con un bacio. Non voleva discutere e Naruto si lasciò trascinare.
Fuori la notte stava ormai calando, Sakura piangeva e una metà di Naruto era ridotta in cenere.

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Capitolo 3
*** servo delle mie brame ***


Welcome to my place: r-i-e-c-c-o-m-i, appena tornata dalla montagna :) Lo so, la sto tirando per le lunghe, questa fanfict suscita poco interesse e i personaggi sono terribilmente pesanti. Vorrei potermi giustificare dicendo che sono semplici e complicate reazioni umane, ma è una motivazione troppo paraculo u.u Ammetto anche che la prima parte è stata scritta più di dieci giorni fa, mentre il resto è stato partorito in poche ore, in un travaglio svelto ma non indolore. Inoltre aveva già in mente da tempo di dedicare del tempo a Sasori e Sakura, unica coppia crack che non ho un'ideosincrasia a descrivere :P

Presto arriverà una fine, proprio come i segmenti. (Le materie scientifiche mi piacciono davvero poco eppure ne scrivo sempre così tanto o.o")
Vi auguro solo buona lettura ♥
 
 
 
                                                                                                                             Servo delle mie brame
 
 
C'erano momenti durante i quali Sasuke era addirittura capace di odiare Sakura e Naruto. Non sapeva spiegarsi il perché i suoi compagni si ostinassero tanto a cercare risposte e a combattere l'un l'altro per ottenere il suo amore.
Quando erano ancora al liceo, quando il futuro faceva paura ma entusiasmava pure, Sasuke considerava quel rapporto perfetto: la notte, mentre percepiva entrambi i ragazzi, aveva la sensazione che si fosse ricavato una minuscola parte del mondo in cui fosse capace di adattarsi. Naruto lo baciava, Sakura si lasciava accarezzare e Sasuke si rendeva conto di non essere più arrabbiato con l'umanità, di riuscire perfino ad accettare la morte dei suoi genitori e l'abbandono di suo fratello.
Eppure, quei due, proprio quei due ragazzi dai capelli sgargianti che si rivelavano così testardi in ogni situazione, smettevano di ragionare in sua presenza.
Sasuke avrebbe preferito che nessuno si fosse posto domande, continuando all'infinito quel triangolo, magari rinunciando ad una famiglia, ma senza che niente impedisse il loro rapporto.
Naruto però si era insinuato nel suo letto, accarezzandolo in maniera inequivocabile, lui girato di spalle, la mano dell'altro mentre gli percorreva la schiena. Ma Sasuke si accorgeva che mancava una presenza, che solo il biondo non riusciva ad illuderlo di trovarsi in quel piccolo spazio di mondo in cui si sentiva accettato.
 
Sakura era egoista. E questo si sapeva. Tale difetto si sarebbe pure potuto accettare, se non fosse stata una caratteristica talmente latente da concederle di rovinare qualsiasi situazione.
Tuttavia non era a ciò che pensava mentre quel ragazzo appena conosciuto la spingeva verso il suo letto, cercando a fatica di sbottonarle il vestito, ma impedito a causa dell'alcol. Sasori, aveva detto di chiamarsi il ragazzo in questione: le aveva offerto da bere e le aveva chiesto se frequentasse medicina. All' inizio Sakura aveva pensato che una domanda così mirata fosse solo un diverso pretesto per una conversazione, ed accettando da bere era stata al gioco, fino a scoprire che in realtà quel Sasori era prossimo a laurearsi nella sua stessa facoltà. 
Il resto non riusciva a focalizzarlo con chiarezza: dopo quell'ammissione, la rosa aveva provato ammirazione, quasi un senso di soggezione e alla fine solo tanta attrazione. Sakura, che si era lasciata trascinare da quel futuro medico a casa sua, nel buio di quella stanza a lei sconosciuta riusciva solo a distinguere la chioma rossa del ragazzo e per un attimo pensò che l'accostamento cromatico con la sua tinta era poco piacevole.
Se si metteva a riflettere sui cappelli, significava che non era presa dalla situazione. Forse quel Sasori, nonostante fosse più grande e di gradevole aspetto, non era tipo da alcol e sesso. Forse era lei che dopo tre anni di accoppiamenti in contemporanea con due ragazzi era diventata difficilmente impressionabile.
Sasori l'abbracciava, sospirava, a volte si permetteva pure di baciarla. Sakura lo assecondava, quasi per educazione.
Un ultimo sospiro, una spinta con poco impeto in più, e si accorse che aveva finito. Le si stese accanto, riuscì a guardarla un attimo accennando un sorriso distorto, prima di addormentarsi.
Sospirò. Al momento non si sentiva ancora in colpa, quella sarebbe apparsa nello stesso istante in cui il sole sarebbe filtrato attraverso le tende.
Inutile compatirsi, aveva tradito Sasuke e Naruto. Il pensiero che i due condividessero lo stesso appartamento, magari lo stesso letto, non era sufficiente per giustificare un tradimento.
Sakura aveva arso di gelosia ipotizzando il moro e il biondo uniti, talmente vicini da poter soffocare, così completi da isolarla. Aveva cercato di fare lo stesso a Naruto e per questo bruciava ancora di più per la vergogna e la rabbia.
Tuttavia, i suoi gesti erano da punire, perché era stata lei a rovinare quel triangolo perfetto, era stata lei a voler tramutare quel poligono in due rette. Ma due rette non sono una figura, sono incapaci di chiudere il piano e di unirsi in modo da formare un nuovo postulato. Sì, Sakura aveva rovinato il loro rapporto,  aveva impedito a Naruto di fare chiarezza sui suoi sentimenti ponendo domande lecite, lo aveva allontanato, aveva fatto sì che l'ingresso all'università completasse il suo piano progettato solo per lei e Sasuke. Sasori digrignò i denti e Sakura, spaventata dal fatto che si potesse svegliare, trattenne le lacrime, temendo che un minimo rumore potesse disturbare la quiete.
 
Si era dimenticata le chiavi di casa. Dopo aver percorso il viale della vergogna, tubino scomposto per la fretta che avvolgeva un corpo deprivato della colazione e tacchi alti che evidenziavano solo la sua fuggita da una casa in cui aveva trascorso la notte, Sakura era salita sul prima autobus che aveva trovato a quell'ora del mattino, non conoscendo neanche la zona in cui si trovava.
L'autista l'aveva guardata stanco, ma con un'espressione disapprovante. La rosa, dall'alto della sua postura ingobbita e barcollante, gli avrebbe volentieri ringhiato contro.
Dopo un giro che sembrava infinito, la rosa, esausta ed intimorita che da un momento all'altro potessero salire passeggeri dall'aria peggiore dell'autista, decise di scendere nel primo luogo familiare che riconosceva, maledicendosi dopo aver percorso i successivi dieci isolati in punta di piedi su quelle maledette scarpe.
Finalmente, aveva intravisto il proprio palazzo dalla strada come una visione, la porta dell'appartamento le era sembrata quasi un'oasi nella quale poter riposare in pace.
Eppure quella mattina era incominciata male e non poteva evolversi in meglio: le chiavi, oggetto fondamentale, mancavano all'appello dentro la sua pochette. Con rassegnazione, suonò al campanello.
Ino comparve sulla soglia con aria furiosa e Sakura si interrogava già se fosse arrabbiata per averla abbandonata in un locale per il primo sconosciuto o per averla svegliata.
La bionda si voltò, facendo oscillare la lunga coda scomposta, lasciandole la porta aperta. L'amica entrò, si sfilò le scarpe e si gettò sul divano.
< Sei una stronza.> Lapidaria, Ino si stava versando una tazza di caffè, il mascara ancora ad incorniciare le ciglia dalla notte precedente, il corpo stanco coperto da una maglia troppo larga.
Per Sakura non era una novità quell'insulto: lei e l'amica erano solite insultarsi alla minima occasione, battibeccare per scherzo, quasi fosse un modo alternativo per esprimere il reciproco affetto. Ma quelle parole appena pronunciate erano state sibilate con delusione, nessun furore, solo una materna disapprovazione, diversa da quella dall'autista, più acuta, più tagliente.
Sakura si alzò e le si avvicinò: Ino non la guardava nemmeno, troppo occupata a bere il caffè. Ignorata dalla sua stessa migliore amica, la rosa avrebbe voluto essere abbracciata, compatita magari, senza pudore, confortata per il suo comportamento così irrazionale.
Ino invece, appena alzò lo sguardo dalla tazza e incontrando quello verde così bisognoso dell'altra sentì quella rabbia che era stata sopita sulla porta d'ingresso.
< Mi stai prendendo in giro, Sakura? Si può sapere cosa ti prende? Ripigliati!> L'ammonì, sbattendo la tazza sul tavolo.
L'amica sobbalzò e trattenne le ulteriori lacrime, cosa che fece arrabbiare ancora di più l'altra. < Basta Sakura, davvero. Naruto e Sasuke non ti cagano più? Bene, allora tu cosa fai? Non vai da loro per cercare di risolvere le cose, no! Troppo semplice! Tu ti fai fottere dal primo che ti capita!> Le parole erano state crude, troppo vere e non filtrate, rivelando tutta la rabbia di Ino, quasi la sua invidia nel vedere un triangolo così bello frantumarsi per futili domande che potevano essere affrontate poco per volta e non accumulate finché non fossero scoppiate.
Sakura strinse i pugni e la bionda si sentì svuotata, quasi in colpa. < Sakura, non è così difficile.> Soffiò vicino alla sua guancia, sfiorandole la spalla e sorridendole appena.
La rosa, a quel contatto, si slanciò verso l'amica, stringendola, ringraziandola tramite la pressione che esercitava nell'abbraccio. E Sakura la stava stringendo davvero forte.
 

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Capitolo 4
*** c'è pace sotto gli ulivi ***


Welcome to my place: se non fosse per questo ultimo capitolo, riterrei l'intera storia una prova mal riuscita che sperava di essere un buon risultato, ma che si è rivelato invece una brutta copia lenta e noiosa.
Ammetto, mi sarebbe piaciuto scriverla di nuovo daccapo, correggendo le parti in cui la fanfiction pecca di poca dinamica e si focalizza troppo su un rapporto umano che si crea un mucchio di problemi.
Eppure me ne sento terribilmente legata, l'ho elaborata con sentimento e spero che almeno quello traspaia :)
Che descrizione disperata! Non temete, mio caro popolo di efp, spero credo che voi riusciate a trovare qualcosa di positivo ;)
Con questo vi saluto e vi auguro buona lettura Cuori neri (carte)

 

Ed è subito sera
c'è pace sotto gli ulivi

 

Nonostante fosse ormai ora di cena, Naruto era steso sopra al divano, cambiando in continuazione canale televisivo.
Sasuke, in camera sua, sapeva che anche quella sera avrebbe dovuto preparare lui la cena, ma avrebbe comunque costretto il biondo ad apparecchiare, almeno quello doveva farlo.
Chiuse con un sospiro il libro davanti a lui: avrebbe scaldato al microonde qualche schifezza surgelata che si ostinava a comprare Naruto, non aveva voglia di spendere tempo davanti ai fornelli.
< Prepari da mangiare?> Chiese svogliatamente il biondo appena lo sentì uscire dalla camera, continuando a tastare sopra il telecomando.
< Apparecchia> Si limitò a rispondere l'altro, dirigendosi verso la cucina.
Il campanello trillò. Sasuke si fermò mentre Naruto si voltò verso di lui guardandolo interrogativo.
Il moro fece inversione, trascinandosi dalla soglia della cucina verso la porta. Il biondo si alzò dal divano, spense finalmente la televisione e raggiunse l'amico.
Entrambi avvertivano una terza presenza, quella loro metà che aveva deciso di bruciare per autocombustione e spargere le sue ceneri lontano da loro.
Una porta li separava dalla loro unione perfetta e quando l'aprirono finalmente quelle rette solitarie che vagavano in uno spazio per l'infinito si ricongiunsero in un triangolo.
Sakura abbozzò un sorriso, le mani dentro le tasche della giacca, il mento coperto dalla solita sciarpa < Ciao ragazzi.> Tentò come saluto, rimanendo ferma sulla soglia.
Naruto aspettava quel momento da mesi, le sue pupille si dilatarono di fronte alla figura della ragazza, vibravano di eccitazione ed emozione. Sasuke indugiava su di lei, stringeva con veemenza la maniglia della porta ed era già pronto a lasciarla entrare.
Sakura aveva ascoltato le parole di Ino, le aveva accolte come un figlia fa con una madre: dapprima aveva pensato di correre dai migliori amici, di chiedere scusa, di rivelare il suo tradimento tra le lacrime. Poi però si era rinchiusa in camera sua, si era stesa a letto e durante la notte aveva elaborato un profondo discorso grazie al quale sarebbe potuta essere perdonata. Con l'arrivo del mattino Sakura, mentre si sciacquava il viso, aveva deciso semplicemente che quella sera si sarebbe presentata a casa dei ragazzi, senza scuse né strategie, ma mostrandosi solo per quel che era: pentita e bisognosa ancora una volta del loro amore.
Naruto e Sasuke, immergendosi in quegli occhi verdi che richiedevano affetto e perdono, la riaccettarono subito, la assolsero con un sorriso.
A stento si ricordavano come fosse incominciata quella lite distruttiva, così come il mondo si dimenticava i motivi delle guerre e dei massacri, loro avevano deciso di seppellire la loro reciproca discordia.
Si erano accorti che nessuna causa era abbastanza forte da poter spezzare il loro legame. Sakura voleva una famiglia, ma con l'assenza dei due innamorati si era resa conto che ciò non era abbastanza motivante da poter separarsi da loro.
Naruto voleva sicurezze su quel rapporto così morboso che si rifiutava di maturare, ma quando faceva l'amore da solo con Sasuke si era accorto che mancava una terza presenza a scandire i baci, le carezze e le spinte.
Sasuke era rimasto in mezzo a quel conflitto, quasi come un premio da vincere ma non da spartire, ritenendo gli amici capaci di poter risolvere la discussione in modo definitivo e ritornare a quella pace che solo tutti e tre insieme potevano ritrovare. Se le cose fossero degenerate maggiormente, avrebbe costretto entrambi a ragionare.
Sakura sorrise di nuovo, si tolse la sciarpa, si sfilò la giacca e rimase ferma, davanti a loro, bruciante di nuovo d'amore rinnegato.
Si scagliarono uno contro l'altro, con foga, con voracità, strappandosi quasi i vestiti di dosso, baciandosi, sfiorandosi, unendosi lì a terra perché la camera da letto era troppo lontana.
Fuori era ancora buio, ma il loro rapporto era di nuovo resistente.

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