Diario di un'autolesionista

di j_bieber
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mi presento,mi chiamo Jennifer,Jennifer Hudson ***
Capitolo 2: *** Faccio schifo! ***
Capitolo 3: *** Dove lo avevo già visto? ***
Capitolo 4: *** Lascialo perdere, è solo un puttaniere! ***
Capitolo 5: *** Austin, Austin, Austin ***



Capitolo 1
*** Mi presento,mi chiamo Jennifer,Jennifer Hudson ***


Ciao,mi presento,sono Jennifer,Jennifer Hudson e vivo in un mondo dove essere se stessi è un crimine,mentre uccidere moralmente qualcuno che cerca di trovare la sua strada è qualcosa da lodare. Vivo in un mondo dove ogni singola cosa bella delle vita è stata sostituita dai social network,sarò un po' all' antica,ma è la verità... Vivo in un mondo in mano alle mode, vivo in un mondo dove la libertà è solo qualcosa che crediamo di avere, vivo in un mondo cattivo,tanto cattivo. Sono una ragazza isterica, negativa, stupida, credulona, pigra e ho tanti, tantissimi altri difetti...sono un errore, qualcosa che non vorresti mai avere. Sono ribelle,non sapete quanto, sono una sognatrice, sono una di quelle ragazze che spera ancora in un futuro migliore, una di quelle ragazze che si illude con una parola, una di quelle ragazze che dopo tante cadute, ancora non ha capito come va il mondo... Ed eccomi qui, a scrivere di me, della mia vita, a scrivere tutto quello che la gente non sa su di me. Tutte le cose che vorrei gridare al mondo, ma non ho il coraggio di farlo, tutti i miei errori, i miei tanti errori. È buffo come ho scelto di condividere la parte più intima di me con dei perfetti estranei... Iniziamo con la mia infanzia, so che è una storia noiosa ma sarò breve. La mia famiglia mi ha sempre voluto bene, ma crescendo ho iniziato a mostrare il mio carattere di merda, quindi i miei genitori hanno iniziato a non volermi più e non gli biasimo visto che sono un completo disastro. Loro hanno cercato di darmi tutto, anche troppo, di non farmi mancare niente, ed io, non ho mai ricambiato se non facendoli esasperare. Certo, non mi hanno buttata in mezzo ad una strada ma avrebbero potuto visto che avevano tutte le ragioni del mondo. Però con gli amici, avevo (e tutt'ora ho) un'altra faccia. Sono molto più gentile e disponibile. Più o meno all'età delle elementari, però, ho iniziato a capire che puoi essere gentile quanto vuoi, ma se non hai le scarpe con le lucine (alle elementari erano solo le scarpe con le lucine) sei fuori dal gruppo! Come ho accennato prima, i miei genitori si uccidevano per me, ma io non ricambiavo, così dopo un po', a mia madre passò la voglia di spendere soldi e fatiche inutilmente per me, si limitava solo al necessario, quindi le scarpe con le lucine e le varie cose SEMPLICISSIME che fanno sentire realizzato un bambino me le potevo pure dimenticare. Di conseguenza, ero fuori dal gruppo, e mi toccava stare nel gruppo degli "emarginati". Le cose si sono un po' aggiustate alle medie, dove sono stata accettata, ma qui non era più questione di scarpe con le lucine o chi aveva più figurine delle winx, qui era questione di cose più serie, qui era questione di mode. Si, probabilmente non è serio come vi ho fatto pensare, ma lo diventa quando vedi un'amica quasi morire per non aver seguito una moda. Esatto, non avete letto male, c'è scritto esattamente 'quasi morire':una delle mie migliori amiche è stata in coma solo perché aveva in dosso la maglietta dei suoi idoli, i One Direction. Ormai è tutto una moda. Anche il modo di pensare è condizionato dalla moda. Non capisco perché, ma per un adolescente seguire la moda è fondamentale e non aver seguito la moda e le conseguenze che ne sono derivate è il motivo per cui ho iniziato a tagliarmi.

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Capitolo 2
*** Faccio schifo! ***


Dovevo uscire con le mie amiche ed ero un po' nervosa perché avevano tutte un ragazzo tranne me ed è una cosa normale dato che sono un cesso ambulante mentre le mie amiche sono...non lo so...che ve ne pare di PERFETTE? Si perfette...e se posso essere sincera, ero leggermente invidiosa...insomma vederle mentre si abbracciano, si baciano ecc... È...come dire...insomma...ti fa sentire il bisogno di qualcuno accanto a te, di un...ragazzo! Mi mancava tantissimo avere un qualcuno su cui poter contare, qualcuno che sia li per te a tutte le ore, qualcuno che ti ami. Avevo bisogno di amore. Ero fragile anche se volevo dare l'impressione della dura. Ma quando un ragazzo arrivava e mi diceva che ero brutta, che ero grossa e che avrei fatto meglio a non uscire di casa...facevo finta di infischiarmene ma in realtà ci stavo male, ho un cuore anche io, cazzo. Poi la gente aveva il coraggio di chiedermi perché mi tagliavo...ecco perché...perché nessuno mi accettava per come sono, a nessuno bastava la vera me, volevano tutti di più e quando davo quel di più, pretendevano altro ancora! Che schifo di società! Volevo solo essere abbastanza, per una volta. Volevo solo essere accettata per quello che ero veramente. Volevo non dover indossare una maschera per piacere. Volevo solo questo, ma era uno di quei sogni irrealizzabili:ero destinata a vivere sotto una maschera e sapete perché? Perché la vera me faceva schifo e vi assicuro, che non la volete conoscere, la vera me era la persona più irritante di questo mondo, e mi vergognavo di essere quello che ero, volevo cambiare ma non ci riuscivo, volevo essere migliore, fare fieri i miei genitori ed avere tanti amici. Volevo tanto, ma non facevo niente per ottenerlo. Aspettavo che le cose mi cadessero dal cielo. QUESTA SONO IO:uno schifo!

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Capitolo 3
*** Dove lo avevo già visto? ***


Dopo tutti quei pensieri che mi frullarono nella testa guardai il telefono:erano le 19 e 30, tra mezz'ora dovevo già essere davanti alla casa della mia migliore amica Ashley, così suo padre ci avrebbe accompagnate alla festa. In fretta e in furia feci una doccia velocissima, aprì l'armadio e cercai qualcosa da mettere ma non trovavo niente. Dopo aver fatto il casino totale tra i miei vestiti, il mio sguardo cadde su dei pantaloncini di jeans ed una maglietta a pipistrello azzurra;come scarpe scelsi un paio di Nike blazer azzurre e argento. Poi filai in bagno, pettinai velocemente i capelli biondi e liscissimi, misi un velo di mascara e un lucida labbra e per finire una spruzzata di Someday, il mio profumo preferito. Scesi al piano di sotto e presi la borsa:"Mamma vado!" gridai mentre uscivo dalla porta "Ok ciao torna per le undici!" la senti gridare quando ero già uscita. Mi misi a camminare velocemente finché non arrivai a casa di Ash dove lei era già sotto che mi aspettava. "Andiamo?" mi disse appena mi vide "Andiamo!" le risposi. Entrai in macchina. Il tragitto fu brevissimo. Arrivati alla festa io scesi per prima dall'auto. Ash salutò suo papà e insieme ci avvicinammo alla casa. Era tutta illuminata, la musica era altissima e di tanto in tanto si vedeva qualcuno vomitare. Entrati nella casa subito arrivò Charlie, il ragazzo di Ashley:"Ehi amore,tutto ok?" le disse dandole un bacio "Tutto ok" rispose lei prendendogli la mano e sparendo nella folla. Io intanto vidi Marie e Sarah che stavano parlando così andai da loro per salutare e per non stare sola. "Ciao ragazze" dissi con gentilezza "Ciao" mi risposero in coro e scoppiammo tutte e tre in una fragorosa risata. Dopo di che Sarah disse:"Io vado a prendere un altro cocktail, voi volete qualcosa?". "No,grazie" risposi, mentre Marie scuoteva la testa. Quando Sarah si fu allontanata, Marie mi chiese:"Mi accompagni in bagno?". Io feci di si con la testa. Mentre ci dirigevamo verso la toilette rimasi un po' indietro e per la fretta di seguire Marie andai a sbattere contro un ragazzo. Questo si girò e mi squadrò bene, io imbarazzatissima dissi:"Scusami, mi dispiace!" "È tutto ok" rispose lui con un sorriso, poi continuò:"Piacere Austin, tu sei?" "Jennifer" dissi sentendo le guance bruciare. Austin era un ragazzo alto, magro, con dei capelli castano chiaro e degli occhi blu mare semplicemente stupendi. Dove lo avevo già visto?"Ciao Jennifer, allora dimmi un po' hai già un ragazzo?" io esitai un po' a rispondere, mi sembrava strano che un ragazzo che avevo appena conosciuto già volesse sapere cose così private di me "No" gli risposi timidamente "Avrei scommesso il contrario" disse con franchezza. Arrossì." Vieni dai, ti offro qualcosa da bere" avevo paura. E se voleva violentarmi? Austin mi vide un po' pensierosa e mi disse:"Cosa hai? Hai paura di me? Tranquilla non ti mangio, al massimo ti stupro" diventai completamente rossa "Dai scherzo,vieni qui". Pensai che alla fine c'era tanta gente, se avesse provato a farmi qualcosa avrei strillato e tutti se ne sarebbero accorti. Così decisi di seguirlo e lui mi porse un moyto. Mentre lui aveva un vodka e menta in mano. Dopo averne bevuto un po' disse:"Sei una ragazza di poche parole eh!" io sorrisi e non dissi niente, non potevo dirgli che mi vergognavo da morire di parlare con lui. Austin ridacchio e poi mi disse:"Forse potremmo parlare meglio tramite messaggio. Posso avere il tuo numero?" senza esitare dissi:" Certo". Lui mi diede il suo iPhone e io digitai il mio numero, dopo anche io gli diedi il mio cellulare e lui digitò il suo numero. Dopo di che arrivò Ash insieme a Charlie e mi guardò sbalordita. Io la guardai male dicendo:" Che c'è?" lei mi fece uno sguardo alla 'hai qualcosa da dirmi?' e si limitò a dire "Chi è il tuo nuovo amico?" io dissi prontamente:"Si chiama Austin. Austin lei è la mia migliore amica Ashley e lui è il suo ragazzo Charlie". Poi girai lo sguardo su Austin che aveva un braccio sulla spalla di Charlie e chiesi:" Vi conoscete?". Austin fece si con la testa, mentre Charlie disse:" Giochiamo a basket nella stessa squadra." Ecco dove lo avevo visto!Lo avrò notato sicuramente una delle tante volte che Ash mi aveva portato ad una partita dove giocava la squadra di Charlie!

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Capitolo 4
*** Lascialo perdere, è solo un puttaniere! ***


"Andiamo tesoro, lasciamo i piccioncini da soli!" disse Ash facendomi l'occhiolino. Mi sentì sollevata, volevo bene alla mia migliore amica, ma quando si trattava di ragazzi mi metteva decisamente sotto pressione. Stavo per sorriderle quando mi resi conto che ci aveva appena chiamati 'piccioncini'. "Ehi" le dissi con un filo di fastidio nella mia voce "non stiamo insieme. Ci siamo appena conosciuti". Ash ridacchio e mi sussurrò:"Ne riparleremo tra un po". Le lanciai un'occhiataccia. "Perché? Ti dispiacerebbe stare con me?" Mi chiese Austin quando Ashley fu lontana. "Credo che ti sei preso troppa confidenza" risposi rendendomi conto di quello che avevo detto. Austin rise:"Era una semplice domanda". "Lo so" risposi "ma ci siamo appena conosciuti, so a stenti il tuo nome e tu mi fai già queste domande" dissi cercando di fargli intravedere il mio stupore. "Scusa" mormorò sarcasticamente. Non sapevo che dire se non:"Non fa niente è solo che non ti avrei saputo rispondere" e pronunciai quelle parole con una dolcezza che non era da me. Ci fu un lungo silenzio accompagnato da degli sguardi che non riuscivo a decifrare. Dopo di che Austin ruppe il silenzio con una risatina:"Ehi che ne dici di andare a ballare?". Guardai verso la pista e la musica era davvero bella:"Ok" dissi con un sorriso,iniziando a camminare verso la pista.Rimanemmo a ballare per non so quanto tempo. Quando arrivò Ash:"Jen, dobbiamo andare. Mio padre è qui fuori che aspetta". "Ok, andiamo" poi guardai Austin:"Ciao, è stato bello parlare con te" lui si limitò ad un:"Ciao" accompagnato da un occhiolino. Arrivammo vicino alla macchina e li, salutai il papà di Ashley, dopo essere salita. Non riuscivo a credere che fossero già le undici e che le 3 ore fossero già passate, mi sarebbe piaciuto restare li a parlare con Austin. "A che pensi?" la voce di Ash interruppe i miei pensieri."Niente, pensavo a come è volato il tempo" Ash mi guardò:"Ti piace Austin no?" disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo. L'unica cosa che riuscì a pensare fu:'Wow, mi ha letto nel pensiero' ma non dissi niente. "Ti piace Austin!" esclamò convinta. "Non è che mi piaccia pro...". "È solo un puttaniere, non fidarti di lui" mi interruppe. " Beh, questo lo avevo capito è solo che fo...". "Non fidarti di lui, all'inizio sembra carino e gentile, ma poi ti spezza il cuore" mi interruppe di nuovo. Ci fu un lungo silenzio, che durò per tutto il viaggio di ritorno. Quando arrivammo vicino alla porta di casa mia, finalmente quel lungo silenzio si ruppe:"Buona notte" esclamò il padre di Ash. "Buona notte e grazie per il passaggio" risposi scendendo dalla macchina mentre Ash mi faceva ciao con la mano. Entrata dentro casa, salutai mia madre, mi sistemai per andare a letto e filai subito a dormire. La mattina dopo, verso dieci e mezzo ero ancora appisolata nel mio letto quando la suoneria del mio cellulare interruppe i miei sogni. "Pronto" risposi assonnata. "Ehi Jen, ti va di uscire oggi" la voce di Austin mi svegliò del tutto. Ripensai a quello che mi aveva detto Ash così rifiutai:"No Austin, davvero oggi non posso"."Va bene" rispose lui "domani vieni a vedermi agli allenamenti?" arrossì. Non sapevo cosa rispondere:"Si" risposi ignorando tutti i miei pensieri."Grande ci vediamo il palestra alle 18. Se vuoi porta Ashley con te, Charlie ne sarebbe felice" e con questo attacco. Pensai che non mi aveva nemmeno salutato, ma ero troppo felice:finalmente un ragazzo si era accorto della mia esistenza. Digitai velocemente il numero di Ashley sulla mia tastiera e senza darci troppa importanza la chiamai:" Pronto" mi rispose Ash. "Ehi, buongiorno. Non è che domani ti andrebbe di venire con me a vedere gli allenamenti della squadra di basket?"."Che?" mi rispose con un tono di incredulità. "Mi ha invitato Austin" dissi con l'eccitazione di una ragazzina. "Oh no, Jen!" mi rimproverò. "Che ho fatto?" dissi offesa. " Ti prego non fidarti di Austin. Ha spezzato il cuore a neanche immagini quante ragazze. Non voglio che lo faccia anche con te" disse con un filo di preoccupazione che mi fece spaventare. "Ma Ash, non stiamo insieme, siamo solo amici!"."Ma ti chiederà di essere la sua ragazza e tu non saprai dire di no. Insomma, come si fa a resistergli" disse facendomi capire che era seria."Ash, ho 15 anni e so gestirmi. Vieni con me si o no?". Lei esitò. "Ok. Ma solo perché c'è Charlie" disse. Sorrisi. "Fantastico, ci vediamo domani!" dissi sentendo una sensazione piacevole ma allo stesso tempo fastidiosa nello stomaco. "Ciao, a domani!" mi disse Ash. E dopo aver chiuso la chiamata, iniziai ad impazzire perché non sapevo cosa mettere.

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Capitolo 5
*** Austin, Austin, Austin ***


La domenica passò molto in fretta e la mattina del lunedì seguente mi svegliai regolarmente, feci colazione, mi misi addosso una maglietta fucsia a mezze maniche, un paio di jeans bianchi e delle ballerine nere con due centimetri di tacco. Ero agitata per il fatto che sarei dovuta andare all'allenamento di Austin nel pomeriggio così appena salita sul pullman che mi avrebbe portata a scuola mi sedetti vicino ad Ash e dopo esserci salutate chiesi:"Allora cosa ti metti questo pomeriggio?". Ash capì che ero ansiosa di fare una bella figura con Austin e quindi disse stressata:"Quello che ho indosso ora". Annui e decisi che anche io avrei indossato quello che indossavo quella mattina. Arrivate a scuola Ash andò a pomiciare con il suo ragazzo mentre io mi diressi verso il mio armadietto e presi alcuni libri, per poi dirigermi verso la classe dove avevo lezione. Camminando da dietro agli armadietti apparve Austin che con un rumoroso:"Buuuuu" mi spaventò."Oh mio dio,Austin!" lo rimproverai dolcemente "mi hai spaventata" continuai. "Scusa" disse lui con un sorriso, poi aggiunse:"Venerdì vieni alla partita?"."Credo di si" risposi insicura. "E questo pomeriggio vieni a vedere gli allenamenti?"."Certo" risposi."Perfetto" sorrise "allora ci vediamo li". Detto questo se ne andò. Di nuovo, senza aver salutato. Andai in classe e dopo la scuola come promesso, andammo in palestra. Sinceramente ne io, ne Ashley prestammo molta attenzione, eravamo troppo impegnate a conversare. Finita la partita Austin mi diede un passaggio per tornare a casa. E durante il tragitto mi disse che un ora dopo sarebbe ripassato per portami al cinema. Spalancai gli occhi: questa non me l'aspettavo. Quindi arrivai a casa, faci una veloce doccia e poi iniziai a svuotare l'armadio in cerca di qualcosa di carino. Provai almeno un centinaio di abbinamenti quando mi arrivò un messaggio da Austin 'Sono sotto casa tua'. Sbiancai. Non mi ero nemmeno vestita. Presi un paio di jeans strappati, una canottiera nera a righe grigio scuro e un paio di air fox bianche. Andai in bagno: un velo di mascara, pochissimo rossetto e una spruzzata di girlfriend. Scesi in fretta e in furia dalle scale, presi la prima borsa che trovai e gridai:"Io esco" non finì nemmeno di dirlo che avevo già chiuso la porta. Arrivai vicino alla BMW nera di Austin e lo salutai. Austin vedendomi col fiatone chiese:"Ehi tutto ok?". Risposi nervosamente:"Si certo". Abbozzai un sorriso. "Perché hai il fiatone?" chiese lui. "Ehmmmm" non sapevo che inventare "sono caduta dalle scale!Ma non proccuparti, non mi sono fatta niente" fu la prima idea che mi venne. "Oh" esclamò .

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