A caccia di... imprevisti

di Crazymoonlight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Incontri che sarebbe stato meglio non fare. ***
Capitolo 3: *** Quando le spiegazioni non servono a nulla ***
Capitolo 4: *** Vita normale. O... così sembra. ***
Capitolo 5: *** La Sagra del Mese del Frassino ***
Capitolo 6: *** Attacco a sorpresa. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


A caccia di… imprevisti.
Prologo



 


 

 

vediti e dajeee.

 

Era una delle giornate più belle di Aincrad, il sole era abbastanza caldo, gli alberi erano in fiore e persino tutti i player sembravano d’ottimo umore, ma quella volta a Kirito non andava particolarmente di stare all’aria aperta e di appisolarsi in mezzo all’erba contro qualsiasi buonsenso.
Anzi, era rimasto sdraiato sul letto a guardare il soffitto chiudendo tutte le tende per rimanere al buio e riflettere meglio. Gli abiti della gilda dannatamente vistosi che gli erano stati affibbiati gli premevano sul corpo donandogli un’opprimente sensazione di disagio.
Il simulatore del gioco sembrava quasi essersi preso gioco di lui, dato che quel sole non rispecchiava per nulla il suo stato d’animo.
Era stufo di tutta quella storia. Far parte della gilda dei Cavalieri del Patto di Sangue non faceva proprio per lui; vivere al 55° piano, al Grandum, era completamente diverso da tutto ciò a cui si era abituato in quel periodo vissuto in SAO.
Se non fosse stato per Asuna, allora avrebbe abbandonato tutto. Dopotutto, era per lei che si trovava in quella situazione, ma… non la avrebbe mai lasciata sola, soprattutto visto che aveva combattuto contro Heathcliff solo per darle la possibilità di ritirarsi dalla prima linea. Quell’avventura stava logorando tutti, compresi i più esperti.
Solo che anche quella volta aveva perso. Una completa delusione. Non era riuscito ad aiutarla, e allora tutto ciò senso aveva? Qual era il motivo per cui continuava a combattere contro i boss di ogni livello, se alla fine comunque non riusciva a proteggere le persone che gli stavano accanto?
Il ricordo dei suoi ex compagni, i Gatti Neri, gli tornò prorompente nella mente, facendogli chiudere gli occhi per la frustrazione. Ancora non si era perdonato completamente per non essere riuscito a salvarli, per aver visto Sachi morire davanti ai propri occhi impotente, anche se le aveva promesso che l’avrebbe riportata nel mondo reale…

 

°          °          °

 

Sommerso fra i pensieri, Kirito non si era accorto che qualcuno aveva bussato alla sua porta.
Solo quando il rumore dei pugni sul legno si fece fastidioso da sentire, sbuffò e si alzò per vedere di chi si trattasse: era Godfrey, un uomo grosso simile ad un leone, colui che avrebbe dovuto addestrarlo in modo tale da fargli dimostrare tutta la sua fedeltà verso la gilda e assicurarsi che le sue potenzialità fossero degne di quell’organizzazione prestigiosa.
In realtà ancora non gli era stata affidata alcuna missione, ma era stato costretto a svolgere incarichi “inutili”, come comunicare messaggi all’interno della stessa gilda o fare compere al mercato. Nulla che si avvicinasse minimamente a completare il dungeon o allo stare in agguato contro le altre gilde.
Quindi non si meravigliò per nulla quando Godfrey gli rivelò il fine della sua visita.
<< Hey! >> Godfrey alzò un braccio, cercando di essere il più gioviale possibile << Kirito-kun, iniziavo a preoccuparmi per la tua salute! Se vuoi entrar a far parte dei pezzi grossi, devi essere scattante e pronto ad ogni evenienza! Se continui di questo passo, rimarrai sempre di basso rango >>
Kirito voltò il capo scocciato e sbuffò << Mi chiedo allora come mai un comandante di prima linea come te debba appiopparmi commissioni così poco contribuenti  >>
Godfrey sembrò non cogliere la frecciatina e, anzi, sorrise smagliante e trascinò il povero Kirito per i corridoi del castello, ottenendo un soffocato urlo indignato come risposta.
<< Servono solo a farti capire quello che ognuno di noi deve essere capace di fare, Kirito-kun >> rispose lui, mentre con una pacca sulla schiena lo costringeva ad avanzare a balzi tra le mura di pietra, rischiando quasi di capitolare per le scale che conducevano all’uscita.
<< Oggi ho qualcosa di diverso da assegnarti >> annunciò con aria solenne.
Kirito si fermò per osservarlo rassegnato e sospirò profondamente.
<< A caccia! La dispensa sta per diventare vuota e abbiamo bisogno di molte provviste per poter sfamare tutti! Sai, i nostri cuochi sono molto insoddisfatti degli ingredienti  che riforniamo loro, quindi sarebbe meglio se trovassi qualcosa di prelibato, uh uh? >>
Gemente, il ragazzo gli voltò le spalle e alzò pigramente il braccio come segno di saluto, iniziando goffamente ad andare verso le campagne ricoperte da alberi in lontananza con la speranza di portare subito a termine quell’incarico.
L’idea di imbrogliare e di andare a comprare qualcosa di interessante al mercato del primo piano non gli passò neanche per la testa: dopotutto, avrebbe risolto il tutto troppo velocemente restando senza aver nulla da fare e poi, quello che si comprava in città era comunque abbastanza diverso da ciò che si poteva trovare con le proprie forze.
In qualche modo, era meglio avventurarsi fra le varie insidie del gioco, sconfiggere quanti più nemici per aumentare la propria esperienza e forza e forse… avrebbe anche potuto iniziare ad utilizzare quella strana abilità che gli consentiva di combattere con due spade e che si era ritrovato un giorno all’improvviso nell’inventario,tanto per potersi abituare ad utilizzarla alla perfezione in caso di pericolo. Non ne aveva mai sentito parlare e la possibilità che fosse qualcosa di unico lo spingeva a tenerlo per sé, anche se ormai tutti avevano potuto vederlo quando aveva sconfitto il boss del settantaquattresimo piano o quando aveva lottato contro Heathcliff. Ma sì,  un po’ di allenamento gli avrebbe solo fatto bene.
Venutagli un po’ di voglia, Kirito iniziò a camminare con maggior baldanza verso la sua meta, sulla lunga strada piena di ciottoli che conduceva al di fuori della città, un sorriso sul volto quando pensò a qualcos’altro, o meglio… a qualcuno.
Se riesco a trovare qualche ingrediente di classe S, al diavolo i cuochi della gilda. Scommetto che Asuna potrebbe cucinare qualcosa per me, anche solo per ripagarmi!
E pensato ciò, Kirito quasi iniziò a correre con l’acquolina in bocca.
 

 

°          °          °


 
Il foglio di pergamena che gli era stato consegnato fu srotolato con furia all’interno della camera, dall’arredamento spartano che comprendeva solo una scrivania, un letto e qualche piccolo baule, tutti spogli di qualsiasi ornamento. La missiva sembrava essere stata scritta molto frettolosamente o, semplicemente,  colui che aveva vergato quelle lettere con l’inchiostro aveva una grafia decisamente rozza e grossolana.
Non badò molto a tutti quei dettagli, ma si assicurò di leggere il messaggio e imparare a memoria il contenuto per poi distruggerlo, in modo tale da non lasciare prove che potessero incriminarlo.
Ritrovati al solito posto il prima possibile. Aspetteremo fino al tramonto. Non ti far seguire, abbiamo della merce da scambiare
Appallottolò il rotolo di pergamena e lo lanciò dalla finestra, credendo che la durabilità di quell’oggetto sarebbe svanita in fretta facendolo così disintegrare.
Nascose un mantello scuro che avrebbe indossato più tardi sotto le vesti e uscì sbattendo la porta.
Le tende della finestra svolazzarono violentemente in seguito al tonfo prodotto.
 

 

°          °          °
 

 

Vide la figura allontanarsi furtiva con il cappuccio del mantello posto sul volto da una delle innumerevoli mura merlate del castello. Doveva trattarsi della persona che stava cercando, quindi decise di seguirla per scoprire cosa stesse tramando.
Aprì una botola scheggiata che si trovava sul ballatoio di pietra e alla sua vista fu rivelata una scala stretta e ripida che scendeva parecchi piani più giù, conducendo direttamente al ponte levatoio che separava l’edificio dal resto della comunità, rendendolo una roccaforte autonoma ed autosufficiente.
Aspettò qualche secondo prima di potersi incamminare per evitare di farsi scoprire immediatamente: quella era una scorciatoia e, se l’avesse presa all’istante, sarebbe potuta arrivare anche prima della figura misteriosa, mandando all’aria il suo piano.
Quando vide quest’ultima che si allontanava per le campagne circostanti, si buttò di corsa per la discesa, pronta a dare inizio all’inseguimento. Aveva intenzione di scoprire chi avesse inviato quella lettera che era riuscita a recuperare prima che svanisse del tutto.

Aveva un brutto presentimento e la forte sensazione che quella storia stesse andando avanti da troppo tempo. Ma sarebbe riuscita a porre la parola “fine” a tutto ciò.

 






NdA: Grazie se siete arrivati fino a questo punto. Questa è la mia prima FF su Sword Art Online, quindi se non è granchè mi scuso già da adesso. E' anche la prima long che scrivo, quindi siate ancora di più clementi! So che purtroppo spesso divago principalmente sui pensieri dei personaggi e questa storia vuole essere anche un tentativo per provare a scrivere meglio, perciò se potete lasciate una recensione!
Critiche, consigli e, se riesco, complimenti sono sempre ben accetti! :)
Spero di aggiornare il prima possibile.


-CrazyMoonLight

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Capitolo 2
*** Incontri che sarebbe stato meglio non fare. ***


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Non essere pignolo. Contiamo su di te!




A caccia di… imprevisti.
1.  Incontri che sarebbe stato meglio non fare.


 


 


 



Le chiome degli innumerevoli alberi che costituivano quella foresta oscura lo riparavano dal caldo di inizio settembre e dal sole che, quasi raggiunto il punto di massima altezza, diventava sempre meno sopportabile e più cocente.


Quella era una delle cose buffe di Sword Art Online: il tempo all’interno del gioco rispecchiava fedelmente quello della realtà, proprio come se fossero due universi paralleli, ma in continuo collegamento fra loro.
Kirito si chiedeva come mai Kayaba Akihiko, il creatore di quel mondo, non si fosse preso la briga di renderlo diverso da quello “originale”, magari aggiungendo più lune o cambiando il nome delle ore, dei mesi, delle stagioni. Forse era solo un modo per far sentire i giocatori nel mezzo di qualcosa di vero non fatto solo ed unicamente da immagini che il NerveGear inviava al cervello; forse, voleva dar loro qualche contatto con “l’altra vita”.
Se credeva che questo potesse essere rassicurante, allora si sbagliava di grosso. Seguendo il sole, Kirito capì che doveva essere vicino a mezzogiorno e non gli piacque per niente il pensiero di se stesso che rimaneva  a marcire da solo in un letto di ospedale oppure dei suoi familiari che si apprestavano a preparare il pranzo, mentre lui era lì da solo ad affrontare ancora chissà quante peripezie.

Si era da poco seduto all’ombra di un alto albero per riposarsi e rifocillarsi e stava trascorrendo quella piccola fetta della sua giornata a studiare il gioco di luce che le foglie creavano quando venivano scosse dal vento, i numerosi rami che si stagliavano contro il cielo e i solchi rugosi degli alberi, simili a vecchie ferite di battaglia.
L’atmosfera era senz’altro rilassante e il posto sembrava isolato da qualsiasi tipo di tranello, ma non avrebbe neanche provato a sonnecchiare in quel luogo o avrebbe rischiato di venire ucciso per sbaglio da qualche mostro apparso all’improvviso.
Si prese qualche altro minuto di pausa in cui mangiò un po’ di pane, facendo cadere molte molliche, e poi si rialzò con fatica aggrappandosi ad un nodo del tronco vicino. Come non detto, il terreno sotto di lui iniziò a franare rivelando in poco tempo una fossa profonda, ma Kirito riuscì a scamparla balzando via agilmente. Si grattò la testa risentito e poi, come se niente fosse, si avviò ancora di più nel fitto della foresta, tracciando in contemporanea una mappa del sentiero percorso.

A discapito di quel che aveva sperato, quella sua sessione di caccia non aveva portato ad alcun risultato fruttuoso, bensì solo a due o tre strane creature volanti mai viste prima –e non era neanche sicuro fossero commestibili, a guardare il loro aspetto rachitico-. Gli unici altri esseri viventi che aveva scorto per caso erano dei piccoli simili a scoiattoli, solo che erano troppo veloci e dai loro occhi proveniva un inquietante luccichio rosso che lo aveva convinto a desistere dal cercare di catturarli.
 Prese allora ad andare alla ricerca di bacche o qualsiasi altra cosa che avrebbe potuto fungere da contorno, ma se entro mezz’ora non avesse trovato qualcosa che sembrava gustoso solo alla vista, allora avrebbe ceduto alla pigrizia e si sarebbe teletrasportato al mercato, così da non avere Godfrey tra i piedi che si lagnava della sua scarsa attenzione riguardo gli affari della gilda e bla bla bla.
Avanzò con difficoltà fra le piante sempre più accalcate fra loro, incespicò tra i cespugli di rovi, ma almeno aveva le lame delle sue spade a permettergli il passaggio. Conscio del fatto che più procedeva verso spazi angusti e difficili da superare e più crescevano le probabilità di trovare un tesoro, preparò comunque il cristallo per una fuga rapida ed indolore.

Finalmente arrivò in una piccola radura completamente esposta ai raggi del sole e con l’erba che gli arrivava fino ai ginocchi. Fece un piccolo passo in avanti come per testare il terreno, ma quando vide che non succedeva niente, continuò a camminare tranquillamente mentre con lo sguardo percorreva l’intero perimetro della zona, pronto all’agguato.
Un fruscio. Un leggero movimento sul verde prato. Un tremolio sempre meno impercettibile e dopo qualche secondo dall’erba sbucarono molti mostriciattoli simili a talpe, solo che non sembravano per niente cieche o socievoli. Gli artigli erano più affilati, gli occhietti acquosi per nulla miopi ed erano capaci pure di mettersi in posizione eretta, un’ascia affilata fra le zampacce.
Subito lo accerchiarono e iniziarono a farsi avanti per attaccarlo. Kirito studiò velocemente la situazione e si mise in posizione, ma quei piccoli esseri erano troppo veloci e quindi si fecero celermente spazio fra le sue gambe, gli saltarono addosso e presero a morderlo o a colpirlo con l’ascia. Ben presto Kirito ne fu sommerso, ma per sua fortuna i mostriciattoli non sembravano molto forti: prese a scalciare e a tirare gomitate a destra e manca, e, quando riuscì a crearsi un po’ di largo, tese la spada e iniziò a farli fuori.
L’impresa fu un po’ ardua, le talpe più volte si nascondevano sotto terra per ricomparire dopo neanche un secondo alle sue spalle, lasciando strane buche che subito si richiudevano impedendo al ragazzo di colpire le strane creature proprio mentre vi si tuffavano.
Kirito gridò quando uno di questi fece una giravolta per aria e lo azzannò sull’incavo del collo e nel frattempo gli passava l’arma su tutto il corpo; con impeto di rabbia se lo scrollò di dosso e lo lanciò il più lontano possibile, vedendolo sparire fra gli alberi. Ne fece scomparire un altro paio dopo averli fatti saltare prendendoli a calci e infilzandosi da parte a parte.
Quando tutto sembrò essere tornato alla normalità, distese i muscoli e si rilassò, stiracchiando le gambe. Analizzò i danni che aveva subito in battaglia: per fortuna, grazie al suo livello elevato, gli HP si sarebbero ristabiliti e portati al massimo in meno di un minuto. E la sorte aveva deciso anche di donargli tanta carne di talpa come premio per il suo lavoro! Non sapeva se doveva esserne felice o meno, ma almeno Godfrey non avrebbe avuto di che lamentarsi.

Fece dietro-front per tornarsene in città, ma dopo neanche un passo dovette arrestarsi nuovamente, non per sua volontà. La terra aveva iniziato a tremare, ma non credeva che in quel gioco fossero possibili calamità naturali quali i terremoti, per l’appunto.
Eppure il terreno continuava ad avere degli scossoni sempre più forti e Kirito faticò anche solo per rimanere in piedi. Tutta quella storia era strana…
All’improvviso vide sbucare fra gli alberi qualcosa di enorme: era un albero camminante, probabilmente il più vecchio che avesse mai visto.

Boss: Il Guardiano della Foresta

Kirito indietreggiò velocemente mettendosi in guardia con le sue due spade e mordendosi il labbro inferiore per il nervoso. Non sapeva cosa fare: tentare la sorte e rimanere a combattere oppure darsela molto valorosamente a gambe?
Scrutò l’avversario, non sembrava molto forte, eppure ogni suo passo faceva letteralmente saltare la terra sotto i suoi piedi e non riusciva a mantenersi in equilibrio; per di più, attorcigliava continuamente il busto per colpire con i suoi robusti rami. Possedeva fori simili ad occhi quasi sulla chioma e un buco più largo e profondo in basso, quello che doveva essere la bocca: spruzzava una strana sostanza verde, che cadendo sull’erba la polverizzava in pochi secondi.
Kirito batté in ritirata sperando con tutte le sue forze di non essere inseguito, dato che comunque di solito i boss non si allontanano mai dal proprio “regno”. Si guardò continuamente dietro per non essere attaccato alle spalle, ma vide che l’albero non si era più mosso dal suo posto, anche se continuava a far ruotare i suoi rami provocando un forte scricchiolio con le foglie che venivano scosse. All’improvviso, uno di questi schioccò sonoramente e si tese simile ad una frusta verso il suo nemico.
Mancò Kirito per poco, ma il ragazzo inciampò lo stesso per il salto che il terreno sembrava aver compiuto. L’albero caricò di nuovo, ma questa volta il ragazzo fu abbastanza fortunato e riuscì a scartare, evitando un terzo ramo che per poco non gli andò in un occhio. L’albero parve infuriarsi e sbatté le radici sul terreno, facendolo tremare: Kirito rimase sospeso per qualche secondo in aria e una delle “fruste” lo colpì dritto nello stomaco per lanciarlo in aria; un altro stava per colpirlo sulla schiena, ma Kirito riuscì a riprendersi in tempo e, proprio quando stava per infliggergli il colpo finale sulla sua colonna vertebrale, lo infilzò con la spada, rimanendovi saldamente aggrappato.
L’albero iniziò a contorcersi e a dimenarsi per buttarlo a terra, e Kirito fece di tutto per resistere, ma una spinta più poderosa del boss e fu sbalzato via, più in lontananza di quanto credesse possibile, e per poco non si sfracellò contro il suolo e ad attutire la sua caduta furono le fronde di piante che sembravano molto più amichevoli.


 

°          °          °



 

Asuna seguì la figura incappucciata il più discretamente possibile, con passo felpato e una finta aria assorta nel caso in cui si fosse girata.
Non voleva acciuffarla e rivelare subito la sua identità, ma scoprire con i propri occhi quali fossero gli affari che doveva sbrigare: magari era solo paranoia la sua, magari si trattava solo di qualche missione segreta per il bene della gilda.
Non poteva di certo rischiare di fare una figuraccia importunando qualche suo “alleato” solo perché quel giorno era più sospettosa del solito! Sempre meglio controllare, si disse fra sé e sé.

La persona misteriosa iniziò a vagare senza una meta precisa e inforcò la via che la avrebbe condotta in città. Probabilmente si era accorta di essere seguita e quindi voleva sbarazzarsi di lei in fretta o non sarebbe arrivata in tempo all’appuntamento, senza però dare nell’occhio.
La città, di architettura tra il medievale e il rinascimentale europeo, era un intrico di piccoli vichi su cui si affacciavano abitazioni di vario genere, dalle più misere a quelle più costose –e le si poteva riconoscere facilmente dalla struttura perfetta secondo ogni canone geometrico,  i materiali più pregiati che si potessero trovare in Aincrad-.
La gente si accalcava fra le vie e passava il tempo  ad oziare, a fare compere, ad assistere ai ridicoli spettacoli che si svolgevano nella grande piazza lastricata, senza dar retta a chi non conoscevano.  E probabilmente di questo se ne approfittò la figura, mischiandosi fra la massa, e Asuna cercò in tutti i modi di non perderla di vista.
Si alzava sulle punte per vederla, ma diventava sempre più difficile: sbagliò più volte strada e finì sempre in vicoli ciechi con nessun ingresso a qualche osteria o una semplice casa. Fu quindi completamente dovuto tutto alla sua fortuna se riuscì comunque a non perderne le tracce senza farsi scorgere anche solo per sbaglio.

Dopo quel viaggio che durò più o meno una mezzora, in cui la figura si era fermata più volte con finta nonchalance a conversare con qualche mercante, Asuna la vide dirigersi fuori del centro abitato e capì che stava per giungere il momento. Aspettò ancora una volta che si allontanasse di molti metri prima di poterla seguire e questa volta utilizzò le piante che diventavano meno rade man mano che proseguiva per occultarsi con facilità.
Si stavano avvicinando ad una foresta che lei non aveva mai esplorato, anche se sapeva che spesso qualcuno della gilda vi si recava alla ricerca di bacche e piccole more.
Quindi il sospettato avrebbe benissimo potuto fingere di trovarsi lì per propri motivi senza dare nell’occhio; quest’ultimo però, si diede un’ultima occhiata in giro per precauzione, ma non vide Asuna, acquattata dietro ad un piccolo cespuglio.

Una volta entrata nel bosco, la sua “missione” divenne ancora più difficile: non riusciva più di tanto a non fare rumore, anche se cercava di non calpestare i rami spezzati  e di non rimanere incastrata vicino a qualche spina particolarmente cresciuta; per di più, l’altra si allontanava con estrema agilità, quasi come se conoscesse il posto da tempo e sapesse ogni suo piccolo dettaglio.
Finalmente, uscì allo scoperto in un piccolo spazio che si affacciava su quella che doveva essere una caverna naturale. Vi erano altre persone all’interno, quindi la ragazza decise di rimanere nascosta ad origliare la prossima conversazione senza avvicinarsi troppo e correre rischi inutili.
L’altra figura invece proseguì con maggiore baldanza nei passi, ma non abbassò il cappuccio. Anche gli altri non mostravano il proprio volto ed erano posizionate a semicerchio attorno a quel che sembrava una tavola di pietra.

Non ci furono saluti cordiali o stupidi convenevoli, ma Asuna li sentì subito chiaramente discutere di qualcosa animatamente sebbene sottovoce. Asuna si affacciò un po’ dall’albero che ormai era diventato il suo rifugio con la speranza di sentire qualcosa, ma invano. Le arrivarono alle orecchie solo piccoli pezzi di frasi dette per sbaglio a volume più alto, tipo:

<< …potrebbe esserci qualcuno… >>

<< …che notizie ci porti?... >>

<< …il tuo lavoro è ottimo, continua così e sarai ben ricompensato… >>

<< …al momento opportuno dovrai versarne un po’, ma non eccessivamente o inizierà a puzzare e ti scopriranno… >>

<< …assicurati di essere tu quello che deve occuparsi delle provviste… >>

Asuna non poté sentire altro, perché fu distratta da un rumore che proveniva dall’alto: alzò gli occhi e vide qualcuno che stava cadendo con malagrazia da uno degli alberi per poi atterrare con urlo strozzato sul terreno ricoperto di foglie.
Lo riconobbe, era Kirito; ringraziò mentalmente qualsiasi divinità per il fatto che non vi fossero uccelli in quella parte del bosco, o avrebbero sicuramente creato un gran baccano mandando in fumo tutti i suoi piani. Scattò verso il ragazzo prima che potesse comprometterla e lo spintonò con eccessiva forza verso il tronco dell’albero dietro cui si era nascosta e gli tappò la bocca con una mano.
Kirito spalancò gli occhi, confuso e Asuna gli rivolse uno sguardo astioso che voleva dire “Sta zitto, e se sopravviviamo te lo spiego dopo”.

A quanto pareva, l’entrata in scena di un nuovo personaggio doveva aver destato le figure incappucciate, che si girarono verso la fonte del frastuono e si scambiarono un cenno di intesa. Uno di loro estrasse la spada dal fodero e iniziò a perlustrare l’area circostante alla ricerca di nemici.
Asuna premette il proprio corpo contro quello di Kirito, come se volesse sprofondare nella pianta, e iniziò a scrutare nervosamente tutti i movimenti della guardia.

Kirito, d’altro canto, non capiva ancora nulla della situazione, ma sentì le guance imporporarsi vedendo Asuna  così vicina al suo corpo a cui si incastrava perfettamente, i ciuffi di capelli ribelli che gli solleticavano il viso, e quella mano che si era allontanata dalla sua bocca, ma che era rimasta attorno al suo volto, quasi come se fosse il principio di una carezza…
Distolse lo sguardo, come se avesse paura di ustionarsi. Non poteva pensare a quelle cose, no. Non in quel momento almeno.

Asuna sembrò accorgersi che qualcosa non andava e si girò verso di lui, ma sarebbe stato meglio non averlo fatto: sentiva il proprio respiro mescolarsi con quello dell’altro, le labbra troppo vicine, gli occhi di Kirito che sembravano delle gemme…

Si separò di scatto, ma quella mossa la tradì: la figura incappucciata la vide e gridò l’allarme e in un batter d’occhio vide tutte le altre che correvano per acciuffare l’intruso.

Asuna imprecò.
<< CORRI! >> urlò a Kirito, e prima che questo potesse avere una qualsiasi reazione, lo afferrò per un polso e iniziò a trascinarlo via, lontano,  i piedi veloci come fulmini.

 






NdA: eccomi qui con il secondo capitolo! Non ho molto da dire, ma per chi ha letto fino alla fine, vedrete che ho aggiunto un piccolo momento Asuna/Kirito, eh eh.
E sicuramente avrete capito chi è la "figura incappucciata", ma non è mio compito rivelarlo. Ho cercato di aggiungere un po' di azione, ma non so proprio come me la sono cavata, quindi gradirei una recensione, anche piccola piccola, eh!
Ringrazio comunque chi ha letto in silenzio lo scorso capitolo, è già qualcosa essere riuscita ad attirare la vostra attenzione :)
Per quanto riguarda i capitoli, dovrei riuscire ad aggiornare una volta a settimana, anche prima se riesco.

Grazie ancora :)

-CrazyMoonLight

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Capitolo 3
*** Quando le spiegazioni non servono a nulla ***




A caccia di… imprevisti.
2. Quando le spiegazioni non servono a nulla.

 

 


 
 


 

 

Parecchie miglia dopo, Asuna e Kirito si fermarono finalmente affaticati dopo la lunga corsa in una piazza affollata del 55° piano, confondendosi facilmente fra la gente ancora troppo intenta a cercare di godersi al meglio quella bella giornata.

Effettivamente erano gli unici due che sembravano fuori luogo in quel posto gremito di allegria e spensieratezza: ansimanti e piegati in due sulle proprie ginocchia, dovettero aspettare un po’ prima che il loro respiro si regolarizzasse, e solo allora poterono cercare un posto esclusivamente per loro, al riparo da orecchie indiscrete.

Procedettero in silenzio fra i vari vichi a alla fine si ritrovarono ai margini della città, in un’area poco frequentata ma per niente malfamata; anzi, in qualche modo –notò Kirito con un certo imbarazzo- sembrava quasi essere stata creata per le coppie di innamorati, che preferivano passare il proprio tempo in quel posto decisamente pittoresco.
Si trattava di un giardino inglese, ricco di qualsiasi specie di pianta e fiore colorata e profumata, che sorgeva in mezzo a laghetti e fiumiciattoli, intervallati da piccoli ponti in legno o in pietra e disseminato di panchine, i cui schienali erano a forma di cuore e che permettevano un meritato riposto durante il quale ci si poteva dedicare a qualche ingenua effusione, nascosti dagli sguardi di vecchi pettegoli.
Quando i due arrivarono in quel parco ameno, il sole stava iniziando a tramontare e una leggere brezza iniziava a soffiare, mandando bagliori arancioni e luccicanti sulle acque placide e diffondendo il profumo dei vari petali che fluttuavano in aria.

Kirito avanzò con titubanza verso una panchina che si trovava sotto di un rigoglioso salice piangente, mentre invece Asuna camminò spedita persa fra le sue elucubrazioni.
Si sedettero più vicino di quanto avrebbero dovuto e quando se ne accorsero, sobbalzarono e si rimisero a distanza di sicurezza, gli sguardi che fuggivano quello dell’altra; più che altro tutto quella vergogna era dovuta principalmente a ciò che era accaduto nel bosco, quando si erano ritrovati schiacciati contro un albero e avevano avuto entrambi dei pensieri che avrebbero voluto non aver fatto in quel momento.

Tuttavia, Kirito si disse che non era il modo e l’ora in cui reagire solo per la presenza di Asuna e si convinse a rimandare tutte le sue riflessioni per capire bene perché fossero scappati senza un apparente motivo. Sospirò profondamente.

<< Allora? >>

La ragazza lo fissò spaesata.

<< Allora, Asuna-san? >> ripetè Kirito, gesticolando.

<< Si può sapere perché mi hai afferrato, sbattuto contro un albero e afferrato per mano per correre via come una pazza…? >>

Asuna arrossì violentemente.

<< Ma… ma… ma che dici, Kirito-kun! >> e si tastò la mano quasi come se fosse stata scottata.

<< Credi che io non avessi un motivo? Che mi prendessi così tanta confidenza con te senza averne… bisogno!? >> gridò. Kirito strabuzzò gli occhi.

<< Eh? >> fece.

Asuna si morse un labbro con insistenza e distolse gli occhi dai suoi, decidendosi a raccontare tutto.



 

°          °          °

 
 

<< … e così ho scoperto che era come pensavo. Abbiamo dei traditori all’interno della gilda, ma il tuo arrivo inaspettato –e qui gli schioccò un’occhiataccia- mi ha impedito di scoprire di chi si trattasse. >>

Kirito rimuginò senza parlare.  In fin dei conti Asuna non aveva scoperto nulla di nuovo, il sospetto che vi fosse qualche spia nei Cavalieri del Patto di Sangue si era diffuso facilmente nelle menti di tutti i componenti della gilda, al punto che i principali player, tra cui Asuna stessa, erano stati costretti ad affiancarsi a guardie del corpo, spesso non molto gradite.
Kuradeel con Asuna ne era stato l’esempio vivente e Kirito gli pensava ancora con un certo astio, non pronto a fidarsi del tutto di lui; era quasi come se una bestia che si trovava dentro Kirito all’altezza dello stomaco ruggisse ogni qualvolta gli tornava in mente quel carattere quasi ossessivo, gli occhi che non promettevano nulla di buono e le mani che cercavano di comandare imperiosamente sul corpo e sulla volontà della ragazza che gli era seduta affianco.

Comunque, ora Asuna aveva avuto la prova concreta di tutte le loro congetture, ma loro due non potevano fare molto, dato che ancora non sapevano chi era colui che tramava alle loro spalle. Sospirò.
Osservò la ragazza, ancora abbastanza rossa in faccia ma con uno sguardo fiero che sembrava mandare scintille e le mani incrociate sulle ginocchia. Kirito ne appoggiò una sulle sue e proseguì con tono serio:

<< Hai detto che quelle persone hanno consegnato qualcosa alla spia, giusto? >>

<< Mmmm, sì >> rispose Asuna pensierosa.

<< Qualcosa da versare… o da aggiungere al cibo, non ricordo bene… >>

<< Se è davvero così dobbiamo avvisare subito Heathcliff e gli altri! >> scattò Kirito.

<< Sì, hai ragione >> Asuna si alzò, facendogli segno di  imitarla.

<< Sarà meglio che andiamo >> disse.

Fece qualche passo in avanti, poi si voltò di nuovo verso il ragazzo.

<< A proposito… si può sapere cosa stavi facendo tu in quel bosco? >> chiese, sospettosa.

<< Uh? Chi, io? >> rispose spaesato.

<< Ah, sì sì! Ero semplicemente andato a caccia su ordine di Godfrey, sai… >> iniziò a parlare a macchinetta, agitato, vedendo che la ragazza ancora non distoglieva lo sguardo.
<< Guarda!  Per caso ho… ho ottenuta tutta questa carne! >> continuò mostrandogliela.
<< E’.. è talpa, se non sbaglio. Ma penso che cucinata uscirà buona lo stesso… >>

<< Che… che cosa hai detto!? >> lo interruppe Asuna, stranamente terrorizzata.
<< …talpa? >>

<< AAAAAAAAAAAAAH! >> Asuna urlò e caricò contro il ragazzo, prendendo a lanciare via tutti i pezzi di carne che riusciva ad afferrare dalle sue braccia.
<< Ehi! Sei impazzita, per caso? >>

<< IO NON MANGERO’ MAI ROBA DEL GENEREEEEEEE! >> e lo spinse violentemente di lato.

<< Ferma! Godfrey mi ammazzerà! >> ma Kirito finì col cadere nel lago.


 

°          °          °

 


Dopo aver portato il cibo che era scampato alla furia di Asuna a un soddisfatto Godfrey, e dopo aver fatto bere alla ragazza qualche tisana per farla calmare, i due si recarono nella sala del consiglio, dove Heatchliff e i maggiori esponenti della gilda si riunivano per divulgare le proprie decisioni.

Si era ormai fatto tardi e le prime stelle rilucevano fiocamente attraverso le grandi vetrate della stanza, ancora troppo pigre per comparire completamente.
La stanza, completamente bianca e spoglia, se non per il gran tavolo in fondo, sembrava emanare da sola la luce necessaria a illuminare il vasto spazio, come a non voler celare alcun particolare.

Kirito ed Asuna avanzarono un po’ titubanti verso l’unica figura ancora seduta: Heathcliff non alzò lo sguardo al loro arrivo, ma rimase concentrato a guardare e sfogliare una pila di fogli, annotando ogni tanto qualche appunto con l’inchiostro nero della sua piuma.

Non diede segno di accorgersi della loro presenza e, solo quando Kirito tossì per attirare l’attenzione, alzò il capo e li invitò ad accomodarsi.

Raccontare l’accaduto fu quasi più difficile del previsto, Asuna spesso balbettava come se fosse in difficoltà –mantenendo una voce ferma allo stesso tempo-, ma ben presto il racconto terminò e la situazione complessive divenne più o meno chiara.

A dispetto delle proprie aspettative, Heathcliff non sembrava minimamente turbato dalla notizia, anzi, il suo volto rimase tendente all’indifferenza e addirittura alla noia, dato che aveva il volto pigramente appoggiato su una mano e gli occhi chiusi come se stesse per addormentarsi e seguiva il discorso dei due come se in realtà non stesse ascoltando.
Eppure Kirito avrebbe giurato di vederlo sorridere prima di prendere la parola.

<< Proprio come sospettavamo, allora… >>

Kirito non capiva cosa ci trovava di così divertente, ma Asuna sembrò rilassarsi: sapeva che si fidava di Heathcliff e lo riteneva un valoroso combattente, quindi se non si preoccupava lui, lo stesso doveva valere per lei.

<< Naturalmente inizieremo con dei giri di perlustrazione lungo l’intero edificio e magari anche rovistando le stanze dei più sospetti. Il tutto con discrezione sia chiaro >>

Non sembrava rivolgersi direttamente a loro, ma solo prendere nota di ciò che avrebbe dovuto fare, gli occhi distratti.

<< …controllare chi si occupa delle riserve di cibo e acqua, se davvero vogliono farci assaggiare qualcosa di non commestibile… >>

Poi strabuzzò gli occhi e si fece più attento.

<< Aspettate un attimo. Vi hanno per caso visti? >>

Asuna sbiancò: aveva dimenticato che erano stati scoperti e che erano sfuggiti per miracolo.

<< Ehm… ecco… non so… >>

<< Si sono accorti che qualcuno li stava spiando, ma siamo scappati in tempo; non penso che ci abbiano riconosciuto >>
Intervenne Kirito in suo soccorso.

Heathcliff si grattò leggermente la nuca.
<< In questo caso, non è sicuro per voi uscire di città, potreste essere attratti in un’imboscata. Vi suggerisco di non rimanere soli. Sarebbe meglio se stesse continuamente in contatto o, più semplicemente, in compagnia >>
Kirito arrossì, Asuna invece annuì solennemente.

<< Bene, credo sia tutto. Non una parola con nessuno. In  caso di necessità e di pericolo, vi farò sapere. Potete andare >>

I due si allontanarono silenziosamente, mentre Heathcliff riprendeva a studiare i fogli sul tavolo.

Fuori dalla porta, sbatterono contro Kuradeel: sembrava spaventato e in qualche modo preso alla sprovvista, come se non si aspettasse di vederli proprio lì.
Borbottò un paio di scuse molto velocemente e se ne andò di corsa, quasi fosse stato beccato a fare qualcosa che non doveva.

Asuna sbuffò e scrollò le spalle, poi mise le mani sui fianchi e dichiarò, ferma:
<< Hai sentito cosa ha detto Heathcliff: stare insieme. Ti conviene trovare del tempo libero per me, allora. Passa a casa mia quando vuoi. Ciao >>

E detto questo si allontanò a mo’ di marcia senza aspettare risposta.
Kirito rimase sbalordito da solo per il tempo necessario a comprendere il significato di quelle parole e, soprattutto, a cercare di capirle, dopodiché le corse dietro.
<< Aspetta! E’ pericoloso girovagare da sola a quest’ora, ti accompagno! >>
 

Kuradeel ghignò da dietro una porta.



 








NdA: "Buonsalve!" Eccomi qui con un altro capitolo e, come avrete visto, ci sono più dialoghi questa volta!
Se vi sembra faccia più schifo del solito, scusatemi: sono molto occupata e mi è toccato scrivere tutto di corsa!
Vorrei solo dire che questa long non sarà così lunga... dopotutto è solo un piccolo episodio, diciamo, pertanto non posso svilupparla davvero come vorrei!
Ringrazio vivamente tutti coloro che stanno leggendo o chi ha messo la storia tra le seguite.
Ovviamente spero ancora in una recensione!
Grazie, e alla prossima! ^^

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Capitolo 4
*** Vita normale. O... così sembra. ***


NdA: Questa volta metto le note all'inizio perchè vorrei precisare delle cose: prima di tutto, chiedo scusa per tutti gli errori che avete trovato negli scorsi capitoli; alcuni, tipo "Godfrey" invece di Godfree" sono dovuti a un errore di traduzione delle puntate di SAO che ho visto e alla mia poca attenzione ai dettagli.
Ed è proprio questa che mi ha fatto sbagliare in questa storia, perchè non vedo gli episodi da molto e sicuramente mi è sfuggito qualcosa; conoscendo solo l'anime non posso capire appieno Aincrad e il modo in cui è regolata; e cosa più importante, avrei dovuto fare delle ricerche approfondite prima di poter scrivere. Quindi ho tirato fuori delle cavolate, cose che non esistono proprio, tra cui mostri, zone...
Però mi sto aggiornando qui http://swordartonline.wikia.com/wiki/Sword_Art_Online e anche se è in inglese la consiglio a tutti, c'è spiegato davvero tutto! Non cancello i vecchi capitoli perchè le cose che inizio devo portarle a termine, ma in questi ultimi cercherò di riportare i fatti così come veramente stanno. Prima o poi comprerò i manga e andrà meglio sicuro, ah ah!
Grazie ancora a tutti coloro che leggono, anche in silenzio, spero ancora di attirare la vostra attenzione e di trovare qualche recensione. :)

-CrazyMoonLight.








A caccia di… imprevisti.
3. Vita normale. O… così sembra.
 




 




 

Kirito adorava stare a casa di Asuna, sorseggiando un tè o mangiando una delle sue gustose pietanze. Gli piaceva molto trascorrere il tempo in compagnia della ragazza, con la quale comunque il più delle volte non sapeva come comportarsi: era bello poter scherzare con lei, ma doveva sempre star attento a come parlava; una qualsiasi parola poteva essere usata contro di lui, e Asuna sapeva essere davvero molto minacciosa quando gli puntava addosso quel dannato coltello che usava per tagliare gli ingredienti da cucina.

Sapeva che molto probabilmente non le si sarebbe dovuto affezionare così tanto, ma la sua presenza diventava sempre più necessaria, la sua risata più soddisfacente da guadagnare.
Spesso si ritrovava a chiedersi cosa sarebbe accaduto se si fossero incontrati nella vita reale, se magari avessero frequentato la stessa scuola, se fossero usciti insieme qualche volta con gli amici a divertirsi.

Ogni volta si era detto di non farlo, poiché gli causava una forte malinconia e in quella realtà virtuale doveva essere forte e concentrarsi unicamente sulla soluzione del gioco, se voleva sopravvivere. Eppure l’immaginazione andava costantemente contro la sua volontà e la sera, quando andava a dormire, aveva sempre le immagini di se stesso e Asuna che andavano insieme al parco o si sfidavano su qualche gioco online o, ancora, che battibeccavano perché Kirito non era riuscito a fare qualche esercizio di matematica…

E il giorno dopo quindi cercava ogni tipo di scusa per poter stare con lei, ripetendosi che era solo perché Heathcliff aveva raccomandato loro di non stare da soli, di stare in guardia…

 

°          °          °
 

<< Kirito-kun, c’è qualcosa che non va? >>

Asuna si era chinata su di lui dall’altra parte del tavolo scrutandolo perplessa.

<< Mh? >> Kirito lasciò perdere i propri pensieri solo per ritrovarsela un po’ troppo vicino, facendolo sobbalzare e rischiando per l’ennesima volta che la tazzina di tè che aveva in mano si frantumasse per terra, anche se riuscì a mantenerla in equilibrio.

Asuna inarcò un sopracciglio.

<< Sicuro di stare bene? Ultimamente sembri sempre troppo distratto… >>

<< Uh? No, no! Tutto bene! Stavi per dirmi cosa avresti fatto oggi… >> si affrettò a rispondere lui, cercando di evitare di farla arrabbiare. Asuna tornò a sedersi normalmente e si limitò a chiudere gli occhi e sbuffare, per sua fortuna.

<< Esatto. Devo andare da Lis, ricordi? Non ci vediamo da tanto tempo, ormai >>

<< Lis… Il fabbro? Oh! Bene! Devo far dare un’occhiata a Elucidator… >>

<< Non mi fido a farti venire, Kirito-kun. Potresti rompere qualcosa come l’ultima volta >>

<< Eh? No, ma che dici! Quando ci sono andato la prima volta avevo solo provato una delle sue spade e non pensavo di certo che si spezzasse…! Però Lis si è mostrata migliore di quanto mi aspettassi forgiando Dark Repulser >> ribattè, facendo cenno alla spada bianca che era appoggiata insieme a quella nera al muro, formando una x.

<<< Mmmm, ok. Puoi accompagnarmi. Ma ti prego di sbrigarti, io e Lisbeth dobbiamo andare in giro per compere.
<< Niente di che, solo qualche abito per passare inosservata, la divisa della gilda attira troppi sguardi indiscreti. Tutti mi conoscono come “Flash” ormai >> aggiunse, alzando gli occhi al cielo.

<< Ti consiglio di fare lo stesso, anche tu sei facilmente riconoscibile, sia come componente dei Cavalieri del Patto di Sangue, sia come Spadaccino Nero >> concluse.

Kirito sospirò.

<< Ehm.. >>

<< Bene, è deciso >>

 

 
°          °          °

 

Nel pomeriggio, Kirito ed Asuna si avviarono verso il cancello di teletrasporto di Salemburg, osservando estasiati gli alberi che costeggiavano le strade, la montagna di granito che faceva da sfondo e l’immancabile lago dall’acqua dorata che circondava l’isola: era sempre uno spettacolo a cui era difficile abituarsi, e Kirito era sicuro di averne davvero visti pochi di quel genere nella vita reale.

Arrivarono alla grande piazza circolare che fungeva da ingresso al piano e, dopo aver dato un’ultima occhiata al paesaggio, cacciarono i cristalli e si teletrasportarono.

Giunsero a destinazione nella cittadina di Lindas, al 48° piano.
Erano comparsi nella piazza principale nella quale sorgeva la chiesa con il suo campanile, su cui Kirito una volta si era arrampicato per trovare Lisbeth, dopo che aveva abbandonato il suo negozio; i due ragazzi avanzarono verso la periferia, dove si trovavano varie casette dallo stile rustico e col tetto di paglia.

L’atmosfera era tranquilla, passeggiando fra le strade si poteva sentire il rumore dei ruscelli e delle ruote idrauliche che facevano da supporto ai vari negozi. Si incamminarono fra i vari canali fino a raggiungere il Lisbeth’s Smith Shop, dove la loro compagna stava lavorando.
Entrarono, facendo tintinnare la campanella sulla porta di ingresso. Subito, dalla porta sul retro, si affacciò una ragazza dai capelli rosa con una divisa che non sembrava adatta al suo mestiere: una veste rossa con delle maniche a sbuffo e un grembiule bianco che la facevano somigliare più a una cameriera.

Questa, senza vedere chi fosse entrato, chiuse gli occhi e mostrò il sorriso più gentile che poteva fare, esclamando:

<< Benvenuti al Lisbeth’s Smith Shop! In cosa posso esservi utile? >>

Asuna rise della sua espressione quasi angelica e corse ad abbracciare la sua migliore amica.

<< Asuna-chan! Sei arrivata finalmente! Ti stavo aspettando… >> disse, poggiando le mani sulle sue spalle. Poi scorse Kirito dietro l’amica.

<< Oh, Kirito-kun! Ci sei anche tu! >> ma questa volta il tono di voce era meno entusiasta e più imbarazzato, come si poteva vedere anche dalle sue guance stranamente rosee.

<< Ciao, Lisbeth-san >>

Lisbeth sorrise nuovamente, per poi rivolgersi di nuovo ad Asuna.

<< Non sapevo sarebbe venuto anche lui! Non è un po’ sconveniente farlo venire mentre facciamo shopping? Vedo che siete molto “vicini” ultimamente… >> bisbigliò mettendosi una mano davanti al volto, in modo che Kirito non la sentisse.

Asuna ridacchiò nervosamente e rispose ad alta voce: << Ma che dici, Lis-chan, non sarà di alcun disturbo! >>

Si volse verso l’altro.

<< Kirito-kun mi ha accompagnata sfruttando l’occasione per farsi controllare la sua spada, giusto? >>

Kirito sobbalzò, se ne era quasi dimenticato.

<< Uh? Oh, si certo >>

Estrasse Elucidator e la porse a Lisbeth, che la prese e la appoggiò sul bancone. Toccò l’arma, unì indice e pollice sinistri e li agitò verso il basso; una finestra di menù si aprì e la ragazza prese a scorrere le varia informazioni con aria dubbiosa.

<< Perché volevi farmela vedere? Non c’è niente di danneggiato, non ha bisogno di manutenzione >>

Kirito ebbe l’impressione che la scusa che aveva pronunciato velocemente per passare del tempo con Asuna stesse per essere smascherata, così si affrettò ad aprir bocca.

<< Controlla meglio, deve esserci qualche ammaccatura, graffio o cose del genere. Forse è anche un po’ smussata… >>

<< No, no. E’ tutto a posto, puoi fidarti di me >> ribattè l’altra, ma non fece strani commenti.

<< Sono il tuo fabbro personale, giusto? >> gli fece l’occhiolino.

<< E con Dark Repulser come va? Qualche problema? >> continuò.

<< No, tutto bene. E’ agile e veloce, facile da maneggiare e molto potente. Grazie >>

Lisbeth sorrise soddisfatta.

<< Bene, allora. Asuna-san, possiamo andare >> e si avviarono verso la porta.

<< Ehm… >> le interruppe Kirito.

<< Ecco… io… non penso di essere molto bravo a fare acquisti. Ehm… >>

Asuna incrociò le braccia al petto, innervosita.

<< Perché non me lo hai detto prima? >>

Kirito si tenne per sé il fatto che non gli avesse permesso di obiettare in proposito, ma Lisbeth si intromise salvandolo dalla spiacevole situazione
.
<< Meglio, Asuna-san! Potremo perdere tutto il tempo che vogliamo e Kirito rimarrà qui a sorvegliare il negozio! Gli compreremo noi quello di cui ha bisogno >> gli lanciò un’occhiatina maliziosa.

Asuna sbuffò, ma acconsentì. Lisbeth la prese sottobraccio e la condusse fuori, senza aspettare che Kirito, rassegnato, mostrasse la sua approvazione o meno.

 

°          °          °
 

<< Dovremo arrivare fino al distretto settentrionale di Lindas per andare da Ashley’s, ma vedrai, ne varrà la pena. Sai, ha un negozio tre volte più grande del mio ed è pieno di tutte le stoffe che si possono trovare in Sword Art Online… >> stava ciarlando Lisbeth.

<< Il mese del Frassino sta per iniziare e tutti si stanno preparando a far festa. Verrà organizzata una giostra per chiunque voglia duellare nella piazza principale, dovresti vederla, ogni anno è fantastico… >>

Asuna annuiva interessata o meno a ogni cosa che le diceva, mentre l’amica le faceva quasi da guida della cittadina. Sperava che continuasse così e non facesse domande troppo dirette; Lisbeth era molto socievole e ci poteva rimanere male se Asuna non le confidava qualche segreto.
Ma non dovette attendere molto che Lisbeth partì all’attacco.

<< Allora… >> cominciò, scrutandola dal basso. << Kirito ti segue ovunque come un cagnolino, a quanto ho notato. C’è qualcosa che vorresti dirmi? >>

Asuna distolse lo sguardo, fingendosi curiosa di una vetrina in cui erano esposti molti dolcetti dall’aria decisamente invitante.

<< No… Tutto normale. Stiamo insieme principalmente per necessità. Problemi nella gilda, sai… >> rispose evasiva, sperando che potesse soddisfare la sete di novità della ragazza.

<< Eppure ho notato che in sua presenza sei più suscettibile del solito. Sai, come se ti mettesse in difficoltà o in imbarazzo. E lui sembra quasi averne paura, ahah… >>

<< Non è vero! >> scattò allarmata Asuna. Lisbeth  fece una smorfia buffa per prenderla in giro.

<< Oh, va bene. Sì, ammetto che la sua compagnia non mi dispiace affatto e che sono un po’ distaccata per evitare che le cose degenerino. Sai quanti player mi hanno fatto la proposta di matrimonio senza neanche conoscermi e con Kirito… non so, ma non voglio che le cose si rovinino >>

Lisbeth mostrò un sorriso comprensivo, ma in fondo si sentiva sprofondare. Era convinta di poter rivelare tutti i suoi sentimenti a Kirito, ma aveva capito di non poterlo fare vedendolo per la prima volta insieme ad Asuna. I loro finti toni accusatori e difensivi la facevano vedere oltre, comprendendo che insieme sarebbero stati invincibili. Era per questo che aveva deciso di non interferire fra loro due e di mostrarsi contenta per loro.

<< Kirito mi ha subito mostrato di aver un cuore d’oro. Quando mi ha difesa da quel drago, affrontandolo da solo… certo, siamo partiti per una commissione, diciamo, ma quando sono tornata mi aveva donato molta allegria e voglia di fare il mio lavoro mettendoci tutta la mia passioone. E’ per questo, credo, che Dark Repulser è uscita così bene >>

Asuna la fissò sbalordita, non sapendo cosa commentare, ma ricordando tutti i momenti in cui avevano scherzato e combattuto insieme, dalla battaglia del boss del primo piano, quando le aveva semplicemente e scherzosamente intimato di non morire, agli ultimi giorni trascorsi a casa sua.

<< Prima o poi Kirito dovrà spiegarmi perché è così chiuso con gli altri… l’ho visto spesso parlare con molte persone e aiutarle anche senza conoscerle, ma raramente mi è capitato di trovarlo a ridere con qualcuno… è come se un’ombra scura lo seguisse costantemente… >> sussurrò.

Lisbeth alzò le spalle ed aprì la porta della sartoria che nel frattempo avevano raggiunto.

<< Beh, almeno sappiamo che colore gli sta bene. Sai, quel bianco e rosso della vostra divisa non gli dona per niente… >> e varcò la soglia.



 



 

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Capitolo 5
*** La Sagra del Mese del Frassino ***


A caccia di… imprevisti.
4. La sagra del Mese del Frassino.


 

 



 

Le giornate iniziarono a scorrere più lentamente del previsto, in assenza di qualsivoglia attività interessante o, perlomeno, produttiva.
Kirito ed Asuna era stati quasi completamente esclusi dalla loro vita nella gilda: il fatto che non fosse ancora stata trovata la spia rendeva il tutto più stressante, come se questa fosse troppo astuta e ben infiltrata per farsi scoprire così velocemente.

Asuna, in qualità di vice-comandante dei Cavalieri del Patto di Sangue, ogni tanto doveva pur far vedere la propria faccia a Grandum, per organizzare le spedizioni per trovare la stanza del boss ed escogitare un piano; Kirito, invece, aveva avuto la fortuna di non doversi presentare più di tanto e ritrovarsi davanti la grossa faccia sorridente di Godfree, pronto nonostante tutto ad assegnargli qualche commissione: secondo Heathcliff,  essendo lui una “recluta”, non doveva allontanarsi troppo dagli altri membri della gilda, poiché “troppo inesperto nei duelli”. A quelle parole il ragazzo non aveva ribattuto, soprattutto vedendo il sorriso di scherno del suo ufficiale, ma aveva subito approfittato dell’occasione.

In quel modo, sia lui che Asuna potevano passare molto più tempo per i fatti loro senza dover vivere necessariamente a contatto con altre persone, proprio come avevano sperato da quando avevano iniziato a legare di più.
Ciononostante, iniziava a temere di perdere la propria abilità con la spada senza far niente e quelle giornate di calma statica lo rendevano più nervoso; per questo, spesso e volentieri, lo si poteva vedere allenarsi da solo nel retro casa di Asuna per sviluppare nuove tecniche.

E in quel noioso frangente, settembre passò e divenne ottobre o, come veniva chiamato lì, il Mese del Frassino.

Kirito aveva sentito già altri mesi prendere il nome di piante specifiche: il Mese dell’Agrifoglio, quello del Cipresso… e capitava spesso di vedere gli abitanti di un piano decidere di organizzare una sorta di festa che durava quasi tutto il mese approfittandone per guadagnare più denaro con la propria merce, duellare e guardare un combattimento o divertirsi tra i vari spettacoli che venivano allestiti nelle piazze principali.

In quel periodo toccava alla città di Lindas e tutti i player sfruttavano l’occasione per poter restare incantati da quel luogo così tranquillo, prendersi una pausa da tutti i problemi del gioco e rincontrare vecchi conoscenti.

 

°          °          °

 

<< Umph, che fatica! >>

Lisbeth stava sollevando degli scatoloni carichi di merce aiutata da Asuna, che sembrava molto meno stanca nel disporre la merce sullo stand dell’amica.

<< Kirito-kun! Cosa aspetti? Aiutaci anche tu! >>

Il ragazzo in questione, che fino a quel momento se ne era stato in disparte a bere una bibita fredda all’ombra, al richiamo si destò violentemente, come se fosse stato interrotto mentre faceva qualcosa di importante.

Certo che fissare le due ragazze mentre si piegavano mostrando il loro lato posteriore avrebbe distratto chiunque, ma Kirito era troppo riservato e timido per concentrarsi su certe cose, quindi ben presto il suo sguardo era diventato assente poiché perso nei propri pensieri.
La sua fortuna fu davvero che le due non si fossero accorte della traiettoria del suo sguardo, troppo occupate a prepararsi tutto per quella sera, altrimenti sarebbe stato troppo imbarazzante giustificarsi.
Fatto sta che Kirito corse velocemente a dar loro una mano, cercando di non farsi vedere in faccia quando si accorse di quel che stava facendo fino a poco prima.

<< Certo, arrivo >>

Persero molto tempo ad aprire scatoloni, scegliere quale merce esporre e dove metterla e a risigillare con cura i contenitori per riposizionarli in luoghi specifici dietro il grande bancone a seconda della grandezza, del prezzo, del metallo utilizzato, ecc…
Sembrava quasi che Lisbeth si fosse portata appresso tutte le armi che aveva in negozio, anzi, Kirito non era neanche tanto sicuro di aver davvero visto così tanta roba prima.

<< Mi sono data da fare nelle ultime settimane e ho cercato di realizzare quanto più materiale possibile. Spade, pugnali, asce… Persino archi, anche se non sono molto utilizzati in questo gioco >> disse la sopraccitata mentre si asciugava la fronte ed osservava soddisfatto il risultato del suo lavoro: ora si trovavano sotto un grande gazebo bianco occupato principalmente da un grosso tavolo con le armi migliori appoggiate sopra, un bancone con una cassa e varie teche di vetro anch’esse con delle armi.
Gli scatoloni non erano visibili ai clienti e sullo sfondo, si poteva vedere l’enorme calesse che serviva a riportare tutto di nuovo al proprio negozio.

Kirito osservava distrattamente i prezzi ben sapendo che non avrebbe mai cambiato le due spade che aveva per quanto quelle esposte fossero eccezionali. Ora entrambe si trovavano nascoste dietro al bancone di Lisbeth in compagnia di quella di Asuna: era meglio non farsi riconoscere e camminare tra la gente come se fossero dei semplici player che volevano svagarsi un po’; Kirito però aveva voluto portarla lo stesso perché non si sentiva completamente al sicuro senza e avrebbe potuto recuperarle velocemente in caso di emergenza.

Si concentrò piuttosto sull’immenso frassino che attirava l’attenzione di tutte le persone che camminavano serene per il viale. Si trovava nel centro di una piazza circolare ed era circondato  da un piccolo canale con dell’acqua. Le radici erano numerose e sembravano scavare molto in profondità nel terreno, ma i rami parevano raggiungere con facilità la vetta del cielo.
Incuteva in qualche modo un senso di potere assoluto su tutta la terra alla quale apparteneva, come se ne fosse il padrone.
Tutti gli altri simili di Lindas erano molto più piccoli di quello e in qualche modo meno maestosi, notò. Intuì che quello doveva essere l’albero tanto festeggiato per la sagra, data la posizione e le varie decorazioni che era state allestite attorno. Col calare della sera, sarebbe stato illuminato dalle varie lanterne ai suoi piedi, creando un effetto spaventoso e stupefacente insieme.

<< E’ magnifico, non è vero, Kirito-kun? >>

Asuna gli si era avvicinata senza che lui se ne accorgesse e gli aveva messo una mano sulla spalla.
Si guardarono negli occhi mentre il sole iniziava a calare gettando riflessi ambrati tutto intorno.
A Kirito non interessava niente di quel frassino se nel frattempo Asuna gli era così vicina e lo guardava con quegli occhi che risaltavano e splendevano sotto la luce del sole morente.

<< Perfetto >> si fece sfuggire prima che potesse frenarsi.

Asuna non capì a chi si stesse riferendo veramente e sorrise soddisfatta della sua risposta inclinando appena il capo. Poi tornò a guardare lo spettacolo che le si parava avanti.

 

°          °          °


 
<< Sto solo dicendo che sai cucinare molto meglio >>

Kirito e Asuna avevano lasciato Lisbeth al suo lavoro e ora passeggiavano tra la folla assaporando un panino che erano riusciti a rimediare dopo una lunga fila a un chiosco fuori un ristorante della città.

<< Lo dici solo perché sono l’unica disposta a cucinare i tuoi strambi ingredienti >>

<< Come se non ti piacessero, sono comunque costretto a fartene mangiare la metà! >> ribattè il ragazzo staccando un altro generoso morso al sandwich. Asuna ridacchiò.

<< Davvero, non scherzo. Ho sempre detto che potresti lasciare tutto e aprire una locanda o cose così. Faresti un sacco di soldi >>

<< Non essere sciocco, Kirito-kun. >> Asuna sbuffò.

<< Sai benissimo che non ho intenzione di abbandonare definitivamente la prima linea. Non posso essere così egoista >> continuò.

Kirito non rispose, ma si limitò a fissarla intensamente con ammirazione.
Camminarono per qualche minuto, osservando le varie bancarelle e gli spettacoli, grandi o piccoli, ai bordi della strada. Vi era davvero di tutto: dagli incantatori di serpenti agli sputa fuoco o ancora a chi praticava mimo. Qua e là erano state organizzate anche piccole competizioni che richiamavano gran folla.
Kirito lanciò delle monete a una ragazzina che attirava l’attenzione ballando con il suo cagnolino e poi proseguì. Notò da lontano Klein che rideva e cantava insieme alla sua banda con dei grossi boccali di birra in mano.
Cercò di non farsi vedere e trascinò Asuna lontano, avanzando con fatica verso il centro del viale.

<< Certo che non si può davvero camminare con tutta questa gente >> borbottò.

<< Aspetta che inizino con la giostra in questi giorni e vedrai quanta altra ne arriverà >> ribattè Asuna guardandosi intorno divertita.

<< Che cosa!? Pensavo già che qui ci fosse l’intera popolazione di Aincrad al completo! >>

Asuna rise ancora.

<< Sei solo poco abituato a stare in mezzo alle persone, Kirito-kun. Non va bene, per uno della tua età >>

Kirito sospirò.
Stavano per sedersi su una panchina appena un po’ più isolata da tutta quella calca, quando furono distratti da una voce profonda che li chiamava.

<< Asuna-sama! Kirito-dono! >>

Un tizio davvero molto grosso si presentò davanti a loro facendo un profondo inchino a entrambi. Indossava le vesti della gilda, ma Kirito e Asuna si scambiarono ugualmente un’occhiata perplessa, non sapendo bene cosa fare.
Il tizio si rialzò, battè il braccio destro sul petto, all’altezza del cuore, e pronunciò con voce tonante:
<< Heathcliff vi attende. E’ qui in questo momento e ha delle cose urgenti da annunciarvi >>

Kirito guardò di nuovo Asuna con sguardo titubante, comunque sicuro che Heathcliff li avrebbe ricevuti il giorno seguente in qualche luogo meno esposto.
E invece il tizio fece loro un cenno del capo e iniziò a scortarli senza aspettare un loro consenso verso un arco della piazza che si affacciava proprio sul frassino principale.
Kirito vide, contro ogni sua previsione, Heathcliff che alzava un calice nella loro direzione accerchiato da altri pezzi grossi della gilda. Erano seduti su delle comode poltrone e indossavano tutti le divise e ciò aveva loro consentito di crearsi uno spazio meno affollato, come se le persone fossero state consce del fatto che quella non era gente con cui era facile scherzare.

Quando li raggiunsero, molti di loro non diedero neanche segno di averli visti, troppo intenti a godersi il vino o a sentire la melodia di un musicante che passava lì vicino. Anche Heathcliff aveva distolto lo sguardo e ora i suoi occhi erano concentrati sul fulcro di tutta quella festa.

<< Il frassino… >> annunciò rivolgendosi a loro, ma senza privarsi della visione di quell’albero imponente.

<< Una pianta interessante, dalle molte proprietà curative, simbolo di protezione contro gli spiriti malvagi. Non è scontato che ce ne si approfitti per organizzare una sagra in suo onore? >> si portò il calice alle labbra, mandando giu un piccolo sorso.
Kirito e Asuna si guardarono allibiti: li aveva mandati a chiamare per parlare di botanica?

<< Naturalmente >> continuò << vi sono parecchi miti che lo riguardano. Mai sentito parlare di Yggdrasil? >>

Al loro sguardo confuso si sentì in dovere di dare una spiegazione.

<< E’ un albero leggendario, dalle dimensioni enormi. Secondo il mito è un vero e proprio pilastro del mondo: le sue radici sprofondano negli inferi e le sue chiome possono superare il cielo, congiungendo la terra con altri nove mondi.
<<  A'saheimr, Alfheimr, Miðgarðr, Jötunheimr, Vanaheimr, Niflheimr, Múspellsheimr, Svartálfaheimr, Hel >> elencò.

<< Questo che abbiamo davanti non è sicuramente come l’originale Yggdrasil… Sarebbe stato ancora più complicato collegare Aincrad con altri mondi… Eppure la possibilità di crearne a proprio piacimento, come se tutti nascessero da un unico seme, deve far sentire davvero forte… >> aggiunse, questa volta sottovoce e più rivolto a se stesso.

Kirito e Asuna continuarono a non proferir parola. Poi parve che Heathcliff si fosse riscosso dalle proprie elucubrazioni e quindi assunse un tono decisamente più pratico ed autoritario.

<< Bene. Vi starete chiedendo come mai vi ho convocati >> posò il calice su un tavolino che aveva di fronte e appoggiò il mento su una mano.

<< Questa storia di un infiltrato nella gilda sta andando avanti da troppo tempo. E’ arrivato il momento di passare all’azione senza sprecare altri giorni con le mani in mano >>

Nel frattempo, una persona era salita su un palco di fronte al frassino, facendo avvicinare numerosi curiosi per attirare l’attenzione.
Ci fu un momento di silenzio in cui il presentatore si era schiarito la voce e ora anche Heathcliff stava ad ascoltare.

« So che un frassino s'erge
Yggdrasill lo chiamano,
alto tronco lambito
d'acqua bianca di argilla.
Di là vengono le rugiade
che piovono nelle valli.
Sempre s'erge verde
su Urðarbrunnr. »*


Molti iniziarono a battere le mani, aspettando il seguito di quella storia arcana.
Il frassino era scosso da un’ondata di vento e sembrava più maestoso e imponente che mai, illuminato dal basso e non lasciando vedere il cielo sopra di lui.
Heathcliff sorrise, poi si voltò verso i due ragazzi.

<< Attaccheremo domani >>




 




NdA: Oooook, vado a nascondermi per la vergogna... quasi tre settimane! Peto veniam, sono incredibilmente in ritardo!
Ma avevo i miei motivi, ve lo giuro. Sono stata stra impegnata e ogni volta che avevo del tempo libero non riuscivo a scrivere e mi toccava fare qualcos'altro. Poi appena arrivata l'ispirazione, Word non ne voleva sapere di aprirsi e Tinypic non mi caricava l'immagine. AHHHHH, stavo per impazzire.
Chiedo ancora scusa.
Per quanto riguarda il capitolo, probabilmente avrete notato certi nomi... Yggdrasil e Alfheimr vi dicono niente?
Bene, non mi sono inventata niente.
Il canto finale è preso da "Edda" di Snorri Sturluson e tutte le informazioni sul frassino provengono da Wikipedia.
Quando ho letto tutto sono rimasta davvero a occhi sgranati perchè non poteva essere una coincidenza! Insomma, sono stata veramente fortunata ad ambientare la storia durante il Mese del Frassino, ma non immaginavo fino a questo punto! Ebbene ne ho approfittato per far parlare Heathcliff riguardo il suo "Seed" collegandolo proprio con Yggdrasil, l'albero dei più mondi.
Questo dovrebbe essere il penultimo capitolo. Dico dovrebbe perchè ogni volta che scrivo trovo sempre qualcosa da aggiungere, quindi è difficile stabilire davvero una fine...
Ringrazio ancora chi ha letto la storia, recensito o l'ha messa tra le seguite o ricordate.
Vedrò di aggiornare in tempo, questa volta.
Alla prossima!


-CrazyMoonLight

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Capitolo 6
*** Attacco a sorpresa. ***


A caccia di… imprevisti.
5. Attacco a sorpresa.

 


 

 
 

<< Non sarebbe più saggio attaccare lontano dagli abitanti? >>

Asuna aveva le braccia incrociate e un’aria scettica dipinta sul volto.

Kirito ricordava che in passato, per eliminare un boss, la ragazza, in qualità di stratega della gilda più famosa e potente di quel gioco, aveva deciso di attirare il mostro all’interno di un villaggio. I due ragazzi si erano trovati in disaccordo ed erano finiti con il litigare, ma alla fine Asuna aveva imposto la propria autorità affermando che in quel luogo vi si trovavano solo NPC che non avrebbero avuto problemi a rigenerarsi di nuovo.

Ora però la situazione era diversa: compiere un attacco contro agenti ignoti nel bel mezzo di una festa con centinaia di player nei dintorni era una mossa più che azzardata.

<< Se va tutto secondo i piani, non si creerà trambusto. Agire durante la giostra è il modo migliore per scoprire chi è la spia e poi occuparsene in disparte al momento opportuno >>

Asuna rimase dubbiosa. Kirito invece diede sfogo alle proprie perplessità.

<< Chi vi dice che la spia parteciperà ai giochi? Potrebbe preferire rimanere il meno visibile possibile >>

<< O allo stesso tempo mettersi in mostra come se niente fosse per non destare sospetti >> ribattè Godfree, che era stato mandato a metterli a conoscenza del piano di Heathcliff.

<< Ma come faremo a capire chi è? >> si re-intromise Asuna.

<< Beh… >> Godfree si grattò la testa con sguardo incerto, come se avesse saltato qualche passaggio importante.

<< Avreste fatto bene a non chiedermelo: non mi è stato spiegato nei minimi particolari. Comunque, a quanto pare, la gilda posizionerà degli stand con cibo e bevande per tutti i concorrenti, ma all’interno delle bibite mescoleranno un filtro speciale che ci consentirà di scoprire, grazie a delle macchie che si formeranno sulla pelle, chi è infedele verso il proprio gruppo.
<< Non so come faccia ad esistere una diavoleria del genere, anche in una realtà come questa >> aggiunse, dubbioso
.
<< Non avete pensato che più persone potrebbero presentare questa anomalia? O che la spia non berrà la pozione? >>

Godfree lanciò un sorrisetto di scuse ad Asuna.

<< Tutta questa messa in scena è stata pianificata in fretta e furia, senza l’aiuto di un vero stratega >> le fece l’occhiolino.

<< E poi, a noi interessano quelli della nostra gilda. Se ne escono fuori più di uno, tutto di guadagnato >> affermò solennemente, battendosi due colpi sul petto, come a sfidare chiunque a mettersi contro di lui.

Kirito sospirò profondamente.

<< Ok, capisco. Ma cosa c’entriamo io e Asuna con tutto questo? Heathcliff ci aveva detto che sarebbe stato meglio allontanarsi un po’ da tutto e confonderci tra le persone normali >>

Godfree rise fragorosamente.

<< Ah ah, giusto! Voi sarete i più importanti in questa missione: dovrete partecipare alla giostra >>

Asuna trasalì. << Cosa!? >>

<< Ma sì. La spia cerca voi, no? Allora quale modo migliore per attirarla e colpirvi senza doversi sentire necessariamente colpevole in caso finisse male? La notizia che Flash e lo Spadaccino Nero gareggeranno chiamerà molta più gente e il denaro dei biglietti andrà alla gilda >>

<< Ma siete impazziti!? Così mettiamo a rischio tutti! >>

Asuna stava davvero iniziando ad urlare, così che Kirito fu costretto a prenderle un braccio facendole cenno di abbassare la voce. Dopotutto si trovavano dietro al calesse di Lisbeth, in un’area abbastanza trafficata.
Kirito notò infatti vari passanti che si erano voltati nella loro direzione udendo le urla.

La sera prima Heathcliff si era limitato solo a dire loro che ci sarebbe stata dell’azione, senza aggiungere altro e liquidandoli con l’adrenalina che cresceva insieme a una forte ondata di curiosità e dubbio. Ora era mattina, ed erano tornati a far finta di niente fino a quando Godfree non era venuto a disturbarli.
Quest’ultimo sventolò una delle enormi mani con noncuranza.

<< Ti ho detto che, se ci atteniamo al piano, andrà tutto bene. Non c’è bisogno di scaldarsi. >>

Si rivolse poi a Kirito:  << Heathcliff in persona ha ordinato che tu partecipassi. Questa è un’occasione ottima per dimostrare tutto il tuo potenziale giovanotto. Se ci piacerà come combatti, potremmo evitare di affibbiarti altri compiti ingrati, va bene? Passeresti direttamente all’ultima prova, nel dungeon >>

<< Sciocchezze… >> borbottò Asuna, ma non potè continuare: vide Godfree assestare quel che doveva essere una simpatica gomitata fra le costole al ragazzo e andarsene alzando in aria il braccio come saluto con un modo di camminare goffo.

<< Siate puntuali e splendenti, mi raccomando! >> gridò, per poi sparire alla vista.

Asuna chiuse gli occhi per la stizza e, tra uno sbuffo e un altro, si avviò verso Lisbeth per aiutarla.
Kirito rimase qualche altro istante dove si trovava, con una strana angoscia che gli pesava faticosamente sulle spalle. Aspettò il tempo per metabolizzare e accettare l’idea di quel nuovo incarico da svolgere e poi si incamminò velocemente per raggiungere Asuna.
 

 

°          °          °

 

“Acquistiamo e vendiamo a buon mercato”

Kirito aveva visto più volte quell’insegna: si trovava su una porta che si affacciava su una piccola via di pietra del 50° piano e fungeva da accesso al negozio del suo amico Agil.
Non si meravigliò, quindi, quando vide l’alta figura dalla carnagione scura che serviva i clienti sotto a una tenda allestita per la festa. Sapeva che avrebbe tentato di vendere caro e di comprare per qualche spicciolo, al contrario di come diceva il cartello che si era portato appresso; però, ricordava anche di aver scoperto recentemente che tutto il denaro che guadagnava serviva ad aiutare tutti i bambini che erano finiti per sbaglio in quel gioco.

Kirito aspettò che le persone si allontanassero prima di potersi avvicinare. Si appoggiò tranquillamente al bancone di spalle, mandando uno sguardo divertito ad Asuna: era riuscito a farle tornare il buonumore promettendole di accompagnarla in giro per la sagra, ora che si era raccolta meno folla. Per quel giorno tutti si stavano dirigendo verso la giostra, l’attrazione più attesa della festa; probabilmente, sebbene fosse ancora presto, avrebbero approfittato per occupare i posti migliori sulla platea per osservare lo spettacolo.

<< Spennato tutti i player dell’Algade? >>

Agil, che dopo l’allontanamento dei clienti si era voltato a risistemare della merce, solo in quel momento si accorse della presenza del giovane amico e gli si rivolse con il suo solito sbalordimento, ma lo salutò calorosamente.

<< Sarei un pazzo a non approfittare dell’occasione >> spiegò.

<< Tutti gli altri mercanti si erano trasferiti qui e mi sembrava giusto tentare di guadagnare qualcosa anche io >>

I due ridacchiarono ironicamente, mentre Asuna si guardava intorno, interessata.
Agil le si stava per rivolgere con una certa riverenza –insomma, era pure sempre il vice capitano di una delle gilde più potenti-, ma tutti i presenti si voltarono al richiamo di una voce festante.

<< Kirito-kun! Che bello vederti! >>

In realtà, prima che potesse girarsi, Kirito era stato già afferrato da un braccio che gli si era avvolto attorno alla spalla con una presa salda. Non ci fu neanche bisogno di vedere chi fosse per capire che si trattava di Klein, l’unico che si concedeva tanta confidenza con lui; come la sera prima, aveva un grosso boccale di birra in mano, che si portava frequentemente alle labbra per bere grossi sorsi di quel liquido dorato.

Kirito alzò nervosamente il volto verso il suo interlocutore, prevedendo la scomparsa della sua tranquillità. Klein ora stava salutando anche Asuna in maniera più controllata e rispettosa, ma gettando sguardi maliziosi al ragazzo a ogni parola che pronunciava. Asuna sorrideva impacciata, non sapendo bene cosa rispondere.
Kirito pensò che fosse arrivato il momento di scrollarselo di dosso. Imbarazzato da quella situazione, iniziò a dialogare con lui senza incontrare mai i suoi occhi.

Non gli dispiaceva per niente la sua compagnia, ma Klein era sempre stato l’esatto opposto di Kirito: aperto con tutti, pronto a ridere e scherzare, sfacciato al punto giusto da provarci con qualsiasi ragazza; era per questo che il più delle volte si trovava in disagio. Uno dei pregi di Klein, però, era che cercava costantemente di coinvolgere tutti, seppur poco inclini al divertimento, e non si scoraggiava per niente se i suoi tentativi inizialmente non avevano effetto.
Così riuscirono ugualmente a conversare tutti e quattro amabilmente, con le battute squallide di Klein, Agil che gli dava man forte o scuoteva rassegnato la testa, Asuna che rispondeva con la sua solita grazia e Kirito che sorrideva timidamente.
 

<< Potete anche lasciarmi sola adesso, grazie >>

I quattro si voltarono verso la ragazzina che aveva parlato. Kirito la riconobbe.

Silica accompagnata dall’immancabile Pina, stava congedando due energumeni con fare perentorio e saccente. I due sembravano molto dispiaciuti della decisione della ragazza e rimasero un po’ atterriti alle sue parole, ma dopo una scrollata di spalle di allontanarono.

Silica si voltò sbuffando e poi vide Kirito; con un sorriso enorme, prese a corrergli incontro urlando il suo nome e bloccandosi appena in tempo prima che potesse saltargli addosso.
Nonostante l’imbarazzo, notò che Asuna aveva assunto un’espressione quasi arrabbiata vedendo una ragazza che quasi letteralmente si stava lanciando addosso lui.

<< Kirito-kun! Da quanto tempo! Pensavo non ti avrei più rivisto! >> cinguettava Silica.

Klein si fece tutto d’un tratto attento.

<< E questa bella signorina chi è, Kirito-kun? >> chiese, con quel che doveva essere un ammiccamento.

Kirito sospirò mentre Silica si limitò a lanciargli un’occhiata pungente, con Pina che le volteggiava attorno protettiva. Klein fece finta di non badarci.

<< Lei è Silica e il drago che ha con sé è Pina. Silica è una domatrice >> presentò brevemente Kirito con un altro sospiro.

Tutti gli altri la guardarono ammaliati tra esclamazioni di sorpresa. Ora anche Agil prestava tutta la propria attenzione. Silica li ignorò bellamente per rivolgersi a Kirito.

<< Allora, come va, Kirito-kun? >> aveva detto tutta radiosa.

<< Sei davvero una domatrice? >> li interruppe Klein.

<< Sei davvero molto carina, sai? Ti andrebbe di… >> ma non concluse la proposta, perché questa volta Kirito si era sentito in dovere di afferrarlo per le orecchie e trascinarlo via da qualsiasi essere di sesso femminile che avessero incontrato.
 

°          °          °

 

L’ora era quasi arrivata.

Kirito e Asuna, rispettivamente vestiti con il mantello nero e la divisa della gilda, si stavano dirigendo verso l’ingresso della giostra.
Si trovavano in un’area periferica di Lindas, dato che la giostra occupava una grande porzione di terreno, ma i due facevano già fatica ad avanzare fra la moltitudine di gente eccitata per i combattimenti a cui avrebbero assistito.
Non c’era stato bisogno di iscriversi: avevano scoperto all’entrata che Godfree si era già preso la briga di inserirli fra la lista dei partecipanti. Per di più sembrava che la voce secondo cui Flash e lo Spadaccino Nero avrebbero partecipato si era diffusa velocemente, attirando probabilmente più spettatori.

Kirito si rassegnò: si era aspettato di duellare utilizzando solo Elucidator, per non mettersi davvero in mostra, ma a quanto pare i suoi deboli sforzi per non stare al centro dell’attenzione erano stati inutili. Però, pensò, molto probabilmente non ci sarà ugualmente bisogno di usare anche Dark Repulser.

Prima dell’arena, c’era uno spazio dedicato esclusivamente ai combattenti, formato essenzialmente da tende multicolori dove ognuno poteva riposarsi prima degli incontri.
Kirito vide Agil: a quanto pareva anche lui aveva intenzione di partecipare, magari solo per guadagnare di più. Già se lo immaginava a chiedergli di dividersi il bottino di vittoria, se si fossero scontrati, ma, riflettè, probabilmente tutti i guadagni sarebbero andati alla gilda.

Si sentiva isolato fra tutte quelle persone che indossavano armature e che si scrutavano guardinghi, sebbene molti scherzassero fra di loro augurandosi buona fortuna. Lui era rimasto fermo, in mezzo alle tende, guardandosi intorno alla ricerca di qualcosa di sospetto, mentre il tempo sembrava non passare mai.

Vide Asuna che si era rivolta ad un’altra donna della gilda che portava in braccio una pesante brocca: il filtro speciale doveva trovarsi al suo interno. Al momento opportuno, avrebbe bevuto anche lui un po’ di quel liquido, così, in caso la spia lo stesse guardando, non avrebbe sospettato niente.

Finalmente lo spettacolo ebbe inizio. Kirito e Asuna si avvicinarono agli spalti per osservare i loro rivali: la platea traboccava di gente esultante venuta a vedere, ma a quanto pareva i duellanti non erano molto forti e spesso inciampavano generando fragorose risate nel pubblico. Per fortuna, ogni volta che un combattimento finiva, i guerrieri prendevano un bicchiere di pozione prima di risistemarsi nella propria tenda.

Ben presto fu anche il turno di Asuna. Kirito sapeva che era inutile stare a guardarla, perché era scontato che avrebbe vinto, ma gli piaceva troppo il modo che aveva di combattere: agile, veloce, graziosa e spietata insieme quando doveva sconfiggere qualcuno, sembrava quasi che danzasse.

Il suo avversario era un ragazzino mingherlino, che vedendosela di fronte rimase un po’ spiazzato, non sapendo bene se fosse permesso attaccare una ragazza. Asuna rimase ferma in mezzo al campo, con la spada ancora non estratta, a guardarlo con una certa ferocia.
Sentendo i fischi e le urla di scherno e lamento del pubblico, il ragazzo fu costretto ad attaccare. Corse titubante contro Asuna, che nel frattempo aveva portato la mano sull’elsa della sua spada. Il ragazzo stava per attaccare, cacciando un grido che serviva a infondergli coraggio (probabilmente l’aveva riconosciuta), quando Asuna cacciò velocemente l’arma e, con un gesto preciso del braccio, disarmò il suo avversario, mandando la sua spada lontano da lui almeno cinque metri e lasciandolo a bocca aperta per lo stupore.

Asuna rinfoderò la sua spada. Il pubblico scattò in grida di giubilo ed esaltazione: il duello non erano durato nemmeno dieci secondi, ma la maestria e la fama del “Lampo” erano inconfondibili. I due combattenti si ritirarono, il ragazzo abbattuto e Asuna come se niente fosse successo, ma bevvero entrambi la pozione all’uscita.

Gli scontri andarono avanti per un bel pezzo. Kirito aveva facilmente sconfitto un bestione armato di ascia, seppur impiegandoci più di Asuna, e con somma sorpresa di tutti, Agil era stato sconfitto un rosso lentigginoso. Eppure, della spia non c’era ancora traccia.
 
 
Si stava facendo molto tardi e le stelle e la luna erano già sorte quando accadde.

L’ennesimo duello fu bloccato perché entrambi i partecipanti avevano mostrato delle preoccupanti chiazze blu sulla faccia. Kirito si scorse per osservarli: non li aveva mai visti. Si guardò intorno e con estremo orrore vide l’ultima cosa che si sarebbe aspettato: tutti, nel campo, erano ricoperti di macchie.

Qualcosa doveva essere andato storto.

Corse verso una bacinella d’acqua e vide anche nel proprio riflesso quelle macchie incriminanti. Asuna al suo fianco non era messa meglio.

<< Cosa sta succedendo? >> le gridò.

Infatti, gli spettatori se ne stavano tornando al centro della città delusi da quella piaga strana che aveva preso la serata, ma tra le tende c’era un baccano infernale, perché tutti quelli “marchiati” stavano correndo cercando di trovare una soluzione o un colpevole.

Asuna gli afferrò il polso e lo trascinò di corsa in disparte, verso qualche membro della gilda. Videro in lontananza lo stesso giocatore che il giorno prima li aveva condotti da Heathcliff, anche lui macchiato, e gli si avvicinarono il più velocemente possibile.
Lui li accolse con un tono allarmante nella voce.

<< Qualcosa deve essere andato storto! >> gridò.

<< Devono averci scoperti! Dobbiamo andare via di qui, prima che ci separino e possano attaccarci! Via, via! >>

Si allontanarono, loro tre, coprendosi il volto per non farsi riconoscere. Superarono le mura di cinta di Lindas e fu con terrore quasi che Kirito ricordò che ora non si trovavano più nell’area protetta e che sarebbero stati vulnerabili a qualsiasi imboscata.
Asuna correva con un groppo in gola, ma non osava parlare: la soluzione migliore era muoversi vicino alle mura e raggiungere celermente il cancello del teletrasporto per allontanarsi dal trambusto che, come aveva temuto, si era generato.
Continuarono a procedere, senza avere il coraggio di guardarsi indietro, ma con la paura di essere seguiti.
La speranza stava tornando, il portone principale della città era finalmente visibile, quando furono interrotti.

Dall’oscurità apparvero diverse figure incappucciate che si pararono innanzi a loro sbarrando il cammino.
Kirito cacciò subito entrambe le spade: non sapeva che possibilità avevano di sconfiggere tutti i loro nemici, ma dovevano provarci.
Si accorse ben presto però che erano troppi: aveva difficoltà a combattere, accerchiati a quel modo, e soprattutto Kirito non trovava il coraggio di sferrare un colpo che avrebbe posto fine a una vita, a differenza delle figure incappucciate, che tentavano in tutti i modi di ferirli a morte.
Asuna, al suo fianco, non sembrava avere molti problemi, ma neanche lei voleva colpire per uccidere, il che rendeva tutto più difficile, dato che non sapevano come sfuggire a quella situazione.

Il loro accompagnatore –ancora non sapeva il suo nome- lanciò un urlo, prima di accasciarsi per terra e svanire per sempre. Era morto.
Kirito lo osservò con una furia che gli saliva dallo stomaco per arrivare al petto, all’altezza del cuore. Con tutta la rabbia che poteva metterci, iniziò a colpire disperatamente a destra e manca, aprendosi un varco fra tutti i nemici e colpendoli poi di spalle.

<< Kirito-kun! >> urlò Asuna e Kirito fece appena in tempo a schivare un affondo dell’incappucciato più vicino, tirandogli poi un calcio nello stomaco.

Asuna però non era stata più fortunata.
Per avvertirlo, aveva perso la concentrazione e ora Kirito la vide cadere senza sensi al suolo.

No…

Kirito cacciò un urlo di frustrazione e ritornò nella cerchia, non interessandosene se uccideva qualcuno durante il suo passaggio.

No, no, no…

Vedeva davanti a sé solo Asuna stesa per terra, la mano ancora sulla spada.
Non poteva essere, non doveva…

No, no, no… NO!

Non gli interessava di nulla, se non di quella figura che era diventata sempre più importante, poteva anche morire lì e non gli sarebbe importato nulla, se anche Asuna non c’era più.
Notò appena che Asuna non stava svanendo e quindi non era morta: c’era ancora speranza.

Si inginocchiò affianco a lei, incurante dei nemici che piano piano si stavano risollevando per attaccarlo di nuovo. A lui non importava.
Sentì da lontano voci che chiamavano il suo nome, percepì le figure arretrare spaventate, ma un colpo e anche lui cadde sul terreno, gli occhi lucidi ancora fissi su Asuna.

 

°          °         °


 

<< Kirito-kun! Kirito-kun! >>

Una voce continuava a chiamarlo, ma lui non voleva ascoltarla.

<< Kirito-kun, ti prego, svegliati… >>

Perché avrebbe dovuto? Lui stava così bene in quel torpore, lontano da tutto e da tutti. Asuna non c’era più e anche lui poteva benissimo scomparire.

<< Kirito-kun! Kirito-kun! >>

La voce si era fatta sempre più supplichevole e Kirito si accorse di non poterlo sopportare: era come se stesse male anche lui, come se non poteva non obbedirle…

Kirito si agitò e aprì lentamente gli occhi, rivelando una delle stanze di pietra che dovevano appartenere a Grandum.

<< Kirito-kun! Kirito-kun! >>

Si voltò.

Al suo fianco, con occhi pieni di lacrime, c’era Asuna.

Era un sogno?

Strabuzzò gli occhi, come per accertarsi che fosse davvero sveglio.
Asuna si fece scappare un singhiozzo e gli buttò le braccia al collo. Lo abbracciò.
Kirito rimase interdetto, ma stranamente felice.

Non gli importava tutto ciò che era successo poche ora prima, la corsa, l’attacco, il colpo…
L’unica cosa che importava era che Asuna era lì, con lui, a stringerlo forte fra le sue braccia come se avesse paura che potesse scappare.
Kirito nascose il volto nell’incavo del collo di Asuna per non mostrare le lacrime che ora rischiavano di uscire.

Non importava cosa, si disse,sarebbero rimasti sempre insieme.
 


 

NdA (o angolo della vergogna, come preferite voi): allora, questo è l'ultimo capitolo e quindi la storia si conclude qui.
THE END, FINE.
Vorrei dirlo, ma sento che dovrei lasciare delle ultime note.
Se il capitolo ha fatto più schifo del solito... vi do ragione.
Non mi piace per niente. L'ho scritto di corsa e sono stata pià volte interrotta, quindi ho perso spesso il filo del discorso e sono sicura che tutto ciò non avrà senso...
Però lo pubblico lo stesso, perchè m'ha stressata così tanto che mi son detta che non poteva essere eliminato.
Capitemi, per piacere.
Ringrazio tutti, ancora una volta, SPERANDO in quest'ultimo capitolo di trovare un vostro commento.
E' stato bello finchè è durato, almeno per me.

Grazie ancora :)

-CrazyMoonLight

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