Lo scambio culturale

di NotFadeAway
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'annuncio e il treno ***
Capitolo 2: *** Ai vostri posti...corrispondenti alla mano...via! ***
Capitolo 3: *** Giorno uno: approcci ***
Capitolo 4: *** Giorno due: degenerazioni ***
Capitolo 5: *** Giorno tre: imprevisti ***
Capitolo 6: *** Giorno 3.5: nella notte ***



Capitolo 1
*** L'annuncio e il treno ***


Ad Hogwarts la serata si prospettava come una delle tante, il vento batteva sulle vetrate, le giornate si erano fatte più fredde e più buie di prima. Quella sera, tuttavia, non sarebbe stata come tutte le altre, una novità era in arrivo.
-Ehi, Ron, non sarà mica Percy quello? –
-Mpfh…dove? Cosa? Chi? – fece Ron, quasi affogandosi con il pollo per la sorpresa.
-Laggiù, guarda – Harry indicò la figura di un ragazzo che sembrava aver appena raggiunto la ventina d’anni, era appena entrato nella Sala Grande e stava accovacciato vicino al tavolo dei professori a confabulare.
-Per la miseria, sì è lui! Che diavolo ci fa qua? –
-Calmati, Ron, stai facendo una storia dal niente – si mise in mezzo Hermione –Smettila di agitarti così tanto –
Ma Ron non la stava ascoltando, si era alzato ed era andato a richiamare l’attenzione di Fred e George sul nuovo arrivato.
-Ma che ha? – chiese Hermione.
-Oh, niente. Diciamo che Percy ha scritto una lettera a Ron, qualche tempo fa, e non diceva cose molto carine su di me. Probabilmente pensa che sia venuto qua per arrestarmi o cosa. Magari ha persino ragione. -  rispose Harry.
-Non dire sciocchezze, Harry! Che potrà mai fare Percy? Se ci fosse stato qualche problema con te, non avrebbero di certo mandato l’ultimo arrivato. Sono sicura che non ci sia niente di cui preoccuparsi. –
-Se lo dici tu … -
Ron, intanto, era tornato, afferrando il cosciotto ancor prima di rimettersi a sedere, imprecando contro di Percy. La cosa bastò a far riprendere la discussione con Hermione , che presto si concluse in un litigio, ma le proteste di entrambi furono messe a tacere ben presto dal Preside.
-Buonasera a tutti, ragazzi – esordì, ottenendo l’attenzione di tutti – Sono terribilmente dispiaciuto di dover distrarre tutti  voi dal questo lauto pasto, ma il qui presente emissario del Ministero della Magia – e indicò Percy – Non ha molto tempo, ragion per cui forchette sul tavolo e ascoltate bene cosa quest’uomo ha da dirvi. Posso garantirvi che sarà entusiasmante! –
Si levò subito un mormorio sommesso, che  racchiudeva un commento affatto gentile e assai perplesso di Ron sull’effettiva mancanza di capacità del fratello di dire qualcosa di più entusiasmante di “la palla rimbalza”.
-Salve, studenti di Hogwarts. Mi auguro che il vostro soggiorno in questa scuola si stia rivelando piacevole com’io ricordo sia sempre stato. Ad ogni modo, così come il Professor Silente vi ha già comunicato, non ho a disposizione molto tempo, per cui sarò breve e conciso. – s’impettì, come se stesse per leggere un telegramma regale – Stasera ho l’onore di essere latore della seguente notizia: Hogwarts ospiterà quest’anno il primo di quella che speriamo sia una lunga serie di scambi culturali! – lasciò una pausa, attendendo il tempo necessario perché la notizia arrivasse anche ai più distratti.
-Uno scambio culturale? Forte! Cos’è? –
-E’ uno scambio tra studenti di diverse realtà, noi li ospitiamo per un certo periodo e impariamo a conoscerli, Ron. Ora shh e fammi sentire – rispose Hermione, e si rimise in posizione d’ascolto, sondando attentamente le parole, e tutti i loro possibili significati, di Percy.
-La settimana prossima alcuni ragazzi della vostra età provenienti da terre lontane verranno a farci visita, per imparare dalla nostra cultura, così come noi faremo dalla loro. Ad ogni studente frequentante gli anni tra il quarto e il settimo sarà concesso di ospitare uno di questi ragazzi e ragazze. Durante il loro soggiorno ad Hogwarts, che sarà di una settimana, essi saranno vostra responsabilità e sarà vostro compito assicurarvi che nulla possa turbare la loro visita nelle nostre terre. – fece un’altra pausa e prese alcuni fogli, li sventolò per aria – Per evitare eventuali discussioni sulla scelta dei corrispondenti, essi saranno assegnati a ciascuno di voi tramite sorteggio– si voltò in direzione della Professoressa McGranitt, che si stava avvicinando con un calderone bitorzoluto. –Ora la Professoressa McGranitt desidera dirvi due parole, prima che avvengano le estrazioni – le fece spazio.
-Però! Sembra che Percy non porti in giro solo stupide notizie e la sua brutta faccia! Questa mi sembra una cosa fantastica! – fece Fred, che si era venuto a sedere vicino a Ron, assieme al gemello.
-Già, così sembrerebbe. -
-Buonasera, ragazzi. In questo calderone ci sono i nomi dei nostri futuri ospiti, estrarremo ciascun bigliettino e assegneremo i corrispondenti a partire dai più anziani di voi, che non avranno dunque altre possibilità di questo genere, fino ad arrivare ai più giovani. Cercheremo di garantire, per quanto sarà possibile, la corrispondenza dei sessi. Ora, lasciatemi subito dire che questo è un impegno che vi state assumendo, non prendetelo come un gioco. Il vostro compito sarà quello di mettere più a loro agio possibile i vostri corrispondenti, e dovrete imparare da loro così come loro impareranno da voi. Vi avverto, forse la convivenza non sarà semplice, provengono da una cultura molto diversa dalla nostra, ma non voglio venire a sapere di alcun episodio spiacevole avvenuto durante il loro soggiorno qui. Onde per cui, nel caso crediate di non essere in grado di sostenere quest’impegno, oppure non ne avete voglia per una ragione piuttosto che per un’altra, ove mai vi fosse un qualsiasi motivo che vi faccia pensare che non sarete in grado di dedicare tutta la vostra attenzione e tutto il vostro tempo ai vostri corrispondenti, non partecipate affatto.  Coloro che si tirano indietro sono pregati di comunicarmelo ora. –
Lasciò calare il silenzio, poi la Sala Grande esplose nel vociare degli studenti.
-Chiamerò il vostro nome, se mi darete la conferma della vostra partecipazione, estrarremo uno di questi bigliettini e vi assegneremo il vostro corrispondente –
-E’ assurdo, chi mai potrebbe rifiutare? – chiese Ron.
-Io!-  dissero contemporaneamente Seamus e Neville.
-Che cosa? E perché? –
-Mamma non me lo permetterà mai, la conosco, so com’è con queste cose –
-Se lo dici tu, Seamus. E tu, Neville, perché mai non partecipi? -
-Non mi va di mettermi in mezzo a queste cose … non so se la nonna lo vorrebbe … -
-Ma stai scherzando, Neville? –
-E poi abbiamo gli incontri dell’Esercito di Silente, come si fa con quelli? –
-Be’, possiamo sospenderli per qualche giorno, no? – fece Ron, guardando Harry.
-Ma certo Neville, non vedo che problema ci sarebbe … -
Ma Neville mugugnò qualcosa che Harry e Ron non capirono e lasciò cadere la discussione.
Nel frattempo la McGranitt aveva iniziato a chiamare le prime persone del settimo anno e, con grande stupore da parte di Harry e Ron, molte di loro si tirarono fuori.
-Ma sono impazziti! – esclamò Ron.
-Probabilmente desiderano concentrarsi sugli studi, Ron, dato che hanno i M.A.G.O. –
-E allora? Noi abbiamo i G.U.F.O. e partecipiamo comunque! Perché tu partecipi, vero, Hermione? –
-Certo che partecipo! E’ un’occasione imperdibile! Potremo imparare un sacco di cose! Mi domando da dove vengano – fece entusiasta.
-Io mi stavo più che altro chiedendo se ci faranno saltare qualche ora di lezione, veramente … -
Hermione fece una faccia spaventata, che diceva “speriamo di no”, ma non aggiunse altro, perché Fred era appena stato chiamato e aveva rinunciato.
-Che cosa? Fred non partecipa?! – disse Harry, enormemente sorpreso.
Ron cercò di richiamare l’attenzione dei fratelli, ma nel frattempo era venuto il turno di George, che, invece, aveva accettato e veniva assegnato ad un tale che, a quanto pareva, si chiamava Aang.
-Che cosa ti è saltato in mente? Perché hai detto di no? – fece Ron, non appena intercettò Fred.
-Abbiamo molto da fare. Con un solo corrispondente sarà tutto più facile. E comunque non sono affari tuoi! –
Ron fece una faccia sprezzante in risposta e tornò a concentrarsi sul proprio piatto, in attesa del proprio turno.
 
Una colonnina di fumo si alzava dalla locomotiva e seguiva l’andamento sinuoso del treno, le cui carrozze non erano occupate, stavolta, dai soliti studenti di Hogwarts.
-Woh! Sokka, hai visto! Quelle luci! Non è fuoco! Come fanno a stare accese? – un ragazzino sui tredici anni, con il capo rasato e un’imponente freccia celeste tatuata sulla testa era letteralmente volato vicino a una coppia di ragazzi, indicando fuori dal finestrino.
Il ragazzo che aveva chiamato Sokka, aveva i capelli castani legati in uno strano codino e stava guardando l’importuno in cagnesco. Accanto a lui c’era seduta una ragazza molto bella.
-Non lo so, Aang, e non mi interessa. Adesso perché non te ne vai? – ma non fece in tempo a girarsi verso la sua ragazza, che Aang s’intromise di nuovo.
– Eccole ancora! Guarda! Sono strane, com’è possibile? –
-Ti ho detto che non lo so! Perché non vai di là … dov’è Katara? Vai da lei –
-Dorme. Si è addormentata mezz’ora fa e mi annoio. –
Sokka strinse i pugni, esasperato, ma la sua ragazza parve avere un’idea.
-Toph? Vai un po’ da lei, sarà disorientata su questo coso in continuo movimento –
-Ci sono già stato … mi ha cacciato. Era leggermente irritabile. –
-Zuko! Vai da Zuko! – intervenne di nuovo Sokka.
Aang storse le labbra, ma si rassegnò ad andare ad importunare qualcun altro. Con un movimento rapido formò una bolla d’aria e vi si mise sopra. Su di quella sfrecciò per il corridoi del treno, fino alla meta prestabilita.
Aprì la porta dello scompartimento, ma non fu molto più fortunato di prima: la sua vittima designata, difatti, era intenta a baciarsi con una ragazza dai capelli neri. Per sua sfortuna, Aang era entrato gridando “Zuko!” prima ancora di guardare cosa stessero facendo.
I due si separarono e i ragazzo dai capelli scuri, che aveva un’enorme cicatrice da bruciatura, che gli copriva la metà sinistra del volto, non sembrò esserne affatto compiaciuto. Soffiò fumo dal naso, ringhiando e aggrottando la fronte.
-Ehm … come non detto … scusa, Zuko … - filò fuori, tirandosi la porta, prima di essere eletto a bersaglio dell’ira del ragazzo chiamato Zuko.
Sconsolato, Aang riprese a vagare per il treno.
-Qualcosa non va, giovane Avatar? – fece una voce alle sue spalle.
Il ragazzo si girò: a parlare era stato un vecchio dai capelli grigi e la barba tripuntuta, aveva un sorriso invitante stampato sulla faccia.
-Mi annoio. Non riesco a trovare nessuno che voglia farmi compagnia. –
-Be’, questo vecchio potrebbe offriti una tazza di tè per ammazzare il tempo. E magari potremmo farci una partita a Pai Sho. –
 
-Che perdita di tempo! – si lamentò il ragazzo con la faccia sfregiata dal fuoco. –Ho molte altre cose più importanti a cui pensare! Non abbiamo ancora risolto la questione delle colonie nel Regno della Terra e veniamo trascinati a perdere tempo in questo scambio culturale o comesichiama! – la sua ragazza ascoltò senza rispondere, aveva l’aria annoiata.
-E’ un’esperienza importante per la crescita personale, nipote. Conoscere altri mondi e culture potrà arricchire il nostro bagaglio di conoscenze e accrescere la nostra saggezza. –
-Zio, che ci fai qui? – il vecchio che aveva offerto il tè ad Aang, poco prima, era appena entrato nello scompartimento di Zuko e della ragazza dai capelli neri.
-Ho fatto un po’ di tè, ne volete un sorso? – agitò un paio di tazze fumanti.
Il ragazzo dall’aria scontrosa fece un mezzo sorriso e accettò l’offerta dello zio. Prese le tazze e ne offrì una alla sua ragazza.
-Sì, zio, ma come può tutto questo essermi utile per sapere come governare la nostra nazione? È tutto tempo prezioso sprecato! –
-No, non lo è, Zuko. Sarà un’occasione per migliorarci, ma anche per riposarci. Hai bisogno di un po’ di riposo, le tensioni di questi ultimi mesi non sono state indifferenti, ti meriti questa vacanza. –
Zuko fece una faccia perplessa, Iroh si alzò.
-Vado a portare un po’ di tè anche agli altri, fatevi trovare nel vagone-ristorante tra mezz’ora, Bumi ed io abbiamo pensato di mettere in chiaro alcune cose, prima di arrivare.-
Il ragazzo scrollò le spalle come risposta e lo zio ne andò.
 
-E’ permesso? – Iroh si affacciò alla porta di uno scompartimento completamente all’oscuro.
-No – rispose una voce, in tono scontroso.
Il vecchio si accese una fiammella in mano.
-Va tutto bene, Toph? –
Alla luce del fuoco, la ragazzina che aveva chiamato Toph non sembrava avere un bel colorito.
-Sei ancora qui … ? – sibilò.
-Ti ho portato del tè, ti farà stare meglio … -
-Odio questi mostri che si muovono così velocemente. Non so di che cosa sia fatto, ma non è solo metallo. Non riesco ad esercitare il mio Dominio. Non vedo niente! – accettò la tazza di tè e ne bevve un sorso.
-Non è una grave perdita, questo treno va così veloce da non permettere alla mente di soffermarsi sui piccoli dettagli, che sono la vera ricchezza di un paesaggio. –
-Se lo dici tu … Tra quanto arriviamo? –
-Poco meno di un’ora. Ma tra mezz’ora siete tutti convocati nella carrozza-ristorante per alcune comunicazioni. – sorrise Iroh.
-Certo, e io come ci arrivo? – sbottò Toph, agitando la mano davanti alla faccia e sgranando gli occhi.
-Ehm … giusto. Chiederò a qualcuno di accompagnartici. –
 
Mezz’ora più tardi erano tutti ammassati nel vagone-ristorante. Erano circa una trentina di ragazzi e ragazze dai volti entusiasti.
-Salve a tutti! Tra poco più di un quarto d’ora arriveremo a destinazione. – esordì Iroh – Ed è importante che voi sappiate che io e Bumi, come vostri accompagnatori, ci siamo assunti la vostra responsabilità, per cui ci aspettiamo da tutti voi un comportamento saggio e prudente. I vostri corrispondenti provengono da una cultura completamente diversa, ma ciò non toglie che voi dovrete cercare di andare d’accordo con loro, accogliendo come saggezza e arricchimento tutto ciò di buono che hanno da offrirvi. Non voglio discussioni, litigi, risse o Agni Kai per la loro scuola. Mi affido al vostro buonsenso. E infine – scrutò negli occhi tutti i presenti – un ultimo monito … Divertitevi! – e scoppiò in una grassa risata, assieme al vecchio dalla capigliatura che sembrava appena uscita da una centrifuga.
Ad uno dei tavoli si erano riuniti Toph, Sokka e la sua ragazza, Zuko e la sua ragazza ed Aang e quella che doveva essere la sua ragazza.
- Non è emozionante? Stiamo per arrivare! – esordì Aang.
-Emozionante come un’unghia incarnita. – lo sbeffeggiò Toph.
-E’ una perdita di tempo! Tu ed io, Aang, abbiamo un mucchio di cose più importanti a cui pensare! – sbuffò Zuko.
-La prendete in maniera troppo negativa voi due, magari sarà perfino divertente – disse la ragazza con i capelli che le scendevano in due strani codini ai lati della fronte.
-Katara ha ragione! – fece Aang, abbracciandola – Sarà fantastico! Perfino Mai non si sta lamentando, Zuko! E poi c’è tempo per lavorare!–
- Non mi importa niente. Non fa nessuna differenza per me essere qui. – disse la ragazza di Zuko, che era stata indicata da Aang come Mai.
-Avanti! Aang l’ha detta giusta. Fino a quando non verrà rintracciato il re del Regno della Terra non potrete avviare nessuna trattativa di pace voi due, Zuko. Per cui adesso prendiamocela comoda e godiamoci questa vacanza tutta spesata dalla Nazione del Fuoco senza problemi! –
 
Più in fondo, c’era un tavolo completamente vuoto eccetto che per due persone. Una di loro aveva i capelli neri, lunghi, scompigliati e rideva di un riso che aveva poco di sano. L’altra sorrideva, ma guardava l’amica preoccupata.
-Tutto bene, Azula? –
L’altra smise di ridere per un attimo.
-Sì … ho un nuovo piano, Ty Lee. Mi sono informata, quegli stupidi ragazzini in quella scuola, hanno delle carte magiche che chiamano Cioccorane. Sono di un materiale perfetto per bruciare. Quindi appena arriveremo là, assoggetteremo i più piccoli al nostro volere, li costringeremo a rubare tutte le Cioccorane e le ammasseremo sulla Torre di Astronomia. Poi io appiccherò il fuoco, e sarà il fuoco più grande mai visto prima e tu con un calcio lancerai la palla di fuoco nel cielo e così nascerà una nuova cometa, più potente di quella di Sozin: la cometa di Azula! E poi conquisteremo il mondo! – riprese a ridere.
-Sei sicura che le signore con il camice bianco ti abbiano concesso il permesso di venire? –
Tramutò il riso in uno scatto d’ira.
-Di che cosa stai parlando? Certo! Io non sono pazza! E non dire mai più queste cose in pubblico! –
Ty Lee abbozzò un sorriso.
-Io … è meglio che … chiami un attimo Mai … -
Uscì dal tavolo e sgattaiolò verso quello dove stava Mai.
Sokka ed Aang erano ora intenti a giocare a Fuoco-Aria-Terra-Acqua e si stavano urlando contro.
-Ti ho detto che “Avatar” non vale nel gioco! – stava urlando Sokka.
-Sì che vale. Io sono l’Avatar, quindi posso usarlo! E quindi ho vinto! –
Le rispettive ragazze dei due si scambiavano sguardi perplessi.
Mai e Zuko, invece, fissavano l’aria davanti a loro, senza parlare o dire niente. Toph, invece, stava giocherellando con un mucchietto di terra, a cui faceva assumere forme strane.
-Mai – fece Ty Lee – Sono un pochettino preoccupata per Azula … non sembra che si sia ripresa molto bene … -
-Che vuoi dire? – rispose la ragazza, senza distogliere lo sguardo dal nulla, senza dare segni evidenti di preoccupazione.
-Be’, mi ha appena confidato di voler fare un enorme falò di figurine, che poi spedirà nello spazio e chiamerà Cometa di Azula, con la quale conquisterà il mondo … non ti sembra che sia un sintomo che qualcosa non va? – rispose Ty Lee.
-Mia sorella è sempre stata disturbata, Ty Lee! – s’intromise Zuko.
Mai fece girare gli occhi.
-Vengo a vedere cosa succede – si alzò e seguì l’amica verso il tavolo dove stava Azula, mentre Zuko squadrava, infastidito, la sua ragazza allontanarsi.
-Ehi! E adesso cosa c’entra il Dominio della Spada?! Non è nemmeno un vero Dominio, non può battere l’aria! – stava adesso protestando Aang, ma Sokka non sembrava volersi ritrarre dalle proprie posizioni.
 
Qualche tavolo più in fondo, un ragazzo dalla folta capigliatura castana e con una spiga di grano fra i denti, stava squadrando Zuko, che gli dava le spalle.
-Jet, che cos’hai? – chiese la ragazza con uno strano trucco sulla faccia, che gli stava seduta di fronte.
Jet fece un movimento con la testa e distolse lo sguardo subitaneamente.
-Niente, Smellerbee. Mi si era incantato lo sguardo –
La ragazza fece una faccia perplessa e si girò a guardare nella direzione cui si stava rivolgendo Jet poco prima.
-Aspetta … quello non è … non è il ragazzo che abbiamo conosciuto sulla via per Ba Sing Se? Quello che credevi che fosse un Dominatore del Fuoco? –
-No … non direi … ti starai confondendo … -
-Ha una cicatrice, che gli prende metà della faccia, come farei a confonderlo con qualcun altro?! – rispose Smellerbee, alzando la voce. Il loro compagno, che si era addormentato sul tavolo, si scosse.
-Che sta succedendo? Siamo arrivati? – disse, sbadigliando.
-No – rispose brusco Jet.
-E allora perché tanta confusione … mi lasciavate dormire un altro po’ … - protestò, rimettendosi comodo.
-Jet sta ricominciando con le vecchie abitudini, Longshot.  Lo vedi quel ragazzo laggiù … è quello di Ba Sing Se … - gli spiegò lei.
-Oh, no … non di nuovo … - mugugnò, nascondendo la testa tra le braccia, appoggiate sul tavolo.
-Calmatevi, ragazzi. Non intendo fare niente … a che servirebbe ora? –
-Meglio per te, Jet. La guerra è finita, adesso. Quel ragazzo è il Signore del Fuoco, quindi vedi di non metterti nei guai con lui. Passiamo questi giorni pacificamente, per una volta! –
In quel frangente, il treno fischiò ed iniziò a rallentare sempre di più, fino a fermarsi.
-Siamo arrivati, finalmente, ragazzi! Disponetevi senza alcun ordine apparente e catapultatevi fuori da quelle porte! – gridò Bumi.
Ci fu un silenzio perplesso che seguì le parole del vecchio pazzo.
-Ehm … quello che Bumi voleva dire era mettetevi in fila con calma e scendete con attenzione – intervenne Iroh, salvando la situazione.

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Capitolo 2
*** Ai vostri posti...corrispondenti alla mano...via! ***


-Ma insomma! Quando arrivano? Ho fame! –
-I corrispondenti saranno qui a minuti e tu pensi al cibo, Ron? Ma che razza di essere umano sei? – protestò Hermione.
-Uno affamato! –
-Come hai detto che si chiama il tuo corrispondente, Ron? – intervenne Harry, cercando di evitare l’ennesimo litigio.
-Ehm … - si tastò le tasche, sotto lo sguardo di disapprovazione di Hermione – Zo … Zuko – lesse appena riuscì a decifrare un foglietto tutto stropicciato.
-E la tua, Hermione? –
-Katara – rispose prontamente, molto fiera. – Il tuo corrispondente si chiama Jet, invece, se non sbaglio –
-No, non ti sbagli –
-Come al solito – mormorò Ron, ma fortunatamente Hermione non lo sentì.
In quel momento la Professoressa McGranitt entrò nella Sala Grande, si amplificò la voce e disse:
-I nostri ospiti sono arrivati e sono proprio qui fuori, mi aspetto da tutti voi un comportamento adeguato – detto questo, le porte si aprirono, lasciando entrare un gruppo di diverse decine di persone, i cui vestiti, alcuni rossi, altri celesti, altri gialli o verdi, spiccavano nettamente in confronto alle uniformi nere di Hogwarts.
-Finalmente! – fece Ron, vedendo la prospettiva del pasto serale più vicina e tangibile.
I nuovi arrivati furono fatti arrestare davanti al tavolo dei professori, come ragazzi del primo anno in attesa di essere Smistati. Il Professor Silente si avvicinò a quelli che apparentemente erano gli unici due uomini adulti del gruppo e scambiò qualche parola, poi guadagnò il pulpito.
-Siete tutti i benvenuti ad Hogwarts. Auguro a tutti voi un piacevole soggiorno qui – cominciò - Sarete tutti molto affamati, per cui vi invito subito a sedervi  qui – ed indicò i posti più avanti di ogni tavolo delle Case – così da potervi rifocillare, prima di procedere all’assegnazione dei corrispondenti. –
Una volta che tutti si furono sistemati, come sempre, le vettovaglie apparirono magicamente sulle tavolate. Un urlo di sorpresa provenne da praticamente tutti i nuovi arrivati.
-Tzk! Novellini! – fece Ron, ingurgitando la terza salsiccia con un solo morso.
 
-Wow! Sono apparsi per magia …  incredibile! – fece Katara.
-Lo so … è fantastico! – la risposta era di Sokka che stava contemplando con occhi sognanti le montagne di cibo appena apparsogli davanti.
-La cosa deprimente è che guarda me nello stesso modo – contestò la ragazza seduta accanto a lui.
Tutti risero, iniziando a riempirsi i piatti.
-Il castello è bellissimo! L’avete visto? È enorme!  Mi ricorda molto i Templi dell’Aria! Chissà se ci sono delle camere segrete da esplorare! – fece Aang.
-Bleah! Che cos’è questo? Sa … sa di zucca! – disse Mai, facendo una faccia disgustata.
-Ci stanno guardando tutti. Già detesto questo posto – si lamentò Zuko, facendo eco alla sua ragazza.
-Il vostro ottimismo riesce sempre a travolgermi, ragazzi, veramente! – s’intromise Toph.
-Non eri di così buon umore mezz’ora fa, Toph – sottolineò Zuko.
-Mezz’ora fa eravamo ancora su quel coso fatto di materiali-non-da-me- dominabili. Ora sono racchiusa in una montagna di pietre sopra un’altra montagna di pietre. Non potrei chiedere di meglio! –
Un ragazzo più grande degli altri, che non indossava uniformi e aveva i capelli color carota, si avvicinò proprio al loro gruppo.
-Salve. Mi rincresce disturbarvi durante il pasto, ma temo sia necessario. Io sono Percy Weasley e lavoro al Ministero della Magia, sono stato incaricato della direzione di questo progetto. – Detto questo, porse la mano destra, ma tutti la guardarono senza capire. Dopo un attimo di silenzio troppo lungo, la ritirò e riprese – Tu devi essere Toph. Sono stato informato della tua situazione, per cui ho ritenuto più opportuno di essere io stesso incaricato della tua tutela. Qualora tu avessi delle esigenze particolari, sarai liberissima di comunicarmele, senza che ciò possa causarti imbarazzo – fece una pausa e un sorriso – Ora vi lascio terminare la cena, riprenderemo la discussione più tardi –
Quando se ne andò, impettito e fiero, tutti quanti poterono finalmente scoppiare a ridere. L’unica a non farlo era, ovviamente, Toph, che fumava di rabbia.
-Allora, Toph, ti piace ancora questo posto? – fece Sokka, che aveva smesso di mangiare solo per ridere fino a non avere più aria.
La ragazzina sbatté una mano sul tavolo e al tempo stesso un blocco di pietra si alzò dal pavimento e vi ripiombò con un tonfo.
-Prevedo un soggiorno difficile per quel ragazzo – rise la ragazza seduta accanto a Sokka.
-Ben detto, Suki! –
-Ah, gliela farò vedere io … quando avrò finito con lui, non sarò più io ad aver bisogno di un accompagnatore … -
 
Molti bocconi dopo, quando tutte le pietanze furono spazzolate via dal tavolo, Silente riprese la parola.
-Bene, spero che il banchetto sia stato di vostro gradimento! Ora chiamerò ciascuno di voi – e si diresse ai nuovi arrivati – e vi assegnerò il vostro corrispondente. -
Il primo ad essere chiamato fu un ragazzino che non doveva avere più di tredici o quattordici anni, aveva un enorme sorriso stampato in faccia, una freccia blu tatuata in testa al posto dei capelli e rispondeva al nome di Aang. Era il corrispondente di George. Questi si alzò da tavola scambiandosi  uno sguardo perplesso con il fratello.
I due si salutarono e si diressero fuori dalla Sala Comune.
Un solo nome più tardi, fu chiamato un altro ragazzo che conoscevano: era Colin Canon, che aveva avuto in affidamento una ragazza, di un paio d’anni più grande di lui, dai capelli neri e uno sguardo malsano. Si chiamava Azula.
Furono chiamati diversi altri nomi, prima che venisse finalmente il turno di Harry. Quando si alzò per andare in contro al suo corrispondente, vide che era un ragazzo probabilmente della sua età e dai capelli perfino più scompigliati dei suoi.
Si avviarono fuori, in un silenzio imbarazzato, ma appena girato l’angolo, Harry si fermò.
-Perché ci siamo fermati? – chiese Jet.
Harry si era girato verso la Sala Grande e osservava chi usciva.
-Aspettiamo il mio amico –
Jet scrollò le spalle, si frugò tra le tasche e ne tirò fuori una spiga di grano, quindi, una volta resosi conto che quell’altro non avrebbe aggiunto nulla, si appoggiò al muro ed iniziò ad aspettare.
 
Qualche minuto dopo Harry, fu fatto il nome di Hermione. Katara, la ragazza che le era stata assegnata, vestiva completamente di azzurro e aveva i capelli intrecciati in complicati codini, che facevano netto contrasto con la capigliatura crespa ed informe di Hermione.
Come gli altri, anche loro furono invitate a dirigersi verso la Sala Comune della loro casa.
-Benvenuta, Katara. Ho aspettato così tanto il vostro arrivo! Spero che il viaggio sia stato piacevole –
-Grazie, Hermione. Sì, è stato un po’ lungo, ma ci siamo divertiti –
-Mi fa piacere sentir … Harry, che ci fai ancora qui? – esclamò, piuttosto contrariata, quando per poco non andò a sbattere contro l’amico.
-Aspetto Ron – rispose, apatico, mentre si sporgeva per vedere oltre i capelli di Hermione chi era in arrivo.
-Come fai ad essere così scortese? Questa è una cosa che mi sarei aspettata da Ron, non da te! Avanti, vieni con me nella Sala Comune! –
-No, penso che aspetterò Ron qui –
Hermione roteò gli occhi e si allontanò. Non vide Katara fare cenno a Jet che intendeva tenerlo d’occhio.
Dopo di Hermione, passarono un altro paio di ragazzi, tra cui Ernie MacMillan, con un tipo che sembrava essere passato sotto una pressa, che salutò il corrispondente di Harry.
Poi uscì Ginny, anche lei camminava in silenzio con una ragazza dai capelli neri, molto lunghi, con espressione annoiata sulla faccia.
Dopo sette otto di loro, Pansy, seguita da un tipo che Harry non sapeva dire se maschio o femmina, sfilò davanti a loro.
-Ehi, Jet! Ancora qui? – disse.
-Già – borbottò. – Ne abbiamo ancora per molto? – chiese ad Harry, quando Pansy e corrispondente se ne furono andate.
-Non so lo … no … - buttò lì Harry.
Draco e un ragazzo dalla pelle abbastanza scura, con uno strano codino, furono i successivi. Poi fu il turno di Cho, che aveva avuto un ragazza che per la prima volta sembrava avere un aspetto normale. Harry si sentì avvampare e distolse lo sguardo, sperando che nessuno si fosse accorto che era arrossito.
Quindi passò Luna, la quale sembrava aver già fatto amicizia con una ragazza dall’aria molto spensierata. Questa stava camminando sulle mani e le due parlavano e ridevano amabilmente.
Una coppia più tardi, arrivò, finalmente, Ron.
Com’era prevedibile, Ron stava avanti e un ragazzo dalla faccia imbronciata gli stava dietro.
-Finalmente! – esalò Harry, - Ce ne hai messo di tempo! –
-Non è colpa mia, chiamano in ordine alfabetico e il mio corrispondente ha il nome che inizia per ‘Z’! – protestò, mentre incominciavano ad incamminarsi.
-Com’è il tuo? – chiese Ron.
-Boh. Non ci ho parlato. A te? –
-E chi ha aperto bocca! Ma lo hai guardato in faccia il mio? È inquietante quella… cosa … -
Harry si girò e scrutò sottecchi il corrispondente di Ron. Effettivamente aveva metà della faccia sfregiata da un’ustione.
-Ricordami di non lamentarmi più della mia cicatrice –
-Sono strani. Mi spieghi cosa mi ha convinto a fare questa cosa, Harry? Non me lo ricordo più! – si lamentò, sconsolato.
-Il fatto che siamo autorizzati a saltare le lezioni pomeridiane forse ci ha aiutati nella scelta, Ron – scherzò Harry.
Dietro di loro, Zuko e Jet camminavano a capo chino, scambiandosi di tanto in tanto sguardi di fuoco. Non dissero una parola.
 
Dopo parecchie scale, finalmente giunsero a destinazione.
Il corrispondente di Jet disse una parola incomprensibile e uno dei quadri (che si muovevano!) si spostò, lasciando loro liberi di entrare nel passaggio aperto nel muro.
La stanza dove entrarono era tremendamente affollata: una manciata di ragazzi era seduta su sedie o poltrone a formare un cerchio, al centro c’era Aang, intento nel suo trucchetto della bolla d’aria su cui di solito andava in giro.
-Woh! – Zuko sentì il proprio corrispondente esclamare – Forte! Come ha fatto? –
-E’ un Dominatore dell’Aria, Ron. E si dà il caso che sia anche l’Avatar – una ragazza dalla chioma crespa e dall’aria saccente si era avvicinata.
-Un che? – fecero all’unisono Ron e l’amico.
-Un Dominatore dell’Aria. Significa che è in grado di piegare al proprio volere l’aria, per poterla usare come tecnica di combattimento o difesa – puntualizzò.
-Ma Aang è anche l’Avatar, cioè l’unico in grado di Dominare tutti e quattro gli elementi – aggiunse Katara, che doveva essere la corrispondente della chioma crespa.
-Non sono sicuro di aver capito, ma è forte lo stesso! Come si fa? Voglio imparare anche io! –
-Non credo tu possa impararlo da lui, Ron. Vedi, Katara mi ha spiegato che da dove vengono loro, le persone non sono divise tra Maghi e Babbani, ma tra Dominatori e Non Dominatori –
-Vuoi dire che non ci sono maghi da loro? – fece Harry, stupito.
-Vuoi dirmi che voi siete maghi? – esclamò invece Jet, esprimendo la sorpresa anche di Zuko.
-No. E sì – rispose chioma crespa prima a Harry e poi a Jet.
-Non dite sciocchezze! I maghi non esistono! – protestò Jet.
-Oh, certo che esistono. Guarda – la ragazza prese un bastoncino dalla tasca della sua tunica e lo agitò. Immediatamente il filo di grano che Jet teneva in bocca iniziò a fluttuare per aria.
-Wow. Sono davvero stupita. – disse una voce in tono piatto, senza alcuna enfasi.
Zuko si girò.
-Mai! Sei qui. Come va? –
-Mi annoio. –
Zuko ridacchiò.
-Solo tu sei capace di annoiarti in un posto come questo. Hai sentito quella tipa? Ha detto che sono dei maghi! – disse, mentre Mai lo trascinava a sedersi su uno dei divanetti vuoti, più in disparte.
-Sì. Interessante. –
-E non sapevano neanche cosa fosse un Dominatore. Ma dove ci hanno port … ehi, Aang, fai attenzione! –
Aang gli era effettivamente passato a pochi centimetri dalla testa sul suo monopattino d’aria, in un’ovazione generale.
-Dai, Zuko. Vieni a fare anche tu una dimostrazione!  È divertente! –
Ma fu Mai a salvarlo, prese uno delle sue lame  e la lanciò dritta dritta sul ragazzo con la freccia in capo, che si scansò all’ultimo istante. La folla di studenti ammutolì.
-Ehi! Un semplice no sarebbe bastato! –
Zuko ridacchiò e baciò soddisfatto la sua ragazza.
 
-Ah, quindi non si tratta di magia! -
-No, Harry. Ti ho detto di no – disse Hermione, con il tono di chi stava chiaramente per perdere la pazienza.
Nel frattempo alle sue spalle, Katara si era unita ad Aang per una dimostrazione.
-Ecco, guarda Katara. Lei è un Dominatrice dell’Acqua –
Con un paio di agili mosse, la ragazza vestita in azzurro fece uscire dell’acqua dalle borracce che portava con sé e la fece vorticare per aria come un lazo, poi la trasformò in cristalli di ghiaccio, quindi in una palla roteante e alla fine la fece cadere tutta su due ragazzi che si stavano sbaciucchiando in un angolo.
-Ops, scusate. Forse la prossima volta, Mai, farai più attenzione con i tuoi coltelli! –
Tutti risero, ma Aang, accortosi che Zuko aveva iniziato seriamente a spazientirsi, andò ad asciugare loro i vestiti, Dominandone fuori l’acqua.
Ron ed Harry stavano ancora ridendo.
-Ron, ma quello non è il tuo corrispondente? – chiese Hermione, stizzita.
-Sì, e allora? –
Un altro battibecco era in arrivo, così Harry spostò subito l’attenzione su altro.
-Allora, tu che Dominatore sei? – chiese al suo corrispondente.
Jet, che stava appoggiato al muro e che aveva l’aria di chi si sta annoiando a morte, bofonchiò:
-Io non sono un Dominatore. E, scusami – s’indirizzò ad Hermione – Potresti ridarmi la mia spiga? –
Harry sembrò rimanerci un po’ deluso.
-Non fare quella faccia, Harry. Katara ha detto che anche i Non-Dominatori sono esperti nel combattimento, molti di loro si sono specializzati nell’utilizzo di alcune armi molto particolari. Probabilmente il tuo corrispondente è molto abile con quelle sue spade uncinate. Potresti chiedergli una dimostrazione, magari –
-Sì … già … lo farò … - disse, senza che la stesse necessariamente ascoltando con convinzione. -E il tuo che cos’è? – si diresse a Ron.
Questi fissò il proprio corrispondente, ancora occupato con la ragazza.
-Non ne ho idea. Chiediamoglielo! – e s’incamminò verso di lui.
Harry stava per obiettare che probabilmente non era una buona idea andarlo a disturbare, ma era troppo tardi per dirglielo.
-Tu sei un Dominatore? – aveva già detto, imponendo la propria ombra sui due.
Zuko si separò dalla propria ragazza e lo squadrò, irritato.
-Sì, ora vattene – tornò alla sua occupazione, con il preciso, evidente, intento di cacciare l’importuno, ma Ron non era soddisfatto e i tentativi di dissuaderlo di Harry non sembravano sufficienti.
-E un Dominatore di che cosa? –
La vampata di fuoco che ricevette come risposta fu più che eloquente. Questa passò due centimetri sopra la chioma rosso acceso di Ron e andò a schiantarsi sul soffitto.
Il ragazzo rimase paralizzato per un attimo, poi la mano si precipitò sulla bacchetta. Stava per agitarla, ma Hermione gli bloccò il braccio.
-Ron, avanti. Lascialo stare. Dovete cercare di andare d’accordo, e lanciargli una fattura non è un buon modo per iniziare un’amicizia! – disse, portandosi i due amici lontano da Zuko e la ragazza.
-Perché invece lanciarmi del fuoco addosso lo è! Ammiro la tua logica, Hermione. –
-Andiamo, sono spaesati. Si trovano in un ambiente completamente nuovo e poi mettersi in mezzo mentre sta con la ragazza non mi pare una mossa molto furba, Ron –
-Ecco, lo vedi. È lui che ha cominciato male! Si è subito andato ad isolare e a sbaciucchiarsi con la lanciatrice di coltelli! –
-Dagli tempo. Magari sono stanchi. Domani andrà tutto molto meglio! –
 
-Dove mi porti? Dove stiamo andando? Ehi, fa freddo qua giù! – Sokka si stava dirigendo con il suo corrispondente, un ragazzo dai capelli biondo platino e l’aria di sufficienza, verso quelle che sarebbero benissimo potute essere le catacombe del castello, se fossero scesi ancora un poco.
-Sta zitto –
-Che posto è questo? – Draco, così si chiamava il suo corrispondente, si fermò – Siamo arrivati? –
-Sì, per fortuna, siamo arrivati – il muro si aprì, scoprendo una sala nascosta.
 Le pareti erano di pietra e ornate di orpelli in verde e argento,  era un ambiente piuttosto buio e umido, ma le finestre, che sembravano essere immerse nell’acqua, erano spettacolari.
-Benvenuto nella Sala Comune di Serpeverde, la Casa migliore di Hogwarts –
Sokka lo guardò perplesso.
-Cos’è Serpeverde? –
Draco lo guardò con ribrezzò.
-Decisamente non sei di queste parti, tu –
-No, signore. Io sono della Tribù dell’Acqua del Sud - disse, impettendosi.
-Mai sentita – fece Draco, lasciandolo dietro, mentre il petto di quello si afflosciava.
Accanto ad uno dei divani, un ragazzo era circondato da studenti in divisa nera e stava dando qualche dimostrazione di Dominio della Terra. Sollevò con un piede un paio di pietre e le mandò a sbattere contro il muro; erano mosse molto semplici, che però catturarono l’attenzione di Draco.
-Cos’era quello? – disse.
-Dominio della Terra –
Uno sguardo perplesso e un po’ di spiegazioni dopo, Draco fece di nuovo una domanda.
-Capisco. Tu sei un Dominatore? – per la prima volta sembrava guardarlo con un po’ d’interesse.
-Certo! Io so Dominare la Spada e, ancora meglio, il mio Boomerang! Prego, un passo indietro per la dimostrazione – Draco lo guardò tirare il suo boomerang e poi riacchiapparlo al volo – Ta-dah! – fece un inchino.
-Tzk! Babbano – e senza che Sokka capisse cosa aveva detto, lo lasciò in piedi dove stava, nella Sala Comune.
 
-Allora, Toph, ho predisposto per te una stanza al pian terreno, il più vicino possibile alla Sala Grande, dove per qualche ora al giorno si riuniranno i tuoi amici, così ti sarà più facile arrivarci. Io dormirò esattamente nella stanza accanto alla tua e sarò disponibile a qualsiasi ora del giorno e della notte qualora tu avessi bisogno di aiuto.  – Percy e Toph erano ormai gli ultimi rimasti nella Sala Grande – Allora, lascia che ti scorti alla tua stanza –
Toph era furiosa, non sopportava l’idea di essere trattata come se fosse un’impedita. Il ragazzo le passò braccio attorno alla schiena e iniziarono a camminare. Furono sufficienti due passi, tuttavia, prima che Toph dominasse il pavimento sotto di lui e quello si ritrovasse sbattuto all’aria.
-Ohi ohi … - mugugnò rialzandosi, - Deve essere bagnato qui per terra, meglio fare attenzione. Non ti muovere –
Ma questo fu solo l’inizio di quanto Toph aveva progettato per quel bambolotto con i capelli rossi.
Presto arrivarono davanti alla porta della camera a lei assegnata, Percy la spalancò, ma quando fece per entrare,  finì col dare una craniata ad uno sperone di pietra.
-Ops. Scusami, mi ero dimenticata di dirti che di tanto in tanto ho degli spasmi e se non sto attenta, rischio di Dominare la Terra con questi gesti involontari. –
Percy si stava ancora tenendo il naso tra le mani, aveva le lacrime agli occhi, ma cercò di sembrare disponibile.
-Non fartene alcun problema. Certe cose capitano. Non è certo colpa tua –
-No, certo che non lo è … -
Peccato che Percy, girato di spalle, si fosse perso il ghigno che si delineò sulla faccia di Toph, mentre tali parole erano state pronunciate.
 
-Che cosa vuoi, Silente? –
Il vecchio preside aveva trascinato in disparte Severus durante la cena.
-Solo avvisarti di un … piccolo fuori programma … -
L’uomo in nero lo guardò di traverso.
-Che intendi dire? –
-Il professor Vitious doveva occuparsi di uno degli accompagnatori dei ragazzi, ma, sfortunatamente sembra essersi influenzato … -
Severus s’irrigidì.
-No, Silente, non se ne parla nemmeno! Gli preparo io un tonificante, ma io non ospiterò nessuno! – disse, un po’ troppo ad alta voce.
-Avanti, si tratta solo di pochi giorni. Madama Chips ha detto che Filius ha bisogno di riposo … - ribatté il vecchio, in tono pacato.
-Non ho nemmeno intenzione di discuterne! Ho altro da fare, Silente! Mandi Vitious al posto mio agli incontri con il Signore Oscuro? Se è così, va bene! – scattò Severus.
-Non essere così scontroso. Lo sai che non te lo chiederei se non fosse strettamente necessario … -
-Non può farlo Minerva? – chiese, esasperato, afflosciando le spalle.
-Cosa ti ho appena detto, Severus? Su, non sarà per molto – e sorridendo, si voltò per tornare al tavolo.
Severus sembrò trattenere un ringhio selvaggio.
-Va bene – disse, digrignando i denti – Ma il vecchio pazzo lo prendi tu! – gli gridò alle spalle.
 
-Allora … e così anche tu sei un mago, immagino –
Iroh era stato assegnato ad un uomo sulla trentina, dai capelli neri e lunghi, dal dubbio stato di pulizia, che non aveva detto niente per tutta la sera. Ora si erano separati dal gruppo e questi gli stava mostrando il proprio alloggio.
-Sì – rispose conciso.
-Lo sai, è una cosa incredibile questa! Ho saputo dell’esistenza di uomini con le vostre capacità solo qualche mese fa, quando sono stato contattato dal vostro Ministero. Deve essere fantastico essere in grado di utilizzare la magia! –
L’uomo mugugnò qualcosa, ma lo fece talmente a bassa voce che poteva benissimo anche non aver detto niente.
-E hai detto che insegni qui. Cosa insegni? – fece, cercando di mantenere il suo passo.
-Pozioni – aveva un tono teso e irritato.
-Pozioni? Interessante! Allora tu conoscerai senza dubbio tutti i segreti per una corretta infusione! –
L’uomo lo guardò senza capire il senso della domanda.
-Tè. Io ho in una Sala da Tè. Magari potresti insegnarmi qualcuno dei tuoi trucchetti da Pozionista – fece, in tono amichevole, ma quello non gli rispose affatto.
Nel frattempo erano arrivati davanti ad una porta di legno, con una maniglia arrugginita.
-Ecco la tua stanza. Quella è la mia – Indicò una porta lì vicino. Prese una chiave, la aprì, quindi la diede in mano ad Iroh, – Buonanotte -
-Perché non entri dentro, ti offro una tazza … - ma Severus lo guardò, truce, gli chiuse la porta in faccia e se ne andò.  - … di tè –

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Capitolo 3
*** Giorno uno: approcci ***


Il mattino dopo, Ron fu svegliato da una luce intermittente che gli si rifletteva sulle palpebre. Strizzandoli, infastidito, provò a rigirarsi tra le coperte, ma il respiro ritmato e intenso di qualcuno non gli dava tregua.
Dopo dieci minuti, esasperato, si arrese e si mise  a sedere, aprendo gli occhi. Non fu felice di scoprire che la causa della sua sveglia prematura era, in realtà, il suo corrispondente.
Zuko era seduto a gambe incrociate sul suo letto (erano stati aggiunti dei letti in più nei rispettivi dormitori, per gli ospiti), aveva gli occhi chiusi e il busto rigido. Il petto si muoveva ritmicamente ed ad ogni respiro, emetteva una piccola fiamma.
Ron provò un fortissimo istinto omicida.
-Che stai facendo?! – era un ringhio, più che una domanda vera e propria.
Zuko, che sembrava completamente assolto nella sua occupazione, cadde dal letto per la sorpresa. Questo confortò in parte Ron della malasorte di quella mattina.
-Stavo meditando – disse quello, a denti stretti, arrampicandosi di nuovo sul materasso.
-Che cosa?! Ma che ore sono? – scostò una tenda, il sole era ancora appoggiato placidamente sull’orizzonte, - Ma è l’alba! Saranno le cinque del mattino! – si ributtò sul cuscino, sconsolato.
-Lo so. Io mi sveglio appena sorge il sole –
Ron grugnì, infilandosi anche con la testa sotto le coperte, ma con suo grande orrore, Zuko ricominciò.
-La vuoi smettere! – disse, e stavolta fu un grido.
Le proteste, ora, non furono più solo di Zuko, che esalò una fiammata più grande delle precedenti, ma di tutto il resto del dormitorio.
-Ron, per amore di tutto ciò che è bene, STAI – ZITTO! – scandì Harry, mentre tutti gli altri non riuscirono a fare altro che mugugnare tra le coperte.
 
La Sala Grande, a colazione, era più affollata del solito. Ron, Harry, Zuko, Jet e tutti quelli che dormivano con loro, per qualche ragione, furono tra i primi a scendere. Hermione e Katara si fecero vedere mezz’ora più tardi, seguite da Fred, George ed Aang e da Ginny e Mai.
Katara si andò a sedere dove si erano sistemati tutti gli altri corrispondenti, mentre Hermione si diresse verso i due ragazzi.
-Già in piedi? – fece Hermione, sorpresa, non ricordando di avere mai visto Harry e Ron a colazione prima delle otto e mezza.
-Già. Ron si è messo a fare confusione alle cinque di mattina e ci ha svegliato tutti – fece Harry, affondando in una ciotola di latte.
-Non mi sono messo a fare confusione! – ribatté Ron – E’ stato quell’idiota del mio corrispondente che si ha cominciato a lanciare vampate di fuoco all’alba! –
Hermione lo guardò scettica, poi rivolse lo sguardo su Harry in cerca di conferma.
-In realtà stava solo meditando ed emettendo qualche scintilla. Niente di fastidioso, nessuno di noi si è svegliato per quello. Il problema è stato Ron, che si è messo ad urlargli contro – Harry di solito difendeva Ron, o almeno cercava di non accender e la miccia tra lui ed Hermione, ma quella mattina era troppo stizzito per come era stato svegliato, quindi non si diede pensiero.
-Stavi litigando ancora con Zuko, Ron? –
-Te l’ho detto, ha cominciato lui con quella sua stupida meditazione! Era l’alba! Non poteva farlo! – disse, agitando una salsiccia in mano.
-Ron, Katara mi ha detto che è una cosa normalissima. I Dominatori dell’Acqua sono capaci di restare svegli di notte molto più facilmente, perché traggono potere dalla luna. Per i Dominatori del Fuoco è il contrario: essi ricevono energia dal sole, quindi è normale che si destino appena sorga! –
-Va bene –disse con la bocca piena di carne e cereali – Ma che vada a fare le sue stupidaggini da monaco da un’altra parte! –
 
Nell’altra ala della Sala, in fondo al tavolo di Grifondoro, Suki era appena approdata alla colazione.
-Ah, finalmente qualcosa da mangiare! – esalò, iniziando ad prendere una poltiglia di uova e una ciambella. – Ragazzi, vi giuro, non ce la faccio già più con quella lì! –
Gli altri alzarono le teste dalle loro scodelle e la guardarono.
-Chi? La tua corrispondente? – chiese Katara.
-Sì! Non ha fatto altro che lamentarsi e piagnucolare tutta la sera! Mi ha voluto per forza raccontare tutta la sua vita e le sue pene d’amore! – disse, facendo gesti esasperati con le mani.
-Suki, proprio noi dovremmo essere in grado di capirla. Insomma, Hermione mi ha spiegato che anche loro sono in stato di guerra, anche se il loro Governo non vuole ammetterlo, quindi non puoi giudicarla così! – Katara incrociò le braccia.
-Appunto! Anche noi ci siamo passati, ma non credo che la prima cosa che tu abbia raccontato alla tua corrispondente siano i drammi della tua vita! – puntualizzò,  - Persino Zuko non ha sicuramente raccontato ancora a nessuno il perché della sua cicatrice! – aggiunse, indicando il ragazzo davanti a lei.
-Ehi, io non vado sbandierando al mondo intero il perché di questa cicatrice! – fece,  chiaramente offeso.
-Oh, non ti preoccupare, Suki, tempo due giorni e lo saprà mezza scuola – disse una voce dalle sue spalle. Era Sokka. Gli altri scoppiarono a ridere, tutti tranne Zuko ovviamente, mentre il nuovo arrivato si sedeva al tavolo
-Sokka! Non sai quanto sono contenta di vederti! – fece Suki, decisamente disperata dalla nottata appena trascorsa.
Dopo qualche spiegazione al riguardo, anche Sokka proruppe:
-La mia serata non è stata certo migliore della tua! I signor Capelli D’Oro si è rivelato uno snob spocchioso. Appena ha scoperto che non sono un Dominatore, mi ha apostrofato con una strana parola … Bobb … Babbi … -
-Babbano! – fece Katara.
-Sì, credo fosse quella, e se n’è andato, disgustato. – concluse,  - Che vuol dire quella parola, a proposito? –
-Hermione mi ha spiegato che loro chiamano Babbani per persone non dotate di poteri magici. Alcuni maghi sono molto selettivi in questi termini e considero i Babbani inferiori a loro. Addirittura, coloro che sono nati da un genitore mago ed uno Bab… -
-Sì sì, risparmiami la lezione di storia mattutina, Katara, e stai zitta … ho bisogno di carne … - fece, sbadigliando scompostamente.
-Com’è andata invece a voi altri? – chiese Suki.
Ottenne le risposte di Zuko e Mai semplicemente guardandoli, nelle loro facce scontrose e annoiate. Katara, invece, si pronunciò essere stata molto fortunata, dal momento che la sua corrispondente le somigliava molto, era simpatica, responsabile e sapeva moltissime cose.
Anche Aang sembrava soddisfatto.
-Io sono capitato con due gemelli, Fred e George.  Mi hanno insegnato già un mucchio di cose e hanno detto che presto intraprenderemo delle missioni contro alcuni membri del corpo insegnante! – esclamò, sorridente.
-Aang! Come ti saltano in mente certe cose? Vi caccerete nei guai, meglio evitare! Di’ loro che non puoi farl… -
Dei tonfi sordi fecero tremare il pavimento e i tavoli della Sala Grande: Toph era arrivata a colazione. Percy, da fedele mastino, le stava accanto, mano sulla spalla, e la stava scortando al tavolo. Lei aveva l’aria furiosa e maligna.
-Eccoci arrivati dai tuoi amici. Hai bisogno di altro, Toph? –
Toph agitò un dito e un piccolo spillo di pietra andò a conficcarsi sotto la suola di uno dei piedi di Percy, che strepitò, mentre la voce gli si spezza e finiva in falsetto.
-No, sto bene –  sorrise e si mise a sedere sul tavolo. – Non durerà a lungo – esordì, rivolta ai suoi amici.
 
Dal lato opposto del tavolo di Gridondoro, provenivano alcune fiammate di fuoco azzurro.
-E’ perfetto, è tutto perfetto, Ty Lee! – stava sghignazzando Azula – Il piano ha avuto inizio alla perfezione. Sono riuscita ad infiltrarmi nel Dormitorio di una delle Case e ho già controllato le ubicazioni delle sale dove alloggiano i più piccoli studenti della Scuola. Cominceremo da quelli della Casa del mio corrispondente, Ty Lee. Poi procederemo da quelli della tua, fino ad arrivare a tessere una rete che abbraccerà tutti gli alunni della scuola! – concluse, agitando due mani che sprizzavano scintille azzurre dappertutto.
Davanti a lei, un Colin terrorizzato la stava ascoltando. Era paralizzato e rigido sul posto, tremava vistosamente e fissava con preoccupazione il fuoco che lanciava ogni tanto.
-Ty Lee! Mi stai ascoltando? Rispondi! – sbottò Azula.
-S…sì… ho capito … Azula … - balbettò Colin.
-Ehi, fratello! Come va? E così questa è la tua corrispondente! Piacere Dennis! – fece un ragazzino più piccolo, sedendosi vicino a loro.
-Ah, perfetto, Mai, anche tu sei qui! Era ora che arrivassi! Avanti, Ty Lee, spiegale come stanno le cose, sono stanca di parlare! –
 
Quel giorno, le normali lezioni furono sospese, gli studenti vennero radunati nella Sala Grande, dove si sarebbe tenuto un corso sulla cultura dei corrispondenti. Harry, Ron e Hermione, con i corrispondenti al seguito, ritornarono mezz’ora dopo nella Sala in cerca di un posto.
Ron non sapeva se essere felice di saltare due ore di Incantesimi oppure imbronciato perché comunque doveva assistere ad una lezione.
-Vedila così, Ron. Nella Sala Grande, se ci mettiamo in fondo, nessuno ci disturberà. E poi non ci saranno test su quello che diranno in questo corso! – fece Harry, in uno slancio ottimista, sotto lo sguardo truce di Hermione.
-E’ così che ragionate voi due? Se non è richiesto agli esami, non lo studiate affatto? – disse, incrociando le braccia.
-Esatto! – rispose Ron, in tono di sfida.
-Avanti, Hermione. Abbiamo già montagne di compiti arretrati e miliardi di altre cose a cui pensare. Almeno questo possiamo risparmiarcelo! – intervenne Harry.
La ragazza sbuffò.
-Ma non ci metteremo dietro! Noi che abbiamo i corrispondenti dobbiamo essere seduti davanti e dare il buon esempio!  - afferrò Katara per un polso, stizzita – Vieni, Katara. Sediamoci laggiù - e con orrore di Harry e Ron, indicò un posto in prima fila.
Trascinandosi come avessero avuto un troll di montagna attaccato ai calcagni, anche i due ragazzi presero posto vicino ad Hermione, assieme a Zuko e Jet.
-Hanno anche tolto le cose da mangiare! – disse Ron, scandalizzato.
-E’ una lezione, Ron. Che ti aspettavi? Oh …shh…sta cominciando! –
Hermione si armò di posizione da ascolto, anche la sua corrispondente si raddrizzò sulla sedia. Sembrava che le avessero fatte con lo stampino.
Ron, Harry e Jet assunsero pose annoiate. Zuko non sembrava di buon umore, ma, a quanto pareva, lui non lo era mai, quindi non cambiò molto.
A quel punto, Silente, affiancato da altri due vecchi signori, introdusse l’argomento del giorno, facendo poi spazio a Bumi e Iroh, cosicché si presentassero,  per discuterne.
La prima mezz’ora si risolse in un lungo, noioso, lungo, interminabile, lungo, dettagliato, lungo excursus sulla storia delle loro terre, anche se  Harry e Ron recepirono sì e no un tredicesimo di quanto fu detto.
Il discorso divenne leggermente più interessante quando si spostò sui Domini e sull’Avatar, o meglio Ron aprì gli occhi quando il vecchio con una strana barba lanciò un’enorme fiammata a due piedi da lui e Harry alzò la testa dal tavolo quando l’altro fece volare delle pietre sopra la platea; per quando Aang fu invitato a dare una dimostrazione delle sue specialità, erano entrambi tornati nel dolce mondo dei sogni.
Alle undici, giubilo, tripudio, la lezione finì. Furono tutti invitati a ritrovarsi quel pomeriggio alle tre per la lezione sulla cultura dei maghi, quindi furono congedati.
-Grandioso! Ore extra di Storia della Magia! – sbuffò Ron.
 
Era una bella giornata, calda per essere novembrina, quindi si diressero verso il parco, assieme a mezza scuola, attirati dai rari raggi del sole.
Trovarono un lembo di terra libero, vicino al lago, e dopo un paio di … gentili … inviti, che inclusero due persone bagnate, qualche fiamma, un paio di coltelli e un po’ di terra,  Katara riuscì a convincere Sokka, Mai, Zuko e Toph a sedere in un unico gruppo con Ginny, Harry, Ron e Hermione.
-Voi avete visto Aang? – chiese Katara, cercando di pulirsi la veste.
-No – rispose Sokka – Però, Toph, la prossima volta prenditela solo con Katara!- protestò, lottando per uscire da una fossa di fango.
 
-Lo vedi quel tipo laggiù, Aang? Quello è Gazza, il nostro nemico numero uno dopo la Umbridge e Piton. – stava spiegando George, da dietro un muro, mentre assieme al fratello e al ragazzino pelato stava fissando un ignaro Gazza.
-Loro sono degli avversari più ostici… meglio procedere con ordine.- aggiunse Fred.
-Allora, Gazza è un Magonò, questo vuol dire che non ha poteri magici e la cosa viene a nostro favore –
Aang fece un cenno di assenso.
-Ora, il piano è semplice. Noi attiviamo la Caccabomba e tu fai quello che ci hai mostrato stamane – concluse Fred.
Il ragazzino lo guardò un po’ confuso.
-Ma non lo farà arrabbiare? –
-Senza dubbio! Ma è quello il divertimento! – fecero i gemelli all’unisono, con un sorriso beffardo sulla faccia.
Aang non sembrava molto convinto, ma accettò lo stesso. A quel punto, George posizionò la Caccabomba sul pavimento, mentre Fred la sfiorava  appena con la bacchetta, questa prese a ticchettare minacciosamente.
-Adesso, Aang! –
Il ragazzino si avvicinò di un passo, poi fece vorticare le braccia in complessi avvitamenti. Ne scaturì una tromba d’aria che fu diretta verso il custode nello stesso momento in cui la Caccabomba esplodeva. L’intero, lunghissimo, corridoio fu spazzato da una folata d’aria ed escrementi, che investì in pieno il custode e la sua gatta, questi furono sollevati per aria e ricaddero, schizzando melma marrone in ogni dove.
Fred, George ed Aang erano già due piani più sopra, boccheggianti per le risate.
-Bene … molto bene … - fece Fred, calcolatore, una volta ripresosi. – Questo sarà l’inizio di una lunga e proficua collaborazione, mio caro Aang –aggiunse, stringendo la mano all’avatar.
 
 
 
Cho era seduta vicino ad una finestra e guardava fuori con l’aria sconsolata. Lei e Suki erano rimaste nella Sala Comune di Corvonero a fare quello che Suki non avrebbe saputo descrivere in altri modi che deprimersi.
Qualsiasi tentativo di iniziare una conversazione che non ricadesse sull’ex ragazzo di Cho era inutile, sembrava che anche la lettiera del suo gatto glielo ricordasse. Così Suki si era rassegnata a tacere e si era defilata in un angolo, più lontana possibile dai lamenti della sua corrispondente.
-Un anno fa, in questo preciso giorno, eravamo ad Hogsmead. Ti ho parlato di Hogsmead, no? Il villaggio vicino alla scuola. Siamo andati da Madama Piediburro e abbiamo preso il tè e i cioccolatini … siamo rimasti abbracciati tutto il pomeriggio tra gli aromi di cannella e pan di zenzero … riesco ancora a ricordarne l’odore … - Suki roteò gli occhi all’ennesimo, infinito racconto sdolcinato di lei ed iniziò ad esaminare le vie di fuga – Poi, quando si è fatta sera, mezz’ora prima del coprifuoco, siamo andati al belvedere che dà sulla Stamberga Strillante, c’era un’atmosfera soffusa e surreale … - la porta era lì, ed era così vicina. Ma come raggiungerla? Lanciò uno sguardo alla ragazza: stava ancora fissando le nuvole. Se ne sarebbe accorta se fosse sgattaiolata fuori? - … quindi mi ha preso le mani … le aveva calde, le mie invece erano congelate … mi ha guardato negli occhi … aveva degli occhi fantastici lui, sembravano fatti di luce pura … - forse aveva anche iniziato a piangere, perché la voce le si era spezzata. Quello era il momento buono. Furtiva come solo lei sapeva essere, Suki mosse due passi felpati verso la soglia e fu libera.
 
-Ty Lee! Porta Mai subito qui, ho bisogno anche della sua collaborazione! L’approccio è una fase delicata e cruciale, non possiamo sbagliare! –  A parlare era stata Azula, un’Azula che si ergeva minacciosamente sopra un cumulo di mocciosi del primo anno, tutti ammassati contro un muro di un corridoio defilato. Lei aveva una palla di fuoco blu accesa su una mano e con l’altra stava gesticolando in direzione di una Ty Lee che in realtà era Colin. – Che cosa stai aspettando?! Muoviti! –
Il ragazzo scattò sul posto e corse via, cercando di impedire alle gambe tremanti di cedere sotto il suo peso. Azula lo seguì con lo sguardo, accigliata, poi tornò a concentrare la sua attenzione sui ragazzini davanti a lei.
Con due dita, iniziò ad arricciarsi una ciocca di capelli, facendo sbuffare qualche scintilla di tanto in tanto.
-Bene, bene … voi adesso siete miei prigionieri, nonché schiavi al mio servizio. E farete tutto ciò che vi dico, o  sarete banditi da questi terreni …- iniziò, in tono minaccioso.
 
-E così si fa la ruota, tutto chiaro?-
-Credo di sì –
-Allora provaci, avanti, è facile –
Ty Lee stava vorticando in giro su mani e piedi da dieci minuti, nel cortile interno della scuola, nel tentativo di insegnare alla sua corrispondente qualcuna delle sue acrobazie. Ma quando Luna provò ad imitarla, cadde a terra, escoriandosi le mani.
-Oh, ti sei fatta male? – fece Ty Lee, con la vocina dispiaciuta.
-Nulla di serio, anzi, guarda! – Luna si stava fissando il palmo della mano, dove, oltre a qualche decina di minuscoli taglietti, Ty Lee non riusciva a scorgere null’altro. –Li vedi? Sono i Nannò, sono piccoli quanto formiche, anche di più. Infestano le ferite appena aperte –
La ragazza con la treccia fece un “oooh” stupito.
-E non saranno pericolosi? –
-Non tanto. Ma dovranno mangiare pure loro, no? A volte mi faccio qualche piccolo graffio di proposito, per non lasciarli a bocca asciutta. – rispose Luna.
-Oh, ma è fantastico! – e senza alcun motivo, Ty Lee abbracciò l’altra ragazza.
-Ty Lee! Finalmente ho trovato qualcuno! – era Suki, spuntata all’improvviso da oltre il porticato.
-Suki! Ciao! Ti ho già presentato Luna, la mia corrispondente? – fece quella, in un sorriso.
-No, tanto piacere – si prese il pugno destro nella mano sinistra raccolta e fece un leggero inchino con la testa. – Tu non hai idea di che cosa stia passando! Hai visto gli altri? –
 
-Suki! –
Dai corpi gettati a peso morto sul prato del parco di Hogwarts, si levò una testa e una voce, poi un Sokka radiante ne emerse per correre incontro alla sua ragazza. – Finalmente! Mancavi solo tu!  Dov’eri? –
-La mia corrispondente mi ha riportato nel suo dormitorio. Ha passato mezz’ora a lagnarsi solamente! Insopportabile! – nel frattempo, erano tornati a sedersi. – Non parla d’altro che dei guai che ha passato! Com’è possibile che qualcuno si lamenti solamente? –
Il ragazzo con i capelli rossi mugolò, quando Suki ruppe il silenzio. Lui e l’amico con gli occhiali, difatti, sembravano decisamente dormire profondamente. L’altra ragazza che non conosceva, dai capelli crespi e castani, invece, stava cercando imperterrita di dare a parlare a Jet, dato che Katara, la sua corrispondente, sembrava essersi appisolata assieme agli altri. Toph, invece, era intenta a bullizzare un paio di ragazze il riva al lago, schizzandole di fango, senza farsi notare, e Zuko e Mai erano anche loro stesi, abbracciati, ma svegli, del loro solito umore ottimista e gioviale.
-Beh, almeno la tua corrispondente non ha cercato di ucciderti! –
-Sokka, per la ventesima volta, non stava cercando di ucciderti, sei sempre il solito paranoico! – Katara, evidentemente, stava solo fingendo di dormire, perché era subito intervenuta nella discussione.
-Ha puntato quella cosa puntuta contro di me due volte! Una persino mentre dormivo, facendomi svegliare di soprassalto! Dimmi tu se questo non era un tentativo di omicidio!- ribattè, gesticolando con il dito indice.
-Hai visto Aang, Suki? – disse, invece Katara, non calcolando il fratello.
-No, ma ho incrociato Ty Lee e Azula … ah, a proposito, Zuko, tua sorella stava ronzando attorno ad un gruppetto di ragazzini, con un po’ troppo fuoco tra le mani, poco fa … -
-Se la caverà – disse Zuko, parlando al cielo.
-Va bene, allora ti avviso quando l’intero castello sarà dato alle fiamme, okay? –
-Ancora mi chiedo perché ce la siamo portati con noi! È evidente che vada rinchiusa in un manicomio e poi estirpata la serratura – fece Sokka.
-Non essere così indelicato, Sokka, le farà bene quest’esperienza. Cambiare ari … - mentre stava parlando, Katara improvvisamente si interruppe e si abbatté al suolo, tornando a fingere di dormire.
-Ehm … tutto bene? – chiese Suki, perplessa.
-Sta cercando di non attirare l’attenzione della sua corrispondente. Ha deciso che non la sopporta. – le spiegò Sokka. Hermione, di fatti, si era girata nella loro direzione.
-Cosa? Ma se solo stamattina non faceva che decantarne le lodi – protestò Suki.
Sokka scosse le spalle, era evidente che aveva rinunciato da tempo a intromettersi in queste faccende. Così, mentre Suki iniziò a discutere bassa voce con Katara, si soffermò sul passatempo di Toph, in particolare sull’ottimo tiro che le fece centrare in pieno quattro ragazze in una volta sola.
 
L’ora di pranzo scoccò presto e studenti e corrispondenti conversero nella Sala Grande come un fiume nella stagione delle piogge, provocando un inquinamento acustico ai limiti del sopportabile.
Severus, già ben oltre la soglia della sopportazione, si prese la testa tra le mani e appoggiò i gomiti sul tavolo. Se avesse sentito anche solo un’altra parola sul tè, avrebbe rimesso mano alle Maledizioni Senza Perdono, senza alcuna esitazione.
-Allora, com’è andata la mattinata, amico mio? – un leggiadro Silente, con un tasso di allegria decisamente irritante nella voce, si andò a sedere accanto al professore.
Severus gli lanciò un’occhiata feroce, senza dire niente.
-Vedo che va tutto a meraviglia! – rispose, ironico – Insomma, cos’ha Iroh che non va? Mi sembra una persona molto in gamba, conosce moltissime cose e in più prepara un ottimo tè! –
Quella parola! Aveva pronunciato quella parola! Serrò i denti e si strinse il polso per evitare che la mano destra filasse ad afferrare la bacchetta.
-Qualcuno ha detto la parola “tè”? – e rieccolo, che avanzava gioviale verso di loro e che parlava di tè, ANCORA-UNA-VOLTA!
-Non sono ancora deciso a lasciarti andare via senza che tu mi abbia svelato qualche trucco del mestiere, Iroh – lo salutò Silente.
-Oggi pomeriggio, dopo la lezione, potrei rivelarvi qualche segreto, magari davanti ad una buona tazza di tè al gelsomino! – e fece una risata grassa, come se quello che aveva appena detto fosse divertente.
Severus si versò, sconsolato, del Vino Elfico nel bicchiere, mentre ascoltava Silente accettare con entusiasmo la proposta del vecchio fanatico.
-Ho chiesto a Severus di insegnarmi qualcuna delle sue tecniche di estrazione. Chissà che non potrebbero tornarmi utili! –
Eccolo che lo ritirava in mezzo. Svuotò il bicchiere, riversandosi il resto del contenuto in bocca.
-Mi sembra un’ottima idea, Iroh. Solo stai attento, Severus è di pessimo umore ultimamente, non vorrei che gli saltassero in mente strane idee… per precauzione non bere nulla di quello che ti propone. -
“Non tutti i veleni si devono necessariamente bere, Silente.” Pensò, facendo un catalogo di tutti i gas tossici che gli passavano per la mente. Conosceva persino un veleno che occorreva preparare al buio, perché la vista provocava l’accecamento. Non erano cattive idee.
Al vecchio hippie-fate-il-tè-non-fate-la-guerra, tuttavia, la cosa risultò di grande ilarità, perché si fece di nuovo prendere da un attacco di risate.
-Lo sai, mi ricordi molto mio nipote, Severus. Dovrò fartelo conoscere, avete molte cose in comune, credo –
Esistevano anche veleni tattili, sottili polveri che, se entrano a contatto con l’epidermide, possono causare anche la perdita di un arto.
-Non so quanto possa essere una buona idea. Trovi che sia prudente farli incontrare? – s’intromise di nuovo Silente, fingendosi preoccupato.
E poi c’era il crioveleno, bastava respirarne pochi milligrammi, perché congelasse gli alveoli polmonari e provocasse un arresto cardiaco nella vittima. Non era nemmeno così difficile da preparare …
E proprio mentre il pensiero di Severus si stava soavemente per soffermare sui suoi preferiti, i Veleni della Paracoscienza, che agiscono sull’inconscio del malcapitato, portandolo a istinti masochistici, fino al suicidio, l’altro vecchio pazzo, Bumi, si arrampicò sul tavolo dei professori.
-Aspettate tutti un momento. Nessuno si muova! – gridò a tutta la Sala. – Ho perso una lente a contatto! –
Calò un silenzio immacolato, che fu rotto solo dal teinomane parecchi istanti dopo.
-Bumi, tu non porti le lenti a contatto! –
-Oh …ecco perché non le avevo mai trovate prima!-

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Capitolo 4
*** Giorno due: degenerazioni ***


Il primo giorno passò in fretta, i corrispondenti ebbero ulteriori occasioni per socializzare e l’alba della seconda giornata ad Hogwarts sembrava offrire prospettive anche migliori.
Zuko aveva già intrapreso un battibecco con il suo corrispondente e gli altri compagni di camera, dalla quale era stato sfrattato all’unanimità, non senza incenerire qualche tenda.
-Stupidi corrispondenti, stupido posto, stupide idee. – si lamentò, scendendo nella Sala Comune.
Cercando di ritrovare una calma interiore che non possedeva, si sedette a gambe incrociate davanti al camino, accese il fuoco e cercò di riprendere gli esercizi di meditazione. Respirando modulatamente, presto si distese e sgomberò la mente.
Sentiva il suo Chi fluire nelle vene, scorrere assieme al suo sangue per tutto il corpo, lo percepiva espandersi, quando inspirava e protendersi oltre i suo corpo quando espirava. Il silenzio gli permetteva di focalizzare la propria attenzione tutta su di esso. Poi iniziò a soffiare fumo dalle narici, che lentamente si trasformò in fuoco.  Emetteva fiammate regolari come il ritmo del suo respiro, mentre un raggio di sole invase la stanza. 
Ma proprio quando era tornato a concentrarsi, sentì un rumore di passi alle sue spalle.
-Zuko? Sei tu? – disse la voce di una ragazza, ma non era né Mai, né Katara, né, fortunatamente, sua sorella. – Che ci fai qui? È successo qualcosa? –
Non potendo ignorare quell’irritante serie di domande, aprì gli occhi, stizzito e si girò in uno scatto, Dominando il fuoco nel camino, che schizzò su per il comignolo.
-Che cosa vuoi? –
Appena la vide, notò che era la corrispondente so-tutto-io di Katara.
-Oh,  scusami, ti ho disturbato? Ma come mai sei qui fuori così presto? È successo qualcosa con Ron? –
-A quanto pare nessuno dei miei compagni di stanza riesce a sopportare qualche sbuffo di fumo –
-Non la passeranno liscia, non preoccuparti. Devo scambiare altre due parole con Ronald … - disse, in tono minaccioso.
-E tu che ci fai qui? –
-Sono in fuga dalla mia corrispondente – rispose, accasciandosi sul divano più vicino al ragazzo, che le restituì un’occhiata confusa.
-Mi sembrava che tu e Katara andaste piuttosto d’accordo –
-Infatti era così, prima che iniziasse a mettere in mezzo il suo ragazzo in ogni discorso! – fece, chiaramente esasperata. – Stanotte è scoccato il loro mesiversario – disse, pronunciando con un tono melenso l’ultima parola – Aang è passato a prenderla dalla finestra e se ne sono andati in giro per il parco. È tornata nel cuore nella notte e mi ha descritto ogni singolo particolare! Insopportabile! –
Il ragazzo pareva spaesato, probabilmente si stava chiedendo perché Hermione si stesse sfogando con uno sconosciuto.
-Non t’invidio … - buttò lì.
-Che cosa faccio? –
-Non hai niente in quella tua bacchetta? –
-Magari fosse così semplice… -
 
Jet era appostato sulla cima della scala a chiocciola in ferro battuto, da lì aveva una visuale perfetta su tutta la Sala Comune. Era così vulnerabile in quel momento, gli occhi chiusi, la guardia abbassata… sarebbe stato semplicissimo fare un balzo e coglierlo di sorpresa. Ancora prima di potersene rendere conto, si sarebbe ritrovato con una delle sue spade che gli trapassava da parte a parte la gola, lo spuntone dell’uncino ancora nella carne.
Dalle narici iniziò ad uscirgli del fumo e poi esalò anche del fuoco, sembrava che lo stesse provocando. Quel fuoco implacabile che aveva ucciso i suoi genitori gli era insopportabile alla vista! Avrebbe dovuto pagarla, così come il resto della sua nazione, non importava se lui avesse messo fine a quella guerra, lo aveva umiliato e quella sarebbe stata la sua ultima, preziosa occasione di ucciderlo, non avrebbe mai più ritrovato il Signore del Fuoco senza guardie di sicurezza attorno.
Sfilò piano le spade uncinate dal fodero, queste sibilarono, fendendo l’aria, ma il loro rumore fu coperto da un suono di passi: la ragazza dai folti capelli castani era entrata nella stanza e lui aveva perso la sua possibilità. Be’, non importava, non sarebbe stata certo l’unica…
 
-Che dobbiamo fare oggi? – sbadigliò Ron, versandosi del succo di zucca.
-Lezioni normali – rispose, sconsolato Harry.
-Vuoi dirmi che la pacchia è già finita? – fece quello, scandalizzato, sbattendo sul tavolo la tazza e rovesciandone metà del contenuto sui toast.
-Siamo ancora autorizzati a saltare le lezioni pomeridiane –
-Ah, giusto, me l’ero dimenticato. Ho troppo sonno, sono due giorni che  mi sveglio alle cinque, non ne posso più! – mugugnò, - Se domani lo fa un’altra volta, gliela farò vedere io! –
-Già, così finisci incenerito! Lascia perdere, Ron, se non fosse perché tu ti metti a sbraitare ogni volta, nessuno risentirebbe della cosa! – rimbeccò Harry.
-Ma è impossibile dormire con quella luce intermittente negli occhi! No, altro che Dominio del Fuoco, domattina gli dimostrerò di cosa è capace un mago, al diavolo l’ospitalità! –
-Fai quello che vuoi, ma ti prego abbassa la voce e non farti sentire da  Hermione –
-E perché mai dovrei avere paura di lei? Sono un Prefetto anche io, non può mettermi i piedi in testa! – s’impettì il ragazzo.
-No, certo. Però può sempre decidere di smettere di passarci i temi di Storia della Magia… quindi stai zitto! -
Hermione, infatti, li raggiunse poco dopo, anche lei sembrava non avere una bella cera.
-Che faccia? Che ti è successo? – chiese Harry.
-La mia corrispondente… - durante gli scambi culturali risposte di questo genere sono estremamente frequenti.
-Che avete fatto? Avete passato tutta la notte a discutere di Dominio degli Elementi?  Ti ha insegnato quelle loro mossettine di karate? – la schernì Ron.
Hermione lo guardò, truce, da sopra le occhiaie, poi diede loro la stessa spiegazione fornita a Zuko quella mattina.
-Per fortuna alle prime due ore abbiamo Incantesimi, così mi rilasso un po’ – concluse.
Harry e Ron a quel punto la guardarono disgustati.
-Dimmi che non l’hai detto per davvero, Hermione! – fece Ron, come se fosse stato ferito al cuore.
 
-TY LEE! – un grido attraversò la Sala Comune – Vieni subito qui! Non abbiamo altro tempo da perdere! –
Azula era in piedi, davanti al camino il cui fuoco non era del solito rosso vivo, ma di un blu incandescente. Aveva i capelli acconciati in un codino sul capo e molto ordinati, ad eccezione per una frangia che sembrava essere stata tagliata con un tosaerba.
-TY LEE! – strillò di nuovo, perentoria.
Dai piani superiori si sentirono delle grida di protesta e poi un ragazzo fu cacciato fuori da uno dei dormitori. Era Colin, che, ancora con i vestiti sotto braccio, stava cercando di non rotolare giù per le scale.
-Alla buon ora! – sibilò la ragazza. –Mai dov’è? –
Ma Colin aveva ancora la testa offuscata dal sonno, non poteva arrivare a collegare che la persona che Azula chiamava Mai era, in realtà, suo fratello Dennis.
-Chi? –
-Mai! Mai! –sbuffò – Non ti credevo così incompetente, Ty Lee. Le Guerriere di Kyoshi ti hanno spappolato il cervello. Ma non importa, inizieremo senza di lei. – continuò – Anzi, meglio, c’è sempre il rischio che Mai lo dica a mio fratello, che potrebbe di nuovo giocare a fare l’eroe e rovinare tutto… Andiamo! –
Azula si avviò su per la scala a chiocciola che portava ai dormitori delle ragazze, ma Colin esitò a seguirla.
-Muoviti! Non possiamo aspettare oltre! Che c’è ancora? –
-Non posso salire lì, si trasforma in uno scivolo, se un ragazzo ci mette piede sopra! – le spiegò Colin.
Azula non parve registrare l’informazione che riguardava il suo sesso, ma comunque trovò una soluzione. In un abile balzo, fu di nuovo davanti al corrispondente, lo prese per il colletto della divisa e, usando il fuoco come propulsore, si proiettarono entrambi su per le scale.
-E non ti azzardare ad urlare! – gli aveva imposto Azula prima di catapultarli entrambi di sopra.
Tre giri di chiocciola e molti respiri dopo, i due furono al terzo piano del dormitorio delle ragazze, dove c’erano gli alloggi delle studentesse del primo anno. Fece cenno al suo corrispondente di fare silenzio e, con molta classe, sfondò la porta con una vampata di fuoco.
-Buon giorno a tutte, care signore! – disse, coprendo gli strilli con la propria voce. –E’ arrivato il momento di darmi ciò che mi spetta… -
Le ragazzine, spaventate,  schizzarono fuori dai letti e corsero tutte in un angolo, come dei topi, e continuavano a starnazzare, con le loro vocine acute. Azula le guardò con disgusto e accese due enormi fiamme blu nelle sue mani.
-E state zitte, dannazione!  Se l’intero dormitorio si sveglia, vi faccio a pezzi! – fece, autoritaria, stagliandosi, feroce, al centro della stanza. – E ora… dove sono le figurine delle Cioccorane? Dove le avete messe? –
 
 
-Veniamo ora ad un avversario più complesso, Aang –
Fred, George e il loro corrispondente erano in Sala Grande, ma si erano un po’ isolati dal resto del gruppo di Grifondoro, per cui riuscivano a parlare indisturbati.
-La vedi quella lì? – George indicò un confetto rosa travestito da essere umano, che stava sorseggiando una tazza di tè al tavolo dei professori.
-Ultimamente non è poi così carina con noi suoi studenti, e stamattina avremo la nostra occasione. Con te! – aggiunse Fred.
-E’ una vostra insegnante giusto? –
-Si spaccia disgustosamente per una professoressa di Difesa Contro le Arti Oscure, ma non ci permette neanche di tirare fuori la bacchetta in classe. È giunta l’ora che iniziamo a mettere mano alla faccenda… -
Aang stavolta sembrava un po’ più  esitante.
-Non so, ragazzi… vi metterete nei guai… non sarà rischioso? –
-Cosa ti abbiamo già detto ieri,  caro il nostro Avatar, sarà divertente! – disse entusiasta George.
-Ora, presta attenzione e ascolta il nostro piano… -
 
Sokka fu trascinato dal suo corrispondete in un ampio stanzone, se possibile più buio e deprimente della Sala Comune dei Serpeverde.  Capelli d’Oro ormai non gli rivolgeva la parola dalla sera prima, quando aveva minacciato di riferire a suo padre che lui, Sokka, gli aveva quasi scheggiato la bacchetta con la sua “ridicola” spada. Senza motivo, avrebbe di certo aggiunto lui. Ma una ragione c’era eccome, se lanciare un incantesimo alle tende del suo baldacchino per lasciarlo intrappolato, poteva definirsi tale.
Senza che lo degnasse di un’attenzione, il suo corrispondente si andò a sedere in una delle prime file, con il suo solito fare altezzoso. Per fortuna, in quel momento, Sokka  vide che anche Suki era lì, seduta accanto alla sua corrispondente; aveva l’aria di essere più annoiata persino della scontrosa ragazza di Zuko.
-Suki! – gridò, facendola sobbalzare e vedendola finalmente sorridere.
Sfortunatamente, in quello stesso momento, il professore entrò in classe, sbattendo la porta.
-Silenzio! – minacciò. Aveva appena sibilato quella parola, ma ottenne lo stesso effetto che se fosse stata urlata. In un districarsi di tuniche nere, andò a collocarsi in cattedra,  mentre Sokka si precipitava ad uno degli ultimi banchi, con Suki.
-Prendete, immediatamente, i vostri posti e mettetevi a lavoro da dove avevate interrotto l’altra settimana, la pozione dovrebbe essere ormai fermentata. La trovate nei vostri calderoni, se non ha la sfumatura grigio acciaio, allora potete anche buttarla, venire a collezionare una T e tornare a trovarmi oggi pomeriggio per la vostra punizione. Le istruzioni sono alla lavagna. Procedete. –
Sokka non aveva esattamente ascoltato tutte le sue parole. Si era limitato ad annuire, mentre si tirava Suki sempre più vicina. Qualche effusione dopo, iniziò la quotidiana lamentela suoi propri corrispondenti.
-La mia è stata capace di piangere tutta la notte! Sokka, non ha smesso un minuto! Come si possono avere tante lacrime in corpo? – stava dicendo Suki, mentre Sokka tirava in mezzo la sua storia della tenda del letto a baldacchino. Non si accorse, però, che mentre inveiva contro Draco, il naso adunco di Piton, nonché tutta la sua persone, si erano avvicinati pericolosamente al loro banco. Lui non poteva saperlo, ma il professore era più di cattivo umore del solito, causa: Iroh.
-Bene, bene. Evidentemente qui abbiamo qualcuno che si crede al di sopra delle regole… - lo disse a bassa voce, ma chiaramente attirò l’attenzione di tutti. Molti porsero le orecchie, altri, tra cui Draco, si girarono con un ghigno soddisfatto in faccia. – Anche se non siete studenti di questa scuola, ciò non vi solleva dal regolamento scolastico. Ora, prendete anche voi un calderone e cercate di mettere assieme questa pozione – agitò la sua bacchetta e comparve un’incisione sul tavolo di legno, dove erano scritte le istruzioni necessarie – il più silenziosamente possibile – concluse, ma l’atmosfera di terrore che aveva creato, fu bruscamente interrotta da Iroh che entrò nella stanza.
-Eccomi! Mi sono forse perso qualcosa? – disse, gioviale, - Scusami, Severus, ma sai, alla mia età la natura chiama più spesso di quanto non lo si desideri! –
 
Severus guardò il vecchio che gli aveva affidato quell’altro vecchio con aria truce, si sforzò di non dire niente, e lo ignorò. Sbatté un calderone sul banco dei due ragazzi stranieri ed iniziò a pregustarsi i loro, vani, tentativi di distillare una pozione, senza magia.
Nel frattempo, riprese a girare per le file dei banchi, come suo solito.  Qualche essere superiore si era, evidentemente, dimenticato della sua avversione verso la persona di Severus e gli aveva concesso la grazia di fare saltare il tè previsto per la sera prima, con quegli squilibrati.
-Mm, che profumino! Cosa stanno preparando? –
L’uomo si girò con odio verso Iroh. Era chiaro che a quell’essere superiore era tornata la memoria.
-Pozione Corroborante – disse, regalandogli un ghigno orribile.
-Interessante… - fece quello, sporgendosi oltre i calderoni, ovvero facendo la cosa più stupida che si potesse fare. Era probabilmente tra le prime tre regole dei pozionisti: mai sporgere la testa su di un calderone, poiché anche solo i vapori potrebbero essere nocivi.
Sfortunatamente Severus si dimenticò di avvisarlo e  Iroh si ritirò tutto rosso, tossendo.
Continuò il suo giro di ronda, facendo Evanescere un paio di pozioni di Corvonero e quella di un Goyle senza speranza alcuna. Poi arrivò davanti a banco di Draco e vide rifulgere il perfetto color acciaio da oltre l’orlo del calderone.
-Molto bene, Draco. – disse, ma Iroh tornò in agguato.
-Senti, ne parlavo ieri con Silente, ma lui mi ha detto di chiedere a te. Per le foglie di tè verde, è più corretta un’infusione totale e più rapida, o credi che questa possa stressarle e quindi giudichi più adatta un’infusione a bagnomaria? –
Si sarebbe controllato, ce l’avrebbe senz’altro fatta, se due dei suoi sensi non fossero stati irritati allo stesso tempo dallo sbuffo di una risata e dall’orrenda preparazione della Corroborante di uno dei Corvonero, che al posto dell’idilliaco grigio metallico, era di un verde marcio e abbruttito.  Si girò, di scatto, sbattendo la mano su uno dei banchi e gridando al vecchio di stare zitto, poi fece Evanescere la prima pozione che gli capitò a tiro e tornò in sé.
Quella scenata fece ritornare l’ordine nella sua classe e il desiderio di un bagno al teinomane. Per fortuna a deliziarlo c’erano sempre quei due Babbani in fondo all’aula, che disperatamente cercavano di fare quello che per loro era impossibile.
 
-Non si addensa! Perché non si addensa! – stava dicendo Suki, freneticamente, mentre Sokka mescolava, febbrile, il contenuto del calderone. Il grido di poco prima, lo aveva invogliato a non sfidare quel professore.
-Non lo so perché! – rispose lui, ormai a corto di fiato.
-Qui dice che ormai dovrebbe essere celeste cielo, ma è solo una poltiglia di ingredienti! Come fa a diventare liquida? –
-Non lo so! Controlla la lista, abbiamo messo tutto? – Suki si lanciò a leggere gli ingredienti, ma l’ombra del minaccioso professore era ormai su di loro. –Sbrigati! –
-Inutile dire – incominciò una voce in tono mellifluo – che avete fatto un pessimo lavoro e che aspetto entrambi alle sei di questo pomeriggio, davanti al mio ufficio. Non tollererò ritardi. – disse, mentre con la bacchetta faceva scomparire tutto e si girava a dargli le spalle – Non che mi aspettassi un risultato diverso, comunque. Non sapevate che solo i maghi possono preparare pozioni? O pensavate forse che fosse come giocare ai piccoli cuochi? – e con passo soddisfatto si allontanò, tollerando, stavolta, le risate dell’intera classe.
 
-Buon giorno, classe! – esordì, in tono raffreddato, il professor Vitious.
Ci fu un belato di risposta, che celava anch’esso la parola “buon giorno”, mentre tutti prendevano posto.
-Oggi, avevo escogitato una lezione speciale per mettere i nostri ospiti a proprio agio. Pensavo di esercitarci su degli incantesimi che rispecchino le loro abilità –  proseguì, entusiasta.
Zuko, seduto in fondo all’aula, accanto ad un ben poco presente corrispondente, stava armeggiando con una cartina del Regno della Terra e un compasso, lasciando che le parole gli passassero, come brezza mattutina, da un orecchio all’altro.
Sentiva che la soluzione era vicina, doveva essere a portata di mano! Ci doveva pur essere un modo per non costringere migliaia di persone ad abbandonare le proprie case e, al tempo stesso, cancellare ogni traccia della Guerra dei Cent’anni.  Forse poteva concedere al Regno della Terra tanti territori nella Nazione del Fuoco quanti erano quelli occupati dalle colonie, così si sarebbe raggiunta una sorta di par condicio. Purtroppo, un rapido calcolo gli rivelò che in questo modo avrebbe dovuto cedere al Regno della Terra tutta la Nazione e un paio di Templi dell’Aria, il che avrebbe scontentato qualche famiglia e causato un’altra guerra. No, non andava.
-Allora, ci sono dei Dominatori dell’Acqua, quest’oggi? – diceva intanto quel minuscolo ometto, da dietro la cattedra.
Zuko alzò gli occhi per vedere Katara che si faceva riconoscere come tale e tornò al suo problema.
-Che fai? –
Corrispondente e amico occhialuto avevano rivolto la propria attenzione su di Zuko, non appena si erano resi conto che quella si sarebbe rivelata una lezione come le altre.
-Nulla che ti riguarda –
-Fatti in là, voglio vedere! – insistette quello.
-E’ una cartina geografica. È il posto da dove venite? – chiese Harry, l’altro ragazzo.
-Mm- tagliò corto Zuko.
-E cosa sono tutti quei segni? – chiese ancora il pel di carota.
-Harry, Ron, non vi state esercitando! Perché? – Hermione era giunta in suo salvataggio.
-Il perché lo sai bene. –
-Va bene, non mi interessa, avanti, provateci anche voi, prima che il professor Vitious vi scopra. –
L’incantesimo che dovevano fare con il loro bastoncino di legno somigliava molto a Dominio dell’Acqua: avevano tutti una piccola scodella con dell’acqua dentro, che dovevano trasformare in lazo e far  vorticare per aria. L’unica differenza era che loro non avevano bisogno di muoversi, ma solo di pronunciare strane parole magiche.
Era così semplice: dovevano solo prendere la loro bacchetta e dire una parola, come diavolo facevano a essere già tutti bagnati nel giro di pochi secondi?
E, purtroppo, dopo un altro battibecco, la ragazza aveva malauguratamente convito anche il suo corrispondente a provare. Ci fu un breve attimo in cui Zuko ebbe fiducia delle capacità del ragazzo.  La sua cartina, suoi calcoli, i suoi appunti e la sua persona si ritrovarono bagnate un secondo più tardi.
-Fai attenzione, per la miseria! – sbottò, alzando il suo planisfero grondante d’acqua.
Ma Ron, Harry e Jet stavano ridendo, ancora asciutti, della malasorte del ragazzo. Fu allora che partì un’enorme vampata di fuoco, che abbrustolì parte delle tuniche circostanti.
-Stammi bene a sentire – disse, in tono minaccioso, afferrando Ron per il bavero, mentre il silenzio scese sulla stanza – Io sono un Capo di Stato e questa – e gli sbatté la cartina bagnata sulla testa – E’ una faccenda di primaria importanza! Mi hai capito? Quindi non ti azzardare a ripeterlo, non ho tempo da perdere con i vostri giochetti da imbranati! –
Katara si precipitò subito in soccorso, e Dominò fuori l’acqua da tutti i fogli di Zuko, che finalmente si decise a lasciare andare il colletto del corrispondente.
-Oh, bene. Abbiamo anche un Dominatore del Fuoco! – squillò, eccitato, il professore –La prossima volta impareremo qualcosa anche da lui! –
 
-Io sono un capo di Stato… bla bla bla… Quell’idiota ha fatto una questione dal niente e non fa che darsi arie! – era Ron, ovviamente, che si stava lamentando del corrispondente, sulla via per la lezione successiva. – E mi ha anche dato fuoco alla manica! –
Il tono melodrammatico di Ron giunse anche alle orecchie di Jet.
-Non ti aspettare altro da lui. È veramente un idiota. – s’intromise.
-Questo sì che è parlare! Harry, mi piace il tuo corrispondete, facciamo a cambio? –
-Non credo proprio. Il lanciafiamme schizzato lo lascio a te – rimbeccò l’amico.
-Veramente, io stavo pensando a qualcosa di più… definitivo-
Harry e Ron guardarono il ragazzo dalla chioma folle.
-Che ne direste di darmi una mano ad uccidere il Signore del Fuoco? – propose, in tono grave.
-Che cosa? – fece Harry, –Aspetta, non farai sul serio? –
-Oh, credo proprio di sì – rispose, stringendo gli occhi.
-Tu sei pazzo. Non c’è niente da fare, Ron, sono tutti pazzi! –
-No, aspetta, Harry, lascialo almeno spiegare… - provò a dire Ron, ma stavolta non servi l’aiuto di Hermione per fargli mettere la testa a posto.
In quel momento, davanti a loro sfrecciarono tre individui, uno calvo, due dalla folta capigliatura rossiccia, su dei monopattini d’aria, e per poco non mandarono per aria il minuto professore d’Incantesimi.
 
Fred, George ed Aang approdarono, vorticando sulle loro bolle d’aria, nella classe di una rosea Umbridge. La donna guardò con orrore il loro mezzo di trasporto, mentre i tre saettavano sulle pareti della classe, prima di prendere i loro posti.
-Niente magia nei corridoi, né nella mia classe, signori Weasley. Venti punti in meno  a Grifondoro! – sentenziò. – Per quanto riguarda lei, signorino – disse, indirizzandosi ad Aang – Non le consiglio di seguire la strada di questi due teppistelli. E, siccome lei è affidato a loro, toglierò altri dieci punti alla loro Casa! –
Aang guardò preoccupato i due gemelli, che lo rassicurarono con una scrollata di spalle. Quei pochi punti erano niente rispetto a quello che li avrebbe aspettati, se il loro piano fosse andato a buon fine… ma ne sarebbe valsa la pena.
La professoressa iniziò la lezione come sempre, chiedendo agli alunni di riporre le bacchette e di armarsi di libri, poi rivolse la sua attenzione alle pergamene ammassate sulla sua cattedra.
Fred lanciò uno sguardo al soffitto della stanza: ben nascosto, appostato sul lampadario c’era Pix. Allora fece un cenno, ed Aang partì.
-Professoressa, mi scusi. Mi chiedevo se lei poteva aiutarmi con questo libro. Non mi molto chiaro il significato di alcune parole… -
-Chieda aiuto a qualcuno dei suoi compagni, signorino. Io, come può vedere, sono già occupata – rispose, ma Aang fu invitato a non desistere.
-Ma vede, dal  momento che lei è l’insegnante, senza dubbio è la più qualificata tra noi, e potrà fornirmi una spiegazione migliore –
La Umbridge si alzò spazientita.
-Bene – disse, con una vocina acutissima – Cosa desidera sapere?  -
Mentre si avvicinava, George fece il segno di un “ok” con la mano al ragazzo.
-Qui, in questo capitolo, la parola “spirito” a cosa si riferisce, precisamente? – prese a dire, una volta che la professoressa gli fu davanti,  - Perché, vede, si dà il caso che – e fulmineamente, entrò nello stato dell’Avatar. Il bagliore accecante si accese negli occhi di Aang, che si sollevò di trenta centimetri da terra ed  spazzando di vento tutta l’aula.  – Anche io sia uno spirito – proseguì, con una voce decisamente spiritata.
La Umbridge fece un salto indietro, gridando, terrorizzata. Ma anche questa fu una mossa sbagliata: una Fattura Trabocchetto la stava aspettando, la donna inciampò in un ostacolo invisibile e rovinò a terra, mentre Pix saltava dal lampadario tra i suoi capelli e iniziava ad intrecciare un nido con la saliva.
Un’ovazione generale accolse la bravata dei tre ragazzi, che erano tornati sui loro monopattini di aria e se la stavano dando a gambe.
Fred e George ridevano, avevano le lacrime agli occhi, Aang, invece, sembrava piuttosto pensieroso.
-Grandissima interpretazione, Aang l’Avatar. – si congratulò uno dei gemelli, mentre cercavano di guadagnare il parco.
-La sua faccia! La sua faccia quando hai fatto quella cosa! Dovremmo trovare un incantesimo per imitare anche lo  stato dell’Avatar, George. Era impagabile! –
Le bolle d’aria su cui viaggiavano i due gemelli, infatti, erano frutto di un incantesimo ideato da loro stessi, quella notte, a modello del Dominio dell’Aria.
La sorte, tuttavia, non fu così benevola da concedere loro un lieto fine a quella faccenda. Piton incrociò il loro cammino.
-Bene, bene – disse, con il tono gioioso che assumeva solo quando stava per punire qualcuno – Cosa abbiamo qui…  Alunni fuori dalle classi durante le lezioni e magia nei corridoi. – parve ponderare la gravità della faccenda, - Credo che sarò molto lieto di avere anche voi due, da me, in punizione, per questa sera alle sei. Vi consiglio caldamente di non mancare. In più, cinquanta punti in meno a Grifondoro.–
E, detto questo, lasciò che i tre malfattori continuassero per la loro strada: a Piton non importava della loro istruzione o della loro incolumità, aveva già avuto quello che voleva, ora potevano anche andare.
 
 
Per l’ora di pranzo, ben più della metà della scuola sembrava essere stata trasformata in una caserma militare: manipoli di giovani studenti marciavano, coatti, da un corridoio all’altro, con le facce terrorizzate e i mantelli bruciacchiati.
Toph annunciò il suo arrivo in Sala Grande causando un terremoto di lieve intensità, che scatenò il panico negli studenti ignari, poi lasciò che il suo accompagnatore scivolasse su dei ciottoli, e prese posto al tavolo.
-Toph, per caso quell’armatura era il tuo corrispondente? –
-C’è una possibilità che sia così, Katara –
Quella mattina, l’odore del metallo antico ispirato il genio creativo di Toph. La ragazza, difatti, dopo aver usato il Dominio del Metallo per controllare metà delle armature del castello e metterle alle calcagna del suo corrispondente, ne aveva eletta una ad un compito superiore e ve lo aveva direttamente chiuso dentro. Ora le sue membra erano totalmente al servizio di Toph, che con il Dominio del Metallo, poteva controllare ogni suo singolo passo.
-E’ incredibile! È come il Dominio del Sangue, solo con il metallo! Toph, tu sei un genio! – era Sokka,  questo, che guardava, ammirato, l’opera di Toph.
-Lo so – s’impettì la ragazza.
-E senti, credi che potresti farlo anche al mio corrispondente? Ti posso giurare che se l’è cercata! –
-Non c’è problema! La più grande Dominatrice della Terra della terra è sempre a disposizione di voi insignificanti, microbici esseri umani ! –
 
-Dove vai, Zuko? – chiese Katara, poco più tardi.
Il ragazzo si era alzato dal tavolo, senza toccare cibo.
-Vado a cercare Mai. Questa storia dei ragazzini che marciano per i corridoi non mi convince, non si comportavano così, quando siamo arrivati… Scommetto che c’è dietro mia sorella – disse, guardandosi sospettoso, attorno.
E con questo, si congedò, dirigendosi verso la Sala Comune di Grifondoro, dove sperava di trovare la sua ragazza. Tuttavia, i corridoi labirintici di Hogwarts non risparmiarono nemmeno lui, che si ritrovò a vagare a vuoto, dove neanche i manipoli di ragazzini si aggiravano più.
-E così, finalmente, avrò la mia vendetta – aveva parlato una voce dietro di lui.
Zuko si girò, per vedere a chi appartenesse: dietro di lui c’era Jet, con le spade in pugno.
-Non ti lascerò scappare un’altra volta. Ora sei mio – e senza esitare, alzò le spade e corse in contro a Zuko.
L’altro ragazzo ebbe a stento il tempo di sguainare le sue spade dao,  prima che l’altro colpisse. I  colpi di metallo su metallo rimbombavano nel corridoio deserto.
-Che intenzioni hai? Cosa vuoi da me? –
-Ucciderti, non era abbastanza chiaro? – rispose Jet, con una luce di follia negli occhi.
-Ma perché, cosa di ho fatto? – domandò ancora, parando un affondo.
-Il tuo Domino del Fuoco, ecco cosa mi hai fatto! Tu sei della Nazione del Fuoco, anzi peggio sei il Signore del Fuoco! Tu, con la tua guerra, mi hai portato via la mia famiglia! – gridò, e questa volta Zuko poté solo fare un balzo indietro per non finire infilzato.
-Io non ho fatto niente alla tua famiglia, Jet! Io ho messo fine a questa guerra, non c’entro nient… -
-FALLA FINITA! – urlò l’altro, fuori di sé. – Cos’è? Hai paura? Non usi il tuo Dominio? –
-Non ti conviene sfidarmi… -
Zuko iniziava a spazientirsi, ma non voleva usare il suo Dominio su un Non-Dominatore, era scorretto. Provò di nuovo a disarmarlo, quando, in quel momento, uno sciame di freccette andò a conficcarsi nel muro, trascinando Jet con sé.
-Ti consiglio di smetterla di infastidire il mio ragazzo –
Zuko si girò e dietro di lui c’era Mai, con due lame che brillavano minacciose tra le mani.
-E io vi consiglio di smettere di aggravare la vostra situazione –
E questa volta a parlare era stato Piton.
Aveva fatto decisamente man bassa quel giorno.
 
-Silente, credo che la situazione ti stia sfuggendo di mano –
Severus era comparso alle spalle di Silente durante il pranzo e se lo era trascinato in disparte.
-Cosa te lo fa pensare, Severus? A me sembra che tutti si stiano divertendo molto! – rispose, investendolo con il suo proverbiale ottimismo.
-Oh, sai com’è… Ho appena beccato tre ragazzi dei loro che si lanciavano coltelli e duellavano con le spade. Poi, sulla via qui, mi sono imbattuto in gruppi di studenti del primo anno che marciano come se fossero in un esercito. I gemelli Weasley, senza dubbio ispirati dal clima leggero portato dalla presenza dei corrispondenti, stavano scorrazzando impuniti con uno mezzo monaco buddista durante le lezioni. E in più qualcuno all’ultima fila ha appena lanciato del fuoco per aria – disse, indirizzando una mano verso la platea.
Silente guardò, per la prima volta, con attenzione la sala davanti a lui.
-Oh… Forse sarà meglio che vada a controllare… Ma prima un annuncio! – e ritornò al suo pulpito, seguito dallo sguardo omicida di Severus.  – Cari studenti, volevo annunciarvi che per quest’oggi le lezioni pomeridiane sono annullate per tutti! Sarete comunque tutti desiderati qui per le quattro: il signor Iroh ci farà una lezione sulla corretta preparazione del tè! – concluse, l’entusiasmo riempiva la sua voce.
L’uomo tutto in nero s’irrigidì sul posto, ribollente di rabbia. Fortunatamente decise di evitare Silente, per andare a sfogare la sua frustrazione punendo qualcuno: quelle due ragazze che continuavano a lanciarsi acqua e fuoco in fondo alla sala erano perfette.
 
-Siete arrivati, finalmente! –
Sokka e Toph furono tra gli ultimi a ritornare nella Sala Grande, quel pomeriggio, erano un po’ sudati e palesemente divertiti.
-Sì, avevamo un lavoretto da compiere… - rispose la ragazza.
-Il mio corrispondente ha avuto finalmente quello che gli spettava. Toph lo ha scarrozzato da una parte all’altra del castello. E ha perfino Dominato il Metallo dell’armatura in modo che fluttuasse fuori dalla finestra di una delle torri. Sapeste come urlava… - stava spiegando Sokka – Certo, poi siamo stato presi e messi in punizione… - ma scrollò le spalle, non appena finì di pronunciare quella frase.
-Ma avrò la mia vendetta anche su di lui, se sarà necessario… - aggiunse Toph.
-Era lo stesso che ha messo in punizione te e Azula a pranzo, Katara… e che aveva già messo in punizione me e Suki stamattina… la versione adulta di Zuko, tranne vestita di nero –
-Ehi! – protestò Zuko.
-C’è poco da scherzare, Hermione mi ha detto che non è una persona molto affabile… - fece Katara.
-Per questo ti ho detto che assomiglia a Zuko! Ma comunque Azula si meritava quell’intervento, sorellina. Sta tramando qualcosa, senza dubbio… -
A quel punto, Silente richiamò l’attenzione di tutti, chiedendo loro di spostarsi ai lati della Sala Grande, dove apparvero tanti minuti tavolini da tè, buoni ad ospitare quattro persone ciascuno.
-Gli studenti che hanno un corrispondente si mettano nelle file più avanti, prego. Gli altri prendano, gentilmente, posto più dietro.-
Seguì una baraonda in cui tutti cercavano di accaparrarsi i posti e i compagni migliori e Zuko, quella volta, riuscì ad imporre la propria volontà, sistemandosi ad un tavolino con Mai, Ron e Ginny. E, con orrore del suo corrispondente, il tavolino prescelto era proprio quello in prima fila, davanti ad Iroh. Accanto a loro, c’erano da un lato Sokka, Suki e corrispondenti, e dall’altro Toph e quella che sembrava una scatola di latta, seduta vicino a Jet e Harry.
-Bene, sì, direi che ora possiamo cominciare! – iniziò Iroh.
-Perché hai scelto questo posto, idiota? Siamo proprio in faccia a lui! – protestò Ron.
-E’ mio zio, questo è sempre stato il suo sogno, quindi sta’ zitto e non rovinarglielo! -
 
Ogni tavolo fu, così, coinvolto nella preparazione della specialità di Iroh: il tè al gelsomino. Zuko sembrava completamente assorto dalla lezione e guardava lo zio con uno dei suoi rari sorrisi sulla faccia, mentre imponeva una serie di imperativi categorici al suo corrispondente, eletto a mozzo di bordo.
Sokka e il suo corrispondente non sembravano andare molto d’accordo, il ragazzo biondo era parecchio malridotto e lanciava in continuazione sguardi preoccupati al tavolo con Toph e Percy. Quest’ultimo stava abbozzando dei patetici tentativi di preparare del tè con un’armatura indosso, non sporadiche furono le urla di dolore, provocate dalle disattenzioni della ragazza, che faceva infilare la mano del proprio corrispondente nell’acqua bollente a intervalli regolari. Di Aang non c’era traccia, mentre sembrava che Hermione stesse dando parecchio filo da torcere a Katara, ostinandosi a correggere il suo modo di triturare e miscelare le foglie di tè, appellandosi alle sue doti di pozionista. Azula, invece, era controllata a vista da Ty Lee, che aveva temporaneamente bloccato il suo Chi, per evitare disastri. Silente e Bumi erano seduti ad un tavolino poco distante e si stavano godendo la lezione, mentre Severus era stato scelto come assistente di Iroh ed era continuamente interpellato sulle tecniche di infusione del tè e sulla temperatura ottimale dell’acqua. Resisteva solo pregustando le punizioni che avrebbe potuto infliggere di lì ad un’ora ai malcapitati studenti.
 
Per le sei di quel secondo giorno, circa i tre quarti dei corrispondenti avevano dato motivo a Piton di punirli ed erano stati costretti a radunarsi nell’aula di Pozioni in attesa del verdetto.
-Ecco dov’eri, Aang! Perché hai saltato la lezione sul tè? Piton era un bersaglio facilissimo, sarebbe stato fenomenale! – i gemelli si erano avvicinati ad Aang, seduto mogio ad un banco, prima dell’arrivo del professore.
-Scusate, ragazzi, stavo meditando. Ho fatto un uso sbagliato dei miei Domini e dello stato dell’Avatar. Non posso ripeterlo, non è giusto –
I due ragazzi lo guardarono senza capire.
-Avanti, Aang, io e George facciamo sempre un uso irresponsabile della magia. Certe volte fa bene divertirsi! –
-Ma non si tratta della stesa cosa. Il Dominio è un’arte antica ed io che sono l’Avatar dovrei dare il buon esempio. Non posso andare in giro ad usarlo per il mio vantaggio o divertimento. L’ultima volta che lo abbiamo fatto, io ed i miei amici abbiamo  finito per essere inseguiti da un gigantesco uomo di metallo che faceva esplodere le cose con la mente! –
Fred e George lo squadrarono, perplessi.
-Il buon vecchio Sparky Sparky Boom Man! Come dimenticarlo… Grazie ancora, Zuko, a proposito – intervenne Sokka.
-Ehi, vi ho già chiesto scusa, per quello! – si lamentò Zuko. – Comunque Aang ha ragione. Bisogna fare un uso consapevole e responsabile del proprio Dominio –
I due gemelli fecero roteare gli occhi.
-Lo so, sono insopportabili quando fanno così – diede loro appoggio Sokka – E meglio che non l’abbia saputo mia sorella, poi! Ad ogni modo conosco proprio la persona che fa al caso vostro! – aggiunse – Io! –
-Certo non sei l’Avatar, ma è qualcosa… che Dominatore sei? – chiese George, sufficientemente interessato, ponderando la proposta.
-Oh… io non sono un Dominatore, ma ho un boomerang! –
Fred e George lo guardarono, ammutoliti.
-Beh… sì, ti faremo sapere nel caso… -
 
Piton arrivò cinque minuti più tardi, di pessimo umore, come fu subito ben chiaro a tutti. Esordì togliendo cinquanta punti a Grifondoro e venticinque alle altre due Case nemiche, poi osservò gli studenti e si lasciò ispirare.
-Per prima cosa, dividiamo le coppie felici – disse, scoprendo i denti in un sorriso maligno – Quindi voglio tutte le bacchette qui. Nonché le armi. Per quanto riguarda i Dominatori, se vedrò un solo elemento muoversi all’infuori delle leggi naturali, posso giurarvi che ve ne pentirete –
Quindi assortì le coppie e le dispose in fila, perché potesse guardarli in faccia, prima di decidere la punizione più adatta a loro.
Sokka fu associato a Jet ed entrambi furono invitati ad immergersi nel Lago Nero per procurare delle alghe utili alla preparazione di alcune pozioni. Stava piovendo ovviamente. Zuko e George furono mandati sulla torre di Astronomia dove avrebbero utilizzato l’acqua piovana per pulire  i vasi da notte dell’infermeria. Mai e Suki furono spedite nei sotterranei a sostituire le esche delle trappole per topi con delle nuove, ovviamente liberando le trappole dai cadaveri. Toph e Fred furono inviati nella Foresta a raccogliere un numero esatto ed eccessivamente elevato di pinoli, con il solo supporto di una lampada ad olio. Aang e Azula ricevettero il compito di riordinare alfabeticamente un’intera sezione della biblioteca, riassociando le eventuali pagine sfuse al libro esatto da cui erano state strappate. E Katara, infine, fu accoppiata con uno dei Corvonero di quella mattina ed entrambi dovettero ripulire le cucine e le stoviglie, al posto degli Elfi Domestici.
 
Molti di questi “compiti” richiesero diverse ore prima di essere portati a termine, ma Piton aveva gentilmente invitato gli studenti di Hogwarts, a cui erano stati affidati i corrispondenti, a farsi trovare davanti al suo ufficio, per riportarli nei rispettivi dormitori. Era un modo alternativo, più sofisticato per imporre ulteriori punizioni, lo adorava.
Ron e Harry dormivano addossati l’uno sull’altro, quando i propri corrispondenti si fecero finalmente vivi. Erano entrambi grondanti d’acqua.
-Puzzi come una fogna! Che hai fatto? – disse Ron, in tono cortese.
-Mi ha fatto pulire i vasi da notte con l’acqua piovana – rispose, furioso.
Il ragazzo lo guardò disgustato, ma anche un po’ comprensivo.
-Ci sono passato, amico. È una delle sue punizioni preferite… -
-E tu? – chiese Harry al proprio corrispondente.
-Non ti interessa! –
Saltato il piacevole momento in cui venivi a sapere di una punizione di Piton che non era toccata a te, i due studenti di Hogwarts si misero davanti e si diressero verso le scale. Dopo un paio di minuti di parlottare sommesso, uno di loro si girò.
-Sentite, come mai siete stati messi in punizione? –
-Mi ha aggredito – rispose Zuko – Ma ha trovato pane per i suoi denti… -
-Se non fosse stato per la tua ragazza, saresti già solo un necrologio! –
Ma Harry e Ron erano tornati alle loro chiacchiere.
-Senti, non credi che il mio sia pericoloso – stava dicendo il ragazzo occhialuto, - Forse dovremmo dirlo a Silente, o ad un dei loro accompagnatori… -
Ron si guardò, di nascosto, alle spalle, ad osservare i due: il suo corrispondente aveva un mezzo ghigno, stava schioccando le dita, provocando ogni volta una lingua di fuoco, e guardava l’altro con aria di sfida. Jet era fuori di sé.
-Naah, lasciamoli divertire! -
 

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Capitolo 5
*** Giorno tre: imprevisti ***


Zuko si rigirava nelle coperte, anche se era notte fonda e aveva passato una giornata particolarmente faticosa, non riusciva a dormire. Cercò invano di trovare una posizione che gli conciliasse il sonno, ma dopo una manciata di tentativi vani, si alzò. Lui e Mai si erano intravisti per sì e no dieci minuti quella giornata, magari poteva fare un salto nel dormitorio delle ragazze per andare a trovarla.
Così, senza fare rumore, uscì dalla stanza e si affacciò sulla Sala Comune, che, fortunatamente, era deserta. Nel frattempo si rese conto che non sapeva esattamente in che stanza si trovasse Mai, ma non era un dettaglio così importante: se gli anni erano sette e voleva dire che c’erano solo sette dormitori, non era troppo difficile come obiettivo, ne aveva avuti di peggiori.
Zuko, tuttavia, ignorava la particolare qualità della scala a chiocciola che portava ai dormitori delle ragazze: abilmente attrezzata contro i visitatori molesti o inopportuni, questa poteva trasformarsi in scivolo al solo tocco del piede maschile. Infatti, come era prevedibile, il ragazzo dopo essere giunto quasi al primo piano, si vide mancare i gradini sotto i piedi e, in un battito di ciglia, fu di nuovo al pian terreno.
Imprecando si rialzò, un po’ ammaccato, e osservò la scala diventata uno scivolo.
-Odio la magia – disse tra sé.
Ma non si arrese. Reggendosi alla ringhiera e al perno centrale, attorno al quale si arrotolava la scala, prese ad arrampicarsi, ma questo come il precedente e i successivi due tentativi furono inutili. All’ostinazione di Zuko, la scala pareva rispondere con altrettanta testardaggine, ondeggiando e disarcionandolo come un toro.
Alla fine, quando la sua caparbietà era stata vinta da quella maledetta scala, il ragazzo aveva già fatto abbastanza clamore da svegliare uno dei Prefetti.
 
Un trambusto molesto proveniva dal piano di sotto: erano dei tonfi sul metallo, uniti a degli sbuffi e ad una voce chiaramente maschile. In qualità di Prefetto, Hermione fu inviata come messo dalle sue compagne di stanza, per porre fine a tutta quella baraonda.
Presa la vestaglia, si affacciò sul pianerottolo e l’assenza della scala le rivelò il motivo di tutta quella confusione. Chi era che a Novembre ancora non sapeva che i ragazzi non potevano salire quella scala? Assonnata, e anche abbastanza infastidita dalla situazione, scivolò fino alla Sala Comune, quindi ritrasformò lo scivolo in una scala, in fondo alla quale c’era il corrispondente di Ron, Zuko.
Il ragazzo, in una provocante tenuta, che mancava di maglietta, dava sfoggio della sua carnagione chiara e di una muscolatura per niente sgradevole alla vista. Era seduto per terra, con le spalle appoggiate al muro, e si stava tastando una piccola ferita sulla spalla.
Avvicinandosi , Hermione si riscoprì non essere poi così arrabbiata con l’importuno, che appena la vide arrivare, le restituì uno sguardo di inconsapevole bellezza. Notò che al centro del petto aveva una cicatrice da bruciatura non dissimile da quella che aveva sul volto, e che entrambe gli donavano molto.
Si accorse con un attimo di ritardo che doveva dire qualcosa, prima di sembrare una stupida. Lo fece.
-Tutto bene? –
Il ragazzo scrollò le spalle. Hermione si andò ad accovacciare vicino a lui. Da così vicino, sentì che aveva un odore non troppo piacevole, un po’ pungente. In più vide che il taglio sulla spalla non era così superficiale come le era sembrato, ma neanche poi così grave.
-Fammi vedere – disse.
Zuko spostò la mano e le mostrò la ferita.
-Accio dittamo – fece lei.
Una bottiglietta di vetro le volò fra le mani, tra lo stupore del ragazzo. Ne furono sufficienti poche gocce per far rimarginare il taglio.
-Grazie –
-Non c’è di che. Mi dispiace per la scala, avremmo dovuto avvisarvi di questo particolare… -
Lui si strinse di nuovo nelle spalle.
-Sì, avrei preferito saperlo –
-Stavi cercando qualcuno? – chiese Hermione, mentre decideva che sedersi sarebbe stato di gran lunga più comodo per lei.
-Volevo andare da Mai. Non ci siamo visti per tutta la giornata, praticamente. – rispose – Non importa, ci vedremo domani –
Hermione stava cercando di capire cosa c’era in quelle parole: Zuko e la sua ragazza sembravano decisamente mal assortiti. Quando stavano insieme avevano sempre l’aria imbronciata e scontrosa, non parevano affatto felici.
Intrapresero una lunga chiacchierata, in cui Hermione chiese a Zuko di più della guerra, ritenendo interessante scoprire la cosa da un altro punto di vista, probabilmente opposto a quello di Katara. Era piacevole sentire la voce del ragazzo, rilassante rispetto alla starnazzante voce della sua corrispondente, parlare del suo ruolo nella Guerra dei Cent’anni e nella ricostruzione.
-E’ così che ti sei procurato quelle cicatrici? –
Zuko rimase fulminato sul posto, mentre la parola ‘cicatrici’ rimbalzava sulle pareti della stanza e faceva eco in tutto il dormitorio.
-Una se l’è procurata salvando me –
La voce starnazzante di Katara era tornata a colpire. La ragazza era rientrata da una delle finestre del dormitorio, con Aang, e si era intromessa nella conversazione.
-Questa sul petto – disse, avvicinandosi e sfiorandola con le dita, - Sua sorella aveva lanciato un fulmine contro di me, lui l’ha preso al posto mio –
Hermione vide Katara parlare, con gli occhi lucidi al ricordo e con un tono che fino ad allora aveva usato solo quando parlava di Aang.
-E l’altra? – chiese Hermione, credendo, ingenuamente, che parlare delle ferite di guerra potesse rendere fiero il ragazzo.
-L’altra… - iniziò Katara, indecisa, guardando Zuko incupirsi.
-Penso che me ne andrò a letto – disse questo, improvvisamente, alzandosi e sparendo, silenzioso, su per le scale.
-E’ una lunga storia… - concluse Aang, dando un taglio netto alla faccenda. – Anche io ho una cicatrice sulla schiena come quella di Zuko sul petto. Vuoi vedere? – propose Aang, gioviale.
-Ti credo sulla parola – fece Hermione, la testa altrove. Aveva un piano.
 
Quella mattina, a colazione, la prima discussione, o forse la seconda, dopo l’ormai classica questione mattutina tra Ron e Zuko, fu tra i gemelli e Aang.
- Allora, qual è il piano, stamattina? – aveva esordito il giovane Avatar, approdato il Sala Grande.
Fred e George gli restituirono un’occhiata freddamente professionale.
-Vedi, Aang. Noi ti dobbiamo dire una cosa… - iniziò George.
-La tua collaborazione è stata senz’altro preziosa in questi due giorni, ma credo che sia giunto il momento che finisca qui. – continuò Fred.
I ragazzino li guardò senza capire.
-Vedi, il tuo comportamento di ieri è stato inaccettabile e ci ha fatto capire che non hai i requisiti necessari per apportare un vantaggio decisivi alla nostra compagnia. –
- Ieri, durante la punizione con Piton, sono stato affiancato ad un… come definirlo… genio del misfatto… artista della trasgressione… - prese a dire Fred, con le lacrime agli occhi dalla felicità. – Piton ci aveva imposto di raccogliere un mucchio di pinoli in una foresta dove ci sono pochissimi pini. E lei ha usato il suo Dominio della Terra per localizzarli e farli arrivare dritti dritti nella cesta, infischiandosene delle regole di Piton! -
-Le abbiamo offerto un contratto, e lei ha accettato!  Mi dispiace, giovane Avatar, ma il tuo aiuto, qui, non è più richiesto –
-Ed io che faccio adesso? Sono stato affidato a voi, siete i miei corrispondenti! –
-Puoi sempre restare a guardare! Oppure cercare asilo altrove, magari può aiutarti la tua ragazza! –
-La tua scontrosa, perfettina, ligia alle leggi ragazza, aggiungerei! – disse l’altro gemello, - Avevamo offerto una collaborazione anche a lei, ieri pomeriggio. Si è detta scandalizzata e per poco non ci ha denunciati al Preside –
-Non che sarebbe stata una novità, George! –
E così, sconsolato, Aang fu il primo ad essere scaricato dai propri corrispondenti, e come un cane bastonato, andò a cercare Katara.
 
Per Hermione la giornata sembrava peggiorare ora dopo ora. Se prima aveva dovuto sopportare i racconti sdolcinati di Katara ed Aang, ora che i gemelli avevano solato il giovane Avatar, lui si era unito a loro, eleggendo Hermione all’entusiasmante ruolo di stecca di cera, dotata di stoppino infiammabile e supporto, ovvero era diventata la candela.
Le prime due ora di quella mattina le avrebbero trascorse a Cura delle Creature Magiche, cosa di cui Aang sembrava particolarmente entusiasta. La Caporal diede il benvenuto ai corrispondenti e propose anche lei una lezione tarata alla situazione.
-I Domini, come potranno confermarvi i vostri corrispondenti, sono stati insegnati agli uomini da altri esseri viventi. Solo il Dominio dell’Acqua fa eccezione, il cui primo Dominatore fu ovviamente… chi lo sa? –
Le mani di Hermione e Katara saettarono in aria, come se fossero stati ai blocchi di partenza di una gara di corsa.
-Sì, signorina Granger? –
-La Luna, che regolava le maree –
-Molto bene, cinque punti a Grifondoro! – fece la Caporal.
Hermione incrociò lo sguardo di Katara, si poteva sentire la tensione elettrificare l’aria.
-Il Dominio della Terra, invece, è stato insegnato agli uomini… - continuò la professoressa, ma fu interrotta anzitempo da Katara, che proruppe:
-Dai Tassi-talpa! –
La Caporal, un po’ stupita dall’improvviso intervento della ragazza, dovette comunque riconoscere la correttezza della risposta.
-Il Domino dell’Aria, invece, è stato insegnato agli uomini da… -
-Uh uh! Lo so io! Dai Bisonti Volanti! – questa volta era intervenuto Aang, con tono spensierato, strappando alle due ragazze la possibilità di rispondere.
-Corretto, bravo! –
Hermione lo guardò con odio, persino Katara ne fu infastidita e gli diede una gomitata nel fianco.
-E infine abbiamo… -
-IL DOMINIO DEL FUOCO! I DRAGHI! – urlarono all’unisono le due ragazze, gelando la professoressa e l’intera classe sul posto.
-Ehm… sì… andiamo avanti… - rispose, perplessa, la Caporal, non ricordando di aver mai visto Hermione in quello stato.
La lezione, prettamente teorica, proseguì lungo questa linea, fino a quando Katara non decise di infastidire Hermione seguendo un’altra linea, più fine: continuando e intensificando perfettamente evitabili smancerie con il suo ragazzo.
Fu dalla fine di quelle estenuanti due ora che Hermione decise di mettere in atto il suo piano. Così, avviandosi verso il castello, intercettò Harry e Ron, con Jet e Zuko, la sua preda.
 
-Chi sei? Che ci fai qui? – disse Draco, perentorio.
Si stava indirizzando alla figura di una ragazza, di spalle, che fissava oltre la finestra della Sala Comune di Serpeverde. Questa si girò di scatto, ma abbastanza lentamente da permettere ai propri capelli di formare un’onda fluente nell’aria.
-Oh… ciao – fece Draco, modulando la voce alla vista della ragazza davanti a lui. Si schiarì la gola. – Allora, che ci fai da queste parti? Non ti avevo notata prima –
Si avvicinò, con passo sicuro, lanciandole occhiati ammalianti, ma quella gli rispose con un’espressione di sufficienza.
-Signora, la missione è terminata. Il raccolto è stato di cinquantadue figurine, sua fuochezza! –
Un ragazzino del secondo anno al massimo era entrato nella stanza a passo di marcia. La ragazza non sembrò soddisfatta.
-La vostra incompetenza  è ancora una volta devastante! Radunate altre truppe, prima che decida di bandirvi tutti! – e detto questo lanciò una palla di fuoco ai piedi del pivellino, che scattò sull’attenti e ritornò nel corridoio dei dormitori.
Draco ululò.
-Che stile, ragazzi. Qual è il tuo nome? –
Si avvicinò abbastanza da sfiorarle una ciocca di capelli. La reazione di lei fu fulminea, gli prese il braccio, glielo torse dietro la schiena e, con un calcio, lo fece rovinare a terra. Gli mise un piede sulla nuca.
-Non osare mai più rivolgerti a me in questo modo, contadino! -
-Ehm… va bene, sua fuochezza – rispose Draco, che non sembrava affatto infastidito dalla situazione. – Vorrei che potessi trovare in me un… alleato, tuttavia –
Azula parve rifletterci su, gli alleati sono sempre più preziosi dei nemici, anche perché si possono comunque tradire. Perché no.
-E sia. Alzati, discuteremo della tua posizione –
 
-Cosa è successo qui, miseriaccia? – L’intero corridoio sembrava essere stato spazzato via da un terremoto. –Ehi, i tuoi amici mi stanno distruggendo la scuola! – aggiunse, verso Zuko.
-Lascialo stare, Ron! Zuko non c’entra niente con tutto questo! – Hermione si affacciò da dietro ai due ragazzi, mettendosi al centro tra i due. – Da quando, poi, tutto questo interessa per Hogwarts? –
Ron la guardò ad occhi stretti, mentre allungava il passo e, causalmente, sfiorava il braccio del suo corrispondente con la mano.
-Ci vediamo dopo! –
-Stai lontano da lei, hai capito? – ringhiò Ron, appena lei si fu allontanata.
Zuko gli restituì un’occhiata confusa.
-Non avevo nessuna intenzione di rubarti la ragazza, amico. Io ce l’ho già! –
Ron avvampò nel sentire chiamare Hermione ‘la sua ragazza’.
-Non è la mia ragazza! – gli gridò contro – Ma tu stalle lontano lo stesso! –
 
Fred e George guardavano estasiati il perfetto lavoro di distruzione messo in atto da Toph nella loro mattinata buca. Aveva devastato due o tre corridoi della scuola, spargendo detriti e polvere in ogni dove.
-Non lo so… questa vista mi commuove fratello! – esalò Fred, asciugandosi gli occhi.
-Anche Percy si è commosso, non è vero? – fece l’altro, dando una virulenta pacca sulla spalla ad un’armatura accartocciata lì vicino.
Il ragazzo che vi era rinchiuso dentro mugugnò qualcosa.
-Zitto! Non ti è permesso parlare! – ringhiò Toph, chiudendo a pugno una mano e facendo così rimpicciolire l’armatura di due taglie.
-Toph, credo che respiri ancora, forse dovresti stringerla ancora di più! – disse George, sarcastico.
-Se l’è meritato! Allora, non avevamo una missione da compiere? –
I gemelli annuirono. Tra esattamente due minuti sarebbe scattato il cambio d’ora e Piton sarebbe uscito dalla propria aula per recarsi in Sala Professori. Aveva un’ora libera prima del pranzo. Loro lo avrebbero aspettato sulla via.
Il loro piano era molto semplice: Toph avrebbe incrociato il cammino del professore, lo avrebbe shackerato un po’ in giro e, infine, lo avrebbe appeso al lampadario a testa in giù, dove tutti avrebbero potuto ammirare la sua ammaliante biancheria intima. Avevano già testato tutto su Gazza ed era andato tutto alla perfezione (certo, forse, avrebbero preferito non scoprire che il vecchio e raggrinzito custode non era solito portare biancheria intima, ma quello era un dettaglio trascurabile).
Arrivarono nel corridoio che precedeva la Sala Professori poco più tardi, era abbastanza deserto, ma  i gemelli provvidero comunque a sgomberarlo lanciando un paio di Pallottole Puzzole, che, tuttavia,  non avrebbero di certo spaventato Piton. E infatti eccolo lì, che procedeva con il suo passo pipistrellesco ed il mantello che gli sventolava attorno alle caviglie e che rimuoveva lo strato più superficiale di polvere dal pavimento.
Toph era dall’altro capo ad aspettarlo e non esitò ad agire, spostando un piede fece scivolare una lastra di pavimento, che doveva far cadere il pipistrello con le gambe all’aria, ma quello, inspiegabilmente, la anticipò e fece un balzo in avanti. La ragazzina non si arrese, chiuse le mani a cono, per intrappolargli i piedi, ma il Piton schivò la trappola e sfilò la bacchetta. Allora, lei provò a coglierlo di sorpresa: Dominò il lampadario in ferro battuto, perché potesse intrappolarlo in una morsa, ma quell’altro lanciò una fattura e lo fece esplodere per aria.  Confusa, Toph cercò di provocare un terremoto, sperando che il suo avversario perdesse l’equilibrio, ma prima che potesse muoversi, si ritrovò immobilizzata, al suolo.
Il professore proiettò la propria ombra su di lei, scuotendosi la terra dalla veste.
-Non so chi sia il mandante di questo, direi malriuscito, tentativo di aggressione, signorina, ma le posso garantire che non la passerà liscia. Nel frattempo, la prego di venirmi nuovamente a trovare oggi pomeriggio, per la sua punizione. Alle sei, puntuale.  – si allontanò – Ah, è può portare i suoi amici, se vuole – prima di sparire oltre la soglia della Sala Professori, la liberò.
Fred e George le corsero in contro. Lei era furibonda.
-Dannazione, non ha funzionato! – stava dicendo uno dei gemelli, - Era troppo bello per essere vero! –
-Era come se conoscesse già le mie mosse! – ringhiò Toph, rialzandosi – Non so come abbia fatto, ma a questo punto è una questione personale! –
I gemelli ammiccarono.
-E’ così che ti vogliamo, socia! –
 
Dopo essere sopravvissuto ad un altro paio di tentativi di omicidio da parte di Jet, anche Zuko approdò in Sala Grande. Si andò a sedere assieme agli altri, sperando finalmente di incrociare Mai, quando invece ebbe un altro incontro ravvicinato con la corrispondente di Katara.
 Lei stava attraversando lo spazio tra due tavoli e, nel punto in cui c’erano tutti loro, rallentò e, avvicinandosi, passò una mano sulla spalla di Zuko, mentre camminava.
Il ragazzo dalla pelle ustionata s’irrigidì, mentre la mano di Hermione gli toccava i capelli.
-Buon appetito, Zuko- la sentì dire e, con la coda dell’occhio buono, la vide sfilare via.
Gli altri, che in questo caso erano Sokka, Suki, Toph e Aang, scoppiarono a ridere.
-Chi era quella? – fece subito Toph, con un sorriso malizioso sulla faccia.
-Sembra che il Signore del Fuoco abbia una pretendente… - aggiunse Sokka, in tono strascicato. – Credo fosse la corrispondente di mia sorella… – continuò, aguzzando gli occhi per accertarsene.
-State zitti! – sbraitò, contrariato.
-Aah! E’ Sugar Queen 2! – fece Toph.
-No, invece! Non chiamarla così, non mi somiglia per niente! – era Katara, che si era andata a sedere accanto ad Aang, che la accolse con un bacio.
-Bleah! Ecco qua! Mi è passato l’appetito! Non potreste darci un taglio, voi due?! – protestò Sokka, allontanandosi dalla coppietta. Ma Katara, per tutta risposta, gli Dominò una palla di neve in faccia. Come sempre.
-E comunque perché stavate parlando di lei? – disse poi, accigliata.
Tutti gli occhi furono di nuovo addosso a Zuko, il quale si accese un’altra volta.
-Basta, piantatela! – gridò, agitando le mani.
In quel momento uno sciame di piccole frecce si venne a conficcare sul tavolo, esattamente davanti a Sokka, Aang, Toph, Suki e Katara, intrappolando i baveri delle loro vesti.
-Adesso, però, smettetela di infastidire quell’idiota del mio ragazzo – disse una voce piatta. Evidentemente era arrivata anche Mai.
 
-Iroh! – gridò Piton, entrando nella sua camera, senza bussare – Dovresti prestare più attenzione ai tuoi studenti! La metà di loro ha già infranto il regolamento scolastico, più di una vol… -
Avrebbe finito la frase, se non avesse colto il vecchio pazzo mezzo nudo con gli altri due vecchi pazzi che gli studiavano la schiena.
-Buon pomeriggio anche a te, Severus! – esordì Iroh, seguito da Silente e Bumi. – Avevo chiesto al Preside qui se poteva consigliarmi qualcosa per questa pustola che ho sulla schiena, e stava esaminando il caso –
“Non sia mai dovesse rivelarsi mortale!” pensò l’uomo in nero, sarcastico.
-Eh già. Il punto è che non ho mai visto nulla di simile, forse non è una cosa diffusa nelle nostre terre – aggiunse Silente, accendendo la speranza in Severus. – Non sembra per nulla grave, tuttavia! -  proseguì, gettando una secchiata d’acqua sull’indifesa scintilla di speranza di prima.
-Vieni a dare uno sguardo anche tu, amico mio –
-Per quanto trovi allettante la proposta di osservare da vicino un ammasso di pelle, forfora e peli, sono costretto a rifiutare, Silente –
Il vecchio si rivolse al vecchio: -Sta scherzando, Iroh, non temere. Ora viene – Silente distolse lo sguardo dalla schiena di Iroh e lo rivolse sul professore, nello stesso momento in cui Bumi leccava la pustola e ne tastava il sapore.
Lo sguardo convincente del Preside era ancora una delle rare cose che riusciva a persuaderlo. Odiandosi per aver ceduto, Severus si avvicinò al vecchio con l’asciugamano cinto attorno alla vita.
-Grazie, Severus! È lì giù, vedi? – Iroh tentò di indicare un punto disgustosamente vicino al fondoschiena, lasciandosi sfuggire in parte l’asciugamano e rivelando una vista che avrebbe, senza dubbio, riempito gli incubi di Severus per i prossimi sei anni.
In un nido di peli bianchi, c’era una normalissima pustola che sarebbe tranquillamente sparita con una normalissima pozione. E mentre quelle deliziose immagini post pranzo predisponevano alla generosità lo stomaco di Severus, rendendolo persino disposto a condividere con tutti quello che aveva appena mangiato, l’uomo guardò Silente.  Di certo doveva aver capito la piccolezza del problema, si era semplicemente voluto divertire un po’. Prima o poi lo avrebbe ucciso.
A denti stretti comunicò la sentenza e si vide costretto ad accettare di preparare un rimedio per quella cosa.
-E comunque, come dicevo, tieni d’occhio i tuoi studenti! – sbraitò, sbattendosi la porta alle spalle.
 
Alle quattro era fissato il raduno per una lezione di volo. Per i corrispondenti erano state disposte in fila sul prato una serie di scope, davanti a Madama Bum, che avrebbe insegnato loro a sfrecciare nel cielo. O a cadere rovinosamente a terra.
I ragazzi si disposero, come indicato dalla professoressa, a fianco alle loro scope, mentre molti dei loro corrispondenti maghi già sfrecciavano sopra le loro teste.
-Bene, normalmente richiedo che i miei studenti sappiano afferrare la propria scopa, dicendo “su!”, ma nel vostro caso farò un’ovvia eccezione – disse. – Ora, prendete la vostra scopa e mettevi a cavalcioni su di essa –
Aang e Sokka si precipitarono ad eseguire l’ordine, Katara e Suki si limitarono a guardare i propri fidanzati sconcertate dal loro eccesso di brio, Zuko e Mai non lasciavano intendere nulla di positivo dalle proprie facce.
-Che cosa stupida! Saremo lo zimbello della scuola su queste cose! – si lamentò lui.
-Zuko, sarà divertente invece! Guarda come vola il tuo corrispondente! – intervenne Aang.
-Non posso permettermi queste buffonate! Ho un onore da mantenere! –
Sokka, da dietro ad Aang sfilò un bastoncino dallo spessore di un ago di pino e vi fece una tacchetta con la sua strana spada.
-Lo vedi questo, - e lo mostrò a Suki - Ho tolto una scheggia per ogni volta che il piromane dice la parola “onore”. Era una clava quando siamo partiti! –
-Ti ho sentito! – protestò Zuko.
-Fate attenzione là in fondo! – li richiamo la professoressa.
Quest’ultima proseguì nel dare loro altre istruzioni, fino a quando non furono più o meno tutti in grado di staccare i piedi da terra.
Aang raggiunse Harry e Ron, che si stavano esercitando nei tiri agli anelli, nel giro di dieci minuti. Ma era prevedibile che stesse Dominando l’Aria attorno a lui. Non faceva testo.
Mai, Suki e Ty Lee si rivelarono particolarmente portate, riuscirono a non sfracellarsi a terra nemmeno una volta. Per gli altri fu un macello.
 
Ron provvedeva a darsi delle arie e a sfoggiare le sue capacità di volatore in faccia agli sfigati corrispondenti, incapaci di alzarsi di più di due metri da terra. Ad ogni tiro di Harry rispondeva con inutili svolazzi e giravolte, mentre se la rideva per le sorti del proprio corrispondente in particolare.
-Lo hai visto quell’idiota? È caduto di nuovo! –
Effettivamente l’ultima caduta di Zuko era stata particolarmente divertente: il ragazzo era persino riuscito ad arrivare a cinque metri d’altezza, per poi perdere l’equilibrio, capovolgersi, rimanere attaccato come un koala alla scopa e rovinare al suolo con un tonfo, che si sentì persino da lassù.
Dopo quell’ultima caduta, tuttavia, non sembrava più molto disposto a riprovarci, infatti si alzò, malconcio, e si avviò nel castello.
-Nooo! – si lamentò Ron – Perché va via?! – disse, sconsolato che il suo divertimento fosse già finito.
Harry si strinse nelle spalle, mentre si preparava ad un nuovo tiro.
-Aspetta… - il ragazzo dai capelli rossi aveva aguzzato lo sguardo, - E’ Hermione quella? –
Ma in quel momento sopraggiunse Aang.
-Ciao ragazzi! Posso unirmi a voi! –
Quell’attimo di distrazione gli costò caro: i due entrarono nel cortile interno e Ron li perse di vista.
 
-Ti sei fatto male? – ansimò Hermione,  inseguendo Zuko – Aspetta, lo sai che posso aiutarti! –
Erano rientrati nel cortile e stavano percorrendo il porticato. Le loro figure erano un momento in ombra e l’attimo dopo bagnate di luce.
-Fammi vedere, dai! – insistette la ragazza e alla fine Zuko si fermò.
Zuko si sedette dolorosamente su una delle panchine.
-Credo di essermi rotto una costola – disse, stringendosi il busto.
-Non dovrebbe essere un problema. Vediamo… - e mettendosi accanto a lui lo cinse con le braccia per slacciargli delicatamente la fascia che aveva in vita, sotto lo sguardo contrariato di Zuko.
-Faccio da solo, grazi… ahi! –
Aveva cercato di allontanare Hermione, ma aveva finito per fare un movimento falso. La ragazza gli restituì un occhiata scettica, e proseguì. Gli tolse quello che sembrava un chimono e poi la veste che aveva da sotto. Ancora una volta era a dorso nudo.
-Dove ti fa male? –
Zuko le indicò piano il punto dolorante, e lei se ne approfittò per sfiorargli la pelle. Quindi, senza allontanarsi di un millimetro, prese la bacchetta e pronunciò una strana formula.
Una luce celeste uscì dal bastoncino di legno e il ragazzo sentì la costola riattaccarsi allo sterno con un doloroso colpo secco.
-Ecco fatto! – disse Hermione, - Senti ancora dolore? –
Zuko si toccò stupito il busto e fece cenno di no con il capo.
-No… Non so come ringraziarti! – ma quella era l’unica cosa che non doveva dire, perché era quello che la ragazza voleva sentirsi dire.
-Così magari –
E con un’audacia che non credeva di avere, Hermione si spinse in avanti, nel tentativo di baciarlo. Ci fu un attimo di contatto, in cui Zuko, colto di sorpresa, non reagì in tempo. Poi fulmineo si ritirò. Ma quell’attimo fu abbastanza: con il tempismo che solo queste cose sanno avere, Mai li aveva visti.
 
Due piani più sopra, Draco raggiunse Azula, che si muoveva con il passo felino avanti e indietro per il corridoio. Si fermò appena lo vide arrivare.
-Hai scoperto come entrare nella Sala Comune di Tassorosso, generale? –
-Sì, signora. Ma ogni informazione ha il suo prezzo… - rispose Draco, allusivo.
Azula scattò, in una fiammata.
-Non intendo trattare con te, contadino! Non costringermi a bandirti! –
-Oh,  no, certo che no… è solo che pensavo… la nostra è stata una lunga e intesa collaborazione… - prese a dire, arrivando di nuovo a toccarle una ciocca di capelli, - Magari potremmo… - ma al posto di finire la frase, si lanciò a baciarla. Ma Azula non si lasciò trasportare, reagì e gli morse la lingua. Il ragazzo si separò, colto di sorpresa, ma questo non sarebbe bastato a scoraggiarlo – Audace! – commentò, ma quando riprovò ad avvicinarsi una seconda volta, la ragazza gli esalò una fiammata in faccia e gli mandò in fiamme i capelli.
-Se ci riprovi, te lo faccio in bocca! – lo minacciò, ma Draco era già lontano.  Correva come una ragazzina, gridando tra le fiamme.
 
Severus sentì una voce familiare chiamare il suo nome freneticamente.
-ProfessorPitonProfessorPitonProfessorPitonProfessorPiton! – non prendeva neanche aria e sembrava sempre più vicina.
Ad un tratto la porta si spalancò e un Draco in fiamme riempì la stanza di fumo.
-Draco, per la miseria, che ti è successo? –
Ma il ragazzo continuava a piagnucolare, il fuoco si era esteso al volto e ai vestiti. Severus si lanciò sulla bacchetta e fece apparire una cascata d’acqua, che andò a placare le fiamme. Diradato il fumo, l’uomo si avvicinò ad osservare i danni provocati da quell’inusuale incendio.
-Iniziamo a mettere del dittamo, per evitare delle cicatrici – disse, vedendo le bolle cariche di liquido biancastro che gli stavano spuntando in viso – Poi ti preparerò una pozione io stesso che ti toglierà quello schifo dalla faccia in poche ore. –
Quindi Appellò una fiala di dittamo e gliene cosparse le parti ustionate, prese anche un altro intruglio che gli avrebbe alleviato il dolore. Dopo altri dieci minuti buoni di lamenti, Draco parve calmarsi un pochino.
-Chi è stato a farti questo? –
Il ragazzo parve pensarci su, non gli sembrava una buona idea denunciare Azula alle autorità, di certo questo non gli avrebbe rimediato un appuntamento.
-Non l’ho visto in faccia… - buttò lì.
Severus parve contrariato.
-Peccato, avevo bisogno di qualcuno che scrostasse i servizi igienici della scuola… Se lo scopri, non esitare a dirmelo. La pagherà! –
-Oh mio dio! – esclamò Draco, - I… i miei capelli! – gridò, mentre la voce gli si rompeva in falsetto.
Si era appena passato una mano in testa, per scoprire di essere completamente calvo.
-Su con la vita. Poteva andarti peggio – tagliò corto Severus, girandosi verso il tavolo delle pozioni.
-Ma i miei capelli… professore! I miei capelli! – continuava a dire, in stato di shock.
-Ho capito, Draco. Adesso né io, né la McGranitt possiamo farteli ricrescere. Te l’ho detto, ti preparerò una pozione che risolverà le cose. Sarà pronta per domani, e nel giro di due giorni i bulbi piliferi si saranno rigenerati. Solo allora potremo intervenire per i capelli. – lo rassicurò, se quello che aveva detto poteva definirsi rassicurante. – Nel frattempo, evita di guardarti allo specchio –
Ma quest’ultima frase non fece che allarmare ancora di più Draco, che sfilò da sotto la veste un piccolo specchietto. Riflesso nel vetro non c’era uno volto umano, ma un butterato ammasso di pus biancastro e pelle rosea ed escoriata, che partiva dalle guance e arrivava fino a metà del cranio. Sulla nuca aveva ancora qualche ciuffo di capelli coperti di fuliggine, per i resto era calvo.
Cacciò un grido di disperazione, mentre un indifferente Piton sfogliava un polveroso volume di pozioni in cerca dell’antidoto per le ustioni.
-Torna da me dopo cena, hai bisogno di altro dittamo –
Ma il ragazzo sconsolato, si era calato il cappuccio in testa e, piagnucolando, era uscito dalla stanza.
 
Zuko si ritrovò arpionato da una lama, nello stesso momento in cui Hermione veniva trascinata via da un’altra. Poi incrociò lo sguardo deluso di Mai, che lo guardava senza capire.
-Mai! Non è come sembra! – disse.
Ma la ragazza non gli prestò ascolto e s’incamminò oltre.
-No, aspetta! Non capisci! – gridò, frustrato, mentre cercava di liberarsi dalla morsa in cui lo aveva intrappolato il coltello. – Mai! –
Ma era troppo tardi, quando si svincolò, lei si era già persa nei grovigli del castello. Fissò Hermione con disprezzo, che era stata lì a fissare, stupita, la reazione dei due, poi se ne andò, sperando di raggiungere Mai.
 
-Cosa farai adesso che la tua ragazza ti ha lasciato? –
 Jet aveva parlato dall’ombra. Saltò sul pavimento da uno spuntone delle pareti ed intralciò il cammino di Zuko.
-Levati dai piedi, Jet! – ringhiò l’altro ragazzo, alimentando le fiamme delle torce appese al muro.
-Oh, e perdere questa preziosa occasione?– sguainò le spade.
-Ho detto levati dai piedi! –  Zuko afferrò in risposta le sue.
- Ora che c’è più nessuno a guardarti le spalle, sei mio, Signore del Fuoco! – gridò, andandogli incontro.
Zuko questa volta, però, non si scomodò ad aspettarlo: esasperato, Dominò il fuoco con le spade e gli spedì una lingua di fuoco. Colto di sorpresa, Jet fu colpito in pieno e gettato al suolo. Il ragazzo, però, non si arrese, non era la prima volta che affrontava e sconfiggeva un Dominatore del Fuoco.
-Ora sì che ragioniamo… - mormorò, con un ghigno, al sapore della sfida.
Si rialzò, in silenzio, e ritornò alla carica. Cercò di affondare diversi altri colpi, schivando le fiammate dell’altro ragazzo.
-E tutto qui, quello che sai fare? – lo provocò.
 A quel punto, Zuko, sfinito e furibondo, abbandonò le spade e provocò una vampata enorme. Questo lo avrebbe messo k.o., e gli avrebbe dato un po’ di pace, finalmente. Però qualcosa andò storto: il fuoco al posto che espandersi nel corridoio ed investire Jet, si diradò, all’istante, rivelando un nuovo arrivato: Iroh.
 
Severus questa volta si premurò di bussare prima di entrare nella camera del vecchio pazzo.
-E’ permesso? –
-Oh, Severus, sei tu! Entra pure! –
L’uomo aprì con cautela la porta, pregando che fosse in abiti presentabili, o quanto meno vestito. Fortuna volle che lo fosse: era seduto nei suoi panni di un rosso disturbante, accanto ad una tazza di tè e ad un ragazzo dei suoi.
-A cosa devo il piacere di questa visita? –
Severus gli mostrò la boccetta che aveva in mano.
-Ti ho portato l’antidoto per quella pustola – rispose, - Bevi tutto d’un sorso, a stomaco pieno – disse, non dandogli delle indicazioni proprio esatte: i principi attivi dell’Infuso AntiPustola vengono assorbiti a livello orale, il resto del siero occorre unicamente per conservarli intatti. Sarebbe, dunque, più corretto semplicemente usarlo come un collutorio, se ingerito, infatti, provoca qualche… disturbo gastrointestinale. Niente di mortale, purtroppo.
-Oh, grazie! Lo prenderò dopo cena! – fece il vecchio ignaro. – Perché non ti unisci a noi per questo tè, magari puoi fornire qualche consiglio prezioso a mio nipote! –
-No, grazie. Come se avessi accettato – rispose, a denti stretti, cercando di svincolare verso la porta.
-Insisto invece! – disse, alzandosi e andando a provare un contatto fisico con la persona di Severus, trascinandolo sul divanetto, accanto al ragazzo.
Gli versò una tazza di tè, facendo le presentazioni.
-Dunque, mio nipote mi stava raccontando che poco fa ha avuto un diverbio piuttosto spiacevole con la sua ragazza. – incominciò, dilungandosi in ulteriori emozionanti dettagli sull’accaduto.
-Cosa ne pensi, Severus. Come possiamo aiutare questo cuore spezzato? – gli chiese infine.
-Non chiamarmi così, zio! – rimbeccò il ragazzo, che sembrava ribollire di rabbia almeno quanto Severus stesso.
-Mi pareva che ci tenessi molto a Mai… - rispose quello.
-Sì, ma non ho intenzione di discuterne davanti ad un estraneo! – sibilò, cercando miseramente di non farsi sentire dall’uomo in nero.
-Oh, ma Severus non è un estraneo! Siete molto più simili di quanto non crediate, voi due! Silente mi ha raccontato che… - ecco, le frasi che iniziano con “Silente mi ha raccontato” non finiscono mai bene! Infatti,con orrore, Iroh iniziò a narrare del suo passato da Mangiamorte.
-Basta così! Sono cose personali, vecchio pazzo! – sbottò, alzandosi in piedi e rovesciando le tazze da tè sul tavolino e sul pavimento.
-Oh no! Salvate il tè! – gridò Iroh, lanciandosi a salvare il salvabile.
Severus si allontanò con sdegno, fumante d’ira, dando un calcio alla teiera sul pavimento.
“E Silente questa me la paga”.

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Capitolo 6
*** Giorno 3.5: nella notte ***


*ANGOLO DELL'AUTRICE*
Okay, salve a tutti e a qualcuno (forse) ben tornato.
Sono tremendamente dispiaciuta di questo enorme iato che ha visto coinvolta questa storia. Sono successe un po' di cose in questi mesi e i principali colpevoli del mio vogliamo definirlo ritardo? Sono i test di Medicina e il conseguente inizio dell'università. 
Se siete ancora lì fuori e vi va di continuare questa storia, io sto cercando di portarla avanti, tra una prova intercorso e l'altra. 
Comunque sia, ora basta parlare e buon divertimento.

-Oh oh, qualcuno sembra avere il muso più lungo del solito…-
-Sokka, non è il momento! –
-Cos’è successo? Problemi con la tua fiamma? – esclamò il ragazzo, guardandosi in giro, tutto soddisfatto della sua battuta, che riscosse solo sguardi perplessi e rassegnati.
-Stai zitto! – lo freddò, scavalcando la panca e mettendosi a sedere.
Zuko era arrivato al tavolo per ultimo, tutti gli altri si erano già serviti da mangiare da più di dieci minuti.
-Su col morale, piccolo piromane! – intervenne Toph, sfoderando una poderosa pacca sulla spalla. Peccato che la mano utilizzata non fosse la sua, ma quella del suo corrispondente, ancora racchiuso in un’armatura di ferro.
Zuko grugnì in protesta.
-Cosa ti è successo?-
Alla fine era intervenuta Katara, la cui voce calma e pacata fu un balsamo sulla ferita aperta del ragazzo. Questi fece un sospiro profondo e drammatico e raccontò loro la triste vicenda di qualche ora prima. Ma tutto il clima che si era venuto a creare attorno alla narrazione dei fatti, fu spezzato dalla stridula voce di Sokka, che balzò in piedi, gridando:
-Ah, ma quello è il mio corrispondente! Cosa ti è successo alla faccia? Qualcuno ti ci ha vomitato sopra? –

Zuko tornò nel dormitorio con il capo chino, cercando di escogitare un piano per farsi perdonare da Mai. Superò un paio di corridoi devastati senza alcun dubbio da Toph e salì le scale fino al ritratto di una signora grassa, che con grande fantasia e tatto era conosciuta proprio come Signora Grassa. Ringhiò la parola d’ordine e s’infilò nella Sala Comune.
Mai era proprio davanti all’entrata, con un borsone su una spalla e, senza dare cenni di averlo visto, gli passò oltre, per uscire.
-Mai! Un attimo, dove stai andando? – chiese, preoccupato.
La ragazza lo ignorò e sparì oltre il ritratto.
Zuko stava per lanciarsi al suo inseguimento. Non poteva perderla di nuovo e in più lei non poteva lasciarlo in quel posto infernale da solo.
-Stai calmo, corrispondente di Ron, non se ne sta andando via –
Il ragazzo si voltò per fronteggiare una tipa con la chioma rosso fuoco, dai tratti simili a quelli del proprio corrispondente. Ovviamente gli era stato detto il nome e lui l’aveva dimenticato, ma sapeva che era sua sorella.
-E dove sta andando allora? -
-La tua noiosa e deprimente fidanzata ha gentilmente accettato di fare uno scambio. Lei andrà da Cho Chang, mentre Suki, la corrispondente di Cho, verrà da me. -
Zuko si sentì sollevato, forse dopo tutto non era così arrabbiata… aveva cercato di accoltellarlo solo una volta e senza poi neanche tanta convinzione. Forse c’era una possibilità.

Al centro del corridoio principale del castello era stata eretta una rudimentale costruzione di pietra: quattro pareti, un tetto, un fossato di un paio di metri e qualche decina di spuntoni di roccia. Diciamo che era più un misto tra un porcospino e un bunker da guerra.
Una luce fioca proveniva da sottili fessure sulla sua superficie.
-Dopo lunghe ed estenuanti ricerche… -
-In… quel luogo… -
-Quel luogo tetro -
-Di perdizione -
-Dov’è concentrato tutto ciò che male -
-Il cui nome è disgustoso solo a pronunciarsi -
-Il Luogo Che Non Deve Essere Nominato -
-Tu-Sai-Dove… -
-Insomma, - Fred abbassò il tono di voce – la biblioteca -
I gemelli rabbrividirono al sentore di quella parola e si trascinarono un attimo di silenzio dietro, poi interrotto dal tonfo di un vecchio volume.
-Abbiamo trovato questo – George indicò il libro.
-Abbiamo scoperto come ha fatto Piton a batterti e come impedirgli di farlo di nuovo – concluse l’altro gemello.
Fred, George e Toph erano tutti e tre riuniti attorno ad un tavolo di pietra, c’era anche Percy, murato in una delle pareti della costruzione, con solo la faccia e due flaccide mani che fuoriuscivano dalla roccia. George aveva chiesto a Toph di murargliele vicino alla faccia, ed era questo il motivo per cui ora aveva entrambi gli indici infilati nel naso.
-Fa più accogliente – aveva commentato il gemello, con un sorriso soddisfatto.
-Bene, ditemi come, perché avrei già un paio di idee su come distruggere la sua credibilità davanti agli studenti per gli anni a venire.-
Fred soffocò un singulto di commozione.
-Contieniti, fratello -
-No, lo so, lo so… è che la musica mi ha sempre fatto questo effetto. Va avanti tu… -
-Allora, come dicevamo, è stato grazie alla Legilimanzia – scandì, indicando una pagina sul libro.
-Cioè? -
-Cioè poteva leggere i tuoi pensieri e sapere le tue mosse in anticipo, solo guardandoti negli occhi. -
-Quindi, tutto quello che dovresti fare è combattere ad occhi chiusi – concluse Fred.
Un ghigno si disegnò sulla faccia di Toph.
-Ad occhi chiusi, eh? Ho come l’impressione che non sarà un problema -

Hermione e Ron erano di ronda quella notte, ma Ron sembrava essere venuto a conoscenza del piccolo episodio con Zuko, quindi non sembrava molto desideroso di condividere quattro ore di vagabondaggio notturno con lei.  Hermione, dal canto suo, si sentiva un verme per quello che aveva fatto e voleva solamente stare da sola.
Si divisero il castello in area est ed ovest e si separarono.
Di solito in giro per quelle ore non c’era mai nessuno, non da quando la Umbridge aveva iniziato ad imporre il proprio pugno di ferro, ma la presenza dei corrispondenti aveva reso tutto un po’ movimentato.
Passando vicino al porticato, infatti, Hermione sentì delle voci. Sembravano due ragazze. Allungando il passo vide Luna e la sua corrispondete al centro dello spiazzo erboso, nel bel mezzo della notte, a fare acrobazie.
-Ehi, che cosa pensate di fare, voi due? -
-Ty Lee mi sta insegnando il flick avanti, vuoi unirti a noi? -
Hermione le aveva raggiunte al centro del chiostro.
-Certo che no! Adesso tornate nei vostri dormitori, non potete stare qui! -
-Ma ci hanno cacciato dal nostro dormitorio, perché disturbavamo gli altri. Noi non volevamo, così siamo venute qui. – fece Luna, accartocciata al suolo, guardandola a testa in giù.
-Infatti, voi due dovreste stare dormendo. Non vi posso lasciare qui, su, vi scorterò nel vostro dormitorio. -

Zuko sembrava destinato a non poter dormire, il pensiero di quello che era successo poche ore prima lo tormentava. Ma non se ne sarebbe stato con le mani in mano, se vi era anche solo una minima possibilità che Mai lo ascoltasse e lo perdonasse, lui era disposto a coglierla.
Scese dal letto: era ora di dirigersi verso il dormitorio di Corvonero.
Si era fatto spiegare bene come arrivarci da Suki, quindi riuscì a raggiungere la scala senza troppi problemi, sapeva come entrare e anche dov’era la stanza della corrispondente  di Mai e quindi di Mai stessa.
Tante scale, tanti corridoi e, poi, di nuovo tante scale. Strano indovinello. Di nuovo scale.
Una rampa, due rampe, tre rampe e poi la porta di Mai.
Tranne che non c’era solo la porta di Mai. C’era anche Sokka, accovacciato a passo di giaguaro, davanti.
Ecco, adesso, il temperamento di Zuko non è mai stato dei migliori, c’è sempre tutto il fatto dell’irascibilità e dell’impulsività che tolgono punti alle sue capacità di intendere e di volere in determinate situazioni.
Queste due brillanti qualità vennero generosamente a galla in quel preciso istante.
-CHE COSA CI FAI QUI?! – quello fu un ruggito, accompagnato da copiose quantità di fuoco, dando un aspetto poco rassicurante alla figura del ragazzo.
Sokka, colto di sorpresa, sobbalzò sul proprio ventre, rotolò sul dorso e diede una poderosa testata al muro adiacente.
-Ma che diavol… razza di piromane! Che vuoi? -
I movimenti di Zuko furono come quelli di una grossa lucertola, in un lampo si ritrovò faccia a faccia con Sokka, con una mano alla sua gola.
-Ho detto, che cosa ci fai qui? – sibilò, mantenendosi in tema e serrando la stretta.
-Tu sei pazzo. Perché dovrei venirlo a dire a te? -
-Perché dubito che tu voglia finire come il tuo corrispondente, Sokka. ORA RISPONDIMI! -
Ma con un movimento agile Sokka riuscì a liberarsi dalla presa di Zuko, quest’ultimo fu spinto e barcollò un poco all’indietro, dando al ragazzo il tempo necessario per estrarre la propria lama.
-Non credo proprio. E poi dovrei essere io a chiederti che ci fai qui. -
Zuko sfoderò le sue spade.
-Non fare lo sciocco, non mi hai mai battuto nella scherma. -
-Sto ancora aspettando, che ci fai qui? – ribatté Sokka.
-No. Io sto aspettando da prima -
-Vogliamo metterci a litigare per chi stava in fila da prima? Prendere un numeretto? Ascoltare l’ordine in un megafono? -
Zuko emise un verso di esasperazione e lanciò una fiammata ai piedi di Sokka.
-Oh, insomma, basta! Che cosa ci fai qui? -
-E va bene, va bene, calma. Qui c’è la mia ragazza, io sono il suo ragazzo, ti lascio alle tue deduzioni. – si arrese Sokka.
-No, ti sbagli, qui c’è la mia ragazza! -
-Solo perché ora te ne vai in giro a baciare tutte, non significa che Suki possa essere considerata come un’opzione disponibile, Zuko. – rimbeccò Sokka, - E poi ricorda che quello bello e affascinante sono io, tu sei quello con l’infanzia difficile, che punta alla compassione per intenerire le ragazze. Non c’è paragone, caro m… -
Ma la sua frase fu stroncata dalla carica di Zuko, che dando prova della sua temperanza, si era lanciato a spade levate contro l’amico.

Mai ebbe modo di godersi cinque minuti buoni di un ridicolo combattimento. Aspettò che si ritrovassero accartocciati sul pavimento, con Zuko che mordeva l’orecchio di Sokka, sovrastandolo, e quest’ultimo che tentava di liberarsene facendogli il solletico, poi intervenne.
-C’è la mia ragazza, là dentro, razza di accendino con le gambe! -
-No, quella è la mia ragazza, coda di cavallo! -
Si avvicinò, sovrastandoli con la propria ombra, oscurando in parte la luce che proveniva dalla propria stanza. I due si ammutolirono senza esitare, poteva sentire il groppo scendere nelle loro gole. Si chinò rigidamente, li afferrò entrambi per le orecchie e li trascinò vicino al muro. Prese due coltelli e li infilò con forza nelle pareti, immobilizzandoli.
-Veramente – disse, - non sono la ragazza di nessuno di voi due. Ora fate silenzio, voglio dormire. -
La guardarono sparire nella stanza, poi Sokka spezzò il silenzio con un fischio.
-Però, ti ha freddato! L’ha fatta grossa  questa volt…AHIA! -
Odore di carne bruciata e vestiti affumicati, nonché una sottile colonnina di fumo, provenivano ora dal didietro di Sokka, che si decise una buona volta a stare zitto.

L’ala ovest del castello pullulava di bambini del primo e del secondo anno di ogni casa. Si aggiravano in formazioni compatte, manco fossero in un esercito, e non si preoccupavano di nascondere il rumore del passo di marcia, che rimbombava nei corridoi vuoti della scuola.
Ron non avrebbe potuto ignorarli meglio.
Sembrava facessero parte di una cosa grossa, aveva una mezza idea di chi vi potesse essere dietro e di certo non aveva la voglia di immischiarsi.
Si lasciò sfuggire un paio di “Tornate nei vostri dormitori”, accompagnati un gesto pigro delle mani e passò oltre.
È che era sicuramente stata tutta colpa di quel *espressione irripetibile* del suo corrispondente, che se ne andava in giro sventolando i capelli come fossero una bandiera e dandosi l’aria del duro per un po’ di pelle affumicata. Poi tutto il fatto delle mossettine di karate e la parte del lanciafiamme. Era tutta apparenza. Che cosa ci poteva aver mai trovato in lui?
Soffiò dalle narici irritato al pensiero e lanciò delle scintille a due che pomiciavano sul bordo di un balcone solo per vederli sobbalzare e rovinare per terra.
-Nei dormitori! – ringhiò.
Le coppie, per qualche motivo, gli erano particolarmente indigeste in quel momento.
Furono pochi passi e una rampa di scale più in basso che lo incrociò.
Era proprio Zuko, che vagava fuori orario, davanti ai dormitori di Serpeverde, nel bel mezzo del turno di ronda di Ron e esattamente nella sua rotta.
Fosse stato più assennato, lo avrebbe riportato alla autorità.
Ma c’era sempre l’opzione più divertente…

-Mai mi ha detto di quello che è successo… - fece Ty Lee, mentre si avviavano verso la rampa di scale. – Perché l’hai fatto? -
Hermione sobbalzò, colta di sorpresa, e si mise sulla difensiva. –E chi dice che sia stata io a fare il primo passo? -
-Lo dice il fatto che io conosco Zuko e Mai e quindi so per certo che sei stata tu – ribatté serenamente Ty Lee.
-Okay, sì, sono stata io… ma il punto è che sembravano così… non lo so… non danno l’impressione di essere felici assieme -
La ragazza fece una risata leggera.
-Questo perché non conosci i loro standard di felicità! – ribatté.
-No, magari no. Ma chi dice che Zuko non potrebbe essere più felice di così? – svoltarono il corridoio e iniziarono la prima scalinata.
-Nessuno. – rispose  Ty Lee, senza aggiungere altro.
Hermione la guardò confusa. Non aveva nessun senso lasciare cadere la conversazione in quel modo.
Fecero il resto delle scale in silenzio, fino ad arrivare alla porta del dormitorio.
Ty Lee si avviò sopra, ma Luna si intrattenne un momento.
-E’ perché tu non presti attenzione, Hermione, ma Mai è quella giusta per lui. -
-Come sarebbe a dire? Come fai a saperlo? -
-Per i Torcilli. -
Le spalle della ragazza con la chioma crespa si afflosciarono. Per un attimo aveva veramente creduto che l’altra avesse un’argomentazione valida. Sfortunatamente era troppo scortese troncare quella conversazione in quel modo, quindi si vide costretta ad approfondire l’argomento. Le chiese cosa fossero.
-Sembrano delle piccole viti e sono presenti ogni volta che due persone sono a meno di un metro di distanza. Ci sono anche qui, ora, tra noi due, tranne che non girano nel verso giusto. -
-Spiegati meglio -
-Di solito i Torcilli girano in senso orario, ma quando la tua anima gemella è nella stanza ed è vicina vicina a te, cambiano verso e diventano levogiri, proprio come fanno quando ci sono Zuko e Mai. -
Hermione cercò di mascherare al meglio la propria espressione perplessa (per non dire avvilita).
-E tutto questo sarebbe documentato dove? -
-Nel Cavillo! Te lo vado a prendere, se vuoi… -
-Non ti disturbare. Domani magari. -

Se c’era qualcosa di più soave alle orecchie di sentire qualcuno stare male, era sapere che quel qualcuno stava male per opera tua.
Lamenti, scrosci d’acqua e una serie di suoni poco adatti alla descrizione deliziarono il senso dell’udito di Severus per tutto il tempo della preparazione del rimedio per Draco. Certo, diventava un po’ disgustoso a tratti, ma no… la soddisfazione superava di gran lunga qualsiasi altra sensazione corporea negativa.
Accompagnando con un allegro fischiettio i movimenti della stanza affianco, dove il vecchio pazzo faceva la spola tra letto e bagno, si dava da fare a sminuzzare ingredienti vari e a ribollirli con dedizione nel calderone.
Insomma, non che si potesse autodefinire di buon umore, ma ci andava vicino.
Era da poco riuscito a spedire Draco definitivamente nella branda, rassicurandolo più del dovuto. Se gli avesse detto che la pozione che l’avrebbe curato, avrebbe fatto ripresentare la calvizie ciclicamente una volta al mese, non se lo sarebbe scrollato più di dosso, e una notte di lamentele di Draco non era quello che voleva. Una notte di lamentele di Iroh, d’altra parte…
Sentì di nuovo un cigolare di molle e con il coltello sul legno scandì i passi del vecchio uno dopo l’altro. Fino a quando un tonfo non previsto gli spezzò il ritmo.

Senza preavviso Zuko si ritrovò scaraventato per aria, prima che riuscisse a vedere chi avesse di fronte. Si rialzò, dolorante, con le membra già ammaccate dalle prove di volo di quel pomeriggio. Davanti a lui c’era il suo corrispondente. Era Ron.
-Ma insomma, che cosa c’è che non va in questo posto? – ringhiò Zuko, - Non posso essere lasciato in pace una buona volta?! -
Ma Ron non sembrava disposto a dare spiegazioni, perché di nuovo agitò la bacchetta e scagliò una fattura al proprio corrispondente. Zuko questa volta fu preparato e si fece scudo con una vampata di fuoco.
-Sai bene chi finirà per bruciarsi le manine, quindi levati dai piedi -
-Credi che il tuo fuoco mi spaventi? –sbottò Ron, non sembrava tanto in sé, - Vediamo come reagisci a questo! -
Stavolta dalla bacchetta non uscì un lampo, ma una gittata d’acqua, che colpì Zuko in pieno, inzuppandogli i vestiti. Ma questi, senza esitare, innalzò la propria temperatura corporea, facendo velocemente evaporare l’acqua, poi passò al contrattacco.
Lanciò una palla di fuoco e la indirizzò al petto del proprio corrispondente, scaraventandolo al suolo, poi si mise in posizione di attesa: se quello era un duello, le cose andavano fatte come si deve.
Mugugnando, l’altro si rialzò, la bacchetta protesa in avanti, pronto a colpire, i muscoli tesi, i sensi all’erta.
Vide un gettò di acqua ancora più potente spuntare fuori dalla punta di quell’esile bastoncino, si preparò all’impatto, ma questo non arrivò.
Uno scudo argenteo era stato interposto tra lui ed il proprio corrispondente.
Entrambi, spiazzati, seguirono la scia luminosa che partiva dallo scudo e arrivava alla bacchetta, da quella risalirono al suo proprietario. Che non poteva essere il buon vecchio professor Vitious, o la severa, ma giusta professoressa McGranitt. No, doveva essere Piton, quello.

I Torcilli, che grande baggianata! Come faceva a definirsi una rivista seria, il Cavillo! Con che coraggio fare parte del mondo del giornalismo, quando si pubblicano tali stupidaggini. Non esistevano cose come i Torcilli. E di certo non potevano definire cose come la propria “anima gemella”! Tzk! Certo, chissà come i Torcilli vorticavano in presenza sua e di Ro… No! Quel pensiero non era neanche ammissibile! Era un pensiero non pensabile! Era un pensiero impensabile!
Hermione non riusciva a togliersi dalla mente le parole di Luna e Ty Lee, che avevano triplicato il suo senso di colpa. Aveva combinato un disastro e ne era ogni momento più consapevole.
Quindi cercò di concentrarsi sulla ronda del castello, ma a parte un paio di coppiette appassionate al chiaro di luna, non trovò null’altro che potesse distrarla. O almeno così fu finché non s’imbatté in una casupola di pietra, che torreggiava nel bel mezzo del corridoio principale.
Hermione corrucciò la fronte e si avvicinò imperiosa al bunker roccioso dal quale provenivano luce e voci.
-Chiunque ci sia là dentro che cosa vi credete di fare? Questo viola almeno diciassette norme del regolamento scolastico! -
Sentì le voci sommesse sparire improvvisamente, per poi riaffiorare in una sonora risata, in cui ebbe modo di riconoscere i gemelli Weasley.
-Venite fuori di lì subito e mettete a posto questo disastro!- aggiunse, perentoria.
Sentì la pietra scricchiolare, poi vide un grosso ammasso roccioso ruotare su un perno centrale, come una porta girevole. Per un attimo lasciò un’apertura nella casupola, poi richiuse la parete, una volta completato il proprio giro di 180°. Non era uscito nessuno, ma ad Hermione bastò una seconda occhiata per distinguere la faccia di Percy incastonata nella parete rocciosa come una tessera in un mosaico.
-La mia munifica padrona e i suoi due gloriosi assistenti la informano che la sua richiesta sarà ignorata come da regolamento -
-Percy, ma che cos…? -
-Non mi è permesso intrattenermi in discussioni futili, che risulterebbero in una perdita in tempo per la mia munifica padrona ed i suoi gloriosi assistenti. Lei è invitata a uscire dalla nostra regione di controllo -
E prima che Hermione potesse ribattere, la parete si mosse di nuovo e Percy fu fagocitato di nuovo dentro.
-Fred! George! Lo so che siete lì dentro! Adesso, uscite subito, se non volete che chiami subito il Preside! -
Il muro con Percy incastonato dentro ruotò nuovamente.
-La mia munifica padrona e i suoi gloriosi assistenti la informano che, sebbene il richiamare l’attenzione del Preside incaricato di questa struttura scolastica non risulti una minaccia per loro, sono costretti a espellerla dalla nostra regione di controllo e ad invitarla al silenzio. Non è per loro possibile un dispendio di tempo a tal punto eccessivo. -
E prima che Percy tornasse nel bunker, Hermione si accorse che il pavimento si stava muovendo sotto i suoi piedi, che erano stati incastrati nella pietra. Senza che potesse liberarsi, fu trascinata via, ben oltre il corridoio principale.


Quella volta Piton aveva adoperato tutta la sua mente perversa e malvagia per escogitare quella punizione. Era piuttosto sottile e ingegnosa, perché poteva avere più ripercussioni sui malcapitati, alcune tecniche, altre, eventualmente, di natura psicologica.
Ron e Zuko furono invitati a tornare immediatamente nel proprio dormitorio, senza deviazioni che avrebbero ulteriormente aggravato la loro posizione. Il punto era che ulteriori minacce non erano affatto necessarie, e Piton lo sapeva, perché l’ultima cosa che Ron e Zuko volevano era andarsene a zonzo per la scuola in quel modo.
-Questa è tutta colpa tua! Più la mia solita sfortuna! Perché Piton?! – si stava lamentando Ron, con la testa rivolta al soffitto, e la voce colma di disperazione.
-Come può essere colpa mia? Tu mi hai attaccato! Ehi, stai attento, non sai camminare dritto? Mi hai pestato un piede! -
-Sei tu che mi stai troppo addosso! Fatti più in là! – protestò Ron.
-E come dovrei fare, esattamente, secondo te? -
L’obiezione di Zuko si era resa dovuta e tristemente necessaria, perché la brillante punizione (che Ron avrebbe più volte ricordato con l’espressione a suo parere più appropriata di “martirio”), era stata quella di immobilizzarli in una particolare posizione, piuttosto compromettente. Ron, infatti, era stato costretto ad andare in giro con il braccio attorno alle spalle di Zuko, che, invece, era forzato a cingere con il proprio il fianco del corrispondente. Eccetto per le espressioni truci sulle loro facce, sembravano proprio una coppia felice, che camminava abbracciata stretta stretta.
-Stai-zitto! Adesso sbrighiamoci a tornare prima che qualcuno ci veda! Magari Hermione può risolvere questa faccenda e liberarci! -
-Già, così quel tuo professore ci incollerà di nuovo in una posizione ancora peggiore! Non ricordi? – rimbeccò Zuko.
-CHE COSA?! E quando esattamente l’avrebbe detto? – Ron sembrava decisamente in panico.
-Credo mentre tu eri troppo occupato a fissarlo con una scintilla omicida nello sguardo… -
-AH! Come lo odio! Quanto lo odio! -
Il mantra di Ron proseguì ininterrotto, fino a quando la figura di un omino galleggiante a mezz’aria non spuntò a pochi passi tra loro.
Quell’omini era l’unico essere che potesse peggiorare la situazione.
Pix.
-Oh-oh! Cosa abbiamo qui… due innamorati fuori dai dormitori nel bel mezzo della notte? – disse, con tono malizioso, ruotando su se stesso.
-Stai zitto, Pix! Questa è una puniz… - Ma la lingua di Ron si intrecciò, come per magia, prima che potesse finire di pronunciare quella frase. Ovviamente Piton aveva pensato anche a quello! Non potevano dire della punizione. Che tocco di classe!
Nel frattemppo Pix si era avvicinato a Zuko, con un dito inquisitore.
-Ricordami qual è il tuo nome… -
E prima che Ron potesse impedirgielo, il ragazzo glielo disse, confuso.
-Ecco fatto. È la fine – esalò, sconsolato, guardando Pix sfrecciare oltre il corridoio. Era già partito per la tangente, cantando a squarciagola:
“Ron e Zuko sono innamorati
Si danno i bacetti
E mangiano gelati”
Ron guardò Zuko con la stessa furia omicida di prima negli occhi.
“E MANO NELLA MANO
SI DICEVANO TI AMO!”
L’ultimo eco si spense in lontananza. Quella era veramente la fine.


-Se tu preferisci, non farò domande -
Harry era chino sopra il letto di Ron, in esatta corrispondenza con la sua faccia, e aveva svegliato l’amico esattamente con quella frase.
Harry aveva fissato confuso per ben più di un quarto d’ora, il suo migliore amico ed il corrispettivo corrispondente dormire abbracciati, nello stesso letto. Zuko aveva la faccia nell’incavo del collo di Ron, Ron aveva il braccio sinistro dietro le spalle del corrispondente, quello destro poggiato sul suo torace.
Quando Harry parlò, entrambi si svegliarono di soprassalto, balzando a sedere così in fretta che Harry e Ron si diedero una prominente testata.
-Perché mi hai svegliato? – si lamentò Zuko, grugnendo contro di Ron. Quest’ultimo gli restituì un’occhiata feroce, ma mantenne un finto tono di calma.
-Ah, ma come, niente meditazione stamane? -
-Ci sei tu! Come faccio a concentrarmi?! – ringhiò in risposta.
-Ragazzi, ragazzi, calma. Posso sempre farmi i fatti miei, certo… Ma tutto il fatto che vi state abbracciando e che dormite assieme… esattamente quando è cominciato? Temo di essermi perso qualc… -
-Harry, ti prego, non è come pensi! Questa è opera di… - ma come prima, le parole non gli uscirono di bocca.
-Di Cupido, lo so, lo so! Ti capisco -
-No, tu non capisci! – gridò Ron, infuriato.
-Ehi, smettila di agitarti, mi stai sudando sulla spalla! – protestò Zuko.
Harry lanciò loro un’ultima occhiata.
-Va beeene… io vi lascio soli. Però dovete sbrigarvi, oggi c’è la gita ad Hogsmead! -

-Buongiorno mondo! Il sole splende, niente strambe lezioni, il mio corrispondente ha ancora la testa che sembra il sedere di un Bradipo-babbuino e tutto procede bene! -
Aang intercettò il suo sguardo e lo zittì.
Al tavolo c’erano sono lui, Suki e Katara. Quest’ultima sembrava completamente assorta nel difficoltoso tentativo di incenerire con lo sguardo Hermione, che era seduta qualche posto più in là, ignara.
-Avrai sicuramente i tuoi nobili scopi, sorellina, ma questo non farà di te una Dominatrice del Fuoco, se ti inters… -
Splat! Palla di neve.
Il ragazzo se la tolse infastidito dalla faccia e si rivolse ad Aang.
-Sai cos’è successo? -
Ma l’avatar si strinse nelle spalle.
-Non è che ieri sia stato molto diverso. Hanno passato tutta la giornata a… -
Splat! Palla di neve.
-Cooomunque… - fece Sokka, a quel punto, iniziando a riempirsi il piatto di qualsiasi specie di carne popolasse quel tavolo, - Dove sono tutti gli altri? Oh. -
Quell’ “Oh” era stato strappato fuori dalla gola del ragazzo, quando vide uno di quei “tutti gli altri” entrare nella Sala Grande.

-Ci sediamo vicino ad Harry, non ci pensare proprio! -
-Quel tuo stupido amico che non fa che lanciarci stupidi sguardi? Guardalo, eccolo che ricomincia! No! Ci sediamo vicino ai miei amici! -
Stavano parlando a voce abbastanza alta prima di entrare nella Sala Grande, dove c’era un discreto vociare di studenti e professori, poi, varcata la soglia, improvvisamente la voce di Zuko rimbombò.
-Non c’è un po’ troppo silenzio qui? – domandò.
-Sta zitto e continua a camminare! – esalò Ron, - Dannazione, lo sapevo che dovevo Trasfigurarmi la faccia! -
Arrivarono al tavolo di Grifondoro, in un fruscio di voci.
Sokka fu il primo ad intercettarli.
-Oh-oh! Vedo che ti stai dando alla pazza gioia, Zuko! Il tuo sangue è veramente caliente, caro il mio piromane! -
Anche con una sola mano, Zuko fu il più agile: afferrò il bavero dell’altro ragazzo, lo sollevo e lo costrinse a voltare il capo verso il tavolo dei Serpeverde.
-Vuoi davvero che il tuo caro piromane ti riduca come il tuo corrispondente? Volete fare pendant? Non sarebbe un cattivo abbinamento… -
Nella Sala calò di nuovo il silenzio, dal fondo del tavolo dei Tassorosso si sentì una ragazza gridare, appassionatamente: - Bravo! Difendi il tuo diritto ad amare! -
Ma prima che Zuko potesse fare nient’altro, Suki balzò sul tavolo e scaraventò a terra Zuko e compagno.
-Lascia stare il mio ragazzo! – disse, perentoria, fissandoli dall’alto.
-Sì, questa è la mia donna! – esclamò Sokka, con il pugno per aria, pugno per aria che ben presto si ritrovò sul pavimento, assieme al suo proprietario.
-E tu, invece, smettila di fare battute stupide -


Silente sentì bussare alla porta del suo ufficio.
Certo, bussare è il termine adatto se ritenete tale l’aggressione con ferocia di un’asse di legno su cardini.
-Avanti, avanti! – fece, gioviale.
Si poteva fare una lunga lista di cose che erano apparse su quella soglia, tutte straordinarie e incredibili, c’era una fila lunga ed intrecciata che si era formata solo durante gli anni di presidenza di Silente, eppure quella particolare figura lì spiccava un balzo e, senza neanche sgomitare, si ritrovava in prima fila, primo posto.
-Buongiorno, Severus -
Il professore lo guardò, ringhiante, con la mano ancora sulla maniglia della porta. Se ne stava lì, la schiena china a soffiare dalle narici espanse, come un mastino schiumante. Senza vestiti, coperto di lividi, con solo un tanga e una fascia trasversale sul petto, che recitava “Miss Chiappe d’oro”. O e la corona, aveva anche una graziosa corona sulla testa.
-Deduco che per te non è tanto un buongiorno, dopotutto. Posso azzardarmi ad ipotizzare anche perché? -
L’uomo sbatté la porta e avanzò un poco, aveva sempre l’aria che volesse caricare Silente a testa bassa e defenestrarlo.
-Accomodati pure, cosa volevi dirmi? -
L’uomo arrivò davanti alla scrivania, trascinandosi il silenzio. Si chinò, molto lentamente e poi sbatté le mani sul legno tanto forte da far incenerire il pennuto del vecchio pazzo.
-Lo sai perché sono venuto qui così, Silente? -
-Perché vuoi che mi congratuli per la tua vittoria al concorso di Miss Chiapp… -
-STAI ZITTO! ADESSO-PARLO-IO!- sbraitò, - Perché, mi sono detto, era meglio che tu vedessi… -
-Oh sì, - mormorò Silente, lanciandogli uno sguardo preoccupante, - Era meglio, proprio così… ti dispiacerebbe fare un giro su te stesso cosicché io possa vedere il motivo della tua vittoria? -
-HAI FINITO?! – gridò di nuovo, quando riottenne la sua attenzione, proseguì – Questo è quello che due dei tuoi studenti e uno dei frutti delle tue strane idee, ovvero una corrispondente, mi hanno fatto, proprio stamane. -
-Ti hanno costretto a partecipare ad un concorso di bellezza? -
-Mi hanno aggredito in tre contro uno nei corridoi della tua scuola, Silente! -
-Oh, questo ha più senso. – commentò il vecchio.
-E tu devi espellerli o, nel caso della corrispondente, cacciarla. ORA. IN QUESTO PRECISO ISTANTE! -
Silente riunì i palmi delle mani sotto la mento.
-Adesso non iniziamo a drammatizzare, Severus… Sei proprio sicuro di non voler fare  un giro su te stesso, comunque? -
-Io non sto DRAMMATIZZANDO! Sono stato aggredito e maltrattato, fisicamente e psicologicamente, davanti ai miei studenti, e non permetterò che… -
-Ops, mi è caduta la piuma… me la raccoglieresti? -
Severus lo guardò con gli occhi pieni d’odio.
-Comunque non ti ho convocato qui per questo, Severus -
-Tu non mi hai convocato – sbottò l’altro.
-No, tecnicamente no, ma già che sei qui, ti devo dire un paio di cosette…- ribatté il Preside, - Prima cosa: quello che hai fatto a Ron Weasley e al suo corrispondente non mi piace nemmeno un po’… sì, lo so che sei stato tu. L’omosessualità non è una barzelletta e non gradisco che ci si scherzi su… Non desidero che episodi di omofobia si verifichino nella mia scuola -
Severus lo guardò, l’odio permeava dai suoi occhi, grondava, era come se diluviasse odio.
-Fred Weasley, George Weasley e la loro maledetta corrispondente, loro mi hanno aggredito. -
-Quindi, voglio che tu li liberi subito da quell’incantesimo e li punisca in qualche altro modo, che non riguardi questioni sensibili -
-Adesso, o ci pensi tu, oppure darò sfogo alla mia mente malefica e mi ne libererò io,  Silente -
-Stai ascoltando quello che ti sto dicendo? -
-Stai ascoltando quello che ti sto dicendo? -
Fecero assieme i due uomini, Severus gridando solo appena un po’ di più.
-Non fino a quando non farai quello che ti ho chiesto, Silente. -
-Hai le prove? -
-Tecnicamente no, ma ieri mi hanno assalito una prima volta e poi… -
-Allora non posso aiutarti. Ah, e oggi vai ad Hogsmead con Iroh e Bumi. Chiudi la porta quando esci -

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