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Grainne Skylark fermò il
cavallo accanto al grande faggio, al limite della radura.
- Perfetto, mi sono
persa un’altra volta. - disse tra sé e sé smontando di sella. Riparandosi gli
occhi con una mano alzò lo sguardo verso i raggi di sole che filtravano
attraverso gli alberi, sottili colonne di luce che illuminavano a sprazzi il
fittissimo Bosco Atro. Avrebbe dovuto essere giunta alla corte di Thranduil da
ore, ormai, e invece del palazzo non c’era traccia.
Gli Elfi sono davvero speciali quando si tratta di nascondere
le cose, pensò scuotendo la testa.
Si guardò nuovamente
intorno, scostandosi una lunga e riccia ciocca castana dalla fronte sudata. Il
viaggio da Minas Tirith era stato faticoso e Grainne, malgrado fosse abituata a
restare in sella a lungo, si sentiva stanca ed affamata. Ma non aveva tempo per
fermarsi a riposare, voleva arrivare a palazzo prima che scendesse la notte.
- Ma di questo passo non
arriverò mai ! - disse, sconsolata.
Con rabbia, diede un calcio
alle foglie secche che coprivano il terreno. Aveva percorso molte miglia senza
mai sentirsi sul collo l’alito di bestie selvatiche, briganti o, peggio ancora,
orchi. Come per infondersi un senso di sicurezza, toccò l’elsa della lunga
spada che le pendeva al fianco, nel fodero marrone. Anche se ne avesse
incontrati, avrebbe comunque saputo come tenerli a bada ; ora la peggiore
difficoltà sembrava orientarsi in quella foresta inestricabile.
Sbuffando, procedette a
piedi verso quello che doveva essere il nord, tenendo ben salde le redini del
suo cavallo.
Camminò per qualche
minuto, facendosi strada tra grossi cespugli e abbassando di tanto in tanto la
testa per non sbatterla contro qualche ramo, finchè la vista di un cavallo
grigio con il capo chino tra l’erba non la fece fermare di colpo, guardinga. Il
cavallo portava le redini ma non aveva sella ; questo poteva significare
che il suo cavaliere, con ogni probabilità un elfo (dato che era tipico di
questo popolo cavalcare a pelo), si trovava nelle vicinanze.
- E così ti sei persa.
Ci avrei scommesso. - disse improvvisamente una voce calma e rassicurante alle
spalle di Grainne.
La ragazza si voltò di
scatto, portando istintivamente la mano alla spada. La lasciò andare quando
vide il suo interlocutore. Aveva ragione lei, si trattava proprio di un elfo.
Un giovane elfo, anche se “giovane” era un concetto piuttosto relativo, dal momento
che coloro che appartenevano a quella stirpe potevano vivere per migliaia
d’anni senza apparentemente invecchiare di un solo giorno.
L’elfo era appoggiato al
tronco di un albero e stava intagliando un pezzetto di legno con un piccolo
coltello dalla lama lucente, ignorando completamente Grainne. La ragazza
squadrò la sua figura slanciata da capo a piedi e, se non fosse stata ancora
spaventata da quell’apparizione improvvisa, l’avrebbe trovato decisamente
attraente.
In breve, l’irritazione
prese il posto della paura nell’animo della giovane donna.
- Ma guarda...cosa ti fa
pensare che mi sia davvero persa ? -
- A parte il fatto che l’hai
ammesso tu stessa poco fa, - rispose l’elfo senza sollevare lo sguardo dal suo
lavoro - Ti ho vista passare di qui almeno tre volte. Hai praticamente girato
in tondo per un’ora. -
Grainne arrossì e i suoi
chiarissimi occhi brillarono di rabbia.
- Voi elfi siete
terribili !- esclamò in tono
sarcastico - Avete la vista e l’udito di un gatto e siete ugualmente abili a
passare inosservati ! Comunque, invece di startene lì impalato a
ironizzare sul mio senso dell’orientamento, che diresti di aiutarmi a trovare
la strada ? Vorrei arrivare da Thranduil prima del tramonto. -
L’elfo alzò la testa
bionda e la fissò negli occhi. - Thranduil ti sta aspettando ? -
- Beh, sì... - rispose
Grainne, sentendosi lievemente a disagio.
L’elfo ripose il
coltello nel fodero e mise in tasca il piccolo oggetto che stava intagliando.
- Allora ti accompagno.
Faresti in tempo ad invecchiare due volte prima di trovare la strada giusta. -
Detto questo, si avvicinò al suo cavallo e, balzatogli agilmente in groppa,
fece un cenno a Grainne. - Seguimi. -
- Un momento ! -
disse la ragazza mettendosi le mani sui fianchi - Chi mi assicura che mi
porterai veramente da
Thranduil ? -
Lui la guardò nuovamente
negli occhi. - Fai male a non fidarti della parola di un elfo. Un uomo dice una
cosa in due lingue diverse, noi solamente in una ; non conosciamo quella
dell’inganno. Se avessi voluto, ti avrei già trafitto il cuore senza che tu te
ne accorgessi. -
- Ma che belle parole...
- disse Grainne, tentando di darsi un po’ di sicurezza.. Non sapeva perché, ma
lo sguardo penetrante dell’elfo la imbarazzava, eppure sentiva di potersi
fidare di lui.
Risalì a cavallo e
trottò dietro al suo accompagnatore, che aveva già imboccato uno stretto
sentiero.
- E tu come puoi fidarti
di un’estranea ? Di una donna dalla doppia lingua ? Potrei essere io
ad ucciderti in qualsiasi momento. - gli disse in tono quasi provocatorio.
- Oh, non lo faresti. -
rispose lui sorridendo.
- Che ne sai ? -
disse lei, beffarda.
- Lo so e basta. -
tagliò corto l’elfo - Io mi fido delle mie sensazioni. E poi guardati, sei
armata di tutto punto eppure, quando mi hai visto, sembravi un cucciolo
spaventato ! Certo che non ho mai visto una fanciulla di Rohan
avventurarsi tanto a nord con un’arma come quella... - disse poi alludendo alla
spada di Grainne.
- Una ragazza che
viaggia da sola deve pur difendersi in qualche modo. - ribattè Grainne con
sarcasmo - E poi...come fai a dire con sicurezza che sono di Rohan ?Io... -
- La spilla sul tuo
mantello è ingannatrice. - la interruppe l’elfo - Sette stelle e sette pietre e un albero bianco...i simboli di
Gondor. Però i finimenti del tuo cavallo, troppo consunti dall’uso, e il tuo
modo di restare in sella sono tipici delle genti del Mark, che imparano a
cavalcare prima ancora che a camminare. -
Grainne rimase a
boccaaperta dallo stupore.
- Sei venuta fin qui da
Minas Tirith ? - domandò l’elfo, voltandosi a guardarla.
- Sì... - rispose
Grainne, ancora non del tutto tranquilla.
Ad un tratto il sentiero
si allargò, rendendosi più agevole, e l’elfo rallentò l’andatura del suo
cavallo per permettere alla ragazza di affiancarlo.
- Non conosco il tuo nome. - disse lui.
- Nemmeno io conosco il
tuo, così siamo pari. - rispose Grainne in tono più malizioso che sgarbato.
- Uh...giusto. - disse
l’elfo facendo spallucce, quasi divertito - Comunque ho l’impressione di averti
già vista da qualche parte. - aggiunse poi guardandola con aria indagatrice.
- Senti, amico - sbottò
Grainne - Se questo è un modo per ottenere le mie grazie, sappi che non
funziona ! -
- Ma io non intendevo...
-
- Tutti gli uomini che
incontro dicono di avermi già vista - continuò la ragazza, piuttosto seccata,
ignorando l’intervento dell’elfo - E la stragrande maggioranza di loro non ha
mai, e dico mai, incrociato la mia strada. Perché avresti dovuto farlo proprio
tu ? -
L’elfo sospirò, alzando
gli occhi al cielo. - Io non volevo ottenere le grazie di nessuno. Ho davvero
la sensazione di averti già incontrata prima d’ora. E poi noi possiamo
controllare le strade che percorrono i nostri piedi, ma non quelle del nostro
destino. -
Nessuno dei due parlò
più per qualche minuto. Poi, per allentare un po’ la tensione che si stava
creando, l’elfo riprese la parola.
- Cosa ti porta a
visitare il Reame Boscoso ? -
Grainne, un po’
infastidita per il continuo interrogatorio a cui era sottoposta, abbassò lo
sguardo e guidò il suo cavallo attorno ad una grossa radice che sporgeva dal
terreno, evitando che vi inciampasse.
- Sono una guaritrice. -
rispose sbuffando - So che voi Elfi siete molto esperti nell’utilizzo delle
erbe officinali e io penso di avere ancora molto da imparare. Avrei voluto
recarmi a Lothlorien, ma per chiunque non sia elfo è proibito mettervi piede. -
- E credi invece che il
Bosco Atro sia tanto più accogliente ? Che chiunque possa entrare o uscire
da qui come e quando vuole senza essere disturbato ? -
- Ma che stai... ?
-
- Forse non te ne sei
resa conto, ma la foresta pullula di sentinelle armate fino ai denti. E non ti
avrebbero nemmeno lasciata avvicinare al confine se tu non fossi attesa. Dimmi,
dunque, cosa può avere di tanto speciale una giovane guaritrice del Mark per
poter accedere senza la minima difficoltà al palazzo di un Re degli Elfi ?
-
Il tono di voce da lui
adoperato non era affatto accusatorio né scortese, anzi, era calmo come prima.
Tuttavia la rabbia di Grainne esplose nel sentire quelle parole.
- Ascoltami bene !
- sbottò - Può anche darsi che io sia una guaritrice da quattro soldi, ma dato
che il tuo Re mi sta aspettando e le vostre guardie, come dici tu, sapevano del
mio arrivo, potevano almeno degnarsi di aiutarmi a trovare la strada !
Questo è maledettamente tipico di voi Elfi, sempre troppo preoccupati a
custodire le vostre terre, al punto da non costruire strade agibili per
impedire che qualche visitatore, che voi certamente giudicate inopportuno,
possa disturbare la vostra tranquillità ! Non avete mai pensato che i
contatti con l’esterno possono arricchire un popolo ? O siete così
presuntuosi da non capirlo ? Già, ma voi siete la gente perfetta...non
avete nulla da spartire con noi poveri uomini mortali, pronti ad essere
consumati dalle nostre azioni... -
Terminato lo sfogo,
Grainne guardò l’elfo e si accorse che, per tutto il tempo in cui lei aveva
berciato, lui aveva continuato ad ascoltarla e osservarla, con la solita
espressione tranquilla e imperturbabile. E questo la fece imbestialire del
tutto.
- ...E poi la nostra
vita sarà mortale, ma almeno sappiamo godercela ! Mentre voi siete
condannati ad una noiosissima vita perfetta per tutta l’eternità ! !
- Detto questo, arrossì, abbassò lo sguardo e tacque.
L’elfo rise, gettando la
testa all’indietro. - Ora ti stai davvero arrampicando sugli specchi ! -
disse - Parte di quello che dici è vero, devo ammetterlo. Ma su una cosa ti
sbagli : noi amiamo il nostro mondo, e cerchiamo solo di salvarlo dalla
distruzione che scaturisce dalla follia umana. Preserviamo segreti che
porterebbero alla rovina chiunque ne venga a conoscenza. Noi - si voltòguardare di
nuovo Grainne negli occhi - Non siamo
egoisti. -
Fece una pausa, e tornò
a guardare davanti a sé, mentre Grainne si stringeva nelle spalle, colpita
dalle parole dell’elfo.
- E comunque - continuò
lui voltandosi di nuovo verso di lei - Non hai risposto alla mia domanda. Credo
che tu sia molto di più di quanto appari, ragazza ! -
Improvvisamente, da
imbarazzato quale era, il viso di Grainne si fece duro e serio, e l’elfo capì
di avere toccato i tasti sbagliati.
- Mi spiace, non volevo
offenderti. Non intendevo insinuare nulla di male. - disse, sinceramente
dispiaciuto.
- Non mi hai offeso.
Comunque tutto ciò che mi riguarda è affar mio, e sappi che non risponderò più
alle tue domande. -
L’elfo annuì con
imbarazzo e i due continuarono a cavalcare in silenzio fino a quando giunsero
al palazzo del Re.
Grainne rimase a bocca
aperta nel vedere quella splendida costruzione, mirabile esempio di come
l’architettura più raffinata potesse essere accostata alle meraviglie della
natura. Il palazzo era parte della stessa foresta, con scale e torri costruite
attorno agli altissimi alberi i quali delimitavano, come mura, il perimetro
della città.
Le finestre e i portoni
erano rivestiti di lamine d’argento che riflettevano quella poca luce del sole
e della luna che filtrava tra le foglie, rendendo quella parte del Bosco Atro
più luminosa di quanto non avrebbe potuto essere se la città intera si fosse
trovata in cima ad una collina.
Le guardie in uniformi
verdi e grigie con lunghe spade ricurve al loro fianco che erano sparse ovunque
non sembrarono curarsi dell’elfo e della ragazza che si dirigevano verso una
delle porte.
Una guardia fece aprire
un pesante portone intarsiato, e i due viaggiatori si trovarono in un ampio
androne privo di soffitto dal quale si dipartivano a raggiera numerosi corridoi
che conducevano nelle diverse zone del palazzo.
Grainne si guardò
intorno, disorientata. L’elfo notò l’aria perplessa della ragazza e le
disse :
- Se vuoi incontrare il
Re, sarà meglio che tu mi segua. Questo palazzo è peggio di un labirinto -
sorrise ironicamente - E credo che tu ti sia già persa abbastanza, per oggi. -
- In tal caso, ti
ringrazio . - disse Grainne guardando l’elfo con un’espressione piuttosto
altera.
I due percorsero un
corridoio interminabile, al termine del quale si trovava un portone che, una
volta aperto, dava su un altro corridoio ai lati del quale c’erano decine di
altre porte. Con sicurezza, l’elfo aprì un’altra di esse conducendo la ragazza
attraverso un altro dedalo di passaggi, fino a quando si fermò davanti ad una
porta molto più grande delle altre, i cui battenti erano decorati con raffinati
motivi vegetali. Ai lati di essa si trovavano due guardie sull’attenti, che non
si mossero quando l’elfo spalancò il portone invitando Grainne ad entrare. La
ragazza dedusse che erano giunti alla sala del trono e, mentre incedeva titubante,
capì che non sarebbe mai riuscita a tornare indietro da sola.
Al di là della soglia vi
era una specie di cortile quadrato pavimentato con marmo grigio, delimitato da
numerose piante di vite che intrecciavano i loro tralci sopra le teste dei due
formando una sorta di pergolato perenne. Contro la parete opposta rispetto
all’ingresso, seduto su un trono di legno lucido intarsiato d’argento, c’era
Thranduil, Signore degli elfi del Bosco Atro, avvolto in una lunga veste
azzurra. Un cerchio d’argento intrecciato gli cingeva la testa, e lunghi
capelli biondi gli cadevano sulle spalle. Il suo viso aveva allo stesso tempo
un aspetto severo e gentile. Con un cenno della mano, invitò Grainne ad
avvicinarsi.
- Benvenuta, Grainne
Skylark. Le mie sentinelle mi hanno avvertito poco fa del tuo arrivo. -
La ragazza si diresse
lentamente verso il trono, mentre l’elfo che l’aveva accompagnata restò fermo
accanto alla porta.
- Elen sìla lummen omentielvo.
- disse Grainne chinandosi di fronte al Re. Una
stella splende sull’ora del nostro incontro...queste parole, e soprattutto
la lingua in cui la ragazza le pronunciò, stupirono siaThranduil che il giovane elfo biondo che non
aveva staccato un attimo gli occhi da lei, incuriosito.
- Dolci parole,
pronunciate da una gentile visitatrice. Spero che il tuo viaggio sia stato
tranquillo. -
- Tranquillo ma non del
tutto agevole, Sire. I sentieri del Bosco Atro sono piuttosto oscuri e impervi.
Tuttavia ho avuto la fortuna di trovare una...guida. - rispose Grainne
voltandosi verso l’elfo che, a braccia conserte, osservava la scena in silenzio.
Thranduil sorrise. -
Spero si sia trattato di una buona guida. - disse.
Stringendo gli occhi,
Grainne sogghignò, sempre con lo sguardo fisso sul suo accompagnatore. - Sì, lo
è stato, anche se avrei preferito che la sua lingua fosse meno lunga...e
tagliente. - disse, concedendosi una piccola vendetta personale.
Il sorriso del Re si
trasformò in una breve risata. - Ne sono comunque lieto. Dimmi, mi porti
notizie da Gondor ? -
- Più che altro voci, e
non tutte buone. Il Sovrintendente, Sire Denethor... -
Thranduil alzò una mano,
interrompendola. - Parleremo di ciò in un altro momento. Dunque vuoi imparare
la medicina elfica. - disse, cambiando bruscamente discorso.
- Sì, mio Signore. So
che alla tua corte si trovano alcuni dei migliori guaritori di tutta la Terra
di Mezzo. Sarebbe un grande onore per me poterli avere come maestri. -
- Così sia, se lo
desideri. Presterai servizio come apprendista presso Vardarantir, il Maestro
dei nostri guaritori. Ma ti recherai da lui domani, hai affrontato un lungo
viaggio e sarai sicuramente molto stanca. Mio figlio Legolas ti condurrà nelle
tue stanze... - continuò Thranduil facendo un cenno con la mano verso il fondo
della sala - ...visto che hai già avuto l’occasione di conoscerlo. -
Grainne impallidì e
spalancò gli occhi, voltandosi lentamente.
Il giovane elfo, che era
rimasto zitto per tutto quel tempo, esplose in una risata beffarda e
cristallina.
Quando uscì dalla sala
del trono, seguita da Legolas, Grainne era davvero furibonda.
Camminò a grandi passi
lungo il corridoio, senza sapere dove stava andando, quando, all’improvviso, si
girò verso il principe elfo, agitando l’indice davanti a lui.
- Tu...tu...hai idea di
quello che ho fatto per colpa tua ? ! Ho mancato di rispetto verso di
te...il principe...di fronte a tuo padre in persona ! Potevi...potevi
almeno dirmelo ! ! -
Legolas sorrise. -
Considerati già perdonata. Non ho mai amato le formalità ! Hanno un che di
ipocrita, non trovi ? -
- Ipocrita... - disse
Grainne, sprezzante - Tu l’hai fatto apposta, ci scommetto ! Volevi
vendicarti per come ti ho trattato ? Beh, ci sei riuscito benissimo !
Io... -
La ragazza avrebbe
voluto coprire d’insulti il giovane elfo che si trovava di fronte a lei. Chi se
ne importava se era il figlio del Re ! Fortunatamente Thranduil sembrava
non essersela affatto presa ; in un’altra occasione Grainne avrebbe
rischiato di essere cacciata dal regno su due piedi, o anche peggio. Con gli
elfi era meglio non scherzare.
Eppure la rabbia si
sciolse dentro di lei come neve al sole, nel vedere il sorriso disarmante del
principe. Bello scherzetto, davvero.
- Oh, maledizione...sei
davvero impossibile ! - esclamò Grainne lasciando cadere le braccia e
scuotendo la testa castana.
Legolas le si avvicinò,
tendendole la mano. - Beh, almeno ora so il tuo nome e tu sai il mio. - le
disse - Potremmo porre fine alle ostilità e ricominciare da capo, cosa ne
dici ? -
Pur con riluttanza,
Grainne afferrò e strinse la mano che l’elfo le tendeva.
- Sono felice di
conoscerti, Grainne Skylark ! - le disse. Grainne capì che il suo sguardo
era sincero.
- Anch’io sono felice di
conoscerti, Legolas - rispose, aprendo finalmente le labbra in un vero sorriso
- E sono lieta anche di averti fatto divertire ! - aggiunse in tono
ironico.
Risero entrambi, e
Grainne si sentì molto più sollevata.
Insieme, percorsero a
ritroso i corridoi che avevano imboccato all’andata, e tornarono nell’androne
d’ingresso. Da lì Legolas condusse Grainne lungo un altro corridoio e, poco
dopo, giunsero nella zona del palazzo riservata agli ospiti.
Giunti davanti alla
stanza che le era stata assegnata, Grainne indugiò un attimo, socchiuse la
porta e lanciò un rapido sguardo a Legolas, per capire se avrebbe dovuto farlo
entrare o no. L’elfo non si mosse.
- Spero che la camera
sia di tuo gradimento. - le disse - Se lo desideri, posso farti preparare un
bagno e dei vestiti puliti. -
- Oh, sì, sarebbe
meraviglioso ! Ho polvere ovunque, e penso che tra poco i miei vestiti si
metteranno a camminare da soli ! - esclamò lei, sospirando di sollievo.
Legolas annuì e fece per
andarsene, ma Grainne lo fermò.
- Aspetta ! -
disse. L’elfo la guardò con aria interrogativa e lei chinò il capo, quasi con
imbarazzo. - Senti...mi dispiace per quello che è successo poco fa. E’ che a
volte non penso a quello che dico...né alle conseguenze. -
- E’ tutto dimenticato,
davvero. E anch’io non sono stato molto...gentile. - rispose lui - Solo che il
non mi aspettavo affatto di incontrare... -
- Un momento, mi stai
dicendo che non sapevi che tuo padre mi stava aspettando ? - sbottò
Grainne mettendosi le mani sui fianchi - Mi stai di nuovo prendendo in
giro ? -
Legolas alzò entrambe le
mani, come per calmarla. - Ti assicuro che non sapevo assolutamente nulla. Mio
padre non mi informa quasi mai delle sue iniziative...così come io non lo
informo delle mie. Tra noi non c’è molto dialogo. Solo qualche formalità. Lui
mi dà degli ordini e io obbedisco. Ma tra gli ordini di oggi non c’era
affatto quello di scortare una guaritrice di Gondor...o di Rohan, se
preferisci. Se non mi fossi trovato per caso nella foresta, probabilmente non
avrei mai nemmeno saputo della tua presenza a Bosco Atro. -
Grainne guardò di nuovo
a terra, cincischiando con la maniglia. Sentiva che Legolas era sincero, ma
quell’accenno a Rohan la inquietava.
- Anche se avrei
preferito esserne a conoscenza... - continuò l’elfo - Ultimamente stanno
accadendo strane cose nella Terra di Mezzo. La prudenza non è mai troppa. -
Grainne impallidì, e
Legolas colse un lampo di paura nei suoi occhi.
- E adesso ti fidi di
me ? - domandò la ragazza, nascondendo l’agitazione.
Legolas spostò lo
sguardo verso il corridoio. - Non lo so. - disse - Quando mi avrai spiegato il
vero motivo del tuo viaggio, forse sì. -
Dopo una breve pausa,
Legolas parlò di nuovo.
- Domattina incontrerai
il tuo Maestro. Cerca di riposare, per ora. - Dopo averla salutata con un cenno
della mano, le voltò le spalle e si incamminò lungo il corridoio.
Grainne non gli staccò
gli occhi di dosso finchè non fu sparito dalla sua vista. Poi aprì la porta
della sua stanza, la richiuse e si buttò sul letto.
Rohan...
Il dolore le bruciava
ancora nel petto.
Edoras doveva rimanere
soltanto un ricordo lontano, dato che non ci sarebbe mai più tornata. Quella
era stata la sua ultima decisione, e l’avrebbe rispettata. Solo così poteva in
qualche modo aiutare la sua città.
Grande Eru, fa che non accada di nuovo.
Coprendosi il viso con
le mani, pregò che Legolas si sbagliasse quando le aveva detto di averla già
incontrata. Se l’avesse fatto a quel tempo, sicuramente l’avrebbe riconosciuta.
E anche lei avrebbe riconosciuto lui, mentre era assolutamente certa di non
averlo mai visto prima.
Come avrebbe potuto
sfuggire nuovamente alle sue domande ?
Quali menzogne avrebbe
dovuto raccontare ?
Grainne sapeva che non
avrebbe potuto sfuggire a lungo alla tremenda condanna che le incombeva sul
capo, una condanna di cui non capiva il senso né il perché l’avessero imposta
proprio a lei, impedendole di vivere la vita che aveva scelto.
Tutto ciò che voleva
adesso era solo un po’ di pace, ma sembrava che non fosse destinata a trovarla
nemmeno tra gli Elfi del Bosco Atro.
Noterella aggiuntiva, a N anni dalla pubblicazione :-/
In questo capitolo c'è una citazione involontaria da "Il cacciatore di draghi" di Tolkien: si tratta dello scambio di battute tra Grainne e Legolas a proposito dei loro nomi. In questo libro c'è uno scambio di battute molto simile tra il rootagonista e il drago, anche se in un senso diverso (nella mia ff Grainne vuol fare un op' la carogna, mentre nel libro Giles se la sta facendo sotto dalla paura). Vi assicuro che non era assolutamente intenzionale da parte mia, d'altronde si tratta di uno scambio di battute piacevole ma non troppo originale. prendetelo davvero come quello che è, unna citazione involontaria (e che Tolkien mi perdoni, non l'ho fatto appostaaaaa!)
L’incontro con
Vardarantir non si rivelò così interessante come Grainne aveva sperato.
Il grande Maestro dei
guaritori del Bosco Atro si era mostrato sì cortese, ma anche freddo,
distaccato e terribilmente noioso ; Grainne l’aveva seguito nel suo
laboratorio e, per tutta la mattina, non aveva fatto altro che ascoltarlo
mentre spiegava a lei e ai suoi assistenti le proprietà più disparate di tutte
le erbe officinali possibili e immaginabili...come se Grainne le conoscesse già
a menadito. Sì, la ragazza aveva un po’ di esperienza in quel campo, ma non
quanta il Maestro credeva.
Il suo pensiero cominciò
a vagare dal viaggio da Minas Tirith all’arrivo a Bosco Atro e all’incontro con
il principe Legolas. Strano personaggio...tanto sfacciato e anticonformista
quanto, a modo suo, apprensivo e premuroso. Nonostante la sua curiosità e le
sue insinuazioni, per quanto legittime, fossero terribilmente irritanti,
Grainne non riusciva affatto a detestarlo. Avrebbe dovuto forse averne
paura ? No, non ci riusciva né ci sarebbe mai riuscita. Non faceva nemmeno
parte del suo carattere ; lei era Grainne Skylark, il vento tra le foglie,
e, come le diceva sempre suo padre, il vento non temeva nulla.
Un brivido improvviso le
salì lungo la spina dorsale.
Quasi nulla.
- Mi stai ascoltando, Enedore ? -
La voce di Vardarantir,
che la chiamava con la traduzione del suo nome in elfico, la fece scuotere e
tornare alla realtà, e lo sguardo della ragazza, prima perso nel vuoto, si
focalizzò nuovamente sulla figura austera del Maestro Guaritore, che la osservava
con aria severa, le mani sui fianchi.
- S...sì, Maestro. -
rispose.
- Allora vuoi
cortesemente illustrare ai tuoi colleghi l’effetto della belladonna sul battito
del cuore ? -
Grainne arrossì fino
alla punta delle orecchie e abbassò lo sguardo senza dire una parola.
- Lo supponevo. - disse
Vardarantir - Visto che la teoria non ti appassiona particolarmente, vediamo di
supportarla con un po’ di pratica. Seguimi. -
L’elfo le fece un cenno
con la mano e uscì dal laboratorio. Grainne, passando sotto le occhiate
umilianti degli assistenti, lo seguì sbuffando.
- Quella è la strada per
il cuore della foresta. Vai e torna dopo che avrai riempito questa di Athelas, o Foglie di Re, come le
chiamate voi. - disse Vardarantir in tono piuttosto dispregiativo, porgendole
una piccola borsa di cuoio.
- Ma...Maestro, la
foresta... -
Lo sguardo impassibile
di Vardarantir non ammetteva proteste. Grainne gli volse le spalle e, scura in
viso, si diresse verso la macchia di alberi.
Non era tanto
l’umiliazione che le era stata inflitta a farla infuriare, quanto il fatto di
doversi avventurare da sola in quella fitta boscaglia ; non aveva la
minima voglia di smarrirsi ancora.
Mentre camminava
imbronciata, immersa in questi pensieri, lo sguardo le cadde su una figura
familiare poco distante. Il principe Legolas, affiancato da due soldati, stava
parlando con un altro elfo che gesticolava in maniera nervosa.
La ragazza si fermò ad
osservare la scena ; Legolas sembrava molto diverso dal giorno precedente,
aveva un aspetto più marziale, avvolto in una tunica e un mantello grigi, con
pantaloni cremisi e pesanti stivali di cuoio, anziché i fini e pratici abiti
verdi che gli aveva visto addosso. Al suo fianco pendeva una lunga spada
ricurva dall’elsa lavorata, e portava sulle spalle un arco di legno scuro e una
faretra piena di frecce.
E aveva un aspetto molto
preoccupato.
Ad un tratto, Legolas si
accorse che Grainne lo stava fissando, impassibile ed impertinente come al
solito. In breve congedò le guardie e con passo leggero si diresse verso di
lei.
- Non dovresti essere
con Vardarantir in questo momento ? - le disse - La “lezione” è già
terminata ? -
- Il tuo Maestro dei
guaritori mi ha spedito a raccogliere erbacce nel bosco per punizione. -
rispose la ragazza inarcando le sopracciglia.
Legolas si lasciò
sfuggire una risatina. - Sei appena arrivata e sei già riuscita a farti
punire ? Complimenti, davvero ! - esclamò.
- Oh, diciamo solo che
Vardarantir è un po’ troppo severo per i miei gusti. E anche terribilmente
noioso. Oltretutto sono convinta che mi detesti ; mi ha già cambiato nome,
e ogni volta che mi guarda storce il naso. Sembra avere occhi solo per i suoi
adorati discepoli elfi. - commentò Grainne con asprezza - Bah, che seccatura.
Sembra proprio che io sia condannata a vagare in eterno per il Bosco Atro,
visto che sicuramente mi perderò di nuovo ! -
Legolas sembrò non
badare troppo alle sue parole. - Al di là di tutto, non credo sia opportuno che
tu ti inoltri nella foresta da sola. Per quanto Bosco Atro sia sorvegliato,
rischieresti di fare dei brutti incontri. Ultimamente abbiamo ricevuto delle visite
piuttosto sgradevoli... -
Grainne guardò verso il
cuore del bosco, provando un forte senso di inquietudine.
- E’ di questo che stavi
parlando con quell’elfo, vero ? - disse.
- Sì. E’ arrivato
stanotte da Lorien, e pare che durante il viaggio abbia udito dei rumori
insoliti...come se qualcuno, o qualcosa, lo stesse seguendo. Troppe strane
presenze stanno popolando la nostra terra. - Legolas si interruppe un attimo. -
Tu sei sicura di non aver visto o sentito nulla di strano ? -
- No, non mi sembra...ma
io non ho gli occhi e le orecchie di un elfo. -
Legolas si guardò
intorno. Sembrava veramente molto nervoso.
- Cosa devi
cercare ? - domandò a Grainne.
- Athelas - rispose la ragazza - Per fortuna le so riconoscere
abbastanza facilmente. -
- Meglio così. - disse
Legolas - Vengo con te. Ma cerca di fare in fretta. -
- Certo, e se mi darai
una mano farò ancora più in fretta ! - esclamò, un po’ più sollevata per
non essere costretta ad inoltrarsi nel bosco da sola. Ma il sorriso che si era
momentaneamente acceso sul suo volto si spense quando incontrò lo sguardo teso
e sfuggente dell’elfo.
Un certo timore la
pervase. Per un attimo pensò che la minaccia che incombeva su di lei avesse
preso forma e l’avesse seguita fin là.
Con questa inquietudine
nel cuore, Grainne si addentrò nel fitto della foresta, scortata da Legolas che
si voltava di scatto ad ogni minimo rumore, e iniziò la sua ricerca.
- Dannate Foglie di
Re ! - ringhiò la ragazza chinandosi tra l’erba - Sarebbero piante
meravigliose, se non avessero il vizio di crescere in mezzo alle ortiche !
-
- La fatica di solito è
premiata, - le disse Legolas abbozzando un sorriso - Avrai tutta la stima e la
gratitudine di Vardarantir, quando ti vedrà rientrare con la sacca piena !
-
- Sì, ma nel frattempo
mi sarò distrutta le mani - rispose Grainne soffiandosi sui ponfi dolenti che
le ricoprivano la pelle dalla punta delle dita fino ai polsi.
- Si vede proprio che
sei una principiante - disse Legolas inarcando un sopracciglio - Di solito, la
prima regola per chi si avventura nel mondo dell’erboristeria è : avere
sempre con sé un paio di guanti. -
Grainne si alzò in piedi
e si mise le mani sui fianchi. - Senti un po’, Principino-so-tutto... -
Ma non riuscì a
terminare la frase, perché Legolas voltò di scatto la testa in direzione della
città e, alzando una mano, zittì la ragazza.
Grainne impallidì. - Che
hai sentito ? - disse.
- Non muoverti -
sussurrò Legolas afferrando velocemente il suo arco e incoccando una freccia.
La ragazza si guardò
intorno, con il cuore che le batteva forte. Tese le orecchie cercando di
sentire gli stessi suoni che doveva aver udito Legolas, ma percepì solo un
fruscio, come di passi tra le foglie, e si disse che, molto probabilmente,
doveva appartenere all’elfo che si muoveva guardingo con la corda dell’arco
tesa e pronta a sganciare.
Capì che si sbagliava
quando, da dietro gli alberi, sbucarono all’improvviso cinque orchi che li
circondarono brandendo spade e asce bipenni.
Ciò che accadde in
seguito durò solo pochi istanti, ma a Grainne parve un’eternità.
La corda dell’arco di
Legolas fischiò e una freccia si conficcò dritta nella gola del primo orco.
Con una velocità
incredibile, l’elfo estrasse un’altra freccia dalla faretra, la incoccò e la
sganciò trafiggendone un altro.
Alle sue spalle, Grainne
si mise in posizione di combattimento, pronta ad affrontare le mostruose
creature che avanzavano minacciose verso di lei, grugnendo in modo orribile.
Tutta la paura dell’ignoto che l’aveva prima pervasa era scomparsa ; ora sapeva
chi erano i misteriosi avversari di cui aveva avvertito la presenza nell’aria,
e sapeva anche perfettamente come affrontarli. Con un sorriso di sfida portò la
mano al fianco, ma in pochi secondi quel sorriso svanì insieme alla sua
sicurezza, trasformandosi in un’espressione di sgomento.
La spada.
L’aveva lasciata nella
sua stanza !
- Legolas ! -
gridò. Il principe elfo si girò verso di lei e, notando il suo atteggiamento,
capì all’istante cosa non andava. Senza pensarci due volte estrasse la sua
spada dal fodero e la lanciò alla ragazza, che l’afferrò senza difficoltà e si
scagliò contro un orco il quale parò i suoi colpi con l’ascia. Ma mentre
Legolas passava la spada a Grainne, un altro orco, cogliendo la momentanea
distrazione dell’elfo, si lanciò su di lui buttandolo a terra.
- No ! - esclamò
Grainne. Ma non poteva accorrere in soccorso a Legolas, poiché il suo
avversario, pur essendo goffo e sgraziato, era anche dannatamente forte. Così,
mentre Legolas lottava in un disperato corpo a corpo con uno dei tre orchi
superstiti, Grainne si trovava a fronteggiare gli altri due.
La ragazza riuscì
abilmente a schivare un paio di fendenti e, con un colpo deciso, tranciò di
netto un braccio ad una delle creature, la quale, dopo aver lanciato un urlo di
dolore, continuò lo stesso a combattere usando il solo braccio rimastole.
- Maledetti ! Siete
duri a morire, eh ? - esclamò la ragazza parando con agilità i colpi che
le venivano inferti. Nonostante la differenza di mole tra lei e i suoi
avversari fosse notevole, Grainne non se la cavava affatto male nel
combattimento, e probabilmente se la sarebbe cavata anche meglio se l’orco che
lei stessa aveva mutilato non le si fosse scagliato addosso ruggendo dall’ira e
affondandole le zanne nella spalla sinistra.
La ragazza gridò nel
sentire quel dolore lancinante e crollò a terra con l’orco che la sovrastava.
- Grainne ! - urlò
Legolas assistendo impotente alla scena. Con una nuova forza nata dalla rabbia
e dalla disperazione, l’elfo riuscì a liberarsi dal suo avversario e, dopo aver
estratto rapidamente il pugnale dalla cintura, gli trafisse il cuore.
Recuperata l’arma dal
petto squarciato dell’orco, Legolas corse in aiuto a Grainne, che, nel
frattempo, si divincolava sotto il peso del mostro che, sebbene fosse allo
stremo delle forze, non accennava a mollare la presa. L’elfo, però, non riuscì
ad avvicinarsi a lei ; l’ultimo orco gli si fece incontro con la spada
alta sopra la sua testa, pronto ad abbatterla su quella dell’elfo.
Ma non l’abbassò
mai ; dopo aver lanciato uno strillo acuto, l’orco cadde rovinosamente in
avanti, morto, mentre Legolas si scansava velocemente dalla sua traiettoria. Di
fronte a lui ora si trovava un uomo alto, dagli occhi grigi e lo sguardo
severo, che aveva appena estratto la sua lunga spada dalla schiena dell’orco.
- Dùnadan ! - esclamò con gioia Legolas.
- Presto ! - disse
lo straniero, e, insieme all’elfo, si avventò sull’orco che teneva ancora
Grainne bloccata a terra.
Nonostante fosse ferita,
la ragazza cercava con tutte le sue forze di liberarsi dalla presa del nemico,
e il fatto che lei continuasse a divincolarsi non aiutava affatto i suoi
soccorritori, i quali indugiarono un momento temendo di colpire anche la
ragazza insieme alla creatura che l’avvinghiava.
Anche stavolta, l’aiuto
dello straniero fu determinante. L’uomo riuscì a separare l’orco da Grainne, e
Legolas, dopo aver raccolto la sua spada, ne conficcò la lama nel fianco
dell’orco.
- Grainne ! Tutto a
posto ? - esclamò Legolas, chinandosi verso la ragazza che si era messa a
sedere e si stringeva con una mano la spalla ferita, mentre l’uomo infliggeva
il colpo di grazia all’ultimo nemico rimasto.
- Che domanda
idiota ! - disse Grainne stringendo i denti per il dolore - No che non è
tutto a posto ! Per poco non mi staccava un braccio... -
Legolas vide che la
ragazza stava perdendo davvero molto sangue e c’era il rischio che, laddove
l’orco aveva conficcato i suoi denti marci, la ferita si infettasse.
- Forza - le disse,
aiutandola ad alzarsi e cingendola per la vita - Il tuo castigo finisce qui, si
torna a palazzo. Ce la fai a camminare ? -
Grainne barcollò un
attimo, mentre l’elfo la sosteneva. - Sì, certo. Sono un osso piuttosto duro...
- Si lasciò sfuggire un gemito di dolore. - E tu, stai bene ? -
- Grazie ad Aragorn,
sì... - rispose Legolas asciugandosi un rivoletto di sangue all’angolo della
bocca - Non credo che ce l’avremmo fatta senza di te, Ramingo ! - disse
poi rivolgendosi allo straniero.
Grainne si voltò ad
osservare il misterioso individuo, che era chino sui cadaveri degli orchi e li
stava perquisendo. Dopo aver frugato accuratamente il corpo dell’ultimo, si
alzò e si voltò verso l’elfo e la fanciulla, fissandoli con i suoi severi occhi
grigi.
- Avete commesso una
grossa imprudenza. - disse poi - Ma siete stati fortunati. Mi domando come
abbiate fatto a non sentirli arrivare... -
- E’ stata in parte
colpa mia - rispose Legolas - Avevo sentito parlare di strani movimenti nella
foresta, non avrei dovuto permetterti di andarci, Grainne. Mi dispiace. -
- Ma che stai
dicendo ? Sei stato tu ad avere udito quegli strani rumori ! Se non
fosse stato per te, ora saremmo cibo per i vermi ! - sbottò la ragazza.
- Comunque non ho mai
visto degli orchi spostarsi tanto a nord, e la cosa mi preoccupa. - continuò
Legolas.
- Quello che preoccupa
me, invece, è perchè le tue efficientissime guardie non abbiano dato l’allarme.
- disse Grainne. Legolas annuì, pensieroso.
- Semplicemente perché
le hanno massacrate tutte. Almeno quelle che si trovavano in questa zona. -
rispose Aragorn.
Legolas sgranò gli
occhi, atterrito. - Com’è possibile ? ! - disse.
Aragorn si avvicinò a
Grainne e Legolas, scansando con un calcio la carcassa dell’orco mutilato e
pulendosi le mani nel mantello. - Sono dieci giorni che li seguo - disse poi -
Volevo capire fin dove si sarebbero spinti. Si sono fatti più scaltri e temerari,
per un po’ sono addirittura riusciti a seminarmi. -
- Addirittura... -
replicò Grainne in tono sarcastico - Un sagace Ramingo che perde le tracce di
uno sparuto gruppetto di orchi rumorosi e tanto puzzolenti che forse ti sarebbe
bastato seguirne l’odore. Non è strano ? -
- Grainne, lui... -
disse Legolas iniziando a perdere la pazienza.
- Che intendi dire,
ragazzina ? - disse Aragorn aggrottando le sopracciglia.
Grainne continuò a
scrutarlo. - Niente. Credevo solo che i Raminghi del Nord fossero cacciatori
migliori... - fece una pausa, abbassando la voce. - ...visto il loro prezzo. -
Aragorn scoppiò a
ridere, mentre Legolas era rimasto senza parole dall’insolenza della ragazza. -
Tu devi certamente venire dai territori a nord delle sorgenti del
Lamedon ! Perché è così che considerate i Raminghi in quelle terre,
vero ? Mercenari prezzolati ben disposti a vendersi al miglior
offerente... -
Ilvolto di Grainne rimase fisso nella stessa
espressione.
- Ma guardati ! -
sbottò Legolas rivolgendosi alla ragazza - Sei esausta e perdi sangue come una
fontana ! Eppure la tua lingua è sempre in perfetta forma ! Come puoi
rivolgere degli insulti del genere all’uomo che ti ha salvato la vita ? Proprio
tu, che... -
Aragorn lo interruppe prima
che dicesse qualcosa di cui poi si sarebbe sicuramente pentito, cioè i suoi
dubbi sull’affidabilità di Grainne. - Visto che è così che mi consideri,
ragazzina, potrei dirti che ho ucciso per molto meno...ma non lo dirò, dato che
non è mia abitudine sterminare qualsiasi cane mi abbai dietro, altrimenti
Gondor non avrebbe più nemmeno un abitante. -
Il Ramingo fece una
pausa, tornando ad inchinarsi accanto al cadavere di uno degli orchi.
- Pensavo ti
interessasse sapere perché questi abomini della natura sono giunti fin qui.
Qualcosa...o qualcuno...gli sta infondendo sempre più forza...li guida fin dove
lui vuole arrivare...e stai ben
attenta, continueranno ad avanzare. Serve ben altro che le sentinelle del Bosco
Atro per fermarli. -
Legolas scosse la testa,
ancora sconvolto per la fine ingiusta dei suoi soldati. - Immagino che non sarà
opportuno cercare i loro cadaveri...finirei solo per mettere in pericolo altre
vite. Sarà meglio proibire a chiunque di uscire dalla città senza una scorta
più che adeguata. -
- Oppure raddoppiare la
guardia attorno al confine - disse Aragorn - Ma non dovete lasciarvi sfuggire
nessun avvistamento. -
- Aragorn... - disse
Grainne, stavolta con voce flebile, incapace di distogliere lo sguardo dai
corpi dei mostri - Di chi stai parlando ? Chi sta sguinzagliando orchi per
la Terra di Mezzo ? -
- Guarda. - rispose
Aragorn, scoprendo sulla tunica lacera di un cadavere, all’altezza del petto,
uno strano simbolo.
Un occhio... un occhio rosso, privo di palpebre, la cui
pupilla fiammeggiante ricordava quella di un serpente...
Forse era stata
l’imponente emorragia, forse il dolore per la ferita, forse la paura e la
tensione a cui era stata sottoposta, ma forse c’era dell’altro...non fu dato
saperlo.
Grainne svenne, e, se
non ci fosse stato Legolas a sorreggerla prontamente, sarebbe crollata a terra
priva di sensi.
Aveva dormito a lungo
senza sognare, ma si sentiva ancora spossata. La spalla le faceva ancora male,
e il suo corpo le doleva tanto da farle pensare di essere coperta di lividi.
Girò lentamente la testa
verso la finestra per vedere il tramonto ; il colore del sole, rosso
acceso e non più alto nel cielo, le ricordò il sangue versato dagli orchi, ed
anche il suo stesso sangue, provocandole un’ondata di nausea.
La sua vista era ancora
offuscata e non riuscì a distinguere perfettamente l’alta e robusta sagoma di
Aragorn in piedi accanto alla finestra.
Portandosi una mano alla
fronte si voltò dall’altra parte.
- Ben svegliata ! -
le disse sorridendo Legolas, che era seduto accanto al suo letto. La ragazza
sussultò, spaventata dalla sorpresa.
- Che ti venga... -
bofonchiò Grainne con voce roca.
L’elfo stava per
risponderle a tono, quando Aragorn, avvicinandosi a lui, disse con
ironia :
- Attento,
Legolas ! Non è onorevole morire di paura dopo essere sopravvissuti
all’attacco di un orco ! -
- Aragorn... - sussurrò
Grainne tentando di mettersi a sedere - Sai una cosa ? Mi dispiaceva quasi
di averti interrotto mentre mi prendevi in giro, prima, nel bosco...ma vedo che
stai recuperando in fretta... -
- Anche tu stai
recuperando in fretta. - disse il Ramingo accennando un sorrisetto - Vado a
chiamare Vardarantir. - Detto ciò, uscì dalla stanza.
- Vardarantir ?
Cosa vuole Vardarantir ? - domandò Grainne stringendo gli occhi.
- E’ stato lui a
curarti, con l’aiuto degli altri guaritori. - rispose Legolas - Se sei ancora
viva è merito suo. Hai perso davvero molto sangue e quel morso ti stava
provocando una brutta infezione. Avevamo paura che non resistessi. Vardarantir
non ti ha lasciata un attimo, finchè non è stato sicuro che tu fossi fuori
pericolo. -
- Così si è dato tanto
da fare per salvare la sua peggiore allieva...significa che dovrò anche
ringraziarlo, maledizione. - disse Grainne, stupita, in tono più scherzoso che
sarcastico.
Legolas inarcò un
sopracciglio. - Comunque Aragorn non ti stava prendendo in giro. Non del tutto,
almeno ! - Rise. - Non te la sei cavata per niente male con quegli orchi,
piccola guerriera ! Un giorno mi dirai dove hai imparato a combattere in
quel modo ? -
Grainne tacque per un
istante. - Forse. - disse - O forse no. Quando pensi che potrò alzarmi ?
Non ho voglia di perdere tempo a letto ! - disse poi per eludere il
discorso.
- Presto, Enedore - disse Vardarantir entrando
nella stanza, seguito da Aragorn - I miei allievi hanno fatto un buon lavoro.
Sarai libera di andare dove vorrai in due giorni al massimo. Anche meno, se tu
fossi stata un’elfa. -
Grainne incassò quel
commento, ulteriore affermazione della superiorità degli Elfi sugli Uomini
anche nella capacità di guarigione dalle ferite, e tenne gli occhi fissi sul
suo Maestro, che mostrava il solito aspetto austero e indifferente. La ragazza
era sicura che lui l’avesse curata solo perché quello era il suo compito, e, se
fosse morta, sicuramente non glie ne sarebbe importato nulla. Ma le aveva
salvato la vita, e lei gli era comunque grata, anche se ammetterlo le costava
parecchio.
- Grazie, Maestro. -
disse - Grazie per avermi aiutata. Sono in debito con te e i tuoi allievi. Cosa
posso fare per ripagarvi ? -
Vardarantir sogghignò. -
Ripagare ? Questo è un debito così grande che non riusciresti mai ad
onorarlo. Per ora mi basta che tu segua con attenzione le mie lezioni. Poi si
vedrà. -
Detto ciò, Vardarantir
si voltò e fece per andarsene, senza salutare nessuno tranne Legolas, a cui
rivolse un freddo e rispettoso inchino. Il principe non si mosse.
- Lei non ha chiesto di
essere curata. Salvare una vita non ha un prezzo. Mi meraviglio delle tue
parole, Maestro dei guaritori. - disse.
- Ma...Principe, io... -
farfugliò Vardarantir, sorpreso dal tono severo che aveva usato Legolas.
- Solo perché non
appartiene al nostro popolo ti senti così superiore a lei ? Sappi che
questa mattina ha combattuto con grande valore, per cui esigo che d’ora in
avanti la tratti con rispetto. Sono stato chiaro ? -
- Ma... - cercò di
protestare Vardarantir.
- Sono stato chiaro ? - ribadì con fermezza Legolas, alzandosi
in piedi.
- Sì, mio Principe. -
rispose il guaritore con rabbia, inchinandosi nuovamente prima di uscire dalla
stanza.
Legolas aspettò che la
porta si chiudesse, poi si risedette al capezzale di Grainne.
- Credo che d’ora in poi
ci penserà due volte prima di mandarti nel bosco a frugare tra le ortiche. - le
disse. Aragorn sorrise, ma la ragazza non cambiò la sua espressione dura.
- Non era necessario che
tu lo rimproverassi. Ho imparato da sola a guadagnarmi il rispetto della
gente... - disse, orgogliosa. Legolas rimase di stucco nel sentire quelle
affermazioni, mentre Aragorn scosse la testa.
- ...tuttavia ti
ringrazio. - continuò Grainne, in un tono più dolce, guardando l’elfo nei suoi
occhi azzurri - Sei la prima persona che mi difende da anni, ormai. E’...una
bella sensazione. -
Legolas sorrise. - Sei
una strana ragazza...Enedore,
Vento-tra-le-foglie. -
Grainne si voltò di
nuovo verso la finestra ; il sole era ormai calato da poco, tingendo il
cielo blu di riflessi dorati lungo la linea dell’orizzonte.
- Lascia perdere il mio
nome elfico - rispose la ragazza sorridendo - Chiamami semplicemente Grainne. E
questo vale anche per te, Ramingo...guai a te se ti sento ancora chiamarmi
“ragazzina” ! -
- D’accordo,
ragazzina ! - disse Aragorn sorridendo a sua volta - Devo dedurre che
finalmente mi sono guadagnato la tua fiducia ? -
- Hai tutta la mia
gratitudine. Ma, per ora, non chiedermi una cosa che non sono in grado di
darti. - rispose Grainne.
Aragorn la fissò di
nuovo con i suoi freddi occhi grigi. - Va bene. Ma ricordati che la stessa cosa
vale anche per te. - ribattè serio, avviandosi fuori dalla stanza.
Legolas perse del tutto
la pazienza.
- Adesso basta ! -
esclamò balzando in piedi. Aragorn e Grainne si voltarono verso di lui, quasi
intimoriti da quello scatto di nervi. - Grainne, smettila di comportarti come
una bambina ! Stai lasciando i tuoi stupidi pregiudizi prevaricare la
ragione ! Ti lamenti di essere considerata inferiore solo perché
appartieni ad una razza diversa e poi applichi gli stessi criteri di giudizio
nei confronti di un uomo che dovresti ringraziare solo per il fatto che stai
ancora respirando ! Ti stai comportando come...come
Vardarantir ! ! -
Grainne spalancò la
bocca e scosse la testa, incredula. - Tu...tu non ti rendi conto di chi sono
queste persone, Legolas ! I Raminghi del Nord sarebbero capaci di vendere
la loro madre al miglior offerente ! Lui potrebbe essere... -
- Ti dico io chi è
quest’uomo, Grainne Skylark - la interruppe Legolas - Lui è Aragorn, figlio di
Arathorn... -
- Legolas, per favore...
- disse Aragorn alzando una mano e scuotendo lentamente il capo. L’elfo lo
ignorò.
- ...discendente di
Isildur. Sai cosa significa, vero ? -
Grainne impallidì e
spalancò gli occhi, incredula. Certo che lo sapeva...e la verità l’aveva
sconvolta.
- Ti trovi di fronte al
legittimo erede al trono di Gondor...nonché grande amico degli Elfi. - continuò
Legolas.
Grainne non sapeva più
cosa dire. - Io...mi dispiace. Sul serio, non intendevo...se avessi saputo
che...Oh, grande Eru ! Ho insultato prima il Principe del Bosco Atro, poi
il Re di Gondor ! Che altro combinerò adesso ? -
- No - disse amaramente
Aragorn - Non chiamarmi con un titolo che non mi spetta. Io non regnerò mai su
Gondor, né lo desidero. - Detto questo, uscì dalla stanza a capo chino.
Grainne e Legolas
rimasero un attimo in silenzio, mentre la ragazza continuava a scuotere la
testa, incredula.
- Cosa devo fare,
Legolas ? - disse.
- A parte cucirti la
bocca, intendi ? - rispose l’elfo.
Grainne non fece caso
alle sue parole. - Il discendente di Isildur è un Ramingo... E io che ero
convinta che Gondor fosse destinata a rimanere senza un Re ! -
- Aragorn ha rinunciato
da un pezzo a quella vita - disse Legolas - Credimi, la sua eredità gli grava
sulle spalle come un pesante fardello... -
Grainne tacque per un
momento. - Ora capisco perché il Sovrintendente è tanto guardingo...io pensavo
che fosse convinto che la casa di Elendil si fosse estinta da tempo...invece
lui lo sapeva...sapeva che c’era ancora un erede, da qualche parte... -
- Stai dicendo che
Denethor è apertamente ostile verso i Raminghi perché sa che uno di loro
potrebbe prima o poi scalzarlo dal potere ? -
- Sì. - rispose Grainne,
seria - Anche se non lo ammetterà mai, Denethor teme il ritorno del Re. -
Legolas e Grainne
conversarono fino a tardi ; l’elfo abbandonò il suo capezzale quando il
padre Thranduil si recò dalla ragazza per porgerle i suoi auguri di pronta
guarigione e ascoltare le notizie che, con lei, erano giunte dalle lontane
terre di Gondor. Poi il Re aspettò che Grainne, stanca e ancora debole, si addormentasse
profondamente, e tornò nelle sue stanze.
Il mattino successivo,
quando si svegliò, la ragazza vide che la sedia accanto al suo letto era vuota,
e le dispiacque di non trovare nessuno accanto a lei, a vegliare sul suo sonno.
Anche se era abituata alla vita solitaria, soprattutto da quando si era
trasferita a Minas Tirith, Grainne provava comunque piacere nel sapere che
qualcuno si preoccupava ancora per lei ; era da tempo che non sentiva più
quel calore quasi famigliare di cui aveva ormai soltanto un vago ricordo, un
ricordo della sua infanzia felice e spensierata a Edoras, quando non era ancora
diventata ciò che era, ma era solo la piccola, innocente Grainne. Era tutto
così bello, allora...
Sforzandosi di levarsi
quei pensieri nostalgici dalla mente, la ragazza uscì dalle coperte e, pur con
una certa fatica, si mise a sedere sul letto. Nonostante le raccomandazioni in
cui si era profuso Legolas, ne aveva abbastanza di rimanere inattiva.
In quel momento,
qualcuno bussò alla porta. Grainne, più in fretta che potè, si ricacciò sotto
le lenzuola.
- Avanti ! - disse
sbuffando.
Aragorn, con la solita
andatura dritta e nobile, fece il suo ingresso e si chiuse la porta alle
spalle.
- Come stai ? - le
chiese, semplicemente.
- Bene. Sì, decisamente
molto meglio...la medicina elfica fa davvero miracoli ! - rispose Grainne,
sorpresa per quella visita inaspettata.
Aragorn fece un cenno
con il capo, e si diresse verso la finestra.
- Una giornata davvero
splendida. - disse - L’aria è fresca e leggera, e sembra quasi musica quando
passa attraverso le foglie. -
La ragazza lo guardò con
aria interrogativa, avendo capito benissimo che Aragorn non era andato da lei
per parlare del tempo. Infatti, dopo una breve pausa, l’uomo riprese la parola.
- Volevo chiederti scusa
per come ti ho trattata ieri. Spero di non aver rafforzato la tua convinzione
che i Raminghi del Nord siano tutti delle persone villane e sgradevoli. -
Grainne sgranò gli
occhi. - Ma sei pazzo ? - esclamò - Sono io che ti devo chiedere
scusa ! Purtroppo ho un...un pessimo carattere...Legolas l’ha già
sperimentato di persona... - Ridacchiò nervosamente. - Sai, aveva ragione ieri
a rimproverarmi. Sono stata proprio una stupida a sputare in faccia all’uomo
che mi ha salvato la vita... -
- Non è stato solo
merito mio. E poi capita a tutti di sbagliare. - disse Aragorn sorridendo.
- ...l’erede di Isildur,
oltretutto ! Se solo ci penso... - continuò la ragazza.
Aragorn alzò una mano. -
Ti prego - disse con voce gentile ma ferma - Penso che tu abbia capito che preferisco
evitare questo argomento. -
Grainne annuì,
imbarazzata. - Perdonami. - Fece una breve pausa. - Legolas mi ha parlato un
po’ di te, ieri sera. -
- Ti ha parlato di
me ? - disse Aragorn, sorpreso.
- Non mi ha detto nulla
che tu non voglia far sapere, non preoccuparti. Mi ha raccontato solo poche
cose, di quando vi siete conosciuti, di come hai servito con fedeltà gli Elfi
della Terra di Mezzo, e non solo loro...da quanto ho capito, lui ha un’altissima
considerazione di te, e tiene molto alla tua amicizia. -
Aragorn si lasciò andare
ad una risata. - Legolas perde troppo tempo con le persone sbagliate. - disse -
Un rude Ramingo che non sa se per lui ci sarà un domani, e una guaritrice
novellina senza storia...dove potranno portare il futuro sovrano del Bosco Atro,
delle amicizie tanto sconclusionate ? -
- Lontano. - rispose
Grainne, seria - Più lontano di quanto potranno mai portarlo tutti gli Elfi di
questo mondo. -
A queste parole, Aragorn
sorrise, e, con un cenno del capo, uscì dalla stanza.
La ragazza sorrise a sua
volta, e capì di aver finalmente trovato non uno, ma due amici di cui potersi
fidare.
Le ferite di Grainne
guarirono piuttosto in fretta ; nei pochi giorni in cui fu costretta a
rimanere a letto, Legolas non mancò mai di farle visita, fosse anche solo per
trovarla addormentata e sedersi accanto a lei aspettando il suo risveglio. Nonostante
la ragazza non l’avesse mai accusato di nulla, lui si sentiva ancora colpevole
per l’accaduto ed era fermamente convinto che badare all’incolumità della nuova
ospite fosse di sua responsabilità.
Ma, a differenza di
Vardarantir, trovava tutt’altro che pesante il compito che si era imposto.
Grainne prendeva ogni giorno più confidenza con lui, e anche se la ragazza non
mostrava il minimo rispetto nei confronti della sua posizione, Legolas provava
comunque piacere nel vedere che si stava riprendendo bene ed era tornata
allegra e impertinente come prima.
Da parte sua, anche
Grainne era felice di ricevere quelle visite quotidiane che la facevano sentire
meno sola. Perfino il solitario Aragorn andava a trovarla, di tanto in tanto,
anche se aveva l’abitudine di rimanere in silenzio ad osservare il paesaggio
fuori dalla finestra, lo sguardo perso in lontananza, come se cercasse
all’orizzonte qualcuno che attendeva da tempo. Sorrideva poco ; Grainne
sentiva che quell’uomo era profondamente infelice, e si sentiva solidale con
lui perché anche lei aveva dovuto rinunciare per sempre a ciò che le era più caro,
ma sapeva anche che non sarebbe mai riuscita a trovare le parole per
consolarlo. Tutto ciò che poteva fare era seguire i suoi occhi grigi mentre
vagavano per i boschi e sperare che la sua ricerca si concludesse in fretta,
qualunque cosa cercasse.
La convalescenza di
Grainne fu quindi breve e, tutto sommato, piacevole. Il giorno stesso in cui le
fu dato il permesso di alzarsi, si recò immediatamente nel laboratorio di
Vardarantir, ma solo per trovarlo vuoto. Una guardia le disse freddamente che
il Maestro dei guaritori era partito per Lothlorien con i suoi allievi e una
buona scorta armata, alla ricerca di particolari erbe medicamentose.
Tanto meglio, si disse la ragazza
pensando all’atteggiamento borioso che quell’elfo aveva assunto nei suoi
confronti, potrò godermi qualche giorno
in più di libertà.
Dal momento che ne aveva
decisamente abbastanza di rimanere chiusa nella sua stanza, decise di curiosare
un po’ in giro per la città, sperando di fare conoscenza con gli abitanti del
paese. Ma tutto ciò che ottenne in risposta ai suoi saluti furono sguardi
curiosi e occhiate sprezzanti. Delusa, si diresse verso i giardini e si sedette
su un sedile intagliato nel tronco di un vecchio albero morto da tempo, accanto
ad un cespuglio di biancospino. Osservò gli elfi indaffarati che passavano
avanti e indietro lungo il viale senza degnarla della minima attenzione, e
all’improvviso sentì il suo cuore riempirsi di tristezza e di nostalgia per la
sua terra, la terra a cui sentiva di appartenere.
Si portò una mano al viso
per asciugarsi una piccola lacrima che le scorreva lungo la guancia, quando la
sua figura venne oscurata da un’ombra d’aspetto famigliare.
- Eccoti qua,
finalmente ! - esclamò Legolas in tono allegro - Credevo che fossi
scappata dalla tua stanza perché ti annoiavi a morte, e invece vedo che l’hai
fatto perché sei guarita...ti trovo benissimo ! -
La ragazza alzò la testa
verso l’elfo che si trovava in piedi di fronte a lei, e, nel notare la sua
espressione, il sorriso di Legolas si spense. - Mi sembrava di trovarti benissimo, dovrei dire...che ti
succede ? - disse, preoccupato, sedendosi sull’erba accanto al sedile di
Grainne.
- Niente - mentì la
ragazza, accennando un lieve sorriso - Forse sono ancora un po’ stanca. E’...è
la prima volta che mi alzo, da quando sono stata ferita, forse dovrei riposare
ancora un po’. E tu che stai facendo, qui ? -
- Ricognizione - rispose
Legolas senza staccarle gli occhi di dosso - Il che è una buona scusa per
andarsene in giro a recuperare le guaritrici convalescenti che non hanno voglia
di restarsene a letto. -
- Oh, l’hai detto tu
stesso. Mi stavo annoiando a morte. - rispose Grainne con noncuranza.
- Perfetto, allora
annoiamoci in due ! - ribattè Legolas sorridendo. Notando però che la
ragazza continuava a fissare il vuoto con aria assente, l’elfo si rabbuiò.
- Senti, Grainne, non
sono uno sciocco...mi sono già preoccupato abbastanza per te, ora vorrei almeno
sapere cosa non va. E non raccontarmi la fandonia della ferita, perché non ti
credo affatto. - aggiunse prima che la ragazza potesse aprire bocca.
Grainne sbuffò e allungò
le gambe davanti a sé. - Io...è come se non esistessi, in questo posto !
Io cerco di essere gentile, di trovare il modo di farmi accogliere dalla gente
e invece tutti mi ignorano, o fanno finta di ignorarmi per poi ridere e sparlare
alle mie spalle ! Ho girato un po’ per la città, ero immersa in un mare di
occhi che si chiedevano cosa facessi in mezzo a loro, e non mi sono mai sentita
così sola in vita mia ! Tutti mi evitano come se fossi un mostro, ma io
non ho fatto niente di male a nessuno ! So benissimo che sarò sempre una
straniera qui, ma tutto quello che chiedo è solo...solo un po’ di
calore...invece sono tutti freddi come il ghiaccio... - La voce le tremò, ma la
ragazza trattenne le lacrime di rabbia che le appannavano la vista.
- Ti capisco - disse
Legolas con un cenno del capo - Anch’io a volte mi sento uno straniero tra la
mia gente. -
Grainne lo guardò un
attimo, sorpresa da quelle parole pronunciate in tono quasi malinconico. Poi
chinò il capo e rivolse lo sguardo verso l’erba sotto i suoi piedi.
- Ma tu sei il figlio
del Re - disse poi - Tutto il tuo popolo ti ama e ti rispetta... -
- Mi rispetta solo
perché lo deve fare - rispose Legolas - Quanto ad amarmi, questa è una parola
troppo grande...mi servono con devozione, è vero, ma solo perché vedono in me
il successore di mio padre...una guida, ecco tutto. E spesso il timore di non essere
all’altezza di un compito così grande mi assale...io non sono come mio padre. -
- Lo so. - disse Grainne
sorridendo debolmente - A volte mi domando se tu sia davvero un elfo...malgrado
il nostro primo incontro non sia stato del tutto piacevole, in questi giorni
sei stato molto buono con me. Attento a non farla diventare un’abitudine !
-
Legolas scoppiò a
ridere. - Ora sì che ti riconosco, Grainne Skylark ! Non preoccuparti, una
volta che tu ti sarai ripresa del tutto potremo tornare a detestarci
cordialmente... -
Questa volta toccò a
Grainne ridere, con grande gioia di Legolas che vide negli occhi della ragazza
riaccendersi quella scintilla di vita che prima sembrava essersi spenta.
- Però è strano. - disse
poi Grainne.
- Strano cosa ? -
- Non avrei scommesso un
soldo sull’amicizia tra Uomini ed Elfi, ed ecco che devo ricredermi...ti
piaccio, forse ? -
Legolas sogghignò e alzò
un sopracciglio. - Chissà, forse mi attirano le persone che hanno qualcosa da
nascondere... -
Grainne alzò gli occhi
al cielo e respirò profondamente. - Non riesci proprio a tenere per te quello
che pensi ? -
- Mi spiace, quella non
è una mia specialità. - rispose l’elfo sdraiandosi sull’erba - Se vuoi qualcuno
che ti dica quello che tu vuoi
sentirti dire o che piuttosto taccia, rivolgiti alla marmaglia di cui mio padre
ama circondarsi. -
- Non apprezzi molto i
consiglieri del Re, vero ? - disse Grainne aggrottando le sopracciglia.
- Decisamente no -
rispose Legolas guardando il cielo - Mio padre dovrebbe ascoltare le parole di
meno della metà di loro e levarsi dai piedi tutti quegli altri individui pronti
a stendersi davanti a lui al suo passaggio e a spadroneggiare con i loro
subalterni... -
- Come
Vardarantir ? - disse Grainne cogliendo l’allusione.
- Come Vardarantir. -
ripetè Legolas - Disgraziatamente lui è davvero utile...mi dispiace per te,
Grainne, ma dovrai sopportarlo per un bel po’. -
- Farò questo sacrificio
- disse la ragazza - Ma non sarà facile. Non dovrò farmi valere solo con lui,
ma con tutti gli abitanti del Bosco Atro... -
- Forse non sarà facile,
ma nemmeno impossibile. - disse Legolas.
I due rimasero così per
qualche istante, Legolas a fissare le nuvole bianche che si muovevano
velocemente nel cielo turchese e Grainne a contare i petali di una margherita
che si trovava tra i suoi piedi.
Poi l’elfo si alzò di
scatto e si voltò verso la ragazza.
- Te la senti di montare
a cavallo ? -
- Cosa ? - disse
Grainne confusa.
- Ti ho chiesto se ti
senti abbastanza forte per tornare in sella. - ripetè Legolas.
- Io...sì, credo di sì,
ma... -
- Bene. Potrei sfruttare
questa giornata per farti visitare un po’ la città. - disse Legolas alzandosi
in piedi. La ragazza lo guardò con aria interrogativa. - Vai a prepararti,
Grainne. Oggi cavalcherai con me. -
Grainne non credeva alle
proprie orecchie. Ma il suo viso dapprima gioioso mutò in un’espressione cupa,
quasi rabbiosa.
- Ti ho già detto che
non mi serve il tuo aiuto per guadagnarmi il rispetto degli altri ! -
sbottò alzandosi di scatto - Credi forse che la tua gente mi amerà vedendomi al
tuo fianco ? Il buon principe che passeggia con la reietta...non ho intenzione
di elemosinare la tua misericordia, sappilo ! -
Sorprendentemente,
l’espressione di Legolas non cambiò.
- Credi che mi interessi
sapere cosa penserà la gente vedendoci insieme ? Io volevo solo chiedere
ad un’amica di farmi un po’ di compagnia. Non mi piace stare da solo. -
Ti capisco, avrebbe voluto dirgli Grainne.
- E comunque non era un
invito...ma un ordine. - continuò Legolas. Grainne spalancò la bocca per
insultare a dovere l’elfo, ma sorrise quando lui le strizzò un occhio.
- Rifiuteresti questo
grandissimo onore ? - disse lui in tono scherzoso.
- Non oserei mai !
- rispose Grainne, in cuor suo più felice.
Il Principe e la
fanciulla cavalcarono insieme, e Aragorn, quando li vide, si aggiunse a loro.
La gente si stupì nel veder passare quello strano trio di cavalieri ; la
figura slanciata di Legolas, che avanzava tra la folla con la grazia e la
disinvoltura propria della sua specie senza imporre la sua presenza, i lunghi
capelli biondi scostati dal viso delicato ad opera della brezza mattutina ;
Grainne, più bella nel suo innocente stupore, perché ora i suoi chiarissimi
occhi sembravano vedere tutto per la prima volta, e la vicinanza dei due amici
la faceva sentire più sicura ; infine il Ramingo, con il suo solito
aspetto nobile e imponente, il viso segnato dalla stanchezza e gli occhi grigi,
sempre velati di malinconia, che esprimevano la fierezza del suo sangue reale.
E la gente sorrise per
la serenità con la quale i tre cavalcavano uno a fianco degli altri, come se
fossero ormai una cosa sola, tre aspetti di una stessa persona, anche se la
loro amicizia aveva appena iniziato a fiorire.
Vardarantir tornò presto
a Bosco Atro, e con lui tornarono le voci e la sottile paura del Male oscuro
che serpeggiava nella Terra di Mezzo. Le incursioni degli Orchi erano sempre
più frequenti, ma le guardie erano state preparate a quell’evenienza ed erano
riuscite a sbaragliarli senza difficoltà. Ma il Re sapeva perfettamente che
quegli attacchi non erano casuali ed erano i segnali di una guerra imminente, e
nonostante la vita tra gli elfi continuasse a scorrere apparentemente
imperturbabile, come se essi fossero convinti che nulla avrebbe potuto
sopraffarli, i soldati del Bosco Atro erano pronti a combattere.
Le ferite di Grainne
guarirono completamente, e la ragazza ricominciò a frequentare il laboratorio
del Maestro dei guaritori. Vardarantir ora la trattava con maggior rispetto per
via del rimprovero di Legolas, ma la sua freddezza, così come quella degli altri
apprendisti, era rimasta invariata.
Grainne, però, si curava
poco di questo, ora che era riuscita a guadagnarsi l’amicizia del bel principe
elfo e dello scontroso Ramingo, i quali trascorrevano con lei la maggior parte
del loro tempo libero.
Legolas, in particolare,
amava la compagnia della ragazza, perchè le sue inesauribili chiacchiere e la
sua spensieratezza lo mettevano di buonumore ; quindi ogni scusa era buona
per andare da lei, anche solo per sdraiarsi su un prato sotto gli alberi a
sentirla ciarlare. Era perfino riuscito a convincere suo padre a lasciare che
lei lo seguisse in brevi missioni di ricognizione, cosa di cui la giovane e
battagliera fanciulla era particolarmente felice. Con Aragorn, poi, la piccola
compagnia era al completo, ma di tanto in tanto il Ramingo scompariva per
intere giornate, e Grainne non riusciva a farsene una ragione.
- Nonostante il suo
lignaggio è pur sempre un Ramingo - rispose Legolas alle insistenti domande
della ragazza - E i Raminghi non amano restare a lungo fermi nello stesso
luogo, sebbene incantevole. Portano nel sangue l’istinto a spostarsi
continuamente. -
- Sarà anche così -
disse Grainne - Ma c’è sicuramente dell’altro. Quell’uomo ha qualcosa nei suoi
occhi, qualcosa che...non so, non riesco a definirlo. Andiamo, Legolas, tu lo
conosci bene, parlami di lui ! -
- Ti ho già detto anche
troppo. - rispose l’elfo - Tu sai qualcosa che non dovresti nemmeno sapere...e
che farai meglio a non rivelare a nessuno ! -
Grainne sbuffò. - La mia
bocca è un portone sbarrato, ormai dovresti conoscermi ! -
- Ma la tua lingua ne è
la chiave ! E ti conosco abbastanza da sapere che non la trattieni
facilmente ! -
Grainne lo guardò
imbronciata, mettendosi le mani sui fianchi. Legolas sogghignò, divertito.
- Piuttosto, come mai
tante attenzioni per il nostro comune amico ? Non ti sarai innamorata di
lui, dopo averlo insultato all’inverosimile ? -
Grainne arrossì
vistosamente e spalancò la bocca. - Ma che stai dicendo ? ! Sono
solo...curiosa, ecco tutto. E’ così misterioso, è apparso all’improvviso e
scompare in continuazione... -
- Anche tu sei apparsa
all’improvviso, ma nessuno ha continuato a tempestarti di domande, quando
abbiamo capito che non ci avresti mai dato delle risposte. -
Grainne diede un calcio
alla terra. - Niente più domande dirette, forse...continue allusioni, questo è
certo. Non sono io l’unica a morire di curiosità, vero, Legolas ? -
L’elfo non rispose, ma
si sdraiò sul prato ed estrasse dalla tasca il piccolo oggetto che stava
lavorando quando aveva incontrato Grainne per la prima volta, e lo girò un
momento tra le dita, osservandolo con attenzione.
- Credo che la tua pausa
sia finita. - le disse, senza alzare gli occhi su di lei - Vardarantir ti sta
aspettando. -
Grainne si voltò verso
il laboratorio e vide che, effettivamente, il suo Maestro si trovava sulla
soglia a braccia conserte, e la stava osservando con impazienza e irritazione.
- La mia pausa finisce
qui, Legolas - disse la ragazza correndo via - Ma la nostra discussione no.
Riparleremo di tutto questo, Principe ! -
Mentre la ragazza si
allontanava, l’elfo sorrise impercettibilmente.
La lezione si concluse
prima del previsto.
- Potete andare, ora. -
disse Vardarantir battendo due volte le mani - In via del tutto eccezionale vi
autorizzo a tornare alle vostre case e prepararvi. Come ben sapete ci sarà
grande festa stasera. -
Grainne spalancò gli
occhi, sorpresa. Festa ? Lei non ne sapeva assolutamente nulla. E di certo
non avrebbe chiesto informazioni al suo Maestro.
A passi spediti e
facendosi largo tra gli altri eccitati allievi, occupati a parlare tra loro di
quel misterioso evento, Grainne si precipitò alla ricerca di Legolas, e lo
trovò esattamente dove l’aveva lasciato, sempre intento ad intagliare lo
strano, minuscolo oggetto di legno.
- Perché non mi hai
detto dei festeggiamenti di stasera ? - gli disse senza nemmeno salutarlo.
- Semplicemente perché
me n’ero dimenticato anch’io ! - esclamò Legolas cadendo dalle nuvole e
alzandosi velocemente. - Anzi, ti ringrazio per avermelo ricordato. Ma tu come
l’hai saputo ? Te l’ha detto Vardarantir ? -
- L’ha detto lui, ma non
a me. - rispose Grainne in tono sarcastico - Non direttamente, almeno.
Qualunque cosa sia, non penso di essere un’ospite gradita, visto che nessuno mi
ha informata. A parte questo, non so nemmeno cosa succederà di tanto importante...
-
- Non potevi saperlo
perché era stato deciso prima del tuo arrivo. - rispose Legolas raccogliendo le
sue cose - Attendiamo la visita di Re Elrond e dei suoi figli... -
- Elrond ? ! -
esclamò Grainne.
- ...Per suggellare
ancora una volta l’alleanza tra il Bosco Atro e Gran Burrone. - continuò
Legolas.
Grainne fece un passo
indietro, a bocca spalancata. - ...Stai parlando di Elrond di
Rivendell ? ! - disse, incurante delle parole dell’elfo.
- E’ quello che ho
detto. Qualcosa non va ? -
Di male in peggio, pensò Grainne, lo
sguardo fisso nel vuoto. Se Elrond l’avesse vista, sicuramente si sarebbe
ricordato di lei, e la ragazza non avrebbe avuto la possibilità di eludere le
sue domande. No, niente doveva tornare a galla. Lei non lo voleva. Ormai non
era più quella che Elrond ricordava, né sarebbe tornata ad esserlo.
- Grainne ? - disse
Legolas toccando una spalla alla ragazza per farla tornare in sé.
La ragazza si scosse. -
E...e così è questo il motivo di tanta agitazione... - disse, facendo finta di
niente.
- Precisamente. Posso
occuparmi personalmente del tuo invito, dato che ci tieni tanto. Mio padre ne
sarà felice, e quanto a Vardarantir... -
- No ! - lo
interruppe Grainne alzando di scatto una mano - Lascia perdere !
Cioè...io...non amo gli eventi mondani... - disse poi, fingendosi più
tranquilla ma lasciando comunque trasparire tutto il suo nervosismo.
- Oh, nemmeno io - disse
Legolas - Ma non ti devi preoccupare troppo, anche Aragorn sarà con noi...in
tre si è in compagnia ! -
- No, ti ringrazio
davvero. Mi sentirei solo a disagio. Una selvaggia ragazza del Mark tra i Re
degli Elfi... - disse Grainne ridacchiando, ma sempre più tesa - Non è il caso,
credimi... -
- Ma Grainne... -
replicò Legolas, un po’ preoccupato per la strana reazione della ragazza.
- No, Legolas, non verrò
- lo interruppe la ragazza - Per favore, non prendertela. Sai come sono fatta.
Senza volerlo potrebbe sfuggirmi qualche frase poco gentile, e credo che
preferiate tutti evitarlo... - Detto questo, si allontanò, lasciando l’elfo sbigottito
e senza parole.
Mi dispiace per te, Legolas, ma il mio segreto deve rimanere
tale, pensò la ragazza.
Pochissimi
erano al corrente di ciò che Grainne nascondeva, e Thranduil era uno di questi.
Sì, doveva parlare subito con il Re. Doveva farlo, se voleva conservare quel
poco di serenità che aveva trovato. In fin dei conti si trattava solo di una
sciocchezza, e nessuno avrebbe sentito la sua mancanza, per una volta. A parte
Legolas, forse.
Legolas uscì dalla
grande sala da ballo e si recò sulla terrazza, stordito dalla musica e dalla
folla che gli aveva volteggiato intorno fino ad un momento prima. Si appoggiò
alla balaustra, respirando profondamente, allentandosi il collo dell’elegante
tunica cremisi finemente ricamata, degna del suo rango. Gli girava la testa e
si sentiva quasi soffocare.
La delegazione di Gran
Burrone aveva ricevuto un’accoglienza estremamente calorosa, con sontuosi
festeggiamenti, musica e balli che avevano alleggerito dalla preoccupazione gli
animi dei partecipanti, ma non quello del principe, la cui estrema sensibilità
avvertiva comunque il timore che si era insinuato nei cuori degli ospiti.
Chiuse un momento gli
occhi per liberare la mente dalla confusione e ordinare i ricordi degli attimi
che avevano preceduto la sua uscita di scena. Il primo di essi fu quello
dell’arrivo di Elrond, la figura esile eppure al tempo stesso imponente ed
autoritaria, seguito dai figli Elladan ed Elrohir, i quali avevano rivolto
cortesi parole di saluto a lui e, prima ancora, a suo padre. Poi si era chinata
al loro cospetto la figlia prediletta di Elrond, Arwen Undòmiel, la Stella del
Vespro.
Arwen...
Quella
sera la principessa era ancora più bella, addirittura perfetta nel suo lungo
abito viola e i capelli corvini intrecciati dietro la testa cinta da un sottile
cerchio d’argento, attirando su di sè gli sguardi incantati di tutti gli
ospiti. Ma lei cercava solo uno di quegli sguardi, quello del Ramingo al quale
aveva promesso il cuore e che non osava avvicinarsi a lei...
Con
l’aiuto dello stesso Legolas, e approfittando della distrazione dei suoi
custodi, la fanciulla era riuscita a raggiungere Aragorn, e insieme se n’erano
andati, mano nella mano, sotto la luce della luna e lo sguardo sorridente del
principe elfo, unici testimoni del profondo sentimento che li univa.
Legolas
riaprì gli occhi abbandonando quel pensiero, unica nota positiva in quella
serata pesante, e improvvisamente scoprì, con suo grande stupore, di sentire la
mancanza di Grainne, o meglio delle sue chiacchiere, delle quali avrebbe goduto
molto più che della frivola e inopportuna mondanità dei festeggiamenti ai quali
era costretto a presenziare. Non riusciva ancora a capire per quale motivo la
giovane guaritrice avesse rifiutato di presentarsi a corte, e ne fu molto
dispiaciuto ; ad ogni modo aveva rispettato la sua decisione e non aveva
insistito, anche perché lui stesso aveva partecipato a quelle celebrazioni con
estrema malavoglia, non sopportandone più la confusione.
Gettò
un rapido sguardo nella sala, in cui gli ospiti erano impegnati nelle danze
ancora aperte. Dopo averli cercati con gli occhi, vide che Elrond e Thranduil
erano seduti e stavano conversando con espressione piuttosto grave,
probabilmente riguardo alla situazione contingente. Il principe, quindi, pensò
che nessuno avrebbe potuto lamentarsi per la sua assenza, ammesso che qualcuno
se ne accorgesse ; con la consueta agilità balzò oltre la balaustra e
ricadde, accucciato sulle gambe, qualche piede più in basso. Poi si rialzò e
scese lungo il lieve pendio al di sotto della terrazza e si incamminò verso un
luogo in cui sicuramente avrebbe trovato la tranquillità che desiderava.
Avvolta nel suo lungo
mantello, Grainne passeggiava per gli splendidi giardini di corte. La notte era
fresca, e la luna illuminava di luce pallida il suo cammino. In lontananza, la
fanciulla sentì la musica proveniente dal palazzo ; dentro di sé ringraziò
Thranduil non tanto per averle concesso di ritirarsi anziché partecipare alla
festa, richiesta più che legittima, quanto per non aver rivelato ai Signori di
Gran Burrone la sua presenza a palazzo. Ricordava benissimo Elrond Mezzelfo e i
suoi figli ; era stata numerose volte a Gran Burrone e aveva sempre
apprezzato la franchezza del Re nei suoi confronti. L’aveva sempre giudicato un
buon sovrano per il suo paese, e i suoi figli non sarebbero certamente stati da
meno. L’unica figura che per lei rimaneva un mistero era Arwen...l’estrema
gentilezza e il costante sorriso erano
due caratteristiche
peculiari della giovane principessa, eppure nei suoi occhi Grainne aveva
sempre visto un vuoto
incolmabile, come se desiderasse qualcosa che non avrebbe mai potuto avere.
Sembrava quasi che si sentisse costretta a recitare uno stretto ruolo che le
era stato imposto dal destino e che aveva dovuto rassegnarsi ad accettare.
Grainne sicuramente l’avrebbe potuta capire, perché più volte aveva provato le
sue sensazioni. La ragazza sospirò e si strinse nelle spalle mentre usciva dal
sentiero e avanzava tra gli alberi ; chissà, forse in una situazione
diversa lei e Arwen avrebbero anche potuto diventare amiche, ognuna con i suoi
segreti, i suoi misteri...avrebbero potuto confidarsi l’una con l’altra e
alleviare un po’ i loro cuori dai fardelli che portavano. Da quando aveva fatto
la sua scelta, Grainne era rimasta completamente sola...e ora le sembrava un
sogno aver trovato Legolas e Aragorn, due amicizie così strane, eppure, ne era
certa, così sincere...
Nel pensare al principe
elfo, la ragazza sorrise involontariamente tra sé e sé, immaginandolo solo alla
festa, in una situazione che detestava e circondato da persone che detestava
ancora di più. Si domandò se avesse mai chiesto a suo padre delle informazioni
su di lei, e si disse che probabilmente non l’aveva mai fatto, forse per il
rapporto così distaccato che aveva con il Re, forse per rispetto verso di lei.
Rispetto.
Ecco una parola di cui
Grainne aveva quasi scordato il senso. Improvvisamente le tornò alla mente
quella notte, la notte in cui la sua vita era stata completamente stravolta.
Sentì l’odio e il rancore, sopiti in fondo alla sua anima, crescere dentro di lei
come fiamme su cui soffiava il vento. Poi, all’improvviso, lo sentì.
Enedore...
Un sussurro suadente,
invitante.
Enedore...
Si chiuse entrambe le
orecchie con le mani, imponendosi di non ascoltare.
Lasciati andare, figlia della notte...
La ragazza, portandosi
una mano alla fronte, si appoggiò barcollante al tronco di un albero.
Non mi avrai, maledetto...si disse,
raccogliendo tutte le sue forze per combattere contro quella presenza
invisibile.
Enedore !
La voce divenne sempre
più insistente ed imperiosa, e la ragazza temette di non riuscire ad
affrontarla. Come in preda ad un atroce dolore, si aggrappò al tronco, fino a
quando un filo di fumo si alzò dal punto in cui aveva fatto presa.
NON MI AVRAI, MALEDETTO !
La corteccia sembrò
bruciare per un istante, mentre Grainne si opponeva al suo nemico.
A poco a poco la voce
nella sua mente si spense, e la ragazza si accasciò a terra, il fiato pesante
come se avesse dovuto sostenere uno sforzo immane.
Molto bene, si disse ansimando, felice. Questa volta sono riuscita a
sconfiggerti !
Poi si rialzò, con il
solito, vago timore e il cuore che le batteva sempre più forte. Era vero ;
questa volta ce l’aveva fatta, ma la prossima sarebbe di nuovo riuscita a
controllarsi ?
Respirando profondamente
per calmarsi, si rialzò, ma quando vide il tronco dell’albero che l’aveva
sostenuta un freddo brivido le percorse la schiena. La corteccia portava
l’impronta della sua mano, ancora fumante. Grainne si allontanò tremando,
spaventata dall’idea che tutto quel potere si trovasse dentro di lei.
Senza sapere dove stava
andando, si fece largo tra le fronde degli alberi fino ad una piccola radura in
mezzo alla quale scorreva un pacifico ruscello attraversato da un ponte. Il suo
primo istinto fu di avvicinarsi alla riva e bagnarsi il viso che ancora le
bruciava, ma si bloccò dietro un albero quando vide sul ponte due figure,
dritte una di fronte all’altra.
Un uomo alto e robusto e
una fanciulla dai lunghi capelli...Grainne spalancò gli occhi e la bocca dalla
sorpresa quando, dopo aver aguzzato la vista, riuscì finalmente ad
identificarli.
- Non posso crederci...
- disse tra sé e sé scuotendo la testa, senza spostare lo sguardo dalla coppia
che ora si teneva per mano...Arwen Undòmiel, principessa diGran Burrone, e Aragorn figlio di Arathorn !
Così era questo che
l’ombroso Ramingo aspettava, quando trascorreva il suo tempo scrutando
l’orizzonte...l’arrivo della padrona del suo cuore...
Grainne, sempre nascosta
dietro l’albero, sorrise. Non poteva sentire ciò che i due sussurravano l’uno
all’altra, ma era sicura che si trattasse di frasi piene di tutto l’amore che
non avevano mai potuto confessarsi e di cui, forse, non avrebbero mai visto i
frutti. Ora la ragazza capiva come mai Arwen fosse così triste e
solitaria...com’era difficile vivere lontana dall’uomo che doveva amare in
segreto ! Ma ora, anche se non riusciva a vederli in viso, era convinta
che i due innamorati sorridessero l’uno all’altra con tutto il loro cuore, e
pensassero solo alla felicità di quel momento, dimenticandosi della lontananza
che li aveva separati.
Grainne decise che era
meglio allontanarsi dal suo nascondiglio e tornare verso il palazzo. Ma, mentre
indietreggiava, pestò inavvertitamente un ramoscello caduto che si spezzò sotto
il suo piede con uno schiocco.
Aragorn si voltò di
scatto. - Chi è là ? - disse. Arwen si guardò intorno spaventata, temendo
di essere stata scoperta dalle guardie di suo padre. Grainne si portò
istintivamente una mano alla bocca ma non si mosse, il cuore che le batteva
velocemente.
Il Ramingo rassicurò la
sua amata con dolci parole, poi si allontanò da lei sguainando la spada. A
passi lenti attraversò il ponte e avanzò in direzione di Grainne.
- Chiunque tu sia,
mostrati subito - ordinò - Altrimenti farò in modo che la mia lama beva il tuo
sangue ! -
Senza pensare, la
giovane guaritrice si voltò di scatto e corse via attraverso gli alberi.
- Fermati ! - gridò
Aragorn.
Grainne continuò a
correre, incurante delle parole dell’amico che ignorava l’identità di
quell’ombra misteriosa e che poco dopo desistette dal suo inseguimento.
Grainne corse
all’impazzata fino a quando uscì dal fitto della boscaglia. Solo allora si
fermò e tese le orecchie per sentire se Aragorn si stesse avvicinando. Quando
fu completamente sicura di aver seminato il Ramingo, Grainne cercò di
riprendere fiato, piegata sulle ginocchia.
- Ci è mancato davvero
poco... - si disse.
Dopo essersi calmata, si
alzò e si guardò intorno. Nella sua fuga precipitosa non aveva fatto caso alla
direzione che aveva preso, e ora si trovava in un luogo che non aveva mai visto
prima. Sembrava un enorme parco estremamente ben curato, con cespugli potati
con attenzione e fiori che, durante il giorno, dovevano rivelare tutta la loro bellezza.
Splendidi alberi, alcuni più grandi e robusti ed altri più giovani e sottili,
erano disposti tutt’intorno con regolarità.
Nell’ammirare quel
meraviglioso giardino, Grainne si sentì avvolta da una sensazione di pace e
tranquillità che non aveva mai provato prima.
- E’...è bellissimo... -
disse tra sé e sé, ammirando incantata quel capolavoro creato dalla natura e
dalle abili mani degli Elfi.
La ragazza si avvicinò
ad uno degli alberi, una betulla dal tronco bianco e sottile, e ne ammirò i
rami perfetti e le foglie splendenti sotto la luce delle stelle. Ai suoi piedi
uno stuolo di primule mostrava i boccioli multicolori pronti ad aprirsi
l’indomani mattina. La ragazza, quasi ipnotizzata da quella visione, allungò
una mano verso un ramo dell’albero, come per accertarsi che fosse realtà.
- Grainne ! Cosa
stai facendo qui ? -
Sobbalzando per lo
spavento, la ragazza ritrasse di scatto la mano e si voltò verso la figura,
ormai famigliare, che le aveva parlato.
- Maledizione,
Legolas ! - esclamò la ragazza portandosi una mano al petto - Ci tieni
così tanto a farmi morire di paura ? ! Sai bene che detesto queste
sorprese ! -
- Veramente sei tu ad
essere sempre una sorpresa ! - rispose l’elfo, piuttosto seccato - Come
hai fatto a trovare questo posto ? -
La ragazza squadrò da
capo a piedi il principe che la guardava accigliato, le mani sui fianchi e
un piede che batteva nervosamente il terreno, e nonostante lei fosse infuriata
per lo spavento che le aveva provocato, non riusciva a togliergli lo sguardo di
dosso. Era come se lo vedesse per la prima volta ; alto, bello e nobile,
con gli occhi scintillanti di quella fierezza che non aveva mai mostrato,
nascosta dalla gioia e dalla curiosità che caratterizzavano la sua specie. Così
diverso da lei, eppure così affine...
- Come hai fatto a
trovare questo posto ? - ripetè Legolas inarcando un sopracciglio.
Grainne si scosse un
momento. - Per...per puro caso. Stavo passeggiando, ed ero...assorta nei miei
pensieri... - ridacchiò nervosamente - Non so come ho fatto ad arrivare qui...
-
Legolas scosse
lievemente la testa, facendo comparire uno sfuggente sorriso sulle sue labbra.
- Sai qual è il tuo
difetto peggiore, Grainne Skylark ? - le disse - Quello di essere una
pessima bugiarda. -
- Come
osi... ? ! - esclamò Grainne esterrefatta. Ma l’eloquente sguardo
dell’elfo le fece capire che era il caso di rivelargli la verità.
- Sono stata inseguita.
- disse. Legolas lasciò cadere le braccia e spalancò gli occhi, facendo un
passo verso di lei. Notando il cambiamento nell’espressione dell’elfo, Grainne
sorrise dentro di sé, gustandosi quella piccola vendetta.
- Inseguita ? E da
chi ? -
- Da Aragorn. - rispose
Grainne sogghignando.
- Aragorn ? !
- esclamò Legolas - E per quale motivo avrebbe dovuto inseguirti fin qui ?
-
Sentendosi più spavalda,
la ragazza fece qualche passo in direzione della betulla. - Oh, diciamo
semplicemente che...ho visto qualcosa che non avrei dovuto vedere. - rispose,
allungando nuovamente una mano verso una foglia che pendeva da un ramo basso.
- Non toccarla. -
Grainne sentì una morsa allo stomaco per la freddezza con cui Legolas le aveva
dato quell’ordine. Lentamente, ritrasse la mano.
- Voglio sapere cos’è
che non avresti dovuto vedere e soprattutto perché
non avresti dovuto vederlo. E voglio saperlo ora. -
Deglutendo, Grainne capì
che non era affatto il caso di scherzare con lui, e che, oltretutto, stava
rischiando di cacciare il Ramingo in grossi guai.
Con un tono di voce
molto più umile, la ragazza disse :
- Lui...lui...oh,
credimi, ti prego, non è affatto come pensi tu ! Non stava facendo nulla
di male ! Io... -
- Rispondi alla mia
domanda. - la interruppe Legolas scandendo lentamente le parole.
Grainne si sentì
perduta. - Aragorn...si trovava con la principessa di Gran Burrone, Arwen
Undòmiel. -
- Hai visto Aragorn e
Arwen insieme ? ! - esclamò Legolas.
- Stavano solo
parlando ! - lo interruppe Grainne con sguardo supplichevole - Parlavano
tenendosi per mano ! Aragorn si è accorto della mia presenza, io sono
scappata e lui mi ha inseguita ! Loro si amano, Legolas, non c’è niente di
sbagliato in questo, ti prego, non punirli ! Loro... -
Legolas scoppiò a
ridere. - Punirli ? Perché mai dovrei ? -
Grainne aggrottò la
fronte, non capendo le parole dell’elfo. - Ma... -
- Se quello che mi dici
è vero, e sento che lo è, può solo rendermi felice ! So benissimo cosa
provano l’uno per l’altra, non ti preoccupare, e non sarò di certo io ad
ostacolarli ! Ciò che conta è che nessun altro lo scopra. Spero di potermi
fidare della tua discrezione... -
Grainne si portò una
mano alla bocca. - Tu...sapevi ? -
- Certo. Ho sempre
saputo tutto da quando Aragorn mi confidò di essere perdutamente innamorato
della Stella del Vespro, anni fa. Credimi, fu uno strazio vedere il mio più
grande amico soffrire per un amore perduto ancora sul nascere...soprattutto
quando seppi che la fanciulla per cui viveva doveva diventare la mia sposa... -
- Cosa ? ! -
esclamò Grainne, incredula.
Legolas si diresse verso
una panca in legno lavorato, invitando la ragazza a seguirlo, e continuò il suo
racconto.
- Arwen Undòmiel è forse
la fanciulla più bella di tutta la Terra di Mezzo. Molti cuori sono stati
infranti da un suo rifiuto. E proprio io che non l’amavo ero destinato a
prenderla in moglie, mentre lei si struggeva per l’unico uomo che non avrebbe
mai potuto avere. -
- Così eri promesso ad
Arwen...ma perché non l’hai ancora sposata ? - domandò Grainne.
- Elrond Mezzelfo e mio
padre credevano che un matrimonio avrebbe avuto lo stesso significato di
un’alleanza, che tra l’altro esiste già ed è molto forte, tra i nostri regni.
Ma raramente chi stipula questi patti pensa alle conseguenze che dovrà subire
chi ne è direttamente interessato... Quando Aragorn seppe di questo, venne da
me e mi confessò tutto, implorandomi di concedergli un po’ di tempo in più da
trascorrere con la fanciulla che amava. Non mi chiese di lasciargliela, bada
bene...il suo senso dell’onore era estremamente forte anche allora. Come avrei
potuto spezzargli il cuore in quel modo ? Finora ho fatto tutto il
possibile per evitare di separarli...e in cuor mio sono convinto che sia ciò
che desideri anche Elrond...per la felicità di Arwen, intendo. Ma temo che
presto o tardi giungerà il momento in cui Aragorn e la Stella del Vespro
dovranno dirsi addio. -
Grainne non riusciva a
credere alle proprie orecchie. - Mi stai dicendo che...tu hai rinunciato alla
gemma più preziosa della Terra di Mezzo per la felicità di un amico ?
-
- Non solo per quello, a
dire il vero. - rispose Legolas - Come vedi, è bastato così poco per rendere
felici tre persone... -
- Tre... ? -
- Aragorn, Arwen...e il
sottoscritto. Ma la gioia non è destinata a durare in eterno, né per loro né
per me. -
- Non ti capisco. -
disse Grainne.
Legolas si alzò e si
mise di fronte alla ragazza. - E’ presto detto. Arwen sarà costretta ad unirsi
in matrimonio con qualcuno che non ama affatto, e Aragorn si struggerà dal
dolore. -
- E tu... ? -
- A me toccherà lo
stesso destino della Stella del Vespro, se non riuscirò a frenare la volontà di
mio padre. E voglio farlo, credimi. Ma devo ancora trovare colei che avrà il
mio cuore prima di tutto...l’unica fanciulla degna di portare il pegno del mio
amore. -
Dopo aver detto queste
parole, l’elfo estrasse dalla tasca il solito, piccolo oggetto di legno chiaro
dal quale non si separava mai, e lo tenne sul palmo della mano, osservandolo
pensieroso.
- E’ quello il pegno del
tuo amore ? - domandò Grainne incuriosita - Potrei vederlo ? -
Legolas annuì e porse
alla ragazza il minuscolo oggetto, che si rivelò essere un anello di legno di
betulla. La ragazza lo prese con due dita e lo alzò per ammirarlo meglio alla
pallida luce lunare ; la sua fattura era squisita, anche se la lavorazione
non era stata ancora ultimata. Grainne rimase stupita nel notare la perfetta
simmetria e la cura che era stata dedicata agli intagli, un lavoro minuzioso ed
estremamente complesso viste le ridottissime dimensioni dell’oggetto. Era
ancora parzialmente grezzo, ma Grainne era certa che, una volta portato a
termine, sarebbe stato bellissimo.
- Chiunque sia la
fanciulla che lo avrà, sarà fortunata a portare un anello come questo... -
disse la ragazza porgendo l’anello a Legolas che, sorridendo, lo prese e lo
ripose in tasca.
- Sai...una notte ho
fatto un sogno. - disse il principe, tornando a sedersi accanto a Grainne - Mia
madre era seduta esattamente dove sei tu ora ; io ero inginocchiato ai
suoi piedi e le tenevo la testa in grembo, come facevo da bambino, e lei mi accarezzava
i capelli. Ad un tratto lei si alzò e mi disse : “Figlio mio, ricordi
quella betulla che cresce nel Giardino dei Galadhrim, alta e leggiadra, le cui
foglie non si staccano né con il vento né con la tempesta ? Prendi il suo
ramo più sottile, intagliane un anello che porti i simboli del Bosco Atro e
donalo al tuo Vero Amore.” Allora io le dissi : “Madre, ma come farò a
riconoscere il Vero Amore ?” E lei mi rispose : “Quando avrai
terminato l’anello lo scoprirai.” - Legolas si alzò di nuovo e si diresse a
passi lenti verso la betulla che aveva attirato l’attenzione di Grainne, e
appoggiò delicatamente la mano contro il suo tronco bianco.
- Quando mi svegliai
venni in questo giardino, il Giardino dei Galadhrim, e feci quello che mia
madre mi aveva detto. L’anello non è ancora terminato. Quando lo sarà,
aspetterò. -
L’elfo si voltò a
guardare Grainne, che aveva ascoltato incantata le sue parole.
- E tu hai trovato il
tuo amore ? - le disse, sorridendo.
- No - gli rispose la
ragazza con rammarico - Ma mi piacerebbe ritrovare mio padre e mia madre,
almeno nei miei sogni, per sentire le loro parole di conforto. Invece sembra
che abbiano deciso di tacere per sempre, da quando li ho perduti. -
- Ma non li hai perduti,
credimi. - disse Legolas - Coloro che se ne vanno non ci abbandonano mai per
sempre. Apri il tuo cuore e li potrai sentire. Io rivedo mia madre ogni volta
che lo desidero, non solo in sogno. Se sento che la mia anima è pesante, vengo
a sedermi all’ombra di questa betulla, la sua betulla, e la sento ancora
accanto a me, a sussurrarmi parole di saggezza. -
Il tono dell’elfo si
fece più pacato, mentre si inginocchiava accanto all’albero bianco.
L’espressione di Grainne si fece allo stesso tempo triste e sorpresa. - Così
tua madre è morta... - disse - Io...ignoravo che gli Elfi potessero morire. -
- Possiamo farlo,
invece. - rispose Legolas - Non per vecchiaia o malattia, ma in qualsiasi altro
modo. Per nostra mano o per quella del nemico, in battaglia...o di crepacuore.
-
- Come accadrà ad
Arwen ? - sussurrò Grainne.
L’elfo tacque, tenendo
gli occhi bassi.
- Come è morta tua
madre ? - domandò poi la ragazza.
- Cadendo da cavallo. -
rispose Legolas sospirando - Una fine assurda e inaspettata... -
- Devi aver sofferto
molto... -
- Lo feci, e così mio
padre, nonostante la grande festa che ci fu in onore della sua sepoltura. -
- Festa ? ! -
esclamò Grainne - Come si può gioire per un lutto ? -
- Forse per voi è
difficile da capire - disse Legolas - Ma noi Elfi, sebbene parzialmente
immortali, riteniamo che la vita sia comunque un dono...e quanto più essa è
lunga e felice, tanto più grande è stato quel dono. Gli Dei fecero in modo che
mia madre avesse questa fortuna. Io e mio padre la amavamo molto, e così anche
il nostro popolo. Quando la seppellimmo qui, nel Giardino dei Galadhrim, i
nostri cuori erano pesanti perché non l’avevamo più accanto a noi, ma ringraziammo
gli Dei per quanto avevano concesso a noi e a lei. Il suo ricordo non ci
abbandonerà mai. Lei non ci abbandonerà mai, anche se ora ha trovato la pace,
quella pace che cerco ogni volta che vengo qui. -
Grainne sorrise. - Così
devo dedurre che sei fuggito dalla festa in onore di Elrond... -
- Festa... - Legolas
scosse la testa con disgusto. - Solo un’altra espressione del pessimo gusto di
mio padre. Come può esserci festa quando nell’aria si respira l’odore delle
fiamme e si sente ilclangore delle armi ?
-
- La guerra... -
sussurrò Grainne alzandosi e andando verso Legolas - Allora la minaccia
invisibile si sta avvicinando... -
Legolas le si fece
incontro, guardando verso il cielo. - Il nemico sta prendendo forma. La sua
mano è sempre più lunga e presto si stenderà su tutti noi...già si vocifera del
tradimento dell’Alleanza da parte degli Haradrim. Venti di guerra stanno
soffiando dalle terre del Sud ; il conflitto è ormai incipiente. -
Grainne rise
nervosamente. - Così nemmeno qui possiamo trovare la pace che tanto
desideriamo ? -
- La quiete non è la
pace, Grainne. Se il nostro destino è di lottare per allontanare il male dalla
Terra di Mezzo, allora così sia. Ma non dobbiamo lasciare che la paura ci
sconfigga prima ancora di iniziare a combatterla. - rispose Legolas.
L’elfo rimase in
silenzio, guardandosi intorno, come se stesse ascoltando i suoni della notte,
il frinire dei grilli e il lieve soffio del vento che agitava le fronde degli
alberi. - Qui siamo lontani dal palazzo. - disse - Il frastuono della festa non
giunge più alle mie orecchie. E alle tue ? -
Grainne scosse il capo.
- Come potrebbe ? -
- Vieni. - disse l’elfo
con un cenno della mano - Voglio mostrarti una cosa. -
Legolas corse tra gli
alberi seguito da Grainne, imboccando con sicurezza sentieri che la ragazza non
avrebbe mai saputo ritrovare, giungendo infine ad un’altura che si gettava a
strapiombo sul resto della foresta. Legolas si fermò lontano dal precipizio, e
guardò Grainne, che ansimava al suo fianco. - Dove...dove siamo ? -
domandò la ragazza.
L’elfo non rispose, ma
la guardò di nuovo negli occhi allargando il sorriso che aveva sulle labbra, e
scoprendo i denti bianchissimi e perfetti. Poi, senza dire una parola, scattò
in avanti di corsa e, spiccando un lungo salto, si gettò dal precipizio.
- Legolas ! - gridò
la ragazza, terrorizzata, correndo verso il bordo dello strapiombo.
Ma quando si sporse in
basso, tremando all’idea di quello che poteva trovare, tirò un lungo sospiro di
sollievo nel vedere che l’elfo era in piedi su una seconda sporgenza erbosa, e
la guardava senza smettere di sorridere, con le mani sui fianchi.
- Tu mi farai davvero
morire, Principe ! - esclamò Grainne.
- Avanti, salta ! -
la incitò Legolas, ignorando le sue parole.
- Saltare ? Sei
impazzito ? ! Mi romperò l’osso del collo ! -
- Non aver paura, non è
così alto ! -
- Questo lo dici
tu ! Saranno almeno dieci piedi ! -
- Grainne...fidati di me
e salta ! - disse Legolas allargando le braccia verso di lei - Ti decidi o
devo venirti a prendere ? -
La ragazza alzò gli
occhi al cielo, sospirando. - E va bene...spero che tu abbia una buona
presa ! -
Tentennando, Grainne si
sedette prima sul bordo del costone, lasciando penzolare le gambe verso l’elfo
che continuava ad incitarla a saltare. Poi, chiudendo gli occhi si lanciò di
sotto, finendo dritta nelle braccia del principe.
- Hai visto che non era
tanto difficile ? - le disse Legolas. A queste parole Grainne riaprì gli
occhi e arrossì, rendendosi conto di essere ancora stretta a lui. Per un
istante rimase in quella posizione, le braccia al collo dell’elfo e la testa appoggiata
al suo petto. Sentiva il suo respiro regolare e il battito del suo cuore, e
pensò che se lui non l’avesse lasciata andare, avrebbe potuto rimanere così per
l’eternità. Poi, quando lui lasciò la presa, lei si ritrasse di scatto,
vergognandosi quasi dei suoi pensieri.
- Ebbene ? - gli
disse bruscamente come al solito.
- Guarda. - rispose
Legolas indicando un punto imprecisato alle spalle della ragazza.
Grainne si voltò e
rimase senza fiato. Da quella terrazza naturale poteva vedere, per miglia e
miglia, l’enorme distesa del Bosco Atro, avvolto da una leggera foschia, e, in
lontananza, perfino il letto del grande fiume Anduin fino a quando si addentrò
nella gola dell’Emyn Muil, che costeggiava sulla destra la grande piana di
Dagorlad.
- Se guardi con
attenzione ad ovest dell’Emyn Muil, riuscirai a vedere la pianura di Rohan...e
le torri di Edoras. - disse Legolas alla ragazza che osservava incantata il
paesaggio sottostante.
Gli occhi di Grainne
divennero improvvisamente lucidi mentre volgeva il capo verso quella che un
tempo era la sua città, e la sua voce si spezzò.
- Se mio padre fosse
qui... - disse, cercando di trattenere le lacrime di commozione che quella
vista le provocava - Lui diceva sempre che la nostra città era troppo grande
perché gli occhi di un semplice uomo potessero comprenderla in tutto il suo
splendore...Edoras era il suo orgoglio. Credo che, se avesse potuto, avrebbe
scelto questo posto per morire...guardando la sua città sotto un manto di
stelle... -
- Eri molto legata a tuo
padre ? - le domandò Legolas.
Grainne si asciugò
rapidamente una lacrima. - Sì, lo ero. Mia madre morì quando ero molto piccola,
e lui diventò la mia famiglia, il mio maestro, il mio esempio. Tutto ciò che
desideravo era diventare come lui...il più grande Maestro d’Armi di tutto il
Mark. -
- Ora capisco da dove
viene la tua abilità nell’usare la spada. - disse dolcemente Legolas.
- E’ stato lui ad
insegnarmi il mestiere delle armi. Morì di febbre quando avevo solo sedici
anni. Anche se forse non lo voleva, mi ha avviato lui verso la strada che
pensavo di aver scelto...e che poi ho abbandonato. -
Legolas non le disse
nulla, ma pensò di aver capito quale fosse quella strada.
- Cosa ti ha spinto a
diventare una guaritrice ? - le chiese poi.
La ragazza tacque per un
istante, gli occhi fissi verso la grande foresta che si stendeva davanti a lei.
- Dimmi, Legolas - disse
- Tu hai mai ucciso ? -
L’elfo la guardò,
sbalordito da quella domanda. - Mi è successo - rispose - Ho fatto cadere molti
nemici, in battaglia... -
Grainne gli prese la
mano e glie la chiuse a pugno.
- E non hai mai provato
il desiderio - disse aprendogli lentamente la mano, gli occhi verdi fissi in
quelli dell’elfo - Dopo aver tanto dato la morte...di dare la vita ? -
Legolas non
rispose ; il silenzio che aveva seguito le parole della fanciulla gli
aveva quasi tolto il respiro.
Improvvisamente i due
avvertirono una fragorosa esplosione, e nel cielo si accesero mille luci
multicolori che presero forme diverse mentre saettavano tra le stelle.
- Fuochi artificiali -
disse Legolas sorridendo, lo sguardo alto sopra di sé - Mithrandir dev’essere
arrivato ! -
- Mithrandir...vuoi dire
Gandalf lo stregone ? -
- Proprio
lui...Mithrandir, il Grigio Pellegrino, come viene chiamato tra gli Elfi.
Speravo arrivasse prima, è da tanto che desidero vederlo ! -
- Vedo che ama le
apparizioni ad effetto... - disse Grainne in tono sarcastico - Comunque non mi
piacciono i fuochi artificiali. Sono roba da Hobbit. Gandalf dev’essere caduto
proprio in rovina per abbassarsi ad animare le feste dei sovrani degli elfi. -
- Lui è molto più
potente di quanto tu non creda. - replicò Legolas - E non è qui in veste di
prestigiatore...la sua saggezza è di grande sostegno per noi, soprattutto in
questo momento. -
Grainne tacque, lo
sguardo fisso in avanti e la mente persa in un vortice di pensieri.
- Si è fatto molto tardi
- disse Legolas incamminandosi verso uno stretto sentiero scavato tra l’erba e
la roccia - Vieni, è ora di andare. -
- Un momento - disse
Grainne senza staccare gli occhi dall’orizzonte - Cos’è quel punto luminoso là
in fondo, oltre la piana di Dagorlad ? Laggiù ci sono i Monti Cenere, se
non sbaglio... -
Legolas rabbrividì. -
Non sbagli affatto. - disse - Quella è Barad Dûr, la Torre Oscura...nelle terre
di Mordor. E’ da lì che il male sta risorgendo. -
Grainne sentì nuovamente
il suo cuore accelerare il battito, e un freddo sudore scenderle dalla fronte.
Con uno scatto, si diresse al limite della sporgenza su cui si trovava e urlò,
con tutto il fiato che aveva in gola :
- Mi senti,
maledetto ? Chiunque tu sia, non avrai mai la nostra terra...e non avrai
nessuno di noi ! Ti combatterò fino alla fine dei miei giorni...te lo
giuro, in nome di mio padre ! -
Quella notte Grainne
dormì un sonno agitato. In sogno vide nuovamente la nera torre di Barad
Dûr ; la fanciulla non riusciva a staccare gli occhi dalla luce
fiammeggiante che usciva dalle sue finestre e che sembrava voler incendiare da
un momento all’altro le aride terre circostanti. Un forte rullo di tamburi
spezzava il mortale silenzio che si stendeva su Mordor ; ad un tratto la
luce ipnotica uscì dalla cima della torre, in un vortice di fuoco, e si diresse
verso Grainne, che continuava a fissarla ipnotizzata. Mentre si avvicinava
sempre di più, la spirale luminosa assunse piano la forma di un terribile
occhio fiammeggiante. La ragazza sentì di non potersi muovere, paralizzata dal
terrore.
Enedore...sussurrò la solita voce suadente.
Grainne si agitò nel
letto, muovendo le braccia come per scacciare quell’orrenda presenza.
So dove sei, figlia della notte...
- Vattene ! -
bisbigliò la ragazza con la voce ancora impastata.
...E presto verrò a prenderti...
-
NO ! ! ! -
Grainne si alzò di
scatto dal letto ansimante, la fronte imperlata di sudore. Tremando, uscì dalle
coperte e andò alla finestra. La notte era calma, ma il cielo si era
rannuvolato e le stelle che splendevano fino a poche ore prima erano scomparse.
Passandosi una mano sul
collo, la ragazza tornò a sdraiarsi, incapace di cacciare dalla sua mente il
ricordo di quel sogno. Ma fino a quando sarebbe rimasto solo un sogno, un
terribile incubo ?
Chiuse gli occhi e
strinse forte le mani, sentendole avvampare di calore.
Io non ho paura di te, si disse. Un filo di
fumo le uscì dai pugni chiusi.
Vieni pure. Questa volta non mi troverai impreparata.
Ma il suo ultimo
pensiero, prima di abbandonarsi nuovamente al sonno, fu : ne sono veramente sicura ?
Il mattino successivo la
giovane guaritrice assistette alla lezione di Vardarantir con più attenzione
del solito, un po’ anche per cercare di non pensare agli eventi della notte
precedente.
Il suo umore era
pessimo, e sperò ardentemente di non incontrare né Legolas né Aragorn, per
evitare di trattarli peggio del solito e senza motivo. Inoltre provava ancora
un certo imbarazzo nei confronti del Ramingo per la scena a cui aveva
assistito, ed era estremamente combattuta tra il desiderio di chiedergli scusa
e quello di non essere costretta a fornire spiegazioni.
Quindi, appena uscì dal
laboratorio, si guardò intorno con attenzione per vedere se gli amici fossero
per caso nei paraggi ; poi sfrecciò attraverso i giardini, seguendo una
scorciatoia che l’avrebbe portata dritta a palazzo.
Quando vi fu giunta,
percorse velocemente i corridoi che conducevano alla sua stanza. Dinnanzi
all’uscio, trasse un profondo respiro, e si preparò mentalmente ad un lungo
riposo ristoratore, sperando che le portasse consiglio. Ma quando spalancò la
porta, vide con sorpresa che accanto al suo letto, seduto su una sedia a
dondolo, si trovava un vecchio dagli abiti grigi, che fumava tranquillamente
una lunga pipa.
- Grainne Skylark -
disse il vecchio alzandosi dalla sedia e sorridendo alla fanciulla - Sono
passati diversi anni dal nostro ultimo incontro, ma vedo che non sei affatto
cambiata ! -
Grainne, per un istante,
non seppe che dire. - Nemmeno tu sei cambiato, Gandalf. - balbettò poi,
cercando di mantenere la sua solita freddezza - Non hai ancora perso il vizio
di presentarti dove non sei desiderato ! -
Il vecchio stregone,
senza mai abbandonare il sorriso, spense la pipa e la pose sul letto della
giovane guaritrice, accanto al suo cappello ricurvo.
- Ti sarei grata se
spostassi quella pipa puzzolente dal mio letto. - continuò Grainne.
- Bada, bambina - disse
Gandalf in tono quasi paterno, facendosi incontro a Grainne e agitando l’indice
davanti a lei - Se tu non fossi quella che sei, ti avrei già sculacciato da un
bel pezzo ! Sei cresciuta, eppure la tua insolenza è rimasta quella di un
tempo... -
Grainne non si mosse. -
Come sapevi che mi trovavo qui ? -
- Voci portate dal
vento... - rispose lo stregone, accarezzandosi la lunga barba grigia - Il vento
ti ha sempre accompagnato ovunque, lo sai. E’ nel tuo nome, Enedore...o preferisci forse che ti
chiami con il titolo che ti spetta ? -
- Non ho più nessun
titolo. - rispose la ragazza scuotendo il capo - Sono e sarò sempre Grainne
Skylark. E ora dimmi cosa vuoi. -
Gandalf si chinò a
raccogliere il bastone dal pavimento. - Ho parlato con Thranduil - le disse. -
E anche con Legolas. Mi hanno detto che ti sei rifiutata di incontrare Elrond
di Rivendell. Perché, Grainne ? -
Scostandosi dallo
stregone, la ragazza si diresse verso la finestra e guardò fuori.
- Perché avrei
dovuto ? Per mostrargli cos’è rimasto di me ? -
- Ti disprezzi fino a
questo punto ? - domandò Gandalf avvicinandosi a lei.
Grainne si voltò verso
lo stregone, gli occhi verdi colmi di tristezza e di rancore. - Tu non puoi
capire quello che sto provando, Gandalf. Tutto ciò che desidero è dimenticare,
ma non mi sarà mai possibile. Da quel giorno rabbrividisco al solo guardarmi
allo specchio, perché non sono più io quella che vedo. Vorrei tanto poter
tornare ad essere ciò che ero prima... -
- Nessuno può giudicare
quello che è successo, nemmeno tu lo puoi. - disse Gandalf posandole una mano
sulla spalla - E non devi temere ciò che sei...qualsiasi cosa tu dica di essere
diventata. -
- Credi ? - disse
Grainne - Dimmi, Gandalf, cosa pensi di sapere di me ? -
- Conosco solo ciò che
tu hai voluto dirmi riguardo alla tua partenza da Rohan, e sappi che non ti ho
mai creduta...o forse solo in parte. E mi sono chiesto spesso perché tu non
abbia mai voluto dirmi nulla di più. Nessuno ha mai voluto dirmi nulla di più,
in verità. -
- Non sei molto amato a
Rohan, Grigio Pellegrino. - ribattè Grainne con una risata di scherno - Pensavo
lo sapessi. -
- Oh, lo so benissimo.
Qualcuno ha colto l’occasione per dipingermi come un volgare ladro di cavalli
da quando ho preso con me Ombromanto, nonostante fossi l’unica persona in grado
di cavalcarlo, e ne ha approfittato per cacciare questa idea nella testa del
povero, vecchio re Theoden... -
- Non permetterti mai
più di insultare Theoden Re, vecchio corvaccio del malaugurio ! - esclamò
Grainne, infuriata.
- E tu porta più
rispetto per chi un tempo ti ha protetta, piccola impertinente ! - ribattè
Gandalf spalancando le braccia ed ergendosi in tutta la sua statura davanti
alla giovane guaritrice che lo osservò spaventata per quell’improvviso scatto
d’ira.
- Cosa vuoi,
Gandalf ? - disse Grainne allontanandosi dallo stregone - Perché sei di
nuovo qui a tormentarmi ? Non ti dirò nulla, lo sai. Il mio segreto se ne
andrà con me. -
- Ti sbagli. -
Gandalf lasciò andare il
bastone e con un movimento fulmineo prese la mano sinistra della ragazza e se
la portò al petto. Poi, con l’altra mano, le afferrò il collo.
- Io posso scoprire ciò
che voglio, Grainne Skylark...e te lo dimostrerò subito ! -
All’improvviso, i due
vennero pervasi da un’ondata di energia che scaturì dalla mano dello stregone,
paralizzando Grainne, che cercava di lottare per liberarsi. Gandalf vide un
turbinio di immagini confuse provenire dalla mente della ragazza, mentre il suo
cuore fu sopraffatto dalla sensazione più violenta che avesse mai provato in
tutta la sua vita, un insieme di rabbia, paura, dolore e disperazione...sentì
un groviglio di forze che si combattevano a vicenda senza sosta, senza poter
essere sconfitte le une dalle altre. E, sopra tutto, una disperata richiesta
d’aiuto...
Proprio quando stava per
crollare sotto il peso di quel terribile potere, Gandalf mollò di colpo la
presa dal collo e dalla mano della ragazza e si appoggiò barcollando al muro,
cingendosi la fronte con una mano, mentre Grainne si abbattè sul pavimento,
sfinita.
- Perché l’hai fatto,
Gandalf... ? - sussurrò la ragazza con un filo di voce, gli occhi colmi di
lacrime di dolore - Che bisogno c’era di farmi rivivere tutto questo ? -
Il vecchio stregone,
ancora sconvolto da ciò che aveva visto e sentito, raccolse il suo bastone e si
chinò verso la ragazza.
- Io voglio solo
aiutarti, Grainne... - le disse dolcemente, porgendole una mano - Ma non potrò
farlo finchè non mi aprirai la tua mente. Come puoi sopportare da sola un tale
peso ? -
Laragazza afferrò la mano del vecchio e si
rialzò. - Ho sempre fatto tutto da sola, Gandalf. - rispose - E non ho mai
avuto nessuno che cercasse di togliermi questo fardello dalle spalle. Non
voglio essere aiutata da nessuno, tantomeno da te. Ora vattene, ti prego... -
Il vecchio stregone
annuì, convinto in cuor suo che la ragazza desiderasse il contrario di quanto
diceva, ma non se la sentì di contrastare il suo orgoglio e, dopo aver preso la
sua pipa e il suo cappello, obbedì a quell’ordine.
Dopo essersi chiuso la
porta alle spalle, Gandalf rimase un momento ad ascoltare gli impercettibili
singhiozzi che scuotevano la ragazza ormai sola nella sua stanza, addolorato
per non essere in grado né di consolarla né di sostenerla in alcun modo.
- Mithrandir. -
Voltandosi, lo stregone
vide Legolas che, con espressione preoccupata, lo osservava dal fondo del
corridoio.
- Le hai parlato ?
- gli disse.
- Non mi sbagliavo -
rispose lo stregone facendoglisi incontro - Quella ragazza è cambiata da quando
l’ho vista l’ultima volta, quando era... -
- Non mi interessa
sapere cos’era - lo interruppe Legolas - Né cos’è diventata. Se lei non vuole
rendermelo noto, allora non voglio venirne a conoscenza. Ma soffre, e non
capisco perché. Cos’è che la tormenta, Mithrandir ? -
- Temo che non potrai
mai saperlo, Legolas. - rispose Gandalf - Ciò che Grainne porta dentro di sé va
oltre l’immaginabile. Un male senza nome e una volontà altrettanto forte di
combatterlo...ecco cos’ho sentito. -
I due rimasero in
silenzio fino a quando uscirono dal palazzo. Quindi Gandalf parlò di nuovo.
- E’ sincera, Legolas -
disse - I suoi sentimenti sono puri, questo ho potuto percepirlo. Ma stai
attento, Principe ; per lei potresti rischiare di perdere te stesso. -
Con queste parole,
Gandalf si allontanò, lasciando Legolas con i suoi dubbi. Ma tra essi, il
principe aveva una sola certezza : lui teneva alla sua nuova amica e,
presto o tardi, avrebbe trovato il modo di aiutarla.
Nella sua stanza,
Grainne si asciugò le lacrime che le avevano rigato le guance. Tirando un
profondo respiro, si alzò dal letto e si diresse verso il tavolo su cui si
trovava la sua spada, avvolta nel fodero marrone. Rimase un attimo ad
osservarla, con gli occhi ormai asciutti ma duri e freddi come il cristallo.
Poi, lentamente, allungò le mani verso essa, la estrasse dal fodero e la tenne
dritta davanti a sé, impugnandola per l’elsa.
Ripensò a suo padre,
tenendo gli occhi fissi sulla spada che un tempo gli era appartenuta e che lei
aveva ereditato dopo la sua morte. Lui l’aveva forgiata con le sue stesse mani,
e, nonostante l’avesse fatto molti anni prima, quell’arma non sembrava portare
su di sé i segni del tempo. Grainne fece scorrere un dito lungo la lama
tagliente e tanto lucida che la ragazza riusciva a specchiarvisi ; poi
accarezzò l’elsa finemente lavorata, che aveva la forma di un drago con due
teste, il cui corpo formava l’impugnatura.
La ragazza tenne ancora
la spada davanti a sé, e una lacrima le scese di nuovo sul volto impassibile.
- Ho fallito, padre. -
disse - Perdonami. -
In quel momento la porta
si aprì.
- Fermati ! - gridò
Legolas correndo verso Grainne - Che stai facendo ? ! -
La ragazza, sorpresa, si
voltò verso l’elfo che, in un baleno, le strappò la spada di mano.
- Sei impazzito ?
Ridammela ! - esclamò Grainne avventandosi su di lui.
- Nemmeno per
sogno ! - rispose Legolas lottando per impedire che la ragazza si
impadronisse di nuovo della sua spada - Si può sapere cosa credevi di
fare ? Pensavi forse che dandoti la morte avresti risolto i tuoi
problemi ? -
- Non voglio affatto
uccidermi, idiota ! - Con un violento strattone, Grainne portò via la
spada a Legolas, che perse l’equilibrio e sbattè contro il muro. Senza
rivolgergli il minimo sguardo, la ragazza rimise con cura la spada nel fodero e
la strinse a sé, accucciandosi in un angolo, gli occhi persi nel vuoto.
- Sarebbe troppo
facile... - sussurrò - Tanto facile che non ne ho nemmeno il coraggio... -
Legolas, portandosi una
mano alla testa, ancora stordito dal colpo, le si avvicinò.
- Grainne... -
La ragazza alzò lo
sguardo colmo di rabbia su di lui.
- Cos’hai detto a
Gandalf ? - gli disse.
- Io... -
- Non voglio più
vederlo, chiaro ? ! Nessuno deve impicciarsi dei miei affari !
Nemmeno tu ! - sbottò Grainne rialzandosi e puntando un dito contro
l’elfo, che la guardava sconvolto, senza sapere cosa dire. Poi, senza lasciare
la sua spada, andò alla finestra.
- Forse dovrei tornare a
Minas Tirith - disse - Anche là non ero niente, ma almeno mi hanno accolta
senza farmi domande... -
- Ma cosa stai
dicendo... ? -
Grainne non fece caso
alle sue parole. - Non ero niente...non sono mai stata niente per nessuno. Ho
vissuto a corte per tre anni, ed era come se non esistessi. Forse è così, forse
non esisto davvero...sono solo un fantasma che si ostina a voler vivere una
vita che non ha... -
- Ma non è vero,
Grainne ! -
- Andiamo,
Legolas ! - sbottò la ragazza voltandosi verso di lui e aprendo le
braccia. La spada le cadde ai piedi con un tonfo sordo, attutito dal pesante
fodero di cuoio. - Guarda in faccia la verità ! Sono completamente
sola ! A chi mai dovrebbe importare di una stupida ragazzina che gioca a
fare la guaritrice ? -
- A me - disse Legolas
prendendo dolcemente Grainne per le spalle e guardandola negli occhi vuoti - A
me importa. -
Gli occhi della ragazza
si strinsero e si riempirono di lacrime mentre l’elfo la abbracciava e sentiva
il suo corpo sussultare dai singhiozzi.
- E anche ad Aragorn...e
a Gandalf...ho voluto che ti parlasse solo perché io non sapevo cosa fare...da
vero sciocco credevo di poterti aiutare senza nemmeno sapere cosa ti
affliggeva, e ho sbagliato, me ne rendo conto. Perdonami, ti prego...il tuo
passato non ha importanza, è il presente che conta, adesso...e se anche tu
tieni a noi, ti prego, non fare sciocchezze... -
Grainne si strinse forte
a Legolas, sentendo che non avrebbe mai potuto dimenticare il calore di
quell’abbraccio, in cui il suo esile corpo da uccellino si perdeva.
- Mi dispiace,
Legolas... - gli disse - Mi dispiace tanto... -
Legolas chiuse gli occhi
e sorrise. - E’ tutto dimenticato. Vorrei solo poterti dare un po’ di serenità
in questo momento, ma come posso farlo se tu non mi aiuti ? I tuoi silenzi
mi rendono completamente impotente... -
- Le cose cambieranno,
te lo prometto. Ma non lasciarmi...non lasciatemi sola. -
Ad un tratto, la voce di
Aragorn risuonò nella stanza. - Legolas...è tutto a posto ? -
L’elfo e la ragazza
volsero gli occhi al Ramingo che li guardava con aria interrogativa.
- Le vostre voci si
sentivano fin giù, nel giardino...temevo fosse successo qualcosa. State
bene ? -
- Sì - disse Grainne
asciugandosi gli occhi - Ora sì. -
Aragorn sorrise, quasi
intenerito a quella vista. - Bene. Sapete, credo che la mia spada si stia
addormentando nel fodero, e che abbia voglia di incrociare le vostre...un po’
di sano esercizio tornerà utile a tutti, non credete ? -
- Siamo d’accordo, vero
Grainne ? - disse Legolas alla fanciulla che lo guardò sorridendo.
- Certo. Preparatevi ad
una sonora sconfitta...il Vento tra le Foglie vi darà una bella lezione !
- Grainne raccolse la sua spada e la estrasse dal fodero, puntandola contro il
Ramingo. Egli, a sua volta, estrasse la propria e la incrociò con quella della
giovane guaritrice.
- Lo vedremo. - disse
Aragorn recandosi fuori dalla stanza - Vi aspetto nel Giardino. -
Grainne e Legolas
ascoltarono i pesanti passi del Ramingo che si allontanava lungo il corridoio.
- Hai visto, piccola
guerriera ? - disse dolcemente il principe alla ragazza - Non ti lasceremo
mai sola. -
- Anche se non me l’avessi
detto ne avrei comunque avuto la certezza, ora. - rispose Grainne, sentendo, in
cuor suo, che quella era la verità.
Con il passare del
tempo, e con l’aiuto dei suoi cari amici, Grainne trovò una parte di quella
serenità che aveva per lungo tempo dimenticato. I ricordi del suo passato
sembravano non perseguitarla più, e finalmente poteva trascorrere sonni
tranquilli. Si rabbuiava solamente quando le capitava di incontrare
Gandalf ; nonostante avesse capito che le intenzioni dello stregone erano
tutt’altro che malvagie, non riusciva comunque a provare la completa fiducia
che desiderava, e ogni volta che lo incontrava un brivido le percorreva la
schiena, e tirava dritta per la sua strada senza dirgli una parola. Gandalf
capiva tutto questo e a modo suo cercava lo stesso, con estrema discrezione, di
vegliare sulla ragazza.
Quella sera, Grainne
uscì dal laboratorio di Vardarantir con il cuore leggero come una piuma e le
ali ai piedi ; avrebbe spiccato il volo, se avesse potuto. Con il sorriso
sulle labbra corse verso il palazzo, facendosi largo tra la folla che la
guardava incuriosita e scusandosi gentilmente con le persone che urtava.
Facendo il suo ingresso
nel palazzo, salutò con un cenno della mano le guardie che si trovavano ai lati
del portone. Queste non risposero al saluto e la guardarono come se fosse una
povera pazza, ma alla ragazza questo non importava affatto, aveva ben altro a
cui pensare. Doveva trovare Legolas.
Ma nella foga del
momento, girando l’angolo per imboccare il lungo corridoio che l’avrebbe
condotta nelle stanze del principe, non fece caso alla persona che stava
giungendo in senso opposto, e vi sbattè contro violentemente, finendo per
terra.
- Guarda dove vai,
marmotta ! - disse Grainne istintivamente.
- Dovresti essere tu a
guardare dove vai, ragazzina ! E se fossi in te, starei molto attenta a
misurare le parole, soprattutto in questa zona del palazzo ! -
La ragazza alzò la testa
e sorrise, riconoscendo la voce che le aveva parlato, e afferrò la mano che le
veniva data per rialzarsi.
- Scusami, Aragorn, ma
ho moltissima fretta. - disse, spolverandosi i vestiti.
- Lo vedo. - ribattè il
Ramingo - Si può sapere dove stai andando ? Se non ti calmi un momento
rischi di andare a sbattere contro Thranduil...e allora dovresti stare bene
attenta a chiamarlo “marmotta !” -
Grainne rise. - Sto
cercando Legolas. Sai se è nella sua stanza ? -
- Lo troverai nel
cortile oltre il giardino, ma credo si occupato ad accogliere un drappello di
nobili elfi in visita da Lothlorien... -
- Visita ? - disse
Grainne - Chiunque stia intrattenendo, dovrà sbrigarsi. Domani andremo ad
Esgaroth, sai ? Dovremo partire molto presto. -
- Frena il tuo
entusiasmo - disse Aragorn - Temo che il nostro amico non potrà mantenere la
sua promessa... -
Ma il Ramingo non riuscì
a terminare la frase, perché Grainne era già fuggita via alla ricerca
dell’elfo, e non aveva minimamente ascoltato le sue parole.
Il pensiero di quel
breve viaggio la riempiva di gioia. Da tempo desiderava visitare Esgaroth sul
Lago Lungo, ma non le era mai stato possibile a causa degli attacchi degli
orchi. Ora, però, sembrava che la situazione fosse più tranquilla, e Legolas
era riuscito ad ottenere una piccola scorta che conducesse lui e la giovane
guaritrice fino a quella località, passando per sentieri sicuri lungo l’Antica
Via Silvana.
Correndo tra gli alberi,
senza mai perdere il sorriso, la ragazza giunse nel cortile, ma quando vide
Legolas il suo cuore si fermò. Il principe, con pochi altri dignitari, stava
porgendo i suoi saluti ai nobili visitatori ; il suo braccio destro era
steso verso il viso della fanciulla che gli stava di fronte, e la sua mano le
sfiorava la guancia. La giovane elfa stava facendo lo stesso, ma
quell’atteggiamento di formale saluto che normalmente era destinato ad elfi di
alto lignaggio provocò a Grainne una stretta morsa allo stomaco, soprattutto
quando riconobbe chi si trovava davanti al suo grande amico. Era Finarien,
figlia di Finrod, fratello della Dama del Bosco d’Oro, Galadriel. La nobile
fanciulla dai lunghi capelli d’oro e dalla rara bellezza stava guardando
Legolas negli occhi...e la sua espressione sorridente non aveva bisogno di
spiegazioni. Il viso del Principe, invece, era fermo e impassibile, ma Grainne
giurò che c’era qualcosa nei suoi occhi...qualcosa che non aveva mai visto
prima d’allora, e credette di capire cosa significava quello sguardo. Alle
spalle dei due giovani, i rispettivi genitori sorridevano compiaciuti.
In quel momento una
terribile rabbia e una profonda infelicità divamparono improvvisamente nella
ragazza, che, nascosta dietro un albero, osservava quella scena. La sua mano,
si strinse intorno ad un ramo, sempre più forte, fino a spezzarlo.
Nel sentire quello
schiocco improvviso, tutti i presenti si voltarono verso Grainne, che lanciò
semplicemente una gelidissima occhiata a Legolas ignorando completamente gli
altri elfi che la guardavano con aria interrogativa. Poi, senza dire una
parola, si allontanò.
Legolas, sorpreso dalla
strana reazione della ragazza, si congedò rapidamente dai suoi ospiti e la
seguì.
- Grainne,
aspetta ! - le disse dopo averla raggiunta. Grainne si voltò di scatto,
ingoiando tutta l’amarezza che aveva dentro di sé.
- Cosa ti succede ?
- domandò Legolas - Perché sei fuggita in quel modo ? -
Grainne respirò
profondamente. - Volevo solo ricordarti - disse, cercando inutilmente di
controllare il tremore della sua voce - Della nostra escursione di domani ad
Esgaroth. -
Legolas, imbarazzato,
abbassò lo sguardo. - Mi spiace, Grainne, ma temo che la dovremo rimandare.
Vedi, Finrod e la sua famiglia resteranno in visita qui a Bosco Atro fino a...
-
- Lo sapevo. - lo
interruppe Grainne girando i tacchi.
L’elfo, sbigottito, la
afferrò per un braccio, costringendola a voltarsi di nuovo verso di lui.
- Sapevo cosa ? ! - le domandò - Si può
sapere cosa ti prende ? -
- Sapevo che non avresti
mantenuto la tua promessa ! ! - sbottò Grainne - Erano settimane che
progettavamo di andare ad Esgaroth, hai fatto di tutto per convincere tuo padre
a lasciarci andare ed improvvisamente mi dici che devi restare qui a fare da
balia a dei visitatori spuntati all’improvviso ! -
- Ma è così ! -
ribattè Legolas - Cosa posso farci ? Sai bene che sono imprigionato nella
ragione di Stato ! Pensi che mi diverta ? Comunque Esgaroth non si
muoverà da dov’è, potremo andarci quando vorremo ! Solo mi dispiace che quest’imprevisto...
-
- Oh, non mi sembra
proprio che ti dispiaccia ! - disse la ragazza con sarcasmo, incrociando
le braccia- Trascorrere il tuo tempo con
una bellissima e nobile fanciulla elfa del Bosco d’Oro non è una cosa
paragonabile ad una cavalcata in compagnia di una miserabile guaritrice, vero,
Principe ? -
- Ora non
cominciare ! Non mi sembra il caso di litigare per uno stupido viaggio di
una giornata ! -
- Uno stupido
viaggio...mi fa piacere che la pensi così. - disse Grainne con un’espressione
disgustata.
- Per il cielo,
Grainne ! Devo anche misurare le parole, adesso ? - esclamò Legolas
aprendo le braccia.
- Vorrei solo capire in
quanta considerazione mi tieni. - rispose la ragazza - Pensavo che la nostra
amicizia fosse importante anche per te... -
- Ma lo è,
dannazione ! Come puoi non capirlo ? -
- Invece ho capito
benissimo, Legolas. Tutto quello che provi per me è compassione.
Compassione ! - La ragazza scoppiò in un’amara risata. - Avrei solo dovuto
arrivarci prima. Tu non sei affatto diverso dagli altri elfi. -
Nel sentire quelle
parole, l’ira che Legolas aveva cercato di reprimere esplose.
- Stammi bene a sentire,
stupida ragazzina viziata ! - gridò - Di tutte le bestialità che ti ho
sentito dire da quando ti conosco, questa è quella che mi ha fatto più
male ! E vuoi sapere perché ? Perché dimostra che, a differenza di
quanto tu pensi, non hai capito assolutamente nulla di me ! Mentre io ho
capito benissimo cos’hai in testa...un assurdo, ridicolo ricatto morale che mi
spinga a provare quel rimorso e quella compassione nei tuoi confronti che tu
tanto dici di detestare...e che invece vuoi ottenere per giocare con me come ne
hai voglia ! Cosa credi che sia, una stupida marionetta nelle tue
mani ? No...e guardami in faccia quando ti parlo ! - Il principe
afferrò Grainne per le spalle e la costrinse a guardarlo nei suoi profondi
occhi azzurri, luccicanti di rabbia.
- So perfettamente cosa
vuoi...vuoi qualcuno che ti cosparga di fiori il cammino...che ti difenda a
spada tratta che tu abbia ragione o no...qualcuno che ti apra tutte le porte...
-
Legolas lasciò andare
bruscamente la ragazza, che spostò il suo sguardo al suolo.
- ...Ma quello non sarò io.
-
Dopo aver detto queste
ultime parole, Legolas si voltò e tornò a grandi passi da dov’era venuto.
Grainne, incapace di
muoversi, sentì una calda lacrima scorrerle lungo la guancia.
- No...non puoi
capire...tu non puoi capire... - sussurrò, la voce piena di dolore per tutte le
parole che non aveva potuto dire all’elfo. Poi, scoppiando in singhiozzi, corse
via verso il palazzo e si chiuse nella sua stanza.
Grainne si buttò sul
letto, stringendo i denti per cacciare indietro le lacrime.
Nonostante le dure
parole di Legolas le avessero fatto molto male, non era per esse che stava
soffrendo. Dopotutto aveva ragione lui, si era comportata come una sciocca...ma
l’elfo non poteva immaginare quale fosse il vero
motivo del suo atteggiamento.
Vedere Legolas accanto
ad un’altra...era questo che l’aveva profondamente ferita.
Legolas...
Tutto era successo
quando l’aveva osservato mentre guardava la bella Finarien...le era balzato
agli occhi non tanto ciò che lui poteva provare per la bella fanciulla, ma ciò
che lei stessa provava per lui.
In un istante aveva
capito.
Aveva capito che, per
quanto lei e Legolas potessero essere legati, prima o poi l’avrebbe perso.
Proprio come Arwen avrebbe perso Aragorn, con la differenza che, mentre Grainne
era ormai certa che Legolas non la considerasse nulla più che una cara amica,
lei lo amava disperatamente...e la cosa più triste era stato rendersene conto
solo in quel momento.
Che sciocca, si disse.
Inconsapevolmente aveva
alimentato quel sentimento senza immaginare che non l’avrebbe condotta da
nessuna parte.
Ripensò a Finarien,
nobile, splendida ed evanescente come un raggio di sole. Sarebbe stata una
sposa meravigliosa per Legolas.
A quell’idea, Grainne si
alzò di scatto e, reprimendo un singhiozzo, andò ad accucciarsi sotto la
finestra, le braccia strette sull’addome.
Se solo avesse potuto
essere al posto di Finarien, anche solo per un brevissimo istante...se solo
avesse potuto godere anche lei di quell’involontaria carezza, di quel dolce
sguardo...
Invece il destino aveva
deciso diversamente e lei stessa, con il suo atteggiamento, ne era stata
l’ultima artefice. Era chiaro che non sarebbe mai stata lei a condividere la
vita del principe elfo.
Grainne Skylark, Dama del Bosco Atro...
La ragazza scoppiò a
ridere, mentre una lacrima le bagnava il viso.
Come poteva anche solo
immaginarlo ? Quali speranze poteva avere ?
Non avrebbe dovuto
permettere al suo cuore di lasciarsi trasportare fino a quel punto, e ormai era
troppo tardi. Aveva amato Legolas in ogni momento in cui aveva potuto restargli
accanto, per ogni sorriso, per ogni parola. E ora si ritrovava a sperare che
anche per lui fosse stato lo stesso. Ma non era possibile, no...sarebbe stato
troppo bello, troppo perfetto. Forse era giusto che non fosse così...
L’orgoglio di Grainne
vacillò mentre tutte le sue speranze morivano nel vento di cui portava il nome.
Legolas...
Improvvisamente, una
forte scossa le attraversò la mente come un fulmine. Portandosi una mano alla
tempia, Grainne sbarrò gli occhi per il dolore e la sorpresa.
- N...no... -
Poi lo sentì di nuovo.
Enedore...
Ora, però, quello che
era sempre stato un dolce sussurro si trasformò in una voce imperiosa.
Enedore !
- No ! -
La ragazza crollò a
terra contorcendosi, le mani strette intorno alla testa.
ENEDORE !
Le sembrò quasi che una
mano invisibile le stesse strappando gli occhi dalle orbite, e capì che non
avrebbe potuto mantenere il controllo. Si sentì perduta.
- Ti prego... - sussurrò
la ragazza stringendo i denti - Non ora...non qui... -
Legolas non chiuse occhio
quella notte.
Il suo cuore era gonfio,
ma non di rabbia né di rancore ; era il rimorso per come aveva trattato
Grainne a riempirlo.
Quella ragazza
continuava a rimanere un mistero per lui, fresca e allegra come l’acqua di un
ruscello che però poteva trasformarsi in un impetuoso ed inarrestabile fiume in
piena.
Si trovava a Bosco Atro
da poco meno di due mesi, eppure con i suoi modi bruschi e sfacciati si era
accattivata la simpatia del Principe, cosa che, fino ad allora, non era
riuscita ad altre fanciulle, forse perché esse desideravano ben altro che
comprensione e amicizia.
Amicizia...
Gli tornarono in mente
le frasi che Grainne gli aveva vomitato addosso, parola per parola.
Ma perché, perché una
reazione del genere ad una semplice promessa rimandata ?
Quando aveva sfogato la
sua rabbia con Aragorn, Legolas aveva detto che, se ci teneva proprio così
tanto, Grainne avrebbe potuto trovare qualcun altro che la portasse ad
Esgaroth. Lui aveva dei doveri a cui ottemperare, aveva ben altro a cui pensare
che accompagnare una ragazzina insolente e scanzonata in giro per il Bosco
Atro...
Ma non era quella la
verità.
La verità era che lui
l’avrebbe portata anche in capo al mondo, se lei glie l’avesse chiesto.
Se lei glie l’avesse chiesto...ma se glie
l’avesse chiesto lui, lei che cosa avrebbe risposto ?
Turbato, il principe
elfo attese le prime luci dell’alba riflettendo su cosa avrebbe potuto fare per
farsi perdonare quella colpa che, in fin dei conti, non aveva.
E, all’improvviso,
decise.
Decise che, il giorno stesso
della sua partenza, avrebbe chiesto a Finrod di far parte della scorta che
avrebbe riaccompagnato la sua famiglia a Lothlorien...e Grainne sarebbe andata
con lui.
Lothlorien !
Era anche primavera, il
momento migliore per mostrare alla ragazza gli alberi di Mallorn dalle foglie
d’oro in tutto il loro splendore...
Grainne sarebbe
impazzita di gioia, ne era certo.
Attese ancora pochi
istanti, con il cuore palpitante al pensiero di quel viaggio improvvisato. Poi
si alzò velocemente dal letto, si vestì e corse a cercare Grainne nella sua
camera.
Sarà tutto meraviglioso, si disse.
- Grainne ! -
chiamò, bussando più volte al suo uscio con insistenza, ma senza ottenere
alcuna risposta.
- Grainne, il sole è già
alto ! Non dirmi che stai ancora dormendo ! - disse poi ridendo.
Ma quando spalancò la
porta, l’elfo vide che la stanza della ragazza era completamente vuota, le sue
poche cose sparite.
Sul letto, un breve
lettera scritta con mano tremante :
“Legolas,
devo partire. Non ho tempo per spiegarti.
Abbraccia Aragorn per me.
Perdonami, perdonami per tutto...
Non ti dimenticherò mai.
Addio.
Grainne”
Legolas impallidì,
sbigottito.
Non poteva crederci.
Grainne se n’era andata.
Okay, questa prima parte è
stata poco concludente...ma non preoccupatevi, nei prossimi capitoli ci saranno
più intrighi, azione e...sentimento !
Era trascorso un anno
dalla precipitosa partenza di Grainne ; Legolas, che si era amaramente
rassegnato all’idea di non vederla più, aveva da pochi giorni varcato i confini
del Bosco Atro e, insieme ad Aragorn e ad alcuni elfi cacciatori, aveva
attraversato la foresta di Fangorn e ne stava costeggiando i limiti
meridionali.
Molti avvenimenti erano
accaduti in quel periodo ; la minaccia invisibile che incombeva sulla
Terra di Mezzo ora aveva un nome, Sauron, l’Oscuro Signore di Mordor, e si era
materializzata in un misterioso anello dagli spaventosi poteri da lui stesso
forgiato migliaia d’anni prima, e di cui, al momento, non si trovava traccia.
L’anello...
Pensando a ciò, Legolas
portò la mano verso la tasca, dove si trovava un altro anello, dalla funzione
ben diversa. Non si era più occupato di quel piccolo oggetto di legno da quando
l’amica se n’era andata, né aveva avuto alcuno stimolo per portarlo a termine.
Malgrado il principe elfo si comportasse apparentemente nello stesso modo di
sempre, sembrava che il suo cuore si fosse chiuso davanti a quel sentimento che
un tempo lo scaldava. Anche se non l’aveva mai ammesso apertamente,
l’improvvisa scomparsa della ragazza l’aveva profondamente turbato,
sentendosene in qualche modo responsabile.
Un’ombra gli scurì il
viso.
Grainne...perché ?
Scosse la testa,
cercando di levarsi dalla mente il bel viso allegro della giovane guaritrice.
Non era il momento di pensare a questo. Legolas aveva ricevuto dal padre un
importante incarico : Gollum, l’orrenda creatura che un tempo aveva
posseduto l’anello del potere, era fuggito dalle prigioni del Bosco Atro, e
spettava al Principe il compito di catturarlo e riportarlo indietro. Gollum era
stato avvistato l’ultima volta nei pressi delle sorgenti del fiume Entalluvio,
e, prima che se ne perdessero le tracce, era stato visto addentrarsi nei
territori di Rohan diretto verso le cascate di Rauros, e, evidentemente, verso
Mordor.
Rohan...per un attimo Legolas si ritrovò ad
immaginare cos’avrebbe fatto se avesse rivisto Grainne. Si sarebbe infuriato
con lei per il modo in cui l’aveva lasciato oppure l’avrebbe abbracciata forte
implorandola di perdonarlo per come lui l’aveva trattata ?
- Legolas. -
La voce di Aragorn fece
scuotere il principe elfo, riportandolo alla realtà.
- Sì...dimmi, Aragorn,
cosa c’è ? -
Il Ramingo lo guardò con
aria dubbiosa. - Sei strano. Non hai quasi aperto bocca da quando siamo
partiti. C’è qualcosa che ti turba ? -
Legolas volse lo sguardo
altrove. - No...va tutto bene, te l’assicuro. -
- Stavi pensando a lei,
non è vero ? - disse Aragorn senza smettere di guardarlo.
- Cosa ? No,
affatto ! -
Aragorn scosse la testa
sorridendo. - Puoi mentire a chiunque
ma non a me, amico mio. La tua mente ormai è un libro aperto. Da quando Grainne
se n’è andata non sei stato più lo stesso. -
Legolas sospirò e il suo
sguardo si fece più triste. - Non riesco a dimenticarla, Aragorn. - disse - Non
ce la faccio. Ogni volta che penso a lei mi dico che, se fossi stato meno
impulsivo, ora sarebbe ancora a Bosco Atro... -
- Non dire sciocchezze,
Legolas - ribattè Aragorn - Non è stata affatto colpa tua, se è questo che
intendi. Sapevamo tutti benissimo che se ne sarebbe andata, prima o poi. Non
era fatta per restare tra gli elfi... -
Legolas sembrò non
prestare attenzione alle parole dell’amico. - Il suo nome...significava “Vento
tra le Foglie”, lo sai, non è vero ? E così è stata. Il vento non si può
arrestare, Aragorn ; passa e va, sconvolgendo quello che trova sul suo cammino.
Eppure avrei voluto poter imprigionare quel vento, almeno per un po’...ha
portato una nuova freschezza nella mia vita, e ora mi sento così arido... -
Aragorn sospirò. - La
dimenticherai, prima o poi. Certo, attraversare i territori di Rohan non potrà
aiutarti in questo...ma chi lo sa, può anche darsi che tu la ritrovi. -
- No credo. Da quello
che mi diceva, non aveva assolutamente intenzione di tornare nella sua terra.
Magari è a Minas Tirith...o in qualche altro sperduto angolo della Terra di
Mezzo. - disse Legolas, sconsolato.
Aragorn non rispose, non
sapendo cosa dire per consolare l’amico.
Dopo qualche minuto, il
piccolo gruppo uscì dal fitto della foresta e si fermò ai piedi di un’altura
dalla vegetazione rada, circondata da massi di roccia e arbusti.
- Principe, sento lo
scorrere dell’acqua. Dovremmo essere nei pressi delle sorgenti. - disse una
guardia tendendo l’orecchio.
- Molto bene - rispose
Legolas - Dal momento che sta scendendo la notte, credo sia opportuno
accamparci qui. -
- Ma...Legolas, non sarà
di certo la notte a fermare Gollum ! - esclamò Aragorn.
- Non fermerà Gollum, ma
fermerà noi. Procedendo nell’oscurità potremmo cadere in qualche
tranello...quell’essere è quanto di più infido esista. Inoltre considera che
Gollum detesta la luce solare, e noi, avendo viaggiato dall’alba fino ad ora,
abbiamo recuperato in parte lo svantaggio che avevamo su di lui. E poi le
prigioni del Bosco Atro non gli hanno certo riservato un trattamento di
favore ; la nostra preda è sicuramente affamata e indebolita. Sì, penso
che non avremo grosse difficoltà a riprenderlo. - disse Legolas.
Pur essendo ancora
perplesso, Aragorn ammise che Legolas aveva ragione.
Ad un tratto, il suono
di zoccoli che battevano il terreno mise in allarme la compagnia. Aragorn
sguainò la spada, e lo stesso fecero tre degli elfi cacciatori, mentre Legolas
e i rimanenti incoccarono velocemente delle frecce nei loro archi, e si misero
tutti in circolo, con le spalle rivolte verso l’interno di un ipotetico
cerchio, e lì restarono, immobili e senza fiatare.
Il rumore di zoccoli si
fece sempre più vicino, finchè dalla boscaglia uscirono alcuni soldati a
cavallo. Vedendo che gli uomini portavano sull’armatura il simbolo di Rohan, un
cavallo impennato, gli elfi e i loro condottieri si tranquillizzarono.
- Abbassate le armi,
viaggiatori. Non vi faremo alcun male se non tenterete nulla di inopportuno. -
disse il cavaliere che si trovava in testa al gruppo.
Legolas tolse la freccia
dal suo arco e la rimise nella faretra. I suoi soldati non lo imitarono.
- Vedo che svolgete bene
il vostro compito, Cavalieri di Rohan, guardiani del Mark. - disse il principe
elfo rivolgendosi al suo interlocutore - Re Theoden dev’essere fiero di voi. Ma
non abbiate timore, non abbiamo intenzioni malvagie. Veniamo dal Bosco Atro, e
siamo alla ricerca di uno sgradito ospite delle nostre prigioni che ha avuto la
pessima idea di fuggire. Si tratta di Gollum, un tempo conosciuto come Smèagol,
che fu possessore dell’Unico Anello ora perduto. E’ stato visto aggirarsi nelle
vostre terre, mentre cercava, presumibilmente, di raggiungere Mordor. Ne avete
notizia ? -
Il cavaliere sogghignò
senza rispondere e scese da cavallo, imitato dai suoi commilitoni. Aragorn li
scrutò, cercando di carpire la loro identità attraverso il pesante elmo che
portavano e che lasciava ben poco spazio ai loro lineamenti.
- Bosco Atro... - disse
colui che aveva parlato - Immagino quindi che tu sia Legolas, figlio di
Thranduil. Strano per un principe elfo e la sua scorta essere in compagnia di
un Ramingo del Nord... -
Lentamente, i cavalieri
circondarono il piccolo gruppo. Legolas sentì che qualcosa non stava andando
per il verso giusto ; scambiandosi una breve occhiata con Aragorn capì che
nemmeno il Ramingo era tranquillo.
- Non avete risposto
alla mia domanda. - disse Legolas, sempre più inquieto.
- Hai ragione, non ti ho
risposto... - disse il misterioso cavaliere avvicinandosi a Legolas e
mettendosi di fronte a lui. - E’ vero, Gollum è stato qui, e voi siete sulla
pista giusta. Ma non lo troverete mai. -
Legolas lo guardò
stupito, con aria interrogativa. - Perchè dici questo ? - disse.
Il cavaliere sogghignò
di nuovo. - Semplicemente perché morirete prima. -
Il principe elfo spalancò
la bocca e tutto ciò che sentì fu il freddo metallo di una lama che gli
trapassava la schiena all’altezza dei lombi. Voltandosi a fatica, gemendo per
quel dolore lancinante, riuscì ad intravedere il volto deturpato del cavaliere
che l’aveva colpito ; una lunga cicatrice gli attraversava di netto
l’occhio sinistro, ormai senza più vita. Questo fu tutto ciò che vide prima di
crollare a terra.
- Legolas !
No ! - esclamò Aragorn cercando di accorrere in aiuto del principe. Ma fu
tutto inutile. In pochi secondi, i rimanenti cavalieri si avventarono addosso
agli elfi che, colti di sorpresa, furono massacrati senza avere il tempo di
difendersi. Aragorn, in un impeto di rabbia, sollevò la sua spada e riuscì,
prima di essere a sua volta disarmato, ad uccidere due cavalieri.
- Non uccidetelo !
- gridò il loro capo - Il Ramingo lo voglio vivo ! -
Lasciando a terra gli
elfi morti, i cavalieri rimanenti legarono le mani di Aragorn dietro la sua
schiena e lo issarono a forza su un cavallo.
- La pagherete,
maledetti ! - ringhiò Aragorn, ancora sconvolto. I cavalieri non gli
prestarono orecchio.
- E’ stato più facile
del previsto - disse uno di loro - Il nostro Signore sarà molto soddisfatto. -
- Questo è l’inizio
della fine per gli Elfi del Bosco Atro ! - esclamò il capo - Non ci vorrà
molto per convincere l’Alleanza che Thranduil ha tradito Rohan. Il Reame
Boscoso verrà presto raso al suolo, e poi toccherà a tutti gli altri popoli
della Terra di Mezzo ! -
Le sue parole sfumarono
mentre lui e i suoi uomini si allontanavano dal luogo del massacro, lasciando
dietro di loro i corpi senza vita della piccola scorta e di due dei loro
compagni, e in breve nella foresta tornò il silenzio. Gli unici rumori che si
udivano erano i passi del cavallo di uno dei due cavalieri uccisi, abbandonato
al suo destino, che sembrava quasi cercare il suo padrone. E invece trovò uno
dei suoi nemici.
Legolas, sebbene
gravemente ferito, era riuscito ad alzarsi, e ora si trovava appoggiato ad un
albero, con una mano premuta sulla profonda ferita che lo trapassava da parte a
parte. Ferito a morte...ma ancora vivo.
Con il viso contratto
dal dolore e la vista offuscata, il principe si avvicinò barcollando alla
bestia, sua unica possibilità di salvezza, sussurrando brevi frasi in lingua
elfica. Il cavallo rimase immobile mentre Legolas, con uno sforzo immane,
cercava di montargli in sella. Dopo esservi riuscito a fatica, l’elfo si guardò
intorno, portandosi una mano al viso e sporcandolo del suo stesso sangue. La
foresta sembrava girargli vorticosamente intorno mentre osservava con rabbia e
dolore gli elfi della sua scorta che giacevano morti sull’erba. Un barlume di
speranza si accese in lui vedendo che Aragorn non era tra loro.
- Traditori... -
farfugliò mentre una lacrima di dolore gli rigava il volto insanguinato.
Poi, aggrappandosi con
tutte le sue forze alle redini e alla criniera del cavallo, spronò la bestia
che, galoppando, corse lontano da quel luogo di morte.
Dove fosse diretto, non
lo sapeva. Ovunque potesse trovare salvezza, forse.
Doveva ritrovare
Aragorn. Doveva salvarlo.
Ma come sarebbe riuscito
a salvare se stesso ?
Legolas galoppò allo
sbando per più di un’ora, facendo appello a tutta la sua resistenza. Nella sua
mente turbinarono i frammenti confusi dei ricordi di ciò che era successo, e,
piano piano, riuscì a collegarli tra loro.
Non poteva
crederci...anche i Cavalieri di Rohan, i guerrieri più intrepidi della Terra di
Mezzo, avevano tradito l’Alleanza contro il Maligno all’insaputa di tutti. E
ora il Bosco Atro correva un gravissimo pericolo.
Aggrappandosi
tenacemente ai finimenti, il principe elfo sentì che non avrebbe resistito
ancora per molto. Era buio, e la sua vista già debole non gli permetteva di
distinguere alcun particolare dei luoghi che stava attraversando. Raccogliendo
le sue forze si impose di proseguire ancora per un po’, ma non sapeva fin dove
sarebbe riuscito ad arrivare. Anche i suoi pensieri erano sempre meno lucidi.
Ad un tratto, Legolas
distinse in lontananza un tenue bagliore che diradava l’oscurità. Fermò il
cavallo, incerto se proseguire o no. Dopo ciò che era successo, quella luce
poteva significare la salvezza, ma anche la morte...
Dopo aver riflettuto
brevemente, l’elfo decise che ormai non aveva più nulla da perdere. Colpendo i
fianchi del cavallo con i talloni, ripartì al galoppo verso la sorgente di
quella luce, e, dopo essersi avvicinato a sufficienza, vide che proveniva dalla
finestra di una piccola casa a due piani, piuttosto ben curata, ma
completamente isolata. Nessun’altra abitazione si trovava nei dintorni.
Mentre si avvicinava al
piccolo ingresso, Legolas sentì che le forze lo stavano abbandonando del tutto.
Mollò le redini e si lasciò crollare a terra, rimettendosi in piedi con immensa
fatica.
- Devo...farcela... -
disse respirando affannosamente, mentre cercava disperatamente di raggiungere
la porta, incapace di chiedere aiuto. La sua vista si fece sempre più fioca, e,
a pochi passi dall’uscio, le gambe gli cedettero. Abbandonando ormai tutte le
speranze, allungò una mano tremante verso la maniglia...
- Fermo dove sei. Fai un
solo passo e sei morto. -
Nel sentire quella voce,
che suonò confusa alle sue orecchie, Legolas chiuse gli occhi. Alle sue spalle
una giovane donna spaventata gli stava puntando contro un arco, pronta a
sganciarne la freccia.
- Ora solleva lentamente
le mani. Poi alzati e vattene. Senza fare
scherzi, sono capacissima di trapassarti la gola in un attimo.
Senza voltarsi, Legolas
alzò adagio una mano coperta di sangue.
- Sono ferito... -
farfugliò, senza quasi rendersi conto di quello che diceva - Non...non ti farò
del male...ti prego...aiutami... -
Spalancando gli occhi,
la ragazza levò la freccia dall’arco e lo fece cadere a terra.
- Grande Eru ! -
esclamò.
Senza aggiungere una
parola, si precipitò verso l’elfo, che aveva quasi perso conoscenza, cercando
di farlo rialzare come meglio poteva.
- Resisti...ti salverò,
non avere paura ! Ti salverò... - disse la ragazza, estremamente agitata,
portando Legolas in casa. Con grande fatica riuscì a fargli salire le scale e
lo condusse in una piccola stanza in cui si trovavano un letto, un tavolo e
numerosi armadietti. Con tutta la delicatezza di cui fu capace, fece sdraiare
l’elfo sul letto, e gli tolse la camicia. Rabbrividendo, vide l’orribile ferita
che Legolas aveva sul fianco. La ragazza si asciugò la fronte dal sudore e
respirò profondamente per calmarsi e riordinare le idee su ciò che avrebbe
dovuto fare.
- Stai tranquillo... -
disse all’elfo esanime accarezzandogli i lunghi capelli biondi - Non lascerò
che tu muoia, te lo prometto ! -
La ragazza sorrise, e la
sua mano sottile gli accarezzò la fronte, poi scese sulla guancia insanguinata
e infine gli toccò dolcemente le labbra. - Non mi riconosci, vero ? Ma
certo, come potresti, in questo momento ? -
Grainne non perse tempo.
Facendo appello a tutte le conoscenze che aveva accumulato, corse agli
armadietti estraendone barattoli di vetro, ferri, bende e tutto ciò che poteva
esserle utile. Poi si mise al lavoro.
Sarebbe stata una lunga
notte per la ragazza, terrorizzata all’idea che l’elfo morisse nelle sue mani.
Sforzandosi di rimanere concentrata, si apprestò ad eseguire il delicato
intervento.
- Resisti, Legolas... -
sussurrò - Non posso perderti di nuovo... -
Nonostante Grainne fosse
ancora scossa, la sua mano era comunque ferma mentre disinfettava e ricuciva la
ferita del principe elfo dopo aver arrestato l’imponente emorragia ed essersi
assicurata che nessun organo vitale fosse leso gravemente. Aveva fatto tutto
ciò che era in suo potere ; ora doveva solo sperare che gli dei
permettessero a Legolas di salvarsi.
Dopo aver cucito
l’ultimo punto, Grainne si concesse un sospiro di sollievo.
- Ce la farai, vedrai...
- disse, asciugandosi il sudore dalla fronte. Ma, osservando il volto
dell’elfo, capì che qualcosa non andava.
- Legolas... ? -
disse, spalancando gli occhi e chinandosi verso di lui : un rivoletto di
sangue gli usciva dall’angolo della bocca. Con due dita gli toccò il
polso ; poi, sconvolta, afferrò un pezzo di vetro e glie lo avvicinò al
viso. Non respirava.
- No... - disse Grainne,
disperata, premendogli le mani sul petto per rianimare il cuore dell’elfo - Ti
prego...non adesso... -
Grainne tentò più e più
volte, ma senza alcun risultato. - No ! - gridò, scoppiando in lacrime e
inginocchiandosi accanto al letto. Non poteva, non doveva finire così...
In un ultimo, disperato
tentativo, la ragazza si rimise in piedi e pose nuovamente le mani sul petto di
Legolas. Questa è davvero la mia ultima
speranza, si disse. Chiuse gli occhi e si concentrò profondamente ; un
dolce tepore le salì alla pelle e una nuova energia sembrò pervaderla. Poi il
calore aumentò sempre di più, finchè la ragazza sembrò essere avvolta dalle
fiamme. Ma lei non poteva sentirlo. Con la testa reclinata all’indietro e gli
occhi vacui, Grainne fece convergere tutto quel calore verso il cuore
dell’elfo.
- VIVI ! - gridò la
ragazza. Improvvisamente una luce abbagliante si sprigionò dalle sue mani,
inondando tutto il corpo di Legolas. L’elfo urlò, ma non dal dolore ;
l’incredibile energia che Grainne gli stava donando lo stava facendo rinascere.
Quando la luce si
affievolì, fino a svanire, la giovane guaritrice si accasciò ansimante sul
pavimento. Ancora debole e tremante, si rialzò a fatica quel tanto che le
bastava per osservare il viso di Legolas ; quando vide che aveva ripreso
colore ed era tornato a respirare normalmente, le labbra le si allargarono in
un sorriso. Delicatamente, asciugò le gocce di sudore che imperlavano la fronte
dell’elfo, che con un gemito si agitò nel suo sonno profondo.
- Avevo promesso a me
stessa che non l’avrei mai fatto...perché avevo paura...credevo...credevo che
non ne sarei mai stata capace... - sussurrò la ragazza osservando stupita le
sue mani - E invece...hai visto, Legolas ? Ci sono riuscita... -
Dopo essersi lentamente
rialzata, si sedette su una sedia accanto al letto in cui giaceva Legolas, e
gli rimase accanto per tutta la notte, facendo ciò che aveva sempre
desiderato : guardarlo mentre dormiva...
Il mattino successivo
Grainne si svegliò molto presto, rimproverandosi per essersi addormentata
invece di vegliare sul sonno di Legolas. Guardò l’elfo dormiente e si
tranquillizzò vedendo che il suo torace si sollevava e si abbassava con un
ritmo regolare ; sospirando di sollievo, si alzò dalla sedia e andò verso
il tavolo, su cui giacevano alla rinfusa i barattoli e gli strumenti sporchi di
sangue che aveva utilizzato la sera precedente. Prese una bacinella di legno,
vi vuotò dell’acqua che si trovava in una caraffa e vi immerse i ferri e le
bende. Nel far ciò, vide che in mezzo a tutta quella confusione si trovavano i
vestiti di Legolas.
La ragazza si avvicinò
lentamente al tavolo fece scorrere una mano sulla preziosa tunica verde e la
camicia color argento, ora lacerate e sporche di sangue. E’ ora di fare il bucato, si disse sorridendo, e pensò che, oltre a
quello, c’era bisogno anche di un bel rammendo.
Mentre afferrava i
vestiti per metterli in un’altra tinozza, lo sguardo di Grainne cadde sulle
armi dell’elfo, buttate con noncuranza sul pavimento ; raccolse il grande
arco di frassino e lo pose delicatamente sul tavolo insieme alla faretra di
cuoio, ma i suoi occhi furono catturati dalla spada lucente che, nella
confusione, era uscita dal fodero.
Incantata, Grainne la
sollevò lentamente e la osservò con attenzione, rendendosi conto che era la
stessa spada con cui aveva tagliato il braccio ad uno degli orchi che avevano
assalito lei e Legolas nel cuore del Bosco Atro. Nella furia del momento non
aveva avuto il tempo di osservarla come stava invece facendo ora ; la
ragazza ne guardò con attenzione la lunga lama curva finemente lavorata e
lucida come uno specchio. Fece scorrere con delicatezza un dito sul fendente,
facendo scorrere un piccolo rivolo di sangue. L’affilatura era perfetta. Con un
agile movimento del polso, Grainne la fece roteare e volteggiare
nell’aria ; era un’arma unica, leggera e maneggevole, e la ragazza si
sentì incredibilmente realizzata nell’utilizzarla ancora una volta, anche se a
vuoto.
Ad un tratto, un gemito
arrestò la ragazza, che si voltò di scatto verso il letto.
- Maledetti... - mormorò
Legolas agitandosi nel sonno - Traditori...traditori di tutti...cosa... ?
-
Grainne sbattè la spada
sul tavolo e corse al capezzale dell’elfo, chinandosi verso di lui e posandogli
una mano sulla fronte.
- Va tutto bene,
Legolas... - gli disse accarezzandogli il viso madido di sudore - Sei al
sicuro, adesso. Devi solo riposare... -
- NO !
ARAGORN ! -
Con uno scatto
improvviso, l’elfo spalancò gli occhi e afferrò la mano della ragazza che
sussultò, spaventata.
Ancora parzialmente
incosciente, Legolas restò un attimo fermo in quella posizione, respirando
affannosamente, con la mano di Grainne stretta nella sua.
- Ben...ben
svegliato ! - disse la ragazza, scossa.
L’elfo la guardò con
occhi annebbiati, confuso. - Grainne... - sussurrò debolmente, senza lasciare
la sua mano.
- Sì...sono io... -
disse la ragazza trattenendo una lacrima di commozione.
- Grainne, tu sei...sei
qui...e io... -
- Devi stare calmo. -
disse Grainne - Sei ancora molto debole, hai bisogno di riposare ancora. -
-
Grainne...io...no ! Aragorn ! - esclamò l’elfo nella confusione più
totale, cercando di levarsi di dosso le coperte.
- Che stai
facendo ? ! Sei pazzo ? ! Non devi muoverti ! -
- No ! L’hanno
preso ! Devo...oh... - borbottò Legolas coprendosi gli occhi con il dorso della
mano. Troppo occupata a controllare che la ferita non si fosse aperta a causa
di quei bruschi movimenti, Grainne non diede importanza alle sue parole.
- Stai tranquillo - gli
disse - Nessuno ti farà del male, finchè sarai qui. Vedrai, andrà tutto bene. -
Quando vide che Legolas
sembrava essersi calmato, Grainne sorrise e tornò a riordinare la stanza. Ma
l’elfo continuò a borbottare frasi sconnesse.
- Preso...morti...ci
hanno traditi...i cavalieri ci hanno traditi... -
Nel sentire quell’ultima
frase, Grainne lasciò cadere gli oggetti che stava raccogliendo e si girò, con
il cuore in tumulto, verso Legolas.
Cavalieri... ? Lentamente, si
riavvicinò al letto.
- Ma cosa stai
dicendo ? Legolas, quali cavalieri... ? -
- I cavalieri...i
cavalieri di Rohan...ci hanno traditi... -
- Rohan...non è
possibile ! Legolas, cosa... ? - Ma l’elfo non rispose, essendo
piombato di nuovo in un sonno profondo. Grainne era rimasta a bocca aperta,
sconvolta, rifiutandosi di credere a quelle parole.
Grande Eru, disse tra sé e sé. Non può essere...non può essere così...
Legolas dormì per quasi
tutta la giornata successiva, e Grainne, per quanto potè, rimase al suo fianco.
I pensieri della ragazza erano confusi ; era felice che l’elfo si trovasse
lì con lei, e di avergli salvato la vita, ma temeva pure che, quando si fosse
svegliato e avesse riconosciuto l’amica di un tempo, lui non lo fosse
altrettanto...
Chissà se l’aveva
perdonata per essere fuggita da Bosco Atro senza spiegazioni...chissà se
l’aveva dimenticata...e che cosa poteva mai essere accaduto in quell’anno in
cui erano rimasti lontani l’uno dall’altra ?
Legolas si lasciò
sfuggire un gemito di dolore mentre tentava di muoversi nel letto.
Istantaneamente Grainne ripensò con orrore alla sua profonda ferita, e a cosa
aveva potuto provocarla. L’aveva esaminata attentamente prima di suturarla, ed
era stato chiarissimo che Legolas era stato colpito alle spalle, una mossa
degna del peggior vigliacco. Un colpo solo, inferto con forza. Inoltre il corpo
del Principe non mostrava segni di lotta ; un agguato, senza
dubbio. Ma ad opera di chi... ?
Alla ragazza tornarono
in mente le ultime parole che Legolas aveva pronunciato prima di addormentarsi.
I cavalieri di Rohan...
Scuotendo la testa, la
ragazza si disse che non era possibile. Eppure era certa che Legolas non le
avesse mentito, né si sbagliasse, nonostante fosse debole e stordito.
No, i cavalieri di Rohan
non avrebbero mai potuto commettere un gesto del genere. Anche se...
Grainne chiuse gli occhi
mentre il peso della memoria cresceva dentro di lei. Si disse che, appena
Legolas si fosse rimesso, sarebbe andata ad Edoras a parlare con lui. Sì, sicuramente lui avrebbe saputo. Doveva sapere.
Cercando di cacciare i
ricordi dalla sua mente, la fanciulla scostò un poco la coperta dal corpo
dell’elfo, per accertarsi che la ferita non si fosse riaperta.
- Grande Eru ! -
esclamò, sbalordita. L’orribile taglio che Legolas portava lungo il fianco si
era quasi completamente richiuso...restava solo una cicatrice rosa, leggermente
rilevata, sotto la spirale del filo di sutura. Sfiorandola con una mano, incredula,
si chiese se fosse stato davvero il suo potere ad ottenere ciò...o se
concorrevano anche le incredibili capacità di rigenerazione degli Elfi.
Che popolo straordinario, si disse
rimettendo a posto la coperta.
Grainne rimase ancora a
guardare il viso del principe addormentato, con il cuore pieno di malinconia,
perché era ovvio che se ne sarebbe andato appena fosse guarito.
Cosa posso fare per non lasciarti andare... ?
Con un dito, gli scostò
una ciocca di capelli dal viso. In quel momento, Legolas mosse la testa, e, a
poco a poco, aprì gli occhi.
- Salve, Principe. -
disse Grainne, sottovoce.
Legolas deglutì,
sentendosi la bocca secca, e guardò la ragazza. Poi, piano piano, un piccolo
sorriso gli comparve sulle labbra.
- Allora non stavo
sognando... - disse, allungando lentamente una mano verso quella di Grainne.
La giovane guaritrice
scosse la testa, stringendo le dita dell’elfo tra le sue e sorridendo a sua
volta. Quante cose avrebbe voluto dirgli...ma uno stretto nodo alla gola le
impedì di parlare.
Legolas si mise a sedere
sul letto. Mille pensieri e mille domande affollarono la sua mente...ma sapeva
che Grainne non gli avrebbe mai risposto. Poi, guardando la fanciulla negli
occhi, capì che non ci sarebbe stato bisogno di parole.
- Ti devo la vita... -
le disse semplicemente.
- Una cosa da nulla. -
disse lei sorridendo.
- Dove sei stata ?
-
- In tanti posti...e in
nessuno. - rispose Grainne. - Come ti senti, adesso ? -
- Molto meglio. Mi sei
mancata. -
- Anche tu. -
Entrambi tacquero un
istante.
- E così non posso
lasciarti un momento senza che tu ti vada a cacciare nei guai ? - disse
poi Grainne in tono canzonatorio, ma con la voce ancora tremante dall’emozione.
A quella frase, Legolas
si rabbuiò, ricordandosi ciò che era successo a Fangorn,
- Aragorn... - disse,
con gli occhi colmi d’angoscia.
- Non c’è
tempo...potrebbero averlo già ucciso...devo assolutamente trovarlo,
Grainne ! Devo salvarlo...e salvare la mia terra... - disse l’elfo cercando
di uscire dal letto.
- Tu non ti muovi da
qui ! Non per ora, almeno. - ribattè Grainne trattenendolo per un braccio.
- Devo andare ad Edoras.
Subito. - disse Legolas guardandosi intorno, senza badare alla ragazza - Dove
sono i miei vestiti ? -
Grainne perse la
pazienza. - Vuoi calmarti e spiegarmi tutto ? ! Dove credi di andare,
ridotto in questo stato ? Sei ancora troppo debole per metterti in
viaggio, rischieresti di morire ancora prima di arrivare a destinazione !
-
- Ma non posso
aspettare, Grainne ! -
- E perché,
maledizione ? ! -
- Perché potrebbe essere troppo tardi ! ! -
Grainne tacque, ancora
turbata, ma la sua espressione era dura e ferma quanto le sue intenzioni.
- Stammi bene a sentire.
- gli disse - Tu hai rischiato di morire per quella ferita, e io ho rischiato
di impazzire per curarla. Ora, solo gli dei sanno come, si è parzialmente
rimarginata, ma tu non sei ancora in grado di affrontare un percorso così lungo...perché
se davvero vuoi recarti ad Edoras dovrai cavalcare per almeno due giorni tra
boschi, fiumi e colli rocciosi. E siccome non ti ho salvato la vita per vederti
perderla in un modo così sciocco, giuro che non ti lascerò andare da nessuna
parte fino a quando non ti sarai completamente ristabilito, Eru mi è testimone !
-
- Voi Elfi siete la
gente più maledettamente caparbia che mi sia mai capitato di incontrare,
dannazione ! ! - sbraitò Grainne seguendo Legolas che, senza prestare
la minima attenzione agli ordini della ragazza, si era rivestito in tutta
fretta ed era corso fuori a preparare il suo cavallo. - Ti ho salvato la vita,
sono stata terribilmente in pena per te, temevo che non ce la facessi...e tu mi
ringrazi così ! ! Ti sarebbe bastato un altro giorno, solo uno, per
rimetterti in piedi del tutto...perché non vuoi darmi retta ? -
L’elfo, che aveva appena
messo le redini al potente destriero del Mark, si girò verso la ragazza e la
prese per le spalle.
- So che sembro un
ingrato, Grainne - le disse - Non lo sono, credimi. E’ vero, ci siamo appena
trovati e io devo già fuggire...purtroppo la situazione è molto più grave di
quanto tu immagini.Ma tornerò, te lo
posso giurare. Non voglio perderti di nuovo...sono in debito con te, e ho
intenzione di dimostrarti tutta la mia gratitudine. -
- Gratitudine un
accidente ! - sbottò Grainne liberandosi dalla presa di Legolas. I suoi
occhi erano lucidi di rabbia. - Se tu mi fossi veramente grato mi daresti
almeno una minima spiegazione ! Mi sembra una richiesta più che
legittima ! Chi ti ha colpito, e cos’è successo ad Aragorn ? E
cos’hanno a che fare i cavalieri di Rohan con tutta questa storia ? -
Legolas si portò le mani
alla testa, esasperato, e tirò un profondo respiro.
- D’accordo - le disse -
Un gruppo di cavalieri di Rohan ci ha teso una trappola a Fangorn, vicino alle
sorgenti dell’Entalluvio... -
- Non posso crederci -
disse Grainne, allibita.
- E invece è così. Mi
hanno colpito a tradimento, hanno massacrato i miei soldati e portato via
Aragorn. E ogni minuto che passa diminuiscono le possibilità di trovarlo vivo e
di sventare il complotto che quei traditori stanno tramando contro i
popoli liberi della Terra di Mezzo ! Ti basta ? -
Grainne scosse la testa,
ancora sconvolta. - Ti sbagli...ti sbagli di grosso ! I cavalieri di Rohan
non sono dei traditori...sono i soldati più valorosi della Terra di Mezzo, e
non si macchierebbero mai di un crimine tanto orribile ! -
- Mi stai dando del
bugiardo ? Li ho visti con i miei occhi, Grainne ! E ora devo andare
ad Edoras, e capire cosa sta succedendo. Grazie di tutto, Enedore. Tornerò presto, vedrai. -
- Qualcosa mi dice che
non partirai nemmeno... - disse Grainne in tono sarcastico.
- Tu credi ? -
disse l’elfo, ridendo. Ma mentre cercava di montare in sella, sentì una forte
fitta di dolore provenire dal fianco ferito. Gemendo, si accucciò a terra,
piegato su se stesso.
- Ah ! Come detesto
aver sempre ragione ! - disse Grainne alzando gli occhi al cielo e
aiutando Legolas a rialzarsi.
- Maledizione... - disse
l’elfo a denti stretti tenendosi alla ragazza che lo sosteneva.
Grainne lo condusse in
casa, e lo mise a sedere su una piccola poltrona imbottita che si trovava
davanti al camino. Legolas aveva lo sguardo perso nel vuoto, e si sentiva
disperato e inutile. Sospirando, Grainne si chinò davanti a lui, posandogli le
mani sulle gambe, e guardandolo dritto nei suoi splendidi e tristi occhi
azzurri.
- Senti - disse - Vuoi
andare ad Edoras ? D’accordo, partiremo domani. -
- Partiremo ? - ripetè Legolas - Che cosa significa,
Grainne ? -
- Significa quello che
ho detto. Io vengo con te. - disse la ragazza, decisa - Se quello che è
successo riguarda Rohan, allora riguarda anche me. Inoltre anch’io ho a cuore
la vita di Aragorn, penso che tu lo sappia. Ma ho bisogno di parlare con una
persona, ad Edoras, per poterti aiutare. -
Legolas scosse la testa.
- Non posso permettertelo. E’ troppo pericoloso, Grainne. E poi... -
- Cosa ? - lo
interruppe la ragazza, alzandosi in piedi - Credi che ti sarei solo
d’impiccio ? E’ questo che pensi ? -
- Sai benissimo che non
è così. -
- Allora cosa c’è ?
Non ti fidi di me ? -
Legolas non disse nulla,
e volse altrove lo sguardo.
- Capisco. - disse
Grainne - E non posso darti torto, dopo tutto quello che ho combinato. Ma ora
devi farlo, perché solo io posso aiutarti in questo momento. Non ti preoccupare
e fammi venire ad Edoras con te, e ti prometto - disse poi alzando solennemente
una mano - Che non ti sarò affatto di ostacolo nella tua missione. -
Istintivamente, Legolas
si sentì più tranquillo.
- Sembra un giuramento
da cavaliere. - disse, sorridendo.
- Vale molto di più -
rispose Grainne, seria, con un cenno del capo - Te l’assicuro. -
Grainne si agitò nel
letto per buona parte della notte, con la mente occupata da un turbinio di
pensieri.
Ciò che le aveva detto
il principe elfo l’aveva sconvolta, e ora desiderava ardentemente arrivare alla
verità, avesse anche dovuto scontrarsi con Theoden in persona. Non poteva
permettere che Rohan, la sua terra, cadesse nelle mani del nemico ad opera dei
suoi stessi difensori.
Sdraiandosi sulla
schiena e cincischiando nervosamente con un lembo della sua camicia da notte
pensò ad Aragorn, e sperò con tutto il suo cuore che fosse ancora vivo. Le
fredde prigioni di Edoras lasciavano ben poche speranze di salvezza, e spesso
chi vi veniva rinchiuso non aveva possibilità di uscirne....ammesso che il
Ramingo si trovasse veramente là. Se fosse stato così, Grainne avrebbe fatto di
tutto per salvarlo. Non aveva affatto intenzione di abbandonare l’unico vero
amico che aveva trovato a Bosco Atro...a parte Legolas.
Sospirando, le tornò
alla mente l’immagine del giovane principe, e non potè impedire ad un brivido
di salirle alla pelle. Ora lui si trovava lì con lei, e l’indomani sarebbero
partiti insieme per Edoras...
Grainne se n’era andata
dal Bosco Atro solamente da un anno, ma le sembrava che ne fossero trascorsi
mille, tanto aveva sentito la mancanza di Legolas. Sperava che la lontananza la
aiutasse a dimenticarlo, ma non aveva fatto altro che rafforzare l’intenso
sentimento che la faceva sentire indissolubilmente legata al principe elfo. Pur
sapendo che era inutile alimentare ogni falsa speranza, la ragazza avrebbe
fatto qualsiasi cosa per lui. Qualsiasi
cosa. Anche morire, se fosse stato necessario.E invece sapeva bene che l’unica cosa giusta che avrebbe potuto
fare per Legolas era lasciarlo andare e rassegnarsi a perderlo per sempre...
Preoccupata, Grainne si
domandò se l’elfo fosse veramente in grado di affrontare quel viaggio
l’indomani.
Dannata testa dura, si disse pensando
all’ostinazione con cui Legolas, sebbene stanco e ferito, si era alzato dal
letto quel pomeriggio e, ignorando i suoi aspri rimproveri, si era preparato
per partire. La sua determinazione l’aveva stupita, non credeva che fosse quasi
più testardo di lei. Sorrise.
Calciando via le
coperte, la fanciulla si alzò e prese il candeliere acceso che si trovava
accanto al suo letto. Uscendo silenziosamente dalla sua stanza, si avvicinò
alla porta di quella di Legolas, per controllare che l’elfo stesse dormendo
tranquillo, e ne aprì un piccolo spiraglio in modo che la luce non lo
disturbasse. Ma quando vide che la stanza era in perfetto ordine e il letto era
vuoto, spalancò del tutto la porta, infuriata.
- Lo sapevo ! -
esclamò precipitandosi giù per le scale, il cuore in subbuglio al pensiero che
Legolas se ne fosse andato senza di lei.
E invece si
sbagliava ; quando fu a metà scala, la ragazza vide che l’elfo era
tranquillamente seduto in poltrona davanti al camino e teneva tra le mani una
lunga spada lucente, esaminandola con espressione attenta e concentrata...la
spada di suo padre. Bloccandosi sui suoi passi, e rischiando di cadere dagli
ultimi gradini, Grainne si portò una mano al petto, tirando un sospiro di
sollievo.
- Che cosa dovresti
sapere ? - domandò sentendo arrivare la fanciulla in fretta e furia, ma
senza sollevare lo sguardo verso di lei.
La ragazza non gli
rispose subito, ma rimase un momento ad ammirare la sua figura illuminata dal
caldo bagliore del fuoco, che donava riflessi brillanti ai suoi capelli dorati
e alla sua pelle bianca.
- Che non sarei riuscita
a farti riposare nemmeno incatenandoti ad un letto. Ecco cosa so. - disse poi
Grainne in tono di rimprovero avvicinandosi al focolare.
Legolas sorrise.
- Non riesci a
dormire ? - chiese la ragazza.
- Non ne ho bisogno. -
- Questo lo credi tu. -
ribattè Grainne prendendo dalla mensola che si trovava sopra il camino un
piccolo bricco di metallo lucido e un barattolo da cui estrasse una manciata di
erbe profumate - Vuoi una tisana ? Ti aiuterà a dimenticare la stanchezza
e il dolore, parola di guaritrice. -
Legolas scosse la testa.
- Bevila tu, così ti dimenticherai di preoccuparti per me ! - disse.
Grainne riempì il bricco
d’acqua e vi immerse le erbe. - La preoccupazione è tutt’uno con il mio
mestiere. - rispose.
- Devi amarlo molto. -
- Mi piace quello che
faccio. Quello che non mi piace è che il mio impegno vada sprecato. - rispose
Grainne in tono allo stesso tempo dolce e scherzoso.
- Penso di avere colto
l’allusione... - disse Legolas inarcando un sopracciglio.
La ragazza sorrise,
mentre appendeva il bricco ad un gancio sopra il fuoco per scaldare l’acqua.
Legolas si alzò dalla
poltrona, ponendo con cura la spada al suo posto, prese da una mensola due
tazze e le mise sul tavolo.
- Devi aver fatto molti
progressi in quest’ultimo anno... - le disse.
- Parecchi. Devo
ammettere che le lezioni di Vardarantir mi sono state davvero utili. Comunque
non mi manca affatto. Non mi manca quasi nulla di ciò che ho lasciato a Bosco
Atro, a dire la verità. -
- Nemmeno io ? -
Grainne si bloccò per un
istante, sentendosi le guance avvampare di calore. - Ho detto quasi nulla. - rispose, togliendo il
bricco dal fuoco e versando la tisana nelle due tazze.
Legolas ne prese una e
la tenne tra le mani, guardando il vapore che emesso dal liquido chiaro e
profumato.
- Perché te ne sei
andata ? - le domandò senza mezzi termini - Se è stata colpa mia, sappi
che mi sono pentito amaramente di tutto, io... -
- No, non è stata colpa
tua, te l’assicuro. - lo interruppe bruscamente Grainne con un cenno della
mano. Il suo sguardo si fece duro come sempre, quando le si rivolgevano le
domande sbagliate. - E’ stato per qualcosa che non riguarda te... - Bugiarda, si disse la ragazza, certo che lo riguarda...anche se non per il
motivo che lui crede... - E comunque spero che tu ricordi il nostro
implicito patto. -
Legolas sospirò,
sorridendo amaramente. - Certo che lo ricordo - disse - Niente domande, niente
bugie... -
Entrambi tacquero,
mentre bevevano piccoli sorsi di infuso. Poi Legolas posò la tazza e si diresse
verso la poltrona, sollevando con una mano la spada che vi aveva posato e
tenendola dritta davanti a sè, con ammirazione.
- E’ una spada molto
bella - disse - Non l’avevo mai osservata con attenzione prima d’ora. Ma trovo
che sia piuttosto pesante per una fanciulla. -
Grainne gli si avvicinò.
- Era la spada di mio
padre - disse - L’aveva forgiata con le sue mani. Il suo pezzo migliore,
indubbiamente. Non se ne separava mai, solo quando me la cedeva per insegnarmi
ad usarla...per quando sarebbe definitivamente passata a me. -
- Un ottimo fabbro,
oltre che Maestro d’Armi. - disse Legolas - Dimmi, Grainne, come si chiamava
tuo padre ? -
- Grèor - rispose la
ragazza con orgoglio - Grèor Skylark. -
- Grèor Skylark... -
ripetè Legolas - Maestro d’Armi del Mark...è strano, eppure questo nome mi
giunge nuovo. -
- Mio padre era molto
riservato e viaggiava poco. La sua fama è rimasta nei confini della terra di
Rohan. Ma se chiedi ad un qualunque soldato dell’esercito di Theoden chi fosse
Grèor Skylark, sicuramente ti risponderà che grazie a lui le armi non hanno più
segreti. -
- Nemmeno per te, credo.
- disse Legolas - Da come ti ho vista combattere, credo che tuo padre ti abbia
insegnato davvero molto, piccola guerriera...che cosa si aspettava da te ?
-
- Che vuoi dire ? -
domandò Grainne con sospetto.
- Niente, solo che è
insolito che ad una fanciulla si insegni a maneggiare una spada come ad un
soldato...a meno che la fanciulla non diventi un soldato lei stessa... -
Grainne sbuffò,
irritata. - Si era detto : niente domande. -
- Non era una domanda,
ma una semplice constatazione. - disse Legolas con innocenza - Puoi anche non
dirmi nulla, ma non sono un ingenuo. Penso di aver capito cosa tu fossi prima
di diventare una guaritrice, Grainne. E, credimi, qualunque sia il motivo per
cui hai deciso di abbandonare la strada delle armi, non ti biasimo affatto.
Ricordo benissimo le parole che mi dicesti quella notte a Bosco Atro, e ricordo
anche che mi colpirono profondamente. Ci si può abituare ad uccidere, fino a
farlo quasi diventare un gioco. Questo rientra perfettamente nell’animo
dell’uomo, rendendolo inferiore alla bestia. Ma non in quello della donna, che
per sua stessa natura è dispensatrice di vita. -
Grainne tacque, lo
sguardo triste perso nel vuoto.
- Questa, almeno, è la
mia opinione. - continuò Legolas - E se è stato davvero questo a farti cambiare
idea sul tuo futuro, sappi che è stata una decisione estremamente saggia e
degna di ammirazione. -
- Ti stai sbagliando,
Legolas - rispose Grainne con amarezza, gli occhi rivolti verso il pavimento -
Hai un’opinione troppo elevata di quello che sono, mentre dovrei solo
vergognarmi di me per ciò che ho fatto. -
- Sei troppo severa con
te stessa. - disse Legolas.
- Non abbastanza,
credimi. Non abbastanza. -
Delicatamente, Legolas
le sollevò il mento con una mano, costringendola a guardarlo negli occhi. - Tu
mi hai salvato la vita - le disse - Per me questo cancella tutto il tuo
passato, qualunque cosa sia accaduta. -
Grainne sorrise, e a
quelle parole i suoi occhi brillarono di gioia e di gratitudine. Prese una
sedia, la mise di fronte al fuoco e vi si accomodò, invitando l’elfo a fare lo
stesso.
- Sicuramente penserai
che ho voluto diventare un soldato per seguire le orme di mio padre. Ma non è
stato così, non del tutto, almeno...vedi, erano molte le incertezze che mi
tormentavano. Fino a quando, una notte, feci uno strano sogno. -
- Un sogno ? Hai
cambiato la tua vita per un sogno ? -
- Ti pare curioso ?
Non ne stai forse anche tu inseguendo uno ? -
A Legolas tornò in mente
ciò che le aveva raccontato quella notte, nel giardino dei Galadhrim. - E’ vero
- disse - Continua. -
La ragazza fissò le
fiamme che ondeggiavano sulle braci ardenti.
- Stavo camminando per
le strade di Edoras, e la città pareva rasa al suolo. Morte e distruzione erano
tutt’intorno a me. Io ero sconvolta, quando ad un tratto mi si fece incontro un
uomo che mai e poi mai mi sarei aspettata di incontrare...Eorl il giovane, il
Grande Domatore di Cavalli, capostipite della casa regnante di Rohan.
Io gli dissi :
“Pensavo che tu fossi morto !”
“E invece mi vedi vivo”
mi rispose.
“Mio Signore, cos’è
quella terribile ferita che porti sul capo ?” dissi, notando l’orrendo
squarcio sanguinante che sembrava dividergli in due la testa e il viso.
“Io ho lasciato la mia
vita sul campo di battaglia. Molti altri l’hanno persa nelle prigioni del
nemico.”
A quelle parole non
seppi più che dire, ero completamente persa. Allora, impaurita, dissi :
“Ma tu sei morto !
Sei vivo solo nel mio sogno ! E io non ti ho mai fatto del male, allora
perché sei venuto da me ? Io non ho mai fatto niente...”
Non ho mai fatto niente...
Allora lui mi guardò
negli occhi, uno sguardo tanto penetrante che posso sentirlo ancora adesso, e
mi disse: “Proprio così, Grainne Skylark. Proprio così.”
In quel momento, sentii
una voce dirmi :
Se puoi imparare a vivere con il tuo dubbio, imparerai presto
a vivere con una menzogna. Ma le domande si solleveranno sull’acqua dei sogni e
saranno portate a riva per essere viste dai tuoi occhi dormienti... -
Dopo aver pronunciato
quelle ultime parole, Grainne tacque un momento. Legolas la guardava e
rifletteva su ciò che aveva detto.
- Aveva ragione,
Legolas. Io non avevo mai fatto niente. Niente di malvagio...e niente di buono.
Dovevo prendere coscienza di me, e fu proprio lui a permettermi di
farlo...colui che prima di tutti diede la vita per il suo popolo. -
- E anche tu hai pensato
che potevi fare lo stesso. -
- Esattamente. Avevo
capito che quella era la mia strada. Ma... -
- Ma... ? - la
incalzò Legolas, ansioso di sentire la conclusione di quella frase lasciata in
sospeso - Come finisce la tua storia ? -
Nel vedere l’espressione
incuriosita dell’elfo, Grainne sorrise e si alzò.
- Ti racconterò il resto
un’altra volta. E’ ora di dormire. - La ragazza si diresse lentamente verso le
scale. - Buonanotte, Principe. -
Legolas restò a
guardarla fino a quando non fu scomparsa al piano superiore ; la lunga e
semplice camicia da notte bianca avvolgeva il suo corpo come il più elegante
degli abiti e una cascata di riccioli castani le scendeva ben oltre le spalle.
E’ forse il mistero che ha chiuso dentro di sé a renderla così
bella ? Eppure vorrei essere io asvelarlo...si disse Legolas mentre si dirigeva a sua volta verso la
sua stanza, portando nella mente e nel cuore l’immagine di quella dolce fata
che si nascondeva dietro l’apparenza di un’orgogliosa guerriera.
NDA : vabbè, adesso Grainne si è sbottonata su una certa
faccenda che più o meno dovrebbero aver capito tutti...ma il suo mistero non
finisce qui ! Inoltre non preoccupatevi, tutte le altre cose poco chiare
(e sono molte !) verranno spiegate al momento opportuno !
Ultima cosa : il sogno di Grainne è basato sulla
bellissima canzone “Water of dreams” di Ralph McTell (con tante scuse
all’autore per il parziale stravolgimento !).
Legolas e Grainne
partirono il mattino successivo, alle prime luci dell’alba. Nonostante la
preoccupazione della fanciulla per le condizioni fisiche dell’elfo, Legolas non
mostrò il minimo segno di sofferenza o stanchezza, e per molte ore galopparono
nella piana di Rohan, in direzione della capitale.
Il sole era già alto nel
cielo quando Grainne rallentò l’andatura del suo cavallo e iniziò a guardarsi
intorno.
- Cosa c’è ? -
domandò Legolas accostandosi alla ragazza - Hai visto qualcosa ? -
Grainne non gli rispose
e smontò da cavallo. - Cercavo un posto adatto in cui fermarci. - disse poi - E
penso proprio di averlo trovato. - Prendendo le redini, condusse il suo cavallo
verso un ammasso di rovine di quello che un tempo doveva essere stato un
piccolo forte, e che ora ospitava, al suo interno e a ridosso delle sue mura,
secchi alberi dalle radici tortuose, cespugli ed erba incolta. Uno stretto
fiume tranquillo scorreva poco distante.
- Fermarci ? - disse Legolas stupito - Adesso ? Grainne, Edoras
è ancora molto lontana, e quando sarà buio non potremo più viaggiare ! Non
possiamo permetterci di perdere dell’altro tempo prezioso ! -
- Non possiamo nemmeno
permetterci di perdere i nostri cavalli. - rispose la ragazza voltandosi verso
di lui - Sono stanchi ed assetati, hanno bisogno di riposare. E noi di
rifocillarsi. Inoltre ricordati che non sei nelle condizioni adatte a rimanere
in sella troppo a lungo ; un po’ di riposo non potrà che giovarti, mentre
io controllo lo stato della tua ferita. -
Legolas, pur
disapprovando quella decisione, scese dal suo cavallo e raggiunse la ragazza. I
due entrarono nel forte e legarono i cavalli ad un alberello, poi si
sistemarono sull’erba e mangiarono in silenzio.
Al termine del pasto
Legolas si sedette appoggiando la schiena contro un grosso blocco di pietra e,
dopo essersi slacciato la tunica, lasciò che la ragazza eseguisse il suo
lavoro.
Con delicatezza, Grainne
sollevò la leggera camicia argentea e spalancò gli occhi dallo stupore.
Legolas, con espressione preoccupata, le domandò cosa non andasse.
- Nulla - rispose la
ragazza alzando gli occhi verso di lui - Anzi, non potrebbe andare meglio. La
ferita si è completamente richiusa...è...è sorprendente. -
Legolas sorrise e
osservò il taglio che gli percorreva il fianco, di cui ora restava solo una
lunga cicatrice rosata - Hai fatto davvero un ottimo lavoro. Dovresti esserne
orgogliosa. - disse senza stupirsi delle parole della ragazza.
- Non credo sia solo
merito mio. - disse Grainne scuotendo il capo con modestia - Devo ammettere che
Vardarantir aveva ragione quando parlava della vostra prodigiosa capacità di
guarigione. Penso...penso che nessuno avrebbe potuto sopravvivere ad un colpo
come quello, se non un elfo... - Poi abbassò di nuovo lo sguardo sulla
cicatrice, pensando al modo in cui era riuscita a curarla. Legolas,
indubbiamente, non poteva ricordare la grande magia di cui la ragazza aveva
dovuto servirsi...e sicuramente era meglio così. Che quel segreto restasse tale
ancora per un po’...
- Può darsi. - rispose
l’elfo. Passando la mano sulla ferita ormai guarita, afferrò un capo del filo
che Grainne aveva usato per suturarla. - Credo che questo non serva più,
allora. - disse.
- Penso proprio di no.
Te lo leverò appena possibile... -
- Molto bene. - disse
Legolas senza che la ragazza riuscisse a terminare la frase. L’elfo giocherellò
un po’ con il capo più lungo del filo che gli usciva dalla pelle,
avvolgendoselo strettamente intorno ad un dito, sotto gli occhi incuriositi
della ragazza. Poi lo tirò con tutta la sua forza, strappandoselo completamente
dalla carne viva.
Grainne, che era ancora
accucciata davanti a lui, fece un balzo indietro per la sorpresa e si trovò
seduta a terra con una mano alla bocca ; Legolas, impassibile come se
niente fosse accaduto, esaminò con attenzione la cicatrice che per verificare
che non avesse subito danni da quel gesto, tenendo il filo nella mano
sollevata. Poi lo gettò via e si alzò in piedi.
- Possiamo andare. -
disse, dopo essersi sistemato la camicia e la tunica, raccogliendo le proprie
cose. Grainne, con la bocca ancora spalancata per lo stupore, lo seguì con lo
sguardo rabbrividendo all’idea del dolore che l’elfo doveva aver provato e
trattenuto così stoicamente. Poi si rialzò, slegò il suo cavallo e raggiunse
Legolas, che la aspettava già in sella al suo, e ripartirono.
- Con chi devi parlare,
ad Edoras ? - domandò Legolas affiancandosi a Grainne mentre galoppavano
in mezzo ai campi.
- Con una persona
fidata. - rispose la ragazza - Ho bisogno di sapere com’è la situazione in
città e lui sicuramente potrà informarmi. Solo così potrò valutare se sia
veramente in atto un complotto. -
- Non mi credi
ancora ? - disse Legolas guardando dritto davanti a sé.
- Non ho detto questo.
Sicuramente sta accadendo qualcosa di grave. - rispose Grainne - Non ricordi
proprio nulla di ciò che è successo a Fangorn ? Qualche particolare, una
voce, un nome ? -
L’elfo scosse il capo,
facendosi scuro in volto. - Nulla che possa identificare quei traditori.
Ricordo solo ciò che accadde fino a quando sono stato colpito. Tutto il resto è
terribilmente confuso, come se si fosse trattato di un incubo. Però... -
- Però... ? -
Legolas fece una breve
pausa, come se cercasse di riordinare i ricordi, riuscendovi solo parzialmente.
- Non ero del tutto cosciente, ma ho sentito qualcuno dire che avrebbero
accusato la gente del Bosco Atro dell’imboscata e del tradimento contro
l’Alleanza. E’ questo che temo fortemente. Se il regno del Bosco Atro verrà
accusato di tradimento, per il mio popolo non ci sarà speranza di evitare una
guerra. Considera anche che, appena mio padre saprà quello che è successo, non
penserà due volte a mettere in marcia il suo esercito contro Rohan. Questo
complotto va sventato in ogni modo...e non mi restano molte possibilità. Senza
immaginare cosa può essere successo ad Aragorn...devo assolutamente parlare con
Theoden. -
- Con Theoden ? -
disse Grainne - Cosa ti fa pensare che il Re del Mark voglia ascoltarti ?
-
- Proprio non
capisci ? - disse Legolas stupito - Per loro io sono morto, Grainne.
Chiunque abbia ordito questa trama avrà sicuramente riferito a Theoden che io
mi trovavo a Fangorn, e gli avrà anche raccontato che sono stato io a guidare
l’assalto contro i suoi cavalieri, e che sono stato ucciso nel combattimento.
Se riuscissi ad arrivare davanti al Re, potrei dimostrargli come sono andate
veramente le cose. -
- Scordatelo. - disse
Grainne sotto lo sguardo allibito di Legolas - Non riuscirai mai ad arrivare da
Theoden. Se davvero le cose stanno come dici, ti fermeranno prima. -
Legolas arrestò
bruscamente il suo cavallo. Grainne fece lo stesso pochi passi più avanti,
guardando l’elfo con aria interrogativa.
- Mi stai dicendo che
devo abbandonare le mie speranze senza fare nemmeno un tentativo ? E’
questo che vuoi dire ? - disse Legolas.
Grainne scosse
lentamente la testa. - Non hai capito niente. Quello che intendevo è che non
puoi sperare di entrare a palazzo dal portone principale. Dovremo cercare
di...aggirarlo, e trovare un ingresso secondario. Mi sono spiegata ? -
Legolas strinse gli
occhi, pensieroso. - Sì...credo di aver capito. Se i traditori si accorgessero
della mia presenza ad Edoras non ci penserebbero due volte a finire il lavoro
che avevano lasciato incompiuto. Quindi dovremo trovare il modo di giungere a
cospetto di Theoden di nascosto...è così ? -
- Esattamente. - rispose
Grainne rimettendosi in marcia, seguita dall’elfo - E la persona che conosco fa
proprio al caso nostro. -
- Ne sei certa ? -
- Assolutamente. Fidati.
-
Legolas sorrise e annuì,
ma dentro di sé avvertiva ancora una leggera inquietudine...
Ben presto scese
l’oscurità, e i due viaggiatori furono costretti a cercare un riparo per la
notte. Avevano attraversato tutti i verdi campi della piana di Rohan, ed ora si
trovavano in una foresta piuttosto tetra, in cui i rami degli alti alberi erano
così lunghi e intrecciati tra loro da non offrire quasi la vista del cielo.
- Temo che dovremo
accamparci qui - disse Grainne guardandosi intorno - Anche se non lo
vorrei...questo posto mi dà i brividi. -
- Non posso darti torto.
- disse Legolas scendendo da cavallo - E’ così diverso dai luoghi che
conosco...il Bosco Atro è sì buio e silenzioso, e così anche la foresta di
Fangorn...ma là vi sono fiori e piccoli animali che ne testimoniano la vita,
mentre qui mi sento quasi soffocare...sopra tutto sembra aleggiare un’aria
di... -
- Morte - lo interruppe
Grainne, sempre più inquieta, guardando le sterpaglie che crescevano tra le
nodose e sporgenti radici degli alberi - Sento quasi l’odore della morte. Non
voglio restare qui...Legolas, te la senti di cavalcare ancora per un po’, fino
a quando troveremo un posto migliore ? -
- Sì, anche se credo che
giungerà l’alba prima che possiamo trovarlo. -
L’elfo era appena
risalito in sella quando si voltò di scatto, udendo un rumore appena
percettibile. La sua espressione tesa fece preoccupare Grainne, che sapeva
perfettamente cosa significava.
- Cosa c’è ? -
sussurrò - Orchi ? -
Legolas non rispose, lo
sguardo focalizzato in lontananza, verso un punto che lui solo poteva vedere,
ascoltando un suono che lui solo riusciva a sentire.
Dopo aver arrestato il
respiro per un istante, l’elfo impallidì, mentre Grainne sentì il suo cuore
pulsare sempre più velocemente.
- Vai, Grainne. Presto...
- le disse con voce tremante senza spostare lo sguardo dal fitto della
boscaglia, mentre il suo cavallo camminava in cerchio, sempre più agitato.
- Legolas,
cosa... ? - Un rumore di zoccoli sul terreno, come di un cavallo lanciato
al galoppo, non le permise di terminare la frase. Paralizzati dal terrore, i
due videro avvicinarsi sempre di più una figura ammantata di nero, in sella ad
un cavallo nero anch’esso.
- Nazgûl ! - gridò Legolas mentre il suo cavallo si impennò
nitrendo alla vista di quella terribile creatura - Scappa,
Grainne ! ! -
La ragazza non se lo
fece ripetere due volte. Con la bocca spalancata dal terrore, ma senza riuscire
ad emettere un suono, spronò il cavallo e lo lanciò al galoppo attraverso la
foresta, immediatamente seguita da Legolas.
Il cavaliere nero
strillò e sguainò la sua lunga spada mentre si lanciava all’inseguimento dei
due viaggiatori.
- A destra,
Grainne ! - gridò Legolas alla ragazza che cavalcava in preda al terrore
senza nemmeno sapere dove stesse andando. Alle parole dell’elfo, Grainne fece
scartare bruscamente di lato il cavallo, evitando così un profondo fossato,
mentre lo spettro, colto alla sprovvista, fu costretto a saltarlo.
Grainne si guardò alle
spalle notando che il loro inseguitore aveva perso terreno a causa di quella
brusca manovra. - Legolas ! - gridò all’elfo che si trovava poco dietro di
lei, rallentando l’andatura - L’abbiamo seminato ! -
L’elfo le fu accanto in
un attimo. - E’ quello che credi tu ! - esclamò - Corri, svelta ! -
Senza che la ragazza avesse
il tempo di capire, il Nazgûl sbucò dalla fitta boscaglia proprio davanti ai
due, con un acuto grido di rabbia. Terrorizzati, Grainne e Legolas voltarono di
scatto i cavalli e furono costretti a tornare al galoppo sui propri passi,
mentre il feroce cavaliere nero non dava loro tregua.
- Ma come ha
fatto ? ! - gridò la ragazza all’elfo che si trovava accanto a lei.
Legolas non rispose e si
voltò indietro verso la creatura che ora stava guadagnando terreno.
- Prendi a
sinistra ! - gridò.
- Cosa ? ! -
esclamò Grainne senza capire.
- Fai come ti
dico ! Prendi a sinistra e cerca di tornare indietro ! -
Senza che la ragazza
potesse aggiungere una parola, Legolas scartò a destra e sparì nella boscaglia.
- Legolas ! -
Con la mente offuscata
dal terrore, la ragazza obbedì istintivamente all’ordine dell’elfo e fece una
larga curva verso sinistra. Il cavaliere nero, confuso da quella strana
manovra, rallentò l’andatura ma continuò ad inseguire la giovane guaritrice.
Grainne si voltò
indietro, con il cuore in gola, continuando a galoppare all’impazzata. Dov’era
andato Legolas ? Perché l’aveva lasciata sola ?
Lanciando un nuovo grido
stridulo, il Nazgûl spronò il suo destriero e accorciò la distanza che lo
divideva dalla ragazza.
- No ! - esclamò
Grainne vedendo la spada della creatura brillare alla luce della luna ed
avvicinarsi sempre di più, sempre di più...
E’ finita, si disse.
Chiudendo gli occhi, si
lasciò guidare dal suo cavallo, mentre sentiva la voce dello spettro sibilare
il suo nome.
- Enedore ! -
- Vattene ! - gridò
la ragazza - Lasciami in pace ! ! -
Ad un tratto, un fischio
echeggiò nella foresta, nascosto dal rumore degli zoccoli, e il cavallo del
Nazgûl si abbattè rovinosamente al suolo, trascinando con sé il suo cavaliere
che urlò per la rabbia e la sorpresa.
Grainne, che ormai aveva
perso ogni speranza di fuga, arrestò il suo cavallo e vide Legolas arrivare al
galoppo, con l’arco ancora in mano. Lanciando un rapido sguardo allo spettro
rimasto a terra, vide che il nero destriero aveva una lunga freccia conficcata
nella coscia, e un’altra freccia era piantata nella spalla del cavaliere.
- Presto ! -
esclamò Legolas riponendo velocemente l’arco dietro la schiena. La ragazza
spronò nuovamente il suo cavallo e insieme ripartirono al galoppo, lasciandosi
alle spalle la creatura adirata che si era estratta la freccia dal dorso e la
brandiva imprecando contro Grainne e Legolas che si allontanavano sempre più in
fretta.
I due galopparono ancora
per qualche miglio, facendosi strada tra i cespugli secchi e i rami che
pendevano dagli alberi. Quando si sentirono al sicuro, fermarono i cavalli e si
voltarono, ansimando, verso il fitto della foresta, tendendo le orecchie per
essere certi che lo spettro non li stesse più seguendo.
- Che...che
cos’era ? - balbettò Grainne.
- Un Nazgûl - rispose
Legolas - Un tempo era un Re degli Uomini portatore di uno dei nove anelli del
potere...ora è solo uno schiavo di Sauron, mandato da lui alla ricerca
dell’Unico Anello perduto. Solo mi domando cosa volesse da noi... -
- E...ora è morto ?
-
- No di certo. Ma almeno
siamo riusciti a fermarlo. -
Grainne tacque per un
istante, incapace di staccare gli occhi dal cuore del bosco, il respiro ancora
affannoso.
- Non cercava l’Anello.
- sussurrò la ragazza - Cercava me. -
Legolas si voltò di
scatto a guardarla, senza capire. - Cosa... ? -
Ma lei lo ignorò ;
i suoi occhi si erano fatti duri e la sua mente era rivolta verso il suo nemico
invisibile.
- Andiamocene da qui. -
disse Legolas trottando via seguito da Grainne - Per noi non è più sicuro
dormire all’aperto. Temo che dovremo cavalcare per tutta la notte. Anche se
darei qualunque cosa per un vero letto, non credo che riuscirei a riposare
tranquillo. -
- Nemmeno io, penso. Ma
sprecare quest’occasione mi pare un vero peccato. - disse la ragazza.
- Di cosa stai
parlando ? - domandò Legolas guardandola con aria interrogativa.
- Guarda là - rispose
Grainne indicando un punto alla sua sinistra.
Seguendo la mano della
ragazza, Legolas vide una casa dalle finestre illuminate ; sopra la porta,
un’insegna dipinta a vivaci colori portava la scritta “La sosta della volpe
rossa”. Una locanda...una locanda ai margini della foresta.
- E’ quello che ci
vuole, non credi ? - disse la giovane guaritrice.
- Non lo so, Grainne. -
rispose Legolas, dubbioso - Là dentro potrebbe essere molto peggio che qua
fuori. -
- Andiamo, non vorrai
sprecare questo incredibile colpo di fortuna ? - lo esortò Grainne con un
cenno della mano - Chiunque troveremo in quella locanda, non sarà mai
pericoloso quanto quell’orribile cavaliere nero... -
- D’accordo. - rispose
Legolas dopo aver riflettuto un attimo. L’elfo scese da cavallo e si avvolse
nel lungo mantello grigio, alzandosi il cappuccio fin quasi sopra gli occhi.
- Conosci quella
locanda ? - domandò poi alla ragazza.
- No. - rispose lei
scendendo da cavallo e tirandosi a sua volta il cappuccio sulla testa - Se non
sbaglio, dovremmo essere a circa metà strada tra Edoras e Isengard. Forse è un
punto di sosta per i viaggiatori che vanno in quella città o che vi tornano. Ad
ogni modo mi sembra il tipico posto in cui nessuno fa domande. Andiamo. -
Giunti davanti
all’ingresso della “Sosta della volpe rossa”, Grainne e Legolas legarono i
cavalli ad uno steccato che si trovava in fianco all’uscio socchiuso ;
poi, dopo essersi scambiati una rapida occhiata, entrarono e chiusero la porta
alle loro spalle.
All’interno della
locanda non si trovavano più di sei avventori, e nessuno di loro alzò lo
sguardo quando Grainne e Legolas entrarono.
I due si guardarono
intorno, e il primo pensiero di Grainne fu di andarsene, pensiero condiviso da
Legolas, a giudicare dall’occhiata che scambiò con la ragazza. L’interno non
era così accogliente come l’esterno suggeriva ; dalle travi che sostenevano
il soffitto pendevano lanterne ad olio arrugginite la cui la luce fioca
illuminava vecchi tavoli scrostati e sgabelli traballanti ; le pareti
erano spoglie e in ogni angolo si trovavano grosse ragnatele. Tutto sembrava
lasciato a se stesso, eppure intorno non vi era sporcizia né disordine.
Dietro il bancone,
l’ostessa non sembrò curarsi dei due stranieri appena entrati e continuò ad
asciugare e riporre su uno scaffale le caraffe sbeccate che aveva appena
lavato.
Grainne e Legolas si
fecero lentamente strada verso un piccolo tavolo appartato accanto alla
finestra. Mentre camminava, l’elfo osservò da sotto il cappuccio i volti degli
avventori ; volti scavati e barbe ispide che dovevano appartenere, a
giudicare dall’abbigliamento, a cacciatori, boscaioli o soldati che cercavano
nel vino un po’ di compagnia.
- Hai fame ? -
domandò Legolas sedendosi.
- Un po’. - rispose
Grainne abbassandosi il cappuccio sulle spalle mostrando i lunghi capelli
castani.
Legolas, inquieto, si
guardò intorno. - Rimettilo. - disse alla ragazza facendo un rapido cenno al
cappuccio. Al momento Grainne non capì il perché di quell’ordine, ma le fu
chiaro quando vide che quel gesto ingenuo e spontaneo aveva richiamato su di
lei l’attenzione di tutti i presenti, ed era ormai troppo tardi per rimediare.
Gli sguardi degli uomini
erano quasi tutti rivolti verso di lei, tranne quello di un individuo piuttosto
corpulento dai lunghi capelli rossi raccolti in una coda di cavallo, seduto di
spalle ad un tavolo d’angolo, che aveva continuato a mangiare in silenzio.
Grainne, piuttosto
nervosa, vide con la coda dell’occhio uno di loro sorriderle con la bocca
sdentata e rivolgerle uno sguardo che le fece accapponare la pelle dal
disgusto. Altri due si scambiarono qualche commento all’orecchio, senza
staccare gli occhi dalla ragazza e dal suo misterioso accompagnatore.
- Credo sia meglio
andarsene. - sussurrò Legolas.
- Sì, credo di sì... -
rispose Grainne.
Legolas annuì e fece per
alzarsi, ma due robuste mani lo afferrarono per le spalle e lo costrinsero a
sedersi con violenza.
- Non vorrete privarci
così della vostra compagnia, amici ? - gracchiò una voce dietro di lui.
Grainne alzò gli occhi, spaventata, e vide che tre dei presenti avevano
circondato il loro tavolo e li guardavano sogghignando. Altri due si erano
alzati dal loro tavolo e li stavano osservando. Nell’angolo, l’uomo dai capelli
rossi continuava a mangiare. L’ostessa era sparita.
- Cosa volete... ?
- disse Grainne cercando di mantenere la calma.
- Solo sapere come mai
una bella fanciulla come te si trova in un posto come questo... - L’uomo che
aveva parlato, dagli ispidi capelli corvini e un enorme naso schiacciato, si
avvicinò ancora di più a Grainne, seguito dagli altri e ignorando completamente
Legolas. La ragazza si strinse contro il muro.
- Su, bambina, non fare
la ritrosa... - continuò l’uomo dai capelli neri - Non siamo altro che uomini
soli...e tu stasera avrai l’onore di tenerci compagnia... -
Nel dire ciò, allungò
una mano verso il viso di Grainne, che spostò la testa di scatto, spaventata. -
No ! - esclamò.
In quel momento,
l’espressione spavalda dell’uomo mutò in un insieme di sgomento e sorpresa.
- Non provare nemmeno a
sfiorarla - sibilò una voce alle sue spalle - Altrimenti ti giuro che non
vedrai l’alba, domani. -
Grainne guardò oltre
l’uomo e vide che Legolas, silenzioso come un gatto, si era avvicinato al
gruppetto e, con un movimento fulmineo, aveva estratto il pugnale che portava
alla cintura e l’aveva puntato alla nuca dell’uomo. Alzando le mani, il bieco
individuo fece un passo indietro.
- Ma guarda...invece che
di uomini forti...la sgualdrina preferisce la compagnia di un maledetto elfo...
- disse un altro, un boscaiolo dagli abiti marroni e dal volto squadrato. A
causa di quel rapido movimento, il cappuccio che copriva la testa di Legolas
gli era caduto sulle spalle, rivelando i lunghi capelli biondi, il viso sottile
e le orecchie appuntite.
- Vieni qui, Grainne. -
disse l’elfo. La ragazza si allontanò velocemente dal muro, mettendo le sue
spalle contro quelle di Legolas.
Dal suo angolo l’uomo
con i capelli rossi alzò un attimo la testa, anche se nessuno vi fece
caso ; poi la riabbassò nuovamente sul piatto, ignorando ciò che stava
accadendo intorno a lui.
Senza allontanare la
lama del pugnale dalla nuca dell’uomo, Legolas lo costrinse a procedere
lentamente verso l’uscita, con Grainne al suo fianco. - Ora noi ce ne andremo -
disse, facendosi scudo con il corpo del suo prigioniero - Non tentate mosse
false o non penserò due volte a tagliargli la gola. -
Ma, senza che l’elfo lo
notasse, uno degli altri due uomini che fino ad allora erano rimasti immobili
era scivolato rapidamente alle sue spalle.
- Voi non andrete da
nessuna parte ! - gridò l’uomo, sferrando un colpo a pugni chiusi nelle
reni dell’elfo. Legolas lanciò un grido di dolore e barcollò in avanti,
lasciando andare l’uomo dai capelli neri il quale, ghignando, alzò una mano per
colpire l’elfo alla testa.
- La pagherai,
maledetto ! - disse, abbassando il braccio. Ma non fu abbastanza rapido
perché Grainne, in un istante, afferrò uno sgabello e glie lo sfasciò in testa,
facendolo crollare sul pavimento privo di sensi.
Colti alla sprovvista da
quella reazione inaspettata, due dei rimanenti estrassero i loro coltelli,
pronti a colpire. Con un potente calcio, Grainne ne disarmò uno, che si
accasciò al suolo stringendosi la mano rotta.
- Sarete voi a pagarla,
maledetti bastardi ! - esclamò Grainne, furiosa
- Attenta,
Grainne ! -
Udendo l’esclamazione di
Legolas, la ragazza si voltò di scatto, giusto in tempo per vedere l’uomo dai
capelli neri avventarsi su di lei brandendo un candeliere che aveva preso da un
tavolo, unica arma a sua disposizione, con un urlo rabbioso. Ma il suo impeto
fu eccessivo ; alle sue spalle, Legolas, che si era ripreso dal violento
colpo che gli era stato inferto, lo colpì di lato con l’arco ; poi,
afferrando di nuovo il suo pugnale, si abbassò di scatto e trafisse il ventre
del boscaiolo che si stava lanciando su di lui con la scure alzata.
Il boscaiolo crollò a
terra, morto, e i suoi compagni, a quella vista, si fecero ancora più rabbiosi.
Quelli che erano caduti si rialzarono e circondarono il principe elfo e la
guaritrice, che, guardinghi, si trovavano ora nel mezzo della sala, coprendosi
a vicenda le spalle. Grainne sfoderò la spada di suo padre, imitata da Legolas
che, con un rapido movimento, aveva riposto l’arco e il pugnale. Muovendosi in
cerchio, i due attesero che i loro avversari gli si lanciassero contro.
- Lurida cagna... -
sibilò a denti stretti il cacciatore a cui Grainne aveva rotto la mano,
avvicinandosi ai due - E tu, dannato elfo...vi taglieremo quelle belle teste e
le appenderemo al muro di questo porcile come trofeo... -
In quel momento, l’uomo
dai capelli rossi si pulì la bocca in una manica e si alzò in piedi.
- Se c’è una cosa che
non tollero - disse, massaggiandosi il ventre con entrambe le mani - E’ di
essere disturbato mentre mangio. -
Tutti gli uomini si
voltarono verso di lui, stupiti nel sentirlo parlare, e Legolas approfittò di
quell’attimo di distrazione per colpire con un fendente l’uomo che lo aveva
assalito. Spalancando gli occhi dal dolore e dalla sorpresa, questo si accasciò
a terra, mentre Grainne, facendo roteare la spada, cercò di colpirne un altro
che si fece scudo con il suo lungo pugnale. Ma la ragazza fece un giro su se
stessa e gli sferrò un fortissimo calcio ad un fianco, facendolo precipitare
contro un tavolo che si ruppe in due per l’urto.
Mentre l’elfo e la
fanciulla combattevano corpo a corpo con gli ultimi due aggressori rimasti in
piedi, l’uomo dai capelli rossi si avvicinò lentamente a loro, con aria
imperturbabile.
- Egoisti ! -
esclamò - Non vorrete togliermi tutto il divertimento ? -
In men che non si dica,
sollevò da terra l’uomo dai capelli corvini e lo scagliò contro il muro, dal
quale poi scivolò a terra privo di sensi.
Grainne si voltò verso
di lui e la sua bocca si spalancò dallo stupore. - Tu... ? ! -
esclamò guardando quello strano personaggio che si spolverava le mani con
noncuranza.
In quel momento l’ultimo
degli avventori le si scagliò addosso con furia, ma Legolas lo fermò colpendolo
sul dorso con il piatto della spada. L’uomo barcollò e finì dritto nelle mani
del gigante fulvo, il quale lo afferrò per il bavero della veste, lo guardò un
attimo scuotendo il capo e lo colpì forte con un pugno sulla testa, facendolo
cadere svenuto ai suoi piedi.
Grainne e Legolas si
guardarono intorno, ansimando, e quando videro che tutti i loro avversari erano
ormai fuori combattimento, rivolsero i loro sguardi interrogativi all’uomo che
li aveva aiutati.
- Tutto qui ? -
disse lui allargando le braccia con la delusione di un bambino.
Grainne si avvicinò a
lui barcollando e gli si piantò davanti con gli occhi spalancati.
- Beretar... ? -
disse.
- Proprio io. Vedo che sei
rimasta battagliera come un tempo. - rispose l’uomo.
Grainne rimase
ammutolita. Nel frattempo, coloro che erano sopravvissuti ai colpi dei tre
strisciarono in silenzio fuori dalla locanda e fuggirono più in fretta
possibile.
- Ti stupisce così tanto
vedermi qui, Grainne Skylark ? - disse Beretar in tono altero,
pronunciando quasi con disprezzo il nome della ragazza.
- Mi stupisce vederti,
semplicemente. - rispose lei - Ti credevo morto. -
Beretar scoppiò in una
fragorosa risata, e Legolas notò, con raccapriccio, che un’orrenda cicatrice
che procedeva dall’angolo sinistro della sua bocca fino all’orecchio gli
allargava le labbra in un inquietante, innaturale sorriso.
- Sono in molti a
crederlo - disse - O forse dovrei dire sperarlo ? Mi dispiace deludervi
tutti, ma io ho molte vite...anche se ne ho già sprecate diverse. Quello che
stupisce me, invece, è trovarti fuori da Edoras in compagnia di un elfo...e in
questi abiti, per giunta. Devono essere cambiate molte cose da quando me ne
sono andato. -
- Più di quante immagini
- rispose Grainne.
- Oh, posso immaginarle,
invece... - Voltando le spalle ai due, Beretar prese uno sgabello e vi si
sedette pesantemente. - Ostessa ! La mia gola brucia ! Voglio
un’altra birra, subito ! -
Tremante, la donna fece
capolino da sotto il bancone e obbedì all’ordine del gigante dai capelli rossi.
- Nonostante sia
trascorso molto tempo, la tua prepotenza è rimasta la stessa. - disse
seccamente Grainne.
Beretar inghiottì
rumorosamente una lunga sorsata di birra e si pulì la bocca con il dorso della
mano. - Prepotenza ? - disse - Sì, forse hai ragione...che ci vuoi fare,
io sono fatto così. Ma almeno posso permettermi di andare in giro senza dovermi
nascondere sotto un mantello. Quale terribile crimine puoi aver commesso per
esservi costretta, Grainne ? - Si alzò in piedi. - Oh, scusami. Devo forse
chiamarti... -
- Non aggiungere una
parola. - lo zittì Grainne con un brusco cenno della mano - E’ stato sgradevole
conoscerti ed è stato altrettanto sgradevole averti ritrovato. Se esiste
qualcuno che deve provare vergogna per le proprie azioni, quello sei tu, prima
di tutti. -
Beretar si mise di
fronte alla ragazza, le mani sui fianchi. La sua imponente statura faceva
apparire Grainne un esile fuscello pronto a spezzarsi, al suo confronto, eppure
la fanciulla non indietreggiò di un passo.
- Devo dedurre che le
tue parole significano che nemmeno tu hai le mani completamente pulite,
Grainne. Sai, prima o poi dovrai imparare a frenare la tua lingua, altrimenti
tutto ciò che dici potrebbe ritorcersi contro di te... - le disse squadrandola
da capo a piedi.
Inquieto, Legolas si
frappose tra i due.
- Ora basta ! La
tua insolenza ha superato il limite ! - disse al gigante puntandogli
contro l’indice - Chi sei ? Come ti permetterti di parlarle in questo
modo ?-
Senza smettere di
guardare Beretar negli occhi, Grainne aprì la bocca, ma l’uomo le impedì di
parlare.
- Mi presento da solo. -
disse - Io sono Beretar, figlio di Beriador, ed ero un Rohirrim. -
Legolas lo guardò,
incredulo. - Un cavaliere di Rohan ? - disse.
- Tra i migliori, a mio
tempo - continuò Beretar - Questa fanciulla a cui tieni tanto può
confermartelo. -
L’elfo si voltò verso
Grainne, che lo guardò con espressione sgomenta.
Beretar sogghignò. -
Credo che ci siano molte cose che non sai di lei. Lo capisco dalla tua
espressione. -
- Ne sei convinto,
Beretar ? Io la conosco abbastanza da darle tutta la mia fiducia. -
- Legolas... - disse
Grainne portandosi una mano al viso.
Beretar rise. - Oh, no. Ti sbagli di
grosso, Elfo. - disse - Tu pensi di
conoscere questa donna...in realtà non la conosci affatto. Tu non sai chi si
cela sotto il suo viso innocente...hai davanti a te il Capitano dei Cavalieri
di Rohan...Primo Maresciallo del Mark. -
Legolas guardò la
ragazza, sbigottito. - Tu... -
- Non mi credi ? Te
ne darò la prova. Guarda cosa porta al collo. - Beretar allungò una mano verso
Grainne, ma lei, fulminea, la afferrò con una forte presa, fissandolo con occhi
duri.
- E’ questo che cerchi,
Beretar ? Non lo porto più al collo, ormai. -
Con l’altra mano, la
fanciulla frugò in una tasca interna della tunica e ne estrasse un medaglione
rotondo, di ferro battuto, che rappresentava un cavallo impennato. Il simbolo
del Primo Maresciallo dal Mark.
Legolas era rimasto
senza parole. - Grainne...ma... -
- Non mi appartiene più,
ormai. - disse la ragazza, lasciando andare la mano del guerriero dai capelli
rossi. Con sguardo spento, osservò a lungo il medaglione, come se lo vedesse
per la prima volta dopo molto tempo. - Non sono più io il Capitano. -
Anche Beretar apparve
sorpreso nell’udire quella notizia. - Perché ? - domandò semplicemente.
- Perché ho fatto in
modo che i dubbi mi divorassero. - rispose, senza staccare gli occhi dal
medaglione - Perché ho lasciato che i miei soldati venissero massacrati senza
poterlo impedire. Ho abbandonato il mio incarico e sono fuggita per la
vergogna. Non ero degna del mio incarico...non lo sono mai stata. -
Beretar tacque e tornò a
sedersi - La tua sincerità ti fa onore, ma non ti offre alcuna giustificazione.
- disse.
Legolas, sconvolto, non
sapeva cosa pensare. Non riusciva a capire il comportamento di Grainne, eppure
non la accusava di nulla, né la denigrava per esso. Non sapeva nemmeno lui
perché, ma tutto ciò che avrebbe voluto fare in quel momento, vedendo la vergogna
e il dolore manifestarsi insieme negli occhi della ragazza, era andare da lei e
stringerla fra le braccia per consolarla...
Ma quando Grainne alzò
lo sguardo verso Beretar, Legolas vide che la forza e l’orgoglio avevano preso
il posto di quei sentimenti.
- Ma non abbandonerò la
mia terra, Beretar. - disse - Una minaccia è partita da Edoras, e rischia di
mettere in grave pericolo il Bosco Atro... -
- Bosco Atro ? -
disse Beretar aggrottando la fronte.
- Hanno tradito
l’Alleanza, Beretar. I Cavalieri di Rohan. Sembra impossibile, eppure è così.
Qualcuno vuole scatenare una guerra senza senso che si rivolgerà anche contro
Edoras... -
Beretar scoppiò a
ridere. - I Cavalieri di Rohan ? ! Non ho mai sentito una sciocchezza
del genere ! I Rohirrim non saranno irreprensibili, ma sono troppo ottusi
per arrivare ad una strategia tanto sottile...sottile e insensata, perché, in
tutta onestà, non vedo chi potrebbe ottenere vantaggio da una soluzione del
genere ! -
Legolas si fece avanti.
- Ciò che dice Grainne è la verità. Chiunque sia, va fermato prima che sia
troppo tardi. -
- Anche se lo fosse -
aggiunse Beretar - Perché raccontate tutto questo proprio a me ? Potrei
essere anch’io uno di quei traditori... -
Grainne scosse il capo.
- Ti conosco bene, Beretar. Hai sempre voluto fare tutto di testa tua, non hai
mai obbedito ad un ordine che non avessi voglia di eseguire. Eppure eri un buon
soldato, anche se non ho mai capito per quale motivo abbia lasciato i Rohirrim.
-
- Vuoi sapere
perché ? - disse Beretar ergendosi in tutta la sua statura davanti alla
fanciulla e all’elfo - Perché non potevo tollerare che i Rohirrim venissero
comandati da una donna, che per quanta famigliarità potesse avere con le armi,
restava sempre una donna ! Voi non siete fatte per combattere ! Io lo
ero ! E avrei potuto servire Theoden con fedeltà se me l’avesse
permesso...invece ha preferito te...una ragazzina che amava giocare con la
spada...per questo me ne sono andato. - Si rimise a sedere pesantemente. - Puoi
disprezzarmi per questo, Capitano ?
-
Grainne rimase un
momento senza parlare. - No - rispose con amarezza - Tu almeno hai avuto il
coraggio di fare ciò che gli altri non hanno voluto...e che con i loro gesti
meschini e miserabili hanno contribuito a far sì che io prendessi la tua stessa
strada. Nonostante tutto apprezzo la tua franchezza, Beretar. -
- Un momento,
Grainne...di cosa stai parlando ? - domandò Legolas, preoccupato, mentre
lo stesso Beretar la guardava con aria interrogativa.
La ragazza lo guardò con
occhi tristi, ma colmi di dignità. - Di nulla di importante, Legolas. Credimi,
nulla di importante. -
Il guerriero si portò
una mano alla fronte, pensieroso.
- Manco da Edoras da
molto tempo, ormai - disse - Ma ho sentito diverse voci su quello che sta
accadendo. In effetti nemmeno io sono tranquillo. -
- Spiegati meglio. -
disse Grainne.
Beretar si alzò e
camminò verso la finestra. - Dicono che Theoden si sia recato a nord in
missioni di ricognizione e non sia ancora tornato. Il governo della terra di
Rohan ora è in mano al suo consigliere...Grima Vermilinguo. -
- Vermilinguo... -ripetè Grainne - Non mi sono mai fidata di
lui. Eppure Theoden l’ha sempre tenuto in grandissima considerazione. -
- Il solo nome ispira
tutto fuorché fiducia. - disse Legolas.
- Quindi i traditori
potrebbero stare ordendo le loro trame all’insaputa di Theoden... - disse
Grainne.
- Può darsi. - rispose
Beretar - Ma può anche darsi che stiano agendo ai suoi danni. - Il guerriero
tornò a sedersi.
- Cos’altro sai ? -
domandò Grainne, sinceramente preoccupata.
- Nient’altro. - rispose
Beretar - Ora dovete dirmi ciò che voi sapete, così forse le mie idee saranno
un po’ più chiare. -
Legolas andò a sedersi
accanto all’uomo. - Allora tocca a me parlare. - disse.
L’elfo raccontò a
Beretar tutto quello che era accaduto nella foresta di Fangorn, inclusa la
scomparsa di Aragorn, e di come Grainne gli avesse salvato la vita, e il
guerriero lo ascoltò con attenzione. Poi, quando Legolas ebbe terminato,
disse :
- Non credevo che tu
avessi abbandonato la guerra per l’arte della guarigione, Capitano. Anche se
non condivido pienamente la tua scelta, devo dire che è ammirevole. Quanto al
tuo racconto, Legolas, devo dire che, se è tutto vero, e temo che lo sia, è preoccupante.
Soprattutto perché credo di cominciare a capire quale mente malvagia possa
trovarsi dietro a tutto questo. -
Grainne chiuse gli
occhi.
- In molte città si
parla di un Oscuro Signore che ha la sua fortezza a Barad Dûr...alcuni
ritengono che si tratti di una leggenda, ma... -
- Non è una
leggenda ! - esclamò Legolas - Sauron è tornato e la sua mano nera si sta
stendendo sulla Terra di Mezzo ! Sta cercando l’Anello del Potere, e se
dovesse trovarlo sarebbe la fine ! -
- Lo so benissimo, Elfo
- disse Beretar - Se non mi avessi interrotto ti avrei anche spiegato perché
sono sicuro che sia tutto vero. - Il guerriero tracciò con un dito il percorso
della lunga cicatrice che gli solcava il viso. - Questa è opera dei suoi
maledetti Orchi. - continuò - Tempo fa ebbi la disgrazia di imbattermi in una loro
squadriglia...questo fu il ricordo che mi lasciarono, in nome del loro nero
Padrone, prima che li sterminassi. La condanna a sorridere per tutta la vita.
Da allora ho giurato a me stesso di fare in modo che Sauron non potesse mai più
sorridere, qualunque forma abbia dietro a quell’orribile occhio rosso che i
suoi mostri portano impresso sull’armatura. -
- Allora vieni con
noi ! - esclamò Grainne - Non permettere che Rohan cada nelle mani
dell’Oscuro Signore ! Tu puoi aiutarci... -
Beretar rise. -
Certamente...un Rohirrim rinnegato, un elfo male in arnese e una donna soldato
che guarisce invece di uccidere ! Faremo grandi cose, noi tre ! - Poi
il suo sguardo si fece cupo. - Non credo di essere un ospite gradito ad Edoras.
Ma potrei comunque accompagnarvi là. Ormai non ho più nulla da perdere. Quanto
al vostro amico Ramingo, non sperate di trovarlo vivo. Le prigioni di Edoras
non perdonano...tantomeno i loro carcerieri. -
Grainne e Legolas si
guardarono negli occhi, sconfortati da quelle parole.
- Fino a quando ci sarà
vita ci sarà speranza, Beretar - disse poi Legolas - Non abbandoneremo Aragorn
proprio adesso che gli siamo vicini. Allora, sei con noi ? -
- Lo deciderò domani
mattina. - rispose Beretar - Se mi troverete ancora qui, allora verrò con voi
ad Edoras. Ma ora ho bisogno di dormire. Il movimento di questa sera mi ha
stancato. -
Detto questo, il
guerriero dai capelli rossi salì le scale e si diresse nella sua stanza.
Legolas lo seguì con lo
sguardo. - Anche noi abbiamo bisogno di dormire, Grainne. - disse. La ragazza
annuì.
Da dietro il bancone,
l’ostessa alzò timidamente una mano. - Ho ancora una stanza libera, se volete.
Una sola. - disse.
Legolas guardò Grainne,
ma la ragazza sfuggì timidamente i suoi occhi.
La camera di Legolas e
Grainne era piuttosto piccola, ma, contrariamente al resto della “Sosta della
volpe rossa”, pulita ed accogliente. Accanto al muro si trovava un letto ad un
solo posto ; una lampada a olio spenta era posata sul tavolo vuoto, in
mezzo alla stanza, insieme a due sedie. In un angolo vi era un camino acceso,
che dava un certo senso di calore all’ambiente, e davanti ad esso si trovava
una panca in legno con lo schienale grezzo e piuttosto scheggiato. Legolas vi
si avvicinò e, dopo essersi tolto il mantello, ve lo stese sopra.
- Io dormirò qui. -
disse - Il letto è tuo. -
- Ma tu sarai molto
stanco...non... - tentennò Grainne.
Legolas scosse la testa.
- Tu lo sei sicuramente di più. E’ stata una serata molto pesante per te. -
disse con una punta di preoccupazione nella voce.
Grainne sospirò e si
tolse il mantello, buttandolo con noncuranza sul letto. Poi si sedette sulla
panca e rimase in silenzio a contemplare le fiamme che ardevano nel focolare.
Legolas le si sedette
accanto, senza dirle nulla.
- Mi ricordo le serate
passate davanti al camino, sulle ginocchia di mio padre che mi raccontava
meravigliose favole per farmi addormentare... - disse la ragazza - Tutto
sembrava perfetto, allora. I giorni trascorrevano felici e spensierati...e mio
padre diceva che il sole avrebbe sempre illuminato il mio cammino, ovunque
fossi andata. Ero il suo orgoglio, diceva. Il coronamento dei suoi sogni, una
figlia guerriera... -
Grainne scosse il capo,
mentre le lacrime cominciavano ad offuscarle la vista. - Quando entrai a far
parte dei Cavalieri di Rohan, fu come se avessi realizzato tutti i desideri di
mio padre. Avrei servito con onore la mia terra e il nome della mia famiglia
avrebbe brillato nella gloria dei secoli. Che illusa ! Ero solo una
sciocca ragazzina sognatrice. Ben presto mi resi conto che la vita in mezzo ai
Rohirrim non era così meravigliosa come credevo. Ma tutti i soprusi che dovetti
subire non servirono a farmi tornare sui miei passi, ma mi resero ancora più
forte e battagliera. Tutta la mia rabbia emergeva in battaglia...finchè Theoden
si rese conto del mio valore e decise di nominarmi Primo Maresciallo del Mark.
-
- Una nomina ben
meritata, allora. - disse Legolas sorridendo.
- Anch’io lo credevo. Ma
non gli altri Cavalieri. Theoden nutriva una profonda fiducia in me, nelle
capacità strategiche che avevo dimostrato, e sapeva che io l’avrei servito con
fedeltà fino alla morte, come un vero soldato...e invece gli altri Rohirrim,
invidiosi, malignavano che avessi usato ben altri metodi per convincere il Re a
nominarmi Capitano... - Grainne fece una smorfia di disgusto. - Alcuni soldati
ambiziosi abbandonarono l’esercito, vedendo deluse le loro aspettative. Beretar
era tra loro ; credo che mi abbia sempre detestato profondamente, ed
essere costretto a sottostare ai miei comandi doveva essergli insopportabile.
In breve rimasi sola ; pochi soldati mi restarono fedeli, e anche se
obbedivano ai miei ordini capivo perfettamente che dietro ogni loro atteggiamento
di sottomissione si celavano derisioni a non finire. Io non me ne curai fino a
quando...fino a quando... -
La voce della fanciulla
si ruppe. Legolas, preoccupato, stese una mano verso quella di Grainne,
intrecciando le sue dita con quelle della ragazza, la cui voce si fece dura e
piena di rancore.
- ...fino a quando, una
notte, fui costretta a subire la più terribile delle umiliazioni...ad opera dei
miei stessi uomini... -
Legolas la interruppe. -
Non raccontare più, se per te è troppo doloroso. Non ti chiederò nulla, lo sai.
-
Grainne volse di scatto
la testa verso l’elfo, mentre lacrime di rabbia le solcavano il viso. - Ma ebbi
subito la mia vendetta, Legolas...la vendetta più terribile, perché non fui io
a cercarla ! Nove Cavalieri persero la vita... - La ragazza si interruppe,
e, notando l’espressione interrogativa dell’elfo, capì che era meglio non
aggiungere altro a quel proposito. Legolas, comprendendo il dolore della
ragazza e soffrendo con lei, non le chiese nulla.
- Il giorno seguente mi
recai da Theoden e gli dissi che volevo abbandonare il mio incarico. Gli
restituii il medaglione, e gli confessai ciò che era successo, ma senza
rivelargli tutta la verità sul comportamento dei miei soldati, confessando solo
che non ero stata in grado di difenderli. Gli dissi che non ero degna di essere
il Primo Maresciallo del Mark, perché un Capitano non abbandona mai i suoi
soldati, e provai un’immensa vergogna per ciò che stavo facendo. Poi gli
rivelai i dubbi che ormai da tempo mi tormentavano...su come ritenessi più giusto
salvare le vite altrui anziché sopprimerle...Theoden accettò le mie dimissioni,
ma rifiutò di riprendere il medaglione, dicendo in quel momento ero l’unica
persona in grado di ricoprire quell’incarico, e che era certo che, anche se me
ne fossi andata, non avrei mai abbandonato la mia terra, ma sarei stata di
nuovo pronta a difenderla nel momento del bisogno... -
- Ma è quello che stai
facendo in questo momento, non te ne sei accorta ? - disse dolcemente
Legolas.
- Sì, anche se mi fa
paura...ma Rohan è la mia patria, e farò di tutto per salvarla, anche se,
quando me ne andai, ero più che decisa a non tornare mai più. Portai a termine
il mio incarico recapitando messaggi ai sovrani dei popoli liberi della Terra
di Mezzo...poi partii per Minas Tirith, dove rimasi come apprendista guaritrice
fino a quando giunsi da te. -
- Allora...venisti anche
a Bosco Atro, prima di lasciare Edoras ? - disse Legolas, sorpreso.
- Sì. Tuo padre mi
conosceva bene, così come mi conosceva Elrond di Rivendell. Sono stata più volte
nel tuo regno, a capo della scorta di Theoden. -
Legolas rise. - Allora
era te che vedevo, dietro l’elmo del Capitano, quando rimanevo nascosto tra le
file dei consiglieri di mio padre...come ho potuto dimenticare i tuoi
occhi ? -
Grainne sorrise a sua
volta. - Vedevi quella che ormai non sono più, Legolas. Nei miei occhi un tempo
vi era orgoglio, ora solo rimorso e vergogna. -
- Non dovresti parlare
così - disse Legolas - Ben poche sono le fanciulle che hanno avuto il coraggio
di prendere la strada che tu hai scelto... -
- Sono stata solo
un’ingenua, Legolas. Ero convinta che quella strada mi avrebbe portata lontano,
verso l’onore e la gloria...nella mia mente avevo ben chiara come sarebbe stata
la mia vita, e invece ho scoperto che era solo un sogno sfuocato... -
Legolas la guardò negli
occhi, il viso illuminato dalla calda luce delle fiamme che si stavano
indebolendo.
- A nessuno viene data
la mappa della propria vita, Grainne - disse - Tutto ciò che possiamo fare è
tracciarla noi stessi, giorno dopo giorno, ora dopo ora. Vedere fin dove siamo
giunti senza sapere dove andremo. A volte la fine del viaggio sembra vicina ma
non lo è affatto, e dobbiamo creare in noi il coraggio di affrontare ciò che
verrà, per quanto terribile possa essere. E quando non ti sentirai in grado di
farlo da sola, mi troverai accanto a te a sostenerti... -
- Stai parlando quasi
come faceva mio padre...quando ero triste, aveva sempre dolci parole per
rassicurarmi, e io sento di averlo deluso profondamente. Chissà cosa avrebbe
detto, sapendo della mia decisione... -
Legolas strinse la mano
della fanciulla nella sua. - Ti avrebbe detto di tornare a casa - le disse - E
ti avrebbe accolta a braccia aperte, come farebbe ogni padre che ama la propria
figlia e ne sente il dolore. -
Grainne vide lo sguardo
limpido e sincero di Legolas, e sentì il suo cuore battere sempre più forte,
traboccante di gioia e amore per l’elfo che le stava accanto e le parlava come
se avesse cancellato tutto il male dalla sua vita. Se solo avesse potuto essere
così...se solo avesse potuto lasciarsi andare ai suoi sentimenti...
La ragazza tacque per un
istante. - Io ho bisogno di te, Legolas... - gli sussurrò timidamente -
Fino...fino a quando mi resterai vicino ? -
L’elfo sentì rafforzarsi
una sensazione che aveva provato spesso negli ultimi tempi, e capì che la sua
vita non avrebbe mai avuto un senso se fosse rimasto lontano da Grainne.
Guardandola nei luminosi occhi verdi, la vide meravigliosa, leggiadra e forte come
un fiore, come una bianca nuvola nel cielo, come il vento che agita le foglie e
accarezza l’erba.
- Per sempre - le
rispose, sentendo l’anima in subbuglio - Resterò con te per sempre. -
Rimasero così,
trepidanti, a guardarsi negli occhi senza parlare, per la paura di spezzare
l’incantesimo che si era creato tra loro, e l’unico suono che potevano
avvertire era il crepitio delle braci nel camino.
- Io...non merito
tanto... - disse Grainne.
- Hai ragione. - rispose
Legolas - Meriti di più. -
Lentamente, i loro volti
si avvicinarono e, nel momento in cui Grainne sentì le morbide labbra dell’elfo
schiudersi sulle sue, temette di stare sognando.Portò una mano al viso di Legolas, e gli accarezzò la
guancia ; poi la fece scendere piano sul suo collo, posandogliela infine
sul petto, dove sentì il suo cuore e ne percepì ogni singolo battito...e sapeva
che ogni battito era per lei, era suo, le apparteneva, come lei, ormai,
apparteneva a lui...
- Ti amo, Enedore - sussurrò Legolas accarezzando
dolcemente i lunghi capelli della fanciulla, rapito dal suo sorriso - Ma non me
ne sono mai reso conto fino a quando ho creduto di averti persa. Ti prego, non
lasciarmi di nuovo... -
- Non ti lascerò mai
più, Principe - disse Grainne abbracciando l’elfo, ricambiata, e baciandolo
nuovamente - Mai, mai più. -
Così, mentre Legolas e
Grainne si scambiavano sulle labbra quella dolce promessa, le braci morivano
nel focolare, lasciandoli soli nell’oscurità, uniti da quell’amore che il
destino non avrebbe mai potuto spezzare.
NdA : Ueh, non pensate male ! Ricordatevi che questa
fic è RIGOROSAMENTE PG-13 !
Piccola nota di copyright : il discorso di Legolas sulla
“mappa della vita” è basato sulla canzone “One way donkey ride” di Sandy Denny.
Su ciò che è veramente successo a Grainne, si saprà di più
prossimamente (se non l’avete ancora capito...io sono estremamente prevedibile,
sigh !).
Grainne si svegliò poco
prima dell’alba nelle braccia di Legolas, la testa appoggiata contro il petto
dell’elfo che, stretto in un angolo della panca davanti al camino, la cingeva a
sé come se non volesse più lasciarla andare.
La fanciulla aprì piano
gli occhi e alzò lo sguardo verso il viso del principe che dormiva serenamente
seduto sullo scomodo sedile di legno. Sollevò lentamente una mano e,
sorridendo, gli sfiorò le labbra che aveva a lungo baciato la sera precedente.
Non le importava più di
nulla, né del suo passato, né della maledizione che incombeva su di lei, né del
futuro che il loro amore non avrebbe probabilmente mai avuto. Tutto ciò che
voleva era assaporare ogni istante trascorso accanto a Legolas, senza pensare
agli ostacoli che avrebbe potuto incontrare, perché finalmente una certezza,
una sola, grande certezza, aveva polverizzato tutti i dubbi che la
tormentavano. Legolas la amava e lei amava lui ; solo questo era
importante, e con lui accanto avrebbe potuto fare qualunque cosa.
Grainne si voltò verso
la finestra ; l’oscurità stava svanendo nella nebbia del mattino che si
alzava a poco a poco dall’erba intrisa di rugiada, e il cinguettio degli
uccelli chiamava la risveglio tutte le creature che abitavano la foresta. Era
tempo di partire.
La ragazza tornò a
guardare Legolas e le dispiacque doverlo svegliare, perché nel sonno il suo
viso mostrava tutta la serenità e l’innocenza di un bambino, e lei si disse che
in vita sua non aveva mai visto nulla di più bello.
- Legolas... -
Lentamente, l’elfo aprì
gli occhi e la prima cosa che vide fu il volto tranquillo della fanciulla che
teneva stretta a sé. Sorrise e la baciò, come per ringraziarla del buon
risveglio che gli aveva offerto.
- E’ ora di mettersi in
viaggio, vero, piccola guerriera ? - le disse dolcemente - Edoras ci
aspetta. -
Grainne annuì ed
entrambi si alzarono sgranchendosi gli arti ancora rattrappiti per la notte
trascorsa su quello scomodo giaciglio. Poi raccolsero le loro cose e lasciarono
la stanza.
Dopo essere scesi al
pianterreno, i due videro che la sala, che la sera precedente era stata quasi
completamente distrutta dal combattimento che vi aveva avuto luogo, era già in perfetto
ordine...e tristemente vuota.
- Credi che Beretar se
ne sia già andato ? - domandò Legolas a Grainne.
La ragazza alzò le
spalle. - E chi lo sa ? - rispose - Non ho mai conosciuto nessuno di più
imprevedibile. -
Sperando in cuor loro
che il gigantesco guerriero dai capelli rossi si trovasse ancora da qualche
parte nella locanda, i due cercarono l’ostessa e la trovarono china a lavare il
pavimento.
Dopo aver regolato con
loro il conto, la donna disse che Beretar si era alzato molto presto ed era partito
senza nemmeno fare colazione. Delusi, Grainne e Legolas lasciarono la locanda e
andarono a prendere i loro cavalli, che il garzone aveva condotto in una
piccola stalla sul retro la sera precedente.
- Sapevo che non
l’avremmo rivisto. - disse Grainne sellando il suo cavallo - Beretar è così
orgoglioso che rinuncerebbe perfino alla vendetta pur di non essere costretto a
tornare sui suoi passi. -
- Non importa - ribattè
Legolas conducendo il suo destriero fuori dalla stalla seguito da Grainne - Ce
la faremo anche senza di lui. Siamo partiti in due e in due arriveremo. Sono
certo che, se riusciremo a portare a termine la nostra missione, anche Beretar
avrà la sua vendetta. -
- La mia vendetta me la
prendo da solo, Elfo. -
Nel sentire quella voce
profonda e decisa, Grainne e Legolas si voltarono di scatto.
Da dietro l’edificio
apparve il guerriero fulvo che, cavallo alla mano, si avvicinò ai due che lo
guardavano piacevolmente sorpresi.
- Beretar ! -
esclamò Grainne - Non ci speravamo più ! Credevamo che fossi già lontano,
ormai ! Allora verrai con noi ? -
L’uomo inarcò un
sopracciglio, e un sorriso sarcastico gli comparve sulle labbra. - Verrò con
voi - rispose - Ma, beninteso, non lo farò per aiutarvi, né per Edoras. Il mio
conto con quella città è chiuso da anni. Voglio solo che il cane che ha osato
farmi questo - disse indicando la cicatrice - la paghi cara. -
Legolas lo guardò e
sorrise, convinto che dietro le parole dell’uomo non ci fosse solo quell’aspro
desiderio di vendetta personale.
- Non importa la tua
motivazione ; il tuo scopo è comunque anche il nostro. Siamo felici che tu
sia con noi, Beretar. - disse.
L’uomo non rispose e
balzò in sella, imitato dai suoi nuovi compagni di viaggio.
- Bene - disse spronando
il suo cavallo - Andiamo. -
Intanto, nelle oscure
prigioni di Edoras, Aragorn giaceva sul pavimento della sua fredda cella,
stanco ed affamato. Nemmeno il più piccolo raggio di luce penetrava fra quelle
quattro mura, e il Ramingo aveva perso completamente la cognizione del tempo.
Da quanti giorni si
trovava là dentro ? Tre ? Quattro ? Non lo sapeva, né gli
importava saperlo. Legolas era stato ucciso e lui trascinato per chissà quali
oscuri motivi in quei freddi sotterranei.
Per tutti il giorno che
seguì il suo arrivo non aveva ricevuto nessuna visita ; solo dopo molte
ore una guardia gli aveva portato una ciotola di cibo e se ne era poi andata
senza dire una parola. Nessun altro si era più fatto vedere da allora.
Cosa volevano da
lui ? Perché avevano deciso di risparmiarlo anziché ucciderlo come avevano
fatto con gli altri ?
Pensando a ciò che era
accaduto a Fangorn, il sangue gli ribollì nelle vene.
Legolas, amico mio, ti vendicherò,
si disse.
Vi vendicherò tutti.
Forse quel desiderio di
vendetta era tutto ciò che lo teneva in vita, insieme al ricordo della sua
amata Arwen. Con il cuore gonfio d’angoscia, pregò che la fanciulla non venisse
a sapere cos’era successo, perché era certo che la disperazione avrebbe potuto
spezzare quel fiore tanto fragile.
Arwen...
Il Ramingo tornò in sé a
causa di un improvviso rumore di passi che si fece sempre più forte
avvicinandosi alla sua cella. Con un rumore secco, la serratura scattò e una
guardia aprì la porta facendo entrare un cavaliere in alta uniforme, il quale
depositò accanto ai suoi piedi un pesante oggetto sferico avvolto in un
prezioso telo rosso porpora. Guardandolo negli occhi, Aragorn riconobbe in lui
il cavaliere che aveva guidato l’imboscata a Fangorn.
- Lasciaci soli. - disse
alla guardia con un cenno della mano. Il soldato chiuse la porta e se ne andò.
L’uomo, tenendo le mani
dietro la schiena, si avvicinò lentamente ad Aragorn.
- Tu sai chi sono
io ? - gli disse in tono arrogante.
Aragorn gli lanciò
un’occhiata piena d’odio, squadrando la sua figura da capo a piedi. - Certo che
lo so. - rispose - Sei uno sporco traditore che non merita altro che la morte.
-
L’uomo scoppiò in una
risata, gettando indietro la testa corvina.
- Il mio nome è Zoren, e
comando i Cavalieri di Rohan in attesa del ritorno del Capitano...cosa che,
ahimè, temo non avverrà mai. E’ terribile, vero ? - disse sogghignando.
Aragorn tacque, senza
staccargli gli occhi di dosso.
- Io invece so benissimo
chi sei tu, Ramingo. Aragorn, figlio di Arathorn...meglio conosciuto nelle
terre del Nord come Grampasso. O dovrei forse chiamarti Elessar, “gemma
elfica”...oppure Estel, “speranza”, come faceva tua madre ? - Dopo aver
pronunciato queste parole con disprezzo, si chinò verso il Ramingo. - Quali
speranze nutrisse riguardo a te, non lo so...ma temo che non ne vedrà
realizzata alcuna. -
Aragorn si alzò di
scatto, cercando di avventarsi contro il cavaliere, ma questi, con un
rapidissimo movimento, sguainò la spada e glie la puntò alla gola.
- Siediti e ascolta. -
ordinò - Non ho intenzione di perdere più tempo del dovuto con te. Ti avrei già
ucciso, se il mio Signore non mi avesse ordinato di portarti qui vivo e
cosciente. -
Aragorn rimase immobile,
disubbidendo al comando di Zoren.
- Il tuo Signore...quale
tremendo incantesimo può aver sconvolto a tal punto la mente di Theoden
Re ? - disse.
- Theoden ? - disse
Zoren -No, il vecchio Re non può
immaginare nulla di quanto sta accadendo...del resto, come potrebbe, visto il
luogo in cui si trova ora ? -
- Cosa gli avete fatto,
dannate carogne ? ! - esclamò Aragorn.
- Credo che la cosa non
ti riguardi. -
Zoren si mosse piano
attorno al Ramingo, senza abbassare la spada.
- Theoden è un
debole...non è degno del trono. Il suo permissivismo e i suoi atteggiamenti
libertari verso la feccia della popolazione stanno riducendo il nostro regno ad
un nido di larve...ma noi non lo
permetteremo. -
- Noi ? - disse
Aragorn.
- Edoras sta aspettando
il suo nuovo Signore...un grande Re che la renderà capitale di tutta la Terra
di Mezzo non appena gli altri popoli liberi saranno caduti sotto il suo potere.
-
- Stai delirando - disse
Aragorn incredulo.
- Nessun delirio !
- gridò Zoren con un lampo di follia negli occhi - Le uniche farneticazioni
sono quelle di coloro che si oppongono all’avvento di Sauron ! Lui l’ha promesso ! Sciocco
Ramingo, hai davanti a te colui che sarà uno degli uomini più temuti della
Nuova Era, quando il potere del Signore che dimora nelle tenebre di Mordor si
sarà mostrato in tutta la sua grandezza ! Quel giorno, io e tutti coloro
che l’avranno servito fedelmente avremo la nostra ricompensa...il controllo di
Rohan è solo una goccia nel mare di tutto ciò che lui può ottenere ! -
Mordor...ora capisco.
Aragorn scosse la testa,
sconvolto dalle parole del cavaliere.
- E’ quello che lui ti ha fatto credere, Zoren !
Ma non ci sarà alcuna ricompensa per te, né per nessun altro ! Non capisci
che sei solo una marionetta nelle mani di Sauron ? Che si libererà di te e
di tutti gli altri non appena avrà raggiunto il suo scopo ? Rifletti,
Zoren ! L’unica cosa a cui egli potrà condurre la Terra di Mezzo sarà la
sua distruzione, e voi tutti sarete distrutti con essa ! Vuoi davvero
tutto questo ? Sei così assetato di potere da non capire dove ti porterà
un tale inganno ? -
Zoren sogghignò.
- Ti sbagli,
Elessar...solo i nemici dell’Oscuro Signore sono votati alla morte, e io non
sarò di certo tra quelli. E nemmeno tu... - L’uomo rinfoderò la spada e sollevò
da terra il pesante involto color porpora. - ...perché tu ci aiuterai. -
Con un rapido gesto
della mano, Zoren tolse il telo scoprendo una lucidissima sfera di pietra nera.
Aragorn deglutì, temendo ciò che lo aspettava.
- Anche lui conosce la
tua identità, erede di Isildur. Il tuo potere gli sarà di grande utilità, una
volta che lui si sarà fatto strada
dentro di te...perciò ora guarda, Elessar...guarda nel Palantìr... -
Aragorn cercò di
resistere, ma sentiva che la terribile forza di colui che si trovava al di là
della sfera stava prendendo il sopravvento.
- Guarda nel
Palantìr ! - ordinò Zoren - Lasciati andare al suo potere ! -
Portandosi una mano alla
tempia, Aragorn, incapace di staccare gli occhi dall’oggetto, vide in esso
prendere forma un occhio fiammeggiante, e una voce sibilante si insinuò nella
sua mente.
Elessar...
- No ! Non mi
avrai ! -
Con uno scatto, Aragorn
colpì la sfera facendola cadere dalle mani di Zoren, e nel momento stesso in
cui la toccò, una fulminea ondata di energia pervase il suo corpo,
costringendolo ad accasciarsi al suolo.
- Dannato Ramingo... -
ringhiò Zoren chinandosi a raccogliere il Palantìr - Non potrai resistere
all’infinito. Prima o poi le tue difese cederanno...e allora sarai uno di
noi... - Poi, mentre Aragorn stava per rialzarsi, l’uomo gli sferrò con rabbia
un calcio in faccia, facendolo nuovamente crollare sul pavimento.
- Guardia ! -
gridò. Lo stesso soldato che pochi minuti prima l’aveva condotto dal suo
prigioniero arrivò di corsa. - Niente cibo né acqua fino a quando lo ordinerò.
Voglio vedere fino a che punto arriverà la tua resistenza, Elessar...e
ricordati che, quando crollerai, sarò lì ad aspettarti... -
Detto questo, uscì dalla
cella.
Aragorn, con la vista
offuscata dal sangue che gli ricopriva il volto, riuscì solo a sentire la
serratura scattare di nuovo e i passi dei due uomini che si allontanavano.
- Sei...sei solo un
illuso... - disse alzandosi a fatica. Ma, dentro di sé, temeva fortemente il
momento in cui le forze lo avrebbero abbandonato costringendolo a cedere alle
lusinghe dell’Oscuro Signore.
Con gli occhi pieni di
rabbia, Zoren si recò nella sala del trono. Vedendolo arrivare con passo
spedito, i due soldati di guardia spostarono le loro lance per farlo passare,
ma quando l’uomo fu giunto dinnanzi al portone, si fermò un momento, esitante.
Anche se si rifiutava di
ammetterlo, l’omuncolo che si era insediato al posto di Theoden lo inquietava profondamente,
pur sapendo benissimo che si trattava di un semplice intermediario tra l’Oscuro
Signore e i suoi servitori...
Zoren respirò
profondamente e fece il suo ingresso nell’ampio salone. I suoi occhi vagarono
lungo le pareti della stanza semivuota, avvolta nell’oscurità, fino a quando
individuarono, accanto ad una finestra dal quale un pesante tendone cremisi
lasciava trapelare un lievissimo spiraglio di luce, una piccola figura
ammantata di nero.
Il cavaliere deglutì
nervosamente, mettendosi sull’attenti.
- Mio Signore... -
- Ha resistito ? -
sibilò la figura senza muoversi di un passo.
- Sì. - rispose Zoren
chinando il capo.
- Lo immaginavo. Posa il
Palantìr e vattene. -
Lentamente, la sagoma
nera si diresse verso il trono, sul quale si sedette togliendosi il cappuccio
che copriva il volto deformato dalla malvagità e dalla sete di potere di Grima
Vermilinguo, il tanto fidato consigliere di Re Theoden. Zoren, tremando, tentò
di avvicinarglisi.
- Mio Signore, ho
ordinato di tenerlo senza cibo né acqua finchè... -
- Il digiuno non servirà
a piegarlo, idiota ! - sbottò Vermilinguo, facendo sobbalzare il cavaliere
- Pensa piuttosto a far portare del cibo al vecchio...Theoden morto non ci
servirà a nulla ! -
- Sì, mio Signore. -
disse Zoren con voce incerta, inchinandosi ossequiosamente. Poi il cavaliere si
diresse verso il portone ed uscì dopo aver posato la sfera su una colonna di
pietra che si trovava al centro della sala.
- Sciocco incapace... -
sibilò Vermilinguo appena Zoren fu uscito, alzandosi dal trono e dirigendosi in
fretta verso il Palantìr - Presto non mi sarai più indispensabile...e allora
troverò il modo di liberarmi anche di te... -
Dopo aver tolto il telo
color porpora che copriva la sfera, l’uomo la fissò intensamente, avvicinando
ad essa una mano senza però toccarla. Lentamente, nel Palantìr apparvero i
contorni della città di Isengard, quindi l’immagine si focalizzò sull’alta torre
di Orthanc e infine su ciò che in essa si trovava : un uomo dalla lunga
barba bianca e dagli abiti dello stesso colore, seduto su un altissimo trono di
pietra...Saruman, lo stregone.
- Mio Signore, Elessar
non ha ceduto al potere del Palantìr... -
- Lo so. - rispose
Saruman - E’ più forte di quanto immaginassi. Ma non temere, mio fedele Grima,
riusciremo a piegarlo al volere di Sauron, prima o poi. E’ solo questione di
tempo. Egli non è che un uomo, dopo tutto...che sia anche il Re di Gondor non ha
alcuna importanza. Il suo sangue non gli servirà da scudo. Ma dimmi, che ne è
di Theoden ? -
- Theoden si trova nei sotterranei
del palazzo, mio Signore, nella più buia delle prigioni. La pozione che gli ho
fatto somministrare lo mantiene in uno stato di parziale coscienza...il vecchio
crederà di vivere in un sogno. -
- O in un incubo. - lo
interruppe lo stregone, sogghignando.
- Esatto, mio Signore...
- rispose ossequioso Vermilinguo - C’è solo da sperare che quell’idiota di
Zoren non lo faccia morire di stenti... -
- Sarà bene per te che
non lo faccia, Grima. - disse Saruman con voce sibilante - Altrimenti sai bene
chi si assumerà la colpa del tradimento di Rohan, se dovessimo perdere il
nostro prezioso burattino, vero ? Con tutte le conseguenze che ne
deriveranno... -
Vermilinguo deglutì,
raggelato da quella frase. - Sì, mio Signore. - rispose - Hai altri
ordini ? -
- Sì - disse Saruman
dopo aver riflettuto un momento - Abbiamo il Ramingo, ma non la ragazza. Lui la vuole, Grima ; è riuscita a
sfuggire agli artigli dei Nazgûl, ma ora si sta avvicinando ad Edoras. E’ assai
preziosa ; trovala, a costo di sguinzagliare i Cavalieri per tutta la
Terra di Mezzo ! -
- Sì, mio Signore. -
disse Vermilinguo inchinandosi di fronte alla figura dello stregone che svanì a
poco a poco facendo tornare il Palantìr una semplice pietra nera levigata.
- Maledetta...avrei
dovuto farla seguire quando se n’è andata... - ringhiò tra sé e sé spalancando
i portoni. Appena lo videro uscire, le guardie si misero sull’attenti.
- Tu - ordinò ad una di
loro - Vai a chiamare Zoren. -
Dopo pochi minuti, il
cavaliere giunse trafelato al cospetto di Vermilinguo.
- Comanda, mio Signore.
-
- Il Capitano sta per
tornare. E’ vicina alla città, molto probabilmente cercherà di entrare di
nascosto. Raddoppia le guardie, triplicale, fai quello che vuoi purchè tu la
prenda viva. Quando sarà nelle tue mani, conducila immediatamente nelle
prigioni, ma stai attento : nonostante la sua apparenza, è estremamente
pericolosa. -
- Non fallirò. - disse
Zoren inchinandosi.
- Non ti sarà permesso
di fallire - disse in tono gelido Vermilinguo - Quella donna è l’unica persona
in grado di mandare in fumo il nostro grande piano, perciò torna con lei o non
tornare affatto. E ora vai. -
Grainne e Legolas,
stupefatti, si voltarono a guardare il guerriero dai capelli rossi, che si
stava massaggiando il ventre con una mano.
- Beretar...siamo
partiti da tre ore...non posso credere che tu sia già affamato ! - disse
Grainne.
- E invece lo
sono ! - ribattè Beretar - Stamattina sono uscito molto presto, con la
ferma intenzione di andarmene per i fatti miei, e non ho nemmeno fatto
colazione per evitare di incontrarvi... -
- Evidentemente, però,
la tua coscienza deve averti parlato... - disse Legolas.
- Umph ! Diciamo
solo che ho riflettuto un po’...e penso di aver preso la decisione più giusta.
Più giusta per me, però, non per il mio stomaco ! -
Grainne e Legolas
risero, sentendo il ventre di Beretar protestare vivacemente alla mancanza di
cibo.
- Temo che dovrai
aspettare che arriviamo ad Edoras per mangiare. Nemmeno noi abbiamo provviste,
e perderemmo troppo tempo, fermandoci adesso. - disse la ragazza.
- E chi ve lo
dice ? - Beretar fermò il suo cavallo e ne affidò le redini a Grainne. -
Sarò di ritorno fra un attimo. -
Sbigottita, Grainne
guardò l’uomo sparire di corsa tra gli alberi.
- E adesso che
facciamo ? - domandò.
- E’ evidente. Ci
fermiamo anche noi. - disse Legolas scendendo da cavallo.
Grainne lo guardò
perplessa. - Ma non eri tu quello che voleva arrivare ad Edoras il più presto
possibile ? -
- A stomaco vuoto non
arriveremo da nessuna parte, Grainne. Non mangiamo da ieri pomeriggio. Io posso
resistere ancora, ma voi due...credo proprio di no. -
- Un altro punto a
sfavore della razza umana... - disse ironicamente Grainne smontando di sella e
avvicinandosi a Legolas - Penso proprio che comincerò a detestare gli Elfi... -
- Ne sei sicura ? -
disse Legolas sorridendo e chinandosi a baciare la ragazza.
I due legarono i cavalli
ad un albero, poi Grainne si sedette sull’erba mentre Legolas si guardava
intorno.
- Magnifico ! -
esclamò ad un tratto l’elfo arrampicandosi agilmente su una pianta che si
trovava accanto a Grainne e scomparendo tra i suoi rami.
- Legolas !
Cosa... ? Oh ! - La ragazza si scansò velocemente da sotto l’albero,
mentre dai suoi verdi rami piombarono a terra numerosi frutti rossi, simili a
mele, l’ultimo dei quali fu seguito da Legolas, che con un balzo si lasciò
cadere dal ramo più alto.
- Questi ci toglieranno
fame e sete per un po’. - disse Legolas chinandosi a raccogliere i frutti con
l’aiuto di Grainne.
- La toglieranno ai
cavalli, forse. -
Beretar apparve
improvvisamente dal fitto della boscaglia, con un’espressione soddisfatta
dipinta sul viso. Al suo fianco pendeva una bisaccia rigonfia.
- Le erbacce sono per
gli animali ! Questo è cibo ! - disse poi sedendosi sull’erba e
svuotando il contenuto della bisaccia, che consisteva in pane e carne
essiccata. L’elfo e la ragazza si guardarono sorpresi, poi guardarono il
guerriero con aria sospettosa.
- ...Dove hai preso
queste cose ? - domandò Grainne.
Beretar sbuffò. - Le ho
trovate - rispose - C’è forse qualche problema ? Abbiamo bisogno di
energie, e quella stupida frutta non sarà sufficiente a saziarci per tutto il
viaggio. -
- Beretar, questo è
pane ! - sbottò Grainne.
- Lo vedo. -
- Beh, non mi risulta
che il pane cresca sugli alberi o la carne sottoterra... - disse Legolas
incrociando le braccia.
Beretar spostò altrove
lo sguardo. - Insomma, l’ho solo...preso in prestito, ecco ! -
- Ah, sì ? E come
pensavi di restituirlo ? Masticato ? - disse Legolas.
- Ho lasciato un
guerriero e ritrovo un buffone ! - disse Grainne dando un rabbioso calcio
alla terra - Beretar, dimmi subito dove hai preso tutto questo cibo ! -
Il guerriero sospirò. -
Ricordate quel viandante che abbiamo incrociato poco prima di fermarci
qui ? Beh... -
- Non credo alle mie
orecchie ! - sbottò Grainne -Beretar, come hai potuto derubare quel poveretto ? ! -
- Oh, non se la passava
tanto male, fidati... - disse Beretar estraendo dalla tasca un sacchetto pieno
di monete tintinnanti.
Grainne e Legolas
guardarono l’uomo, esterrefatti. - Sei...sei un ladro ! Sei diventato un
volgarissimo ladro ! - esclamò Grainne.
- Diciamo che rubo ai
ricchi per dare ai poveri... -
- Certamente...e
scommetto che il povero sei tu... - disse Legolas.
- Come hai fatto a
indovinare ? - rispose Beretar con aria innocente.
- Beretar, riporta
subito questa roba al suo proprietario, sempre che tu non...non...oh, grande
Eru, non voglio nemmeno immaginarlo ! ! - disse Grainne portandosi
una mano al viso.
- Calma, calma, Capitano
- disse Beretar con voce seria - Sono un ladro, non un assassino. E poi il
“poveretto” non era altro che un ricco e sprovveduto mercante di Edoras che
viaggiava in incognito. Non ha perso molto, credimi. Anzi, non credo nemmeno
che mi abbia notato. Aveva legato la borsa al suo cavallo, ho agito in tutta
tranquillità mentre si abbeverava nell’Acquaneve. - disse poi indicando il
fiume che scorreva poco lontano da loro.
Grainne lo guardò,
furibonda. - Sei il disonore dei Cavalieri di Rohan, ecco cosa
sei ! ! -
- I cavalieri di Rohan
sono già abbastanza disonorati senza il mio contributo, Capitano ! - ribattè Beretar mettendosi faccia a faccia con
Grainne, le mani sui fianchi.
- Grainne... - sussurrò
Legolas afferrando il braccio della ragazza e guardandosi intorno con aria
inquieta. Grainne non gli prestò attenzione.
- Non chiamarmi
“Capitano” con quel tono, Beretar ! - disse agitando un dito davanti al
guerriero.
- Ascoltate... - tentò
nuovamente Legolas camminando intorno ai due con circospezione, sempre più
agitato.
- Perché, cosa succederà
altrimenti ? - rispose Beretar in modo arrogante.
All’improvviso,
un’enorme clava di pietra si abbattè accanto ai tre compagni di viaggio,
facendoli sobbalzare dallo spavento. Dagli alberi comparve poi un’orribile
creatura alta il doppio di un uomo, con il corpo interamente ricoperto di
scaglie verdi, che, ruggendo, fece roteare la clava attorno alla sua testa.
- Olog-hai ! - gridò Legolas - Fuggiamo ! -
Beretar e Grainne
riuscirono appena a scansarsi quando la pesante clava del mostro si abbattè
nuovamente accanto a loro.
- Ma che
cos’è ? ! ? - esclamò Beretar, incapace di muoversi.
Prima che qualcuno
potesse rispondergli, la creatura lanciò un altro ruggito di rabbia e sollevò
la sua arma per abbatterla sul guerriero. Con un balzo felino, Legolas si
lanciò contro Beretar e lo gettò di lato, evitandogli di finire schiacciato.
- E’ un Olog-hai !
- esclamò l’elfo - Un Troll dei boschi ! -
- Chiunque sia, noi non
saremo il suo pasto ! - disse Grainne rialzandosi e sguainando la spada.
Poi si chinò di scatto e colpì l’Olog-hai alla caviglia. Il Troll urlò di
dolore.
Legolas incoccò
velocemente una freccia e la sganciò, mirando alla fronte del mostro, ma
questo, con una rapidissima mossa, bloccò la freccia a mezz’aria.
- Credevo che i Troll
fossero tutti incommensurabilmente stupidi ! - esclamò Beretar.
- Non questo ! -
rispose Legolas centrando un occhio della creatura, la quale si contorse
gridando e si strappò il dardo dall’occhio ormai accecato.
- E’ fatta ! -
gridò Grainne - Ai cavalli, presto ! -
Ma, come un vortice, il
Troll abbattè con un colpo orizzontale gli alberi che si trovavano accanto ai
tre,i quali caddero a terra mentre i
loro cavalli, ormai liberi, fuggivano al galoppo.
Sgomenti, i tre compagni
si rialzarono e corsero via il più velocemente possibile, mentre Legolas
continuava a scagliare frecce nella direzione del Troll. Ma la sua pelle era
estremamente dura, e i dardi rimbalzavano su di essa come sulla pietra.
- Andiamo verso
l’Acquaneve ! - gridò Beretar.
I tre corsero
all’impazzata, seguiti dal mostro che non aveva intenzione di desistere e si
stava mostrando incredibilmente resistente e veloce. Girandosi indietro più
volte, il piccolo gruppo corse senza nemmeno sapere in quale direzione si
stesse muovendo, fino a quando si fermarono all’improvviso sul bordo di una
cascata. A causa di quel brusco arresto, Beretar perse l’equilibrio e rischiò
di cadere, ma Grainne e Legolas riuscirono a trattenerlo.
Ma quando si girarono di
nuovo, videro che il Troll li aveva raggiunti e, sanguinante, stava sollevando
di nuovo la sua clava.
Legolas si guardò
rapidamente intorno ; vide la cascata, i massi umidi che la circondavano e
l’Acquaneve che scorreva impetuoso. Troppe sterpaglie lungo la riva impedivano
una corsa veloce lungo essa.
- E’ finita ! -
gridò - Non abbiamo altre vie di fuga ! -
Beretar rimase immobile
per un istante, la mente in subbuglio, poi si voltò verso i due compagni. -
No ! - disse - Una c’è ! -
In un attimo, srotolò
dalla cintola una lunga frusta che scagliò verso un ramo pendente da un robusto
albero che si trovava lungo la riva opposta, proprio al limite della cascata,
avvolgendosi intorno ad esso.
- Tenetevi a me ! -
gridò il guerriero.
- Sei pazzo ! -
esclamò Grainne, obbedendo però a quell’ordine.
Appena prima che la
clava del Troll si abbattesse sul gruppo, Beretar si lanciò attraverso il
fiume, afferrando stretto il manico della frusta e lasciandosi andare con essa
verso l’altra sponda. Grainne gridò, e Legolas chiuse gli occhi mentre si
immergevano di colpo nelle fredde acque del fiume. Lottando contro la corrente,
Beretar cercò di tirare se stesso e i compagni verso il ramo su cui la frusta
era arrotolata, ma esso si piegava sempre di più per il peso che era costretto
a sopportare.
- Non ce la faremo mai,
Beretar ! - esclamò Grainne stringendosi al guerriero con tutte le sue
forze.
- Ce la faremo, invece !
- rispose Beretar - L’importante è che il ramo non... - Improvvisamente si udì
un sinistro scricchiolio. - ...ceda ! ! -
In men che non si dica,
il ramo si spezzò e i tre vennero trascinati via dalla corrente verso la
cascata, dalla quale precipitarono gridando di paura, e, dopo alcuni attimi
interminabili, piombarono nell’acqua molti piedi più in basso.
Dopo aver percorso
sott’acqua una distanza indefinibile, Legolas, annaspando, riuscì ad emergere
in superficie, e si trascinò faticosamente a riva afferrandosi ad una radice
sporgente. L’elfo si buttò sulla sponda dell’Acquaneve, ansimando, e, dopo aver
tossito tutta l’acqua che aveva ingerito, si appoggiò sui gomiti, guardandosi
intorno. La sua spada e l’arco erano stati portati a riva e giacevano poco
distanti da lui ; tastandosi la cintura, sentì che, fortunatamente, il
pugnale e la borsa erano ancora al loro posto. Le uniche perdite evidenti erano
le sue frecce. Rialzandosi, cercò con lo sguardo i suoi compagni, convinto che
non fossero affatto lontani. Poco più in là, infatti, Beretar si stava
strizzando il mantello. Con il cuore in tumulto, Legolas lo raggiunse.
- Hai visto, Elfo ?
- disse il guerriero togliendosi uno stivale per farne uscire l’acqua - Non è
andata come prevedevo, ma siamo comunque riusciti a liberarci di quel dannato
Troll... -
Legolas non gli prestò
la minima attenzione e continuò a guardarsi intorno con espressione sgomenta, i
capelli fradici incollati sul viso.
- No... - disse.
- Qualcosa non va ?
- chiese Beretar avvicinandosi a lui, con espressione preoccupata.
- Grainne ! -
esclamò rabbiosamente Legolas avventandosi contro il guerriero e afferrandolo
per il collo della tunica - Stupido bestione ! Abbiamo perso
Grainne ! ! -
- Non può essere lontana
- disse Legolas che, con il cuore in gola, correva lungo la sponda del fiume
cercando febbrilmente Grainne, seguito da Beretar - La corrente non era molto
forte. Forse, più a valle... -
Dopo aver percorso un
tratto abbastanza lungo, si fermò a riprendere fiato.
- Non la troveremo -
disse l’uomo ansimando - Non la troveremo più... -
L’elfo non badò alle sue
parole.
- Legolas... - disse
Beretar, preoccupato, appoggiandogli una mano sulla spalla.
Con uno scatto, il
principe scostò la mano del guerriero e lo fissò negli occhi.
- Non parlare ! -
gridò - Non dire una sola parola ! -
- Legolas, stiamo solo
perdendo tempo...se l’acqua non l’ha ancora portata a riva per tutto questo
tratto, significa che... -
- No ! - L’elfo si
portò entrambe le mani alla testa. Poi, furioso, puntò un dito contro il petto
di Beretar.
- Stammi bene a
sentire ! - disse - Se vuoi andartene, sei libero di farlo. Nessuno ti
trattiene. Ma io, senza Grainne, non andrò da nessuna parte ! Continuerò a
cercarla, dovessi correre fino alla foce di questo maledetto fiume ! Ma se
non dovessi più trovarla... - Il suo sguardo, dapprima duro e freddo come il
ghiaccio, diventò triste e disperato.
- Tu la ami. - disse
Beretar.
- Più della mia vita. -
rispose Legolas
Il guerriero dai capelli
rossi tacque, volgendo lo sguardo verso l’Acquaneve che scorreva ormai
tranquillo.
- Anche se sono
diventato un volgare ladro - disse - Dentro di me resto sempre un Rohirrim...e
un vero Rohirrim serve il suo Capitano a costo della vita. -
Legolas sorrise, come
per ringraziare Beretar per la solidarietà che gli stava mostrando.
- Andiamo, Legolas - gli
disse, battendogli una mano sulla spalla - Cerchiamo il Capitano. -
Mentre la corrente la
trascinava sempre più lontano, Grainne, che aveva cercato disperatamente di
tenersi a galla, sentì le forze venirle meno. Perdendo conoscenza, la ragazza
si lasciò trasportare dai flutti, mentre il suo pensiero inevitabilmente si rivolgeva
al suo amore.
Chiudendo gli occhi,
provò un’indescrivibile sensazione di leggerezza, come se il suo spirito fosse
uscito dal corpo e stesse volteggiando in un cielo dai mille colori.
Dunque è questo che si prova...ogni volta che il nemico cade
sotto i miei colpi, io gli dono...la serenità...
Ad un tratto, le apparve
in lontananza una figura nota. Colma di felicità, la ragazza cercò di
raggiungerla, ma un ostacolo invisibile la fece fermare a pochi passi di
distanza da essa.
Il cielo multicolore si
trasformò in un mare d’erba, e lei si trovò a posare delicatamente i piedi su
un enorme prato fiorito.
- Padre ! - gridò
alla figura che la guardava sorridendo - Sei venuto a prendermi ? -
L’uomo sorrise. - Quel
momento è ancora lontano, figlia mia. - le rispose.
Gli occhi di Grainne si
riempirono di tristezza. - Ti prego, padre mio, non mi lasciare...mi sento così
debole...una forza terribile mi sta soverchiando, e temo che presto
soccomberò... -
- In te ci sono vita e
morte, Grainne...trova la vita e con essa combatti la morte. -
- Sto già combattendo,
padre, ma da sola non posso farcela ! Ti prego, non mi abbandonare...non
mi abbandonare... - disse Grainne, supplichevole.
L’uomo scosse la testa.
- Io non ti ho abbandonata, figlia...sono sempre con te, ma non sono io quello
che può aiutarti. Devi credere in te stessa, ora che hai trovato qualcuno che
crede in te e sarà sempre al tuo fianco. Ricorda che sarai solo tu a dover
combattere. Sei una guerriera, figlia mia, questo è il tuo destino...non cedere
mai...non cedere... -
La figura dell’uomo
iniziò a dissolversi, e insieme a lui anche il mare d’erba scomparve, e
all’improvviso sembrò calare l’oscurità.
- Padre ! - gridò
la ragazza allungando un braccio davanti a lei.
- Lotta, Grainne...vinci
su te stessa, figlia... - disse la voce dell’uomo, dissolvendosi nel buio.
Ad un tratto, Grainne si
sentì soffocare, e, anche se non poteva vederlo, avvertì distintamente qualcuno
afferrarla per le spalle.
- Grainne ! Grainne !
Puoi sentirmi ? - disse una voce confusa. La ragazza aprì piano gli occhi
e intravide due sagome dai contorni sfuocati, chine su di lei. Un’altra voce
risuonò nelle sue orecchie, ma non riuscì a capire le sue parole.
- Non così,
sciocco ! Lascia fare a me ! -
Improvvisamente, Grainne
sentì una forte pressione sull’addome, e, quasi involontariamente, si alzò a
sedere di scatto, sputando tutta l’acqua che aveva nei polmoni.
- Grazie al cielo... -
- Vorrai dire grazie a
me ! -
Tossendo convulsamente,
la ragazza alzò piano la testa e si accorse di trovarsi fuori dall’acqua, in
riva al fiume, sotto gli sguardi preoccupati di Legolas e Beretar.
- Sono...ancora viva...
- disse, riprendendo fiato e scostandosi i capelli fradici dal viso.
Legolas la guardò con
gli occhi colmi di lacrime di gioia. - Temevamo di non trovarti più... - disse
stringendola a sè.
Beretar tossicchiò. -
Veramente era lui che lo temeva...io
ero più che certo che tu fossi viva e vegeta ! Hai sempre avuto una buona
tempra, Capitano ! -
Legolas lanciò uno
sguardo di disapprovazione al guerriero, ma non potè evitare di sorridere.
- Beretar, cerca della
legna. - disse, sollevando la fanciulla tra le braccia - Abbiamo bisogno di un
fuoco per asciugarci. -
L’uomo annuì e si mise
alla ricerca di rami secchi da bruciare, mentre Legolas portava Grainne verso
una piccola radura poco lontana dal fiume, nella quale avrebbero potuto
accamparsi.
In breve, i tre si
scaldarono davanti ad un bel fuoco ardente, e ciò fu per loro di enorme
sollievo. Legolas si sedette accanto a Grainne, massaggiandole la schiena e le
braccia infreddolite.
- La tua mossa avventata
poteva costarci cara, Beretar. - disse Legolas con disapprovazione.
- Non essere troppo
severo con lui, Legolas. In fin dei conti è merito suo se ci siamo salvati. -
obiettò Grainne posando una mano sul braccio dell’elfo.
Beretar sorrise. -
Legolas ha tutto il diritto di rimproverarmi. - disse - Ha rischiato di perdere
ciò a cui teneva di più al mondo, Capitano. Non dimenticarlo. -
L’elfo e la fanciulla si
guardarono sorridendo. Poi Legolas si rivolse a Beretar :
- No, ha ragione
lei...sono io che devo chiederti perdono. - disse con voce sincera. Ad un
tratto, l’elfo si accorse che Beretar, con aria sofferente, si stava stringendo
il braccio sinistro.
Sotto lo sguardo
impensierito di Grainne, Legolas si diresse verso il guerriero e lo costrinse a
mostrargli il braccio, e sussultò nel vedere il profondo taglio sanguinante che
lo solcava di traverso.
- Grande Eru ! -
esclamò Grainne, sgomenta - Beretar ! -
- Dev’essere successo
quando siamo caduti nella cascata...non mi fa male, ma non vuol saperne di
smettere di sanguinare... -
Legolas impallidì. - Mi
dispiace...io...non me n’ero accorto, prima...dobbiamo fare qualcosa, stai
perdendo troppo sangue, Beretar ! -
L’uomo accennò un
sorriso sofferente, il viso pallido e sempre più tirato dal dolore. - Non
sarebbe certo un modo onorevole per morire...ma per un ladro, tutto sommato,
non è poi così grave... -
- Non dirlo nemmeno per
scherzo ! - sbottò Legolas - Grainne, cosa... ? -
La ragazza non
rispose ; nella sua mente continuavano a risuonare le parole che aveva
sentito pronunciare dallo spirito di suo padre poco prima.
In te ci sono vita e morte...
Anche se avrebbe
preferito trovare un’altra soluzione, non aveva scelta. L’aveva già fatto una
volta, e l’avrebbe fatto di nuovo. Così come aveva salvato Legolas, avrebbe
salvato anche Beretar.
Decisa, la ragazza si alzò
e andò ad inginocchiarsi accanto al guerriero dai capelli rossi. Senza dire una
parola, sotto lo sguardo preoccupato di Legolas, pose una mano sulla ferita di
Beretar, che sussultò dal dolore, e con l’altra gli chiuse gli occhi, cercando
di tranquillizzarlo.
- Non dite nulla. -
disse, raccogliendo tutte le sue energie.
Come d’incanto, un tenue
bagliore rosso si sprigionò dal palmo della sua mano, illuminando il braccio di
Beretar.
- Cosa... ? !
- disse il guerriero, sorpreso. La ragazza non sembrò sentirlo e continuò a
concentrarsi su quella strana luce.
Ad un tratto, Beretar
avvertì uno strano pizzicore, come se una mano invisibile gli stesse lentamente
ricucendo la pelle tagliata. Intimorito, alzò lo sguardo su Grainne, e gli
sembrò che la fanciulla non fosse con loro se non con il suo corpo, mentre la
sua mente doveva essere persa altrove...
Grainne chiuse gli
occhi, e la luce si fece più intensa. Numerose gocce di sudore iniziarono ad
imperlare la fronte della ragazza, che iniziava a mostrare segni di fatica,
fino a quando, dopo aver raggiunto l’apice dello splendore, il bagliore si
affievolì fino a scomparire del tutto.
Grainne si portò una
mano alla fronte e si sentì mancare, ma fu prontamente sorretta da Legolas che
la guardò, sbigottito.
- Grainne...questa... -
L’elfo alzò gli occhi su Beretar, che, con sguardo incredulo, si stava passando
una mano sul braccio ferito, e vide con stupore che il profondo taglio si era
completamente chiuso, come se non fosse mai esistito. - Questa è magia... -
Grainne guardò i due con
occhi stanchi. - Non so come sia possibile una cosa del genere - disse - So
solo che avviene. E mi spaventa...ogni volta sento che le mie energie vengono
prosciugate...ma un dono così grande vale pure qualche sacrificio, non credete ?
-
- Ora capisco perché hai
scelto di diventare una guaritrice. - disse Beretar.
Grainne scosse il capo.
- Non sempre ne sono capace. Devo volerlo con tutte le mie forze. - Il suo
sguardo si spostò su Legolas. - Non poter contare su questo potere è un limite
troppo grosso per me. -
L’elfo sorrise. - Non è
un limite restituire la vita. Se hai questo dono, significa che sei un essere
speciale... - disse, abbracciandola - ...ma non avevamo bisogno di una
dimostrazione per rendercene conto. -
Grainne sorrise a sua
volta e chiuse gli occhi, restituendogli quell’abbraccio.
Beretar si avvicinò a
loro e si aggiunse a quell’abbraccio collettivo. - Questo significa che sono in
debito con te, Capitano. - disse - Maledizione, è davvero una disgrazia... -
I tre compagni di
viaggio scoppiarono a ridere. Poi il gigante dai capelli rossi si rialzò,
sgranchendosi il braccio come per provarne la ritrovata funzionalità.
- Direi che possiamo
rimetterci in viaggio. - disse Grainne.
- No - replicò Beretar -
Prima si mangia. Le mie gambe non mi reggeranno ancora per molto, se non metto
qualcosa sotto i denti ! -
Legolas lo guardò con
aria perplessa. - Beretar... - disse - Le provviste sono rimaste dall’altra
parte del fiume... -
- Oh. - disse il
guerriero lasciando cadere le braccia, sconsolato - Beh, vorrà dire che ci
toccherà cercare qualcos’altro da mangiare. -
- O qualche altro
viandante da derubare... - disse ironicamente Grainne.
Legolas sospirò e prese
la borsa che gli pendeva al fianco, rovesciandone il contenuto davanti ai volti
stupiti dei due compagni. Alcuni dei piccoli frutti rossi che aveva raccolto
prima dell’assalto del Troll, rotolarono sull’erba.
- Per fortuna sono stato
previdente ! - disse - Anche se forse Beretar non apprezzerà questi doni
della natura... -
- Niente affatto !
- esclamò il guerriero addentando un frutto.
Ridendo, i tre
consumarono quel piccolo pasto. Poi, ancora stanchi ma più sollevati, si
rimisero in cammino alla volta di Edoras.
Legolas, Grainne e
Beretar camminarono ancora per diverse ore seguendo il corso dell’Acquaneve,
fino a quando il paesaggio non cambiò, e i boschi furono sostituiti da un
terreno scosceso, a tratti collinare, dalla vegetazione piuttosto rada. Mentre
camminava, Legolas non riusciva a non pensare al modo in cui Grainne aveva
curato il braccio di Beretar, e si disse che sicuramente doveva aver riservato
anche a lui lo stesso trattamento, quando l’aveva salvato. Ripensò alle parole
che gli aveva detto Gandalf a Bosco Atro ; un male senza nome e una volontà altrettanto forte di combatterlo...
Non potè evitare di
domandarsi nuovamente chi fosse in realtà la donna che amava...
Legolas alzò gli occhi
al cielo ; il sole era scomparso dietro una fitta coltre di nubi
dall’aspetto minaccioso.
- Sta per piovere. -
disse.
Grainne sospirò. - Non
dovrebbe mancare molto, ormai. Speriamo che resista ancora un po’. -
Ad un tratto, il
guerriero dai capelli rossi si fermò di colpo, lo sguardo dritto davanti a sé.
- Guardate ! -
esclamò indicando in avanti.
Grainne e Legolas
seguirono il dito di Beretar, e rimasero a bocca spalancata dallo spettacolo
che si presentò davanti ai loro occhi. Sulle pendici di una collina si trovava
una cinta di mura, che circondava numerose abitazioni e strade brulicanti di
vita, e, sulla sommità del colle, un palazzo dalle porte e dai tetti d’oro.
Grainne fece una rapida
corsa in avanti, il cuore palpitante dall’emozione.
- Meduseld... - disse
tra sé e sé. Poi si voltò verso gli altri due. - Siamo arrivati ! - gridò,
felice - Quella è Edoras ! -
Beretar osservò
incantato la città. - Meduseld, la Magione Dorata...la residenza dei sovrani
del Mark. - disse - Ho vissuto per anni in questa città, ma la sua vista non
manca mai di riempirmi di meraviglia... -
Legolas non parlò, e si
avvicinò a Grainne, che non riusciva a staccare gli occhi da quel panorama. -
Finalmente è giunto il momento del ritorno. - le disse, posandole una mano
sulla spalla.
- Fino ad ora non lo
credevo possibile...non riusciresti mai a comprendere le emozioni che sto
provando in questo momento, Legolas... - rispose la ragazza con voce tremante -
Non...non so più che fare, mi sento confusa... -
- Non vorrai fermarti
proprio ora ? - disse dolcemente l’elfo.
La ragazza deglutì,
cercando di sciogliere il nodo che le si era formato in gola, e si rivolse ai
suoi compagni di viaggio. - No, non possiamo fermarci adesso. Andiamo. -
Giungendo alle porte
della città, i tre viaggiatori notarono che, nonostante la presenza di numerose
guardie intorno alle mura, la gente entrava ed usciva da esse con la massima
tranquillità.
Grainne si fermò
all’improvviso, incerta. - Non credo sia opportuno entrare subito in città.
Temo che qualche guardia possa riconoscerci...soprattutto te, Legolas, se tra
esse ci sono alcuni dei cavalieri che hanno tradito...forse è meglio aspettare
il calare delle tenebre. -
L’elfo alzò lo sguardo
al cielo, pensieroso. Alcune gocce di pioggia iniziarono a cadere, costringendo
la gente che si muoveva dentro e fuori le mura a cercare precipitosamente un
riparo. - Aspetta. Per una volta la pioggia ci è amica. Avvolti nei nostri
mantelli potremo mischiarci alla folla ed entrare senza farci notare. -
- L’Elfo ha ragione. -
disse Beretar sollevando il cappuccio sopra la testa - Nessuno farà caso a tre
viandanti bagnati e infreddoliti in più. Andiamo. -
Grainne annuì e, con
Legolas, imitò il guerriero. I tre seguirono il fiume di persone che si
rifugiavano entro le mura della città ; mentre superavano le grandi porte,
la fanciulla si guardò intorno con circospezione e notò, stupita, che non
conosceva il volto di nessuno dei cavalieri di guardia.
- E ora ? - domandò
Legolas avvicinandosi a lei.
- Ora devo trovare il
modo di contattare Gareth. - rispose Grainne.
- Gareth ? - disse
Beretar, stupito - Stai parlando di Gareth Tarkas ? -
- Chi è Gareth
Tarkas ? - domandò Legolas.
Grainne continuò a
guardarsi intorno. - E’ l’unico cavaliere che mi abbia davvero servito con
fedeltà. Ed è la sola persona che ci possa aiutare, adesso. -
Beretar aggrottò la
fronte. - E tu pensi che ti sia fedele anche adesso ? Le cose sono un po’
cambiate in questi ultimi tempi, Capitano. E poi io non mi sono mai fidato di
lui. - disse.
- Tu non ti sei mai
fidato di nessuno, Beretar. E comunque non abbiamo altra scelta. - rispose
Grainne dirigendosi verso un bambino che giocava con un carretto di legno sotto
un porticato. L’elfo e il guerriero la seguirono, pur tenendosi a breve
distanza da lei.
- Buongiorno, piccolo. -
disse gentilmente chinandosi verso il bambino senza togliersi il cappuccio che
le copriva parte del viso - Dimmi, conosci forse un cavaliere di nome Gareth
Tarkas ? -
- Certo che sì ! E’
Guardia di Porta Occidentale a Meduseld. Oppure Orientale...non ricordo. -
rispose il bambino grattandosi la testa con aria dubbiosa.
- Non importa. - disse
Grainne estraendo dalla tasca una moneta d’oro e mostrandola al bambino che
rimase a bocca spalancata - Vuoi guadagnarti questa ? -
Il piccolo annuì,
sgranando gli occhi. - Allora corri da Gareth e digli che Emmeline lo aspetta
dopo il tramonto davanti alla bottega del fabbro. -
Il bambino annuì e corse
via.
- Non c’è che dire, ti
sei servita di un bel messaggero. - disse Beretar con ironia, avvicinandosi
alla ragazza - Credi che ti obbedirà ? -
- Possiamo solo
sperarlo. - rispose Grainne sospirando - Ora dobbiamo trovare un posto in cui
ripararci...non possiamo stare tutto il tempo sotto la pioggia. -
- Qui vicino c’è una
locanda in cui potremo stare tranquilli. - disse Beretar - Conosco il
proprietario, è uno che non fa storie a patto che si paghi il conto. Sono
sempre andato da lui, le rare volte in cui sono tornato in città. Ma tu - disse
poi rivolgendosi a Legolas - Ricordati di tenere quel cappuccio ben calcato
sulla testa. -
- Spero che la vostra
fiducia sia ben riposta. - disse l’elfo incamminandosi con Grainne dietro al
guerriero. Provava una strana sensazione, come se un vecchio ricordo confuso
iniziasse ad affiorare alla sua memoria...ma non sapeva ancora cosa potesse
riguardare.
La locanda era buia e
fredda, ma in compenso al suo interno non vi era nessuno. I tre si sedettero a
mangiare ad un tavolo isolato e lì rimasero fino a quando iniziò a calare
l’oscurità.
- Bene, è ora di andare.
- disse Grainne sottovoce, alzandosi da tavola - Aspettatemi qui, tornerò tra
breve. -
Legolas la guardò, sorpreso.
- Non vorrai andare da sola, spero ! - esclamò.
La ragazza gli pose una
mano sul braccio. - Non preoccuparti, saprò benissimo badare a me stessa.
Beretar, sei certo che questo posto sia sicuro ? -
- Ci sono due uscite
laterali che danno su lunghi vicoli bui. Terremo gli occhi ben aperti ;
non ci sorprenderanno facilmente. -
- Bene. A tra poco. -
disse Grainne allontanandosi.
- Grainne... - disse
Legolas, preoccupato, trattenendola per un braccio - Ti prego...stai attenta...
-
La fanciulla sorrise. -
Ho fatto una promessa, non ricordi ? E ho tutta l’intenzione di
mantenerla. - Detto questo, uscì dalla locanda.
Legolas, inquieto,
guardò la ragazza chiudere la porta e scomparire nel buio.
- Come posso stare
tranquillo mentre lei è là fuori, nella tana del lupo ? - disse,
stringendo i denti.
- Non ti fidi di
lei ? Eppure dovresti conoscerla... - disse Beretar.
- Io mi fido di lei -
ribattè Legolas - Ma non delle persone di cui lei si fida. Ho una sensazione terribile, Beretar, e non riesco a
scacciarla... -
- Rilassati ! -
disse il guerriero incrociando le braccia sul ventre e allungando le gambe sul
tavolo - Il Capitano è una donna in gamba...ed è armata. Se la caverà più che
bene ! -
- Può darsi - rispose
Legolas alzandosi - Ma non resterò qui ad aspettarla con il cuore in gola,
Beretar. -
- Aspetta un
momento ! - esclamò l’uomo rimettendosi a sedere - Non conosci nemmeno la
città, come pretendi di trovare la bottega del fabbro ? -
- La troverò,
semplicemente. - rispose Legolas alzando le spalle.
Beretar scosse la testa,
preoccupato. - E poi rischi di imbatterti nelle guardie ! No, Legolas, tu
non devi muoverti da qui ! -
- Non temere...sono un
elfo, passare inosservato nell’oscurità non mi riesce affatto male ! -
- Legolas ! -
Incurante delle proteste
di Beretar, l’elfo uscì velocemente dalla locanda, seguito dal guerriero che si
fermò sulla soglia osservandolo correre con passo leggero e silenzioso lungo il
vicolo oscuro.
Sbigottito, il gigante
dai capelli rossi scosse il capo. - Dannazione...come se non bastasse tutto
quello che è capitato, ora mi tocca anche fare da balia ad un elfo
cocciuto ! - borbottò tra sé e sé. Poi si guardò intorno, assicurandosi
che non passasse nessuno, e seguì Legolas nell’oscurità.
Grainne camminò
lentamente sotto la pioggia, lungo le strade buie che l’avrebbero condotta nel
luogo dell’appuntamento con Gareth Tarkas. Completamente avvolta nel suo
mantello, si guardò attorno con circospezione, squadrando da sotto il cappuccio
i volti dei pochi passanti, fortunatamente a lei ignoti, che incrociava. Ad un
tratto sentì dei pesanti passi giungere da dietro un angolo oltre il quale la
strada da lei percorsa incrociava il vicolo in cui avrebbe dovuto svoltare.
Immediatamente, la ragazza si girò verso il muro proprio mentre una pattuglia
di soldati di guardia le passava davanti.
Grainne rimase immobile
fino a quando i soldati non si furono allontanati ; poi, con il cuore che
le martellava nel petto, fece capolino da dietro l’angolo e trasse un profondo
respiro. A circa metà del vicolo, sotto un’insegna sporca e scrostata che
rappresentava un incudine, si trovava una figura completamente ammantata che si
muoveva nervosamente.
Gareth, si disse Grainne, con un sospiro di
sollievo.
In quel momento, la
figura si voltò verso la ragazza.
- Sei tu ? - disse
con voce inquieta - Io non conosco nessuna Emmeline. Cosa vuoi da me ? -
Grainne avanzò
lentamente nel vicolo, il rumore dei suoi passi coperto da quello della pioggia
battente. - E’ vero - disse - Ma spero che tu riconosca me. -
L’uomo la guardò con
espressione stupefatta. - Tu ! - esclamò, andandole incontro. Quando fu
giunto davanti a lei, si inginocchiò, chinando la testa. - Capitano...vederti
qui mi riempie di gioia ! -
- Anch’io sono felice di
rivederti, mio buon Gareth - disse Grainne.
- Sono anni che Theoden
Re attende il tuo ritorno - disse l’uomo alzandosi e stringendole le mani -
Dimmi, hai finalmente deciso di riprendere il posto che ti spetta ? -
- No, Gareth, non sono
qui per questo. - disse Grainne - Non ho molto tempo per spiegarti tutto. Ho
bisogno del tuo aiuto, la situazione è molto grave. -
Il volto di Gareth
Tarkas si fece serio, da sotto il cappuccio che lo oscurava. Grainne si disse
che, se non fosse stato per la sua inconfondibile voce, non avrebbe potuto
riconoscerlo nel buio. - Farò qualsiasi cosa sia in mio potere per te,
Capitano. -
La fanciulla si guardò
intorno. - Ho visto che ci sono molti nuovi uomini nelle file dei Cavalieri.
Troppi, forse. Dove sono le vecchie guardie ? - domandò sottovoce.
- Molte si sono ritirate.
- rispose Gareth - Vermilinguo ha arruolato le nuove leve...servono braccia
giovani per difendere il paese. -
- E sei certo che ci si
possa fidare di loro ? -
Gareth la guardò,
accigliato. - Cosa intendi dire ? -
Grainne respirò
profondamente e raccontò al soldato tutto ciò che era successo pochi giorni
prima. Gareth rimase a bocca aperta, sconvolto.
- Non è possibile... -
disse - Non riesco a credere che tra i Cavalieri vi siano dei traditori !
Una guerra contro il Bosco Atro significherebbe la fine per Edoras, chi mai
potrebbe desiderare che ciò si verifichi ? -
- Qualcuno che vorrebbe
estendere il suo potere sulla Terra di Mezzo, Gareth...e il Principe del Bosco
Atro è qui per impedirlo. Ma non può presentarsi da Theoden da solo, il rischio
è troppo grande...questa volta potrebbe davvero rimanere ucciso, e sarebbe la
fine. Ma io non ho più nessuno di cui fidarmi tranne te, lo sai bene...per
questo abbiamo bisogno del tuo aiuto. So che sei stato nominato Guardia di
Porta all’ingresso occidentale di Meduseld... -
- Come l’hai
saputo ? -
- Ho i miei informatori.
- rispose Grainne sorridendo.
Gareth spostò lo sguardo
verso il fondo del vicolo, sbuffando nervosamente.
- D’accordo - disse
infine - Domattina presentatevi alla Porta Occidentale. Io sarò lì, e cercherò
di farvi arrivare da Theoden. Ma non garantisco che vi crederà. -
- Dovrà farlo. - disse
Grainne - Altrimenti sarà la fine. Ti ringrazio, mio fedele Gareth. -
Il soldato sorrise. -
Qualsiasi cosa per il mio Capitano. E’ sempre un onore servire una guerriera di
così grande valore come te. Non immagini quanto ho desiderato il tuo ritorno. -
- Avrei preferito farlo
in un’occasione migliore, ma il destino ha voluto diversamente. Ora vai,
Gareth, aspettaci domani. -
L’uomo si congedò con un
ossequioso inchino e corse via.
Grainne, pensierosa, lo
guardò allontanarsi nel buio, e non si accorse che, nascosti dietro un arco di
pietra, Beretar e Legolas l’avevano osservata per tutto quel tempo...e che
l’elfo, pur non avendo visto in faccia l’uomo con cui lei aveva parlato fino a
quel momento, aveva ascoltato tutta la conversazione grazie al suo finissimo
udito, e sentiva che la sua inquietudine continuava a crescere sempre di più...
- Andiamo, Legolas -
disse Beretar incitando l’elfo a raggiungere Grainne, ma questi lo trattenne.
- No, aspetta... -
La fanciulla aveva uno
strano aspetto ; continuava a fissare nel buio del vicolo, la mente persa in
chissà quali pensieri. Poi, ad un tratto, chiuse gli occhi e alzò il viso verso
il cielo, lasciando che la pioggia le scorresse lungo le guance. Da dietro
l’arco, Legolas continuava a guardarla, turbato.
Ad un tratto, Grainne si
guardò intorno e proseguì lungo il vicolo.
- Ehi ! Ma la
locanda non è da quella parte ! - esclamò Beretar.
- Lo so, bestione... -
lo zittì Legolas alzando di scatto la mano - Vieni, seguiamola. - E corse via
silenziosamente.
- Un
momento...Legolas ! - Beretar sospirò alzando gli occhi al cielo, e si
rassegnò a seguire nuovamente l’elfo.
Grainne continuò a
camminare lungo le strade di Edoras, passando da vicoli bui, con vecchie case
cadenti addossate le une alle altre, a viali più larghi illuminati da lampade
ad olio, senza incontrare altri che viandanti alla ricerca di un posto dove
trascorrere la notte o poveri ubriachi gettati in un angolo che non sembravano
chiedere altro che un po’ di compassione.
La fanciulla continuava
a guardarsi intorno mentre la pioggia cadeva fitta, osservando ogni minima
parte di quella città come se fosse la prima volta che vi metteva piede, gli
occhi colmi di nostalgia e la mente smarrita tra ricordi lontani. Ad un tratto
si fermò di fronte ad un portone di legno i cui batacchi avevano la forma di
volti umani sfigurati da orribili espressioni, i quali tenevano in bocca un
grosso anello di metallo arrugginito. A fianco del portone, due grondaie in
pietra a forma di testa di drago sputavano a fiotti l’acqua che ricevevano
direttamente dal cielo. Grainne spostò lo sguardo sulle finestre sbarrate da
imposte di legno ormai marcio, segno evidente che quella casa era disabitata da
anni. Alzando il viso al cielo, il cappuccio le ricadde sulle spalle.
Lentamente si avvicinò al portone e posò su di esso una mano tremante ;
poi si inginocchiò davanti ad esso e scoppiò in singhiozzi.
Legolas, che osservava
la ragazza da dietro un muro, rimase scosso da quella vista. Senza pensarci due
volte uscì dal suo nascondiglio e corse da lei, mentre Beretar, con espressione
attonita, non riuscì a fare altro che rimanere a guardare l’elfo abbracciare la
sua amata.
- Era la tua casa ?
- domandò Legolas accarezzando i capelli di Grainne che piangeva sulla sua
spalla senza riuscire a controllarsi.
- Sì, lo era. - rispose
con voce rotta - Qui sono nata...e qui avrei voluto morire. Vederla ora mi
riempie di dolore, perché in essa si trova una parte della mia vita che non
tornerà mai più... -
Legolas la strinse forte
a sé. - Perdonami, Grainne... - le disse. La ragazza lo guardò, stupita.
- Perché dici
così ? - chiese.
- Perché mi sento così
inutile... - rispose l’elfo - Tu soffri e io non riesco a consolarti in alcun
modo...tutte le parole che nascono nel mio cuore muoiono subito nella mia gola,
tanto scarso è il loro valore... -
Grainne guardò Legolas
negli occhi e vide in essi l’immenso amore che l’elfo provava per lei.
Sorridendo amaramente, gli accarezzò il viso con una mano bagnata di pioggia.
- Non voglio sentirti
pronunciare queste parole...tu sei ogni cosa per me, e la tua sola presenza
allevia il mio spirito dal male che lo sta divorando... -
Dopo aver pronunciato
queste parole, la fanciulla volse in basso lo sguardo e si alzò, sciogliendosi
dall’abbraccio del principe. Per un lungo istante tacque tenendo gli occhi
fissi sulle finestre sbarrate. Poi, con la voce piena di dolore, parlò di
nuovo.
- Sono stata io,
Legolas... -
L’elfo la guardò senza
capire.
- Quella notte, quando
quel gruppo di soldati mi assalì...fui io ad ucciderli. Tutti e nove, se nove
furono. Era buio, non potevo vederli. -
- Grainne... - disse
Legolas, sbigottito - Cosa stai dicendo ? -
La ragazza si girò verso
di lui, scuotendo il capo, gli occhi gonfi di lacrime. - Io non sono quella che
sembro, Legolas. In me si trova un potere terribile, e quando perdo il
controllo prende il sopravvento su di me, come accadde quella notte, facendomi
massacrare i miei soldati come la più terribile belva assetata di
sangue...Gandalf l’aveva capito...lui cercò di proteggermi, ma io rifiutai il
suo aiuto come una povera sciocca, temendo di scoprire ciò che in realtà già
sapevo...Lui è dentro di me e io non
riesco a cacciarlo... -
Legolas si avvicinò alla
ragazza. - Non ti capisco...di chi stai parlando ? -
- Di Sauron,
Legolas ! - esclamò Grainne - Quando mi lascio sconvolgere dall’ira,
riesce ad insinuarsi nella mia anima. Sento il suo potere scorrermi nel sangue
e divento parte di lui, come lui diventa parte di me. Quella notte mi fece
distruggere i miei nemici, ma potrebbe costringermi a rivolgermi contro le
persone che amo...per questo ho lasciato Edoras...e poi ho lasciato te... -
Legolas scosse la testa,
incredulo. - Ma tu mi hai ridato la vita, Grainne ! Mi hai salvato, e hai
salvato anche Beretar...Sauron è la mano della morte, non può esserci lui
dietro a questa grande magia ! -
Grainne guardò l’elfo
fisso negli occhi. - In me ci sono vita e morte, e sono la mia debolezza, la
mia fragilità a tenerle in perfetto equilibrio. Non so chi mi abbia donato la
grande magia della vita, ma Sauron ha avvertito il suo potere e sta cercando in
ogni modo di contrastarla e volgerla a suo favore. Lui mi vuole dalla sua parte
perché sa che potrei distruggerlo, Legolas...ma io non voglio cedere...e ho
tanta paura di fallire... -
Legolas non disse nulla,
continuando a guardare la ragazza con espressione cupa. Grainne abbassò lo
sguardo. - Puoi lasciarmi se lo vuoi. So bene che non meriti una disgrazia come
me al tuo fianco...ma ti prego, se devi andartene, fallo subito, non prolungare
la mia già lenta agonia... -
Legolas sorrise
dolcemente. - Sarei solo un vigliacco se smettessi di amarti per questo,
Grainne. - le disse - E non fuggirò mai lontano da te, ma ti aiuterò a vincere
la tua battaglia, proprio come tu stai aiutando me. I nostri cuori sono una
cosa sola, ormai... -
Delicatamente le prese
il viso tra le mani, mentre lei tremava nella pioggia.
- Una cosa sola.
Ricorda. - le disse - Per sempre. -
Mentre la baciava,
Legolas sentì le calde lacrime della fanciulla sulle sue mani, distinguendole
dalle altre fredde lacrime che scendevano dal cielo ferito sopra di loro.
Dietro il suo
nascondiglio, Beretar alzò lo sguardo verso le nuvole.
- Molto bene, Zoren.
Lascia che entri a Meduseld, poi preparati ad accoglierla. -
Seduto sul trono, nella
grande sala dorata, Vermilinguo sogghignò sotto il cappuccio che gli copriva il
volto mentre il cavaliere usciva.
- Il grande giorno è
arrivato, finalmente... -
Beretar e Legolas erano
tutt’altro che tranquilli mentre Grainne, avvolta come loro nel lungo mantello
grigio, si dirigeva speditamente verso la Porta Occidentale.
- Sei proprio certa che
Tarkas ci lascerà entrare ? - domandò Beretar, dubbioso.
- Non preoccuparti. Mi
fido di lui come di me stessa. -
Grainne ripensò a quando
aveva lasciato il corpo dei Cavalieri di Rohan per andare incontro alla sua
nuova vita...Gareth aveva provato in ogni modo ad evitare che la fanciulla
prendesse quella decisione, ma tutti i suoi tentativi erano stati vani. Grainne
sorrise dentro di sé, consapevole del fatto che lui fosse sempre stato l’unico
dei Cavalieri a rispettarla e a dimostrare nei suoi confronti una devozione
senza pari, e lei, malgrado la lontananza, aveva continuato a nutrire la
massima fiducia nei suoi confronti per gli anni che seguirono. Sapeva bene che
avrebbe sempre potuto contare sull’appoggio di Gareth se ne avesse avuto
bisogno, e così era effettivamente stato.
Se eviteremo questa terribile guerra lo dovremo anche a te,
Gareth, pensò.
Legolas non disse
nulla ; la sottile inquietudine che l’aveva accompagnato per tutto il
giorno precedente non l’aveva ancora abbandonato, costringendolo a trascorrere
una notte quasi insonne. Guardò Grainne camminare con passo sicuro, e per un
istante temette per lei, senza nemmeno sapere perché.
- Dov’è Gareth
Tarkas ? - le chiese sottovoce avvicinandosi a lei. La fanciulla rallentò
la sua andatura e, fingendo indifferenza, fece scorrere lo sguardo sui soldati
che presidiavano la Porta Occidentale, nei pressi della quale erano ormai
giunti, ma senza trovarlo.
- Verrà - disse Grainne
- Ha promesso di aiutarci e lo farà. Ne sono sicura. Seguitemi. -
Chinando il capo, la
fanciulla si avvicinò a passo lento alla porta, seguita dal guerriero e dal
principe elfo.
- Fermi dove siete. E’
proibito passare di qui senza permesso. -
Quella voce forte e
risoluta che fece sobbalzare i tre compagni apparteneva ad uno dei soldati di
guardia il quale, abbandonando la sua postazione, si avvicinò a loro.
- Chi siete ?
Mostratevi subito o vi costringerò con la forza ! - ordinò, brandendo
contro di loro una lunga lancia.
- Non ne hai bisogno,
Hama. - disse Grainne abbassandosi lentamente il cappuccio sulle spalle. Il
soldato spalancò gli occhi dallo stupore, ma non si mosse di un solo passo.
- Perché non abbassi
quella lancia ? - disse Grainne con voce ferma - Un tempo obbedivi con
solerzia ai miei ordini...sebbene controvoglia. Perché non lo fai anche
ora ? Non riconosci più il tuo Capitano ? -
- Il Capitano è morto
quando ha abbandonato i suoi Cavalieri. - rispose l’uomo in tono arrogante,
senza abbassare l’arma - Un gesto come quello merita solo disprezzo. Non
abbiamo più un Capitano, anche se Theoden rifiuta di nominarne uno nuovo poiché
è convinto del suo ritorno. -
- Infatti sono tornata.
Sono tornata per portare il mio aiuto a Rohan, e non me lo impedirai
rifiutandoti di obbedire al mio comando. Lasciaci passare immediatamente, Hama.
-
Il soldato rise. - Dici
di essere il Capitano, ma io vedo solo una donna vestita di stracci
accompagnata da due miserabili... -
- Bada a quello che
dici, Cavaliere. - sibilò Beretar da sotto il cappuccio. Legolas strinse i
pugni per impedire a se stesso di reagire a quella provocazione.
- Tu - disse Hama
puntando la lancia contro Beretar - La tua voce e il tuo aspetto mi sono
famigliari, anche se cerchi di mascherarli. Levati quel cappuccio e fammi
vedere chi sei. -
- Obbedisco subito al
tuo ordine, Hama - disse Beretar abbassando il cappuccio sotto lo sguardo
sorpreso del soldato e sogghignando con la sua inquietante cicatrice - Ma sappi
che in un’altra occasione avrei punito severamente la tua spavalderia. -
- Beretar... - disse
Hama riconoscendo il vecchio compagno d’armi - Non tollero simili parole da
parte di un rinnegato. Perché sei tornato ad Edoras ? -
- Sono un uomo libero -
rispose il guerriero - Posso andare dove voglio. -
Hama sogghignò. - Non
qui. - rispose - Nessuno può avvicinarsi a Meduseld. Tornate da dove siete
venuti, tu e il tuo Capitano... - Con la punta della lancia abbassò lentamente
il cappuccio di Legolas. - ...venduto agli Elfi. -
I tre compagni si
guardarono l’un l’altro, sgomenti.
- Conosco gli Elfi
quanto basta per riconoscere i loro occhi penetranti anche dietro una cappa
d’acciaio. Ti hanno forse catturato al punto da convincerti a voltare le spalle
alla tua gente, Grainne Skylark di Rohan ? Tuo padre non ne sarebbe felice...
-
- Mio padre ! -
sbottò Grainne, accecata dalla rabbia - Tu non sei degno nemmeno di pronunciare
il suo nome ! Sei solo uno sciocco, Hama...credi che le tue insinuazioni
possano ferirmi in qualche modo ? - La fanciulla fece un passo in avanti.
- Cosa pensi di dimostrare ? Fino a quando io porto questo - disse,
estraendo dalla tasca il medaglione del Capitano e mostrandolo al soldato - tu
non hai alcun potere su di me. Credi forse che Theoden sarebbe orgoglioso di
sapere che per un’infantile ripicca hai impedito al tuo Capitano di incontrare
il Re ? Oppure... - La ragazza strinse gli occhi e abbassò la voce. -
Oppure c’è di più... -
Grainne camminò
lentamente intorno a Hama, senza staccargli gli occhi di dosso, mentre la
lancia del cavaliere seguiva ogni suo passo, come in un inquietante balletto.
- Non sono io ad essermi
venduta, Hama...e questo lo sai bene. - disse.
- Non capisco di cosa
parli. - rispose Hama.
- Certo che lo
capisci...avrei dovuto immaginare che ti avrei trovato dietro tutto questo fin
da quella notte. Dov’eri tu, Hama ? Sei riuscito a fuggire ? E ora
dimmi, che ne è di Theoden ? Siete riusciti a tenerlo all’oscuro delle
vostre trame ? -
- Stai farneticando, Capitano. - disse il soldato sbigottito
- Theoden è in ricognizione al Nord ! Di quali trame vai cianciando, per
Eru ? ! Sei diventata pazza ? -
- Grainne... - disse
Legolas posandole una mano sulla spalla - Non credo che... -
La fanciulla lo ignorò.
- Ci sono delle mele marce fra i Cavalieri, Hama. - disse sguainando la spada -
E non sarai tu ad impedirmi di eliminarle. Facci passare immediatamente, prima
che perda del tutto la pazienza ! -
- Obbedisci al Capitano,
Hama. -
Il soldato si voltò e
vide alle sue spalle un guerriero molto alto, vestito con l’uniforme delle
Guardie di Porta e con un pesante elmo calcato sul capo.
- Gareth ! -
esclamò Grainne - Finalmente ! -
Hama guardò l’uomo con
aria confusa. - Ma... -
- Le tue proteste non ti
serviranno. Fai ciò che ti è stato ordinato senza discutere o dovrai rispondere
della tua insubordinazione davanti a Theoden in persona ! -
Hama chinò la testa e
retrasse la lancia, tornando nella sua postazione mentre Grainne, soddisfatta,
gli passava davanti con i suoi compagni. Beretar lanciò al soldato uno sguardo
carico di rancore, mentre Legolas sentiva la sua inquietudine crescere sempre
di più.
- Perdonami se ti ho
fatto aspettare, Capitano. - disse Gareth Tarkas dopo aver varcato l’ingresso
del palazzo - Purtroppo sono stato trattenuto. -
- Non importa, Gareth. -
disse Grainne - Ma dimmi, piuttosto : è vero ciò che ha detto Hama ?
Che Theoden si è recato nelle terre del Nord ? -
- Sì, è così. - rispose
il soldato voltandosi verso di lei.
In quell’istante un
fulmine attraversò la mente di Legolas, mentre i suoi occhi incrociavano quelli
della Guardia di Porta.
- Ma...allora perché non
me l’hai detto, ieri ? - disse Grainne fermandosi di colpo. Gareth aprì la
bocca ma non parlò, come se fosse stato colto di sorpresa.
- Grainne... - disse
Legolas. Un ricordo che aveva cancellato riaffiorò alla sua memoria...un occhio
cieco, attraversato da una lunga cicatrice, come quella nascosta sotto l’elmo
di Gareth...
- E’ stato lui,
Grainne ! - esclamò l’elfo all’improvviso - E’ stato lui a colpirmi alle
spalle ! Non ci porterà da Theoden, ma dritti in trappola ! -
I suoi compagni lo
guardarono, increduli, ma non ebbero il tempo di reagire alle sue parole ;
in meno di un attimo i tre amici vennero circondati da un piccolo manipolo di
soldati che puntarono le spade contro di loro.
- L’elfo ha ragione,
Capitano...ma ormai è troppo tardi. Deponete le armi e non fate mosse
avventate, se vi è cara la vita ! - disse Gareth. Inorriditi da quelle
parole, i tre obbedirono gettando a terra le loro armi, subito raccolte da
alcuni soldati.
Uscendo dal gruppo,
Zoren si avvicinò a Gareth e gli pose una mano sulla spalla. La Guardia di
Porta sorrise con soddisfazione, mentre Grainne spalancò la bocca nel
riconoscere l’uomo.
- Vedo che è stato più
facile del previsto, Gareth. Devo farti i miei complimenti. - disse Zoren
mentre Beretar, Legolas e Grainne lo guardavano con espressione sgomenta - Vedo
che, oltre al Capitano, ci hai portato anche due piccole sorprese...Beretar, il
Cavaliere fuggiasco...e il Principe del Bosco Atro... -
- Spero di aver meritato
la mia ricompensa, Signore. - disse Gareth sogghignando, lo sguardo rivolto
verso Grainne che lo fissava con rabbia e disgusto.
- Certo che la meriti,
Gareth...e l’avrai molto presto, non temere. - disse Zoren.
Grainne avvampò di
collera. - Avrei potuto aspettarmelo da te, Zoren... - disse stringendo i denti
- Ma da Gareth, questo mai. Perché... ? -
- Silenzio ! -
ordinò Zoren alzando una mano - Avremo tutto il tempo di rispondere alle tue
domande, Capitano. - Quindi si rivolse a due guardie. - Portatela
immediatamente nelle prigioni, terrà compagnia al Ramingo e al vecchio Re
finchè il nostro Signore non verrà a reclamarla ! -
Nell’udire quelle
parole, Legolas si avventò contro Zoren. - No ! Lasciatela stare,
maledetti ! - esclamò. Ma la sua reazione fu immediatamente bloccata da un
soldato che lo colpì alla nuca con l’impugnatura della spada, facendolo
crollare a terra, dolorante.
- Legolas ! -
esclamò Grainne tendendo una mano verso l’elfo, ma le guardie a cui era stata
consegnata le impedirono di avvicinarsi a lui puntandole le spade alla gola e
trascinandola verso la stretta scalinata che conduceva ai sotterranei di
Meduseld.
Con gli occhi grigi
colmi di rabbia, Beretar si chinò verso Legolas e lo aiutò a rialzarsi.
- Tu, Elfo... - disse
Zoren - Forse dovremmo ringraziarti, dato che senza di te non avremmo mai
potuto mettere la mani sul Capitano, anche se dovresti essere morto da un
pezzo. Ma non temere, rimedieremo anche a questo. - Poi si rivolse a Beretar. -
E tu, rinnegato, cosa credevi di fare ? Di aiutare questi due
sciocchi ? Sei solo un uomo inutile, Beretar, lo sei sempre stato...non
abbiamo mai sentito la tua mancanza, lo sai ? -
- Preferisco essere
inutile piuttosto che servire i traditori della mia terra, Zoren. - rispose
Beretar fissando il cavaliere negli occhi. Zoren resse il suo sguardo senza
dire una parola.
- Parla pure,
Beretar...saranno le ultime parole che tu e il tuo amico elfo pronuncerete su
questa terra. - disse freddamente. Poi si rivolse ad un altro soldato. - Tu.
Portali sulle mura che guardano verso il fosso di Helm ; uccidili e getta
giù i loro corpi. Là, solo i corvi potranno trovarli. Quanto a voi due - disse
poi rivolgendosi ai prigionieri - Non provate a fuggire o ribellarvi...alla
vostra prima mossa falsa, la ragazza morirà. -
Il soldato obbedì
all’ordine che gli era stato impartito e condusse via Legolas e Beretar,
spintonandoli bruscamente.
Zoren e Gareth sorrisero
nell’osservare l’elfo e il guerriero che andavano incontro al loro destino,
inermi.
- Credi che Grima sarà
soddisfatto di questo ? - domandò la Guardia di Porta.
- Certo che lo sarà. -
rispose Zoren - E non soltanto lui, Gareth. Non soltanto lui... -
Mentre veniva condotto
verso le mura insieme a Beretar, Legolas non pensava affatto a ciò che lo
attendeva. Il suo pensiero era unicamente rivolto a Grainne, e l’angoscia per
il destino a cui la ragazza stava andando incontro lo divorava ancora più di quello
a cui andava incontro lui stesso.
- Camminate,
svelti ! - li incitò bruscamente il soldato a cui erano stati affidati.
Salendo sulle mura con il cuore in tumulto, Legolas si guardò disperatamente
intorno, incespicando sui suoi passi. Beretar era al suo fianco, gli occhi
sbarrati, colmi di rabbia, fissi davanti a sé.
Giunto in cima, Legolas
si fermò un momento e rivolse lo sguardo all’orizzonte, respirando
affannosamente ; oltre le mura vide in lontananza il desolato e arido
paesaggio che contraddistingueva il Fosso di Helm, e si rese conto del fatto
che la sua esistenza sarebbe finita in quel modo disonorevole, lontano dalla
sua casa e dal conforto dei boschi che l’avevano sempre protetto e amato...e
lontano da Grainne, che sarebbe stata costretta a subire torture terribili senza
che lui potesse salvarla...
No, non poteva finire in
quel modo.
- Ti ho detto di
camminare, Elfo ! - sbottò il soldato dando uno strattone a Legolas, che
sarebbe certamente caduto a terra se Beretar non l’avesse sostenuto - Tra poco
incontrerai i tuoi antenati, non ne sei felice ? - disse poi in tono
arrogante.
Il principe si rimise in
marcia, stringendo i pugni e avvampando di collera. Ma per un attimo i suoi
occhi incontrarono quelli di Beretar, cogliendo in essi uno sguardo d’intesa.
Improvvisamente Legolas
inciampò nei suoi stessi passi e cadde disteso a terra, davanti al soldato di
scorta.
- Maledetto
idiota ! Alzati immediatamente ! - esclamò quest’ultimo chinandosi e
allungando una mano verso il braccio dell’elfo. In quel momento Legolas sferrò
un potente calcio all’indietro dritto nello stomaco della guardia, che barcollò
ma non cadde, portandosi una mano all’addome e continuando a stringere la spada
con l’altra. Con una mossa fulminea, Beretar colse quell’occasione estraendo da
uno stivale un sottile ed affilatissimo stiletto che lanciò e fece conficcare
con estrema precisione nella gola del soldato, il quale cadde morto senza avere
il tempo di aprire bocca.
- Siano lodate la tua
previdenza e la tua prontezza di spirito, Beretar ! - esclamò Legolas.
Il guerriero sorrise. -
Ogni ladro che si rispetti ha le sue risorse. - disse - E se loro non fossero
stati tanto sprovveduti da non immaginarlo, non ci avrebbero certamente
lasciato le mani libere...questo non è altro che uno dei mille segni della
decadenza dei Cavalieri di Rohan. -
L’elfo non gli rispose e
si chinò sul cadavere del soldato per prendergli le armi che aveva con sé.
- Ma tu guarda che colpo
di fortuna... - disse Legolas sollevando tra le mani la sua stessa spada -
Evidentemente questo illuso l’aveva già considerata come il suo bottino... -
Rapidamente, infilò
l’arma nel fodero che gli pendeva vuoto al fianco, e passò a Beretar la spada
che invece apparteneva al soldato. Quindi i due afferrarono il cadavere e lo
gettarono dalle mura, osservandolo mentre si schiantava sulle rocce più in basso.
- E ora ? - disse
Beretar.
- Ora non abbiamo tempo
da perdere. - rispose Legolas - Grainne sta correndo un gravissimo pericolo. E
anche Theoden...e Aragorn. Ringraziando gli dei sono vivi, ma temo fortemente
ciò che potrebbe accadere nei sotterranei di Meduseld...e non so proprio come
entrarvi.
- Io sì - disse Beretar
- Ma il vero problema non è entrarvi...è uscirne. Le prigioni sono un labirinto
di cunicoli, non riusciremo mai a liberare tutti in tempo. -
- Dobbiamo farlo,
Beretar, prima che sia troppo tardi... Qual è la strada più breve per arrivare
al Palazzo ? - disse Legolas.
Beretar si guardò
intorno. - Là. - disse indicando un punto poco distante - Vedi quella scala in
pietra che scende a ridosso della cinta di mura ? Ci porterà direttamente
all’uscita secondaria delle prigioni. Pochi la conoscono ; non avremo
problemi ad eludere i cavalieri di guardia. -
- Ne sei certo ? -
disse Legolas.
- Fidati di me. -
rispose Beretar - In fin dei conti sono stato un Cavaliere anch’io. -
Legolas annuì e corse
via insieme al guerriero. I due scesero velocemente dalle mura e, cercando di
non farsi notare, giunsero nei pressi della porta delle prigioni. Stando
rasenti al muro, videro che c’era un solo soldato di guardia al piccolo uscio
in legno e ferro. Intorno non si trovava nessun altro.
L’elfo e il guerriero si
guardarono a vicenda annuendo ; poi Beretar uscì dal suo nascondiglio e,
spavaldamente, si presentò alla guardia.
- Salve Cavaliere !
- esclamò. Il soldato, sorpreso da quell’apparizione, sguainò la spada.
- Chi sei,
straniero ? - disse imperiosamente - Non puoi stare qui ! Allontanati
immediatamente prima che chiami le altre guardie ! -
Beretar rise. - Da
quando passeggiare è un reato ? - disse alzando le mani e camminando verso
la sinistra del cavaliere che seguiva con lo sguardo ogni sua mossa - E poi io
non sono affatto uno straniero...un tempo facevo persino parte del glorioso
esercito dei Cavalieri di Rohan, proprio come te... -
- Ah, sì ? E’
strano, dai tuoi abiti non si direbbe proprio ! E poi chi mi dice che tu
non mi stia mentendo ? Non conosco affatto il tuo volto ! -
- Nemmeno io conosco il
tuo. D’altronde sono passati tanti anni... - replicò Beretar con noncuranza -
Comunque, visto che non mi credi, sappi che c’è una persona che potrebbe
confermare le mie parole. -
- E dove sarebbe questa
persona ? - domandò il cavaliere sogghignando.
- Proprio dietro di
te... -
La guardia non fece in
tempo a voltarsi perché Legolas, che gli era sgattaiolato furtivamente alle
spalle, ora gli stava puntando la spada alla nuca.
- Getta subito la spada.
E non gridare se tieni alla tua vita. - disse l’elfo. Il soldato, sgomento,
obbedì all’istante.
- Cosa...cosa
volete ? - balbettò tremando.
- Ah ! Dov’è finito
l’indomito coraggio dei Cavalieri di Rohan ? - lo beffeggiò Beretar
raccogliendo l’arma.
- Forse sotto le false
promesse di un traditore... - disse Legolas frugando nella borsa che il soldato
aveva attaccata alla cintura ed estraendone un mazzo di pesanti chiavi che
lanciò al guerriero dai capelli rossi, il quale, dopo poche prove, trovò quella
che serviva ad aprire il portone.
- Dove sono i
prigionieri, soldato ? - sussurrò Legolas rimanendo sempre alle spalle
della guardia in modo da non farsi vedere.
- ...Quali
prigionieri ? - domandò l’uomo con aria stupita.
Beretar prese il pugnale
che aveva usato un attimo prima per uccidere e glie lo puntò alla gola. - La
ragazza che avete portato qui pochi minuti fa, il Ramingo e Theoden...ora
sbrigati a rispondere, altrimenti diventerai pasto per i corvi. -
- Theoden ? !
- esclamò il cavaliere - Ma...per Eru, di cosa stai parlando ? ! -
- Bene - disse Beretar
pungendo con lo stiletto la gola del soldato e facendone uscire una piccola
goccia di sangue. - Non cedo che gli altri Cavalieri sentiranno la tua
mancanza. -
L’uomo impallidì.
- No ! - esclamò -
Te lo giuro sul mio onore ! Non so assolutamente nulla di ciò che mi
dici ! Theoden è in ricognizione al Nord, e in queste celle non si trova
nessun Ramingo...una donna, poi...le tue parole non hanno senso ! Ti prego,
non uccidermi ! Non sto mentendo ! -
Beretar guardò Legolas.
- Dice la verità. -
disse l’elfo - Quest’uomo è completamente all’oscuro di tutto...e sarà bene che
ci resti. - Con l’impugnatura della spada colpì alla nuca il cavaliere che, con
un gemito, cadde a terra svenuto.
Spostando il corpo della
guardia con un calcio, Beretar fece cenno a Legolas di entrare. Una volta che
anche lui ebbe varcato la soglia, Beretar chiuse il portone alle sue spalle. Il
rumore risuonò lungo il buio corridoio, illuminato solo da poche torce appese
alle pareti. I due corsero finchè il corridoio si biforcò.
Con cautela, i due si
acquattarono dietro l’angolo della parete. Beretar accennò a sporgersi oltre
esso per accertarsi che non passasse nessuno, ma Legolas lo tirò bruscamente
indietro.
- Ma... - disse il
guerriero. Legolas si portò un dito alle labbra e, lentamente, sguainò la
spada, mettendosi in posizione d’attacco. Dopo pochi istanti, un pesante rumore
di passi risuonò lungo il corridoio nella loro direzione.
- E’ solo. - sussurrò
Legolas. Beretar lo guardò senza capire.
Improvvisamente, l’elfo
balzò fuori dal suo nascondiglio, piombando addosso all’ignara guardia che
stava compiendo l’ennesimo giro di perlustrazione e disarmandola senza
difficoltà. Stupito da quella mossa repentina, anche Beretar uscì allo
scoperto.
- Dove sono i
prigionieri ? - ordinò Legolas stringendo con una mano il collo del
soldato e puntandogli la spada alla gola con l’altra - Voglio il Ramingo e la
ragazza. E Theoden ! Parla o ti farò tacere per sempre ! -
La guardia strinse i
denti. - Non te lo dirò mai, Elfo. - sibilò.
Udendo quelle parole,
Beretar scosse la testa. - Non si fa così, Legolas. Lascia che me ne occupi io.
-
In un attimo, Beretar
afferrò la guardia terrorizzata per il collo e la sollevò una spanna da terra,
sbattendola contro il muro.
- Forse non hai capito,
soldato... - disse Beretar stringendo sempre più forte la gola dell’uomo che
annaspava, soffocando - Il mio amico ti ha chiesto gentilmente di dirci dove
sono i prigionieri...e io aggiungo di darci anche le chiavi delle celle... -
Senza cambiare la sua
solita espressione imperturbabile, Beretar sbattè nuovamente il soldato contro
il muro, senza lasciarlo andare, sotto lo sguardo esterrefatto di Legolas.
- ...e ti consiglio di
rispondere subito, perché io non sarò affatto gentile come lui... -
Con mano tremante, la
guardia afferrò le chiavi che pendevano dalla sua cintura e le gettò a terra.
L’elfo le raccolse in un istante.
- Manca ancora qualcosa.
- disse Beretar senza lasciare la presa. Il soldato, spaventato a morte,
borbottò alcune parole incomprensibili con voce soffocata. Beretar, quindi,
aprì la mano e lo lasciò cadere a terra. Senza rialzarsi, l’uomo tossì
convulsamente e si portò una mano alla gola. Il guerriero, spazientito, lo
colpì con un calcio all’inguine.
- Adesso non esagerare,
Beretar ! - protestò Legolas nel vedere il soldato emettere un gemito di
dolore. Il gigante dai capelli rossi alzò una mano senza togliere lo sguardo
dalla sua vittima.
- Ti ho detto di
lasciarmi fare. - disse in tono deciso. Dopo qualche secondo, il soldato si
accucciò a terra e parlò.
- Sono...sono nelle
segrete... -disse stringendo i denti
dal dolore - ...in celle lontane tra loro...non...non li troverete...lui arriverà prima... -
Beretar e Legolas si
scambiarono uno sguardo sgomento.
- Ora mi hai stancato,
idiota ! - disse Beretar sferrando un altro calcio al viso del soldato, il
quale gemette e rimase a terra, svenuto. Senza pensarci due volte, Beretar
strappò alcune strisce di stoffa dal suo mantello e ne porse due a Legolas.
- Che vuoi fare ? -
domandò l’elfo.
- Legagli mani e piedi
mentre io lo imbavaglio. Spero che tu sappia fare dei buoni nodi. -
Mentre compiva
quell’azione, Legolas ebbe un improvviso ricordo che lo fece sussultare.
- Beretar...non abbiamo
riservato lo stesso trattamento anche all’altra guardia, là fuori. - disse -
Tra poco potrebbero arrivare i rinforzi... -
Il guerriero si fermò un
attimo e guardò l’elfo. - Hai ragione, accidenti. - disse - Ma credo che quello
dormirà ancora per un bel po’. Ora sbrighiamoci. -
Dopo aver gettato il
corpo privo di sensi della guardia in un angolo, i due ripresero a correre
lungo il tortuoso corridoio.
- Questo posto è peggio
di un labirinto, Beretar ! - esclamò Legolas - Come faremo a trovare le
segrete ? -
- So dove sono. -
rispose Beretar - Il vero problema sarà trovare chi cerchiamo. Dobbiamo farcela
prima che questo posto pulluli di guardie. -
Grainne, Aragorn, si disse Legolas, con
il cuore in tumulto, stiamo arrivando...
In piedi nella sua
cella, le spalle al muro e il viso rigato da lacrime di rabbia, Grainne non
riusciva a staccare gli occhi dal volto sogghignante di Gareth Tarkas.
L’uomo si trovava con
lei da pochi minuti, e non aveva ancora pronunciato una sola parola,
limitandosi a reggere il suo sguardo di ghiaccio.
- Finalmente soli,
Capitano - disse infine - Io e te... -
Grainne non gli rispose.
- Andiamo, mia cara, non
avevi detto tu stessa di essere felice di vedermi ? - continuò Gareth
muovendo un passo verso di lei.
- Non avvicinarti,
Gareth, o ti ucciderò con le mie mani. - rispose Grainne con voce tremante.
Gareth si lasciò
sfuggire una risata. - Non sei nelle condizioni migliori per minacciarmi,
Capitano. - Avanzando deciso verso la ragazza la afferrò per un braccio,
attirandola a sé. Grainne cercò di ribellarsi, ma la presa del soldato era
forte e dolorosa. Sentì il calore dell’odio avvampare dentro di lei e salirle
verso le mani. Le strinse forte, conficcandosi le unghie nella carne. Non ancora...non ancora...
- Lasciami ! -
gridò liberandosi con uno strattone. Ansimando, si strinse in un angolo della
cella. - Non immagini il disgusto che sto provando nei tuoi confronti,
Gareth...ti credevo il migliore dei miei uomini, il più fedele, e invece sei
solo un vile traditore...che ne è stato dello spirito e della lealtà dei
Cavalieri ? Non posso credere che vi siate venduti tutti al nemico...e in
cambio di cosa ? Ricchezza ? Potere ? Quali follie vi ha
promesso l’infame che ha ordito questo complotto ? -
Gareth scosse
impercettibilmente la testa. - Tu non hai capito niente, donna... - sibilò -
Non hai mai saputo riconoscere il reale valore dei tuoi soldati. Ti sei sempre
limitata ad impartire ordini senza mai sforzarti di capire chi in realtà
fossero coloro che dovevano eseguirli. Ti sei sempre fidata delle persone
sbagliate, condannando coloro che invece avrebbero potuto esseri veramente
fedeli, se solo non fossi stata tanto sciocca da non capire la volontà che si
trovava dietro le loro azioni. -
Grainne lo guardò,
esterrefatta. - Ma...cosa stai dicendo ? -
- Ancora non
capisci ? Non ne dubitavo affatto. Quell’idiota di Hama, ad
esempio...l’hai sempre guardato con il fumo negli occhi solo perché non si
inchinava abbastanza profondamente al tuo cospetto e non ti mostrava la
deferenza che credevi di meritare. E invece lui sarebbe morto per il suo
Capitano, se solo glie l’avessi ordinato...come per il suo Re, del resto. Ha
sempre ritenuto il tuo abbandono un terribile affronto nei riguardi di Theoden
e dell’intero corpo dei Cavalieri di Rohan ; la sua fedeltà e il suo senso
dell’onore sono pari solamente alla sua ottusità...e oggi ne hai avuto un
esempio...ci è mancato un soffio perché non mandasse in fumo il nostro piano.
No, non è lui che devi biasimare, mia splendida fanciulla... -
Grainne scosse la testa,
sconvolta.
- Sei sorpresa,
Capitano ? Hama è uno dei pochi a non essere al corrente del grande evento
che accadrà tra breve. -
- Io...io credevo... -
- Credevi male. Hai
sempre creduto male. Non sei mai stata in grado di leggere nell’animo dei tuoi
uomini, né di giudicarli con saggezza. Hai biasimato coloro che ti avrebbero
servito fino alla morte...come anche Beretar, del resto...il fatto che siate
giunti fin qui insieme mi ha stupito. -
- Beretar ? -
- Perché credi che se ne
fosse andato, Capitano ? Certamente non per l’umiliazione di dover
obbedire ad una donna... -
Notando lo sguardo
allibito di Grainne, Gareth scoppiò a ridere. - E’ dunque questa la menzogna
che ti ha raccontato ? No...Beretar ha abbandonato i Cavalieri
semplicemente perché ti amava...e sapeva che non avrebbe mai potuto averti.
Soffriva, povero Beretar ! - Rise di scherno. - Evidentemente sapeva che
il tuo cuore non era destinato a lui. Ma non importa, ora non soffrirà
più...mai più. -
In quell’istante,
Grainne rievocò i sordidi ricordi che aveva inutilmente tentato di cancellare.
- Quella notte...anche
lui... -
Gareth rise di nuovo,
scuotendo la testa. - No...Beretar si sarebbe ucciso piuttosto che commettere
un gesto del genere. Lui non c’era, Capitano. Come Hama, come molti altri. Ma
io sì...io ero là...e non immagini da quanto tempo desiderassi di farti mia...
-
Grainne avvampò di
collera, ma la paura cominciò a farsi strada nel suo cuore mentre Gareth Tarkas
avanzava verso di lei.
- Stai...stai lontano...
- balbettò.
Gareth ignorò le sue
parole. - Io fui l’unico a sfuggire alla tua collera distruttrice, Grainne. E
non dimenticherò mai i corpi dilaniati dei miei compagni d’armi. Fui al tempo
stesso terrorizzato e affascinato dall’oscuro potere che portavi dentro di te...
- Allungò piano le braccia verso la ragazza che si rannicchiò terrorizzata in
un angolo e le afferrò le spalle, costringendola ad alzarsi. - Tu hai ancora
quel potere, Capitano. L’Oscuro Signore lo sa...e tu sei una potentissima arma
nelle sue mani. - La sua bocca si avvicinò all’orecchio della fanciulla e le
fece scorrere un dito lungo la guancia. - Ma questo non mi impedirà di ricevere
la ricompensa che mi sono meritato per averti portata da lui... -
-
NO ! ! ! -
Con uno scatto
improvviso, Grainne si liberò dalle mani di Gareth, graffiandogli il viso e
facendolo cadere a terra. Dritta davanti al soldato, sentì l’oscuro potere
pervadere il suo corpo e si lasciò andare ad esso...
- ...grande Eru... -
balbettò Gareth contemplando la fanciulla con gli occhi spalancati. Lei gli si
ergeva dinnanzi, bellissima e terribile, avvolta da un’aura scarlatta, gli
occhi splendenti di una luce minacciosa...ma non era più Grainne, ormai.
- Volevi la tua
ricompensa, Cavaliere ? - disse con una voce imperiosa che non le
apparteneva - Prendila. -
Mentre la fanciulla
sollevava piano una mano nella sua direzione, Gareth vide con orrore le dita
che si stendevano verso di lui trasformarsi in mostruosi artigli infuocati.
- No...ti prego... -
Fu tutto ciò che disse,
prima di morire.
Legolas sapeva di stare
correndo contro il tempo.
Seguendo Beretar, che
correva sicuro lungo oscuri corridoi e passaggi che solamente lui avrebbe
saputo ritrovare, sentiva il cuore pulsare impazzito, come se avesse voluto
dirgli che qualcosa di terribile sarebbe presto accaduto senza che lui potesse
impedirlo. Le sue sensazioni non l’avevano mai tradito, e in quel momento le
sentiva pesanti come una maledizione.
- Ci siamo. - disse
finalmente Beretar scendendo lungo una tortuosa scala a chiocciola che
terminava in una piccola sala rotonda dalla quale si dipartiva un nuovo
corridoio ancora più buio. Il guerriero afferrò una delle due torce che stavano
appese alle pareti e affiancò l’elfo che continuava a camminare lungo il
corridoio, fino a quando giunsero davanti ad una pesante porta di ferro chiusa
a chiave. Legolas osservò un istante la serratura, poi afferrò il mazzo di
chiavi che aveva preso alla guardia e cercò quella giusta, trovandola al primo
tentativo.
La porta si aprì
cigolando, e i due videro il corridoio che avevano percorso prolungarsi oltre
essa. Poche porte, lontane tra loro, si affacciavano sul cunicolo.
- Adesso non ci resta
che cercare. - disse Beretar - Senza far rumore, mi raccomando. Anche se per
ora non si vede nessuno in giro, le guardie potrebbero arrivare da un momento
all’altro. - Legolas annuì e corse via, seguito dal guerriero.
Aragorn si sentiva
sempre più debole. Non era per il digiuno a cui era stato costretto, ma per la
disperata rassegnazione alla quale sentiva che presto avrebbe ceduto. Ormai
aveva quasi completamente perso la speranza di ritrovare la libertà...e anche
se fosse riuscito a fuggire dalle prigioni, come avrebbe potuto uscire da
Edoras ? Sarebbe stato sicuramente catturato ancora prima di mettere piede
fuori dalle mura, e allora per lui non ci sarebbe più stata alcuna
possibilità...
Il Ramingo cercò di
scuotersi da quei tetri pensieri ; che cosa gli stava succedendo ?
Non era da lui arrendersi così facilmente. Dov’era la ferrea volontà di reagire
che lo aveva sempre aiutato a superare ogni difficoltà ?
Ad un tratto, un rapido
rumore di passi gli fece sollevare il capo. Barcollando, si alzò in piedi e
appoggiò un orecchio alla porta ; sì, qualcuno stava venendo nella sua
direzione. Aragorn sentì la speranza riaffiorare nel suo cuore, e raccolse tutte
le forze che gli erano rimaste.
Questa volta uscirò di qui, si disse. Ad ogni costo.
Afferrò la ciotola di metallo
che si trovava abbandonata sul pagliericcio che copriva parte del pavimento
della cella, sua unica arma disponibile in quel momento, e si acquattò accanto
alla porta, le spalle al muro, senza muovere un muscolo.
Respirò profondamente
quando sentì i passi fermarsi davanti alla sua porta ; dopo pochi istanti,
una chiave girò nella serratura e la porta si spalancò. Un’ombra fece un passo
all’interno della cella, ora illuminata dalla debole luce di una torcia che si
trovava alle sue spalle, e non se ne accorse quasi quando il Ramingo abbattè
violentemente la ciotola sul suo capo. L’ombra barcollò in avanti, mentre
Aragorn, come rinvigorito da una nuova speranza, balzava fuori dal suo
nascondiglio.
- Legolas ! -
esclamò una voce sconosciuta.
Legolas... ?
Spalancando gli occhi
per la sorpresa, Aragorn si chinò verso la figura che si rotolava a terra con
le mani alla testa, gemendo per il dolore, ma prima che potesse riconoscere a
chi apparteneva quella figura, sentì una mano afferrarlo rabbiosamente e spingerlo
con forza contro la parete.
- Maledetto ! -
ruggì la voce del gigantesco sconosciuto - Cosa credevi di fare ? ! -
- Io... - sussurrò
Aragorn, ancora sbigottito.
- Lascialo,
Beretar ! - esclamò l’ombra, alzandosi in piedi - E’ lui, è lui quello che
stiamo cercando ! -
Il guerriero obbedì
all’ordine e lasciò la presa. Aragorn sentì le ginocchia cedergli, ma non
staccò gli occhi dall’elfo che si chinava su di lui per aiutarlo a rialzarsi.
- Amico mio ! -
disse Legolas - E’ un grande sollievo per me vedere che nemmeno in queste
condizioni hai perso la tua voglia di combattere ! Dimmi, stai bene ?
-
Senza pensare, il
Ramingo abbracciò il principe elfo quanto più forte potè, mentre sentiva i suoi
occhi riempirsi di lacrime di felicità.
- Non...non osavo
nemmeno sperare che tu fossi vivo, Legolas... - balbettò, incredulo - Vederti
qui, ora, è una gioia troppo grande perché il mio cuore la possa esprimere... -
Legolas trasse un
profondo sospiro di sollievo e, stringendo le spalle di Aragorn, osservò con
indignazione il suo viso sporco e incrostato di sangue. - Anche per me lo è, Dùnadan. Ma trovarti in queste
condizioni mi riempie di rabbia per non essere riuscito ad arrivare prima. Cosa
ti hanno fatto ? -
Il Ramingo sorrise. -
Nulla a cui non avrei potuto resistere, Legolas, anche se è stato molto
difficile. Ma ora non c’è tempo per parlare di questo : la Terra di Mezzo
corre un gravissimo pericolo. Theoden stesso è prigioniero qui sotto, nelle
mani di Sauron in persona, e... -
- Non sprecare il poco
fiato che ti resta per dirci cose che già sappiamo, Ramingo. - intervenne
bruscamente Beretar - Il tempo fugge e dobbiamo liberare il Re e il Capitano
prima che sia troppo tardi. -
Aragorn guardò Legolas
con aria interrogativa. - Lui è con noi, Aragorn - disse l’elfo - Il suo nome è
Beretar e un tempo faceva parte dei Cavalieri di Rohan. E il Capitano di cui
parla è Grainne... -
- Grainne ? !
- esclamò Aragorn - Grainne si trova qui ? -
- Sì - rispose Legolas -
L’ho ritrovata, Aragorn, ma ora rischiamo di perderla di nuovo. Non ho tempo
per raccontarti tutto, ma dobbiamo liberarla prima che... -
Le parole dell’elfo
furono interrotte da un grido lancinante che risuonò per tutti i sotterranei.
- Cos’è
stato... ? ! - disse Beretar, scosso. Legolas si guardò intorno per
capire da dove provenisse quel terribile suono.
- Cercate Theoden !
- esclamò correndo via - Ci rivedremo all’uscita ! -
Aragorn e Beretar
guardarono l’elfo scomparire nel buio dei cunicoli, e, scambiandosi un rapido
sguardo, capirono che non c’era davvero tempo per le spiegazioni.
- Riesci a
camminare ? - disse Beretar.
Aragorn annuì. - Theoden
è qui vicino. - disse - Sentivo le guardie scendere ogni giorno per portargli
da mangiare. Se tu avessi potuto sentire con quanto disprezzo lo
trattavano...il solo pensiero mi fa salire il sangue alla testa. -
- Chi è colpevole
pagherà anche per questo. - disse Beretar stringendo forte i pugni per la
collera - Glie la faremo pagare cara. Andiamo. -
Legolas non sapeva dove
stava andando, ma il suo istinto gli diceva che stava correndo nella direzione
giusta. Era il suo cuore a guidarlo, a portarlo da Grainne.
Si fermò un momento a
riprendere fiato, appoggiandosi al muro umido e freddo, ansimando per la
stanchezza, il volto pallido e tirato dall’angoscia. Tese le orecchie per
cercare di carpire il minimo suono nell’assoluto silenzio in cui erano immerse
le segrete. Poi ripartì di corsa, come un segugio che ha trovato una nuova
pista, e continuò a correre fino a quando scivolò su una strana pozzanghera,
rischiando di cadere a terra. Barcollando, Legolas tornò lentamente sui suoi
passi e si chinò per osservare il liquido scuro e vischioso sul quale era
passato senza accorgersene. Vi immerse leggermente due dita, portandosele poi
verso il naso, ma le allontanò un istante dopo, disgustato : sangue, caldo
e raggrumato...
- No... - disse,
inorridito, notando che la pozza si allargava sotto la porta della cella
davanti alla quale lui si trovava.
Premette una mano contro
la porta e la sentì chiusa. Maledicendosi per aver lasciato le chiavi a
Beretar, prese una brevissima rincorsa e sfondò l’uscio con una spallata.
La prima cosa che vide
gli provocò un’ondata di nausea.
In un angolo della cella
si trovava il cadavere orrendamente dilaniato e semicarbonizzato di un uomo in
uniforme, il volto deformato dal terrore ; un occhio, con il quale il
Cavaliere doveva aver certamente visto in faccia la morte, era spalancato dal
terrore, mentre l’altro era cieco da tempo a causa di una lunga ferita che lo
aveva attraversato, e della quale era rimasta solo una lunga cicatrice
rilevata...
Gareth Tarkas, si disse Legolas.
Improvvisamente, un
gemito costrinse l’elfo a spostare lo sguardo altrove ; Legolas avvertì un
tuffo al cuore nel vedere la figura rannicchiata e tremante che si trovava
all’angolo opposto della cella. Anche se non poteva vederla in viso, era certo che
fosse Grainne.
Lentamente le si
avvicinò e le cinse con un braccio le spalle che sussultavano dai singhiozzi
che la fanciulla tentava invano di soffocare.
Senza sollevare lo
sguardo verso Legolas, Grainne si alzò debolmente e affondò il viso nel suo
petto, mentre l’elfo la stringeva forte a sé accarezzandole i lunghi capelli.
- Usciamo di qui. - le
disse semplicemente, aiutandola ad alzarsi e conducendola fuori dalla cella.
- E’ successo di nuovo,
Legolas... - disse la fanciulla a testa china, con la voce rotta dal pianto -
Ha tentato di farmi del male... -
- Nessuno ti farà più
del male, ormai, non aver paura. -
- ...ma io non glie l’ho
permesso. -
Nel sentire quelle parole,
pronunciate con una voce e un tono tanto diversi da quelli che lui conosceva e
amava, a Legolas si gelò il sangue nelle vene.
Con un gesto brusco
afferrò il viso della giovane e la costrinse a guardarlo in faccia, e ciò che
vide gli tolse il respiro.
- Tu...tu non sei
Grainne ! - esclamò, inorridito, allontanandosi di colpo dalla ragazza,
incapace di staccarle lo sguardo di dosso.
I dolci occhi verdi che
un tempo brillavano di gioia di vivere erano diventati due fessure infuocate, e
il suo viso ancora bellissimo era tirato in un ghigno demoniaco. Ormai di
Grainne non era rimasto più nulla.
Veloce come un fulmine,
la fanciulla afferrò con una mano il collo del principe, che si sentì quasi
soffocare. Attraverso quella stretta, Legolas percepiva tutta la malvagità che
si sprigionava dal suo corpo, e ne fu paralizzato.
- Avevo promesso che non
ci saremmo mai separati - sibilò Grainne con la terribile voce che non le
apparteneva - Allora ti porterò con me...dal mio Padrone... -
All’improvviso, Legolas
vide le strette pareti che lo circondavano ondeggiare intorno a lui e farsi
sempre più sfuocate fino a quando non scomparvero in una fitta cortina di fumo.
Chiuse gli occhi, sentendo la testa girargli vorticosamente. Quando li riaprì,
non si trovava più nello stesso posto, ma in un’ampia sala poligonale dall’alto
soffitto di pietra.
Guardandosi intorno,
vide che Grainne era in piedi a poca distanza da lui. Accanto a lei si trovava
una figura alta e sottile, tanto luminosa che l’elfo non riuscì a distinguerne
la fisionomia.
La fanciulla lo
guardava, ma stavolta il suo viso era fermo e inespressivo, come scolpito nel
ghiaccio.
- Chi sei tu... ? -
disse Legolas, ancora sconvolto.
- La tua fine, Principe.
- rispose la fredda voce di Saruman.
- Dov’è Grainne ? -
disse Legolas con sospetto, riparandosi gli occhi dalla luce che emanava quella
figura ignota.
- Non la vedi,
Elfo ? E’ proprio qui davanti a te. - rispose.
Legolas lanciò
nuovamente uno sguardo alla ragazza dritta e immobile dinnanzi a lui, non
riconoscendo in lei nulla di ciò che era.
- Stai mentendo ! -
disse rabbiosamente l’elfo - Io vedo solo il suo corpo, ma qualcun altro ha
preso il posto della sua anima ! -
Saruman ghignò, ma
Legolas non potè vederlo. - Anima ? Questa donna è solo un involucro
vuoto, Elfo. - disse - Ora nel suo corpo alberga un potere così grande che tu
non lo puoi nemmeno immaginare, ed ha schiacciato inesorabilmente ciò che in
esso si trovava. O che tu credevi vi
si trovasse...in realtà lei non è che un mezzo con cui l’Oscuro Signore si
manifesta. La sua anima non ha importanza, per il semplice motivo che non è mai
esistita veramente. Tutto ciò che tu vedi è ciò che lei è. -
- Ti sbagli - ribattè
Legolas - Il fatto che lei abbia ceduto a Sauron non significa che l’abbia
fatto per sua volontà. Ha lottato fortemente prima di soccombere, sebbene io
non sia convinto che lui l’abbia del tutto sconfitta. Per me questa donna ha un
valore più grande della luce delle stelle, e non lascerò che Sauron la
distrugga. -
Saruman tacque per un
istante. - Dunque sei legato a lei fino a questo punto. - disse - Ti comporti
come un bambino che vuole giocare con la spada del padre, Elfo...sei così cieco
di fronte al tuo sentimento da non accorgerti che sarà la tua rovina. Ma dimmi,
cosa saresti disposto a fare per reclamarla ? -
- Qualunque cosa -
rispose Legolas - E non mi arrenderò facilmente. -
- Bene. - disse Saruman
mentre il bagliore che lo avvolgeva si faceva più intenso ed accecante -
Accomodati pure. Vuoi questa fanciulla ? Ebbene, l’avrai. Ma per farlo la
dovrai uccidere...se lei non ucciderà prima te. -
La forte luce bianca che
sprigionava dallo stregone si affievolì fino a scomparire del tutto, mentre
Legolas, confuso e sgomento, vide Grainne stendere le mani davanti a sé, e
apparire in esse la lunga e pesante spada del padre. Titubante, Legolas sfoderò
la propria.
Fu così che ebbe inizio
l’ultima battaglia.
Nel frattempo, Beretar e
Aragorn erano corsi alla ricerca di Theoden.
- Sei proprio certo che
fosse vicino, Ramingo ? Tutte le celle che abbiamo perquisito finora erano
vuote ! - disse Beretar.
- Ti dico di sì. Ho
sentito con le mie orecchie le guardie dileggiarsi di lui mentre gli portavano
da mangiare...non può essere certo lontano ! - Il Ramingo aprì la porta
dell’ennesima cella, dalla quale si precipitò fuori un enorme ratto di fogna che
fece sobbalzare dallo spavento i due guerrieri.
- Dannazione ! -
esclamò Beretar picchiando forte la mano contro la parete opposta in un impeto
d’ira - Non lo troveremo mai ! -
- Calmati, Beretar -
disse Aragorn tendendo una mano verso la spalla del gigante dai capelli rossi -
Non possono certo averlo portato lontano. Vedrai che... -
- Calmarmi ? !
- sbottò Beretar scostando bruscamente la mano di Aragorn - Non abbiamo tempo
da perdere, Ramingo, lo capisci o no ? Siamo solo io e te, due guerrieri
male armati, nelle segrete di Edoras, Legolas è scomparso in questo maledetto
labirinto, tra non molto i Cavalieri ci scopriranno e non ce la faranno passare
certo liscia, e io dovrei... -
Un mugolio soffocato
interruppe lo scatto di rabbia di Beretar, costringendo lui ed Aragorn a
guardarsi intorno per capire da dove provenisse quello strano verso. Aragorn
appoggiò l’orecchio contro la porta che si trovava esattamente alle spalle di
Beretar.
- E’ qui ! - disse,
fremendo per l’agitazione - Dammi le chiavi, presto ! -
Il guerriero obbedì, con
il cuore in gola. In breve, Aragorn spalancò l’uscio della cella e i due vi
entrarono di corsa, arrestandosi a bocca spalancata quando videro chi occupava
quel pertugio maleodorante.
Di fronte a loro,
sdraiato scompostamente sopra un lurido pagliericcio, si trovava Theoden, Re
del Mark, gli abiti sporchi e stracciati ; il suo nobile aspetto sembrava
essere stato cancellato da un’espressione sonnolenta, quasi di incoscienza, e
ora somigliava più ad un povero vecchio che ad un fiero e orgoglioso sovrano.
- Mio Signore,
svegliati ! - esclamò Aragorn chinandosi sul vecchio Re e colpendogli
leggermente il viso per farlo rinvenire, ma senza ottenere alcun risultato.
- L’oro... - farfugliò
Theoden - L’oro di Meduseld...me l’ha portato via...l’ombra me l’ha portato
via... -
Incapace di pronunciare
una parola, Beretar avvampò di collera e strinse i pugni fino a quando le
nocche gli si sbiancarono. Come avevano potuto, come avevano osato fare questo
al suo Re, la persona a cui aveva giurato eterna fedeltà ?
- Spostati. - ordinò
improvvisamente scostando il Ramingo che lo guardò con aria interrogativa. Con
decisione, afferrò il secchio che si trovava accanto ad una ciotola di cibo
ammuffito, unica fonte d’acqua per il Re.
- Perdonami per quello
che sto per fare, mio Signore, ma è necessario... -
Sotto lo sguardo
stupefatto di Aragorn, Beretar afferrò Theoden per la nuca e gli immerse la
testa più e più volte nel secchio, fino a quando il Re non oppose resistenza
tossendo convulsamente.
- Chi...chi siete ?
- disse debolmente, con voce roca, sostenendosi a Beretar - Dove ci
troviamo ? -
- Siamo nelle segrete di
Meduseld, Sire - rispose Aragorn - Sei stato tenuto prigioniero per molto
tempo...la tua mente doveva certamente essere ottenebrata da qualche potente
filtro... -
- Alcuni dei tuoi
Cavalieri stanno tramando contro Rohan...e tutta la Terra di Mezzo. Ma ora il
loro complotto è sventato, perché tu tornerai di nuovo sul trono e riporterai
la pace nel tuo regno. - disse Aragorn.
Theoden guardò nel
vuoto, riflettendo, turbato, sulle parole del Ramingo.
- Stavo cavalcando verso
nord con la mia scorta, quando sentii la mia testa girare vorticosamente e
caddi di sella...non ricordo altro. Per tutto questo tempo mi è sembrato di
vivere in un luogo al limite tra realtà e allucinazione... - disse. Poi si
voltò lentamente verso Beretar, che lo stava ancora sorreggendo, e non aveva
aperto bocca.
- Tu... - disse
stringendo gli occhi, come per mettere a fuoco la figura del gigante dai
capelli rossi - La mia vista è ancora annebbiata...ma io ti ricordo bene...sei
Beretar, non è vero ? -
- Sì - rispose il
guerriero - E sono tornato per servirti di nuovo, mio Signore. Ma ora non c’è
tempo da perdere, dobbiamo uscire di qui. -
Aragorn annuì alle
parole di Beretar e prese la spada che il guerriero gli porgeva. Poi uscì dalla
cella e si guardò intorno, per assicurarsi che non passasse nessuno, e fece un
cenno a Beretar che uscì a sua volta sorreggendo il suo Re.
Il piccolo gruppo,
guidato dal Ramingo, fece però poca strada, perché all’ingresso delle segrete
una voce autoritaria intimò loro di fermarsi.
- Molto bene ! -
disse Zoren, seguito da quattro dei suoi Cavalieri - Tre prigionieri in fuga.
Temo che nessuno vi abbia informati che la pena per chi tenta di evadere dalle
segrete è la morte...e a questo punto penso proprio che non mi dispiacerà affatto
eseguire la sentenza. -
- Tu non farai nulla,
Zoren ! - esclamò Theoden con tutte le sue forze - Mi meraviglio del tuo
comportamento ! Sei stato tu ad architettare tutto questo ? Credevi
di poterti liberare di me con un inganno ? In vece hai solo ingannato te
stesso... Io so essere misericordioso, ma la mia collera verso i traditori è
grande...e ti assicuro che la proverai di persona, se solo tenterai di
fermarci ! -
Ghignando, Zoren fece un
passo verso i tre, ma Aragorn, fulmineo, si intromise tra lui e i suoi
compagni, puntando la spada contro il cavaliere.
- Vuoi vendere cara la
pelle ? - disse - La mia lama non aspetta altro. Avanti, traditore !
-
- Povero sciocco !
- rise Zoren - Non sarai tu a fermarmi ! -
- Lui forse non ti potrà
fermare - disse all’improvviso una voce alle spalle del Cavaliere - Ma io sì.
Getta immediatamente le armi, Zoren. -
Le espressioni del
Cavaliere e dei suoi soldati traditori mutarono dalla spavalderia allo
sgomento, mentre, se non fossero stati troppo stanchi ed affaticati, Aragorn,
Beretar e Theoden avrebbero certamente esultato ; Hama, con un consistente
gruppo di Cavalieri armati di tutto punto, era arrivato al momento giusto.
- Ciò che le mie
orecchie hanno appena udito non ha potuto suscitare in me altro che ira e
disprezzo. Avrei dovuto capire da molto tempo cosa stavi tramando. Hai fatto di
tutto per conquistare la fiducia di Vermilinguo in modo da farti nominare
sostituto del Capitano...in modo da togliere di mezzo anche lui una volta che
Theoden fosse scomparso del tutto, non è vero ? -
- Taci, idiota ! -
esclamò rabbiosamente Zoren - Sono io il Capitano, ora ! E tu non devi far
altro che obbedirmi ! -
- Obbedirti ? -
disse Hama - Io non obbedisco ad altri che a Theoden Re. Forse era vero...il
Capitano è tornato per salvare la sua città... -
- Capitano ? -
disse Theoden alzando il capo dalla sorpresa - Mio buon Hama, stai forse
parlando di... -
- Sì, ma dobbiamo
salvare anche lei prima che... - Aragorn si interruppe all’improvviso, quando
una dolorosa fitta gli attraversò la testa.
- Che ti succede,
Aragorn ? - disse Beretar.
- Nulla... - rispose il
Ramingo stringendo ancora più forte la sua spada e portandosi l’altra mano al
capo - Ma dobbiamo sbrigarci. Sento che qualcosa di terribile sta per
accadere...è come se una voce risuonasse nella mia testa... -
Beretar annuì. - Hama,
prenditi cura del nostro Re. - disse aiutando il soldato a caricarsi sulle
spalle Theoden, ancora troppo debole per camminare da solo.
- E anche di questi
luridi traditori... - disse Aragorn disarmando Zoren con un rapido colpo di
spada prima di tuffarsi nuovamente nel buio delle segrete, seguito dal gigante
dai capelli rossi.
Legolas era ancora
confuso e spaventato quando Grainne gli si avventò contro urlando e brandendo
la sua spada. L’elfo parò i suoi colpi, forti e decisi ma privi della grazia e
dell’agilità che avevano sempre contraddistinto la fanciulla durante il
combattimento. No, non era certo Grainne quella che gli si trovava davanti...
- Grainne, torna in
te ! - esclamò Legolas - Non farti schiacciare dall’oscurità ! Fai
riemergere la speranza ! -
Per tutta risposta, la
ragazza cercò di abbattere la spada sul capo dell’elfo, il quale la parò con la
sua. Grainne non retrocedette, e continuò a spingere la sua spada contro quella
di Legolas, digrignando i denti.
- Il buio è mio padre, la notte è mia madre... - disse - E Sauron è il mio Signore ! -
- No ! - esclamò
Legolas spingendola indietro. Grainne barcollò un istante, poi si raddrizzò e
si gettò nuovamente contro l’elfo, brandendo furiosamente la sua arma.
Mentre combatteva,
Legolas non riusciva a distogliere lo sguardo dagli occhi della ragazza,
cercando disperatamente in essi una sola scintilla che indicasse che l’anima di
Grainne non era completamente perduta. Ma, guardandola, l’elfo capì che per lui
si stava davvero avvicinando la fine : non poteva difendersi da lei in
alcun modo se non attaccandola a sua volta. Ma se l’avesse colpita...se, senza
volerlo, l’avesse uccisa...non avrebbe mai potuto farlo. Mai.
- Come puoi non
riconoscermi, Grainne ? - disse disperatamente, tentando di schivare i
colpi della fanciulla - Non ricordi ciò che c’è stato tra noi ? La nostra
promessa ? Non la ricordi ? -
- Le promesse sono aria, Elfo. - disse la voce di Sauron, che aveva
preso il posto di quella di Grainne, risuonando tra quelle fredde mura - Non esiste promessa, non esiste verità.
Tutto è illusione, solo le tenebre in cui precipiterai sono reali. -
- Questa è
l’illusione ! - gridò Legolas respingendo l’attacco della ragazza -
L’illusione è tutto ciò che ci circonda, Grainne ! Sauron stesso lo
è ! Non farti ingannare dalla sua seduzione, amore mio...tu sei molto più
forte di lui, ricordalo ! Tu sei la vita ! -
Un lampo attraversò gli
occhi di Grainne. La vita...
La fanciulla portò un
attimo la mano alla fronte. Sentiva che un terribile conflitto stava insorgendo
in lei : mentre una sua parte era incatenata alla volontà dell’Oscuro
Signore, qualcosa dentro di lei cercava di riemergere, aggrappandosi disperatamente
alle parole dell’elfo.
Un turbinio di pensieri
e ricordi le affollò la mente.
Figlia mia...
Sei più di quanto appari...
Ti amo, Enedore...
La fanciulla strinse gli
occhi mentre il suo cuore iniziò a battere forte.
Legolas, Aragorn...
Fu come se una parte del
suo essere stesse uscendo dal suo corpo, sfuggendo al controllo di Sauron.
Aiuto...
Poi una voce ancora più
potente risuonò nella sua testa.
Tu sei mia, figlia della notte ! Obbedirai ai miei
ordini...e io ti ordino di uccidere l’Elfo !
Legolas si era fermato,
ansimante, sperando che le sue parole avessero ottenuto qualche risultato.
Invece Grainne gli si lanciò furiosamente contro urlando, nei suoi occhi uno
sguardo che Legolas aveva visto solo nei soldati che lottavano contro il nemico
con la consapevolezza di andare incontro alla morte...
- No ! - esclamò
l’elfo. Con un colpo ben diretto, la fanciulla lo disarmò ferendogli lievemente
una mano. Mentre cadeva a terra, Legolas vide che la sua spada ormai giaceva
sul pavimento, troppo lontana da lui.
Grainne gli si avvicinò
lentamente, la spada stretta in pugno.
- E’ giunto il momento di dirci addio, Principe. - ruggì la voce di
Sauron uscendo dalle labbra di Grainne.
Legolas, atterrito, si
appoggiò sui gomiti, stanco e con la mano dolorante e insanguinata, mentre la
ragazza sollevava la spada sulla sua testa, pronta a sferrare il colpo di
grazia all’elfo che ormai non era più in grado di riconoscere. Eppure lo
sguardo di Grainne sembrava più incerto, come se qualcosa la turbasse...come se
stesse quasi tornando in lei...
Non può finire così, pensò Legolas, la
mente in subbuglio mentre cercava freneticamente una via d’uscita da
quell’incubo.
- Non finirà così !
-
Proprio mentre Grainne
abbassava la spada su di lui, Legolas, con un agile e rapido movimento del
bacino, sferrò un poderoso calcio alla mano della ragazza, disarmandola a sua
volta e facendola cadere all’indietro. Poi l’elfo roteò su se stesso e si
rialzò di scatto, quindi corse a recuperare la spada della fanciulla che era
caduta poco distante.
Fatto questo, si
avvicinò lentamente a Grainne, la spada in pugno. La ragazza tenne i suoi occhi
spenti fissi in quelli dell’elfo, e lui non avrebbe mai saputo dire cosa stesse
pensando lei in quel momento.
- Ora la sua vita è nelle tue mani, Elfo. - disse la voce di Sauron
per mezzo di Grainne - Tocca a te
decidere cosa fare di lei. Finiscila, se lo vuoi... -
Legolas, ormai calmo,
guardò nuovamente la fanciulla e gli parve di cogliere in lei un barlume di
paura e speranza insieme. Pose la spada e si chinò verso di lei, tendendole la
mano.
- Esci dall’ombra,
Grainne. - le disse - So che il tuo cuore è ancora vivo e che lui non riuscirà mai a prendere il posto
dei tuoi veri sentimenti. Il mio amore ti condurrà lontano da queste tenebre,
te lo prometto. Ma tu devi lasciarlo entrare...liberati dal potere della
distruzione, Grainne...so che l’hai fatto altre volte, e questa sarà l’ultima,
vedrai. Io ti aiuterò, amore mio...tutto ciò che devi fare è prendere la mia
mano. Coraggio, piccola guerriera... -
La fanciulla, ansimando,
tese piano una mano tremante verso l’elfo.
- Io non sono
un’illusione, Grainne...vieni da me... -
Una lacrima d’argento
scivolò lungo la guancia della fanciulla. - Non...non mi abbandonare... -
sussurrò faticosamente con la sua vera voce.
Legolas sorrise e le si
avvicinò un po’ di più.
- Così, Grainne...prendi
la mia mano...fai quest’ultimo sforzo e sarai libera... -
Grainne si rialzò
barcollando, il braccio teso verso quello dell’elfo, la cui espressione ansiosa
mutò in speranza vedendo la ragazza tornare finalmente in sé.
Ma un istante prima che
le loro mani si incontrassero, lo sguardo di Grainne tornò gelido e
scintillante.
Con una mossa
rapidissima, afferrò il pugnale che Legolas portava alla cintura e spinse
l’elfo all’indietro facendolo cadere.
Poi Sauron parlò di
nuovo, ma non per bocca di Grainne. La sua fredda voce risuonò tra le nere
mura, mentre la fanciulla era dritta e immobile davanti all’elfo che la
guardava, sbigottito e in preda al panico.
- Hai perso, Elfo. Lei è mia, dovevi saperlo. Tutta la sua resistenza è
stata vana ed è servita solo ad ingannarti. Hai commesso un grosso errore
credendo di potermela togliere. Con lei in mio potere, presto la Terra si Mezzo
mi apparterrà. Ma tu la puoi ancora riavere... - disse in tono di scherno -
Non devi fare altro che trafiggerla con
la tua lama e sarà tua...per l’eternità... -
Con lo sguardo ormai
perso nel vuoto, Legolas lasciò la spada e cadde in ginocchio davanti a
Grainne.
- No - disse dopo un
lungo momento di silenzio, incapace di staccare i suoi occhi da quelli della
fanciulla - Se il mio destino è morire per mano della donna che amo, ebbene lo
accetterò, per quanto sappia che non è il suo cuore a comandare le sue azioni.
Ma per nessuna ragione le farò del male, poiché è lei stessa la mia vita...e
preferisco che la mia vita finisca con lei piuttosto che senza di lei. Tu dici
di possederla, ma non ti apparterrà mai perché fa parte di me. Dovunque andrà,
io sarò con lei, e lei sarà con me. Non riuscirai mai a dividerci. E ora -
disse poi rivolgendosi a Grainne, gli occhi celesti calmi e rassegnati - Fai
quello che devi...ma in fretta. -
La fanciulla restò in
silenzio, accelerando il respiro. Chiuse gli occhi e strinse il pugnale nella
mano, cingendosi la fronte con l’altra.
- Hai fatto la tua scelta, Elfo. - disse Sauron. Poi si rivolse a
Grainne : - Uccidilo, figlia della
notte. Ora. -
Grainne continuò a
stringere il pugnale tremando, mentre Legolas la guardava trattenendo il
respiro.
- Obbedisci ! - comandò la voce di Sauron - Io sono il tuo padrone, Enedore ! Fai ciò che ti ordino !
L’elfo deve morire ! -
No...
- UCCIDILO ! -
Un improvviso lampo di
lucidità si impadronì della mente della ragazza. In un istante, Grainne capì
cosa doveva fare per affrancarsi da quella schiavitù e risparmiare la vita
dell’elfo che amava. Ma si trattava della scelta più terribile...ed era l’unica
che potesse fare.
- UCCIDILO ! -
- No ! Non
posso ! NON POSSO ! - gridò, sollevando di scatto il pugnale.
Il sangue di Legolas gli
si gelò nelle vene mentre capiva ciò che Grainne aveva intenzione di fare.
- NO ! - esclamò,
allungando una mano verso la fanciulla mentre lei si trafiggeva il ventre con
la lucente lama elfica.
In quel momento
un’esplosione di luce scaturì dalla sagoma di Grainne che si accasciava a
terra, morente, e la sua terribile energia scaraventò l’elfo contro il muro.
Sauron ruggì, mentre la
luce invadeva la sala.
- Mi hai tradito, Enedore ! Che tu sia maledetta per
l’eternità ! -
Legolas cercò di
alzarsi, riparandosi il viso con una mano, e quando riaprì gli occhi capì di
essere tornato nelle segrete di Meduseld.
- Cosa...cosa è
successo ? - disse, ancora stordito per il colpo - Grainne... ? -
Il cuore gli si fermò
per un momento quando vide la fanciulla stesa a terra in una pozza di sangue.
- No !
Grainne ! -
Legolas corse verso la
ragazza e si chinò su di lei, ansimando, toccandole il collo per avvertire il
minimo segno di vita.
- Legolas... - sussurrò
debolmente Grainne mentre un rivolo di sangue le usciva dall’angolo della
bocca.
- Zitta. Non parlare.
Non devi affaticarti. - disse l’elfo con voce tremante, mentre, sconvolto,
cercava di tamponarle la ferita con un brandello di stoffa che aveva strappato
dal suo mantello.
- Ho vinto, Legolas... -
continuò la fanciulla - Ho vinto contro me stessa...non...non ho lasciato che
lui si servisse di me...fino in fondo... -
- Lo so, Grainne... -
disse Legolas accarezzandole i capelli - Hai dimostrato tutto il tuo coraggio.
Ma ora devo portarti via da qui, hai bisogno di essere curata immediatamente...
-
- La mia ferita non può
guarire, Legolas - continuò Grainne - Perché è molto più profonda di quanto tu
possa immaginare... -
- Ma...cosa stai
dicendo ? - disse Legolas spalancando gli occhi. Poi alzò la schiena e,
disperatamente, si guardò intorno. - Vado a cercare Aragorn e Beretar, tu stai
tranquilla, vedrai che... -
La fanciulla gli afferrò
faticosamente un braccio. - No...ti prego, non andartene...resta con me ancora
un momento, finchè...finchè... - Tossì convulsamente. Legolas, gli occhi gonfi
di pianto, si curvò verso di lei e le sollevò delicatamente la testa.
- Non morirei in pace se
non potessi vedere i tuoi occhi mentre me ne vado...voglio che il loro ricordo
mi accompagni ovunque... -
- Smettila ! -
Legolas scosse rabbiosamente il capo mentre calde lacrime gli scorrevano lungo
le guance - Ho fatto una promessa. Se te ne vai - disse afferrando il pugnale
che giaceva accanto alla ragazza - Io vengo con te. -
Grainne sorrise
debolmente e gli prese la mano. - Non sprecare così la tua preziosa vita, amore
mio... - disse.
- Se tu muori non mi
resta più nulla, lo sai ? Con che coraggio mi chiedi...di vivere ? -
disse l’elfo.
La fanciulla gli
accarezzò il viso con una mano sporca di sangue. - Io ho terminato la mia
battaglia, ma la guerra è ancora in corso...e tocca a te portarla a termine.
L’Oscuro Signore non è stato ancora sconfitto del tutto ; non permettere
che distrugga la nostra terra...ti prego...combatti un’ultima volta...per me...
-
Legolas lasciò cadere il
pugnale e si piegò su di lei sussultando dai singhiozzi.
- Non rimpiango più
nulla, credimi. - continuò Grainne con l’ultimo filo di voce che le restava -
Hai saputo dare un nuovo senso alla mia vita...e sono felice per come l’ho
vissuta...anche solo per i pochi attimi in cui ho potuto rimanerti accanto... -
La frase si interruppe
all’improvviso. Legolas, con il cuore in gola, alzò di scatto la testa e vide
che gli occhi della ragazza erano ormai chiusi e la sua pelle stava diventando
sempre più fredda. Ansimando, la strinse forte a sé, come per donarle ancora un
po’ del suo calore, della sua vita, ma capì che era tutto inutile...o forse no.
Beretar, disse tra sé e sé, sconvolto, posando
delicatamente a terra il corpo senza vita di Grainne. Devo trovare Beretar.
Legolas si alzò di
scatto e corse fino in fondo al corridoio, quando, per poco, non si scontrò con
il Ramingo e il guerriero dai capelli rossi che erano corsi a cercarlo.
L’elfo lo ignorò. -
Beretar - disse ansimando - Ho bisogno di te. Subito. -
Beretar guardò Legolas,
turbato. - Le è successo qualcosa ? -
Senza dire una parola,
Legolas fece un cenno ai due e tornò di corsa da dove era venuto. Aragorn e
Beretar si scambiarono uno sguardo turbato e lo seguirono.
Quando videro il corpo
di Grainne, e Legolas inginocchiato accanto ad esso, trasalirono. Beretar cadde
in ginocchio, gli occhi spalancati, mentre Aragorn si portò una mano alla bocca
e sentì gli occhi riempirsi di lacrime.
- L’ha sconfitto - disse
Legolas - Ma il prezzo è stato troppo alto. -
- Io...io l’ho sentita,
Legolas... - disse Aragorn - Ho sentito la sua voce chiamarmi, poco fa...un
disperato tentativo di chiedere aiuto...se solo avessi potuto immaginare che...
-
- Saresti comunque
arrivato tardi, Aragorn. - rispose l’elfo - Io ero con lei e non ho potuto fare
nulla per aiutarla. Forse non avrei potuto nemmeno se lo avessi voluto. Ma è
stata ancora lei a prendere le redini del suo destino. Ha lottato fino alla
fine... -
- Capitano... - sussurrò
il guerriero dai capelli rossi con voce rotta, stendendo una mano sul viso
della fanciulla.
- Non è ancora tutto perduto, Beretar. -
disse Legolas - Forse possiamo ancora salvarla. -
Il guerriero e il
Ramingo guardarono l’elfo, stupiti dalle sue parole.
- Ma cosa
dici ? ! - esclamò Beretar - Non vedi che è fredda come il
ghiaccio ? -
- Beretar ha ragione,
Legolas. - disse Aragorn - Capisco quanto sia grande il tuo dolore, credimi. Ma
ormai devi rassegnarti, lei... -
- Vi sbagliate, vi
sbagliate tutti ! - esclamò l’elfo scuotendo la testa. Nei suoi occhi la
speranza era unita alla disperazione. - Non ricordi cosa è stata capace di
fare, Beretar ? Ha guarito il tuo braccio...solamente toccandolo...e ha
salvato me nello stesso modo ! Ci ha donato una parte della magia che era
in lei riversando in noi il potere della vita...e noi possediamo ancora quel
potere, ne sono certo... -
Beretar guardò Legolas,
tremando. - Sei pazzo... -
- Forse...ma è l’ultima
speranza che ci rimane. - disse Legolas, deglutendo - Non so cosa potrebbe
accadere. Forse non accadrà proprio niente. Ma non voglio lasciare nulla di
intentato. Ti prego, Beretar...solo tu puoi aiutarmi... -
Il guerriero tacque per
un istante, poi annuì e si avvicinò a Legolas.
- Dimmi cosa devo fare.
- disse.
L’elfo non rispose, e
posò la sua mano sulla ferita della ragazza. Beretar lo imitò, mentre Aragorn
guardava i due amici accomunati dalla disperata volontà di lottare contro la
morte.
- Le restituiremo la
vita che ci ha dato. - disse Legolas - Prega gli dei perché ci diano la forza
di farlo. -
Per un lungo,
lunghissimo istante non accadde nulla. Poi, all’improvviso, una piccola
scintilla sembrò scaturire dal corpo della fanciulla. Beretar e Legolas si
guardarono a vicenda, speranzosi, ma senza perdere la concentrazione. A poco a
poco la scintilla diventò più luminosa, fino a quando dalle loro mani divampò
una calda luce bianca che pervase tutto il corpo di Grainne. Poi la luce
divenne accecante, e, mentre i due sentivano le loro energie venire meno,
avvertirono un indescrivibile senso di leggerezza, come se un fiume in piena
stesse scorrendo dentro di loro e affluisse interamente alle loro mani per poi
gettarsi nella fanciulla morta. Per un momento non videro più nulla, e
sentirono un vortice turbinare nelle loro menti. Legolas temette di venire
meno, e si afferrò al corpo di Grainne con tutta la forza che gli rimaneva. Ti prego, Grainne...torna...torna...
Aragorn rimase a
guardare quell’incredibile magia svolgersi davanti ai suoi occhi e pianse,
pregando che tutta la loro speranza non fosse vana.
La luce infine svanì, e
i tre rimasero, senza respiro, ad osservare la fanciulla stesa accanto a loro.
Legolas si sentiva distrutto, come se avesse percorso miglia e miglia, mentre a
Beretar sembrò quasi che un macigno gli stesse schiacciando il capo. Ma tutto
il dolore e la stanchezza scomparvero quando videro finalmente il petto di
Grainne tornare a sollevarsi, prima piano, poi sempre più rapidamente, fino a
quando il ritmo del respiro divenne regolare.
- Aurë entuluva ! - esclamò Legolas alzando gli occhi, come se
al posto del soffitto scuro e ammuffito di quel cunicolo buio si trovasse un
cielo trapuntato di stelle luminose, poi si chinò a stringere tra le braccia la
fanciulla che dormiva profondamente, affondando il viso nei suoi lunghi
capelli.
Aragorn pose una mano
sulla spalla di Beretar, che non riusciva a staccare gli occhi dai due
innamorati, finalmente riuniti. Per la prima volta dopo molto tempo, un vero
sorriso comparve sulle labbra del guerriero dai capelli rossi.
- E’ tornata - disse,
asciugandosi una piccola lacrima - Il Capitano è tornato. -
Nella sala del trono,
Vermilinguo camminava nervosamente davanti a Zoren e agli altri Cavalieri che
avevano tradito il loro giuramento di fedeltà, attentamente sorvegliati da Hama
e dagli altri soldati.
- Cosa credevi di fare,
Zoren ? - sibilò - Pensavo che tu fossi degno di fiducia... -
Il soldato fece un passo
avanti. - Io ho fatto tutto quello che mi hai chiesto, mio Signore ! -
disse disperatamente - Non ho mai pensato di tradirti ! -
- No ? Hai tenuto
il nostro Re prigioniero delle segrete del palazzo, tramando una guerra contro
i Popoli Liberi sfruttando l’alleanza con l’Oscuro Signore...il potere era
tutto quello che volevi, non è vero, sciocco ? Edoras nelle tue mani...ma
hai fallito miseramente. -
Zoren trasalì. - Non è
vero ! Mio Signore, ho solo... -
- Silenzio ! -
disse imperiosamente Vermilinguo alzando una mano - Non aggiungere una parola
al fiume di menzogne che stai raccontando ! - Poi si rivolse a Hama. -
Come sta Theoden Re ? -
- Non corre più alcun
pericolo. Le abili mani dei nostri guaritori lo stanno curando...anche se forse
ci vorrà del tempo perché riacquisti completamente la salute. -
- Bene. - disse
Vermilinguo - Ora conduci Zoren nei sotterranei e fallo torturare finchè non
avrà rivelato tutti i nomi dei suoi complici. Poi arrestali e falli giustiziare
immediatamente. Lui per primo. -
Hama si inchinò al
cospetto dell’infido consigliere e uscì dalla sala, mentre le guardie
trascinavano via Zoren e gli altri Cavalieri che tentavano invano di mostrare
la loro innocenza.
Quando la stanza fu
vuota, Vermilinguo si recò al Palantìr e, dopo aver tolto il telo che lo
copriva, attese che in esso si mostrasse la figura di Saruman.
- Mio Signore, si è
verificato ciò che temevo... - disse.
- Non dire altro, Grima. Lui è furioso per quanto è accaduto.
Abbiamo perso due armi che potevano rivelarsi preziosissime, ma non dobbiamo
disperare poiché ne abbiamo in serbo altre...il nostro piano di conquista è
fallito solo in parte. -
Legolas, Grainne e
Aragorn partirono il mattino successivo, dopo che il principe ebbe chiesto e
ottenuto una piccola scorta di cavalieri che li accompagnassero durante il loro
viaggio di ritorno verso il Bosco Atro, in modo che la fanciulla potesse avere
tutte le cure a lei necessarie per rimettersi completamente.
Grainne non aveva ancora
ripreso conoscenza, e non ebbe in tal modo l’occasione di rivedere Theoden,
ancora debole e stanco, né di salutare Beretar, che non aveva abbandonato
neppure per un istante il capezzale del suo Re. Nel momento stesso in cui vide il
volto del guerriero, Legolas capì che le loro strade si sarebbero
irrevocabilmente divise.
- Sei proprio deciso a
non venire con noi, Beretar ? - disse Legolas dopo che lui e Aragorn
ebbero lasciato insieme al guerriero la stanza di Theoden, dal quale si erano
appena congedati - Il Bosco Atro è accogliente, vivresti in pace per il resto della
tua vita... -
Beretar scosse la testa.
- Io resterò qui, Legolas. - rispose - Non intendo infrangere due volte lo
stesso giuramento. Il mio posto è accanto al mio Re, nella città in cui sono
nato e vissuto...così come il tuo posto è accanto a colei che fu e che
continuerà ad essere il Capitano... -
Legolas sorrise.
- Nel tuo regno crescono
molti splendidi fiori, fragili e delicati... - continuò il guerriero - Ma di
essi è lei il più prezioso, ora. Hai una grande fortuna tra le mani,
Principe ; non permettere che appassisca. - Il guerriero sospirò e alzò lo
sguardo. - Avrei voluto salutarla, ma temo che disturberei il suo riposo, se lo
facessi. Tanto meglio così ; non sono bravo negli addii. Un tempo l’amavo
e l’ho lasciata ; tu non ripetere il mio stesso errore. Ma ogni tanto
ricordale il mio nome...e dille che attenderò sempre il ritorno del Capitano. -
- Lo farò, Beretar, se
non le causerà troppa sofferenza ricordare ciò che è accaduto in questi
terribili giorni. - rispose Legolas - Credo tuttavia che non ce ne sarà
bisogno. Né io né Grainne potremo dimenticare la tua lealtà e l’aiuto che ci
hai dato. Abbiamo trovato in te un grande amico, e anche se ti lasciamo ora, ti
porteremo per sempre nel nostro cuore. -
Entrambi con le lacrime
agli occhi, il guerriero e l’elfo si abbracciarono per l’ultima volta.
- Abbi cura di te,
Beretar - disse Legolas sciogliendosi dalla stretta del gigante dai capelli
rossi - Forse ci rivedremo, un giorno...e ricorda che sarai sempre il benvenuto
nel Reame Boscoso. -
- Non lo so, Principe -
rispose Beretar - Forse non ci vedremo più, se non quando viaggeremo nei nostri
ricordi. Addio anche a te, Ramingo... - disse poi rivolgendosi ad Aragorn - Mi
rammarico di non averti potuto conoscere meglio. Avremmo potuto essere
amici...sento che sono molte le cose che ci accomunano. -
- Può darsi, Beretar -
disse Aragorn stringendo la mano che il guerriero gli porgeva - Ma tu hai
finalmente ritrovato la tua strada...io non ancora, e temo che ci vorrà molto
tempo prima che ciò accada. -
I cuori dei tre erano
pesanti quando si separarono definitivamente. Dalla finestra, Beretar vide la
piccola compagnia allontanarsi da Edoras, Legolas e Aragorn che cavalcavano a
fianco della portantina in cui giaceva Grainne, ancora addormentata, e rimase a
guardarli fino a quando non furono scomparsi dalla sua vista. Poi rivolse lo
sguardo verso il cielo.
- Mio Signore - disse
rivolgendosi a Theoden, il quale dormiva nel suo letto e non potè sentirlo - Le
nubi se ne sono andate e il freddo vento del nord ha cessato di soffiare. Il
sole è tornato e resterà per molto, molto tempo. -
Il ritorno nel suo regno
non diede a Legolas il sollievo che avrebbe desiderato.
Per tutto il tempo in
cui era rimasto al fianco di Grainne, non aveva mai smesso di interrogarsi sul
destino che l’avrebbe attesa. La fanciulla aveva ormai perso per sempre i suoi
poteri, e questo non poteva essere che un bene, ma cosa sarebbe effettivamente
rimasto di lei, quando si fosse svegliata ? Sarebbe stata ancora la stessa
donna che Legolas amava profondamente ? E il loro amore avrebbe continuato
a vivere ?
Grainne si mosse nel
letto, borbottando poche parole sconnesse. Legolas la guardò teneramente e le
accarezzò piano una guancia ; sorrise pensando a quando un tempo lei aveva
vegliato su di lui...e ora sarebbe stato lui a vegliare su di lei.
Come avrebbe potuto
rinunciare a quel piccolo fiore, tanto forte e delicato ?
- Dovresti riposare,
Principe. Lei non si sveglierà molto presto. -
Legolas alzò di scatto
la testa ; smarrito nei suoi pensieri, non aveva notato l’ingresso di
Gandalf e suo padre Thranduil nella stanza di Grainne.
- Non ho bisogno di
riposare - rispose - Forse Grainne dormirà ancora a lungo, ma prima o poi si
sveglierà, e desidero esserle accanto in quel momento. -
Thranduil guardò il
figlio con apprensione. - Dal primo istante in cui ho visto gli occhi di questa
fanciulla incrociare i tuoi sapevo che la tua vita avrebbe cambiato il suo
percorso. Credimi, non posso fare altro che piegarmi alla nobiltà del sentimento
che vi unisce, perché esso è più forte di qualunque cosa....ma sai bene che non
posso approvarlo fino in fondo. -
- Cosa vuoi dire ?
- chiese Legolas guardando suo padre con occhi sospettosi.
Thranduil sospirò. -
Devi prendere una decisione, figlio mio. Che ne sarà di lei, una volta che sarà
guarita completamente ? -
Legolas sospirò e uscì
sulla terrazza. - Come posso rispondere alla tua domanda in questo momento,
Padre ? -
- Non ti capisco. -
disse Thranduil raggiungendo il figlio.
Legolas si appoggiò alla
balaustra e guardò lontano, oltre i confini del bosco. - Mi chiedi cosa
vorrei ? Vorrei che Grainne restasse qui e diventasse la mia sposa. Ecco
la mia risposta. Ma come posso dedurre dalla tua espressione, non è esattamente
quello che tu avresti voluto. -
Il Re rimase senza
parole. - Dunque tu non ricordi... ? -
- I miei
doveri ? Li ricordo anche troppo bene. Sposare Arwen Undòmiel sarebbe
una soluzione estremamente vantaggiosa per il nostro popolo, e io non posso
dimenticare che il suo bene viene prima di tutto. Ma anche se dovessi
trascorrere l’eternità accanto ad Arwen, il mio cuore sarebbe sempre rivolto ad
un altra fanciulla...perché è a lei che mi sono votato, Padre. Rinunciare a lei
significherebbe rinunciare ad una parte di me. So che queste parole non sono
degne del futuro sovrano del Bosco Atro, e ti chiedo di perdonarmi...ma ho
fatto una promessa, e sono deciso a mantenerla fino in fondo, anche se questo
potrebbe costarmi caro. -
Thranduil guardò suo
figlio negli occhi, ma il suo sguardo non era né irritato né severo.
- Saresti disposto a
rinunciare al trono...per l’amore di una donna mortale ? -
- Non solo al trono. -
Il Re sospirò e pose una
mano sulla spalla del figlio.
- Sai bene che puoi
avere molto di più. Cos’ha dunque lei che una nobile fanciulla elfa non
possiede ? -
Legolas sorrise
amaramente. - Lei non è nobile, Padre. E, forse non è nemmeno aggraziata e
leggiadra come la dolce Arwen o Finarien dai capelli d’oro, anche se è bella
come il mattino d’estate. Ha mille imperfezioni, ma sono proprio queste a
renderla perfetta...e quando lei mi sorride mi sembra di volare verso il cielo,
a danzare con la luna e le stelle...perché so che sorride per me, Padre. E per
nessun altro. -
Thranduil alzò gli occhi
pieni di tristezza verso il cielo.
- So cosa stai per dire
- disse Legolas - Ed hai ragione. Le mie sono le parole di un egoista ; ma
credimi, ho pensato a lungo a tutto questo, e mi sono più volte considerato uno
sventato. Ma ora guardala, Padre. - L’elfo fece un cenno con la mano verso il
letto di Grainne, che dormiva nella stanza luminosa, vegliata da Gandalf. - Non
ha più nulla, è sola e ferita, non soltanto nel corpo ma anche nel cuore. Lei
crede in me e mi ha amato al punto da essere disposta a togliersi la vita per
salvare la mia ; come posso lasciarla al suo destino ? Puoi scegliere
di dividerci, Padre, e rispetterò la tua scelta, ma io sarò sempre con lei... -
Thranduil tacque per un
istante. - Ciò che hai detto mi ha ferito profondamente, figlio mio...questo
non posso nascondertelo. Ma nelle tue parole non ho visto altro che l’immagine
di chi soffre per un amore disperato. Il mio cuore vorrebbe solo la tua felicità ;
anch’io amavo tua madre allo stesso modo, e quando morì, sentii che qualcosa
dentro di me si era spezzato per sempre. -
- Tu almeno hai potuto
trascorrere lunghi anni felici accanto a lei... - disse Legolas.
- E’ vero - rispose il
Re - Ma anche se ritengo che la tua volontà ti faccia onore e una parte di me
vorrebbe accettarla, mi trovo costretto ad impedirtelo, e questo mi
addolora...Figlio mio, Grainne non può rimanere qui. -
Legolas spalancò gli
occhi in uno sguardo disperato. - Ma...perché, Padre ? ! Sauron non
ha più alcun potere su di lei, ora ! Che male può fare alla nostra
gente ? -
- Non è per il bene
della tua gente, ma per il suo. -
Gandalf apparve sulla
soglia del balcone, il bastone in mano. - La sua ferita è molto profonda, non
tanto nel corpo quanto nello spirito. Sauron si è fatto strada troppo lontano
dentro al suo cuore...ha indebolito le sue difese e l’avrebbe certo condotta
alla distruzione, se la sua volontà non avesse avuto la meglio. Ma lo sforzo a
cui si è sottoposta rischia di esserle fatale...ha completamente esposto la sua
anima all’essenza stessa del male, ed ora è del tutto indifesa nei suoi
confronti. Lo scontro ha prosciugato tutte le sue forze, ed ora Grainne è così
debole che basterebbe un soffio per spegnerla. -
Legolas, incredulo,
corse al capezzale della fanciulla che amava, e si inginocchiò accanto a lei,
il cuore gonfio di dolore. Gandalf e Thranduil lo seguirono.
- Allora ogni nostro
sforzo per curarla è stato vano...è destinata comunque a morire...non c’è
proprio nessuna possibilità di salvarla ? -
- Sì - rispose Gandalf -
Una c’è. -
Quella notte, Grainne
fece uno strano sogno.
Sognò un alto albero
dalle foglie d’oro, con i rami slanciati protesi come braccia verso il sole, e
un tronco sottile che affondava le sue robuste radici nella terra fresca. La
fanciulla cercò di tendere una mano verso quella visione meravigliosa, e si accorse
che il suo braccio era mutato in una piccola ala, e lei stessa era un’allodola
che volteggiava nel cielo. Senza esitazione, andò a posarsi sul ramo più alto,
accanto a quello che, senza alcun dubbio, doveva essere il suo nido.
Un’indescrivibile sensazione di pace e felicità la pervase mentre, dal punto in
cui si trovava, osservava il paesaggio circostante. Ma, ad un tratto, qualcosa
la costrinse a voltare il capo altrove, come una sorta di richiamo.
Fu allora che vide il
mare. Limpido, calmo e brillante come l’aveva sempre immaginato dalle
descrizioni dei viandanti che avevano avuto la fortuna di vederlo.
In quel momento Grainne,
l’allodola, seppe che doveva raggiungerlo, ma sapeva anche che avrebbe dovuto
abbandonare per sempre il suo nido e il suo albero. Con il cuore colmo di
tristezza, prese nel becco un fiore, unico ricordo della sua casa, e spiccò il
volo. Ma mentre si dirigeva verso l’orizzonte, si accorse che il sentimento di
malinconia che l’aveva pervasa stava svanendo e al suo posto cresceva la
certezza che avrebbe nuovamente rivisto i rami dorati che tanto amava.
Ad un tratto, in
lontananza, vide delinearsi i contorni sfumati di una terra di cui non
conosceva nemmeno l’esistenza...e fu allora che il sogno finì.
Grainne si svegliò
sentendosi debole e confusa, e, guardandosi intorno, capì di essere tornata a
Bosco Atro, e di essere ancora viva. Quando vide Legolas, addormentato su una
sedia accanto al suo letto, gli occhi le si riempirono di lacrime. Avrebbe voluto
prendergli la mano e stringergliela forte, per fargli capire che era di nuovo
con lui, ma sentì di non avere forze sufficienti nemmeno per muovere un dito.
Con gli occhi ancora
stanchi, nonostante il lungo sonno, rimase a guardare l’elfo e a studiare i
contorni forti e delicati del suo viso ; le sopracciglia sottili, gli
occhi leggermente obliqui, il profilo dritto del naso, le labbra perfette e la
pelle liscia e morbida tesa sui tratti ben delineati di quel viso che avrebbe
tanto desiderato di poter accarezzare di nuovo.
Con un sospiro doloroso,
cercò di imprimere nella sua memoria ogni particolare della figura dell’elfo
addormentato, sapendo che presto non avrebbe più potuto vederlo.
Tutti i ricordi che la
univano a Legolas le tornarono in mente, sin dal primo giorno in cui l’aveva
incontrato nella foresta. Le loro lunghe conversazioni, la lite che li aveva
divisi, il giorno in cui l’aveva ritrovato ferito davanti alla sua
porta...quello doveva certamente essere un segno del destino. Sì, forse era
destino che lei avesse quegli straordinari poteri dall’origine sconosciuta.
Forse le erano stati donati proprio per la salvezza del Bosco Atro...certo non
perché potesse vivere felice al fianco di Legolas. Amaramente, ripensò a tutto
ciò che implicava il suo legame con il Principe...e capì che non poteva fare
altro che rassegnarsi a dirgli addio.
Chiuse gli occhi e li
strinse forte. Non era stata altro che una marionetta nelle mani di un destino
crudele, che l’aveva usata per il suo scopo e poi l’aveva abbandonata a se
stessa.
Tutti avevano cercato di
usarla ; quel destino aveva certamente nobili fini, ma non era stato meno
crudele dell’Oscuro Signore...
Una calda lacrima le
scese lentamente lungo la guancia mentre riapriva gli occhi guardando nel
vuoto. Se era questo ciò che la vita le offriva, perché era stata
risparmiata ? Tanto valeva che morisse semplicemente...
Ad un tratto, sentì una
mano morbida posarsi sulla sua fronte.
- Finalmente ti sei
svegliata... -
Grainne riaprì gli occhi
e vide Legolas sorriderle. Il suo sguardo colmo d’apprensione le fece stringere
il cuore, e, con uno sforzo sovrumano, riuscì a prendere la mano dell’elfo e a
stringerla quanto più potè.
- Sei...sei stato
tu... ? - sussurrò faticosamente - Sei stato tu a riportarmi
indietro...alla vita ? -
Legolas annuì. - Io e
Beretar ti abbiamo semplicemente reso ciò che ci avevi dato. Mai un debito è
stato saldato con più gioia ! -
Grainne tacque, gli
occhi tristi. - Quanto vorrei che tutto questo fosse un sogno...per portarti
con me nell’unico luogo in cui potremo incontrarci di nuovo... -
- Cosa dici ? Non
stai sognando, questa è la realtà...e io ora sono qui con te... -
- Ora lo sei...ma tra
breve non potrai più esserlo. Dimmi, Legolas...dove potrò andare quando sarò
guarita ? -
Lo sguardo dell’elfo si
rabbuiò. Deglutì, temendo quasi ciò che avrebbe dovuto dirle.
- Grainne...io sarò
sempre con te, questo lo sai... -
- Ma... ? -
Legolas la guardò, senza
capire.
- Completa la tua frase,
Legolas... - continuò Grainne - So quello che vuoi dire. Io sarò sempre nel tuo
cuore, come tu sarai nel mio, ma non potremo mai più stare vicini come lo siamo
ora...il Principe e la guerriera non sono fatti per appartenersi. -
L’elfo tacque,
stringendole forte la mano.
- Mi dispiace di averti
ferito, amore mio...ma so che non posso rimanere... -
- E dove andrai ? -
disse l’elfo.
- Questo non lo so. -
rispose Grainne - Non tornerò di certo ad Edoras. Soffro solo a sentirne il
nome, anche se una parte di me appartiene a quella città e non potrà mai fare a
meno di amarla. Potrei tornare nella mia casa nel bosco...ma lì ogni cosa mi
ricorderebbe la tua presenza. Tutto mi ricorderebbe la tua presenza,
ormai...non potrei sopportare nemmeno la vista del cielo perché in esso vedrei
i tuoi occhi. Sarò costretta a vagare senza mai trovare la pace, con il vento
che mi perseguita...come unico compagno. Credimi, Legolas, avrei preferito che
tu mi avessi lasciato morire nei sotterranei di Meduseld...piuttosto che
condannarmi a questa lenta agonia... -
Legolas scosse piano il
capo, e un triste sorriso gli comparve sulle labbra.
- Le tue parole non mi
hanno ferito, ma potrebbero offendermi - disse - Perché significano che non
solo non credi alle mie promesse, ma anche che non consideri ciò che io sto
provando. -
- Ma... - disse Grainne
confusa.
- Credi che io possa
resistere a lungo senza averti vicino ? L’unione delle menti è qualcosa di
meraviglioso, che va oltre la normale comprensione, ma io ho bisogno di poterti
vedere ogni giorno...di svegliarmi al mattino e trovarti accanto a me...è solo
questo che mi dà forza. -
Grainne spalancò gli
occhi umidi. - E tu ti illudi che sia possibile ? Grande Eru, che cosa ti
ho fatto, Legolas, quando ho posato per la prima volta le mie labbra sulle
tue ? Devo aver lanciato un incantesimo davvero terribile su di te, per
averti reso cieco di fronte agli ostacoli che si sono tra noi... -
- Ti sbagli, Enedore.
Non ci sono più ostacoli, ormai. -
La voce che aveva
sorpreso Grainne e Legolas apparteneva a dama Arwen, che stava dritta sulla
soglia, la sua mano in quella di Aragorn, che si trovava accanto a lei.
Entrambi avevano negli occhi una luce di serenità che Legolas non aveva mai
visto prima.
- Tuo Padre mi ha
parlato, Legolas - disse Arwen avanzando verso l’elfo - E ha parlato anche con
mio Padre. E’ un grande sovrano, ma è anche capace di compiere insospettabili
gesti d’amore verso suo figlio... -
- Cosa significa ?
- disse Legolas mentre l’attesa gli faceva battere il cuore più velocemente.
- Significa che adesso
puoi scegliere, Legolas - disse Aragorn - Arwen non ti è più promessa, ora.
Elrond ha saputo capire e accettare le motivazioni che tuo Padre gli ha
offerto...e, dato che anche lui ama sua figlia... -
- Siamo liberi entrambi,
ora. - disse Arwen sorridendo al Ramingo.
Sì, erano liberi...liberi,
finalmente, di amare senza nascondersi.
Ricacciando indietro le
lacrime, Grainne guardò il viso di Legolas, ora illuminato dalla speranza, e
una nuova fiamma si riaccese in lei.
- Non immaginate quanto
le vostre parole mi abbiano dato sollievo, amici...grazie. - disse l’elfo.
- Ora puoi darle ciò che
le spetta, Legolas. - disse Aragorn.
Sorridendo, Legolas
trasse dalla tasca il piccolo anello di legno chiaro e lo mostrò alla
fanciulla.
- L’hai finito... -
disse Grainne.
Legolas annuì. - Mentre
aspettavo che tu aprissi gli occhi. - Con delicatezza, le infilò l’anello al
dito. La fanciulla sollevò lentamente la mano per ammirarlo meglio in tutta la
sua splendida semplicità.
- Come vedi, mia madre
non sbagliava. - disse Legolas.
Grainne sorrise, ancora
titubante. - Ma...tu hai l’oro e l’argento ai tuoi piedi...perché dunque hai
scelto me ? Preferisci al tuo fianco una sposa stracciona piuttosto che la
Stella del Vespro ? -
- Se questa sposa
stracciona sarà il mio sostegno in ogni avversità e mi donerà per sempre la
gioia, come ha fatto finora...allora sì, è questo che voglio. Ma c’è ancora una
cosa. -
Grainne, confusa, vide
che il volto di Legolas era risoluto ma turbato.
- La tua ferita,
Grainne. - disse l’elfo - Questo posto non è adatto perché possa essere curata.
Il Male è ancora vicino, e presto tornerà a stendere la sua mano di morte su
tutta la Terra di Mezzo, e il Bosco Atro non sarà certo risparmiato. Tu e
Sauron siete stati legati troppo a lungo, e tu ne porti ancora i segni. La sua
malvagità ti schiaccerà inesorabilmente, ancora prima che tu possa
accorgertene. La tua presenza qui non costituisce un pericolo per nessun altro
che per te stessa. Dovrai partire e restare lontana fino a quando non sarai
guarita, ma io non potrò venire con te. -
La fanciulla sospirò
dolorosamente. - Non esiste un posto tanto lontano perché l’Oscuro Signore non
possa raggiungerlo. E poi, non potrò mai guarire se non ti avrò accanto. Tanto
vale, per me, rimanere qui ad attendere la fine... -
- No. Il posto di cui
parlo esiste. - disse Legolas - Tol Eressëa, l’Isola solitaria...nelle terre al
di là del mare, dove gli Elfi si riuniranno quando il tempo sarà giunto. -
Il mare...pensò Grainne. - Ora...capisco il
significato del sogno che ho fatto stanotte... -
La fanciulla raccontò a
Legolas ciò che aveva visto. Quando finì di parlare, l’elfo le sorrise
dolcemente.
- Questo sogno è
portatore di speranza, Grainne - disse - Tu sei l’allodola e io sono
l’albero...-
- E anche il fiore che
porti ha un significato molto importante. - aggiunse Aragorn.
- Sì - disse Legolas - Perché
significa che la nostra riunione, per quanto lontana, non potrà non avvenire...
-
L’elfo guardò Grainne negli
occhi. - Ecco un’altra promessa, amore mio ; quando tutto questo orrore
sarà finito, e la luce avrà finalmente sconfitto l’oscurità, io tornerò a prenderti...e
ti riporterò a casa. -
Arwen e Aragorn si
allontanarono senza far rumore mentre Legolas si chinava a baciare la sua
adorata compagna, e questo accese nei loro cuori la certezza che la speranza,
se non viene lasciata morire, può allontanare anche l’ombra più cupa.
Il viaggio verso i Porti
Grigi fu lungo e faticoso, ma Grainne, nonostante la preoccupazione di Legolas,
resistette con coraggio pensando a ciò che l’attendeva e a ciò che avrebbe
ritrovato al suo ritorno. Ricordò con gioia il commiato da Aragorn e Arwen ;
prima della partenza aveva parlato a lungo con la Stella del Vespro, e questa
si era confidata con lei come con una sorella, rivelandole tutta la sua
felicità per quanto lei stessa, sebbene inconsapevolmente, aveva potuto
permettere.
- Se tu non fossi giunta
in questo regno, io e Aragorn non avremmo mai potuto godere della gioia che
proviamo ora. - aveva detto Arwen - E forse il Bosco Atro non esisterebbe
nemmeno più, come molti altri regni della Terra di Mezzo...ti dobbiamo molto,
Enedore. -
Aragorn l’aveva
abbracciata senza dire nulla, e Grainne fu felice di vedere nei suoi profondi occhi
grigi la serenità al posto della malinconia che vi aveva sempre albergato.
Voleva bene al Ramingo, e gioiva finalmente per la sua felicità.
Grainne aveva voluto
porgere un ultimo saluto anche a Thranduil, per ringraziarlo per quanto aveva
fatto per lei ; il Re le aveva semplicemente sorriso e stretto le mani tra
le sue, augurandole una buona guarigione. - Nonostante tutto sono lieto che mio
figlio abbia scelto te - aveva detto - Un sovrano felice è un buon sovrano. Sono
certo che lo saprai guidare e consigliare con saggezza. -
Tutte queste parole avevano
riempito il cuore di Grainne con la più grande gioia ; tuttavia, quando
giunse ai Porti, si rese conto che la separazione da Legolas sarebbe stata
molto, molto difficile.
- Questo è tutto ciò che
ho di te, per ricordarti - disse la fanciulla guardando l’anello che portava al
dito - Ma tu cos’hai di me ? Io non ti ho lasciato nulla... -
- Nulla ? - disse
Legolas prendendole le mani e guardandola negli occhi - Sbagli. Ho il profumo
dei tuoi capelli, il sapore delle tue labbra, il calore della tua pelle. Mi
basterà chiudere gli occhi per vederti. E poi, ogni notte, verrai a farmi
visita nei miei sogni...e io spero di essere nei tuoi... -
- Sempre. - disse
Grainne prendendo il viso di Legolas tra le mani e baciandolo. L’elfo la
abbracciò e la strinse forte a sé.
- Ogni sera, al tramonto,
recati al porto e guarda ad ovest...ovunque io sarò, guarderò nella stessa
direzione e allora saprai che sto pensando a te. -
- Quanto dovrò
aspettarti ? - disse la ragazza.
- Non lo so - rispose
Legolas con una nota di malinconia nella voce - Ma non temere ; il vento
ti annuncerà il mio ritorno. -
Grainne volse lo sguardo
verso Cìrdan il Timoniere, che la attendeva con pazienza. Poi tornò a guardare
Legolas e lo strinse nel suo ultimo abbraccio.
Lentamente, senza dire
una parola, la fanciulla salì sulla barca che l’avrebbe condotta a Tol Eressëa,
e, mentre si allontanava dal porto e scompariva nella foschia, Legolas non
staccò nemmeno per un momento gli occhi dalla sua figura.
Era triste, ma sapeva
che il cuore di Grainne era rimasto con lui e che un giorno il Vento tra le
Foglie l’avrebbe di nuovo accolto tra le sue braccia.
Legolas fu presto
convocato al Consiglio di Elrond per rendere conto della fuga di Gollum, e da
lì ebbe inizio la sua grande avventura con la Compagnia dell’Anello.
Dopo la definitiva
sconfitta di Sauron e l’ascesa di Aragorn al trono di Gondor al fianco di
Arwen, Legolas mantenne la promessa fatta al suo grande amico Gimli, e si recò
con lui a visitare le Caverne Scintillanti, orgoglio del popolo dei Nani, e la
foresta di Fangorn. Ma il suo cuore era inquieto, e si calmò solamente il
giorno in cui, finalmente, tornò ai Porti Grigi e partì alla volta dell’Isola
Solitaria con il nano, il quale aveva accettato con piacere di seguirlo in quel
breve viaggio per mare.
Quel giorno l’aria era
fresca e sferzava il viso di Legolas che, a prua, guardava dritto davanti a sé,
mentre il mare leggermente mosso faceva ondeggiare la barca.
- Se avessi saputo che avrei
dovuto subire una tortura del genere, sarei rimasto ad aspettarti più che
volentieri ai Rifugi Oscuri... - borbottò Gimli aggrappandosi forte al bordo dell’imbarcazione
- Mi sembra di sentire un’orda di orchi saltare e ballare nel mio stomaco... -
- Forse non avresti
dovuto concederti quei due boccali di birra come ultimo ricordo della terraferma !
- disse Legolas ridendo.
- Bah, sciocchezze !
- esclamò Gimli, cercando di ricomporsi - Un’onda non può certo piegare un
Nano, figuriamoci un boccale di birra... - Un improvviso cavallone fece
sussultare violentemente la barca. - ...forse ! - continuò Gimli
impallidendo.
Legolas non badò alle
parole dell’amico, ma continuò a guardare verso l’orizzonte mentre la barca
viaggiava veloce. Ad un tratto, vide in lontananza delinearsi il profilo di una
verde isola e del piccolo porto che li avrebbe accolti.
- Dove ? Io non
vedo nulla... - bofonchiò il nano in preda ad un’atroce nausea, ma l’elfo non
gli rispose.
La barca si avvicinò
sempre di più, cullata dalle ali del vento, fino a quando Legolas scorse una
figura vestita di bianco che, sulla banchina del porto, guardava nella sua
direzione. Man mano quella figura assunse contorni sempre più definiti, e il cuore
di Legolas traboccò di gioia quando riconobbe la cascata di riccioli castani
mossi dall’aria e il corpo sottile di Grainne Skylark. Non poteva vederla in
viso, ma era certo che sorridesse.
L’elfo sorrise a sua
volta e alzò un braccio in segno di saluto, anche se gli occhi della fanciulla,
a differenza dei suoi, non potevano certamente giungere a quella distanza.
Sono tornato da te, disse tra sé e sé, ho mantenuto la mia promessa...
Gimli fece appello a
tutte le sue forze e si trascinò barcollando accanto all’amico.
- Hai visto qualcosa ?
- gli domandò.
- Sì - rispose Legolas
mentre la barca entrava finalmente nel porto - Ho visto il vento. -