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di Maharet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - POV Alec ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - POV Magnus ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - POV Alec ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - POV Alec ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - POV Magnus ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - POV Jace ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - POV Alec ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 - POV Maureen ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 - POV Magnus ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 - POV Alec ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 - POV Magnus ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 - POV Alec ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 - POV Alec ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 - POV Jace ***



Capitolo 1
*** Prologo - POV Alec ***


Credo che questa storia meriti una breve premessa. E' la mia prima long su SH, nata per caso da un dialogo con Terry (sì, è anche colpa tua!) sui possibili futuri sviluppi dei nostri adorati Malec. Ho inserito l'avvertimento "What if?" in quanto, come avrete modo di capire dal prologo, il punto di partenza é un grandissimo cambiamento per Alec. Non sarà lunghissima (una quindicina di capitoli, più o meno) e ormai é quasi interamente scritta, quindi conto di pubblicare con una certa regolarità.

Tutte le mie storie sono dedicate a Min, la mia dolcissima compagna di role, ma questa lo è in modo particolare. Perché mi spinge a scrivere sempre qualcosa di diverso, e ha sufficiente fiducia in me da bastare per tutte e due.




Alec aprì gli occhi nel buio, un’ondata di panico a chiudergli la gola in una morsa. Avvertiva i pesanti pali di frassino, intagliati a forma di croce, che gli avevano posizionato intorno come se fossero conficcati nella sua stessa carne. Percosse con violenza il coperchio della bara, sopra di lui, ma nonostante la forza dei suoi colpi non si mosse di un millimetro. Una voce nella sua testa lo avvertì che, con tutta probabilità, era stata inchiodata.

Prima che avesse il tempo per abbandonarsi allo sconforto, tuttavia, il pesante coperchio fu divelto con un fragore assordante e lanciato chissà dove, aprendogli la nuova prospettiva di un cielo plumbeo, luna e stelle nascoste da pesanti nuvole cariche di pioggia. Un uomo imponente, probabilmente lo stesso che l’aveva appena liberato, era intento a sradicare le croci, gettandole lontano quasi con noncuranza.

Se anche non avesse scorto l’esile figura bionda alle sue spalle, lo sguardo fisso e vitreo dell’uomo gli avrebbe confermato senza ombra di dubbio che si trattava dello schiavo di un vampiro. Maureen si avvicinò quasi danzando, lo sguardo insieme giovane ed antico che ricordava, una scintilla di follia in fondo agli occhi azzurri.

-        Ben svegliato, amico mio…

Mormorò con voce acuta e cristallina, tendendogli la mano. Alec la allungò contro la sua stessa volontà, mentre il sorriso della vampira si tingeva di una tenerezza inaspettata, il genere di sorriso che una madre riserva ai proprio figli e a nessun’altro. Seppe, in quell’istante, di appartenerle.

Lei lo trasse in piedi in silenzio, lasciandogli tutto il tempo di scrutare il proprio corpo incuriosito, scoprendo con apprensione che i marchi erano scomparsi. Non si era trattato di un sogno, dunque. Aveva creduto di morire, ma non era la morte che aveva a volte agognato. Percorse con le dita il proprio corpo, scoprendolo più duro di quanto ricordasse, e liscio come seta, senza più traccia delle cicatrici che vestiva come una seconda pelle.

Il tocco delle sue stesse mani riportò alla sua mente il fantasma di altre carezze, ed il cuore ormai immobile si strinse dolorosamente al centro del suo petto. Magnus aveva amato molti vampiri, nella sua vita. Gliel’aveva detto lui stesso. Una, in particolare, l’aveva persino incontrata. Ma era diverso. La loro natura era probabilmente una delle cose che l’avevano attratto, di cui si era innamorato. L’Alec che aveva amato, invece, era uno Shadowhunter, e non avrebbe potuto esserlo mai più.

Eppure, se lui fosse riuscito ad amarlo comunque, la sua immortalità non sarebbe più stata un ostacolo, tra loro. Avrebbero potuto passare tutta l’eternità insieme… scosse la testa per allontanare quei pensieri illusori, mentre la mano di Maureen si posava sul suo braccio, forse per riportarlo alla realtà. Stavano passando alcuni umani, il profumo dolce del loro sangue gli solleticò le narici e fece snudare spontaneamente i suoi canini, che gli ferirono il labbro inferiore.

Simon era riuscito a dominarsi, quando era stato trasformato. Certo, aveva quasi ucciso Maureen, che allora era solo un’innocente ragazzina umana, ma ce l’aveva fatta. Avrebbe fatto lo stesso e, quando si fosse sentito pronto, sarebbe andato da Magnus. La speranza, in fondo, è sempre l’ultima a morire, si disse seguendo la vampira verso quella che sarebbe diventata la sua nuova vita.da PensieriParole

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - POV Magnus ***


Erano passati cinque anni dalla scomparsa di Alec. La maggior parte degli Shadowhunters erano ormai convinti che fosse morto, e che la sparizione del suo corpo dal cimitero cittadino fosse solo il macabro gesto di qualche fanatico dei film horror, attirato forse dalle protezioni contro il ritorno che il Concilio aveva decretato fossero poste intorno alla sua tomba.

Ma coloro che gli erano stati più vicini non si erano ancora arresi all’evidenza. Jace e Magnus erano seduti ad uno dei tavoli di Taki’s, intenti per l’ennesima volta a trovare una spiegazione a quanto era accaduto. La centesima, forse. Mese dopo mese, anno dopo anno le possibilità si erano assottigliate. C’erano state altre persone sedute insieme a loro, per qualche tempo. Isabelle era stata la più feroce nel non accettare la morte del fratello, al principio. Simon per amor suo aveva rivoltato New York come un calzino, sfruttando la sua natura per raccogliere maggiori informazioni sull’ eventuale presenza di un nuovo vampiro in città. Ma i loro sforzi erano stati vani, e ad un certo punto si erano arresi persino loro.

Quando avevano trovato il corpo di Alec era praticamente dissanguato, gli occhi vitrei sbarrati nel vuoto e la carnagione ancora più pallida dell’usuale. Magnus aveva lanciato un incantesimo sul parabatai di Alec, affinché il loro legame li conducesse da lui. Non lo vedeva da quella sera nei tunnel della metropolitana, ed era stata davvero una crudele beffa del destino che fosse nello stesso luogo che l’avevano ritrovato. Il suo cuore aveva cessato di battere, ma i profondi fori sul collo candido, da cui due strisce sottili di sangue secco scendevano a perdersi nel colletto della divisa, testimoniavano che chi gli aveva tolto la vita aveva forse il potere di ridargliela.

Magnus si era chinato su di lui, gli occhi sgranati ed il cuore che martellava impazzito nelle orecchie, impedendogli di realizzare ciò che aveva davanti. Alec, l’amore della sua vita pluricentenaria, giaceva a terra, splendido persino nell’abbandono della morte. Gli aveva sfiorato con dita tremanti le palpebre, chiudendole con delicatezza per nascondere la vista di quegli occhi meravigliosi, velati per sempre dalla patina oscura della morte.

Jace si era inginocchiato accanto al nascosto, senza parlare, mentre lacrime amare scendevano sul suo volto senza che si desse pena di nasconderle. Aveva avvertito la morte di Alec, un dolore lancinante che l’aveva fatto crollare sul pavimento sotto gli occhi terrorizzati di Clary e Izzy, lasciandolo spossato e preda di un vuoto che sembrava incolmabile. In cuor suo sapeva cosa questo significasse, ma non aveva voluto accettarlo. Erano corsi dallo stregone, certi che non avrebbe rifiutato loro il suo aiuto in un simile frangente.

E così era stato. Aveva aperto loro la porta, lo sguardo infastidito e i capelli scarmigliati di chi è appena stato buttato giù dal letto. Ma gli era bastato un istante per valutare i loro sguardi sconvolti e l’assenza di uno di loro, e si era affrettato a farsi da parte per lasciarli entrare. Aveva consumato ogni stilla della propria energia per arrivare a lui, con l’unico risultato di fissare il suo volto per l’ultima volta.

Poi il corpo era stato trafugato. Erano arrivati al cimitero, la mattina successiva, e avevano trovato un campo di battaglia. Il coperchio della bara, che era stato sigillato con grossi chiodi d’argento, giaceva  qualche metro più in là, divelto e ridotto in mille pezzi. Le croci erano state sradicate e date alle fiamme poco lontano. Di Alec nessuna traccia. Era stato spontaneo illudersi che ciò significasse che, in qualche forma, il ragazzo vagasse ancora per le strade di New York.

Ma erano passati cinque anni, e la speranza permaneva solo in coloro che, in modi diversi, l’avevano amato più della propria vita. Così il sommo stregone di Brooklyn, immutato nel suo splendore, una volta al mese sedeva a quel tavolo insieme ad uno Shadowhunter che aveva ormai perso l’aria da bambino sbruffone, ma non il desiderio di ritrovare una parte di sé che non riusciva ad accettare fosse persa ormai per sempre.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - POV Alec ***


Quando Alec aveva preso la mano che la vampira bionda gli porgeva, era ingenuamente convinto che gli sarebbero bastati pochi mesi a placare la sete di sangue. Ma non aveva la minima idea di quello a cui andava incontro. L’aveva scoperto poche ore dopo, quando lei aveva dovuto staccarlo a forza dalla ragazza che gli aveva spontaneamente offerto il suo polso per evitare che la dissanguasse completamente. Si era rivoltato, ottenebrato dal gusto pieno del sangue, ringhiando come un animale. Maureen aveva riso, stringendogli con noncuranza la mascella con dita apparentemente esili, ma una forza che, se fosse stato umano, gli avrebbe frantumato le ossa.

-        Non essere avido, Alexander… se la uccidi non potrà più nutrirci, e soprattutto in questo frangente non possiamo attirare troppo l’attenzione… non vorrai che i tuoi amici Shadowhunters ti vedano in questo stato, vero?

Sentirle pronunciare il suo nome completo aveva avuto l’effetto di una doccia gelata, spegnendo istantaneamente l’ondata di furia che gli aveva per un istante annebbiato la mente. Si era chiesto, per la prima ma non ultima volta, cosa l’avesse spinta a salvarlo. Quando l’aveva trovato, agonizzante, non gli aveva chiesto né dato spiegazioni; si era chinata su di lui in silenzio e aveva affondato i canini nella sua gola, strappandogli un grido. Poi si era lacerata con i denti la pelle del polso, lasciando che poche gocce cadessero nella sua bocca ancora schiusa dal dolore. Aveva avuto solo il tempo di scorgere il suo sorriso prima di precipitare nell’oblio.

Col tempo si era convinto che, fondamentalmente, Maureen si sentisse sola. In lei poteva a volte cogliere sprazzi della ragazzina di cui gli aveva parlato Simon, che lo seguiva come un’ombra, alla perenne ricerca di un po’ di attenzione. Non era innamorata di Alec, di questo era certo. Conosceva bene le sue inclinazioni, probabilmente era stata Camille a parlargliene, e non aveva mai compiuto alcun gesto ambiguo nei suoi confronti. Ma se lo teneva vicino come un animaletto da compagnia, compiacendosi quando riusciva a fargli indossare abiti eleganti ed esibendolo al mondo come un trofeo.

Erano partiti da New York la notte successiva alla sua rinascita, iniziando un lungo pellegrinaggio lungo l’Europa che, a distanza di svariati anni, non si era ancora concluso. Alec aveva sognato tante volte di tornare a Brooklyn e suonare alla porta del Sommo Stregone, ma c’era sempre un pensiero fisso ad impedirglielo.
Non era ancora riuscito a controllare completamente la sete di sangue. Non aveva mai ucciso nessuno, e di questo ringraziava ogni giorno l’Angelo che ormai non poteva più considerare suo protettore. I profondi occhi blu ed il fisico perfetto gli permettevano di trovare facilmente donatori, ed ogni volta resistere all’impulso di porre fine alle loro effimere esistenze era più facile. Ma il semplice fatto di non essere in grado di accontentarsi del sangue sintetico, come faceva Simon, lo faceva sentire un perdente.

Nutrirsi da un essere umano era qualcosa di estremamente intimo, e per questo motivo molto poco affine alla sua natura. Era rimasto fedele al ricordo dello Stregone, in quegli anni, negandosi qualsiasi contatto che andasse oltre l’affondare i denti nel polso delle sue vittime consenzienti. Aveva rifiutato educatamente qualsiasi tentativo di approccio, suscitando l’ilarità di Maureen, che lo definiva un monaco di clausura. Ma non poteva fare a meno di sentirsi in qualche modo indegno di ripresentarsi davanti a Magnus a causa della sua nuova natura.

Ma cinque anni erano tanti, persino per un immortale. Ed una sera, mentre camminava oziosamente per le strade di Praga, Alec, semplicemente, seppe che era il momento di tornare a casa.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - POV Alec ***


Quando Alec entrò nella stanza, Maureen era mollemente adagiata sulla chaise-longue, la camicia aperta sul seno ed un ragazzo moro chino su di lei. Si scostò bruscamente nel sentire la porta richiudersi, fissandolo con sguardo rabbioso. Era giovane, non più di sedici anni probabilmente, e gli occhi fissi sul vampiro erano di un blu ceruleo.

Aveva notato da tempo che i gusti della vampira non differivano di molto da quelli di Magnus; occhi blu e capelli neri parevano essere anche la sua combinazione preferita. La maggior parte dei suoi giovani amanti erano infatti molto simili ad Alec. Probabilmente era una delle ragioni per cui aveva scelto di salvarlo, quel giorno. Ripensarci faceva ancora dannatamente male.

Quando Max era morto, Izzy aveva sofferto per mesi di incubi angoscianti. Non lo sapeva nessuno, lei era troppo orgogliosa per ammettere quella che riteneva una propria debolezza. Il fratello l’aveva scoperto per puro caso quando, passando davanti alla sua porta nel cuore della notte, di ritorno da un appuntamento con lo stregone, l’aveva sentita gemere ed invocare nel sonno il nome del fratellino perduto.

Si era lasciata convincere a fatica a parlarne con Clary, che si era rivolta al suo medico umano per farle prescrivere dei calmanti. Erano piccole pastiglie bianche, che la ragazza aveva guardato inizialmente con un misto di sospetto e scetticismo, ma che si erano rivelate quasi miracolose. Quella notte, seduto a terra in uno degli umidi e sporchi tunnel della metropolitana, Alec ne aveva ingoiate mezza scatola. Ma Maureen aveva deciso che non fosse ancora arrivato il momento di morire, per lo Shadowhunter dagli occhi blu .

La vampira sollevò pigramente lo sguardo su di lui e sorrise, palesemente a suo agio nonostante l’evidente stranezza della situazione. Alec scosse la testa, tentando di soffocare il disagio che ancora lo coglieva in certi frangenti, nonostante tutto. La capacità di arrossire era svanita, il sentirsi fuori posto ancora non del tutto. Arrossire… un’altra cosa che Magnus adorava di lui, perduta per sempre.

Il pensiero dello stregone lo indusse, suo malgrado, a percorrere con lo sguardo il corpo seminudo del ragazzo davanti a lui. Era molto bello, il petto glabro e la muscolatura ancora acerba tipici dell’adolescenza. Le spalle e le braccia erano percorse da lunghe strisce scarlatte, con tutta probabilità imputabili alle unghie perfettamente smaltate della vampira. Amava vedere il sangue cremisi scorrere sulla pelle candida, e considerato che per la maggior parte i suoi amanti erano consenzienti Alec non ci trovava in fondo nulla di male.

Maureen scorse il suo sguardo ed il suo sorriso si allargò, mentre con un gesto della mano lo invitava a raggiungerli. Il ragazzo passò per un istante lo sguardo dall’una all’altro, incerto, poi parve realizzare che il nuovo arrivato avrebbe potuto rivelarsi non un rivale, ma un piacevole diversivo. Con un sorriso malizioso si abbandonò nuovamente sulla stoffa color rubino, rivelandogli inconfutabilmente quanto la prospettiva gli risultasse tutt’altro che sgradita.

Alec mascherò a stento il brivido che gli corse lungo la schiena a quella vista. Il desiderio di sangue, mischiato a quello decisamente più umano risvegliato dal corpo del giovane, gli provocava un dolore quasi fisico. Si mosse verso di lui quasi senza rendersene conto, allungando una mano verso il suo petto glabro. Un lampo di esultanza attraversò lo sguardo della vampira mentre le sue dita arrivavano quasi a sfiorare il corpo del giovane. Quasi. Alec ritrasse la mano e scosse la testa in direzione della vampira, sforzandosi di evitare lo sguardo palesemente deluso del ragazzo umano. Aveva resistito per cinque anni a tentazioni ben più forti, stupendo Maureen ed, in determinati casi, persino sé stesso. Non avrebbe ceduto proprio ora.

-        Maureen… voglio tornare a New York.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - POV Magnus ***


Magnus aprì la porta ed entrò nella stanza, accolto con il consueto calore dal Presidente. Il gatto negli ultimi anni era ingrassato, finendo per assomigliare ad una simpatica palla di pelo e fusa. Dopo la scomparsa di Alec era diventato ferocemente protettivo nei confronti del suo padrone, come se avvertisse il senso di vuoto e di perdita che lo accompagnavano costanti da allora, e cercasse di attenuarli nell’unico modo che conosceva.

Lo stregone si lasciò cadere sul divano, lo stesso che aveva accolto tante volte tra i suoi morbidi cuscini i corpi abbracciati dei due amanti, lasciando che la stanchezza della sua lunga vita si mescolasse alla delusione per quell’ennesimo incontro inconcludente, pesando come macigni sulle sue spalle.

Jace stava seguendo una nuova pista, da qualche mese. Nello stesso periodo in cui il corpo del suo parabatai era stato trafugato si erano perse le tracce di Maureen. La giovane vampira avrebbe potuto diventare il nuovo capo del Clan di New York, avendo per sua stessa ammissione ucciso Camille quel ruolo le spettava di diritto. Ma non l’aveva mai reclamato, limitandosi a svanire nel nulla senza alcuna ragione plausibile e gettando nello scompiglio la comunità vampirica, che si era ritrovata di punto in bianco priva di una guida.

Dal momento che anni di ricerche sullo Shadowhunter scomparso non avevano di fatto portato a nulla, il ragazzo aveva deciso che poteva valer la pena di dedicare un po’ della sua attenzione anche alla vampira.  Ma seguire le tracce di qualcuno che evidentemente non voleva essere trovato, a maggior ragione ad anni di distanza, si era presto rivelata un’impresa altrettanto disperata.

Jace si era sfogato a lungo con lui, quel pomeriggio. La sua caparbietà nel non arrendersi all’evidenza cominciava ad essere guardata con una certa preoccupazione da coloro che gli erano più vicini. Clary ed Izzy erano convinte che la sua stesse diventando una specie di ossessione, e tentavano con dolcezza di spingerlo a lasciarsi tutto alle spalle e ricominciare. Come poteva spiegare loro che in cuor suo sentiva, senza ombra di dubbio, che Alec era là fuori, da qualche parte? Solo Magnus poteva capire. Perché lui stesso sapeva, con dilaniante certezza, che non avrebbe mai potuto dimenticare il suo ultimo, grande amore. E la speranza di ritrovarlo era un veleno dal sapore troppo dolce perché riuscisse a privarsene.

Lo stregone appoggiò i gomiti sulle ginocchia con un sospiro, prendendosi la testa tra le mani. Il Presidente non si fece attendere, incuneandosi a fatica tra le sue braccia e sfregando il nasino contro le guance umide dello stregone.

-        Che devo fare, mio piccolo amico?

Il gatto parve rifletterci su per un istante, ma prima che potesse rispondergli, rivelando chissà quale verità cosmica, nell’appartamento buio rimbombò il fastidioso squillo del telefono. Magnus sollevò il ricevitore distrattamente, i pensieri rivolti altrove, continuando ad accarezzare il gatto acciambellato sulle sue ginocchia.

-        Sommo Stregone Bane, chi mi desidera?

Un’esitazione, all’altro capo del filo. Poi una voce, conosciuta e perduta da troppo tempo, che gli spezzò il fiato e fermò per un attimo il lento battito del cuore nel suo petto.

-        Magnus…

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - POV Jace ***


Jace camminava lentamente verso casa, soffocando tra i denti le imprecazioni, il sapore amaro della delusione che scorreva giù per la gola. L’ennesimo buco nell’acqua, l’ultima illusione infranta. Aveva seguito per mesi una pista a Praga, una giovanissima vampira bionda ed il suo affascinante compagno dagli occhi blu. Ma il suo informatore era misteriosamente svanito nel nulla, insieme alla speranza a cui si era ancora una volta abbandonato.

Alzò gli occhi verso le finestre dell’Istituto, quando lo superò diretto a quella che ora era la sua casa. Erano buie, nemmeno un suono proveniente da dietro le imposte socchiuse. Maryse e Robert erano ad Alicante per la seduta del Concilio che avrebbe decretato in maniera definitiva la morte di Alec, per l’annotamento nei loro maledetti registri. Avrebbero vergato una croce accanto al nome del suo Parabatai, e l’avrebbero dimenticato.

Tirò un calcio rabbioso ad una lattina abbandonata, che rotolò rumorosamente qualche metro più avanti. Erano tutti convinti che fosse morto. Tutti, tranne lui stesso e Magnus. Sospirò passandosi una mano tra i capelli. Nemmeno Clary, la sua Clary, riusciva ad essere dalla sua parte. Lo amava, e si sforzava di non contraddirlo apertamente, come faceva invece Izzy. Ma era fermamente convinta che le sue fossero pure illusioni.

Ripensò al giorno in cui il suo sogno più grande si era avverato. Clary era splendida nel suo abito color oro, gli occhi splendenti e fissi nei suoi mentre pronunciavano ad alta voce la formula di rito che li avrebbe uniti per la vita. Jace aveva creduto che il cuore gli scoppiasse nel petto quando li avevano infine dichiarati marito e moglie e lui l’aveva stretta tra le braccia, stritolandola quasi nella gioia di quel momento.

Ma c’era qualcosa, una piccola imperfezione in quel quadro perfetto, come un’ombra al limite del suo campo visivo. Mancava qualcosa, anzi, qualcuno. Mancava Alec. Aveva sempre pensato che sarebbe stato al suo fianco, quel giorno. Il suo migliore amico, colui che era in fondo più di un fratello per lui, avrebbe dovuto essere il suo testimone. Invece, al posto che sarebbe spettato al suo Parabatai, sedeva Simon, la mano stretta in quella di Izzy ed un mezzo sorriso di scuse dipinto sul volto, perfettamente consapevole di non poter realmente prendere il posto di chi non c’era più.

Camminava distratto lungo i viali deserti di Central Park, e sobbalzò bruscamente quando Magnus gli apparve davanti in un’accecante lampo multicolore. Soffocò un’esclamazione molto poco dignitosa alla vista del suo volto pallido, gli occhi quasi spiritati. Sembrava avesse appena visto un fantasma.

-        Magnus, che diavolo…

-        E’ vivo, Jace. Ho appena parlato con lui.

Fissandolo incredulo, Jace si ritrovò a pensare che la sua precedente considerazione non si discostava poi così tanto dalla realtà.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 - POV Alec ***


Alec chiuse la comunicazione con dita malferme, scosso da brividi che non avevano nulla a che fare con il gelo della notte di Praga. Era seduto a cavalcioni del parapetto sul ponte più famoso della città, lo sguardo perso nella nebbia che risaliva lenta dalle acque sottostanti.

Dall’oscurità emerse una figura vestita di bianco, che avanzava a piccoli saltelli, come una bambina che gioca a campana. Maureen gli fu accanto in un istante e poggiò i gomiti sulla sua coscia, circondandosi il volto con le mani diafane e fissando su di lui due pozze color acquamarina. Il vampiro le sfiorò la guancia con le nocche, quasi distrattamente, e fu ripagato da un sorriso radioso.

-        Gli hai parlato?

Maureen era la cosa più simile ad una famiglia che Alec avesse avuto negli ultimi cinque anni. Non gli aveva mai imposto di seguirla, ma il ragazzo non aveva un reale motivo per restare, all’epoca. Non avrebbe più potuto essere uno Shadowhunter, il mondo come lo aveva vissuto fino a quel momento gli era preclusa per sempre. Se poi avessero scoperto che aveva tentato il suicidio, sarebbe stato ancora peggio.

In quanto a Magnus… non lo voleva più al suo fianco, era stato molto chiaro su questo punto. E per quanto il germe della speranza stesse già sbocciando dentro di lui, non era ancora pronto ad un nuovo confronto con lo stregone. La vampira era stata una scelta forse vigliacca, dettata dal semplice desiderio di lasciarsi tutto alle spalle e ricominciare.

Aveva messo in chiaro da subito che non avrebbe mai potuto essere un compagno, per lei, almeno non nell'accezione più completa del termine. Lei aveva scrollato le spalle con noncuranza, affermando candidamente di averci in effetti sperato, ma che tutto sommato avrebbe potuto farsi bastare il piacere della sua compagnia. Ed era stata di parola.

-        Sì…

Vide il suo sguardo affilarsi alla laconica risposta, una scintilla di feroce protezione in fondo agli occhi chiari.

-        E?

Non c’era realmente bisogno di parole, tra loro. Per anni avevano vissuto insieme, dividendo tutto tranne il letto. No, nemmeno questo era tecnicamente corretto. L’avevano condiviso spesso, ma solo per dormire. Era una simbiosi talmente forte, la loro, che lui stesso ne era alle volte spaventato. Il suo sorriso bastò come risposta, ed un’ombra di malinconia attraversò il volto della vampira.

Saltò con un movimento aggraziato sul parapetto e si accoccolò tra le sue braccia, un broncio da bambina ad ingentilire il suo volto solitamente freddo ed altero.

-Sarà dura senza di te, Alexander…

Alec sorrise sentendosi chiamare in quel modo, l’eco di un’altra voce che rimbombava piacevole nella testa.

-        Vieni con me, Maureen… torna a New York! Se anche andasse tutto come spero, non dobbiamo per forza separarci.

La vampira sorrise amaramente contro il suo petto, senza rispondere, lo sguardo perso nel vuoto.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 - POV Maureen ***


Erano ore che la vampira si agitava nervosamente nel letto, incapace di domare l’ansia che l’attanagliava dall’alba. Scalciò via le lenzuola con un gesto di stizza, mille pensieri che le vorticavano nella testa, impedendole di dormire. Al suo fianco Alec, al contrario, dormiva placidamente, l’ombra di un sorriso sul volto a ricordarle che stava per perderlo. Sapeva in cuor suo che qualcosa li aveva già separati, e le distanze fisiche non sarebbero state nulla, al confronto.

Lo studiò in silenzio, beandosi ancora una volta di quella bellezza inconsapevole che neppure la natura di vampiro sembrava in grado di corrompere. Rifletté per l’ennesima volta su quale incredibile spreco fosse il suo amore per gli uomini. E neppure tutti, sembrava che solo quello stregone avesse il potere di risvegliare i suoi sensi.

Quando l’aveva visto respingere il suo giovane amante, quel pomeriggio, Maureen non aveva creduto ai propri occhi. Il ragazzo era davvero bello. Non quanto lui forse, ma comunque uno dei più carini che avesse incontrato di recente, seminudo ed evidentemente disponibile. Aveva colto chiaramente il desiderio deformare per un istante i lineamenti del vampiro, e aveva sperato che finalmente avesse ceduto.

Invece era riuscito, ancora una volta, a controllarsi. E la ragione, come aveva appreso poco dopo, era sempre la stessa. Magnus. Il suo grande amore, colui da cui a volte aveva l’impressione fosse stato letteralmente stregato, tanta era la caparbietà con cui resisteva ad ogni tentazione. Lo stregone multicentenario dal volto poco più che adolescente, che l’aveva amato e poi gli aveva strappato il cuore  dal petto senza alcuna pietà, abbandonandolo solo in quello stesso tunnel della metro in cui la vampira l’aveva incontrato poche settimane prima, ad un solo passo dalla morte.

Un lampo di rabbia attraversò i suoi occhi chiari mentre osservava il vampiro addormentato. Sarebbe morto, se non fosse stato per lei. Si sarebbe tolto la vita per colpa dello stesso uomo che ora lo faceva sorridere nel sonno grazie ad una sola, semplice telefonata.

Si chinò su di lui, sfiorando con la punta delle dita le sue labbra soffici, ben attenta a non svegliarlo. Probabilmente l’avrebbe perso comunque, ma non avrebbe lasciato che lo stregone vivesse nella beata ignoranza del male che gli aveva fatto. Doveva sapere che la sua stessa mano aveva virtualmente consegnato le pillole ad Alec, quella sera. E convivere per sempre con il rimorso, sapendo che la nuova natura del suo ex fidanzato, che l’aveva allontanato da tutto ciò che gli era caro, era in fondo una sua responsabilità.

Si inginocchiò sul materasso accanto ad Alec, scuotendolo gentilmente finché non spalancò su di lei due occhi cerulei dallo sguardo assonnato ed interrogativo.

-        Ho deciso, verrò con te a New York. Partiremo domani sera.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 - POV Magnus ***


Magnus controllò per l’ennesima volta il trucco e l’acconciatura nello specchio che fluttuava davanti a lui in uno sbuffo di fumo. Era come incapace di stare fermo, preda di un’eccitazione febbrile che non provava più da troppo tempo. Alec non l’aveva più richiamato, ma quella mattina aveva ricevuto un breve sms che gli aveva quasi fermato il cuore.

Erano bastate poche parole: “Sono a New York, stasera possiamo vederci? Non dire nulla agli altri, ti prego… ho bisogno di parlare prima con te…”. La mano quasi gli tremava quando aveva digitato una breve risposta affermativa, sentendosi un completo idiota.

Erano passati cinque anni. Cinque anni che aveva trascorso soffrendo come un cane, combattuto tra la speranza di rivederlo e la lucida rassegnazione di saperlo morto. Cinque anni a chiedersi se non avrebbe potuto salvarlo, se fosse rimasto al suo fianco, invece di cedere alla rabbia che aveva provato sentendosi tradito da lui. Ed erano bastati pochi minuti, appena un paio di frasi scambiate attraverso migliaia di chilometri, per cancellare tutto con un colpo di spugna. Non provava neppure una briciola di risentimento nei suoi confronti. Voleva solo stringerlo tra le braccia e dimenticare.

Una voce nella sua testa lo aveva avvertito che, con ogni probabilità, l’Alec che si sarebbe trovato davanti sarebbe stato molto diverso dal ragazzo timido ed ingenuo che ricordava, ma l’aveva messa a tacere in fretta. Nulla aveva importanza, in confronto al poterlo finalmente rivedere.

Gli aveva chiesto di incontrarsi a Central Park. Probabilmente, si era detto lo stregone, aveva scelto un ambiente conosciuto ma, allo stesso tempo, neutrale. Un posto in cui i fantasmi del passato non fossero così presenti. Beh, se era stata quella l’intenzione, il tentativo era fallito miseramente.

Alec era di fronte a lui, e si ritrovò a non trovare nulla da dire, come uno scolaretto al primo appuntamento. Era ancora più bello di quanto apparisse nei suoi ricordi. I lineamenti si erano affilati, ed ora apparivano come cesellati in un blocco di marmo candido. Indossava un paio di pantaloni neri ed una camicia dello stesso colore, il colletto negligentemente aperto, che metteva in evidenza la pelle bianchissima ed ormai priva di marchi del collo. Semplice, per gli standard dello stregone, ma nulla a che vedere con i jeans sdruciti e le t-shirt scolorite a cui tendeva ad associarlo.

Gli occhi però... quegli occhi, spalancati e fissi nei suoi, non erano cambiati. Avevano ancora il colore cupo del mare in tempesta, un mare in cui non aveva mai cessato di volersi perdere. Mosse un passo verso di lui, incerto.

Dalla nebbia emerse una figura snella, una ragazzina con lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle ed un quantomeno discutibile abito da goth-lolita. Sarebbe potuta apparire poco più che una bambina, se non fosse stato per la pesante riga di eye-liner intorno agli occhi chiari ed il sorriso malizioso.

La vampira – la sua natura era palese – si affiancò ad Alec e lo prese sottobraccio, premendo il corpo contro quello di lui in un gesto insieme intimo e denso di familiarità. Avvertì la morsa feroce della gelosia prenderlo alla gola, mentre per la prima volta si concretizzava davanti ai suoi occhi la possibilità che nulla fosse più come prima.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 - POV Alec ***


Alec vide lo sguardo dello stregone incupirsi tutta ad un tratto, senza un motivo apparente. Fece per muovere un passo verso di lui, ma una presa conosciuta sul braccio lo inchiodò sul posto. Si voltò incredulo verso Maureen, che sollevò il risposta il volto verso il suo sfoggiando il più innocente dei suoi sorrisi. Il vampiro si scostò da lei bruscamente, reprimendo a stento l’impulso di saltarle alla gola.

-        Che diavolo ci fai tu qui?

La vampira non si scompose minimamente di fronte a quella palese ostilità, limitandosi a scoppiare in una risata cristallina.

-        Volevo vedere il famoso Magnus, tesoro mio. Me ne hai parlato così tanto, in questi anni, che la proverbiale curiosità femminile ha avuto il sopravvento!

Alec si massaggiò la radice del naso con la punta delle dita, ad occhi chiusi, cercando di calmarsi.

-        Sapevi che non volevo nessun’altro qui, stasera. Perché non mi hai aspettato in camera, come ti avevo specificamente chiesto?

-        Aspettato… in camera?

Il vampiro si voltò di scatto verso il suo ex fidanzato, che li fissava a braccia incrociate, un sopracciglio significativamente inarcato al di sopra delle palpebre sfumate di viola. Si rese conto solo in quel momento, mentre Maureen ridacchiava estasiata, di quanto le sue parole potessero essere fraintese dallo stregone. Provò a rispondere ma, mentre annaspava alla ricerca della spiegazione più semplice, la vampira fu più svelta di lui.

-        Certo, mio affascinante stregone, nella stanza che abbiamo prenotato nel migliore hotel di Brooklyn. Alec è sotto la mia protezione, ora, e questo ha i suoi vantaggi, non trovi?

Alec fece un passo avanti, frapponendosi tra Magnus e Maureen. Senza voltarsi, né distogliere gli occhi da quelli felini dello stregone, si rivolse irato alla vampira.

-        Ora basta, Maureen. Non so a che gioco tu stia giocando, ma non ti permetterò di rovinare tutto!

Avvertì l’ondata di rabbia emanare dalla vampira a quelle parole, e si volse leggermente verso di lei, uno sguardo quasi gentile a temperare il tono di poco prima.

-        Sai quanto lui conti per me, Mau. Forse nessuno lo sa meglio di te. Non vuoi che io sia felice?

La rabbia che deformava i lineamenti delicati della vampira fu sostituita da uno sguardo carico di tristezza, e Maureen passò lo sguardo più volte tra l’uno e l’altro, incerta. Alec, tranquillizzato, si voltò nuovamente verso lo stregone.

-        Magnus, io…

-        E’ tutta colpa tua, sai? E a causa tua che tutto è cambiato!

Alec si girò di scatto, il terrore dipinto sul volto, mentre la consapevolezza delle reali intenzioni della vampira si faceva lentamente strada dentro di lui.

-        Non oserai…

-        Chiedi al tuo dolce Alec cos’è successo quella sera! Fatti raccontare perché era tornato proprio in quel tunnel, e lo stato in cui era quando l’ho trovato. Tu non lo meriti, Magnus, non l’hai mai meritato!

Con un gesto fulmineo Alec si scagliò contro di lei, ma la vampira era stata più veloce. Lo fissò ancora per un istante, ferma parecchi metri più in là, prima di voltarsi e sparire nella nebbia.

-        Di cosa stava parlando, Alexander?

Con un sorriso tornò a dedicare la sua attenzione allo stregone, preparandosi ad un confronto che in cuor suo aveva sempre sperato di evitare.

-        Quando Maureen mi ha trovato stavo per morire, Magnus…

Lo stregone si avvicinò a lui, posando le dita sottili sul suo volto in una carezza che sapeva di amore e nostralgia.

-        Se ti ha trasformato per salvarti la vita non gliene faccio una colpa, Alec. Non mi importa che tu sia un vampiro, l’importante è riaverti con me! Ma non capisco…

-        Io non volevo essere salvato, Magnus. Non è stato un demone a portarmi ad una passo dalla morte, quella sera. Ero in quel tunnel per togliermi la vita.

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 - POV Magnus ***


Al mio Magnus. Perché so che in un modo o nell'altro non ci perderemo mai.


Magnus si immobilizzò, fissandolo con sguardo incredulo, come se si aspettasse da un momento all’altro una smentita. Ma le labbra di Alec rimasero serrate. Il senso di colpa si fece strada lentamente dentro di lui. Maureen aveva ragione, e l’aveva avuta anche lui stesso nel pensare che, restando al suo fianco, avrebbe forse potuto salvarlo. Ma la motivazione era persino più dura da accettare di quanto avrebbe mai pensato.

Perché era ovvio che l’unica cosa che avrebbe potuto spingere il giovane Shadowhunter ad un gesto simile era il suo abbandono. Quando Jace era andato da lui, implorandolo di tornare sui suoi passi e descrivendogli la depressione che aveva colto il suo parabatai, aveva scelto deliberatamente di ignorarlo. Il suo maledetto orgoglio, che era riuscito a tenere a bada così a lungo nel rapporto con il ragazzo, aveva infine avuto la meglio. Il desiderio di punire Alec per il dolore che gli aveva procurato era stato per un istante più forte del suo amore per lui.

In cuor suo era realmente convinto che gli sarebbe passata, col tempo, e che se la sarebbe tutto sommato cavata molto meglio senza di lui. Mai, neppure per un istante, l’aveva sfiorato l’idea che Alec, il suo Alec, così forte ed insieme così fragile, lo amasse a tal punto da preferire la morte ad una vita lontana da lui. Arretrò quasi inconsciamente di un passo, sotto lo sguardo ferito del vampiro.
  • E’ colpa mia… ho passato gli ultimi anni a sentirmi in diritto di soffrire per la tua scomparsa, e non avevo idea di esserne io l’unica causa. Se lei non ti avesse trovato, quella sera… Come puoi ancora guardarmi negli occhi, Alexander? Come??
Il vampiro coprì in un battito di ciglia la distanza che lo stregone aveva posto tra loro, fermandosi a pochi centimetri dal suo corpo, gli occhi fissi in quelli di lui.
  • Non so neppure io come possa aver concepito una simile opzione, Magnus. Dico davvero. Ero stanco, terribilmente stanco. Tutti mi compativano, ed incolpavano te delle mie condizioni. Ma io sapevo come stavano realmente le cose. E non riuscivo a sopportare il peso di quella consapevolezza.
Lo stregone scosse la testa, arretrando ancora.
  • Non potrai mai superare questa cosa, Alexander. Io ti ho portato via tutto. La tua famiglia, i tuoi amici… tutta la tua vita. Non saresti dovuto tornare… Ora è meglio che vada!
Non fece in tempo a muovere un solo passo. Aveva dimenticato, per un istante, la nuova natura del suo ex fidanzato. Si ritrovò immobilizzato contro una quercia nodosa, i polsi imprigionati in una presa ferrea ed il corpo del vampiro premuto sul suo. I suoi occhi lampeggiavano di una feroce determinazione, che gli risultava difficile associare al ragazzo che aveva conosciuto.
  • Stavolta non ti lascerò andare via così facilmente, Magnus…
Il sibilo vicino al suo orecchio lo fece rabbrividire, la paura mista ad altre sensazioni, decisamente meno spiacevoli.
  • Vuoi uccidermi?
Il vampiro rise senza allegria, avvicinandosi fino ad appoggiare la fronte sulla sua, ad occhi chiusi.
  • Non voglio farti del male, Magnus. Ma ci sei solo tu, per me. Ci sei sempre stato solo tu. Se per te le cose sono cambiate ti lascerò andare, e non mi rivedrai mai più. Ma se ancora mi ami, come mi hai detto quel giorno, ti giuro che stavolta farò in modo che sia abbastanza.
Lo stregone spalancò gli occhi a quelle parole inaspettate, incapace di credere che ancora, dopo tutto ciò che era successo tra loro, Alec lo rivolesse con sé. Appoggiò la guancia a quella fredda di lui, socchiudendo gli occhi.
  • Aku cinta kamu, amore mio. Non ho mai smesso di amarti, e non credo che ci riuscirò mai… come ho detto a Camille una volta, tu sei il mio futuro. Questo non è cambiato.
Il volto di Alec si illuminò mentre annullava lo spazio tra le loro labbra, catturando quelle dello stregone in un bacio che cancellò completamente qualsiasi residua remora. Magnus sfilò i polsi da quella che ormai era più una carezza che una presa e lo strinse tra le braccia, avvertendo appena la temperatura più fredda del suo corpo e l’assenza di battito all’interno della gabbia toracica. Era il suo Alec, e tanto bastava.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 - POV Alec ***


Min, tutta questa storia é dedicata a te ed al tuo Magnus.
Ma questo capitolo lo é più di tutto il resto.
Ti voglio bene cucciola <3
 
  • Ti ho già detto di no… è così difficile da accettare?
  • Stai scherzando spero! Sei ancora più bello di quanto fossi da umano, e per inciso non pensavo neppure che ciò fosse possibile… come diavolo hai fatto a non avere nessuna proposta in cinque anni??
  • Ho detto forse di non averne avute?
  • Ah! Allora lo ammetti!!!
Alec si prese la testa tra le mani, sconfortato. Davvero non riusciva a comprendere la reazione dello stregone. Non che si aspettasse un premio per quello che aveva – o meglio, non aveva – fatto, ma neppure quella sorta di terzo grado!
  • Mi spieghi qual è esattamente il problema?
Magnus rimase a fissarlo per un istante, quasi interdetto. Era chiaro come il sole che neppure lui stesso ne era totalmente certo. Alec scosse la testa ed allungò una mano per sfiorargli il viso con una carezza. Lo stregone doveva essersi già ripreso da quell’attimo di confusione, perché socchiuse languidamente gli occhi appoggiando la guancia contro il suo palmo, come un gatto in cerca di coccole.
  • Sembra quasi che il fatto che io non abbia avuto nessuno, in questi anni, ti infastidisca…
Magnus scosse la testa, un’ombra cupa sul volto.
  • Non mi infastidisce affatto, è solo che…
  • Tu hai avuto qualcuno?
Lo vide evitare i suoi occhi, palesemente a disagio, e con una stretta al cuore rimase in silenzio, in attesa di sapere chi avesse preso il suo posto, magari solo per breve tempo, nella vita dello stregone.
  • Nessuno… ma non è questo il punto!
Alec sbatté le palpebre un paio di volte, completamente sconvolto da quella risposta inaspettata. Era Magnus il dongiovanni, l’uomo che aveva fatto della seduzione quasi un’arte. Come poteva aver trascorso tutti quegli anni senza nemmeno un flirt, e per di più stupirsi se Alec aveva fatto lo stesso?
  • E quale sarebbe, il punto? Perché io davvero non ci capisco più nulla…
Magnus si passò una mano tra i capelli impiastricciati di glitter, sospirando.
  • Alexander, se torniamo insieme probabilmente stavolta sarà davvero per sempre… in senso letterale! Ne sei consapevole, vero?
Il vampiro tentò di reprimere il brivido di gioia che lo attraversò a quelle parole.
  • Me lo stai davvero chiedendo, Magnus? Guarda caso è la prima cosa a cui ho pensato quando mi sono reso conto di cosa ero diventato…
Lo stregone scosse la testa, senza dar segno di aver sentito una sola parola.
  • Sarai stato sempre e solo con me, te ne rendi conto? Non avrai mai neppure baciato qualcuno che non sia io! Come puoi essere certo che, un giorno, non te ne pentirai?
Alec scoppiò a ridere. Vide lo sguardo di Magnus farsi oltraggiato mentre si piegava letteralmente in due dalle risate, incapace di smettere.
  • Lo trovi così divertente, Alexander?
Il vampiro riuscì faticosamente a ricomporsi, ancora incredulo per la piega che aveva preso la conversazione.
  • A dire il vero sì…
Represse l’impulso di scoppiargli nuovamente a ridere in faccia, ben consapevole di quanto poco avrebbe gradito il suo suscettibile stregone. Si chinò verso di lui, fino ad appoggiare la fronte alla sua.
  • Credi che abbia evitato di avere altre storie, in questi anni, perché pensavo che ti avrei tradito? Noi non stavamo più insieme, ricordi? L’ho fatto per non tradire me stesso. Perché sapevo che in quegli amplessi non avrei fatto altro che inseguire il fantasma dei nostri, e non sarebbero stati mai abbastanza.
Si chinò verso l’orecchio dello stregone, che sembrava paralizzato tra le sue braccia.
  • Ti amo, Magnus. E se riuscirai a sopportare l’idea di avere un ragazzo senza la minima esperienza sentimentale a parte te lo apprezzerei molto…
Lo stregone sorrise, circondandogli la vita con le braccia e stringendolo a sé.
  • Credo che, tutto sommato, non ne farò poi un dramma…

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 - POV Alec ***


Erano sdraiati l’uno addosso all’altro sul divano rosa shocking di Magnus, un groviglio indistricabile di gambe, braccia, mani che si sfioravano e bocche che si cercavano. Alec rifiutava fermamente di chiudere gli occhi, preda dell’assurda convinzione che se l’avesse fatto lo stregone avrebbe potuto svanire tra le sue braccia. Il desiderio che aveva provato da umano sembrava impallidire in confronto a quello che sentiva bruciare sotto la pelle in quel momento. Feroce, quasi animalesco.

Lo strinse più forte, forzando le sue labbra con la lingua. Magnus non si fece pregare, schiudendole per approfondire il bacio. Affondare nella sua bocca fu troppo per il già scarso autocontrollo del vampiro. I canini si allungarono senza che se ne rendesse conto, ferendo il labbro inferiore di Magnus e riversando nella sua bocca il dolcissimo sapore del sangue dello stregone.

Il vampiro si scostò bruscamente, gli occhi cerulei sgranati in una maschera di orrore.
  • Per Raziel… Magnus, non volevo!
Lo stregone sorrise passandosi la lingua sulle labbra per lambire le ultime gocce di sangue. Quell’unico gesto bastò a far in modo che al rimorso per ciò che aveva fatto si accompagnasse nuovamente il desiderio, intenso come non l’aveva mai provato prima di allora. Arretrò fino al bracciolo del divano, conficcando a fondo le dita nella stoffa per impedirsi di toccarlo ancora.

Magnus scosse la testa, senza smettere di sorridere, e gattonò fino a lui, sfiorandogli con le labbra il lobo dell’orecchio mentre la mano destra, premuta sulla nuca di Alec, lo guidava con fermezza verso il suo collo nudo.
  • Io… non credo di essere in grado di fermarmi al momento giusto con te, Magnus. Non voglio rischiare di farti del male.
Lo stregone in risposta morse nemmeno troppo delicatamente la pelle candida del collo del vampiro, strappandogli un gemito.
  • Ti fermerò io, Alexander. Non è la prima volta che nutro un vampiro, so come proteggere me stesso. E col tempo imparerai a controllarti anche da solo.
Alec attese inutilmente che la consueta ondata di gelosia lo attanagliasse a quelle parole. Non accadde nulla. Il passato non importava più, si rese conto quasi con stupore. Quello che contava era il futuro e, ora ne aveva la certezza, il loro futuro sarebbe stato insieme. Si chinò su di lui, baciando con dolcezza il punto esatto in cui poteva avvertire il sangue caldo scorrere appena al di sotto del sottile strato di pelle. Poi snudò i denti, e li affondò nella carne dello stregone.

Quando il sangue tiepido ed inebriante di Magnus iniziò a scorrere nella sua bocca, Alec pensò confusamente che il piacere l’avrebbe ucciso. Era tutto ciò che avesse mai provato prima, mescolato insieme. Desiderio e amore, sete e appagamento. Quando lo stregone lo staccò delicatamente da sé non oppose neppure resistenza, troppo ebbro di quelle sensazioni per reagire. Si limitò ad abbandonarsi all’indietro sul bracciolo, ad occhi chiusi.

Ma bastò che una mano smaltata di viola gli sfiorasse il petto in una languida carezza per risvegliarlo. Si sollevò e lo circondò con le braccia, afferrando con le dita i passanti della cintura e tirandoselo addosso. Magnus sorrise, e con uno schiocco di dita ogni ostacolo residuo tra di loro svanì in uno sbuffo di fumo. Erano pelle contro pelle, di nuovo dopo tanto, troppo tempo.

E ciò che accadde dopo non fu nulla di nuovo o inaspettato. Al contrario, aveva il gusto dolce ed invitante come miele caldo del tornare a casa.

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 - POV Jace ***


Non ci credo che sono arrivata alla fine di questa storia... Non é la mia preferita, né la più lunga, ma é la mia prima long da tantissimo tempo, e già averla terminata é una grossa soddisfazione. Grazie a Terry, perché senza di lei forse non sarebbe mai nata. E a Min, a cui mai più farò leggere una storia in anteprima, perché poi mi abbandona quando la pubblico :P

Jace era seduto al solito tavolo – quello che era stato per anni il tavolo suo e di Alec, e che era diventato da qualche tempo il tavolo suo e di Magnus – rigirandosi nervosamente tra le mani il biglietto che era comparso quel pomeriggio sul tavolo della cucina, interrompendo un’interessante scambio di opinioni tra lui e Clary circa l’opportunità o meno che lei si lasciasse sdraiare su quello stesso tavolo per fare l’amore. Quando, in uno sbuffo di fumo viola, il biglietto era comparso proprio accanto a loro sua moglie aveva soffocato una smorfia divertita e glielo aveva allungato, senza nemmeno tentare di leggere il suo contenuto.

Lo shadowhunter aveva letto distrattamente il messaggio, la semplice richiesta di un incontro come ce n’erano stati tanti prima di allora, ma da quel momento una strana inquietudine aveva preso possesso di lui. E si era ritrovato lì con una mezzora abbondante d’anticipo, ad ignorare gli sguardi adoranti della cameriera e chiedersi cosa lo rendesse così nervoso.
Dopo quella sera a Central Park non aveva più sentito Magnus, ed iniziava a convincersi che anche la telefonata di cui gli aveva parlato non fosse altro che lo scherzo di qualche burlone, che la mente speranzosa dello stregone aveva voluto credere reale. Il suo amico era stanco, glielo aveva letto negli occhi al loro ultimo incontro. Stanco di illudersi ogni volta, per poi ricadere nel baratro della disperazione. Riusciva a capirlo, perché provava anche lui le medesime sensazioni. Ma l’idea che lo stregone potesse aver deciso di arrendersi, lasciandolo solo a continuare la sua folle ricerca, lo tormentava.

La porta si aprì con uno scampanellio allegro che stonava parecchio con il suo umore di quella sera, ed il Sommo Stregone di Brooklyn fece il suo ingresso nel locale. Sollevò lo sguardo quasi di riflesso, e stava per riabbassarlo sulla tazza che stringeva tra le mani quando qualcosa attirò la sua attenzione. Il braccio destro di Magnus era teso dietro di lui, e la sua mano era intrecciata a dita candide di cui ancora non riusciva a scorgere il proprietario. Temette, solo per un istante, che qualcuno avesse preso il posto del suo parabatai nel cuore dello stregone. Poi il ragazzo entrò nel locale.

Si ritrovò in piedi senza neppure sapere come, mentre la sua tazza rotolava dimenticata sul tavolo e cadeva rumorosamente sul pavimento, schizzando caffè ovunque. Gli occhi dell’accompagnatore di Magnus avevano impiegato un solo istante ad incrociare il suo sguardo, quegli occhi blu che non avrebbe mai potuto dimenticare, nemmeno se fossero passati mille anni anziché cinque. Lo vide esitare per un istante, stringendo più forte la mano del suo compagno, come se temesse la sua reazione. Jace rimase immobile a fissarli mentre si avvicinavano, ed un sorriso pigro stirò lentamente le sue labbra.
  • Ora mi direte che dovrò ricominciare a sorbirmi le vostre smancerie, per caso?
La sua voce tremava appena, ma Alec ebbe il tatto di fingere di non averlo notato, mentre scioglieva le dita da quelle dello stregone e gli porgeva la mano, quasi impacciato. Jace soppesò ridacchiando la mano tesa e scelse di ignorarla, facendo un passo avanti ed abbracciando quel vampiro che aveva il volto del suo migliore amico.
  • Ho aspettato con ansia questo giorno, parabatai…
Alec aveva ricambiato l’abbraccio con una forza che era certo non possedesse prima, ma a quelle parole si irrigidì e si ritrasse, sottraendosi alla sua stretta. I suoi occhi erano cupi e colmi di dolore, mentre sfuggiva il suo sguardo.
  • Io non sono più il tuo parabatai, Jace. Quando sono diventato un nascosto il giuramento è stato infranto…
Jace cercò lo sguardo di Magnus, ma lo sguardo triste e preoccupato dello stregone era rivolto ad Alec. Sollevò una mano smaltata di viola e la posò sulla sua spalla, in un muto tentativo di conforto. Solo in quel momento lo Shadowhunter realizzò che nulla avrebbe mai più potuto essere come prima. Alec non faceva più parte del mondo in cui viveva, e molti dei suoi antichi compagni l’avrebbero probabilmente guardato con ostilità e sospetto per via della sua nuova natura. Ma realizzò anche che non gliene importava nulla.
  • Tu rimarrai sempre il mio parabatai, Alec. Qualsiasi cosa dica il resto del mondo.
Il vampiro sollevò lo sguardo incredulo su di lui, ed il caldo sorriso che illuminò il suo volto gli confermò che forse, miracolosamente, aveva detto la cosa giusta. Magnus posò sulla sua spalla la mano libera, valutò con sguardo felino il tavolo inondato di caffè e diresse entrambi verso un’altra parte del locale.
  • Vogliamo sederci, miei cari? Credo che questa sia decisamente un’ottima occasione per scegliere un nuovo tavolo, qui da Taki’s. Dopotutto, stasera inizia un nuovo capitolo delle nostre vite!
E osservando il suo parabatai sorridere per la prima volta da troppo tempo, sollevando una mano per posarla su quella del suo compagno. Jace sentì, dal profondo del cuore, che quello era un nuovo inizio per tutti loro.

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