Soul Of Darkness

di Coder
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Risveglio ***
Capitolo 2: *** Il Cammino ***
Capitolo 3: *** La Città della Cenere ***
Capitolo 4: *** L'Abisso ***



Capitolo 1
*** Il Risveglio ***


Abe stava cadendo nel vuoto.Un enorme precipizio si stagliava sotto i suoi inermi piedi.Sentiva il vento soffiare fra i propri capelli mentre aveva gli occhi chiusi ed era pronto a morire.Improvvisamente sentì il braccio tirare.Una mano forte lo aveva afferrato, sbattè con violenza contro la parete di roccia e rimase aggrappato a quel forte braccio che lo separava da morte certa.
-Reggiti!-urlò con forza l’uomo.
Abe aprì gli occhi e una forte luce investì la sua vista.Rimase stordito, era come se non avesse mai aperto le palpebre in vita sua.
-Forza amico ti tiro su!-aggiunse l’uomo.

Abe strinse con forza il braccio di quello strano personaggio, non sapendo se poteva fidarsi o meno.Con molta forza l’uomo riuscì a tirare su Abe, che si issò a tentoni sulla fredda roccia di quel precipizio.Abe aveva la testa dolorante, non capiva cosa stesse accadendo.Appena alzò lo sguardo li vide.
C’erano 5 figure oscure, uomini d’Ombra, della sua stessa stazza che li stavano accerchiando.Erano Oscuri e paurosi come gli abissi, l’ombra che li componeva vorticava al centro del loro corpo dando loro una forma.Non avevano lineamenti, non avevano un volto.Le loro spade erano oscure e parzialmente ricurve, fatte dello stesso terrore che dava forma al loro fisico.In un secondo momento l’attenzione di Abe ricadde sull’uomo che l’aveva salvato.Era ben armato, un po’ più alto di Abe e molto robusto, indossava un’armatura leggera che terminava in un vestito dal tessuto scuro.Improvvisamente le entità attaccarono.Abe incespicò spaventato e rimase paralizzato a terra.L’uomo impugnando la sua daga corta evitò i fendenti con agilità ed eliminò due delle cinque entità con precisione e maestria.I corpi esanimi dei due mostri caddero in ginocchio ed esplosero in una nuvola di cenere, presto portata via dal vento.L’uomo si muoveva in maniera controllata ed aggraziata, così con velocità schivando gli attacchi eliminò le ultime tre entità oscure che esplodendo in cenere esalarono il loro ultimo e straziante urlo.

L’uomo si girò e con passo deciso andò verso Abe.Abe fece per ritirarsi, aveva paura e non sapeva chi fosse quella persona, nonostante gli avesse salvato la vita lui non voleva fidarsi.
-Tranquillo, nonostante tu non mi abbia mai visto, noi ci conosciamo meglio di quanto pensi- disse l’uomo tendendo una mano verso Abe, che era ancora a terra -Piacere Abe, io sono Koral-
Abe sussultò.Come faceva quel tale a conoscere il suo nome?Lui non lo aveva mai visto in vita sua.
-Avanti puoi fidarti, oltretutto abbiamo un viaggio da fare- disse con tono rassicurante Koral
Abe era pietrificato, non sapeva cosa dire.Non ricordava neanche come fosse arrivato in quel luogo, non sapeva cosa fosse quel posto, era come se avesse perso la memoria.

A forza elaborò una risposta e la sputò fuori
-Non so chi tu sia, non so cosa sia questo posto e non intendo andare da nessuna parte-

-In realtà tu sai benissimo cos’è questo posto, solo che non lo hai mai visto così-
Abe che già era in uno stato confusionario ora non stava capendo più nulla.Koral si spazientì e prese il braccio dell’uomo issandolo in piedi.Abe non oppose tanta resistenza, era assorto nei suoi pensieri.Non era mai stato una persona sicura di se, posto in una situazione simile il panico stava prendendo il controllo.

-Perchè sono qui?- chiese Abe con voce tremolante.
-E’ quello che dobbiamo cercare di capire, amico-
-Non ho mai visto questo luogo, e non ricordo come ci sono arrivato-
-Tranquillo, troveremo una risposta a tutto ciò-

-Chi sei tu?Perchè sei qui?Cosa st..- Koral lo interruppe  e gli disse -E’ meglio se ti calmi, il nostro viaggio risponderà a tutte le tue domande-

Abe lo guardò atterrito.Viaggio?A mala pena aveva sopportato di andare in guerra.Guerra, quello era il suo ultimo ricordo.Essendo un umile conciatore di pelli non poteva fare molto, il suo compito era quello di sistemare le armature di cuoio e le calzature, oltre che lavorare le scorte di pelli.L’ultima cosa che ricordava era di essersi allontanato dall’accampamento, di notte, aveva fretta, aveva un appuntamento e...

Un dolore dilaniante colpì la sua testa.Abe si piegò a terra dal dolore

-Abe non devi pensare così tanto, hai bisogno di riposarti, vedrai che le risposte verranno da se-disse Koral cercando di apparire un minimo rassicurante, ma non riuscendoci affatto.
Abe non sopportava di essere in quello stato.Non era mai stato una persona forte, ma in quel momento più che mai si sentiva inerme.Il fatto che fosse costretto ad accettare le condizioni dello sconosciuto lo faceva sentire ancora più debole e stupido, ma pareva l’unica via praticabile per chiarire cosa stesse accadendo.

-Accetto, a patto che questa storia finisca in fretta-

Un sorriso beffardo si dipinse sulla faccia di Koral, che lo tirò di nuovo su e gli diede una pacca sulla spalla.Senza dire una parola i due mossero i primi passi per scendere dalla rupe.Camminando fra le impervie ed aguzze rocce Abe non riusciva a capire effettivamente dove fossero.Non era un luogo di cui avesse letto in qualche libro, ne di cui avesse sentito parlare da qualche carovaniere.Dopo diversi minuti i due arrivarono in un punto scosceso in cui le rocce si abbassavano e permettevano agli occhi di scrutare l’orizzonte.

-Eccoci, amico mio- disse Koral

Un paesaggio surreale e spaventoso si presentava agli occhi di Abe.L’orizzonte era scuro sovrastato da nubi grigiastre e minacciose, sotto di loro una grande foresta nera come la pece.Mentre il vento si faceva più forte e il cuore di Abe più impaurito, egli alzò lo sguardo e la vide.Una grossa città, oltre una vallata dal colore cinereo, prendeva vita e si animava, sopra di essa un’imponente costruzione nera costituita da macchinari giganti e dalla forma aggraziata si ergeva nel vuoto a diversi metri dal centro abitato.Ma c’era qualcosa di strano.La costruzione al centro era collegata alla città tramite delle lunghissime rampe, solo che essa era completamente attorniata da correnti gelide.La neve ed il ghiaccio vorticavano con furia intorno alla costruzione, scindendo l’oscurità che ricopriva la città dal ghiaccio azzurrino che intrappolava il metallo nero della costruzione.

-Quella è Hilaj, ed è li che dobbiamo andare, è li che troverai le tue risposte-
Abe era spaventato ed incuriosito allo stesso tempo
-Ma non abbiamo cibo, ne una qualsiasi risorsa.E da qui fino a laggiù ci vorranno almeno due giorni di viaggio- obbiettò Abe
-Tranquillo, adesso scenderemo ancora e troveremo il mio accampamento, prenderemo le bisacce e le borse, poi partiremo-

Camminarono per altri 10 minuti prima di raggiungere l’accampamento.Koral si era portato dietro di tutto.Due bisacce erano piene di cibo, c’era acqua per entrambi ed uno zaino più grosso conteneva le brande su cui dormire.

-Ho portato questo per te Abe-disse Koral porgendo un arco ad Abe.Ancora una volta, Abe venne assalito dai sospetti.Come faceva a sapere che riusciva a tirare con l’arco?
-Di solito lo usi per cacciare le prede che scuoi no?-
Abe prese l’arco e le frecce con fare brusco.Era spaventato da quell’uomo, ma non aveva intenzione di mostrare la sua debolezza
-So che non vuoi parlarmi perchè tutta questa situazione ti spaventa, ma sta tranquillo, puoi fidarti di me-

In fondo, nel profondo della sua anima, Abe avvertiva una vocina che nello stesso momento gli proferiva le stesse parole.Guardò con sguardo assente Koral, come se stesse ponderando una qualsiasi risposta.In realtà non decise cosa fare, quindi cambiò discorso

-Dunque che strada facciamo?-
-Bene, come vedi dobbiamo attraversare questa foresta- disse indicando l’enorme selva di alberi che avevano di fronte -dopodichè arrivati fuori ci accamperemo e partiremo domani, alla volta della Valle Dannata-

Abe scrutò negli occhi Koral, quasi come lo stesse scandagliando, vi furono diversi attimi di silenzio.
-A discapito del nome se ci si fa l’abitudine non è così terribile come posto, vedrai che andrà tutto bene-
Abe annuì, anche se in lui montavano sempre di più le domande
-Dopodichè andremo al palazzo di ghiaccio, dove troverai le tue agognate risposte-

 

Si misero in marcia in silenzio.Abe portava con se lo zaino, mentre Koral aveva le bisacce.

Non aveva idea di cosa lo aspettasse, aveva paura, ma la poca determinazione che ogni tanto lo pervadeva, questa volta si stava facendo più viva che mai.Era pronto ad attraversare quell’incubo, quell’abisso, così surreale e tristemente vero allo stesso tempo.

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Capitolo 2
*** Il Cammino ***


Il cielo sopra le loro teste era scuro e minaccioso.
Dopo alcune ore di cammino erano riusciti finalmente ad arrivare a valle, e guardandosi indietro Abe provava timore nello scrutare quella montagna.Il solo pensiero che poco tempo prima stesse cadendo nel vuoto dalla cima di quel mostro, gli faceva venire i brividi.Ma c’era qualcosa di ancora peggiore che  occupava la sua vista in quel momento: la foresta.Dall’alto non sembrava così tetra, ma trovarvisi davanti provocò in Abe reazioni contrastanti.Da una parte gli sembrava un luogo molto familiare, dall’altra il suo animo si stava agitando ogni passo di più man mano che si avvicinavano.Era come se la paura lo stesse consumando.


-Solo tu sai a cosa andremo incontro la dentro, Abe- disse Koral con tono enigmatico.

Abe si era ormai abituato ai discorsi strampalati del suo compagno, non si faceva più domande su come potesse dire certe cose.
Per quanto Koral fosse strano, qualcosa in lui gli diceva che aveva ragione e che ogni sua parola aveva un fondamento sensato.Non rispose e rimase in silenzio, attanagliato dalla tensione che lo stava divorando.Arrivarono di fronte al muro d’alberi che segnava il confine fra la foresta e la montagna.Abe era paralizzato di fronte a quell’immagine che incarnava l’orrore.Koral lo fissava impaziente, e questo gli mise ancora più ansia.Alla fine prese coraggio, mosse il primo passo, ed entrò.
Tutto diventò scuro.
Tra quei rami filtrava solo una flebile luce.Il terreno era sconnesso.Iniziò a camminare più veloce che poteva.Dopo pochi minuti si rese conto che Koral non c’era più.Non era al suo fianco.Era solo.

 

Cercò di trattenersi e non lasciarsi andare, strinse i denti e con tutte le sue forze avanzò fra gli alberi.Alberi che dipingevano forme strane e pittoresche, che sembravano osservarlo in ogni suo patetico tentativo di raccogliere il poco coraggio che aveva in corpo.

Più andava avanti più la foresta si faceva scura, e pian piano iniziò anche a trovare delle rocce con delle iscrizioni sopra.Erano disegni rupestri, arcaici, che ritraevano scene di guerra, a volte scene di morte.Lo colpì il disegno di un bambino che stava affogando.Rimase pietrificato di fronte ad esso, perchè si rese conto che quel bambino era lui.Da piccolo aveva rischiato di morire affogato in un fiume, ma sua sorella gli salvò la vita.La stessa sorella, che aveva ucciso a sangue freddo tempo dopo in uno scatto d’ira, e per la quale non aveva pianto una sola lacrima ne provato un pizzico di rimorso.Improvvisamente la sensazione dell’acqua  nei polmoni lo assalì e gli si gelò il sangue.

Sentì un profondo ringhio a pochi metri da lui.Si girò di scatto e lo vide.Un canide imponente si poneva di fronte a lui.Era due o tre volte più grosso di un lupo normale, la sua pelle era nera e scorticata in più punti, ed otto occhi scuri come l’abisso erano presenti sul suo lungo muso, che nascondeva una dentatura  in grado di dilaniare qualsiasi cosa.Si avvicinò a lui ringhiando.Abe alzò l’arco e in maniera impacciata e confusa incoccò una freccia.Mentre mirava vide che la creatura non era sola.Altri tre, quattro, cinque mostri uscirono dalle fronde.Abe scoccò la freccia in fretta e furia mancando il bersaglio, si girò ed iniziò  a correre.I lupi scattarono dietro di lui, più veloci che mai.Lo zaino gli pesava e il terreno non aiutava la corsa.Più volte gli capitò di inciampare.Cercò di sgusciare in mezzo agli alberi per confondere i canidi, ma subito gli furono addosso.Uno di loro gli balzò sulla schiena e lo atterrò.Abe estrasse una freccia dalla faretra e cercò di usarla per pugnalare il mostro.Chiudendo gli occhi, pronto a morire, conficcò la freccia nel palato del canide che era pronto a strappargli il volto.Il lupo rotolo di fianco ma si rialzò subito, mentre Abe incoccò una seconda freccia con la quale colpì un secondo mostro che si stava avvicinando.Quando si rese conto che ormai era accerchiato era troppo tardi.Provò una breve fuga fra gli alberi e vide l’imboccatura di una grotta.Forse la sua era una pessima idea, ma il suo istinto gli diceva a gran voce di entrare li dentro.Ma appunto, era troppo tardi.Arrivato all’entrata un canide lo azzannò alla spalla.Il dolore fù lancinante, e divento ancora più grande quando buttandosi nella grotta cadde rotolando sulla discesa di rocce e sassi che vi era all’entrata.Il canide cadde con lui e mollò la morsa poco prima di affondare completamente i denti nella sua carne.L’impatto con il terreno fu duro, senza pensarci Abe prese in fretta e furia un’altra freccia e la conficcò, più volte, nel collo del canide.Il sangue spruzzò ovunque, bagnando il volto di Abe e le sue vesti in cuoio.Gli altri canidi stranamente non accennavano ad entrare.Che fosse finito in un’altra trappola mortale?La sua spalla sanguinava, Abe cercò nello zaino e usò un paio di stracci come fasciatura, cosciente del fatto che presto avrebbe dovuto trovare delle medicazioni per evitare che la ferita facesse infezione.La spalla era dolorante, ma la caduta non aveva permesso al lupo di affondare troppo i denti, provocando un danno non troppo grave.Sanguinante, avanzò nella grotta.

Era come un grosso labirinto di cunicoli.Più avanzava nel buio più si sentiva perso.Poi ad un certo punto iniziò a sentire delle risate.Seguì il suono di quelle voci.Ridevano, come dei folli.Dalle pareti della grotta iniziò a colare sangue.

“La uccideremo” ripetevano.Il cuore di Abe si gelò, la mente gli stava per esplodere.La vista si stava lentamente sfuocando.Intravide un corso d’acqua che sembrava portare da qualche parte, ed il suo istinto gli comandò di seguirlo.Avvicinandosi si rese conto che non era acqua, ma sangue.Seguendolo si addentrò sempre di più nell’oscurità, e le voci, le risate si facevano più forti.Gli sembrò di essere osservato e più volte si girò per vedere se c’era qualcuno.In alcuni momenti gli parve pure di sentire il tiepido alito di qualcosa sulla nuca.Il corridoio iniziava ad allargarsi.Il corso di sangue stava entrando in un percorso più grande.Continuava a sentire le voci risuonargli nella testa, a vedere occhi nell’oscurità.Poi si rese conto.Dei torsi d’uomo erano attaccati a quelle pareti.Ridevano, banchettavano follemente con le loro stesse carni.


“La uccideremo” ripetevano.

Abe accelerò il passo.Spaventato iniziò a correre.In realtà non era terrorizzato dagli uomini sulle pareti, era terrorizzato dal fatto che quel luogo lo facesse sentire stranamente a casa.Corse per diverso tempo seguendo il sangue, cadde più volte scivolando su di esso.Ad un certo punto un bagliore nell’oscurità gli rivelò l’uscita.Vi corse più veloce che poteva incontro sino ad arrivarci e buttarsi fuori con foga.Cadde per diversi metri ed atterrò per terra facendosi male e sbattendo la testa.Confuso, stremato si alzò e rimase inginocchiato di fronte al paesaggio che riempiva i suoi occhi.Una grossa landa desolata, ricoperta da cenere che apparentemente si faceva più scura andando avanti, e poi lei: la città.

 

Una mano si poggiò sulla sua spalla.Abe alzò lo sguardo e vide Koral di fianco a lui, che lo guardava sorridendo.Perse i sensi e si accasciò a terra.

 

Era in una cella.Cos’era questo, un sogno?Forse no.Sembrava troppo reale.Un uomo lo teneva per il colletto puntandogli un coltello alla gola.Era una guardia e continuava a urlargli qualcosa in faccia.Le sue braccia possenti passavano attraverso le sbarre e la fredda lama premeva contro la gola di Abe.Non capiva cosa gli stava dicendo, i suoni erano ovattati.Abe prese con la mano sinistra la testa della guardia e la sbatte contro le sbarre, mentre con la destra afferrava la lama del coltello.Si tagliò e si fece molto male.La guardia stordita indietreggiò lasciando cadere a terra Abe.Aveva quel coltello ora.Notò che sulle mura della cella c’erano gli stessi disegni che aveva visto nella foresta.Era un sogno? Era un sogno..?La sua mente cadde nell’oblio e tutto si oscurò.

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Capitolo 3
*** La Città della Cenere ***


Un forte bagliore accecò la sua vista.Abe aveva appena aperto gli occhi, ed aveva un forte mal di testa.Intravide un fuocherello, poi si guardò la spalla e la scoprì fasciata.

-Sarebbe meglio se stessi fermo ancora per un po’- la voce di Koral si fece presente all’istante.
Un moto di rabbia e disappunto investì Abe -Perchè mi hai lasciato solo?Stavo mor..- Koral interruppe Abe
-Non sono io che ti ho lasciato solo, sei tu che hai deciso di abbandonarmi- Quelle parole non significavano niente, e la cosa dava molto fastidio ad Abe.
-Mi hai lasciato a morire-ribattè Abe- Koral lo guardò con uno sguardo penetrante
-No, come vedi ti ho curato e fatto riposare-

Sembrava impossibile intavolare una discussione con Koral.Era come parlare con se stessi di fronte ad uno specchio cercando di avere una conversazione normale.
Abe sospirò sconsolato e chiuse gli occhi nuovamente.

Sognò nuovamente la cella.Era in un angolino con il suo coltello, a giocherellare con la lama.Le guardie forse stavano discutendo su cosa fare nei suoi riguardi.Dopo pochi secondi, tutto svanì.

-Su, sveglia-
Abe si alzò e guardò Koral, aprendo gli occhi con pigrizia.
-Hai dormito qualche oretta, è ora di andare- Abe si alzò in silenzio
-Sei fortunato, la ferita sulla spalla non era molto profonda ed è stata facile da medicare-

Non aveva intenzione di parlare con Koral.Gli dava sempre la sensazione di sapere tutto, non riusciva ad avere un confronto con lui.Era una situazione straniante e frustrante allo stesso tempo.

-Ora dovremo attraversare il deserto di cenere, detto anche “Valle della Dannazione”.Un nome troppo altisonante per un posto che alla fine è innocuo.Anche se potrebbe spaventare alla prima volta che lo si attraversa-
Abe non voleva chiedere il perchè, voleva solo muoversi e finire quel dannato viaggio.
Così camminarono per alcuni minuti.Koral continuava a parlare, ed Abe ascoltava senza mai rispondere, cercando di rendere la propria mente assente da tutta quella storia.

Improvvisamente qualcosa nella cenere gli afferrò il piede.Abe cadde e dalla sabbia si rivelò una mano, ben salda al polpaccio di Abe.Impaurito Abe tirò con tutte le sue forze per dileguarsi dalla presa, e la mano si ritrasse.Sconvolto si girò verso Koral

-Ci hanno notati.Dobbiamo muoverci-
-Di chi era quella...mano?-Abe aveva paura nel fare questa domanda
-Chi lo sa.Magari di un tuo amico, del calzolaio sotto casa, di un macellaio.Magari quella di tua sorella-  Abe fu attraversato da un brivido.Koral sapeva anche di sua sorella?
-La verità è che qui ci sono milioni di corpi sotto la cenere.Corpi morti.Non sono pericolosi, ma una volta che ti notano è meglio accelerare il passo-

E così fecero.Iniziarono a camminare molto velocemente.Sotto i suoi piedi Abe ogni tanto sentiva dei mugugni, versi.Più volte vide altre mani uscire dalla cenere, per un momento gli parse quasi di aver calpestato anche il volto di qualcuno.Terrorizzato Abe continuò a camminare in silenzio.Arrivarono finalmente di fronte al portone della città.Alte mura merlate si alzavano sopra le loro teste.Mura nere.Ciò che sbalordiva ancor di più che da lontano era il palazzo ghiacciato sospeso sopra il centro abitato.Koral pose una mano sul muro.Del sangue colò dai suoi polpastrelli e una tromba suonò all’istante.Il portone si aprì.All’interno, uno scenario agghiacciante.

-Forza, andiamo che ci siamo quasi-

Abe mosse i primi passi per la strada principale.Le case erano in pietra, ma la maggior parte erano diroccate.Le persone si barricavano all’interno, per strada solo pochi vecchi ammalati, bambini alla ricerca disperata di cibo.Si sentivano a volte delle urla provenire dai vicoli più bui.Quello che saltava all’occhio, erano le scalinate infinite che portavano al palazzo ghiacciato.
Le strade deserte, le persone sporche e malsane, le case diroccate, questa città era una città fantasma.Era l’ombra di qualcosa che un tempo era stato molto più grande.
Grossi monumenti e statue adornavano le strade del centro abitato, simbolo di una prosperità persa.La città era grigia, un grigio spento e depresso ancora più inquietante dei suoi cittadini.Sentiva la tristezza entrargli dentro, l’oscurità penetrare nel suo animo, la disperazione fare capolino nel suo cuore.Delle particelle di cenere impregnavano l’aria, era fine ma sembrava cadere a poco a poco, lentamente.
Oramai erano nelle vicinanze di una delle rampe, quando accadde qualcosa.

Abe provò un lancinante dolore alla testa e si piegò sulle ginocchia.

 

Degli uomini entravano nella cella.Abe urlò ed impugnò la lama.Ne minacciò alcuni.Erano due, più gli altri che lo sorvegliavano precedentemente, ed avevano le spade.Quando il primo si avvicinò per prenderlo, Abe gli si buttò addosso e gli piantò il pugnale in faccia.Sangue ovunque.Gli altri tre uomini che guardavano paralizzati

 

Abe si riebbe e si tirò su, un fischio assordante che gli passava per le orecchie.Intorno a lui, alcuni palazzi iniziarono a cadere, delle figure strane apparvero dal nulla.Vestiti con abiti scuri, di cuoio, impugnavano daghe corte e venivano verso lui e Koral.Un cappuccio copriva i loro volti, non era possibile guardarli negli occhi

 

-Muoviti, corri!- tuonò Koral

Abe estrasse l’arco ed incoccò una freccia.Nonostante la spalla, riusciva ancora a tirare.

La freccia sibilò nel vento e si piantò nel petto di uno degli uomini.Koral li caricò con la spada.Evitando un fendente e poi l’altro eliminò con grazia i primi due uomini, per poi gettarsi sugli altri.La città stava cedendo.Ogni palazzo stava crollando e delle risate sembravano provenire da qualche parte.Risate folli.

-Forza Abe, muoviamoci o sarà troppo tardi!- urlò Koral mentre faceva scorrere la lama nel ventre di un nemico.Si misero a correre più veloci che potevano.I palazzi che crollavano sulle loro teste.Ogni tanto Abe si girava e tirava qualche freccia, più volte mancò il bersaglio ma qualche volta colpì qualcuno.Erano più veloci di loro.Evitando i detriti delle costruzioni continuarono a correre.Ma presto loro gli furono addosso.Koral si girò e ne uccise due impugnando la sua spada.Abe salì velocemente su alcune rocce e trovo un punto rialzato dal quale prese due uomini con un paio di frecce.Koral raccolse una delle daghe dei nemici da terra ed iniziò  a combattere con due lame.Abe cercava di supportarlo come poteva con l’arco, ma aveva paura e quasi mai riusciva a centrare il bersaglio.Presto si rese conto che i nemici erano troppi, e che stranamente si stavano ammassando tutti su Koral.Agilmente Koral uccise altri tre, quattro uomini.Sembrava che danzasse, più che combattere.Con maestria schivava ogni fendente e contrattaccava con uno stile letale.La sua veste nera, con placche corazzate sul tronco, era sporca di sangue.Abe scese dai detriti e gli si avvicinò uccidendo un altro uomo.

-Devi scappare.La rampa è qui vicina, puoi arrivarci da solo- Abe non voleva crederci.Koral lo incitava a lasciarlo indietro.Sentiva che qualcosa non andava.

-Vai, ora!O sarà troppo tardi-
Non riusciva neanche ad aprire bocca.Si sentiva vile e debole, da non riuscire neanche a dire qualcosa ad un compagno che stava per morire.Vide tantissimi altri soldati arrivare verso di loro

-Va!-

Abe si girò e si arrampicò sulle macerie.Diede un ultimo sguardo dietro di lui.

Koral era in piedi, con le due spade in mano, la testa alta, che scrutava l’onda di nemici che si stava per abbattere su di lui.Mosse un primo passo.Camminò verso di loro e quando gli fu abbastanza vicino sfoderò un possente ruggito degno di un leone.Abe corse.Sentì un fragore di spade, urla di dolore e morte.Poi un sommesso rantolo ed il rumore di una testa mozzata.Koral, era morto.

Abe avvertì un forte bruciore al centro del suo petto, una sensazione di vuoto e quasi un giramento di testa.Non mollò e corse verso la scalinata che oramai era vicina.La terra tremava.Le urla degli abitanti schiacciati dalle loro case riempivano la sua testa.Addirittura il terreno dietro di lui iniziò a franare.Abe corse più veloce che poteva.Arrivò sulla scalinata e iniziò a percorrerla.Tutta la città stava sprofondando in un baratro senza fine.Intere vie e palazzi cadevano nel vuoto.Qualcosa di oscuro stava emergendo dall’enorme voragine sotto la città.Anche la scalinate cedettero ed Abe corse mentre gli scalini dietro di lui cadevano nel vuoto.Mentre si avvicinava alla fine, il gelo gli entrò nei polmoni.Ma per inerzia andò avanti senza arrendersi.Mosse gli ultimi passi in tempo, poco prima che tutto cedesse.Il freddo metallo era sotto il suo corpo.Stremato guardò di sotto.Dal vortice di distruzione emerse una gigantesca mano oscura, tesa verso di lui.Poco sotto quello che sembrava un volto, si aprì in un urlo dilaniante.Abe si tappò le orecchie per paura che gli potessero esplodere.Chiuse gli occhi

 

Il pugnale affondava nella carne del secondo soldato.Abe rideva, gli ultimi due erano ancora più spaventati.Rideva follemente.

 

Aprì le palpebre.Notò che dietro di lui il portone di metallo si era aperto.Si alzò, e con determinazione, quasi con le lacrime agli occhi, mosse i primi passi verso l’entrata.Si fermò di fronte ad essa.Non si vedeva niente.Era oscurità pura.La combattè con lo sguardo, con il poco coraggio che aveva in corpo.Serrando i denti, mosse il primo passo al suo interno.

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Capitolo 4
*** L'Abisso ***


Il suo respiro affannoso si faceva sempre più pesante.Era in una stanza completamente congelata e freddissima.La visibilità era molto bassa e man mano che avanzava poteva vedere l’oscurità avvolgerlo man mano.Le larghe braccia del terrore si stavano chiudendo su di lui.Abe decise di allungare il passo.Lottando contro il freddo pungente iniziò a camminare più velocemente in quell’abisso.Qualcosa si mosse.Abe rimase paralizzato, poteva sentire il sangue gelarglisi nelle vene.Riprese a camminare, terrorizzato.L’ombra non era ferma, sembrava pulsare di vita, ed Abe percepiva delle presenze vicino a lui.Poi li vide chiaramente.Esseri oscuri dagli occhi bianchi.Molti si avvicinarono a lui, altri, in preda a raptus folli ridevano massacrando carcasse deformi.Altri ancora sembravano “vuoti”.Strinse i denti per evitare di cedere alla paura e paralizzarsi in un pianto senza fine.Gli sembrava di stare affrontando i demoni della propria vita, tutti in una volta.Passò fra di loro.Nessuno provò a toccarlo, lo fissarono solo insistentemente.Dopo poco, un fragore immenso si fece spazio nelle orecchie di Abe.Un vortice nero iniziò a risucchiare la stanza con ingordigia, divorando tutto ciò che vi era all’interno.Abe provò a correre per non essere preso, ma ben presto venne sbalzato in aria e tirato violentemente indietro.Tese una mano in avanti mentre affondava nella bocca oscura.

Era fresco.L’erba bagnata sotto di lui gli provocava una sensazione piacevole di sollievo.Aprì gli occhi.Era in una foresta, appena fuori da un accampamento.Era l’accampamento di un grosso esercito.Del suo esercito.Era dove lavorava il cuoio per le armature rotte dei soldati.Sentì dei passi veloci.Immediatamente si voltò e vide un uomo correre nella boscaglia.Lo seguì.Quella scena gli sembrava tremendamente familiare.L’uomo non si fermava, correva senza sosta.Dopo pochi minuti sembrò rallentare.Era in uno spiazzo abbastanza grande in mezzo agli alberi.Degli altri uomini uscirono dalla boscaglia.Uomini del nemico.Parlavano con l’uomo, che ancora Abe non riusciva ad inquadrare.Ad un certo punto la discussione si accese.L’uomo chiedeva una ricompensa, forse.Abe non sentiva bene.Ma poi capì, e la verità gli creò uno squarcio nell’anima.L’uomo venne atterrato ed Abe lo vide in faccia.Era lui.

Una fortissima fitta alla testa lo travolse, e una serie di immagini e ricordi invasero i suoi pensieri.Lui era quella sera, in quel bosco, per vendere informazioni sullo spostamento del proprio esercito al nemico.In cambio, una lauta ricompensa e la fuga dalla guerra.Un vero eroe.Ma non era andata come si aspettava.Forti urla si fecero presenti.Le orecchie sembravano sul punto di scoppiargli.Chiuse gli occhi.

Un rumore di spade, il rumore della morte.Riaprì gli occhi.Era in piedi e davanti a lui, lo spettacolo della morte.Il cielo era rosso sangue e davanti a lui una gigantesca e sconfinata valle circondata da rocce appuntite imponenti.La vallata bruciata, e i due eserciti si scontravano.Frecce viaggiavano nel cielo e falciavano senza pietà soldati alleati, diversi uomini morivano sotto l’assalto incrociato della fanteria.Sangue ovunque.Mosse dei passi barcollanti, attraversando corpi dilaniati e uomini piangenti in punto di morte, per poi cadere in avanti sulle mani.Una battaglia imponente, fiumi di sangue ovunque.

-Li hai venduti tu-

Abe si girò spaventato.All’improvviso era in una stanza bianca.Un uomo completamente ricoperto da bene e fasciature era di fronte a lui.
-Questo, è stato il risultato delle tue azioni- la sua voce era tagliente e profonda
-Io..- Abe era sconvolto
-Non riesci neanche a parlare-l’uomo si voltò
-Sei un mostro, lo sei sempre stato.Ti ricordi di nostra sorella, vero?-
Una risata malata si levò da sotto le bende dell’uomo.
-Nostra..no, no, NO!- stava per piangere.
-Stai capendo vero?-

Non era la sola voce dell’uomo a parlare.Dietro di lui apparve Koral.Un Koral diverso, dagli occhi vuoti.

L’uomo bendato si girò di scatto e lo trafisse col suo solo braccio.Rise.
-Non c’è più divertimento ormai, l’hai già lasciata a morire prima la tua coscienza, non è vero?-

La voce si stava facendo più forte e folle.

La sua mente stava delirando.Aveva sempre delirato.Abe era sempre stato un folle.In bilico fra razionalità ed irrazionalità, una lotta continua con se stesso.Era sempre stato diviso fra tenebra e luce, ma gli era chiaro cosa avesse vinto.Lui era un debole.Un uomo che non aveva ottenuto niente dalla vita.Condizionato solo dal suo egoismo e costantemente tentato dalla violenza.”Nostra sorella”.Da quell’attimo tutto gli fu chiaro.

La sua anima.Quel posto, era la sua anima.Koral non era altro che la sua coscienza, l’unica parte buona rimasta di se.Ecco perchè sapeva tutte quelle cose.Ecco perchè era sicuro che ogni volta dicesse la verità.Ma era morto.E l’oblio aveva preso il controllo.La sua parte malata, folle.L’uomo estrasse il braccio.Metà del suo corpo era impregnato di sangue.

-Ciao Abe.Io sono te- disse con voce calma
-Io ti completo.Tu non sei nulla.Hai sempre cercato di negarmi, eppure eccoci qui-
Abe si alzò.I muscoli gli facevano male.Era stanco.Stanco di tutto.

La sua anima torturata, era solo il risultato delle sue azioni.Ripensò alla foresta, al terrore che incarnava.Alla grotta, casa della violenza che da sempre lo aveva permeato.Alla valle dei cadaveri prima della città, e poi alla città stessa, il cuore della sua anima povero e devastato.E ora era qui, nel nucleo di se stesso, dove tutta la sua essenza si manifestava in una sola figura.Lo caricò estraendo il coltello.Un urlo disumano.Il sangue era freddo.

L’ultimo uomo lo guardava paralizzato, implorando pietà ai suoi piedi.Il secondo, che prima era vivo ora era contro il muro con la testa sfracellata.Le mani di Abe ben ferme sul coltello che stava affondando nel proprio petto.

Infilò il coltello con forza ancora più a fondo nella carne della Follia.Un fiotto di sangue uscì a forza dalla bocca impregnando le bende.

 

Tutto iniziò a svanire.La stanza, la Follia, l’anima.

In ginocchio, con una pozza di sangue sotto le gambe e con il pugnale nel petto Abe mormorò le sue ultime parole

-Addio, folle-

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