CAPITOLO
2
Camus
e Katos
Il vecchio lo percuoteva con un sottile
ma resistente bastone di quercia... Ad ogni colpo la sua pelle si copriva di
escoriazioni e ferite.
In poco tempo il sangue inzuppò i suoi
vestiti...
- Lavora, piccolo vagabondo impertinente...
Devi guadagnarti la cena di stasera - urlava l’uomo menando bastonate.
Il bimbo piangeva per il dolore, ma non
voleva abbassare lo sguardo da quel volto odiato.
Il suo orgoglio era superiore al male
fisico...
- Ti odio, ti odio maledetto vecchio...
Puoi avere il mio corpo ma non avrai mai la mia anima, né il mio rispetto -
L’uomo colpì il fanciullo al volto,
buttandolo a terra... Un rivolo di sangue sgorgò dall’arcata sopraccigliare
sinistra...
- Un giorno te ne pentirai maledetto
vecchio, io mi vendicherò... Sarò libero di fare una vita normale -
Il contadino, furibondo, lo afferrò per
il collo sollevandolo da terra... La stretta potente lo soffocava.
- Lasciami -
disse faticosamente -
Aiutatemi -
pregò disperato... Poi si fece buio...
- Nooooooooo!!!
-
Milo si svegliò di soprassalto, sudava,
aveva la bocca asciutta e le mani gli tremavano.
Era un incubo, stava solo sognando...
Eppure sembrava così reale.
I suoi occhi si abituarono poco a poco al
buio... Ma dove si trovava? Non riconosceva il luogo in cui era... Stava seduto
sopra un giaciglio di paglia e fieno con una coperta di lana grezza che lo
copriva. La stanza era molto piccola, dall’aspetto povero e rustico... Non
c’erano mobili, solo un catino ed un’anfora in un angolo... Un mozzicone di
candela sprigionava una debole luce che illuminava appena l’ambiente.
Una porta di legno dall’aspetto robusto
e pesante era al centro della parete opposta al punto in cui si trovava lui...
Era disorientato... Si sentiva debole e
affamato e aveva una sete folle. Fitte di dolore attraversavano tutto il suo
corpo al minimo movimento. Si passò una mano sul volto per asciugare il sudore
e si accorse di avere una rozza fasciatura intorno alla testa...
Cosa lo aveva ridotto così? I suoi
ricordi erano appannati... Fece uno sforzo per alzarsi ma le gambe gli cedettero
e ricadde sul letto... Infreddolito si ridistese e si
coprì con la coperta.
Non aveva più indosso i suoi vestiti...
Di chi erano gli abiti che vestiva? Una maglia di lana a maniche lunghe e una
paio di pantaloni tipo tuta sportiva... Erano parecchio consunti ma comodi e di
misura... Dovevano appartenere ad un bambino... Ma chi? Non conosceva nessuno
all’infuori degli uomini della fattoria...
I pensieri gli affollavano la mente...
Che confusione! Continuava a chiedersi dove fosse e come c’era arrivato... Da
quanto si trovava lì? Che giorno era? Che ora?
Ricordò all’improvviso la fuga dalla
casa del suo padrone, la corsa nel bosco, la caduta, il dolore, la paura... Si!
Doveva aver perso i sensi in seguito allo scivolone nella foresta... Qualcuno
lo aveva soccorso... Il vago ricordo di occhi che lo osservavano prese forma...
Un’immagine lontana e appannata... Chi poteva essere?
La sua attenzione fu attirata da alcune
voci, comparse all’improvviso, al di là della porta della camera! Un uomo e una
donna... Il tono di lui lasciava trasparire un misto tra preoccupazione e
curiosità, quello di lei tranquillità e dolcezza.
Milo allungò le orecchie per capire
cosa dicessero...
- Lo abbiamo raccolto nel bosco, non
lontano da qui. Era privo di sensi, tremava, sanguinava copiosamente dalla
fronte... Ho curato le numerose ferite superficiali, però ho bisogno del tuo
occhio esperto per capire se ha riportato fratture o danni interni -
era l’uomo a parlare - Da
quando è qui non si è mai svegliato, ogni tanto si lamenta nel sonno... I primi
giorni gli è salita la febbre, poi si è stabilizzato... In questo momento è di
là che dorme -
- Non hai idea di chi sia? -
gli chiese la donna - Da
dove provenga? Nessuno in paese ha chiesto di lui? -
- No, nessuno! Nessun reclamo o avviso
di scomparsa! Non c’è paesano che lo conosca! Nemmeno dall’orfanotrofio
proviene! Questo bimbo è un mistero! -
- Posso vederlo? Devo fare un attento
esame per capire le sue reali condizioni di salute! -
La voce della donna giungeva distorta a
Milo attraverso le assi di legno della parete.
Era lì da giorni? Si domandò... Quanti?
Per quanto tempo aveva dormito?
La serratura della porta scattò e la
luce di una lampada fece capolino! Lentamente la stanza venne illuminata...
Milo chiuse gli occhi per difendersi dal bagliore che lo infastidiva.
Socchiuse appena le palpebre... Un uomo
entrò, non vedeva bene i suoi lineamenti, né il suo aspetto... Era di
corporatura media, spalle larghe. Quando fu più vicino al letto notò una chioma
di capelli scuri, folti, raccolti in una coda... Una sottile barba incorniciava
un viso stanco, abbronzato. Aveva il naso e le labbra sottili, occhi scuri,
grandi, sopracciglia folte ma ordinate! Vestiva una maglia di lana nera,
girocollo e con le maniche lunghe, un paio di pantaloni di velluto con due grosse
toppe sulle ginocchia e delle scarpe da montagna!
L’espressione sul volto dello
sconosciuto era preoccupato, ma gli occhi trasmettevano bontà e forza... Avrà
avuto all’incirca una quarantina d’anni.
L’uomo si accorse di essere
osservato...
- Ci siamo svegliati finalmente,
giovanotto! Stavo perdendo ogni speranza sai? -
Milo si coprì fino alla fronte per non farsi
vedere...
- Ebbene? Non dici nulla? Spiegami cosa
ci faceva un bimbo come te nel bosco di notte? Non sai che alla tua età si va a
dormire presto? -
- Non lo aggredire in quel modo! -
intervenne la donna, alle spalle dell’uomo - Non vedi che è impaurito? Sarà
sicuramente disorientato! -
- Scusa hai ragione, perdonami. È che
ero in apprensione! Dai, piccolo, vieni fuori da lì... Questa signorina è qui
per te! -
Piano piano
gli occhi blu di Milo comparvero da sotto la coperta... E si fermarono sulla
figura della donna... Il corpo era interamente nascosto da un lungo mantello
nero, da cacciatore. Poteva vedere appena i piedi e la testa... Aveva capelli
lunghi fino alle spalle, di un biondo oro... Ma il volto? Non poteva vederlo
perché coperto da una maschera.
Si, una maschera argentata con gli
occhi contornati di azzurro e una stella sulla guancia sinistra. La domanda gli
uscì spontanea...
- Ma siamo già a carnevale? -
Le due figure in piedi vicino al letto
si scambiarono una breve occhiata, poi scoppiarono in una fragorosa risata...
- Sei spiritoso bimbo? -
commentò l’uomo -
Davvero divertente! -
- No, piccolo! Non porto la maschera
per gioco, ma per scelta... è mio dovere indossarla, ma ti spiegherò tutto
un’altra volta. Ora lascia che ti visiti! Su, esci da quel letto! Non avere
timori, sarò gentile... Non sentirai nulla -
La donna si inginocchiò vicino a lui e
lo aiutò a sedersi...
- Come ti chiami? -
gli chiese
- Io sono Milo -
rispose il fanciullo - E
voi chi siete? -
li squadrò entrambi...
- Io sono Katos
e sono un taglialegna... Vivo in questa casa con mio nipote, che poi
conoscerai! -
- Io invece sono Jurua
, curatrice di Atene! Guarisco le persone, le aiuto... Come con te ora. E siamo
entrambi molto curiosi di conoscere la tua avventura piccolo Milo! -
Mentre parlava sfiorava il bimbo con le
palme delle mani, senza però posarsi mai in qualche punto.
Milo non capiva cosa stesse facendo.
Com’era strana quella donna, perché si copriva il volto? Era forse brutta?
Poteva essere... S’immaginò un viso da strega orribile, e si convinse che la
maschera ci voleva tutta...
- Beh, cosa posso dirvi! Sono scappato
dalla casa dove vivo perché il mio padrone mi costringe a lavorare senza sosta
per lui... Non ho mai conosciuto i miei genitori... Sono cresciuto alla
fattoria! Ma ora voglio andare ad Atene per conoscere il Santo Sacerdote!! -
- Vorrai dire il Grande Sacerdote? -
rise Katos
- Si, vabbé,
quello. Chiamalo come ti pare! Devo assolutamente incontrarlo! Io voglio essere
come lui! -
La ragazza terminò il suo
“esame”... - Stai bene Milo! Nulla di rotto,
nessuna ferita interna! Sei sano come un pesce! -
Iniziò a togliergli la fasciatura dalla
testa... - Ora diamo un’occhiata alla ferita.
Vediamo se si sta rimarginando bene -
Appena sciolse le bende i capelli blu
del bimbo gli ricaddero sulle spalle...
- Blu! -
esclamò Jurua
-
Colore insolito! Ho sentito dire che chi ha capelli come i tuoi è legato agli
dei dell’Olimpo! -
- Agli dei? -
Milo la guardava incredulo e meravigliato - Dici davvero? Magari il mio babbo è
Zeus - si afferrò una ciocca di capelli e la
osservò più da vicino...
- Non esaltarti bimbo, sono tutte
dicerie! -
il taglialegna lo riportò bruscamente alla realtà - Hai capelli strani, è vero, e con
questo? Io ne ho visti altri come te! Uno è mio nipote Camus
-
- Suo nipote? -
ripetè Milo
-
Ma è un bimbo come me? Allora sono suoi questi vestiti che indosso! Ma dov’è?
Lo posso conoscere? -
- In questo momento è a giocare nei
boschi qui vicino insieme al nostro cane! Più tardi te lo presenterò! Ora pensa
a riposare... Avrai fame immagino. Sono giorni che non mangi! -
In effetti Milo si sentiva piuttosto
leggero ed ora che ci pensava avrebbe gradito un po’ di latte caldo e qualche
tozzo di pane!
- Ma per quanti giorni ho dormito? -
chiese ai due
- Una settimana, caro ragazzo -
rispose Katos
-
La ferita alla fronte era profonda e hai perso molto sangue! Mi hai fatto
spaventare sai? Per fortuna quella notte il cane ha fiutato il tuo odore e ti
ha trovato, sennò chissà cosa poteva accaderti! Ti ha soccorso Camus per primo... è lui che ha arrestato l’emorragia,
appena in tempo! Mi chiedo ancora come abbia fatto senza sporcarsi almeno un
po’! Mah! Cosa ne dici, ti vanno due frittelle dello zio Katos?
Le ho fatte poche ore fa... Sono certo che ti piaceranno! -
Detto ciò sparì oltre la porta e si
diresse in cucina... Tornò poco dopo con un grande vassoio di legno lavorato,
carico di frittelle ed una tazzona di latte fumante.
Milo, appena lo raggiunse il profumo
dei dolci ne afferrò uno e lo divorò in un baleno! Aveva molta più fame del
previsto e in un batter d’occhio spazzolò via tutto mangiando avidamente...
Terminato anche l’ultimo sorso di latte posò soddisfatto la tazza sul vassoio
ringraziando cortesemente il suo ospite...
- Ora caro Milo, devi riposare! - gli
disse la guaritrice - Ti
consiglio di rimanere a letto ancora per i prossimi due giorni! Mangia più che
puoi per rimetterti in forze! Se vuoi davvero andare fino ad Atene non puoi
trascurare la salute! -
Gli accarezzò la testa e si
alzò... - Verrò a trovarti la settimana
prossima per giudicare le tue condizioni... Stammi bene! -
Si allontanò dal letto seguita da Katos. I due si scambiarono saluti e ringraziamenti, poi la
donna lasciò la casa...
- Ed ora a noi ometto! Siamo rimasti
soli... Adesso facciamo due parole tra maschietti ok? Spiegami bene cosa ti ha
spinto ad avventurarti da solo, di notte nella foresta! Non sai che pullula di
lupi? -
Milo cominciò a raccontare la sua vita,
dove abitava, cosa faceva, come passava il tempo... Spiegò brevemente all’uomo
come mai non avesse i genitori, perché odiasse il vecchio fattore, il motivo
della sua fuga, il desiderio di incontrare il Sacerdote.
Il racconto era un po’ confuso, spesso
ripeteva le cose ma Katos sembrò afferrare il
nocciolo del discorso...
- Quel brutto pezzo di m...!
Approfittare di un bambino, farlo ammazzare di lavoro così piccolo. E guarda
come sei magro... Per forza! Nutrito a pane e latte per tre anni... Quasi quasi vado alla
fattoria a prenderlo a calci nel c...! -
Milo rideva per il linguaggio colorito
del taglialegna, sentiva di potersi fidare dell’uomo... Provava le stesse
sensazioni di quando era circondato dai suoi amici animali.
Si stava affezionando in fretta a Katos... Era simpatico e divertente e trasmetteva onestà e
bontà...
- Sono a casa zio! -
Una voce di bambino interruppe i suoi
pensieri... Doveva essere il famoso Camus.
La sua curiosità si riaccese...
Un bimbetto poco più basso di lui entrò
correndo nella stanza buttandosi al collo dell’uomo...
- Allora, monello! Che giochi hai fatto
oggi insieme a Idias -
il cane da pastore, chiese Katos al bambino
sollevandolo sopra la testa e mettendolo seduto sulle sue spalle - Avete rincorso qualche povero
animaletto? O hai dato la caccia ai passerotti? -
- Siamo andati giù al lago zio -
rispose Camus
-
Abbiamo nuotato tutto il pomeriggio... Idias è meglio
dei pesci in acqua... Mi batte sempre quando gareggiamo! Poi ho pescato due
trote e ce le siamo mangiate arrostite -
- Hai acceso il fuoco? Lo sai che non
voglio, è pericoloso... Quando sei solo non devi giocare con le fiamme -
Il volto di Katos
ora era severo. Guardava fisso il nipotino negli occhi.
Non gli piaceva quando Camus disobbediva ai suoi insegnamenti... Non lo aveva
educato perché facesse di testa tua...
- Che non si ripeta mai più! E
sottolineo “mai più”! Non costringermi a punirti... Sai che non c’è cosa che mi
renda più infelice del doverti punire! Ti ho sempre detto che facendo il bravo
puoi ottenere da me quello che vuoi, a patto che non ti prendi gioco di me! -
Il sorriso di Camus
si spense, comprendeva la gravità del suo sbaglio.
Aveva paura delle punizioni dello
zio... Solitamente erano severe e di lunga durata...
- Scusami zio! Non ho pensato alle
conseguenze, in caso il fuoco fosse scappato al mio controllo -
singhiozzò -
Sono pronto a subire la punizione che riterrai più opportuna! -
Milo assisteva ammutolito alla scena...
Katos, un attimo prima sereno e divertente ora era
paonazzo in volto, le labbra serrate e le sopracciglia inarcate. Era chiaro che
tenesse al bambino più di ogni altra cosa! La sua ira era giustificata...
Probabilmente aveva paura che potesse farsi male...
- Penserò più tardi al modo migliore
per farti passare la voglia di giocare col fuoco! In questo momento abbiamo
altro a cui pensare... Come puoi vedere il qui presente Milo -
e indicò l’ospite a letto - Si
è svegliato! È molto affamato pertanto devo dedicarmi a preparare la cena!
Mentre sarò in cucina tieni compagnia al nostro malato, sii educato e gentile!
E non affaticarlo, ha bisogno di assoluto riposo! -
Poi si rivolse a Milo... - Cosa ti va di mangiare? Carne,
verdura, formaggio? O preferisci una bella zuppa calda? Magari con qualche
crostino di pane casareccio! Eh? Cosa ne dici? -
- Si, si, la zuppa! -
saltellò Camus
-
Scegli quella! Zio Katos la prepara in modo
superbo... E poi con questo freddo è l’ideale per scaldarsi lo stomaco!
Sentirai che bomba! -
- Non sei tu a decidere Camus! - lo rimproverò l’uomo - Oggi decide lui... Tu sei in
disgrazia! Ringrazia che non ti mando a dormire a digiuno! -
- Va bene la zuppa signore -
disse Milo... Non gli piaceva vederli litigare - Io adoro le zuppe! Di qualsiasi
tipo... Alla fattoria se ne mangiava spesso d’inverno. Soprattutto quella di
fagioli o lenticchie con pezzi di carne -
- E sia ragazzi! Vi preparerò la mia
famosa zuppa di verdure e maiale... Ho giusto comprato dell’ottimo stinco di
suino oggi in paese. Mi metto subito all’opera! -
Si allontanò per dedicarsi ai fornelli.
I due bambini rimasero soli. Si
osservavano incuriositi in silenzio.
Camus parlò per primo...
- Come hai detto di chiamarti? -
- Milo - rispose l’altro
- Bel nome! Io sono Camus,
piacere di conoscerti! Ti ho trovato io alcuni giorni fa, insieme al mio cane!
Ha un gran fiuto sai? È stato lui ad indicarmi il luogo dove ti trovavi. È un
ottimo segugio... il mio compagno di giochi! Siamo cresciuti insieme. Lo zio lo
ha preso quando io ero appena nato... Si può dire che abbiamo la stessa età! -
- Davvero? Anche io sono cresciuto in
mezzo agli animali! Sono stati gli unici amici che abbia avuto... Mi mancano
ora! Spero che stiano bene -
I due fanciulli raccontarono l’uno
all’altro le proprie avventure, l’esperienze di vita! Era interessante
scambiarsi informazioni e pensieri.
Camus rideva divertito al racconto delle
sassaiole di Milo ai danni del suo vecchio padrone, soprattutto quando lo
colpiva sul sederone e sulla pelata!
- Anche io mi diverto con la fionda! -
gli disse Camus -
Faccio il tiro al bersaglio contro i lupi
del bosco quando sono a caccia in branco! Non sopporto che facciano del male
agli animali più piccoli ed indifesi! -
- Giusto! Non è corretto che facciano i
prepotenti solo perché più forti e grossi - commentò Milo
I due si scambiarono un’occhiata
d’intesa! Il loro modo di vedere le cose era incredibilmente simile... Era
sorprendente quanto riuscissero ad intendersi... Eppure erano solo pochi minuti
che parlavano.
Entrambi però sapevano per istinto che
sarebbero presto diventati amici.
Milò lo osservò attentamente: Camus era poco più basso di lui, di corporatura esile,
fine... Lineamenti perfetti, dolci, occhi verde mare, capelli azzurro - verdi,
lunghi fino alle spalle, lisci, tutto il contrario dei suoi, ricci e ribelli!
Le sopracciglia era sottili, quasi femminili, gli occhi grandi, vispi,
espressivi, gioiosi... Aveva la sensazione di averli già visti! Si certo! Ora
ricordava... La notte della fuga... Prima di perdere i sensi...
- Sai che sei davvero simpatico Camus? Sei il primo
bambino che conosco, l’unico che abbia mai visto! -
- Lo stesso vale per me sai? -
disse Camus
-
Ho sempre vissuto qui nella foresta con zio Katos!
Lui si prende cura di me... è il fratello maggiore della mia mamma! Lei ora
vive in Francia con il babbo. Io sono nato là sai? Purtroppo i miei genitori
non possono stare con me per via del loro lavoro... Sono scienziati e spesso
viaggiano e stanno lontani da casa molti mesi! Li vedo pochissimo... Però mi
scrivono spesso! -
Un velo di tristezza si affacciò nelle
pupille del bimbo... Milo se ne accorse subito...
- Sono certo che ti vogliono molto
bene! Quando sarai più grande riuscirai a vivere assieme a loro... Viaggerai
per il mondo e conoscerai tante cose nuove, visiterai paesi, città e imparerai
usanze di molti popoli della terra! -
- Spero che tu abbia ragione Milo! È un
bel sogno... Desidero fortemente che diventi realtà! E tu, non hai mai
conosciuto i tuoi? -
- Purtroppo no! Mi hanno lasciato sulla
soglia della fattoria appena nato! Sono stato allevato da quel farabutto di cui
ti ho detto! Ma non ho mai perso la speranza di ritrovarli un giorno -
Ora era il volto di Milo ad essere
velato dalla tristezza.
I due bimbi avevano parecchio in
comune. La sorte era stata piuttosto dura con entrambi...
- A tavola! La cena è servita! -
Katos li chiamava dalla cucina - Lavatevi le mani prima di sedervi a
mangiare! -
Camus aiutò Milo a mettersi in piedi,
insieme si diressero al bagno per poi recarsi in cucina.
La stanza era di forma rettangolare. Un
grande tavolo di legno grezzo stava alla destra della porta di ingresso appena
sotto la finestra. Quattro sedie della stessa fattura erano disposte intorno ad
esso, una per lato! Nell’angolo opposto, in un camino di mattoni, scoppiettava
un allegro fuoco che sprigionava un piacevole calore. Lungo la parete lunga
della cucina si stagliava un vecchio angolo cottura a gas. Su uno dei fornelli
una grossa pentola di terra ribolliva sommessamente. La famosa zuppa di Katos! Il profumo che ne proveniva era davvero invitante.
Katos li invitò a sedersi. La tavola era
apparecchiata in modo semplice. Tre piatti fondi di terracotta, tre cucchiai di
legno, tre bicchieri, una vecchia brocca di ceramica colma d’acqua, un’altra
simile con del vino rosso. Al centro stava in bell’esposizione un’alzata in
vimini con della frutta dall’aspetto fantastico. Un grosso pane appena sfornato
e fumante aspettava di essere tagliato in tre parti per accompagnare la zuppa.
Il taglialegna posò il pentolone sul
tavolo e iniziò a riempire i piatti.
Alla prima cucchiaiata Milo impazzì di
piacere! Diamine, non aveva mai assaporato nulla di simile, nemmeno nei suoi
sogni più sfrenati...
- È fantastica, mitica, unica! Nessuna
zuppa di quelle che ho mangiato finora ha un sapore simile! È idilliaca! Non
trovo le parole giuste per definirla! Sei un cuoco magnifico, migliore di tutte
quelle vecchie racchie che ingombravano la cucina della fattoria! -
- Mio dio, quanti complimenti... Sono
lusingato -
rise Katos
-
Non avevo mai ricevuto un simile consenso. Vedi Camus?
Milo si che sa apprezzare la buona e sana cucina! E tu che mi trovi sempre da
dire -
- Non è vero! -
protestò Camus
-
È solo che ogni tanto ti capita di far cadere qualche pizzico di sale in più! -
L’osservazione aveva un tono ironico e Katos l’accettò di buon grado.
Proseguirono la cena in tranquillità,
mangiando altra zuppa col pane e ridendo e scherzando. Katos
era anche un gran bevitore oltre ad un bravo cuoco e svuotò la brocca del vino
un bicchiere dopo l’altro.
Per finire consumarono qualche frutto!
L’atmosfera era accogliente, familiare.
Milo non riusciva a credere di vivere un’esperienza tanto gratificante. Dopo
tutto il tempo trascorso a lavorare e soffrire finalmente un po’ di pace e
serenità! Provava sensazioni per lui nuove... Era forse questa la felicità?
Probabilmente si. E la cosa non gli dispiaceva affatto!
Camus e Katos
erano persone speciali. Semplici d’animo e d’idee. Già li adorava!
- Allora fanciulli! È ora di andare a
dormire! Si è fatto tardi e domani la giornata sarà lunga, almeno per me!
Quindi mentre riassetto la cucina, voi fate toilette e filate a letto! Dopo
passerò a controllare! -
I due bambini si alzarono da tavola
annuendo con la testa. Camus sosteneva Milo e lo
scortò fino al bagno! Dopo una rapida rinfrescata lo riportò nella sua
stanza...
- Appena starai meglio ti sposterai
nella mia cameretta! Così potremo parlare e divertirci prima di prendere sonno!
Mi devi ancora spiegare cosa ci facessi nella foresta l’altra notte! -
- Vero! E tu devi dirmi come hai fatto
a fermare l’emorragia alla testa! Tuo zio dice che non capisce come ci sei
riuscito senza usare tamponi e senza sporcarti un minimo! -
- Mio zio è un gran chiacchierone! Non
sa stare zitto a volte! - commentò Camus - Ma non ti preoccupare... Un giorno te
lo farò vedere! È una cosa che so fare da sempre. Non so come mai, né cosa sia!
È in me! So solo questo -
Milo lo guardava incuriosito... -
Aspetterò! Sono impaziente... Sono sicuro che è una cosa meravigliosa -
- Certo! -
annuì il bimbo dagli occhi azzurro mare
-
Ora però pensa a recuperare le forze! Quando potrai uscire ti farò vedere le
terre intorno alla casa, il lago, il bosco e gli animali che lo abitano!
Giocheremo insieme a Idias e correremo sui prati!
Buonanotte Milo -
Si scambiarono una stretta di mano, poi
Camus uscì chiudendo la porta dietro sé.
Milo rimase solo, perso nei suoi
pensieri. Era talmente su di giri che non prestava nemmeno più attenzione al
dolore delle ferite! Quanto aveva desiderato una vita simile. Una famiglia
vera! In cuor suo pregava che le cose non cambiassero più. Perfino il suo
progetto di andare ad Atene ora non gli importava molto! Anche se ancora non
vedeva l’ora di incontrare il Gran Sacerdote.
Sbadigliò... Era sazio e un leggero
sonno cominciava ad impossessarsi di lui. Caspita quanto aveva mangiato! Non
ricordava di aver mai consumato un pasto così abbondante e tanto buono.
La porta si aprì. Era Katos...
- Allora piccolo! Immagino che la tua
pancia ora stiamo meglio! Sono felice di sapere che apprezzi i miei piatti!
Immagino che tu e mio nipote abbiate fatto conoscenza nel tempo passato
insieme! Cosa ti dicevo? Hai notato che non sei il solo ad avere un aspetto
insolito? Jurua sostiene che siate destinati a
qualcosa d’importante... Non ne sono sicuro. L’importante è che vi teniate
lontani dai guai! -
L’uomo si avvicinò al letto, gli
sistemò il cuscino dietro la testa e gli rimboccò la coperta. Gli passò una
mano tra i capelli e accucciandosi lo baciò teneramente sulla fronte!
- Riposa! Domani è un giorno nuovo,
ricco di sorprese e novità! Fa sogni d’oro! -
Milo rimase sorpreso dal gesto di Katos... Arrossì imbarazzato. Si sentì improvvisamente caldo...
Era affetto per l’uomo quello che provava? Ma se lo conosceva appena.
Indubbiamente però gli faceva piacere
ricevere quelle attenzioni...
- A domani Katos!
Grazie di tutto -
lo ringraziò Milo -
Buonanotte! -
- Altrettanto a te piccolo -
Poi l’uomo si alzò e spense la candela
nell’angolo. Arrivato alla porta gli lanciò un’ultima strizzata d’occhio e
chiuse la porta.
Al buio e immerso nel silenzio Milo si
passò le dite sulla fronte ancora umida per il bacio.
Era al settimo cielo! Per la prima volta
nella vita era contento di essere nato!
Si raggomitolò sotto la coperta per
trovare un po’ di caldo! Si lasciò scivolare tra le braccia di Morfeo...
L’ultimo pensiero della giornata rivolto ai suoi nuovi amici!
Ringraziò gli Dei di averli incontrati...
- Vi voglio bene! -
sussurrò... Poi si addormentò!