I hold on scared and harder to breath.

di __Brokeninside
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - Lack. ***
Capitolo 2: *** - Chapter one. ***
Capitolo 3: *** - Chapter two. ***



Capitolo 1
*** - Lack. ***


Seduta sul pianerottolo di casa sua, Jude, teneva salde le mani sul volto, quasi a volersi completamente nascondere da quel buio che pareva inghiottire l'intera strada deserta, illuminata dalla fioca luce dei lampioni. Avrebbe preferito totalmente dimenticare, sgombrare anche il ricordo più insignificante per tornar a pensare chiaramente al da farsi. Troppe responsabilità pendevano dalle spalle di quella ragazza per certi versi abbandonata a viver un destino apparentemente già scritto ed al quanto logorante, ma sembrava che a lei non importasse; il sole permetteva di nascondere, dietro ad un sorriso, i sentimenti più tuortosi di una giovane diciassettenne, ma quando arrivava la notte..

Dalla notte nessuno scappava, il guaio era questo e Jude lo sapeva, lo capiva. La sera, il buio, erano il suo peggior nemico, un avversario che non riusciva a combattere. La notte riportava alla luce tutti i ricordi, le faceva dimenticare come sorridere. 

D'altra parte non poteva pretendere che la sua vita andasse meglio, in pochi mesi era tutto cambiato radicalmente. All'inizio non ci aveva fatto caso, aspettava sul ciglio della porta che i suoi genitori tornassero, che imboccassero il vialetto salutandola ed invece.. Invece la separanza entrava in collisione con la realtà. George e Martah non avrebbero più attraversato quella strada, non le avrebbero più sorriso, non l'avrebbero più rassicurata, quella ormai non era più "la famiglia Stone", era rimasta solo lei: Jude Alison. Sola. Tutto ciò che le restava era Nessa, la sua amica d'infanzia, quella che non l'avrebbe mai abbandonata e che trascorreva intere notti sveglia a parlarle al telefono. Vanessa era l'unica persona che le era rimasta vicina, tutti gli altri erano scappati, forse non sapendo come comportarsi davvero nei suoi confronti, anche perché dopo la perdita dei suoi genitori la piccola Jude era totalmente cambiata, glielo si leggeva nello sguardo. Sembrava vuota, insignificante, priva di quell'anima che fino a quel momento l'aveva contraddistinta. Cercava di mentire, ma faceva soltanto del male a se stessa.

Poi c'era Anne, la sua vicina di casa, colei che considerava una seconda madre. Pensare che era cresciuta nelle mura di fianco con quel ragazzo riccioluto che continuava imperterrito a comparire nei suoi pensieri. "Oh, Styles quanto mi manchi". Sussurrò. 

Harry e Jude. Harry e Jude erano una cosa sola, una cosa troppo grande. Amici, fratelli, parole troppo semplici per descrivere il rapporto che sin da piccoli avevano instaurato. 

Erano passati ormai tre lunghi anni da quando l'ultima volta si erano visti e lui, probabilmente, non era consapevole del dissidio che la ragazza stava vivendo.

Ma i pensieri di lei furono interrotti dal rumore di un'auto che si fermò poco distante da casa sua. Sentì delle risate, degli schiamazzi, voci maschili che si confondevano. Alzò appena lo guardo, riabbassandolo pochi istanti dopo. Un ragazzo urlò a voce alta, senza minimamente preoccuparsi dell'orario che finalmente era tornato a casa. Piena di sorpresa si alzò fissando da lontano quel giovane uomo, magro, alto e riccioluto, fissare un'abitazione. Senza indugiare gli si avvicinò, quasi come se una forza strana la spingesse ad avvicinarsi, a scoprire chi fosse. Con voce convinta prese parola, a qualche metro da lui.

- Scusa, ma le persone stanno dorm..

Lui si voltò, le mancò il respiro. Il cuore le entrò praticamente in subuglio. Portò una mano sul petto, quasi come se volesse accertarsi di quanto fosse veloce il battito cardiaco.

Lui la fissò con stupore, lasciando ricadere ai propri piedi il borsone. Era totalmente cambiata dall'ultima volta che l'aveva vista, non era più la ragazzina cicciottella che aveva protetto anni prima, ormai era una donna. Percepì le mani tremare, non gli era mai successa una cosa simile sino a quel momento. Avrebbe voluto abbracciarla, ma il suo corpo non rispondeva ai comandi, pareva un giocattolo a cui erano scariche le batterie.

- J-Jude. 

Lei deglutì, nascondendo il volto divenuto improvvisamente rosso con una mano. 

- H-Harry, non sapevo sarest..

Uno scatto veloce, improvvisamente Jude si ritrovò le spalle circordandata dalle possenti braccia di lui. Il proprio volto sul suo petto, il suo mento sulla testa di lei. Una stretta tremendamente forte, quasi da non permetterle di respirare. Socchiuse gli occhi e lasciò ricadere le mani lungo la maglietta di lui, stringendo il tessuto di questa tra le dita.

Lui le sussurrò qualcosa all'orecchio, con quella voce roca ed unica che da tre anni ascoltava soltanto in delle canzoni. 

- Quanto mi sei mancata piccola Judy.

A quel punto lei rabbrividì.





// Ciao girls.
Allora, molto probabilmente non vi ricorderete di me, ma precedentemente avevo un account che si chiamava "Nicx".
Ora che ho ripreso a scrivere, ho avuto un lampo di genio ed ho lasciato che la fantastia incombesse..
Ecco la mia nuova fan faction. Spero vi piaccia. Mi farebbe piacere se lasciaste un piccolo, piccolissimo commentino. Love you all.

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Capitolo 2
*** - Chapter one. ***


- Jude.

"C'è qualcosa che non va qui. Harry, non andar via. Non andartene di nuovo. Perché scappi da me?"
"Tu non sei più la mia Jude."



Si svegliò di colpo. Portò una mano all'altezza della fronte, asciugando col palmo di essa il sudore che la rendeva umida. Quasi non riusciva a respirare, il cuore le salito il gola e batteva in un modo estremente strano, come se volesse improvvisamente fermarsi. Gli occhi spalancati fissavano un vuoto impercettibile che nemmeno la mente riusciva a scovare. Fece un respiro profondo e portò i piedi sul gelido pavimento della mia camera, provando ad alzarsi, anche se le era completamente difficile in quegli istanti. A passo lento, Jude, si diresse verso la finestra, lasciando che il mio volto fosse riscaldato da quei flebili raggi solari che solo l'alba riusciva a regalare. Amava l'alba, come amava il tramonto, perché regnava il silenzio. E nella sua vita, il silenzio, mancava da un bel po'.
Lasciò che le mie dita si posassero sul vetro e socchiuse per qualche istanti gli occhi; un pensiero le saltò improvvisamente in mente. Senza preoccuparsi di esser ancora in pigiama, calzò le infradito e uscì di camera, scendo silenziosamente le scale, in modo che nessuno potesse sentirla. Aveva voglia di passeggiare prima che l'afa incombesse e le facesse trascorrere un altro giorno tra le mura della sua camera. Jude era strana o meglio, ciò che percepiva in quel momento diluire nel proprio petto era qualcosa di estremamente insolito. Appena fuori di casa inspirò profondamente, sistemandosi gli shorts blu e la canotta dello stesso colore che utilizzava come pigiama. Solitamente a quell'ora non c'erano persone che giravano per il quartiere e ciò la rassicurò, non aveva la minima voglia di esser osservata con il pigiama ed i capelli spettinati. Non si era mai sentita bella, nessuno gliel'aveva mai detto, ma lei non ci faceva caso. Sapeva benissimo che quelli erano i soliti complessi che ogni adolescente o donna in fase di crescita si poneva e sperava soltanto che un giorno qualche persona le si avvicinasse e che, con fare interessato, le dicesse che era bella, anche solo per finta. Ci sperava, ma era a conoscenza del fatto che nessuno l'avrebbe mai fatto. Mentre camminava i suoi pensieri furono interrotti da una voce che subito riconobbe. Restò completamente immobile, come se il corpo le si fosse bruscamente diventato di ghiaccio.
« Jude. »

Non era ancora abituata al fatto che lui fosse ritornato, non aveva minimamente elaborato ciò che due notti prima era successo. Averlo avuto lontano per ben tre anni, non aver ricevuto nessun messaggio, nessuna chiamata, nessun saluto, le avevano logorato piano l'anima. Lei aveva riposto così tanto fiducia nel loro rapporto che durava da quindici anni, che non riusciva a comprendere come il ragazzo con cui aveva condiviso l'emozioni più belle della sua vita si fosse dimenticato di lei.
Si voltò lentamente, cercando di far finta di niente e lo guardò.

« Ehi. » Disse.
« Che ci fai sveglia a quest'ora? »
« Potrei chiedere la stessa cosa a te. »
Harry rise.
La sua risata la rendeva debole come anni prima. Questa era l'unica cosa che casualmente per lei non era mai cambiata: lui. Esplicitamente, non sarebbe mai cambiato ciò che lei provava per quel ragazzo riccioluto dal sorriso che spezzava il cuore. Le aveva spezzato il cuore vederlo andar via quando lui era l'unica sua salvezza.

« Sempre la solita. »
« Cosa? »
« Tu. Sei la ragazzina ingenua e dal sorriso meraviglioso che ho lasciato tre anni fa. »
« Le persone cambiano Styles. »
« Tu no, tu sei diversa. »
« Ti sbagli. »
« Sul tuo conto non mi sono mai sbagliato. »

Alzò lo sguardo in sua direzione. Jude era rimasta completamente basita dalle parole del ragazzo, non si aspettava un simile comportamento da parte sua. Era meraviglioso, pensò. Era il ragazzo che aveva salutato qualche anno prima all'aeroporto con la paura che potesse cambiare data la fama ed il successo che incombevanano nella sua vita. Ma no, non era per niente cambiato, lei riusciva a vederlo dal suo sorriso sincero. Era sempre lo stesso, quello che l'aveva salvata dai bulli, quello che l'aveva difesa ogni volta che qualche pericolo cercava di impadronirsi della sua felicità. Era il bambino con cui aveva condiviso il gelato quand'era piccola, il ragazzino non troppo distratto che le ricordava di esser estremamente carina anche con qualche chilo in più, quello che le ripeteva di star lontana dai ragazzi perché le avrebbero spezzato il cuore, il giovane con cui aveva passato una notte abbracciata a pianger sulla sua spalla. Era il suo Styles, quello a cui aveva fatto l'unica promessa della sua vita. Ed in quel preciso istanti i ricordi le assalirono la mente come uno tsunami, ma diversamente, non portava distruzione, sgombrava semplicemente i cattivi pensieri.

« Sei tu quello che non è cambiato per niente, anche se ti sei completamente dimenticato di me. »
Mi fissò attentamente, come se volesse capire.


« Ti ho pensata costantemente invece. »
« Spero non quando eri a letto con qualcuna. »
« Jude. »
« Non ti sei fatto sentire per tre anni, Harry. Come pensi mi sia sentita? »
« Ti sbagli. »
« No. »

Qualcuno urlò il nome della ragazza, era sua zia.
Jude fece un respiro di sollievo, non sapeva cosa avrebbe dovuto fare. Fissò il ragazzo e scrollò le spalle, incamminandosi poi verso casa, lasciando il giovane fissarla, senza dir nulla.



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Secondo capitolo, spero vi piaccia..
Non è un granché, ma mi farebbe piacere se mi lasciaste un vostro parere. Un bacio.

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Capitolo 3
*** - Chapter two. ***


-Harry.

Harry restava disteso sul proprio letto ad osservare il soffitto, immerso in innumerevoli pensieri che sembravano non lasciargli scampo e da quando era tornato a casa, non aveva chiuso occhio. Usciva nel bel mezzo della notte e gironzolava per le strade letteralmente deserte, osservandosi attorno, cercando di scovare in ogni più piccolo particolare qualche ricordo. I ricordi. Erano quelli che tenevano svegli la sua mente, il suo corpo, il suo cuore. Aveva sperato per tre lunghi anni che le cose non cambiassero, ma era inevitabile. Per quanto volesse, non poteva certamente tornare indietro, ormai l'aveva imparato.
In realtà non gli dispiacevano affatto alcune novità come quelle apportate dalla madre all'interno dell'abitazione, o il nuovo volto del piccolo paesino dove era cresciuto. L'unica cosa che credeva non sarebbe mai cambiata, però era stata la prima a ritorcergli contro: Jude. Non faceva altro che pensare a lei. Jude non era più la ragazzina che che ricordava o meglio, non lo sembrava affatto. Aveva un'immagine di lei ancora "bambina", esattamente una bambina paffuta, dalle gote sempre rosse e dagli occhi pieni di gioia. Era una ragazza spensierata, che non si era mai arresa di fronte alle difficoltà che la vita le aveva posto davanti. Da sempre era lei ad avergli infuso forza e coraggio, era stata in ogni caso la sua spinta ad agire. Sorrise involontariamente lasciandosi prendere dai ricordi che cominciarono ad inondare la sua mente, facendogli quasi perdere lucidità. Rammentava l'unicità dei momenti vissuti con lei che lo avevano accompagnato durante la sua assenza. Non l'aveva mai dimenticata, non aveva smesso di pensare a quella ragazza neanche per un istante.
Standole lontano aveva compreso tante cose, emozioni che aveva saputo celare perfettamente. Era inspiegabile per lui provare certe cose, era da sempre stato un ragazzo espressamente contrario a quei sentimenti che legavano particolarmente le persone, ma con lei era diverso. Aveva pianto per lei, pianto per mancanza. Quando qualcuno gli si avvicinava per chiedere cosa aveva, il perché di quel pianto improvviso, non sapeva rispondere. Ancor più difficile erano i suoi risvegli: apriva gli occhi e si ritrovava davanti i suoi, l'intenso color marrone degli occhi della ragazza ed il suo volto sorridente. Semplicemente pensandola, riusciva a percepire il calore della sua pelle sulla propria. Cercava di non farci caso, ma in tre anni era stata davvero dura. Non aveva mai avuto il coraggio di parlarne con nessuno, solo con Louis era riuscito ad aprirsi e lui gli aveva detto più volte che forse si trattava di mancaza, d'amore. Doveva soprattutto ammettere che rivederla era stato un improvviso colpo al cuore, così grosso che gli aveva quasi provocato un arresto cardiaco. Le mani sembravan tremare nel momento in cui l'aveva stretta, il corpo gli si era addirittura irrigidito. Non era da lui.
Riaprì gli occhi e fece un piccolo sospiro, fissando ancora una volta il soffitto.
Quella era la sua piccola Jude, la bambina con cui aveva condiviso i migliori anni della sua vita, la ragazzina che aveva protetto da chi l'aveva derisa, quella con cui aveva passato l'ultima notte prima di partire. Proprio quella sera si era accorto che quel provava per lei era nettamente diverso dall'amicizia ed in tre anni, non era andato via.

Decise di alzarsi dal letto e di scendere in soggiorno, cercando di non pensare. La madre era silenziosamente seduta sul divano a sfogliare una rivista, quando lo sentì arrivare e alzò lo sguardo.

« Tesoro. »
« Ehi mamma. » Si appoggiò allo stripite della porta.
« Cos'hai? » Chiese la donna, conoscendo Harry meglio di chiunque altro.
« Pensieri. »
« Jude? »

Lui la fissò incredulo, non sapendo cosa realmente rispondere. Anne conosceva molto bene i problemi che Jude aveva dovuto affrontare, l'angoscia per la lontananza di Harry ed il dolore per la perdita dei genitori, conosceva entrambi i ragazzi come se fossero le sue tasche e aveva da sempre capito che tra di loro non c'era un semplice rapporto d'amicizia. Tutto era divenuto evidente da quando suo figlio aveva compiuto quattordici anni ed era improvvisamente diventato geloso di qualunque ragazzo che si avvicinasse a Jude, dicendo sempre che si comportava in quel modo perché la ragazza era fin troppo ingenua. Sapeva anche dei sentimenti che Jude nutriva per Harry.

« Mi odia, vero? »
« E' l'ultima cosa che potrebbe fare. »
« Mi tratta come un estraneo. »
« Le hai parlato? »
« N- No.. Cioè.. »
« Allora fallo. »

Le parole della donna rimasero impresse ad Harry che decise di affrontare apertamente Jude, senza pensarci due volte.

In realtà aveva una tremenda paura, un timore enorme di affrontarla a viso aperto. Il solo guardarla negli occhi avrebbe potuto farlo diventare improvvisamente debole, come gli era successo la notte del suo ritorno. Quella sera aveva percepito quasi il respiro cessare del tutto, le gambe persero per qualche istante forza. Camminava lungo il vialetto con le mani in tasca, a basso ovviamente basso, cosa che gli succedeva soltanto quando era nervoso. Non sapeva come comportarsi, non sapeva da dove cominciare. Improvvisamente sentì dei mugolii, sembrava un pianto che partito silenzioso era esploso di colpo. Alzò il capo e si accorse immediatamente di essere di fronte ad una casupola che, da piccolo, aveva costruito assieme a Jude. Socchiuse gli occhi e si avvicinò, notando che sul retro di quel piccolo muretto in legno c'era una ragazza. Rimase a fissarla in silenzio, appoggiandole una mano sul capo. Lei teneva il volto nascosto dalle mani, come se non volesse nascondersi dallo sguardo del mondo. Harry si inginocchiò, prendendole una mano e notando che era Jude lì seduta a piangere. Gli si fermò per qualche istante il respiro, non sapendo cosa realmente fare. Le accarezzò la gota, anche se con timore, fermando alcune lacrime. Lei non parlò, rimase a fissare il giovane davanti a sè che intanto sembrava quasi tremare, notando gli occhi prettamente distrutti della giovane.

« Jude.. »
« Portami via di qui.. »

La fissò per qualche istante, mordendosi con nervosismo il labbro inferiore, e si limitò poi a stringerla. La strinse forte a sè, come se volesse farle sentire che non l'avrebbe mai lasciata, che lui l'avrebbe protetta ancora. Lo avrebbe fatto perché lei era l'unica ragione del suo agire.


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Nuovo capitolo! Ci ho messo un po' a scriverlo e so che forse potrebbe essere un po' lungo, ma spero vi piaccia. Un bacio e spero che possiate lasciarmi un vostro parere, sarebbe importante. c:

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