il bibliotecario

di dipendentedirap
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** l'incontro ***
Capitolo 2: *** il giorno dopo ***
Capitolo 3: *** il suo ritardo... ***



Capitolo 1
*** l'incontro ***


CAPITOLO 1. Non sono mai stata una ragazza snob, non sono mai stata una ragazza complessa, egoista, cinica e gelosa, ma devo dire che mi sto comportando in maniera diversa, forse perché sto diventando adulta e, la parola non è bella ma è naturale, mi sono venute le mestruazioni a 13 anni. Sono nata in una famiglia del tutto incasinata perché mia madre è un’operaia, mio padre convive con un’altra donna che mi odia più della peste ed ha fatto famiglia e devo dire che poco mi importa di loro perché loro se ne strafregano di me. Adesso ho 18 anni e vado alla scuola superiore, sono italiana, mi chiamo Iris ma vado a scuola in Germania, motivo? Studio le lingue straniere e la mia lingua straniera preferita è il Tedesco e devo dire che è la cosa migliore che riesco a fare. Siamo in Germania perché faccio più esperienza con la pronuncia in Germania, parlo Italiano solo a casa e ogni volta che esco il Tedesco mi domina, il che mi permette di esercitarmi proprio come mi esercito con il mio Prof. in classe. Ho diversi hobby tra cui leggere, scrivere, ascoltare ogni genere di musica, uscire con le conoscenze ma non li ritengo amici perché tendo a fidarmi poco delle persone, amo partecipare a dei concerti che organizzano nei Pub … la musica è ovunque e devo dire che è il mio elemento. Sono una ragazza abbastanza alta, ho i capelli castani e gli occhi verdi, non verdi come un prato ma più che altro quasi color del mare, un fisico normalissimo ma che apprezzo poco … mi apprezzo poco perché non mi sono mai vista bella, nemmeno da bambina. Mi guardavo e guardavo le bambine che si vantavano dei loro vestiti, delle loro scarpe, dei genitori ricchi o altri motivi futili; invece io non mi vantavo perché non avevo niente per cui vantarmi, non avevo nulla di speciale e tantomeno genitori ricchi, anche perché mio padre come è andato via subito ha trovato una nuova famiglia dimenticandosi di me. Un giorno qualunque nella Biblioteca della città di Monaco. La giornata scolastica era stata estenuante e il mio modo di rilassarmi era leggere un libro sentendo la melodia di Mozart nella Biblioteca della città dove vivevo e dove vivo da anni. La mia attenzione era stata attirata da un libro che si trovava all’ultimo ripiano di una libreria, nel terzo corridoio dei romanzi ed ero sorpresa di vedere che c’erano anche romanzi scritti in Italiano, perciò decisi di prendere un romanzo scritto in Tedesco ed uno scritto in Italiano. Cercavo dei romanzi che attirassero la mia attenzione, anche solo ammirando la copertina. La mia attenzione venne catturata da un libro che si trovava all’ultimo ripiano della libreria, era troppo in alto per me che sono alta solo 1 metro e 68 centimetri; mi guardai in giro in cerca di una scala ma non ne vidi nemmeno una nei dintorni, trovai una scala poco distante e salii per andare a prendere il libro. Presi il libro e scesi dalla scala, tenevo il libro stretto al petto e mi avviai ad una postazione vicino alla finestra, mi misi comoda sulla poltrona ed iniziai a leggere, era una biografia di Hemingway. Dopo poco la musica cambiò, di sottofondo c’era un cantante italiano … Vasco o Ligabue, non lo so. Alzai lo sguardo e vidi che il Bibliotecario aveva cambiato CD, lo guardai ma poi ritornai al libro. Diverse ore dopo, continuavo a leggere presa dal libro. Qualcuno mi si avvicinò alle spalle e mi picchiettò la spalla. “Scusa, devo chiudere la Biblioteca. Si è fatto tardi.” Mi disse una voce maschile, mi girai e notai che era il Bibliotecario, guardai l’orologio e vidi che erano le 18.30 . Tardi? Non un semplice tardi, ma tardissimo. Accatastai le mie cose molto velocemente per togliere il disturbo, mi avviai verso l’uscita. “Aspetta.” Mi richiamò. “Questo puoi prenderlo.” Mi disse rivolgendosi a me e al fatto che voleva prestarmi il libro. “No, non posso. Non ho la tessera.” Gli spiegai fermandomi davanti alla porta e girandomi verso di lui. “Sì che puoi. Ripassa domani pomeriggio, troverai la tessera pronta. E comunque sono io il proprietario della Biblioteca ed io ho deciso di prestarti il libro, perciò prendilo.” Sembrava un ordine. Mi riavvicinai e presi titubante il libro tra le mani, lo guardai. Non sembrava un uomo adulto ma un ragazzo tra i 18 e i 20 anni, aveva un viso giovane, grandi occhi scuri, capelli ricci e neri, era alto forse 1 metro e 80, non lo so, bellissime labbra carnose. Insomma era bello da mozzare il fiato, addirittura meglio di un modello. “Ti aspetto domani pomeriggio.” Dichiarò lui sorridendomi, un sorriso magnetico e bellissimo, bello come lui. Sorridendo mostrò dei bellissimi denti bianchi che mi incantarono. Gli sorrisi di rimando, feci un cenno di saluto, girai i tacchi e me ne andai. Tornai a casa, vivo a 5 isolati dalla Biblioteca. Potrei stare lì per tutto il giorno se volessi e se potessi. Mia madre non c’era, lavorava fino a tardi perciò passai la serata da sola. Mia madre era un’organizzatrice di Matrimoni, quella sera fece tardissimo perché il Matrimonio di quel giorno si sarebbe svolto di notte. Mi addormentai verso le 23.00 sdraiata sul mio letto. SPAZIO AUTRICE ciao a tutti i lettori, questa é la mia prima vera FF, spero vi sia piaciuta, continuo a 3 recensioni P.S. Fatemi sapere cosa ne pensate, recensite, recensite, recensiteeee

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Capitolo 2
*** il giorno dopo ***


Capitolo 2.

La mattina dopo.

Mi sveglia accecata da un raggio di sole che spuntava dalla mia finestra, era venerdì e oggi sarei dovuta andare a scuola, ma si dava il caso che oggi avrei anche iniziato a lavorare nel negozio di CD all’angolo della strada. Quindi si era ben capito che avrei saltato la scuola.
Iniziavo a lavorare alle 10.00 ma non mi rimisi a letto anche se erano appena le 7.30 . se fossi stata in vacanza mi sarei rimessa a letto, ma ero nervosa e stanca al solo pensiero di lavorare fino alle 16.00 di pomeriggio. La scuola sarebbe finita tra due settimane ringraziando a Dio.
Dentro di me balenava il pensiero:”Dio ti ringrazio che poi ci sono le vacanze estive.”
Controvoglia mi diressi in bagno, accesi lo stereo e mi infilai sotto la doccia, mi feci scivolare di dosso l’acqua tiepida. Ho sempre amato fare la doccia con la musica di sottofondo; l’acqua fece andare via il bagnoschiuma e lo shampoo. Dopo 15 minuti uscii dalla doccia e mi avvolsi l’asciugamano attorno al corpo, sembravo esile ma notavo in me continui difetti: delle brutte cosce, il seno piccolo, difetti anche nel carattere ma a me il mio carattere piace … non mi piace il fisico da gnoma che ho.
Passai l’asciugamano sui miei capelli ondulati, appena tolsi l’asciugamano si formarono dolci onde tra la mia chioma … ho i capelli castani ondulati, li amo ma sono un pasticcio quando vanno sistemati.
Asciugai leggermente i capelli, li raccolsi in uno chignon e mi vestii molto velocemente. Si erano fatte le 9.00 , decisi di uscire e fare una passeggiata prima di iniziare a lavorare, presi la mia borsa ed uscii. Passai davanti alla Piazza di Monaco e rimasi abbagliata dalla bellissima Piazza, ammiravo tutto nei minimi particolari. Estrassi dalla borsa la mia macchina fotografica e scattai diverse foto. La Biblioteca era di strada ed era vicina al mio luogo di lavoro, mi avviai titubante se passarci o meno.
Arrivai fuori dalla Biblioteca e notai l’orologio. Era tardissimo, avrei fatto una figura pietosa. Mi misi a correre.


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Ore 16.10 , dopo il lavoro.

Ero stanchissima, non pensavo sarebbe stato così lavorare. Una marea di clienti contenti e scontenti, uno che critica, uno che sparla, uno che semplicemente rompe le palle.
Dovevo andare in Biblioteca e mi ci avviai con molta voglia di sedermi e riprendere la lettura del giorno prima. Entrai in Biblioteca, non si sentiva un respiro tranne la piacevolissima musica di Bach. Cercai con gli occhi il Bibliotecario ma non lo vidi. Oltrepassai l’ingresso e mi diressi alla postazione del giorno prima: accanto alla finestra. Mi sedetti esausta, ripescai dalla mia borsa il libro ma non riuscii a leggere nemmeno una riga. Motivo? Mi addormentai dalla stanchezza.


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Ore 17.30 , in Biblioteca.

Qualcuno mi chiamava, picchiettava delicatamente la mano sulla mia spalla. Sembrava quasi una scossa elettrica … piano piano aprii gli occhi ed incontrai lo sguardo del Bibliotecario.

“Hei, sembri distrutta.” Disse sorridendo e scostandomi una ciocca ribelle dalla fronte.

“Oddio, scusa. Prima esperienza lavorativa e sono esausta.” Ero diventata rossa dall’imbarazzo.

“Tranquilla, non russi e non parli nel sonno.” Mi prendeva in giro, mi misi a ridere al solo pensiero.

“Ci mancherebbe solo che russo in Biblioteca.” Sorrisi, il pensiero mi sembrava non solo imbarazzante ma anche assurdo.

“Sarà il caso che ti dia la tua tessera e ti accompagni a casa, non è bello uscire quando si fa tardi.” Mi disse lui facendosi serio.

“A casa ci torno da sola, non ho paura e poi mi so difendere benissimo.” Dissi offesa. Pensava che non sapevo cavarmela da sola.

“Senti, lo so che sei adulta ma starei più tranquillo io. Seguimi dai.” Disse lui spiegandosi.

Lo seguii leggermente innervosita, raggiungemmo il bancone vicino all’ingresso e lessi velocemente il biglietto dove c’era l’indirizzo. Il Bibliotecario si chiamava Andrea S. . Capii subito che era tedesco di nazionalità ma per qualche motivo parlava perfettamente l’italiano, un motivo che non mi interessava minimamente. Mi porse diverse scartoffie da firmare, lasciai la mia firma e presi la tessera.
Non la usai subito, mi diressi all’uscita.

“La prego di aspettarmi, signorina Iris.” Disse lui galante, mi girai verso di lui sorpresa che sapesse il mio nome.
“So il tuo nome? Sì. Sai perché? Beh, no di certo. Ho visto il tuo documento d’identità mentre dormivi.” Rideva.

“Lo sai che non bisogna fugare nelle borse delle donne, signor Andrea S.?” Gli domandai di rimando.

“Mi sorprendete signorina. Come sapete il mio nome?” Mi domandò facendomi un sorriso sghembo.

“I biglietti da visita sono ovunque no? L’ho letto lì.” Dichiarai mostrandomi fiera di sapere almeno una cosa di lui.

Sorrise, fece un passo verso di me e mi fece cenno di camminare davanti a lui, mi stava accompagnando a casa. Dopo 10 minuti mi ritrovai davanti al portico di casa mia.

“Sono arrivata a casa, vivo qui.” Gli dissi.

“Va bene … io … ti aspetto domani in Biblioteca.” Disse lui nervoso.

“E cosa ti fa pensare che io tornerò domani?” Domandai aspettando la sua risposta.

“Beh, forse perché hai lasciato in Biblioteca il tuo documento d’identità?” Mi stuzzicò, l’aveva preso lui per fare la tessera.

“Ci vediamo domani mattina alle 10.00 . Sii puntuale per favore.” Sbuffai irritata.

“Ciao bellissima Iris.” sorrise e se ne andò

Rientrai a casa ed andai a letto, rimasi per un po’ a pensare a lui.
Aveva detto “Ciao bellissima Iris.” O era sincero o era cieco. Mi addormentai pensando a lui, pensando a cosa potesse pensare di me.


spazio autrice

salve bellissime/i spero questo capitolo vi piaccia...nonostante il 1' non è arrivato a 3 recensioni, ho postato comunque questo capitolo...
ditemi la vostra opinione!
RECENSITE PLEASE!
kiss, ci si vede al prossimo capitolo!



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Capitolo 3
*** il suo ritardo... ***


Capitolo 3.

Non avevo dormito molto, diciamo che avevo passato due terzi della nottata sveglia.
Ore 6.00 del mattino.

Lanciai uno sguardo alla sveglia che tenevo sopra alla mia scrivania, segnava le 6.00 di mattina. Praticamente avrò fatto sì e no 4 ore di sonno, forse di meno non lo so. Mi tolsi il lenzuolo di dosso ed andai in bagno ad ammirare i frutti di una notte in bianco: avevo profonde occhiaie sotto agli occhi.
Mi misi velocemente sotto la doccia per farmi una bella svegliata, appena uscii di lì potevo dire di sentirmi completamente rinata, o quasi. Avevo scelto di mettere dei jeans strappati ed un top nero, abbinati dei bellissimi sandali neri con pochi centimetri di tacco. Rimasi più tempo del solito in bagno per truccarmi, volevo nascondere quelle orribili occhiaie.
Mi balenavano ancora nella testa le parole del Bibliotecario, Andrea S. :” Ciao bellissima Iris.” Così aveva detto lui il giorno prima. Scesi rapida le scale e trovai mia mamma in cucina, stava preparando il caffè.

“Ciao mamma.” La salutai dandole un bacio sulla guancia.

“Ciao tesoro, vuoi fare colazione?” Mi domandò sorridendomi per poi guardarmi dalla testa ai piedi.
“Wow, amore sei una meraviglia. Sei bellissima.” Disse con gli occhi che le brillavano.

“Mamma ma davvero pensi che io sia bella?” Le chiesi. Un po’ perché non ho mai avuto modelli di bellezza, eccetto mia madre, ma era perché volevo incoraggiare me stessa di essere almeno carina.

“Tesoro mio, tu sei bellissima.” Mi abbracciò e mi diede un bacio sulla fronte.

Si scostò da me, salì le scale per vestirsi ed andare a lavoro, sfiga vuole che mia madre lavori anche di sabato. Appena lei uscì di casa mi accorsi che si erano fatte le 8.00 , non era tardi ma devo dire che ero molto nervosa di vedere Andrea, va beh non era la prima volta che lo vedevo ma mi agitava un po’. Vederlo per colpa sua in primo luogo perché aveva frugato nella mia borsa. Feci qualcosa per far passare il tempo, una cosa che faccio solo per far contenta mia madre quando non ha tempo. Mi misi a fare le pulizie, pulii ovunque. Le lasciai anche un biglietto:
“Mamma, io sono uscita. Torno più tardi, ma prima di tornare vado a fare la spesa. Ti voglio bene. Tua Iris.”


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Ore 9.30, fuori dalla Biblioteca.

Non era in ritardo, ero io in anticipo di mezz’ora. Mi misi seduta sulle scale dell’ingresso ed aspettai.

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Ore 10.00 e lui non si fece vivo, tanto meno alle 11.00 o alle 12.00 . Rimasi lì tutto il giorno, fino alle 15.00 .

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Ero decisamente arrabbiata ed innervosita, lo stavo aspettando da ore e mi prudevano le mani dal nervoso. Lo vidi arrivare dal fondo della strada, appena mi vide sgranò gli occhi. Era sorpreso, ma io ero incavolata come una iena.

“Io … …” Non ebbe il tempo di dire una parola che gli andai contro subito.

“Come cazzo ti permetti di avermi fatta rimanere qui tutto il giorno, e per cosa? Per aspettare che tu facessi i tuoi comodi? Chi cazzo me lo ha fatto fare di venire qui? Ah già, tu.” Gli gridai in faccia, lo stavo colpendo sul petto quando lui afferrò i miei polsi e li bloccò in una presa salda.
“Lasciami subito.” Gli ordinai in un sibilo.

“Calmati, per favore e lasciami spiegare.” Disse lui calmo. Era più calmo lui di una statua.

Rimasi zitta in attesa di una sua spiegazione, non mi mollava i polsi. Perché non mi lasciava andare? Aveva paura che potessi colpirlo ancora? Non sono così forte, sono piccola e deboluccia. Non i suoi muscoli e la sua forza.

“Ero venuto qui, ero entrato dal retro e sono andato al bancone per prendere il tuo documento ma non c’era. Il documento non è mai stato qui. Poi mi sono ricordato di dove fosse: era a casa mia dentro i miei pantaloni. Sono uscito di corsa e sono andato a prenderlo. Pensavo tu fossi a casa tua allora sono andato lì, non pensavo tu fossi venuta qui.” Disse lui.

Riuscivo a leggere nel suo sguardo la sincerità. Gli credetti anche se il nervoso ancora non aveva abbandonato le mie braccia.
Lo guardai in faccia, riuscii a dire solo poche parole:
“Va bene ti credo. Diciamo che riuscirei a crederti di più se molli la presa sui miei polsi.”

Sorrise, mollò la presa e si scostò da me. Fece un passò indietro e mi guardò.

“Avevo ragione ieri sera. Sei bellissima Iris.” Dichiarò fiero di sé stesso e con il sorriso sulle labbra.

Non so perché, ma il suo complimento mi fece arrossire. Era tardi ed ero rimasta lì tutta la mattinata e parte del pomeriggio.

“Devo andare adesso, potresti darmi il mio documento per favore?” Gli chiesi guardandolo in faccia e mettendo le braccia incrociate al petto.

“No.” Rispose lui sorridendo.

“E perché no?” Domandai irritata.

“Perché stasera vengo a prenderti e c’è bisogno di un documento per poter andare dove andremo.” Disse lui avvicinandosi a me.

“E chi ti dice che io voglia uscire con te?” Domandai guardandolo storto.

Mi guardò negli occhi, non rispose alla mia domanda. Era affianco a me, posò la mano sul mio viso e avvicinò le labbra al mio orecchio.

“Lo dico io.” Sussurrò sicuro di sé, mi posò un bacio sulla guancia ed entrò nella sua Biblioteca.

Era un tipo irritante, stava facendo di tutto per vedermi. Non gli bastava fare come facevano le persone, cosiddette, normali? A quanto pare no, lui era così. Va beh.




SPAZIO AUTRICE


hello guys!spero vi sia piaciuto...
ho  deciso di non fare più come le altre volte che se si arriva a 3 recesioni si continua, da questa volta in poi anche se ho 0 recensioni continuo
RECENSITEE
ci si vede al prossimo capitolo <3
kiss kiss


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