Blood and pain

di Lady R Of Rage
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un messaggio senza firma ***
Capitolo 2: *** L'attentato ***
Capitolo 3: *** Nuove minacce ***
Capitolo 4: *** Senza Tregua ***



Capitolo 1
*** Un messaggio senza firma ***


Un messaggio senza firma
 
Il fotografo sistemò l’obbiettivo della macchina fotografica, regolandone lo zoom. Lì accanto, una reporter vestita di verde menta si ravviava i capelli.
Poi, la ragazza si voltò verso la telecamera, e sorrise.
-Buongiorno, America. Qui è Rachel Kimberley che vi parla.- pronunciò vivacemente verso l’obbiettivo.
-Vi parlo in diretta da Los Angeles, dove sta per essere aperta una nuova scuola pubblica, destinata esclusivamente ai ragazzi meno abbienti del quartiere disagiato.-
Nell’obbiettivo della telecamera apparve, lucente come un diamante purissimo, un monumentale edificio di cemento armato, con numerose finestre, e il tetto di mattoni rosso acceso.
-Questo quartiere è sempre stato uno dei più celebri focolai di malavita e disoccupazione di tutta la città, privo di infrastrutture valide e abbandonato a sé stesso.- continuava una sempre più eccitata Rachel.
-Almeno fino a oggi… è stata infatti effettuata un’ingente donazione di denaro a vantaggio di questo quartiere, che verrà interamente sfruttata per la costruzione di una nuova scuola elementare pubblica.
La donazione, pari ad alcuni milioni di dollari, è stata effettuata nientemeno che dal gruppo musicale hip-hop più importante del momento: signore e signori… i Black Eyed Peas!-
La telecamera deviò verso la porta della scuola, riprendendo in un’agile zumata l’eccitatissimo quartetto.
Erano in posa di fronte alla scuola appena nata, esibendo sulle loro bocche dei sorrisi genuini.
La telecamera si spostò, riprendendoli uno ad uno.
Prima Will.i.am, splendido come sempre, in un completo grigio scuro, mocassini rossi, occhiali e mezziguanti in pelle dello stesso colore; poi Fergie, raggiante in tailleur nero e decolleté Chanel; Taboo, in giacca di pelle e camicia, con i capelli neri legati in uno chignon dietro la testa; e infine Apl.de.ap, infilato in un lungo cappotto nero, con occhiali da sole talmente scuri da sembrare quasi verniciati.
Rachel si avvicinò ai quattro, e puntò il microfono su di loro.
-Adesso parliamo in diretta col gruppo. Ditemi.- chiese ai quattro interlocutori. –qual è la ragione che vi ha spinto ad effettuare una simile donazione?-
Will.i.am si passò una mano nei capelli. –Ci pensavamo da un po’ di tempo.- rispose tranquillo, come se stesse parlando a una sua parente.
-Sappiamo bene che questo quartiere è poco curato, e povero… ci dispiaceva per i bambini di qui. Volevamo renderci utili… e l’abbiamo fatto.-
-Molti tra noi vengono da un ambiente molto umile.- proseguì Taboo. –In questa zona circolano armi, e violenza, e…- esitò sulla parola fatale. –droga. Molta… molta droga. Abbiamo pensato di dare una mano.-
-Perché avete scelto di aprire una scuola elementare, e non un dormitorio, o un istituto pubblico?- chiese nuovamente Rachel.
Will prese nuovamente la parola. –Perché crediamo nel futuro, nei giovani. Questi ragazzi hanno doti, hanno volontà. Gli mancano soltanto i soldi. Per questo abbiamo aperto una scuola elementare: per permettere a questi bambini di realizzare i loro sogni. Per ricordargli di continuare a sperare. Chissà…- disse dilatando i suoi grandi occhi color cacao. –Magari  quando cresceranno andranno addirittura su Marte!-
Apl gli tirò una gomitata. –Suvvia, Will, non incominciare con le tue visioni. Comunque sì… crediamo moltissimo nelle potenzialità di questi ragazzi, e speriamo che con il nostro aiuto… possano realizzarsi.-
Uno scroscio di applausi seguì quelle parole. Will si asciugò una lacrima all’angolo dell’occhio: si sentiva libero, appagato. Percepiva sulla propria pelle la gratitudine dei ragazzi del quartiere.
Rachel riprese il microfono. –Da decenni ormai la malavita imperversa in questa zona. Hanno istituito quello che si può definire uno… stato nello stato. Non avete paura di eventuali ripercussioni?-
-Ammettiamo di averne un po’.- rispose Fergie. –Tuttavia, sappiamo bene che la paura è solo un ostacolo. Grande, ma pur sempre un ostacolo. Può essere superata, soltanto con il coraggio.-
Rachel sorrise:-Allora, un grandissimo applauso per i nostri Black Eyed Peas, i benefattori di Los Angeles. Che non hanno ancora finito il loro lavoro: domani, alle tre in punto, terranno un’inedita esibizione dal vivo, i cui proventi verranno destinati esclusivamente alla creazione della nuova scuola.-
E con questo, chiuse.
 
La macchina avanzava lungo la strada principale di Los Angeles; al suo interno, Will.i.am rifletteva tra sé e sé.
Era felice, commosso addirittura. Si sentiva fiero di sé per quello che aveva fatto.
Con un brivido, ripensò alla sua infanzia, alla sua adolescenza, al quartiere dove aveva vissuto per lunghi anni, in attesa di un cambiamento.
Lui ne aveva viste tante, quello era certo. E come lui anche i suoi compagni di band: Apl, che era stato adottato a quattordici anni dalle Filippine, Taboo, che aveva avuto una brutta esperienza con le droghe, e Fergie, che era entrata nel giro della prostituzione.
Will pensava e pensava, e si lasciava cullare dai suoi pensieri. E ogni secondo che passava si sentiva sempre più tranquillo.
Ad un tratto, il vetro della sua auto si frantumò in mille schegge. Will gridò, strappato dai suoi dolci pensieri, e per un attimo perse il controllo del volante.
La macchina, una lussuosissima iamauto disegnata apposta per i suoi desideri, sbandò verso la corsia opposta, con il suo prezioso contenuto che,  gridando e sbracciandosi, tentava in ogni modo di correggere la direzione.
Fortunatamente, nessuna macchina veniva in senso opposto. Will pestò febbrilmente sul pedale del freno, fermando la corsa folle della propria macchina; poi, ripreso il controllo della vettura, trovò un parcheggio libero e cercò di constatare i danni.
Il vetro del finestrino del posto di guida non c’era più, al suo posto si era formato un mare di cocci di vetro che ricoprivano l’asfalto come ghiaia. Will reclinò il capo sul poggiatesta, ansimando, mentre con mano tremante si detergeva il sudore dalla fronte.
Quando ritirò la mano, realizzò con orrore di avere il polsino completamente ricoperto di sangue. Per un attimo rabbrividì, sbarrando i grandi occhi nocciola; poi una nuova sensazione offuscò tutto il resto: un dolore lancinante alla testa.
Allucinato, immerso in un incubo, guardò con terrore l’immagine riflessa nello specchietto retrovisore: un’enorme ferita, apertasi poco sopra la fronte, grondava viscido sangue sulle orecchie, sulle sopracciglia, sugli occhiali da vista.
Will, troppo spaventato anche solo per urlare, afferrò convulsamente i lati del sedile e prese a respirare a grandi boccate, ubriacandosi con l’aria pura della primavera e cercando di ignorare la sensazione scivolosa del sangue sul viso e il dolore trapanante che gli stringeva il capo in una morsa di ferro.
Dopo alcuni minuti riuscì a calmarsi. Fu allora che si accorse dello strano oggetto ai suoi piedi.
Allungò una mano e lo prese: era un mattone. E al mattone era legato un biglietto.
 

Se tieni alla tua preziosa vita e al tuo bel faccino
Interrompi subito i lavori alla nuova scuola elementare
Ma se sarai così sciocco da ignorare questo messaggio
Né tu, né i tuoi stupidi amici vedrete la prossima settimana da vivi.

 
Alla fine del messaggio mancava la firma.

 
Angolo della Cuin
Ciao a tutti. Questa è la mia prima long sui Black Eyed Peas.
Non mi aspetto fiumane di recensioni, so cosa ne pensa il mondo dei Black Eyed Peas.
Questa storia è per Kim_Leyna, mia collega lontana, ma allo stesso tempo vicinissima. Tu mi avevi chiesto una bella long sui BEP, ed eccola qui. Ti piace?
Se qualcuno fosse così gentile da farmi un banner, lo accetterò con sommo piacere.
Baci a tutti, pea-ple.
MiticaBEP97
Ps: lo rimetto in chiaro per chi non lo aveva capito: Will.i.am è MIO marito (anche se lui non lo sa, he he he); quindi non provate nemmeno a puntarlo: non ne avete possibilità.

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Capitolo 2
*** L'attentato ***


L’attentato
 
Alcuni assistenti finirono di sistemare un enorme fondale, decorato con porporina argentata; altri disponevano verso il pubblico gigantesche casse acustiche.
Gli spettatori rumoreggiavano, ebbri dall’emozione. Di lì a poco, i Black Eyed Peas sarebbero saliti su quel palco, e avrebbero cominciato a cantare per loro.
Ai quattro cantanti non importava, certo, che il ricavato della performance non arrivasse mai nelle loro mani: quello che per i quattro amici contava era soltanto il bene dei bisognosi del quartiere.
Quello che non sapevano, era che per qualcun altro contava un’altra cosa: la loro fine.
 
-Will non è arrivato?- domandò Fergie, chiudendo con un laccetto la scarpa col tacco.
La bellissima vocalist era più affascinante del normale: indossava un top argentato, brillante come una nova, jeans ricoperti di lustrini dello stesso colore, e magnifiche decolleté dal vertiginoso tacco.
-No, ancora non si è fatto vedere.- rispose Taboo. Stava cercando da dieci minuti di chiudere il gancio che fissava i due pezzi della sua corazza di plastica nera, e ancora non vi era riuscito. Sotto aveva due strani gambali dello stesso materiale, seguiti dal pezzo forte: un paio di sbalorditive sneakers lucenti, con il suo nome scritto sulla lingua a caratteri cubitali, provenienti dalla sua collezione di ottocento paia di scarpe alla quale teneva quasi quanto un membro della propria famiglia.
-Dammi qua.- Apl si impadronì del gancio, e prese a tirarlo verso la chiusura con le sua muscolose braccia. Era vestito di pelle dalla testa ai piedi, e gli occhiali da sole blu parevano due grossi mirtilli.
-Ha mandato un messaggio, ha detto che farà tardi. Proprio non capisco che accidenti…-
-Non serve far congetture, sono qua.- intervenne una quarta voce.
Will era apparso sulla porta dei camerini, già in uniforme. E con “uniforme” si intendeva ovviamente la tuta che indossava, simile a quella di un soldato, ma completamente nera, tranne che per gli inserti argentei sui polsi, sui fianchi e sul collo. Quello che però attirava l’attenzione era però il gigantesco cerotto che gli copriva buona parte della fronte.
Come Will fu nella stanza, tre voci lo subissarono di domande: dov’era stato, cosa era successo, e soprattutto cosa aveva fatto alla testa.
Ma Will sapeva bene che non era assolutamente il caso di divulgare l’incidente con l’iamauto: oltre a non voler spaventare o preoccupare gli amici, preferiva che la storia del mattone rimanesse nascosta, per non coinvolgere il resto del gruppo in quella faccenda poco gradevole.
-Niente di che… è successo in macchina, ma non è grave, il cerotto è solo per farla chiudere. Ora la priorità è andare su quel palco e fargliela vedere.- disse cercando di non pensare al fatto che, nonostante la quantità esagerata di disinfettante che ci aveva versato sopra, la testa continuava a fargli male.
Gli altri convennero che aveva ragione: i fan cominciavano a rumoreggiare.
Will allungò la mano mezzoguantata; dopo pochi attimi altre tre mani, di diversa consistenza, dimensioni e colore, si unirono a quella.
Erano pronti a incominciare.
 
-Signore e signori, vi presentiamo… i Black Eyed Peas!-
La voce del presentatore fu sommersa da un coro di ovazioni. Alcune ragazze presero a tirarsi convulsamente la maglietta, pronunciando come ipnotizzate il nome di Will.
Poi, i quattro apparvero sul palco, agitando i pugni, mentre dalle casse si diffondeva la ben nota musica di The Time.
Will intonò la sua parte, con lo sguardo trasognato e la testa ferita ben nascosta dal casco. Le ragazze presero a urlare come delle ossesse, sbracciandosi e tormentandosi le magliette. Qualcuna azzardò perfino una proposta di nozze.
Quando toccò a Fergie, però, cominciarono i guai.
Mentre la donna portava il microfono alla bocca, ci fu un movimento nelle prime file, e ad un tratto si vide un uomo spuntare dal pubblico e scalare il palcoscenico.
L’uomo era alto e sottile, e indossava degli occhiali scuri. Gli spettatori rumoreggiarono mentre si avvicinava a Fergie. Questa, cercando di ignorare la sensazione di paura che le serpeggiava lungo la schiena, continuava imperterrita a cantare.
-And I-I swear this… this is true… and I o-owe it all…- a quel punto la voce le si bloccò nella gola, mentre l’uomo le si avvicinava sempre di più.
La sua paura non era immotivata: aveva infatti scorto, sporgente dalla tasca della giacca dell’uomo, il cane di una pistola.
Non perse tempo a chiedersi come avesse fatto un uomo armato a entrare nello stadio: cominciò ad arretrare verso le quinte, mentre lo sconosciuto continuava ad avvicinarsi a lei, la mano pericolosamente vicina alla tasca.
Per fortuna, pochi attimi dopo, Fergie poté riprendere a respirare: due uomini della sicurezza avevano raggiunto l’uomo dai due lati, e lo avevano indirizzato verso le uscite, lontano da Fergie e dagli altri.
Will, vedendo l’amica bloccarsi, le lanciò uno sguardo che significava “cosa succede?”.
Lei rispose con un secondo sguardo, che doveva indicare “va tutto bene”, ma che divenne veritiero solo quando l’uomo armato sparì dalla sua vista.
Prese un profondo respiro,  e riprese a cantare, tranquilla.
Nessuno si accorse che l’uomo, ormai fuori dalla portata del gruppo, aveva impugnato il cellulare e parlava a bassa voce con chissà chi.
Dopo The Time, cantarono Boom Boom Pow e Just Can’t Get Enough. Il pubblico era impazzito, e ormai tutti, non soltanto le ragazze scatenate, si erano abbandonati a salti e urli.
Improvvisamente, un urlo diverso si diffuse nell’aria. Era un urlo di dolore.
Fergie si voltò, e rabbrividì: Apl era a terra, sdraiato sullo stomaco, il viso deformato in un’espressione di dolore. Sopra di lui un grosso riflettore, caduto dal tetto del palco, lo schiacciava a terra, rischiando di soffocarlo. Taboo era apparso al suo fianco, più pallido del normale, con i capelli scompigliati e la corazza irrimediabilmente aperta.
Will, che al momento dell’urlo si trovava lontano, corse verso il luogo del disastro abbandonando il microfono; nella corsa perse il casco, che ruzzolò sulle travi mostrando il cerotto sulla testa.
-Non riesco a respirare…- ansimava Apl, cercando di liberarsi dall’enorme faro che lo schiacciava.
-Shhh… non muoverti, adesso ti tiriamo fuori. Sta calmo.- provava a dire Will, visibilmente preoccupato.
Taboo era chino sulla vittima, e gli accarezzava il capo dolcemente. –Tranquillo, amico. Non è niente.- disse tentando di calmarlo. Insieme a Will e Fergie provò a spingere via l’ingombro, ma era troppo pesante per le loro braccia, e dopo pochi secondi tornò a ruzzolare sulla schiena di Apl, che in chiaro debito d’ossigeno muoveva braccia e gambe come una tartaruga rovesciata.
-Fa male, fa male!- gridava Apl senza controllo. –Sto soffocando, toglietemelo di dosso!-
Un secondo tentativo di spinta, per sua fortuna, andò a buon fine, grazie all’intervento di alcuni forzuti uomini della sicurezza che sollevarono il riflettore e lo spinsero via.
Era il caos. Will si premeva una mano sulla testa, gemendo; Taboo imprecava contro la corazza, che gli si era impigliata in un braccio; Apl era sdraiato per terra, incapace anche solo di muoversi.
Fergie, invece, era rimasta abbastanza lucida da notare un particolare poco assonante.
-Guardate.- esclamò indicando i cavi che sostenevano il faro caduto.- Qui è stato segato di netto.-

Angolo della Cuin
Ciao mondo! Eccoci al secondo capitolo!
Cavolo, la trama si infittisce... ne succederanno di tutti i colori, questo è certo.
Cosa accadrà adesso? Chi sarà il colpevole di tutti questi attentati?
Stay tuned!
MiticaBEP97

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Capitolo 3
*** Nuove minacce ***


Nuove minacce
 
In quindici anni di carriera, poteva capitare che un concerto dei Black Eyed Peas non andasse alla perfezione. Quello che non era mai capitato, però, era che qualcuno tentasse di ucciderli.
Rachel sospirò mentre si ravviava i capelli. Lei seguiva i Black Eyed Peas sin da quando era una ragazzina, per lei erano la personificazione di quell’entità sfuggente e sublime chiamata Musica.
Un cameraman diede il segnale dell’inizio delle riprese; Rachel, graziosa nel tailleur color lavanda, cercò di sorridere alla telecamera, nonostante il suo sorriso apparisse reale quanto una banconota da tre dollari.
-Conclusione drammatica e inaspettata al concerto dei Black Eyed Peas. L’esibizione, il cui obbiettivo era raccogliere fondi per la costruzione di un scuola elementare nel degradato quartiere di River Heights, si è presto trasformata in un disastro. Un riflettore è infatti precipitato dalla sommità del palcoscenico, investendo il componente del gruppo Apl.de.ap. Nonostante le condizioni del rapper siano positive, il sospetto aleggia nell’aria, e una domanda affolla la mente di tutti: solo un incidente, o qualcosa di programmato?-
 
Will.i.am si sedette su una poltrona nel backstage, massaggiandosi la tempia con mano tremante. La ferita alla testa, sommata al panico e alla preoccupazione per le condizioni di Apl, produceva un dolore acuto e pesante nella sua scatola cranica.
Subito dopo, nel backstage entrarono una Fergie scarmigliata e pallida, e Taboo, ormai libero dalla corazza carnefice, che trasportava sulle spalle un Apl semincosciente.
Fergie si sedette su una seggiola accanto a Will, e abbandonò il capo sullo schienale. Taboo adagiò il corpo esanime di Apl su un divano, e si sedette senza tante cerimonie su un bracciolo.
Il silenzio dominava nella stanzetta. Continuò a dominare fino al momento in cui Fergie pose la domanda,
-Chi mai avrà tentato di ucciderci?-
-Non lo so, e non so nemmeno se lo voglio sapere.- rispose Taboo. –Sembra tutto così complicato…-
Accarezzò gentilmente la testa di Apl, che aveva sì ripreso conoscenza, ma sembrava incapace di compiere un movimento diverso dal girare gli occhi.
-Guardate cosa gli hanno fatto. Sono dei mostri.-
-E non è tutto.- riprese Fergie. –Anche quell’uomo che si è arrampicato sul palco… l’ho visto, aveva con sé una pistola. Se non fosse stato per la sicurezza…- e qui non riuscì ad andare oltre. L’ipotesi era troppo inquietante per essere vagliata.
-Anche a me è successo qualcosa.- intervenne Will.
Raccontò, stavolta senza mentire, l’episodio della lettera, del mattone, e della sua macchina.
Quando ebbe finito, estrasse dalla tasca il messaggio anonimo.
Gli occhi dei tre Peas erano fissi su quel pezzo di carta, spaventati come se Will gli avesse porto una bomba.
-Cosa possiamo fare?- domandò Apl, che nel frattempo si era definitivamente ripreso.
-Non lo so.- rispose Will chinando il capo. –Sembrano fare sul serio.-
Lo spavento regnava sovrano. I Peas si cercavano a vicenda con gli occhi, percependo sulla pelle un pericolo
occulto e letale.
Ad un tratto, una musica vivace si librò nell’aria. Fergie portò la mano alla tasca, e ne trasse un telefono squillante. Premette il pulsante di risposta alla chiamata, e portò l’apparecchio sul lato del capo.
-Pronto? Sì, sono io… cosa? Non è possibile! Quando? Oh, no. Dove si trova, adesso?-
Con il proseguirsi della conversazione, ogni parola sembrava costarle una fatica sempre maggiore. Il viso era improvvisamente impallidito, e le mani le tremavano. Quando la chiamata si concluse, Fergie si sedette sulla seggiola, affondò il viso nelle mani e scoppiò in lacrime.
Will si alzò di scatto, le cinse dolcemente le spalle col braccio, e le domandò con voce gentile ma ferma cosa fosse successo.
-S-si tratta di… di Josh.- Fergie alzò lo sguardo, rivelando un viso arrossato e attraversato da rivoli di lacrime.
-Una m-moto lo ha investito. Sta… sta molto male. Ora è i-in… in ospedale.-
 
Sul letto della sala operatoria, Josh pareva addormentato.
Un braccio e una gamba erano intrappolati in una guaina di pesante gesso bianco. Su tutta la superficie del corpo erano state applicate delle garze e dei cerotti, e un respiratore gli copriva la bocca e il naso.
Fergie stava in ginocchio accanto al letto, il viso sepolto nelle braccia e adagiato sul petto di lui, i capelli sparpagliati sulle spalle come una tenda logora. All’esterno della stanza, Will, Apl e Taboo fissavano sgomenti la scena attraverso un vetro.
Pochi attimi dopo, Fergie si rialzò. Aveva gli occhi rossi e l’aria molto trascurata, e nello sguardo si leggeva un dolore troppo forte anche per essere sfogato con le urla. Stampò un ultimo bacio su una guancia di Josh, e domandò a una donna in camice presente al suo fianco.
-Per quanto ne avrà, infermiera?-
-Non si sa ancora, signora Duhamel.- rispose cupa la donna. – Le condizioni di suo marito sono critiche. Presenta lesioni aggravate su tutto il corpo, due arti fratturati, alcune costole incrinate e un trauma cranico. Siamo davvero spiacenti.-
Le porse un bigliettino piegato:-Nella sua tasca è stato trovato questo.-
Fergie strinse forte i pugni, affondando le unghie nella carne. Poi esalò un basso lamento, e si diresse, a passi mesti, verso l’esterno della stanza, dove i suoi amici la attendevano.
Appena la vide, Will allargò le braccia lasciando che lei vi corresse all’interno. Fergie affondò il viso nella spalla di Will; non pianse, perché non aveva più lacrime.
-Mi dispiace.- disse semplicemente Apl.
-Hanno trovato questo biglietto nella sua tasca.- rispose lei. Lo aprì, e lo lesse tutto d’un fiato.
 
Eravate stati avvisati, ma avete fatto finta di non sentire.
Il riflettore e l’incidente sono solo l’inizio.
Se non fermate i lavori, domani potreste finire come lui.
 
Will rabbrividì. Apl deglutì nervosamente. Quanto a Taboo, era diventato più bianco della cera.
-Allora è così. Qualcuno ha un piano per ucciderci.- ansimò pochi attimi dopo Apl.
-Non capisco. Chi può avere così interesse verso una scuola?- domandò un terrorizzato Will.
-Non lo so. Ma non basterà a spaventarci.- disse Fergie in tono deciso. –Josh avrebbe voluto vedere la scuola finita. Non saranno queste minacce a fermare il nostro lavoro.-
Will la guardò dritta negli occhi. Mai l’aveva vista così decisa. Tutto il dolore per l’incidente di Josh si era trasformato in una rabbia fredda e indomabile. E si sentì molto più al sicuro, al suo fianco.
Apl sentì una mano cercare la sua. Si voltò e incrociò gli occhi sbarrati di Taboo.
-Faranno del male ai bambini, Apl?-
-Non lo so.- rispose Apl. –Temo che, se hanno fatto questo a Josh, potrebbero anche…-
-Sta zitto.- lo interruppe l’altro. –Se si avvicinano a Jaymie e ai bambini? Non voglio nemmeno pensarci.-
Apl strinse più forte la mano dell’amico. –Lo so. Fatti forza. Tutto quello che possiamo fare è andare avanti, e sperare che vada tutto bene.-
Queste furono le sue parole, anche se, in realtà, non ci credeva nemmeno lui.

Angolo della Cuin
Eccomi qui. 
Gente pucciosa, il mistero si infittisce! Chi sono i misteriosi attentatori? Josh vivrà o morirà?
Lo so, dovrei stare a lavorare sulle long su Total Drama... ma visto e considerato che sto ricevendo pochissime recensioni in questo periodo, mi metto a finire qui.
Aspettansi commenti. Ci si vede!
Mitica

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Capitolo 4
*** Senza Tregua ***


Prima di procedere alla pubblicazione di questa storia, un paio di doverose precisazioni:
1. Sì, lo so che questa storia è ferma da almeno due anni. Il punto è che non mi sentivo per niente ispirata. Il fatto che da anni i Black Eyed Peas non fanno roba tutti insieme, poi, non aiuta affatto. Poi, tra il rilascio della canzone Yesterday su iTunes e con una serie di eventi personali che mi hanno riportata da loro, ho deciso di riprendere a scriverla. 
2. Questa storia è settata nel 2011. Un sacco di cose sui Black Eyed Peas sono cambiate da allora, quindi mi sembra doveroso precisare che:
- Will.i.am non ha mai rilasciato #willpower, né alcuno dei suoi singoli, non è mai stato giudice a The Voice UK, non ha mai mandato su Marte la sonda Curiosity e non ha mai fatto tutte quelle cavolate tecnologiche, tipo gli Smartwatch o il progetto EKOCycle. 
- Apl.de.ap non ha mai rilasciato Goin'Out e non è mai stato giudice a The Voice Philippines 
- Taboo non ha mai rilasciato Zumbao, non è mai apparso in Cosa Aspettarsi Quando Si Aspetta; riguardo ai suoi figli, Joshua ha 20 anni, Jalen 5 e Journey 1 (circa, se mi sbaglio avvisatemi)
- Fergie non ha mai rilasciato La Love e Axl Jack Duhamel non è mai venuto al mondo
Detto questo, continuiamo. 

Senza Tregua 

Nel pulmino nero che li riportava all'albergo, i Black Eyed Peas non scambiarono una parola l'uno con l'altro. 
Fergie aveva gli occhi iniettati di sangue dal tanto piangere, e la gola talmente secca che le sembrava di avere del cotone sotto la lingua. Era stanca e desiderava dormire, ma non osava chiudere gli occhi: continuava a rivedere, all'infinito, il corpo esanime del suo Josh sul lettino dell'ospedale. Al solo pensiero la vista le si annebbiava e un nodo grosso e pesante le stringeva la gola mozzandole il respiro.  
La strada era trafficata, rumorosa, e ogni viso sconosciuto le pareva un nemico. Provò a guardare in basso, lontano dalla strada e verso le proprie ginocchia, e nel farlo si accorse che le tremavano le gambe. Guardò a sinistra: c'era Apl.de.ap, che stava parlando sommessamente al cellulare con qualcuno. Il suo volto squadrato era duro come pietra, e l'espressione accigliata che gli incurvava i lineamenti le metteva i brividi. Taboo stava invece alla sua destra; era più pallido del normale e giocherellava nervosamente con la catena che portava al collo, tormentandola ossessivamente con le mani guantate. Probabilmente pensava a Jaymie, sua moglie, o ai suoi figli. Fergie aveva conosciuto Jaymie in passato, era una donna dolcissima, sensibile e incapace di nuocere a una mosca: i mafiosi di Los Angeles avrebbero avuto gioco facile nel distruggerla. 
Will.i.am stava seduto accanto al posto di guida, occupato da un serio uomo della sicurezza che lei conosceva appena. Il suo volto dai tratti morbidi era sfigurato dalla ferita alla tempia, che si era trasformata in una crosta grossa e sgraziata. Era crollato nel sonno e sembrava un bambino addormentato tra le braccia della madre, tanto rilassati erano i suoi occhi e basso il suo respiro. 
Fergie sospirò, a bassa voce per non turbare ulteriormente i compagni e amici. Forse Will aveva ragione. Forse dormire era la cosa migliore da fare. Chiudere gli occhi, abbandonarsi, dimenticare i guai. Fare finta di nulla, non avere nulla a cui pensare...
"Forse rivedrò Josh"  pensó. "Qui, nei miei sogni... nessuno può portarmelo via."
Reclinò la testa sullo schienale del sedile, e senza neanche rendersene conto crollò in un sonno profondo e completo. 
Gli amici la trovarono così quando il pulmino si fermò sotto l'Hotel Ivory, il lussuoso albergo dove alloggiavano, e nessuno di loro osò chiamarla o scuoterla.   
-È stanca.- disse Will a bassa voce. -Portiamola nella sua camera: avrà bisogno di riposare dopo quello che è successo a Josh.-
L'uomo della sicurezza si offrì di trasportare Fergie di peso fino alla sua Suite, ma Will, Apl e Taboo lo allontanarono: le recenti circostanze non acuivano certo la loro fiducia negli sconosciuti. 
Taboo era il più alto del trio e fu dunque lui a sollevare di peso l'amica dormiente, che bassa com’era non rappresentava certo un carico ingrato, e a trasportarla in braccio fino alla sua stanza, mentre Will e Apl si occupavano di tenere aperte le porte. 
La adagiarono delicatamente sul suo letto, in mezzo ai cuscini; la coprirono con una coperta e si allontanarono in punta di piedi verso le loro stanze: avevano anche loro bisogno di riposo. 

Fergie dormì per due ore, e quando si risvegliò era già calata la sera. Per un attimo fu confusa nel ritrovarsi nella sua stanza, ma non impiegò molto a rimettere insieme i ricordi del suo dormiveglia, che comprendevano le voci dei suoi amici, le luci soffuse della hall, e un dolce dondolio tra due braccia forzute. Mentre si incamminava lentamente verso il terrazzo si ripromise di ringraziare degnamente i suoi amici. 
Il crepuscolo di Los Angeles che illuminava la sua finestra era un'esplosione di rossi, rosa, gialli e azzurri delicati come piume, e guardarlo la fece sentire più sicura. Nella suite regnava il silenzio più assoluto. 
Dopo aver dormito, e aver smaltito completamente lo shock della mattinata, Fergie si sentiva molto meglio, e decise di rimettersi in ordine. Occupò la mezz'ora successiva immersa nella vasca da bagno, i lunghi capelli biondi sciolti mollemente attorno al collo sottile e la testa presa da mille pensieri, tra i quali campeggiava come un sogno ricorrente il suo amato Josh.
"Non gli piacerebbe se mi trascurassi" pensó. Lui amava dirle che era bellissima. Per qualche ragione questo le faceva pensare che, se avesse continuato a esserlo anche senza che lui potesse ammirarla, sarebbe tornato da lei più facilmente. 
Poi, mentre si asciugava la chioma, sentì il bisogno di qualcosa di fresco da bere; chiamò così il servizio in camera e chiese una Schweppes ghiacciata. 
Dieci minuti dopo, mentre Fergie si stava dando la seconda passata di mascara sugli occhi, suonò il campanello della suite. La donna si era rivestita; indossava un maglione bianco e dei pantaloni palazzo color pesca. Si avvicinò pigramente alla porta e domandò chi fosse. 
-Servizio in camera.- disse una voce maschile. 
-Avanti- rispose Fergie, aprendo la porta. 
L'uomo che entrò spingendo un carrello era alto, muscoloso e dalla pelle olivastra, e la cartilagine del suo naso appariva rotta più volte. Fergie si sedette sul letto mentre lui chiudeva la porta. L'uomo versò la bibita in un bicchiere di vetro, poi si mise in piedi accanto a lei come in attesa di qualcosa. 
-Aspetti un secondo.- disse Fergie voltandosi per prendere il portamonete. 
Ma non fece in tempo a voltarsi di nuovo che la mole dell'omone la sovrastò completamente bloccandola faccia in giù sul letto. 
Fergie urlò. L'uomo le diede un violento pugno in mezzo alla schiena che la lasciò per un attimo senza fiato. Poi una mano grande e forte le afferrò la nuca e spinse il suo viso verso il cuscino, soffocando il suo secondo urlo. 
-Zitta, puttanella, zitta!- grugnì la voce dello sconosciuto. Il suo perfetto accento inglese contrastava orribilmente con i suoi gesti e le sue parole. 
Fergie faticava a respirare: l'imbottitura del cuscino non le impediva soltanto di vedere, ma le bloccava naso e bocca impedendole di strillare. La presa dell'uomo misterioso sopra di lei era forte e nettamente superiore ai suoi tentativi di sfuggirgli. Non poté fare altro che divincolarsi come un'anguilla, cercando di riguadagnare almeno un po‘ di visuale. 
Sentì il rumore di una chiusura lampo che si apriva, e un terrore cieco si impossessò di lei. Il suo piede trovò la lampada del comodino, e Fergie colse l'occasione colpendola con un calcio violento.
La lampada cadde sul parquet ed esplose in mille pezzi con un forte rumore di rottura. L'uomo trasalì, colto di sorpresa. Fergie riuscì a liberare la testa per un attimo. Vide che la chiusura lampo aperta non era quella dei pantaloni dell'uomo, ma di un grosso contenitore squadrato rivestito di stoffa rossa. Era completamente aperto e grande abbastanza da contenere una persona minuta come lei.
L'uomo la afferrò di nuovo, e la immobilizzò nella stretta poderosa delle sue braccia. Fergie fece in tempo a gridare solo un'altra volta prima che lo sconosciuto non le infilasse in bocca, di prepotenza, uno dei tovaglioli. 
-Ho detto zitta, brutta baldracca.- sibilò. 
Fergie sentì gli occhi gonfiarsi di lacrime. L'uomo afferrò il telecomando della radio e la accese col volume al massimo: così, anche se fosse riuscita a gridare, nessuno l'avrebbe udita. Poi sollevò di peso Fergie, che pure si agitava come un'anguilla, e la mise sdraiata sullo stomaco sulle sue ginocchia. Fergie udì la musica diffondersi a tutto volume dallo stereo; era una delle loro canzoni, Shut Up. "Ah, l'ironia" pensò. 
-Adesso ce ne andiamo, puttanella.-. L'uomo estrasse un rotolo di scotch da pacchi e ne tagliò via una striscia coi denti. 
Mentre la sollevava sopra le braccia immobilizzate di Fergie, pronto per legarla, la porta della suite si aprì con uno schianto fragoroso. 
Nel corridoio apparvero Will, Apl e Taboo, reggendo un estintore tra le braccia come un ariete medievale. 
L'uomo si bloccò per un attimo, sorpreso, e nell'arco di pochi secondi ebbe i tre uomini addosso. Fergie rotolò sul terreno tra gemiti soffocati; Will la raggiunse e la aiutò ad alzarsi. 
Appena ebbe la bocca libera, Fergie si abbandonò tra le braccia dell'amico. 
-Oddio, Will...- gemette, la fronte madida di sudore. Will la strinse a sé allontanandosi dalla colluttazione. 
Intanto Apl e Taboo duellavano contro l'uomo sconosciuto: mentre il primo lo bloccava sul petto, il secondo lo tempestava di calci alle gambe, e nei suoi movimenti rapidi era ben visibile la sua conoscenza delle arti marziali. L'uomo ruggiva, grugniva, sbavava e si agitava come un animale preso al laccio, con tale forza che i due rapper sembravano faticare ogni secondo di più. 
Poi l'uomo riuscì a liberarsi una mano, e colpì la guancia di Apl con un gancio improvviso, ma talmente forte da aprirgli nello zigomo uno squarcio sanguinante. Il filippino vacillò portando due mani alla mascella. Taboo se ne accorse troppo tardi: un calcio fortissimo lo raggiunse sotto il mento e lo spedì a terra di fianco al letto di Fergie. 
Lo sconosciuto si rialzò, squadrando crudelmente i due Peas rimasti illesi. Will spinse Fergie dietro di sé, e cercò di sostenere il suo sguardo nonostante i suoi occhi ne tradissero la paura. 
L'uomo fece un passo verso di loro e Will scattò: spinse Fergie dall'altro lato della stanza, verso il bagno, e si gettò contro l'energumeno prima che potesse afferrarla. Entrambi gli uomini ruzzolarono a terra con un forte rumore, coperto soltanto dalla musica che si diffondeva fortissima dalle casse. 
L'uomo si voltò verso il bagno, ma trovò di fronte a sé soltanto una porta chiusa. Iniziò a dare spallate alla porta, cercando di rompere il chiavistello che Fergie aveva chiuso. Will rotolò sul terreno mettendosi a quattro zampe; nel frattempo Apl e Taboo si rimisero in piedi preparandosi a un nuovo scontro. 
Poi videro lo sconosciuto sputare per terra, e masticare una bestemmia tra i denti giallognoli. Raggiunse in una falcata il carretto del servizio in camera, e prima che uno dei tre Peas riuscisse a fare alcunché estrasse un lungo coltello. 
La vista della lama parve annichilire il trio. Taboo afferrò un braccio di Apl, che non ci vedeva, e arretrò verso il muro. Will non fece in tempo: lo sconosciuto lo afferrò per la camicia e puntò il coltello sul suo collo nudo. 
-Adesso...- l'uomo scandì lentamente le parole stringendo la presa sul colletto della camicia di Will  -Adesso fate i bravi, e vi fate legare...-
Will sentì un conato di vomito salirgli lungo la gola. La mano dello sconosciuto puzzava orribilmente di sudore. Apl e Taboo si strinsero maggiormente l'uno all'altro, troppo spaventati anche solo per parlare. 
Improvvisamente l'uomo gridò, un grido atroce e allucinante che fece nuovamente trasalire i tre amici. Iniziò a muoversi scompostamente per la stanza, urlando come se lo stessero scuoiando, abbattendo l'arredamento della stanza con violenti colpi di mano. Will gattonò all'indietro, tremando. Appena si voltò la sua bocca si spalancò dalla sorpresa. 
Fergie stava sopra di lui, aggrappata al suo collo con le sue braccia minute, stringendo più che poteva. Nella mano destra stringeva una boccetta di plastica aperta, e il suo contenuto si spandeva sugli occhi dell'uomo strappandogli urla sempre maggiori. L'uomo si mosse alla cieca, strepitando, finché inciampó nella gamba di Will e cadde a terra trascinandosi dietro Fergie. 
Apl e Taboo afferrarono le braccia dell'uomo appena questi diede segno di volersi alzare da terra. Mentre si divincolava, urlando sempre di più, Will lo colpì alla testa con la bottiglia di vetro della Schweppes, e finalmente smise di muoversi. 

Angolo della Cuin:
Buonasera a tutti. 
Ho detto tutto quello che dovevo dire all'inizio, quindi sarò breve. Questo è un capitolo un po ' di transizione, quindi spero che anche se gli eventi non sono cruciali non risultino comunque noiosi.
Ho cercato di impegnarmi il più possibile nella caratterizzazione di Fergie, ma ho lo stesso paura di averla resa troppo superficiale o troppo dipendente dai colleghi maschi. Mi sono un po ' ispirata dalla (meravigliosa) Catelyn Tully-Stark delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, ma sono comunque sospettosa. Di nuovo, se c'è qualcosa che non vi convince fatemi sapere. 
Scusate anche se i titoli non sono a colori. Sto scrivendo dal tablet e da là, per qualche ragione, non riesco a regolarli. Spero di risolvere il prima possibile. 
Grazie mille e a presto. 
MiticaBEP97 

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