Raggio di sole

di Black Star
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come la pioggia ***
Capitolo 2: *** Rassegnazione ***
Capitolo 3: *** Pochi millimetri... ***
Capitolo 4: *** Punto debole ***



Capitolo 1
*** Come la pioggia ***


***** Black Star *****

 

                     

                                RAGGIO DI SOLE

 

Cap. 1  COME LA PIOGGIA

 

 

Nuvole, tante nuvole grigie cariche di pioggia coprono il cielo rendendo la città di Heatherfield molto più triste. Triste e fredda proprio come la vecchia libreria Ye Olde Book Shop, sono trascorsi diversi giorni da quando Matt è stato inglobato dal libro degli elementi e da allora Orube ha continuato a tenere d’occhio Cedric in attesa che il libro gli parli nuovamente.

 

- Sei proprio decisa a continuare a stare sveglia per potermi tenere d’occhio? Se continui a non dormire ne risentirà la tua salute! -

- E tu sei un vero esperto dico bene Cedric?! Mi sembra che anche tu non stai dormendo molto in questo periodo o mi sbaglio? –

- Guarda che lo dico solo per il tuo bene, tu continui a non fidarti di me, ma io non ho alcun motivo per ingannarti… -

- Sarà, ma io ho i miei dubbi… come posso fidarmi ancora di te dopo che mi hai usata, ti sei servito di me per avere informazioni su Johnathan Ludmoore e così hai potuto procurarti il libro che ha inglobato Matt! –

- D’accordo, sei libera di non credermi… ma permettimi almeno di offrirti qualcosa! –

- Ti ringrazio, ma non mi serve niente, ho abbastanza energia per stare in piedi e per tua sfortuna anche per sorvegliarti! –

- Va bene ho capito, se non vuoi niente non importa vorrà dire che ordinerò qualcosa per me, non ti dispiace vero?! –

- Fai pure! –

- Allora vado a ordinare una pizza, torno subito! –

 

Orube, rimasta sola nel retro della libreria, non era per niente stanca, anzi, da vera guerriera si sentiva pronta a passare un’altra notte in bianco, attenta a ogni minimo rumore come una cacciatrice sorveglia la propria preda. Seduta sul pavimento freddo con la schiena appoggiata alla parete su cui il libro degli elementi si era incastrato si chiedeva come aveva potuto farsi ingannare così da Cedric, come aveva potuto lui usarla in quel modo. E dire che lei aveva sperato in un suo cambiamento, ora però si rendeva perfettamente conto di quanto tutti quei suoi atteggiamenti carini e gentili fossero falsi. La cosa la infastidiva molto e le faceva montare su una gran rabbia.

 

- Eccomi qua, scusa se ci ho messo tanto, ma è caduta più volte la linea telefonica e non riuscivo a chiamare la pizzeria. Sembra che inizierà a piovere da un momento all’altro, ogni tanto fa bene un bel temporale! -  il suono della voce di Cedric aveva distolto Orube dai suoi pensieri, i suoi occhi color ambra ora erano fissi su di lui.

 

- Da quel sorriso mi pare di capire che a te piaccia molto la pioggia, dico bene?! -

- Non sbagli Orube, trovo che il rumore della pioggia che cade sia molto rilassante… non trovi anche tu? –

- Si, forse… sai non vado matta per l’umidità! –

- Capisco, a quanto pare abbiamo gusti totalmente diversi… -

- Sembrerebbe di si, diciamo che siamo l’opposto! –

- Già… l’opposto… -  senza accorgersene Cedric aveva iniziato a pensare che comunque gli opposti di solito si attraggono. Ciò gli provocava una strana sensazione che non sapeva spiegarsi proprio come non sapeva spiegarsi da dove gli era venuto in mente un pensiero così assurdo. Possibile che stesse impazzendo? No, probabilmente era tutta colpa della stanchezza, si, doveva essere per forza così, in fondo anche lui non è che dormisse molto ultimamente e la mente cominciava a giocargli brutti scherzi.

DLIN  DLON

I suoi pensieri erano stati interrotti dall’ improvviso suono del campanello.

- Oh, deve essere arrivata la pizza, vado a vedere! –

Intanto Orube era rimasta a fissarlo immobile, seguendo ogni suo movimento con lo sguardo mentre lui saliva le scale per andare all’ingresso, poco dopo lo aveva visto ritornare con in mano la pizza. Lentamente l’aveva appoggiata su un tavolo lì vicino e si era seduto per mangiarla.

Rimasti in silenzio per qualche attimo, Cedric che tra un boccone e l’altro non perdeva di vista lo sguardo di Orube intento ad osservare con tentazione la sua pizza e lei che con sforzo immane stava cercando di resistere ai morsi della fame.

 Non intendeva per nulla al mondo cedere, ma le riusciva difficile, l’odore del pomodoro fresco le penetrava l’olfatto sempre più in profondità e la vista di Cedric che mangiava così di gusto continuando a fissarla quasi con l’intenzione di tentarla non l’aiutava di certo. Alla fine anche la sua resistenza venne sopraffatta dalla fame.

Alzatasi da terra, con passo felpato, aveva raggiunto una sedia di fronte al tavolo, accomodatasi, senza smettere di guardarlo stava per chiedergli se poteva servirsi anche lei, ma sorprendentemente la risposta di lui era arrivata immediata.

- Serviti pure Orube, non fare complimenti! Si vede che stai letteralmente morendo di fame! -

La ragazza, arrossita lievemente, era riuscita solo a pronunciare un leggero “ grazie “ prima di mangiare la sua cosiddetta cena.

 

 

Pian piano la notte era calata, qualche gocciolina di pioggia cominciava a cadere dal cielo bagnando le strade e le abitazioni di Heatherfield, una notte lunga e buia per Orube.

Dopo le prime ostilità nei confronti di Cedric, anche se non lo avrebbe mai ammesso, cominciava ad abituarsi alla sua compagnia e vederlo ora addormentato sul divano li vicino le faceva quasi tenerezza. Alla fine era crollato dalla stanchezza e lei aveva vinto la sua prova di resistenza anche quella notte, ma non le importava più. Nel silenzio circostante si sentiva sola, molto sola, senza nessuno con cui parlare e nessun passatempo da fare. Decise quindi di salire le scale e andare a vedere attraverso la finestra che tempo faceva.

La pioggia cadeva sempre più fitta e in lontananza si potevano intravedere dei lampi, a Orube vennero dei leggeri brividi lungo la schiena, odiava i temporali. Rimase per qualche secondo a pensare sino a quando dei rumori soffocati attirarono la sua attenzione, provenivano dal retro della libreria, possibile che fosse il libro degli elementi?  Scese le scale di corsa e non appena si guardò intorno si accorse che non si trattava del libro, ma di Cedric.

Con cautela si era avvicinata al divano, nonostante il buio lei lo riusciva a vedere benissimo e quello che aveva visto non l’avrebbe mai creduto possibile. Lui stava piangendo nel sonno. Singhiozzi soffocati ma pieni di sentimento che non si sarebbe mai aspettata dall’ex servitore di Phobos.

Lacrime, tante lacrime fredde COME LA PIOGGIA. 

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Capitolo 2
*** Rassegnazione ***


***** Black Star *****

 

Salve a tutti, chiedo ancora scusa per aver aspettato tanto a postare il secondo capitolo, spero sia di vostro gradimento e se così non fosse vedrò di rimediare col terzo capitolo. Ringrazio coloro che hanno lasciato una recensione oppure hanno semplicemente letto la mia f.f. Vi auguro buona lettura! ^__^

 

 

                 

                                RAGGIO DI SOLE

 

Cap. 2  RASSEGNAZIONE

 

 

 In mattinata la pioggia aveva smesso di cadere, nuvole candide lasciavano intravedere qualche pezzetto di cielo, nascosto da esse proprio come il sole che da molti giorni si rifiutava di illuminare la città di Heatherfield.

 

Il temporale era ormai solo un brutto ricordo per Orube. Ma la cosa che sarebbe rimasta impressa nella sua mente per sempre era quel pianto così carico di disperazione repressa, così puro e sincero, di certo non se lo sarebbe mai aspettato da parte di Cedric e se non lo avesse visto con i propri occhi probabilmente non ci avrebbe nemmeno creduto. Per tutta la notte aveva continuato a rifletterci su rimanendo sempre accanto alla figura dormiente di lui e osservandola per la prima volta da vicino, tanto da riuscire a respirare il suo profumo unico e inconfondibile. Le lacrime inumidivano ancora le sue guance rendendole leggermente lucide e Orube si preoccupò subito di asciugarle con un fazzoletto che teneva in una tasca dei suoi jeans.

 Sembrava così innocuo mentre dormiva, più il suo sguardo si soffermava su di lui e più si rendeva conto di quanto fosse bello ed affascinante. Non ci aveva mai fatto caso e la cosa la sorprese, sino ad ora era sempre stata troppo impegnata a tenere una maschera di diffidenza nei suoi confronti per potersene accorgere.

Quante cose non sapeva di lui, quante cose non riusciva a capire, ma era certa che anche Cedric provava lo stesso senso di solitudine provato da lei quando era arrivata a Heatherfield, solo che non lo avrebbe mai ammesso.

 

 

 

 

Un dolce profumo si espandeva nell’aria, profumo di caffè che penetrava fin dentro la sua anima destandolo dal suo sonno. Ancora stordito e disorientato Cedric aveva aperto gli occhi a fatica, sentiva le palpebre appesantite e il collo leggermente dolorante a causa della posizione scomoda in cui aveva dormito. Dopo essersi strofinato gli occhi il suo sguardo aveva iniziato a spostarsi da una parte all’altra della stanza alla ricerca della fonte da cui proveniva quel profumo, non faticò molto a trovarla.

 

- Buongiorno! Dormito bene? - Orube stava scendendo le scale, in mano teneva un piccolo vassoio con sopra due tazze di caffè bollente.

 

- Si… abbastanza… - era stata la sua risposta, la voce ancora impastata dal sonno e gli occhi che la fissavano sempre più intensamente.

 

- Bene, mi fa piacere… ho preparato un po’ di caffè, ne vuoi una tazza? -

- Si, perché no, ho giusto bisogno di svegliarmi! –

 

La ragazza allora aveva iniziato ad avanzare verso la sua direzione con passo deciso senza però accorgersi di una piega molto visibile del tappeto vicino al divano, per sbaglio si era inciampata e la caduta era stata inevitabile. Rimase a terra il tempo necessario per rendersi conto di ciò che era successo, poi si rialzò lentamente constatando il disastro che aveva combinato.

Una tazza di caffè era caduta sul tappeto rompendosi e rovesciando il contenuto sul tessuto di cotone, il vassoio si trovava leggermente più in là, mentre l’altra tazza… Orube strabuzzò gli occhi non appena vide dov’era finita.

 

- Oh mio Oracolo! – esclamò, la sfortuna voleva proprio che la tazza cadesse addosso a Cedric e gli inzuppasse di caffè la faccia, alcune ciocche dei suoi capelli e la sua camicia bianca. Lui era rimasto senza fiato mentre il viso di lei si era imporporato di imbarazzo.

 

- M… mi dispiace Cedric, non l’ho fatto apposta! Aspetta, andiamo in bagno che ti aiuto a ripulirti… -

- Fa niente Orube, non preoccuparti… -

 

Ma lei senza neanche lasciargli il tempo di finire la frase lo aveva trascinato in bagno. Con un panno inumidito cercava di ripulire la faccia di Cedric che, dal canto suo, la lasciava fare osservandola in silenzio sempre più incuriosito dalla situazione in cui si trovava. Quel panno umido sulla sua pelle poi era davvero piacevole, sembrava quasi una fredda carezza che lentamente lo avvolgeva. Una sensazione di benessere lo invase, avrebbe tanto voluto che durasse in eterno.

 

Quella sensazione lo abbandonò non appena Orube ebbe finito di ripulirlo e i loro sguardi si incontrarono, ambra contro zaffiro.

 

- Sono proprio un disastro! -

- Dai non dire così, può capitare a chiunque… non è così grave! –

- Lo so però… mi dispiace per la tua camicia! –

- Come, aspetta un secondo, ti dispiace per la camicia, non credevo ti importasse più di lei che di me! – aveva detto con tono scherzoso.

 

- Certo, lo dovresti sapere che io tengo molto alle camicie, sono così utili… - aveva risposto lei imitando il suo stesso tono.

- Ora posso davvero considerarmi offeso! -  e subito il suo viso aveva assunto un’espressione imbronciata decisamente poco credibile.

 

Si guardarono per qualche secondo, poi entrambi scoppiarono a ridere.

Era la prima volta che lui la vedeva ridere così di gusto, le guance di un lieve color pesca, gli occhi ambrati così luminosi e vivi, sembrava così dolce e delicata… così bella. Subito si diede dello stupido per quel pensiero assurdo, possibile che l’aria di quel pianeta gli stesse annebbiando le idee, doveva darsi una regolata, non poteva andare avanti così o rischiava di impazzire.

 

- Ehm! Forse è meglio che mi vada a cambiare la camicia… -

- Si, è meglio, allora ti lascio, se mi cerchi sono di là in cucina! –

- In cucina?! Per quale motivo, non volevi tenere d’occhio il libro degli elementi, sono diversi giorni che continui a dirmi che più lo osservi e più ti sembra di essere ricambiata, non è così? –

- Si, è vero e lo continuo a pensare , quell’occhio è davvero molto strano, comunque penso che una piccola pausa faccia bene anche a me! Metto su un altro po’ di caffè, ne vuoi una tazza? –

- Ti ringrazio Orube, ma credo di averne avuto abbastanza di caffè per questa mattina! –

- Cos’è, non ti fidi di me, hai paura che combini un altro disastro?!

- Può anche essere, mettiamola così, in questo momento non mi fido di te nello stesso modo in cui tu continui a non fidarti di me! –

- Va bene, ho capito, fai come vuoi! -  e senza aggiungere altro se n’era andata lasciando Cedric da solo con i suoi mille pensieri.

Poteva sentire ancora quella sensazione, quel senso di quiete e serenità seguito da palpitazioni e stomaco sottosopra, il cuore che continuava a martellargli il petto. Sintomi strani mai provati prima. Che cosa mi sta succedendo, perché mi sento così strano, perché? “  Lentamente si era avvicinato al lavandino, davanti a se lo specchio rifletteva la sua immagine, l’immagine di un uomo, di un pallido e insignificante terrestre “ Odio questo riflesso, odio quest’immagine umana, la odio! le mani serrate a pugno, gli occhi colmi di dolore e di rabbia.

Cosa sono tutte queste sensazioni strane che provo, queste sensazioni umane? “ Non riusciva proprio a trovare delle risposte alle sue domande e più ci rifletteva più si sentiva confuso e dentro di lui si faceva strada la sofferenza accompagnata dalla RASSEGNAZIONE.

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Capitolo 3
*** Pochi millimetri... ***


***** Black Star *****

 

Salve a tutti, chiedo immensamente scusa per la lunga attesa, ma avevo perso  l’ispirazione e stavo quasi pensando di sospendere questa storia, però ci tenevo tanto a pubblicare almeno il terzo capitolo e così eccolo qui!  Non so se questa storia la continuerò, si vedrà… nel frattempo accontentatevi di questo capitolo e fatemi sapere se è di vostro gradimento! Sono ben accette anche le critiche negative. Vi auguro buona lettura! ^_^

 

 

                 

                                RAGGIO DI SOLE

 

Cap. 3  POCHI MILLIMETRI…

 

 

 Camminava, camminava lentamente in direzione della cucina percorrendo il corridoio semi avvolto dall’oscurità a causa dell’assenza di finestre o di una qualsiasi fonte luminosa. Il suono dei suoi passi risuonava nel silenzio circostante, ma a lei non importava, in quel momento era sola, libera di pensare e riflettere su quello che era successo poco prima. Non riusciva ancora a crederci, ma come era potuto accadere? Come aveva fatto lei, la guerriera di Basiliade, ad essere così imbranata da rovesciare il caffè addosso a Cedric, come, come? In quel momento era morta di vergogna e avrebbe dato qualunque cosa per poter sparire all’istante, ciò che però non sapeva spiegarsi era il perché fosse arrossita mentre, con molta delicatezza, passava quel panno candido sul volto di lui, eppure sino a quel momento era sempre stata fredda e diffidente, non aveva mai provato una sensazione simile, un’emozione così strana. Non aveva senso, non doveva avere senso… non riusciva proprio a capire.

 In quel momento i suoi pensieri vennero interrotti da una fitta acuta alla testa seguita da un forte bruciore agli occhi.

 

- Accidenti ho la testa che mi scoppia, tutta colpa della stanchezza, ma devo resistere, non posso cedere proprio adesso… -

 

Dopo pochi passi era giunta in cucina, aveva bisogno solo di una tazza di caffè fumante, l’unica cosa in grado di tenerla sveglia in quel momento.

Decise di non dare importanza a quelle strane emozioni provate poco prima, dopotutto non portavano a nulla, che senso aveva continuare a pensarci e crearsi problemi inutili, meglio continuare la sua convivenza con lui nel solito modo e aspettare che il libro degli elementi si pronunci.

 

Cedric era arrivato in cucina poco dopo convinto di trovare Orube, ma la ragazza non c’era, probabilmente la sua pausa doveva essere finita. Andò nel retro della libreria e la trovò lì, seduta sul pavimento, appoggiata al muro. Il suo sguardo luminoso appariva stanco e nello stesso tempo orgoglioso e fiero, nulla a che vedere con lo sguardo dolce di poco prima. Forse era stata solo una sciocca illusione sperare di poter riuscire in parte a riconquistare la sua fiducia.

 

- Pensavo di trovarti in cucina, la tua pausa dunque è già finita? -

 

- Si, direi che è durata sin troppo ed è il momento di ricominciare a tenere d’occhio il libro, non credi?! - il tono della sua voce era freddo e distaccato.

 

- Forse hai ragione… sai una cosa, mi piace la tua compagnia! -

 

- Fai poco lo spiritoso e comincia ad abituarti alla mia presenza Cedric! -

 

- Oh, se è per questo ci ho già fatto il callo! -

 

Si, non c’erano dubbi, sarebbe stato molto difficile riconquistare la sua fiducia, ma doveva assolutamente riuscirci in un modo o nell’altro.

Si vedeva lontano un miglio che da molto non si concedeva un po’ di riposo, la sua resistenza era davvero notevole, ma Cedric sapeva che non sarebbe durata in eterno, in un certo senso era quasi preoccupato per lei.

Dopo qualche secondo Orube decise di alzarsi e andarsi a sedere sulla poltrona che era decisamente più comoda del pavimento e l’argomento di conversazione cambiò.

Ma come poteva dire che lui si stava integrando perfettamente in questo mondo, cosa glielo faceva credere? Cedric odiava quell’argomento perché gli ricordava costantemente il suo essere costretto a vivere come un terrestre in quel mondo alieno, proprio come se fosse in una prigione. Possibile che lei non capisse come si sentiva? Lui era sempre stato solo, stava bene da solo, non gli era mai passato per la mente il pensiero di integrarsi a quei terrestri insignificanti.

La conversazione venne interrotta dal suono del campanello.

Lui andò a vedere chi fosse e lasciò Orube da sola.

 Quella poltrona era davvero comoda – forse se chiudessi solo per un attimo gli occhi mi sentirei meglio… tanto Cedric non c’è e non può vedermi, poi appena arriva li riapro… li chiudo solo qualche secondo… -

Ma il sonno arretrato ebbe il sopravvento e in poco tempo si ritrovò tra le braccia di Morfeo.

 

 

- Ecco, scusa l’interruzione… -

 

Cedric si era bloccato a metà frase non appena, aprendo la porta, aveva trovato Orube addormentata sulla sua poltrona. Era così dolce… così bella, faceva tenerezza vederla così.

Senza rendersene conto si era avvicinato lentamente a lei, al suo viso così beato e rilassato. Una ciocca di capelli scuri copriva in parte la sua guancia delicata e lui la scostò da essa. Il cuore aveva ricominciato a martellargli il petto, stava sudando freddo, era talmente vicino al suo volto, alle sue labbra rosate che sarebbe bastato davvero poco per baciarla. Era un pensiero assurdo, eppure la sua mente si stava annebbiando ed era come se il corpo avesse una volontà propria. Lentamente avvicinò le sue labbra a quelle di lei, pochi centimetri e le avrebbe sfiorate, POCHI MILLIMETRI…

 

 

 

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Capitolo 4
*** Punto debole ***


***** Black Star *****

 

Salve tutti, è da parecchio tempo che non aggiorno questa storia, ormai avrà già le ragnatele! Chiedo umilmente perdono per aver aspettato così tanto, questo capitolo ne ha viste davvero di tutti i colori, ma alla fine è riuscito ad approdare su efp e spero tanto che sia di vostro gradimento! Ho intenzione di continuare a scrivere questa storia anche se non garantisco aggiornamenti veloci, cercate di avere pazienza se potete. Bene ho detto tutto, non mi resta che augurarvi buona lettura! ^__^

 

 

 

                          RAGGIO DI SOLE

 

 

Cap. 4  PUNTO DEBOLE

 

Il suo dolce profumo era in grado di stordirlo, di confondergli le idee beandolo di sensazioni idilliache mai provate prima, emozioni nuove, a lui sconosciute, lo stavano lentamente invadendo come il veleno di un serpente. Delicatamente le sue labbra si posarono su quelle di lei in un breve ma intenso contatto. Cosa non avrebbe dato per far si che tutto restasse così perfetto, avrebbe tanto voluto prolungare quel bacio, ma, come risvegliatosi da un sogno, si ritrovò improvvisamente nella realtà.

Cosa stava facendo, era impazzito? Come gli era venuto in mente di fare una cosa del genere?!

Istintivamente allontanò il suo viso da quello della ragazza addormentata continuando ad osservarlo in silenzio, trattenendo il respiro quando la vide appena rabbrividire. Forse si stava svegliando… forse era stato lui a svegliarla?!

 

- Ce… Cedric… -

- S… si Orube? -  chiese lui con tono agitato.

- … passami il caffè… -

 

Si tranquillizzò poco dopo rendendosi conto che la ragazza stava parlando nel sonno. Gli venne da sorridere, era incredibile come lei potesse essere così dolce e innocua quando dormiva. Allontanatosi dalla poltrona rimase a fissarla a lungo senza preoccuparsi dello scorrere del tempo sino a quando avvertì qualcosa… una voce!

Non c’erano dubbi quello era metamondese… il libro degli elementi!

Il suo sguardo si spostò istintivamente in direzione dell’antico volume incastrato alla parete, l’occhio si era spalancato improvvisamente emanando un pallido bagliore…

 

la luce, nel liquido baratro, illumina la voce delle incantatrici!

 

Pronunciata quella frase, così come si era spalancato, l’occhio si era richiuso facendo piombare la libreria nel silenzio.

 

- Finalmente il libro ti ha parlato Cedric! – al suono di quelle parole Cedric sobbalzò colto di sorpresa.

 

- Orube?! Ma… da quanto tempo sei sveglia? -

- Il tempo necessario per riuscire ad ascoltare tutta la frase pronunciata da quel libro –

- Ah… capisco… - abbassò lo sguardo, non riusciva a guardarla negli occhi, una parte di lui si sentiva in colpa per quello che aveva fatto pochi attimi prima del suo risveglio.

Forse lo stare a lungo su quel pianeta aveva finito per avvelenargli il cervello, quanto avrebbe voluto scappare, allontanarsi da quelle sensazioni umane che pian piano lo stavano contagiando come una malattia, perché Orube gli faceva quello strano effetto? Quale misterioso potere aveva su di lui? Qualcosa di lei lo spaventava, ma non capiva cosa fosse, bastava solamente un suo sguardo a renderlo vulnerabile, perché?

 

- Certo che è davvero una frase strana! Tu per caso hai capito a cosa si riferiva? -

- Non ne ho idea, ciò che è certo è che ci troviamo di fronte a un enigma da risolvere… - disse con aria pensierosa.

- Già, hai perfettamente ragione, a quanto sembra non sarà affatto una passeggiata… ora è meglio che vada a chiamare le altre, può darsi che loro siano in grado di risolverlo… -

 

Stava per alzarsi dalla poltrona e andare a prendere il telefono quando improvvisamente si bloccò.

 

- Ehi Cedric! Sei sicuro di sentirti bene? Hai un’aria strana… - chiese notando il suo sguardo basso e la sua espressione indecifrabile.

 

- … mai stato meglio, non preoccuparti… - rispose accennando un sorriso.

- Se lo dici tu… -

 

Decise di non insistere anche se si era accorta che in realtà c’era qualcosa che lo turbava. Quali pensieri contorti stava macchinando la sua mente? Per quale motivo evitava di guardarla? Cosa era cambiato in lui nel giro di poco tempo?

Domande, tante domande bisognose di una semplice risposta… risposta che non sarebbe mai arrivata.

 

 

 

Pochi minuti dopo le Guardiane di Kandrakar arrivarono in libreria e la loro presenza non migliorò di certo lo stato d’animo di Cedric. Il suo odio verso di loro era spropositato, ma riusciva a reprimerlo bene anche grazie alla sua arte dell’inganno che gli permetteva di mascherare alla perfezione qualsiasi sentimento, solo che quel giorno aveva avuto parecchia difficoltà. A peggiorare il tutto c’erano gli occhi indagatori di Orube che, in certi momenti,  lo fissavano quasi con insistenza al fine di cogliere ogni minimo mutamento della sua espressione. Per la prima volta in vita sua si sentiva profondamente a disagio, le mani serrate a pugno tanto da farsi male alle nocche ne erano la prova. Doveva cercare di stare calmo dopotutto era o non era Lord Cedric, si trattava solo di aspettare, una volta riavuti i propri poteri quelle sensazioni umane sarebbero sparite per sempre, si, era soltanto questione di tempo.

 

 

Tra una cosa e l’altra la giornata era passata in fretta, il giorno aveva lasciato spazio alla notte con il suo manto scuro illuminato di stelle e ovunque regnava un silenzio assordante.

Finalmente quella notte anche Orube avrebbe potuto concedersi un meritato riposo, aveva parecchio sonno arretrato e non vedeva l’ora di stendersi sul divano per poi rilassarsi e chiudere gli occhi. Non si poteva certo dire la stessa cosa di Cedric che, dal canto suo, non sembrava molto intenzionato a cadere tra le braccia di Morfeo.

 

- E così alla fine anche la grande Orube ha ceduto alla tentazione del sonno, non ci posso credere! -

- Perché, la cosa ti sorprende tanto? Non sono mica una macchina! –

- Per fortuna, cominciavo a temerlo! Pensa è già da quattro o forse cinque giorni che non chiudi occhio, è un record! –

- Che fai, mi prendi pure in giro, lo sai che non ti conviene… -

- Oh scusa non volevo offenderti! – disse lui con una nota di ironia.

- Mi vuoi provocare? Sai che posso anche diventare cattiva quando ho carenza di sonno?! –

- Non mi permetterei mai… a proposito, questa notte hai intenzione di dormire sul divano? –

- Credo si sia capito, sempre se a te va bene, ovviamente! –

- Per me non ci sono problemi, solo… - aveva lasciato la frase in sospeso, incerto se proseguire o meno, forse era meglio non dire nulla e lasciar perdere.

- Solo cosa? – chiese lei incuriosita, incontrando i suoi profondi occhi azzurri.

- Ehm… solo… non ti andrebbe di dormire nel mio letto…?

 

Subito la ragazza strabuzzò gli occhi arrossendo vistosamente.

 

- Eh cosa?! Forse non ho capito bene… -

- Non so cos’hai capito, comunque… diciamo che se ti va io te lo cedo molto volentieri! –

 

Orube lo guardò sempre più sorpresa e la sua espressione era a dir poco comica.

 

- Ma scusa tu dove dormirai? -

- Nel divano naturalmente! –

- Ma sei proprio sicuro… insomma… faresti davvero questo per me? –

- Si, ma non ti ci abituare! –

- Come siamo gentili questa sera, è successo qualcosa che io non so? –

 

A quelle parole lo sguardo di Cedric si abbassò istintivamente.

 

- No, è solo che non mi va l’idea che tu dorma scomoda sul divano e l’indomani mattina incominci a lamentarti dicendo che hai male di qua e male di là! –

- Oh grazie per la premura! A questo punto credo che mi convenga approfittare di questa “generosa” offerta! –

Era già da diverse ore che si stava rigirando sul divano alla ricerca di una posizione più comoda, aveva dormito parecchie volte lì eppure quella notte non ci riusciva proprio. Chissà se Orube era ancora sveglia… no, probabilmente era già nel mondo dei sogni, beata lei! No era tutto inutile, la sua mente era concentrata su un solo e unico pensiero: Orube!

Guarda come si era ridotto, si faceva una gran pena, non solo provava delle sensazioni strane ma ora si preoccupava anche per lei! Dove sarebbe andato a finire di questo passo? Non poteva fare a meno di pensare a lei, ai suoi occhi così particolari… occhi che aveva scoperto essere il suo PUNTO DEBOLE.

 

 

 

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