Toto nome

di Tempie90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ciao =)
Eccomi con una nuova storia. Oddio storia, in realtà non so nemmeno io cosa sia! XD E' venuta fuori ieri dopo più di 5 ore in sala d'attesa dell'ospedale incrociando le dita affinchè tutto si risolvesse per il meglio!
La storia non ha alcuna attinenza con l'esperienza di ieri. E' venuta fuori probabilmente dopo che la snervante attesa mi ha bruciato gli ultimi neuroni del mio cervello.
Ho capito di essere davvero stanca e stressata quando ho visto uscire dalla porta del personale autorizzato il sosia sputato di Marlowe(Marix ne sa qualcosa). Lì ho capito che non stavo proprio bene. Credetemi l'ho fissato per un minuto buono cercando di convincermi che non fosse lui, ignorando mio cugino che povero mi parlava senza che io l'ascoltassi. Era sua madre sotto i ferri ma credo abbia pensato che quella più sconvolta ero io >_>
Comunque tranquille non era lui, troppo panciuto! XD
Va bè un discorso infinito per dirvi che probabilmente la storia non ha molto senso XD Non so se la dividerò in 2 o 3 capitoli ma non vi farò aspettare molto per completarla. =)
Si parte dalla quarta stagione facendo riferimento al matrimonio di Ryan e considerando Josh ancora 'presente' (si fa per dire) nella vita di Kate.
La storia girerà su Kate, Rick e un po' di Lanie, santa donna! XD
Spero vi piaccia.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
E perdonate la schifezza XD
A presto,
Tempie. =)

P.S. Anche il titolo è un po' azzeccato. Non sapevo davvero cosa scrivere ma credo che all'ultimo capitolo si possa capire la mia scelta. =)

 

                                     Capitolo 1


“Non ce la faccio..” Disse con il respiro affannato.
“Si che ce la fai, Kate!” L’incoraggiò l’anatomopatologa. “Forza non mollare, ci siamo quasi!”
“Lanie…” Non finì la frase perché l’ennesima contrazione la colpì all’improvviso.
Delle lacrime cominciarono a scendere dal suo viso senza che la detective se ne accorgesse.
Solo in quel momento la porta dell’obitorio si aprì mostrando un Rick Castle completamente terrorizzato. Kate alzò lo sguardo e lo vide. Improvvisamente realizzò che lo voleva al suo fianco, nonostante tutto lo voleva lì con lei. Lo guardò con uno sguardo supplichevole e pronunciò il suo nome con un fil di voce: “Rick…”
L’uomo le si avvicinò immediatamente prendendole la mano.
“ Sono qui, ok? Andrà tutto bene. Ce la farai devi solo continuare a spingere. Non mollare, so che puoi farcela.”
A quelle parole la detective si sentì nuovamente piena di energie e riprese a spingere.
Una spinta e un sospiro. Una spinta e un sospiro.
La sua mano stringeva in una morsa quello dello scrittore, ma questi non se ne curava: se distruggerle l’arto avrebbe lenito, anche di poco, il suo dolore allora sarebbe stato ben disposto a perderne la sensibilità.
“Forza Kate!” Lanie si univa nell’incoraggiarla ma il fatto che ancora il bambino non fosse riuscito ad uscire la preoccupava. Vedeva Kate stremata e non era nemmeno uscita la testa.
Guardò Castle che presto intuì che qualcosa non andava. Lanie rispose subito alla sua domanda silenziosa.
“Castle, deve spingere più forte, il bambino non riesce ad uscire ma non può ancora rimanere dov’è!”
“Come…spingere più…forte?” Chiese col fiato corto la detective. “ Lanie non riesco a fare più di così…Che sta succedendo? Perché non esce?” Continuò tra le lacrime che avevano fatto di nuovo capolino sul suo viso.
“Kate stai tranquilla, ok? Troveremo una soluzione. Forse dovremmo cambiare posizione, darti una diversa base d’appoggio.” Mentre le rispondeva si guardava intorno cercando di trovare una soluzione.
Nel farlo non si accorse che Castle si stava ‘arrampicando’ sul lettino delle autopsie dove era seduta Kate.
“Castle che stai facendo?” Lanie passò gli occhi dall’uomo alla detective che teneva gli occhi chiusi e il capo reclinato all’indietro nel tentativo di prendere aria.
“Le farò io d’appoggio. Dimmi solo quello che devo fare.” Rispose sicuro posizionandosi alle spalle di Kate. Solo in quel momento la donna si accorse di lui. Fu invasa dal suo inebriante profumo e aprì gli occhi ritrovandoselo alle spalle pronto a sorreggerla. Voltò appena la testa solo per vederlo regalarle un dolcissimo sorriso.
Bastò questo per rassicurarla.
Poggiò la sua schiena sul suo petto e cercò le sue mani.
Le trovò immediatamente.
“Forza Kate…” Le sussurrò all’orecchio. “ Adesso devi spingere più forte che puoi. Ce la devi mettere tutta. Non temere, io sono qui, proprio dietro di te, ok?”
La donna rabbrividì per quel sospiro e quella vicinanza, poi annuì preparandosi a ricevere la contrazione e spingere.
Guardò Lanie che la incoraggiò con un cenno della testa, troppo commossa per l’immagine dell’amore che le si era appena presentata davanti.
Come faceva Castle a dare tutto se stesso per una donna che lo aveva ferito così tante volte?  Era davvero così potente l’amore che provava per Kate?
Si. Lo era.
Fu strappata dai suoi pensieri solo quando Kate iniziò nuovamente a spingere facendosi sfuggire un grido sommesso.
“Castle afferrale le gambe.” Gli disse Lanie.
“Come?” Castle non capiva bene cosa volesse fare Lanie e cosa avrebbe dovuto fare lui.
“Prendile le gambe. O meglio afferrale la parte delle cosce da sotto le ginocchia. Devi aiutarla a portarle al petto così da rendere più agevole l’uscita.” Gli spiegò. Ma Castle sbiancò, non era sicuro fosse una buona idea.
Lanie appianò ogni suo dubbio. “ Castle è l’unico modo per far uscire il bambino. Non siamo in sala operatoria e non ho un lettino adatto a far nascere un neonato perciò afferrale queste benedette gambe e tirale su!” Gli ordinò perentoria.
Castle questa volta agì subito. Gli dispiacque lasciare le mani di Kate ma sapeva che era necessario. Velocemente le prese la parte posteriore delle cosce, all’altezza delle giunture delle ginocchia e delicatamente le tirò verso di sé. Mentre una Kate sempre più trafelata si lasciò guidare nei movimenti senza protestare.
L’unica cosa che fece fu afferrare gli avambracci dello scrittore, come se le fosse assolutamente necessario un contatto con lui.
“Perfetto, adesso Kate, spingi!” Le gridò Lanie.
E Kate spinse stringendo fortemente le braccia dell’uomo e non contenendo più le grida.
Castle si sentì male a sentire le sue urla ma sapeva che non poteva fare altro che sostenerla e incoraggiarla.
Le sussurrò ancora all’orecchio, questa volta parole dolci, per tenerla vigile, per darle la forza di continuare e di dare alla luce quella meravigliosa creatura. E Kate confortata dalla sua voce, così calda e rassicurante, non mollò. Continuò a spingere fino a quando stanca e stremata, con un ultimo urlo, riuscì a dare alla luce il suo bambino.
Si abbandonò completamente sull’uomo che era stato ancora una volta la sua roccia e si fece cullare dal suo calore.
Rick le lasciò le gambe e posò delicatamente le sue mani sull’addome della donna.
Le baciò la base del collo sudato, per quell’attività appena conclusa, e le sussurrò: “ Sei stata bravissima Kate. Ce l’hai fatta. Sapevo che avresti superato anche questo.” Era orgoglioso di lei. Si era innamorato di una donna straordinaria, non poteva smettere di pensarlo.
I suoi pensieri, e lo stato semicosciente di Kate, furono interrotti dalle urla del nuovo arrivato che fece aumentare il battito dei loro cuori.
Kate si staccò lievemente dal petto di Castle per accogliere il suo piccolo tra le braccia e quando lo ebbe una miriade di sensazioni la investirono impedendole di trattenere le lacrime. Era felice. Tutta la stanchezza era sparita di fronte alla meraviglia che teneva tra le braccia.
Bellissimo.
Fu l’unica cosa che riuscì a pensare guardando quell’esserino muovere le manine alla ricerca di qualcosa da stringere.
Anche Rick guardava completamente rapito quel piccolo pargoletto pensando che fosse davvero perfetto ma non era suo figlio.
Quell’ultimo pensiero lo colpì come una secchiata d’acqua gelata. Il suo cuore ricominciò a sanguinare come faceva già da più di nove mesi ormai, da quando lei aveva annunciato di aspettare un bambino da Josh.
Aveva sperato fino all’ultimo di poter essere lui l’uomo con cui Kate avrebbe potuto formare una famiglia ma dopo quella notizia aveva perso le speranze e si era messo l’anima in pace scegliendo di seguirla almeno fino a che non avesse partorito. Sapeva che Josh non avrebbe cambiato il suo stile di vita e Rick non voleva che Kate affrontasse la gravidanza praticamente da sola.
Quindi aveva scelto.
Aveva scelto ancora una volta lei, mettendo al secondo posto se stesso. Aveva scelto di soffrire pur di starle accanto in quei mesi che sapeva sarebbero stati difficili per la detective.
Ma adesso il suo ‘compito’ era finito.
Ora Kate aveva quel meraviglioso bambino che le avrebbe illuminato le giornate anche senza Josh, che sarebbe stato sicuramente ancora troppo preso dal suo lavoro; e lui non poteva più far parte della sua vita. Non c’era più spazio per Castle nella vita di Beckett.
Si riscosse sentendo le risa di Kate mentre osservava il bambino fare delle adorabili smorfie.
Si lasciò ammaliare un’ultima volta da quel quadro bellissimo, di Kate che guarda rapita il suo bambino.
Godette pienamente del momento continuando a guardarli da sopra la spalla della neomamma senza rendersi nemmeno conto del servizio fotografico che Lanie stava facendo loro col cellulare, come se fossero davvero una famiglia. La dottoressa non aveva resistito ad immortalare quel momento perfetto di loro tre insieme. Non lo era solo il bambino, loro tre erano perfetti. Si chiedeva ancora perché Kate fosse stata così codarda da lasciare andare lo scrittore. Le voleva bene ma a volte non condivideva le sue scelte soprattutto quelle riguardanti Castle.
Dopo minuti intensi, Rick decise che era il momento di andar via. Rimanere un minuto di più l’avrebbe distrutto del tutto; così si allontanò dalla schiena della donna e, con un movimento veloce ma delicato, scese dal lettino.
Nell’esatto momento in cui Castle abbandonò la sua posizione Kate si sentì scoperta. Come se le avessero strappato via parte di sé.
Alzò velocemente gli occhi per cercarlo, per chiedergli perché si fosse allontanato da loro ma quando vide il viso dell’uomo non trovò il coraggio di fare la sua domanda.
Castle era stravolto: il suo sguardo era un miscuglio di tristezza e dolore insieme. Provò una fitta al petto consapevole di essere lei la causa di quei sentimenti.
Non avrebbe mai voluto che lui soffrisse in quel modo ma era successo e lei non aveva avuto il coraggio di cambiare le cose.
Lo guardò indietreggiare prima di rivolgerle un sorriso forzato: “ Devo andare…Ti lascio con Lanie.” Fece una breve pausa pesando le parole. “E’ un bambino bellissimo, Beckett…Davvero bellissimo!” Le disse guardandola intensamente. Kate era sopraffatta dall’emozione, non riusciva a dire una sola parola, completamente disarmata dalla sofferenza che traspariva dal volto dell’uomo che aveva di fronte.
Castle, non ricevendo risposta, decise di congedarsi: “ Credo sia meglio che vada, sono sicuro che Josh sarà qui a momenti e anche l’ambulanza. Ormai l’intoppo stradale dovrebbe essersi risolto.” Disse con un altro di quei sorrisi tristi.
“Auguri Kate. E buona fortuna per tutto!”
Era il suo addio. L’avrebbe salutata così, senza altro da dire, perché ormai non c’era più niente da dire.
Uscì da quella stanza completamente distrutto e col cuore a pezzi.
Salutò i due detective che avevano atteso nervosamente fuori per tutto il tempo per poi andar via.
Non sarebbe più tornato al distretto, non sarebbe più tornato da lei…non ne aveva più le forze.

Tempie's corner:
 
Povero il mio Rick T__T
Amo la scena di lui che le fa d'appoggio e le sussurra parole dolci *_* Sono carini vero? *_*
Ok basta, lascio parlare voi!
=)


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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 Ecco il secondo capitolo. Ho deciso di dividerlo in 2 parti perchè sarebbe stato troppo lungo...
Solo che questo è un po' corto xD Ma ho dovuto dividerlo così perchè se no non avrebbe avuto molto
senso!
Buona lettura e fatemi sapere!
Ci sentiamo sotto! =P
Tempie. =) 

 


                                                 Capitolo 2


Kate era rimasta ferma a fissare la porta da cui lo scrittore era uscito ancora stordita per quello che era appena successo.
Le aveva detto addio.
Quelle parole le erano risuonate come tali e sapeva che era così. Nonostante la gioia di quel momento meraviglioso, nonostante tenere quello scricciolo vicino al suo petto fosse una  sensazione straordinaria e così naturale, si sentì comunque il cuore a pezzi.
Aveva lasciato che se ne andasse. E questo non poteva sopportarlo.
Stare senza di lui.
No, non poteva nemmeno immaginare una cosa del genere.
Le lacrime scesero sul suo viso senza nemmeno accorgersene.
Lanie le si avvicinò prontamente.
“Parlagli Kate!” Le disse dolcemente. “Tu lo ami e lui ama te. Perché dovete complicarvi la vita?” Le chiese retoricamente.
Kate si voltò a guardarla: “Io l’ho ferito, Lanie. In tutti i modi possibili. Gli ho fatto così male che….” Si bloccò contenendo un singhiozzo per evitare di svegliare il bambino addormentato, ormai sicuro di essere tra le braccia confortevoli della mamma. “ L’hai visto? Era distrutto. Lo so che per tutto questo tempo mi è stato vicino soffrendo in silenzio. So che è stato male. La mia pancia che cresceva, Josh, le tue tutine, ogni cosa che riconduceva al piccolo lo faceva stare male. E io non ho mai avuto il coraggio di porre fine al suo dolore. Vedermi con questo bambino, adesso, lo ha dilaniato. L’ho visto nel suo sguardo, in quei suoi occhi azzurri che da troppo tempo non splendono più come due zaffiri meravigliosi. Se ne è andato perché pensa che ormai non c’è più posto per lui nella mia vita.” Concluse amaramente col viso bagnato dalle lacrime.
“E tu fallo ricredere!” Intervenne Lanie. “Maledizione Kate è suo figlio!! Quanto ancora pensi di tenerglielo nascosto? Lo so io, lo hai detto anche a Josh, che adesso è da qualche parte nel continente nero, cosa aspetti? Che si allontani definitivamente da te? Perché lo sai che lo farà…Andrà avanti e quando succederà, non ci sarà più posto per te, perché in quel momento lui si convincerà che starti lontano sarà la cosa migliore per se stesso e non sarà un semplice caffè a riportarlo da te. Odio dirti queste cose ma quel bambino, frutto del vostro amore, non basterà a farlo tornare da te. Devi dirglielo Kate, devi farlo adesso, finchè una possibilità di perdonarti c’è ancora.”
Kate la guardò impaurita.
“Quel che è successo quella notte…Eravamo un po’ brilli e le cose ci sono sfuggite di mano…e adesso…lui è qui..” Tentò di spiegare guardando il suo, anzi il loro, bambino. Quel bambino che era arrivato all’improvviso.
 
Avevano fatto l’amore al ritorno dalla festa d’addio al nubilato/celibato di Ryan e Jenny. Erano entrambi su di giri e l’attrazione che da sempre li aveva accompagnati in quegli anni si era trasformata in passione e amore. Quella notte si erano desiderati, accarezzati, stretti in un unico abbraccio e amati. Ma la mattina dopo Kate lo aveva accusato di aver approfittato di un suo momento di debolezza per portarsela a letto.
Non si erano parlati per una settimana, poi come se nulla fosse successo, erano tornati di nuovo partner.
Nessuno dei due aveva più accennato a quella notte.
Qualche mese dopo Kate aveva annunciato di aspettare un bambino e Castle si era sentito morire. Per quel che lei aveva detto, quella creatura era di Josh. L’uomo non poteva immaginare che in realtà fosse suo figlio. Kate lo sapeva, perché Josh era tornato dall’Africa un mese dopo quella notte e calcolando i tempi, il bambino non poteva essere suo.
Glielo aveva confessato una sera di 4 mesi dopo e il dottore aveva preso le sue cose ed era sparito dalla vita di Kate sbattendo la porta del suo appartamento. La stessa cosa, però, non aveva fatto con Castle il quale continuava a rimanerle accanto non sapendo nulla di tutta la situazione. Solo Lanie ne era a conoscenza e da brava migliore amica aveva mantenuto il segreto, seppur non approvasse.
Ogni giorno guardava quell’uomo negli occhi e si vergognava di se stessa, di quella verità svelata a metà e del dolore che gli causava. Ma aveva paura che Castle la respingesse, che l’accusasse di averlo preso in giro e di averlo fatto soffrire inutilmente. Ed era la stessa paura che l’attanagliava adesso mentre veniva trasportata sulla barella dell’ambulanza verso l’ospedale che avrebbe controllato le  sue condizioni e quelle del bambino.
 
Dopo un paio di giorni Kate e il bambino furono dimessi. Castle non era andato a trovarla, probabilmente convinto che al suo fianco ci sarebbe stato Josh. E assistere alla famigliola felice sarebbe stato davvero troppo.
Ma Kate al suo capezzale aveva avuto sempre Lanie e aveva sperato che il suo scrittore si sarebbe presentato anche solo per un saluto veloce.
Non si era illusa più di tanto perché sapeva quanto potesse essere difficile per lui tutto questo.
 
“Dovresti chiamarlo..” Le disse Lanie non appena furono dentro casa della detective.
“Si, per dirgli cosa? Sai Castle durante tutti questi mesi ti ho preso in giro e ti ho fatto credere in qualcosa che non è, causandoti tanta sofferenza…Hai presente mio figlio? Beh è anche tuo figlio!” Le rispose sarcastica.
“Certo se la metti così ti butti la zappa sui piedi da sola..Che ne diresti di un approccio più, come dire…, delicato?” Insistette con lo stesso tono la dottoressa.
“Lanie, ne abbiamo già parlato…Non posso presentarmi a casa sua con il bambino e dirgli la verità…Ti rendi conto che il tutto apparirebbe come se volessi approfittare della situazione? Potrà pensare che sia tutta una balla e che voglio solo incastrarlo.”
“Credi davvero che penserebbe una cosa del genere? Perché se è così, hai ragione, non pensare minimamente di andare al suo loft. Se pensi davvero che lui ti vedrà come un’approfittatrice che vuole solo i suoi soldi allora è meglio se lasci le cose come stanno. E cioè tu sola e lui solo, e soprattutto un bambino, il vostro, che non avrà un padre.” Rispose davvero arrabbiata la donna.
Kate abbassò lo sguardo colpevole. Non lo pensava davvero.
Lui non era così.
In tutti quegli anni e soprattutto in quegli ultimi mesi, si era dimostrato sempre pronto a darle una mano, ad aiutarla anche se quel bambino pensava non fosse suo. Anche se doveva essere Josh a fare determinate cose. E adesso come poteva pensare che si sarebbe tirato indietro scoprendo la verità? Lo conosceva, non l’avrebbe fatto.
“Hai ragione Lanie. Lui non è così.” Le disse con un lieve sorriso. “Se sapesse la verità su di lui..” Continuò, volgendo lo sguardo verso il figlio nella piccola cesta. “ Non ci penserà due volte a prendersene cura. Non gli permetterà di crescere senza un padre come è successo a lui.”
“ Bene, vedo che sei rinsavita, mia cara.” Rispose sorridendole.
Kate rise e prese suo figlio in braccio. Lo cullò qualche secondo emozionata e gli baciò la delicata fronte.
“Che dici? Andiamo a riprenderci il tuo papà?”
Lanie sorrise a quella scena così dolce, ritrovandosi a sperare che Castle li avrebbe accolti, entrambi, sotto la propria ala protettrice. Perché era sicura che per il bambino l’avrebbe fatto; non lo era per quello che riguardava Kate. Era certa che avrebbe avuto non pochi problemi nel farlo. Dopotutto era stato tenuto allo scuro di tutto, per troppo tempo.

Tempie's corner:

Dico solo una cosa: donne di poca fede! Soprattutto tu, marix!! U.u
Il bimbetto è di Castle! Yuppiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii alla faccia di Josh XD
Fatemi sapere cosa ne pensate!
A presto per l'ultimo capitolo.
Tempie. =)


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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Ok questo è veramente l'ultimo capitolo! E' un po' più lungo ma non potevo dividerlo, avrebbe rovinato la linearità della storia...
Spero vi piaccia e che non arriverò a deludere nessuno. In caso contrario, per favore non tiratemi pomodori, al massimo acqua gelata, quella l'accetto volentieri! XD Si muore di caldo T_T
Vi auguro una buona lettura e come sempre aspetto le vostre opinioni, belle o brutte che siano, va bene lo stesso! =)
Ci leggiamo sotto.
Tempie. =)


                                            Capitolo 3


La mattina del giorno seguente Kate suonò il campanello di casa Castle pronta a rivelargli tutto anche se terrorizzata dalla sua possibile reazione.
Quando Castle aprì, non poteva credere ai propri occhi: cosa ci faceva Kate alla sua porta con il bambino nella sua piccola cesta?
“Ciao..” Disse timidamente la donna.
“Ehi.” Rispose l’uomo ancora stupito. “Tutto bene?” Chiese.
“ Si, tutto bene.” Rispose.
“Lui sta bene?” Indicò il bambino cercando furtivamente di scorgerne almeno il visino. Kate sorrise a quel comportamento così curioso ma allo stesso tempo discreto.
“ Si, benone direi. Dorme praticamente sempre.” Rispose sorridendo.
“Meglio così!” Esclamò di rimando Castle. “Scusami, vuoi entrare?”
“Si, grazie.”
Castle si fece da parte prendendole la cesta dalle mani e posandola sul tavolino di fronte il divano.
“Siediti, sarai stanca.” Le disse riferendosi al fatto che pochi giorni prima aveva partorito quella meraviglia.
“ Non più di tanto.” Gli disse sorridendo lievemente.
“Ti vedo molto meglio dall’ultima volta. L’ospedale fa miracoli.” Scherzò sedendole accanto.
L’atmosfera si era freddata. C’era un evidente imbarazzo tra i due e una particolare confusione in Castle che non capiva il motivo di quella visita.
“Sei…Sei sicura che vada tutto bene? Insomma, a casa, con…Josh! Tutto bene?” Chiese titubante.
A Kate non sfuggì la pausa che fece lo scrittore prima di pronunciare il nome del dottore. Doveva dargli davvero fastidio! Beh era più che normale.
“Si, cioè no..” Rispose incerta.
“No?” Chiese con tono allarmato. “Perché? Cosa è successo? Stai bene? Il bambino sta bene?” Continuò a raffica.
Kate lo guardò un attimo sorpresa, colpita dalla sua preoccupazione per una donna che lo aveva ferito così tante volte in quegli anni e nell’ultimo periodo.
“Ehi, calmati. Si va tutto bene, noi stiamo bene.” Abbassò gli occhi sapendo che il momento era arrivato. Rick rimase in attesa avendo capito che la detective voleva dirgli qualcosa.
Kate fece un sospiro prima di parlare:
“Il fatto è…” Si bloccò subito in balia della sua paura più grande: essere rifiutata.
Castle le si avvicinò nel divano e le chiese con un sorriso:
“Qual è? Qual è il fatto?”
Beckett alzò lo sguardo e si trovò persa in quegli occhi color del cielo ancora spenti.
“Il fatto è che io ho bisogno di un uomo che mi ami e che mi stia accanto per sorreggermi e aiutarmi, che mi capisca e mi accetti così come sono e lui..” indicò il bambino ancora addormentato. “ Beh. Lui ha bisogno di un padre!” Concluse sperando che capisse il senso del suo discorso. Ma Castle aggrottò le sopracciglia.
“ Josh?” Riuscì solo a chiedere.
Kate scosse la testa: “Josh non è più parte della mia vita da tempo, Rick.”
L’uomo continuava a non capire. Lei allora proseguì.
“Quando ho scoperto di essere incinta, ho fatto altri test per sapere di quante settimane lo fossi. Ero di 8 settimane ma Josh era tornato dall’Africa da un mese.” Disse tutto d’un fiato.
Castle si alzò di scattò dal divano e si allontanò da lei:
“Cosa…Cosa stai cercando di dirmi, Kate?” Chiese con il presentimento di sapere già la risposta.
“Lui è…è tuo figlio, Castle!” Disse coraggiosamente. “E’ nostro figlio.” Aggiunse con un lieve sorriso sulle labbra.
Kate potè vedere i sentimenti contrastanti che attraversarono l’uomo fermo immobile davanti a lei con la bocca schiusa e gli occhi sgranati.
Lo vide assorbire e capire le parole prima di indietreggiare lentamente.
“No.” Disse con un fil di voce. “No, non è vero.” La guardò con astio. “Non può essere vero. Tu…Io…Per tutto questo tempo.” Faticava a mettere insieme una frase ma Kate aveva capito cosa volesse dire.
“Io ti ho mentito. Lo so. Non ho avuto il coraggio di dirti la verità dopo quello che ti avevo urlato la mattina dopo aver fatto l’amore. Ho avuto paura che mi respingessi e che non mi volessi, che non volessi questo bambino. Così ho scelto la strada più facile, come mio solito: ho detto a tutti che il bambino era di Josh, solo Lanie sapeva come stavano le cose e l’ho costretta a non dirti nulla. Ma dopo un paio di mesi non sono riuscita a mandare avanti quella farsa con Josh, così gli ho confessato tutto e lui se ne è andato…”
La donna fu interrotta dalla voce arrabbiata e ferita dello scrittore:
“Però sei stata bravissima a mandare avanti la recita con me, vero?”
Kate si sentì rimpicciolire dallo sguardo di fuoco che le rivolse.
“ Io…Volevo dirtelo ma non sapevo come fare…Temevo che ti saresti arrabbiato per averti mentito e..”
Ancora una volta fu interrotta:
“Certo perché adesso sono calmissimo, vero Beckett?” Tuonò riuscendo comunque a non svegliare il piccolo.
“Rick per favore non…essere così arrabbiato…Ho avuto paura e ho paura.”
“Hai idea di cosa abbia passato io invece? Ci hai mai pensato? Cosa provassi ogni giorno nel vederti con quello splendido pancione e quel viso così radioso per la vita che stava crescendo dentro di te, convinto che in tutto quello io non c’entrassi niente? Hai mai immaginato cosa potessi provare vedendoti guardare sorridendo quei vestitini che Lanie ti portava al distretto per lui? Hai mai pensato quanto male mi facesse vederti andar via con Josh e poi immaginarti a casa abbracciata a lui nel divano a toccarti quella pancia come avrei voluto fare io? Ti è mai importato Kate??” Concluse disperatamente con gli occhi lucidi.
Beckett si sentì morire. Aveva pensato tante volte alla sua sofferenza ma sentire uscire quelle parole così piene di dolore dalla sua bocca, riuscire a capire quanto il dolore fosse stato più grande di quanto lei stessa avesse immaginato, la fece sentire talmente in colpa che scoppiò in un pianto disperato.
“Oh no, Kate. Smettila di piangere. Non sei tu qui quella che dovrebbe piangere, ok? Perciò smettila. Sono stanco di doverti sempre consolare, sono stanco di essere sempre io a capirti e aspettarti. Questo bambino è mio figlio e io mi comporterò come un padre dovrebbe fare.” Concluse duramente.
Kate alzò lo sguardo terrorizzata interpretando quelle parole negativamente.
“No! Non portarmelo via ti prego! Castle non portarmelo via..” Ripetè nel panico e con gli occhi sgranati. Non poteva nemmeno pensare di vivere senza di lui. Era il suo bambino non poteva portarglielo via. Cominciò a respirare a fatica, come se non avesse abbastanza aria nei polmoni.
“Cosa? No, io non intendevo questo…” Ma non finì la frase perchè si accorse delle difficoltà respiratorie della detective.
Stava avendo un attacco di panico.
Si precipitò subito a sorreggerla con le braccia: “No Kate, non ho alcuna intenzione di portartelo via. Nessuna. Ok? Mi ascolti? Kate?” Continuò a chiamarla preoccupato. Lei lo guardò ancora impaurita.
“ No?” Chiese con una voce appena udibile.
“ No.” Rispose sincero. “ Dio Kate come hai potuto pensare una cosa così crudele di me?” Chiese ferito.
“ Voglio solo che mio figlio non cresca senza un padre come è successo a me. Non lo permetterei mai. Voglio esserci per lui, voglio insegnargli tante cose e voglio vederlo crescere sereno.” Concluse.
Kate abbassò lo sguardo mortificata.
“Scusami io…Ho pensato al peggio…Tu eri così arrabbiato…” Cercò di giustificarsi.
L’uomo sospirò. Le lasciò le braccia e si voltò verso il bambino:
“Comunque hai proprio ragione. E’ un dormiglione, non ha sentito neanche le nostre grida.” Disse divertito. Poi si voltò verso di lei allarmato:
“ Dobbiamo preoccuparci?”
Kate rise e sentì un calore al cuore per quel verbo usato al plurale:
“No. E’ normale che dorma così tanto. Sta’ tranquillo.”
L’uomo annuì serio.
“ Quindi…Te la senti? Voglio dire affrontare tutto questo noi tre, insieme?” Chiese speranzosa.
Castle la guardò stupito dalla domanda. Era stata molto diretta e chiara: voleva formare una famiglia con lui ed era quello che voleva anche lui solo che c’era un problema.
“ Kate…Io ho bisogno di tempo.” La vide allarmarsi. “ No, per lui sono prontissimo. Il problema siamo noi: dopo quello che mi hai detto io…non riesco a fidarmi di te!”
Quella confessione la colpì come una pugnalata dritta al cuore.
“ Ho sofferto così tanto e tu lo sapevi. Nonostante tutto non hai fatto nulla. Ogni giorno mi guardavi negli occhi e non dicevi nulla malgrado sapessi quanto mi facesse male anche solo pensarti con un altro, avere una famiglia con un uomo che non ero io. Mi hai preso in giro per tutto questo tempo… Io credevo di potermi fidare di te invece…” Lasciò la frase in sospeso sapendo che lei avrebbe capito.
“Rick..” Ma la donna fu interrotta dallo scrittore.
“Non sto dicendo di no. Io ti amo più di quanto credi ma amore significa anche fiducia e io in questo momento l’ho persa. Perciò non posso amarti come voglio. Ho bisogno di tempo per pensarci, per capire se sarò ancora in grado di fidarmi di te!” Concluse.
La donna lo guardò colpevole e con un nodo in gola. Sapeva che aveva ragione e che tutto questo era colpa sua. Non si aspettava un risvolto del genere quando aveva deciso di parlargli ma non poteva dargli torto. E poi non si stava tirando indietro, era disposto a prendersi le sue responsabilità nei confronti di suo figlio e questo era già una cosa meravigliosa. Le aveva mostrato ancora una volta che uomo fantastico fosse.
Un uomo che seppur ferito non avrebbe rinunciato a prendersi cura del loro bambino. Per il momento questo le bastava. Doveva pensare prima al bene del piccolo.
Annuì semplicemente, incapace di dire qualcosa.
Castle sembrò rilassarsi leggermente.
In quel momento gli sorse un dubbio:
“ Kate, non me lo hai ancora detto, come si chiama nostro figlio?” Chiese curioso.
Beckett alzò lo sguardo imbarazzata:
“ Ecco, io…non gli ho ancora dato un nome.” Rispose titubante.
“ Non ha un nome?” Chiese stupito lo scrittore.
Kate negò col capo.
“ Io volevo che lo scegliessimo insieme. Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere, come farebbe piacere a me parlarne e trovarne uno insieme.” Disse rossa in viso.
Castle sorrise felice. Non si aspettava che Kate volesse condividere quella cosa con lei.
“ Grazie.” Le disse riconoscente.
Kate sorrise di rimando.
“ Allora? Che mi dici?” Chiese un Castle tutto eccitato.
Si avvicinò alla cesta dove il bambino dormiva ancora pacatamente.
“ Hai qualche idea, detective? Ha la faccia da Gregory secondo te?”
Kate sgranò gli occhi.
“Cosa? Non chiameremo nostro figlio Gregory!!” Disse riacquistando il suo solito carattere da guerriera contro le castronerie di Castle.
Rick sorrise, era tornata la sua Kate.
“ Bene allora tu che proponi?”
“ Non lo so, ho detto che l’avrei scelto con te. Ma non si chiamerà Gregory!” Ribadì decisa.
“Ok. Allora…Bill?”
“ Stai scherzando, vero?” Si avvicinò all’uomo ormai seduto sul pavimento per stare più vicino al piccolo.
“ No? Mhm…Clinton!”
“ Prima Bill, poi Clinton..Castle hai qualche particolare simpatia per gli uomini della Casa Bianca?” Chiese con un sopracciglio alzato.
Si stava davvero divertendo. Era da tanto che non succedeva.
Si sentiva così bene!
“ No, però tu me li bocci tutti?” Disse col broncio.
“ Castle ne hai detti 3 e ammettilo, li hai sparati senza pensarci.”
“Non è vero!” Rispose piccato.
“ Vuoi dirmi che ci hai pensato seriamente a chiamare tuo figlio così? Ti prego rispondimi di no!”
“….No?” La sua risposta era più una specie di contentino per paura di essere ripudiato come padre.
“ Non ci posso credere.” Kate alzò gli occhi al cielo. “ Era meglio se lo sceglievo da sola.”
“ Ehi!” La riprese Castle offeso.
“ Ahahah, scherzavo. Però Castle, concentrati. Cerchiamo di limitare i traumi a questa povera creatura.”
Rick la guardò stralunato.
“In che senso?”
“ Beh avere un padre come te non sarà un trauma da poco, se gli rifiliamo anche qualche nome imbarazzante, credo che non si riprenderebbe più!” Rispose tentando di rimanere seria. Con scarsi risultati perché un secondo dopo scoppiò a ridere davanti la faccia stupita e poi offesa del suo scrittore.
“ Ti diverti non è vero?” Chiese con un finto broncio. In realtà era felice che Kate avesse ritrovato il sorriso quel giorno. Amava vederla ridere e amava di più quando era lui a riuscire a strapparle quelle risa.
Si fermò a fissarla incantato dalla sua bellezza.
Quando Kate finalmente si calmò gli chiese cosa avesse da fissarla in quel modo.
“ Nulla!” Rispose velocemente. “ Allora continuiamo?”
Kate lo guardò per qualche secondo prima di sorridergli e annuire.
In realtà sapeva perché Rick la stava fissando: lei ai suoi occhi era sempre bellissima.
Aveva imparato a capire i suoi sguardi, a sapere cosa esprimessero.
Gli aveva chiesto il motivo per cui la stesse fissando perchè sperava che glielo dicesse lui stesso, ma era troppo presto.
Sapeva che l’amava, gliel’aveva detto anche pochi minuti fa ma le aveva anche chiesto del tempo; e lei gliel’avrebbe dato perché anche lei era innamorata di lui ed era sicura che aspettarlo ne sarebbe valsa assolutamente la pena.
“Uh ho trovato!” I suoi pensieri furono interrotti dalla sua voce esaltata.
Attese.
“Lalo!” Disse contento.
Kate lo fissò un minuto buono.
“Lalo? LALO? Ma dico che razza di nome è mai questo??? LALO? Sembra il nome di un lecca lecca, Castle!!” Disse esasperata.“ Se non ne dici uno normale giuro che ti sparo!”
“ Come mi spari? E permetteresti al piccolo Norton di crescere senza un padre? Dopo tanta fatica nel venire a casa mia e confessarmi tutto?” Chiese col suo solito sguardo da cucciolo impaurito.
“ Beh si in effetti hai ragione…” Disse lei ritrovando la calma. Ma durò solo un attimo perché…
“ Norton? Cosa è un antivirus?”
“ Magari da grande farà l’ingegnere informatico. Pensa che divertimento… ‘Piacere Norton inventore di antivirus’.” Disse ridacchiando.
“ CASTLE!!”
“ Mi sembra di capire che Norton non ti piace…”
“ Davvero perspicace!” Disse esasperata. “ Vuoi dirne uno che non sia troppo imbarazzante?”
“ Si ma tu non mi aiuti…Possiamo chiedere a lui? Si si, adesso lo sveglio…”
Si avvicinò alla cesta con il vero intento di svegliarlo, sotto lo sguardo shockato della detective.
“Ehi piccolino sveglia. E’ il tuo papà che ti parla…Su dai apri gli occhietti, dobbiamo darti un nome e abbiamo bisogno del tuo parere. Si sai, se è di tuo gradimento o meno…” Lo puntellò al pancino nell’attesa che si svegliasse. Sembrava un bambino che faceva una marachella al suo fratellino senza farsi scoprire.
“ CASTLE CHE DIAVOLO STAI FACENDO?”
Lo scrittore saltò in aria.
“Kate mi hai fatto prendere un colpo. Così lo spaventi? E potrebbe mettersi ad urlare.”
Neanche finì di dirlo che il bambino cominciò a piangere infastidito dal baccano attorno a lui.
“ Ecco hai visto? L’hai fatto piangere.” Disse accigliato Castle mentre lo prendeva tra le braccia.
Kate alzò gli occhi al cielo. Ma prima che potesse rispondergli si bloccò rapita dall’immagine stupenda che le si presentò davanti.
Castle stava cercando di calmare il loro bambino cullandolo dolcemente e avvicinando il proprio viso a quello del piccolo per cantargli una specie di ninna nanna.
Era uno spettacolo meraviglioso.
Rimase a fissarli commossa pensando che non le importava quanto esasperante potesse essere quell’uomo, ne era completamente innamorata.
Forse non era bravo con i nomi ma era perfetto nel suo ruolo di padre.
Rick si accorse dello sguardo di Kate e incrociò i suoi occhi solamente per regalarle un sorriso sincero continuando a canticchiare dolcemente.
Continuarono a rimanere incatenati con lo sguardo mentre il loro bambino ritornava nel mondo dei sogni cullato dalla voce rassicurante del suo papà.
In quel momento realizzarono che non importava quanto tempo sarebbe servito, ci sarebbero riusciti: sarebbero stati una vera famiglia.

Tempie's corner:
Allora? Come vi è sembrata?
Ho pensato di concludere così la storia e non con un bacio o cose del genere, non perchè non lo volessi (io sono una romanticona da diabete quasi XD) ma perchè secondo me dopo quello che Kate ha fatto, 'passarci sopra', così come se nulla fosse, non sarebbe stato realistico(e nemmeno accettabile, se mi permettete XD).
Mi auguro comunque di avervi lasciato almeno col sorriso sulle labbra!
Per me è stato così!
Colgo, infine, l'occasione per ringraziare tutti coloro che hanno letto e recensito o sono semplicemente passati a dare un'occhiata =)
Voglio solo dire che non mi aspettavo così tante recensioni per una storia che, per essere strana, è strana XD Perciò GRAZIE!
Davvero!
Speriamo di leggerci presto...
Un abbraccio,
Tempie. =)

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