Hermione Granger e l'anno in cui le teste rosse la confondevano più di ogni altra cosa.

di PhoenixQuill
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** C'è più di una testa rossa a casa Weasley. ***
Capitolo 2: *** Una zia irritante, un concorso e due medaglie al valore. ***
Capitolo 3: *** Hermione Granger e un'ochetta da strapazzo che la fa mettere d'accordo, per una volta, con Fred Weasley. ***
Capitolo 4: *** Cioccolato, limone e oro. ***
Capitolo 5: *** Ma che diamine mi sta prendendo? ***
Capitolo 6: *** Charlie raccatta Elizabeth, Fred matura e George bacia Angelina. ***
Capitolo 7: *** 14 settembre. ***
Capitolo 8: *** Dubbi e certezze. ***
Capitolo 9: *** La verità spesso viene a galla nel modo in cui non avremmo mai desiderato. ***
Capitolo 10: *** Casa Weasley in subbuglio. O quasi. ***
Capitolo 11: *** Una richiesta, un decreto e tante belle notizie per la signora Weasley. ***
Capitolo 12: *** Non vorrai mica negargli la felicità? ***
Capitolo 13: *** Istinto di autoconservazione. ***
Capitolo 14: *** Ti sceglierei sempre. ***



Capitolo 1
*** C'è più di una testa rossa a casa Weasley. ***




                                                     1 - C'è più di una testa rossa a casa Weasley. 



"Hai conseguito tutti i M.A.G.O., Hermione?" Chiese George, vedendo la lettera di Hogwarts piombare nelle mani della ragazza.
"E io che pensavo fosse una lettera di lodi per noi." Completò Fred. 
Hermione, che tremava alla vista di quella lettera dal timbro scarlatto, scartò la busta. 
Ron, affianco a lei, le cingeva, con un braccio, la vita. Le dava una sensazione di sicurezza, grazie al quale non svenne sul posto. 
La lettera, firmata Minerva McGranitt, faceva vedere come fosse riuscita a prendere Eccellente in ogni esame, con correlate lodi da parte di ogni professore. 
La ragazza mandò un sospiro di sollievo, mentre abbracciava Ron. 
"Dimmi, Hermione, cosa ne sarà della tua vita..." Iniziò Fred. 
"...ora che non hai più niente da studiare?" Concluse George.
Ma era troppo contenta per dar corda a quei due.
Anche Percy si congratulò con lei, dicendo che "le lodi di un solo professore sono magnifiche, ma da parte di tutti i componenti del corpo docente è qualcosa di più unico che raro." 
Ron le sussurrò all'orecchio che era solo invidioso, perché, quando gli era arrivata la lettera da Hogwarts, nessun professore lo aveva decantato come si sarebbe aspettato. E, in più, non era stato in grado di passare l'esame di Aritmanzia. 
Hermione gli sorrise come non mai. 
Il fidanzato le prese la mano e la portò in cucina, dove non c'era nessuno. 
Le si avvicinò lentamente e iniziò a baciarla. "Io ti propongo di festeggiare." Le sussurrò, a fior di labbra. 
Alcuni brividi scossero la schiena di Hermione, mentre sentiva le mani di Ron sfiorarle le gambe scoperte. 
"Cosa intendi?" Gli chiese, sempre sussurrando, baciandogli una guancia piena di lentiggini. 
Ron le ricambiò lo sguardo malizioso. "Questa sera saranno tutti via. Mamma e papà devono andare dai genitori di Fleur, mentre Fred e George sono al negozio..." 
Lo sguardo che Hermione gli rivolse lo fece sussultare dalla gioia. 
Affondò il suo volto nell'incavo del collo e le sue mani nei capelli di lei. 

                                                                                                                             * * * * * 
                                                                          

                                                                                                               Tra mezz'ora saremo soli, Ron 
 
Hermione era pronta. Aveva indosso un vestito di quelli che piacevano a lui. Nero, non troppo lungo. 
"Ottimo da togliere in cinque secondi." Spiegava sempre Ron, nei loro momenti più caldi. 
Si avvolse il mantello intorno alle spalle e, spiegato ai genitori che usciva, si Smaterializzò. 
Ma, invece di Materializzarsi fuori dalla soglia di casa, si Materializzò all'interno, troppo presa dai "festeggiamenti" che sarebbero seguiti.
Era tutto buio. Non c'era nemmeno la luna quella sera e, quindi, non si potevano avere i raggi della luna ad illuminare la stanza. 
Né esisteva illuminazione fuori dalla Tana. 
Quindi, a mali estremi, estremi rimedi. 
"Lumos!" Sussurrò Hermione. Finalmente, poté vedere ciò che la circondava. Era una stanza stretta e, davanti a lei, c'era un letto. Con sopra, un uomo dai capelli rossi che dormiva. 
Si è addormentato!, protestò la ragazza dentro di sé. 
Ma, invece di svegliarlo sgarbatamente, decise di svegliarlo come nessuna, sperava, prima d'allora lo aveva svegliato. 
Si avvicinò abbastanza affianco a lui da sentirne il respiro regolare. Hermione, con delicatezza, gli prese il volto con le mani e poggiò le sue labbra su quelle del bell'addormentato. 
Quello, prima si mosse in una smorfia, poi, con braccia forti, la prese a sé e la baciò ancora più profondamente. Hermione finì distesa lungo il letto, mentre sentiva alcune mani cercare la cerniera del vestito. 
I loro respiri iniziarono a fondersi insieme e, una volta trovata la zip, non servirono più di due secondi a trovarsi abbracciati, petto contro petto. 
"Elizabeth, non mi avevi mai detto di avere un vestito così... succinto." Le disse, sussurrandole nell'orecchio.
"Elizabeth?!" Sillabò Hermione. 
In meno di tre secondi, la ragazza e l'uomo affianco a lei recuperarono la bacchetta ed esclamarono: "Lumos!" 
Un uomo, sì, dai capelli rossi, ma dagli occhi più scuri e i lineamenti meno dolci la osservava, con la fronte imperlata di sudore e gli occhi dilatati. 
"Fred?! Cosa... Cosa ci fai tu qui?" 
"Hermione..." Sussurrò lui, con voce maliziosa. "Sei tu ad essere nella mia stanza." 
La ragazza si rese conto solo allora che la stanza non era rivestita dagli stendardi rossi e oro del fidanzato, ma solo da una carta da pareti color azzurro. 
"Ma.. Ma tu dovevi essere al negozio e... Oh, mio Dio, pensavo fossi Ron e..." Il panico si impossessò del corpo e della mente della ragazza.
Fred le rivolse un sorriso malandrino. "Ho capito, Hermione, ho capito... Non c'è bisogno di scusarsi, lo so, lo so... Mi hai trovato irresistibile e, non appena ti si è presentata la situazione..." 
Lei non credeva alle sue orecchie. "Cosa vorresti insinuare, stupido d'un Weasley? Me ne vado, prima che le mie orecchie ascoltino altre stupidaggini fuoriuscire dalla tua boccaccia!" 
Hermione si Smaterializzò, non senza aver prima notato quel sorriso sfacciato che sfoggiava ogni qualvolta si vedeva vincitore sulla sua preda.

                                                                                                                           *****
 
"Hermione!" Ron la baciò, quando lei si presentò sulla soglia di casa. "C'è un piccolo problema..." Stava per dire, quando una ragazza urtò le spalle di Ron. 
Una ragazza dai lunghi capelli neri, alta e dalle forme "al posto giusto", come diceva sempre George, fece il suo ingresso in casa Weasley. 
"Freeeed!" Ridacchiò, porgendo in avanti la sua scollatura vertiginosa. 
Ron, alla vista di quella ragazza, non spiccicò parola. Aveva solo la bocca aperta a delineare una o perfetta. 
Il fratello, sceso dalle scale, vide la sua nuova fiamma e la invitò a salire. 
Quella annuì e stava per salire le scale, quando: "Tu devi essere Ron, l'amico di Harry Potter. Sei molto carino, sai?" Gli disse quella che doveva essere Elizabeth, schioccandogli una bacio sulla guancia. Le orecchie del ragazzo diventarono color porpora.
Una volta che ebbe raggiunto Fred, si lasciò condurre da lui nella sua stanza, con una mano aperta che le sfiorava la minigonna.
"Io vado via." Hermione, indignata da quella scena, stava aprendo la porta. "Noto che Elizabeth ti toglie, come dire, l'aria. E non solo all'altezza della bocca." 
Ron, ancora scosso da quanto accaduto, la seguì e tentò di scusarsi. 
"Come fai a sapere che si chiama Elizabeth?" Chiese, vedendo che c'era qualcosa che non quadrava. 
"Ho sentito parlare Fred di questa tizia, qualche giorno fa." Tentò di coprirsi. 
"Prima ti stavo dicendo..." Fece passare una mano su per la cerniera. La stessa cerniera che aveva abbassato qualche minuto prima Fred. "...che non avevamo a disposizione il piano di sopra, ma... Non so se te l'ho mai detto... Qui, abbiamo anche una cantina. E, devi sapere, che nella cantina c'è un vecchio divano. Tu, con le tue doti, potresti sistemarlo e poi..." 
Hermione, allettata dall'idea, lo seguì giù per le scale. 
Ma, mentre la baciava e corteggiava, per così dire, la gonna del vestito, Hermione pensava a cosa era accaduto qualche piano più sopra, a cosa accadeva qualche piano più sopra. 
Sarà stato lo shock, pensò e si abbandonò tra le braccia del suo fidanzato. 
 
-SPAZIO AUTRICE-
Io non riesco a non scrivere di questi due piccioncini. Così, mi sto cimentando in questo nuovo rating.
Mi dite che ne pensate? 
Grazie :3 
PhoenixQuill
   

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Capitolo 2
*** Una zia irritante, un concorso e due medaglie al valore. ***




                                                     2 - Una zia irritante, un concorso e due medaglie al valore.


Quella metà agosto fu forse uno dei periodi più caldi di quell'anno. Non si sentivano neppure più canticchiare gli uccelli, né una sola mosca si azzardava a poggiare una zampa fuori dalla propria tana ombrosa. 

Immaginarsi, quindi, quanto caldo potesse fare in una casetta a schiera del centro di Londra, con una cassetta delle lettere sul quale era dichiarato: "Granger".
Hermione, chiusa nella sua stanza, aveva applicato un Incantesimo Rinfrescante alla finestra, in modo che da lì spirasse una lieve brezzolina che le potesse dare tregua. 
Non poteva, però, applicarlo all'intera casa. Da lì a qualche giorno, infatti, era arrivata sua zia Demetria. Si vedevano una sola volta l'anno e alloggiava rigorosamente a casa sua, perché "non posso mica andarmi a fidare di quella gentaglia che popola i motel!"
La ospitavano solo in memoria del defunto marito di lei, lo zio Oliver, che rallegrava le giornate di tutti con le sue battute. Ma solo per questo. L'unico sentimento che muoveva quella donna non solo nel'animo di Hermione, ma anche in quello dei suoi genitori, era disgusto.
La ragazza si riferiva a lei come "zia Percy", collegandosi volutamente al cognato1. I due condividevano gli stessi gusti e la stessa parlantina aulica. Perfino gli occhi erano piccoli e incavati come quelli di Percy. 
Per non parlare dei suoi gesti. Prima che potesse imboccare un solo cucchiaio di una qualunque pietanza, controllava, adagiando leggermente le labbra sul cibo, se la temperature fosse adatta, se il cibo non fosse né troppo caldo né troppo freddo. Quando doveva andare in bagno, utilizzava metri di carta igienica, perché "i batteri che si annidano sul bordo della tazza sono innumerevoli e non vorrei che intaccassero il mio già debole sistema immunitario". E, quando uscivano tutti insieme per una giornata al mare, non poteva mancare il suo ombrello bianco con alcune frange rosa appese, la sua crema "per la mia povera pelle! Potrebbe disidratarsi!" e un orrendo costume intero color porpora, con su scritto "Regina delle acque". 
"La maledizione del trio d'oro!" Disse Ron, una volta, ridendo come un matto. 
"Di cosa stai parlando?" Gli chiese Hermione, seduta affianco a lui e furente, perché la zia le aveva chiesto come avesse fatto a trovare un fidanzato. 
"Beh, pensa un po'. Io ho mia zia Muriel che non può essere definita un'icona della simpatia, Harry ha sua zia Marge, non contando i Dursley, e tu.. Beh, tu hai zia Percy!" Iniziò a ridere, accompagnato da Harry. 
"Perché non la gonfi un po'?" Suggerì, sghignazzando ancora. Harry, invece, era piegato in due dalle risate. 
Per ribattere, lei sbuffava ogni volta. La cosa peggiore, però, non era avere zia Demetria a casa. No, la cosa peggiore era avere zia Demetria a casa e non poter utilizzare la magia. 
Sì, perché zia Demetria era una babbana della peggior specie. Pettegola, grassa e irritante, incredibilmente irritante. 
"Hemioneeee!" Per di più, sbagliava a pronunciare il suo nome. "La r, nei nomi,difficilmente si legge dalle mie parti. Sai, ci sembra così... Insulsa." 
Un po' come la tua nascita, pensava la ragazza. 
Lasciò la sua freschissima stanza per immergersi nell'afa che avvolgeva quella casa. Perfino i mobili sembravano gridare aiuto.
"Sì, zia?" Chiese, sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi falsi. 
"Mi annoio così tanto. Perché non fai venire qui il tuo Roman?" Chiese, arricciando le labbra. "Su, fagli una chiamata e digli di venire!" 
I coniugi Granger impietrirono. La madre tanto perché sapeva che Ron non era abituato alla vita senza magia, il padre tanto perché "Hermione non ha un fidanzato. Ha solo un amico del cuore." 
"Ron non può venire, oggi. Lavora." Si inventò sul momento. Ricordava l'ultima volta che Ron aveva utilizzato un telefono. "Ma, sai, zia... Ci sarebbe un'altra persona che ti vorrei far conoscere!" Hermione girò la situazione a suo favore. 
Un sorriso di soddisfazione le si dipinse precariamente sul volto.
"Davvero?" Zia Demetria si voltò verso di lei, compiaciuta. 
"Sì. Si chiama Tom Riddle, ma noi lo chiamiamo Voldemort. Sono sicura che sarà felicissimo di incontrarti!" 
I signori Granger si lasciarono sfuggire un sorrisino, mentre zia Demetria gonfiava il petto, convinta di aver simpatizzato con la nipote. 


 
Ma, al peggio non c'è mai fine. 
Sempre durante una di quelle giornate afose, mentre il signor Granger leggiucchiava un giornale e la moglie pensava a pulire gli ultimi piatti (cosa che le dava fastidio, visto che si era abituata ad un gesto della bacchetta di Hermione per avere tutto rassettato), si udì un sonoro crak!. 
Hermione, che conosceva fin troppo bene quel rumore, si alzò dal comodissimo divano su cui si era stravaccata e raggiunse la stanza, giusto in tempo per vedere sua zia levare un urlo altissimo.
"C-c-c-c-c-cosa è successo?" Guardò ancora il ragazzo che si era ritrovato davanti, mentre le sorrideva compiaciuto, dicendo di chiamarsi "Ron Weasley, signora, molto piacere!" 
Al suo lato, una pronta Ginny Weasley sussurrò un incantesimo che fece dondolare avanti e indietro la zia, fino a farla finire, faccia in terra, svenuta. 
Il signor Granger alzò un occhio dal giornale e biascicò: "Cosa le avete fatto?"
Ginny, che sussurrò un incantesimo per issare su di una sedia il corpo inerme della zia, rispose: "Ha giusto perso conoscenza. Niente di cui preoccuparsi, signor Granger." Gli sorrise, mentre, di malavoglia, il signor Granger lasciava il suo giornale sul tavolo e controllava le pupille della parente. 
"Questa vecchia megera!" Sussurrò, facendo sorridere Ron, Harry e Ginny. 
Hermione, piazzatasi davanti a tutti, prese la bacchetta, gliela puntò e scandì: "Obliviate!" 
Una leggera brezzolina colorata si levò davanti a loro, per poi scomparire nella punta della bacchetta. "Non ricorderà nulla. Voi tre, andate nella mia stanza! Vi raggiungo tra un po'!" 
Il gruppo non se lo fece ripetere due volte e, salutato gentilmente gli altri due componenti della famiglia, salirono le scale. 
Aspettarono pazientemente che la zia, a cui stava fuoriuscendo un rivolo di bava dalla bocca, si svegliasse. 
E infatti, dopo pochi minuti, con un sussulto, si ridestò.
"Zia!" Esclamò la signora Granger, falsamente interessata alla sua salute. 
Quella si guardò intorno. Osservò la cucina linda e pulita e lanciò un'occhiataccia ad Hermione. 
"Cosa è successo?" Chiese, boccheggiando un po'. Era sudata e le facevano male le braccia. 
"Sei svenuta, zia. Dev'essere stato il caldo!" Il padre di Hermione la portò nel salone e la aiutò a sistemarsi sul divano. 
La ragazza, dal canto suo, si limitò a salire le scale e a raggiungere i tre che avevano fatto irruzione nella sua cucina. 
"Si può sapere cosa avevate intenzione di fare?" Gli sillabò, a tono di rimprovero. Dai suoi occhi uscivano fulmini.
"Non guardare me ed Harry in questo modo! E' stato Ron ad insistere... Diceva che aveva imparato e che ci avrebbe fatti Smaterializzare sulla soglia di casa tua!" Ginny stringeva le mani di Harry, che la guardava con ammirazione. 
Erano innamorati, niente da dire. 
Hermione si rivolse al suo fidanzato, che, con le mani davanti per difendersi da lei, bisbigliò: "Pensavo di aver imparato! Tu non hai mai sbagliato?" 
A quelle parole, la mente della ragazza ritornò ad alcune settimane prima. Il corpo di Fred, il suo respiro, le sue dita, la pelle fremente.
Arrossì e riuscì a malapena a ribattere: "No." 
"Però, hai visto che faccia? Non ne ho mai vista una più brutta della sua!" Harry iniziò a ridere, ripensando ai grandi occhi neri ripassati da un forte tratto di matita, altrettanto nera, che si dilatavano e alle mani, con unghie rigorosamente laccate di rosso, attorcigliarsi intorno alla bocca. 
Anche Hermione si lasciò prendere dalle loro risate e iniziò a ridacchiare con loro. 
"Ma non siamo qui per far prendere uno spavento a tua zia!" Sentenziò Ginny, dopo un po'. Prese una lettera da una tasca e la porse all'amica. 
"Cos'è?" Chiese, prima di notare il timbro del Ministero stampato sul foglio di pergamena. 
"Sono arrivate oggi. La prima è per partecipare ad un concorso..." Buttò lì Ginny. 
"Concorso? Che concorso?" La mente di Hermione stava già prefigurando come sfruttare la situazione. Aprì la busta e ne estrasse un volantino, che iniziò a librarsi a mezz'aria e, con tono solenne, pronunciò: "Se hai tutti i M.A.G.O., incluso Aritmanzia e Rune Antiche, sei gentilmente invitato dal Ministro ad un concorso, il cui vincitore potrà aspirare ad una carriera Ministeriale di tutto rispetto. Cordiali saluti, il Ministro della Magia Kingsley Shacklebolt."
Da sotto le scale, la ragazza sentì la madre urlare: "Hermione, abbassa il volume della televisione!", insieme ad una sfumatura di avviso. La zia avrebbe potuto sentire. 
"Sapete una cosa? Credo proprio che parteciperò. Ho bisogno di un lavoro, no?" Li scrutò uno per uno, trovando negli occhi di tutti la loro approvazione. 
"E poi, ci potremmo vedere tutti i giorni!" Esclamò Harry. "Il corso per Auror non è ancora terminato, certo, ma quando lo finiremo, io e Ron saremo quasi sempre lì, no?" Harry le mandò un sorriso, mentre il viso di Ron si illuminava. 
"E l'altra pergamena?" Chiese Hermione, guardando il secondo foglio. I destinatari erano "Frederick Andrew Eric Weasley e George Martin John Weasley." 
"E' una medaglia al valore per Fred e George!" Ron sbuffò, quando la sorella lo disse. Anche lui aveva avuto una medaglia al valore, alla fine della guerra, ma con lui anche Fred, salvatosi miracolosamente grazie ad un incantesimo scudo pronunciato all'ultimo secondo, e George. 
"Un'altra? E per quale motivo?" Si insospettì Hermione. Prese la lettera e trovò facilmente l'oggetto della lettera, scritto in alto.
"Medaglia al valore per aver fatto in modo, durante la guerra, di non far perdere il sorriso alla gente." 
"E' per il loro negozio di scherzi." Ginny confermò la tesi che si era delineata nella mente di Hermione. "Erano gli unici, durante la guerra, che risollevavano il morale agli altri, grazie ai loro scherzi." 
Hermione scrutò ancora quelle parole che le danzavano davanti. 
Chi mai avrebbe detto che Fred e George, i gemelli più squinternati che avesse mai conosciuto, avrebbero ricevuto, non una, ma ben due medaglie al valore? 
Si rigirò ancora la lettera tra le mani, come fosse maledetta, e poi la poggiò sulla scrivania. 
"Quindi, daremo una stupidissima festa in onore di Gred e Forge." Concluse Ron. "E tu, ovviamente, sei invitata. E' dopodomani sera." 
"E il concorso? Quand'è?" Chiese, ricordandosi di non sapere la data.
Harry e Ron si guardarono negli occhi e, insieme, dissero: "Dopodomani pomeriggio." 
"Perfetto." Hermione fece una smorfia e si sedette affianco ai suoi amici. "Allora. Cosa mi raccontate?" 

1 Cognato per modo di dire. Ron ed Hermione non sono ancora sposati. 
 
-SPAZIO AUTRICE-
Non è un capitolo assolutamente inutile, avanti capirete :P
Grazie a quanti hanno commentato e a quanti hanno messo la mia storia tra le seguite, le preferite e le ricordate!
Un bacione a tutti, 
PhoenixQuill
 
P.s. I secondi nomi di Fred e George sono i veri secondi nomi di James e Oliver :3 

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Capitolo 3
*** Hermione Granger e un'ochetta da strapazzo che la fa mettere d'accordo, per una volta, con Fred Weasley. ***




                                                                             3 - Hermione Granger e un'ochetta da strapazzo che la fa mettere d'accordo, per una volta, con Fred Weasley.


La tensione che caricava Hermione in quel momento faceva in modo che tutti quanti le stessero intorno facessero ben attenzione a starle alla larga. 

Era il primo colloquio di lavoro che faceva e, anche se era insieme a Kingsley Shacklebolt, una delle persone più giuste e oneste che avesse mai conosciuto, sentiva che qualcosa sarebbe andata male. 
Aveva una specie di sesto senso per quelle cose. Quando una cosa non sarebbe andata a finire come aveva delineato nei suoi piani, c'era sempre un allarme che scattava, pronta ad avvisarla. 
Così come era successo per il tema sui Lupi Mannari che aveva svolto per Piton e che Remus aveva perentoriamente annullato. Qualche minuto prima, le si era strappata una pagina del suo preziosissimo "Storia di Hogwarts". 
Così come quando lei ed Harry erano andati a Godric's Hollow. Aveva avuto un mal di testa martellante, che non l'aveva abbandonata per qualche ora. 
E, oggi, l'allarme non era solo uno. Erano tanti. Quando era uscita di casa, si era quasi fatta scoprire da zia Demetria mentre tentava di Smaterializzarsi. Il lampione ancora acceso si ruppe nel momento esatto in cui lei passava e, per di più, come a rivoltare il coltello nella piaga, pioveva. 
Intorno a lei, tutti parlottavano tra di loro. Hermione, sottecchi, li scrutava uno per uno, ma non vedeva in loro niente di cui preoccuparsi. No, non erano loro la sua rovina. 
Per calmarsi e distogliere la mente da quel pensiero che, ormai, definiva assurdo, decise di prendere il suo vecchio libro di Rune Antiche e di leggere qualcosa, per passare il tempo. 
"Ma tu!" Le disse una vocetta acuta, davanti a sé. Eccola, la sua rovina. Lo sentiva dal brivido che partì dalla nuca e si disperse nella schiena. Alzò gli occhi, distogliendo lo sguardo da una runa che non ricordava bene, per poter piantare le sue pupille nelle iridi verdi di una ragazza alta, dai folti capelli neri. "Sei l'amica di Ron, il fratello di Freddie!" 
Freddie. Odiava essere chiamato così. 
"Fidanzata. E' un piacere rivederti, Elizabeth." Disse, mordendosi la lingua. 
Quella, con una gonna più corta del dovuto e una scollatura che scendeva vertiginosamente, rivolse un sorriso beffardo ad alcuni uomini che si trovavano in fondo alla Sala d'attesa. 
"Se non mi sbaglio, il tuo nome dev'essere Mermione." Le disse ancora, con quella vocetta acuta che la ragazza avrebbe volentieri soppresso. 
"Hermione." La corresse. "Cosa ci fai qui, Elizabeth?" Le chiese, tentando di non ripensare al bacio che aveva dato a Ron solo qualche sera prima. 
"Ma che domande! Il concorso, no?" Si tirò indietro alcune ciocche dei capelli, mentre si sedeva affianco a lei, con le gambe a cavalcioni. 
"Il concorso." Ripeté Hermione, a denti stretti.
Tutti gli sguardi degli uomini presenti in sala si erano concentrati su quella donna. 
"Ci sarai questa sera?" Urlò di nuovo. 
"Sì, penso di sì. Mi ha invitata Ron." Rispose, distogliendo lo sguardo dal suo libro. 
Quella ragazza era troppo esuberante e troppo stupida per stare in quella stanza. 
"Che bel fidanzato hai! Se non fosse che io e Fred stiamo insieme..." Le ammiccò, quasi a dire: "Un pensierino ce lo farei!" 
Hermione, scioccata dalle parole che erano appena uscite da quelle labbra enormi e dal gesto che le aveva appena rivolto, non fece nemmeno in tempo a chiedere se lei e Fred stessero davvero insieme, che sentì la voce di una donna dire: "Hermione Granger!" 
"Buona fortuna!" Le augurò, sempre con il suo tono troppo esuberante. 
Quando entrò nell'ufficio, però, la ragazza non si trovò davanti Kingsley Shacklebolt. 
Un uomo alto, con pochi capelli castani e baffi radi, le strinse la mano, invitandola a sedere. La sua targhetta recitava: "Reginald Cattermole".
La mente di Hermione volò a due anni prima, quando lo stesso Cattermole era stato preda di uno dei loro folli piani per entrare al Ministero. Arrossì al pensiero e ridacchiò. 

 
 
"Ed è per la loro incorruttibile morale" Ron fece una smorfia. "e il polso fermo in un'era di debolezze che conferisco questa medaglia d'onore a Frederick Andrew Eric Weasley e a George Martin John Weasley." 
La folla applaudì le mani, mentre il Ministro della Magia appuntava sulle giacche dei gemelli una medaglia d'oro, con un nastrino rosso. 
Kingsley strinse loro le mani e, una volta tornato al leggio, dichiarò finita la serata. 
"Due medaglie! Due medaglie!" Ripeteva Ron, ancora incredulo davanti alle medaglie che luccicavano sui petti dei fratelli.  
"Ronald, il conferimento di una medaglia d'onore a due dei membri della nostra famiglia, sebbene questi siano Fred e George, è una ragione di balde cerimonie. Per non contare il fatto che è sempre un onore pregiarsi di una medaglia davanti al Ministro in persona." 
Ron lasciò stare Percy e il suo modo pomposo di fare. Troppo elaborato e complesso, per i suoi gusti. 
Sua madre, nel frattempo, era corsa, con le lacrime agli occhi, ad abbracciare i due figli. Arthur, affianco a lei, le poggiava dolcemente una mano sulla schiena. 
"Andiamo?" Sbottò ad un tratto Ron. "Io ho fame!" 
Ginny gli lanciò un'occhiataccia. Hermione aveva ragione. Ron aveva la stessa sfera emotiva di un cucchiaino da tè. 

 
 
Una volta giunti nel giardino di casa Weasley, dove tutti li aspettavano, seguì un applauso ai due gemelli che si inchinavano e che facevano finta di non meritarsi tutte quelle lodi. 
Fred, specialmente, godeva quella sua nuova fama. Donne, soldi, potere, tutto nelle sue mani.
Il negozio andava a gonfie vele, grazie anche alle nuove idee che frullavano nella mente di suo fratello. Lui la mente, io il braccio. 
Con un solo dito, aveva avuto Elizabeth ai suoi piedi. La sua famiglia lo adorava, così come i suoi amici. 
Eppure, c'era qualcosa che non andava. Durante il giorno, era una lode continua, per non parlare della notte, che, grazie ad Elizabeth, si riduceva ad alcune ore. 
Ma c'era qualcosa che mancava. Come se stesse cercando l'ultimo pezzo di un puzzle a cui aspirava da tempo. Come se stesse tentando di trovare l'ultima sfumatura da aggiungere al quadro della sua vita. 
Si guardò attorno. In fondo al tendone, c'era anche il fratello di Elizabeth, insieme ai suoi genitori, che sua madre aveva invitato molto volentieri. 
Un momento. Mia madre non da confidenza tanto facilmente. E il fratello di Elizabeth l'ho visto solo qualche volta di sfuggita a scuola, principalmente con Harry e Ron, ma i suoi genitori non li conosco nemmeno. 
"Mamma!" Chiamò, allontanandosi da quella calca che gli stava impedendo di respirare. "Mamma!" 
Una volta fuori, si avvicinò a lei, che stava allegramente sistemando i bicchieri in tavola con alcuni gesti della bacchetta. 
"Mamma!" Ripeté, ancora una volta. 
Molly, sentitasi chiamare, si girò e vide il figlio. "Mamma... Cosa ci fa qui la famiglia di Elizabeth?" Chiese, a metà tra il sorpreso e lo sconvolto. 
"Ma come, tesoro? Non volevi invitare la famiglia della tua fidanzata?" Gli rispose, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Fred trasalì a quelle parole. 
"Ma... Ma mamma! Elizabeth non è la mia fidanzata!" 
Molly lo guardò torva. "In che senso non è la tua fidanzata?" Sillabò. 
"Cosa succede?" Intervenne Arthur, vedendo sua moglie perdere la pazienza. 
"Tuo figlio ha appena detto che Elizabeth non è la sua fidanzata!" Strepitò la donna. 
"E' la verità! Elizabeth è solo... un'amica!" 
Termini come fidanzata erano paroloni per lui. Fred Weasley non poteva permettersi una fidanzata. Non poteva e non voleva, perché sapeva che lui non era fatto per le relazioni a tempo indeterminato. 
Ora, voleva solo divertirsi. 
"Farai bene a chiarire con lei, allora, perché a me ha espressamente detto di essere la tua fidanzata." Affermò una voce, alle sue spalle. 
Quando si girò, vide Hermione, mano nella mano con Ron. Arricciò il naso a quella vista. 
"Granger." Fece uno dei suoi sorrisi sghembi. "E tu cosa ci fai qui?" 
"Volevo farti i complimenti, no?" Rispose, con una smorfia di disprezzo pronta ad assottigliarle gli occhi. 
"E per quando? Per oggi o per l'altra sera?" 
Malizioso d'un Weasley!, strepitò nella sua mente Hermione. 
"Altra sera?" Chiese Ron, sospettoso. 
"Tuo fratello farnetica. Andiamo via, Ron." Disse, voltando le spalle e allontanandosi, per avvicinarsi a Ginny ed Harry, seduti ad un tavolo. 
Fred la guardò andare via, con le sue dita strette nelle mani del fratello. Quelle stesse dita che aveva intrecciato alle sue. Quella stessa pelle che aveva avuto per sé per una durata di... cinque minuti? 
Hermione, invece, ancora rossa in volto per quello che Fred le aveva detto, si guardò attorno. E notò una persona che mai avrebbe pensato di incontrare lì. 
"Ernie!" Lo chiamò, agitando una mano. Quello, sentitosi chiamare, si voltò e vide i suoi quattro amici, quelli con cui si era esercitato tanto nelle riunioni dell' ES.
"Ernie Macmillan!" Scandì Harry. "Cosa ci fai qui?" Gli chiese, altrettanto sorpreso nel vederlo lì. 
"Ciao, ragazzi! Oh, sono qui perché mia sorella ha detto che vostra madre" Si riferì a Ron e Ginny. "aveva invitato tutta la mia famiglia qui." 
"E chi è tua sorella?" Chiese Ron.
Eccolo ancora. L'allarme di quella mattina, allora, non valeva solo per il concorso. 
"Fred!" Si sentì una voce acuta starnazzare. Hermione, che si coprì le orecchie, tanto non poteva sopportarla, si voltò per vedere Elizabeth stringere le sue braccia attorno al collo di Fred. 
"Lei." Disse Ernie, puntando il dito proprio nel punto in cui un attimo prima si erano posati gli sguardi di tutti. 
"Elizabeth è tua sorella?" Una Ginny scandalizzata sputò addosso ad Ernie la domanda che ronzava nelle teste di ognuno di loro. 
"Sì. Esuberante, vero? Non una vera e propria Tassorosso." Scherzò lui. 
Elizabeth Macmillan era una Tassorosso? Questa notizia sconvolse la mente razionale di Hermione. Perché lei si era prefigurata le ragazze Tassorosso come icone ambulanti di castità inespugnabile. 
Ancora scioccati da quelle rivelazioni, tentarono di tenerne all'oscuro Ernie, "con scarso successo", come commentò poi Harry. 
Qualche secondo dopo, si udì un altro sonoro crak!
Kingsley Shacklebolt, avvolto in un mantello blu notte, dava la buonasera con la sua voce profonda a tutti gli invitati. 
Poi, invece di avvicinarsi a Fred e George, andò dal folto gruppetto che si era creato lì vicino. "Ragazzi, buonasera." Poi, si voltò in direzione di Hermione e le disse: "Vieni un attimo." 
Chiamò con sé anche Elizabeth e, portatele fuori, iniziò a parlare. "Siete risultate le migliori del colloquio. Complimenti." 
Elizabeth iniziò a starnazzare come non mai, mentre Hermione non sapeva cosa dire. Elizabeth Macmillan, proprio l'Elizabeth starnazzante che aveva davanti, l'Elizabeth che passava la maggior parte delle sue notti a godersi Fred -ma cosa pensi, Hermione?- aveva superato il colloquio? 
Hermione abbozzò un sorriso e, con la scusa di un bicchiere d'acqua, ringraziò il Ministro e si allontanò. 
Entrò nella Tana e poggiò le mani sul lavandino. 
Oh, no. Non posso sopportare tutto questo. Non posso sopportare la sua presenza per così tante ore al giorno. 
Tutti, ma non Elizabeth Macmillan. 
"Homenum Revelio!" Si sentì, da lontano. Una pallina verde colpì il petto di Hermione, che la immobilizzò precariamente, con ancora le guance rosse dalla rabbia e le mani sul bordo del lavandino. 
Fred Weasley fuoriuscì dallo stanza adiacente e si limitò a dire: "Ah, sei tu." Recitò il contro-incantesimo.
Hermione gli ricambiò l'affettuosa frase con una smorfia. 
"Tutto bene?" Chiese. "Intendo dire... Sembra che qualcosa stia per esplodere, lì dentro." Affermò, indicando il volto scarlatto della ragazza. 
"Oh, no, al contrario! Va tutto benissimo!" Disse, stizzita. "Anzi, perché non vai a congratularti con Elizabeth?" Non seppe nemmeno Hermione come fece a dire l'ultima parola. "Ha vinto il concorso, insieme a me." 
Fred, però, invece che mettersi a ridere, contrasse il viso in una smorfia. 
"Oh, no!" Sussurrò. "E ora chi ti sopporta? La grande Hermione Granger, superata da un'ochetta!" 
La ragazza, colpita su un nervo scoperto, ribatté: "Si da il caso che io non sia stata superata proprio da nessuno! Men che meno, da un'oca giuliva come Elizabeth Macmillan. Però, Weasley, per una volta, siamo d'accordo su una cosa. La tua amichetta è un'oca da strapazzo!" e si Smaterializzò, lasciando Fred solo a bearsi di quell'ennesima sfuriata che la Granger concedeva solo a lui. 
 
-SPAZIO AUTRICE-
Ed ecco spiegato tutto il secondo capitolo! Il concorso e quant'altro. Ernie mi è sempre stato simpatico e, in questa ff, l'ho finalmente messo. *-* Sarà che è Tassorosso come me. 
Grazie a quanti recensiscono, siete troppo gentili, davvero!
E grazie a chi inserisce la mia storia tra le preferite, le seguite e le ricordate, non sapete che gioia mi date!
Un bacione grandissimo a tutti quanti, 
PhoenixQuill

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Capitolo 4
*** Cioccolato, limone e oro. ***


                                          4 - Cioccolato, limone e oro.


Hermione aveva le mani tra i capelli. Non era possibile tutto quello. Proprio no. 

Quella mattina si era alzata di buon ora e, ben attenta che zia Demetria non la vedesse scomparire nel nulla, si Smaterializzò al Paiolo Magico. Lì, presa la bacchetta, la picchettò sul muro di mattoni, che, in pochi secondi, le mostrò l'entrata a Diagon Alley. 

La fine di agosto era sempre un periodo frenetico per centinaia di ragazzi che andavano e venivano dai negozi, accompagnati dai poveri genitori stremati con in mano pacchi e buste di ogni genere. Gli studenti di Hogwarts, poi, si fermavano anche dalla gelateria di Florian Fortebraccio, rilevata dal figlio, oppure, come facevano la maggior parte di loro, si dirigevano ad un negozio con una grande insegna che recitava: "Tiri Vispi Weasley". 

L'anno prima, quando era stata nominata Caposcuola, aveva requisito centinaia di loro prodotti, con svariate proteste da parte degli studenti. Non seppe nemmeno lei quante lettere di sdegno mandò ai due proprietari del negozio, che, puntualmente, non rispondevano mai. 

Passò anche quel negozio e fece finta di non notare il sorriso malandrino che le rivolse uno dei gemelli, avendola intravista dalla vetrina. 

Poi, a passo spedito, si diresse in biblioteca, dove, per sua fortuna, non c'era nessuno. Fu così libera di recitare: "Accio documenti su Elizabeth Macmillan". 

Quelli, svolazzando dai loro scaffali, si depositarono lievemente sulle sue mani. Hermione li scrutò torva e si sedette ad un tavolo lì vicino.

Ciò che lesse le faceva man mano venire la pelle d'oca. 

Elizabeth Macmillan non solo era un genio di quelli coi fiocchi, ma aveva vinto così tante gare da essere quasi rinomata nell'ambiente. Premio per la migliore traduzione di Rune Antiche, Premio per la miglior Trasfigurazione e Premio per la miglior Pozione.

Hermione credette di sentirsi male.

Con le mani tra i capelli, e ancora scioccata dalla rivelazione, depose gli articoli di giornale ai loro posti. 

"Ragiona, Hermione, ragiona." Si disse fra sé e sé. "Come può un essere o, meglio, una cosa come Elizabeth Macmillan essere un genio? Ci può essere una spiegazione. Ci deve essere una spiegazione." 

Così pensando, uscì dalla biblioteca, salutando la donna seduta al tavolo che sorseggiava un caffè. 

La luce del sole, forte a quell'ora della mattina, costrinse la ragazza a coprirsi la fronte con le mani.

"Dovresti provare i nostri Cappelli con Visiera Rinfrescante!" Le disse una voce, alle spalle.

"Piuttosto che provare un tuo prodotto, rifaccio gli esami dei M.A.G.O." Le rispose sprezzante Hermione. 

Fred le si avvicinò. "Cosa ci fai qui?" Le chiese. 

Hermione fu presa da un tremendo imbarazzo. "Io? Piuttosto tu! Mi aspettavi fuori dalla biblioteca, per caso?" 

"Non crederti così importante, Granger. Ero qui di passaggio. Perché non sei andata da Biliuccio?" Le chiese ancora, per punzecchiarla. 

"Si da il caso che Ron stia al Ministero, per il corso Auror. Lui non perde il suo tempo dietro ad alcuni giochi da strapazzo!" 

Fred rise ancora. "Tutto ciò che sai dire è questo? Giochi da strapazzo? Insomma, le tue lettere ne dicevano di cotte e di crude. Mi aspettavo di meglio, signorina Granger. Credo che sarò costretto a darti T, Troll!" 

Hermione contrasse il viso in una smorfia. Ripensava ancora ad Elizabeth Macmillan e alla fama di genio che la circondava. 

Per non parlare del fatto che sta con Fred... Cosa hai detto?!, pensò, e arrossì lievemente. 

Fred, più alto di una spanna di lei, la guardava sottecchi. Ancora si chiedeva perché l'aveva seguita, quando aveva sentito George dire che la Granger "è qui, a Diagon Alley. Chissà perché." 

Ancora si chiedeva perché aveva notato come i suoi capelli non fossero più tanto crespi come a scuola e come fosse cresciuta, ma non solo in altezza. Per carità, Hermione Granger era sempre stata responsabile, ma dopo il viaggio alla ricerca degli Horcrux, era maturata, era più... donna.

"Ti offro un gelato, Granger. Il figlio di Florian, Carl, è bravo." 

Hermione incontrò le sue pupille marroni e si ritrovò ad accettare. 

Lo stesso Fred si sorprese alla sua risposta e, insieme, si diressero al negozio che faceva angolo. 
 

 

"Ferma qui." Fred si alzò e andò vicino al bancone, dove gli si stagliavano davanti un oceano di gusti. 

"Ma se non ti ho detto nemmeno quali gusti voglio!" Lo rimbeccò Hermione. 

Il gemello si fermò e le disse: "Sono sicuro di poter indovinare." E le sorrise. 

Una sensazione di calore si impossessò di Hermione. 

Oh, mio Dio, Hermione, sta' calma, calma. 

Osservò il profilo di Fred. A parte il naso un po' più grande rispetto al resto del volto, non c'era niente che non andasse. I suoi ventun'anni gli regalavano, poi, una barba rossiccia che copriva i lineamenti più spigolosi del mento. E il sole gli colpiva i capelli rossi, di un rosso più scuro di quello di Ron. 

Fred ritornò al tavolo dove la ragazza lo aspettava. Le porse il gelato e lei tese una mano, con le dita leggermente affusolate e la pelle candida. 

"Cosa hai preso?" Gli chiese, guardando male quel rosso a pallini verdi e il giallo striato di blu. 

"Ravanello di campagna e peperone delle Pianure Blu." Rispose, portando alla bocca un cucchiaino di gelato color miele. 

Hermione sollevò lo sguardo, preoccupata. Ravanello e peperone! 

"Non ne hai indovinato nemmeno uno!" Strepitò. 

"Io non ti ho mai detto che ti avrei portato i tuoi gusti preferiti. Su, assaggia." Agguantò un altro cucchiaino di gelato color porpora, questa volta. 

Ancora diffidente, la ragazza afferrò il cucchiaino e prese un po' di ravanello. 

Non farlo, non farlo!, urlava la sua parte razionale. 

Un gelato non ha mai ucciso nessuno, no?, sussurrava una parte di sé che non pensava di avere. 

Portò alla bocca la porzione e... Sembrava buono. Lo assaporò fino in fondo, per poi farlo scivolare lungo la gola. Sapeva di cioccolato. 

Poi, prese un po' di peperone e lo mangiò. Sapeva di limone. 

Il due perfetto, cioccolato e limone, anche se in realtà quelli erano peperone e ravanello.

Il risultato fu, quindi, che lo mangiò tutto, boccone dopo boccone senza alcuna protesta. 

Fred la osservava, sornione. 

"Allora? Erano buoni?" Le chiese, osservandola ancora. 

Portò alla bocca anche l'ultima parte di peperone e annuì. 

"Hai appena testato un prodotto Weasley, Granger." 

A quelle parole, Hermione impallidì e guardò allarmata la coppetta. 

"Cosa c'era nel gelato?" 

Fred rideva sotto i baffi, guardando quel volto contorcersi al solo pensiero di quello che poteva aver aggiunto. 

"Fred Weasley, cosa c'era nel gelato?" Gli chiese ancora, assolutamente perentoria. 

"Oh, niente. Tra un po' cadrai in un sonno profondo e ti risveglierai sotto forma di libro. Il libro Mostro dei Mostri!" Fred rideva ancora, ma, guardando quel volto sull'orlo di una crisi di nervi, aggiunse: "Una speciale polverina che cambia i colori ai gelati. In realtà erano cioccolato e limone, ma mi sembravano spenti e così l'ho aggiunta." 

Hermione, tornando alla realtà, si tranquillizzò, ma questo non risparmiò una bella tirata d'orecchie al gemello, che, per scappare da  lei, andò a pagare. 

La ragazza non urlava più, quando tornò. Aveva le mani incrociate al petto e le gambe accavallate. Le si sedette affianco.

Su un angolo della bocca, era sporca di cioccolato. La polverina aveva terminato il suo effetto. 

"Sei sporca, sai, Granger? Lì, sull'angolo della bocca." Hermione si portò un fazzoletto sull'angolo sbagliato e Fred, dandole dell'imbranata, lo prese e le ripulì l'angolo giusto. 

Fu un attimo. Tutto, non solo la mano, ma il suo corpo intero, protestava per ritoccare quella pelle, quella bocca, anche solo quell'angolo di bocca sarebbe andato bene. 

Non ci aveva pensato fino a quel momento, ma la sera che avevano passato insieme una settimana prima, ora sembrava oro. Oro come la sua presenza, oro come i suoi occhi, oro come la sua bocca.

La sua mano era lì, sulla guancia -lo sentiva anche lui- arroventata della ragazza.

Ma, riportato alla realtà, riportato al fatto che quella davanti a lui era la fidanzata di Ron, scostò la mano. 

Hermione, caduta dalle nuvole -belle nuvole, pensò dopo-, ritrasse il suo sguardo da quello del gemello. Cosa stava succedendo? 

"D-devo andare al negozio. George avrà sicuramente bisogno di me." Si affrettò a dire. 

"Oh, sì, e sicuramente mia zia mi starà cercando. Grazieperilgelatociao." Sputò tutto d'un fiato Hermione e si allontanò.

"Ma ti pare?" Sussurrò, poi, Fred, osservandola un'ultima volta. 


 

"Si può sapere dove diavolo sei stato tutto questo tempo?!" George vide, finalmente, rientrare Fred, scomparso per una buona oretta. 

"Ero... Ero con la Granger." Rispose. 

"Ah." Disse, non curandosi delle parole appena uscite dalla bocca del fratello. Ma, non appena metabolizzò, alzò un sopracciglio e chiese: "Con la Granger?!" 

"Ho testato la Polvere Cambia-Colori." Rispose. Sembrava un sonnambulo. 

"Ah, sì? E com'è andata?" Fred non aveva mai quell'espressione da... ebete! Che la Granger lo avesse stregato? 

"Bene... Eccellentemente, direi." 

Fred sparì nel magazzino e lasciò George solo, con una marea di persone che dovevano pagare alla cassa. 

Il cassiere che avevano prima li aveva abbandonati, perché era stato preso in un gruppo di studio.

"Studio!" Biascicava disgustato ogni volta. 

"George!" Una ragazza alta, di colore, lo tirò fuori dai suoi pensieri. "Ti vedo in difficoltà." 

Angelina Johnson era davanti a lui e gli agitava una mano, come per svegliarlo da tutto quel lavoro. 

"Ciao, Johnson!" La guardò per un attimo e chiese: "Johnson, ce l'hai un lavoro?" 

Quella arrossì e disse: "No, mi hanno licenziata e-" 

"Sei appena stata assunta. Centocinquanta galeoni al mese. Buon lavoro!" George la accompagnò dietro al bancone, dove decine di clienti la assalirono. 

"Questa me la paghi, George Weasley!" Strepitò. 

 

-SPAZIO AUTRICE-

*Ehm, ehm* Duuuunque, i ringraziamenti a tutti sono d'obbligo. Grazie, grazie, grazie!

A domani (sempre se tutto va bene) con il prossimo capitolo!

Un bacione, 

PhoenixQuill

P.s. I gusti erano cioccolato e limone perché volevo qualcosa di contrastante, un po' come i sentimenti di Hermione ora. 

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Capitolo 5
*** Ma che diamine mi sta prendendo? ***



 
                                                                  5 - Ma che diamine mi sta prendendo?
 

Avvertenze: Il corsivo, d'ora in poi, sarà utilizzato per i pensieri dei personaggi.

Fred, disteso sul suo letto, guardava in alto. La rete che faceva da base al materasso dove dormiva George aveva una macchia color caffè che il gemello stava ora fissando. 
Ron era appena entrato nella sua stanza, chiedendo se avesse dell'inchiostro. 
Gli aveva seccamente risposto di no e quello, con Leotordo alle calcagna che non stava aspettando altro che un ordine del padrone, sbatté forte la porta, tanto da far scendere alcuni granelli di polvere, che Fred poté intravedere tramite la luce che entrava dalla finestra. 
Ma che diamine mi sta prendendo?
Fred riprese in mano il libro di Pozioni Avanzate del tempo della scuola e si dedicò alla Pozione Scaccia-Brufoli che scarseggiava in negozio. 
Aveva deciso di non andare in negozio quel giorno. C'erano già George e Angelina e lui doveva svolgere alcuni lavori.
Ricapitoliamo. Stiamo parlando di Hermione Granger. Il Prefetto Perfetto, la so-tutto-io che non ti risparmierebbe nemmeno una volta il fatto di non aver letto "Storia di Hogwarts". Parliamo di colei che ha dato vita all'Esercito di Silente e di colei che ha distrutto un Horcrux, un pezzo dell'anima di Voldemort. Parliamo della fidanzata di Bilius, di una delle migliori amiche del Bambino Sopravvissuto e, particolare non trascurabile, ragazza adorata dai miei genitori. 
Ora, Frederick Andrew Eric Weasley, mettiti in quella testaccia dura che ti ritrovi che non puoi passare così tanto tempo a pensare a lei. No, perché parliamo della Grifondoro più pignola e irritante della scuola, parliamo di quella ragazza che ha salvato il mondo magico, parliamo della ragazza che ho avuto tra le mie braccia involontariamente, ma dannazione! Se lo rifarei un'altra volta! Una? Cosa dico, una volta! Vorrei stringerla per l'eternità! Sentire il suo profumo, sentire che lei è lì, per me, sentire affondare le mani nei suoi capelli e... Fred, Fred, Fred! Controllati, per la miseria! Hermione Granger, quella che non si fa toccare nemmeno con un dito. Certo, però, che a Ron si concede. E si sarebbe concessa anche a me, se avessi tenuto la mia boccaccia chiusa! 
"Freeed!" Sua madre lo chiamava dalla tromba delle scale. E il suo tono sembrava promettere bene. Forse, aveva preparato qualche manicaretto di quelli che piacevano a lui. 
Uscì dalla stanza, lasciando bollire per un attimo il pentolone e scese le scale. 
"Sì, mamma?" Chiese, una volta arrivato in cucina. 
Non riuscì nemmeno a vedere il volto di una Hermione fuori di sé, che Elizabeth gli si strinse al collo. 
"Elizabeth!" Disse, guardando Ron essere trascinato via, fuori dalla cucina. 
"Tesoro mio!" Riuscì a stampargli un bacio sulle labbra. "Questa sera ho casa libera!" Gli sussurrò ad un orecchio. 
Per Fred Weasley, quelle parole sarebbero state miele! Insomma, Elizabeth non era una a cui si poteva facilmente dire di no, specialmente se ti stuzzicava a quel modo.
"Questa sera non posso." Le sussurrò in un orecchio. Fred vide la delusione dipingersi sul volto della ragazza. 
"Peccato... Volevo passare un po' di tempo con il mio fidanzato!" Strepitò, sedendosi ancora a cavalcioni sulla sedia. 
Molly, che riuscì ad intravedere la scena, non approvò la cortissima gonna che cingeva, o tentava di cingere, le sue gambe. 
"Elizabeth... Io e te dovremmo parlare." Le disse. Ma cosa ti viene in mente di fare, zuccone? 
La ragazza sussultò a quelle parole e arricciò il naso. Fred le porse una mano e la portò via da lì, via dalle occhiate omicida della madre. 
Una volta abbastanza lontani, ma in un punto dove il gemello poteva adocchiare di tanto in tanto Ron accarezzare pericolosamente le guance di Hermione e depositarle alcuni baci, Fred prese un grande respiro. 
"Ascolta, Elizabeth... Io non ho mai detto di essere fidanzati." 
La ragazza, con il naso ancora arricciato e le labbra strettissime, chiese, scontrosa: "Ah, no?" 
"No." Rispose, con tutta la calma e la comprensione possibile. "Veramente, io vorrei troncare qui." 
Elizabeth sospirò. "Tutto mi avevano detto di te, Fred Weasley, tranne che rinunciassi al piacere." Gli disse, sbottonandosi un bottone della camicia. 
Fred sospirò. Certo, Elizabeth era un boccone invitante, ma non cercava più il piacere. Il piacere lo annoiava. Sentiva di aver bisogno di qualcosa di nuovo, di una nuova folata di vento. 
"Beh, sono sempre stato indicato così, ma... Ho ventun'anni, forse sarebbe tempo di-" 
"Di mettere la testa apposto?" Elizabeth aveva gli occhi fuori dalle orbite. "Ascoltami, Fred Weasley! Sai da quanto tempo desidero averti? Anni! A scuola, non potevo far altro che sospirare guardandoti, perché sapevo che non avresti mai dato conto ad una Tassorosso qualsiasi! E, dopo la scuola, ho lasciato stare tutto, buone maniere, voti e quant'altro, per essere un po' più sfacciata e piacerti! E ora, mi vieni a dire che non vuoi più il piacere? Vieni a dirmi che vuoi un qualcosa di serio?!" 
Fred la guardò ancora. 
"Sì, ma non con te. Scusa, Elizabeth, scusami tanto." Non era mai stato un campione di delicatezza.
Elizabeth si voltò senza dire altro e scomparì, Smaterializzandosi. 
Fred, ormai da solo, lanciò un'ultima occhiata ad Hermione e a suo fratello. 
Non poteva rinunciare al suo vecchio stile di vita per lei. 
Non poteva lasciar sgretolare castelli di certezze per potersi addentrare nella selva dei dubbi. 
Non poteva lasciarsi prendere il cuore da una e lasciarglielo per sempre.
 
 
"Ciao, Angelina." George, da solo in negozio, si avvicinò alla sua neo-cassiera. 
"Ciao, George." Gli rispose, ancora irritata da come l'aveva trattata qualche ora prima. 
"Oh, avanti, Angelina, non tenermi il muso! Lo sai? Mi piaci molto di più quando sorridi." Affermò, prendendole il mento tra l'indice e il pollice. 
Angelina, dopo aver scansato la mano del gemello, si voltò per nascondere il rossore che le aveva invaso il viso, piuttosto che per prendere il resto e porgerlo al ragazzino di fronte a lui. 
"Me lo fai un sorriso?" Le chiese, ancora. 
Angelina osservò bene il volto del gemello, così come aveva osservato Fred per tutto il giorno. Uno sembrava perso, mentre l'altro dirigeva la situazione al negozio, come un domatore con i suoi leoni. 
Angelina gli abbozzò un sorriso sghembo e tornò al lavoro. Chissà perché aveva sempre preferito Fred a George. Erano uguali fisicamente, certo, ma, se presi da soli, uno aveva delle sfumature che l'altro non si poteva nemmeno immaginare. 
Fred non riusciva a comprendere ciò che gli accadeva intorno, George voleva avere tutto sotto controllo. Fred era sfacciato, George era più riservato. Fred non conosceva Galateo, mentre George era un'anima sensibile. 
"Facciamo così. Ti invito a cena. Esci con me e ti prometto che saprò come ripagarti questo favore che mi stai facendo!" Le fece un occhiolino -non arrossire, Angelina, non arrossire!- e salì su per le scale. 
La ragazza si affacciò, poggiando le mani sulla ringhiera e decretò: "Non uscirei con te, nemmeno se fosse Gilderoy Allock in persona a chiedermelo!" 
George le si Materializzò affianco, tanto vicino da sfiorarle la punta del naso. "Qualcosa mi dice che stai mentendo. Vengo a prenderti alle nove, domani sera." Si voltò, ma prima di scomparire, aggiunse: "E, per la cronaca, io sono più affascinante di Gilderoy Allock." Scomparì ancora una volta davanti a lei, giusto in tempo da evitare un suo Schiantesimo, che invece, andò ad urtare un vetro, facendolo finire in mille finissimi pezzi. 
"Reparo!" Sbottò Angelina, mentre George le faceva un altro occhiolino. 
 
 
"Com'è andata la giornata con Elizabeth?" Chiedeva Ron, accarezzando dolcemente la guancia della sua fidanzata. 
Quel gesto ricordò ad Hermione quello che era accaduto il giorno prima. La mano di Fred, ferma, immobile, senza alcuna fretta di allontanarsi dal suo volto. 
"Male. Ogni cosa che le facevano vedere lanciava gridolini eccitati da papera!" 
Non era stata una giornata leggera per lei. Certo, Cattermole era uno dei dipendenti del Ministero più bravi che conoscesse, ma sentire un gemito da dietro le spalle ogni volta che lui apriva bocca era insopportabile. Aveva tentato di concentrarsi su ciò che le mostrava, ma non riusciva ad evitare tutti gli sguardi che i dipendenti uomini lanciavano a quella donna. 
"Dai, sta tranquilla. Vi hanno detto cosa dovete fare?" Le chiese Ron, con dolcezza. 
Hermione vide Fred tornare, da solo, alla Tana. Cosa si era detto con Elizabeth, che l'aveva portata a Smaterializzarsi via? 
"Sì. Per ora, saremo assistenti. Lei di Cattermole e io di Runcorn! Non oso immaginare quando mi vedrà cosa mi farà passare!" 
Runcorn era l'uomo di cui Harry aveva preso i capelli per assumere le sue sembianze e penetrare nel Ministero. 
"Ma nemmeno si ricorderà di noi, tesoro. Sta' tranquilla." Tentò di darle un bacio, ma quella si scostò. 
Sentiva di dargli una pugnalata al cuore ogni volta che lasciava che lui la baciasse. Il perché, non lo sapeva nemmeno lei. 
"Cosa c'è?" Ron scandiva le parole con un tono che non prometteva nulla di buono. 
"Mi sento così... stressata." Tentò di giustificarsi. 
"Beh..." Ron si avvicinò al collo della sua fidanzata. "Se è questo il problema... Ho una soluzione che fa per noi." 
Hermione si distanziò ancora una volta. "No... Non oggi. Ora vado. Scusami." 
Gli diede un bacio sulla fronte e si Smaterializzò a casa sua. 
Lì, vicino la porta d'ingresso, vi si appoggiò la schiena e iniziò a scivolare lentamente verso il basso. 
Ma che diamine mi sta prendendo? 

 
Ginny osservò Hermione scomparire e Ron alzarsi per poter andare nella sua stanza. 
Qualche minuto prima, aveva fatto la stessa identica cosa anche Fred. 
"Harry?" Lo chiamò, mentre aiutava la signora Weasley a ripulire i piatti. "Vieni un attimo." 
Harry si scusò con lei e si avvicinò al divano da dove la sua fidanzata sondava la situazione. 
"Non ti sembra che ci sia puzza di bruciato?" Gli chiese, indicando con le sopracciglia il piano superiore della casa. 
"Oh, sì." Ammise Harry. "Oggi ho provato a cucinare del pesce senza magia, ma..." 
"Non intendo quello, testone! Dio, salvi il mondo magico e non capisci nemmeno quello che ti succede intorno!" Lo rimbeccò. 
Harry le diede, sarcasticamente, della spiritosa e chiese quale fosse il problema. 
"Non tanto Ron, sebbene sia strano anche lui, in questo periodo. Ma tanto Fred... E' uscito da casa con Elizabeth, prima e quando è rientrato, non solo era solo, ma aveva un'aria sconsolata che non mi piace per niente." Disse, sottovoce, per non farsi sentire da sua madre, che si sarebbe certamente preoccupata.
"Magari, va male in negozio." Suppose Harry. 
"No, no. E' sempre pieno di clienti, lì. No, io un presentimento ce l'ho, ma... Ecco, non mi sembra una cosa da Fred!" Soffiò nell'orecchio del fidanzato. 
"Sarebbe?" Harry non riusciva proprio a comprenderla. 
"E se Fred si fosse innamorato?" 
Ad Harry sfuggì una risata che riuscì a stento a trattenere. "Fred? Sì, certo, e io mi chiamo Draco Malfoy." 
Si alzò dal divano e lasciò andare la fidanzata e quelle che lui pensava fossero i folli pensieri che le passavano per la testa. 
 
-SPAZIO AUTRICE-
Rieccomi con il nuovo capitolo su questa bella coppietta! :3 
Allora, inutile dire che ringrazio dal profondo del cuore tutti coloro che commentano e che inseriscono la mia storia tra le preferite, seguite e ricordate! :D
Un bacione a tutti quanti, 
vostra,
PhoenixQuill

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Capitolo 6
*** Charlie raccatta Elizabeth, Fred matura e George bacia Angelina. ***




                                                                  6 - Charlie raccatta Elizabeth, Fred matura e George bacia Angelina.


Hermione, ancora disgustata per le entrate al Ministero, depose i suoi piedi nella tazza davanti a lei. Poi, tirò la catenella e fu risucchiata, per ritrovarsi, in pochi minuti, all'interno. 

Tentava di ricordare dove fosse l'ufficio di quel simpaticone di Runcorn, quando una voce flebile, dietro di lei, accennò un: "Ciao, Hermione." Quella, con la mente ancora proiettata all'ufficio del suo capo, non badò molto a quella ragazza dai capelli neri racchiusi in una lunga coda e il suo completo fatto di una semplice maglietta bianca e un paio di jeans. 
La salutò velocemente, uno di quei saluti vaghi che si fanno quando non si riconosce la persona che si ha di fianco e si avviò spedita verso uno degli ascensori.
"Scusa!" La chiamò ancora, correndole dietro. "Ricordi dov'è l'ufficio di Cattermole?" Le chiese. 
"Sì." Rispose a quella ragazza dagli occhi grandi. "E' al terzo piano, subito dietro l'Ufficio Auror." 
Quella ringraziò ed Hermione, per tutta risposta, la osservò dall'alto in basso. Sapeva di conoscere quella ragazza, ma non ricordava dove l'aveva vista. Riconosceva quella chioma raccolta e quel corpo nascosto. 
"E-Elizabeth?" Tentò lei. No, non poteva essere. Elizabeth Macmillan era una sfacciata, che mai si sarebbe sognata di indossare un paio di jeans o di racchiudere i suoi capelli corvini all'interno di un insulso elastico. 
"Sì?" Rispose quella. 
Per le mutande di Merlino! 
"Cosa ti è successo? Cattermole ti ha detto qualcosa?" Chiese Hermione, seriamente preoccupata.
A pensarci bene, Elizabeth era strana già da qualche settimana. Non lanciava più gridolini d'eccitazione e non si emozionava visibilmente di fronte alla figura di Cattermole. 
"No, per niente." Rispose, restringendosi nell'angolo dell'ascensore. "Io e Fred ci siamo lasciati qualche settimana fa. O, meglio, abbiamo troncato, perché a quanto ho capito, lui non pensava stessimo insieme." 
Si sono lasciati. Lei e Fred si sono lasciati. 
Tentando di nascondere il tono un po' troppo felice, Hermione le chiese come mai. 
"Dice che non vuole più nessun piacere. E non con me." Elizabeth arricciò il naso alle sue stesse parole e, una volta al terzo piano, uscì dall'ascensore per dirigersi all'ufficio a cui era stata destinata.
Si sono lasciati.


 
Nel frattempo, i rapporti con Ron stavano lentamente degenerando. Lui preso dagli allenamenti per diventare Auror, lei dedita al suo nuovo lavoro al fianco di Runcorn. E, così, le uniche volte in cui si vedevano finivano per litigare, anche per le cose più futili. Una volta, Ron si era innervosito soltanto perché lei non aveva sentito cosa le stesse dicendo e, un'altra ancora, Hermione si Smaterializzò via dalla Tana sol perché lui le aveva dato il sale al posto del pepe. 
Le cose non andavano decisamente bene tra i due. Anche gli altri se ne accorsero in famiglia, perfino Charlie che era arrivato alla Tana una settimana prima, annunciando che era stato trasferito e ora lavorava per una compagnia inglese che gli dava un ottimo stipendio. 
Fred e George lavoravano instancabilmente al loro negozio, mentre Ginny era stata convocata per giocare nella Primavera del Londra di Quidditch. 
Era questo quello a cui pensava Hermione, mentre spillava alcune carte con la bacchetta. Era tutto un enorme pasticcio. 
"Ciao, Hermione." Lo salutò un uomo dalla testa rossa. Aveva le spalle larghe e la pelle ambrata, con alcune cicatrici su un lato del volto. 
"Charlie! Cosa ci fai qui?" Gli chiese, distratta momentaneamente dai suoi ragionamenti. Non si poteva negare che il fratello di Ron fosse bello, attraente. Ma aveva quasi trent'anni e la sua vita spericolata non facevano per la vita tranquilla, calma e razionale che Hermione voleva condurre. 
"Cercavo l'Ufficio per l'Uso Improprio dei Manufatti Babbani. Sai, quello dove lavora papà." Le sorrise. 
La ragazza prese una mappa che aveva sulla scrivania e la aprì davanti a lui. Ufficio per Uso Improprio... Ufficio per Uso Improprio...
Ancora una volta, fu distolta dai suoi pensieri. Ma non da Charlie, ora. 
"Hermione?" Elizabeth le agitava una mano davanti per richiamare la sua attenzione. "Ti volevo chiedere se avessi un foglio di pergamena in più. Serve a Cattermole, e nella mia scrivania non ce n'è nemmeno uno." 
"Sì, sì, ora te lo..." Non fu in grado di finire la frase. La sua attenzione fu attirata dal modo in cui Charlie guardava quella ragazza. Più che guardarla, la stava mangiando con gli occhi.
Oh, mio Dio. Il leggendario Charlie Weasley, l'uomo che mai si sarebbe innamorato, ha appena preso una sbandata per la nostra Elizabeth! Chissà cosa penserà Fred... 
"Ehmm... Chiedo a Runcorn se ne ha uno. Arrivo tra due minuti!" Fuggì velocemente da quella scrivania fatta di sguardi silenziosi. 
Elizabeth, d'altro canto, non aspettava altro che lei, non ancora accortasi del bel Weasley affianco a lei. 
Quello tossicchiò, abbastanza da richiamare la sua attenzione. "Salve." Disse, nel tono più suadente in cui potesse esprimersi. 
"Ciao." Gli rispose quella, continuando a spiare l'angolo dietro il quale era sparita la sua 'amica'. 
"Io sono Charlie Weasley." Le disse, caparbio, tendendole una mano. 
Quella lo scrutò per un attimo, convinta che le stessero facendo uno scherzo di cattivo gusto. Poi, però, vide che negli occhi castani di lui non c'era il minimo segno di derisione. Così, dopo alcuni secondi, la prese e gliela strinse, forte, presentandosi.
"Forse conosci i miei fratelli." Tentò ancora Charlie. "Fred e George. Hanno un negozio di scherzi, a Diagon Alley." 
"Sì, li conosco." Ammise, un po' sconsolata, ripensando al gemello. 
Non aveva nessuna intenzione di conoscere un altro Weasley. Non un altro Weasley affascinante come quello che aveva davanti. 
"Beh, sei la prima persona che conosco che dice così." Le sorrise l'uomo. "Di solito, quando menziono Fred e George, ci sono varie espressioni di disgusto o di ammirazione. Tu sei la prima che non ne abbia fatta nemmeno una." 
Elizabeth si ritrovò a sorridere. Forse la prima volta, dopo quel pomeriggio nel giardino di casa Weasley. 
"Se ti devo dire tutta la verità, io e Fred abbiamo avuto una specie di storia..." 
Charlie, colpito dal buongusto che aveva saputo dimostrare il fratello, chiese a quando risalisse, convinto che parlasse dei tempi della scuola. Quando, però, si accorse che la storia era appena finita e che era suo fratello che impediva a quella donna di mostrarsi più solare, da vera Tassorosso, le disse: "Mio fratello è uno stupido. Non si accorge mai delle vere bellezze che ha di fronte." 
La spavalderia, in amore, non gli mancava. 
"Oh, ma tu mi hai conosciuta ora, in questo modo. Diciamo che, prima, ero un po' diversa. Forse, ha riconosciuto sul serio le vere bellezze. Ed è per questo che è finito tutto." 
Charlie, però, come si sarà ben capito, non era un tipo da lasciare andare la presa tanto facilmente. "Ascolta, Elizabeth" Le disse. "Io non so cosa ti abbia fatto mio fratello, né mi interessa come eri tu prima. Ti ho conosciuta qui, così e mi stai facendo letteralmente impazzire, con questo sguardo mesto che mi rivolgi. Quindi, non voglio vederti abbattuta." 
Elizabeth sentì il volto prendere fiamme. Cosa voleva Charlie Weasley da lei? Cos'era quella, la condanna? 
"Ti aspetto fuori da qui, appena finisci. Ciao, Elizabeth." Le rivolse un sorriso smagliante e non le diede neppure il tempo di ribattere, che svoltò in un corridoio e scomparì dalla sua vista. 


 
Hermione si Smaterializzò vicino la Tana e bussò alla porta. Le venne ad aprire Ginny, incastrata in un abito elegante e furiosa. 
"Ah, sei tu." Le disse, quando la vide sulla soglia. Chiuse la porta dietro la ragazza e si sedette sul divano, a cavalcioni, pronta con la bacchetta in mano a stregare il suo fidanzato. 
"Ciao, Fred." Hermione rivolse un saluto al gemello, sussultando leggermente. "Cosa succede?" Gli chiese ancora, indicando Ginny. 
"Harry è in ritardo. Dovevano uscire, ma lo devono aver trattenuto all'Ufficio Auror. Nemmeno Bilius è arrivato." 
"Il suo nome è Ron." Sottolineò Hermione, irritata. 
"Ciò che chiamiamo Bilius anche con un altro nome avrà sempre la stessa stupidità."1Dichiarò, affondando un cucchiaio in una coppa di gelato. 
Hermione gli fece una smorfia e si voltò, per andare a sedersi con Ginny. 
"Tutti gli altri?" Chiese, notando la cucina deserta, oltre al gemello che tentava di far fuori il cibo davanti a sé. 
"Mamma e papà sono da Bill e Fleur, dicono che dev'essere qualcosa di importante, perché insieme a loro ci sono anche i parenti di lei. Percy è ad una cena del Ministero, mentre George..." Si perse un attimo, mentre tentava di ricordare quello che Fred aveva detto a tutti quanti solo un'ora prima. "Ah, sì! E' con Angelina! Ha un appuntamento, a differenza di altri." 
Fred si alzò dal tavolo, sfoggiando la sua altezza fuori media. 
"Senti, nana." Disse, indicando con il cucchiaino la sorella. "Io posso avere quante donne voglio." 
Ginny si lasciò sfuggire una risata. "Oh, infatti. Noto che la tua agenda è sempre piena, in effetti."
Saprei io come riempirla. ...Ma cosa pensi, Hermione? 
"E' che devo trovare quella giusta. Sono stanco di tutte quelle sbagliate."
Si voltò per salire le scale e Ginny gli chiese ancora. "E come dev'essere quella giusta?" 
Ma la domanda rimase sospesa in aria. Harry arrivò dentro la cucina, infangato da testa a piedi e accompagnato da Ron, infangato almeno quanto lui. 
Il sorriso che aveva sulle labbra svanì del tutto quando incrociò lo sguardo di Ginny. 
"Avevi detto che stasera uscivamo!" Sbraitò, agitando le mani vicino a lui. 
"Tesoro, lasciami spie-" 
"Ti ho aspettato due ore, DUE ORE! Scommetto che è stato Ron! Cosa ci fai tu qui? Vatti a lavare!" Sbraitò al fratello. 
Senza nemmeno farselo ripetere, scivolò per le scale e svanì nel bagno. Non riuscì nemmeno a salutare Hermione. "Ginny, andiamo fuo-" Tentò ancora Harry, incapace di fronte alla furia che si era scatenata vicino a lui.
"No, Harry Potter! Te lo dico io di andare fuori!" Lo prese per un braccio infangato e lo portò in giardino, sbattendo la porta dietro le sue spalle. 
"Merlino." Gemette Fred. "Sconfigge il Mago Oscuro più potente sulla faccia della Terra, ma non riesce a tenere testa a Ginny. Pivellino." 
Hermione, suo malgrado, si ritrovò a ridere insieme a lui. 
Non posso aver buttato tutto all'aria per lei. Non per la sua risata, non per lei.
La ragazza si sedette al divano e, non seppe mai per quale motivo, annunciò: "Charlie è uscito con Elizabeth." 
Fred si immobilizzò per un istante e scrutò la ragazza, ben attento a vedere se le avesse raccontato una bugia. "Sono contento per lei. Charlie è un bravo ragazzo." Ammise Fred. 
Hermione, incredula, si alzò in piedi, mani incrociate al petto. "Cosa?! Chi sei tu? Cosa ne hai fatto di Fred Weasley?" 
Il ragazzo, dall'alto del suo metro e ottanta, la osservò per bene. 
Sì, ci sono cascato come una pera cotta.
"Fred Weasley è sempre lo stesso. Solo che è maturato." 
Anche Hermione si lasciò sfuggire una risatina. 
"Vuoi che te lo dimostri?" Le chiese, avvicinandosi pericolosamente a lui. Ora, poteva ben sentire il suo respiro pesante e il leggero odore di polvere da sparo che lo caratterizzava sempre. Fred poteva sentire, invece, l'odore di pergamena e quella leggera sfumatura di chiuso, propria del Ministero. 
Le loro labbra erano pericolosamente vicine. Neanche lei dava idea di volersene andare o di staccare la sua mano da quella che, prontamente, Fred le aveva afferrato con delicatezza. 
Queste sarebbero le farfalle? Più che altro, sembra una mandria di bufali impazziti.
"Freeeed!" La voce di Ron li separò all'istante, come i pezzi di una corda tesa tranciati di netto. 
I loro respiri erano ritornati ad essere due, così come le loro mani, che si erano staccate repentine. 
"Lo scaldabagno si dev'essere rotto!" Piagnucolò, da sopra. 
"Sei un mago, Bilius! Sistemalo con la magia!" Gli suggerì Fred che, poco dopo, uscì dalla cucina e lasciò Hermione lì, sola.
 
1 - La citazione  sarebbe: "Ciò che chiamiamo rosa anche con un altro nome conserva sempre il suo profumo." di Shakespeare.

 
"Ma dove siamo?" 
Angelina, con gli occhi bendati, era appena uscita da un ristorante, dove George l'aveva fatta ridere e sentire più a suo agio, in mezzo a tutte quelle livree rosse. Il gemello le aveva fatto palpitare il cuore più di una volta, sfiorandole le dita o toccando la punta delle sue scarpe sotto il tavolo. 
"Ecco." George sfilò la benda e Angelina riconobbe, a stento, il negozio in cui lavoravano. 
"Perché siamo qui?" Gli chiese, un po' delusa. Non aveva certo preteso che lui la portasse a fare una passeggiata al chiaro di luna o al mare. Ma anche un parco silenzioso o una panchina nel bel mezzo del nulla sarebbe stato carino. 
"Qui posso fare quello che voglio." Prese la bacchetta e sussurrò un incantesimo. L'intera stanza cambiò e si tramutò in una bellissima illusione.
"George... Siamo su un campo da Quidditch. Perché?" Chiese, un po' impressionata. 
Il gemello le si avvicinò e disse: "Per due motivi principali. Prima di tutto, perché volevo farti vedere quanto sono bravo con la magia." Angelina sorrise, la mano intrecciata in quella di lui. "E poi, perché ricordo ancora come guardavi mio fratello durante gli allenamenti. Eri a dir poco innamorata di lui. E io non potevo certamente interferire. Ma, ora, sempre su questo campo di Quidditch, voglio prendermi una rivincita." 
"Cos-" Angelina non fece in tempo nemmeno a parlare, che George le prese il viso tra le mani e la zittì, baciandola. Era sempre tata innamorata di Fred, questo non lo poteva negare. Ma ora non era a Fred che pensava. Era a George, alle sue mani che la raggiungevano dappertutto, al suo sguardo che pareva prenderla e non lasciarla mai più. 

 
-SPAZIO AUTRICE-
Scusate il ritardo, ma tra la pagina da amministrare e le faccende babbane ci sono tante cose che mi attanagliano D:
Duuunque, me la lasciate una recensione? Senza contare tutti i ringraziamenti a quanti mi seguono :D
Un bacione,
PhoenixQuill
 

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Capitolo 7
*** 14 settembre. ***




                                                                                        7 - 14 settembre 


Hermione salutò Elizabeth all'uscita dal Ministero e la vide incamminarsi per le strade di Londra, mano nella mano con Charlie Weasley. La ragazza abbozzò un sorriso all'angolo sinistro della bocca. 

Era contenta per la sua collega. Aveva imparato a rivalutarla, nelle ultime due settimane. Lasciato da parte quel suo lato esuberante e frivolo, Elizabeth era una ragazza davvero molto gentile. Una mente brillante e, ben presto, si era rivelata anche una grande amica. Giorni prima, infatti, aveva perso una pratica che serviva a Runcorn e, sprofondata nel panico, si era presto dimenticata che la poteva Appellare tranquillamente con un gesto della bacchetta. La vicinanza di zia Demetria e della sua 'babbanosità', come l'aveva definita Ernie Macmillan, le faceva seriamente male. Per sua fortuna, Elizabeth era arrivata cinque secondi prima del suo capo e, con un gesto pigro della mano, le restituì la pratica, volata da sotto il tappeto per atterrare nelle mani della ragazza. 
Quel giorno, però, nemmeno la 'babbanosità' di zia Demetria poteva demoralizzarla. Era il 14 settembre. 
Ron se ne ricorderà, ne sono certa. Ne sono certa.
La ragazza, però, non poteva certo negare la realtà che le si stagliava contro. Ron era sempre più impegnato con gli allenamenti Auror, accompagnato, a sua volta, da Harry. Né, nell'ultimo periodo, le aveva rivolto quello che poteva lontanamente definirsi un gesto d'affetto.
Ma sì, anche se se ne sarà dimenticato, sono sicura che lo avrà ricordato Ginny. 
Non voleva perdere Ron. Era stato un elemento fondamentale della sua vita, una figura che, ormai, credeva la dovesse accompagnare fino alla fine. Insieme ad Harry e Ginny. Ma nemmeno i nostri propositi migliori ci possono distogliere da ciò che in realtà desideriamo. Così, l'immagine di Ron si era iniziata a confondere e a prendere lentamente i lineamenti spigolosi di Fred, gli occhi nocciola di Fred, il naso sproporzionato di Fred.
No, no. E' il 14 settembre e non mi lascerò abbindolare da alcuni stupidi ricordi. 
Peccato che quelli che Hermione definiva 'stupidi' erano in realtà ricordi vividissimi in lei. Una mano intorno alla sua vita, un paio di occhi a pochi centimetri, ma che dico centimetri?, millimetri da lei.
14 settembre, 14 settembre.
Hermione si Smaterializzò alla Tana. Ancora leggermente eccitata dalla serata che si aspettava di avere, bussò alla porta. Venne ad aprirle un Ron dagli occhi spenti e un colorito pallido. 
"Ron! Cos'hai?" Hermione gli poggiò una mano sulla guancia, guardandolo attentamente. Non c'era nessuno nella stanza a parte loro e una piccola radiolina poggiata sul tavolo. 
"Sto seguendo il Torneo Amichevole di Quidditch. Giocano da questa notte." Asserì lui, riposizionandosi vicino alla radio e riaccendendola. 
Hermione non ribatté per alcuni istanti. Pensava che, da un momento all'altro, tutti uscissero da ogni angolo della casa, pronti ad urlare: "Sorpresa!". La ragazza decise così di reggergli il gioco. 
"Quindi, stai seguendo il Quidditch da questa notte?" Chiese, picchiettando la bacchetta sul tavolo, a mo' di passatempo. Ron annuì e la voce di un radiocronista inondò il silenzio di quella stanza.
"Sono in testa i Puddlemere United, mentre i Cannoni sono solo quarti." Dichiarò, con uno sbuffo. 
"E tutti gli altri, dove sono?" Chiese Hermione, guardandosi intorno e trattenendosi dal non ridere di soddisfazione. 
"Charlie è in giro, non so dove sia. Papà deve ancora tornare dal lavoro, mentre mamma è in cortile. Ginny ed Harry sono andati a fare una gita, fuori città." Quasi sussurrò, per non poter infastidire il radiocronista. 
Ma guarda un po' quante coincidenze! Proprio il 14 settembre, poi!
Poco più in lontananza, si udì un sonoro crak! Fred e George erano appena tornati dal loro negozio di scherzi, insieme al loro dolce profumo, si fa per dire, di polvere da sparo e credenze per ingredienti di pozioni. 
"Buonasera." Salutò George. Con alcuni passi, si avvicinò alla porta che dava nel cortile e chiamò: "Mamma!" 
Fred, quasi immobile, osservava Hermione. Osservava Hermione e il motivo per cui non aveva potuto prenderle il viso e baciarla come non aveva mai baciato nessuna. Con amore. 
Bilius.
Hermione, d'altro canto, non aveva dimenticato quello che era successo con il gemello solo qualche giorno prima. Sentiva il suo sguardo insistente, ma non voleva girarsi. Sapeva che, facendolo, gli avrebbe fatto capire quanto debole era quando i suoi occhi la incontravano. Quando quel nocciola, così differente dal blu mare di Ron, avrebbe incontrato le sue pupille. 
E' il 14 settembre. Il 14 settembre. Mi stanno facendo una sorpresa, lo so, lo so.
Molly Wasley entrò nella cucina, Smaterializzatasi dal cortile. Salutò gentilmente Hermione e chiese al figlio cosa volesse. 
"Quell'incantesimo, quello che fai sempre a papà quando va di fretta! Quello che gli permette di vestirsi bene in meno di un secondo!" La implorò George. 
"Festina vesta!" Scandì la signora Weasley e George fu, in un batter d'occhio, vestito da vero gentiluomo. 
"Grazie mamma!" Il gemello le scoccò un grosso bacio sulla guancia e salutò tutti, dichiarando che usciva con Angelina. 
Fred, dal canto suo, aprì la dispensa e prese un pacco di biscotti che la sera prima non era riuscito a finire. Da lì, poteva ben osservare cosa facesse la coppietta. 
E' già passata un'ora. Ma che concezione di sorpresa hanno?
Arrivò anche Arthur Weasley e lì, Hermione, un pelo fuori di sé, si alzò. Dopo aver salutato Ron stizzita, uscì dalla Tana. 
A quel punto, la mente di Fred fu capace di pensare solo una cosa. E' la mia possibilità per tornare alla carica.
Uscì anche lui da casa, per niente preso in considerazione da Ron, intento nelle sue partite di Quidditch. Al chiarore degli ultimi raggi di sole, vide la figura in disparte di Hermione, col capo chino. Prima di poter dire qualcosa, le prese il polso per chiamarla a sé, ma la sua voce fu rotta da un'improvviso dolore alle tempie, che sembravano essere risucchiate in un tubo troppo stretto per lui. 


 
E' il 14 settembre. Complimenti, Ronald Weasley. Complimenti davvero.
Suonò il citofono di casa sua violentemente. Le venne ad aprire zia Demetria, che non dava segni di voler sgomberare dal suo comodissimo salotto. 
Quando la zia la vide, aprì la bocca per disegnare una o perfetta, mentre gli occhi si accendevano di una luce che Hermione riconobbe come la stessa che inondava gli occhi di Rita Skeeter quando aveva tra le mani un boccone succulento. 
"Non pensavo portassi anche il tuo fidanzato, Hermione cara." 
Fidanzato? Cosa blatera questa vecchia megera?
"Io non ho portato proprio-" Le sue parole vennero interrotte da un leggero tossicchiare. Un brivido percorse tutta la sua schiena, quando, voltatasi, vide Fred Weasley dietro di sé. 
Quello, alla parola "fidanzato", si portò una mano dietro la nuca e quasi inorridì quando vide la zia di Hermione stringere la sua mano. 
"Vieni, entra!" Hermione mandava sguardi fulminei al gemello, ma non poteva certamente dire alla zia che quello non era Ron. D'altronde, aveva sempre dato informazioni sporadiche a sua zia su di lui, informazioni che si potevano ben confondere con Fred. Le aveva solo detto che era alto, smilzo e con i capelli rossi. Mai un riferimento ai suoi occhi dal colore blu, mai un riferimento al fatto che non fosse così alto. 
"Molto piacere, signora, il mio nome è Fred Weasley!" Disse lui, stringendole calorosamente la mano, per quanto potesse. 
"Fred?" Gli occhi piccoli di sua zia incrociarono quelli privi di speranza di Hermione, che si affrettò a dire: A Ron piace tanto scherzare! Dai, finiscila, Ron!" Lo ammonì. 
"Oh, sì, sì. Mi dispiace, signora." Fred prese la mano di zia Demetria e vi depose un bacio. "Ma Hermione mi dice sempre che lei è una persona così simpatica, che una battuta pensavo fosse perdonabile, da parte mia." 
Disgustoso, pensò la ragazza. 
La madre e il padre di lei furono altrettanti stupiti quando videro quel ragazzo intruso in casa loro. Ma, dagli sguardi che Hermione mandava loro, capirono che, per almeno un paio d'ore, dovevano reggere il gioco. 
"Dov'è il bagno?" Chiese Fred, un po' preoccupato per la sua incolumità, un po' contento di essere capitato in quella situazione. 
"Di là!" Esclamò zia Demetria. Fred doveva piacergli, perché più che guardarlo, lo mangiava con gli occhi. "Sono sicura che Hermione ti saprà indirizzare benissimo!" Detto ciò, spinse la nipote ad affiancarsi a lui. 
"Certo, certo." Rispose Hermione, a denti stretti. 
Li osservarono tutti e tre dirigersi su per le scale e, una volta spariti dalla loro visuale, zia Demetria disse loro: "Bel ragazzo, eh, quel Rodney?" 
"Eh, già." Asserì la donna. 
Nel frattempo, nel bagno di casa Granger, Fred ed Hermione litigavano sommessamente. 
"Cosa diavolo ci fai qui?!" Aveva tentato di sbraitargli. 
"Io... Io volevo... Volevo sapere cos'è che non va tra te e Bilius. Insomma, sono settimane che non vi vedo darvi neanche una carezza..." Tentò di giustificarsi. 
"E da quando ti interessi alla nostra relazione, si può sapere?!" 
"Beh, da quando-" Le parole del gemello morirono in bocca, perché fu interrotto da un gufo che beccava alla finestra del bagno. Hermione, il sopracciglio ancora alzato, la aprì, per far spazio al gufo che depose ai suoi piedi un pacco e volò via. 
C'era un biglietto allegato sopra, che diceva: "Auguroni per il tuo diciannovesimo compleanno. Sapevamo che questo era il regalo perfetto per te e lo potevamo trovare solo qui. Scusa se non te lo diamo di persona, ma ora siamo occupati, se capisci cosa intendiamo. Con affetto, Harry e Ginny"
Qualcuno che si ricorda che oggi è il 14 settembre!
"E' il tuo compleanno." Disse Fred, in un soffio. Adesso capiva perché tanto risentimento nei confronti del fratello solo qualche minuto prima. 
Hermione scartò il pacco, che conteneva un grande tomo, con su scritto: "Le mirabolanti avventure di Gross, l'Elfo Magico"
"Lo ricordo questo." Asserì Fred, prendendo il libro in mano. "Un grande compagno." Dichiarò infine. "Mia madre lo lanciava spesso a me e Georgie, quando ne facevamo una delle nostre." 
La ragazza rabbrividì alla sola idea di lanciare un libro e gli chiese di cosa parlasse. "E ti chiamano la strega più brillante della tua età?" Rise il gemello. 
"Davvero simpatico. Io vado nella mia stanza, per nasconderlo da mia zia. Tu va' di sotto, e non fare magie! Mia zia è una Babbana della peggior specie."
Hermione lasciò aperta la porta alle sue spalle, mentre Fred usciva fuori, per poter ritornare nel salone di casa Granger. 


 
Una torta ricoperta di panna torreggiava sul tavolo, quando la cena era ormai finita.
Fred aveva retto il gioco, così come i suoi genitori. E zia Demetria pendeva dalle sue labbra. Fred era tutto quello che lei potesse desiderare. Divertente, affascinante, galante. 
Altrettanto disgustoso, pensava la ragazza, quando vedeva quegli occhi languidi incrociare lo sguardo del gemello. 
Dopo un imbarazzantissimo "Tanti auguri a te" intonato alla bell' e meglio anche da Fred, Hermione fu costretta a tagliare la torta e a distribuirla a tutti i presenti. 
"Posso tirarti le orecchie?" Le chiese il gemello, quando le fu affianco. 
"No." Cantilenò quasi Hermione. 
"Stai assumendo i connotati di una vecchia, Granger."  
Hermione fece finta di non sentirlo, né di essersi accorta di quel sorriso sornione che gli era apparso in volto quando era riuscita a sporcarsi sulla punta del naso con la panna. 
La serata, dopo due ore e mezzo estenuanti per Hermione, si concluse, con Fred vicino alla porta, che salutava tutti quanti, in particolar modo zia Demetria. 
"Dove hai parcheggiato la macchina, caro?" Gli chiese, dandogli due baci sulle guance, per salutarlo. 
"Non molto lontano da qui, signora."
"Sono più che sicura che Hermione vorrà accompagnarti." Trillò, soddisfatta. 
"Io, invece, sono sicuro di no." Si intromise il padre di Hermione. "E' buio, lì fuori e..." 
Ma le sue parole furono interrotte da sua moglie, che diceva che non era possibile che succedesse qualcosa ad Hermione. D'altronde, aveva sempre la bacchetta a portata di mano, gli suggerì qualche istante dopo, quando rimasero soli. 
Hermione fu così costretta ad accompagnare Fred fuori dalla porta che si chiudeva inesorabilmente dietro di lei. 
Percorsero insieme un tratto di strada, in silenzio, illuminati solo dalla luce dei lampioni. 
"Non sapevo fosse il tuo compleanno, oggi." Fred spezzò quel silenzio, che trovava troppo fuori luogo con la sua presenza. 
"Come potevi saperlo?" Lo giustificò Hermione. "Era Ron quello che doveva saperlo." Aggiunse, poi.
"Accetta le mie scuse come fossero le sue." Hermione sospirò. "Per quanto riguarda il regalo, invece..." Iniziò a dire, ma lei lo bloccò. 
"Oh, no, ci mancherebbe altro. Non voglio nessun regalo, tranquillo." Gli sorrise. "Già aver finto di essere Ron vicino a mia zia è molto." 
Fred sorrise a quelle parole di gratitudine. "Ma io un regalo te lo voglio fare lo stesso." Asserì, dopo un po'. 
Qualcosa non andava. Qualcosa non andava lì, perché Hermione sapeva benissimo quale 'regalo' desiderasse da parte sua, ma, ogni volta, tentava di dare la colpa alla somiglianza tra i due fratelli. 
E' colpa dei loro capelli rossi così simili, è colpa di quel fisico quasi uguale, colpa di quelle mani affusolate allo stesso modo.
Qualcosa non andava, perché sentiva che tutto si ripeteva come qualche giorno prima. La loro distanza si annullava gradualmente, tutto intorno non aveva più contorni, ma solo colori confusi tra di loro e l'unica cosa che lei potesse distinguere erano quegli occhi dal colore così comune, ma che solo a lui stavano bene.
"Il mio regalo non è una cosa che si può toccare. Oh, meglio, si può toccare..." Poggiò una mano sopra la guancia di Hermione, ormai in fiamme. "Ma non con le mani." 
Fred si abbassò il necessario per far coincidere le sue labbra con quelle di Hermione e tutto quello che lui sentiva nel petto esplose, come un leone raggiante. Si stavano baciando, in un vicolo di Londra, illuminati da un solo lampione. Si stavano baciando e nessuno dei due voleva che finisse. Si stavano baciando e non pensavano a nessuno, nemmeno a Ron, a Ron che era il fratello di uno e il fidanzato dell'altra. 
Non è colpa dei capelli, né del fisico, né delle mani. E' colpa di quegli occhi così diversi dai suoi, colpa di quei gesti più teneri, colpa di Fred Weasley e anche colpa mia, perché so che non voglio lasciarlo andare.


 
"Ron!" Quando Fred rientrò a casa, si accorse della sorella che rimproverava Ron, rosso alle orecchie.
"Ma c'era il Torneo Amichevole! E poi, le ho già mandato un gufo!" Tentava di ribattere lui. 
"Sei assolutamente imperdonabile!" Ginny si abbandonò al divano e, rivolgendosi a Fred, chiese: "Dove sei stato?" 
"Io... Ho fatto un giro." Improvvisò lui. 
"Dev'essere stato un bel giretto, visto che hai tutti i capelli scompigliati. Sai, non c'è molto vento, oggi." 
Fred tentò di nascondere il rossore che, stranamente, gli invadeva il volto e salì le scale, per raggiungere la sua stanza.


 
-SPAZIO AUTRICE-
Salve, gente :3 Allora, ringrazio tutti quanti coloro seguano la mia storia e la recensiscano, la mia gratitudine è immensa, sul serio! :D
Lasciate una bella recensione anche qui? <3
Un gran bacione a tutti, 
PhoenixQuill  

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Capitolo 8
*** Dubbi e certezze. ***




                                                                                                               8 - Dubbi e certezze.


Quella maledettissima macchia sul materasso di George lo fissava, chiedendogli cosa ci fosse che non andava. 

Te lo dico io cosa c'è che non va. 

Lui, Fred Weasley, non poteva essere davvero innamorato. Aveva sentito qualcuno parlare dell'essere innamorati, ma quelli erano paroloni per lui. Innamorato. Che poi, che senso aveva quella parola? Innamorato. Se davvero designava quello che lui provava quando era in compagnia di Hermione, allora era una parola sopravvalutata. Non si poteva racchiudere quella cosa che lui sentiva fremente nel petto, nelle mani, nelle ginocchia quando sfiorava la sua pelle. 

Si portò le mani dietro la nuca, tanto da avere la macchia impercettibilmente più vicina. 
E poi, come fare a capire se era davvero innamorato? Non lo era mai stato. Per lui, erano state tutte un'avventura, un mondo da sfiorare per poi allontanarsene repentinamente. Sapeva che il suo carisma gli aveva sempre permesso di scoprire ogni singolo segreto delle donne. Ne poteva descrivere millimetro per millimetro ogni parte del corpo, poteva farle stendere ai suoi piedi con uno schiocco delle dita. 
Ma lì, con Hermione, era diverso. Lui non voleva farla stendere ai suoi piedi. No, quello no. Voleva che i suoi occhi ridessero come avevano riso quella sera quando lo vedeva. Voleva far andare a fuoco le sue guance con una semplice carezza. 
La macchia che lo osservava minacciosa si avvicinò ancora di più, sotto il peso di George, appena tornato da una serata con Angelina. 
"George?" Chiamò. La stanza era immersa nel buio, né il gemello aveva acceso un lume per farsi strada tra i detriti di vestiti che aveva abbandonato Fred. 
George mugugnò, come per dire che lo ascoltava. 
"Tu..." Cominciò, sentendosi imbarazzato. Ma, d'altronde, con chi parlarne, se non con lui? "Sei innamorato di Angelina?" 
Ne seguì un breve di silenzio, che fu poi completato da un: "Sì, penso di sì." 
Anche lui era molto serio. Non c'era nota di canzonatura nella sua voce. 
"E... Come lo sai?" 
"Beh..." Non si poteva sapere, ma Fred era certo che il fratello stesse arrossendo. Era un argomento delicato, ed entrambi lo affrontavano per la prima volta. George si affacciò dal letto e iniziò a parlare, i capelli rossi distinti grazie alla luce della luna: "Lo so perché penso sempre a lei. Perché quando sono con lei, sono consapevole che non vorrei nessun'altra affianco a me. E perché sento che lei mi completa. Lei è tutto quello che io non sono, e io sono tutto quello che lei non è." 
Fred pensò qualche secondo sulle parole del fratello, per poi chiedere: "In che senso? Dico, quella faccenda della completezza..." 
"Nel senso che... Il punto è..." Balbettò inizialmente. Poi, riprese, dicendo: "Penso che sia la mia anima gemella. Con lei, non ho bisogno di nient'altro." George, dopo un altro silenzio, affacciò la testa e chiese: "Ma perché questo discorso?" 
"Ho baciato la Granger." Rispose, trasognato
"Cosa?!" Urlò George, cadendo dal letto per lo stupore. Ancora dolorante, con una mano dietro la testa, gli chiese: "Tu hai fatto cosa?!", illuminando la stanza con la punta della bacchetta. 
"Io ho baciato la Granger." 
George era impallidito. Dev'essere impazzito.
"Ma capisci cosa hai fatto? Per le mutande di Merlino, Fred! La Granger è la fidanzata di Bilius!"  
Fred biascicò pigramente che sì, lo sapeva.
Poi, non del tutto convinto, il gemello gli chiese, la punta della bacchetta a pochi centimetri dal volto del fratello: "E ti è piaciuto?" Lo disse quasi tremando, pauroso della risposta. 
Fred si gingillò un altro po' osservando la macchia che si era allontanata quando il fratello era caduto del letto. Poi, con noncuranza, rispose: "Sì." 
"Oh, santissimi Merlino e Morgana." Sussurrò George. "E... lei?" 
"Mi è sembrato che le piacesse. Ha ricambiato, se è questo che vuoi sapere." 
George si passò una mano su tutto il volto, soffermandosi sul mento. 
"E' per questo che mi hai fatto tutto quel discorso? Tutta quella cosa dell'innamoramento? Oh, per gli shampoo inutilizzati di Piton... Sei innamorato di lei?" Bisbigliò con la bacchetta ancora alta, come se stesse recitando una terribile maledizione. 
"Sì. Penso." 
George trasalì e quasi urlò: "Ma ti rendi conto?!" 
Fred si mise seduto sul bordo del letto e ribatté: "Ma se hai appena detto anche tu di essere innamorato!" 
"Ma io sono innamorato della mia fidanzata! Tu sei innamorato della fidanzata di nostro fratello!" George non era un maestro di delicatezza e, sicuramente, Fred non ne cercava uno in quel momento. 
"Vado a fare una doccia fredda." Dichiarò poi Fred, alzandosi in piedi. 
George sospirò e lo vide allontanarsi dalla stanza. 
Ti stai cacciando in un guaio più grosso di te, fratellino.


 
Il giovedì era il suo giorno libero, dunque niente lavoro. Ma niente lavoro equivaleva a dire mente sgombra e mente sgombra voleva dire continui pensieri a Fred e Ron. Nemmeno la biblioteca di Diagon Alley dava il riposo sperato ad Hermione. Si rigirava tra le mani la lettera del fidanzato, che recitava alcune scuse per aver dimenticato il suo compleanno. Le era arrivata mezz'ora dopo aver 'accompagnato' Fred fuori di casa. Doveva averglielo ricordato Ginny, tornata dalla sua 'gita' con Harry. 
Girava meccanicamente alcune pagine del libro che le avevano regalato, ma la lettura non riusciva a prenderla appieno. La figura mingherlina di Gross veniva soppiantata in pochi secondi da quella mascolina di Fred, con conseguenti sensi di colpa nei confronti del suo fidanzato. 
Ho tradito Ron. E non con uno qualunque, ma con suo fratello. Con Fred.
Era inutile eludere la realtà. Anche perché era la stessa realtà che la prendeva a schiaffi in faccia. Quelle mura la opprimevano. Doveva uscire. 
E così fece, notando dalla luce della finestra che era già il tramonto. Quanto tempo era rimasta lì dentro, fissa sulla pagina 2 del libro? Due, tre ore? 
Per tornare nelle strade di Londra, doveva passare necessariamente davanti ai Tiri Vispi Weasley.
Guardò per bene l'entrata, piena di clienti che Angelina stava cercando freneticamente di sfoltire. Con tutta quella confusione, nessuno si sarebbe accorta della sua presenza. Così, con il mantello che le copriva parzialmente il volto, fece trillare la campanella all'interno del negozio. Si guardò attorno e prese alcuni oggetti in mano. Sembravano così innocui, visti nelle loro scatoline. Poi, però, mentre leggeva come gli Elfi non fossero in alcun modo sfruttati per la realizzazione del prodotto, si sentì afferrare il polso e passare dall'ambiente caldo e affollato del negozio ad uno spazio piuttosto buio e desolato. 
"Granger. Cerchi grane, per caso?" Un uomo dai folti capelli rossi le lasciò libero il polso. 
"George." Salutò Hermione. "Dovrei parlare con Fred." 
George la guardò con un sopracciglio alzato. 
"So cosa è successo tra voi due. State attenti, voi due." Poi, dopo averla guardata, le disse: "Te lo vado a chiamare. Auguri passati, a proposito." Terminò, scomparendo da lì. 
Hermione rimase in silenzio in quello che doveva essere un magazzino per alcuni minuti. Poi, scostando una tenda, un'altra testa rossa venne a farle compagnia. 
"Ciao." Disse quello. 
Sembra quasi che trovi ogni giorno persone nel suo magazzino, da come mi ha salutato.
"Ciao." Ricambiò anche lei. "Io... Ecco, sono qui, perché volevo parlarti..." Esordì Hermione, con voce roca, per non farsi sentire da eventuali clienti del negozio. 
"Anch'io devo parlarti." Le prese le mani nelle sue. "Sei congelata." Constatò, quando si accorse delle sua dita fredde. 
"Succede quando sono un po' nervosa..." Affermò, imbarazzata, la ragazza. 
"Ci penso io." E le sue mani coprirono quei palmi minuscoli in confronto ai suoi. 
Oh, no. Si sta ripetendo. Non la stessa atmosfera. 
"Ho tradito Ron." Disse, quasi con le lacrime agli occhi. Era la prima volta che lo diceva ad alta voce, e detta da lei stessa, faceva ancora più male. 
"Anch'io l'ho tradito. E' mio fratello." Le disse, portando le sue labbra sulle mani quasi tiepide di lei. "E, credimi, vorrei con tutto me stesso che non accadesse. Che tutto quello che è successo fosse solo un sogno. Ma questa cosa, Hermione, mi travolge. Io... Nemmeno obliviandomi riusciresti a togliermela." 
"No, no, gli incantesimi di memoria non funzionano sui sentimenti... Ma potresti obliviare me. Potresti cancellarmi quel ricordo!" Hermione quasi si illuminò. 
Dopo un silenzio a dir poco glaciale, Fred le disse: "Non scappare da te stessa. Anche se ti cancellassi la memoria, io so che tu provi qualcosa per me. E so che ci riproverei comunque." I loro volti erano ancora una volta vicini. Troppo vicini. 
"Ma Ron-" Tentò di protestare Hermione. 
"Sssh." La zittì Fred, con un dito. "Ron ora non esiste. Esistiamo solo io e te. Solo io e..." Non riuscì a concludere la frase perché, resistito troppo a lungo, si era abbandonato sulle sue labbra. E, anche se lei in un primo momento voleva opporsi, pensava che no, Ron esiste, eccome!, si abbandonò anche lei, presa da quelle braccia che la guidavano con sicurezza verso un lato della stanza. Il mantello le scivolò di dosso, mentre sentiva Fred che le solleticava piacevolmente la schiena con una sua carezza. Anche i primi bottoni della sua camicia furono separati dalle loro asole, mentre le mani di lui scendevano pericolosamente verso i pantaloni.
Non dovrebbe accadere tutto questo. Tutta questa... passione, perché, sì, questa è passione, non dovrebbe esserci. Dovrei rifiutarlo, dovrei... dovrei... dovrei...Ma i pensieri di Hermione furono interrotti dalle avide mani di lui, pronte a scattare al di sotto del suo maglione. 
Ho un fratello, per la miseria, un fratello. Sangue del mio sangue! Non dovrei assaporare questa bontà, dovrei... dovrei... dovrei... Ma anche i suoi pensieri furono interrotti, per lui, invece, da una mano che spostava via dalle sue braccia il tenero cotone della camicia.
Con un colpo della bacchetta, presa in un attimo di lucidità in mezzo a quella tempesta di emozioni, Fred trasformò alcuni pacchi deposti lì vicino in un caldo letto dalle coperte pesanti. 
"Cosa... Cosa stiamo facendo, Fred?" Gli chiese Hermione, rossa in faccia, una volta distesi lì. 
"Io... Io non lo so. Io..." Farfugliava. "Merlino, Hermione, io ti amo." Un tono quasi arrendevole, come se non ne potesse sfuggire. A quelle parole, la ragazza prese il bavero della giacca di Fred e lo avvicinò a lei, alle sue labbra, a tutto il suo corpo. 


 
"Siamo due pazzi." Dovevano essere le nove della sera, perché dall'altro lato del negozio non si sentiva più alcun rumore. Per precauzione, Hermione aveva lanciato un Incantesimo Insonorizzante all'intera stanza. 
"Parla per te. Io ero consapevole di ciò che facevo." La rimbeccò Fred. Le carezzò i capelli, per poi darle un altro bacio. 
Hermione lo ricambiò. 
"Sta prendendo una brutta piega questa storia." Disse, amareggiata, Hermione. 
"Se questa la chiami brutta..." Fred scese lungo il suo collo e le lasciò due baci. Lei sorrise, ma quel senso di amaro alla bocca ancora non passava.
"Dobbiamo parlare con Ron." Gli disse, alzandosi su un gomito. 
Fred mugugnò. "Ti prometto che gli parleremo." 
Hermione lo guardò negli occhi, come a dire: "Davvero?" e lui le rispose che sì, sarebbe stato con lei in quel momento. 
Si baciarono un'altra volta, per sancire quella promessa. 


 
"E' di nove anni più grande!" Diceva una irritata signora Macmillan all'indirizzo della figlia. 
"Ma mamma! Se solo lo conoscessi..." Ribatteva ogni volta lei. 
Per Elizabeth, la situazione non volgeva a suo favore. Aveva, infine, confessato a sua madre di essere fidanzata, di nuovo. Con un Weasley, di nuovo. Ma, alla domanda fatidica: "Quanti anni ha?", altro non aveva saputo rispondere che: "E' il fratello più grande di Fred." 
"Oh, avrà quanto? Ventiquattro, venticinque anni?" Sua madre non si preoccupava, allora, per lei. 
"Veramente, ecco..." Elizabeth avvampò e, con molti sforzi, notati dal fratello, disse: "Ha trent'anni." 
Sentito ciò, quella era andata su tutte le furie, dichiarando che lui era troppo grande per sua figlia, anzi, troppo vecchio. 
"Sono sicura che ti piacerà, mamma! Conoscilo, almeno!" Strepitò. 
La signora Macmillan, vittima di innumerevoli 'Conoscilo, ti piacerà!' , acconsentì, stremata dalle proteste della figlia. 
"Meglio per te che questo Charlie mi piaccia! Altrimenti..." 
"Altrimenti lo sposo!" Ironizzò Elizabeth, scappando via in camera sua, prima che la madre potesse ribattere altro. 
 
-SPAZIO AUTRICE-
Bien, bien. Eccomi con il nuovo capitolo. Che dire? Coloro che recensiscono sono troppo buoni con me, davvero :3 
Ovviamente, un ringraziamento speciale anche a chi inserisce la mia storia tra le preferite, le ricordate e le seguite! :DD
Una recensione per dirmi cosa ne pensate di questo capitolo? Graaazie! :3
Un bacione a tutti, 
PhoenixQuill
 

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Capitolo 9
*** La verità spesso viene a galla nel modo in cui non avremmo mai desiderato. ***




                                      9 - La verità spesso viene a galla nel modo in cui non avremmo mai desiderato.


George e Angelina, mano nella mano, camminavano per i vicoli di Londra, stretti nei loro mantelli. Lei osservava quello che ormai poteva definire il suo fidanzato. Non aveva parlato per tutto il tragitto che avevano fatto dal negozio fin lì, e, trattandosi di George Weasley, era un evento più unico che raro. 

"George?" Lo chiamò, avvicinandosi di più a lui. 
Quello, distolto dai suoi pensieri, fissò Angelina come fosse una sconosciuta. Poi, stringendo più forte la mano di lei, chiese: "Sì?" 
"Cos'hai?" Dritta al punto, come le era sempre piaciuta.
"Io? Oh, nulla." Si affrettò a giustificare. 
Angelina si fermò, la mano ancora stretta a quella del gemello. "Sicuro?" Gli chiese. 
George si portò una mano dietro la nuca e confessò: "No." 
Arrivarono ad un parco, dove trovarono una panchina e si sedettero. 
"Allora." Gli soffiò in un orecchio, mentre lui le portava un braccio dietro la schiena. "Cosa c'è che non va?" 
"Freddie." Sospirò lui. Poi, aggiunse: "Non dirgli che l'ho chiamato così." 
Angelina arricciò un angolo della bocca. Poi, gli lasciò un bacio sulla guancia. 
"E' tutto sbagliato, quello che sta facendo. Vedi, credo che Fred sia realmente innamorato." Iniziò lui, il viso ancora piegato verso il basso. 
Angelina si meravigliò di quelle parole. Non era possibile che George fosse talmente geloso di suo fratello. Ma, con tatto, gli sussurrò: "Ma è una bella cosa. Non vedo dove sia il problema."
George sospirò e confessò: "E' innamorato della Granger." 
Angelina sbatté le palpebre, le pupille dilatate. "Questo sì che è un problema." 
"E la Granger lo ricambia." 
La ragazza non ne fu sorpresa. Si vedeva come il rapporto tra Hermione e Ron era ormai alla deriva. E, doveva ammetterlo, non era tanto facile resistere alle attenzioni di Fred Weasley. Lei stessa, ogni tanto, si incantava ad osservarlo districarsi tra la folla. 
Non che avesse una cotta per lui, era semplicemente il fascino Weasley, come lo chiamavano loro. 
No, lei era innamorata di George. Era innamorata del gemello gentiluomo. George, solo George. 
"Ma sono adulti e vaccinati, Georgie. Saranno poi loro a decidere cosa fare." Angelina legò le braccia al collo di lui, tanto che il suo profumo la inondò, dandole una bella sensazione di piacevolezza.
"Certo, ma... C'è Ron. E' pur sempre suo fratello, Merlino!" Strepitò lui, gesticolando con le mani. "E poi..." George quasi arrossì, nel dirlo. "Sapendo che anche a te piaceva Fred, ho quasi, beh..." 
Angelina sorrise, compiacendosi della prima apparizione di gelosia di George Weasley. "Paura?" 
"No!" Era indignato da quella parola. "Non voglio che succeda anche a me! Istinto di autoconservazione, ecco." Precisò. 
"Tu sei geloso!" Lo canzonò lei. 
"Oh, ma per favore!" George si alzò dalla panchina e si stava avviando per il sentiero principale. 
"George!" Lo chiamò lei, fermandolo e dandogli un bacio sulle labbra. 
Quello, dapprima contrario, si lasciò facilmente trasportare, per poi soffiarle in un orecchio: "Se prova a toccarti, giuro che lo ammazzo." 
"Istinto di autoconservazione?" Chiese Angelina, ridendo. 
"Sempre." Le rispose, dandole un altro bacio e stringendola a sé. 
 
 
 
"Quindi, il discorso sarà questo." 
Fred ed Hermione erano nel retro del negozio di scherzi, nello stesso magazzino dove solo il giorno prima si erano scambiati più di un'effusione. Lui era seduto su alcuni pacchi di Polvere Buio Pesto, mentre lei camminava avanti e indietro, ripetendo meccanicamente ciò che avrebbero dovuto dire a Ron quella sera. 
"Ron, ti dobbiamo parlare." E Ron, personificato da un manico di scopa, osservava la ragazza chiudersi continuamente le mani. "In questo periodo, il nostro rapporto non è stato dei migliori." La scopa-Ron si inclinò leggermente. "E ho scoperto di provare sentimenti che mai avrei pensato di provare." 
"Non riesco a credere che tu non abbia mai subito il fascino Weasley, prima d'ora." La stuzzicò Fred.
"Certo che l'ho subito. Ho subito quello di Ron." 
"Ehi, ehi." Disse lui, le mani in avanti. "Non confondiamo, ora. Quella di Bilius, al massimo, può essere definita 'fortuna'. Il fascino Weasley è quello che solo io e Georgie abbiamo." Poi, dopo una pausa, aggiunse: "Non dirgli che l'ho chiamato così."
"Oh, e sentiamo..." Hermione gli si avvicinò, le braccia intorno al collo di lui. "Quale sarebbe questo fascino Weasley?" 
Fred, con le mani intorno alla vita di lei, le sussurrò: "Io non te lo saprei dimostrare bene... Ma potresti chiedere a tutte le altre ragazze che ho sedotto." 
"Fred!" Era indignata da quell'affermazione. "Sei sempre il solito!" Disse, portandosi le braccia al petto e assumendo un'aria offesa. 
Lui ghignò, mentre la osservava riprendere il discorso lasciato a metà. 
"E qui, entri in campo tu. Mi raccomando!" Lo ammonì. "Usa tatto." 
Fred si alzò dai pacchi e, di fronte alla scopa-Ron, pronunciò: "Ascolta, Bilius. Io la amo, lei ama me. Mettiti il cuore in pace perché non ci puoi fare niente." Poi, si girò verso di lei e chiese: "Allora?" 
"E questo lo chiami tatto?" Sillabò, con il sopracciglio alzato. 
"Il tatto Weasley. Non ne hai mai sentito parlare?" Disse lui, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. 
"Sì, quello lo conosco molto bene." Rispose, ripensando alla delicatezza che tutti i fratelli, sorella inclusa, dimostravano quotidianamente. "Sforzati e di' qualcosa di più carino!" 
Fred sbuffò. "Hermione, stiamo andando a cacciarci nella fossa del leone! E' inutile provare discorsi, anche con le parole più dolci non lo accetterà mai e tu lo sai!" Le disse, un dito accusatore. 
"Lo so." Ribatté quella, irritata. "Lo so." Ripeté, tentando di mantenere la calma. "Ma noi dobbiamo dirglielo." 
Fred le si avvicinò e le cinse di nuovo la vita con le sue mani. "Voglio urlare al mondo quanto ti amo, Hermione Granger." 
Hermione gli sorrise e gli diede un bacio. 
In quello stesso momento, la scopa-Ron cadde per terra, con un tonfo sordo. 
 
 
 
"Andiamo?" Le chiese Fred, una volta chiuso il negozio. 
"Andiamo." Confermò Hermione. 
Si concentrarono su casa Weasley e, in pochi secondi, si ritrovarono sulla soglia della Tana. 
Hermione inspirò e bussò, tremante. 
La porta si aprì, mostrando una contentissima signora Weasley. 
"Ragazzi, siete arrivati! Venite, venite!" Li fece entrare entrambi, non notando che erano completamente soli e che le loro dita si sfioravano continuamente. 
Dentro, era il caos totale. Persone che festeggiavano, musica, coriandoli, cibo, tanto cibo. 
Ron, felice come una Pasqua, adocchiò da lontano Hermione e le prese la mano, per urlare a tutta la sala: "Vedete questa ragazza? Io la amo, signore e signori." E le lasciò un bacio sulle labbra. 
"Ron!" Lo rimproverò Hermione, allontanandosi subito da lui. 
Harry, a pochi passi da lei, urlò: "Giustificalo, Hermione. Ci hanno fatti Auror." 
Sembravano due leoni Ron ed Harry, in mezzo a tutta quella folla. Tanto erano rossi e tanto i loro capelli erano scarmigliati. 
"Niente può rovinare questa giornata!" Ron brindò ancora, mentre Hermione, ancora confusa, si guardava in giro, in cerca di Fred. E, con la coda dell'occhio, notò che un ciuffo di capelli rossi si dirigeva via da tutto quel caos, in giardino. 
George osservò preoccupato la Granger chiudersi la porta di casa Weasley alle spalle, seguita, pochi minuti dopo, da Ron. 
Merlino, qui finirà male.
"Ron!" Lo chiamò. "Non ti ho ancora fatto i complimenti per essere diventato Auror!" Tentò di improvvisare, cercando di bloccarlo lì. 
"Me li farai dopo, ok? Vado da Hermione." Gli disse, un sorriso a trentadue denti stampato in faccia. Si liberò dalla stretta del gemello e si chiuse anche lui la porta alle spalle.
Merlino, Morgana e il santissimo spirito di Zonko! Proteggete mio fratello!
 
 
 
"Va tutto bene?" Le chiese Fred, quando la vide arrivare.
"S-sì." Balbettò Hermione, abbracciandolo. "E' solo che... Non è più il Ron che conoscevo... Cosa gli succede?" 
"Ssh. Ci sono qui io." 
La ragazza affondò la testa nel petto del gemello, che le carezzava dolcemente i capelli. Sarebbe stata per giorni così, pensava Hermione. Tutto intorno a loro era silenzioso, nulla li disturbava. 
Finché non si sentì il rumore di un bicchiere infranto. Sia Fred che Hermione volsero il loro sguardo lì dove c'era stato il rumore. Un brivido percorse la schiena del gemelllo, mentre lei iniziò a tremare vistosamente. 
Ron, la mano aperta dove prima c'era il bicchiere, osservava i due ancora abbracciati. 
"Non è come pensi!" Iniziò a giustificarsi Fred, mentre scioglievano velocemente il loro abbraccio. 
"Oh, no, per niente." Ron aveva un tono pericolosamente calmo. "E allora ditemi, spiegatemi perché io non capisco. Cosa facevate lì, schifosamente stretti?" Urlava, ormai. 
"Ron, per favore..." Hermione tese una mano, come ad afferrare quel qualcosa che sa di essere andato in pezzi. 
"E TU! TU SEI MIO FRATELLO!" Urlò a Fred, ancora impietrito a pochi passi da lei. 
"Ron..." Tentava la ragazza. 
"STUPEFICIUM!" 
Non ragionava più. Aveva cacciato la bacchetta e, senza pensarci su, aveva recitato l'incantesimo contro di lui. Fred, preso alla sprovvista, non aveva avuto il tempo di difendersi ed era finito lungo disteso sul prato di casa Weasley. 
"Fred!" Hermione gli si avvicinò, scrollandolo per le spalle. "Fred!" 
Il gemello aprì gli occhi e si drizzò sulla schiena. "Stai bene?" Gli chiese. 
"Non è la domanda da fare a me, ora." Sussurrò, indicando il punto dove qualche secondo prima c'era suo fratello. 
 
 
 
George, rimasto dentro la Tana, guardava nervosamente la porta dove erano spariti Fred, Hermione e Ron. 
Angelina, notando la sua preoccupazione, gli si avvicinò e gli carezzò una mano, come per dire che sarebbe andato tutto bene.
No, non andrà tutto bene. Me lo sento, sta succedendo qualcosa di grave.
E, infatti, qualche minuto dopo, Ron aprì la porta, sbattendola e, con un gesto secco della bacchetta, fece terminare musica e coriandoli. 
"Non c'è niente da festeggiare." Disse, con aria lugubre. "Tornate tutti a casa." 
Perfino Ernie Macmillan non proferì parola, quando vide Ron salire nella sua stanza. 
"Ma cosa è successo?" Chiese Ginny, con ancora in mano la torta. 
La porta si aprì un'altra volta ed entrarono Fred ed Hermione, l'aria colpevole. 
Harry incrociò lo sguardo reo di Hermione e, con una smorfia, annunciò che andava a vedere cosa avesse il suo amico. 
La signora Weasley, le lacrime agli occhi, perché di quelle storie ne aveva sentite fin troppe e mai avrebbe immaginato che ne avrebbe avuta una in casa sua, fece uscire tutti gli invitati. 
"Qualcuno mi dovrebbe spiegare cosa è successo." Disse poi, ripreso il controllo della sua voce. Hermione e Fred, seduti sul divano, si guardavano le ginocchia.
 
-SPAZIO AUTRICE-
Rieccomi qui, carissimi :3 Siamo al clou della storia, il momento più delicato!  
Grazie a quanti seguono la mia storia, a quanti la preferiscono e la ricordano :D 
E, ovviamente, un ringraziamento particolare a quanti recensiscono! :DD
Altre recensioni dagli altri lettori è sempre grata :3 
Un bacione a tutti quanti, 
PhoenixQuill

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Capitolo 10
*** Casa Weasley in subbuglio. O quasi. ***




                                                                               10 - Casa Weasley in subbuglio. O quasi.


"Cosa è successo?" Chiese Harry, poggiandosi sul bordo del letto sul quale era disteso Ron. Preferiva non fissarlo, perché poteva intuire quanto fosse sconvolto.

"La mia amorevole fidanzatina ha deciso bene di farsi mio fratello." Era scorbutico, distaccato, freddo. Ogni nervo del suo corpo pulsava di vendetta, pronta a scagliarsi dolorosamente contro Fred. 
Harry sospirò, per poi chiedere: "Magari hai capito male." 
Ron mugugnò sonoramente. Era beffardo, la sua ironia rasentava il crudele. "Oh, certo. Li ho immaginati io. Ho immaginato io quei due abbracciati, stretti come due calamite." Poi, dopo alcuni secondi di silenzio, aggiunse: "Scendo giù." 
Harry, che guardava pericolosamente la bacchetta che l'amico stringeva in mano, lo prese per le spalle e lo fece risedere sul letto. "Tu rimani qui." Gli intimò, perentorio. 
"No, devo parlare con Hermione. Voglio sapere la verità." Disse, rialzandosi dal letto, combattendo contro l'amico. 
"Tu non vai da nessuna parte." Harry lo riprese per le spalle, ma questa volta si trovò a combattere l'opposizione di Ron, che si dibatteva per poter raggiungere la porta. 
"Io... Io devo... Sapere! Voglio sapere se quel... Se quel verme... Voglio almeno sapere se se l'è portata a letto! E' un mio diritto, Harry, lasciami stare!" Si scrollò Harry dalle braccia e aprì la porta. 
"Perdonami, amico, ma lo devo fare." E, con la bacchetta sfoderata, sussurrò un incantesimo che fece finire Ron lungo disteso, senza sensi. 
 
 
 
"Allora?" La signora Weasley più che osservare Fred ed Hermione seduti sul divano, osservava le loro mani, precariamente poggiate l'una sull'altra. 
I due si ritrovarono a recitare il discorso che avrebbero dovuto fare a Ron, provato innumerevoli volte nel retro del negozio. Molly, mentre ascoltava il tutto, non poteva fare a meno di tenere un sopracciglio sollevato. 
A discorso concluso, Fred disse: "Non abbiamo mai voluto far del male a Ron. E' solo che... E' più grande di noi questa cosa. E, poi, lui quasi non la vedeva." Il gemello si alzò, avvicinandosi al camino di casa Weasley, con le mani in tasca. 
"Fred! Questo non ti da il permesso di... di..." Molly quasi non riusciva a pronunciare le parole. Era tutto così irreale e fastidiosamente simile.
"Di rubare la fidanzata a Ron?" Sputò Fred. "Io non gli ho rubato proprio niente, mamma. E' stato lui a lasciarsela sfuggire."
"Ma Fred!" Continuava a dire la donna. "Ron era impegnato con gli allenamenti Auror! Ron lavora!" 
Il gemello fece un passo avanti, come se non avesse paura delle cose che gli si rivolgevano contro. "Anch'io lavoro, mamma! Ma certamente non me ne sto tutto il giorno a seguire il Torneo Amichevole di Quidditch, snobbando completamente la mia fidanzata il giorno del suo compleanno!" 
Molly fu travolta da quell'affermazione. "Cosa?" Chiese, mentre metabolizzava l'intero periodo che il figlio le aveva sparato contro. 
"L'altro ieri è stato il suo compleanno, mamma. La famiglia di Hermione lo aspettava per cena. Ma tuo figlio ha brillantemente deciso di dedicare anima e corpo ad una radiolina che trasmetteva un insulso Torneo di Quidditch."  
E perché Fred Weasley dichiarasse 'stupido' un Torneo di Quidditch ce ne voleva. 
"Beh... Beh..." Balbettava. "Questo non vi toglie la colpa!" 
Hermione, da fiera Grifondoro, ribatté: "Noi non abbiamo mai detto che non abbiamo colpa. Noi siamo i primi, ad averla." 
A quelle parole, la donna non sapeva più cosa ribattere. Si limitava semplicemente a spostare il suo sguardo da uno all'altra. 
Uno era suo figlio, un figlio che già una volta aveva rischiato di perdere. L'altra era la ragazzina che aveva visto crescere insieme a Ginny. Non sarebbe riuscita ad odiarli in nessun modo. 
Così, tirò un sospiro e si alzò dalla sedia, uscendo fuori dal salone e raggiungendo suo marito in cortile. 
"Allora?" Le chiese, repentino. 
"E' la stessa cosa, Arthur. La stessa." Gli confessò. L'unica cosa che riusciva ad intravedere del marito erano i suoi capelli rossi. 
"Beh." Rispose, abbracciandola. "Non possiamo biasimarli. Li capiamo, d'altronde." Sorrise. 
"Sì, ma è sbagliato quello che abbiamo fatto. E anche loro. Anche loro sbagliano, facendo così." 
Arthur accarezzò i capelli della moglie. "Ascolta." Le sussurrò. "Ruberei altre mille volte la fidanzata di mio fratello Albert, se questo vorrebbe dire ritrovarti ogni giorno affianco a me." 
Anche Molly sorrise. 
In fondo, l'amore non è mai sbagliato. 
 
 
 
Ginny scrutava attentamente Fred, in piedi di fianco al camino, ed Hermione, seduta compostamente sul divano. 
"Fred." Disse, poi, lei, secca. "Vieni con me."
Il gemello, sconvolto dal tono di voce con cui gli si era rivolto, si avvicinò alla sorella, che lo condusse in cucina.
"Cosa c'è?" Chiese Fred, una volta distanti abbastanza da Harry e Hermione. 
"Devo essere sincera. E lo so che dicendoti così non farò altro che tradire un fratello, ma..." Si avvicinò ancora di più a lui e, ancora più sommessamente, dichiarò: "Sono contenta. Per te e per lei." 
Fred si ritrovò a sorridere ingenuamente. Per lo meno, aveva la benedizione di un componente della famiglia. Uno, perché sapeva che George non vedeva di buon'occhio quella relazione, anche se tentava di celarglielo. 
"Sono contenta per te, perché hai deciso di mettere la testa a posto e per lei, che vedevo sempre triste, quando stava con Ron." Il mezzo sorriso che Ginny gli stava rivolgendo, però, si tramutò velocemente, accompagnato da un paio di occhi stretti. "Ma ti avverto, Frederick Weasley! Se stai con Hermione per una scommessa, per tirarle uno scherzo o per una delle tue tantissime cose stupide che solo Morgana sa come fanno ad entrare in un cervello così piccolo, giuro che ti crucio senza alcun rimorso e lascio il tuo corpo rantolante in pasto ai Centauri nella Foresta Proibita." Esemplare dimostrazione del famoso 'tatto Weasley'. 
Ma Fred sollevò per un istante le sopracciglia e le rispose, sottovoce: "Ti prenderebbe un colpo se ti facessi capire quanto la amo. Io... Giuro, non ho mai perso la testa per nessuna, nessuna. Ma lei, lei... Lei mi fa impazzire." Nel mentre, guardava la poverina, che, con il capo ancora chino, discuteva con Harry. 
 
 
 
"Come sta Ron?" Chiese Hermione, quando Harry scese dalle scale. 
"Hermione, dici sul serio?" Sbottò lui. Quella iniziò a tremare vistosamente. 
Cosa sta succedendo? Cosa sta succedendo?
Harry, che, dopotutto, era anche amico della ragazza, le si sedette affianco e le passò un braccio intorno alle spalle - cosa che Fred non apprezzò particolarmente-.
"Scusa. Non volevo farti stare male." Le disse, sentendosi davvero in colpa. Certo, Ron non stava bene, ma se Hermione si era disinteressata a tal punto di lui, voleva dire che anche Ron non era stato uno stinco di santo. 
"Cosa è successo?" Le chiese, tentando di farla calmare. Ormai, però, aveva le lacrime agli occhi. 
"Ron ci ha visti mentre eravamo... Mentre eravamo-" 
"Hermione, Hermione." La bloccò Harry. "Non intendevo sapere cos'è successo ora. Intendevo sapere com'è successo tutto quanto." 
La ragazza, questa volta rossa da far invidia ai capelli dei Weasley, iniziò a raccontare come lei e Fred si fossero 'incrociati' fuori dalla biblioteca e di come poi Ron avesse dimenticato il compleanno e del pasticcio che ne era fuoriuscito. 
Anche Harry sospirò e, osservando Fred, le chiese: "Sicura che Fred non sia solo un ripiego? Alle attenzioni di Ron, dico." 
"No." Rispose. Ed era la verità. Quando diceva una bugia, di solito, iniziava a muovere freneticamente le mani e le gambe. 
Il silenzio invase il salone di quella casa. Nessuna voce, nessun bisbiglio, nessun rumore. 
Harry guardava Ginny, che si scambiavano quelli che possono essere definiti 'sguardi loquaci', mentre Fred aveva gli occhi fissi sulla chioma di Hermione. 
Tutti si ridestarono quando un gradino scricchiolò sotto il peso di Ron Weasley. 
 
 
 
L'unico che non era a conoscenza di ciò che accadeva a casa Weasley era Charlie, intrattenuto dai genitori di Elizabeth. 
La madre, all'inizio, lo guardava torva, come se quel ragazzo dai folti capelli rossi, le cicatrice e i troppi anni in più volesse rubarle la figlia. Il suo sguardo, però, si era addolcito man mano che le portate andavano avanti. Più simpatico, invece, lo trovava il padre, che rideva e scherzava con lui amorevolmente. 
Elizabeth, sotto il tavolo, stringeva ogni tanto la mano a Charlie, come per dargli forza. 
"E poi, il drago ha dato una testata a quel povero cucciolo." Aveva finito di raccontare lui, scatenando la risata generale di tutti. Perfino la signora Macmillan si lasciò sfuggire una risatina.
Infine, l'importante è che si amino. E chissà, forse un giorno si lasceranno. Magari. 
 
-SPAZIO AUTRICE-
Ed eeeeccomi qui :3 
Allora, prima di tutto, vorrei dare un augurio di pronta guarigione al computer di Sweet_Truffle e un augurio per gli esami a Julia_Fred Weasley. 
Poi, come sempre, un ringraziamento speciale a quanti seguono la mia storia e la leggono sempre. E uno speciale a coloro che recensiscono. 
Cari lettori, un commento smisurato per il mago è dono grato (Sto delirando, ora uso anche le frasi del Cappello Parlante). 
Concludo qui, per risparmiarvi :3
Un bacione a tutti, 
PhoenixQuill 

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Capitolo 11
*** Una richiesta, un decreto e tante belle notizie per la signora Weasley. ***


                             
                   11 - Una richiesta, un decreto e tante belle notizie per la signora Weasley.

 


"Dici che sia andata bene con i tuoi genitori?" Chiese Charlie ad Elizabeth, seduti sulla panchina del giardino di casa Macmillan. 

Elizabeth accarezzò il viso di Charlie e gli lasciò un bacio sulle labbra. "Ti adorano." Gli rivelò, con un sorriso compiaciuto. 
"Davvero?" Charlie si rizzò affianco a lei, stringendole forte le mani. Aveva saputo che la madre non era tanto d'accordo sulla loro relazione, soprattutto per la differenza d'età che c'era tra i due. 
"Certo. Sei simpatico perfino ad Ernie." Elizabeth si accoccolò sulla sua spalla, mentre lui le avvolgeva un braccio intorno alle sue spalle. 
"Allora..." Charlie era nervoso, si capiva. Distoglieva lo sguardo in continuazione, tamburellava con le mani sulla panchina, muoveva freneticamente un piede. "Secondo te che ne penserebbero se ti chiedessi di... Come dire?, di cambiare il tuo cognome, in un certo senso." 
Poteva essere un valoroso in amore, ma per cose di quel genere perfino il mitico Charlie Weasley aveva difficoltà.
Elizabeth lo guardò, stranita. "Cosa?" Riuscì solo a chiedere. 
Charlie era ancora più in imbarazzo, se possibile. "Cosa ne penserebbero se ti chiedessi di diventare una Weasley?" Spiegò, mantenendo a stento il contatto visivo. 
"Charlie..." Elizabeth aveva gli occhi lucidi. "Mi stai chiedendo di sposarti?" 
"Sì, ti sto chiedendo di sposarti. Ma se non vuoi, se pensi che un mese sia troppo poco per conoscere una persona e decidere che quella sia la persona della tua vita, io, io ti capisco, sul serio. Ma sì, mi starai prendendo per un pazzo, hai ragione e-" 
Elizabeth fermò quel flusso di parole poggiando l'indice della sua mano sulla sua bocca. 
"Io sarò più che felice di diventare la signora Weasley." Gli sussurrò. 
Nel petto di Charlie, qualcosa scoppiò. Non sapeva come definirlo, un'esplosione, forse. Ma era un'esplosione diversa dal solito. Era un'esplosione silenziosa, perché, a quanto pare, Elizabeth non fu scossa dalla stessa cosa che Charlie sentiva in fondo al petto, né la terra sotto i loro piedi tremò e né le case intorno caddero a terra.
"Questo... Questo è un sì?" Chiese, fremente. 
"Certo che è un sì!" Elizabeth gli si strinse al collo e lo baciò profondamente. Charlie, dal canto suo, la strinse tra le sue braccia, quasi soffocandola in quell'ammasso di sentimenti ed emozioni. 


 
Dall'altra parte di Londra, nel salone di casa Weasley, la tensione presente poteva essere tagliata con un dito. 
Fred, accortosi della presenza di Ron a pochi passi da Hermione, si era messo di fronte a lei, come a volerla proteggere da quegli sguardi taglienti. Ginny si era avvicinata ad Harry, ed Harry si era allontanato dal divano. 
"Ron..." Azzardò Hermione. 
"Spostati, traditore. Devo parlare con la mia ex fidanzata." Sottolineò Ron. I suoi occhi erano avvolti dalle palpebre, tanto si erano chiuse, a delineare uno sguardo pieno d'odio e rammarico.
"Promettimi che non le farai del male, prima. Promettimelo e io ti lascio parlare con lei." Fred, più alto di Ron di quasi una spanna, lo guardava, minaccioso. 
Aveva sbagliato, certo. Questo lo ammetteva. Ma se tocca Hermione, giuro che non rispondo delle mie azioni.
"Spostati!" Ron sfoderò la bacchetta e stava per lanciare un altro incantesimo al fratello, quando Harry intervenne e pronunciò: "Protego!" 
Uno scudo invisibile si tese a dividere Ron da Fred e Hermione. "Se è la sicurezza che volete..." Bisbigliò Harry, tutti gli sguardi puntati su di lui. "...Eccola qui. Non annullerò l'incantesimo finché non vi sarete parlati. Da persone civili." Puntualizzò. 
"Ron, dammi la bacchetta." Gli si avvicinò Ginny, impossibilitata dall'incantesimo a raggiungere Fred o Hermione. 
"No." Biascicò lui, con lo sguardo ancora piantato nelle pupille nocciola di Fred. "E' proprio con questa stessa bacchetta che voglio ucciderlo, una volta finito di parlare con lei." 
Ginny, spazientita - perché sapeva che Ron non avrebbe mai ucciso un fratello - pronunciò: "Expelliarmus!" E la bacchetta del fratello si depositò aggraziatamente nelle sue mani. 
Ron mugugnò qualcosa di incomprensibile, per poi sedersi su uno scalino in legno. Guardava i due che aveva di fronte, seduti sul divano. Avevano gli occhi rivolti verso il basso. Non gli sfuggì nemmeno le loro dita che si sfioravano. Sembravano pentiti. Poi, si decise a chiedere: "Perché?"
Hermione chiese a Fred di far parlare lei. "Non lo sappiamo neppure noi. Ci ha travolto tutto questo." 
Ron li guardò ancora profondamente, poi aggiunse: "Voglio la verità." 
"Siamo innamorati, Ron, d'accordo? E' questo quello che volevi sentire?" Fred, quasi riottoso. 
Ron gli fece una smorfia di rimando e chiese: "Quando è iniziato?" 
"Una volta ci siamo trovati a Diagon Alley a prendere un gelato insieme." Rispose Hermione. "E' da lì che è iniziato tutto." 
"Non proprio." Riprese Fred. "Per me è iniziato qualche settimana prima." 
Hermione lo guardò interrogativa. Poi, si ricordò di quel particolare. Quella Materializzazione mal riuscita. 
"Ci siamo ritrovati a letto insieme." Disse il gemello. 
Ron, la rabbia che mangiava ogni sua razionalità, si alzò e andò a sbattere i pugni contro lo scudo che li divideva. "Harry, miseriaccia, annulla l'incantesimo! Annullalo!" Gli gridava.
"Non è come pensi!" Sbraitò Fred, alzandosi in piedi e sovrastandolo un'altra volta. "Lei pensava fossi tu e io pensavo fosse Elizabeth! E' stato uno sbaglio, allora, Ron!" 
Il ragazzo, a quelle parole, parve calmarsi visibilmente e si risedette sul gradino. Anche Fred fece lo stesso, rimettendosi comodo sul divano. 
"A proposito di letto... Siete andati a letto insieme?" Chiese, ancora, tagliente. 
"No." Rispose prontamente Fred. Hermione iniziò a muovere freneticamente mani e gambe. Sapeva che non era vero, che Fred lo diceva solo per non farlo soffrire. 
"BUGIARDO!" Urlò Ron, alzandosi nuovamente dal gradino e battendo i pugni sullo scudo di Harry. 
"Non è vero!" Continuò a dire lui. 
"NON MENTIRE! HERMIONE STA MUOVENDO BRACCIA E GAMBE!" Sbraitò ancora, facendo sussultare l'incantesimo del suo amico.
Solo allora Fred si voltò verso la ragazza, ormai tutta un tremito. 
Furioso, si rivolse a lui. "SMETTILA, RON, SMETTILA! NON VEDI COME STA?" Questa volta era Fred che pregava Harry di togliere l'incantesimo. Urlavano tutti e due come matti. 
"Pronto, Harry?" Chiese Ginny, bacchetta sfoderata. 
"Pronto." 
Harry dissolse l'incantesimo scudo e, prima che tutti e due potessero prendersi a pugni, gli lanciarono contro un incantesimo che li fece cadere per terra, senza sensi. 


 
Fred aprì gli occhi, infastidito da un senso di oppressione che sentiva all'altezza del petto. Si guardò intorno, per avere un punto di riferimento. Era nella stanza di Ron. 
Che ci faccio nella stanza di quello stupido?
Si guardò ancora intorno e notò, con sua grande sorpresa, che Ron era seduto ad una sedia, mezzo addormentato. Il suo corpo rigido sembrava legato ai braccioli. Fred, vedendolo, tentò di alzarsi per andare a svegliarlo, ma scoprì, infelicemente, che anche lui era legato ad una sedia, proprio come il fratello. 
"Ronald! Svegliati!" Tentò di chiamarlo lui. Il ragazzo, sentitosi chiamare, schiuse gli occhi lentamente e tentò di stiracchiarsi. Dalla finestra, si capiva che era giorno. 
Quanto tempo siamo stati qui?
Quando si accorse che era stato lui a chiamarlo, tentò di divincolarsi per alzarsi e portargli le mani al collo, ma, bloccato da corde invisibili, l'unica cosa che riusciva a fare erano solo smorfie. 
"Traditore!" Sbottò Ron, placando lentamente i suoi tentativi di liberarsi. 
"Idiota!" Contraccambiò Fred.
Un rumore alla loro destra li distolse dai loro insulti. Un ragazzo dalla nera chioma disordinata si stiracchiava tranquillamente, rivolgendogli un "Buongiorno. Vedo che vi siete svegliati." 
Harry prese la bacchetta e gli occhiali poggiati sul comodino e si avvicinò ai due. 
"Dov'è Hermione?" Chiese Fred, accorgendosi solo allora che dovevano essere passate ore dall'ultima volta che era stato cosciente. 
"Hermione è a casa sua, probabilmente, a fare colazione." Spiegò Harry, posandosi gli occhiali sul naso. 
"Anch'io voglio fare colazione." Sbottò Ron. 
Harry sospirò e disse: "Voi non andrete da nessuna parte. Non finché non avrete chiarito. E io starò qui, ad osservare la vostra bellissima, nonché placatissima conversazione."
Ron guardò con disgusto il fratello e disse: "Io non ho nulla da dirgli."
"Io sì, però." Rispose Fred. E iniziò a spiegargli quello che aveva spiegato, qualche ora prima, a sua madre. 


 
Molly guardava insistentemente su, dove era sicura che i due figli, imbavagliati a dovere, si erano risvegliati. 
Ginny era già uscita, per poter arrivare al campo di Quidditch in tempo. Presto, avrebbe avuto la sua prima partita e voleva arrivarci in forma smagliante. 
Molly portò la tazza di tè caldo ad Arthur, che leggiucchiava la "Gazzetta del Profeta", fresca di stampa. 
"Arthur!" Sbottò Molly, d'un tratto. 
"Cosa c'è?" Chiese quello, non sapendo cos'avesse fatto di male. Il tono che utilizzava era lo stesso di quando rimproverava Fred e George per qualche loro marachella. 
"I tuoi figli sono legati di sopra per evitare che si uccidano a vicenda e tu sei tranquillamente seduto a leggere il giornale?" 
Arthur sospirò e rispose: "Molly, lo sai anche tu che non si uccideranno a vicenda. Allo stesso modo in cui io e Albert non ci siamo uccisi a vicenda." 
La signora Weasley sospirò nuovamente, mentre Arthur sorseggiava tè dalla sua tazza.
"Sai, dovresti comprenderli. Fred ed Hermione, dico. Non dovresti stare così in pena." Decretò il signor Weasley, poggiando la tazza sul tavolo e avvicinandosi alla moglie. 
"Certo, certo... Io li comprendo, Arthur, davvero." Diceva. "Ma questo significa anche veder soffrire Ron. Ci tiene tanto a quella ragazza, lo so... Il problema è che non gliel'ha mai dimostrato sul serio..." 
Arthur non ribatté nulla, perché, si sa, l'amore di una mamma non potrà mai conoscere ragioni. Si limitò ad abbracciarla, con tanto di smorfia di disgusto da parte di Charlie, che si era appena alzato. 


 
Fred finì di riferirgli anche del discorso che lui ed Hermione avevano avuto con la scopa-Ron. 
"Impressionante." Biascicò Ron, ovviamente ironico. "Fammi uscire da qui, Harry."
"Non finché non avrai dato un decreto a Fred." Disse lui, attento almeno quanto il suo amico alla storia del gemello. 
"Non ti ci mettere anche tu, Harry. Che decreto vuoi che gli dia?" 
Harry sospirò, si passò una mano tra i capelli e disse: "Uno qualunque. Poi, ti scioglierò. Prometto." 
Ron guardò negli occhi suo fratello e disse: "Tutta questa situazione mi fa altamente schifo. Per non parlare del fatto che tu - sì, proprio tu - sei mio fratello. Non accetterò il vostro fidanzamento, tanto meno la vostra presenza nella stessa stanza in cui sarò io." Si voltò verso Harry e chiese: "Posso andare, ora?" 
Il ragazzo, ancora un po' riluttante, sciolse i nodi dalle sedie dei due.
Si guardarono un ultimo istante, giusto il tempo per Ron di fargli capire che non otterrà mai la sua benedizione e se ne andò, lasciando i due soli. 
"Però, Fred!" Sbuffò Harry, chiaramente dalla parte dell'amico. "Tra tante, proprio Hermione!" 
"Parli proprio tu!" Lo rimbeccò. "Sai quanto siamo gelosi di Ginny qui. E tu ti sei innamorato proprio lei!" 
Si guardarono per un attimo negli occhi, poi Fred disse: "Anche se averla fuori dalle scatole ogni tanto, non mi dispiace poi così tanto. E' un despota, quella ragazzina." 
Harry rise a quella battuta. Non poteva certo dargli torto. Ogni tanto Ginny aveva quelle, come chiamarle?, manie di padronanza. 
Le sue risa, presto accompagnate da un sorrisino di Fred, furono però interrotte da alcuni lamenti provenienti dalla cucina. Erano della signora Weasley. 
Fred ed Harry, preoccupati come non mai, scesero velocemente le scale, pronti ad attaccare chiunque gli si presentasse davanti. 
Invece, tutto quello che scatenava quel delirio era Charlie Weasley, stritolato dall'abbraccio di sua madre. 
"Cosa succede?" Chiese Fred a suo padre. 
"Oh, nulla di che." Rispose quello, con la sua solita calma. "Charlie si sposa." 
"E con chi?" Chiese Harry. 


 
"Con Elizabeth?! Intendi, Elizabeth Macmillan?" George aveva lasciato cadere il cucchiaio nella tazza di cereali. 
Sua madre volteggiava ancora nella cucina, contentissima della notizia. 
"Proprio lei." Aveva risposto il padre.
"Per la giarrettiera di Morgana!" Aveva esclamato. 
In quel momento, arrivò, schizzato, un gufo, che cadde esattamente nella tazza dove George mangiava i suoi cereali. 
Il gemello estrasse il gufo per una zampa, che lo guardò impettito. Charlie prese la lettera e lasciò andare Errol, arrabbiato. 
"Come se fosse stata la mia tazza a mettersi in mezzo alla sua traiettoria." Sbuffò, cacciando la bacchetta e punzecchiandolo. 
"Chi ci scrive?" Chiese Arthur. 
"Bill." Rispose Charlie, che lesse velocemente la lettera. Per un attimo, spalancò la bocca, poi si rivolse a tutti, dicendo: "Bill e Fleur aspettano un bambino." 
Arthur fece cadere il giornale per terra. Anche Molly si fermò. 
"Ah, sì? E quando arriva?" Chiese George, la cui notizia non l'aveva toccato per niente. 
"Beh, tra nove mesi o poco meno, no?" Rispose Charlie, osservandolo come a dire: "Ovviamente, fratello zuccone!"
Con un po' di cereali in bocca, il gemello rispose: "Non capisco perché dirlo a tutti. Che lo aspettino loro, no? Appena arriva, andiamo a prenderlo alla stazione o a quella cosa Babbana che chiamano aroporto." 
Charlie gli diede uno scappellotto e spiegò: "Idiota, vuol dire che Fleur è incinta! E poi si chiama aeroporto!" 
George si dovette battere più volte il pugno sul petto, per far scendere i cereali rimasti incastrati nella trachea. 
Molly urlò dalla contentezza, vicina alle lacrime di gioia. 
"Fred?" Chiese il gemello, una volta che tutto si ristabilì. 
"Ah, mi ha detto che oggi prende un giorno di riposo. Doveva fare una cosa importante." Disse Harry, che addentò una fetta biscottata con burro e marmellata. 
"Hermione?" Gli sussurrò George, tentando di non farsi sentire dalla madre.
"Hermione." Affermò Harry. 
 
-SPAZIO AUTRICE-
Rieccomi con il capitolo tanto atteso. Anche se non mi piace tanto, boh.
Avviso! Il prossimo, molto probabilmente, non potrò pubblicarlo prima di martedì, causa festeggiamento fine-esami dei miei amici. 
Grazie a quanti recensiscono -potrei piangere, sapete?- e a quanti mettono la mia storia tra le preferite, le seguite e le ricordate. 
Un bacione e un abbraccio forte a tutti quanti, 
PhoenixQuill

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Capitolo 12
*** Non vorrai mica negargli la felicità? ***




                                                                                12 - Non vorrai mica negargli la felicità? 


"Io e Charlie ci sposiamo." Disse, infine, Elizabeth, guardando entrambi i genitori. 

La madre, scossa dalla notizia, si lasciò andare per terra, senza sensi. 


 
Fred, vicino casa Granger, bussava sonoramente alla porta. Non sapeva che ore fossero, sapeva solo che doveva parlare con lei. 
Dopo alcuni minuti di attesa, la porta si schiuse, mostrando un occhio castano che scrutava la soglia di casa. 
"Roderick!" Trillò, poi, zia Demetria, che, a quanto pare, non aveva la minima idea di sloggiare da lì. Gli spalancò la porta e disse: "Tutto bene? Come mai qui a quest'ora del mattino?" Si coprì il vecchio corpo raggrinzito in uno scialle verde scialbo, che faceva a pugni con il suo brillantissimo pigiama giallo. 
"Io... Io vorrei parlare con Hermione. E' nella sua stanza?" Chiese, veloce. 
I signori Granger lo squadrarono dall'alto in basso, dal loro cantuccio della cucina.
"Certo, è nella sua stanza. Te la chiamo. Siediti qui, Rod caro." 
Il gemello, a quell'appellativo, le disse: "Mi chiami Fred, signora carissima." 
Zia Demetria, lusingata che un bel giovanotto come quello le rivolgesse tante attenzioni, gli sorrise svenevolmente. 
Fred si guardò per un attimo le ginocchia, per poi sentire, accanito contro di sé, lo sguardo dei coniugi Granger. Fu così che sollevò lo sguardo e incrociò quelli dei due, nascosti nella loro cucina. 
"Buongiorno." Annunciò, in evidente imbarazzo. Solo allora si era accorto che era piombato a casa di Hermione alle otto della mattina, senza nemmeno averle mandato un gufo. 
Per fortuna, proprio in quel momento, scese Hermione dalle scale, pronta a tirarlo via da quell'impiccio. Doveva essere sorpresa almeno quanto i suoi genitori, perché, quando lo vide seduto comodamente sul suo divano, sbarrò gli occhi, impietrita. 
"Fred." Riuscì solo a dire. Il gemello si alzò, pronto. 
"Avrei bisogno di parlarti." Disse lui, con gli occhi di tutti puntati ancora su di loro. 
"Sì." Si limitò a dire. Prese il giubbotto appeso all'attaccapanni e gli fece segno di seguirlo. Quello ubbidì ed entrambi si lasciarono casa Granger alle spalle. 
"Tua figlia ci deve qualche spiegazione." Bisbigliò il signor Granger, sorseggiando del caffè dalla tazza. 
"Ti ricordo che è anche tua figlia." Puntualizzò la signora Granger, con un sopracciglio alzato. 
"Ma, tesoro." L'uomo represse una risata. "Dici sempre che ti somiglia così tanto!" 


 
"Come stai?" Gli chiese Hermione, carezzandogli una guancia. "Ginny mi ha detto che siete stati imbavagliati per bene." Un angolo della bocca le si arricciò. 
"Sto bene, sta' tranquilla per me. Diciamo che con Bilius si è risolto tutto." Portò una mano sulla guancia della ragazza. "Tu, piuttosto. L'ultima volta che ti ho vista, eri molto scossa. Va meglio, ora?" 
Hermione annuì. "Vedere Ron in quello stato... Mi ha distrutta." 
Fred fece una smorfia, di rammarico, più che altro. Non avrebbe mai voluto che lei assistesse a quella scena. 
"Lascia stare tutto quello che è accaduto. Lascialo stare. Ti voglio fare una domanda." Le sussurrò, serio. 
"Dimmi." Hermione non l'aveva mai visto così teso. Era strano vedere un Weasley in quelle condizioni.
"Io e te, ora... Noi." Puntualizzò. Era quasi un piacere sentirlo dire da lui. "Ecco, noi... Siamo fidanzati?" Chiese, guardandosi la punta delle scarpe. 
Hermione annuì, vigorosamente questa volta e si chinò a baciarlo. "Aspetta. Ho un'altra domanda da farti." Disse, ancora serio. 
"Prego." Lo sostenne la ragazza. 
"Secondo te, questa camicia sta bene con questa giacca?" 
La ragazza si mise a ridere. "Sei sempre il solito, Fred Weasley!" E gli attorcigliò le braccia intorno al collo, per avere una visuale migliore al posto dei monotoni alberi del parco. 


 
George chiuse il negozio a chiave. Fred non si era fatto vedere per tutta la giornata. 
"Sei geloso di tuo fratello." Lo rimbeccò Angelina, ridendo di gusto. 
"Io non sono geloso di Fred!" Sputò quello, poggiando i gomiti sulle gambe e lasciando penzolare le braccia verso i piedi. 
"E quest'espressione corrucciata cos'è? Non sarai mica arrabbiato per quello stupido di McLaggen?" Gli chiese, abbracciandolo forte. Si sentiva al sicuro tra quelle braccia. E il suo profumo non era nemmeno tanto male. 
"No, è che... Aspetta un attimo, cosa centra McLaggen?" Le chiese, guardandola sospettoso. 
"Oh." Angelina si accorse del passo falso che aveva compiuto. "Nulla. Non centra nulla." 
George si districò dalle sue braccia e le chiese, con un tono che non accettava scuse: "Angelina. Cosa centra McLaggen?" 
La ragazza sospirò e gli disse la verità: "Oggi è venuto in negozio e ci ha provato con me. Ma gli ho subito detto che disponevo di meglio che di uno viscido come lui." 
Il gemello, compiaciuto, le sussurrò: "Ah, sì? Quanto meglio?" 
"Tanto meglio." Angelina gli diede un lungo bacio, il necessario per poterlo corrompere. "Adesso mi dici?" Gli chiese, nel tono più suadente e provocatorio che potesse utilizzare. 
"E' solo che non mi piace questa storia." Crollò George. "D'accordo che Fred si prenda una sbandata. D'accordo che addirittura si innamori. D'accordo che si prenda a pugni con Bilius per una ragazza. Ma la Granger!" 
Angelina lo strinse a sé ancora di più. "Fred è grande e vaccinato, George. E poi, cos'hai contro quella povera ragazza?" Gli chiese, passandogli una mano sui capelli. 
"Beh, insomma, la Granger è la Granger! Il prefetto perfetto di Grifondoro, la rompiscatole con i capelli più crespi della scuola. Come può essersene innamorato? Insomma, è uno smacco ai nostri ideali." 
"George, amore mio, ma ti senti parlare? Stai decantando gli ideali che avevate da ragazzini!"
Il gemello, punto sul vivo, disse: "Ma sono i nostri ideali!" Era leggermente irritato dalle sue parole. 
Angelina, che l'aveva capito, gli poggiò una mano sulla sua e gli disse: "Guardami negli occhi. E ascoltami." George, dubbioso, girò il volto verso di lei. 
"Hermione non sarà una bellissima ragazza. Ma non si può negare che sia carina. E poi, è molto intelligente, per non parlare del fatto che è l'unica che riesce a tenere testa a tuo fratello." 
"Sì, ma-" Tentò di protestare George. 
"Ma niente. Se lui la ama e lei lo ama, non puoi fare nulla. Non vorrai mica negargli la felicità?" Gli disse, guardandolo ancora più profondamente negli occhi, tentando di imprimere le sue parole nella mente di lui. 
George sbuffò, di quei sbuffi che si fanno quando si vuol dare ragione, anche se controvoglia, a qualcun'altro. 
"In fondo, tutti noi sappiamo che loro sono anime gemelle. Si compensano. Un po' come me e te." Gli soffiò in un orecchio, per concludere il discorso. 
George, con un sorriso sornione, le sussurrò: "Vuoi dire che mi consideri la tua anima gemella?" Le chiese. 
"Vorresti dire che non ti sei ancora accorto che lo sono davvero?" Lo provocò, passandogli un dito sulle labbra, prima di baciarlo nuovamente. 


 
"E come lo chiamerete?" Chiese la signora Weasley, osservando la pancia che avrebbe dovuto accogliere il suo primo nipote. 
"Avevamo pensato a Louis se maschio, e Victoire se femmina." 
Vi lascio immaginare lo sdegno che provò, non tanto in profondità, la signora Weasley, sentendo che il figlio non voleva nemmeno menzionare i nonni nei secondi nomi di suo figlio.
 
-SPAZIO AUTRICE-
Vi ho fatto una piccola sorpresina! :3 I festeggiamenti sono stati rinviati, ma per gli esami tutto bene! :D
Per chi si chieda se li ho fatti pure io, no, carissimi, a me manca ancora un anno -per fortuna!- 
Benissimo, torniamo alle cose serie u.u Ringrazio tutte le persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, le seguite e le ricordate e, ovviamente, un bacione grandissimo a tutti quelli che recensiscono!
Un abbraccio a tutti,
PhoenixQuill

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Capitolo 13
*** Istinto di autoconservazione. ***




                                                                             13 - Istinto di autoconservazione.


Hermione si Smaterializzò fuori da casa sua, per arrivare al Paiolo Magico. Lì, dopo aver salutato Tom, il barista, riuscì ad entrare a Diagon Alley. 

Alcuni poggiavano lo sguardo su di lei, incuriositi dal suo abito elegante. 
Al solo pensiero di star camminando per la via principale con addosso quel vestito verde acqua e i capelli domati grazie a una Pozione preparata per l'occasione, la ragazza sentì che le guance assumevano una feroce tonalità di rosso. 
Avrei dovuto portare il mantello, lo sapevo. 
In realtà, però, il mantello non lo poteva portare. Era estate inoltrata e, con sopra una cosa di quelle, avrebbe buttato fuori dalla finestra giorni di preparazione. 
Finalmente, arrivò ad un angolo dove spiccava, tra tutti, i 'Tiri Vispi Weasley', chiusi per festività. Fuoriuscì una chiave che le aveva dato precedentemente Fred e aprì il negozio. La campanella che segnalava l'arrivo di qualcuno la fece trasalire. Si chiuse la porta alle spalle e si guardò intorno. Non aveva mai visto il negozio così vuoto. Di solito, pullulava di ragazzini che grondavano sangue o pieni di pustole. Di solito, bisognava stare molto attenti perché, per aria, poteva viaggiare qualunque cosa e ti si sarebbe potuta attaccare sopra e non lasciarti per un mese. 
Dalle scale, si sentì un rumore di passi e la faccia piena di lentiggini di Fred fece capolino nella stanza principale. Alla vista della ragazza, fischiò, per farle capire che approvava. Lei arrossì violentemente e gli disse che anche lui stava bene con la camicia bianca e il papillon. 
"Bene? Sono ridicolo! Questa Charlie me la paga." Disse, specchiandosi e sistemandosi il colletto. Hermione lo osservò attentamente, finché lui non se ne accorse. 
"Cosa c'è?" Le chiese, avvicinandosi. 
Hermione abbassò per un attimo gli occhi, ma poi li rialzò, per dire: "Nulla. Pensavo..." Buttò lì. 
Fred le si avvicinò e le cinse la vita con le braccia. "E a cosa?" Le soffiò in un orecchio. "A quanto sono bello o alla ricompensa che avrò questa sera per aver indossato questo orrendo papillon?" 
Lei ridacchiò, felice di sentirlo affianco a sé. "E' solo che... Insomma, tu sei sempre stato una specie di celebrità, a Hogwarts... Non solo per il tuo, chiamiamolo talento, negli scherzi, ma anche perché eri bello, piacente... Non che ora tu non lo sia!" Si giustificò subito, vedendo lo sguardo di Fred aggrottarsi.
"Qual è il problema?" Le chiese ancora, sottovoce. "Anche se non ne vedo, visto che hai scelto il Weasley migliore..." Mormorò, accarezzandole il collo con le labbra. 
"Mettendo da parte la tua grande modestia, mi chiedevo... Perché proprio me?"
A quella domanda, Fred la guardò attentamente e disse: "Granger, mi hai visto?" Hermione ebbe un'espressione stupita. "No, dico, mi hai visto?" Rincarò quello. "Io sono perfetto, amore mio. E cos'altro potevo scegliere, se non la perfezione?" 
Hermione, un po' impettita per quell'ennesima dimostrazione di egocentrismo da parte del suo fidanzato, un po' commossa da quel complimento che le aveva fatto, gli diede un bacio, accompagnata da lui, che tentava di farle scendere la zip del vestito. 
"Non qui, ragazzi, per favore." Disse la voce disgustata di George. 
Fred, quando vide il gemello in compagnia della sua fidanzata sbucare dal magazzino, ridacchiò: "Come se non avessi capito che avete applicato un Incantesimo Insonorizzante al magazzino!"
Angelina fece compagnia ad Hermione, con le sue guance ormai in fiamme. 
"Andiamo?" Chiese poi, vedendo che l'ora era un po' tarda. George fornì il suo braccio ad Angelina e Fred il suo ad Hermione. 


 
"E anche il nostro fratellone si è sposato! Sai, ho sempre pensato che avessi sposato un drago, un giorno di questi..." Disse Fred.
"...Ma poi come avresti fatto a... Insomma, hai capito, no?" George gli diede una gomitata e gli fece un'occhiolino. 
Charlie, elegantissimo in giacca e cravatta, poteva finalmente iniziare il primo ballo, mano nella mano, con Elizabeth. 
Al fianco di Hermione e Angelina, c'erano anche Harry e Ginny, in compagnia di un Teddy dai capelli rossi che guardava incuriosito la culla dove dormiva Victoire, e, con gran dispiacere dei nervi di Hermione, Ron con la sua nuova fidanzata. 
Hermione, tranquillizzati. E' passato un anno, da allora. E' tutto passato, non ci saranno scenate di alcun genere. Tranquilla, tranquilla.
Ma quando Fred arrivò al tavolo e prese Hermione per portarla a ballare, la ragazza sentiva lo sguardo pesante di Ron registrare ogni singolo movimento. Avevano accettato da tempo quella relazione, per ovvie ragioni, anche Molly e Arthur e neppure George aveva saputo resistere, alla fine. Vedeva che con lei Fred era felice e gli bastava. Non si erano fatti tanti problemi nemmeno Charlie, Bill e Percy, che vedevano in Hermione l'unica speranza di salvezza per il loro fratello scapestrato. Ginny, dal canto suo, era l'unica davvero soddisfatta di quella relazione, prima di tutto, perché era un piacere godersi Fred innamorato -"Sembra uno stupido, quando si ferma a pensare a lei!" ridacchiava ogni volta-, e poi, perché la risata di Hermione scatenata da Fred non era certo uguale a quella scatenata da qualunque altra persona. 
"Lo senti anche tu?" Le chiese, grave, Fred. 
Hermione annuì. Sapeva che si riferiva a Ron. 
"Forse dovremmo smettere. Di ballare, intendo." 
Anche questa volta, Hermione annuì e si risedette al tavolo. Mangiarono in silenzio, mentre Fred si innervosiva, man mano che lo sguardo di Ron calcava su di loro. 
Si presentò, però, al loro tavolo, quello che Fred considerò, dapprima, la sua ancora di salvezza. Un uomo, sulla trentina d'anni, chiese ad Hermione di ballare. Quella, incrociato lo sguardo di Fred che annuì, accettò l'invito. Per lo meno, lo sguardo di Ron avrebbe scemato dal gemello. Edward, come scoprì chiamarsi l'uomo, ballava come se avesse energie per una vita intera. 
I balli si susseguivano senza una fine, ma, dopo un'oretta, la ragazza si sentì stanca e disse al suo compagno di balli che voleva riposarsi. Ma quello la prese per un polso e le sussurrò: "Divertiamoci un altro po', bambolina." 
"Non voglio!" Hermione tentò di staccarsi, ma quello sembrò non volerla mollare. 
La ragazza lo guardò torvo, ma questo non servì a far staccare la mano di Edward dal suo polso. 
"Scusa." Disse Fred, liberandola da quella presa. "Ora vorrei stare un po' con la mia fidanzata." Sottolineò volutamente l'ultima parola, cingendole la vita con una mano. 
Quello si stupì e si scusò repentinamente. 
"Nessun problema, amico!" Fred gli sfoggiava un sorriso. Un sorriso malandrino, dei suoi.
Cosa sta architettando?
"A proposito. Prima hanno distribuito queste. Pensavo ne volessi una." Gli disse, porgendogli una merendina dall'involucro giallo. 
"Grazie, amico!" Disse quello, scartando quella portata inaspettata e allontanandosi dalla pista da ballo. 
Dal fondo della sala, partì un lento, cantato da Celestina Warbeck. Anche i signori Weasley si alzarono dal tavolo, pronti a ballare stretti una di quelle canzoni che Molly adorava. 
Fred si avvicinò alla ragazza, che gli chiese: "Non gli avrai dato quello che penso io?" 
"No." Le sussurrò, stretto alla vita.
"Non sarai mica geloso, Fred Weasley?" Le chiese, con un sorriso, Hermione. 
"Io? Ovvio che no. E' solo... Istinto di autoconservazione." Si giustificò.
Hermione ridacchiò, per un attimo. Ci avrebbe fatto tranquillamente l'abitudine a quel Fred geloso, che la stringeva a sé e guardava male chi si avvicinava troppo a lei.
"Ti voglio dire una cosa." Le sussurrò.
Hermione poggiò la sua testa sulla spalla di lui e gli chiese cosa. 
"Non mi interessa quello che dicono gli altri. Non mi interessa quello che dice Bilius. Non mi interessa niente di niente. Io ti amo. Ti amo come non ho mai amato nessuna. Andrei in capo al mondo per te. Potrei anche mettermi a studiare se questo significa farti contenta, Hermione Granger." Hermione gli sorrise, alzandosi dalla sua spalla. "Quindi sappi che non mi farò tanti scrupoli a fare quello che farò tra qualche secondo." Le sorrise, sornione. 
"Sarebbe?" Gli chiese, leggermente preoccupata.  
"Questo." E la baciò. La baciò, con mille sguardi che li travolgevano. Ma, soprattutto, con lo sguardo di Ron, che prendeva fuoco ogni volta che si rendeva conto che quelle labbra erano davvero incollate l'una all'altra. 
Una volta che Fred si allontanò, Hermione rimase con gli occhi chiusi, come se stesse tentando di imprimere nel cuore quel momento, per non dimenticarlo mai più. 
"Davvero ti metteresti a studiare per me?" Gli domandò poi, incredula. 
Fred buttò indietro la testa e iniziò a ridere: "Diciamo che quella frase era più che altro per rafforzare il concetto." 
Hermione sbuffò, ma, in fondo al cuore, lo sapeva che le avrebbe dato quella risposta e continuò a ballare con lui.
La musica, però, fu d'un tratto interrotta, perché un ospite -Non saprei proprio immaginare chi, pensò Fred, con finta noncuranza- perdeva copiosamente sangue dal naso. 
I due si misero a sedere e Ginny tirò una gomitata al gemello. 
"Chissà chi avrà rifilato quel torrone sanguinolento all'uomo che un po' di tempo fa ha invitato Hermione a ballare!" 
"Non ne avrei proprio idea!" Disse Fred, con un sorriso malandrino che gli arricciava gli angoli della bocca. 


 
Dall'altra parte del tavolo, una donna stava facendo letteralmente impazzire Percy Weasley. Le sue mani, i suoi occhi, la sua pelle, tutta lei lo stava mandando in tilt. 
Audrey, Audrey, Audrey. Riusciva solo a pensare. 
Pendeva dalle sue labbra, anche se parlava spesso e volentieri di Quidditch e MagiGolf. 
Una volta finito il matrimonio, la accompagnò fuori dal tendone, in quello che sembrava uno slancio di galanteria da parte del fratello dello sposo. 
"Mi domandavo se... Ecco..." Si sarà capito, i Weasley -anche se qui parliamo di quel degenere di Percy- non si procuravano tanti problemi in amore. "Se volevi uscire con me, una sera di queste." 
Audrey, alta almeno quanto lui, grazie alle scarpe alte che portava, gli si avvicinò e gli diede un bacio. Un bacio dolcissimo, che lo spinse a mettere una mano dietro la sua schiena. 
"Ne sarei molto lusingata." Gli rispose e, con un cenno della mano e un sorriso, si dileguò, lasciando Percy con la stessa espressione da ebete che aveva avuto Fred Weasley solo un anno prima, quando aveva baciato per la prima volta Hermione Granger.
 
-SPAZIO AUTRICE-
Rieccomi! :3 In questo periodo, la voglia di non fare nulla mi sta mangiando come non mai. Non potete nemmeno immaginare. D:
Però, non potevo mica rinunciare a questi due piccioncini! :3 E così, eccomi qui. :D
Penso che il prossimo o l'altro ancora sarà il capitolo finale. Non so, devo ancora decidere :/ 
Ma bando alle ciance! Ringrazio tutte le persone che mettono la mia storia tra le preferite, le seguite e le ricordate. E tutti quelli che commentano, ragazzi e ragazze, siete fantastici! :') 
Un bacione a tutti quanti, 
PhoenixQuill

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Capitolo 14
*** Ti sceglierei sempre. ***




                                                                                                    14 - Ti sceglierei sempre.


Fred Weasley camminava avanti e indietro per la grande sala d'aspetto del San Mungo. 

"Come sta, secondo te?" Chiese a Ginny, che tentava di placare un irritato Teddy Lupin che scorrazzava dietro Victoire, con successivo esaurimento di nervi di Bill, che scoppiò in quello che doveva essere un ringhio che li fece immobilizzare tutti - la luna piena era vicina, perciò Bill presentava più fattezze da lupo. 
"Sta bene, è in ottime mani, Fred, tranquillo." Sbuffò Charlie, che leggeva una rivista, mentre Elizabeth, adagiata sulla sua spalla, si era appisolata. 
"Dove sono mamma e papà?" Chiese, questa volta a Percy. 
"Sono a casa con quelle piccole pesti di James e Oliver." Sbadigliò Audrey. 
"Sangue Weasley." Sorrise Fred. I gemelli di Charlie potevano quasi essere considerati come lui e George. 
A proposito, dov'è George? Quando serve non c'è mai!
 
 
 
"Quindi?" Chiese ad Angelina, sfiorandole una spalla con le labbra. 
"Se fai così, non so resistere." Ridacchiò lei, mentre cingeva il collo di George e lo trascinava vicino a sé. 
George la baciò dolcemente, facendo cadere le coperte che li ricoprivano. Entrambi si misero a ridere. 
"Quasi non ci credo che diventerai l'ennesima signora Weasley." Le disse, a fior di labbra. "Però..." Disse, alzandosi in piedi e rivestendosi. "Ho l'impressione di aver dimenticato qualcosa." Bisbigliò, stringendo le labbra. 
Angelina si girò su un fianco e gli rivelò che anche lei aveva avuto la stessa impressione per tutto il giorno. C'era qualcosa che le sfuggiva e che non riusciva a ricordare. 
"Tuo padre! Ha fatto quella missione... Come l'ha chiamata?" Gli chiese, ancora pensierosa. 
"Sì, il suo "Recupero dei Manufatti Babbani fondamentali per la vita di ogni Mago"... Ma no, quella l'ha già fatta la settimana scorsa. Me lo ricordo bene, perché uno dei suoi aggeggi ha quasi sfigurato questo bellissimo volto. Ha detto che si chiama rasato elettronico..." Buttò lì. 
"Vorrai dire rasoio elettrico. E poi, non sarebbe stata quella gran perdita..." Ironizzò Angelina. George, allora, la raggiunse carponi, ancora senza maglietta e le sussurrò: "Non vorrai che il tuo futuro marito non riesca più a baciare queste bellissime labbra." 
"Beh, se ci vado di mezzo anch'io, allora no..." Si protese anche lei, per dargli un altro bacio. 
George le sorrise di nuovo e recuperò la sua camicia, finita magicamente appesa ad una lampada. 
"Potrebbe centrare il negozio?" Chiese Angelina, ancora pensierosa. 
"No." Negò il gemello. "E' chiuso perché-" 
I suoi occhi si dilatarono nel giro di un secondo e urlò: "Fred! Il bambino di Fred! Nasce oggi!" 
Anche Angelina sbarrò gli occhi e si rivestì il più velocemente possibile.
"Fred ce la farà pagare! Ecco cosa dimenticavo! Merlino, Morgana e i loro cappelli!" Si concentrò un momento sullo specchio e sistemò i capelli arruffati. Anche la ragazza si passò la spazzola tra i capelli e, in pochi minuti, furono pronti. 
"Angelina... Qualunque cosa accada, sappi che io ti ho sempre amata." Disse, drammatico. 
"Ma finiscila, Weasley!" Rise di gusto e si Materializzarono via dalla stanza della ragazza. 
 
 
 
Con un sonoro crak! apparì sulla porta del San Mungo un uomo dai capelli rossi. 
Entrò e chiese del Reparto Ostetricia. 
Lì, nella sala d'aspetto, tutti si immobilizzarono per un momento vedendolo. Poi, ricordarono e diedero un sospiro di sollievo. 
"Come va, lì dentro?" Chiese Ron. 
"Non lo so. Non mi hanno fatto entrare." Rispose Fred, camminando ancora più freneticamente avanti e indietro. 
Harry ridacchiò, ripensando all'espressione che i Medimagi avevano assunto guardando il fidanzato della donna che stava partorendo. Sembrava che stesse per darlo lui alla luce quel bambino, e non lei!
Ron diede una pacca sulla spalla di Fred e raggiunse Charlie, che lo chiamava da lontano.
"Per fortuna, hanno fatto pace." Sussurrò Ginny nell'orecchio di Harry. 
"Già, per fortuna."
 
 
 
Pochi mesi prima...
Ron tornò alla Tana prima del tempo previsto. Era mano nella mano con una ragazza. Entrò, senza bussare, né accertarsi chi ci fosse in casa. Fu così che si ritrovò davanti Fred, che baciava appassionatamente Hermione. 
A quella nuova comparsa, si staccarono repentinamente. La ragazza si guardò le ginocchia e arrossì. Non era per Ron, ma era per il fatto che li avevano trovati così. 
"Ero qui per presentarvi la mia nuova fidanzata. Mary." Sillabò Ron. 
Quella si fece avanti e si presentò prima a Fred e poi ad Hermione. "Ora possiamo andare." Disse a Mary, mettendole una mano dietro la schiena. 
"Non vuoi una tazza di tè, Mary?" Le chiese Hermione. "Non c'è nessun'altro qui, oltre che noi..." 
Fred le lanciò uno sguardo interrogativo. 
"Certo!" Acconsentì la ragazza e la seguì in cucina. 
Fred e Ron rimasero soli. Si guardarono intorno, si accorsero che le loro scarpe erano più consunte di quel che pensassero.
"Non credi che dovremmo finirla?" Gli chiese Fred, d'un tratto. 
Ron lo guardò attentamente. Non stava scherzando. Non questa volta. 
"Sì, penso che... Che dovremmo finirla. Io sono andato avanti, ormai. E voi... Beh, voi siete... State bene insieme." Gli sorrise. 
Forse, il primo sorriso dopo quella fatale sera. Fred credette di non potersi sentire meglio, in quel momento. 
Poi, la loro stretta di mano fu interrotta da un rumore. Qualcosa era caduto, in cucina. 
"Presto, venite!" Urlò Mary, da lì. I due entrarono freneticamente. Per terra, era riversata Hermione. 
"Deve essere svenuta!" Esclamò Mary. 
Fred, pallido come la morte, si inginocchiò affianco a lei e le scosse la testa. Quella, dopo un po', sbatté le palpebre e si risvegliò. 
"Stai bene?" Le chiese. 
"S-sì." Balbettò, mettendosi seduta per terra. "Devo avere avuto un calo di zuccheri." 
Fred la guardò meglio e, non sicuro, disse: "Vieni. Andiamo al San Mungo." 
Hermione sbarrò gli occhi e disse: "Ma che dici? Sto benissimo! Non ho bisogno del San Mungo per un semplice calo di zuccheri!" 
"Tu, adesso, vieni con me, signorina. Senza fare storie." Le prese il braccio, salutò velocemente Ron e Mary e si Smaterializzò via. 
 
 
 
"Nulla di particolare." Li rassicurò la dottoressa. 
Fred tirò un sospiro di sollievo, mentre Hermione ascoltava a braccia conserte. 
"D'altronde, è normale, quando si è incinta." Disse loro con un sorriso. 
Fred dilatò gli occhi e abbassò lentamente la mascella. Hermione assunse un colorito molto simile alla pelle dei Malfoy. 
La dottoressa li guardò di nuovo e specificò: "Non lo sapeva, signorina? Lei è incinta di quattro mesi."
Il gemello stentava a crederci. Papà. Sarebbe diventato papà. 
Ed Hermione? Lei lo guardava con la bocca coperta da una mano. 
Hermione... Hermione sarebbe diventata una madre meravigliosa. 


 
"George! Gemello degenere, quando c'è bisogno di te non ci sei mai!" Strepitò Fred. Gli altri ancora non capivano come facesse a stare in piedi dopo ore e ore di travaglio. 
Charlie e Bill lo potevano capire, perché avevano avuto anche loro dei figli, tempo prima. Ma loro si erano addormentati, prima che questi uscissero dal ventre delle rispettive mogli. Fred, invece, no. Fred camminava avanti e indietro e, ogni tanto, utilizzava delle Orecchie Oblunghe. Ma tutto quello che riusciva a sentire, come tutti gli altri, erano le urla di Hermione. 
"George..." Gli sussurrò Charlie. "George!" Bisbigliò più forte. 
"Cosa c'è?" Gli chiese, avvicinandosi.
"Hai... Hai la porta del negozio aperta." Ridacchiò, indicando il cavallo dei pantaloni. 
"Oh." Si sistemò e disse: "Non sai quante donne vorrebbero che fosse aperta per loro." 
Per tutta risposta, ebbe uno scappellotto da Angelina. 
Ad un certo punto, arrivarono anche Arthur e Molly, accompagnati da James e Oliver. 
"Sono delle pesti, volevano la loro mamma." Sbottò la signora Weasley.
James e Oliver si avvicinarono ad Elizabeth e si fecero abbracciare. "Su, fate i buoni ora." I bambini di due anni, invece, iniziarono a svolazzare per la sala d'aspetto. 
Harry rideva in mezzo a tutto quel caos. La stanza era decisamente sovraffollata, piena di bambini che correvano o volavano. 
"Siete decisamente troppi, Weasley!" Harry rimbeccò Ginny. 
"Già, troppi." Affermò lei, tentando di tenere fermo Teddy, che era già pronto a librarsi in aria per seguirli. 
Poi, tutto quel baccano venne zittito da una porta che si apriva. Quindici Weasley, un Potter e un Lupin si voltarono. 
"Chi è il papà?" Chiese, tranquillamente un Medimago.
Fred si fece avanti. "Venga con me." Disse quello, con un sorriso. 
 
 
 
Fred non ci poteva credere. Aveva tra le braccia suo figlio. E lei, Hermione, stanca, li guardava. 
"E' meraviglioso, non credi?" Le chiese, guardando le piccole mani e i capelli immancabilmente rossi del piccolo. 
Hermione annuì. "Che ne dici... Se lo chiamassimo Arthur?" Dal fondo della stanza, dove tutta la famiglia Weasley era riunita, arrivò un singhiozzo. Il nonno del bambino. 
Fred incrociò gli occhi di Hermione. "Sì..." Le disse. Poi tornò a guardare il piccolo. "Benvenuto, Arthur." 
Lei poggiò la sua mano sul volto del bambino. 
"Sei un bambino molto fortunato, Arthur, sai? Hai come mamma la donna più intelligente e bella che possa esistere e come padre... Beh, hai Fred Weasley come padre. Più fortunato di così?" Gli disse ancora lui.
Hermione si lasciò sfuggire un sorriso. 
"Sposami." Le disse poi Fred, gli occhi pieni di speranza. "Sposami." Le ripeté.
Hermione, spiazzata dalla domanda e stanca per il travaglio, lo osservò per un momento e gli disse: "Certo che ti sposo. Chi dovrebbe farlo, altrimenti?" 
Fred sorrise e le diede un bacio. "Parecchie ambirebbero il tuo posto, sai?" Le disse. 
"Ma tu hai scelto me." Ribatté.
"E ti sceglierei sempre. Sempre." 
 
 -SPAZIO AUTRICE-
E siamo arrivati anche alla fine di questa storia. Molto probabilmente ritornerò sulla coppia, perché mi piacciono tanto :3 
Quindi, ultimi ringraziamenti, quelli più dettagliati e importanti. Ringrazio le 51 persone che hanno messo la mia storia tra le seguite, le 5 che l'hanno inserita tra le ricordate e le 22 che l'hanno piazzata tra le preferite. 
E ringrazio per le loro recensioni: 
-Gryffindor_Seeker;
-Sweet_Truffle;
-Julia_Fred Weasley:
-Hoon 21;
-SnapeDumbledore;
-Ninfadora Black;
-Concy_93_;
-elenrauhl;
-Flamerain;
-Sipsi;
-Ilaconca1992;
-Recensisco;
-ludohutcherson;
-Weeasp_; 
-Aniron;
-Ginny_98;
-theblondsalad.
Grazie, grazie, grazie!
Ho anche creato un blog su Tumblr, proprio questo pomeriggio. Andate su improudtobeapotterhead.tumblr.com :D
Ultima cosa! Alcuni lo sanno già, ma io sono amministratrice della pagina "Un bellissimo posto per stare con gli amici" su Facebook. Sono l'admin Lunastorta e mi farebbe molto piacere se passaste da lì :D
Detto questo, un ultimo, grandissimo, enorme bacio e un abbraccio grande quanto la famiglia Weasley, 
con tantissimo affetto, 
PhoenixQuill

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