Miracoli ad Hogwarts

di _Macchan_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.I -Invasione di Gufi (PARTE 1) ***
Capitolo 2: *** 1.II -Invasione di Gufi (PARTE 2) ***
Capitolo 3: *** 1. III -Invasione di Gufi (PARTE 3) ***
Capitolo 4: *** 1. IV -Invasione di Gufi (PARTE 4) ***
Capitolo 5: *** 1. V -Invasione di Gufi (PARTE 5) ***
Capitolo 6: *** 1. VI -Invasione di Gufi (PARTE 6) ***
Capitolo 7: *** 1. VII -Invasione di Gufi (PARTE 7) ***
Capitolo 8: *** 1.VIII -Invasione di Gufi (PARTE 8) ***
Capitolo 9: *** 1.IX -Invasione di Gufi (PARTE 9) ***
Capitolo 10: *** 1.X -Invasione di Gufi (PARTE 10) ***
Capitolo 11: *** 1.XI -Invasione di Gufi (PARTE 11) ***
Capitolo 12: *** 1.XII Invasione di Gufi (PARTE 12) ***
Capitolo 13: *** 1.XIII Invasione di Gufi (PARTE 13) ***
Capitolo 14: *** 1.XIV -Invasione di Gufi (PARTE 14) ***
Capitolo 15: *** 1.XV -Invasione di Gufi (PARTE 15) ***
Capitolo 16: *** 2 -Alla stazione di Kingcross ***



Capitolo 1
*** 1.I -Invasione di Gufi (PARTE 1) ***


Note autrice:
Dunque, sto scrivendo le mie note all’inizio perché mi sono sentita in dovere di spiegare la mia scelta di aggiungere OC a questa storia.
Perché non è stata una cosa che ho deciso soltanto perché “mi piaceva l’idea”.
No, ho pensato a lungo a tutte le possibilità, arrivando ad escludere l’ipotesi di incentrare questa storia soltanto su coppie yaoi.
Scelto questo, in KuroBas vi sono solo due ragazze quindi, essendo questa storia un crossover con Harry Potter, ho provato a pensare a delle possibili coppie con le ragazze di Hogwarts ma nessuna di queste rispondeva alle mie aspettative.
Quindi ho cercato per mesi gli OC giusti per costruire queste coppie, e sono riuscita a trovarli!
Ryoucchi, Tetsu, Ricchan e un mio OC creato apposta per l’occasione.
Passate anche da queste splendide personcine qui sopra, se lo meritano.
Nemmeno lo sanno fino a che punto mi siano state di aiuto, VI AMO!
Bene.. ehm.. dopo le dichiarazioni(?), vi lascio alla storia!
Le critiche sono ben accette, come anche i commenti positivi :D
_Macchan_
 
Casa Kagamine:
Era la mattina del 23 Giugno a casa delle gemelle Kagamine.
La giornata era cominciata come al solito: le bambine dormivano tranquille nei loro letti mentre la loro mamma, in cucina, preparava la colazione.
Intanto il padre era salito a svegliarle.
Le piccole, una volta abbandonate le coperte calde, corsero in bagno a prepararsi e poi scesero per la colazione.
Si sedettero al talvolo della cucina insieme al padre, che leggeva il giornale, e alla madre che terminava di apparecchiare.
Poco dopo che si furono tutti seduti un gufo grigio, dall'aria altera e gli occhi attenti, atterrò con precisione davanti alla tazza di latte della bambina con i capelli biondi.
Rimasero tutti a bocca aperta fissando l'animale che allungava la zampetta, su cui era fissata, con un cordoncino color smeraldo, una busta, chiusa da un sigillo di ceralacca dello stesso colore vivace, verso la bambina.
La loro attenzione fu distolta dall'atterraggio di un secondo gufo, questa volta di un caldo color marrone, di fronte alla prima delle due sorelle, con i capelli di una singolare sfumatura d'azzurro.
Anche questo animale portava una busta, identica alla prima, e la allungò alla sua destinataria.
Le bimbe si guardarono per qualche tempo, comunicando con gli occhi come sapevano fare solo tra loro, per poi allungare la mano, contemporaneamente, e slegare la propria lettera dalla zampa del gufo che avevano di fronte.
Appena portata a termine la propria consegna questi volorano via dalla finestra aperta.
Le buste di pergamena su cui era vergato, con una grafia elegante e precisa, il loro nome e l'indirizzo della propria casa, vennero aperte e, quando ne ebbero terminato la lettura, sui loro visi si potè notare la medesima espressione a metà tra il sorpreso e il timoroso.
Temevano che si potesse trattare di uno scherzo ma, quando si guardarono negli occhi, ambra in azzurro, decisero che quelle parole corrispondessero a verità.
Lasciarono cadere a terra i fogli, prendendosi per le mani e saltellando sul posto, chiedendosi dove avrebbero potuto trovare quello che veniva chiesto nella lista.
Uno di questi fogli venne raccolto dal padre e, appena questo entrò in contatto con le sue dita, vi apparvero altre parole che alle bambine non erano state visibili.
Si trattava delle istruzioni per accompagnarle a fare le spese necessarie nella Londra magica, un posto nascosto agli occhi dei non maghi da una serie incredibile di incantesimi.
La notizia venne accolta piuttosto bene da entrambi i genitori che cercarono in ogni modo di partecipare all'euforia delle proprie figlie e le accompagnarono in tutte le spese che dovettero fare, dall'animale domestico alla bacchetta magica.
In questo clima, così allegro e spensierato, trascorsero il resto delle vacanze estive in trepidante attesa del giorno della partenza che arrivò più in fretta di quanto si sarebbero mai aspettate.
 

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Capitolo 2
*** 1.II -Invasione di Gufi (PARTE 2) ***


Note autrice 1:
Eccomi tornata da voi**
Questo è il secondo capitolo, spero sia di vostro gradimento!
Ringrazio le 77 visite, i 2 seguiti e l’anima buona che l’ha messa tra i preferiti!
Grazie a tutti quanti <3
Spero apprezzerete anche questo capitolo!
Ci rivediamo giù con alcune precisazioni che non ho avuto modo di fare nel primo capitolo.
 
Casa Midorima:
Era il 23 Giugno e, a casa Midorima, un bimbo dai capelli verdi stava dormendo tranquillamente nella sua stanza, abbracciando una ranocchia di peluche, quando una donna, con gli occhi della stessa sfumatura di verde di quelli del piccolo, entrò per svegliarlo.
Non poteva essere altri che la madre, vista la somiglianza dei loro lineamenti.
Dopo averlo svegliato, la donna scese al piano di sotto, dove vi era già la tavola pronta per la colazione, e mise a scaldare il latte per lui e sua sorella minore.
Il bambino, intanto, si era alzato e si stava preparando, con la sua solita espressione imbronciata.
Scese poco dopo, rivolse un saluto alla mamma e si sedette a tavola.
Era molto strano che un bambino di undici anni si comportasse in questo modo, ma per lui era una consuetudine e, col tempo, anche i suoi genitori si erano abituati a questo suo atteggiamento, anche se non del tutto, considerato che la loro piccola, di soli sei anni, era, a differenza del fratello, allegra e vivace.
Durante la colazione non parlava e nel resto della giornata se ne stava nella sua stanza a leggere, solitamente, o comunque giocava da solo.
Non sapeva ancora che da quel giorno in poi la sua routine sarebbe stata stravolta.
Tutto iniziò quando un gufo, dai colori abbastanza anonimi, sbattè contro il vetro della finestra, in salotto.
Il padre, che stava passando di lì con la figlia tra le braccia, aprì le imposte e il gufo volò all'interno della casa, atterrando davanti al bambino e porgendogli la zampetta, il tutto sotto lo sguardo della bambina, così simile ma allo stesso modo diverso da quello del figlio maggiore.
Il gufo ed il bambino si fissarono per un tempo sorprendetemente lungo, poi quest'ultimo allungò la mano e slegò la busta dalla zampa del gufo che ripartì fuori dalla finestra, lasciando solo qualche piuma a testimonianza del suo passaggio.
Se la rigirò tra le mani, osservandola.
Capì, dall'indirizzo in inchiosto verde vergato in maniera pulita e precisa, che si trattava di una lettera indirizzata a lui.
Notò anche che la carta doveva essere pregiata, dato il suo peso, e che sul bollo di ceralacca verde smeraldo che la teneva sigillata vi era impresso uno stemma araldico che raffigurava uno scudo diviso in 4 sezioni decorate.
L'aprì, con aria annoiata e noncurante, e, dopo avergli dato una sola occhiata, la mise in una delle tasche della felpa che indossava per poi finire di fare colazione.
Tuttavia, una volta che fu tornato in camera sua, la posò sul piano della propria scrivania e ne lisciò attentemente le pieghe, che si erano formate per la fretta di nasconderla in tasca, prima di leggerla almeno tre volte con uno dei suoi rari e dolcissimi sorrisi.
Quello, per un bambino chiuso come lui, era il massimo entusiasmo che era in grado di mostrare.
Nonostante si sentisse felice, non si sarebbe di certo messo ad urlare ed il fatto che in quel momento stesse abbracciando la sua rana con uno dei sorrisi più luminosi e belli che gli si fossero mai visti in volto era irrilevante.
Quando ebbe ripreso un certo contegno andò a dare la notizia ai propri genitori e alla sorellina, chiedendo loro che lo accompagnassero a fare le spese di cui aveva bisogno.
Passò loro il secondo foglio contenuto nella busta, quello con la lista del materiale, sul quale videro apparire per incanto le informazioni per raggiungere la Londra magica.
Quegli ultimi due mesi estivi, durante i quali il piccolo non perse mai il suo dolce sorriso e i genitori cercarono di abituarsi all'idea di non vederlo più gironzolare per casa e, allo stesso tempo, provando a nascondere la sua partenza alla più piccola della famiglia, passarono in un lampo ed arrivò il primo di Settembre, il giorno della partenza.
 
Note autrice 2:
Bene, rieccomi qui.
Allora, alcune cose da dire: questi primi capitoli sono un po’ corti ma è perché sono tutti spezzoni che avrebbero fatto parte di un solo capitolo.
Un’altra cosa, quest’estate aggiornerò ogni settimana, di domenica, ma dall’inizio della scuola inizierò ad aggiornare ogni due.
Mi aspetta l’anno della maturità, devo impegnarmi :D comunque, vi avviserò ancora al momento opportuno, non preoccupatevi!
Mmh.. ora, vi chiederei, se avete cinque minuti, di sfruttarli per lasciarmi un piccolo parere..
So che la storia è ancora agli inizi e non si può ancora vedere come procederà, però mi farebbe molto piacere..
Grazie a tutti per l’attenzione, spero che siate arrivati a leggere fino a qui :D
_Macchan_

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Capitolo 3
*** 1. III -Invasione di Gufi (PARTE 3) ***


Note autrice 1:
Bene, eccoci al terzo capitolo!
Ok, html sistemato, o almeno credo di esserci riuscita..
Come sempre (anche se ancora non l'avevo detto), perdonate l'OOC ma sono stata costretta a metterne un pizzico.
Dei bambini di 11 anni, in fondo, non posso avere lo stesso carattere delle loro versioni quindicenni, no?
Dopo questo, ci vediamo alla fine
 
Casa Kise
Era la mattina del 23 Giugno in una villetta nel sud della Francia dove una piccola famiglia stava trascorrendo una parte delle vacanze estive.
Il posto era davvero molto bello e le stesse parole potevano essere associate perfettamente anche alla loro villa.
Al secondo piano di questa, in una stanza con le pareti dipinte di giallo, riposava un bambino di non più di undici anni.
Dalle coperte spuntava soltanto un ciuffo di capelli biondi.
Poco dopo un raggio di luce birichino colpì il letto svegliando il piccolo che si mise a sedere rivelando i suoi capelli scompigliati, di un bel biondo dorato, e un paio di occhioni del colore dell'ambra, ancora assonnati, che strofinò con le manine.
Si alzò e andò a svegliare i genitori, nella stanza accanto alla sua.
Scesero nella sala da pranzo e, mentre la madre preparava la colazione, il bambino si divertiva ad osservare gli uccelli che passavano in cielo chiedendone il nome al padre.
All'improvviso nel cielo comparve un gufo, dal piumaggio del colore delle castagne, che entrò dalla finestra aperta, descrivendo ampi cerchi nella stanza, prima di atterrare davanti al bimbo che allungò la manina, senza timore, e lo accarezzò sotto al becco.
Era talmente intento a coccolarlo che suo padre dovette fargli notare la busta che teneva legata ad una zampa.
Finalmente l'animale venne liberato dalla missiva che portava e volò via, mentre la lettera veniva aperta.
Ogni parola letta contribuiva ad aumentare lo stupore e la felicità su quel visetto infantile, reso ancora più dolce dal sorriso enorme e dagli occhi splendenti.
Quando ebbe finito la lettura abbracciò di slancio la madre, appena arrivata a portargli la colazione, facendole versare tutto sul parquet.
Davanti allo sguardo entusiasta del piccolo, lasciò perdere l'incidente per chiedere una spiegazione, sorridendo a sua volta.
Tutto quello che ricevette in risposta fu la richiesta di andare a fare gli acquisti appena tornati a casa e un foglio tra le mani che lesse mentre un piccolo uragano correva al piano di sopra a vestirsi.
I genitori ne parlarono ma la conversazione non durò a lungo: erano entrambi d'accordo sul fatto che dovesse provare ciò che lo rendeva felice, e quella era una di quelle cose che, per quanto particolare, gli avrebbero permesso di sperimentare.
Rimasero in Francia ancora per un paio di settimane, in cui dalle labbra del bimbo non smisero mai di uscire parole entusiaste sulla scuola che di lì a poco avrebbe iniziato a frequentare.
Il giorno che andarono nella Londra magica a fare acquisti rischiò di perdersi più volte e non voleva più uscire dal Serraglio Stregato.
Si lasciò convincere soltanto quando i genitori gli regalarono un piccolo gufo dello stesso colore di quello che gli aveva consegnato la lettera, sotto insistenza del bambino.
Da quel momento in poi le giornate parvero volare via, e in un batter di ciglio arrivò la mattina del giorno della partenza, creando ulteriore scompiglio e agitazione in una casa che, di per sè, era già abbastanza caotica.
 
Note autrice 2:
Se siete arrivati fino a qui siete proprio in gamba!
Non sto apprezzando molto questi capitoli così corti, se devo essere sincera, ma mi sono necessari per rendere chiaro il carattere delle versioni bambine dei nostri personaggi..
Un'altra cosa: l'ordine in cui vengono presentati è totalmente casuale: ho scritto i loro nomi su dei bigliettini e poi ho estratto a sorteXD
Quindi, non sorprendetevi se l’ordine è poco logico :D
Bene, spero di ricevere qualche vostra recensione!
Ho veramente bisogno di migliorare, ma per farlo è necessario che qualcuno mi indichi dove sbaglio!
Alla prossima settimana,
_Macchan_

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Capitolo 4
*** 1. IV -Invasione di Gufi (PARTE 4) ***


Casa Murasakibara
A casa Murasakibara era il mattino del 23 Giugno.
Una bella donna, con i capelli di una sfumatura incredibile di viola, entró senza fare rumore nella cameretta del figlio.
Lo chiamó piano e, quando questi si sedette, mostró di avere i capelli uguali a quelli della madre, solo più corti.
I suoi occhi, ancora semichiusi ed assonnati, avevano un taglio sottile e quasi adulto oltre ad un colore simile a quello dei capelli, ma un poco meno intenso.
La madre uscì ed il bambino si alzó, rivelando un'altezza superiore alla media, per un bambino di undici anni.
Si vestì e scese per la colazione.
La tavola era imbandita come piaceva a lui, con una moltitudine di dolci quasi tutti fatti in casa.
I genitori venivano ripagati della fatica fatta per cucinare o per trovare le ultime novitá sul mercato dall'espressione gioiosa del figlio che puntualmente si avventava sulla colazione come se non mangiasse da giorni.
Sua madre uscì dalla cucina dicendo qualcosa che il bambino non comprese, troppo impegnato a mangiare.
Poco dopo un gufo del colore del caramello fuso scese volando dalla tromba delle scale che portavano al piano di sopra dove, evidentemente, aveva trovato una finestra aperta da cui entrare.
Atterró con precisione tra la caraffa del caffelatte e un vassoio di muffin al cioccolato allungando la zampa, cui era legata una busta, al ragazzino.
Lui la prese e il gufo, una volta portata a termine la sua consegna, voló di nuovo al piano superiore, probabilmente per uscire da dove era entrato.
Mentre si rigirava tra le mani la lettera, studiandone i dettagli così eleganti da far pensare che si trattasse di qualcosa di prezioso, del trambusto proveniente da sopra la sua testa catturó la sua attenzione.
Fissó il soffitto, concentrato tanto da far credere che potesse vedervi attraverso. Poco dopo, un bambino scese rumorosamente le scale e si andó a sedere vicino al cugino.
Appena si accorse che questi prestava più attenzione alla lettera che a lui, gliela rubó dalle mani e scappó in salotto mentre già iniziava a staccare il bollo di ceralacca che la teneva sigillata.
Si spaventó molto quando si ritrovó sovrastato dall'ombra del cugino che, sebbene fosse di due anni più piccolo, lo superava in altezza di almeno quindici centimetri.
Fu così che si rese conto di quanto potesse essere spaventoso suo cugino se lo si faceva arrabbiare.
Gli ridiede la lettera e, finalmente, il padrone di casa potè aprirla e leggerne il contenuto.
Rimase sorpreso da ció che vi era scritto, ma chiunque lo sarebbe stato scoprendo di essere un mago.
Tornó in cucina, mise la lettera tra le mani di suo padre senza una parola e si sedette di nuovo, per continuare la propria colazione.
Appena il padre ebbe terminato la lettura guardó la moglie e le spiegó la situazione. Non ebbero nessuna reazione particolare, credevano che al bambino avrebbe giovato affrontare anche quella sfida.
La giornata passó tranquillamente e, pochi giorni dopo, partirono per la Londra magica, seguendo le indicazioni riportate sulla lettera.
Gli acquisti procedettero bene, salvo qualche fermata aggiuntiva ai negozi di dolci.
Il resto dell'estate trascorse in un baleno ed arrivó il giorno della partenza.
 
Note autrice:
Ok, scusatemi!
Questo doveva essere l’aggiornamento di Domenica scorsa, quello di oggi lo posterò domani mattina.
Mi spiace molto, ma ho avuto diversi problemi..
Sono dispiaciuta anche per la mancanza di avvenimenti di questi primi capitoli, ma li ritengo necessari anche se possono parere noiosi a chi legge senza conoscere il motivo delle mie scelte.
Ma non mi sembra nemmeno il caso di rivelare il tutto oraXD
Quindi, spero che continuerete a seguirmi e di rivedervi anche quando la storia si sarà fatta più interessante..
Una recensione mi farebbe molto piacere, in ogni caso (inizio ad annoiare persino me stessa, ripetendo sempre le stesse cose..)
_Macchan_
 

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Capitolo 5
*** 1. V -Invasione di Gufi (PARTE 5) ***


Note autrice:
…ok, cominciamo già a uscire dalle previsioni..
Questo capitolo avrebbe dovuto essere postato una settimana fa.
Anyway, non è importante.
Stasera rimedierò postando anche il numero 6!
Oltre questo, non ho altro da dire, se mi mettessi a parlare diventerei dannatamente ripetitiva ed io odio esserlo!
Perciò, ci vediamo tra pochissimo con il capitolo 6!
Perdonate le leggere modifiche apportate al capitolo, ma ho appena scoperto che Takao ha una sorella minore e non potevo certo non inserirla, giusto?
 
Casa Takao
Casa Takao, sempre 23 Giugno.
In una piccola stanza, al primo piano di una palazzina, dormiva un bambino di 11 anni, ignorando che quello stesso giorno avrebbe cambiato la sua vita.
La porta venne aperta piano per lasciare entrare nella stanza un uomo che si avvicinò al letto del figlio per svegliarlo.
Questi, energico già appena sveglio, diede il buongiorno al padre e saltò giù dal letto per correre in cucina a salutare anche sua madre, che stava preparando la colazione per lui e la sua sorellina.
Il ragazzino saluto la sorella con un bacio sulla fronte, prima di sedersi a tavola.
La madre gli scompigliò dolcemente i capelli neri, dopo avergli portato la sua tazza di latte.
Durante la colazione, gli occhi grigi del bambino furono catturati da un puntino scuro, nel cielo, fuori dalla finestra.
Lo osservò finché non lo riconobbe come un uccello e capì che puntava alla finestra della loro cucina.
Non avvisò i genitori, che si accorsero di quel gufo soltanto quando atterrò sulla tavola, rovesciando la zuccheriera.
Il padre non si dimostrò sorpreso, commentando qualcosa di simile a "sapevo che sarebbe successo".
Il gufo zampettò fino a raggiungere il bambino e gli allungò una busta, con l'indirizzo vergato in inchiostro verde smeraldo e sigillata da un bollo di ceralacca dello stesso colore, che teneva legata ad una zampa.
La sorella osservava il gufo, con quei suoi occhioni grigi così simili a quelli del fratello maggiore, ed il fratello alternativamente.
Dopo che il bambino l'ebbe presa, e il gufo fu nuovamente volato fuori dalla finestra, sua madre chiese ad entrambi di uscire dalla stanza e, appena le ebbero ubbidito, chiese spiegazioni a suo marito.
I bambini, incuriositi, rimasero ad ascoltare fuori dalla porta, litigandosi il posto più vicino alla serratura che fu infine conquistato dalla bambina.
Colsero alcuni frammenti di conversazione, tra cui il fatto che il padre era un mago, rimanendone molto più che sorpresi.
Ascoltarono le spiegazioni e la lite che ne seguì, la lettera stretta tra le mani del bambino, ancora chiusa.
Capirono che la madre non voleva mandarlo in una certa scuola per maghi, di cui non compresero a pieno il nome, e che il padre non era d’accordo con lei.
Soltanto in quel momento il bambino decise che avevano sentito abbastanza e trascinò anche la sorella in camera sua dove, finalmente, aprì e lesse la lettera, sotto lo sguardo curioso di lei.
Questo lo aiutò a comprendere i discorsi dei genitori e a decidere che, ad ogni costo, lui avrebbe frequentato quella scuola.
Mise la sorella al corrente della sua decisione, trovandola d’accordo.
Tornò di sotto, con la ferma intenzione di dire la sua, ma non fece in tempo ad aprire bocca che intervenne la madre dicendogli che aveva cambiato idea e che sarebbe stato lui a decidere cosa fare.
Il piccolo la guardò, incredulo ma felice, e l'abbracciò, correndo poi in stanza a prendere la lettera.
La consegnò alla madre, stupendosi, però, del fatto che il padre non andasse a leggerla con lei.
Quando gliene chiese il motivo, lui gli disse che ne conosceva già il contenuto e sapeva dove era necessario recarsi per comprare tutto il materiale di cui avrebbe avuto bisogno.
Pochi giorni dopo tutta la famiglia si recò a Diagon Alley, nella Londra magica, e iniziarono gli acquisti.
In poche ore questi vennero conclusi con successo e poterono tornare a casa.
Il giorno della partenza parve avvicinarsi molto in fretta, sebbene quelli ad essere trascorsi fossero stati due mesi.
Era finalmente arrivato il grande giorno, per il bambino.

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Capitolo 6
*** 1. VI -Invasione di Gufi (PARTE 6) ***


Note autrice:
Rieccomi a tempo di record!
Questo, secondo le previsioni, doveva essere il capitolo di oggi.
Ma, bando alle ciance (sto diventando tediosa ù.ù), vi lascio, appunto, al capitolo!
 
Casa Wakana
Era il mattino del 23 Giugno a casa Wakana.
Nella stanza della bambina che portava tale cognome dormivano, oltre a lei, altri due bambini; uno di loro aveva i capelli rossi, mentre l'altro li aveva blu.
Dormivano tranquilli, almeno finchè una donna, dai capelli castani e gli occhi grigi, entrambi simili a quelli della figlia, entrò nella stanza e li svegliò.
Come al solito si preparano e, sempre per forza d'abitudine, la bimba ignorò i battibecchi di suo cugino e dell'amico di sempre.
Continuava ad invitarli entrambi da lei nella speranza che entrassero in buoni rapporti tra loro ma, fino a quel momento, sembrava che stesse ottenendo l'effetto opposto.
Quando scesero, trovarono la colazione in giardino.
Piacevolmente sorpresi dal cambiamento, uscirono e si sedettero sulla tovaglia per iniziare a mangiare.
Erano soli, ma non per questo si trovavano a disagio.
La bambina, Yuu, mangiava lentamente e in silenzio, scuotendo la testa ogni volta che il suo amico Daiki riprendeva suo cugino per il suo modo di mangiare. Ovviamente questi replicava senza aspettare un secondo, non importava che avesse deglutito o meno.
All'ennesima replica rischiò di soffocare con un cornetto proprio per questo motivo e la bambina dovette intervenire dandogli delle energiche pacche sulla schiena.
Il rosso, per fortuna, si riprese, e decise che era meglio smettere di mangiare, per evitare altri incidenti di quel tipo.
Come era prevedibile, Daiki non smise certo di punzecchiarlo per questo.
Quando cominciarono a rincorrersi, al pari di bambini di 5 anni, urlandosi contro a vicenda, l'uno di prenderlo in giro per il proprio nome e l'altro dandogli della femminuccia, Yuu non poté far altro che restare a guardarli, scioccata dalla loro infantilità.
Nel mezzo di quel loro gioco, tre gufi scesero da un tetto nelle vicinanze, su cui dovevano stare appollaiati da chissà quanto tempo, per volare in cerchio sopra la testa della bambina.
O meglio, due rimasero in volo mentre il terzo, color nero carbone, le si posò accanto, sull'erba.
La piccola decise che era il caso di richiamare gli amici e, appena questi si furono avvicinati abbastanza, i gufi si posarono sulle loro teste beccandoli piano, rendendosi portavoce del disappunto che Yuu aveva rinunciato ad esprimere da anni, ormai.
Poco dopo i due gufi posarono le zampe a terra, mostrando due piumaggi molto vivaci, tendenti ad un marrone rossiccio molto piacevole alla vista.
Insieme al compagno atterrato in precedenza allungarono una zampa verso i tre bambini che poterono così prendere le buste che vi portavano attaccate.
Si guardarono e le aprirono insieme.
Le lessero e, se sul volto di Yuu era evidente una pacata incredulità, era facile da leggere sui volti dei due maschi che avevano accettato la cosa senza riserve, vedendovi un altro possibile campo su cui confrontarsi.
Infatti non ci misero molto a riprendere a litigare, questa volta riguardo a chi si sarebbe dimostrato il migliore una volta che avrebbero iniziato a frequentare quella scuola.
Esasperata, Yuu andò a cercare sua madre e le mostrò la lettera, dicendole che l'avevano ricevuta anche Taiga e Daiki; avrebbe fatto di tutto pur di non sentirli bisticciare, perfino ascoltare gli scleri di sua madre se non fosse stata d’accordo sulla cosa.
Forse fu l'espressione nei suoi occhi ma, qualunque cosa la donna stesse pensando, si trattenne dall'esporla ad alta voce promettendo semplicemente che li avrebbe accompagnati tutti e tre a fare le spese d'obbligo entro qualche giorno.
Dopo gli acquisti, che li impegnarono per un'intera giornata, il tempo passò in fretta e la mattina della partenza arrivò in un lampo.

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Capitolo 7
*** 1. VII -Invasione di Gufi (PARTE 7) ***


Note autrice:
Parte 7 del primo capitolo, finalmente postata.
Al prossimo aggiornamento!
 
Casa Sakurai
Casa Sakurai, mattina del 23 Giugno.
In una stanzetta piccola e piuttosto anonima dormiva tranquillo un bambino di undici anni, con i soli capelli castani a spuntare dal lenzuolo in cui si era avvolto la sera prima.
La madre entrò nella stanza e lo svegliò dolcemente, ricevendo uno sbadiglio a mo' di buongiorno.
Quando la mamma uscì, il piccolo si alzò, si vestì e scese a fare colazione, dove trovò il padre già seduto a tavola intento a bere la sua tazza di caffè.
Sua madre gli mise davanti ciò che era solito mangiare al mattino, latte caldo e cereali, e si sedette di fronte a lui.
Il bambino cominciò a consumare la sua colazione ma venne interrotto da un insistente picchiettare alla finestra.
Si voltò, ancora con il cucchiaio in bocca, e i suoi occhi color cioccolato si posarono su un gufo dal piumaggio scuro, quasi nero.
Rimasero tutti e tre a fissarlo per un po' ed il gufo ricambiava, piegando il capino di lato.
Il padre fu il primo a riprendersi dalla sorpresa, andando ad aprire la finestra.
Il gufetto entrò nella stanza, svolazzando un po' in giro, prima di atterrare di fianco alla tazza del bambino che rimase perplesso, fissando alternativamente la busta, fissata ad una zampa con un cordoncino del colore dello smeraldo, e il gufo, che a sua volta osservava la scatola dei cereali con molto interesse.
Rimasero entrambi concentrati nelle loro osservazioni per un po', poi il gufo allungò la zampa invitando implicitamente, dato che non possedeva l'uso della parola, il bambino a prendere la busta.
Il piccolo slegò il nastro verde e, finalmente, potè osservare la lettera da vicino.
Era sempre stato un bambino molto attento e anche in quel momento notò diversi particolari: la grammatura della carta, l'eleganza della grafia con cui era stato vergato l'indirizzo, il colore vivace dell'inchiostro.
Si sorprese trovando, tra le curve eleganti delle lettere, il proprio nome e l'indirizzo di casa sua, convinto che ci dovesse essere stato un errore.
Proprio in quel momento il gufo rovesciò la scatola dei cereali, attirando così l'attenzione della famiglia che scoppiò in una risata quando lo vide incastrato all'interno del cartone.
La madre del bambino lo liberò gentilmente e gli versò alcuni cereali in un piatto su cui il gufetto si avventò, affamato.
A quel punto, con un ospite in più a tavola, il ragazzino diede voce alle sue preoccupazioni, la lettera ancora sigillata stretta tra le dita tremanti.
I genitori, quindi, dovettero convincerlo ad aprirla e, dopo che ebbe letto attentamente le parole che vi erano riportate, anche che andarci fosse la cosa giusta per lui.
Il piccolo non ne voleva proprio sapere, convintissimo che in quel posto si sarebbe solo messo in ridicolo, sfigurando davanti a tutti gli altri studenti.
Anche in questo caso toccò ai genitori rassicurarlo e convincerlo che si sarebbe dimostrato all'altezza, sotto gli occhi curiosi e attenti del loro piccolo amico che non voleva proprio saperne di volare via.
Il bambino, una volta rassicurato, decise di tenere il gufo come suo animaletto personale visto che sembrava esserglisi affezionato.
In risposta, quest'ultimo si appollaiò sulla sua spalla, bubbolando allegramente.
Pochi giorni dopo andarono tutti e quattro a fare le spese necessarie nella Londra magica.
Una volta tornato dalle spese, i restanti due mesi trascorsero, scanditi da periodiche crisi di insicurezza del piccolo Ryou, tutto sommato tranquillamente e il giorno della partenza si avvicinava senza troppi intoppi.

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Capitolo 8
*** 1.VIII -Invasione di Gufi (PARTE 8) ***


Note autrice:
Perdonate l’enorme ritardo ma ero in vacanza in montagna.
Bene, detto questo, smetto di annoiarvi e vi lascio alla parte 8 del primo capitolo!
 
Casa Furihata
23 Giugno, a casa Furihata era una giornata come tutte le altre.
O almeno questo era quello che stava pensando l'uomo che attaversava il corridoio per raggiungere la stanza del figlio e svegliarlo.
Questi, dopo essersi alzato dal letto con un enorme sbadiglio, scese a fare colazione, ancora in pigiama.
Si sedette, stropicciandosi un occhietto castano, mentre la madre gli scompigliava i corti capelli, dello stesso colore degli occhi, ancora più di quanto già non fossero.
Poi si spostò verso i fornelli e gli pose dinnanzi la colazione, ricevendo un dolcissimo sorriso come ringraziamento.
Cominciò a mangiare con lo sguardo perso fuori dalla finestra, com'era sua abitudine.
Pochi minuti dopo drizzò la schiena di colpo e si strofinò gli occhi per schiarirsi la vista, convinto di stare ancora sognando: non era possibile che, in pieno giorno, un gufo stesse volando verso la finestra della sua cucina.
Dopo essersi dato un pizzicotto dovette però ricredersi, ammettendo che, per quanto surreale ed inspiegabile fosse, quella scena stava succedendo davvero.
Allora si alzò e aprì la finestra per poi tornare a sedersi, osservando il gufo girare più volte intorno al lampadario ed atterrare davanti a lui.
Portava una lettera, legata alla zampa, che il bambino prese senza esitazioni, ormai dimentico della sorpresa iniziale.
Il gufo volò via subito, mentre il piccolo si rigirava la busta rigida tra le dita.
I genitori lo fissavano, aspettando che si decidesse ad aprirla.
Quando finalmente lo fece iniziò a leggere e, parola dopo parola, sul suo viso aumentavano la confusione e la sorpresa.
Con voce incerta comunicò ai genitori di essere stato ammesso ad una scuola per maghi.
Suo padre e sua madre lo guardarono un momento e, una volta certi che non scherzasse, chiesero di poter, a loro volta, leggere la lettera.
Non si sorpresero più di tanto, o se lo fecero non lo diedero a vedere, quando apparvero altre parole sul foglio, sotto a quelle che vi erano già scritte: indicavano i luoghi dove avrebbero trovato il materiale elencato nella lista.
Scelsero di lasciare al bambino del tempo perché il suo nervosismo per il cambiamento imminente si affievolisse almeno un po'
Poi, qualche giorno dopo, lo portarono nella Londra magica.
Ci misero parecchio per trovare tutto ciò di cui avrebbe avuto bisogno ma alla fine riuscirono a tornare con tutti gli acquisti che era necessario fare.
Da quel momento in poi cercarono di distrarre il più possibile il loro bambino, con un successo davvero notevole, per evitare che si mettesse a pensare a cosa lo aspettava di lì a pochi mesi.
Ma il giorno della partenza arrivò, inevitabilmente, e con esso si ripresentò anche il nervosismo del piccolo.

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Capitolo 9
*** 1.IX -Invasione di Gufi (PARTE 9) ***


Note autrice:
Di nuovo aggiornamenti regolari!
Ora, il prossimo sarà ancora tra una settimana, dal successivo inizierò ad aggiornare ogni due (causa scuola e pessimo anno che mi attende)
Quindi, alla prossima settimana! <3
 
Casa Kawahara
23 Giugno.
Al secondo piano di casa Kawahara, in una stanza grande ed accogliente, dormiva un bambino di 11 anni, con i capelli neri ed una mano stretta a pugno e posata sul cuscino che spuntavano da sotto le lenzuola.
Come tutte le mattine in quel momento sua madre saliva le scale per svegliarlo.
Quando entrò nella stanza si avvicinò al letto e lo svegliò dolcemente.
Lui le diede il buongiorno, poi si alzò e corse in bagno per prepararsi per scendere a colazione.
Una volta che ebbe terminato, scese le scale di corsa e prese posto a tavola, con gli occhietti neri ancora assonnati e i capelli scompigliati ma già pieno di energia, dondolando i piedi che non riuscivano a toccare terra.
La mamma gli servì la colazione e si sedette accanto a lui.
Il padre li raggiunse poco dopo, lasciando la posta sul ripiano della cucina.
Fino a quel momento la giornata si stava svolgendo secondo la solita routine, con il bambino che sis cordava della sua tazza di latte per raccontare alla mare il sogno di quella notte, almeno finchè la monotonia non venne spezzata da un picchiettare contro le imposte della finestra.
Tutti si voltarono, trovandosi a ricambiare lo sguardo di un gufo dalle penne nere.
Curioso, il piccolo corse ad aprire la finestra e lo lasciò entrare.
Il gufo, dal canto suo, volò qualche volta in circolo sopra alla tavola, dando al bambino il tempo di sedersi di nuovo al suo posto, prima di atterrargli di fonte ed allungare una zampa a cui era legata una busta.
Su di essa si potevano notare delle scritte in inchiostro verde smeraldo ed un bollo di ceralacca dello stesso colore che la manteneva sigillata.
Il bimbo allungò la mano per liberare il gufo dalla sua consegna, che ormai era palese fosse indirizzata a lui.
Quando slegò la busta, il gufo volò di nuovo via dalla finestra lasciata aperta, lasciando il bambino a fissare la lettera che aveva tra le mani.
In tutto quel tempo i genitori non pronunciarono una parola, limitandosi a fissare il gufo, prima, e, ora che questo se ne era andato, il proprio figlio.
Il piccolo si decise, finalmente, ad aprire la lettera e leggerne il contenuto.
Non appena l'ebbe fatto guardò i propri genitori, chiedendo loro spiegazioni.
All'espressione confusa che mostrarono gli tese la lettera, che venne presa e letta anche da loro e, al termine, le stesse parole che vi erano scritte cambiarono, riunendosi in una macchia al centro del foglio per poi allargarsi nuovamente in nuove parole e in una mappa.
Si trattava di tutte le indicazioni per raggiungere la Londra magica e, qui, effettuare tutti gli acquisti necessari perchè il loro bambino fosse pronto ad affrontare la scuola che lo attendeva al primo di settembre.
Ebbero bisogno di tempo per accettare e comprendere la natura del figlio, per questo passarono un paio di settimane prima che si decidessero ad andare a fare gli acquisti.
Dal momento in cui rimisero piede a casa dopo la prima visita nel mondo magico, da cui tornarono con un gufetto fulvo in una gabbietta dorata oltre alle cose elencate nella lista, il tempo che mancava alla partenza passò in un lampo e la mattina del giorno designato arrivò senza che nessuno, in casa, si fosse mentalmente preparato alla cosa.

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Capitolo 10
*** 1.X -Invasione di Gufi (PARTE 10) ***


Note autrice:
Bene, ecco la parte dieci!
Noi ci rivediamo tra due settimane, ciao a tutti!
 
Casa Momoi
Mattino del 23 Giugno, a casa Momoi, una villetta di poco fuori dal centro della città, una bambina dai capelli rosa, lunghi e lisci, dormiva tranquillamente in una grande stanza, di fianco a quella dei genitori.
Sua madre, una donna dall'aspetto dolce e fragile, entrò proprio in quel momento nella sua stanza per svegliarla.
La chiamò, con voce bassa e tranquilla, e lei si mosse piano, mettendosi a sedere sbadigliando e strofinandosi gli occhi, di una sfumatura rosata poco più scura di quella dei suoi capelli.
Si alzò e, dopo aver dato il buongiorno alla madre, si chiuse in bagno a prepararsi per poi entrare in cucina e sedersi al tavolo per cominciare la giornata con una buona colazione.
Anche suo padre la raggiunse in cucina, sbadigliando vistosamente.
Venne loro servita la colazione e iniziarono a mangiare e chiacchierare tra loro fino al momento in cui un gufo non precipitò sulla tavola, spargendo piume chiare un po' ovunque.
La bambina, molto riflessiva per i suoi undici anni, rimase stupita di vedere un gufo in pieno giorno, e ancora di più dal fatto che avesse appena cominciato a zampettare tra le tazze che si trovavano sul tavolo, cercando di farsi strada per raggiungerla senza rovesciare nulla.
Poteva capirlo da quanto insistentemente il gufo la stesse fissando.
Quando la raggiunse, ebbe modo di notare la spessa busta che portava legata a una zampa.
Allungò la mano e sciolse il nastro con cui la lettera era fissata all'animale che l'aveva portata fino a lei, poi gli diede un biscotto prima che ripartisse.
Questi se ne andò appena ebbe inghiottito il dolcetto lasciando la bambina a fissare la busta analizzandone ogni dettaglio, dalla grammatura della carta, ai colori dell'inchiostro, alla calligrafia delle lettere che stavano lì, impresse a comporre il suo nome e il suo indirizzo.
Si decise ad aprirla e ne lesse il contenuto più volte fino ad essere certa che la sua mente non le stesse giocando un brutto scherzo e le parole che vi stava leggendo fossero davvero quello che lei stava pensando.
I genitori osservarono per un po' la sua espressione perplessa per poi chiederle se ci fosse qualche problema.
Lei, per risposta passò loro la lettera che lessero, restando poi sorpresi dal cambio delle parole che andarono ad indicare loro in quale luogo avrebbero potuto effettuare gli acquisti di cui avevano letto in precedenza, e come raggiungerlo.
Nonostante fossero abituati a ricercare spiegazioni logiche in ogni cosa, caratteristica ereditata anche dalla figlia, non poterono non credere a quella lettera, visto che forniva loro una spiegazione plausibile ad alcune stranezze che, di recente, si erano verificate attorno alla bambina dai capelli rosa.
Per questo decisero di effettuare gli acquisti praticamente subito e quando, alcuni giorni dopo, tornarono dalla Londra magica erano tutti di buonumore.
Da quel momento gli ultimi mesi prima del giorno della partenza passarono veloci, scanditi dalle letture dei libri di testo in cui la bambina si immergeva ogni sera.
In questo modo la mattina del primo di Settembre arrivò in un lampo, portando con sè tutta l'ansia che non si era ancora fatta sentire nei giorni precedenti.

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Capitolo 11
*** 1.XI -Invasione di Gufi (PARTE 11) ***


Note autrice:
Perdonate l’enorme ritardo ma tra la scuola e la preparazione di due cosplay su commissione per questo Lucca sono stata ultra impegnata.
Quindi, ho trovato soltanto adesso il tempo di aggiornare la mia storia.
_Macchan_
 
Casa Himuro
 
23 Giugno.
In pieno centro di una grande cittadina londinese si trova una villetta, discreta ed elegante nonostante le dimensioni per nulla modeste.
L’unico figlio della ricca coppia che vi risiedeva dormiva nella sua stanza, un ambiente spazioso, sobrio ed ordinato, se si evitava di concentrare la propria attenzione sui diversi libri abbandonati un po’ ovunque.
Questi erano l’unica cosa che rendesse noto il fatto che quella stanza fosse abitata.
Il bambino stava dormendo serenamente quando il padre entrò, aprendo le tende per svegliarlo.
Il piccolo si mise a sedere lentamente, nascondendo uno sbadiglio dietro la mano.
Si alzò e se ne andò in bagno a prepararsi, spostandosi poi in cucina per la colazione dove sua madre, appena arrivò, gli scompigliò i capelli neri con una carezza.
Protestò, il piccolo, ma aveva dipinto in viso un broncio talmente adorabile che sua madre non resistette e si mise a ridacchiare.
Il bambino si lasciò andare ad un sorriso prima di sedersi e iniziare a mangiare.
Come sempre c’era un silenzio quasi totale, interrotto ogni tanto dal fruscio delle pagine del giornale che suo padre leggeva, ma rotto poi del tutto da un insistente battito d’ali fuori dalla finestra.
Quando si voltarono videro un gufo, che si era appena posato sul davanzale, scrutare all’interno dell’abitazione con un cipiglio quasi inquietante.
Per niente intimorito Tatsuya, questo era il nome del piccolo di casa, si alzò e spalancò la finestra stupendosi quando il gufo gli si appollaiò su una spalla.
Questi, non appena il bambino si fu nuovamente seduto, scese dal suo trespolo improvvisato e si posò invece sul tavolo allungando una zampa su cui si potè notare legata una busta.
Questa busta portava delle scritte, probabilmente un indirizzo, ed aveva un bollo di ceralacca verde, così come verde era l’inchiostro utilizzato per vergare le parole che si trovavano su di essa.
Dopo questa veloce osservazione la prese e, mentre il gufo usciva dalla finestra aperta, la aprì ed iniziò a leggerla.
I genitori, intanto, osservavano la scena finchè il ragazzino non fece scivolare verso di loro la busta, un’espressione convinta sul viso.
La presero e lessero a loro volta, assistendo alla comparsa delle indicazioni per raggiungere la Londra magica senza battere ciglio, come se già sapessero, ma, da Babbani qual’erano, non era certo possibile.
Semplicemente, avevano fiducia.
Nel loro bambino che aveva accettato la cosa e nel loro istinto che diceva loro che quella era la scelta giusta da compiere.
Decisero quindi insieme di partire il giorno dopo per comprare il necessario.
Nei vari negozi il piccolo Tatsuya si perse per un po’, ma nella libreria vi sarebbe rimasto per ore e ne uscì, com’era prevedibile, con tanti di quei libri che, tutti assieme, arrivavano a pesare quanto lui.
Tornato a casa passò i successivi mesi che lo separavano dalla partenza leggendo quei volumi, trasformando quel passatempo nel suo personale rimedio contro l’ansia.
Anche la mattina del primo di Settembre, com’era ormai diventata consuetudine in quel poco tempo, sua madre lo trovò addormentato con un libro, probabilmente letto la sera precedente, aperto a terra.
Doveva di nuovo essersi addormentato leggendo ma, in quel momento, quello che la madre pensò fu di doverlo svegliare: sarebbe iniziata una nuova vita per suo figlio.

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Capitolo 12
*** 1.XII Invasione di Gufi (PARTE 12) ***


Note Autrice:

Bene, con un po' di ritardo come al solito ma eccomi qui con il capitolo successivo..
Ormai smetterò di progettare i giorni per aggiornare, per un motivo o per un altro saltano sempre D:
Quindi, ci vediamo di nuovo appena la scuola mi lascerà 10 minuti per respirare!
Alla prossimaaaa *saluta*
_Macchan_


Casa Akashi
Mattina del 23 Giugno, in un'enorme villa appena fuori città, talmente grande da non credere che potesse essere abitata soltanto da due persone, una domestica entrava in una stanza del primo piano per svegliare il bambino dai capelli cremisi che vi dormiva all'interno.
Nello stesso momento, un uomo era già sveglio ed attendeva in cucina, leggendo il giornale, che il figlio si presentasse prima di andare al lavoro in tutta fretta.
Il bambino si preparò velocemente, nel mentre la domestica scendeva ad occuparsi della colazione, e scese al piano inferiore salutando il padre, costruendosi in viso una maschera di finta cortesia e di rispetto.
Rimasero poco tempo l'uno in compagnia dell'altro ma, dopo questi brevi attimi, risultava facile individuare tutte le somiglianze tra loro: la forma del viso e delle labbra, i capelli e gli occhi cremisi.
I due, che, nonostante fossero padre e figlio, si trattavano a malapena da conoscenti, non si scambiarono che poche parole di saluto, prima che l'uomo uscisse per dirigersi al lavoro.
Poco tempo dopo che la domestica ebbe servito la colazione, un gufo fulvo si posò sul tavolo di fronte al ragazzino, fissandolo con sguardo altezzoso.
Legata alla zampa portava una lettera dall'aria ufficiale.
Senza esitazione nè sorpresa il ragazzino slegò la busta e l'aprì rivelando il contenuto di quella missiva indirizzata a lui.
Quando ebbe terminato la lettura, inspiegabilmente, l'incantesimo effettuato sulla pergamena si attivò e, davanti ai suoi occhi, si delineò la mappa che lo avrebbe condotto nella Londra magica.
Riflettè a lungo sulla cosa, con così tanta concentrazione da non accorgersi nemmeno che il gufo se n'era andato, giungendo poi alla conclusione che anche quella scuola sarebbe potuta diventare un palco su cui avrebbe dovuto dimostrare di essere il migliore.
Ora non gli rimaneva che convincere il padre, al suo rientro.
Sospirò, preparandosi alla discussione, mentre la domestica, intuendo dal suo sguardo che qualcosa non andava, si affrettava a defilarsi.
Appena, quella sera, suo padre rientrò a casa il bambino era pronto a far valere le sue posizioni.
Subito gli disse ciò che aveva deciso, senza preamboli, schietto come suo solito, preparandosi alla battaglia di sguardi che sarebbe seguita alla sua affermazione.
Il padre non era propenso ad accettare, esattamente come il figlio aveva previsto, ma, leggendo la convinzione negli occhi del più piccolo, decise che gli avrebbe concesso una possibilità.
Il bambino rimase sorpreso da quell'arrendevolezza ma si avvide di non mostrarne segno in volto, inchinandosi e informandolo che l'indomani si sarebbe fatto accompagnare a fare gli acquisti.
Così, il mattino successivo, dopo aver dato all'autista le giuste indicazioni, si fece accompagnare da questi e dalla domestica in giro per Londra.
Non ci mise molto ad acquistare tutto, aggiungendo a ciò che era segnato nella lista anche numerosi volumi che attirarono la sua attenzione.
Tornato a casa preparò immediatamente i suoi bagagli, lasciando all'esterno di essi soltanto alcuni tomi che aveva intenzione di leggere prima della partenza.
Non provava ansia, e non ne provò nemmeno quando il giorno della partenza arrivò.

 

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Capitolo 13
*** 1.XIII Invasione di Gufi (PARTE 13) ***


Note autrice: mi spiace di essere così in ritardo, ma ero bloccata su un capitolo e prima di continuare a postare ho preferito terminarlo. 
Questo è uno dei motivi per cui la mia Ricchan (<3) mi odierà, ho fatto ritardare di mesi e mesi l'uscita del capitolo sul suo adorato tesoro <3 
Comunque, spero che vi possa piacere, non immaginate nemmeno quanto io abbia penato per mantenere l'IC (per quanto un Akashi di undici anni possa essere uguale al se stesso di sedici..) ad ogni modo, ora comprendo tutte quelle fanfiction che lo presentano OOC, è veramente un incubo il suo carattere. E, inoltre, penso di non essere riuscita a renderlo pienamente.. 
Beh, detto tutto questo, spero di postare presto il prossimo capitolo! 
_Macchan_

Casa Akashi
Mattina del 23 Giugno, in un'enorme villa appena fuori città, talmente grande da non credere che potesse essere abitata soltanto da due persone, una domestica entrava in una stanza del primo piano per svegliare il bambino dai capelli cremisi che vi dormiva all'interno.
Nello stesso momento, un uomo era già sveglio ed attendeva in cucina, leggendo il giornale, che il figlio si presentasse prima di andare al lavoro in tutta fretta.
Il bambino si preparò velocemente, nel mentre la domestica scendeva ad occuparsi della colazione, e scese al piano inferiore salutando il padre, costruendosi in viso una maschera di finta cortesia e di rispetto.
Rimasero poco tempo l'uno in compagnia dell'altro ma, dopo questi brevi attimi, risultava facile individuare tutte le somiglianze tra loro: la forma del viso e delle labbra, i capelli e gli occhi cremisi.
I due, che, nonostante fossero padre e figlio, si trattavano a malapena da conoscenti, non si scambiarono che poche parole di saluto, prima che l'uomo uscisse per dirigersi al lavoro.
Poco tempo dopo che la domestica ebbe servito la colazione, un gufo fulvo si posò sul tavolo di fronte al ragazzino, fissandolo con sguardo altezzoso.
Legata alla zampa portava una lettera dall'aria ufficiale.
Senza esitazione nè sorpresa il ragazzino slegò la busta e l'aprì rivelando il contenuto di quella missiva indirizzata a lui.
Quando ebbe terminato la lettura, inspiegabilmente, l'incantesimo effettuato sulla pergamena si attivò e, davanti ai suoi occhi, si delineò la mappa che lo avrebbe condotto nella Londra magica.
Riflettè a lungo sulla cosa, con così tanta concentrazione da non accorgersi nemmeno che il gufo se n'era andato, giungendo poi alla conclusione che anche quella scuola sarebbe potuta diventare un palco su cui avrebbe dovuto dimostrare di essere il migliore.
Ora non gli rimaneva che convincere il padre, al suo rientro.
Sospirò, preparandosi alla discussione, mentre la domestica, intuendo dal suo sguardo che qualcosa non andava, si affrettava a defilarsi.
Appena, quella sera, suo padre rientrò a casa il bambino era pronto a far valere le sue posizioni.
Subito gli disse ciò che aveva deciso, senza preamboli, schietto come suo solito, preparandosi alla battaglia di sguardi che sarebbe seguita alla sua affermazione.
Il padre non era propenso ad accettare, esattamente come il figlio aveva previsto, ma, leggendo la convinzione negli occhi del più piccolo, decise che gli avrebbe concesso una possibilità.
Il bambino rimase sorpreso da quell'arrendevolezza ma si avvide di non mostrarne segno in volto, inchinandosi e informandolo che l'indomani si sarebbe fatto accompagnare a fare gli acquisti.
Così, il mattino successivo, dopo aver dato all'autista le giuste indicazioni, si fece accompagnare da questi e dalla domestica in giro per Londra.
Non ci mise molto ad acquistare tutto, aggiungendo a ciò che era segnato nella lista anche numerosi volumi che attirarono la sua attenzione.
Tornato a casa preparò immediatamente i suoi bagagli, lasciando all'esterno di essi soltanto alcuni tomi che aveva intenzione di leggere prima della partenza.
Non provava ansia, e non ne provò nemmeno quando il giorno della partenza arrivò.

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Capitolo 14
*** 1.XIV -Invasione di Gufi (PARTE 14) ***


Casa Kuroko
Mattino del 23 Giugno.
In una villetta di una città londinese abitavano i fratelli Kuroko, insieme alla madre.
Come tutte le mattine, i bambini dormivano nella propria stanza mentre la madre, in cucina, preparava la colazione.
Erano una famiglia tranquilla, nonostante tutti i problemi che li avevano toccati, ma quel clima così sereno si sarebbe presto incrinato.
Come d’abitudine, i bambini si alzarono e, dopo essersi preparati, raggiunsero la madre in cucina per fare colazione.
Nessuno si aspettava che entro pochi minuti due gufi avrebbero picchiettato alla finestra per consegnare due lettere che portavano legate ad una zampa.
Quando successe, la madre si spaventò ed i bambini rimasero sorpresi a fissarli.
Dopo essersi ripresi, aprirono la finestra e i gufi entrarono e volarono un po’ nei pressi del soffitto, prima di posarsi davanti ai due piccoli, che li fissavano incuriositi, ed allungare loro la zampa per permettergli di slegare il nastro con cui le lettere vi erano legate.
Dopo che furono liberati dalla loro consegna, i gufi volarono di nuovo fuori dalla finestra.
I due fratelli lessero le lettere e, se il maschio ebbe una reazione più contenuta, mostrando la sua felicità soltanto attraverso il brillio degli occhi, la ragazza mostrò maggiormente le sue emozioni, nonostante la sua reazione non potesse essere definita proprio entusiastica.
Ma era soltanto il loro carattere pacato che impediva ad entrambi di mostrare la reale misura della loro felicità.
Ne parlarono con la madre che, seppur preoccupata dalla lontananza e dalla solitudine in cui l’avrebbero lasciata, nascose bene il suo turbamento e si dimostrò entusiasta della novità.
Pochi giorni dopo portò i figli a fare gli acquisti necessari per la scuola.
Al ritorno il tempo passò in fretta, tanto per i bambini, quanto per la madre, ed arrivò in un lampo il giorno della partenza.


Note autrice:
scusatemi per il ritardo, ma si stanno accumulando un sacco di problemi..
ad ogni modo, ecco qui la parte 14 del primo capitolo
alla prossima! _Macchan_

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Capitolo 15
*** 1.XV -Invasione di Gufi (PARTE 15) ***


Casa Ogiwara
Era la mattina del 23 Giugno in una villetta, in un paesino poco fuori Londra, abitata da una giovanissima coppia e dal loro figlioletto di undici anni.
La madre si trovava in cucina, intenta a preparare uno dei pochi piatti che era in grado di cucinare, canticchiando con il suo solito fare allegro ereditato dal figlio.
Il padre era anch’egli a casa e in quel momento si trovava nella stanza del figlio, per svegliarlo.
Il bambino dormiva rannicchiato sotto le coperte e, quando aprì gli occhi, salutò il padre con entusiasmo, dopo che non avevano potuto vedersi per qualche giorno, per poi alzarsi e prepararsi per scendere a colazione.
Poco dopo era di sotto, seduto a tavola, mentre la madre gli posava la colazione davanti.
In quel momento, un gufo entrò direttamente dalla finestra, senza preavviso, posandosi sulla tavola di fronte al bambino, osservando la stanza con i suoi occhietti attenti.
Allungò quasi subito la zampetta e il bambino slegò ed aprì la lettera, leggendola velocemente mentre il gufo volava fuori dalla finestra.
Era un bambino tranquillo, ma si dimostrò comunque entusiasta della notizia ed impaziente di sfruttare l’occasione per fare nuove amicizie.
Rilesse comunque più volte ciò che si trovava scritto in inchiostro color smeraldo su quei fogli, tanto pesanti da sembrare pergamena, per essere certo di non aver frainteso nulla.
Dopo di che passò la lettera ai suoi genitori che condivisero il suo entusiasmo proponendo di andare ad effettuare gli acquisti quello stesso giorno.
Fu così che quel giorno si misero in viaggio verso la Londra magica e vi restarono per ore, mentre il bambino parlava con chiunque avesse l’aria di potergli dare informazioni che soddisfacessero la sua curiosità riguardo a quel luogo nuovo e così strano per lui.
Questo fu il motivo principale del loro rientro a casa soltanto a sera inoltrata.
Dopo quella giornata, talmente ricca di novità da far sembrare i successivi mesi quasi noiosi agli occhi del piccolo, il tempo passò velocemente e il giorno della partenza arrivò senza intoppi di sorta.

Note autrice:
finalmente ecco l'ultimo capitolo introduttivo! *distrutta*
non ho la forza di scrivere delle note decenti..

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Capitolo 16
*** 2 -Alla stazione di Kingcross ***


CAPITOLO 2
Finalmente il primo settembre era arrivato e si avvicinavano le undici del mattino, orario in cui il treno avrebbe lasciato il binario 9 ¾, diretto alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
Ma facciamo un passo indietro, per cominciare: erano soltanto le nove quando i primi ragazzi muniti di bauli e gabbie in cui tenevano rinchiusi gufi, rospi o gatti iniziarono a presentarsi in stazione e a dirigersi, facendo attenzione che i viaggiatori Babbani in attesa del proprio treno non li notassero, verso la barriera che separava i binari 9 e 10, passandovi attraverso e raggiungendo quindi la banchina da cui l’espresso per Hogwarts, un treno rosso scintillante, sarebbe partito.
I primi ad arrivare furono gli studenti dei primi anni, accompagnati dai genitori, in anticipo come lo erano sempre i nuovi studenti, timorosi di perdere il treno, di non trovare un posto e di non riuscire a farsi nuove amicizie.
Di fronte al binario giunse per primo un ragazzino dai capelli rossi, accompagnato da due persone, che apparivano tutto meno che i suoi genitori, che portavano i bagagli al posto suo ed attraversarono la barriera tutti e tre insieme.
Poco dopo che la barriera nascose queste tre persone alla vista si avvicinò una famiglia con tre figlie al seguito, che battibeccavano un po’ tra loro.
Soltanto dopo che si furono avvicinate si potè capire l’oggetto della discussione ed anche il motivo della stessa.
La ragazzina più piccola non era una ragazzina, ma il fratello delle altre due che queste, forse per mettere in risalto i lineamenti dolci del suo viso, si erano divertite ad abbigliare come se fosse una bambina.
Sorvolando su questo piccolo dettaglio, anche questa famiglia superò la barriera senza problemi di sorta.
Arrivò a quel punto una bambina, dallo sguardo furbo e gli occhi rosa, accompagnata dai genitori.
Erano una famiglia piuttosto strana, quelle tra di loro parevano soltanto chiacchiere di circostanza, ma attraversarono anch’essi la barriera senza problemi e senza dare nell’occhio.
Dopo il loro arrivo passò diverso tempo prima che si presentassero i prossimi undicenni.
Fu la volta di un trio di bambini, accompagnati da una donna, molto diversi tra loro.
I due maschi bisticciavano tra loro mentre la minuscola ragazzina alle loro spalle li osservava, infastidita, finchè ad un certo punto non li superò, attraversando la barriera e lasciandoseli alle spalle.
In quel momento si unì ai due un bambino vispo, dagli occhi grigi, che li trascinò con sé come se li conoscesse da una vita, lasciando i tre adulti, che li avevano seguiti all’interno del passaggio, poco dietro di loro.
Ancora dopo di loro si presentò una numerosa famiglia, i cui bambini litigavano per il possesso dei dolci, e si fermò tra i binari, continuando la discussione, finchè una coppia non si presentò loro, chiedendo che liberassero il passaggio.
Solo a quel punto si decisero tutti ad oltrepassare la barriera e si ritrovarono sulla banchina, i due undicenni in testa al gruppo.
Quindi arrivarono due gemelle, talmente diverse tra di loro che era possibile capire che lo fossero soltanto dal modo unico con cui solo i gemelli sanno comunicare tra loro.
Ad accompagnarle vi erano i loro genitori, che ascoltavano i discorsi delle piccole e le loro ipotesi sulla scuola sorridendo.
Poco dopo avevano superato la barriera.
Dal nulla, proprio nell’istante in cui le due gemelle sparirono, saltò fuori un bambino, euforico, che non vedeva l’ora di essere sull’espresso.
Era compito dei genitori tenerlo un po’ a freno, aveva l’aria di poter parlare di Hogwarts alla prima persona che gli si fosse rivolta.
Fu in quel modo che passarono oltre la barriera, con la madre che lo teneva per mano e suo padre, dietro di loro, che li seguiva da vicino.
Soltanto a questo punto iniziarono a presentarsi alcuni gruppi di studenti più anziani che, visto il chiacchiericcio, avevano già avuto modo di socializzare tra loro.
Fu a questo punto che si presentò un discreto drappello di adulti che accompagnavano tre bambini, evidentemente del primo anno, a giudicare dalla statura e dall’aria smarrita che avevano dipinta in viso, che avevano già iniziato a legare tra di loro.
Attraversarono la barriera tutti insieme e passarono al di là.
Dopo di essi, mescolati a diversi altri ritardatari, si presentarono una coppia di bambini, apparentemente della stessa età, accompagnati da una donna, con un lieve e discreto sorriso ed un bambino, dagli occhi verdi, che teneva per mano la sorellina, accompagnato da entrambi i genitori che portavano il suo carrello.
Cercando di superare la barriera i ragazzini si urtarono e si squadrarono per un po’.
Non so cosa passò loro per la mente ma gli occhi verdi sembrarono decretare che il ragazzino con i capelli celesti di fronte a lui non gli sarebbe mai andato a genio.
Smisero di guardarsi e, ognuno per la propria strada, oltrepassarono per la prima volta la barriera tra il binario numero 9 e il binario numero 10.
Un’ultima, piccola famiglia si vide arrivare di corsa dall’ingresso della stazione.
Il bambino appariva enormemente preoccupato ed in ansia, probabilmente perché temeva di essere in ritardo.
Oltrepassò la barriera in tutta fretta, non curandosi di rallentare appena fuori e finendo, perciò, a sbattere contro un altro ragazzino del primo anno.
Iniziò a scusarsi ripetutamente, mentre suddetto ragazzino, con un sorriso smagliante, cercava di convincerlo che non era successo nulla e, dopo essere riuscito ad interrompere il flusso continuo di scuse, si presentava.
All’interno della barriera era il caos: gli animali nelle gabbie sembravano aver alzato il volume dei propri richiami non appena s’erano accorti di essere circondati da propri simili, i ragazzi più grandi ridevano e scherzavano tra loro, alcuni dei più piccoli cercavano qualcuno che conoscessero, i bagagli venivano trascinati su e giù lungo i vagoni in cerca di uno scompartimento libero..
Era davvero un insieme di rumori poco piacevole da ascoltare la prima volta, men che meno se ti ci ritrovavi immerso di colpo, dopo essere passato per la relativa calma della parte Babbana della stazione.
I ragazzini del primo anno, appena arrivati davanti al treno, rimanevano incantati a fissarlo per un po’ e lo rimanevano altrettanto quando, guardandosi attorno, vedevano madri streghe che facevano levitare il baule dei figli fin sul treno e sentivano discorsi riguardanti incantesimi e pozioni curative.
Ad ogni modo, passati quei minuti di stupore, tutti gli alunni dei primi anni andarono alla ricerca di uno scompartimento ancora libero, per non essere costretti a trascorrere il viaggio con dei ragazzi più grandi di loro che ancora non conoscevano.
I saluti che rivolsero alle loro famiglie furono una delle cose meno piacevoli per loro ma, anche se ancora non lo sapevano, davanti alle mura di Hogwarts avrebbero momentaneamente dimenticato la tristezza della separazione.
Tutti, ovviamente, salutarono le proprie famiglie, chi dispiacendosi di doverle lasciare, come il ragazzino con i capelli verdi, che cercava di calmare la sorellina che voleva seguirlo ad Hogwarts, ed il ragazzo con i capelli celesti e sua sorella, dispiaciuti di dover lasciare sola la madre per così tanto tempo, e chi, invece, felice del fatto che avrebbe smesso di subire i comportamenti delle sorelle e dei fratelli più grandi, per esempio il ragazzino biondo che le sorelle maggiori avevano travestito da bambina e che aspettava di essere sul treno per potersi togliere quel vestitino di dosso, o un bambino, molto più alto della media e con i capelli viola, che aspettava il momento della separazione con impazienza, per non essere più costretto a condividere i dolci con i suoi quattro fratelli maggiori.
Alle undici in punto avevano tutti terminato i saluti strappa lacrime e preso posto sul treno e diverse teste, quando i motori vennero accesi, spuntarono da porte e finestrini per l’ultimo saluto alle famiglie, che non avrebbero rivisto prima di natale, nel migliore dei casi.
Pochissimi minuti dopo il treno lasciava la stazione di King Cross.
Per i nostri piccoli undicenni iniziava il primo viaggio verso Hogwarts.


Note autrice:
eccoci al primo capitolo della storia che si possa definire tale, e finalmente mi sono decisa a pubblicarlo dopo mesi che sta nel pc...
ad ogni modo, spero vi possa piacere, nonostante non entri ancora nel vivo della storia
alla prossima, _Macchan_

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