I Cesaroni - Sesta stagione

di AlexMarinuzzi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno dalle vacanze ***
Capitolo 2: *** Per Marta ***
Capitolo 3: *** Quella lettera letta tardi ***
Capitolo 4: *** In Lussemburgo ***
Capitolo 5: *** Indimenticabile ***
Capitolo 6: *** Comportamenti strani ***
Capitolo 7: *** Che brutta situazione ***
Capitolo 8: *** A volte ritornano ***
Capitolo 9: *** Il primo giorno di asilo ***
Capitolo 10: *** Maya, Sandra e... (Parte 1) ***
Capitolo 11: *** e...Umberto (Parte 2) ***
Capitolo 12: *** A San Martino l'amore torna vivo ***
Capitolo 13: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Ritorno dalle vacanze ***


A/N Errata corrige che ho subito corretto. Il porto dove attracca la barca di Alice e Francesco non è quello di Civitavecchia ma quello di Ostia. Chiedo scusa per il disguido.

Ore undici del mattino.
Passarono due mesi dalla sua partenza per la Grecia per quella meravigliosa vacanza che stava volgendo a termine.
Alice non vedeva l'ora di tornare a casa, riabbracciare tutti, la mamma, Giulio, Mimmo, Eva e Marta. Tutti tranne uno: il ragazzo che aspettò inutilmente al porto, sperando in suo ripensamento, e che invece non si presentò.
"Tra un’oretta saremo a Ostia. Tra poco saremo a casa. Non sei contenta?" chiese Francesco.
Alice annuì contenta: "Non vedo l'ora di riabbracciare tutti”.
 
Anche Rudi rientrò lo stesso giorno dalle vacanze. Ricordò tutto ciò che accadde in quell'estate.
Dopo la partenza di Alice fu convinto da Diego, Miriam, Budino e Regina per fare un secondo interrail.
Un viaggio meraviglioso che gli fece visitare luoghi già conosciuti e allo stesso tempo nuovi.
Andarono a trovare Marco in Lussemburgo, giacché si trasferì lì per vivere la sua storia con Maya.
E proprio a palazzo reale conobbe la cugina di Maya, Sandra anche lei diciannovenne come Rudi; durante una festa organizzata in onore di Marco e Maya, ebbe l'occasione di conoscere meglio la ragazza, e aiutati da un bicchiere di vodka di troppo, finirono a letto insieme.
Forse questa storia con Sandra poteva aiutarlo a dimenticare definitivamente il doloroso ricordo di Alice, così come aveva fatto con Lisa. Al solo pensiero di quella meravigliosa ragazza, gli occhi di Rudi si riempirono di nuovo di lacrime che stavolta trattenne.
"Roma sei sempre ‘na meraviglia" la voce di Diego interruppe i pensieri di Rudi.
"Beh non a caso è chiamata la città eterna" rispose.
"Vedi che alla fine questa vacanza ti ha fatto bene”.
"Già"
"Hai dimenticato Alice, hai conosciuto una splendida ragazza”.
"Anche a te e a Budino non è andata male. Tu e Miriam andrete a vivere insieme, mentre Budino... " guardò Budino e Regina mentre si scambiavano dolci effusioni.
"Te lo saresti immaginato? La più bella della scuola con un nerd." continuò Rudi.
Diego rise felice nel vederli.
“Ragazzi, stiamo per entrare a Termini. Siamo tornati a casa.” Intervenne Miriam.
“Rudi, sei sicuro che la mia presenza in casa non creerà problemi?” chiese Sandra.
Lei partì con Rudi e gli amici. Voleva anche lei una vacanza; più che altro si era stancata della monotonia delle feste di corte. Convinse i genitori ad acconsentire al suo trasferimento a Roma, e studiare all’università La Sapienza.
“Si Sandra. Ho già chiamato mio padre e Lucia. Anzi non vedono l’ora di conoscerti”
La ragazza sorrise e baciò dolcemente Rudi.
 
La barca di Alice e Francesco attraccò al porto di Ostia. La loro vacanza finì ufficialmente in quel momento.
Tolsero tutti i bagagli dalla barca e si diressero verso la zona con i taxi.
“Buongiorno. Ci può accompagnare in via Filippo Tolli 2?” chiese Francesco.
“Certamente. Vi aiuto a caricare le valigie e andiamo” rispose il taxista.
“Perfetto”
Il taxi si mosse velocemente tra il raccordo di Roma e le vie della Garbatella.
“Eccoci. Via Filippo Tolli 2. Sono 110€.”
Francesco pagò e scese dall’auto.
“Bene eccoti a casa”
Alice frugò nella sua borsa alla ricerca delle chiavi, e quando le trovò, aprì il cancelletto di casa.
Suonarono al campanello della porta.
“Mimmo, puoi andare ad aprire tu per favore?” gridò Lucia dalla cucina.
Controvoglia il ragazzo si alzò dal divano e aprì la porta: rimase piacevolmente sorpreso quando vide Alice.
“Alice!” urlò.
“Ciao Mimmo”
“Lucia è tornata Alice”
La donna corse ad abbracciare la figlia.
“Alice tesoro. Che bello riaverti a casa. Perché non ci avete detto che tornavate oggi?”.
“Beh volevamo farvi una sorpresa.”
“Mannaggia a voi mannaggia. Siete tornati giusto in tempo per il pranzo. Vi unite a noi vero?”
“Se non è un problema volentieri” rispose Francesco.
“Ma quale problema. Dai, lasciate i bagagli. Mimmo puoi aggiungere due posti per favore?”.
“Va bene Lucia” rispose sbuffando il ragazzo.
“Vedo che c’è il tavolo delle grandi occasioni. Ci sono ospiti oggi?” chiese Alice notando il tavolo del soggiorno imbandito.
“Effettivamente sì. Oggi torna anche Rudi. Sai, ha fatto un interrail con gli altri, e ha conosciuto una ragazza. Oggi ce la presenta.”
Alice ebbe una strana sensazione. Come una pugnalata al cuore.
“Ecco perché non è venuto al porto due mesi fa. Lui non ha mai provato nulla per me. Sono io che mi sono immaginata tutto” pensò Alice.
In quel momento la porta si aprì. Era Giulio appena tornato dalla bottiglieria.
“Buongiorno a tutti. Alice! Francesco! Che sorpresa. Siete tornati finalmente” disse l’uomo sorridendo.
“Buongiorno signor Cesaroni” rispose Francesco porgendogli la mano.
“Ancora con questo signor Cesaroni. Per favore, chiamami Giulio, mi fai sentire vecchio altrimenti”
“Va bene, Giulio”
“Sono passati due mesi. Non ti ricordavo tanto bella, sai Alice? Dai fatti abbracciare”
“Grazie Giulio”
Il campanello suonò di nuovo.
“Ecco chi è che rompe ora?” disse Giulio che andò ad aprire.
“Rudi!”
“Ecco l’eroe dei due mondi” disse il ragazzo appena entrò in casa.
“Ah Garibaldi, hai detto la stessa frase anche l’anno scorso” rispose sarcastico Mimmo.
“Siamo simpatici oggi. Però lo scorso anno non c’era Anita con me. Dai Sandra vieni” disse Rudi.
“Buongiorno a tutti” esordì la ragazza.
“Ciao, tu sei la famosissima Sandra immagino. Rudi ci ha parlato tanto di te” rispose Giulio
“Ne sono felice.”
“Io sono Giulio, il padre di questo pazzoide.”
“Piacere Sandra d'Oil Aldemburger”
“Possiamo entrare o rimaniamo qui sulla porta per tutto il tempo?” chiese Rudi.
“Si scusate. Prego”
Entrarono in casa e Rudi notò immediatamente la presenza di Alice e Francesco. Si stava avvicinando a loro quando fu bloccato da Lucia.
“Beh Rudi non si saluta? E soprattutto non mi presenti questa splendida ragazza?” chiese la donna.
“Perdonami Lucia” il ragazzo abbracciò Lucia. “Lei è Sandra, la cugina di Maya”
“Piacere signora Cesaroni”
“Piacere mio Sandra. Per favore chiamami Lucia”
“Dai ti presento il resto della famiglia. Lui è mio fratello minore Domenico”
“Rodolfo quante volte devo dirti che mi chiamo Mimmo?” rispose il più piccolo dei Cesaroni.
“Ciao Mimmo.” Disse Sandra gentilmente.
“Mentre loro sono la mia sorellastra Alice e il suo fidanzato Francesco”.
“Molto lieta di conoscervi. Rudi mi ha parlato tanto di voi.”
“Spero che abbia speso belle parole” rispose acidamente Alice.
Sandra non capì ma il loro discorso fu interrotto da Lucia che stava per servire il pranzo.
“Bene ragazzi è pronto. Dai andatevi a sedere”
“Amore io vado in bagno a lavarmi le mani e torno.” Disse Francesco.
“Si ti aspetto giù.”
Sandra intanto andò a sedersi lasciando Rudi e Alice temporaneamente soli.
“Ciao Alice.”
“Ciao Rudi”
“Sono contento che tu sia tornata”
“Anch’io. Ti sarai divertito parecchio questa estate”.
“Come ti sei divertita tu in Grecia.”
“Oh volete rimanere lì tutto il tempo?” intervenne Giulio.
I ragazzi obbedirono. Il pranzo passò velocemente e ognuno dei presenti raccontò delle proprie vacanze.
“Bene direi che si è fatta una certa. Amore che ne dici, andiamo a casa?” chiese Francesco ad Alice.
“Sì. Mamma, Giulio grazie di tutto, per il pranzo e il resto.”
“Grazie a voi della vostra compagnia. Ah Alice, Francesco promettetemi una cosa però” disse Giulio.
I due annuirono.
“La domenica venite a pranzo qua”
Francesco e Alice sorrisero.
“Ok Giulio, lo promettiamo.” Rispose la ragazza.
I due uscirono diretti verso la loro casa, verso un nuovo capitolo della loro vita.

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Capitolo 2
*** Per Marta ***


Anche per Eva, l’estate appena passata fu all’insegna del relax, più che altro per dimenticare la delusione avuta da Marco.
Decise di andare a trovare Walter e Carlotta a Barcellona subito dopo il ritorno dei Masetti a Roma.
Ma come tutte le cose belle, le due settimane di vacanza passarono in fretta.
“È un vero peccato che domani tu riparta” disse Carlotta con voce alquanto triste, osservando l’amica bere il caffè e la piccola Marta giocare con i Lego.
“Dispiace anche a me. Mi mancherete tanto a Roma.”
“Mancherai anche a me zia” disse la piccola Marta.
“Anche tu mi mancherai piccola”
Dopo qualche secondo di silenzio Carlotta continuò a parlare.
"Durante l'estate l'hai incontrato?" chiese.
"Mi ha chiamato svariate volte, per sentire la voce di Marta più che altro" rispose Eva capendo a chi si riferisse Carlotta.
"Ma non vi siete mai visti... " incalzò la bionda.
"No, mai. Quando mi chiamava per incontrarci, m’inventavo una balla. Non volevo vederlo per nessun motivo al mondo”.
"Ma sei impazzita? Marta ha bisogno di suo padre!"
"Lo so Carlotta, ho sbagliato! Ma avevo paura. Una paura matta di vederlo, di scoppiare di nuovo a piangere ripensando a quelle parole, senza poter essere consolata senza... " Eva non riuscì più a trattenere le lacrime. Scoppiò in un lungo pianto e Carlotta cercò di consolarla.
"Scusa Eva se ti ho fatto ripensare a quei brutti momenti."
"No Carlotta, tu non hai colpe. È solo colpa mia. A causa di una stupida debolezza ho ceduto alla corte di quel francese e ora sto impedendo a Marta di vedere il padre. Sono una donna orribile." rispose la mora tra un singhiozzo e l'altro.
"Eva, non lo sei. Sei una donna ferita dall'uomo che ama. E purtroppo questo quando accade nessuna donna riesce a ragionare come si deve. Promettimi una cosa però"
"Cosa?"
"Appena torni a Roma, chiami Marco e vi mettete d'accordo per fargli vedere Marta. Non far soffrire anche lei"
"Hai ragione Carlotta, cercherò di essere forte. Lo farò per Marta"
Eva sorrise e abbracciò l'amica.
 
Marco in Lussemburgo continuò a vivere la sua storia d'amore con Maya.
"Buongiorno amore, ti sei svegliato presto stamattina." disse Maya appena sveglia.
"Buongiorno a te, amore. Volevo prepararti una sorpresa. Dai chiudi gli occhi e seguimi"
Prese Maya per la mano e la portò nella sala da pranzo del palazzo, dove Marco aveva preparato la colazione e predisposto delle candeline in modo da formare la scritta "Ti amo".
"Grazie amore. È un gesto bellissimo" disse Maya sorridendo e baciando Marco.
"Per te farei questo e altro" rispose Marco continuando a baciarla.
Furono interrotti dal cellulare di Marco che iniziò a suonare.
Marco rimase stupito quando vide il mittente della chiamata.
"Chi è?" chiese Maya.
"È Eva"
"Non mi dire che hai paura di risponderle".
"No però non capisco questa chiamata così all'improvviso".
"Se non rispondi, non lo saprai".
Marco fece un lungo respiro e rispose alla chiamata.
"Pronto. Eva ciao".
"Ciao Marco. Scusa se chiamo così presto"
"Non preoccuparti"
"Ascolta io domani tornerò a Roma da Barcellona. E giacché avrò ancora una settimana di ferie, potrei venire lì da te in Lussemburgo per portarti Marta.”.
"Davvero? È una splendida idea. E quando avresti intenzione di venire qua?".
"Beh il tempo di tornare a Roma, spiegare la situazione a casa, fare il biglietto e ripartire. Fra tre giorni starò da te".
"Perfetto. Ti mando l'indirizzo del palazzo così ci puoi raggiungere appena arrivi.".
"Va bene Marco. Allora ci vediamo fra tre giorni"
"Ok, ciao Eva."
"Ciao Marco"
Marco chiuse il telefono e raccontò tutto l'accaduto a Maya.
"E quindi passeremo una settimana assieme a Marta" esultò Marco.
"E anche insieme ad Eva" mugugnò Maya.
"Perché quel broncio?"
"Non ricordi ciò che è successo appena tre mesi fa a Roma?"
"Certo che me lo ricordo. Ma stavolta Eva non impedirà il nostro amore ne sono convinto.".
"Lo spero, non vorrei scappare da casa mia per non soffrire".
"Io ti seguirò Maya. Andrei in capo al mondo per te".
"Grazie Marco" Maya sorrise e baciò di nuovo Marco.
 
A/N Buonasera a tutti :)Ecco il secondo capitolo di questa mia storia, incentrato sul triangolo che abbiamo visto nel finale della quinta stagione. Come avete letto non accade nulla di particolare se non il prossimo incontro tra Eva e la coppia reale, che spero di scrivere al più presto XD
Ringrazio chi ha letto e recensito il primo capitolo, e mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo, qualora lo vogliate con una bella recensione critica (positiva o negativa) :)
Alla prossima, ciao :)

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Capitolo 3
*** Quella lettera letta tardi ***


Passarono due giorni dal suo ritorno a Roma con Sandra, e le notti di Rudi furono insonni.
Non era abituato a dormire in un letto matrimoniale, soprattutto con una persona accanto.
Non capì nemmeno il motivo della sua insonnia. Forse doveva riabituarsi all’aria di Roma, o ad avere un letto dopo un’estate passata a dormire nel sacco a pelo.
Quando riuscì finalmente a prendere sonno, i suoi sogni non furono, come si dice, d’oro.
Per la seconda notte consecutiva fece lo stesso identico sogno.
 
Stava correndo la maratona di Roma e non mancava molto al traguardo.
Non capiva la sua posizione, forse era primo, forse ultimo, ma non aveva importanza. Correva e si sentiva libero. Girò lo sguardo alla sua destra e vide il cartello del quarantaduesimo chilometro.
“Dai Rudi mancano appena centonovantacinque metri al traguardo. Ce la devo fare”
Stava percorrendo l’ultima curva, quella del Colosseo e poi sarebbe arrivato al traguardo.
Sul rettilineo finale però vedeva il traguardo allontanarsi. Più correva e più si allontanava, non capiva il motivo. Correva a più non posso e il traguardo non si avvicinava.
Stremato, cadeva a terra. Voleva concludere quella maledetta maratona.
D’improvviso una mano si allungava verso di lui. Una mano femminile molto graziosa con un simpatico anello al dito, lo vedeva nitidamente: un anello con una carta da gioco rimpicciolita al posto della pietra preziosa, l’asso di picche per l’esattezza.
“Dobbiamo finire la maratona. Ricordi quando l’abbiamo iniziata tempo fa?” questo diceva la ragazza, ma la sua voce era molto disturbata dalle grida della folla, e Rudi non riusciva a riconoscere chi poteva essere la persona che parlava.
Appena afferrava la mano della ragazza, la linea del traguardo si avvicinava e si trovava a meno di un metro dal punto in cui era caduto.
 
Mentre risaliva con gli occhi il contorno della figura che aveva davanti a se, Rudi si risvegliò da quello stranissimo sogno impedendogli di vedere il viso della ragazza.
Anche per quella notte decise di passarla sveglio, se avesse preso sonno, si sarebbe addormentato sul divano giù.
Prese qualcosa dalla tasca dei suoi pantaloni, scese al piano di sotto cercando di fare meno rumore possibile e si chiuse in cucina.
Vide l’orologio.
“Le tre del mattino, beh ho dormito di più stanotte. Ieri erano le tre meno un quarto quando sono arrivato qui”.
Prese la teiera, la riempì d’acqua e la mise su fornello.
Una buona camomilla l’avrebbe aiutato a rilassarsi.
Prese la sua tazza e aspettò che l’acqua iniziasse a bollire, per bere poi la sua camomilla.
Appena fu pronta, versò l’acqua nella tazza e aspettò tre minuti, il tempo necessario all’infusione.
Si sedette al suo solito posto sul tavolo e iniziò a rimuginare sul sogno appena fatto: cercò di capirne il significato. I suoi occhi caddero su ciò che prese dalla tasca dei suoi pantaloni: un foglio bianco tutto stropicciato.
“Tu sei la causa di quel sogno vero? Se solo ti avessi letto qualche minuto prima, ora la mia vita sarebbe completamente diversa.”. Pensò il ragazzo. Aprì il foglietto e iniziò a leggerlo e i ricordi presero il sopravvento.
 
Era mattina a casa Cesaroni. La mattina successiva all’ultimo concerto dei Senza Nome a scuola.
“Sono tornato” gridò Rudi dopo aver chiuso la porta di casa, ma nessuno rispose. La casa era deserta.
Il ragazzo salì le scale diretto in camera sua, voleva riposarsi dopo una nottata passata a bere birra e dopo essersi svegliato con un mal di testa incredibile.
Si fermò davanti la porta del bagno, esattamente a metà tra la sua camera e quella di Alice. Voltò lo sguardo verso destra e vide la porta della stanza delle ragazze socchiusa. L’aprì e ammirò la stanza di Alice, il suo letto, la sua scrivania, la sua macchina per cucire; ma l’attenzione di Rudi cadde sui muri tappezzati di foto. Tre foto lo colpirono, la prima scattata da Giulio in giardino durante il barbecue di fine estate, prima del loro primo giorno di liceo. La foto raffigurava Alice abbracciata a Rudi entrambi sorridenti ; la seconda scattata da Mimmo mentre aspettavano il loro turno al pronto soccorso subito dopo la nascita della loro nipotina Marta, perché Rudi s’infilò sbadatamente le fedi di Eva e Alex; la terza foto scattata appena un anno prima da Jolanda, lui e Alice sul divano, Alice seduta sulle gambe di Rudi.
I ricordi stavano per prendere il sopravvento ma Rudi li bloccò e andò in camera sua.
Appoggiò la tracolla sulla scrivania e il pensiero di Alice sulla barca con Francesco continuava a martellargli la testa.
Si stese sul suo letto e le lacrime presero il sopravvento su di lui. Lui, Rudi Cesaroni, che l’unica volta che pianse fu durante la lettera della madre Marta.
“Guarda come mi hai ridotto Alice. Sono passati sette anni dall’ultima volta che ho pianto. E quella volta era per la mamma. Solo tu sei riuscita a farmi versare nuovamente le lacrime Alice.” Pensò Rudi mentre piangeva.
Voleva sfogarsi in qualche modo, forse suonando ci sarebbe riuscito; ma la sua chitarra la lasciò al magazzino di Francesco assieme agli altri strumenti.
Si ricordò che forse c’era ancora una chitarra in casa. Si alzò dal letto e aprì la parte di armadio di Marco. Vi trovò la vecchia chitarra rossa della madre, la prima di Marco.
Tornò a sedersi sul letto con rivolto verso la finestra. Si mise la chitarra al collo, l’accordò e iniziò a suonare la base della canzone che scrisse per Alice.
Quelle note non l’aiutavano a far passare il dolore, quel dolore causato dalla perdita, forse per sempre, del suo anello mancante. Abbassò la testa e notò una busta gialla con la scritta “X RUDI” sopra.
Molto lentamente prese quella busta, cercando di capire il mittente. Forse Diego per fargli uno scherzo, forse Mimmo, o Marco, o Budino.
“Certo se me lo chiedo con la busta chiusa, non lo saprò mai.” Pensò.
Aprì la busta e la lettera contenuta all'interno della stessa.
Riconobbe subito la calligrafia. La calligrafia di Alice.
 
Caro Rudi,
questa è una lettera confusa. In questi ultimi giorni capire cos’è in quel maledetto cuore è impossibile, forse perché anche nel mio c’è tanta confusione.
Ha un nome questa confusione Rudi. Lo ha per te.
Perché io d’improvviso vacillo e non so più da che parte andare.
Mi sono allontanata da te perché non era più possibile starti accanto sapendo che non mi amavi.
Ma ora che sto per prendere il largo, non posso partire se non so esattamente cosa provi per me.
 
Rudi non credeva a quelle parole appena lette.
“Allora i suoi sentimenti non sono cambiati. Lei forse prova ancora qualcosa per me. Una macchina. Devo trovare una macchina e andare a Ostia.”. Disse Rudi sottovoce.
Corse di sotto, uscì di casa ancora con la chitarra ancora al collo. Corse verso casa di Gabriella.
Vide Gabriella in giardino intenta a curare i suoi fiori.
“Gabriella” gridò Rudi appena la vide.
“Ciao Rudi. Che succede?” disse la donna aprendo il portone.
“Puoi prestarmi la macchina per favore?”
“Hai deciso di fare il primo passo finalmente?”
Rudi non capì le sue parole.
“Aspettami qui che vado a prenderti le chiavi”
La donna entrò in casa e prese le chiavi della sua auto e le portò a Rudi.
“Tieni. Va a prenderti il cuore della tua amata.” Sorrise Gabriella.
“Grazie Gabriella.” Rudi abbracciò la sua nonna acquisita e corse verso la sua auto.
Mise la chitarra sul divano posteriore, montò sul posto di guida, si allacciò la cintura e partì.
Dopo un’ora esatta arrivò a destinazione.
Scese velocemente dall’auto e si diresse al molo, dove era attraccata la barca di Francesco, ma non la trovò.
“No cazzo! No!” Rudi riuscì a vedere la barca in lontananza.
“ALICE! TI AMO!” gridò con tutto il fiato che ebbe in corpo.
“ALICE! TI AMO!” ripeté ma il risultato fu identico al precedente, Alice non l’ascoltò.
Il ragazzo tornò mesto alla macchina.
Arrivato alla macchina prese la chitarra e iniziò a suonare. Cambiò canzone stavolta. Scelse una vecchia canzone dei Modà, imparata quando prese più dimestichezza con la chitarra, una delle prime che imparò a suonare.


Scusami 
Se quella sera sono stato troppo fragile 
E non ho avuto proprio forza per resistere 
Per fregarmene 

Scusami 
Ma la voglia di sentirti era incontrollabile 
Dirti tutto in quel momento era impossibile 
Era inutile 

Scusami, 
Se ho preferito scriverlo, 
che dirtelo, 
ma non è facile dirti che 
sei diventata il senso 
di ogni mio giorno, 
momento, perché... 
perché sei fragile 

Scusami 
Se io non sto facendo altro che confonderti 
Ma vorrei far di tutto per non perderti 
Voglio viverti 

Parlami 
Ma ti prego di qualcosa oppure stringimi 
Ho paura del silenzio e dei tuoi brividi 
E dei miei limiti 

Scusami, 
Se ho preferito scriverlo, 
che dirtelo, 
ma non è facile dirti che 
sei diventata il senso 
di ogni mio giorno, 
momento, perché... 
perché sei fragile 
e come me sai piangere 

Scusami, 
Se ho preferito scriverlo, 
che dirtelo, 
ma non è facile dirti che 
sei diventata il senso 
di ogni mio giorno, 
momento, perché... 
perché sei fragile 
e come me sai piangere
 
“Scusami Alice”
 
“Ma ora che sto per prendere il largo, non posso partire se non so esattamente cosa provi per me.” lesse Rudi mentre stava sorseggiando la sua camomilla.
“Perché quel giorno al porto non mi hai aspettato? Se volevi sapere cosa provavo per te mi avresti aspettato. E invece non l’hai fatto. Mi hai illuso Alice.” Pensò Rudi dopo aver riletto le ultime righe della lettera.
Accartocciò di nuovo il foglio e lo mise nella tasca della tuta che usava come pigiama.
Uscì dalla cucina e si sedette sul divano.
“Ecco la camomilla che fa effetto. Forse stanotte riuscirò a dormire per altri cinque minuti. Spero di non rifare quel sogno”.
E dopo queste parole, Rudi crollò in un profondo sonno.
 
 
A/N Buonasera a tutti :) Eccomi di ritorno, con il terzo capitolo, e su ciò che è successo il giorno della partenza di Alice.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Mi raccomando fatemi sapere la vostra opinione con una bella recensione critica ;)
Ringrazio tutti coloro che hanno letto e recensito i capitoli precedenti :)
Ah piccola parentesi: la canzone naturalmente non è mia. Il testo appartiene a Francesco Silvestre e non è utilizzato nel capitolo per scopi di lucro.
Alla prossima :) Ciao :)

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Capitolo 4
*** In Lussemburgo ***


Agitazione. Questo sentì Eva appena l’aereo atterrò all’aeroporto di Lussemburgo-Findel a cinque chilometri dalla capitale del Granducato.
“Marta. Sveglia” disse Eva alla sua bambina.
“No mamma. Ho sonno.”
“Dai su dormigliona. Tra poco rivedrai papà. Non sei felice?”
Alla parola papà la piccola ebbe un guizzo di energia che Eva non aveva mai visto.
“Si che bello papà.”
“Vorrei essere felice come te nel rivedere Marco piccola mia.” Pensò Eva vedendo la piccola Marta esultare.
Uscirono dall’aereo e dopo aver raccolto i loro bagagli, si diressero alla zona taxi dell’aeroporto.
“Buongiorno. Può portarci in Rue de Panorama 20 a Luxembourg?” disse Eva in perfetto francese rivolta ad un taxista in attesa del prossimo cliente.
“Certo signorina. Le carico i bagagli in auto e partiamo. Potete salire se volete. Qui ci penso io” Rispose gentilmente l’autista.
“Grazie” rispose Eva, sedendosi in auto.
Eva e Marta arrivarono a destinazione dopo mezz'ora.
Eva rimase incantata alla vista del palazzo reale.
"Hai fatto davvero bingo Marco."pensò mentre sul suo viso si delineò un'espressione triste.
Marco corse all'ingresso non appena le vide scendere dal taxi.
"Ciao piccolina." gridò Marco.
"Ciao papà." rispose felice Marta correndo verso il padre.
Una lacrima solitaria scese sul viso di Eva mentre la ragazza vide la scena.
Marco prese in braccio Marta e la strinse più forte che poté, quasi a non volerla lasciare più.
"Ciao Eva." disse d'improvviso Marco con un grosso sorriso sulle labbra.
"Ciao Marco." rispose Eva sorridendo anche lei.
"È andato bene il viaggio?"
"Si molto"
"Buongiorno. Ma chi c'è qui? La piccola Marta. Ciao." disse Maya raggiungendo Marco.
La bambina sembrò quasi restia a salutare Maya.
"Dai saluta Maya." esortò Marco sempre con il sorriso.
"Ciao Maya." disse la piccola.
La principessa ruotò gli occhi e salutò anche Eva, con un lapidario "Ciao".
La risposta di Eva fu dello stesso entusiasmo di Maya.
Marco capendo che si stava creando un clima di tensione, cercò di riportare tutto alla normalità.
"Beh sono le undici c'è ancora tempo per fare colazione. Andiamo?" chiese a entrambe.
"No, scusate. Io devo andare in albergo. Ho prenotato una stanza per oggi e devo bloccarla."
"Ma perché dormi in albergo? Avevamo preparato una stanza qui a palazzo per te e Marta." rispose Marco.
"Vi ringrazio ma non posso fermarmi qui. Devo preparare un po' di articoli da mandare in redazione. E poi non voglio essere di troppo disturbo.".
Quella frase per Maya fu quasi una manna dal cielo.
"Va bene Eva. Non insisto." rispose Marco.
"Bene allora io vado. Ci vediamo tra una settimana"
"Ciao Eva" dissero insieme Marco e Maya.
"Ciao piccola mia" disse Eva a Marta baciandola sulla testa.
"Ciao mamma"
Eva si voltò e si diresse verso il taxi.
 
Per Marco, Maya e Marta la settimana passò velocemente, tra feste, visite a parchi di divertimento, giochi con i gonfiabili e quant'altro una bambina di quattro anni potesse desiderare.
Alla fine della settimana una frase di Marta spiazzò completamente Marco e Maya.
"Papà, Maya è la mia nuova mamma?"
"No piccola. Maya è una ragazza a cui papà vuole tanto bene."
“Ma vuoi più bene a mamma o a Maya?”
Marco non era pronto a rispondere a una domanda del genere. Iniziò a mordersi il labbro cercando una scusa per non rispondere a quella domanda.
“Beh credo che ora non sia tempo per fare tante domande. Andiamo a fare la ninna?” rispose Marco con la prima frase che gli venne in mente.
“Ma io non ho sonno. Papà perché domani non chiamiamo anche la mamma a giocare con noi?”
Marco guardò Maya spaventato. Non era pronto alla curiosità della piccola e il suo desiderio di vedere i genitori insieme.
“Tesoro la mamma è tanto impegnata non so se può venire qui a giocare.”.
Sul viso di Marta si delineò un espressione triste.
“Va bene la chiamerò. Ma ora andiamo a nanna.”
Il viso di Marta da triste tornò felice grazie a quella promessa. Marco portò Marta nella sua culla e dopo aver cantato la sua ninnananna, la piccola si addormentò.
Il ragazzo tornò da Maya e lo guardò preoccupato.
“Chiamala” disse lei d’impulso.
“Non vorrei creare problemi. Per te soprattutto.”
“Stai tranquillo. Oramai Eva ti ha dimenticato. Ne sono convinta. Sarebbe rimasta qui a metterci i bastoni tra le ruote per questa settimana ma non l’ha fatto. E poi so che tu non mi tradiresti.” Sorrise Maya.
“Possiamo cenare insieme. Per non far sentire a Marta il distacco che c’è tra voi” continuò la ragazza.
“Sicura che non ti crea problemi?”
Maya scosse il capo e come ringraziamento ricevette un bacio da Marco.
In seguito prese il cellulare e chiamò Eva.
 
Tutta la settimana Eva la passò quasi interamente nella sua stanza d’albergo.
Non volle assolutamente uscire. Ebbe troppa paura di incontrare Marco, Maya e Marta felici per le strade di quella bella città.
Ogni sera ricevette una telefonata da Marco per ascoltare la voce della figlia e per darle la buonanotte.
Anche quel giovedì sera il cellulare di Eva squillò. Rispose velocemente, sapeva già come rispondere, ormai era abituata.
“Ciao Marta”
“Ciao Eva. Sono Marco”
“Marco…È successo qualcosa a Marta?”
“No, assolutamente nulla. Stasera è crollata in braccio a me e non ho avuto il tempo di chiamarti.” Mentì Marco.
“Ah capisco.”
“Ascolta. Domani sera sarebbe bello se venissi a cena qui a palazzo. A Marta manchi tanto”
Eva non si aspettò una proposta del genere. Ci pensò su, non volle deludere sua figlia.
“È una bella idea. Accetto volentieri”
“Perfetto. Allora passerà a prenderti uno dei nostri autisti alle otto e mezza. Ok?”
“Ok. A domani sera. Buonanotte Marco”
“Buonanotte”
Eva chiuse la chiamata e si gettò sul letto.
“Stavolta non penso di cavarmela con la mia faccia tosta. Non posso sopportare una cena con Marco e Maya che si scambiano tenerezze, con la consapevolezza di voler essere io al posto di Maya.”. Pensò Eva mentre le lacrime scesero sul suo viso.
Le fece tornare su e incoraggiò se stessa.
“Fallo per Marta. Lei non merita di soffrire a causa di una mia debolezza”
La stessa promessa che fece a Carlotta qualche giorno prima le dette la forza di affrontare la cena del giorno dopo.
 
Il giorno successivo passò quasi in un batter d’occhio, e le otto e mezza di sera arrivarono quasi senza che Eva se ne accorgesse.
L’autista di corte arrivò puntualissimo all’albergo, prese Eva e la portò a palazzo reale.
La ragazza indossò uno splendido abito nero lungo, lasciando scoperta una parte della schiena e una parte del petto.
“Buonasera.” Disse appena scese dall’auto e aver guardato Marco, Maya e Marta aspettarla sulla soglia del portone d’ingresso.
“Buonasera Eva.” Rispose Maya.
“Ciao mamma. Sei bellissima” gridò Marta correndo verso la madre.
“Ciao piccola mia” disse Eva prendendo in braccio Marta.
“Ciao Eva.” Disse invece Marco.
“Andiamo? La tavola è già pronta” esortò Maya.
La cena passò velocemente, parlando del più e del meno, di come e dove avessero passato l’estate appena trascorsa.
Arrivarono le undici di sera e Marta si addormentò nel suo seggiolone.
“È crollata.” Sorrise Marco. “La porto nella culla e torno.”
“No Marco ci penso io. Tranquillo” rispose Maya lanciando un’occhiata ad Eva.
Eva si alzò e dette un bacio sulla testa di Marta augurandole la buonanotte prima di lasciare che Maya la portasse nella culla.
Eva tornò a sedersi al suo posto.
Si ritrovarono Marco ed Eva soli seduti e l’imbarazzo colse entrambi.
“Quindi sei riuscita a entrare nella redazione di Repubblica”
“Già”
“Sarà un lavoro che ti terrà molto impegnata”
“Cercherò di conciliare lavoro e famiglia.”
Marco annuì.
Ci furono attimi interminabili di silenzio.
“Marco ti chiedo scusa”
“Per cosa?”
“Per non averti fatto vedere Marta per questa estate”
“Non ti preoccupare Eva. Dopotutto capisco come ti sentivi”
“Scusa?”
“Eva, lo capivo che mi mentivi. E ti do ragione. Non volevi vedermi dopo quello che ti dissi quel pomeriggio in mansarda a casa”
“Sono stata un egoista”
“Anch’io lo sono stato Eva. Quel giorno scappai via senza nemmeno salutare Marta. In fondo me lo sono meritato”
Eva abbassò lo sguardo.
“Si ma io ho fatto ricadere il mio egoismo su Marta. E non lo meritava”
“Eva ognuno commette errori. Adesso dobbiamo metterci d’accordo per vedere la piccola.”
“Stavo pensando di portartela almeno una volta al mese. O portartela con Alice se ha tempo, o Rudi o Mimmo, nonna chiunque potesse.”
“Potrei tornare io a Roma ogni una o due settimane. Sarebbe un compromesso migliore”
Eva annuì.
“Eva però cerca sempre di essere forte. Anche se tra noi non ha funzionato non significa che tu debba abbattere. Troverai anche tu la vera felicità. Guarda me, io dovevo essere l’ultima persona felice in questo mondo dopo quello che ti feci, ma ho ritrovato la felicità grazie a Maya. Non disperarti, troverai la persona giusta per te ne sono convinto” disse Marco di slancio.
Eva rimase senza parole. In fondo aveva ragione. Non serviva abbattersi e che un giorno avrebbe rivisto la luce in fondo al tunnel.
“Hai ragione Marco. Adesso perdonami, ma torno in albergo. Salutami Maya e dai un bacio a Marta. Ci vediamo domani prima del mio ritorno a Roma per prendere la piccola.”
“Va bene Eva. A domani.”
Si diresse verso l’auto di corte e si fiondò dentro. Si mise comoda, e quando l’auto varcò il cancello del palazzo, Eva cedette ad un pianto disperato.
 
 
 
Hola! :D
Eccomi ancora qui con voi e con questo capitolo che davvero non so da dove mi sia uscito O.o.
Lo so non è un granché ma non tiratemi i pomodori dopo quello che avete letto, ma questi avvenimenti mi servono per il proseguo della loro storia XD ;)
Comunque leggete e mi raccomando lasciate un commento critico, positivo o negativo che sia :)
Un caldo saluto a tutti voi che state seguendo la storia. Alla prossima :)

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Capitolo 5
*** Indimenticabile ***


Il giorno dopo Eva andò a palazzo, prese Marta e partì alla volta dell’aeroporto.
 “È stata una bella settimana quella che abbiamo passato con Marta.” Disse Maya abbracciandolo.
“Già…Io vado in città, voglio cercare un po’ d’ispirazione per le mie prossime canzoni. Fa niente se ti lascio sola per un pomeriggio?”
“No Marco. Va tranquillo. Se credi che l’aria della città possa aiutarti per i tuoi pezzi allora va senza problemi”
Marco sorrise e baciò Maya.
Salì nella loro camera da letto per prendere il necessario e il suo sguardo cadde su un disegno di Marta fatto qualche giorno prima.
Appena lo vide sorrise, poi decifrando il disegno sentì uno stormo di farfalle liberarsi nello stomaco, una cosa che non gli accadde da tempo, nemmeno quando si dichiarò a Maya.
Il disegno rappresentava lui, Marta ed Eva, tenersi per mano e un enorme sorriso sui loro visi.
Piegò il disegno e lo mise nella sua tasca intento a portarlo con se nel suo giro della città.
Tornò giù da Maya e la salutò con un dolce bacio.
“A stasera amore.” disse lei.
“Ciao. E non divertirti troppo senza di me” rispose Marco con il sorriso.
Dopo essersi congedato da Maya, Marco salì in auto e partì alla volta della città.
Parcheggiò, scese e iniziò a passeggiare per le vie della città con le cuffie dell’Ipod nelle orecchie e il suo quadernetto degli appunti in mano.
Niente. Nella sua mente martellava il ricordo del dialogo che ebbe con Eva poco più di dodici ore prima.
“Non capisco cosa mi prenda. Dopotutto gli ho detto la verità. Anche lei troverà la felicità che merita. Ma allora perché mi sento così in colpa?”
Quasi come in uno grande scherzo del destino dalla riproduzione casuale dell’Ipod iniziò una delle sue canzoni preferite.
 
Perché indimenticabile ancora sei per me 
anche se i giorni passano più duri senza te 
tutte le cose che farò avranno dentro un po' di te 
perché lo so dovunque andrai in ogni istante resterai 
indimenticabile 

 
“Indimenticabile. Grande canzone di Venditti. Dio solo sa quanto amo quel cantautore.” Pensò.
Marco si sedette ad una panchina del centro città, prese il disegno di Marta dalla tasca e lo ammirò. Poi chiuse gli occhi venendo travolto dalle immagini che scorrevano nella sua mente.
Le immagini che passarono nella sua mente in quel momento furono solo di lui ed Eva insieme e felici.
“Ma che mi sta prendendo?”

Ma è solo solitudine la nostra libertà 
paura insopportabile della felicità 
tutti gli amori che vivrò avranno dentro un po' di te 
perché lo so dovunque andrai in ogni istante resterai 
indimenticabile 
indimenticabile...indimenticabile 

 
“Forse ho davvero paura della felicità. Eppure l’ho trovata con Maya. Il mio amore. Il mio nuovo amore…Quello che sostituisce l'amore di Eva.”.
I pensieri di Marco apparivano molto confusi.
“Eppure ogni cosa che è accaduta con lei avevo il ricordo di Eva in testa…Forse è dovuta all’abitudine di aver avuto sempre Eva accanto…Però questo non mi accadeva con Simona…Ma che mi sta prendendo?”
Nella sua testa ripeté quella domanda, volle cercare disperatamente una risposta. Volle capire il perché di quella confusione.
Con Eva era un discorso chiuso. “Io non sento più niente” cantò al parco mesi prima. E allora perché in quel momento sembrò che lei fosse tutto il suo mondo con Maya relegata in un piccolo angolino buio?

Ma se il destino è vivere nell'infelicità 
vicini e lontanissimi oltre l'eternità 
tutti gli amori che vivrò avranno dentro un po' di te 
perché lo so dovunque andrai in ogni istante resterai 
indimenticabile 
indimenticabile...indimenticabile... 
tutti gli amori che vivrò avranno dentro un po' di te 
perché lo so dovunque 
andrai in ogni istante resterai 
indimenticabile 
indimenticabile... 
indimenticabile

“Non dovrei pensare a te ora Eva. Perché mi martelli la mente in queste ore? Io non sento più niente per te…O no?”
Per la prima volta, Marco ebbe la conferma che forse le parole della sua canzone si sbagliavano. Il dolore non era dovuto alla fine della loro storia, ma al fatto di non poterci riprovare, di non averla accanto la mattina quando si sveglia, a non darle più il bacio della buonanotte, a passare notte insonni a fare l’amore con lei.
“Eppure ci abbiamo riprovato. E non ha funzionato…Ero abituato alla presenza di Maya accanto a me…Abituato…No il mio amore per Maya non è abitudine…Io…Amo Maya”.
Fece uno sforzo più del dovuto per convincersi che lui amava Maya, uno strano sforzo che non aveva mai fatto prima di allora…
Le parole per il suo prossimo pezzo uscirono quasi da sole, e la sua mano sembrava scrivere da sola.
 
Ogni tanto penso ancora a te 
quasi sempre quando non c’è lei 
poi sto male. te lo giuro non vorrei 
ogni tanto non penso che a te 
lei diventa tutto e non ci sei 
e’ così perfetto 
siamo solo noi 
ti prego vai via 
non serve e lo sai 
quel che c’è stato non tornerà 
spiegami perché 
tormenti i miei sogni 
e non riesco più a guardare avanti 
spiegami perché 
tutti i nostri sbagli 
da lontano sembrano bei ricordi 
spiegami perché 
ogni tanto penso solo a te 
come se non ci fosse più lei 
poi sto male 
non sai quanto ti vorrei 
ti prego vai via 
non serve e lo sai 
quel che c’è stato non tornerà 
spiegami perché 
tormenti i miei sogni 
e non riesco più a guardare avanti 
spiegami perché 
tutti i nostri sbagli 
da lontano sembrano bei ricordi 
spiegami perché 
lei sempre la più bella 
te lo dicevo sempre io 
che ne sarà di noi 
spiegami perché 
tormenti i miei sogni 
e non riesco più a guardare avanti 
spiegami perché 
tutti i nostri sbagli 
da lontano sembrano bei ricordi 
liberami da te

Marco si alzò da quella panchina a fatica. Si trovò tra due fuochi. Da una parte il disegno di Marta e le parole di quella sua nuova canzone; dall’altra parte Maya la donna che aveva scelto di amare dopo Eva.
Andò verso l’auto parcheggiata poco lontano e tornò a palazzo in preda alla confusione più totale.
 



Ciao a tutti ragazze e ragazzi :)
Nuovo capitolo della mia storia, un introspezione nei pensieri di Marco.
Ok lo so che questo capitolo può risultare OOC ma mi è uscito così, ascoltando la canzone di Venditti, come un fulmine a ciel sereno :)
Mi raccomando fatemi sapere ciò che pensate su questo capitolo e sulla storia in generale, lasciando una recensione ci conto :)
Bene detto questo, vi saluto e vi do appuntamento al prossimo capitolo :) Un bacio a tutti :* Ciao :)

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Capitolo 6
*** Comportamenti strani ***


Così come volò la settimana che Eva passò in Lussemburgo, volò anche a Roma. Settembre iniziò da poco, e l’aria estiva andò lentamente affievolendosi.
Rudi e Sandra passarono la settimana cercando una casa in affitto per la ragazza.
Visitarono un bel po’ di case per studentesse, ma nessuna colpì Sandra.
“Allora, qui su Porta Portese dice che si affitta un appartamento a San Lorenzo, nei pressi della Sapienza a 250€ in doppia” disse Rudi mentre lui e Sandra stavano facendo colazione in un bar vicino la vecchia scuola di lui.
“In doppia no. Non saprei come comportarmi con l’altra. Una singola non c’è?”
“Si la singola c’è. A 400€, ma in via San Valentino ai Parioli”
“Parioli? Beh sarebbe perfetta per me. Comunque ho saputo dalla nonna che oggi ci sarà una gran festa di gala a palazzo e poi DJ set. Noi ci andiamo vero?”
“Non so Sandra. Domani mattina devo andare a lavoro.”
Rudi in quella settimana decise di andare a lavorare in bottiglieria con il padre, lo zio e Nando. L’università non avrebbe fatto per lui. Gli balenò in testa l’idea di mandare “Due anelli” a una casa discografica, ma non gli parve giusto nei confronti degli altri componenti del gruppo, e poi non volle sembrare troppo Marco.
“Beh figliolo sono felice che tu abbia scelto di venire a lavorare in bottiglieria, ma se vuoi abbandonare tutto e inseguire i tuoi sogni, puoi lasciarla senza problemi. Io ti appoggerò” disse Giulio appena Rudi gli disse di andare a lavorare con lui.
“Ohi ci sei?” chiese Sandra.
“Eh?”
“Ti ho chiesto se puoi chiedere la mattinata libera a tuo padre. Dai fallo per me” disse la ragazza mostrando una faccia supplicante.
“E va bene, ci provo” rispose sorridendo Rudi.
“Grazie amore. Sapevo di poter contare su di te” disse Sandra baciandolo.
“Dai ora andiamo alla fontana di Trevi?” continuò.
“Ma dobbiamo andare a vedere la casa ricordi?”
“Dai che ti importa, non farà storie per cinque minuti di ritardo. Questa è la mia vacanza romana prima dell’università. E voglio godermela”
“Va bene.” Concluse Rudi un po’ amareggiato dal comportamento della ragazza.
 
Intanto a casa di Francesco e Alice.
“Hai lasciato di nuovo tutta la tua roba sporca in giro per casa” disse Alice a Francesco.
“Eddai tesoro non fare così”
“Dimmi Francesco, perché mi hai chiesto di venire a vivere con te? Per farti da balia?”
“No Alice. Perché pensi ciò?”
“Ma sai, è tutta la settimana che sto rinchiusa in questa casa per farla sembrare decente. Forse abbiamo affrettato troppo i tempi”
“Non la pensavi così quando hai accettato di venire a vivere con me” rispose Francesco alzando un po’ il tono della voce.
“Ero convinta che la convivenza fosse diversa. Francesco abbiamo sbagliato. La convivenza è un passo davvero troppo grande per me” rispose convinta Alice.
“E va bene. Fa come vuoi. Questo significa che tra noi non funziona più”
“No, amore ti amo comunque. È solo che la convivenza è un passo troppo importante e lo abbiamo fatto senza pensarci bene”
Il viso di Francesco si fece ancor più corrucciato, tanto che prese la giacca e uscì.
“Che bella reazione.” Disse affranta Alice.
Prese il cellulare e digitò un SMS da inviare a Francesco.
“Bene questa è la tua reazione? Allora ciao Francesco. Io torno a casa da mia madre e Giulio” scrisse.
Andò in camera, preparò la valigia in fretta e furia e uscì di casa. Prese il cellulare e compose un numero.
“Eva, puoi venire a prendermi con l’auto da casa di Francesco?”
“È successo qualcosa di grave?”
“Si e no. Quando arrivi te lo spiego meglio”
“Va bene sorellina, dammi dieci minuti e sono da te”
“Grazie”
Riattaccò e aspettò che Eva arrivasse con l’auto.
“Certo che Francesco è davvero stupido. Crede che io lasciando casa lo voglia lasciare definitivamente. Non mi aspettavo questa reazione da parte sua.” E mentre pensò a ciò che successe arrivò Eva.
“Ali, tesoro. Ma perché ci sono le valigie?”
“Ho capito che la convivenza non fa per me. Sono ancora troppo giovane.”
Eva sorrise e abbracciò la sorella.
“Dai non ti preoccupare. Ora mettiamo le valigie in macchina e torniamo a casa”
“Grazie Eva.”
Salirono sull’auto e tornarono a casa Cesaroni.



A/N Buonasera a tutti. Ho postato un capitolo, che definire di passaggio sarebbe un complimento. Ho voluto mostrare un atteggiamento molto libertino di Sandra e l'atteggiamento strano di Francesco, e soprattutto questo mi servirà in seguito ;)
Bene vi auguro che il capitolo possa piacere comunque, fatemi sapere cosa ne pensate mi raccomando :)
Alla prossima. Baci :)

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Capitolo 7
*** Che brutta situazione ***


A/N Prima di incominciare, chiedo a tutti scusa per non aver modificato gli avvertimenti della storia, e chiedo scusa per aver descritto un personaggio completamente OOC.


Marco adorava volare.
Amava vedere il mondo dall'alto al basso, con le nuvole a fare da filtro.
Prese l'aereo due ore prima diretto a Roma.
"Devo andare a Roma. Mi ha chiamato il mio manager e vuole incontrarmi."
Fu la scusa che inventò a Maya.
"Scusa Maya, devo capire che mi sta succedendo. Non faccio altro che pensare alle parole di quella canzone. Devo chiarire questa situazione il prima possibile. Da solo."
Mentre era immerso nei suoi pensieri l'aereo arrivò a destinazione.
Marco scese dall’aereo, prese i bagagli e uscì fuori dall’aeroporto di Roma-Fiumicino.
Istintivamente, prese il suo cellulare e compose un numero.
“Walter. Ciao amico. Ho bisogno di un favore. La tua vecchia casa romana l’hai venduta o è ancora tua?”
 
 
Dopo essere tornati dalla festa a casa di nonna Victoria, Rudi e Sandra andarono subito a coricarsi.
Appena vide Sandra addormentarsi, Rudi si alzò e si diresse verso la cucina. Così come accadde qualche sera prima.
Scese le scale e vide una figura davanti a lui seduta alla sedia accanto alla porta della cucina.
La luce della Luna illuminava il viso di quella persona. Rudi riconobbe subito quel viso. Lo avrebbe riconosciuto tra migliaia.
Rudi si bloccò all’ultimo scalino osservando la persona davanti a se e di contro la persona davanti a lui iniziò a osservarlo.
Rimasero così per cinque interminabili minuti, finché la persona seduta non interruppe quel momento.
“Ciao Rudi”
“Ciao Alice. Come mai sveglia a quest’ora?”
“Avevo poco sonno, sono venuta in cucina per bere un po’ di latte, ma mi sono fermata qui prima. Tu invece?”
“Io invece sono sceso per bere un po’ di camomilla. Ormai è un’abitudine”
Alice aprì le sue labbra accennando un piccolo sorriso.
I due entrarono in cucina chiudendo la porta alle loro spalle.
“Come mai sei qui? Francesco passa qualche giorno fuori Roma?”
“No. Ho capito che la convivenza non faceva per noi, e sono tornata a vivere qui.”
“Ah. Quindi vi siete lasciati?”
“Non lo so nemmeno io.”
Rudi fece una faccia interrogativa ma non andò oltre con le sue domande.
“Sembra che tra te e Sandra le cose vadano alla grande”.
“Sì, è davvero una bravissima ragazza.” rispose Rudi con un filo di voce.
Alice finì di bere il suo latte e mise la sua tazza nel lavandino.
"Sono felice che tu abbia trovato una persona che ti ama" disse Alice.
"Che non mi abbandona al porto di Ostia" mugugnò freddo Rudi.
"Come scusa?"
"Niente niente"
Alice osservò Rudi con un viso interrogativo ma non aggiunse altro.
Il ragazzo sorseggiò l'ultimo goccio di camomilla e ripose la tazza nel lavandino.
"Bene, io torno su a dormire. Buonanotte Alice"
"Buonanotte Rudi"
 
Il giorno successivo fu difficile per Alice perché fu costretta a spiegare tutto ciò che accadde alla famiglia.
Nel primo pomeriggio il suo telefonino squillò. Un SMS ricevuto.
"Non mi sono comportato bene. Perdonami. Ci vediamo al locale oggi pomeriggio alle quattro?"
Alice inviò un SMS con la sua risposta. Affermativa naturalmente.
Guardò l'orologio, le tre e un quarto.
Si lavò, si vestì il più velocemente possibile e uscì di casa.
Il tragitto casa-locale fu praticamente mangiato da Alice, infatti in nemmeno dieci minuti arrivò a destinazione ed entrò.
"Francesco?" disse una volta entrata.
"Alice sono qui"
Francesco era seduto su uno degli sgabelli del bancone. Alice si avvicinò a lui.
"Ciao Francesco."
"Ciao Alice."
"Allora come sono stati questi due giorni di relax da tua madre?"
"Belli. Ho svuotato completamente la mente."
"Perfetto allora sei pronta a tornare a casa?"
"Beh no Francesco. Non sono pronta per la convivenza"
"Alice..." disse Francesco prima di stringere Alice a sé con violenza.
"Tu sei mia" aggiunse.
Alice sbarrò gli occhi a quelle parole.
"Tua? Io non sono un oggetto" rispose.
Francesco mostrò un ghigno poco rassicurante e baciò la ragazza che si staccò subito.
"Sei ubriaco."
Francesco non rispose e cercò di togliere la maglia ad Alice.
"Che fai maiale?" gridò la ragazza cercando di divincolarsi.
"Tu sei mia Alice. E di nessun altro."
Francesco con un gesto veloce fece cadere Alice al suolo facendole un po' male alla schiena.
"Aiuto!" urlò la ragazza. Un urlo disperato sperando che qualcuno in strada la sentisse.
Francesco non si fermava. Alzò la maglia della ragazza e con forza le tolse i pantaloni facendola rimanere in slip.
"Aiuto!" urlò di nuovo la ragazza con le lacrime agli occhi serrandoli.
Quando sentì che Francesco le stava togliendo anche l'ultimo ostacolo tra lui e la sua parte più intima, tutto finì, con un urlo di Francesco.
Alice riaprì gli occhi e vide Francesco stramazzante al suolo che teneva le mani sul fianco destro.
"Sei un figlio di puttana" urlò una voce maschile roca che Alice non seppe riconoscere.
Mentre stava per ringraziarlo, il buio prese il sopravvento su di lei, impedendole qualsiasi azione successiva.
 
Rudi quel pomeriggio decise di non passarlo né a casa né in giro con Sandra e sua nonna intente a fare shopping.
Fece un giro per la Garbatella, passò dal parco, dalla sua vecchia scuola, dalla bottiglieria del padre e infine si fermò al locale di Francesco.
Si precipitò subito nel magazzino, dove erano riposti tutti gli strumenti della band.
Prese la chitarra di Diego e l'attaccò all'amplificatore. Lo settò al minimo, si mise le cuffie e iniziò a suonare.
"Ma come fai sai dei miei guai" iniziò a canticchiare. La canzone che sapeva a memoria.
Suonò per quasi un'ora, poi si sedette sul divano.
Udì degli strani rumori provenienti dal piano superiore.
"Forse è Francesco"
Salì le scale e vide Francesco ma non era solo, era in compagnia di una ragazza girata di spalle. Si voltò tornando sui suoi passi quando sentì le urla della ragazza.
"Aiuto!"
Rudi si bloccò all'istante. La voce inconfondibile della ragazza, la voce di Alice.
Rudi si voltò di nuovo e corse al piano superiore e assistette ad una scena che non avrebbe mai immaginato di vedere.
Francesco voleva abusare della ragazza che diceva di amare.
Al secondo urlo di Alice, Rudi corse verso la coppia e senza pensarci due volte dette un calcio al fianco di Francesco. Non fu violentissimo ma bastò per mettere K.O. Francesco.
"Sei un figlio di puttana" urlò.
Girò lo sguardo verso Alice e vide che svenne.
"Merda"
Senza pensarci due volte prese il cellulare e compose il numero di Diego.
"Diego vieni immediatamente al locale di Francesco con una macchina. Appena arrivi ti spiego."
"Si ma perché?" chiese Diego dall'altro capo.
"Diego dobbiamo andare in ospedale. È per Alice. Per favore sbrigati!" rispose seccato Rudi chiudendo immediatamente la chiamata.
"Alice, ti prego non farmi scherzi. Ora andiamo in ospedale e poi ti sentirai meglio" sussurrò Rudi all'orecchio di Alice prendendola in braccio e uscendo dal locale.
Nemmeno cinque minuti dopo, arrivò Diego e Rudi posò delicatamente Alice sul divano posteriore facendo poggiare la sua testa sulle sue gambe.
Diego senza fare domande ripartì immediatamente alla volta dell'ospedale della Garbatella.
"Mi spieghi cosa è successo ora?" chiese mentre svoltò a destra.
"Quel figlio di puttana di Francesco"
"E cosa ha fatto?"
Rudi non rispose.
"Oh mi spieghi che ha fatto?" incalzò Diego.
"Ha provato a violentarla" fu la risposta secca di Rudi.
"Merda" imprecò Diego entrando nel parcheggio del pronto soccorso.
Rudi aprì di scatto lo sportello e uscì dall'auto. Prese Alice in braccio ed entrò nell'ospedale.
Un infermiera appena vide la ragazza così portò subito una barella e Rudi appoggiò delicatamente Alice.
"Abbiamo un codice rosso. Aprite" urlò l'infermiera.
Rudi stava per varcare la soglia ma venne bloccato.
"No scusa. Ci pensiamo noi. Puoi passare dall'infermiera del triage per dare tutte le informazioni sulla ragazza e su ciò che è successo per favore?"
Rudi acconsentì.
"Voi siete l'accompagnatore della ragazza?"
Rudi annuì.
L'infermiera fece tutte le domande di routine a Rudi.
"E cosa è successo?"
"Tentativo di violenza sessuale" rispose Rudi con voce gelida.
"Capisco. Perfetto. Può aspettare nella sala. Le faremo sapere noi."
"La ringrazio"
Rudi andò a sedersi accanto a Diego.
"Certo che Francesco è davvero uno stronzo"
"Io avviso la famiglia."
Rudi chiamò immediatamente Eva.
"Ohi Rudi. Che succede?"
"È successo un casino. Eva cerca di venire in ospedale il prima possibile" disse Rudi agitato.
"Ok Rudi calmati. Parlo con il mio caporedattore e sono lì. Avvisa mamma e Giulio"
"Ok"
Rudi chiamò il padre e Lucia e insieme a Diego aspettarono l'arrivo di tutti.



A/N Buonasera a tutti :)
Eccomi di ritorno con un capitolo a cui io tengo particolarmente, perché in questo momento ho voluto creare un momento di rottura tra Alice e Rudi con la vicenda della violenza.
Naturalmente dato che ho trattato una tematica molto forte, ho alzato il rating a rosso :)
Bene con questa vi lascio, spero che il capitolo vi sia piaciuto, mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate, con una recensione critica :)
A presto ciao :)

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Capitolo 8
*** A volte ritornano ***


"Certo che ho ancora casa a Roma. Ti serve come appoggio?" chiese Walter per telefono.
"Si, Walter."
"Ok. Le chiavi ricordi dove sono nascoste?"
"Come posso scordarmi? Nel mattone fasullo sotto lo zerbino"
"Grande Marco. Vedo che nonostante i mesi passati in Lussemburgo non ti sei dimenticato dove ho nascosto le chiavi. Va bene va. Io torno a lavoro altrimenti Bottazzi mi ammazza”.
"Ok ciao Walter. Grazie di tutto."
"Di niente amico."
Marco chiuse la chiamata e si diresse alla zona taxi.
"Buongiorno. Può portarmi alla Garbatella?" chiese al taxista.
"Certo. Ti apro il cofano e metti la valigia"
"Grazie"
Marco salì sul taxi e diede la via dov'era diretto al taxista.
Dopo un'oretta abbondante arrivò a destinazione.
"Ecco. Via dei platani 3. Sono 80€"
"Prego. Grazie mille."
Marco uscì dal taxi, prese la valigia ed entrò nel condominio.
Arrivò alla porta di casa di Walter, prese le chiavi da sotto lo zerbino ed entrò.
Si sistemò alla meglio e per prima cosa controllò cosa c'era in dispensa.
Naturalmente era vuota e a Marco scappò una risata.
"Che idiota. Mancano da un anno non potevo aspettarmi che ci fosse la dispensa piena" pensò.
Si sedette sul divano e ricominciò a pensare a ciò che gli stava accadendo.
"Devo capire cosa significa quella canzone."
Marco prese il suo diario con tutti gli appunti per le canzoni e lesse le parole dell'ultima canzone che aveva scritto qualche giorno prima.
"Spiegami perché...Già Eva spiegami perché da quel momento non sto capendo più niente. Perché la notte mentre dormo accanto a Maya volevo te accanto a me. Volevo sentire i tuoi calci e il tuo soave respiro e non la delicatezza di Maya. Perché sognavo sempre i tuoi splendidi capelli castani e non i meravigliosi capelli biondi di Maya."
In preda alla confusione più totale, Marco prese la chitarra e iniziò a suonarla, cercando di trovare la melodia giusta per quelle parole.
Decise di chiamare Eva, voleva dirle che era tornato e che gli sarebbe piaciuto vedere lei e Marta.
Primo squillo…secondo…terzo…quarto…
“Forse sarà a lavoro che stupido che sono a chiamarla ora”
Mentre stava per riattaccare, Eva rispose.
“Pronto?” disse la ragazza con la voce interrotta dal singhiozzo dovuto al lungo pianto dovuto alla notizia di Alice.
“Eva ciao, sono Marco”
“Ciao Marco”
“Hai una voce molto triste. È successo qualcosa?”
“Purtroppo sì”
“Cosa è successo Eva?”
“Alice…ha subito un abuso”
A Marco si raggelò il sangue. Non si poteva aspettare che Alice potesse essere vittima di una violenza da parte di qualcuno.
“E come sta?” rispose il ragazzo.
“Non lo sappiamo…siamo tutti in ospedale ad aspettare qualcuno che ci faccia sapere”
“Ok, capisco. Grazie Eva.”
Marco chiuse la chiamata e senza pensarci due volte uscì di casa diretto all'ospedale.
Fece un lungo tratto di corsa e poi prese l'autobus.
Arrivato all'ospedale si precipitò dentro il pronto soccorso e vide tutta la sua famiglia.
Rudi aveva un viso arrabbiato e triste. Lucia ed Eva piangevano e Giulio,  Mimmo e Stefania cercavano di consolarle.
Marco si avvicinò a loro.
"Oh cè sto talmente scosso che me pare de vedè a Marco" disse Ezio con il suo classico tono gigionesco.
Cesare si voltò e vide il nipote.
"Marco!" gridò correndo ad abbracciarlo.
Tutti si voltarono verso il ragazzo e corsero ad abbracciarlo.
"Oh Marcolì che ce fai qua?" chiese il padre.
"Sono venuto per incontrare il mio manager e appena ho avuto la chiamata di Rudi mi sono precipitato qui"
Marco girò gli occhi verso Eva che non lo degnò di uno sguardo.
Rudi rimase in disparte tutto il tempo, era troppo preoccupato per Alice.
Marco gli si avvicinò.
"Rudi."
"Ciao Marco."
"È grave vero?"
"Non so. È dentro da tre ore ormai. Non abbiamo avuto alcuna notizia"
"Non si sa chi è stato il bastardo vero?"
"Purtroppo si Marco."
"Chi è stato?"
"Non posso dirtelo"
"Eddai perché no?"
In quel momento in ospedale arrivò Francesco; Rudi guardò l'uomo con uno sguardo pieno di odio, non riuscì più a mantenere la calma e mollò un pugno sul naso di Francesco.
"Oh Rudi che c’hai i procioni in testa?" urlò il fratello.
"Francesco sei uno stronzo figlio di puttana. Dopo quello che hai fatto non meriti di vivere."
Tutti rivolsero lo sguardo verso Francesco.
"Mi spieghi che ha fatto Rudi?" chiese Marco.
"È stato il tuo caro amico Francesco che ha violentato Alice" urlò Rudi.
Tutti rimasero allibiti. Nessuno si sarebbe aspettato un comportamento del genere da parte di quel ragazzo, che si era mostrato un tipo molto calmo.
"Posso spiegare" cercò di difendersi Francesco.
"Non c'è niente da spiegare. Tu Francesco Rizzo non sei più gradito in questa famiglia. Vattene via e non farti vedere mai più. ORA!" gridò Giulio.
In quel momento uscì un medico e tutti si ammassarono attorno a lui.
“Calma signori. La ragazza sta bene. Non c’è nessun segno di violenza per fortuna.”
Un sospiro di sollievo invase le bocche di tutti.
“Ma si è risvegliata o sta ancora dormendo?” domandò Rudi.
“Si è appena svegliata, ma è molto debole quindi vi sconsiglio di entrare tutti insieme. Fate entrare solo una persona”
Tutti si guardarono domandandosi su chi dovesse entrare.
“Rudi, dai vai tu da Alice.” Intervenne Eva.
Rudi guardò Eva e subito dopo Lucia, che fece un segno di assenso.
“Siete sicure? Può entrare una di voi tranquillamente”
“Più che sicure. E ora va, prima che cambiamo idea.” Rispose Lucia.
Rudi si girò e accompagnato dal medico si diresse verso la stanza di Alice.
“Bene, ora che sappiamo che Alice sta meglio, possiamo tornare a casa tranquilli.” Disse un sollevato Giulio.
“Si, andiamo che devo prepararle un borsone e portarlo qui.” Rispose Lucia.
“Ah Marco, stasera vieni a cena da noi. Devi spiegarci perché sei qui a Roma” sorrise Giulio.
“Certo papà non mancherò”
Tutti lasciarono l’ospedale tranne Eva e Marco. Volevano vedere Alice prima degli altri.
“Come mai sei a Roma?” chiese Eva.
“Devo incontrare il mio manager domani”
“Quindi ripartirai subito”
“In realtà stavo pensando di fermarmi un po’ di più. Marta inizierà l’asilo tra qualche giorno no? Non potevo mancare ad un appuntamento tanto importante per lei”
Eva sorrise.
In quel momento Rudi uscì dal reparto.
“Oh Rudi allora?” chiese Eva.
“Sta bene per fortuna."
"Potremmo entrare?"
"Ora si è addormentata di nuovo. Direi di andare a casa e tornare per portarle il borsone. Che ne dite?"
"Si è una buona idea." concluse Eva.
 

A/N Buon pomeriggio a tutti :)

Dopo giorni di blocco d'ispirazione, alla fine sono riuscito a finire di scrivere questo capitolo. Spero sia di vostro gradimento. Fatemi sapere mi raccomando ^_^ Alla prossima ;)

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Capitolo 9
*** Il primo giorno di asilo ***


Passò una settimana da quel maledetto giorno e la vita in casa Cesaroni cercava di tornare alla normalità.
Era mattina e le varie sveglie in casa iniziarono a suonare.
Il primo a svegliarsi fu Mimmo.
"Buongiorno mondo" disse a se stesso.
"Dormiglioni svegliatevi. Marco, Rudi" urlò verso i fratelli.
"Zitto nano che abbiamo sonno" rispose Rudi nel sonno.
Marco era tornato a vivere a casa Cesaroni. Fu il padre a convincerlo perché non voleva che Marta vedesse i genitori separati.
Anche Alice ormai era tornata a vivere in casa Cesaroni e tra lei e Rudi si stava ricostruendo piano piano quel rapporto che sembrava perso. Lui e Sandra si lasciarono a causa di questo.
 
"Siete azzeccati come una cozza allo scoglio." disse Sandra a Rudi qualche giorno prima.
"Se non fossi la tua ragazza potrei pensare che sei innamorato di tua sorella"
"Sorellastra" rispose prontamente lui.
"Non cambia nulla. Ma credevo che io fossi più importante per te"
"Sandra sei molto importante per me. È solo che Alice è ancora scossa da quello che è successo"
"Non ci sei solo tu in famiglia. C'è tuo padre, tua madre, Mimmo, Eva..."
"Io e Alice abbiamo sempre avuto un rapporto speciale"
"E va bene. Ho capito va. Sei malato"
Sandra uscì da casa sbattendo violentemente la porta.
Rudi rimase davanti la porta d'ingresso ripensando a ciò che era appena successo.
"Rudi che cosa è successo?" chiese Alice.
Il ragazzo si girò e un sorriso si dipinse sul suo volto.
 
Mimmo prese le sue cose e corse in bagno sperando di essere il primo ma era già occupato da Eva e Marta.
Per Marta era un giorno speciale. Per lei quel giorno sarebbe iniziata la scuola, e tutti erano in fibrillazione.
Eva mise il grembiulino a Marta e uscì dal bagno.
"Buongiorno Mimmo. Scusa per il bagno. È tutto tuo"
"Non ti preoccupare Eva. Ma che bella che sei Marta. Sembri una principessa"
La piccola sorrise.
"Hai sentito che dolce lo zio Mimmo? Come si dice?"
"Grazie zio" rispose Marta continuando a ridere.
Mimmo diede un bacio alla nipote e seguì con lo sguardo Eva e Marta scendere le scale dirette in cucina.
In quel momento dalla camera uscì Rudi che entrò in bagno prima del fratello.
"Rudi!" gridò Mimmo.
"Scusa nano. Ci sono bisogni impellenti che non posso trascurare" rispose Rudi dal bagno.
Anche Marco uscì dalla loro camera.
"Ti ha fregato di nuovo vero?" chiese.
Mimmo annuì.
"Il solito. Il bagno di papà e Lucia è libero. Puoi andare lì se vuoi."
"Grazie Marco ma preferisco che vada tu. Devi accompagnare Marta a scuola e non vorrei essere causa del tuo ritardo."
"Grazie Mimmo. Faccio in un attimo"
 
Al piano inferiore intanto la famiglia era al gran completo. Giulio seduto a parlare con Ezio e Cesare e suoi immancabili cornetti, Lucia, Stefania e Pamela stavano preparando la colazione per tutti, mentre Matilde ammazzava il tempo guardando la televisione in soggiorno.
Eva e Marta raggiunsero gli adulti in cucina.
"Buongiorno a tutti"
"Buongiorno Eva. Ma che bella bambina abbiamo qui" rispose Giulio prendendo in braccio Marta.
Eva si sedette e bevve il caffè preparato dalla madre.
"Quindi ti accompagniamo noi a scuola con la bambina?" chiese sorridente Lucia.
"No mamma grazie. Andiamo io e Marco da soli" rispose altrettanto sorridente Eva.
"Ma noi vogliamo vederla mentre entra in classe" protestò Giulio.
"Ti capisco Giulio, ma è una cosa che dobbiamo fare io e Marco da soli"
"Buongiorno a tutti." disse Marco una volta arrivato in cucina. "Ciao amore mio. Lo sai che sembri una principessina?" continuò rivolgendosi alla figlia, prendendola in braccio.
"Marco il caffè è ancora caldo. Se vuoi c'è una tazza per te"
"Grazie Lucia. Ma stamattina non voglio nulla dato che si è fatto tardi."
Eva guardò l'orologio: "Cacchio sono le otto meno venti, rischiamo di arrivare tardi. Marco potresti prendere il giubbottino di Marta dalla mansarda?"
"Certo, torno in un baleno."
Marco corse su per le scale, prese il giubbotto della figlia e tornò giù.
"Grazie infinite Marco. Adesso ci mettiamo il giubbottino e andiamo a scuola. Non sei contenta?"
"Si che bello. Andiamo a scuola" esultò la piccola.
"Noi andiamo. Ci vediamo a pranzo." disse Marco congedandosi dalla famiglia.
In quel momento scesero Rudi, Alice e Mimmo.
"Buongiorno a tutti. Ma Marco, Eva e Marta sono già andati via?" chiese Alice.
"Sono appena usciti." rispose freddamente Lucia.
"È un peccato però, non vedere la piccola che inizia la scuola." aggiunse Giulio.
Un lungo minuto di silenzio invase la cucina di casa Cesaroni.
Come una molla tutti si alzarono in piedi e corsero verso la porta.
"Dai veloci altimenti non ce la facciamo." gridò Giulio fermo davanti la porta incitando tutti a uscire.
"E la bottiglieria chi la apre?" chiese Cesare.
"L'aprirà Nando. Cè non possiamo perderci il primo giorno di asilo della piccola"
"Certo che è strano. Pareva ieri che era nata e mo va già a scuola." aggiunse Ezio.
"Asilo, Ezio. La piccola va all'asilo non a scuola" lo rimproverò Stefania.
"E che ho detto io?"
Uscirono di casa ma la macchina non c'era.
"L'avrà presa Marco" costatò Lucia.
"Credo che con una corsetta potremmo arrivare in tempo." disse Rudi prima di mettersi a correre verso l'asilo seguito a ruota da tutti.
Il tragitto casa-asilo non era lungo, ma ad Eva sembrò durare un'eternità.
Non riusciva a stare nello stesso luogo con Marco per troppo tempo.
L'auto era silenziosa, e ogni tanto questo silenzio era interrotto da Marta che chiedeva com'era l'asilo e se poteva giocare.
"Certo tesoro che puoi giocare." rispose Eva.
"E conoscerai tanti amichetti" aggiunse Marco.
Marta esultava, non vedeva l'ora di iniziare l'asilo.
Finalmente arrivarono a destinazione e si diressero verso la classe di Marta.
"Buongiorno" disse la maestra quando Marco, Eva e Marta entrarono.
"Buongiorno." risposero i genitori della bambina.
"Voi siete?"
"Cesaroni"
La maestra spulciò il registro alla ricerca del cognome.
"Si. Cesaroni Marta. Lei è la madre, Eva Cudicini giusto?"
"Si sono io."
"E lei immagino suo marito. Marco Cesaroni."
Eva abbassò lo sguardo che si riempì di tristezza.
"Si sono Marco Cesaroni, padre di questa splendida bambina"
"Molto lieta di fare la vostra conoscenza. Io sono la maestra Pittaluga. Ma potete chiamarmi Paola"
"Siamo lieti anche noi di fare la sua conoscenza." rispose Marco.
"E tu quindi sei Marta. Andiamo a giocare?" chiese la maestra rivolta a Marta.
La bambina sembrò riluttante dal seguire la maestra.
"Ehi che c'è tesoro?" chiese Eva.
"No, non voglio andare"
"Perché amore? Eri tanto felice prima." chiese Marco.
"Perché la maestra è cattiva"
"Ma no amore. Dai ora giocherà con te con le costruzioni" rispose Eva.
Dopo un momento di titubanza, Marta prese la mano della maestra, si sedette e iniziò a giocare.
"Ci scusi" disse Eva.
"Non si preoccupi. Sono abituata. Tutti i bambini non vogliono staccarsi dai genitori. Però guardatela ora. Ha già stretto amicizia con gli altri bambini."
"Allora possiamo stare tranquilli." rispose Marco.
"Si. Ormai si è ambientata e non credo che vorrà staccarsi dai suoi giochi"
"La ringraziamo. Arrivederci." disse Marco congedandosi dalla maestra.
"Arrivederci. Ci vediamo alle quattro"
Marco ed Eva uscirono dall'aula e guardarono la loro bambina.
"Com'è cresciuta." disse Eva.
"Già sembrava ieri che era nata. E ora inizia l'asilo."
I due ragazzi si guardarono.
"Eva, i tuoi occhi rispecchiano quello hai passato in questi mesi. Tutta la sofferenza che ti ho causato. Vorrei rimediare in qualche modo. Ma non so come. Ogni volta che ti guardo, provo un dolce brivido che scende da dietro la schiena." pensò Marco.
"Marco non sai quanto è forte la voglia di poterti abbracciare, baciare e dirti che io sono ancora innamorata di te. Ma non riesco. Non posso distruggere tutto ciò che hai costruito con Maya."
I due ragazzi continuarono a guardarsi; i loro visi come se fossero due calamite di polarità opposte si avvicinarono sempre più e i loro occhi si chiusero in automatico.
Furono interrotti dal rumore pesante di passi. Si voltarono e videro la loro famiglia alla ricerca della classe di Marta.
"Papà, Lucia. Siamo qui" disse Marco.
"Marco. Non mi dire che è già entrata." rispose Giulio.
"Si, è già entrata e sta giocando."
"Lo sapevo. Noi che seguiamo le idee di Ezio."
"Oh quando accompagnavo Walter qui, prendevo sempre quella strada" cercò di difendersi Ezio.
"E infatti arrivavate tardi ogni giorno" tuonò Stefania.
"Ma non c'è modo vederla?" chiese Lucia.
"Beh se vi affacciate poche persone alla volte la vedrete. Ma mi raccomando cercate di rimanere nascosti" rispose Eva e piano piano tutti guardarono Marta in classe intenta a costruire una torre.
"Certo che è davvero cresciuta" disse Alice abbracciandosi a Rudi.
Lui sorrise e contraccambiò l'abbraccio stringendola al suo corpo in segno di affetto e protezione.
Giulio osservò tutta la scena sorridendo.
"A lucì. Mi sa che abbiamo una nuova coppia in casa." disse l'uomo sorridendo all'indirizzo della moglie.
"Io lo sospettavo da un po' di mesi. Certo non me l'aspettavo da loro due"
"Spero solo che non litighino per sciocchezze."
"Beh hanno litigato abbastanza da piccoli. Quindi non credo che continueranno. Non mettiamoci in mezzo stavolta."
"No, ho sbagliato in passato con Marco ed Eva."
I due si sorrisero e si baciarono.
Il cellulare di Eva squillò.
"Pronto? O cazzo Maura. Stavo per dimenticarmene. Sei già fuori? Perfetto ti raggiungo subito."
"Chi era?" chiese Alice.
"Una mia collega. Le avevo detto di passare a prendermi di qui per andare a lavoro. Va bene ciao a tutti. Buona giornata a tutti."
"Ciao Eva." risposero in coro.
"Beh Cesare credo che tocchi anche a noi andare a lavoro."
I due Cesaroni si diressero verso l'uscita seguiti da Ezio.
"Ci vediamo in bottiglieria eh Ezio" disse Stefania.
"Ma no Ciu Ciu. Prendo un caffè in bottiglieria e poi vado al garage."
"Se vabbè, sarebbe un miracolo. Lucia andiamo anche noi?"
"Si. La libreria non si apre da sola. Pamela vuoi venire con noi?"
"Certo. Ve faccio compagnia. Ciao Matilde. E muoveteve ad anna a scuola tu e Mimmo che già è tardi."
"Tranquilla. Ciao mamma. Ci vediamo a pranzo."
"Vengo anche io con voi mamma" aggiunse Alice.
Così Lucia, Stefania, Pamela, Alice, Matilde e Mimmo andarono via diretti verso le loro rispettive destinazioni.
"E così siamo rimasti solo noi due." disse Rudi.
"Ascolta. Il vostro gruppo c'è ancora?" rispose Marco
"Tecnicamente si, ma non suoniamo insieme da mesi."
"Allora chiamali tutti e incontriamoci al magazzino di Francesco. Avrei una proposta da fare a tutti voi"

A/N Buonasera a tutti :)
Come avete letto è un capitolo di passaggio, dove non accade nulla di straordinario, ma devo dire che il risultato mi ha soddisfatto :)
Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione critica ;)
Un grazie va a tutti voi che leggete e recensite questa Fan Fiction :)
Alla prossima. Ciao :D

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Capitolo 10
*** Maya, Sandra e... (Parte 1) ***


-Flashback-
Il cellulare di Marco iniziò a squillare.
Vide lo schermo: un numero che non conosceva.
"Pronto?"
"Ciao Marco. È da tanto che non ci si sente" rispose un uomo dall'altro capo.
"Salve. Scusi ma ci conosciamo"
"Marco capisco che non ci si sente da tanto ma credevo che ti ricordassi almeno la mia voce"
Marco non rispose, non capiva chi potesse essere.
"Sono Franco."
"Ciao Franco. Scusa ma non ti avevo proprio riconosciuto. Che figura di merda."
"Non preoccuparti Marco."
Dopo un paio di minuti di convenevoli riguardanti ciò che è successo durante l'anno precedente, Franco arrivò al sodo e al vero motivo della sua telefonata.
"Marco ti ho chiamato per un motivo ben preciso."
"Dimmi Franco"
"Ho ricomprato il Rock studio"
"Sono contento. Mi dispiace che la radio non abbia funzionato."
"Non è un problema. Non era il mio campo, io ho sempre voluto aiutare i giovani cantanti ad emergere. Volevo chiederti se ti piacerebbe venire a suonare nel mio locale il giorno della nuova inaugurazione"
"Sono lieto di questa proposta. Accetto ben volentieri."
"Perfetto. Grazie mille Marco, sapevo che su di te potevo contare"
"Franco, tu ora sei al locale?"
"Si sono qui e sto controllando le condizioni del locale"
"Perfetto allora aspettami"
"Va bene Marco. Ti aspetto."
 
I ragazzi dei Senza nome e Marco si incontrarono al magazzino di Francesco.
"Ciao Marco. Come mai hai chiesto di incontrarci?" chiese Budino.
"Beh ho una proposta per tutti voi. Vi piacerebbe ampliare il vostro pubblico?"
"Beh è una proposta alettante" rispose Miriam.
"Vorreste essere il mio gruppo spalla per una serata?" chiese Marco.
I ragazzi rimasero allibiti dalla proposta di Marco. Non si aspettavano una richiesta del genere.
"Beh Marco, io sarei ben felice di poter suonare al tuo fianco." rispose Rudi.
"Anche per me." aggiunse Diego.
"Idem." disse Budino.
"Siamo in quattro con me" disse invece Mattia.
L'unica che sembrò riluttante alla proposta fu Miriam.
"Immagino che non ci sia posto per me" disse la ragazza.
"E invece no Miriam. Avevo pensato che durante la serata potremmo cantare i vostri brani e tu mi affiancherai come seconda voce durante i miei pezzi." rispose Marco.
La ragazza sorrise: "Allora che stiamo aspettando? Proviamo subito?"
"Certo." rispose Diego.
"Un’ultima domanda Marco. Dove suoneremo?" chiese Mattia.
"Suoneremo al Rock studio"
"Il Rock studio?" chiese meravigliato Rudi.
"Lo stesso Rock studio che ha lanciato i più grandi cantanti di oggi?" chiese invece Mattia.
"Si. È di un mio amico e mi ha chiesto di fare la serata d'inaugurazione."
"Allora che stiamo aspettando? Decidiamo la scaletta e mettiamoci subito a provare" disse un esultante Diego.
"Rudi. Vieni un attimo" disse Marco.
"Che c'è Marco?"
"Volevo chiederti di cantare il tuo pezzo"
"No Marco. Non me la sento di cantarlo."
"Perché?"
"Mi fa venire alla mente brutti ricordi"
"Rudi, tutte le canzoni nascondono ricordi. Ma non puoi privare il pubblico di un ottimo pezzo come il tuo."
"Va bene. Mi hai convinto. Lo vuoi cantare con me?"
"Certo. Potrei contraccambiare facendoti cantare un mio pezzo."
"In realtà volevo chiedertelo da prima."
"Sai già quale canzone vuoi cantare al mio fianco?"
"Stavo pensando a Parole nuove"
"Va bene e Parole nuove sia. Andiamo a dirlo agli altri"
 
La settimana passò in fretta e a palazzo di Lady Victoria si presentò la nipote della donna.
"Buon pomeriggio Inge" disse Maya.
"Buon pomeriggio Altezza" rispose la donna di fiducia di Lady Victoria.
"La nonna è in casa?"
"Al momento è con i capi di Stato di Svezia e Danimarca."
"Oh. Capisco."
"La sua stanza è pronta. Vuole andare a sistemarsi?"
"Si, Inge. Mi accompagni?"
"Certamente Altezza"
La ragazza e la donna andarono al piano superiore del Palazzo e Maya sistemò le proprie cose nella sua camera.
Si stese sul letto e ricevette una telefonata.
"Pronto?"
"Maya. Sei arrivata in Italia?"
"Ciao Sandra. Certo che sono arrivata. Ora sono a palazzo di nonna."
"Ah bene bene. Stasera non prendere impegni."
"Perché?"
"Devi uscire con me. C'è l'inaugurazione di un nuovo locale qui a Roma, il Rock Studio mi pare, e dobbiamo assolutamente andarci"
"Non so Sandra. Volevo andare a trovare Marco stasera. Fargli una sorpresa."
"Dai, per favore. Passiamo una serata noi due sole come ai vecchi tempi. E poi è da tanto che non ci vediamo”
“E va bene Sandra. Mi hai convinto. Alle nove sono da te”
“Grazie Maya. A stasera”
Maya si stese nuovamente sul letto e si rilassò in vista della serata.
 
La sera arrivò in fretta per Maya. Alle nove puntuale arrivò a casa di Sandra e citofonò.
“Chi è?” chiese Sandra dal citofono.
“Sono Maya.”
“Ciao Maya. Scendo subito”
La ragazza rispettò le sue parole e uscì immediatamente dal portone del condominio.
“Ciao Maya. Che bello rivederti”
“Ciao Sandra.”
Le due cugine si unirono in dolce abbraccio.
“Allora andiamo in questo locale?” chiese Maya.
“Certo.” Poi si rivolse all’autista che aveva accompagnato Maya. “Può accompagnarci in Via Giovanni Battista Magnaghi?”
“Certamente principesse.” Rispose l’autista aprendo lo sportello della Limousine.
“Ok. Che la serata cominci.” Esultò Sandra.
 
Al Rock Studio intanto era tutto pronto per l’esibizione di Marco e dei Senza Nome.
“Emozionati?” chiese Marco ai componenti del gruppo.
Nessuno rispose, la tensione era a mille.
Alice, Jolanda e Regina guardavano i sei che dovevano esibirsi.
“Mamma mia sono più tesi di una corda di violino” disse Jolanda.
“È vero. Guardate il mio Budino come sta.” Rispose Regina vedendo Budino teso.
“Certo è strano sentirti dire “Il mio Budino”. Non avrei mai pensato a voi come una coppia” disse Alice e le tre ragazze scoppiarono in una risata.
“Ma comunque sono felice per voi. Sia tu sia Budino avete aspettato per tanto tempo la persona giusta.” aggiunse Alice.
“Ciao ragazze.” Disse Eva che era appena arrivata al locale.
“Ciao Eva” risposero le tre ragazze quasi in coro.
“Sono pronti i musicisti?”
“Giudica tu stessa” rispose Alice.
Eva guardò i componenti del gruppo e li vide molto tesi.
“Ok forse ancora non sono pronti” disse ironicamente.
Marco e Rudi guardarono il tavolo dove erano sedute le ragazze, sorrisero e per un attimo l’esibizione passò in secondo piano.
 
In quel momento nel locale entrarono Maya e Sandra.
“Sembra carino” disse Sandra appena entrò.
“Già sembra. Ma io non mi fiderei tanto di questa gente”
“Maya ti fai delle preoccupazioni inutili. Prendiamo qualcosa da bere?”
“Si andiamo”
 
“Buonasera a tutti” disse Franco salendo sul palco e parlando al microfono.
“Benvenuti al Rock Studio. Anzi direi bentornati. Siamo felici di riaprire dopo due anni. Sono felice che abbiate accolto il nostro invito; ma non voglio dilungarmi con i ringraziamenti e vi presento subito gli ospiti musicali di stasera. Il cantante sicuramente lo conoscete; è una vecchia conoscenza del Rock Studio.”
 
“Sandra mi accompagni in bagno?” chiese Maya finendo il suo analcolico.
“Si, certo” le due ragazze andarono verso il bagno ed entrarono.
 
“Sono emozionata per Rudi e il gruppo” disse Alice alle altre ragazze mentre si facevano strada per andare sotto li palco.
“Ci credo. Questa è la serata più importante della loro carriera” rispose Eva. “Anche io ero emozionata quando Marco andò a R101 per presentare il suo pezzo”
 
“Marco Cesaroni” urlò Franco.
Un ovazione si levò dal pubblico all’ingresso di Marco.
“Buonasera a tutti. Come sapete questa sera non mi esibirò da solo. Vi presento il gruppo che mi accompagnerà. I Senza Nome,”
Una seconda ovazione si levò all’ingressi dei ragazzi.
“Passo alle presentazioni. Al basso abbiamo Budino, alla seconda chitarra acustica Mattia, alla batteria mio fratello Rudi, alla chitarra elettrica Diego e come seconda voce Miriam.”
“È emozionante per noi poterci esibire in questo locale tanto importante per la musica” disse Miriam.
“Spero che possiate passare una piacevole serata in loro compagnia. Buon concerto a tutti” si congedò Franco.
“Bene questo è il nostro pezzo di apertura”
Iniziarono con Adesso che ci siete voi, il primo successo di Marco.


A/N Buon pomeriggio a tutti :)

Dopo settimane torno a postare un capitolo diviso in due parti.

Come sempre spero che vi sia piaciuto e mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate ;)

A domani con la seconda parte (se finisco di ricopiarla entro oggi XD)

Alla prossima :)

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Capitolo 11
*** e...Umberto (Parte 2) ***


Intanto Maya e Sandra uscirono dal bagno e la principessa riconobbe la musica e soprattutto la voce del cantante.
“Ma questo è Marco”
“Sei sicura?”
“Certo! Riconoscerei la sua voce tra mille altre”
Le due ragazze cercarono di farsi strada tra il pubblico, ma non riuscivano ad avanzare tanto.
In prima fila Eva, Jolanda, Regina e Alice si divertivano ballando e cantando.
Mentre ballava, la più giovane delle Cudicini urtò inavvertitamente un ragazzo accanto a lei.
“Scusami” urlò la ragazza.
“No tranquilla. Non è successo niente di grave Alice” sorrise il ragazzo.
Alice lo guardò con aria interrogativa “E questo chi è? Come fa a conoscermi?” si domandò tra sé e sé.
“Non mi riconosci?” chiese lui.
Alice rispose con un no dispiaciuto.
Il ragazzo rise sotto i baffi e si presentò: “Sono Umberto”.
Alice rimase meravigliata. Non vedeva Umberto da tre anni ed era davvero cambiato: era diventato alto, con un fisico da far invidia a tutti, i capelli ancora più corti di come li portava e con un filo di barba che popolava il suo viso.
“Ciao Umberto” la ragazza lo salutò con i classici due baci sulle guancie.
“Ma dove sei stato tutto questo tempo?”
“Mi sono trasferito a Viterbo con i miei e mi sono diplomato lì. Sono a Roma per un colloquio di lavoro fissato per domani”.
I due iniziarono a parlare come due vecchi amici; in fondo lo erano nonostante i vari problemi tra loro.
Rudi vide la scena dal palco e riconobbe subito l’atteggiamento da playboy mancato di Umberto. Rudi notò subito la sua presenza nel locale; lo odiava, lo odiava con tutto sé stesso perché aveva fatto soffrire Alice tempo addietro.
Più la rabbia saliva e più i colpi sulla grancassa diventavano forti durante Silenziosa Possibilità.
A fine canzone Marco prese la parola.
“Grazie a tutti. Siete stato un pubblico           fantastico. Ora vorrei proporre un duetto con mio fratello Rudi.”
Rudi si alzò e dallo sgabello della sua batteria e venne sostituito da Mattia.
“Buonasera a tutti” disse prendendo l’acustica di Mattia.
“Canteremo due canzoni. La prima scritta da lui e un mio vecchio successo”
“E vorremmo dedicarle a due persone molto importanti per noi” aggiunse Rudi.
In quel momento, Maya e Sandra riuscirono a farsi largo tra il pubblico, arrivarono in prima fila e i loro visi non sfuggirono agli occhi di Marco e Rudi: “Che ci fanno qui?” si chiesero guardandosi negli occhi.
Le due chitarre dei fratelli iniziarono a suonare all’unisono Due Anelli.
Il primo a cantare fu Rudi:
 
Ma come fai sai dei miei guai
Anche se non mi vedi
Ma come fai non manchi mai
Quando non sto più in piedi
Se cado giù, ci pensi tu mi spieghi come fai?
 
Al ritornello si aggiunsero gli altri strumenti.
 
A sopportare tutti i miei perché
A non urlare se ce l’ho con te
Combinazione senza nome
Come due anelli quasi fratelli
 
A realizzare tutti i miei farò
A non mollare quando me ne andrò
Un’emozione senza nome
Come due anelli più che fratelli
 
“Vai Marco” urlò Rudi.
 
Ma come fai risolvi i guai
Anche se poi lo neghi
Ma come fai non dormi mai
Forse è per me che preghi
Se volo su, ci pensi tu mi spieghi come fai?
 
Alice e Umberto continuarono a parlare anche durante la canzone.
“C’è un casino assurdo qui. Inoltre fa molto caldo. Che ne dici se andassimo fuori e continuare questa conversazione?” chiese il ragazzo.
Alice rimase sulle sue per un attimo e girò lo sguardo verso Rudi.
 
Grazie perché se stai con me io crescerò
Resta con me, senza di te come farò?
 
Non voleva seguirlo, non voleva lasciare Rudi, ma gli occhi imploranti della sua prima cotta la fecero cambiare idea, accettando la proposta a malincuore.
 
Dicono che senza amare non si può comporre una canzone
Il miglior plettro è la passione
Per ritrovar le corde di una nuova ispirazione
Devi soffrire un altro po’
 
“Però sono stati carini. Nonostante siamo state lontane da loro ci dedicano comunque queste canzoni.” Disse Sandra rivolta a Maya.
La principessa rimase di sasso.
Le parole della prima canzone parlavano chiaro: come due anelli, quasi fratelli, come due anelli, più che fratelli.
Sia Marco sia Rudi non interpretavano quel “fratelli” come profonda amicizia, ma come fratelli nel vero senso della parola cioè quattro persone costrette a vivere sotto lo stesso tetto perché i loro genitori si sono sposati.
“Sandra queste canzoni non sono per noi”
Sandra la guardò con uno sguardo interrogativo.
“Ma si pensaci. Chi sono le sorelle di Marco e Rudi? Perché Rudi ti ha lasciato? Perché Marco è stato oltre un mese lontano da me?” Maya riprese fiato sospirando.
“Loro sono innamorati di Eva e Alice”.
“Ma cosa dici? Marco ha lasciato Eva per stare con te e Rudi è molto amico di Alice ma nulla di più.”
 
Fuori dall'oblo 
Vedo una schiera di stelle 
Che mi pregano di usare altre parole piu belle 
Niente amore niente mare,sole,sale perché 
Musica e parole 
Sono sbronze dentro stanze 
Piene d'api e zanzare 
Ridono dei nostri sforzi 
Ma lo so 

 
“A fine concerto andiamo a parlare con loro e vedrai che si risolverà tutto” concluse Sandra.

Se lasci andare la testa 
Non dicono di no

Il pubblico applaudì entusiasta l’esibizione,
“Grazie a tutti siete stato un pubblico fantastico. Buonanotte a tutti”
Tra gli applausi del pubblico i ragazzi scesero dal palco e vennero accerchiati dai fan.
Rudi riuscì a sgattaiolare da quella situazione e uscì dal locale.
Regina corse verso Budino e gli diede un tenerissimo bacio.
“Complimenti amore mio. Hai suonato da Dio stasera. Il tuo basso spaccava”
“Grazie tesoro” rispose Budino tornando a baciare la sua fidanzata.
 
“Sei stato davvero bravo Marco. Hai incantato tutti con la tua voce”
“Grazie Eva.” I due ragazzi si guardarono e si sorrisero.
“Marco!” il momento idilliaco fu interrotto da Maya.
“Maya. Ciao!” rispose Marco spaesato. Aveva dimenticato della presenza della sua ragazza al locale.
“Marco dobbiamo parlare” lo avvertì la principessa.
 
Rudi intanto uscì dal locale e vide Alice e Umberto parlare.
“Sei diventata bellissima sai?” disse Umberto.
“Graz…” nemmeno il tempo di rispondere che Umberto premette le sue labbra su quella della ragazza
Rudi sentì il suo cuore spezzarsi.
“Sono solo uno stupido. Credevi davvero che una bella ragazza come Alice aspettasse la tua dichiarazione? Dovevo dirglielo prima, quando Sandra mi lasciò” pensò il ragazzo.
Rudi girò i tacchi e rientrò nel locale ma Sandra si parò davanti a lui.
“Ciao Rudi. Entriamo insieme?” chiese.
Alice sciolse con la forza il bacio e diede un sonoro ceffone sulla guancia di Umberto.
“Ma come ti permetti?” urlò la ragazza.
“Io credevo di piacerti ancora un po’ ”
“Dopo avermi preso in giro? Dopo essere scomparso per anni? Mi spiace Umberto ma io sono andata avanti. Il tempo passa per tutti e lo sai. Nessuno indietro lo riporterà nemmeno noi. Io sono innamorata di un altro ragazzo; e se non glielo dico impazzirò”
Alice voltò le spalle a Umberto che non riuscì a risponderle.
“Perdonami Rudi per la mia stupidità. Sono innamorata di te e devo dirtelo” pensò Alice rientrando.
“Sei stato davvero bravo” disse Sandra.
“Grazie. Non avrei mai pensato di vederti qui stasera”
“Ho voluto farti una sorpresa” mentì la ragazza. “Io ti chiedo scusa” continuò.
“Per cosa?”
“Per aver avuto una reazione spropositata quella volta. Per essere stata troppo gelosa”
“Non preoccuparti. Non è successo niente di grave” la rassicurò Rudi.
“Che ne dici di ricominciare?” chiese Sandra a freddo.
“No Sandra. Non posso. Io non sono innamorato di te. Non lo sono mai stato. Ti ho solo usato. Scusami”
Sandra accecata dalla rabbia per quelle parole, mollò uno schiaffo a Rudi e uscì dal locale lanciando qualche imprecazione.
“Rudi” disse Alice dopo aver visto tutta la scena.
 
“Perché non mi hai chiamato più?” domandò Maya a Marco.
“È che sono stato pieno di impegni e non ho avuto il tempo”
“Marco tu mi ami ancora?”
“Certo che ti amo” rispose titubante.
“Sposami allora. Ti prego”
Marco rimase stupito da quella proposta e la sua confusione aumentò sempre di più.
“Non so se siamo ancora pronti per questo passo”
“Perché? Io ti amo e tu mi ami. Non vedo il perché di tanta titubanza.”
Marco inavvertitamente girò gli occhi verso Eva che rideva e scherzava con gli altri.
“È per lei vero?” chiese Maya.
Marco abbassò lo sguardo.
“Marco sei ancora innamorato di lei vero?” incalzò la principessa facendo subire a Marco una sensazione di dejà vu.
“No Maya te l’ho detto. Amo solo te”
“Perché alla mia proposta l’hai guardata? Non prendermi in giro Marco, sei un libro aperto. Si capisce lontano un miglio che provi ancora qualcosa per lei.”
“Scusami”
“Come faccio a scusarti? Mi hai preso in giro Marco. Tutta quella dolcezza era falsa. Non l’hai mai dimenticata”
“No Maya. Io ci tenevo davvero a te. Ma Eva…”
“Eva, Eva, Eva…Vaffanculo Marco”
 
Maya prese le sue cose e uscì dal locale dove trovò Sandra visibilmente arrabbiata.
“Sandra andiamo via”
“Hai litigato anche tu con lui?”
“Si la ama ancora.”
“Che stronzo. Rudi ha fatto anche peggio. Mi ha confessato che mi ha solo usata.”
“Stronzo anche lui. Torniamo a casa. Non voglio più vedere un Cesaroni per il resto della mia vita” sentenziò Maya andando via dal locale con Sandra e tornando alla sua vita di corte.
 
“Ho visto che hai litigato con Sandra” continuò Alice.
Rudi annuì.
“Posso chiederti il motivo?”
“Voleva ricominciare la nostra storia. Ma le ho risposto che non era possibile”
“Perché?”
“Perché non la amo. E che sono innamorato di un’altra ragazza.”
Ad Alice le si illuminarono gli occhi.
“Posso chiederti chi è?” chiese con un pizzico d’ingenuità.
“Lei è una ragazza dolcissima. Una ragazza che allieta i miei sogni. Una ragazza che mi ha scritto una lettera, implorando di dichiararmi e di non farla partire con il suo ragazzo” Rudi tirò fuori la lettera di Alice dalla tasca posteriore dei suoi jeans “che io purtroppo ho letto tardi; ma io non avrei comunque seguito il suo consiglio perché volevo vederla felice”
“Lei è la stessa ragazza che rifiutasti al parco lo scorso anno? La stessa ragazza a cui hai dedicato la tua canzone? La stessa ragazza a cui hai dedicato questo post it?” Alice prese il post it di Rudi dalla sua borsetta “La stessa ragazza che è innamorata di te?”
“Alice mi stai dicendo che…”
La ragazza annuì.
Gli occhi di Rudi iniziarono a brillare. Le sue labbra si schiusero in un meraviglioso sorriso contrastato dall’altrettanto meraviglioso sorriso di Alice.
Senza pensarci, Rudi mise le sue braccia attorno al corpo di Alice facendolo aderire perfettamente al proprio.
Alice rispose cingendo il collo di Rudi con le sue braccia.
Si guardarono con occhi sinceri.
“Ti amo Alice”
“Ti amo Rudi”
Chiusero gli occhi e le loro bocche si incrociarono schiudendosi e si scambiarono un bacio vero e bellissimo; un bacio che entrambi aspettavano da tempo.
 
“Oh…Finalmente” disse Diego guardando Rudi e Alice.
Tutti i ragazzi guardarono i due innamorati.
“Hai visto i nostri fratellini. Si sono innamorati e non ci hanno detto niente” esclamò Eva rivolta a Marco.
“E già. Sono davvero carini” rispose Marco.
“Senti…Cosa è successo prima tra te e Maya?"
“Beh, ci siamo lasciati”
“Oh…Mi dispiace”
“Si vede che non poteva funzionare tra noi” concluse Marco.
 
Rudi e Alice sciolsero il loro bacio.
“Vuoi diventare la mia ragazza?”
“Solo se tu vuoi diventare il mio ragazzo”
Entrambi sorrisero.
“Ci sto. Però scordati nomignoli tipo Tesoro o Amore, cara Sardina” scherzò Rudi.
“Ci farò l’abitudine deficiente” sorrise Alice.
 
“Capellone, Alice. Volete rimanere lì o venite a festeggiare?” chiese Diego.
Alice e Rudi raggiunsero gli altri stringendosi la mano.
“A cosa brindiamo?” chiese Alice prendendo una bottiglia di birra.
“Beh io direi prima di tutto alla serata, dato che è stato un successo” iniziò Miriam.
“Io vorrei brindare anche a Rudi e Alice, che finalmente dopo tante titubanze si sono dichiarati. Siate felici insieme ragazzi” continuò Eva.
“Auguri ragazzi” dissero tutti in coro.
“Alla vita che continua nonostante le avversità?” chiese Marco rivolto ad Eva.
“E alle persone che ci staranno sempre accanto?” rispose Eva.
Marco annuì e sorrise.
Le due bottiglie dei ragazzi risuonarono quando si toccarono, e i due tra brindisi infiniti e risate continuarono a divertirsi.


A/N Come promesso ecco a voi la seconda parte del capitolo ;)
Spero che vi sia piaciuto. Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate :)
Alla prossima :D

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Capitolo 12
*** A San Martino l'amore torna vivo ***


San Martino era un giorno particolare per i Cesaroni.
Ogni anno Giulio e Cesare organizzavano una grande festa in bottiglieria dedicata all'apertura dei migliori novelli del Lazio.
 
Quel giorno Rudi e Alice presero la decisione di confessare il loro amore a Giulio e Lucia.
La sveglia per Rudi suonò puntuale alle sette del mattino.
"Devo smetterla di fare le ore piccole" pensò mezzo addormentato; prese le sue cose e uscì dalla stanza diretto in bagno, si fermò a contemplare la porta della camera di Alice e gli scappò un sorriso.
"Peccato che le ore piccole le passo con lei e sono i momenti più belli della giornata”.
In quel momento, Alice uscì dalla sua camera.
"Buongiorno" disse lui.
"Ciao" rispose lei con il sorriso.
"Hai dormito bene?"
"Potevo dormire meglio. Solo se ci fossi stato tu accanto a me"
Rudi si avvicinò per abbracciarla ma furono interrotti da Giulio e Lucia.
"Buongiorno ragazzi."
Rudi e Alice ebbero un sussulto.
"Buongiorno papà. Buongiorno Lucia"
"Buongiorno a voi" risposero i due ragazzi imbarazzati.
I genitori risero divertiti.
"Dopo pranzo non prendete impegni che vorremmo parlarvi”.
I due adulti scesero in cucina a preparare la colazione.
"Secondo te cosa vogliono dirci?" chiese Rudi.
"Non so che dire. Però che ne dici di riprendere ciò che abbiamo interrotto poco fa?”.
Alice con le sue mani salì il contorno del petto del suo ragazzo e chiuse le braccia attorno al collo di Rudi.
"Mi stuzzichi Sardina"
"Muoviti e baciami"
"Agli ordini capo" Rudi baciò la sua ragazza stringendola il più possibile al suo corpo.
"Vuoi andare prima tu in bagno?" chiese Rudi.
"No dai vai tu. Devi andare in bottiglieria no?"
"Però tu devi andare in libreria"
D'improvviso videro un’ombra entrare in bagno e chiudere la porta a chiave.
"Intanto che voi pomicioni decidete, il bagno lo uso io" disse Mimmo oltre la porta.
Rudi e Alice risero divertiti.
"Va bene nano. Ma non ammazzarti di... " si bloccò in tempo per non fare brutta figura con Alice.
"Vabbè ci siamo capiti no?"
"Non ti preoccupare. Non sono mica come te, fratellone."
Alice trattene una risata.
"Dato che abbiamo qualche minuto a disposizione e hai messo in mezzo l'argomento che ne dici se... " propose Alice.
Rudi la prese in braccio ed entrarono nella stanza delle ragazze chiudendo la porta alle loro spalle.
Marco assistette a tutta la scena dalla porta della sua camera.
"Ormai non sanno fare altro" pensò sorridendo.
 
Il ragazzo salì le scale e si diresse verso la mansarda; bussò e la risposta di Eva non si fece attendere.
"Buongiorno Eva."
"Buongiorno Marco"
"Ah vedo che siete già pronte."
"Si ci siamo svegliate prima altrimenti sarebbe stata una guerra per chi deve usare prima il bagno"
"Infatti Mimmo ha appena rubato il posto a Rudi e Alice. Ma hanno trovato qualcosa di meglio da fare”.
"Certo che stanno sempre azzeccati. Mi chiedo come mamma e Giulio non si siano accorti di niente.”.
"Forse sono più bravi di noi a nascondersi" disse Marco con un pizzico di amarezza.
"Già. Ti ricordi quando ci nascondevamo per non farci beccare?"
"Come posso dimenticarmene. Ti ricordi il capanno degli attrezzi?"
Eva annuì "E il tetto te lo ricordi?" domandò la ragazza.
"Adoravo quel posto."
"Ok basta ricordare sennò rimaniamo qua per ore intere. Dopotutto fa parte del passato no?"
"Sì, è tutto passato"
"Eva non sai quanto vorrei che quel passato tornasse. Non sai quanto è grande la voglia di dirti che Maya è stata solo uno sbaglio e che in realtà io non ti ho mai dimenticato" pensò Marco.
"Marco accompagneresti tu Marta all'asilo? Stamattina devo andare presto in redazione."
"Certo. Non c'è nessun problema. Stasera tieniti libera mi raccomando. Ci sarà la festa in bottiglieria e come membro della famiglia non puoi mancare.”.
"D'accordo Cesaroni. Non mancherò puoi starne certo" sorrise la donna infilandosi la giacca.
"Io vado Marco. Buona giornata"
"Buona giornata anche a te"
Marco prese in braccio la figlia e si diresse in cucina per fare colazione.
In quel momento Rudi e Alice uscirono dalla stanza di Alice con due visi felici ed estasiati.
Mimmo invece uscì dal bagno.
"Però non è che dovete fare tutto questo casino ogni volta che s... "
Marco tossì interrompendo Mimmo.
Mimmo guardò il fratello e la nipotina con aria preoccupata tipica di qualcuno che incorre in una gaffe.
"Noi stiamo andando a fare colazione. Dai sbrigatevi a prepararvi" disse il fratello maggiore.
Marco scese le scale ed entrò in cucina.
"Salvato in calcio d'angolo" sospirò Mimmo.
"Dai nano, l'importante è che Marta non abbia sentito. Piuttosto hai finito in bagno?"
"Si certo. È tutto vostro"
"Vuoi andare prima tu Alice?"
"No dai vai tu tranquillo."
"Sentite perché non lo usate insieme? Papà e Lucia saranno indaffarati a preparare la colazione quindi nemmeno vi sentiranno."
Rudi guardò Alice sorridendo ed entrarono insieme in bagno.
 
Al piano inferiore intanto i grandi erano riuniti a fare colazione.
"Giù, è sparita una bottiglia di vino dalla cantina. E mo come famo?" domandò Cesare al fratello minore.
"Una bottiglia che sarà mai. Dai Cè non essere paranoico"
"Va bene. Io vado a cambiarmi che devo accompagnare Marta a scuola e poi devo andare da Franco"
Marco lasciò la cucina lasciando lì la bambina che giocava con Matilde.
Mentre saliva incrociò i fratelli e Alice che scendevano.
"Buongiorno a tutti." dissero i tre in coro.
"Buongiorno ragazzi. Dai cè andiamo in bottiglieria dato che dobbiamo finire i preparativi per stasera. Rudi, non fare tardi”
“Non ti preoccupare papà. Tra una mezz’oretta starò lì”
I due fratelli uscirono diretti in bottiglieria.
“È meglio che vada anche io altrimenti Stefania mi uccide. Ciao a tutti” salutò Lucia.
Marco intanto tornò in cucina.
“Wow. Manco due minuti e tutti vanno via. Vabbè vado anche io altrimenti rischiamo di arrivare tardi all’asilo. A dopo” Marco prese la figlia per mano e andarono via.
“Andiamo anche noi” dissero Mimmo e Matilde.
“Ci vediamo a pranzo” salutò Alice.
 
Anche a casa Masetti, i componenti della famiglia erano intenti a fare colazione, quando il campanello suonò. Stefania lasciò la caffettiera sul fuoco e andò ad aprire. Con grande sorpresa non vide nessuno dall’altra parte della porta. Solo un vassoio e un foglio su di esso.
Stefania prese il biglietto, scartò la carta che avvolgeva il vassoio e vide che esso era colmo di cornetti.
Allora la donna lesse il biglietto. “Vi aspettiamo in bottiglieria alle otto”. Stefania rimase stupida da quel biglietto.
“Ezio, preparati che dobbiamo andare in bottiglieria”.
 
Marco lasciò Marta al nido e mentre si dirigeva al rock studio, ricevette un messaggio da un anonimo.
“Vieni ora in bottiglieria”
“Che strano messaggio” il ragazzo non si fece tante domande, girò i tacchi e si diresse in bottiglieria.
Quando arrivò, vide Ezio e Stefania seduti agli sgabelli con un’aria preoccupata.
“Buongiorno”
“Ciao Marco. Come mai qui?” chiese Giulio.
“Ho avuto uno strano SMS. Diceva che dovevo venire qui”
“Anche noi abbiamo avuto un messaggio simile” disse Ezio.
“Chi può convocarci qui?” si chiese Marco.
“Li abbiamo mandati noi” rispose una voce maschile dietro la porta d’ingresso.
 
La voce varcò la soglia e rimasero tutti stupiti.
Un ragazzo dai capelli color castano chiaro e una ragazza bionda si mostrarono.
Stefania iniziò a commuoversi.
“Walter! Bello di mamma” la donna corse ad abbracciare il figlio seguita da Ezio, Marco, Giulio e Cesare.
“Non ci posso credere. Il mio Walter - ego di nuovo a Roma.” Disse Marco euforico.
“Marco!” urlò Walter entusiasta.
“Chi sono io?” continuò.
“Il maestro. E chi sono io?”
“Il maestro del maestro”
“Bello pisellone!” urlarono all’unisono facendo quel gesto che li contraddistingueva.
“Ma si può sapere che succede? Si sentono le urla da…” disse Lucia entrando nel locale.
“Walter, Carlotta. Che bello rivedervi.”
“Salve signora Liguori.” disse educatamente Carlotta.
“Dai sediamoci e prendiamoci un caffè” intervenne Giulio.
“Come mai siete qui a Roma?” domando Marco.
“Bottazzi ha deciso di farmi tornare a casa e continuare a lavorare in officina” rispose Walter.
"Ma è una notizia fantastica. Andiamo in officina così saluti Diego" esultò Ezio che prese il figlio e lo trascinò all'officina.
"Ammazza. Non l'ho mai visto così pieno di energia" disse Stefania.
"Forse è meglio se andiamo anche noi. Alice tra poco arriverà in libreria e non può aprirla dato che non ha le chiavi."
"Si. Carlotta vuoi venire con noi così ti mostriamo la libreria?"
"Sì."
Le tre donne si alzarono dai loro posti e si diressero in libreria.
"Ah Carlotta. Stasera ci sarà una festa qui in bottiglieria. Mi raccomando. Non mancate." interruppe Giulio.
"Lo terrò a mente signor Cesaroni. Arrivederci."
 
Vicino la porta della libreria, le tre donne videro Rudi e Alice coccolarsi abbracciati.
"Ehi voi due!" tuonò Stefania.
I due ragazzi si staccarono di botto.
"Scusate, avevo visto un ragno e mi sono istintivamente abbracciata a Rudi." cercò di giustificarsi Alice.
"Non so perché ma questa frase pare di averla sentita da qualcun'altra" disse Carlotta ridendo sotto i baffi.
"Carlotta! Ciao ma che bella sorpresa" disse Alice salutando la ragazza seguita da Rudi.
"Ma come mai qui?" chiese Rudi.
"Bottazzi ha deciso di far tornare Walter al suo lavoro in officina e io l'ho seguito"
"Ah c'è anche Walter. E dov'è?" chiese Alice.
"Al momento è in officina con Ezio." rispose Carlotta.
"Ezio in officina? Questa è una sorpresa" disse sarcastico Rudi.
I cinque sorrisero a quell'affermazione.
"È il momento di lavorare. Rudi, tuo padre ti sta aspettando in bottiglieria. Avanti vai." tuonò di nuovo Stefania.
"Agli ordini capo"
"Ci vediamo a pranzo" concluse Lucia entrando in libreria con le altre.
 
La mattinata passò in fretta e la famiglia si ritrovò come di consueto attorno al tavolo della sala da pranzo.
"Uff che pranzo. Non mi sono sentito tanto pieno" disse Giulio.
"A chi lo dici. Io non riesco neanche a muovermi." aggiunse Mimmo.
"Bene. Marco, Mimmo potreste sparecchiare per favore?" chiese Lucia.
"Certo, non c'è nessun problema" rispose il maggiore dei figli di Giulio.
"Rudi, Alice. Potete venire fuori con me e Lucia per favore"
I due ragazzi si guardarono dubbiosi, ma accettarono la proposta.
I quattro uscirono e i genitori si sedettero sul dondolo.
"Bene ragazzi. Vorremmo parlarvi." iniziò Giulio.
"Siamo tutto orecchie papà"
"Abbiamo visto degli strani atteggiamenti da parte vostra ultimamente" disse Lucia.
"Tipo?" chiese Alice.
"Tipo che state sempre insieme, ogni volta che vi vediamo state sempre abbracciati. Insomma ci sembra di vivere un dejà vu." rispose Giulio.
Rudi e Alice iniziarono a sudare freddo.
"Beh noi siamo sempre stati uniti, per superare ogni difficoltà e ogni volta che ci abbracciamo è per incoraggiarci" si giustificò Alice.
"Ragazzi. Non siamo ciechi" sentenziò Lucia.
Rudi e Alice si guardarono e presero coraggio.
"Noi stiamo insieme" dissero nello stesso momento.
I genitori tirarono un sospiro di sollievo.
"Meno male. Lucia abbiamo vinto la cena"
"E vai." esultarono i genitori.
I ragazzi li guardarono con aria interrogativa.
Giulio prese il cellulare e compose un numero.
"Ezio. Ci dovete la cena. Sì, stanno insieme. Mi spiace per te e Stefania. Facciamo sabato sera? Perfetto. Intanto ci vediamo stasera."
L'uomo chiuse la chiamata e abbracciò la moglie.
"Ci spiegate cosa significa tutto questo?" domandò Alice.
"No, è una piccola scommessa che abbiamo fatto con Ezio e Stefania. Noi dicevamo che stavate insieme e loro dicevano di no" rispose Lucia.
"No, scusate. Non so se avete capito. Io e Alice stiamo insieme."
"Abbiamo capito Rudi. E ci avete fatto guadagnare una cena." rispose Giulio.
"Ma non siete minimamente arrabbiati?" chiese Alice.
"No per niente. Perché dovremmo esserlo?" rispose Lucia.
"Mamma. Io più Rudi uguale fidanzati"
"E quindi? L'importante è che siate felici. Giusto Lucia?"
"Più che giusto"
"Quindi accettate il nostro amore?" chiese Rudi.
"Certo figliolo. Abbiamo sbagliato con i vostri fratelli volendoli separare a tutti i costi. E come si dice sbagliando si impara"
Rudi e Alice si slanciarono abbracciando i rispettivi genitori.
"Grazie grazie grazie" dissero insieme.
"Di niente. Dai andate in camera. Avete un'oretta per stare soli prima di tornare a lavoro." concluse Giulio.
Rudi e Alice si presero per mano ed entrarono in casa.
 
"Ah Rudi."
"Che c'è papà?"
"Tieni questi."
L'uomo prese una scatola dalla tasca e la lanciò verso il figlio.
"Ma che cazz...preservativi?"
L'uomo fece l'occhiolino al figlio e tornò a coccolare la moglie.
"Hai visto tuo padre. È più avanti di te."
"Vedi che io sono un maestro nel controllarmi"
"Davvero? Dimostramelo."
Il ragazzo abbracciò la fidanzata ma lei si divincolò.
"Però devi prendermi prima"
"È una sfida? L'accetto."
Rudi e Alice iniziarono a correre per tutta la casa e il giardino finché il ragazzo non riuscì a bloccarla nella camera di Alice cadendo sul letto di lei.
I due risero come ragazzini.
Alice si alzò e chiuse a chiave la stanza, chiuse le persiane, si mise a cavalcioni su Rudi e iniziò a baciarlo ovunque spogliandolo.
Rudi fece altrettanto con lei e si ritrovarono nudi lui su di lei.
"Proviamo uno dei preservativi di papà?"
"Ma come? Non avevi detto che eri il maestro dell'autocontrollo?”.
Rudi prese il pacchetto e lo buttò dall'altra parte della stanza.
Tornarono a baciarsi e Rudi iniziò ad entrare dentro di lei con una dolcezza unica.
La ragazza inarcò leggermente la schiena ed emise un piccolo gemito di puro piacere.
"Senza di te come farei?" chiese Rudi.
"A sopportare tutti i nostri perché"
"A non urlare se ce l'ho con te"
"Noi siamo una combinazione senza nome"
"Come due anelli quasi fratelli"
"A realizzare tutti i nostri farò"
"A non mollare quando me ne andrò"
"Noi siamo un'emozione senza nome"
"Come due anelli più che fratelli"
"Grazie Alice"
"Per cosa?"
"Per tutto l'amore che mi dai"
"In realtà dovrei essere io a ringraziarti per questo. Perché grazie a te ho capito cosa significa amare”.
"Ti amo Acciuga"
"Ti amo Babbeo"
 
La sera arrivò in fretta e la bottiglieria e la piazza antistante erano pronte alla grande festa.
"E così state insieme" disse Stefania rivolta a Rudi e Alice.
"Sì, Stefania. E non potremmo essere più felici in questo momento" rispose Alice.
"Come?" domandò Walter. "Voi due? Ma non vi siete mai sopportati"
"Eh già. Però la linea che divide l'odio dall'amore è sottilissima. Pensavo lo sapessi"
"Buonasera a tutti." disse Eva entrando in bottiglieria.
Tutti istintivamente si misero davanti Walter e Carlotta cercando di nasconderli.
"Perché vi siete messi in questo modo? State cercando di nascondere qualcosa?" sorrise la donna.
"In realtà sì. È una sorpresa che spero tu possa gradire." rispose Marco.
"E di cosa si tratta?"
"Si tratta di noi due." disse Carlotta alzandosi insieme a Walter dagli sgabelli dov'erano seduti.
Eva rimase di stucco nel vederli.
Emise un piccolo urlo di gioia e abbracciò l'amica.
"Ma che ci fate qua?"
"Siamo tornati perché torno a lavorare in officina" disse fiero Walter.
"Con Bottazzi non è andata bene?"
"È andata più che bene. Continuerò a lavorare per lui"
"Non sapete quanto mi rendete felice." disse abbracciando entrambi.
"Adesso siamo di nuovo insieme. Noi quattro. E nulla ci separerà" disse Carlotta.
Eva a quelle parole guardò Marco in modo triste. Non era proprio come un tempo. Ma andava bene lo stesso.
"Scusate se interrompo questo momento strappalacrime, ma tra poco inizierà la festa e qui voglio meno persone possibili" disse Cesare in modo leggermente burbero.
"Tranquillo zio. Possiamo continuare la nostra chiacchierata fuori" alleggerì Eva che prese per mano Carlotta e la trascinò fuori.
"Hai visto come ti ha guardato?" domandò Mimmo a Marco.
"Sì. C'era tanta amarezza nei suoi occhi"
"Sicuro che funzionerà il tuo piano?"
"Deve funzionare. Ricordati ciò che devi fare"
 
La festa passò senza troppi intoppi e Masetti e Cesaroni si ritrovarono di nuovo in bottiglieria.
"Allora è andata bene?" chiese Pamela a Cesare.
"Più che bene. In una serata abbiamo guadagnato oltre sei mila euro. Non credo possa capitare di nuovo"
"Scusate tutti. Potreste prestare un po' della vostra attenzione? Dovrei fare un annuncio a tutti" interruppe Walter le varie conversazioni che si stavano tenendo.
"Che hai intenzione di fare Walter?" chiese Carlotta.
"Una sorpresa"
Walter s’inginocchiò davanti la fidanzata e prese un pacchetto dalla tasca e lo aprì mostrando un anello con un piccolo diamante sulla cima.
"Walter cosa significa?"
"Carlotta vuoi sposarmi?"
Tutti rimasero sorpresi dalla proposta di Walter e attesero la risposta di Carlotta.
Lei s’inginocchiò di fronte al fidanzato e finalmente rispose alla domanda.
"Certo che voglio sposarti Walter."
Walter prese l'anello dal pacchetto e lo infilò all'anulare di Carlotta e si baciarono.
"Ma qua dovemo festeggià. Cesare puoi uscire qualche bottiglia di spumante?" esultò Ezio.
"Certo, però me devi pagà"
"Si te pago. Nun te preoccupà"
Marco si avvicinò all'amico e si congratulò con lui.
"Finalmente ti sei deciso a fare il grande passo" disse abbracciando l'amico.
"Sì. La amo e non riuscirei a vivere per due minuti lontano da lei."
"Sono contento per voi."
I festeggiamenti per l'imminente matrimonio andarono avanti per mezz'ora.
"Bene direi che è il momento di andare. Cesare chiudi tu?"
"Sì. Vai tu che qua ci penso io"
Tutti andarono via dalla bottiglieria e Cesare poté chiudere in santa pace.
 
Arrivata a casa, Eva fece immediatamente addormentare Marta e mentre si stava cambiando Mimmo entrò in mansarda.
"Eva"
"Dimmi Mimmo."
"Posso chiederti un favore?"
"Certo."
"Potresti tradurmi queste frasi in italiano? Perché io non riesco"
"Vediamo di che frasi si trattano"
Eva prese il quaderno di Mimmo e lesse la frase.
"Lie down on the roof, the night you and me." recitavala prima.
"Please, forgive me." diceva la seconda.
"Please. I'm waiting for you"
"Scusa Mimmo esco un attimo che devo prendere una boccata d'aria."
Eva uscì velocemente dalla mansarda, si diresse in giardino e vide una lunga scala che portava al tetto.
Senza esitazioni la salì e vide Marco sdraiato nel punto dove erano soliti nascondersi.
"Che significa questa storia?" disse avvicinandosi.
"Che storia?"
"Non fare il finto tonto Marco. Quella di usare Mimmo per raggiungerti qui sul tetto."
"L'hai detto. Per farti venire qui sul tetto con me"
"Bene sono qui. Hai qualcosa da dirmi?" disse seccata.
"Sì, Eva. Una cosa banale ma che per noi due ha significato tanto.”.
"Ah e cos'è?"
Marco si alzò e si posizionò di fronte a lei.
"Ti amo Eva. Ti amo e non ho mai smesso di amarti."
"Sì. Come quando mi mollasti a Giugno per correre da lei.”.
"Ho sbagliato Eva. Ti chiedo scusa per averti fatto soffrire."
"E ci pensi dopo cinque mesi? Ho sofferto come non mai e credi che questo possa farti perdonare?"
Marco abbassò lo sguardo.
"Ti ricordi quando sono tornato a Roma senza dirvi nulla?"
"Sì ma, questo cosa c'entra ora?"
"Non ero tornato per incontrare il mio manager. Ero tornato per te. Perché da quando sei tornata nella mia vita, non faccio altro che pensare a te. Ogni singolo momento, che sia giorno o che sia notte.”
“Ti prego Marco non mentirmi di nuovo. Non ce la farei a sopportare di nuovo tutto quel dolore”
“Eva non ti sto mentendo. Se ho mollato Maya è perché non potevo stare con lei. Ogni cosa che facevo assieme a lei ricordava te. Ogni notte immaginavo te accanto a me non lei.”
Eva abbassò lo sguardo.
“Ce la meritiamo davvero una seconda possibilità secondo te?”
“Sì Eva. Perché nessuno di noi due ha dimenticato davvero l’altro. Il nostro amore è più forte di qualsiasi altro. Abbiamo superato Rachele, Alex, Simona, Giorgio e Sofia. Supereremo anche quest’ultimo mio errore. Perdonami Eva. Ti amo. Ovunque andrai”
Eva iniziò a piangere di gioia e abbracciò Marco.
“Marco. Anche io ti amo. Ho sperato che questo momento arrivasse.”
Marco prese il volto di Eva e iniziò a baciarla.
“Però ora Eva non piangere. Perché se piangi mi uccidi. Ti amerò. Per sempre”
Eva allora tornò a baciare e lo spinse sulle coperte dov’era seduto prima.
La donna iniziò a spogliare Marco e lui fece altrettanto con lei.
Si coprirono e lui iniziò a baciarle dolcemente il collo, scendendo giù per il seno lasciando baci roventi sui capezzoli.
Eva prese il viso di Marco e lo riportò sul suo e lo baciò con la passione di un tempo. Fu in quel momento che Marco entrò piano in Eva.
La donna gemette di piacere a quel tocco e quando Marco iniziò a muoversi dentro di lei.
Rimasero tutta la notte a fare l’amore sul tetto.
Fu la notte più bella della loro vita. Perché finalmente si erano ritrovati. E stavolta niente e nessuno li avrebbe separati.



A/N Buonasera a tutti :) Eccomi di ritorno con questo capitolo che spero possa esservi piaciuto :)
Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate con una critica nelle recensioni :)
Grazie infinite a tutti coloro che hanno seguito questa FF e che l'hanno recensita con entusiasmo :)

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Capitolo 13
*** Epilogo ***


10 anni dopo

 

Tutta la famiglia Cesaroni assieme ai Masetti si trovava fuori la sala parto.

"Chissà come sta la mia piccola" disse Cesare molto preoccupato.

"Sta bene Cè. Si è preparata bene durante questi nove mesi. Ha seguito il corso quindi non devi preoccuparti" rispose Giulio.

Marco stava parlando al cellulare con il vivavoce.

"Mimmo si può sapere dove stai?" chiese.

"A casa Marco. Non me la sento di venire"

"Mimmo non so se hai capito. Tuo figlio sta nascendo. Che razza di padre sei?"

"Io sono solo il padre biologico per lui. Il vero padre sarà Achille. Matilde si sposerà tra qualche mese con lui non ricordi?"

"Mimmo non fare lo scemo. Vieni e muoviti" lo incitò Rudi che teneva in braccio un bambino di due anni.

"Passatemelo" disse Alice.

"Mimmo! Adesso mi ascolti. Achille e Matilde si sono lasciati un mese e mezzo fa. E sai perché? Perché lei ama te e non lui." continuò la ragazza.

"Ti prego Alice non illudermi"

"Non ti sto illudendo. Matilde non ne ha parlato con nessuno per non far preoccupare Cesare e Pamela ma dopo il parto lo avrebbe detto a tutti. Si è confidata solo con me, Eva e Carlotta"

"Mimmo è vero. Lo ha fatto per te e per il vostro bambino. Quindi ora ti alzi da quel letto pieno di lacrime e vieni in ospedale e in fretta." intervenne Eva.

Mimmo non rispose ma il suo volto tornò ad essere felice. Chiuse la chiamata, prese la macchina e andò verso l'ospedale.

"Allora lo avete convinto?" chiese Marta che si era avvicinata a loro con un bambino di cinque anni tenendolo per mano.

"Credo di sì. La mamma e la zia hanno potenti mezzi di convincimento. Mi è piaciuta la storia di Matilde che ha lasciato Achille" rispose Marco.

"Già. Una storia incredibilmente vera" disse Eva.

Marco e Rudi si guardarono increduli.

"State dicendo che Matilde ha davvero lasciato Achille per Mimmo?" chiese Rudi.

Le due donne annuirono.

"Certo che voi Cesaroni siete testardi. Se non vi spingiamo noi ad agire rimarreste chiusi in voi stessi" disse Eva.

"Ehi. Non ricordi che quando ci siamo rimessi insieme sono stato io a trascinarti sul tetto?"

"Sì. Però chi ha spinto chi a sposarsi?"

 

Marco ricordò tutto ciò che accadde da quella notte sul tetto.

Dopo un anno dalla loro riconciliazione decisero di sposarsi, senza però aver di nuovo affrontato Maya.

Sì, perché la principessa tornò alla carica dopo l’abdicazione del padre che le permise di diventare Granduchessa del Lussemburgo.

Maya tornò a Roma dopo qualche mese e comunicò alla famiglia Cesaroni questa notizia ed in particolar modo di poterla dare a Marco.

Il loro rapporto tra Marco ed Eva andava a gonfie vele. Erano andati a vivere nella casa al mare che Marco comprò qualche anno prima, ma ogni domenica (per una promessa fatta a Giulio) pranzavano con tutta la famiglia.

Maya andò a trovarli e propose a Marco di riprovarci ancora una volta, di aver capito i suoi errori, di essere stata troppo precipitosa ma l’uomo rifiutò; confessò a Maya di essere stato bene assieme a lei ma il suo cuore lo aveva donato ad Eva e non l’avrebbe mai più lasciata per una stupida cotta.

Maya comprendendo lo stato d’animo di Marco decise di non metter più i bastoni tra le ruote tra Eva e Marco; i due potettero finalmente sposarsi.

 

"Diciamo che quella era una cosa voluta entrambi." rispose Marco prendendo la moglie per i fianchi e baciandola successivamente.

"Bleah" disse il bambino accanto a Marta.

"Che c'è Sergio? Non ti piace vedere mamma e papà baciarsi?" chiese sorridendo Eva.

Il piccolo Sergio scosse la testa in segno di dissenso.

La donna prese in braccio il figlio e iniziò a coccolarlo.

"Allora significa che da ora in poi bacerò solo te"

"Sì che bello" esultò il piccolo.

"Ehi. Io sono geloso" disse Marco con una finta faccia triste.

Eva sorrise e tornò a coccolare il figlio.

 

"Ha ragione Eva. Voi Cesaroni siete un mucchio di testardi" disse Alice rivolta a Rudi.

"Anche tu non scherzi. Ricordi ciò che successe il giorno della maturità?"

"Quando scappai con Francesco pur sapendo i tuoi sentimenti per me?"

"Esattamente"

"E va bene. Era un piccolo peccato di gioventù. L'importante è che ora stiamo insieme" sorrise la ragazza baciando il fidanzato.

"E tu piccolo Giulio, non prendere questo difetto di mamma e papà. Se c'è qualche persona che ti piace dichiarati senza pensarci due volte" disse Rudi rivolto al bambino che teneva in braccio.

Il piccolo rise e si lanciò verso la mamma.

 

Rudi ormai lavorava in pianta stabile in bottiglieria al posto di Cesare che era andato in pensione, e con i soldi accumulati, riuscì a comprare un appartamento per lui e Alice.

Alice invece era riuscita ad entrare in un'azienda di moda per ragazze come ricamatrice.

La convivenza andava a gonfie vele.

Quasi tre anni prima Alice disse a Rudi di essere incinta e il ragazzo reagì alla notizia con entusiasmo.

Nove mesi dopo nacque il piccolo Giulio, il loro primogenito.

 

"È davvero un bambino bellissimo. Si vede che ha preso tutto da te" continuò l'uomo.

"Adesso mi vuoi dire che tu sei brutto?"

"Non arriverò mai alla tua bellezza però"

"Adulatore" rispose Alice arrossendo, appoggiando il suo corpo a quello di Rudi che l'abbracciò.

"I capelli però li ha presi da te. Ogni mattina sembra che abbia preso la scossa"

I due risero e tornarono a coccolarsi.

 

"Signorina Fantoni respiri profondamente e spinga" disse l'ostetrica

"Ci sto provando" rispose Matilde.

Accanto a lei c'era la madre Pamela che prova a calmarla.

"Tesoro calmati e segui ciò che ti dice l'ostetrica."

"Ma fa male mamma"

Resistendo al dolore Matilde riuscì a partorire una splendida bambina.

"Adesso dovremmo chiamare il padre per il taglio del cordone"

"Il padre purtroppo non c'è." disse Matilde con una faccia triste.

"No ci sono" disse Mimmo entrando nella sala operatoria.

"Mimmo" disse Matilde entusiasta e con un viso pieno d'amore.

Mimmo tagliò il cordone che teneva legata la figlia a Matilde e raggiunse la ragazza.

"Io credo che uscirò. A dopo" disse Pamela salutando i due.

"Matilde perdonami se sono stato un completo idiota. Se ti ho lasciato perché non credevo di essere pronto a diventare padre. Perdonami per tutto ciò che hai dovuto affrontare da sola."

"Mimmo. Io ti sentivo sempre accanto a me. Perché il nostro amore è forte. Ho provato a sostituirti con Achille ma non ci sono riuscita. L'ho lasciato perché amo solo te"

I due si baciarono dolcemente. Quel bacio sanciva l'inizio del loro splendido amore.

 

Qualche mese dopo Masetti e Cesaroni al gran completo si trovarono a casa Cesaroni per festeggiare il battesimo della piccola Pamela Cesaroni.

C'erano proprio tutti. Giulio, Cesare ed Ezio impegnati con il barbecue e i disastri di Ezio; Lucia, Stefania e Pamela impegnate a portare a tavola i loro manicaretti; Marco ed Eva erano seduti sul dondolo e accanto a loro c'erano Walter e Carlotta che controllavano Sergio e Federica, la bambina di Walter e Carlotta; Rudi e Alice in casa intenti a cambiare il pannolino a Giulio e con loro Diego e Miriam, che dopo una serie di tira e molla decisero di sposarsi e andare a vivere in Sicilia, nello stesso paesino della mamma di lei, Jolanda, che aveva rotto con Mattia qualche mese dopo la maturità, e Budino e Regina felicemente fidanzati; Mimmo e Matilde erano in giardino a coccolare la loro bambina.

"Oh ma Barilon dove sta?" chiese Giulio.

"Ho chiamato un'ora fa a Germana e mi ha detto che l'aereo era atterrato proprio in quel momento" rispose Lucia.

In quel momento Antonio, Germana e Lorenzo Barilon varcarono il cancello di casa Cesaroni.

"Buongiorno a tutti. Scusate il ritardo" disse Antonio.

"Nessun ritardo Antonio. Siete arrivati giusto in tempo. La carne è quasi pronta" rispose Cesare.

 

Sì, Cesaroni, Masetti e Barilon erano diventati amici dopo anni di screzi.

Giulio, Cesare ed Ezio conobbero meglio Antonio e scoprirono un uomo di gran cuore disposto sempre ad aiutarli; per Lucia, Stefania e Pamela accadde la stessa cosa con Germana; dietro al suo lato burbero e scontroso si nascondeva una donna debole, che stava pagando il trauma della perdita di tutte le sue amiche dopo il trasferimento a Roma.

 

"Scusate, dove sono Rudi e Alice?" chiese Lorenzo.

"Sono dentro con gli altri" rispose Stefania.

"Li raggiungo. Con permesso"

Lorenzo varcò la soglia di casa e vide gli altri guardare Rudi mentre cercava di cambiare il figlio.

"Indovinate chi è tornato da Los Angeles" disse.

"Lorenzo" gridò Alice.

Tutti i ragazzi, tranne Rudi, corsero ad abbracciare l'amico.

"Grazie per avermi lasciato solo in questo momento delicato" disse ironicamente Rudi.

Alice tornò dal fidanzato e prese il comando di tutte le operazioni e in meno di un minuto il piccolo aveva un nuovo pannolino.

"Visto. Era facile." disse Lorenzo.

"Volevo vedere te al mio posto"

Rudi e Lorenzo si abbracciarono.

"Mi sei mancato nerd"

"Anche tu mi sei mancato oste"

 

"Papà posso chiederti una cosa?" chiese Sergio a Marco.

"Certo piccolo"

"Possiamo allontanarci però?"

Marco si allontanò con il figlio.

"Credo che questo sia il posto perfetto per parlare"

"Mi sono innamorato"

"Sono felicissimo piccolo. E chi è?"

"Federica" farfugliò il piccolo.

"Come scusa?"

"Federica" disse scandendo meglio le parole.

“E tu glielo hai detto?”

Sergio scosse la testa.

“Ho paura che mi possa rifiutare”

 

“Ma cosa si staranno dicendo quei due?” chiese Walter.

“Ah non so. Secondo me Sergio ha chiesto al papà qualche consiglio su una bimba” rispose Eva.

 

“Vai ora.” Concluse Marco.

Marco si diresse verso gli amici.

“Oh che vi siete detti?” chiese Walter curioso.

“Lo vedrete” rispose Marco sornione.

 

I quattro videro Sergio avvicinarsi a Federica e darle un bacetto.

Tutti rimasero sbigottiti nel vedere il gesto del bambino.

 

“Oh Giù, mi sa che stamo pe diventà parenti” disse Ezio.

“No imparentato co Ezio no”

“Te tocca Giù” concluse Cesare.

 

“Ragazzi è pronto. Venite fuori” urlò Stefania rivolta a Rudy, Alice e i loro amici.

 

“Bene ragazzi. Voglio fare un brindisi a Mimmo, Matilde e la piccola Pamela. Che il futuro vi riservi tanta felicità.” Disse Giulio.

“Auguri” risposero tutti insieme.

 

“Ciao Lorenzo” disse Jolanda a Lorenzo dopo che quest’ultimo è stato in disparte tutto il tempo.

“Ciao Jolanda. Ti trovo bene”

“Anche io. Gli Stati Uniti ti stanno facendo bene.”

“Però sento la mancanza di casa.”

“Ragazzi, dai venite che stiamo festeggiando” li esortò Regina.

“Andiamo Lorenzo?”

“Sì.”

“Però mi piacerebbe parlare con te da soli. È passato tanto tempo dall’ultima volta.”

“Beh se stasera sei libera potremmo uscire insieme.”

“Perché no.”

I due si sorrisero e si diressero verso il tavolo per festeggiare assieme agli altri.

 

 

Buonasera a tutti. Eccoci arrivati all'ultimo capitolo della mia storia. Spero che la storia vi sia piaciuta e che vi abbia divertito :)
Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate :D

Alla prossima :)

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