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di OscarLady
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo- Let me kiss you ***
Capitolo 2: *** Heart attack ***
Capitolo 3: *** I don't know about you but I’m leaving ***
Capitolo 4: *** Got your voice in my head ***
Capitolo 5: *** Forget about the clock, that's tick-tick-ticking ***
Capitolo 6: *** Cause you, you've got this spell on me ***
Capitolo 7: *** To him you’re just another doll ***
Capitolo 8: *** I can see that you're holding back those tears ***
Capitolo 9: *** I'll be here, by your side ***
Capitolo 10: *** Let me find at your secret, let me show that I'd keep it ***
Capitolo 11: *** You only loved to see me breaking ***
Capitolo 12: *** Hello,hello i'm really hoping you forgive me ***
Capitolo 13: *** We could find some place to hide ***
Capitolo 14: *** I want you here with me ***
Capitolo 15: *** I know you’ve never loved the sound of your voice on tape ***
Capitolo 16: *** The music up the windows down ***
Capitolo 17: *** Do you remember summer ‘09 ***
Capitolo 18: *** Tonight let's get some and live while we're young ***
Capitolo 19: *** So tell me nothing’s gonna change and you won’t ever walk away ***



Capitolo 1
*** Prologo- Let me kiss you ***



MESSAGGIO per chi legge per la prima volta questo capitolo:
Innanzitutto grazie a chiunque abbia cliccato sul titolo di questa storia e si sia soffermato a leggere anche qualche riga di questo primo capitolo.
Ho un dubbio che mi affligge da tanto tempo e, adesso che la storia sta continuando ed entrando nel vivo della trama, non riesco a capire una cosa: questo primo capitolo ha sempre più visualizzazioni, sono veramente tante (più di mille), ma già dal secondo capitolo le visualizzazioni si dimezzano e si mantengono su un numero basso.
Quali sono i motivi che vi spingono a non continuare la lettura? Cosa, in questo capitolo, vi da fastidio? Lo stile? Il contenuto? (ho spiegato nell'introduzione che questo capitolo non ha niente a che vedere con la trama principale e mi serve solo per spiegare delle cose che accadranno in seguito).
Voi che state leggendo per la prima volta, sareste così gentili da scrivermi in poche righe cosa, secondo voi, ho sbagliato e cosa non vi convince.
Scrivo su questo sito anche per imparare e migliorare sempre di più, quindi se pensate che ci sia qualcosa di storto in questo capitolo, fatemelo sapere please e ve ne sarò molto grata!
Buona lettura!



LET ME KISS YOU



Eleanor uscì a passi veloci dal piccolo baretto rumoroso in fondo alla spiaggia.
Cominciò a camminare verso la riva, inchinandosi a metà strada per togliersi i sandali. Quando arrivò a destinazione lasciò che le onde arrivassero ai suoi piedi scalzi mentre il contatto con l'acqua tiepida la faceva sospirare.
Che cosa le era preso? Si ritrovò a pensare al perché fosse scappata così di corsa dal locale.
La musica assordante la raggiungeva fin lì, impedendole di concentrarsi sui suoi pensieri. Cosa le era successo? Cosa aveva provato? Le era bastato uno sguardo, un semplice sguardo di David per sconvolgerla. Il suo mondo era crollato con quello sguardo, insieme alle sue certezze, lasciando spazio a una consapevolezza che diventava più grande di secondo in secondo, insieme alla voragine che si stava aprendo dentro di lei..... Non era possibile, non era dannatamente possibile! Lei era fidanzata! Da quasi due anni! Anche se ultimamente da quel punto di vista le cose non andavano benissimo..... "Ma che stai dicendo stupida!" pensò "Le cose invece vanno bene! Ho un ragazzo fantastico, che io adoro e dal quale sono amata alla follia" Abbassò lo sguardo sui suoi piedi "Anche se lui.... Bé lui non è mai presente nella mia vita, è perennemente in tour e quando non è in tour viaggia comunque per il mondo.... Perché tutto questo? Perché non può vivere una vita tranquilla? Perché non possiamo comportarci come dei fidanzati normali?"
Alzò lo sguardo al cielo, perdendosi nella maestosità di quella volta piena di stelle.
Adorava quel paesino della Francia, sulla costiera mediterranea, a pochi chilometri da Cannes. Era sempre andata lì in vacanza da quando aveva cinque anni. I suoi genitori affittavano da sempre la stessa villetta e lei si era talmente affezionata a quel posto da considerarlo una seconda casa. Si era creata una vita a parte in quel paese, aveva conosciuto dei bambini con cui era diventata amica e quei bambini erano cresciuti insieme a lei legandosi tra di loro sempre di più. I lunghi inverni che li dividevano, quando ognuno tornava alle rispettive città, non scalfivano neppure minimamente la forte amicizia che si era creata in quel gruppo.
E poi c'era sempre stato David, il suo migliore amico in assoluto. Era anche lui Inglese ma abitava molto lontano da lei, praticamente non si vedevano mai durante l'anno, eppure questo non aveva impedito ai due ragazzi di consolidare il loro legame anno dopo anno, estate dopo estate.
Lui era sempre stato presente nella vita della ragazza, era sempre stato un punto di riferimento per lei, un sostenitore, un confidente. Per qualsiasi cosa, qualsiasi problema, qualsiasi decisione da prendere , Eleanor alzava la cornetta e chiamava David. Lui era il suo punto fermo; lei quello di lui.

Quell'estate però era cominciato tutto diversamente.
"Eleanor!" aveva esclamato il ragazzo correndole incontro e abbracciandola forte.
"David" gli aveva sussurrato lei nell'orecchio rispondendo all'abbraccio, come ogni volta che si rincontravano dopo mesi e mesi.
"Ho una notizia per te" aveva continuato lui "non posso più trattenermi, sono settimane che aspetto di dirtelo, ma volevo farlo di persona!"
Eleanor aveva sciolto l'abbraccio guardando il ragazzo con espressione interrogativa e gli aveva fatto cenno di continuare.
"Vengo a studiare a Londra dall'anno prossimo, abiterò vicino casa tua"
E lei era rimasta un attimo immobile, non riuscendo a capire bene il significato delle parole dell'amico.
Poi era esplosa: "Ma è magnifico! Oh mamma mia! David! Sono così felice! Non vedo l'ora! Non ci credo! Mi stai prendendo in giro o dici sul serio? E' stupendo! Ti rendi conto! Potrai finalmente vivere la mia vita, quella di cui ti ho sempre parlato! Ti presenterò ai miei amici, al mio ragazzo! Ti farò vedere la mia scuola, i posti dove passo sempre il tempo!....." e aveva continuato a saltare di qua e di la per tutto il giorno, troppo contenta per pensare ad altro.

Erano passate settimane, mancavano pochi giorni alla fine dell'estate e quella sera erano andati a ballare in quel locale sulla spiaggia.
Eleanor stava ancora guardando il cielo stellato, quando sentì una mano posarsi sulla sua spalla. Sussultò a quel contatto e si girò di scatto: era David, doveva averla vista uscire di corsa dal bar.
"El? Tutto ok?" domandò lui.
"Ei ciao! Si.... hem... Sto bene, sto bene, tranquillo" rispose abbozzando un sorriso.
E naturalmente lui capì che stava mentendo, avrebbe capito sempre tutto di lei; questa consapevolezza colpì la ragazza come un fulmine, lasciandola lì in piedi, immobile a guardare per terra, senza parole.
Così lui la abbracciò, la tenne stretta a se, e lei si gettò in quell'abbraccio stringendolo forte, quasi fino allo sfinimento. Lei era la naufraga e lui il suo salvagente.
Dopo minuti che sembrarono anni si separarono e lui la guardò fissa negli occhi. Eleanor si perse in quello sguardo e di nuovo la voragine si aprì nel suo stomaco; tutto quello che aveva provato qualche minuto prima si ripeté, tutti i pensieri che aveva avuto tornarono nella sua mente. David continuava a guardarla e il suo sguardo la incatenava, era magnetico, la stava sconvolgendo.
"Possibile?" pensò "Dopo tutto questo tempo?".
E fu allora che lui parlò e pronunciò quelle parole che lei non avrebbe mai dimenticato: "Lascia che ti baci".
Così lei lo fece, si avvicinò al suo volto, la mente sgombra di ogni pensiero, ogni problema, lo baciò, e fu lei a baciarlo perché era quello che desiderava, l'aveva capito. Non pensò alle conseguenze, non pensò al suo ragazzo, quel ragazzo per la cui assenza aveva pianto così tante volte. Baciò David, baciò il suo migliore amico, baciò l'unico ragazzo che l'aveva sempre fatta stare bene, con il quale si sentiva al sicuro e dal quale, lo sapeva, ne era certa, aveva bisogno di crederci, non sarebbe mai stata abbandonata.

David aveva sempre amato Eleanor: la amava fin da quando erano bambini, quando si affidava in tutto e per tutto a lei, vedendola come la figura femminile che era sempre stata assente nella sua vita da quando sua madre era morta; l'aveva amata senza rendersene conto quando a quindici anni era ritenuta la ragazza più bella della spiaggia, perché era veramente bella, e lui, senza capirlo fino in fondo, era geloso di tutte le attenzioni di cui la riempivano i ragazzi; l'aveva amata, sempre senza rendersene conto, ogni volta che si sentivano durante l'inverno; e ogni volta che riattaccavano il telefono dopo una chiamata lui si sentiva vuoto, come se gli mancasse qualche organo vitale dentro al corpo, ma ancora non capiva.
Non aveva capito fino a quell'estate, quando lei l'aveva abbracciato dopo aver ricevuto la notizia del trasferimento a Londra. E in quel momento si era ritrovato a pensare a lei sotto una luce diversa e a immaginare alla loro futura vita insieme.
Poi quella sera del bacio: sapeva che era stato uno sbaglio, non avrebbe neanche dovuto chiederlo, lei era fidanzata! Eppure aveva chiesto lo stesso il permesso di baciarla, si era sentito ad un punto morto. La paura di perderla, di non avere più una simile occasione aveva preso il sopravvento, e si era buttato, ma era stata lei a baciarlo e in quei pochi secondi David aveva sentito tutti i buchi dentro di se riempirsi, lei lo completava, era stata fatta apposta per lui, lo sentiva.
Era passato quasi un anno però, aprile stava finendo mentre l'inizio di maggio era sempre più vicino portando con se scintille di primavera anche in quella città sempre grigia e nuvolosa.
Durante l'inverno la situazione tra lui e Eleanor non si era chiarita, anzi era sempre più complicata. Era sicuro che anche la ragazza provasse gli stessi sentimenti per lui, solamente non era convinto che lei lo avesse capito. Ogni volta che il suo ragazzo tornava in città correva da lui, passavano poche giornate insieme e poi lui ripartiva. Eppure loro due uscivano, anche spesso. Nei primi tempi non avevano parlato del bacio e questo gli aveva fatto pensare che lei si fosse pentita, ma era stata lei a prendere il discorso uno dei primi giorni di dicembre, mentre andavano in giro per negozi cercando i regali di natale.
"Cosa ci trovi in me Dav?" aveva chiesto imbarazzata, abbassando lo sguardo.
"Come scusa?"
"Si... Intendo... So che mi vuoi bene, ma oltre a questo cosa vedi in me?" lo aveva guardato dritto negli occhi, e poi "Volevo sapere perché mi hai chiesto di baciarti".
Lui aveva fatto un respiro profondo: gliel'aveva chiesto, adesso poteva finalmente risponderle e dirle tutta la verità. Aspettava questo momento da troppo tempo e non si sarebbe fermato. Il pensiero che lei fosse fidanzata non lo scoraggiò nemmeno per un secondo. Era un egoista? Si, ma non avrebbe potuto evitare quella risposta.
Così lo aveva detto, che la amava e che l'aveva sempre amata, raccontando la storia della sua vita, e di come lei fosse sempre stata il suo sostegno e il suo punto fisso.
Una lacrima era scesa lungo la guancia della ragazza che era rimasta in silenzio senza rispondergli, né quel giorno né i giorni successivi.
Poi c'era stato il bacio a capodanno, questa volta era stato lui a baciarla, nella sua camera, prima di andare alla festa alla quale sarebbe stato presente anche il suo ragazzo così perfetto, così stupendo, così inimitabile; e lei non si era sottratta al bacio, ma poi l'aveva interrotto sussurrando solamente "non posso".
I loro incontri da quella sera in poi erano diventati strani, c'era tensione nell'aria, non erano più i migliori amici di un tempo, non si parlavano quasi più.

David stava in camera sua a fissare la strada fuori dalla sua finestra. Qualcuno bussò alla porta aperta e lui si girò di scatto restando sorpreso quando vide la ragazza sulla soglia.
"El! Come mai qui?"
"Volevo vederti" rispose lei avanzando nella stanza e sedendosi sul letto "e parlarti".
"Come stai?" chiese lui sedendosi a sua volta.
"Bene grazie"
"Come va con il tuo fidanzato?"
"Puoi chiamarlo anche per nome se vuoi" rispose lei con una smorfia "E' partito stamattina" continuò "starà un mese in Giappone... E' rimasto poco a Londra questa volta, solo tre giorni".
La tensione nella stanza stava notevolmente salendo: insomma stavano parlando del suo ragazzo e questo creava un po' di imbarazzo in David.
All'improvviso, non si sa come le loro mani si sfiorarono e fu quel tocco a far scoppiare la scintilla in David che esclamò: "Eleanor io proprio non ti capisco! Lo sai che sono innamorato di te, è inutile che menti a te stessa! Ma tu continui a essere legata a lui, nonostante i vostri problemi, i vostri litigi, il fatto che lui non sia mai presente nella tua vita. Tutto questo mi fa pensare che tu lo ami, ma allora perché perché? Perché mi hai baciato due volte?" Quasi urlò l'ultima domanda e rimase fermo, con il fiatone, le guance rosse e lo sguardo fisso su di lei.
Proprio lei che, torturandosi le dita delle mani, intrecciandole e facendole scrocchiare sussurrò quasi impercettibilmente: "Forse ti ho sempre amato anche io David".
Lo stupore del ragazzo fu indescrivibile, rimase senza parole, seduto sul letto. Cosa aveva appena detto El? Era innamorata di lui?
Ebbe solo la prontezza di dire: "Lo sai che io non ti abbandonerò mai, nemmeno per un istante, sarò sempre presente nella tua vita".
E quella volta si baciarono, ma insieme, presero entrambi l'iniziativa e fu un bacio che durò un tempo infinito, mentre tutti e due si sentivano completati dall'altro.

Passò un altro mese, in cui lei gli aveva chiesto di aspettare, di non provare più a baciarla: avrebbe voluto prima affrontare il suo ragazzo. Non se la sentiva di "tradirlo" con lui mentre quello stava in Giappone.
Il due giugno il telefono di David squillò, lui rispose leggendo il nome di El sullo schermo.
"Ei pronto! Cos'è successo?
.
.
.
"Dav...... Ho visto Louis oggi.... L'ho lasciato".




SPAZIO AUTRICE

Allora, questa è la mia prima storia, quindi mi raccomando con chiunque passi di qui e abbia voglia di leggere: correggetemi se ci sono errori, consigliatemi se posso fare miglioramenti, criticate il mio stile! Voglio riuscire a capire se scrivo bene e penso che questo sia il modo migliore per riuscirci!
Se poi nessuno passa di qui a leggere la mia ff amen! Me ne farò una ragione :D

Dunque! Ci tengo a precisare che questo è solo un CAPITOLO INTRODUTTIVO! I personaggi di questo capitolo non c'entrano proprio una ceppa con i protagonisti della storia, ma siccome mi serviva Lou libero fin dall'inizio del racconto ho dovuto creare questo prologo. Anche perchè non volevo far passare El per una stronza e quindi le ho dato un motivo ragionevole per lasciare il ragazzo (mmmm si.... Vabbè nella realtà non penso esista nessun motivo ragionevole per cui lasciare Louis xD)
Se questo capitolo vi è piaciuto, vi prego di recensire così continuerò postando il prossimo, nel quale entrerà in scena la nostra protagonista!!

Un ringraziamento speciale a haroldsljps che mi ha convinta a prendere l'iniziativa e pubblicare la mia storia ;)

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Capitolo 2
*** Heart attack ***


HEART ATTACK



"Vanessa perché non resti a pranzare con noi? Si sta così bene! Puoi studiare qui!"
"No mamma davvero non ci riesco, c'è troppa gente a quest'ora in spiaggia. Non ti preoccupare: torno a casa, mi faccio un' insalata e attacco a studiare! Ciao"
"Va bene" sospirò la donna "ci vediamo dopo".
Vanessa raccolse vestiti, libro e creme solari che aveva sparso sotto l'ombrellone, gettò tutto quanto nella borsa e si incamminò lungo la passerella allontanandosi dalla madre.
Le dispiaceva per lei, sarebbe dovuta restare per aiutarla con i gemelli, ma non poteva proprio permettersi di perdere un pomeriggio intero alle prese con i due bambini.
Arrivata nel parcheggio, Vanessa tolse il lucchetto alla bicicletta, montò sopra e inizio a pedalare verso casa. Faceva caldo, molto caldo ed era solo metà luglio. Il caldo proprio non lo poteva sopportare, infatti si svegliava prestissimo la mattina, arrivava in spiaggia per le otto e si metteva a leggere il libro di letteratura italiana; verso le undici la raggiungevano la madre con i due gemelli di sei anni e la sorella di quindici anni, che spariva subito e passava l'intera giornata con le amiche a passeggiare sulla spiaggia, andare in giro per gli stabilimenti a caccia di figoni o nascondersi dietro qualche duna a fumare di nascosto.
Vanessa lo sapeva perchè un giorno le aveva trovato il pacchetto di sigarette nella borsa.

"E questo cos'è?"
Sara era sbiancata "Ehmm oh... Boh... Cioè non sono mie, no... Le dovevo tenere per un mio amico.... Mi sono dimenticata di ridargliele"
"Sciocchina!" l'aveva apostrofata Vanessa "Guarda che non lo dico a mamma e papà, stai tranquilla. Anche io al liceo fumavo."
"Davvero non glielo dirai?"
"Certo che no! Adesso dammene una va'"


La ragazza sorrise ripensando a quell'episodio, mentre pedalava lungo le stradine assolate del paesino calabrese dove si trovavano per le vacanze.
Erano anni che la sua famiglia affittava una casa lì, adesso c'era solo sua madre, ma ad agosto li avrebbe raggiunti anche il padre, che continuava a lavorare a Roma, la loro città, per tutto luglio. Eppure, anche se aveva passato tutte le estati da più o meno nove anni in quel posto, Vanessa non aveva mai stretto legami troppo forti con i ragazzi del paese. Lei preferiva definirsi un "tipo solitario", per non ricordare le cose che le erano successe proprio li qualche anno prima.
Frenò di scatto con la bicicletta davanti al cancello bianco che dava sul giardino della loro villetta, entrò dentro casa e cominciò a prepararsi per lo studio pomeridiano.
Frequentava il secondo anno di lettere all'università e stava preparando due esami importanti del terzo anno durante l'estate perché voleva provare ad anticiparseli a settembre per laurearsi prima.
Il suo pomeriggio passò così; per ora di cena tornò il resto della famiglia e, mentre sua madre preparava la cena, lei litigava con Andrea e Luca cercando di convincerli a farsi la doccia e Sara se ne stava sdraiata sul divano a guardarsi Real Time, nessuno di loro si accorse della macchina nera con i vetri oscurati che passò davanti alla villetta dirigendosi in fondo alla strada.

Dopo cena Vanessa uscì in giardino e si mise sulla sdraio a osservare il cielo stellato.
Era ferma li da circa tre minuti quando si fermarono davanti al cancello tre biciclette guidate da tre ragazze: erano le sue amiche del mare.... Anche se lei preferiva definirle solo "conoscenti". Ma in fondo erano le uniche della spiaggia con cui Vanessa passasse un po'di tempo insieme. Il più delle volte erano loro a cercare lei. "Ei Vane! Vieni con noi? Andiamo all'Oro-Club stasera!"
"Mmmmmm... Chi ci sta?"
"Un po'di gente: Vins e la comitiva, Leo, Marco, le sorelle Visti..... Dai! Ci divertiremo!"
Vanessa aveva avuto un sussulto sentendo i nomi, rispose alle ragazze che aspettavano ansiose il suo verdetto finale: "No regà, credo che per stasera passo, non mi va proprio di uscire. E poi" aggiunse, come per giustificarsi alla vista delle loro espressioni imbronciate, "lo sapete che non sto simpatica a quelli"
"Ma dai che ti frega! Andiamo per divertirci, non ci faranno caso se ci sei o no!"
"È questo il punto" pensò la ragazza spspirando. "Sentite stasera proprio non ho voglia, sono già in pigiama. Vi prometto che domani andiamo solo noi quattro a prenderci una birra dopo cena" disse accennando un sorrisino.

Dopo che le amiche ebbero finalmente rinunciato alla loro missione e si furono allontanate pedalando velocemente nella strada buia Vanessa si alzò. Aveva perso la voglia di stare li a guardare il cielo; "Dopotutto le persone che lo fanno sono solo sognatori, con la testa tra le nuvole, che sperano di vedere una stella cadente dando fede alle stupide credenze e non lottano veramente per quello che vogliono dalla vita. Non fa certo per me. L'unica giustificazione è che è proprio uno spettacolo bellissimo, ti incanta. Dovrei fargli una foto, oppure dipingere qualcosa di simile e poi attaccarlo sul soffitto in camera mia... Così potrei guardare questa bellezza in continuazione senza pericolo di dover aspettare la stella cadente" si ritrovò a pensare.
Poi scosse la testa e fece per rientrare in casa, ma il suo sguardo si fermò sulla fine della strada, dove c'era la casa abbandonata che non aveva mai affittato nessuno da quando veniva in vacanza lì. Una finestra del secondo piano era illuminata, Vanessa rimase come paralizzata a guardarla poi entrò in casa di corsa "Mamma mamma hanno affittato la casa in fondo alla strada! C'è una luce accesa".
Tutti in famiglia rimasero stupiti da quella novità, ma se ne dimenticarono non appena poggiarono la testa sul cuscino.
Vanessa invece rimase sveglia a lungo, ma i suoi pensieri correvano in un'altra direzione: la visita delle amiche aveva portato alla luce vecchi ricordi degli anni passati.
"Che cosa stupida!" pensò "sono cose passate, ero piccola, adesso sono cambiata e mi rendo conto di quanto fossero stupide in realtà".... Però in fin dei conti non erano proprio cose stupide perché rimase a pensarci sopra fino alle tre di notte.

Le giornate trascorrevano con monotonia per Vanessa in quel paesino, ma, come amava definirla lei, la sua vita non era noiosa, era solamente tranquilla... E poi doveva concentrarsi sullo studio; non aveva il tempo per distrarsi con altri pensieri.
Andava sempre in spiaggia la mattina e tornava a casa il pomeriggio, quando lo stabilimento cominciava ad essere un po' troppo affollato per i suoi gusti…. E quando arrivavano in spiaggia quelle persone che non voleva vedere.
La sera c’era sempre la luce accesa nella casa in fondo alla strada e tutta la famiglia di Vanessa continuava a chiedersi chi mai fossero le persone che si erano trasferite.
Eppure nessuno di loro era andato a curiosare; era un specie ci consuetudine nel paese: non bisognava disturbare gli altri villeggianti, a meno di non essere amici stretti. Il luogo era famoso anche per questo motivo: se desideravi passare un po’di tempo in santa pace, quel paese era fatto apposta per te.

Quattro giorni dopo che le sue amiche erano passate a chiamare Vanessa si ripresentò la stessa situazione. La ragazza stava aiutando la madre a lavare i piatti dopo cena quando le tre fecero la loro comparsa davanti al cancello.
“Scusa un attimo mamma” disse Vanessa uscendo in veranda e avvicinandosi alle amiche.
“Vane tu stasera esci con noi!” esclamò Eleonora “non ha nessuna scusante!! E poi….” aggiunse abbassando la voce “oggi c’è l’open bar all’Oro, paghi l’ingresso e bevi quello che vuoi. Se rifiuti una proposta del genere cominceremo a reputarti anormale”. Finì il discorso con un sorriso malizioso stampato in faccia.
“Uffa quanto rompete, sapete benissimo che non posso rifiutare perché sono l’unica tra i presenti a reggere bene l’alcool…. Se non vengo io voi di sicuro a casa non ci tornate… o meglio, ci tornate, ma in condizioni pietose” sbuffo Vanessa.
“TESORO” si sentì un urlo della madre proveniente da dentro casa “PUOI ANCHE USCIRE STASERA, SISTEMO IO QUI. OGNI TANTO PUOI ANCHE DIVERTIRTI LO SAI?”
Vanessa si girò stizzita verso la cucina, mentre le tre ragazze sghignazzavano cercando di fare il meno rumore possibile “A ma! Tu sempre a parlare quando non dovresti giusto?”
Così, seppure a malincuore, salì in camera, si buttò addosso la prima maglietta che riuscì a trovare e corse giù a prendere la bicicletta. In meno di dieci minuti stavano tutte e quattro sfrecciando per le stradine desolate del paesello.
Il pub distava più o meno un quarto d’ora da casa di Vanessa, mentre si avvicinavano potevano già sentire la musica a volume altissimo che usciva dal piccolo locale.
La quantità di gente concentrata in quel buchetto era disumana, troppo per Vanessa. Storse il naso mentre parcheggiavano le biciclette chiudendole con i lucchetti e si diede un’occhiata intorno: c’erano facce conosciute ovunque, ma lei stava cercando qualcuno in particolare ed era combattuta perché non riusciva a capire se vederlo l’avrebbe fatta stare bene o male.
Si avvicinarono lentamente all’entrata dell’Oro, sia perché lei era riluttante ad entrare in quel posto, sia perché le altre tre cercavano di non cadere dai tacchi 15 che avevano “intelligentemente” deciso di indossare quella sera.
“Ciaaaao Marco!” civettuò Eleonora avvicinandosi a un ragazzo che stava poggiato allo stipite della porta “anche tu qui stasera? Come sta andando la serata?”
“Dove altro dovrebbe stare” sbuffò Vanessa mentre pagavano il tizio della cassa all’entrata “Questo è l’unico posto in cui venite a rifugiarvi ogni sera per bere come disperati”.
Eleonora sgranò gli occhi e fece per ribattere, ma Marco la precedette: “Buonasera Vane! Sei resuscitata dal mondo dei morti? È sempre un piacere vederti” esclamò arricciando gli angoli della bocca.
“Uff spostati” sbottò lei dandogli uno spintone ed entrando nel locale.
“Ma che ho detto di male?” sentì lui esclamare alle sue spalle, prima che la musica proveniente dalla cassa lì vicino la privasse del tutto dell’udito.
Vanessa si avvicinò al bancone, seguita a ruota dalle tre grazie.
“Per me un Negroni, per le tre bambine facciamo tre coca cole” ordinò al barista. “Cooooosa??” esclamarono stizzite quelle, precipitandosi subito a fare la loro ordinazione, che non avesse avuto meno di 30 gradi.
Vanessa prese il suo cocktail e iniziò a sorseggiarlo distratta dal fondoschiena del barista, famoso per la sua perfetta statuarietà.
All’improvviso una mano si posò sulla sua spalla costringendola a voltarsi.
“Ma guarda un po’chi c’è!!” esclamo la voce più odiosa dell’universo “miss rompo gli specchi in persona. Ne hai rotto qualcuno oggi o hai capito che è meglio eliminarli totalmente dalla tua casa per riuscire a combattere la tu incommensurabile bruttezza?”
Vanessa puntò gli occhi pieni di odio verso il ragazzo con i capelli biondo canarino bagnato e la faccia da culo che aveva appena parlato.
Le tre “amiche” ridacchiavano coprendosi la bocca con la mano. Vanessa non ci fece caso, erano stupide poverine, probabilmente non si erano nemmeno accorte che Leo l’aveva appena insultata.
Poi però vide qualcosa che la fece avvampare e gelare nello stesso tempo: Vincenzo eri lì, dietro Leonardo e anche lui abbozzò un sorriso sentendo quelle parole. La rabbia montò dentro di lei, non riusciva a sopportare tutto questo, sentiva addirittura bruciarle gli occhi. Ma non avrebbe pianto lì, dando a quel deficiente questa soddisfazione, anzi, a pensarci bene non avrebbe pianto mai più per quel ragazzo.
Così si alzò di scatto dalla sedia avvicinandosi ferocemente al volto di Leonardo, rispondendogli “Leo vai a farti fottere dai tuoi amichetti froci come te e liberaci dalla tua presenza altamente fastidiosa, ci sono già abbastanza teste di cazzo in questo locale stasera per riuscire a sopportare pure te”.
Mentre Leonardo chiudeva la bocca non sapendo come rispondere e arrossiva diventando, se possibile, ancora più brutto si sentì qualche voce indistinta venire dalla folla: “Non lo ascoltare bellezza”, “A Leo ma per una volta taci”, “Io mi ti farei anche subito con quelle tette che ti ritrovi! Voglio vedere se gliele sbatti in faccia come cambia subito idea”.
Poi Vanessa si rivolse alle tre ragazze: “Sentite io me ne vado, se permettono a questa gente di frequentare questo posto allora non fa per me! Buona bevuta e buon rientro a casa, se ci riuscirete”.
Uscì furiosa dal pub, sbattendosi la porta alle spalle e correndo verso la bicicletta mentre Marco da dietro le urlava: “Dai Vane! Lo sai che è un testa di cazzo, non pensa quando parla. Resta che ci divertiamo!”.
“La tua giustificazione non è valida!” ringhiò lei “Ti devo ricordare cosa mi ha fatto passare in questi anni mentre voi non avete mai mosso un dito per impedirglielo? Questo vi rende tali e quali a lui, e io mi sento altamente superiore a gente del genere, quindi preferisco non sprecare il mio tempo con voi!” e corse via pedalando come una matta.

Raggiunse casa in pochissimo tempo, ma, mentre stava entrando nel cancello, si voltò indietro, verso la casa in fondo alla strada. La finestra al primo piano era illuminata e si poteva scorgere chiaramente la sagoma scura di una persona che guardava fissa oltre il vetro. Vanessa rabbrividì a quella vista e corse veloce dentro fino alla sua camera, si buttò sul letto, strinse forte il cuscino tra i denti per non scoppiare in una crisi isterica ripensando alla serata appena trascorsa e poi piano piano si addormentò, ancora vestita e con la rabbia in corpo per niente sbollita.

Il giorno dopo si svegliò alla solita ora, andò in spiaggia e rimase sdraiata due orette sul lettino a prendere il sole mentre leggeva il suo libro. Verso le undici la spiaggia cominciò ad affollarsi; come al solito arrivarono la madre e i fratelli; Sara passò tre secondi per salutarla e poi sparì nello stabilimento affianco.
Vanessa cominciò a raccogliere le sue cose per tornare a casa. L’intensivo bagno di sole non l’aveva aiutata per niente a dimenticare la serata precedente, quindi era parecchio nervosa.
Mentre pedalava verso la villetta si ritrovò a pensare in che modo avrebbe potuto farla pagare a quel deficiente.
Svoltò una curva stretta sfrecciando come una pazza, troppo immersa nei suoi pensieri per rendersi conto… per rendersi conto che stava finendo dritta dritta contro un’altra bicicletta che veniva dalla direzione opposta.
E quando se ne rese conto fu troppo tardi.
L’impatto le fece fare un volo spedendola lontana dalla bicicletta, quando atterrò per terra strusciò il braccio lungo l’asfalto. Bruciava, cavolo se bruciava. Si piegò su se stessa per il dolore, mentre il sangue cominciava a uscire dalla parte di pelle che aveva sbattuto.
Con la coda dell’occhio vide che il conducente dell’altra bicicletta era riuscito a saltare giù dal mezzo subito prima dello scontro e quindi ne era uscito illeso, ma poi tornò a concentrarsi sul suo braccio.
“MERDA!” urlò “MA CHE CAZZO HAI PER LA TESTA? STAVI NELLA MIA CORSIA! NON CADEVO DALLA BICICLETTA DA QUANDO AVEVO TRE ANNI! GUARDA QUI IL MIO BRACCIO! MERDA MERDA!”
“Sorry, sorry…. I’m so sorry” esclamò il ragazzo che si stava avvicinando a lei velocemente.
“Ecco ci mancava pure il turista” pensò Vanessa tirando fuori i fazzoletti e cercando di tamponare il sangue che continuava a uscire “vengono in Italia e non rispettano il codice stradale sti deficienti”.
Poi sentì una mano posarsi sul suo ginocchio, il ragazzo si era chinato per terra vicino a lei “Are you ok?”.
“No che non sto ok! Cretino” pensò. Però per essere un po’ più fine del solito rispose, cercando di parlare in inglese corretto “Emmm yes. Don’t worry. I’m ok” e alzò lo sguardo sul ragazzo.
E vanessa vide i più begli occhi che avesse mai visto in vita sua fissarla, incatenarla e stregarla allo stesso tempo. Quell’azzurro non poteva essere umano... ecco si era imbattuta in un alieno, ne era certa. Dopo secondi, che le sembrarono anni, ferma a fissare quegli occhi, allargò la visuale sul volto del ragazzo…. E quasi le venne un colpo… perché lo aveva riconosciuto.




SPAZIO AUTRICE

Salve a tutte!!! Che poi chissà chi sono queste “tutte”….
Aaaallora… finalmente è entrata in scena la nostra protagonista, che ve ne pare? Vi piace?
Fatemi sapere cosa pensate di lei…. Se vi sembra un personaggio banale o se il carattere vi intriga… accetto qualsiasi critica!

Poi: qualche supposizione su chi possa essere il ragazzo dello scontro? (eheh) e qualcuno di voi ha idee su quale possa essere il passato di Vanessa e i rapporti che ha avuto con i personaggi incontrati finora?

Se passate e leggete, per favore recensite, a me farebbe tanto piacere e prometto che ricambierò il favore e verrò a leggere le vostre ff.
Mi raccomando, come al solito, correggetemi se ce ne è bisogno, necessito delle vostre critiche per poter migliorare!

Un saluto!! Kissssssses ladyes!!! xoxo

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Capitolo 3
*** I don't know about you but I’m leaving ***


I DON’T KNOW ABOUT YOU BUT I’M LEAVING



Vanessa era rimasta immobile, seduta per terra, con una mano che cercava ancora di tamponare la ferita e gli occhi ancora fissi su quel ragazzo.
Ne era sicura: era Louis dei One Direction... Oppure uno perfettamente identico a lui.
Non poteva sbagliarsi: Sara aveva decine di poster di quella band appesi in camera sua a Roma e le aveva anche fatto vedere qualche video su internet.
Riscuotendosi dai suoi pensieri Vanessa si accorse che il ragazzo la stava fissando stranito; probabilmente si stava chiedendo perché lei avesse smesso improvvisamente di urlargli contro.
"Ma.... Ma...." balbettò la ragazza cercando di parlare in inglese per farsi capire da lui "tu cosa stai facendo qui?"
"Scusami davvero! Lo so che stavo nella tua corsia, mi dispiace tantissimo. Aspetta ti aiuto, fammi vedere dove ti sei fatta male. Ahi! Deve bruciare parecchio! Aspetta prendo altri fazzoletti! Eeehm no, non ce li ho altri fazzoletti, non è che avresti un fazzoletto? Oh che scemo! Forse sto parlando un po'troppo? Comunque piacere, io sono Louis" concluse allungando la mano e aprendosi in un sorriso da orecchio a orecchio.
Vanessa era rimasta a bocca aperta durante tutto il monologo del ragazzo. Ok si chiamava Louis, era proprio lui.
Avvicinò la sua mano a quella di lui e gliela strinse "Piacere Vanessa" mormorò "Lo so che ti chiami Louis. Io intendevo cosa stai facendo in questo paese".
"Oh" esclamò lui sciogliendo la stretta di mano e diventando subito serio.
"Bè sono in vacanza" esclamò alzando le spalle e poi aggiunse, con un mezzo sorriso "In incognito e in segreto".
Vanessa lesse sul suo volto una nota di preoccupazione. Forse non voleva si sapesse che stava in vacanza lì.
"Significa che non devo dire a nessuno di averti visto?" chiese.
"Sostanzialmente si" rispose lui. Aveva assunto un atteggiamento completamente diverso da quello di pochi attimi prima: si era come spento e il suo rispondere a monosillabi lo faceva sembrare un'altra persona rispetto a quella che prima aveva parlato animatamente senza riprendere fiato per tre minuti buoni.
Adesso la stava fissando con quei suoi occhi così magnetici come se stesse aspettando una conferma da parte sua sul fatto che non sarebbe andata in giro per tutto il paese a sbandierare che stava passando lì l'estate.
Per un attimo Vanessa fu indecisa su cosa rispondergli.
"Cavolo" si ritrovò a pensare "ho appena incontrato una ragazzo famoso a livello mondiale e non posso dirlo a nessuno".
Ma gli occhi blu la stavano ancora fissando, centrando in pieno i suoi come se volessero inghiottirli da un momento all'altro. Non era umanamente possibile che degli occhi potessero essere così belli e ipnotici.
"Puoi stare tranquillo Louis" Vanessa si ritrovò a pronunciare con una voce che non sembrava sua "non dirò a nessuno che ti ho visto qui".
Lui continuò a fissarla. Ma cosa aveva quel ragazzo? "forse mi sono espressa male in inglese e non ha capito" pensò Vanessa.

La ragazza, con molta fatica, distolse lo sguardo da quegli occhi così perfetti e si alzò da terra. Si era addirittura dimenticata di essere caduta, ma adesso che non stava più guardando in quei due pozzi così blu il dolore al braccio tornò a farsi sentire.
Louis la stava ancora osservando, mentre lei, un po'imbarazzata, si avvicinava alla bicicletta e la raccoglieva da terra.
Alla fine si girò verso il ragazzo: "Louis davvero puoi stare tranquillo, non lo dirò a nessuno, hai capito? La tua vacanza segreta è salva" disse sorridendogli per cercare di incoraggiarlo a fidarsi di lei "Farò finta che questo incontro, o meglio scontro, non si mai avvenuto. Tu per me non sei mai stato qui. Dimenticherò tutto questo".
Louis sembrò aver capito perchè si rilassò immediatamente e lo stesso sorriso di prima si spalancò sul suo volto.
Vanessa gli sorrise di rimando e poi si voltò, spingendo la bicicletta sulla strada verso casa.

A quel gesto il ragazzo parve risvegliarsi, corse a raccogliere la sua bici e velocemente si affiancò a Vanessa.
"Hei, Vanessa giusto? Grazie mille, per un attimo mi ero preoccupato pensando che avresti fatto la spia. Comunque mi sento in colpa per quello che è successo, quindi permettimi di accompagnarti a casa. Ho perso la voglia di andare in spiaggia dopo quello che ti ho fatto".
I due stavano entrambi spingendo le loro biciclette, Vanessa non voleva salirci di nuovo dopo la brutta caduta di prima. Si voltò a fissare il ragazzo che stava camminando affianco a lei e le sorrideva.
"Mmmm.. Ok, grazie. Sei molto gentile" rispose intimorita dai continui sbalzi di umore di quel tizio.
"Vieni spesso in vacanza qui?" chiese lui cercando di iniziare una conversazione.
"Si, da molti anni ormai. Vengo qui con la mia famiglia" rispose lei. Poi però si interruppe subito. Si rese conto che stava parlando con un perfetto sconosciuto, era il caso di dimostrarsi così aperti e raccontargli i fatti suoi?
Così si mise sulla difensiva e cominciò a fare lei le domande.
"Tu invece come mai sei qui? Ti piace l'Italia?"
"Mi piace moltissimo qui, non ci ero mai stato. E sono venuto perché avevo bisogno di una vacanza rilassante lontano da tutto e tutti in un posto tranquillo"
"Bé in quanto a tranquillità qui c'è da stare sicuri" ridacchiò lei "si sta veramente in pace in questo paese, la gente si fa i fatti propri ed è anche per questo che noi veniamo in vacanza qui"
"Vi piace la tranquillità quindi?”
Vanessa annuì e rimase in silenzio; senza rendersene conto aveva ricominciato a parlare della sua vita e della sua famiglia. Cosa le era successo? Era stata ipnotizzata da quel bel ragazzo? Di solito si tratteneva sempre nel parlare con le altre persone.
Louis riprese la parola, continuando a osservarla di sbieco mentre camminavano "Anche la casa che ho scelto è perfetta, sta in fondo a questa strada, dove non passa mai nessuno. Forse è troppo isolata anche per i villeggianti abitudinari perché mi hanno detto che non veniva affittata da tanto tempo e..."
"Come?" lo interruppe Vanessa voltandosi di scatto a guardarlo "Anche io abito in questa strada! Allora sei tu che hai affittato la casa abbandonata. Non ti ho mai visto in questi giorni, però ho visto le luci accese".
Louis le sorrise "Si quella è casa mia. Non sono uscito molto in questi giorni, preferisco stare dentro quando c'è luce e uscire solo la notte. Ieri però ho scoperto una spiaggetta poco distante da qui, dove stanno gli scogli, hai presente? È abbastanza isolata mi sono messo seduto sulla sabbia a leggere un libro e nessuno mi ha riconosciuto. Non c'era praticamente nessuno a dir la verità: una coppia con un bambino e due signori anziani. Stavo andando lì anche oggi, ma adesso non mi va più. Voglio assicurarmi che tu torni a casa sana salva e senza aver perso un arto per colpa mia" ridacchiò concludendo il discorso.
Come prima aveva pronunciato tutto di corsa, quasi senza prendere fiato, con quell'allegria e vivacità che avevano tanto colpito Vanessa fin dall'inizio.
"Si quella spiaggia è perfetta se vuoi tranquillità, la conosco" rispose lei "Che libro stai leggendo?" chiese poi curiosa di scoprire i gusti del ragazzo.
Louis diventò tutto rosso in un attimo e abbassò la testa profondamente imbarazzato. "Be'.... Ecco... È un po'stupida come cosa..."
Vanessa aveva capito che il ragazzo non voleva rispondere a quella domanda.
Perchè poi? Stava leggendo qualcosa di così imbarazzante?
Così lo interruppe subito "Ehi cavolo!" esclamò "Guarda! Mi sa che mi si è bucata una ruota della bicicletta" e si bloccò di colpo inchinandosi e facendo finta di osservare la ruota, che in realtà era intatta.
"Dici?" Louis si avvicinò per guardare da vicino "Mi dispiace di averti combinato tutto questo. Però mi sembra gonfia, sicura che sia bucata?"
"Oh emmmm certo" disse Vanessa rialzandosi e ricominciando a camminare spingendo la bici "Sono... Uhmmm... Esperta di biciclette che ti credi. Ti fanno pensare di non aver nessun problema e poi... ZAC! Ti abbandonano a piedi proprio quando non te lo aspetti. Qui c'è sicuramente.... Emmm... Un buchino si! Un piccolo buchino! Infatti si sta sgonfiando lentamente, lo senti il rumore? Comunque tranquillo che a casa la riaggiusto in un batter d'occhio" concluse sorridendogli.

Ma che potere aveva quel ragazzo su di lei? Era riuscito a farla parlare così tanto in pochissimo tempo. Vanessa non era per niente un tipo loquace. Parlava con gli altri solo per necessità, non raccontava mai di se stessa, ma non per riservatezza: era convinta che non ci fosse mai nulla di interessante da raccontare sulla sua vita.
Trascorreva un'esistenza fin troppo tranquilla, quindi perché annoiare le altre persone con i suoi racconti. Per non parlare dei suoi problemi. Si certo, esistevano momenti in cui la ragazza si sentiva triste, aveva anche lei problemi di amicizia, di cuore, a volte anche familiari, ma non per questo sentiva la necessità di confidarsi con qualcuno, perché riteneva le sue difficoltà insignificanti agli occhi degli altri e soprattutto non voleva fare la figura della ragazza problematica e sempre depressa.
Quindi non parlava quasi mai con la gente, ma non per timidezza... Semplicemente non aveva niente da dire.
Ma adesso sentiva quasi il bisogno di parlare con questo ragazzo sbucato dal nulla, si sentiva così a proprio agio con lui che avrebbe anche potuto iniziare in quello stesso momento a raccontargli tutta la sua vita e i suoi problemi.
"Ma che cavolo mi prende?" pensò "mi trovo con un perfetto sconosciuto e quasi non riconosco più me stessa! Forza riprenditi! Svegliati Vanessa!"

"Comunque se vuoi ti aiuto ad aggiustare la ruota" Louis interruppe i suoi pensieri "Cioè... Non saprei proprio da dove iniziare, ma se ti serve una mano...." il ragazzo interruppe bruscamente il suo discorso guardando fisso davanti a se.
Vanessa guardò nella stessa direzione osservando anche lei la scena. Si trovavano sulla strada di casa sua, quasi all'altezza del suo cancelletto. Nel giardino di una casa poco distante da loro c'erano delle persone: una donna che stava apparecchiando un tavolo sotto il portico e due bambine di undici anni all'incirca che giocavano sul prato.
Louis si irrigidì immediatamente inchiodando la bicicletta.
Vanessa si voltò a guardarlo mentre lui prendeva un cappellino con la visiera dal cestino della bici e se lo infilava in testa abbassandolo fin quasi a coprire gli occhi.
"Emmm... Senti, è un problema se ti lascio andare a casa da sola? Preferirei non incontrare gente e passare dalla strada dietro questa" sussurrò il ragazzo a capo chino.
"Oh...." bisbigliò a sua volta Vanessa "ok, non c'è problema. Ti capisco. Non ti preoccupare me la caverò benissimo da sola. Be' che dire, è stato bello averti conosciuto e.... Buona vacanza! Cerca di goderti la tranquillità di questo posto, io manterrò il tuo segreto e non dirò a nessuno che sei qui".
"Anche per me è stato un piacere Vanessa" sorrise lui montando in sella alla bicicletta "buona vacanza anche a te" le sorrise prima di voltarsi e dirigersi, pedalando velocemente, nella direzione opposta.

Dopo che Louis fu scomparso dietro una curva Vanessa si riscosse, era rimasta a guardarlo di spalle da quando l'aveva salutata.
Poi di girò e continuò a camminare verso casa.
Era successo tutto troppo velocemente e adesso quel ragazzo era sparito e lei non l'avrebbe più rivisto. Era stata colpita così positivamente da lui!
Perché si era trovata così a suo agio? Perché era così interessata a sapere qualcosa di più su di lui?
"Ma che domande mi faccio?" disse tra sé e sé "È una star a livello mondiale!! E logico che io sia interessata a lui! E l'ho appena conosciuto, non lo rivedrò più, e non posso nemmeno raccontarlo a nessuno".
Vanessa sbuffò pensando a sua sorella: uno dei cinque ragazzi che lei amava più di ogni altra cosa al mondo abitava a due passi da loro e non lo avrebbe mai saputo per colpa della promessa che aveva fatto. Povera Sara! Pensò a come sarebbe stata felice se avesse potuto incontrarlo e parlarci... Sempre se fosse riuscita a parlare in inglese perché, da quel che aveva capito, Louis non riusciva a capire nemmeno una parola in Italiano.
"Be' cosa sto pensando! Ormai è tutto finito, ho promesso e non ci sono possibilità che le cose cambino".
La ragazza entrò nel cancelletto e corse dentro casa. "Adesso devo concentrarmi sullo studio" pensò.
Corse in bagno a disinfettarsi la ferita: bruciava molto ma sopportò il dolore. La coprì con una benda e cercò di non pensarci più sedendosi alla scrivania e aprendo i libri per studiare.

Ma, chissà perché, quel pomeriggio non riuscì a studiare granché... La concentrazione era andata a quel paese e al suo posto era rimasta un'immagine ben fissa nella testa di Vanessa: due bellissimi occhi blu.




SPAZIO AUTRICE

Allora ragazze!! Scusatemi tanto per il ritardo, ma non ho proprio avuto tempo per scrivere in questi giorni.
Prometto che la prossima volta aggiornerò prima!

Volevo ringraziare tutte voi che state leggendo la mia ff e la recensite! Grazie grazie di cuore, mi fa così tanto piacere che la mia storia vi stia piacendo.

Questo capitolo, come avrete visto, è un po’discorsivo, ma serve assolutamente per introdurre la psicologia dei personaggi.
Di Lou per ora non si è capito molto, se non il fatto che non vuole si sappia che sta lì in vacanza.
Per quanto riguarda Vanessa, scopriamo un lato nuovo del suo carattere: in parole povere crede che la sua vita sia monotona e per questo non si vuole aprire mai con nessuno, ha paura a esprimere i suoi pensieri con la gente perché pensa di essere considerata banale e noiosa.

Aspetto con ansia le vostre recensioni, mi raccomando come al solito: correggetemi se ce ne è bisogno.

Bye bye girls!! Alla prossima! Kisses :*

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Capitolo 4
*** Got your voice in my head ***


GOT YOUR VOICE IN MY HEAD



Come era da prevedersi, quel pomeriggio Vanessa riuscì a combinare ben poco: continuava a pensare all’incontro con Louis. Perché quel ragazzo l’aveva colpita così tanto? Forse perché era stata la prima persona dopo tanto tempo con la quale Vanessa si fosse sentita a suo agio in un modo così semplice e perfetto che era riuscito a spiazzarla. Quella mezz’oretta che aveva trascorso con lui sembrava appartenente ad un mondo completamente diverso.
Quasi non si accorse del tempo che passava, mentre cercava di imparare a memoria qualche strano nome scritto sul suo libro di letteratura. Dopo essere stata due ore sulla stessa pagina però decise che proprio non era aria, chiuse di colpo il libro sbuffando e scese in cucina per preparare la cena.
Mentre tagliava la frutta per la macedonia si ritrovò a lanciare occhiate rapide alla casa in fondo alla strada che si vedeva perfettamente dalla finestra della cucina, ma non notò nulla di strano. Sembrava che Louis fosse veramente intenzionato a non farsi vedere da nessuno perché tutte le finestre erano chiuse e il giardino era completamente vuoto: sicuramente teneva la macchina e la bicicletta nella rimessa dietro la casa.
“Cosa stai guardando?” la voce della madre interruppe i suoi pensieri mentre entrava in casa seguita dai fratelli e da Sara. “Voi correte a lavarvi, non me lo fate ripetere due volte!” esclamò la donna rivolta alle piccole pesti.
“Niente” disse vanessa tornando a concentrarsi sulla frutta “Vorrei proprio sapere chi ha affittato la villetta in fondo alla strada” aggiunse poi arrossendo lievemente. Per fortuna era di spalle e la madre non si accorse di niente.
“Probabilmente qualcuno che vuole stare in pace a giudicare da come tiene le finestre serrate” rispose quella “E noi lo lasceremo in pace perché in questo paese è sempre meglio farsi gli affari propri”
“Ma certo mamma! La mia era solo curiosità”.

Dopo aver cenato la famiglia si riunì davanti alla televisione, tutti tranne Sara che corse a rinchiudersi in camera sua.
“Ma cosa le è successo?” chiese Vanessa alla madre “Di solito adora guardare i film la sera”
“Credo che sia per via di quel video” sospirò la donna continuando a tenere lo sguardo fisso sullo schermo.
“Quale video?” chiese Vanessa curiosa
“Ma si, quello nuovo dei One Direction. Non parla d’altro da una settimana”
Vanessa si sentì accaldata improvvisamente e dopo circa mezz’oretta si alzò dal divano irrequieta. Aveva il desiderio di vedere anche lei il nuovo video e, non essendo mai stata particolarmente interessata al gruppo, dedusse che questa sua improvvisa voglia fosse dovuta all’incontro di quel pomeriggio.
Salì le scale e si avvicinò alla camera della sorella da cui sentiva provenire della musica.
“Sara” chiamò infilando la testa nella stanza “Che fai?”
Sara si girò a guardarla con fare scocciato “Non mi interrompere Vanessa, sono arrivata a cinquantatre” esclamò per poi tornare a fissare il computer con occhi sgranati.
“Ma cinquantatre che cosa?”
“Visualizzazioni” esclamò secco Sara.
“Visualizzazioni? Ma cosa….”
“Zitta!” strillò la ragazza “Fammi ascoltare”
Vanessa entrò nella stanza avvicinandosi al computer, dal quale proveniva la musica e si mise in piedi dietro la sorella a osservare lo schermo.
Sara stava guardando un video su you tube e, pensò Vanessa, doveva essere proprio il famoso video di cui parlava la madre. Cinque ragazzi in fila ballavano facendo strane mosse mentre, alle loro spalle, una decina di persone li imitava saltellando su tavoli da ufficio. Vanessa si avvicinò per guardare meglio: Louis si trovava al centro del gruppo, come se dirigesse lui le mosse e tutti gli andassero dietro.
“Ah…” disse la ragazza senza parole, mentre quello si girava di spalle, sculettava e faceva una specie di mezza piroetta in aria per ricadere in avanti poggiato su un ginocchio. “Però!” trattenne una mezza risata mentre il video finiva.
“È bellissimo non è vero?” chiese Sara con occhi sognanti voltandosi a guardarla.
A Vanessa quasi prese un colpo. “Chi?” chiese imbarazzata.
“IL VIDEO!” urlo quella con voce stridula.
"Fammene vedere qualcun altro" disse Vanessa avvicinando una sedia alla scrivania per stare vicino alla sorella.
"Certo! Allora... Direi... Questo! Si, non l'hai mai visto" esclamò Sara eccitata all'idea che la sorella si stesse interessando dei suoi idoli.
Era un video abbastanza frenetico in cui i ragazzi cantavano in diversi scenari: una pista da sci, una spiaggia, una prigione... L'attenzione di Vanessa era dedicata esclusivamente a Louis. Non riusciva a credere che quel ragazzo che ballava e cantava in un video su youtube fosse lo stesso con cui aveva parlato quel pomeriggio.
"Guarda Harry che ancora non aveva i tatuaggi!" esclamò Sara per poi girarsi verso la sorella. Vanessa doveva avere proprio un'espressione strana perchè subito aggiunse: "Vane, che hai? Ti senti bene"
"Cosa? Si si sto bene" si riscosse la ragazza distogliendo gli occhi dallo schermo e uscendo da una sorta di trance "Sono solo stanca, oggi ho studiato molto. Un'altra sera mi fai vedere altri video, va bene? Buonanotte" concluse alzandosi e uscendo in fretta dalla stanza.

Ripensandoci era stato sì un incontro al di fuori del comune, ma pur sempre una cosa da dimenticare. Per questo quando Vanessa si sdraiò sul letto cercò di convincersi a pensare a qualcos'altro. La sua mente però volò subito alla sera precedente e a quello che era successo. E rivide, come se fosse stato li in quel momento, gli occhi di Vincenzo che la scrutavano, come se volessero entrarle dentro e rapirle l'anima, esattamente come era successo la prima volta che si erano guardati. Rabbrividì. Perchè ancora ci pensava? Come era possibile che non avesse imparato la lezione e che perdesse ancora tempo, sonno e pensieri per un ragazzo che non meritava niente di tutto ciò? E si addormentò con la mente piena di ricordi.

Era sdraiata sotto l’ombrellone a leggere Harry Potter 3, il suo libro preferito. Ovunque andasse in vacanza portava con se uno dei libri della saga che adorava anche se tutti i compagni di classe le avevano più volte detto che era un libro per bambini e non certo per liceali. Ma lei non si sarebbe mai arresa, gli altri potevano parlare quanto volevano, un libro di Harry Potter sarebbe rimasto sempre un elemento fondamentale da portarsi sempre dietro: nella borsa, nello zaino, in valigia.
Sara e la madre stavano in acqua insieme ai fratellini, quindi Vanessa poteva godersi la pace delle cinque di pomeriggio in silenzio, sdraiata all’ombra.
Proprio in quel momento però un gruppetto di ragazzi decise di piazzarsi sotto l’ombrellone accanto per aprire una seduta intensiva di gossip.
“Sono stufa! Quest’anno è tutto così palloso! Dobbiamo trovare qualcosa da fare di divertente stasera!” esclamò una ragazza, sdraiata su un lettino, intenta ad osservarsi la manicure perfetta. Indossava un bikini bianco probabilmente ristretto in lavatrice perché, per quanto poco riusciva a coprire le sue abbondanti curve, lasciava poco spazio all’immaginazione.
“Si vi prego! Andiamo a ballare?” chiese un'altra ragazza che somigliava molto alla prima, ma dimostrava qualche anno di meno. Anche lei sembrava perfetta, con il fisico scolpito e magro, la pancia piatta i muscoli beni definiti e soprattutto quella che a occhio e croce sembrava una quarta di reggiseno.
“Io non posso, ho la cena in famiglia stasera” rispose un ragazzo biondo abbastanza brutto, con la faccia piena di brufoli, seduto ai piedi del lettino.
“Che palle Leo! I tuoi genitori sono così pesanti” esclamò la prima ragazza che aveva parlato.
Vanessa, senza volerlo, era rimasta incuriosita dai loro discorsi e si era voltata leggermente a guardarli.
“Ragazzi!” esclamò uno di loro accorgendosi dello sguardo della ragazza “Ci osservano” e indicò verso di lei.
Per un attimo gli occhi di Vanessa incontrarono quelli scuri del ragazzo e quasi perse il respiro. Non solo gli occhi, ma anche il volto e tutto il corpo di quel ragazzo erano bellissimi. Vanessa non aveva mai visto niente di così perfetto e rimase incantata per una frazione di secondo prima di arrossire e distogliere lo sguardo.
Tutti i ragazzi del gruppetto si voltarono a guardarla.
“Ma cosa sta leggendo?” bisbigliò una di loro.
“Ma che ne so… è una sfigata secondo me” esclamò il ragazzo biondo ad alta voce per farsi sentire bene “Sta sempre da sola sotto l’ombrellone. EI SPLENDORE!” urlò poi rivolto direttamente a lei “DOVE HAI PRESO QUEL COSTUME? NELL’ARMADIO DI TUA NONNA?” e scoppiò a ridere mentre Vanessa arrossiva guardando giù lungo il suo corpo il costume nero intero che indossava per nascondere i piccoli rotolini di ciccia che abbellivano la sua pancia. Il suo fisico era ancora quello di una bambina, anche se frequentava il primo anno di liceo.
Tutto il gruppetto di ragazzi ridacchiò alla battuta di quello che doveva chiamarsi Leonardo. Qualcuno sussurrò uno “Shhhh ma ti pare?”, qualcuno nascose la bocca dietro alla mano per non far vedere che rideva. Il ragazzo dagli occhi castani invece abbozzò un sorrisetto e si rivolse al biondo dicendo: “Piantala deficiente, non lo vedi che è una bambina!”.
Vanessa arrossì, se possibile ancora di più, e nascose il volto dietro al libro. Voleva sprofondare: non era mai stata brava a farsi nuove amicizie e in questo non era certo stata aiutata dal fatto che si sentiva diversa da tutti gli altri ragazzi della sua età. Perché non riusciva a comportarsi in modo normale e avere quella spigliatezza e sicurezza che avevano gli altri? E adesso si sentiva così in imbarazzo. Non aveva dato mai troppa importanza al giudizio degli altri eppure quelle risate e il fatto di essere stata chiamata “bambina” l’avevano fatta stare male.
“Andiamo via” esclamò il bel ragazzo alzandosi di scatto. Tutti lo imitarono e si incamminarono verso l’uscita della spiaggia dopo aver lanciato un’ultima occhiata alla ragazza ancora stesa che cercava di guardare altrove.


Vanessa si svegliò di colpo mettendosi a sedere sul letto, inquieta con se stessa. Le risate dei ragazzi continuavano a risuonarle in testa anche adesso che era sveglia.
Erano anni che cercava di eliminare quei ricordi dalla sua mente e adesso si ritrovava addirittura a sognarli. La sveglia sul comodino segnava le sei e mezza di mattina. La ragazza si stese di nuovo cercando di riprendere sonno, ma dopo essersi girata e rigirata nelle lenzuola per venti minuti buoni decise di alzarsi.
“La prossima volta che quelle tre mi chiedono di uscire con loro non devo esitare: cascasse il mondo, ma io le mando a quel paese” borbottò tra sé e sé mentre scendeva in cucina a prepararsi il caffè.
Dato che non aveva nessuna intenzione di perdere tempo, dopo colazione decise di andare in spiaggia. Erano le sette e mezza, sarebbe stato tutto molto più tranquillo e silenzioso e forse avrebbe potuto finire quel maledetto libro di letteratura.

In cinque minuti era pronta in giardino. Mentre slegava la bicicletta dalla catena si ritrovò a canticchiare distrattamente, cercando in tutti i modi di distogliere la mente dal sogno di quella notte.
“La la lalalalala la….” le note di un ritornello familiare le suonavano nelle orecchie “tu tu tu na na na…” girò la bicicletta spingendola sul vialetto del giardino verso il cancelletto “… and let me kiss you!” concluse con voce un po’più alta un millesimo di secondo prima di vederlo: Louis la fissava, da dietro il muretto, con un piccolo sorriso che gli attraversava il volto e con gli occhi blu piantati su di lei.




SPAZIO AUTRICE

Belle di padella!!
Ce l’ho fatta finalmente ho aggiornato!
E mi è costata taaanta fatica. Non so perché, ma questo capitolo proprio non voleva uscire dalla mia mente. Credo che sia venuto una schifezza… senza contare che è corto. Ma è sempre meglio di niente.

L’unica cosa importante che succede è che scopriamo qualcosa del passato di Vanessa attraverso il suo sogno. Mano a mano che la storia va avanti ne sapremo sempre di più.

Il nostro Louis è quasi totalmente assente in questo capitolo, se non contiamo balletti e sculettamenti vari del video di Best song ever (credeteci ho in mente questa scena da quando è uscito il video).

Mi scuso ancora tantissimo per il ritardo, ma, come alcune di voi sapranno, non ho potuto scrivere quest’estate.
Non volendo stare con le mani in mano però ho partorito un’altra idea folle che mi ha tenuta impegnata quasi un mese ed è sfociata in questa OS (cliccare per credere) che vi invito a leggere e recensire.

Ora è doveroso fare qualche ringraziamento… perché? Perché si! Senza tutte voi la mia storia non riuscirebbe ad andare avanti quindi grazie!!
A haroldsljps come al solito, perché è grazie a lei che ho avuto il coraggio di pubblicare questa storia.
A stylesperfume per la sua fantasia infinita e per essere tornata tra noi dal mondo dei morti.
E soprattutto a xmela per il suo regalo fantastico e per i sette minuti giornalieri di pace che riesce a donarmi!

Un bacio belle!!

P.S. nessuno mi si caga la la la la la!!
Quindi, siccome mi state pisciando altamente e mi sto annoiando, ho deciso di fare un banner per la storia.
Cosa ne pensate? Vi piace Vanessa? è una modella che a me piace tanto: si chiama Brandi Bondoc.
OK! Passo e chiudo

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Capitolo 5
*** Forget about the clock, that's tick-tick-ticking ***


FORGET ABOUT THE CLOCK, THAT’S TICK-TICK-TICKING



Vanessa rimase paralizzata, ferma in piedi mentre sentiva le sue guance andare rapidamente a fuoco, lo sguardo fisso su Louis che vedendola così imbambolata scoppiò a ridere, ad un tono comunque sommesso.
“Ei ciao!” si riscosse la ragazza avvicinandosi al muretto.
“Ciao” rispose lui smettendo di ridere “Carina la canzone che stavi cantando, mi pare di averla già sentita” continuò sfoderando uno dei suoi sorrisi perfetti.
“Si anche io l’ho sentita da qualche parte” esclamò lei abbassando lo sguardo a terra “ce l’ho in mente da stamattina, ma non riesco a ricordare di chi sia” mentì.
“Oh….” sussurrò Louis guardandola fissa. Vanessa non poté trattenersi dal guardarlo: era troppo buffo mentre cercava di non scoppiare a riderle in faccia.
Così fu la ragazza a nascondere il sorriso dietro la mano, non riuscendo a trattenere uno sbuffo che sembrava a metà tra una risata e un singhiozzo, seguita a ruota da lui che si mise a ridacchiare a labbra strette, gli occhi che brillavano di furbizia.
“Oh e va bene!” sbottò Vanessa “Lo so di chi è, contento? Mia sorella me l’ha fatta sentire ieri e mi è rimasta in testa”.
Louis stava per rispondere quando si sentì una porta sbattere all’interno della casa; scrutò preoccupato le finestre. “Non è che potremmo…”.
“Si certo!” esclamò la ragazza prima ancora di sentire il resto della frase “Andiamo da un’altra parte” concluse sottovoce uscendo con la bicicletta dal giardino.

Salirono tutti e due in sella e cominciarono a pedalare. Presero una stradina quasi sempre deserta che arrivava alle spiagge passando attraverso una pineta.
Vanessa non poté fare a meno di gettare qualche occhiata al ragazzo che pedalava al suo fianco: Louis indossava il costume, una semplicissima maglia grigia e portava in testa un cappello con visiera, calato fin quasi a coprirgli gli occhi che, prima di salire sulla bici, aveva nascosto dietro a un paio di occhiali scuri. Era più che evidente che il ragazzo non volesse farsi riconoscere, proprio come aveva detto il giorno prima. La ragazza non poté fare a meno di pensare al loro incontro. Forse a Louis aveva dato fastidio che lei lo avesse riconosciuto. E se adesso la odiava per questo? Era stato chiaro quando aveva lasciato intendere che non si sarebbero più rivisti. Ma d'altronde il loro “incontro” non era stata colpa sua. E poi se davvero gli avesse dato fastidio trascorrere del tempo con qualcuno non si sarebbe fermato a guardarla prima dalla strada.
“Allora…. Ci si rincontra!” esclamò Louis, libero adesso di parlare a voce più alta, come se avesse letto nei pensieri della ragazza.
“Eh già” rispose lei voltandosi a sorridergli mentre gli alberi passavano veloci intorno a loro e l’arietta fresca della mattina sbatteva leggera sui loro volti.
“Quindi hai una sorella?” domandò lui riprendendo il discorso interrotto prima.
“Si”
“Directioner”?
“Cosa?” domandò lei non avendo capito la domanda.
Era sempre stata abbastanza orgogliosa della sua conoscenza della lingua inglese e ringraziava sempre per essersi applicata con impegno nello studio mentre stava al liceo, ma questa parola pronunciata dal ragazzo proprio non l’aveva capita.
“Ahahah” scoppiò a ridere Louis “Intendo tua sorella è una directioner? Una fan dei One Direction?”
“Oh….” Vanessa era rimasta senza parole “Cioè mi stai dicendo che le vostre fan hanno addirittura un nome?” fu il turno suo di ridere, mentre il ragazzo si girava a guardarla fingendosi offeso.
“Certo che si, non insultare le nostre fan in mia presenza” esclamò alzando il naso verso l’alto con finta superbia.
“Ok, scusa” rispose lei ritornando seria “Comunque credo di si… che sia una directioner intendo. Pensa che ieri sera avrà guardato quel nuovo video qualcosa come una settantina di volte” concluse scuotendo la testa.
“Ahahah” continuò a ridere Louis “E tu l’hai guardato?” chiese poi.
“Umm… si…” balbettò Vanessa sentendosi nuovamente arrossire “bravi… cioè voglio dire mi è piaciuto… la coreografia poi…” sussurò l’ultima affermazione sghignazzando.
“Quella l’ho ideata io” Louis si voltò a guardarla mentre un espressione orgogliosa si apriva sul suo volto.
“Ah” la ragazza rimase di stucco. Aveva appena fatto una figura di merda?
Fortunatamente Louis non sembrava essersi accorto del suo tono sarcastico.
“Mi dispiace tantissimo per ieri. Come va la tua ferita?” domandò.
“Oh tranquillo, non era niente. L’ho coperta così, dovrebbe passare in pochi giorni” lo rassicurò Vanessa.
Erano ormai arrivati alla fine della strada e si potevano già vedere più in basso le spiagge e i parcheggi con qualche macchina di quelli che erano riusciti ad alzarsi per godersi il mare della mattina.
Le biciclette dei due ragazzi rallentarono.

“Allora.. emm” cominciò il ragazzo improvvisamente non sapendo più cosa dire “Io credo che andrò anche oggi in quella spiaggia deserta, l’altro giorno sono stato molto bene lì”.
“Ok” rispose la ragazza, ferma ancora in sella, con un piede poggiato per terra. Quello che Vanessa non riusciva a spiegarsi era il magnetismo che la faceva restare lì con quel ragazzo. Era come se si sentisse bene a passare del tempo con lui, e questo non le accadeva mai: in generale tendeva a sfuggire le persone, preferiva starsene per conto suo e non cercava mai di iniziare una conversazione con qualcuno perché era consapevole che non sarebbe poi riuscita a sostenerla. Non era abituata a parlare con la gente. Adesso invece si ritrovava in quella situazione, incapace di muoversi, in presenza di una persona che conosceva si e no da due giorni e di cui non sapeva niente. Come era possibile che fosse interessata a lui? Non era mai riuscita a incontrare in vita sua una persona veramente interessante, ma come poteva dire che Louis lo fosse veramente se avevano cambiato solo qualche frase di circostanza? Intuizione? Vanessa aveva imparato da tempo a non fidarsi dell’istinto, scoprendo a sue spese che le persone che ci attirano sono proprio quelle che si rivelano completamente diverse da come le immaginiamo.
Comunque era evidente che anche Louis non si decideva ad andarsene.
“Sta cercando una scusa per mollarmi qui” pensò la ragazza e si riscosse pronta a salutarlo e andarsene verso la spiaggia, ma il ragazzo la precedette e ricominciò a parlare.
“Vedo che hai aggiustato la ruota della bicicletta?” chiese.
Cos’era quella domanda? L’aveva buttata lì perché non sapeva cosa dire o stava seriamente cercando di fare conversazione?
“Cosa?” chiese Vanessa, non ricordandosi della bugia che si era inventata il giorno prima.
“Scusa, ma non ti si era bucata la ruota? Ricordi?.... Un piccolo buchino”
Alla ragazza tornò tutto in mente “Oh si, si! L’ho aggiustata te l’ho detto che sono brava in queste cose” rispose scuotendosi e sorridendo al ragazzo.
Il silenzio ripiombò tra i due, anche Louis, che il giorno prima le era sembrato così loquace ed espansivo, adesso restava fermo guardando a terra, non sapendo cosa dire.
“Beh io… vado” esclamò finalmente la ragazza, facendo per girare la bicicletta nella direzione opposta.
“Aspetta!” esclamò Louis all’improvviso, facendola sobbalzare. Il ragazzo era evidentemente turbato, mentre cercava di prendere una decisione che accordasse tutti i suoi neuroni.
“Senti Vanessa” esordì infine “Lo so che avevo detto di voler passare del tempo da solo, e che avrei preferito non vedere e non farmi vedere da nessuno. Ma adesso che ti ho conosciuta, mi rendo conto che non potrei mai farcela a passare tutta l’estate in solitudine. Mi ha fatto piacere parlare con te… vorrei… vorrei continuare a farlo. Non riesco proprio a stare da solo. Chiedo troppo se propongo di stare un po’insieme stamattina. Cioè… comunque non vorrei far sapere a nessuno che sono qui, ma credo sia stata una grande fortuna incontrarti, perché mi sembri una persona corretta, riservata e simpatica” concluse rivolgendo alla ragazza uno dei suoi sorrisi migliori.
Vanessa, che era rimasta fissa a guardarlo mentre parlava, scoppiò a ridere, sotto gli occhi stupiti di Louis. Adesso si che riconosceva la parlantina veloce del ragazzo e la sua esuberanza. Perché si era fatta mille problemi mentali? Alla fine Louis era un ragazzo simpatico e forse aveva veramente bisogno di trascorrere un po’ di tempo con qualcuno. Non doveva essere facile per uno come lui trascorrere le giornate completamente in solitudine.
Quindi, mentre lui la guardava ancora stupito e in apprensione, cercando di darsi un contegno dopo essergli scoppiata a ridere in faccia all’improvviso, rispose quasi senza rendersene conto: “Ma si, certo! Mi farebbe piacere passare un po’ di tempo con te”.

La spiaggetta era veramente deserta, non c’era nessun altro oltre ai due ragazzi e Vanessa per un attimo aveva dubitato della sua decisione: dopotutto si trovava da sola, in un luogo appartato, con un ragazzo di cui conosceva solo il nome e la rinomata abilità a comporre coreografie. Ma era bastata mezz’oretta per far ricredere la ragazza.
Si erano semplicemente seduti sui teli quasi in riva al mare, avevano iniziato a farsi domande a vicenda e a chiacchierare del più e del meno. Vanessa aveva subito scoperto di non provare nessun timore a restare sola con Louis e si era sentita sciocca ad aver titubato anche solo per poco tempo.
Spinta dalle domande del ragazzo, si era ritrovata a raccontare della sua vita, dei suoi studi. Aveva spiegato di come volesse laurearsi in fretta per trovare al più presto un lavoro, anche se la laurea in lettere in Italia offriva poche chance. E quindi aveva pensato di specializzarsi in qualcosa dopo il quinto anno, magari andando all’estero, dopo essere riuscita magari a convincere i genitori e aver racimolato i fondi necessari.
Aveva confidato di aver sempre voluto scrivere un romanzo, ma di non aver mai trovato idee abbastanza originali, aveva parlato dei suoi amici di Roma, della sua migliore amica Livia, del fatto che fossero l’una l’opposto dell’altra, ma che riuscissero proprio per questo ad andare sempre d’accordo.
Erano argomenti di circostanza, non stava raccontando niente di personale, eppure Vanessa non si era mai trovata a suo agio in questo modo con uno sconosciuto. Non stava fingendo disinvoltura, come spesso le capitava di fare, ma si sentiva veramente rilassata a parlare di se stessa con Louis. Si stupiva di questa sensazione, ma si sentiva inspiegabilmente felice.
E tra l’altro il ragazzo sembrava veramente interessato alla vita di Vanessa, a capire qualcosa del sistema universitario italiano, a farsi raccontare di come fosse vivere a Roma. Poi era arrivato il suo turno di rispondere alle domande e aveva raccontato della sua vita, di come ci si sentisse a viaggiare perennemente, di quanto fosse stancante un tour, di quanto gli mancasse la sua famiglia, ma anche di quanto fosse bello poter fare il lavoro dei suoi sogni, visitare mille posti diversi, fare esperienze sempre nuove. Aveva parlato dei suoi amici, di come si sostenessero a vicenda e di come era praticamente diventato dipendente da loro.
Vanessa era rimasta affascinata dai racconti del ragazzo: aveva immaginato che la sua vita doveva essere di quel tipo, ma sentirla descrivere direttamente da lui faceva tutto un altro effetto. Eppure la ragazza non si era interessata solo a questo aspetto della vita di Louis: aveva domandato anche qualcosa sull’Inghilterra, su come fosse Londra, sul sistema scolastico Inglese e, in generale, su tutto ciò che rendeva diversi i due paesi. Avevano parlato di musica, dei loro gusti. Si erano ritrovati a discutere sullo sport, di come Louis preferisse i giochi di squadra, mentre Vanessa quegli sporti individuali in cui devi solo concentrarti su te stesso.
Non si erano detti niente di speciale: erano tutti argomenti generici e impersonali eppure il tempo era volato e nessuno dei due aveva dato il minimo cenno di noia.

Erano passate quasi tre ore quando il telefono della ragazza cominciò a squillare; lei sussultò presa alla sprovvista leggendo il numero della madre sullo schermo.
“Pronto?” rispose a bassa voce rendendosi conto solo allora che erano le undici e mezza.
“Vanessa! Ma dove sei! Siamo arrivati adesso in spiaggia! Il bagnino mi ha detto di non averti vista stamattina!” la voce preoccupata della donna quasi le perforò un timpano.
“Si, mamma” rispose la ragazza allontanando il cellulare dall’orecchio “Scusa mi sono dimenticata di avvertirti. Sono andata alla spiaggia libera perché volevo stare un po’da sola….” gettò un’occhiata verso Louis “Devo finire un libro e c’era troppa confusione oggi allo stabilimento”.
“Uff! Va bene” rispose la madre evidentemente più tranquilla “ma non farmi più prendere questi colpi! Come hai fatto a dimenticarti di avvisarmi!?”
“Scusa mamma, non lo farò più. Ci vediamo stasera va bene?” concluse velocemente Vanessa chiudendo la telefonata.
“Chi era?” chiese subito Louis.
“Mia madre” spiegò la ragazza “Voleva sapere dove fossi”
“E tu che le hai detto?” chiese lui visibilmente in ansia.
“Tranquillo Louis” esclamò lei quasi infastidita dalle domande del ragazzo “Le ho detto che stavo da sola. Ti ho assicurato che non parlerò a nessuno di te, dovresti fidarti”
“Scusa hai ragione, ma sono troppo preoccupato: se si dovesse sapere che sono in vacanza qui la mia pace sarebbe rovinata”
“Perché dici così? Scusa, al massimo dovrai sopportare qualche paparazzo, perché questo dovrebbe rovinarti la vacanza?” chiese vanessa che ancora non riusciva a capire tutta quella preoccupazione.
“No, non capisci” scusse la testa Louis “non ci sarebbe solo qualche paparazzo, ma comincerebbero ad arrivare giornalisti, fotografi, poi le ragazzine del paese, poi quelle dei paesi vicini… insomma sarebbe una tragedia per me, vorrebbero tutti sapere cosa è successo da quando sono sparito…”
“Sei sparito? Che cosa vuol dire?” chiese Vanessa sorpresa dall’affermazione del ragazzo.
Louis si bloccò all’improvviso, fissando la ragazza negli occhi, era evidente che aveva parlato un po’troppo questa volta. Vanessa sentì l’imbarazzo salire tra di loro e desiderò non aver mai fatto quell’ultima domanda.
“Per favore, vorrei non parlare adesso” esclamo Louis cercando di essere gentile, ma alzandosi di scatto e cominciando a raccogliere le sue cose sparse sul telo “Ti lascio al tuo libro, credo che andrò a casa”.
“O-ok ciao” lo salutò lei fissandolo esterrefatta, mentre in pochi secondi quello caricava tutto sul cestino della bici, le faceva un cenno con la mano e si incamminava verso la stradina sopra alla spiaggia, sparendo alla visuale della ragazza.
Vanessa rimase ferma a pensare: ecco, aveva rovinato tutto, le ore precedenti erano state spazzate via da questi ultimi minuti. Il ragazzo si era arrabbiato, ne era sicura. Adesso si sarebbe chiuso tutto il giorno dentro casa e non avrebbe più voluto parlare con lei. Questo pensiero la fece stare male. Perché? Era stata bene con lui, erano poche le persone che riuscivano a farla sentire così e lui ci era riuscito da subito, ma adesso dubitava che il ragazzo avrebbe voluto passare altro tempo con lei.
Vanessa tirò fuori il libro dalla borsa sospirando e cominciò a leggere da dove era rimasta. Aveva veramente pensato, anche solo per poche ore, che quell’estate avrebbe potuto essere diversa dalle altre?




SPAZIO AUTRICE

Ciao cetrioli miei(?)
Ma dove siete finite??? Nessuno mi recensisce più, che tristezza T___T
Quasi quasi smetto la ff….
Ahah no, mi dispiace, dovessi metterci tre anni a scriverla, la finirò. Anche se nessuna la seguirà più e smetterete di recensire.

Duuunque! Cosa ve ne pare di questo nuovo capitolo? Vane e Lou cominciano a parlare e a conoscersi. Ho descritto un po’in generale gli argomenti della loro conversazione perché non mi andava di scrivere le loro esatte parole (odio scrivere i discorsi diretti, non mi vengono spontanei. Si era capito? Però devo inserirne comunque qualcuno perché altrimenti la storia sarebbe un mortorio).
Comunque non si sono lasciati nel migliore dei modi, speriamo che risolvano la situazione nel prossimo capitolo.. boh chissà… io scrivo quello che vorrei succedesse, ma se poi loro due cambiano idea e sconvolgono la storia?
….
….
Broccoletti siciliani della mafia russa!
Oggi mi do all’agricoltura.

Vi starete chiedendo: perché Vanessa abita a Roma? Semplice: perché è dove vorrei vivere io! Ci sono stata in gita con la scuola e mi sono innamorata!! E voi? Ci siete mai state??

Messaggio segreto per xmela: hai visto il nome della migliore amica di Vanessa? Chissà a chi mi sono ispirata? Ero troppo indecisa per il nome.. poi ho letto questo (PASSATE TUTTE A LEGGERE MI RACCOMANDO) e mi sono convinta. Grazie per il suggerimento (spero che non ti dia fastidio se ho completamente plagiato il nome del tuo personaggio. Comunque stai tranquilla perché Livia non ci sarà per niente in questa storia, era solo per darle un nome).

Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo con una recensione please!! ;) kisses

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Capitolo 6
*** Cause you, you've got this spell on me ***


CAUSE YOU, YOU’VE GOT THIS SPELL ON ME



La sveglia che Vanessa teneva sopra il comodino cominciò a suonare alle sette, come tutte le mattine. La ragazza si girò nel letto allungando la mano per spengerla. Quella mattina non aveva per niente voglia di alzarsi dal letto, ma si era sempre allenata nella vita a non cedere alle tentazioni e alla pigrizia. Sapeva che il momento della giornata in cui riusciva a studiare meglio era proprio la mattina e sarebbe stato un errore sprecarla restando a poltrire nel letto.
Afferrò il cellulare dal comodino e diede un’occhiata alla data. Era il 23 luglio. Mancava poco più di una settimana all’arrivo del padre, pensò la ragazza con un sorriso. L’estate per lei non era vera estate finché la famiglia non si ritrovava riunita. Gli anni più belli in assoluto erano stati quelli in cui lei era piccola, Sara ancora una poppante e nei gemelli non si vedeva nemmeno l’ombra. Vanessa adorava il senso di perfezione e sicurezza che provava quando stavano tutti insieme la sera, riuniti a tavola o a vedere un film in televisione.
E poi il suo rapporto con il padre era speciale: lui la adorava, lei adorava lui. Se è possibile la ragazza si trovava meglio con il padre che con la madre, anche se in generale il rapporto con entrambi era ottimo. Ma aveva sempre avuto una segreta predilezione per la figura maschile di riferimento nella sua vita.
D’altronde era la femmina primogenita: l’uomo l’aveva sempre viziata, coccolata ed accontentata in tutto. Vanessa dal canto suo non aveva mai fatto qualcosa che potesse deluderlo e per questo godeva della sua piena fiducia. Non era né il suo confidente, né il suo migliore amico, anzi la ragazza era molto riservata sui suoi pensieri privati e preferiva non parlarne con nessuno, eppure erano così legati l’uno con l’altra che riuscivano a capirsi con uno sguardo e la pensavano sempre allo stesso modo.
Vanessa si alzò controvoglia dal letto pensando a quanto le mancasse il padre: non vedeva l’ora che arrivasse il primo di Agosto per poterlo riabbracciare.

La ragazza scese al piano di sotto della casa, dove si trovavano la cucina e il soggiorno, cercando, come tutte le mattine, di fare meno rumore possibile per non svegliare gli altri componenti della famiglia.
Con suo stupore, la madre era già sveglia e armeggiava vicino ai fornelli per preparare il caffè.
“Mamma! Buongiorno, come mai sei già in piedi?” chiese la ragazza entrando nella stanza.
“Oh ciao Vanessa! Mi sono svegliata presto e non riuscivo a riprendere sonno”
Dopo pochi minuti erano entrambe sedute al tavolo con una tazza di cappuccino tra le mani.
“Come va lo studio?” chiese la donna avvicinando il caffè alle labbra. I suoi occhi scrutavano attentamente il volto di Vanessa, che si sentì per un attimo a disagio ad essere osservata in quel modo.
“Sta andando bene” rispose velocemente lei nascondendo il volto dietro la tazza “Sto per finire il terzo libro”
“Brava” le sorrise la madre “E per il resto? Come sta andando l’estate? Ti stai divertendo?”
Vanessa non riusciva a capire il perché di quelle domande. Forse la donna si sentiva in dovere di interessarsi alla sua vita adesso che si trovavano nel bel mezzo di un intimo momento madre-figlia?
“Mamma, come vuoi che vada? Bene, come tutte le estati. Mi rilasso, prendo il sole, mi godo il mare, non mi drogo, non fumo, non bevo… almeno non sempre” le rispose con un sorriso un po’forzato. Aveva sempre odiato quei momenti. Non amava parlare con la gente dei suoi pensieri, anche se si trovava in presenza di quelle poche persone veramente importanti per lei.
La donna rimase in silenzio a fissare i disegni sulla tovaglia mentre Vanessa ricominciava a bere il cappuccino.
“Ma sei sicura di trovarti bene in vacanza qui?” ricominciò a chiedere “Insomma, lo sai che mi fa piacere se passi le vacanze insieme a noi, ma capisco anche che hai ventun’anni e che magari preferiresti stare un po’insieme ai tuoi amici. Se volete organizzare qualcosa sai benissimo che possiamo darti dei soldi per pagarti la vacanza. Non so, magari una settimana al mare con qualche ragazzo di Roma…”
“Mamma, perché dici questo?” la interruppe Vanessa stupita da quelle improvvise domande “No no, non voglio fare vacanze per conto mio! Mi va bene così, ho tutto giugno e tutto settembre per passare del tempo con i miei amici; voglio stare anche un po’insieme a voi. Lo so che trascorro più tempo sui libri che insieme alla famiglia, però credimi, sto bene qui, mi serve questo periodo di relax con voi” esclamò tutto d’un fiato.
Ma come parlava adesso? Le sembrava di stare a sentire la parlantina concitata di Louis. Louis….. si ritrovò a pensare….. chissà cosa stava facendo in quel momento?
I suoi pensieri vennero interrotti dalla madre che ricominciò a parlare: “Va bene, va bene, Vanessa. Non serve che ti agiti” esclamò con un mezzo sorriso in volto “Volevo solo sapere se avevi pensato a qualche alternativa per l’estate. È che….” aggiunse abbassando la voce quasi fosse in dubbio a pronunciare quelle parole “mi sembri così strana ultimamanete… insomma fino a pochi anni fa eri molto più attiva. Ti ricordi? Mi chiedevi sempre di uscire la sera, lottavi per farti spostare il coprifuoco oltre l’una e stavi sempre in giro insieme a quei ragazzi della spiaggia. Avevi fatto amicizia con molta gente… adesso invece stai sempre sola. Non esci più la sera e, se lo fai, è solo perché le tue amiche passano a chiamarti. Ti isoli anche durante il giorno: addirittura vai a studiare nelle spiagge deserte. Vorrei solo capire se è successo qualcosa. Hai litigato con qualcuno? Ti annoi in vacanza qui? Vorrei solo che tu fossi felice” concluse con un sospiro.
Vanessa rimase un attimo immobile a fissare il volto della madre, poi scoppiò in una piccola risata esclamando “Mamma! Ma quanti problemi mentali ti fai? Guarda che io sto benissimo. Se mi va di uscire esco, se non mi va resto a casa. Non è un problema, non ho litigato con nessuno e preferisco studiare senza perdere tempo piuttosto che andare in giro a vuoto tutto il giorno. Ma non per questo mi sto isolando dal mondo. Mi sto semplicemente rilassando, è forse vietato?”
Il volto della madre si rilassò a quella risposta. "No certo tesoro" sospirò con un piccolo sorriso a incresparle le labbra "Però se ti succede qualcosa o hai qualche problema non esitare a dirmelo, d'accordo?"
"Si certo ma'" esclamò Vanessa che già si era alzata da tavola e si sbrigava a preparare le sue cose per la spiaggia.
Si fiondò in bagno a prepararsi cercando di fare il più in fretta possibile: aveva già perso molto tempo con quella chiacchierata a colazione e non voleva fare tardi sulla sua tabella di marcia giornaliera.
Dopo dieci minuti stava sfrecciando fuori da casa, lanciando un saluto alla madre, per poi salire sulla bicicletta e pedalare a tutta velocità verso la spiaggia.

Faceva caldo quel giorno, troppo per i gusti di Vanessa. Era sdraiata sotto l'ombrellone e nemmeno il più piccolo soffio di vento fresco le agitava i capelli o le muoveva le pagine del libro come accadeva di solito.
Se c'era una cosa che la ragazza odiava era proprio il caldo. Anche per questo non riusciva a resistere in spiaggia all'ora di pranzo e se ne scappava a casa. E la cosa che le dava più fastidio era il fatto che, quando faceva così tanto caldo, non riusciva a studiare bene; la concentrazione volava via, tra gli sbuffi infastiditi e i movimenti veloci delle mani che usava per sventagliarsi.
Così non c'è da stupirsi se quella mattina, non riuscendo ad andare avanti con la lettura, chiuse il libro con un colpo secco e rimase ferma a fissare le onde davanti a lei cercando di non compiere il minimo movimento che avesse potuto riscaldare ancora di più il suo corpo.
Mentre gli occhi, però, si spostavano dal blu del mare al verde dei lacci del suo costume, la sua mente prese strade diverse e vi affiorarono ricordi indesiderati.

Vanessa aveva trascorso tutta l'estate ad osservare quel gruppetto di ragazzi. A quanto le era sembrato erano tra le persone più popolari del paese.
Leonardo era il figlio del proprietario dello stabilimento, aveva un anno in più di lei, ed era la persona più odiosa che Vanessa avesse mai incontrato in vita sua.
Anche in classe sua, a Roma, i compagni tendevano a isolarla ritenendola diversa da tutti loro. Era una ragazza infatti che non fumava, non beveva, non amava andare a ballare il sabato sera e non cercava di vestirsi come tutte le ragazze della sua età. Ma nessuno dei suoi amici l'aveva mai trattata male o presa in giro. A volte la ignoravano, a volte la compativano, a volte provava no a coinvolgerla senza risultati. Non si comportavano male con lei.
Quel Leonardo invece, sembrava che non perdesse occasione per prenderla in giro o fare commenti cattivi in sua presenza e Vanessa non riusciva a spiegarsi il perché di questo comportamento.
Leonardo non era un bel ragazzo, eppure questo non gli impediva di essere popolare tra quelli della sua età e Vanessa attribuiva questo fatto alla sua arroganza e prepotenza che gli permettevano di averla vinta con tutti in ogni occasione.
Insieme a Leonardo c'erano due ragazze Leader del gruppo: le sorelle Visti. Inutile dire che erano considerate le ragazze più belle della spiaggia. Loro non parlavano: bastava un loro cenno e tutti si muovevano per servirle in qualsiasi bisogno. Erano, se possibile, più viziate e prepotenti di Leonardo, ma sicuramente molto più intelligenti e per questo riuscivano ad ottenere sempre quello che volevano e a sfruttare le persone senza che i malcapitati se ne rendessero conto.
A differenza del ragazzo, loro due non avevano mai rivolto la parola a Vanessa. Se la incontravano sulla passerella o nel parcheggio delle biciclette si limitavano a guardarla dall'alto in basso, con una smorfia sprezzante sul volto, stando bene attente a soffermare lo sguardo su quelle parti del suo fisico non proprio perfette, per farla sentire in imbarazzo.
Ascoltando spesso le conversazioni di quel gruppetto Vanessa era riuscita a scoprire i loro nomi.
Il ragazzo che le sembrava il più normale era Marco, un bel moretto che le sorrideva quando si incrociavano. Stava sempre un po'sulle sue e si discostava da alcuni comportamenti del gruppo che non condivideva. Di lui non era riuscita a scoprire molto, se non che le ragazze cadevano ai suoi piedi come pere mature e si diceva che nel suo letto ci fosse ogni sera una ragazza diversa.
E poi c'era Vincenzo, il ragazzo dagli occhi scuri e profondi che l'aveva colpita dalla prima volta che si erano guardati. Il suo cuore batteva all'impazzata ogni volta che lo vedeva da lontano e girava a largo per evitare di incrociarlo. Sapeva che doveva avere un anno o due più di lei, ma il suo carattere non era riuscita a comprenderlo pienamente. Non parlava quasi mai, ascoltava in silenzio quello che le altre persone del gruppo dicevano annuendo quando era d'accordo con loro e increspando gli angoli della bocca quando dicevano qualche sciocchezza. A volte diceva qualche frase, in silenzio, a volte restava zitto, ma quello che lo caratterizzava era lo sguardo con cui penetrava il suo interlocutore. Lo stesso Leonardo si ammutoliva e abbassava la testa ad una sua occhiata contraddittoria. Nessuno osava mai esprimere un parere diverso dal suo, quelle poche volte in cui si pronunciava per primo.
Vanessa non riusciva a spiegarsi perché Vincenzo riuscisse ad avere quel potere sui suoi amici. Poi però le capitava di incrociare il suo sguardo, di venire scoperta proprio mentre lo stava guardando, e si chiedeva se quella sensazione di non riuscire a reggersi in piedi, di voler scappare via ma sentirsi inchiodata al suolo, colpisse chiunque fosse stato guardato in quel modo.
Era passato un anno, Vanessa aveva compiuto 16 anni e come tutte le estati era tornata in vacanza lì.
Era tutto come lo aveva lasciato l'anno precedente compresi Leonardo e il suo gruppo di ragazzi popolari.
Vanessa li guardò sfilare sulla passerella davanti al suo lettino desiderando ardentemente di diventare invisibile, mentre riceveva uno sguardo di disprezzo dalle sorelle Visti, una smorfia da parte di Leo e un cenno della mano da Marco.
Vincenzo si limitò a guardarla come al solito facendole avvampare il volto ancora di più. Era cresciuto e diventato, se possibile, ancora più bello. Un accenno di barba gli era spuntato sul viso facendolo sembrare più maturo e più misterioso al tempo stesso. Anche il fisico era migliorato, sembrava che durante l'inverno fosse andato in palestra perché i suoi bicipiti si erano notevolmente gonfiati e gli addominali erano ancora più pronunciati. Sembrava quasi una statua greca.
Vanessa si riscosse dai suoi pensieri, il gruppo di ragazzi era ormai lontano e lei si diede della stupida ad essere rimasta sdraiata lì come un'ebete senza essere riuscita a spiccicare parola. Chissà quale sarebbe stata la loro reazione se li avesse salutati, si domandò prima di accorgersi dell'assurdità del suo quesito: non sarebbe riuscita mai e poi mai a pronunciare una singola parola con uno do loro, le incutevano troppa soggezione e lei era una timida di prima categoria.
La ragazza diede un'occhiata all'orologio, erano le sette di sera, la madre e i fratelli la aspettavano a casa. Probabilmente la cena era già pronta e lei era in ritardo come al solito. Si era infatti fermata fino a quell'ora, come faceva ormai ogni giorno, solo per vedere se i ragazzi sarebbero passati di lì, cosa che infatti spesso facevano. Si illudeva ogni sera che sarebbe stata la volta buona e avrebbe parlato con loro, anche solo per dire "ciao".
Si incamminò verso il parcheggio delle biciclette, aggiustandosi sul corpo la maglia XL che portava per nascondere le sue imperfezioni. Mentre si inchinava a togliere la catena alla sua bici sentì un sospiro esasperato vicino a lei. Si voltò di scatto: una ragazza bionda, altissima e bellissima era china affianco a lei e cercava i liberare la ruota della bicicletta incastrata tra le radici degli arbusti.
“Come ha fatto a bloccarsi in quel modo?” pensò Vanessa, ma in quell'istante la ragazza si girò verso di lei e sfoderò un sorriso a trentadue bianchissimi denti.
"Ciaooo!" cinguettò con una voce troppo squillante per essere umana "Ho un problema, mi potresti aiutare? Sono una frana con queste cose" e scoppiò a ridere coprendo la bocca con la mano.
"Eemm... Si aspetta, ti aiuto io" mormorò Vanessa avvicinandosi a lei. In poche mosse riuscì a liberare la ruota e porse, sorridendo timidamente, il manubrio della bicicletta alla ragazza.
"Oddio! Grazie!" esclamò quella continuando alla stessa tonalità di prima "Mi hai salvata! Come ti chiami? Io sono Eleonora" le porse la mano che Vanessa strinse con timore mentre si presentava a bassa voce. Quella ragazza era così bella, solare, sprizzava energia da tutti i pori. Possibile che volesse parlare proprio con lei?
"Vieni da tanto in vacanza qui?" ricominciò Eleonora non dandole nemmeno il tempo di rispondere "Per me è il primo anno! Si sta d'incanto qui non trovi? All'inizio ho pensato che sarebbe stata una scocciatura passare l'estate con i miei, poi però ho scoperto che vengono in vacanza qui anche due mie amiche e insomma.... In tre è meglio che da sola! Poi ho cercato subito di fare amicizie nuove e devo dire che in questa spiaggia sono tutti molto simpatici. Ho conosciuto un sacco di gente solo oggi che è il primo giorno. Tu conosci qualcuno?" pronunciò tutto d'un fiato lasciando Vanessa senza parole.
"N-no... Emm volevo dire si... Cioè conosco un po'di gente, ma non ci ho mai parlato. Non so se hai presente Leonardo, Marco...." riuscì a balbettare prima di essere nuovamente interrotta da quella voce squillante.
"Ma davvero?! Io ho conosciuto proprio quel gruppo lì oggi e pensa che mi hanno già invitata a uscire con loro stasera! Tu che fai staserà? Hai impegni?"
"No, non credo..."
"Allora devi assolutamente venire con noi! Quei ragazzi sono troppo simpatici! Oddio dai esci con noi, che bella idea che mi è venuta!" concluse aprendosi in un nuovo spettacolare sorriso.
"Oh io... Non credo sia il caso..."
"Perchè no! Ma dai ci divertiremo! Mi stai così simpatica, non mi lasciare da sola stasera!"
Dopo dieci minuti e con la testa completamente rintronata dalla voce di Eleonora, Vanessa stava pedalando verso casa con il numero della ragazza salvato in rubrica e una promessa strappata dalle labbra che non le sembrava vero di aver pronunciato.




La nostra Vanessa


Il nostro Louis


SPAZIO AUTRICE

Amori miei belli!!!
Lo so già cosa starete pensando:
“Che cazzo è successo a OscarLady che aggiorna dopo soli cinque giorni?”
Ahahah! Mi piace stupirvi!
Avevo il capitolo quasi tutto scritto e oggi mi sono messa sotto e l’ho completato!

Dunque, non accade niente in particolare, è un capitolo di passaggio, ma come succede sempre in questi casi, ci serve per capire qualcosa di più sul personaggio di Vanessa.
Mi dispiace per chi voleva un capitolo solo su Lou e invece si è ritrovata con questo chilometrico flash-back.
Vi è piaciuto? Mi sono resa conto che adoro scrivere riguardo al passato di Vanessa, quindi d’ora in poi aspettatevi molte più scene del genere.

Vi piacciono le immagini della Nostra Vanessa e il nostro Louis?
Non riesco a trovare qualcuno che incarni la perfezione di Vincenzo! Voi come ve lo immaginate? Non so tipo qualche attore famoso. Avete suggerimenti?

Avete saputo che Louis aspetta due gemellini?!
Non lui naturalmente, ma sua madre…Altri fratellini in arrivo e siamo a quota sei!!
(Speriamo siano maschietti così quando saranno grandi insegnerà loro a giocare a calcio)
*.*

OK! Adesso inizia la parte seria dello spazio autrice!
In realtà tutto questo piripocchio serve solo per distrarmi e non farmi piangere dalla mattina alla sera.
Perché? Cazzo! È finito AKOB!!! Manca solo l’epilogo e poi sarà the end!
Come faccio adesso io? Posso anche cancellarmi da efp… non ho più uno scopo qui.
Nono tranquille non sono così malinconica *piange disperata circondata da fazzoletti*
Per chi non lo sapesse akob sta per "A kind of brothers" ed è una delle più belle storie mai scritte su efp….
Ed è finita… per chi non l’avesse capito.

Amen
Mi ritiro in pace.

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Capitolo 7
*** To him you’re just another doll ***


TO HIM YOU'RE JUST ANOTHER DOLL



Vanessa tornò a casa, come tutti i giorni, non appena il resto della famiglia arrivò in spiaggia. I ricordi che le erano tornati in mente l'avevano resa ancora più irritata di quanto non fosse la mattina.
"Non posso farmi condizionare in questo modo da eventi del passato" si ritrovò a rimproverarsi da sola "Ormai quel che è stato è stato, devo smetterla di pensarci".
Ma forse il suo malumore non era dovuto solo a questo, si ritrovò a pensare mentre, seduta al tavolo della cucina, continuava a lanciare occhiate attraverso la finestra alla fine della strada.
Forse non voleva ammetterlo a se stessa, ma la verità era che continuava a pensare a Louis. Era come se tra di loro fosse rimasta una questione in sospeso e Vanessa odiava lasciare qualcosa in sospeso. Inoltre le costava ammettere che la mattinata precedente, passata in compagnia del ragazzo, era stata di gran lunga la migliore da quando era arrivata al mare. La presenza del ragazzo si era intrufolata all'improvviso nella sua vita e adesso Vanessa ne sentiva la mancanza.
"Non è possibile" esclamò a se stessa "Ci manca qualcuno che ci è caro, a cui vogliamo bene e su cui sappiamo di poter contare non certamente una persona che si conosce da appena due giorni" sbuffò mentre cercava di concentrarsi sul libro di letteratura italiana.

Dopo cena, mentre Vanessa stava aiutando la madre a sistemare la cucina come ogni sera, sentì qualcuno chiamarla dalla strada. Uscì trovando Eleonora nel giardino in compagnia di Marco.
"Forza Vanessa!" esclamò la ragazza con la sua solita allegria "Vestiti bene che stasera si va a ballare!"
"Ballare?" chiese lei stupita "State andando al Darret? Ma siete pazzi! Lo sai che odio quel locale..."
"Nessuna scusa" la interruppe Marco perentorio avvicinandosi a lei e trascinandola dentro casa "Ti vesto io stasera"
E tra le proteste urlate dalla ragazza la trascinò al piano di sopra nella sua stanza, lanciando un saluto al volo al resto della famiglia che osservava la scena stupita.
"Ma cosa ti salta in mente?" chiese Vanessa quasi urlando quando Marco si chiuse la porta della stanza alle spalle.
"Zitta" ordinò il ragazzo dirigendosi verso l'armadio "Allora... Vediamo di trovarti qualcosa di adeguato alla serata"
"Di grazia, perché questa serata sarebbe così speciale?" sbuffò Vanessa osservando inorridita Marco che metteva a soqquadro i suoi vestiti.
"Perchè suona il dj che piace a me" rispose quello lanciando sul letto tre paia di shorts "Perchè c'è open bar" aggiunse scartando almeno dieci magliette larghe "È perchè sono cinque anni esatti che ci conosciamo" concluse girandosi di scatto a fissare la ragazza con un largo sorriso sul volto.
Vanessa rimase paralizzata, con il mare di insulti che aveva in mente di pronunciare bloccato sulla punta della lingua. Abbassò le braccia che aveva sollevato in aria agitandole in movimenti convulsi dettati dalla rabbia.
"Cosa...?" chiese non certa di aver sentito bene.
"Esattamente quello che ho detto" continuò Marco riprendendo a rovistare nei cassetti "Cinque anni fa esatti sei uscita con noi e abbiamo parlato per la prima volta! Quindi non penso che tu possa startene chiusa in casa questa sera" concluse mettendosi dritto davanti a lei e porgendole un paio di leggins e una maglia blu con paillettes molto elegante.
Vanessa prese in mano i vestiti ancora senza riuscire a spiccicare parola.
"Ci vediamo di sotto. Le scarpe puoi sceglierle tu" esclamò il ragazzo uscendo dalla stanza.

Sinceramente Vanessa non era propensa a festeggiare il suo anniversario di "ingresso" nel gruppo. Eppure non aveva avuto il coraggio di rifiutare l'invito.
Si era vestita in silenzio, maledicendosi ogni tre secondi per quello che stava facendo ed era scesa al piano di sotto con tutte le intenzioni di declinare l'invito e cacciare, se necessario, con la violenza i due ragazzi.
Non appena aveva messo piede in salotto però le urla di Eleonora l'avevano colpita con il più alto livello di decibel raggiungibile, impedendole di prendere parola per prima: "Oh mio Diooo! Vanessa sei bellissima! Cioè! Sei uno schianto! Stasera ci divertiremo troppo! È così bello che esci con noi, proprio come ai vecchi tempi!"
E così la ragazza non se l'era sentita di dare buca ai suoi amici, non quella sera. Erano venuti a casa a "prelevarla", avevano insistito tanto perché uscisse con loro, Marco le aveva addirittura scelto i vestiti e tutto questo perché volevano passare una serata con lei. In fondo le volevano bene, si erano addirittura ricordati del loro primo incontro e, dopotutto, non poteva negare di essersi affezionata a loro.
È vero, non era stata trattata bene negli anni passati, Leonardo l'aveva sempre insultata, altre persone, tra le quali anche Vincenzo, l'avevano continuamente ignorata, però aveva anche conosciuto ragazzi simpatici, che facevano di tutto per metterla a suo agio e Eleonora e Marco erano tra questi.
Quindi, anche se non aveva per niente voglia di uscire e i pensieri che le erano tornati in mente quella mattina ancora bruciavano nella sua testa, dopo pochi minuti si ritrovò in sella alla bicicletta, con delle ballerine ai piedi, mentre pedalavano tutti e tre in fila verso la discoteca del paese.

“Un altro! Un altro!” urlava Marco al barista della discoteca mentre si dimenava sul suo sgabello su cui era seduto in modo così precario che Vanessa temette potesse rovinare a terra da un momento all’altro.
La ragazza allungò le braccia sul bancone in legno del locale e vi appoggiò sopra la fronte nascondendo il volto al mondo. Si sentiva troppo su di giri e le bruciavano gli occhi per il fumo che riempiva la discoteca. La testa le girava: forse aveva esagerato con l’alcool. Si aveva decisamente esagerato, constatò quando provò a risollevarsi sulla sedia e barcollò all’indietro prima di rifondarsi sulla superficie solida e soprattutto immobile del banco del bar.
“Marco…” chiamò con un filo di voce il ragazzo che alla sua destra continuava a ridere e chiacchierare con la gente che passava come se li conoscesse da una vita.
Forse era proprio così, forse davvero Marco conosceva la maggior parte delle persone che si trovavano lì quella sera. Dopotutto restava pur sempre uno dei ragazzi più popolari della spiaggia, pensò Vanessa osando girare di poco la testa e accorgendosi delle molte ragazze che passavano di lì gettando occhiate furtive al fondoschiena del ragazzo.
La ragazza scoppiò a ridere piegandosi su se stessa, non ce la faceva, quella situazione era troppo surreale.
La serata era iniziata bene, il locale non era troppo pieno, la musica era buona e soprattutto non si era vista nemmeno l’ombra degli altri ragazzi del gruppo.
Vanessa aveva cominciato a ballare trascinata in pista da Eleonora ed aveva accettato il primo drink offertole da Marco. “Tanto lo reggo l’alcool” aveva pensato buttando giù per la trachea il liquido azzurro.
Eccola infatti, chissà quanti drink dopo, a contorcersi per le risate su uno sgabello, non riuscendo nemmeno a reggersi in piedi.
“Ho esagerato pensò” mentre lo sguardo interrogativo di Marco la faceva ricominciare a ridere.
“Vane? Che succede?” chiese, anche lui gli occhi vitrei e la bocca impastata per i troppi cocktails.
“Ti guardano il culo!” ridacchiò la ragazza “è che… boh… ahahah è troppo strano!” continuò coprendosi la bocca con una mano.
“Non è strano!” esclamò Marco fingendosi offeso “Se permetti ho il culo più bello della spiaggia! Non c’è una ragazza in questa sala che non mi si vorrebbe fare stasera te lo assicuro!”
Vanessa continuava a ridacchiare scuotendo la testa, con lo sguardo fisso a terra.
“Anche te hai fatto qualche pensierino su di me eh!” continuò il ragazzo senza pensare troppo a quello che diceva “Vero Vanessa?”
La ragazza strinse le labbra e sollevò lo sguardo su di lui. Non capiva più niente, ormai era andata. Ma perché non ci aveva pensato prima e non si era fermata quando era arrivata al limite? Adesso sentiva che non sarebbe più riuscita a controllare le sue azioni, o peggio, le sue parole.
E infatti si ritrovò di nuovo a ridere, mentre scuoteva la testa in direzione di Marco ed esclamava “Non è vero quello che dici! Non hai il culo più bello della spiaggia! Louis ce l’ha molto più bello del tuo!”
“E chi diavolo è questo Louis?” storse la bocca il ragazzo.
“Louis… Louis…” cantilenò Vanessa, dondolando sullo sgabello, persa nei suoi pensieri “Luce dei miei occhi…”
“Si come no!” sbottò Marco prendendola per mano e facendola scendere dalla sedia “Andiamo fuori ti va? Non respiro quasi più qui dentro”
La ragazza annuì e si lasciò trasportare dalla presa decisa dell’amico.
Scorse Eleonora mentre si avvicinavano all’uscita, al centro della pista, non ballava, ma li guardava in modo strano. Vanessa le fece un cenno di saluto con la mano e ricevette in risposta uno sguardo tra il meravigliato e lo stizzito.
Dopo pochi passi si ritrovò fuori dalla discoteca, appoggiata sul muro esterno vicino a marco, mentre respiravano a pieni polmoni l’aria fresca della notte.

“Vuoi?” le chiese il ragazzo porgendole una sigaretta. Vanessa accettò l’offerta e inspirò quando quello le fece scattare accendino sotto al naso. La ragazza buttò fuori il fumo, mentre immagini confuse si facevano strada tra la nebbia della sua mente.

Una serata tranquilla come tante. Una proposta molto simile a quella appena ricevuta. “Vuoi una sigaretta?” “Marco! Non avrà mai fumato in vita sua” “Hai mai fumato?” “Tu porti la gente sulla cattiva strada”
Poi la sua voce tremante dietro una maschera di finta sicurezza “C’è sempre una prima volta no? Voglio provare! Marco mi puoi insegnare?”


E mentre cercava di ribellarsi a quello stato confusionale che non provava da troppo tempo, mente scuoteva la testa cercando di cancellare quei ricordi che invece tornavano sempre a galla nei momenti più sbagliati, si sentì strappare la sigaretta dalle dita e subito dopo la sua schiena fu spinta al muro con una pressione più forte di prima.
E sebbene fosse ubriaca persa, e non riuscisse a vedere chiaramente a più di tre metri di distanza dal suo naso, cercò di opporsi al ragazzo che le si era fiondato addosso spingendola contro la parete.
“Marco…” sussurrò alzando gli occhi in alto mentre quello la abbracciava tenendola così stretta che non poteva muoversi di un millimetro.
“Mmmm…” mugolò lui afferrandole la nuca con la mano e spostandole la testa da un lato.
“Marco…” piagnucolò Vanessa, mentre il ragazzo strofinava la punta del naso sul suo orecchio rilasciandole baci lungo tutto il collo.
“Marco ti prego…” piantò le mani sul suo petto cercando di respingerlo inutilmente, pregandolo di smettere.
“Vanessa” disse piano lui facendo scendere una mano sul suo fondoschiena “Non provare a dire che non ne hai voglia pure tu. Non dire che non sei attratta da me, perché non è vero. Tutte sono attratte da me e anche tu lo sei”
“N-no!” esclamò lei con più forza sentendo che sarebbe scoppiata a piangere da un momento all’altro.
“Ti prego non farmi aspettare ancora” le sussurrò lui nell’orecchio mentre lei si sentiva cedere le gambe.
E mentre era arrivata al limite della sopportazione, proprio mentre Marco si spingeva ancora più su di lei inchiodandola forte al muro e infilando una gamba in mezzo alle sue che ormai tremavano incontrollate, Vanessa sentì di nuovo l’aria affluirle nei polmoni, il corpo del ragazzo si spostò dal suo all’improvviso rendendola libera di cadere a terra con la schiena ancora appoggiata al muro.
Cercò di mettere a fuoco la scena che le si presentava davanti, la mente che galoppava cercando di resistere alla nebbia dell’alcool e di ricostruire quello che stava succedendo.
E quando lo fece, per poco non si sentì mancare. Ma questa volta non era colpa dei drink, o del fumo o della debolezza fisica.
Perché in piedi davanti a lei, che teneva Marco per il colletto della camicia dopo averlo trascinato via dal muro con la forza e che adesso lo fissava con occhi che mandavano scintille mentre quello si divincolava alla sua presa, c’era Vincenzo.




Ecco la nostra Vanessa che esagera con i drink! NON FATE COME LEI!


SPAZIO AUTRICE

Per la mia dolce xmela che domani compie gli anni: questo capitolo è il mio regalo per te (avrei preferito fosse venuto meglio ma, vabbè, ti tocca accontentarti)

Scusate scusate scusate tantissimo per il ritardo! Non è che io non abbia voglia di scrivere, il fatto è che in questi giorni non ho avuto veramente un momento libero, ho avuto troppo da fare, tra studio, Halloween e parenti e amici vari che approfittano del ponte per venirti a trovare.
Questa schifezza qui è la prova della mia vita frenetica con assenza di momenti da dedicare alla scrittura.
Il capitolo è stato scritto interamente dal cellulare, nei posti e negli orari più improbabili. Prendendo spunto dalla mia maestra xmela mi sono ritrovata a scrivere sul pullman, per strada, ovunque. Addirittura all'università: ad ogni pausa scappavo in bagno e ci rimanevo chiusa per dieci minuti buoni... i miei amici avranno pensato che soffro di diarrea cronica (suona schifosamente bleah)
Infatti è venuto fuori corto e brutto... E pensare che doveva essere un capitolo importantissimo ai fini della trama.

Comunque, lasciate che ve ne parli un pochino:
-Per adesso ancora niente Louis, ma ci siamo accorti che Vanessa incomincia a sentirne la mancanza (ogni riferimento al suo sedere è puramente casuale)
-Mini flashback del passato di Vanessa in cui la vediamo alle prese con una sigaretta per la prima volta. Ammettiamolo: chi di noi non ha mai fumato? E lei inizia proprio come ho iniziato io: per paura di essere considerata infantile. Fortunatamente, proprio come lei sono riuscita a smettere.
-Marco, Marco cosa mi combini? Stavi iniziando a piacermi come personaggio e adesso? Chissà cosa si nasconde dietro tutta quell'aria strafottente da primo-della-spiaggia
-Eleonora.... Mmmm.... Gelosa?
-E dulcis in fundo! Sbem!! Vincenzo!
Cosa ci riserva il prossimo capitolo? Lo scoprirete solo aspettando e aspettando e aspettando che OscarLady trovi tempo per scrivere.

Passiamo alle cose serie:
Cosa importante numero uno: che avete fatto per Halloween? Io sono stata a una festa, anche se non mi sono mascherata benissimo. Ho messo solo il cappello da strega e mi sono fatta gli occhi neri che sembrava mi avessero dato due pugni.

Cosa importante numero due: è stato postato anche l'epilogo di AKOB e io sono ancora più disperata di prima... No comunque è una bellissima storia e sono stata felicissima di averla letta, anche se, come tutte le belle storie, il finale ci lascia un po'di malinconia dentro :')

Cosa importante numero tre: Il video è qualcosa di stupendo! Non scherzo quando oso dire che forse è il loro video migliore fino ad ora. È tutto molto malinconico e triste, ma con le loro voci non potrei mai essere triste
P.S. Harry in accappatoio e Niall con quei capelli sono lo stereotipo del cosiddetto uomo-anti-stupro.
P.P.S. Zayn è la dolcezza
P.P.P.S. Louis e Liam, ecco, loro.... loro... sono esattamente lo stereotipo di uomo-da-stuprare! E non mi dite che non vi sono venuti pensieri perversi a guardare quelle scene perchè non vi credo!

Passo e chiudo! A presto (spero)

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Capitolo 8
*** I can see that you're holding back those tears ***


I CAN SEE THAT YOU'RE HOLDING BACK THOSE TEARS



“Che cosa fai? Lasciami!” ringhiò Marco cercando di sfuggire alla presa dell’altro.
“No, non ti lascio” esclamò Vincenzo senza alzare la voce, ma continuando a tenere lo sguardo severo fisso su di lui.
I movimenti convulsi di Marco si fecero a poco a poco più lenti, quando il ragazzo si accorse che l’amico non era intenzionato a lasciarlo andare.
“Va bene, ho capito!” esclamò alla fine immobilizzandosi con lo sguardo a terra “Adesso fammi andare”
Vincenzo aprì le mani lasciandolo libero, ma continuando a fissarlo con un sguardo troppo severo per essere ricambiato “Vai a casa?” chiese.
“Non puoi darmi gli ordini!” urlò Marco allontanandosi di colpo dal corpo dell’altro, come per paura di venire immobilizzato di nuovo, e barcollando sulle sue gambe, troppo pieno di alcool per riuscire a mantenere una posizione completamente eretta.
“Non era un ordine, è quello che farai” rispose Vincenzo serio, sollevando un angolo della bocca.
Marco rimase fermo. La strada era deserta, nessuno li stava osservando. Sembrò riflettere per un attimo sulle parole che gli erano state rivolte. 
Dopo un silenzio che sembrò durare ore, il ragazzo decise di rispndere: “Allora…. ci vediamo domani” disse all’amico e si voltò camminando lungo il vicolo per tornare alla strada principale.
Vanessa aveva osservato tutta la scena in silenzio. L’alcool che le scorreva nel corpo non le permetteva di formulare pensieri di senso compiuto e le immagini di quello che era successo le vorticavano freneticamente davanti agli occhi.
Vincenzo, per la prima volta, si girò a guardarla. Vincenzo? Era veramente lui il ragazzo che l’aveva aiutata?
“Stai bene?” chiese questo avvicinandosi e piegandosi sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza.
Stava bene? Vincenzo le stava parlando. Non era mai successo che le rivolgesse la parola, o almeno non a lei direttamente. Non era mai successo che si trovassero da soli loro due.
“Cosa?” chiese Vanessa. Gli occhi erano pesanti. Teneva lo sguardo fisso sul ragazzo davanti a lei, ma non riusciva a metterlo bene a fuoco.
Paura, angoscia? Cos’era quella sensazione che le era tornata d’un tratto in mente. Non riusciva più a ricordarsi bene cosa fosse successo. Era strano: fino a un attimo prima le era sembrato di essere lucidissima e adesso invece non riusciva a collegare i pensieri.
“Sei sbronza” ridacchiò Vincenzo continuando a guardarla. 
Sbronza? Ah si, aveva bevuto tantissimo quella sera. Ecco perche si sentiva così leggera.  
“Ti aiuto” il ragazzo la prese delicatamente per un braccio sollevandola da terra.
Vanessa si sentì instabile e desiderò con tutto il cuore di essere sdraiata nel suo letto. Non c’era nulla di meglio dopo una bevuta come quella che mettersi a dormire, con la mente svuotata e l’espressione beata di chi non ha preoccupazioni, incurante del mal di testa che sarebbe seguito il giorno dopo.
Eppure non era nel proprio letto. Si guardò intorno. Ah giusto, era nella stradina dietro alla discoteca.
“Devo accompagnare Eleonora a casa!” ecsclamò drizzandosi all’improvviso e cercando l’amica nel vuoto che la circondava.
Vincenzo scoppiò a ridere “Stai calma” le disse in tono rassicurante.
E lei lo fece, voltandosi a guardarlo, si tranquillizzò. Poi rendendosi conto nuovamente di chi fosse il ragazzo davanti a lei, cominciò ad agitarsi di nuovo.
Non era possibile. Cosa ci faceva Vincenzo lì con lei? Doveva essere un sogno. Si diede un pizzico sulla gamba, ma non sentì nessun dolore. Sicuramente era un sogno, tanto valeva rischiare.
“Ma sei vero?” chiese rivolta al ragazzo.
Un sorriso si fece spazio sul volto di questo, che le poggiò le mani sulle spalle per rassicurarla, prima di rispondere “Si, sono io. Adesso però dimmi se stai bene”
Un attimo di insicurezza bloccò Vanessa dal rispondere, ma nuovamente l’alcool liberò il suo lato più intraprendente e spigliato. Senza nemmeno rendersene conto, la ragazza scoppiò a ridere “Sto bene, sto bene! Perché continui a chiedermelo? Non ti è mai importato”
Vincenzo le rivolse uno sguardo serio “Bé, adesso mi importa. Non posso permettere ai miei amici di comportarsi così con te”
Vanessa rimase senza parole. Cosa voleva dire Vincenzo con quella frase?
“Quali amici? Comportarsi come?” chiese.
Qualcosa cercava di entrarle a forza nella mente. Era successo qualcosa, ma lei non riusciva a ricordarselo e adesso le parole del ragazzo la stavano tormentando di sospetti.
“Marco” disse soltanto lui guardandola fissa negli occhi “Non ci si approfitta delle ragazze quando sono ubriache in generale, ma soprattutto non se la ragazza è una tua amica. Ti deve delle scuse”
E allora Vanessa ricordò tutto quello che era successo… quando? Anni, giorni, secondi fa? Quando era successo? La sensazione di non riuscire a respirare si rimpossessò di lei e l’immagine di Marco che la teneva inchiodata al muro si fece vivida della sua mente.
“Oh…” sussurrò, mentre qualcosa di nuovo si faceva strada in lei ed esplodeva tutta d’un tratto: delusione, profonda e bruciante. Era stata tradita, ferita, usata da Marco. Eppure lui era un suo amico, o almeno lo aveva sempre pensato. Forse per lui non era la stessa cosa.
Lo sguardo della ragazza si era incantato verso il basso, ma una mano che si mosse davanti ai suoi occhi la riscosse dai suoi pensieri.
Vincenzo richiamava la sua attenzione “Vuoi che ti porti a casa?” chiese. A vanessa sembrò di percepire una minuscola nota di insicurezza nel tono del ragazzo, ma i suoi pensieri volarono via perdendosi in altri ricordi.
“Lo odio!” esclamò alzando il tono e piantando gli occhi dentro quelli scuri di Vncenzo che si allargarono per lo stupore all’improvviso cambiamento nella voce della ragazza.
Fece per rispondere, ma la mano di lei scattò veloce e si posò sulla sua bocca impedendogli di parlare. Vincenzo non aveva mai visto Vanessa in quello stato.
“Non è vero” riprese la ragazza con molta più sicurezza di prima “Non lo odio, però vorrei ucciderlo… perché lo ha fatto?” aggiunse mentre la voce le si incrinava pericolosamente.
Non doveva piangere, assolutamente. Non poteva mostrarsi insicura davanti a Vincenzo. Non lo aveva mai fatto, non aveva mai pianto davanti a lui e ai suoi amici. Nemmeno quando riceveva i peggiori insulti. Era sempre stata troppo orgogliosa per mostrarsi debole agli occhi di chi la tormentava. Perché aveva bevuto così tanto? Non rispondeva delle sue azioni quando lo faceva. Si maledisse mentalmente. Il cocktail blu era stato il peggiore. Immagini confuse continuavano a danzarle davanti. Eleonora… che fine aveva fatto? Cercò di darsi un contegno e di fingersi sobria. Ma era davvero Vincenzo quello davanti a lei? Ancora non riusciva a crederci.
Vincenzo sembrò captare il tremolio nella voce di Vanessa e scostò delicatamente la mano della ragazza dalla sua bocca.
“Ok, puoi odiarlo se vuoi” disse sorridendo e muovendo la mano sul suo braccio per tranquillizzarla “Tranquilla l’ho mandato a casa”.
La ragazza sollevò le sopracciglia a quelle parole e sbuffò, nascondendo il sorriso dietro alla mano.
“Cosa c’è?” chiese Vincenzo.
“Tutti fanno quello che dici tu, non è vero? Quel coglione di Leonardo sembra comandare tutti voi, ma non capirà mai che in realtà il vero leader sei tu” scoppiò continuando a ridacchiare e non riuscendo a controllarsi.
L’espressione curiosa sul volto del ragazzo lascio il posto ad un sorriso soddisfatto, ma non rispose alla provocazione della ragazza.
“Vieni” le mise una mano sulla schiena spingendola leggermente e invitandola ad uscire da quel vicolo. 
Vanessa lasciò fare. I modi del ragazzo le sembravano così naturali e spontanei che decise di fidarsi. Si rese conto di non conoscerlo affatto, pur avendo passato le ultime estati ad osservarlo per cercare di capirlo.
Passarono davanti all’entrata del locale. La musica fece riscuotere Vanessa.
“Devo andare a casa, credo…” disse avvicinandosi all’orecchio di Vincenzo come se parlare con lui fosse la cosa più naturale del mondo, come se fossero amici da una vita. 
“Ti porto io” annui lui “Non puoi tornare da sola”
“È la prima volta che parlo con lui” pensò Vanessa fermandosi ad osservare i lineamenti del suo volto. Perché quel ragazzo era così maledettamente perfetto? Quante volte si era posta questa domanda.
“Come dici?” chiese Vincenzo voltandosi a guardarla.
“Nulla” esclamò Vanessa sbarrando gli occhi. Possibile che avesse pensato ad alta voce?
Vincenzo ridacchiò guardando la strada ed incamminandosi prendendo vanessa per mano “Andiamo”
Come? Cosa? Vincenzo le aveva appena preso la mano. Vanessa si guardò in giro, osservando la gente che stava fuori dal locale. Si era aspettata di trovare tutti gli sguardi puntati su di lei, inorriditi. Nessuno avrebbe mai approvato quel gesto. Vincenzo era un ragazzo popolarissimo, non poteva permettersi di camminare mano nella mano con una ragazza sfigata come lei.
Poi improvvisamente si ricordò: non era più una bambina, non era più la sfigata della spiaggia. Erano passati tanti anni e era cresciuta, aveva imparato a fregarsene del giudizio della gente. Forse per quello nessuno si era scandalizzato a quel gesto. 
La mente era ancora annebbiata. Non avrebbe più bevuto in vita sua, ne era sicura. Eppure un barlume di lucidità ogni tanto spuntava nel gomitolo confuso dei suoi pensieri.
In fondo Vincenzo la stava accompagnando a casa, erano solo loro due, doveva godersi quel momento, non poteva permettersi di dimenticare tutto.
Si morse le labbra per essere stata così debole a pensare quelle cose.

Camminavano in silenzio. Vanessa ridacchiò e lui si voltò a guardarla interrogativo.
“Sei sempre il solito. Non parli mai, sei di poche parole. Basta un tuo cenno perché tutti obbediscano, non serve che sprechi fiato” esclamò lei.
Vincenzo continuò a guardarla inclinando la testa da un lato “Vedo che mi conosci bene” le disse sorridendo.
Vanessa avvampò “Non pensare che passi le mie giornate ad osservarti, proprio no…” cercò di giustificarsi balbettando.
Vincenzo cercò di trattenersi dal ridere “Sei una tipa tosta Vanessa. Credo che se non avessi bevuto saresti stata perfettamente in grado di affrontare da sola la situazione di questa sera"
Vanessa rimase in silenzio, non riuscendo a capire se Vincenzo le avesse appena fatto un complimento. Un pensiero si agitava nella sua mente senza prendere forma. La ragazza vi si attaccò cercando di capire cosa avevano risvegliato in lei le parole del ragazzo.
Poi improvvisamente capì e si fermò costringendo Vincenzo a girarsi verso di lei. Le parole le uscirono senza controllo, come se fossero rimaste nascoste dentro di lei per troppo tempo "Se sono così è solo perchè voi mi avete costretta. Ho sopportato il dolore, le delusioni, la vergogna. Sono stata obbligata a diventare tosta, forte abbastanza da poter sostenere le cattiverie che mi avete fatto passare. Nessuno di voi si è mai spinto ad aiutarmi, in nessuna situazione. Ho sempre sopportato tutto da sola, è per questo che mi vedi così forte. Non piango mai, lo sai questo? Ho imparato a mettere l'orgoglio prima di tutto. Non mi vedrete mai debole, lo sono stata per troppo tempo" concluse affannata dopo aver quasi urlato quelle parole.
Vincenzo rimase qualche secondo in silenzio a guardarla dritta negli occhi e poi "Lo so" disse solamente, quasi in un sussurro "Ma devi continuare ad essere così. Non devi confessare le tue debolezze. Se vuoi essere forte, se vuoi essere rispettata, devi nascondere la vera Vanessa ed importi di essere quello che gli altri vogliono che tu sia"
"Credi che sia facile?" sbottò lei, non più sicura come prima. L'impeto di rabbia che l'aveva sconvolta si stava piano piano affievolendo "Credi di sapere come ci si sente? A cercare di farsi accettare? A fare di tutto per piacere al ragazzo per cui si ha una cotta?" chiese abbassando lo sguardo, non riuscendo più a sostenere gli occhi profondi di Vincenzo.
"No" rispose lui posandole una mano sul mento e costringendola a rialzare lo sguardo "Non pretendo di saperlo, ma credo che non sia facile. Per questo ti stimo"
Vanessa era ancora più confusa di prima, sebbene l'effetto dell'alcool stesse svanendo.
"E dimmi" riprese Vincenzo vedendo che restava zitta "Credi ancora di avere una cotta per quel ragazzo?" chiese abbozzando un sorriso.
E Vanessa urlò con tutta se stessa al suo corpo di non farlo, urlò, si oppose, lottò contro l'ebbrezza che annebbiava la sua mente, ma non ci riuscì. E la sua bocca pronunciò quella parola con uno slancio dettato da anni e anni di repressione e di speranze infrante "Certo".

E poi fu la lucidità totale, il velo di nebbia fu spinto via con forza alla vista di Vincenzo che sollevava gli angoli della bocca in un lieve sorriso. Vanessa riprese il pieno controllo di se stessa non appena si rese conto di quello che aveva fatto, rimase immobile, basita spalancando gli occhi. Aveva ceduto. Si era mostrata debole proprio con lui, che l'aveva sempre respinta. Aveva confidato quello che le premeva da dentro da quando aveva quindici anni.
La rabbia prese il sopravvento. Ce l'aveva con se stessa per aver perso. Ce l'aveva con Marco per averla fatta bere e averla messa in condizione da dover essere salvata. Ce l'aveva con Vincenzo perchè si era comportato proprio come l'amico, approfittando della sua debolezza temporanea. Solo che lui l'aveva mascherato dietro le buone maniere sapendo che lei non avrebbe mai e poi mai rifiutato la sua compagnia. 
E nel momento in cui Vanessa pensava di aver vinto, di aver superato anni e anni di prese in giro e di essere riuscita a conquistare un podio importante, aveva capito invece di aver perso. Di aver confidato la sua debolezza più grande, l'unica certezza che aveva tenuto per se e che non aveva mai confermato a nessun altro. Anche se era sempre stato evidente, anche se tutti sapevano che le piaceva Vincenzo e i più perfidi le rivolgevano sempre frecciatine a riguardo, lei non l'aveva mai detto a nessuno. 
Sentì qualcosa premerle da dentro gli occhi e la vista appannarsi. 
"VAI VIA!" urlò all'improvviso buttandosi contro il ragazzo davanti a lei spingendolo indietro con tutte le sue forze.
Prima di avere il tempo di analizzare l'espressione di Vincenzo, prima di poter aspettare la sua reazione, prima che le lacrime le uscissero dagli occhi superò il ragazzo e si mise a correre verso casa, disperatamente, cercando di non pensare a cosa era appena successo, ma non riuscendosi.
E solo quando si accorse di essere arrivata sulla via di casa, non riuscendo più a controllarsi si accasciò per terra vicino a un lampione e pianse.
Tutte le lacrime che aveva represso negli ultimi anni le uscirono impetuose. Si coprì il volto con le mani provando vergogna per se stessa. Aveva provato ad essere forte, ma non ci era riuscita. Non aveva pianto neppure di fronte alla violenza di Marco, ma era crollata per la violenza di Vincenzo. Il ragazzo si era insinuato nella sua mente, l'aveva invasa costringendola a rivelare il suo segreto. Il potere che aveva su di lei era stato ancora una volta confermato, più forte che mai, più forte degli anni passati. Non poteva farci niente, era completamente succube di quel ragazzo e la cosa peggiore è che lui sembrava saperlo... Anzi no, la cosa peggiore è lei glielo aveva appena confermato.
A quel pensiero cominciò a piangere ancora più forte, singhiozzando dalla disperazione, le mani ancora a coprirle il volto.
Poi sentì un tocco leggero posarsi sulla sua spalla e alzò di colpo la testa.
E quasi prima di rendersi conto di trovarsi di fronte a un Louis stupito e preoccupato si era già fiondata nel suo abbraccio continuando a piangere come una bambina, le mani di lui a stringerle la schiena.




SPAZIO AUTRICE

Hola bellissime mie!!
Credo di adorare questo capitolo!
Sembra strano vero? Di solito odio come mi vengono fuori, invece questo qui mi piace proprio.
Sarà perchè c'è tanta, ma tanta Vanessa e adoro parlare di lei.
Sarà perchè c'è tanto tanto Vincenzo e adoro parlare di lui.
Sarà perchè quel pezzettino di Louis alla fine mi fa sciogliere come il cero in chiesa la notte di Pasqua (?)
Comunque non starò qui ancora per molto a scrivere, perchè è tardi e ho una voglia matta di pubblicare il capitolo.
Lascio tutto alle vostre recensioni. Spero che piacerà anche a voi quanto piace a me.

Un bacione enorme enorme a xmela e un grazie per aver creato una sua nuova meraviglia: "Dream" (passate tutte a leggerla)

P.S. Avete comprato Midnight Memories? Cosa ne pensate?
Kisses!!

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Capitolo 9
*** I'll be here, by your side ***


I’LL BE HERE, BY YOUR SIDE



“Tieni” Louis le porse una tazza di tè freddo accomodandosi vicino a lei sul divano “Non avevo nient’altro. Una camomilla sarebbe stata meglio” aggiunse guardandola mentre beveva.
“Grazie” rispose Vanessa “E non ti preoccupare, con questo caldo è meglio qualcosa di fresco”
Louis aveva portato la ragazza a casa sua dove piano piano si era calmata, adesso stavano tutti e due in salotto davanti alla televisione che trasmetteva un qualche film comico-demenziale di tarda serata.
“Non sopporto la televisione italiana” esordì Louis sorridendole “Da quando sono qui non sono riuscito a trovare un programma interessante”
“Io non la guardo mai infatti” rispose Vanessa prima di tornare a sorseggiare il suo tè “Mia sorella un po’ più di me, quando non è impegnata a cercare video su youtube”.
Louis continuò a guardarla sorridendo. Vanessa se ne accorse e gli chiese un po’imbarazzata “Cosa c’è?”
“Niente. Sei riuscita a calmarti?”
“Un po’… grazie…” balbettò la ragazza a disagio
“E di cosa? Non devi ringraziarmi” rispose lui a bassa voce
“Bè… non mi hai abbandonata in quello stato… mi hai fatta venire qui… per questo ti ringrazio” continuò Vanessa un po’ più sicura.
Louis scoppiò a ridere “Credi davvero che ti avrei abbandonata lì da sola in quello stato?”
“Bè…” rispose lei “Non ci eravamo lasciati nel migliore dei modi l’ultima volta, quindi, si, grazie per tutto quello che hai fatto. E poi.. volevo anche ringraziarti per non aver chiesto spiegazioni sul mio stato d’animo”.
Louis fece un gesto con la mano a mezz’aria, come a voler scacciare qualcosa “È acqua passata, non ti preoccupare. Siamo amici no? Non importa se litighiamo. E per quanto riguarda quello che è successo, non sarò certo io a convincerti a parlarne: quando vorrai e se vorrai io sarò pronto ad ascoltare” concluse con un sorriso rassicurante allungando un braccio verso la ragazza e posandolo sulla sua spalla.
Vanessa abbassò lo sguardo sulla tazza che stringeva tra le mani: era blu, blu scuro però, non come gli occhi chiari di Louis, ed era ancora piena per metà di tè… e Louis aveva appena detto che erano amici, e questo pensiero le fece andare le guance in fiamme.
“Grazie” sussurrò, non riuscendo a guardarlo negli occhi.
Louis, cominciò di nuovo a ridere con quella sua risata cristallina che Vanessa adorava “Continui a ripetere grazie questa sera! Davvero non c’è bisogno che tu mi ringrazi, avresti fatto lo stesso al mio posto giusto?”
“Certo!” esclamò la ragazza riscuotendosi e alzando il volto verso di lui “Siamo amici no?” chiese con decisione.
“Perfetto!” Louis si battè le mani sulle gambe e si alzò dal divano “Vuoi qualcosa da mangiare? Biscotti, cioccolata? Ho di tutto nella mia cucina aggiunse con tono allegro
“No no, non penso di riuscire a mangiare” si scusò lei “Mi fa male la pancia”
“Mmmm ok….” la scrutò lui “Non voglio sapere il perché!” ridacchiò.
Vanessa rise a sua volta “No, è meglio di no”
“Bè, io mangio qualcosa, se non ti dispiace” Louis corse in cucina, dalla quale la ragazza lo sentì aprire cassetti e rovistarci dentro
“Spuntino di mezzanotte?” chiese Vanessa ad alta voce, dopo aver finito tutto d’un sorso il contenuto della tazza e alzandosi dal divano per raggiungere il ragazzo
“Esatto” rispose lui voltandosi a sorriderle con un pacco di gocciole in mano “La tazza lasciala pure nel lavandino”
“Le mie preferite” esclamò allegramente la ragazza avvicinandosi al lavello, che, come poté constatare, era pieno di pentole e piatti sporchi “Non sei molto ordinato” esclamò a quella vista.
“No” Louis si grattò la nuca imbarazzato “Si nota vero?”
“Eppure la casa non è un completo disastro” alzò le spalle Vanessa “Credevo peggio per un ragazzo che vive da solo”
“Soltanto perché ho portato poche cose con me” si giustificò ridendo il ragazzo “Praticamente non ho svuotato la valigia. Dovresti vedere la mia casa a Londra, anzi no, è meglio se non la vedi. Finché vivevo con Harry ci pensava lui a mettere in ordine… adesso è il casino più totale… Cosa stai facendo?” chiese interrompendo il suo discorso alla vista di Vanessa che aveva cominciato a lavare i piatti.
“Metto un po’di ordine” sorrise lei strofinando i piatti con il detersivo “E non perché credo che sia un lavoro da donne, sia ben chiaro, ma proprio perché questa vista non riesco a sopportarla”
“Ma non dovevi” balbettò imbarazzato Louis.
“Tranquillo” si voltò a guardarlo lei sorridendogli “Allora… non vivi più con Harry? Sarebbe Harry Styles giusto?”
“Si è lui!” esclamò il ragazzo mettendosi in bocca un biscotto intero “No, non fifiamo, pfiù infieme… lunga ftoria”
Vanessa alzò le spalle “Non ti strozzare però” ridacchiò.

Dopo che la ragazza ebbe finito di lavare i piatti, tornarono in sala e si sedettero di nuovo sul divano. A dir la verità Louis era più sdraiato che seduto.
“Mettiti comoda Vane. Posso chiamarti Vane? Puoi restare qui quanto vuoi naturalmente, se mi addormento e russo sei autorizzata a picchiarmi”
Vanessa scoppiò a ridere impossessandosi del telecomando “Si certo, puoi chiamarmi Vane. Cerchiamo qualcosa di decente che non ti faccia addormentare allora” e cominciò a girare i canali.
Sfortunatamente per loro, l’unica cosa accettabile che riuscirono a trovare furono le repliche notturne del “Re del cioccolato”.
Mentre la torta a forma di Babbo Natale prendeva forma davanti ai loro occhi, Vanessa si rilassò, permettendosi di assumere una posizione meno rigida sul divano, spostandosi leggermente verso il ragazzo.
Non si sentiva stanca, sarebbe rimasta a parlare con lui per un tempo indefinito, ma il suo corpo sembrava pensarla diversamente e piano piano la sua testa scivolò verso il basso e le palpebre calarono sugli occhi.
Quando la sigla del programma risuonò per la sala ad alto volume Vanessa si riscosse, rendendosi conto solo allora della situazione: era scivolata verso Louis, sdraiandosi sul divano, anzi.. a dirla tutta... era sdraiata per metà sopra il ragazzo che si era assopito tenendole un braccio sulle spalle.
Vanessa alzò lo sguardo sul suo volto: era bello, era veramente un bel ragazzo. Quello che la sorprese maggiormente era il fatto che, seppur la situazione fosse tremendamente insolita per lei, si sentiva perfettamente a suo agio. Era sdraiata su un divano in casa di un ragazzo conosciuto da poco, abbracciata a lui, e non provava vergogna. D’altronde, si disse a se stessa, era stata la prima cosa che l’aveva colpita da quando aveva conosciuto Louis, il sentirsi a suo agio con lui, per nulla imbarazzata.
Ripensò a come il ragazzo l’aveva definita poco prima, “amica” e sentì qualcosa dentro, lo stomaco contrarsi e una sensazione indefinita partire dal suo petto e risalire fino al volto. Era felicità quella? Possibile che fosse felice. Ma non felice come quando mangi un gelato, era qualcos’altro. Era quello che provava quando la famiglia si riuniva attorno alla tavola la sera di Natale, quando stava con Livia e si ritrovavano a ridere senza un motivo e non riuscendo a fermarsi. Una sensazione di pienezza che la riempiva totalmente e, tutto questo, a causa di un ragazzo semisconosciuto.
Avrebbe voluto che quel momento e quella sensazione non finissero mai.
Purtroppo invece Louis si riscosse dal suo torpore, sbadigliando, e voltandosi a fissarla “Hei” sussurrò con la voce impastata sorridendole.
Vanessa sorrise a sua volta prima di chiedere in un sussurro “Siamo amici?”
Louis la guardò fissa un po’stupito “Certo” rispose.
Vanessa si alzò, mettendosi a sedere sul divano e divagando con lo sguardo intorno. Si sentiva insicura, eppure voleva farlo, e non perché avesse il bisogno di parlarne con qualcuno, ma proprio perché sentiva il bisogno di dirlo a Louis, a quel ragazzo che era seduto affianco a lei in quel momento e che la guardava un po’ preoccupato.
Quindi, dopo qualche secondo di incertezza, cominciò a parlare a bassa voce.
“Non ho mai avuto molti amici. Soprattutto d’estate. Vengo in vacanza in questo posto da tanto tempo, ma non sono riuscita a socializzare molto” la voce prese più sicurezza mano a mano che andava avanti con il racconto.
Louis adesso si era completamente sollevato, l’attenzione totalmente rivolta verso di lei.
Vanessa prese un bel respiro prima di continuare “Non ero simpatica alla gente, agli altri ragazzi della mia età intendo. Loro… loro mi prendevano in giro. Perché ero grassa, perché ero brutta… almeno questo è quello che dicevano. Non vestivo alla moda, non davo attenzione all’aspetto estetico. E inoltre non uscivo la sera, non andavo a ballare in discoteca, non bevevo e non fumavo. Io provavo ad entrare a far parte del loro gruppo, a stringere amicizia con loro, ma poi mi bloccavo sempre. Li rincorrevo, volevo uscire con loro, ma poi non sapevo mai cosa dire, non riuscivo a portare avanti una conversazione. E non ricevevo altro che insulti, si… mi insultavano… e nessuno mi difendeva. Qualcuno mi consolava ogni tanto, ma nessuno mi difendeva mai. Non ho bei ricordi di quegli anni. Le estati del liceo… e io ho solo brutti ricordi. So cosa stai pensando, che alla fine vedevo questa gente solo d’estate e potevo fregarmene dei loro giudizi, ma non era così semplice…”
“Non lo penso!” la interruppe Louis di colpo.
Vanessa si girò a guardarlo per la prima volta da quando aveva iniziato a parlare. Louis le strinse una mano e quel gesto la incoraggiò a continuare.
“Volevo veramente entrare a far parte del loro gruppo! Essere popolare come loro, uscire la sera e fare cose da grandi come loro”
“Ci sei riuscita?” chiese il ragazzo.
“Si, ci sono riuscita, ad uscire con loro intendo e tutto il resto, però non hanno mai smesso di trattarmi male. Mi consideravano la sfigata della compagnia, se potevano mi evitavano, oppure mi chiedevano favori sapendo che non avrei mai risposto di no. Ed io volevo veramente sottostare ai loro ordini, perché stupidamente mi sembrava di avere una qualche importanza per loro in questo modo”.
Louis annuì “Continua” la incitò.
“Niente, è finita” alzò le spalle Vanessa tornando a sorridere “Mi sono stufata, sono cresciuta e ho capito la situazione. Così mi sono allontanata da loro. Cerco di evitarli, vado in spiaggia la mattina presto e esco la sera solo se è indispensabile”.
“È per questo che eri così triste stasera?” chiese serio il ragazzo.
Vanessa annuì “In un certo senso, si… anche per questo”
Louis la fissò ancora per qualche attimo prima di avvicinarsi a lei e circondarle le spalle in un abbraccio rassicurante.
“Grazie” sussurrò avvicinandosi all’orecchio della ragazza
“Per cosa?” chiese lei stupita
“Per esserti confidata con me” concluse lui posandole un bacio dolce sulla fronte.

Mentre Vanessa lasciava la casa di Louis alle ore 4.00 del mattino, dirigendosi verso la sua villetta a passi lunghi sul selciato, pensò che non si era totalmente confidata con lui, ma comunque era riuscita a dirgli qualcosa.
Ed era qualcosa che non aveva mai detto a nessun’altro essere vivente sulla faccia della terra, nemmeno a Livia. Quindi, pensandoci bene, per quanto potesse sembrare assurdo che stesse capitando proprio a lei, forse il ragazzo aveva ragione: si era fatta un amico.

Vanessa entrò a casa cercando di fare il meno rumore possibile. Salì a passi leggeri al piano di sopra. La porta della stanza di Sara era socchiusa e la ragazza si affacciò a guardare la sorella che dormiva beatamente. Il raggio di luce del corridoio illuminava debolmente le pareti della stanza tappezzate da cima a fondo con i poster della famosa band. Vanessa rimase ferma sotto lo sguardo di Louis che la fissava da tutte le parti, poi scosse la testa e si rifugiò in camera sua.
Si sdraiò sul letto e cominciò a giocherellare con il cellulare. Pur essendo ormai tardissimo, o prestissimo a seconda di come la voleva vedere, non aveva sonno. Quindi presa dalla curiosità digitò sullo schermo del telefono “Louis Tomlinson” e sfogliò i risultati google.
Quando si rese conto della quantità di siti internet che parlavano di lui, e dei numeri che gli venivano associati, a partire dalla quantità spropositata di seguaci su twitter fino al consistente numero di premi vinti insieme alla sua band quasi le venne un colpo. Aveva immaginato, si, che il ragazzo fosse famoso, ma non credeva fino a quel punto.
Sospirò, spengendo il telefono e posandolo sul comodino. Si accoccolò sotto il lenzuolo rilassandosi. “Certo che questo mio nuovo amico non è il massimo dell’ordinarietà” pensò prima di scivolare nel mondo dei sogni.

Quando la sveglia suonò alle sette del mattino, come ogni giorno, la ragazza la spense brutalmente e si rigirò dall’altra parte del letto.
Dopo un’oretta la madre si affacciò alla porta della stanza chiamandola dolcemante. Vanessa mugolò un “Resto a dormire” prima di crollare addormentata un’altra volta.





SPAZIO AUTRICE

Lettrici mie belle!
Se non ho aggiornato prima ho i miei motivi (vedi esami universitari)
Ora, siccome credo di non poter aggiornare un’altra volta prima di Natale, considerate questo capitolo come il mio regalo per tutte voi :D
Poi, considerando che dopo Natale viene santo Stefano e poi capodanno, credo che sarò veramente impegnata (come tutte voi d’altronde) quindi credo proprio che questo sarà l’ultimo capitolo del 2013.
Spero che questo vi sia piaciuto! È pieno di momenti Louis/Vane quindi avrei dovuto soddisfare le vostre richieste.
A proposito, quella della foto è Vanessa, non è bellissima?
Ringrazio di cuore tutte voi (perché si sa, il Natale rende più buoni) che state leggendo la storia, l’avete recensita o l’avete aggiunta alle seguite e ricordate.
Un bacione enorme a tutte!! Merry Christmas and Happy new year! <3

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Capitolo 10
*** Let me find at your secret, let me show that I'd keep it ***


LET ME FIND AT YOUR SECRET, LET ME SHOW THAT I'D KEEP IT



Vanessa apri gli occhi solo quando i raggi del sole, passando attraverso la finestra, li colpirono direttamente.
Sbatté le palpebre più volte incredula: doveva essere parecchio tardi perché la sua stanza era esposta a sud-ovest e la luce del sole vi entrava direttamente solo in tarda mattinata. 
La ragazza allungò le braccia intorpidite girandosi nel letto. La sveglia segnava le 12:07 
"Cavolo" disse a mezza voce mentre i ricordi della sera precedente le tornavano tutti insieme nella mente. 
Si tirò su, restando seduta con i piedi che toccavano il pavimento, immobile, con lo sguardo fisso nel vuoto.
Non sapeva cosa pensare, erano successe così tante cose che non se ne capacitava nemmeno lei: la discoteca, Marco, Vincenzo, Louis. Tutto questo le fece girare la testa. Era veramente troppo per lei, che aveva trascorso le ultime estati nella monotonia e la noia più totali. 
"Che patetica" disse a se stessa alzandosi dal letto. Chiuse fuori dalla mente tutti i ricordi e cercò di convincersi che la sua vita sarebbe tornata piatta e insipida da quel momento esatto. 
"Sono successe quelle cose, non posso negarlo" pensò "ma non posso permettere che mi condizionino. Sono accadute e basta, non voglio pensarci" 
Scese in cucina cercando di mettere in atto i suoi propositi, ma subito capì che non sarebbe stato possibile.
Perché effettivamente quell'estate qualcosa era cambiato e quel qualcosa aveva la forma di un bel ragazzo con gli occhi blu. Vanessa sorrise incantata guardando fuori dalla finestra. Poteva cancellare Marco, poteva cancellare Vincenzo ed ogni altro brutto ricordo legato a lui, ma perché avrebbe dovuto fingere anche su Louis? Gli era capitata una cosa bella, aveva conosciuto un ragazzo simpatico che, stranamente, sembrava essere interessato a lei a differenza di tutti gli altri. 
Si riscosse scuotendo la testa, mentre la assaliva un incredibile voglia di rivedere Louis al più presto. Pensò che avrebbe voluto sdebitarsi per come l'aveva accolta e trattata il ragazzo la sera prima. 
"Potrei invitarlo a pranzo" disse a se stessa correggendosi subito dopo "no, che idee mi vengono! È assurdo!" 
Dopo averci riflettuto per qualche secondo però si rese conto che non sarebbe stato affatto assurdo: la sua famiglia sarebbe tornata a ora di cena, non ci sarebbero stati incontri sgraditi per Louis. Avrebbero potuto mangiare e passare un po'di tempo insieme senza preoccupazioni. 
In men che non si dica era corsa in bagno a lavarsi, si era infilata i primi vestiti che aveva trovato ed era scesa in strada diretta verso casa di Louis. 
Quando però si trovò davanti alla porta della villetta, tutta la sicurezza di pochi attimi prima sparì d'un tratto. E se Louis non fosse stato in casa? Bè bastava bussare per controllare. E se questa idea fosse stata tropo avventata? Se a lui non andava di uscire di casa a quell'ora del giorno? Forse invitarlo a casa sua sarebbe sembrato un po'troppo "prematuro" pensò la ragazza aggrottando le sopracciglia. Ma in fondo, prematuro per cosa? Lui non si era fatto problemi a accoglierla in casa sua quella notte.
Proprio quando decise che avrebbe dovuto certamente farsi meno problemi mentali e avvicinò la mano al campanello, la porta di casa si aprì di colpo mostrandole un Louis Tomlinson in pigiama con il suo sorriso in bella mostra sul volto, in tutto il suo splendore.
“Ah!” esclamò Vanessa presa alla sprovvista.
Louis scoppiò a ridere: “Buongiorno anche a te”
“Mi hai spaventata”
“Si sentivano le rotelle del tuo cervello girare anche attraverso la porta” scherzò il ragazzo, mentre lei lo guardava imbronciato.
“Stavi guardando fuori, non è vero?” chiese lei scettica.
“Esatto! Vieni dentro?” Louis si spostò per lasciarla passare.
“No, ehm, si, cioè…” balbettò Vanessa oltrepassando la soglia “Mi stavo chiedendo se ti andasse di venire a pranzo a casa mia oggi. Volevo sdebitarmi per ieri e la mia famiglia non c’è, sai, loro restano in spiaggia fino a sera. Così ho pensato… sempre se a te va, naturalmente. Non so… forse volevi andare in spiaggia…”
“Calma, calma, calma!” la interruppe il ragazzo ridacchiando “Cosa è successo? Ti ho trasmesso la parlantina facile?”
Vanessa rimase a bocca aperta, cercando di riprendere fiato, non appena si accorse del suo monologo senza senso.
“È contagiosa?” chiese poi con una smorfia rivolta al ragazzo che smise di ridere e la guardò piegando un po’la testa.
“Dammi cinque minuti per vestirmi e andiamo” rispose passandosi una mano in testa per scuotere i capelli.
Così, dopo aver aspettato un quarto d’ora e dopo aver controllato che in strada non passasse nessuno, Vanessa si ritrovò a correre furtivamente lungo la strada verso casa con un Louis che, occhiali scuri e cappellino calato sulla fronte, non riusciva a smettere di ridere sotto i baffi.

“Posso finirla?” chiese Louis svuotando la pentola di pasta direttamente nel suo piatto.
“Ma quanto mangi?”
“Una star deve mantenersi in forma per lo stile di vita che fa”
“Ne sono sicura…” Vanessa scosse la testa fissando in ragazzo che, seduto a tavola davanti a lei, ingoiava letteralmente intere forchettate di pasta.
“Devo pur complimentarmi con la cuoca no?” esclamò lui facendole l’occhiolino, dopo aver spazzolato tutto ciò che aveva nel piatto.
Vanessa sorrise silenziosamente cominciando a raccogliere i piatti dal tavolo.
“Ferma!” la bloccò subito Louis “Devo lavare io i piatti, non puoi farlo sempre tu”
“Lascia stare” la ragazza scosse la mano per scoraggiarlo “Evitiamo di rompere qualcosa così”
Louis incrociò le braccia fingendosi offeso “Cosa ti fa pensare che romperei qualcosa?”
Vanessa alzò le sopracciglia guardandolo fisso prima di ricominciare a pulire la cucina.
“Va bene” sospirò lui “Hai vinto tu”
“Naturalmente” disse sottovoce la ragazza.

Dopo aver finito di sistemare tutto i due ragazzi si sedettero sul divano in salotto, per riprendersi dal pranzo abbondante.
“Stai… stai bene?” chiese Louis titubante cominciando così una conversazione che Vanessa non avrebbe mai voluto affrontare.
“Louis!” si voltò di scatto fissandolo dritto negli occhi, prima di ricordarsi che non era possibile farlo senza restare ipnotizzata e abbassare velocemente lo sguardo “Io… Credo di non voler parlare di quello che ho detto ieri sera a casa tua. Insomma, sono ricordi imbarazzanti e tristi per me. Ho sempre cercato di cancellarli dalla mia mente e… beh, lo so che ero mezza ubriaca, ma già è stato faticoso per me parlarne una volta. Non vorrei ripetere l’esperienza, capisci?” concluse risollevando gli occhi verso il ragazzo, sperando che avesse capito il suo stato d’animo senza bisogno di ulteriori spiegazioni.
Lui rimase fermo per qualche secondo, osservandola senza battere ciglia, prima di sospirare rumorosamente e alzare le braccia in segno di resa.
“Va bene! Se me lo chiedi, non ne parlerò più. Mi basta sapere che stai bene” sorrise.
Vanessa chiuse gli occhi sollevata e si permise di mettersi più comoda appoggiandosi a lui. Si stupì subito della sua intraprendenza. La sera scorsa era evidente che lei non rispondesse delle sue azioni e che entrambi erano molto stanchi, ma in quel momento a Louis potrebbe aver dato fastidio tutta questa confidenza.
Proprio mentre stava per ricomporsi e sedersi di nuovo dritta sul divano, però, il ragazzo la sorprese ancora una volta portando il braccio dietro alle sue spalle e stringendola ancora di più a se, come se in quel momento fosse la cosa più naturale da fare. 
Ma era poi così normale, si chiese Vanessa, riscoprendosi estremamente imbarazzata da quell’abbraccio, che qualcuno si interessasse a lei dopo così poco tempo e la abbracciasse in quel modo come si fa solo con le amiche più care?
“Forse gli Inglesi usano fare così” pensò, per poi darsi mentalmente della stupida.
“Allora che si fa?” la voce di Louis la riscosse dai suoi pensieri “Guardiamo cosa c’è in televisione?”
“Si, va bene” rispose lei per poi scattare all’improvviso in piedi, ricordandosi in quel momento di una cosa importante.
“No!” esclamò “Cioè… si! Possiamo vedere la televisione” aggiunse subito dopo essersi accorta di aver fatto venire un infarto al ragazzo seduto affianco a lei “Devo fare una cosa però. Tieni il telecomando e cerca se c’è qualcosa di carino da vedere” ordinò scappando in cucina dove aveva lasciato il cellulare.
Maledicendosi per non esserselo ricordato prima compose in fretta un messaggio:
A Eleonora mare: “Scusa se ieri sera sono sparita. Come è finita la serata? Spero bene :)
“Eccomi scusa, dovevo mandare un messaggio importante” tornò a sedersi sul divano.
Louis aveva acceso la televisione e stava facendo zapping.
“Tranquilla, comunque non c’è niente di interessante qui”
“Bè, quindi che si fa?” chiese la ragazza non sapendo come gestire queste situazioni.
“Mmmm si parla del più e del meno suppongo” le sorrise Louis “Lo sai che al liceo mi consideravano uno sfigato?”
Vanessa lo guardò allibita “E questo cosa c’entra adesso? E poi mi prendi in giro? Tu uno sfigato?”
“Credi che sia sempre stato popolare? Ti sbagli! Certo, avevo i miei amici, ma erano pochi. E il resto della scuola mi prendeva in giro e faceva circolare strane storie su di me”
“Tipo?”
“Tipo che ero gay e la mia ragazza Hannah stava con me solo per coprirmi, sai queste cavolate che si inventano quando non sanno come prenderti in giro”
Vanessa era rimasta senza parole, sia per l'inaspettata rivelazione sul passato del ragazzo sia perchè le sembrava strano che avesse voluto raccontare quella cosa proprio a lei.
"È tipo una storiella che racconti nelle interviste quando ti chiedono com'era la tua vita prima dei One Direction?" chiese quindi.
"No, certo che non la racconto nelle interviste" rispose lui con voce scandalizzata "Non ricordo con piacere quel periodo. Credi davvero che ci tenga a renderlo pubblico in mondovisione?"
"No, non credo" rispose pensierosa Vanessa. 
Quindi Louis le aveva appena confidato qualcosa che non raccontava proprio a tutti. E doveva essere stato davvero difficile per lui... Insomma, un conto è quello che era successo a lei tutte le estati, un alto era affrontare questi problemi tutti i giorni, incontrare nella tua scuola persone che ti prendono in giro solo perché non vuoi essere popolare come loro.
Comunque poi il destino aveva preso una strada diversa per il giovane. Chi avrebbe mai pensato che sarebbe diventato l'idolo di milioni di ragazze.
"Beh direi che si sbagliavano" esclamò la ragazza rivolgendo all'amico il più sincero dei suoi sorrisi "Nessuno può dire dove siano quei deficienti in questo momento, mentre tu sei arrivato ad essere più famoso di tutti loro messi insieme!"
E dopo che la risata spensierata di Louis risuonò in tutta la casa, il pomeriggio trascorse tranquillo tra chiacchiere e battute, mentre Vanessa si stupiva sempre di più di quanto fosse semplice e naturale stare con lui.
E divertente. Si perché la faceva ridere. Ed era strano che lei si sciogliesse così in fretta da ritrovarsi a ridere senza sosta alla minima battuta del ragazzo.
Quindi, verso le sei, quando Louis dovette alzarsi per tornare a casa ed evitare incontri con la sua famiglia, alla domanda del ragazzo "Ti andrebbe di fare un giro da qualche parte stasera?", le venne spontaneo rispondere con un "Certamente!" entusiasta.

"Vanessa dov'è la tua bicicletta?" Alla domanda della madre Vanessa si immobilizzò sul primo gradino delle scale a bocca spalancata. Si voltò verso la donna sentendo il volto andarle in fiamme mentre la sua mente girava a mille setacciando tutte le possibili scuse che avrebbe potuto rifilarle. Poi si accorse che dopotutto avrebbe fatto meglio a dire la verità e che forse non ci sarebbero state gravi conseguenze.
"Emm sono tornata a piedi ieri sera" 
La madre strinse le labbra puntando gli occhi verso di lei come se volesse leggerle dentro. 
"Non eri in condizioni di poter pedalare?" chiese lasciando intendere a Vanessa di aver capito tutto.
"Mi hanno riaccompagnato!" la rassicurò subito la ragazza "un... un mio amico. Comunque non sarei tornata da sola"
La madre sospirò "Va bene" concesse "Ma sarebbe meglio che tu non bevessi lo sai?"
"Si certo!" balbettò Vanessa. La situazione era già imbarazzante di suo, ci mancava solo che la madre cominciasse a farle la ramanzina come quando aveva sedici anni.
"Sono seria Vanessa! Quando sei, diciamo allegra, è più facile per le persone approfittarsi di te. E lo so che sei comunque molto sveglia e attenta a queste cose, ma almeno non restare mai da sola quando succede, rimani con qualche amico"
"Ed è quello che ho fatto! Adesso scusa mamma devo correre a vestirmi" urlò Vanessa mentre già si precipitava sulle scale, intenzionata a interrompere al più presto quella conversazione.
"Prendo la tua bicicletta per stasera Sara" urlò alla sorella affacciandosi alla sua stanza.
"E chi ti ha detto che non serve a me?" le rispose lei acida alzando lo sguardo dallo schermo del pc.
"Non devi chattare con quelle tue amiche Directioners oggi?" "Si, si, va bene! puoi prenderla" rispose Sara tornando a concentrarsi sulla sua occupazione mentre Vanessa era già corsa in camera sua, per poi riscuotersi subito dopo ed esclamare ad alta voce "Come ci hai chiamate!? Che ne sai tu di queste cose?!"

Dovendo necessariamente trovare un posto frequentato da poca gente la scelta per quella sera era ricaduta su una semplice passeggiata in spiaggia.
Vanessa aveva sempre adorato il mare di notte, ma mai conosciuto gente disposta ad assecondare le sue stranezze e rinunciare a una serata in discoteca per una rilassante serata al chiaro di luna. Non che avesse mai conosciuto gente disposta ad assecondarla in qualsiasi altra cosa. Fino a qualche anno prima era sempre stata lei ad aderire a qualsiasi decisione presa dagli altri e a seguirli ovunque decidessero di andare.
Così, quando Louis aveva proposto la loro spiaggietta come meta per quella sera, aveva accettato volentieri.
Se Vanessa fosse stata una ragazza normale avrebbe interpretato il significato di quella uscita come qualcosa di estremamente romantico, senza considerare poi che la sua compagnia era decisamente delle più piacevoli.
Ma Vanessa non era una ragazza come le altre e nella vita aveva avuto poche situazioni come quelle. Per questo motivo non aveva impiegato ore a scegliere cosa indossare per quell'"appuntamento" o a farsi mille film mentali su come sarebbe andata a finire la serata, ma semplicemente aveva continuato a chiedersi se Louis sarebbe stato bene con lei e l'avrebbe sopportata fino alla fine o se avrebbe deciso di mollarla in riva al mare per la sua noiosa banalità.
Si tranquillizzò pensando alla notte precedente e a quel pomeriggio. Era evidente che Louis la trovasse simpatica, altrimenti non avrebbe accettato di trascorrere del tempo con lei. E poi era stato lui a chiederle di uscire, spinto da chissà quale straordinaria aspettativa che aveva del suo carattere, senza sapere che probabilmente sarebbe rimasto deluso da ciò che in realtà lei era.
Poi ripensò a come l'aveva chiamata lui la sera prima, etichettandoli come "amici", e si rese conto che ormai non poteva tirarsi indietro, c'era qualcosa in quel ragazzo che la incatenava e attirava inesorabilmente. E pensò che, quando Louis se ne sarebbe andato (come facevano tutti d'altronde e non necessariamente perché abitava in un altro stato) ci sarebbe rimasta male: la dura e scorbutica Vanessa si era affezionata in pochissimo tempo a qualcuno. Questo voleva dire solo una cosa, pensò mentre pedalava verso il luogo in cui si erano dati appuntamento: stava invecchiando e si era rammollita.
I rimproveri a se stessa smisero d'un tratto appena frenò davanti a Louis che la stava aspettando all'inizio della spiaggia, pigramente seduto sul sellino della bici, e che le rivolse il sorriso più contagioso che avesse mai ricevuto.

"Scusami, oggi mi hai detto di non volerne parlare, ma... Io vorrei proprio chiederti una cosa" il ragazzo la stava osservando dubbioso, quasi temendo una sua reazione a quella richiesta.
Si erano seduti sulla sabbia dopo aver camminato per dieci minuti e si stavano godendo lo spettacolo del mare illuminato dalla luna.
Vanessa sospirò e "Spara" concesse all'altro.
"Ecco... Se... Se quei ragazzi ti hanno sempre trattata così male, perché hai accettato di diventare loro amica?"
Vanessa se lo era sempre chiesto tante volte.
"Beh... É più complicato di come sembra" cercò di giustificarsi "Ed era davvero da troppo tempo che sognavo di essere loro amica. Per questo credo di aver, come dire, accettato, sotto qualsiasi condizione. Poi, insomma, ero molto più debole qualche anno fa, non avrei saputo impormi per nessun motivo al mondo..." sospirò concludendo.
"Capisco" mormorò Louis con lo sguardo incantato dal mare.
"E comunque" riprese subito Vanessa "Alcuni di loro non sono così male. Mi hanno fatto capire di tenere veramente a me. Sono pochi, ma ci sono. Prima di tutti Eleonora..."
"Chi?" la interruppe subito Louis voltandosi accigliato a guardarla.
"Ehm Eleonora..." ripeté lei non capendo quella reazione brusca del ragazzo.
"Mmm" mugugnò quello tornando a concentrarsi sulle onde che scintillavano alla luce lunare.
"Poi vabbè c'è Marco..." riprese la ragazza interrompendosi però subito al ricordo della sera precedente "anche se..."
"Anche se?" la incitò a continuare lui.
Vanessa chiuse gli occhi mentre un disperato bisogno di raccontare cosa era successo la assaliva.
E forse per la situazione particolare in cui si trovavano che urlava "intimità" da ogni dove, o forse per essersi autoconvinta che quel Louis l'aveva proprio stregata e che comunque sarebbe riuscito a farle uscire tutto di bocca, fatto sta che si ritrovò a raccontare all'amico tutto quello che era successo ieri sera, del trattamento che le aveva riservato Marco, di Vincenzo che era venuta a salvarla (omettendo naturalmente la parte del "Vincenzo è la mia folle cotta da almeno cinque anni") e di come era scappata da quel luogo il prima possibile fino a ritrovarsi a piangere in quel luogo dove si erano incontrati.
Alla fine del racconto Louis era rimasto senza parole quindi riuscì a stento a balbettare un "Ma, ma... Come si è permesso! Che brutta persona. Comunque... Perché non me lo hai raccontato ieri sera?"
Vanessa non seppe come rispondere a quella domanda. Avrebbe dovuto raccontare a Louis quello che era successo? Erano veramente così in confidenza da mostrargli quanto era stata debole. Un conto era raccontare di eventi del passato, un altro era dimostrargli le sue sconfitte recenti.
La verità era che si era vergognata troppo di essere stata così debole, per questo non glielo aveva detto. Per non parlare di quello che era successo con Vincenzo, ma quello, no, mai e poi mai l'avrebbe raccontato ad anima viva.
Louis forse si rese conto di essere stato un po' invadente perché abbassò la resta e non chiese più nulla.

"Grazie per la serata" salutò Vanessa.
"Grazie a te! È bello passare del tempo insieme, non trovi?" rispose Louis.
"Già" sorrise lei "Buonanotte" e fece per avviarsi lungo il vialetto di casa dove erano tornati e dove il ragazzo l'aveva accompagnata data l'ora tarda e la scarsa probabilità di incontrare qualcuno.
"Vanessa" la bloccò lui richiamandola indietro "Mi puoi dare il tuo numero? Magari ci sentiamo in questi giorni e organizziamo qualcos'altro"

Vanessa fu molto sorpresa di trovare Sara ancora sveglia quando salì al piano di sopra in silenzio per non svegliare nessuno.
La ragazza era sdraiata sul letto con le cuffie tre nelle orecchie e gli occhi che scorrevano avidi su una di quelle riviste per ragazzine che si vendono in edicola.
"Che cosa fai ancora sveglia?"
"Oh sei tornata! Non ho sonno e leggo un po'" alzò le spalle la sorella.
"E cosa leggi?" si incuriosì Vanessa entrando nella stanza.
Sara sospirò rumorosamente prima di esclamare "Questo articolo su Louis"
"Cosa?" il cuore di Vanessa fece un salto "Che dice?"
"Ma che ti importa!" Sara la guardò storta "Comunque niente, dice che ancora non si hanno sue notizie da quando è scomparso agli occhi del mondo circa un mese fa"
"Davvero?" sorrise Vanessa "magari è stanco e si è preso una vacanza. Sai... sempre tutte quelle ragazzine impazzite che lo seguono dappertutto devono dare un po'di fastidio" 
"Ma che dici!" la rimproverò Sara "Louis non è per niente uno che se la tira. Da sempre molta importanza alle sue fans. Ma poi tu cosa vuoi? Non puoi cercare di capirlo se nemmeno lo conosci!"
"Ah certo, perchè tu invece lo conosci!" esclamò Vanessa stizzita per il rimprovero che le stava facendo l'altra.
"Non serve" concluse Sara cacciandola con un gesto della mano e tornando a concentrarsi sulla rivista "mi basta sapere che è il ragazzo più dolce, sensibile, premuroso e simpatico del pianeta"
"Hai detto niente!" si disse Vanessa mentre lasciava la sorella per andare in camera sua.
Poi, mentre sdraiata nel letto, rileggeva quel numero appena salvato in rubrica, non potendo evitare che un sorriso le spuntasse sul volto, pensò che forse aveva ragione Sara sul fatto che non conoscesse per niente Louis, ma che, da quel che aveva potuto vedere fino a quel momento, le sembrava corrispondere esattamente con la descrizione che era stata appena fatta di lui.




SPAZIO AUTRICE

Spinaci saltati in padella! 
(si, OscarLady torna a delirare e a parlare di verdure)
Per le poche ragazze che seguono la storia: so di avervi fatto aspettare molto per questo capitolo, ma vi avevo avvertite che in questo periodo sarei stata impegnata.
Tra l'altro, se a qualcuna interessasse, ho fatto il mio primo esame e ho preso 26 (oh yes!)
Quindi appena non ho più dovuto studiare come una matta (e festeggiare per il voto) mi sono messa a scrivere... E voilà ecco a voi il capitolo più lungo che io abbia mai scritto.
Se è stato troppo lungo, mi dispiace, ma non sapevo come farlo finire se non In questo modo. E poi mi sono resa conto che ho veramente tanto su cui scrivere quindi se non allungo un po'i capitoli mi ritrovo con una storia senza fine.

Anyway!
Se la storia vi sta sembrando noiosa mi dispiace, ma è così che deve essere: io sono realista. Non riesco proprio a immaginare che la mia protagonista conosca il cantante e che la sua vita cambi totalmente, cominci a fare fuoco e scintille, a viaggiare per il mondo, diventi famosa e si sposi con la pop star dopo appena un mese.
Louis e Vanessa si stanno conoscendo, piano piano, come due persone si conoscono nella vita reale.
E poi c’è il fatto che Vanessa vuole la sua solita estate monotona e Louis non vuole rogne. Vogliono entrambi stare tranquilli! 
È per questo che vi trovate davanti a scene stile Ezria (Pll) con loro due sdraiati sul divano a non fare niente per ore e ore.

Pooooi!
Volevo scusarmi per aver inserito un po'di Gay!Louis, ma proprio non mi sono trattenuta.
E con questa storia dei Larry insieme a LA sto fangirlando come una matta.
Quindi Louis deve essere un pochino gay, punto!

Non credo ci sia altro da dire.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che mi lasciate una recensione per le vostre opinioni. Non siate timide! Mi va bene qualsiasi cosa, anche critiche, anche un semplice "Ciao", ma fatevi sentire.

Un bacione alla mia piccola xmela (scusa se non ti coloro il nome ma sto caricando tutto dal cellulare) e ai suoi tappi da collezione!

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Capitolo 11
*** You only loved to see me breaking ***


YOU ONLY LOVED TO SEE ME BREAKING



Vanessa osservò la palazzina con una mano che stringeva il cellulare e l'altra poggiata sul manubrio della bicicletta su cui si era seduta puntellandosi con un piede a terra.
La famiglia di Eleonora affittava da sempre un'appartamento distante una decina di minuti da casa sua, nella zona nuova del paese, più verso le spiagge.
Era un quartiere più comodo da raggiungere, ma assolutamente privo della tranquillità della parte alta della città; perfetto per chi aveva una vita mondana e preferiva uscire la sera tra le strade rumorose vicino al porto piuttosto che rilassarsi con un libro nella penombra di una veranda.
Ed Eleonora, pensò Vanessa gettando occhiate alla strada deserta data l'ora, era precisamente lo stereotipo di ragazza mondana: non se ne lasciava sfuggire nemmeno uno di evento, di serata in discoteca, di possibilità di sfoggiare la sua simpatia e il suo charme. Eppure non era cattiva, non si vantava; sapeva di essere bella e se ne compiaceva, ma la cosa finiva lì. Ed era stupida, quanto era stupida! Ma Vanessa non aveva mai e poi mai pensato di esserle superiore: un po' perchè era effettivamente la prima e l'unica persona in quel posto che si fosse interessata a lei, un po' perchè le voleva bene per quello che era, nella sua stupidità, nella sua bellezza e nella sua irritante affettuosità.
Ecco perchè, non avendo ricevuto risposta al messaggio del giorno prima, adesso la ragazza si trovava sotto casa dell'amica incerta se chiamarla o no.
Sicuramente dentro l'edificio stavano tutti dormendo: le tapparelle erano abbassate e non si sentiva volare una mosca. Rimproverò mentalmente le persone come Eleonora che facevano le ore piccole ogni notte per svegliarsi il giorno dopo direttamente a ora di pranzo. In questo modo si perdevano le ore più belle della mattina, quando non faceva eccessivamente caldo e il mare era piatto sotto la luce brillante del sole.
Dopo essere rimasta ferma qualche minuto indecisa sul da farsi e prendendo in considerazione di attaccarsi al citofono per svegliare l'amica (e di conseguenza tutta la sua famiglia) decise di lasciar perdere. Avrebbe provato a richiamarla verso ora di pranzo. Gettò il cellulare nel cestino e cominciò a pedalare verso il suo stabilimento.

Era arrivata in spiaggia da pochi minuti, stava ancora legando la bicicletta a un paletto mentre i bagnini le lanciavano saluti cordiali, quando si sentì chiamare.
Si voltò di scatto e, in quel momento, desiderò ardentemente di aver svegliato Eleonora. Sarebbe potuta salire a casa sua, avrebbero fatto colazione insieme e magari avrebbe trascorso la mattinata con lei, parlando del più e del meno e cercando di farla riprendere dalla serata precedente. Invece aveva voluto fare l'asociale come al solito e quindi era solo colpa sua se adesso si trovava da sola in spiaggia alle otto di mattina. E di fronte a lei, a un metro di distanza, c'era Vincenzo. E lei era terrorizzata.

"Scusa non volevo spaventarti" esordì quello osservando il volto di Vanessa.
La ragazza apri la bocca mentre il suo cervello lottava con tutte le sue forze contro la tentazione di crollare e smettere di ragionare. La richiuse subito dopo rendendosi conto che doveva sembrare una vera e propria ebete, ferma lì a fissarlo con quell'espressione in volto.
"Non mi hai spaventata" si ricordò all'improvviso di rispondere, decidendo poi che era meglio evitare qualsiasi contatto visivo con il corpo di Vincenzo e voltandosi di scatto per continuare a legare la bicicletta.
"Speravo di trovarti qui a quest'ora" continuò il ragazzo. Vanessa sentì il volto andare a fuoco mentre armeggiava con il lucchetto. Cosa significava questo? Non gli era bastata la figuraccia che le aveva fatto fare l'altra sera? Voleva umiliarla ancora di più? Altrimenti perchè si sarebbe preso la briga di svegliarsi così presto per trovarla in spiaggia a quell'ora?
Si voltò di nuovo tenendo la testa bassa e cercando di coprire il volto con i capelli il più possibile. Non ragionava più, non riusciva più a capire cosa fosse giusto fare in quel momento. Voleva solo allontanarsi da lì il prima possibile. Ecco, voleva scappare: questo era l'unico pensiero che riusciva a prendere forma nella sua testa in quel momento.
Sempre tenendo la testa bassa si allontanò di scatto dalla bicicletta, superando Vincenzo, pronta a correre verso l'ingresso della spiaggia, ma non riuscì a farlo perchè una mano di lui si serrò attorno al suo polso, bloccandole la fuga e costringendola a voltarsi.
Quel gesto scacciò ogni nebbia di insicurezza dal suo cervello. La ragazza alzò gli occhi su quelli scuri di Vincenzo rendendosi conto dell'assurdità della situazione. Non voleva e non poteva permettere che qualcuno la mandasse in confusione come era appena successo.
Mosse leggermente il braccio e Vincenzo la lasciò libera continuando a guardarla fissa negli occhi.
"Emm... Io... Volevo sapere se stavi bene" disse Vincenzo.
Era insicurezza quella che cercava di nascondere? Non era possibile, Vincenzo era sempre stato il ragazzo più calmo e sicuro del mondo, non era immaginabile ne stesse quasi balbettando di fronte a lei.
"Si, sto bene" rispose secca Vanessa. Doveva mostrarsi dura con lui, non poteva cadere nuovamente nel tranello di quell'angelo tentatore.
"Intendo... Mi dispiace per quello che ti ha fatto Marco. Ti ha chiesto scusa?"
"Oh..." esclamò Vanessa mentre sentiva nuovamente la sicurezza scivolare via da tutto il suo corpo. A partire dalle guance che cominciarono ad accaldarsi di nuovo quando si rese conto che non aveva ringraziato Vincenzo per essere corso in suo soccorso quella sera.
"Non l'ho più visto da quella sera. E.... a proposito... gr-grazie. Per... per, beh, avermi aiutata" 
Per quale assurdo motivo la presenza di quel ragazzo non riusciva a impedirle di balbettare, mentre non aveva nessun problema ad intrattenere una normale conversazione con qualsiasi altro essere vivente che camminasse sulla faccia della terra?
"Non devi ringraziare" le sorrise lui. Quel sorriso stupendo.
Vanessa Sbattè le palpebre più volte rendendosi conto di essere rimasta incantata a fissarlo per cinque secondi buoni. Distolse lo sguardo mentre un signore passava loro accanto. Vincenzo era, oggettivamente, un bel ragazzo. Anzi forse anche qualcosina in più del semplice "bello".
"Io vorrei... parlare... ecco... di quello che è successo dopo e del perchè sei scappata così"
Ecco, quello Vanessa non se lo aspettava: che lui tirasse in ballo quello che era successo tra di loro. E per cosa poi? Riprendere il discorso da dove era stato interrotto per costringerla ancora una volta ad ammettere la verità.
La rabbia cominciò a montarle dentro, mentre si sentiva presa in giro nuovamente dal ragazzo che le stava di fronte.
"Non è successo niente" rispose dura piantandogli addosso i suoi occhi. Aveva letto da qualche parte che un occhiataccia, se ben indirizzata, aveva il potere di scoraggiare qualsiasi persona in pochi istanti. Evidentemente doveva fare parecchio allenamento su come dirigere bene le occhiatacce perchè Vincenzo non si lasciò intimidire e non desistette dal suo intento.
"Non è vero!" esclamò duramente. Sembrava frustrato? Arrabbiato? L'irremovibilità di Vanessa lo faceva stare così male? "Qualcosa è successo, altrimenti non saresti scappata in quel modo. Adesso vorrei una cosa semplice: che tu mi spiegassi"
Vanessa sospirò prima di dare la sua sentenza definitiva. Se si fosse dimostrata sicura di se forse Vincenzo l'avrebbe lasciata in pace una volta per tutte "Non ti è mai importato niente di me. Non è successo niente. Ora tutto quello che voglio è far finta che quella sera non sia mai esistita. Tu non mi hai mai parlato. Non voglio più avere niente a che fare con te e la tua combriccola di deficienti. Goditi l'estate e lasciami libera"
Si pentì subito di quell'ultima frase, chiedendosi se avesse lasciato intendere molto più di quello che voleva esprimere. Capì di aver agito bene, però, quando Vincenzo la guardò stupito, evidentemente colpito dalla sua sicurezza e dalla sua durezza.
"Va bene" rispose facendo un passo indietro e alzando le mani "Se è questo che vuoi" disse solamente. 
Vanessa rimase ferma, mordendosi involontariamente un labbro. Cosa si era aspettata? Una scenata? Rabbia? Che Vincenzo le prendesse la mano come l'altra sera e le dicesse che non era vero, che gli importava di lei? Scacciò velocemente quell'idea. Vincenzo era un vincitore, lo era sempre stato, e non avrebbe mostrato nessuna debolezza, neppure di fronte a una sconfitta.
Prima che potesse aggiungere qualcosa di stupido la ragazza si voltò, rimase qualche secondo ferma e poi si diresse verso la spiaggia sentendo lo sguardo di Vincenzo perforarle la nuca.
Non sapeva se sentirsi soddisfatta di quella sua uscita teatrale. Perchè, nonostante fosse convinta al cento per cento che fosse la cosa giusta da fare, sentiva come se mancasse qualcosa in quel finale perfetto per l'interruzione dalla normalità che aveva subito la sua vita in quegli ultimi due giorni.
Per fortuna non dovette stare a ragionarci troppo sopra perchè, mentre attraversava il cancelletto dello stabilimento, le arrivò un messaggio e si affrettò a tirare fuori il cellulare per leggerlo.
Da Louis mare: "Ti va di raggiungermi al solito posto? Sto qui solo soletto :("
Vanessa sorrise, ne aveva troppo bisogno in quel momento. Aveva bisogno proprio di Louis. Si voltò a guardare indietro: Vincenzo se ne era andato, quindi tornò di corsa alla bicicletta, slegandola il più velocemente possibile. Inviò di corsa un "Arrivo" di risposta a Louis e cominciò a pedalare veloce verso l'unica persona che sarebbe riuscita a farla stare bene in quel momento.

"Ciao" fece Vanessa affacciandosi sopra Louis. Il ragazzo era disteso sulla sabbia e, a causa dei soliti occhiali da sole, non si riusciva a capire se stesse dormendo.
Le parole morirono in bocca alla ragazza quando si accorse dell'abbigliamento dell'altro. Che consisteva praticamente in niente più un paio di pantaloncini blu scuro lunghi fino al ginocchio.
Lo sguardo della ragazza si soffermò specialmente sugli addominali in bella mostra. Louis non aveva un fisico scolpito, non quanto Vincenzo almeno, eppure c'era qualcosa di incredibilmente attraente in lui. Forse per i tatuaggi, che Vanessa scoprì ricoprire anche la parte superiore del braccio, forse i fianchi o le spalle leggermente ossute... Ah gli occhi... Si incantò la ragazza mentre Louis interrompeva i suoi pensieri e si alzava sfilandosi gli occhiali.
"Ciao" le sorrise a trentadue denti. 
Vanessa gettò la borsa sulla sabbia e si lasciò cadere seduta vicino al ragazzo.
"Oggi fa caldo vero?" chiese sventolandosi il volto con la mano.
Louis scoppiò a ridere guardandola agitarsi "Bagno?" propose poi.
E Vanessa pensò che quel ragazzo la stava veramente cambiando perchè aveva accettato nonostante odiasse fare il bagno al mare, si era spogliata nonostante odiasse mettere in mostra il suo corpo anche adesso che era diventato un bel corpo, e si era gettata in acqua rilassandosi nonostante le succedesse raramente di rilassarsi.
Quindi si, era evidente che Louis le avesse fatto un incantesimo o qualcosa del genere ormai non poteva negarlo, non dopo quella sera, non dopo la giornata passata insieme e nemmeno adesso che erano usciti di corsa dall'acqua sdraiandosi sui teli per asciugarsi al sole, mentre si guardavano come due scemi senza riuscire a smettere di sorridersi.
E l'allegria che stava provando in quel momento Vanessa era sincera, non stava fingendo, e questo confermava ancora una volta l'effetto speciale che aveva Louis su di lei, così forte da annullare la tristezza dovuta all'incontro con Vincenzo di quella mattina.
Vanessa si battè una mano in fronte, afferrando il telefono e ricordandosi di avvertire la madre che non l'avrebbe trovata allo stabilimento nemmeno quel giorno. Poi scrisse un altro messaggio a Eleonora sperando di ricevere al più presto una risposta.
"Allora" esclamò Louis voltandosi a pancia in giù e appoggiando la testa sugli avambracci, sempre continuando a guardarla "Cosa mi racconti?"
"Io?" chiese la ragazza.
"No parlavo con Teo, il mio amico immaginario" le rispose lui scuotendo la testa e scoppiando a ridere subito dopo.
Vanessa si girò, imitando la posizione del ragazzo, restando però sollevata con il busto appoggiandosi sui gomiti "Perchè devo sempre raccontare io?" chiese incupendosi.
Louis alzò un sopracciglio "Cosa intendi?"
"Che sono sempre io quella che parla, che racconta cosa le succede, che si lamenta di questo e di quello. Devo proprio sembrare una rompipalle. Invece tu non mi racconti mai niente di quello che succede, non mi dici mai nulla di te" sbottò la ragazza, stupendosi subito dopo per l'impulsività con cui aveva pronunciato quelle parole.
Louis restò un attimo immobile a fissarla poi scoppiò a ridere "Piacere! Sono Louis Tomlinson. Oggi è il 25 luglio ed è la nona giornata di questa mia vacanza in Italia. Tutto procede regolarmente. Mi sono alzato alle sette e mezza di mattina, ho mangiato un cornetto a colazione. Ieri ho finito la bottiglietta di shampoo che mi ero portato da Londra. Oggi mi sono visto con la mia amica italiana e ho preso il sole per venti minuti, quindi dovrei essermi un po' abbronzato. Ho voglia di coca-cola, credo che ne berrò una lattina quando tornerò a casa. Continuo?" si fermò e riprese fiato dopo aver pronunciato tutto quel monologo di corsa come era solito fare.
"Scemo!" lo apostrofò Vanessa sorridendo e dandogli una botta sulla spalla.
"Allora cosa vorresti sapere?" disse il ragazzo sollevandosi anche lui e arrivando così alla stessa altezza di Vanessa "Chiedimi qualcosa"
"Ehm..." la ragazza rimase per un momento senza parole. In effetti la sua era una richiesta un po'assurda.
"Qual'è il tuo colore preferito?" chiese giusto per rompere il silenzio.
Louis ridacchiò vedendola in evidente difficoltà "Verde" rispose poi "Il tuo?"
"Verde anche per me" esclamò allegra Vanessa "Quand'è il tuo compleanno?" continuò poi. Ci stava prendendo gusto.
"24 dicembre"
La ragazza lo guardò incredula "Ma dai! Non è possibile!" esclamò mentre Louis annuiva convinto "Che fregatura! Avrai sempre ricevuto un solo regalo per il compleanno e per Natale"
Louis non riusciva più a smettere di ridacchiare "No dai... Non erano così cattivi con me. Trovavo sempre due regali sotto l'albero"
"Ok, se lo dici tu" alzò le spalle Vanessa "Continuiamo. Sei fidanzato?"
La risata di Louis si spense improvvisamente e il ragazzo spostò subito lo sguardo a terra e Vanessa si diede della stupida cronica per aver fatto quella domanda. Certo, a lei non sembrava di aver chiesto qualcosa di troppo personale, ma evidentemente Louis non era della stessa opinione a giudicare dal suo imbarazzo quando rispose "No. Tu?"
"No" rispose Vanessa scuotendo la testa e cercando di aggrapparsi a qualsiasi cosa per concludere quel discorso evidentemente scomodo per il ragazzo.
"Allora... Hai tanti tatuaggi! Ti piacciono così tanto?" esclamò forse con troppa veemenza indicando la pelle dell'altro.
"Certo" si riscosse quello all'improvviso, mettendosi a sedere e voltandosi per mostrare a Vanessa il braccio destro "Quale ti piace di più?"
"Non il cervo, sicuramente" esclamò lei "è troppo grande"
"Ehi, non offendere il mio Deery" si finse offeso Louis.
"Gli hai addirittura dato un nome" scoppiò a rider Vanessa alla vista del broncio del ragazzo "Mi piace questo" disse indicando una piccola tazzina sull'avambraccio "Cosa significa?"
"Che mi piace il the, non si capisce?" scrollò le spalle Louis.
Vanessa si battè il palmo sulla fronte "Oh mio Dio" esclamò sorridendo alla stupidità di quella spiegazione.

Dopo essere rimasti a chiacchierare per più di tre ore, Vanessa si accorse di essere affamata e si impose di tornare a casa per pranzo, anche perchè in quei giorni non aveva studiato praticamente mai e cominciava a sentirsi in colpa per questo. Quindi salutò Louis promettendogli di farsi sentire e, seppur a malincuore, lasciò la spiaggetta e pedalò verso casa.
Verso le cinque del pomeriggio decise di prendersi una pausa dallo studio e controllò il cellulare sperando di trovare una risposta da parte di Eleonora, restando però delusa. Cosa era successo alla sua amica? Aveva forse perso il telefono? Impossibile: non si separava mai dal quel prezioso strumento. 
Sedendosi di nuovo al tavolo della cucina, Vanessa si ritrovò a fissare il vuoto cercando di interpretare quel comportamento dell'amica, lasciandosi però sopraffare dai ricordi che aveva di Eleonora degli anni precedenti.

"Buon giorno studiosa!" esclamò allegramente Eleonora facendo sobbalzare Vanessa sul lettino dove si era sdraiata. 
La ragazza chiuse il libro che stava leggendo sorridendo verso l'amica "Buongiorno Ele"
"Da quanto tempo sei qui? Io sono arrivata dieci minuti fa. Ho una fame tremenda, mi accompagni al bar?"
Vanessa si sbrigò ad alzarsi dal lettino e si infilò la maglietta XL che indossava quando veniva in spiaggia "Certo, mi vesto e arrivo"
Eleonora sbuffò mentre le due camminavano fianco a fianco lungo le interminabili file di ombrelloni "Perchè non resti semplicemente in costume? Guarda che se ti ostini a portare quella maglia ti verrà un'abbronzatura orribile"
Vanessa scosse la testa ed Eleonora capì che era meglio non insistere. Oppure semplicemente si dimenticò di insistere non appena la sua attenzione fu catturata dal gruppetto di ragazzi seduti intorno a un tavolino.
"Ciao Ele" le sorelle Visti si alzarono e salutarono la ragazza con due baci sulle guance, ignorando volutamente Vanessa.
"Allora che si dice?" chiese la bionda avvicinando una sedia al tavolino e sedendosi insieme agli altri "Vanessa siediti" si ricordò poi di dire all'amica che timidamente prese posto vicino a loro.
"Oh no ti prego! Che palle questa" esclamò Leonardo sbuffando e alzando gli occhi al cielo "Potevi lasciarla dove stava invece di portarcela qui"
"E perchè?" domandò stupita Eleonora "È mia amica, la porto dove voglio"
Vanessa avrebbe voluto sprofondare su quella sedia, sopratutto perchè in tutto ciò Vincenzo non aveva proferito parola ed era rimasto fermo a giocherellare con il cellulare.
"Oddio" riprese Leonardo "Solo perché sei da stupro non vuol dire che dobbiamo accettare tutti i tuoi capricci Eleonora"
Era evidente che la ragazza non aveva afferrato l'ironia di Leonardo perchè restò a guardarlo spaesata prima di scrollare le spalle ed esclamare "Vi va di andare in discoteca stasera?"
"Si, ti prego!" esultò una delle altre due ragazze.
"Ci sto" approvò Leonardo "Almeno non dovremo portarci dietro questa piattola" disse indicando Vanessa con la mano "Sua madre non permetterà mai alla 'bambina' di andare in discoteca"
"Se tua madre è sexy ci penso io a convincerla" disse all'improvviso Marco voltandosi verso di lei e facendole l'occhiolino.
Vanessa arrossì distogliendo lo sguardo da Marco e concentrandosi su Leonardo che stava incenerendo l'amico con lo sguardo.
"Scherzavo naturalmente" si affrettò a spiegare Marco "tua madre è al sicuro" sorrise di nuovo a Vanessa che balbettò un 'grazie' confuso.


Vanessa si riscosse dai ricordi, scacciandoli dalla sua mente come fossero una mosca fastidiosa.
Diede un'occhiata all'orologio: erano le sei. Aveva perso un'ora inutilmente e Eleonora ancora non le aveva risposto.
"Adesso basta" esclamò chiudendo i libri in fretta e sbrigandosi ad uscire di casa.
Doveva parlare con l'amica e scoprire cosa le stava succedendo. Salì in sella alla bicicletta cominciando a pedalare nelle stadine in discesa, verso il quartiere dove abitava Eleonora.




SPAZIO AUTRICE

Ciao belle cicoriette mie!
Eccomi qui con un nuovo capitolo della storia di Vanessa. È un po'piu corto del precedente, ma succedono tante cose.
Anche perchè dopo due capitoli di rottura di palle e di interminabili chiacchierate sui divani era ora di smuovere un po' le acque e far tornare in scena Vincenzo.

Mi è piaciuto troppo scriverlo, ma davvero troppo, perchè continene (quasi) tutti i personaggi. 
Ho parlato di Eleonora a cui voglio davvero troppo bene (è l'amica stupida e dolcissima che tutti vorrebbero avere).
La scena Vanessa/Vincenzo è una delle mie preferite! Insomma io adoro Vanessa e Vincenzo, non sono bellissime le loro scene?
Poi un po'di tempo dovevo pur dedicarlo al nostro Louis (soprattutto se shirtless) anche perchè Vanessa mi muore senza di lui.
Infine i ricordi di Vanessa, perchè era troppo tempo che non le facevo fare qualche tuffo nel passato.

Ok la chiudo qui e vi chiedo come sempre di farmi sapere cosa ne pensate con una  recensioncina please.
Un bacione enorme a tutte voi! Grazie per il supporto che mi date continuando a leggere la mia storia! 

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Capitolo 12
*** Hello,hello i'm really hoping you forgive me ***


HELLO, HELLO I'M REALLY HOPING YOU FORGIVE ME



"Cosa c'è?" sbuffò Eleonora da dietro il cancello del palazzo.
"Come cosa c'è?" sbottò Vanessa corrucciando lo sguardo "Sei sparita per due giorni. Non hai risposto ai miei messaggi. Mi hai fatta preoccupare"
Eleonora non rispose, limitandosi a sbuffare.
"Mi fai entrare?" chiese Vanessa spazientita.
Eleonora si arrese e aprì il cancelletto permettendo all'amica di entrare nel cortile. Fece strada, poi, salendo le scale fino alla porta del suo appartamento che aprì tenendo lo sguardo basso.
Vanessa non aveva mai visto l'amica in quelle condizioni. Lei era sempre stata il massimo dell'esuberabza, sprizzava felicità da tutti i pori. Non c'era stata una sola occasione in cui l'avesse vista piangere o lamentarsi per qualcosa.
Questo era un altro fatto che si aggiungeva ai dubbi di Vanessa sul comportamento strano dell'amica.
"Vuoi qualcosa da bere?" chiese Eleonora con l'evidente intento di sviare la conversazione.
"Perchè non facciamo una passeggiata invece?" propose Vanessa "È tanto tempo che non stiamo un po' insieme io e te"
Eleonora sbuffò nuovamente mentre si legava i lunghi capelli biondi in una coda di cavallo.
Dopo pochi minuti le due ragazze si ritrovarono a camminare sul lungomare vicino al porto, una affianco all'altra, in silenzio.
"Posso sapere cosa ti ho fatto?" chiese Vanessa. Aveva capito che Eleonora doveva avere un problema di fondo con lei se aveva evitato di risponderle per ben due giorni.
Eleonora rimase ancora in silenzio per qualche secondo, ma non resistette più di tanto. Il suo carattere espansivo glielo impediva. Si voltò di scatto guardando verso l'amica.
"Potevi dirmelo di te e Marco. Avrei apprezzato la sincerità" sbottò ad alta voce, diventando subito rossa in volto e abbassando di corsa lo sguardo.
“Cosa…” la fissò Vanessa senza parole “Che vuol dire? Io e Marco cosa?” chiese mentre il suo cervello cominciava a lavorare e tutto le diventava più chiaro.
Eleonora alzò gli occhi al cielo “Lo sai cosa… Tu e Marco, l’altra sera, in discoteca. Non ti biasimo… insomma, è un bel ragazzo… però… credevo che, insomma, dopo tutti questi anni avessi capito…” si interruppe in imbarazzo.
Vanessa smise di camminare costringendo anche l’amica a fermarsi. La guardò dritta negli occhi. “Ele, ascoltami. Sei… sei gelosa? Sei interessata a Marco? Perché ti posso garantire che io non lo sono, ok? Non mi importa di lui sotto quell’aspetto”
Eleonorà sbuffò nuovamente “Non mi sembra”
“Ascolta, non è successo niente l’altra sera” esclamò Vanessa cercando di nascondere il più possibile il fatto che in realtà qualcosa era successo “Siamo usciti dalla sala perché faceva caldo e io avevo bevuto troppo. Mi ha solo offerto una sigaretta e siamo rimasti a parlare. Niente di che. Poi lui non so dove sia andato e io sono tornata a casa con Vincenzo. Te lo assicuro, non mi piace Marco”
L’amica la fissò insicura. Vanessa poteva vedere le rotelle nella sua testa girare vorticosamente mentre quella cercava di decidere se darle retta o meno.
“D-davvero?” chiese poi speranzosa e la ragazza capì che le aveva creduto.
“Certo!” rispose sorridendole a trentadue denti “Vieni qui!” esclamò poi con entusiasmo abracciandola stretta.
Mentre Eleonora si abbandonava tra le sue braccia rilassandosi, Vanessa si chiese se fosse stato corretto mentirle. Aveva immaginato che all’amica potesse piacere Marco, ma non ne aveva mai avuto la conferma. Non le sembrava il caso di rivelarle quello che era realmente successo quella sera.
Le ragazze sciolsero l’abbraccio e ripresero a camminare lungo la strada.
“Allora… Marco eh?” chiese Vanessa rivolgendo all’altra un’occhiata maliziosa e facendola arrossire fino alla punta delle orecchie “Come mai non mi hai mai detto niente? E poi perché Marco? È un deficiente!”
Eleonora scoppiò a ridere “Non lo sa nessuno, probabilmente perché credo di non avere nessuna speranza con lui. E, hai ragione, è un deficiente, ma ho un debole per i bad boys come lui”
“Sono contenta che ti sia confidata con me” le sorrise Vanessa “e spero che non ti verranno più strane idee su di me e lui”
“No no” scosse la testa Eleonora “Da adesso non più” aggiunse guardandola di sottecchi con un espressione un po’preoccupante “Ti va un gelato?” chiese subito dopo indicando la gelateria vicino al porto.
In fin dei conti, non era così male passere del tempo con l’amica, si ritrovò a pensare Vanessa mentre mangiavano il gelato sedute sulla panchina del parco. Ci si divertiva, si parlava di sciocchezze e le preoccupazioni sparivano, seppur temporaneamente.
Eleonora però continuava a guardarla in modo strano e Vanessa ad un certo punto non si trattenne più “Che cosa c’è? Perché mi guardi cosi?” chiese esasperata.
“Niente” sorrise quella maliziosa “Quindi… umh… sei tornata a casa con Vincenzo l’altra sera”
Vanessa rimase pietrificata. Ecco cosa stava succedendo nel cervello della bionda: ragionamenti contorti che non portavano a nulla di buono e soprattutto a constatazioni totalmente sbagliate, visto come era andate a finire realmente quella serata.
“A cosa stai pensando Eleonora?” chiese diretta.
“A niente te l’ho detto” rispose quella ridacchiando “è simpatico Vincenzo, vero? Ed è pure un bel ragazzo…”
“Ok, Ele fermati!” la interruppe Vanessa “So cosa stai facendo. Siamo tornati a casa insieme perché abita vicino a me e basta. Ti prego non inventare storie assurde dove non esiste niente”
“Va bene, va bene” Eleonora alzò le mani in segno di resa, continuando però a ridacchiare sotto i baffi “Non sto inventando nulla. Era solo una mia idea. Vi vedrei bene insieme comunque”
“ELE! Cosa ti ho detto?”
“Si, si” scoppiò a ridere quella “La smetto. Lo so che tu non ti vedi bene con nessuno, sei assurda” continuò anche se Vanessa aveva cominciato a incenerirla con lo sguardo “Era solo per darti un consiglio, dato che Vincenzo ultimamente ti guarda spesso. Forse potresti interessargli, sei una bella ragazza dopotutto..”
“Ok basta” la interruppe incisiva Vanessa alzandosi dalla panchina “i complimenti no per favore. Torniamo verso casa?” le sorrise incoraggiante.
Eleonora si alzò a sua volta, gettando il cono nel cestino lì affianco e agitando la coda di cavallo in maniera aggraziata “Va bene. Ma il mio sogno rimane comunque quello di aprire un’agenzia matrimoniale” escalmò teatralmente.
Vanessa alzò gli occhi al cielo incamminandosi sulla stradina del parco.
Cercò in tutti i modi di non pensare alla discussione che aveva appena avuto con l’amica, ma quando ebbe lasciato Eleonora e cominciò a pedalare verso casa non riuscì a trattenere i pensieri.
Come era anche lontanamente possibile che Vincenzo fosse interessato a lei? Non era normale che di punto in bianco si fosse svegliato accorgendosi della sua esistenza. Eppure era proprio così che era andata: l’altra sera le aveva rivolto parola per la prima volta e, anche se Vanessa aveva inteso i suoi gesti come un tentativo di farla apparire debole, forse le intenzioni del ragazzo erano diverse.
Ma che cosa stava pensando? Si diede della stupida per averci sperato anche solo per un attimo. 
Sarebbero stati bene insieme? Cavolo! Maledisse Eleonora in tutte le lingue del modo per le immagini che le avevano cominciato a girarle per la mente.
Arrivata a casa, non aveva più nemmeno la forza per pensare. Salutò velocemente la famiglia e si buttò sul letto con un forte mal di testa, riuscendo però a prendere sonno solo dopo un’ora, mentre i pensieri continuavano a confonderla ancora più del solito.

“Oh Dio, non posso più venire in spiaggia qui se voglio tranquillità, a quanto pare” pensò Vanessa mentre osservava il ragazzo avvicinarsi a lei. Si era svegliata ancora prima del solito, precipitandosi al mare e obbligando il suo cervello a concentrarsi sul libro, quando avrebbe preferito restare nel letto a fantasticare sull’universo parallelo che aveva preso forma nella sua mente la sera precedente.
“Ciao” esclamò Marco sedendosi sul lettino accanto a lei.
Vanessa si spostò, evitando il contatto con il ragazzo e, senza degnarlo di una risposta, tornò con gli occhi fissi sul libro.
“Vanessa, possiamo parlare?” chiese lui insicuro.
La ragazza rise sprezzante “Cosa sei venuto a fare?”
“Voglio chiederti scusa per l’altra sera. Mi sono lasciato andare, lo so, non avrei dovuto, ma voglio che tu sappia che mi sarei fermato. Non avrei certo approfittato di te”
“Come se non l’avessi già fatto con decine di ragazze ubriache” sbuffò lei.
“Hai ragione…” mormorò Marco passandosi la mano nei capelli visibilmente a disagio “Ma tu sei diversa, ok? Non lo avrei mai fatto con te. Sei…sei mia amica, lo sai. Per favore! Mi puoi perdonare?”
Vanessa si decise ad alzare lo sguardo su di lui “Sei venuto di tua spontanea volontà a chiedere scusa o ti ha obbligato qualcuno a farlo?” chiese ricordandosi della conversazione con Vincenzo del giorno precedente.
“C-cosa?” balbettò quello “No, no… volevo parlarti. È stata una mia decisione”
Vanessa si strinse un labbro tra i denti. La sua sicurezza cominciava a vacillare. Sarebbe davvero stata capace di tenere il muso a Marco? Per un solo sbaglio avrebbe cancellato tutti i ricordi che lo legavano a lui e il rapporto che si era instaurato fra di loro?
Rapporto molto debole, pensò, se bastavano un paio di cocktails a farlo crollare. Tornò a guardare verso il libro.
“Vanessa!” esclamò Marco poggiandole una mano sul braccio, contatto dal quale la ragazza si scostò bruscamente.
Marco spalancò la bocca, ma sembrò aver capito la situazione perché si allontanò leggermente da lei riprendendo poi a parlare “Guardami” e lei si voltò a fissarlo “Sono Marco, lo vedi. E sono venuto da te per chiedere il tuo perdono. Marco, capisci? Me ne sono sempre fregato dei giudizi della gente, di aver fatto un torto a qualcuno. Io vengo sempre prima di tutti, ma adesso sono qui e ti chiedo di perdonarmi. Lo capisci che sei importante per me? Non credo nemmeno io che sto facendo tutto questo, non ho mai chiesto scusa a nessuno, però lo faccio con te. Ho bisogno del tuo perdono!”
Vanessa rimase ferma mentre sentiva le barriere cedere piano piano. Lo avrebbe perdonato, ne era convinta. Anzi forse lo aveva già perdonato, ma il ricordo dell’umiliazione subita era ancora troppo fresco per ammetterlo così velocemente.
Spostò lo sguardo sul mare sbuffando “Mi hai delusa lo sai?”
Marco sembrò cogliere i pensieri della ragazza perché sorrise permettendosi di riavvicinarsi un po’ a lei “Lo so, ma ti voglio bene, questo tu lo sai?”
“Si” sospirò Vanessa chiudendo gli occhi e contando fino a dieci per impedirsi di aggiungere altro “Adesso però lasciami che devo studiare” concluse poi sbrigativa.
Marcò si alzò dal lettino sorridendole “Certo! Ci sentiamo allora?” chiese timoroso.
“Va bene” si sforzo di rispondere Vanessa. Era stato veramente così facile cedere. Aveva preso la giusta decisione? Marco le era sembrato sincero, convincente più che altro. E, in fin dei conti, non era sempre stato sincero con lei? Forse meritava davvero di essere perdonato.
“Ciao” la salutò il ragazzo allontanandosi.
“Marco” lo richiamò lei facendolo voltare.
“Dimmi”
Vanessa sospirò “Non hai deluso solo me, anche questo lo sai?” chiese fissandolo negli occhi.
Marco annuì abbassando lo sguardo “Credo di si” rispose per poi voltarsi e andare via velocemente.
Vanessa si massaggiò le tempie mentre il mal di testa tornava a farle visita.
Quell’estate non stava affatto procedendo nel modo previsto.

Il volume della musica era decisamente troppo alto per i suoi gusti e odiava il contatto con i corpi accaldati che ballavano convulsamente nella pista.
Allora perché si era lasciata convincere ad andare in discoteca quella sera?
Probabilmente voleva dimostrare a Leonardo che non era una bambina e che sua madre la lasciava tranquillamente uscire la sera dato che aveva sedici anni, non molti in meno di lui quindi.
O forse per la solita insistenza di Eleonora che, non si sa perché, provava a coinvolgerla in qualsiasi attività del gruppo.
Oppure semplicemente perché aveva pensato che una serata in discoteca potesse essere speciale e che l’atteggiamento degli altri nei suoi confronti sarebbe cambiato.
Quando si ritrovò però a fissare Vincenzo che si muoveva a ritmo chiacchierando con degli amici si diede della stupida perché in fondo il motivo per cui si sottoponeva a quell’umiliazione continua era sempre lui.
Lui che, peraltro, non l’aveva degnata di uno sguardo da quando era entrata lì dentro. E pensare che si era addirittura fatta prestare una maglia scollata da Eleonora che l’aveva in qualche modo convita che le sarebbe stata benissimo addosso.
Non riuscendo più a resistere Vanessa si precipitò verso l'uscita sul retro della discoteca. Riprese fiato solo quando, lontana dal rumore e dal calore, si appoggiò al muro dell'edificio rivolta verso la stradina deserta.
Dopo pochi minuti la porta del locale si aprì lasciando uscire Marco, per richiudersi subito dopo alle sue spalle rendendo ovattato il rumore dei bassi che uscivano dalle casse del dj.
"Ehi" esclamò il ragazzo raggiungendola e tirando fuori dalla tasca dei pantaloni il pacchetto di sigarette "Stai prendendo un po' d'aria?"
"Si" gli sorrise Vanessa "fa troppo caldo dentro. Tu come mai sei qui? Non hai trovato ancora nessuna ragazza con cui passare la serata?"
Marco scoppiò a ridere accendendosi una sigaretta.
"Eleonora non ti piace?" continuò Vanessa "Lei è una bella ragazza, piace praticamente a tutti"
Marco scosse la testa sorridendole "No lei non va bene, è troppo stupida" 
Vanessa sgranò gli occhi e il ragazzo si sbrigò a spiegarsi "Intendo che è la ragazza perfetta se vuoi una sveltina, capisci? Solo che è mia amica e non mi va di sfruttarla in quel modo"
Vanessa alzò gli occhi al cielo "Povera Ele!" esclamò prima di tornare a fissare il fumo che usciva dalla bocca di Marco. "Dammi una sigaretta" disse porgendo la mano al ragazzo che la accontentò subito.
"E tu chi sei? Cosa ne hai fatto di Vanessa?" ridacchiò lui divertito "Perchè non hai questa sicurezza anche quando parli con le altre persone? In questo modo non ti faresti mettere i piedi in testa da nessuno"
Vanessa sbuffò accendendo la sigaretta. La faceva facile lui. Cosa poteva saperne del blocco che la assaliva quando si trovava in presenza di Vincenzo? O dell'insicurezza che le trasmetteva Leonardo con le sue continue battutine? Così si limitò ad alzare le spalle pensando che magari sarebbe stato più semplice se fosse stata difesa da qualcuno. La gente continuava a darle consigli di vita, ma nessuno era mai stato pronto ad aiutarla di fronte a chi la faceva stare male.


Per le undici e mezza Vanessa era già nella strada di casa. Sua madre aveva provato anche questa volta a farla restare in spiaggia con loro, ma decisamente non era la giornata adatta.
Senza contare che voleva evitare a tutti i costi un ulteriore incontro con Vincenzo o Marco e voleva evitare anche di parlare con Eleonora, temendo che avrebbe ripreso il discorso della sera prima.
Mentre entrava nel giardino della villetta si diede mentalmente della stupida per essersi completamente dimenticata di Louis. Il pensiero costante di Eleonora e gli strani sogni della notte precedente l'avevano distratta. Forse il ragazzo si era offeso? Magari si aspettava che lei avrebbe chiamato.
Prese il telefono per controllare se il ragazzo le avesse lasciato qualche messaggio, ma scoprì un po' delusa che non era così.
Lanciò uno sguardo alla villetta in fondo alla strada.
"Magari è in casa. Tentar non nuoce" pensò incamminandosi in quella direzione.
Bussò alla porta e dopo pochi secondi Louis le aprì con il suo solito sorriso che la fece sentire immediatamente rilassata. Perchè bastava un semplice sguardo del ragazzo per lavare via tutte le preoccupazioni?
"Ciao!" lo salutò sorridendogli di rimando.
"Come va?" chiese lui.
"Bene" sollevò le spalle Vanessa "Non sei andato in spiaggia oggi? Ieri sera cosa hai fatto? Mi dispiace se non mi sono fatta sentire, ma ho avuto dei problemi con un'amica e sono andata a parlare con lei. Beh comunque adesso è tutto risolto, ma mi stavo chiedendo se ti fossi offeso"
"Calma, calma" scoppiò a ridere Louis "Perchè dovrei essermi offeso? Non ti preoccupare, sono stato a casa ieri sera e stamattina non sono andato in spiaggia... Stavo facendo un... Beh un esperimento. Tranquilla!"
Vanessa sorrise alle parole rassicuranti accigliandosi subito dopo non appena si accorse dell'ombra di preoccupazione calata improvvisamente sul voto del ragazzo.
Si voltò di scatto ad osservare ciò che aveva attirato l'attenzione di Louis riuscendo a scorgere una figura che li fissava dal vetro di una finestra della casa affianco. Sembrava una bambina o comunque una ragazza di non più di quattordici anni.
Prima di riuscire però a mettere bene a fuoco la situazione Vanessa si sentì afferrare per le spalle e tirare dentro casa con forza da un Louis spaventatissimo che si affrettò a chiudere la porta dietro di loro.
Dopo pochi secondi di silenzio scoppiarono entrambi a ridere. 
"Speriamo che non mi abbia riconosciuto" esclamò Louis cercando di tornare serio.
"Tutto questo è assurdo lo sai?" chiese Vanessa con una mano in fronte.
"Lo so, lo so" disse serio lui ricominciando a ridere subito dopo.
La ragazza scosse la testa e si incamminò verso la cucina "di che esperimento stavi parla.." si interruppe non appena si rese conto delle condizioni della stanza in cui era entrata.
In cucina regnava il disordine assoluto. Padelle sporche erano ammucchiare sui fornelli e ciotole piene di una strana pasta gialla riempivano il tavolo. Olio e farina erano sparsi dappertutto insieme ad attrezzi da cucina, piatti e posate.
"Che cosa è successo qui?" chiese sentendo il ragazzo che la raggiungeva.
"C'è stato un tornado ieri sera" disse serio Louis. Alla vista dello sguardo scettico di Vanessa però si affrettò a spiegare "Dai non è così grave" si grattò la testa imbarazzato "Sono i piatti di ieri sera più le cose che ho usato per l'esperimento stamattina. Metterò tutto a posto prima o poi"
"Quale esperimento?" chiese Vanessa inarcando le sopracciglia e cercando di trattenere le risate.
"Ho provato a fare in pancakes, ma non sono molto bravo. Harry ha provato a spiegarmi come si fanno, ma poi ha rinunciato anche lui. E comunque la linea telefonica non prendeva molto bene quindi probabilmente ho capito una cosa per un'altra e... Beh alla fine ho dovuto buttare tutto"
Vanessa non si trattenne più e rise piegandosi in avanti "Ma sei un disastro!" 
"Lo so" Louis alzò le braccia al cielo "Mi chiamano monster chef"

Quando si furono entrambi ripresi dalle convulsioni e le scariche di risate improvvise si fecero più rare, decisero di pranzare con qualche avanzo trovato in frigo.
"Vuoi una mano per sistemare questo casino?" chiese Vanessa alla fine del pranzo improvvisato.
"No, non preoccuparti, pulisco io dopo"
"Bene allora" esclamò la ragazza alzandosi dalla sedia "Posso andare in bagno?"
"Certo, prima porta a destra, piano di sopra"
Vanessa si sbrigò cercando di andare dritta al bagno senza curiosare per il resto della casa, ma passando davanti ad una porta socchiusa mentre stava tornando al piano di sotto, non poté fare a meno di sbirciare.
Si avvicinò allo spiraglio di quella che, a giudicare dal disordine, doveva essere la camera di Louis e si accorse di non essersi sbagliata: il libro che aveva intravisto poggiato sul comodino era proprio quello che pensava.
"Louis!" esclamò scendendo di corsa le scale "Ti piace Harry Potter?"
"Cosa..." chiese Louis sospettoso "Aspetta... Hai curiosato nella mia stanza?"
"No" sollevò le spalle Vanessa, stupendosi per la sua intraprendenza "la porta era aperta"
"Oh... Beh... Quello..." balbettò il ragazzo imbarazzato prima di essere interrotto.
"Louis! È il mio libro preferito!" esclamò lei con entusiasmo "Cioè, non proprio il quarto. Il mio preferito è il terzo, ma li adoro tutti" si affrettò a spiegare.
L'espressione del ragazzo si rilassò immediatamente mentre gli si illuminavano gli occhi "Anche a me piace tantissimo!" ritrovò subito la sua sicurezza "Li avrò riletti almeno un centinaio di volte. Sono fantastici: hanno lo straordinario potere di farmi dimenticare qualsiasi preoccupazione!"
"È proprio vero" esclamò Vanessa con occhi sognanti, non riuscendo a credere di aver finalmente trovato qualcuno che condividesse la sua passione.

Il pomeriggio passò in fretta, troppo in fretta per i gusti della ragazza che avrebbe volentieri passato altro tempo con Louis a chiacchierare. Avevano parlato di tutto: della vita di Vanessa a Roma, dei suoi amici, delle ricette di cucina, di Harry e gli altri ragazzi della band, della follia di alcune directioner, di musica, di libri.
Vanessa ormai si stava abituando all'idea che Louis la faceva stare bene.  Ed era molto strano, perchè non le era capitato quasi mai di incontrare una persona speciale. E Louis era decisamente speciale perchè, oltre a farla sentire a suo agio in ogni situazione, sebbene si conoscessero da soli cinque giorni, si era mostrato interessato ad ogni aspetto della sua vita.
E Vanessa, parlando di se, aprendosi con lui, non aveva mai pensato che questa potesse essere noiosa.





SPAZIO AUTRICE

Ciao bellissime mie! Eccoci con un altro capitolo sulla vita della nostra Vanessa.
Mi devo scusare per l'enorme ritardo con cui ho aggiornato, lo so, ma spero che avrete pietà di me e mi perdonerete perchè questo è periodo di esami e sono stata veramente troppo impegnata con lo studio.

Parliamo del capitolo. Non succede molto, ma abbiamo due scene di svolta per la storia: Marco e Vanessa che "fanno pace" e Eleonora che mette la "pulce nell'orecchio, Potter" alla nostra Vanessa con le sue allusioni su Vincenzo.
A proposito di Ele, credo che avevate tutte capito qual'era il suo problema: la gelosia per il bel Marco. Vi aspettavate qualcos'altro?
Mi è piaciuto moltissimo scrivere la scena iniziale. È la prima volta che descrivo le due ragazze insieme e El mi sta piacendo sempre di più. All'inizio doveva essere solo un personaggio marginale, così come Marco, ma poi ho pensato che sarebbe stato troppo bello inventare qualcosa anche su di loro e così mi ci sono affezionata.
Cosa pensate di Vanessa che perdona Marco? Ha fatto bene secondo voi? Fatemi sapere.
Ah poi c'è il flashback che, personalmente, adoro, come tutto ciò che riguarda la Vanessa del passato.
Infine ho dovuto aggiungere un pezzetto di Vane/Lou perchè lo so che ci stiamo tutte male se non li vediamo fare i cretini insieme almeno per un po'.
E si è capito anche qual'era il libro di cui parlava Louis all'inizio della storia e di cui si vergognava tanto.

Ma Harry che lotta contro le cause perse? La dolcezza!

Chissà perché le discoteche delle ff hanno sempre un’uscita che da su un vicolo solitario.

Volevo spiegare l'ultima frase di questo capitolo, che magari alcune di voi non hanno nemmeno letto. 
Questo momento è importantissimo per il cambiamento che sta affrontando Vanessa. La mia può sembrare una storia un po'superficiale, ma vi assicuro che dietro ogni parola o ragionamento della ragazza c'è un'accurata preparazione. La psicologia di Vanessa è più complessa di quello che sembra. Se pensate che viva in modo troppo razionale senza concentrarsi su il suoi reali problemi è perchè la storia è narrata dal suo punto di vista e lei pensa di essere esattamente così. Crede che la sua vita sia normale e che, nella sua banale routine, non ci sia spazio per sognare, fantasticare o diventare una persona interessante.
Quindi il fatto che parli della sua vita con Louis senza pensare di essere noiosa è un grandissimo passo avanti per lei, segno che piano piano qualcosa si sta sbloccando. Spero che riusciate a capire questa sfumatura che approfondirò sempre di più.

Passiamo alle cose serie!
Voglio fare tantissimi ringraziamenti perché le vostre recensioni ultimamente mi stanno commuovendo e sapere che seguite la mia inutile storia (xD) con così tanta passione mi rende felicissima!

Ringrazio prima di tutti xmela Cocomero_ e _Littles_, rispettivamente le prime sostenitrici delle coppie Vane/Lou e Vane/Vinc
Grazie per esserci state fin dall'inizio.
Perché è bello trovare sempre nuovi lettori, ma è anche bello sapere che ci sono persone che ti seguono da quando hai pubblicato il primo capitolo e che ancora non si sono stufate.

Ringrazio poi xflower_ che è quasi sempre presente con le sue recensioni. E dico quasi perchè il più delle volte sparisce. Anzi muore. E poi resuscita e si deve rileggere tutta la storia perchè non ricorda niente. Grazie tesoro.

Un pensiero dolce per Everlast98 che dal quinto capitolo è sempre presente e la pensa come me su tutto quanto.

Infine un bacione enorme alle nuove arrivate Ebi Tempura, _aleO_O e LittleMissHoran che spero continueranno a seguire la storia ancora a lungo.

Un bacione anche alle lettrici silenziose.
Siete 18 in tutto ad aver aggiunto la storia tra le seguite.
Vi vorrei invitare a lasciare una recensione, anche piccina piccina. Non mi lamento assolutamente di quelle che ho già, però sarebbe molto più soddisfacente ricevere 18 recensioni per capitolo. Sarebbe bellissimo *.*
Senza contare che ogni capitolo riesce a superare sempre le 100 visualizzazioni, quindi: fatevi avanti e scrivetemi tutto quello che volete, sono qui per ascoltare qualsiasi cosa, bella o brutta.

Smetto subito o lo spazio autrice diventerà veramente più lungo del capitolo.
Vi ricordo il mio account twitter se volete seguirmi per avere anticipazioni sulla storia o se volete scrivermi quello che vi pare.

Inoltre ho creato un contatto su facebook. Aggiungetemi se volete.

P.S. cavolo gli hanno dato a Louis nel video di Midnight Memories, per renderlo ancora più bello del solito?

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Capitolo 13
*** We could find some place to hide ***


WE COULD FIND SOME PLACE TO HIDE



La tabella di marcia che Vanessa aveva preparato all'inizio dell'estate prevedeva che entro il 31 luglio la ragazza avrebbe dovuto finire il primo libro di letteratura per poi poter studiare il secondo durante il mese di agosto.
In data 27 luglio però la lettura era arrivata a malapena a metà libro, si rese conto Vanessa mentre preparava la borsa per andare in spiaggia.
Il senso di colpa cominciava a farsi sentire, attenuato in parte dal fatto che gli esami che stava preparando non erano previsti dal suo piano di studi.
Oltretutto la ragazza non riusciva ad attribuire la colpa del ritardo solo a se stessa: quell'estate si stava rivelando speciale o comunque fuori dall'ordinario e Vanessa era stata impegnata negli ultimi giorni dopo l'incontro con Louis e l'evoluzione del rapporto con Vincenzo.
Anche la concentrazione dei pochi momenti in cui riusciva a dedicarsi ai libri era calata per colpa dei mille pensieri che la turbavano.
La conversazione con Eleonora di due giorni prima le era rimasta impressa nella mente e Vanessa non riusciva proprio a dimenticarla.
Sbuffò mentre slegava la bicicletta e cominciava a pedalare verso la spiaggia.
Di sicuro non era colpa sua se l'atteggiamento di Vincenzo era cambiato totalmente. Sinceramente non riusciva a capacitarsene; da un giorno all'altro il ragazzo aveva mostrato interesse nei suoi confronti, questo non poteva negarlo. Il tutto stava nel riuscire a capire il perchè delle attenzioni che le aveva riservato.
Vanessa aveva una mentalità abbastanza aperta da riuscire a considerare tutte le opzioni e, fra queste, cominciava ad imporsi quella ipotizzata da Eleonora. O forse era solo la sua fervida immaginazione che, alimentata dalle parole dell'amica e dal fatto che effettivamente Vincenzo non si era comportato male con lei, l'aveva portata a credere che il ragazzo potesse essere interessato a lei da quel punto di vista.
D'altra parte, però, la sua ferma razionalità continuava a ripeterle che tutto ciò era solo una fantasia: Vincenzo non aveva mai mostrato un interessamento nei suoi confronti. Anzi, a dirla tutta, Vanessa dubitava addirittura che in passato si fosse accorto della sua esistenza.
Inoltre, terminò quel ragionamento una volta arrivata in spiaggia, ormai tutta quella situazione poteva dichiararsi conclusa. Era stata lei stessa due giorni prima a mettere le cose in chiaro e dubitava che, dopo le parole che gli aveva rivolto, Vincenzo avrebbe continuato a parlarle.
Si stava forse pentendo della decisione presa? Di aver chiuso ogni possibile evoluzione della vicenda con quel 'Non voglio più avere niente a che fare con te'?
Il libro. Avrebbe dovuto concentrarsi solo sullo studio per quella mattina. Anche perchè si era già messa d'accordo con Louis per vedersi più tardi e quindi avrebbe "perso" metà giornata.
Vanessa pose fine ai turbolenti pensieri che si ostinavano a girarle per la mente e si sdraiò sotto l'ombrellone pronta per lo studio intensivo.

Alle undici Vanessa raccattò tutte le cose che aveva sparso in giro e si incamminò lungo la spiaggia. Avrebbe raggiunto il loro solito posto passeggiando sul bagnasciuga, come amava fare.
Gli stabilimenti si erano progressivamente riempiti durante la mattinata e c'erano bambini dappertutto che correvano di qua e di là, sguazzavano nell'acqua e giocavano con la sabbia.
Le madri chiacchieravano con alte madri tenendosi a distanza di sicurezza per poter controllare i propri figli.
Qualche coppietta di giovani rideva o si baciava sotto gli ombrelloni.
A Vanessa non dava fastidio la gente quando non doveva interagire. Anzi quasi poteva affermare che quello era il suo ambiente ideale: vivendo in una città come Roma, era abituata a camminare tra milioni di persone indifferenti, ognuna con i propri pensieri, troppo occupata per prestare attenzione a una ragazza che stava per conto suo.
Il problema era quando le persone ti conoscevano e allora volevano parlare con te, e questo Vanessa non lo sopportava. Ecco perchè non aveva mai organizzato una festa di compleanno: non le piaceva stare con tanti conoscenti in un'unica stanza. Preferiva di gran lunga la sua piccola compagnia di amici che sapevano apprezzare il piacere di una passeggiata tranquilla in centro.
Vanessa scavalcò un castello di sabbia lasciato incompiuto evidentemente da una ragazzina a giudicare dalla paletta rosa abbandonata lì affianco e dal secchiello di plastica con una stampa di.... Umm... Niall? E continuò la sua marcia entrando nella spiaggia libera.

Dopo che ebbe percorso qualche metro, la sua attenzione fu attirata da una figura a riva: un ragazzo stava sistemando una tavola da windsurf, fasciato in una tuta blu aderente che ne metteva in risalto il bel fisico.
Quando questo si alzò, spostando dalla fronte i capelli bagnati, Vanessa si rese conto, purtroppo per lei, che il bel ragazzo era Vincenzo e che, per arrivare a destinazione, sarebbe dovuta passare proprio davanti a lui.
Si bloccò sul posto, guardando a destra e a sinistra, mentre il cuore accelerava il ritmo e cominciava a sentirsi accaldata.
Cavolo, era bastata una semplice occhiata da lontano a mandarla nel pallone. Il suo cervello riprese subito a girare vorticosamente, ma proprio quando aveva fatto un passo a sinistra, decisa ad uscire dalla spiaggia e passare lungo la strada, Vincenzo alzò lo sguardo e la vide.
Il ragazzo sorrise e le fece un cenno con la mano, cenno al quale Vanessa si agitò ancora di più, se possibile.
Dopo quello che sembrò un secolo, la ragazza si rese conto che non poteva restare lì impalata e che, se voleva evitare di sembrare deficiente, avrebbe dovuto continuare a camminare.
Così si avvicinò a Vincenzo, sistemandosi ripetutamente i capelli dietro le orecchie.
"Ciao" disse a bassa voce una volta che gli fu accanto. Forse un po' troppo accanto, considerando la nitidezza con la quale riusciva ora a vedere la perfezione del corpo del ragazzo, messa in risalto dalla tuta aderente.
"Ciao" le sorrise Vincenzo "Credevo veramente che non mi avresti rivolto più la parola"
Vanessa aggrottò le sopracciglia cercando di interpretare quella affermazione alla quale rispose poi "Ti sto solo salutando. Non voglio fare la figura della maleducata"
"Maleducata tu?" ribattè il ragazzo "Ma dai, non saresti proprio capace di fare la maleducata"
Vanessa alzo le spalle "Beh, allora ciao" esclamò sorpassando Vincenzo e cercando di proseguire il suo percorso.
"Beh, dato che nemmeno io voglio fare la figura del maleducato, ti accompagno" la bloccò lui "Aspetta un attimo" e si sbrigò a sistemare la tavola sul suo supporto tornando affianco alla ragazza in pochi secondi. Secondi durante i quali Vanessa era rimasta a bocca aperta senza riuscire a pronunciare un rifiuto.
"Allora" sorrise lui nuovamente "Dove stai andando?" chiese incamminandosi verso la direzione in cui stava andando la ragazza.
Vanessa gli si affiancò, riprendendo a sua volta a camminare "A-alla spiaggia con gli scogli" balbettò "Si studia bene lì" aggiunse poi come scusa.
"Non è lontana, in cinque minuti saremo lì" rispose il ragazzo prima che un silenzio imbarazzante calasse fra i due.
Camminavano l'uno affianco all'altra, Vanessa teneva lo sguardo basso mentre, poteva scommettere che Vincenzo stesse guardando dritto in avanti, magari con il suo solito sorrisetto beffardo stampato in volto.
"Allora, fai windsurf?" chiese di getto per interrompere il silenzio.
"Si, dall'anno scorso ormai"
"Non lo sapevo"
"Perchè non lo sa nessuno. Vengo la mattina presto apposta per stare in pace. E poi mi piace il mare a quell'ora: è tranquillo"
Vanessa annuì "Si piace anche a me per questo motivo"
"Lo so" ridacchiò Vincenzo.
"Cosa?" chiese la ragazza stupita.
"So che ti piace venire in spiaggia presto la mattina. Quando mi spingo a largo con la tavola riesco a vedere lo stabilimento e tu stai sempre sotto il tuo ombrellone a leggere quei tuoi libri" ridacchiò lui "Ecco perchè mi hai trovato al parcheggio l'altra mattina: sapevo che saresti arrivata in spiaggia per quell'ora"
Il cuore di Vanessa perse un colpo. Vincenzo la osservava, almeno dall'inizio dell'estate, sapeva i suoi orari. Come era possibile tutto ciò? La teoria di Eleonora tornò prepotentemente a farsi spazio nella sua testa, ma lei la costrinse ad uscire: non voleva pensarci assolutamente, sarebbe stata solo una preoccupazione in più.
Inoltre i suoi pensieri furono interrotti quando si rese conto che erano quasi arrivati a destinazione e che, probabilmente, non era saggio portare qualcuno dritto davanti a Louis.
"Be' sono arrivata. Ci vediamo in giro" cercò di liquidare Vincenzo il quale invece continuò a camminare ridacchiando "Si, e se sarai in vena di parlare potremo anche salutarci"
Vanessa cominciò a sperare che Louis non fosse ancora arrivato in spiaggia, ma tutte le sue speranze furono infrante quando scorse in lontananza la figura del ragazzo, seduto al solito loro posto.
Il cervello della ragazza cominciò a girare all'impazzata mentre cercava di trovare una soluzione a quel pasticcio.
Sicuramente Vincenzo non avrebbe riconosciuto l'altro quindi non c'erano problemi da quel punto di vista. Vanessa però non era sicura della reazione che avrebbe avuto Louis se si fosse presentata all'appuntamento in compagnia di un'altra persona, considerando tutti gli sforzi che il ragazzo faceva per non incontrare nessuno quando andava in giro.
Dopo altri pochi passi che avevano avvicinato ancora di più Vincenzo a Louis, Vanessa si bloccò, costringendo l'altro a girarsi verso di lei.
Da quella posizione la ragazza poteva vedere Louis, e Vincenzo gli dava le spalle.
"Magari si, sarò in vena di parlare" sorrise a Vincenzo riprendendo il discorso di prima.
Quello le sorrise di rimando, mentre con la coda dell'occhio Vanessa vide Louis accorgersi di loro e alzarsi in piedi incerto su cosa fare.
"Ma sei arrivata? Sicura che non vuoi che ti accompagni più avanti?" chiese Vincenzo con sommo terrore della ragazza.
"No no, va bene! Grazie per la compagnia" aggiunse lei continuando a sorridere e poi, con un intraprendenza che mai e poi mai si sarebbe sognata di avere, si alzò sulle punte dei piedi e si avvicinò al ragazzo, lasciandogli due baci sulle guance.
La confusione in cui sembrò essere caduto Vincenzo durò abbastanza a lungo per permettere a Vanessa di tornare a guardare verso Louis e vederlo allontanarsi dalla spiaggia e nascondersi dietro un muretto lì vicino.
"Bene!" sorrise di nuovo Vanessa "Ci vediamo stalker" salutò Vincenzo con un cenno e lo sorpassò diretta verso il luogo dove si trovava Louis poco prima.
Vincenzo scoppiò a ridere "Ciao Vanessa!" esclamò incamminandosi nella direzione opposta, quella da dove erano venuti.

Vanessa si gettò sulla sabbia, era spossata. Non aveva mai passato un momento più imbarazzante di quello. E poi cosa aveva fatto? Aveva veramente baciato Vincenzo? Beh... Louis le doveva un favore. Anzi le sarebbe stato debitore a vita, pensò nascondendo la faccia tra le ginocchia.
"Chi era?" chiese Louis comparendo alle sue spalle e sedendosi affianco a lei.
"Possiamo andare da qualche altra parte per favore?" lo implorò Vanessa guardandolo con occhi lucidi.
"Certo" esclamò Louis visibilmente preoccupato alzandosi in piedi e porgendo alla ragazza una mano che ella non esitò ad afferrare per sollevarsi da terra.
Una volta in piedi però, con grande stupore di Vanessa, Louis non le lasciò la mano, ma la tirò verso di sé fino a farla scontrare con il suo corpo, abbracciandola stretta e tenendole una mano sulla nuca.
"Sei sconvolta" disse mentre la ragazza si rilassava in quell'abbraccio e sospirava profondamente, muovendo leggermente la testa per annuire.
"Facciamo una passeggiata nel bosco?" chiese Louis muovendo la mano sui capelli di lei con un gesto rassicurante.
"Si" mugugnò Vanessa strofinando il naso conto la maglia di Louis.

Dopo pochi minuti i due giovani stavano camminando in una stradina in mezzo al boschetto che costeggiava la spiaggia in quel punto. Nessuno passava mai di lì, quindi era un ottimo luogo sia per Vanessa che aveva bisogno di un po'di solitudine, sia per Louis e i suoi problemi di privacy.
"Lo conoscevi quel ragazzo?" chiese d'un tratto lui.
Vanessa annuì "Si. È Vincenzo. Viene sempre in vacanza qui"
"Ti ha dato fastidio? Cavolo, eri tutta rossa e non riuscivi nemmeno a parlare"
"N-no, no, ci stavamo solo salutando. Ero preoccupata per te: avrebbe potuto darti fastidio se ti avesse visto"
"Non ti preoccupare. È andata a finire bene" sorrise Louis "Ma vorrei sapere se... Beh se ti stava importunando... Ci stava provando con te?" chiese a bruciapelo.
"Cosa?" Vanessa cominciò a tossire in imbarazzo "No, non direi. È da escludere che ci stesse provando con me"
"Perchè?"
"Perchè... Oh beh... È una lunga storia"
"Il tempo lo abbiamo. Se vuoi parlarne fai pure" continuò a sorriderle Louis.
Se fosse stata in presenza di un'altra persona, molto probabilmente Vanessa l'avrebbe mandata subito a quel paese. Eppure l'insistenza di Louis non le aveva dato fastidio, anzi, in un certo senso era come se quel suo interessamento nei suoi confronti le facesse piacere.
La ragazza aveva capito come sarebbe andata a finire. Era come se Louis riuscisse sempre a farla aprire e parlare di sé stessa. Le risultava così naturale farlo con lui.
Quindi prese un respiro profondo e cominciò a raccontare. Le parole scorrevano veloci come se una tirasse l'altra, mentre Vanessa parlava del passato, della sua cotta inguaribile per Vincenzo, di come lui l'avesse sempre ignorata e di come adesso la situazione stava cambiando.
"Magari la tua amica ha ragione" disse Louis alla fine del racconto "le persone cambiano, forse questo ragazzo si è accorto di te solo adesso e vorrebbe conoscerti meglio. Però non voglio condizionarti, devi ragionare con la tua testa. E forse è meglio se non ti illudi troppo, potrebbe rivelarsi una fregatura.... E.... Oddio sono negato nel dare consigli! È meglio se non mi ascolti" concluse imbarazzato guardando verso il basso.
Vanessa scoppiò a ridere "Non dire così! Per me è già tanto se sei rimasto ad ascoltarmi, non mi capita spesso di raccontare di me, quindi grazie"
Louis sembrò sollevarsi a quelle parole.
"E comunque credo che tu abbia ragione. Devo prendere con le pinze questa situazione. Mi sembra molto strano che un ragazzo come Vincenzo si sia interessato a me tutto d'un tratto"
"Non è strano!" la interruppe Louis "Ti sottovaluti! Probabilmente si è reso conto solo adesso che sei una ragazza intelligente, interessante e anche molto carina"
Vanessa era più che imbarazzata adesso. Prima di tutto perchè era raro che qualcuno le facesse dei complimenti e in secondo luogo perchè quel qualcuno era proprio Louis.
"Ehm... Grazie" balbettò a disagio e Louis ridacchiò.
"È vero! Non serve ringraziare"

Dopo essersi seduti su una panchina e aver pranzato con i panini portati dalla ragazza i due cominciarono a chiacchierare del più e del meno con sommo sollievo di Vanessa che voleva mettere fine a quella discussione il prima possibile.
"Che fai stasera?" chiese Louis
"Ho appuntamento su Skype con la mia amica Livia. Sai lei sta passando l'estate in Inghilterra per studio e quindi ci sentiamo per forza in quel modo"
"Oh che bella l'Inghilterra!"
"Scemo!" lo apostrofò lei dandogli una spinta con la spalla "Mi manca tanto ok! Avrei preferito averla in Italia e chiamarla tutte le sere"
"Ti capisco. Anche a me spesso mancano i miei amici, soprattutto Harry, ma diciamo che questa vacanza ci voleva proprio. Mi sto riposando in previsione del lavoro che mi aspetterà a settembre... Sai... Ricomincerà il tour e non avrò un attimo di pace"
"Harry è quello riccio giusto? Quello che sorride sempre nei poster"
Louis gettò la testa indietro ridendo "Si esatto! Sei un'esperta allora"
Vanessa ridacchiò "È sempre colpa di mia sorella"
"Beh lui ha poco più di due anni in meno di me, eppure è quello con cui ho legato di più. Non ti sembrerà, ma io di essere molto infantile a volte, mentre Harry dimostra sempre di essere più maturo della sua età. Andiamo molto d'accordo"
Dopo aver passato quasi l'intero pomeriggio a parlare dei loro amici e di quanto mancassero sia a l'uno che all'altra, arrivò l'ora di tornare a casa.
"Grazie" Vanessa salutò Louis alzandosi in piedi e abbracciandolo con una spontaneità di cui lei stessa si stupì.
"E di cosa?"
"Beh... Per tutto, per la compagnia, per aver ascoltato le mie paranoie... Grazie"
Il sorriso che le riservò il ragazzo bastò per rendere quella giornata molto più positiva rispetto al modo in cui era iniziata.
"Quando vuoi" le rispose lui lasciandole un bacio sulla guancia.
La ragazza si scostò sorridendo timidamente e gli fece un cenno con la mano girandosi e incamminandosi verso la strada.

Lungo il percorso che fece per andare a recuperare la bicicletta le sembrò quasi di stare in un sogno. Gli avvenimenti che continuavano a succederle le stavano profondamente turbando la tranquillità e ancora non riusciva a capacitarsi che tutto quello stesse succedendo proprio a lei.
Louis si era rivelato un buon amico, tutto in quel ragazzo le piaceva sempre di più, compresa la razionalità con la quale le aveva dato il consiglio su Vincenzo.
Forse però, pensò la ragazza quando le immagini del giovane di quella mattina tornarono a fare capolino nella sua mente, ultimamente la sua parte razionale stava lentamente sparendo, lasciando il posto a una Vanessa un po'sognatrice, tremendamente insolita e altamente pericolosa.

Vanessa accese il computer tamburellando nervosamente le dita sulla scrivania in attesa che questo si caricasse.
Non sentiva Livia da troppo tempo, almeno due settimane, dato che da quando lei era in Inghilterra cercavano di limitarsi con le chiamate e i messaggi.
Anche se l'amica fosse stata in Italia, ragionò Vanessa, non avrebbero comunque potuto vedersi durante l'estate: Livia andava sempre con la famiglia in montagna, non amando troppo il mare. Era normale quindi che in quel periodo dell'anno le due ragazze non fossero troppo in contatto, ma la partenza di Livia aveva contribuito ad aumentare questo distacco.
Vanessa entrò su Skype e scrisse all'amica il messaggio concordato in precedenza per avvertirla della sua presenza.
Si aprì subito la videochiamata e il volto sorridente di Livia comparve sullo schermo del pc.
"Hi!" esclamò questa.
"Ehi, non fare la matta solo perchè stai passando l'estate in Inghilterra" la rimproverò Vanessa sorridendo.
Livia scoppiò a ridere con la sua risata contagiosa che era tanto mancata alla ragazza. "Come vanno le cose dalle tue parti?"
"Scusa, ma credo che sia tu a dover raccontare per prima! Te ne vai in un altro stato e vuoi sapere cosa succede in Italia?" ridachiò Vanessa.
"Va bene, va bene" si arrese Livia "Da dove comincio? Ci sono troppe cose da dire! Qui è tutto fantastico: la scuola, l'atmosfera, le persone, i ragazzi... Solo il cibo fa schifo"
"Immagino" Vanessa alzò le sopracciglia "Com'è la famiglia che ti ospita?"
"Oh sono tutti molto carini. A parte le bambine che sono delle pesti e pretendono che insegni loro le parolacce in italiano" Livia fece una smorfia e Vanessa scoppiò a ridere "Mi sto affezionando a loro troppo in fretta: sarà un dramma doverli lasciare"
"Vorrà dire che dovrai tornarci l'estate prossima"
"Certo! E tu verrai con me!"
"Vedremo" rispose Vanessa "Hai parlato di ragazzi? Non mi dirai che hai conosciuto qualcuno?" aggiunse poi.
Livia gettò la testa all'indietro ridendo "A dir la verità, più di qualcuno! Sembra che tutti siano interessati a provarci con l'Italiana qui. Poi sono tutti hot, non puoi immaginare quanto. No vabbè, ci sono pure i cessi è ovvio, però sono pochi. Quindi io non so chi scegliere, non posso scegliere capisci! Credo che mi divertirò a vederli lottare per il primo posto e poi li lascerò tutti a bocca asciutta"
"Ma Livia! Sei perfida!" la rimproverò Vanessa.
"Non è vero dai!" l'amica sporse il labbro inferiore in fuori "Lo sai anche te che devo tenere a bada i sentimenti e che rischio sempre di rimanere coinvolta in qualcosa di serio. Chi la reggerebbe poi una storia a distanza! Con un Inglese poi! È proprio dall'altra parte del mondo"
Vanessa ridacchiò "Livia, non è l'altra parte del mondo. Quello è il Giappone... E la Nuova Zelanda se proprio vogliamo andare agli antipodi"
"Oh ma che rompi che sei!"
Le due ragazze continuarono a parlare per una buona oretta. Vanessa naturalmente fece attenzione a non lasciarsi sfuggire nulla su Louis, mentre rimase indecisa fino all'ultimo sul raccontare o meno i recenti avvenimenti con Vincenzo.
Aveva già parlato in passato del ragazzo all'amica, estraniandolo dal contesto e limitandosi a definirlo 'il ragazzo più carino della spiaggia'.
"Tu invece hai conosciuto qualche ragazzo?" chiese quest'ultima interrompendo Vanessa che continuava a parlare dei suoi prossimi esami.
"No, nessuno di nuovo" la ragazza scosse la testa mentre il pensiero correva subito a Louis.
"Cosa intendi con 'nessuno di nuovo'?" Livia strizzò gli occhi avvicinando il volto alla telecamera.
Vanessa arrossì e si rese conto che, in un modo o nell'altro, sarebbe arrivata a parlare anche di questo. Era inutile qualsiasi suo sforzo: Livia riusciva sempre a leggerle nel pensiero o comunque a farla confessare qualsiasi cosa... Beh non proprio qualsiasi, ma la maggior parte delle cose che le succedevano e dei pensieri che le passavano per la testa.
"Nulla di che..." balbettò quindi rispondendo all'amica "C'è solo un ragazzo che è stato molto gentile e mi ha riportata a casa una sera"
"Come si chiama?"
"Vincenzo... Ma che importa?"
"Ma è quel ragazzo! Quello di cui mi avevi parlato! Si dai, dicevi che era il più figo di tutta la spiaggia"
Vanessa si chinò in avanti, nascondendo il volto tra le braccia. Era sicura che la memoria di Livia non avrebbe sbagliato neppure quella volta e si sarebbe ricordata dei suoi racconti.
"Si Li, è lui, ma davvero non è successo nulla! E non credo che succederà. È solo un... hem... amico"
"Sei sempre la solita pessimista" sbuffo Livia. E avrebbe continuato a farle la predica per altre tre ore come minimo se la madre di Vanessa non avesse urlato dalla cucina che la cena era pronta.
Così dopo aver scosso la testa e alzato gli occhi al cielo alla battuta dell'altra "Sto parlando tantissimo in inglese! Scommetto che a settembre sarò diventata molto più brava di te! Per questo è utile passare le vacanze all'estero", la ragazza salutò a malincuore l'amica e spense il computer.
Le aveva sicuramente fatto piacere parlare con lei, eppure provava una strana sensazione, probabilmente dovuta al fatto che non aveva potuto raccontarle tutto ciò che le stava veramente capitando.
Quanto le sarebbe piaciuto poter parlare a Livia di Louis. Però non sarebbe mai riuscita a tradire la fiducia del ragazzo.
Era impressionante quanto si fosse legata a lui in poco tempo. Quasi non sentiva più i sensi di colpa derivanti dal nascondere tutta la storia a Sara, che certamente sarebbe stata la ragazza più felice del mondo se avesse potuto incontrare il suo idolo.
Tutti ciò era veramente assurdo, rifletté Vanessa. Aveva un nuovo amico, ma dovevano restare nascosti agli occhi del mondo. Nessuno avrebbe mai saputo che lei, durante quell'estate, aveva conosciuto Louis e che i due avevano stretto un legame.
Magari poi quel legame non era così importante come lo vedeva lei. Eppure la ragazza ci sperava e, in un certo senso, Louis era così spontaneo e 'trasparente' che lasciava intendere di ricambiare quel sentimento di... Cosa? Amicizia? Fiducia?
La situazione non era ancora ben chiaro a Vanessa. Eppure di una cosa era certa: nonostante dovessero sempre stare nascosti, nonostante i suoi soliti dubbi che si poneva quando conosceva una persona nuova e la sua insicurezza nell'aprirsi verso l'esterno, tutta quella situazione non le pesava affatto! La sensazione di calma e agio che provava quando stava con Louis bastava a ripagare quel piccolo sacrificio e, la ragazza concluse il pensiero, non avrebbe rinunciato a quei momenti così belli per colpa delle sue solite paranoie.




Vanessa e Livia


Livia


SPAZIO AUTRICE

Hello hello mie melanzane!
Credo di dovervi non mille scuse, ma di più per l’immenso ritardo con cui ho caricato questo capitolo.
Che poi alla fine sono stati solo venti giorni e tra l’altro in questi giorni ho anche caricato un capitolo di Random per cui non è troppissimo tempo… giusto?
Comunque sono stati giorni molto pieni, tra fine sessione d’esami e inizio lezioni, perciò a me sono sembrati molti di più.
Anche io vorrei riuscire a scrivere un capitolo a settimana (e chi non lo vorrebbe), il problema è che proprio non ce la faccio materialmente. Quindi vi prego di avere un pochino di pazienza e non appena mi sarò meglio ambientata con i nuovi orari e i nuovi impegni, mi metterò sotto a lavorare sodo per voi.
Tra l’altro sto uscendo molto di più la sera in questo periodo con i nuovi amici che mi sono fatta all’università e quindi faccio tardi e il giorno dopo sono peggio di uno zombie… ma a voi questo non importa quindi passiamo a parlare del capitolo.

Credo sia il più lungo che io abbia scritto fin’ora, ma, nonostante questo, non mi convince granchè.
È molto riflessivo, incentrato totalmente su Vanessa e non succede molto.
Però era necessario per capire un attimino cosa sta succedendo nella mente della povera ragazza, che non ce la fa più a sopportare tutte queste novità.

Fermandosi a parlare con Vincenzo (e io nei suoi panni non ci avrei parlato e basta) dimostra di star cedendo nei confronti del ragazzo e tutti i suoi propositi di lasciarsi questa storia alle spalle vanno, per essere delicate, allegramente a quel paese.

L’abbraccio con Louis… parliamone… non vi ha fatto morire di feelings? Beh a me si. Voglio anche io un Louisabbraccio così! Lo pretendo subito!
Alla fine Vanessa cede anche con lui e gli racconta la storia al completo. Ha fatto bene secondo voi? Ma si, dai, ci si può fidare del nostro Lou!

La parte finale è quella che mi piace di più. Avevo in mente la chiamata con Livia da tantissimo tempo e mi sono divertita a scriverla. Anche perché ho descritto un nuovo personaggio (che però non credo comparirà spesso nella storia) e mi piace tantissimo inventare nuovi personaggi.

Smetto di parlare a vanvera perché ho fretta di caricare il capitolo.
Un bacio al volo a _Littles_ (ti adoro, te l’ho già detto?) e a LittleMissHoran che recensisce sempre con tanta cura.

E naturalmente alla mia Cocomero_, alla quale mi sono ispirata per il personaggio di Livia (ti piace come è venuta fuori? Spero di sì)

Un bacione mie bellissime lettrici! Spero di trovare tante recensioni, che quelle fanno sempre piacere!
Kisses

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Capitolo 14
*** I want you here with me ***


I WANT YOU HERE WITH ME



Il paese dove Vanessa trascorreva l'estate era veramente l'ideale se volevi recuperare le energie, passare del tempo in tranquillità, a contatto con la natura e lontano dal ritmo frenetico di una grande città.
A volte, però, anche i villeggianti avevano bisogno di riprendere i contatti con il mondo esterno e allora andavano nella città vicina a fare un giro per il centro commerciale o a vedere un film al cinema, di cui il paese era sprovvisto.
Ecco perchè quella mattina Vanessa si trovava in macchina della madre, diretta in città, in compagnia di tutta la famiglia più un'amica di Sara e Eleonora, che aveva approfittato del passaggio per potersi dedicare a, come lo definiva lei, un giorno di 'shopping frenetico e liberatorio'.
Con la prospettiva di dover trascorrere la giornata a sopportare i capricci dei gemelli e, forse anche peggio, i film mentali di Eleonora, Vanessa era stata quasi sul punto di rifiutare l'offerta della madre e restare a casa a studiare.
La verità, però, era che anche lei sentiva il bisogno di staccare per un po' la mente dai libri e dagli ultimi avvenimenti. Inoltre sua madre le aveva espressamente chiesto aiuto per riuscire a gestire i fratellini, dato che Sara probabilmente sarebbe sparita per farsi gli affari suoi in giro per negozi.
Infine Vanessa doveva ammettere che da un lato Eleonora aveva ragione: lo shopping riusciva sempre a rilassanti e a farti scaricare la tensione. E la ragazza ne aveva accumulata parecchia negli ultimi giorni.
Quindi aveva accettato la proposta, promettendo a Louis che sarebbero usciti lo sera stessa per farsi perdonare dall'averlo lasciato da solo durante tutta la giornata.
"Possiamo comprare altro pollo?" la voce lamentosa di Andrea continuava a risuonarle nelle orecchie.
"Basta! Ne hai già mangiati cinque pezzi, non esagerare!" sbottò Vanessa rivolta al fratello che rimase a guardarla stupito da tutta quella irruenza.
Forse la tensione accumulata era davvero troppa, pensò la ragazza alzandosi dal tavolo sotto gli occhi stupiti di tutti.
"Scusatemi" disse sottovoce, correndo poi a nascondersi nel bagno del McDonald.
Dopo cinque minuti che stava lì dentro sentì la voce di Eleonora chiamarla al di là della porta.
"Vane, stai bene? Serve aiuto?"
"No eccomi" rispose subito uscendo dal bagno e indossando un sorriso raggiante "sono solo un po'stanca... E nervosa perchè non riesco a trovare le scarpe che mi servono" ridacchiò sperando che l'amica non si accorgesse della bugia.
"Ok va bene!" esclamò quella con gran sollievo di Vanessa "Ti aiuto io a cercarle dai! E poi..." aggiunse assottigliando gli occhi "Puoi anche raccontarmi se c'è qualche altra cosa che non va. Non vado mica a dirlo in giro"
"Lo faresti, senza accorgertene" pensò Vanessa con rammarico. Le sarebbe piaciuto potersi sfogare con qualcuno su Vincenzo. E non qualcuno come Livia, che non conosceva il soggetto in questione e avrebbe potuto aiutarla ben poco trovandosi addirittura in un altro stato. Se solo Eleonora non fosse stata così stupida e ingenua Vanessa si sarebbe confidata con lei in quel preciso momento. Il bagno del McDonald sarebbe stato testimone dei suoi sfoghi sul ragazzo, avrebbe ascoltato tutti i suoi dubbi e le sue supposizioni.
Non riuscendo però a fidarsi del cataratte impulsivo dell'amica, Vanessa preferì concludere lì il discorso con un "Tranquilla va tutto bene! Lo sai che sono fissata con quei maledetti libri dell'università e ultimamente non riesco a studiare bene. Credo sia per via del caldo. Una sera di queste dobbiamo proprio andare a ballare così mi distraggo un po'. Andiamo alla ricerca delle scarpe adesso"
"Va bene! Si, ti prego, organizziamo una serata. Anche io ho bisogno di andare a ballare. Però niente ragazzi questa volta, creano solo guai" ridacchiò Eleonora mentre uscivano dal bagno e tornavano verso il tavolo dove Andrea aveva ricominciato a fare i capricci.
Anche questa volta Vanessa si era tenuta tutto dentro. Forse, pensò, alla fine dell'estate l'avrebbero dovuta ricoverare per un attacco di isteria.
La ragazza alzò le spalle, arrendendosi a quell'idea. Avrebbe sempre potuto, all'occasione, sfogarsi quella sera con Louis che si sarebbe dimostrato comprensivo e paziente come suo solito.

La giornata trascorse troppo lentamente per i gusti di Vanessa che, non appena furono tornati a casa, si buttò sul letto esausta.
Il centro commerciale le aveva sì procurato un paio di scarpe, una borsa e qualche t-shirt, ma anche un gran mal di testa dovuto all'aria condizionata e alla parlantina continua di sottofondo di Eleonora. Inoltre l'amica aveva insistito per farle provare l'allestimento completo di almeno cinque negozi e la ragazza si era ripromessa di non entrare più in un camerino di prova almeno fino a gennaio dell'anno successivo.
Per sua fortuna, però, l'attenzione dell'amica era rimasta incentrata tutto il tempo sui vestiti e non aveva così potuto tirare in ballo la "questione Vincenzo", insieme alle sue supposizioni e teorie.
Dopo che tutti si furono fatti una doccia e ebbero cenato, Vanessa corse in camera a vestirsi. Era una ragazza abbastanza semplice e indossava quasi sempre jeans e t-shirt, soprattutto perchè non le andava di spendere tempo per creare outfits elaborati. Nonostante questo quando si trattava di prepararsi per una serata importante amava anche lei concentrarsi sul suo aspetto, partendo dai capelli che sistemava in acconciature o trecce particolari.
Dopo aver osservato per un po' l'armadio, decise che per quella sera non le andava di perdere troppo tempo, essendo già in ritardo all'appuntamento con Louis e infilò al volo i primi vestiti che le capitarono sotto mano, si diede una sistemata veloce ai capelli e uscì di casa, salutando tutti con un "Buona serata, io esco!"

"Stasera ti porto in un posto speciale" esordì la ragazza salutando Louis con un bacio prima di salire in sella alla bicicletta, imitata dal ragazzo.
"Dove?" chiese lui sorridendo.
"È una sorpresa" rispose Vanessa alzando le spalle e cominciando a pedalare.
"Mi sei mancata oggi" disse Louis mentre percorrevano la strada in salita che portava alla parte alta del paese.
Vanessa si sentì leggermente accaldata e non certo per la salita. Louis si dimostrava ogni giorno più dolce. Nessun suo amico le aveva mai confessato di aver sentito la sua mancanza. Forse proprio perchè nessuno lo aveva mai fatto. Chi sentirebbe mai la mancanza di una ragazza noiosa come lei?
"Anche tu" rispose abbassando lo sguardo "Mi sono consolata con lo shopping però"
Louis scoppiò a ridere "La prossima volta che farò shopping penserò a te"
"Grazie. Spero che non comprerai calzini allora" ridacchiò lei continuando a pedalare a testa bassa.
Sentiva che non ce l'avrebbe fatta a guardare Louis dritto negli occhi. Perchè poi? C'era qualcosa in quel ragazzo che le suscitava sempre confusione e la lasciava quasi incantata.
"Forse è il sex appeal" pensò Vanessa, scoppiando poi a ridere da sola e procurandosi un'occhiata sbigottita da parte del ragazzo.
"Allora cosa hai fatto oggi solo soletto?" chiese lei cercando di essere gentile.
"Non ci crederai, ma ho fatto le pulizie e messo in ordine la casa" esclamò fiero Louis alzando il mento con fare altezzoso.
"Non ci credo infatti!" lo prese in giro lei.
"La prossima volta che verrai a casa vedrai il risultato. Però sbrigati a venire perchè da qui a due giorni la situazione potrebbe tornare al suo stato precedente"
Vanessa ridacchiò "Va bene, verrò a farti visita al più presto"
"Potremo... Non lo so... Vedere un film in streaming. Ti andrebbe?" chiese lui fattosi insicuro tutto d'un tratto.
"Certo. Il film va benissimo. Proposte?" chiese la ragazza contenta della proposta dell'amico. Arrivata a quel punto della storia non era difficile ammettere a se stessa che qualsiasi momento trascorso con lui riusciva a farla stare bene. E lei stessa non si vergognava a cercare di spendere più tempo possibile insieme. Non si sentiva debole ad ammettere questo e forse, si ritrovò a pensare, era un buon segno. Significava che c'era del vero nel rapporto creatosi con il ragazzo e non era solo frutto della sua immaginazione. Questo pensiero stava sempre più prendendo piede nella sua testa.
"Non saprei" disse il ragazzo pensieroso "Titanic va bene?"
"Umh si, credo di si. Ma hai voglia di piangere per caso?" domandò Vanessa sorpresa da quella proposta.
"N-no" boccheggiò Louis "È che... Titanic è il film preferito di tutte le ragazze giusto?"
Vanessa rimase sbigottita per qualche secondo prima di scoppiare a ridere "Lo pensi davvero?" chiese poi esterrefatta.
"Beh si, è un film romantico"
Vanessa non riusciva a fermare le risate "Va bene allora vedremo il tuo film preferito"
"Mi stai dando della ragazza?"
"No tesoro, cosa te lo fa pensare?"
"Ho capito. Allora vedremo Harry Potter" sbottò Louis fingendosi offeso.
"Così va meglio" sorrise Vanessa scuotendo la testa.
Dopo aver pedalato per dieci minuti nelle stradine solitarie i due ragazzi accostarono vicino a un piccolo locale.
La scritta Bar dell'insegna lampeggiava luminosa, cambiando colore di tanto in tanto e si sentiva della musica provenire dall'interno. Due vecchietti erano seduti ad un tavolino all'esterno e fumavano un sigaro rilassati davanti ad un bicchiere di whisky.
"Che posto è questo?" chiese Louis curioso guardandosi intorno, forse preoccupato di poter incontrare gente che lo riconoscesse.
"È un posto speciale" sorrise raggiante Vanessa "Quando Sara ed io eravamo piccole papà ci portava sempre qui dopo cena a comprare un dolcetto. Il vecchio Toby fa i cornetti più buoni del mondo"
"Wow" sorrise Louis entusiasta di quel cambio di programma nelle loro usuali serate trascorse in solitudine.
"Beh il suo vero nome è Tobia, ma quando era giovane è emigrato in America dove ha imparato a cucinare dolci. Poi è tornato in Italia quando aveva cinquant'anni perchè sentiva nostalgia di casa e adesso si fa chiamare Toby. È troppo simpatico: adesso vedrai!"
I due ragazzi entrarono nel locale.
All'interno sembrava di trovarsi in un bar americano degli anni sessanta. Luci colorate illuminavano il bancone di legno, una porta lasciava intravedere parte della cucina dove una signora era intenta a infornare una teglia di paste, un angolo del locale era occupato da un jukebox che riproduceva canzoni famose del passato.
"Hi Toby!" salutò Vanessa con entusiasmo sedendosi su uno sgabello davanti al bancone, seguita a ruota da Louis.
Il signore, che doveva avere una settantina d’anni, si voltò verso di loro. Gli occhi celesti brillarono luminosi mentre un largo sorriso si espandeva sul suo volto.
"Vanessa! Ma guardati! Quanto sei cresciuta! Non ci vediamo da a lot of time!" pronunciò Toby con un misto di calabrese e americano sporgendosi per abbracciare la ragazza.
"Lo so. Non ci vediamo da un secolo. Come vanno le cose?"
"It's ok, non mi lamento. Mi sto godendo la vita eh!" ridacchiò il vecchietto con gli occhi che brillavano "E chi è questo signorino?" chiese poi indicando Louis "Ti sei fidanzata?"
"No" Vanessa scoppiò a ridere "Sono ancora giovane per queste cose. Lui è Louis, un mio amico che viene dall'inghilterra"
"Luigi!" esclamò Toby allegro stringendo la mano al ragazzo "Piacere di fare la tua conoscenza! Nice to meet you! I'm Toby!"
Louis ricambiò la stretta cordialmente, presentandosi e ridacchiando.
"Allora cosa vi porto ragazzi?" chiese poi il vecchietto tornando serio.
"Due cornetti di quelli speciali... Anzi facciamo quattro" esclamò Vanessa euforica.
"Arrivano subito" disse quello sparendo poi dietro la porta della cucina.
"È forte vero?" chiese Vanessa a Louis.
"Molto simpatico" rispose lui sorridendo "Come mi ha chiamato?" aggiunse poi un po' perplesso.
Vanessa scoppiò a ridere "Luigi! È il tuo nome in italiano. D'ora in poi ti chiamerò anche io così"
Louis le diede una spinta scherzosa con la spalla ridacchiando e provò a ripetere il nome in italiano con l’unico risultato di far uscire fuori un ‘Liuigee’ storpiato.
"Eccoci ragazzi!" Toby tornò al bancone con un vassoio con cinque cornetti appena sfornati "Offre la casa"
"Non devi Toby" protestò Vanessa.
"Niente storie! Sei come una figlia per me! Non sai quanto mi fa piacere rivederti"
Dopo aver divorato due cornetti a testa, che Louis non esitò a definire 'la cosa più buona che avesse mai mangiato' e aver fatto a metà del quinto, i due ragazzi accettarono anche due bicchierini del 'famoso' whisky della casa e, tutti e due molto allegri, cominciarono a ridere per le battute senza senso del proprietario del locale.
Dopo non poco tempo Toby riuscì a catturare la loro attenzione con i suoi racconti sul passato e sulla sua vita in America. Il tempo non passava mai quando ti fermavi ad ascoltare le sue chiacchiere e i due giovani rimasero per una buona oretta ad ascoltarlo, affascinati dai suoi racconti.
La situazione rimase invariata fino a quando il jukebox non decise di far partire 'Hey Jude' dei Beatles e Louis scattò in piedi come colpito da un fulmine.
"Cantiamo!" esclamò il ragazzo ridacchiando. Il whisky aveva fatto effetto su di lui e adesso saltellava euforico sul posto senza nessun contegno.
"Ma io non la conosco... So solo qualche parola" protestò Vanessa.
"Non importa, canterai quelle" ordinò lui afferrandole la mano e trascinandola giù dallo sgabello.
Nei pochi secondi in cui Louis la tirò a se cingendole il fianco con il braccio e cominciò a ondeggiare sul posto e a cantare, Vanessa realizzò due cose: prima di tutto fu consapevole del fatto che il contatto ristretto con il ragazzo le stava provocando non pochi scompensi emotivi e il battito accelerato. Subito dopo capì di essersi innamorata: si era innamorata della voce di Louis.
"And anytime you feel the pain, hey Jude refrain. Don't carry the world upon your shoulders. For well you know that it's a fool who plays it cool by making his world a little colder" cantava il ragazzo e Vanessa si girò per osservarlo in volto.
Aveva già sentito Louis cantare dai video o dai cd che Sara le propinava ogni volta, ma era evidente che dal vivo facesse tutto un altro effetto.
Probabilmente non si era mai resa conto della bellezza della sua voce.
Vanessa osservava il ragazzo che aveva chiuso gli occhi e cantava concentrato, tenendosi la mano libera sulla pancia.
Se avesse dovuto descrivere quella voce con una parola, anche se sarebbe stato infinitamente riduttivo, avrebbe usato il termine 'agrodolce'.
C'era qualcosa di tremendamente commovente e rilassante al tempo stesso nel modo un po' aspro con cui pronunciava le parole.
Vanessa era certa che avrebbe potuto restare ore e ore ferma a sentire quella voce cantare.
Purtroppo invece la canzone finì e Louis si staccò da lei sorridendole raggiante.
"Adoro questa canzone"
"Si è visto" ridacchiò la ragazza scuotendosi dai suoi pensieri mentre il vecchio Toby dietro di loro batteva le mani.
"Sei forte Luigi! Dovresti tornare più spesso a cantare qui: è un piacere ascoltarti" esclamò guadagnandosi i ringraziamenti del ragazzo.
Dato che era l'una passata e si erano riproposti di non fare troppo tardi, dovettero a malincuore salutare il proprietario, con la promessa di tornare presto a trovarlo e mettersi sulla via del ritorno.
"Buonanotte" la salutò Louis una volta arrivati sotto casa e poi la abbracciò.
Vanessa si ritrovò involontariamente a stringere i fianchi del ragazzo con le braccia mentre lui le bisbigliava nell'orecchio "Grazie per questa serata! Sono così contento di avere un'amica come te" *
Vanessa sentì le lacrime bruciarle gli occhi. Possibile che si stesse commovendo? Cercò di scacciare via l'impulso di mettersi a piangere in quel preciso istante, sprofondando nel petto del ragazzo e sussurrando un "Grazie a te" sperando che Louis riuscisse a sentirla.

La vita è strana, pensò Vanessa mentre camminava in punta di piedi nella stanza della sorella, può sorprenderti da un momento all'altro con qualcosa di inaspettato. La presenza di Louis nella sua vita era una di quelle cose. Nessuno crede che gli avvenimenti da film possano succedere realmente. Eppure a lei era successo qualcosa di speciale, ne era la protagonista. E tutto questo era inimmaginabile, pensò la ragazza prendendo l'iPod della sorella da sopra la scrivania e sgattaiolando in camera sua.
Non sapendo quale canzone scegliere decise di attivare la riproduzione casuale e si accucciò davanti alla finestra con le cuffiette nelle orecchie.
"Rock me" lesse sullo schermo dell'iPod "Bah" pensò scettica "Ascoltiamo questa"
Dopo la prima strofa cantata da chissà chi ci fu un pezzetto in cui Louis cantava da solista. Vanessa riconobbe subito la voce adesso che sapeva come era fatta.
Ripensò con un sorrisino ai minuti in cui aveva cantato nel bar di Toby. Non c'era paragone tra il sentirlo dal vivo e da una traccia audio. Subito i pensieri che le avevano attraversato la mente prima tornarono a farsi strada in lei.
E se questo legame che sentiva di avere con Louis fosse dovuto al fatto che era interessata a lui sotto un diverso punto di vista, spinta da qualcosa che andasse ben al di là dell'amicizia?
Vanessa di diede subito della stupida per averlo pensato. Era logico che fosse attratta da un bel ragazzo come lui. Chi non lo sarebbe stato? Inoltre l'epoca in cui si prendeva le sviste per il ragazzo carino della spiaggia era finita da un pezzo. Di sicuro lei era cambiata durante quegli anni ed era improponibile che la sua mentalità fosse rimasta quella di una ragazzina di sedici anni.
Decise quindi di liquidare quel pensiero e si buttò sul letto a pancia in giù. Sfilò le cuffie dalle orecchie e spense la musica, posando l'iPod sul comodino.
Non avrebbe rovinato il rapporto che si stava creando con Louis per una sua stupida debolezza, sarebbe stato troppo da affrontare per una sola estate.


* In inglese sarebbe "I'm so glad to have a friend like you" che è molto più bello se ci pensate perchè glad vuol dire 'contento', ma anche 'grato' e qui Louis vuole ringraziare Vanessa di essergli amica. Questa frase si era formata in inglese nella mia mente (come succede quasi sempre quando faccio parlare Louis) e non riuscivo proprio a trovare una traduzione adatta in italiano. Spero che quella che ho scelto renda l'idea, ma vi ho messo anche l'originale per farvi apprezzare la sfumatura.




SPAZIO AUTRICE

Hola chicas!
Oggi sono spagnolegiante, olè.

Oltre ogni mia previsione riesco ad aggiornare dopo due settimane e dovete ringraziare il cielo perchè, date le condizioni in cui questo capitolo è stato creato, è veramente un miracolo se sia uscito fuori di senso compiuto.
Ormai ho preso gusto nello scrivere nei luoghi più improponibili (no, tranquille, non mi sono nuovamente chiusa nei bagni dell'università) principalmente il pullman! Ho scoperto che i sedili dei pullman conciliano la scrittura e mi siedo sempre laterale in modo che posso dare le spalle al finestrino e impedire a chi si siede vicino a me di farsi i cazzi miei.
Inoltre il viaggio sembra molto più breve quando sono impegnata.
L'unica pecca è che devo scrivere tutto dal telefono perchè non posso portarmi il pc in giro e se scrivessi su un quaderno molto probabilmente poi lo perderei o mi stuferei di riscrivere tutto al computer.

Parliamo di cose serie.
Premetto col dire che questo capitolo non era stato pianificato nei dettagli. Avevo solo l'idea di Vanessa e Louis che vanno a mangiare un cornetto (che la mia fame ha tramutato in cinque) in un bar isolato.
Mano a mano che scrivevo mi sono resa conto che avrei dovuto contestualizzare questo bar ed è nata la figura di Toby.
Il fatto dell'America l'ho aggiunto solo perchè volevo che si chiamasse Toby, per via del personaggio di Pretty Little Liars che è il mio amore e non c'è stato nella finale di stagione di martedì.... Me triste.
Ma non divaghiamo!
Un capitolo incentrato totalmente (o quasi) su Vanessa e Louis ci voleva proprio! Io li amo quando stanno insieme, non mi stancherò mai di ripeterlo!
La voce di Louis ha fatto colpo! E come non potrebbe!
Inoltre, cosa importante, vediamo per la prima volta Vanessa farsi due domande sul suo rapporto con il ragazzo. E anche se le conclusioni che ne trae non ci piacciono, facciamocele bastare che prima o poi la situazione cambierà.
Se avete teorie su come la storia possa continuare non esitate a farmele sapere: sono curiosa su tutto ciò che le vostre menti si stanno immaginando.

Un bacio gigamegastrabig alle mie dolci barbabietole che hanno recensito lo scorso capitolo: LittleMissHoran, Cocomero_, _Littles_ e aleO_O

Vi lascio un piccola anticipazione del prossimo (giusto per farvi capire che è già tutto pianificato e non scrivo a cavolo): ci sarà ancora molto Vane/Lou, qualcosa legato alla musica, qualcosa legato a twitter e un po’ di Harry Potter.... Ooooh mistero.

Vi volevo anche dire che mancano cinque massimo sei capitoli alla fine della prima parte di questa storia, quindi tenetevi pronte perché il finale sarà troppo divertente.

Kisses dalla vostra OscarLady

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Capitolo 15
*** I know you’ve never loved the sound of your voice on tape ***


I KNOW YOU’VE NEVER LOVED THE SOUND OF YOUR VOICE ON TAPE



"Vanessa sei sicura di non voler venire?".
"Si, mamma. Devo studiare, lo sai. Anzi credo che approfitterò della casa libera per avere un po'di pace; non vado nemmeno in spiaggia oggi".
"Va bene" sospirò sua madre arrendendosi "Alla signora Limoni avrebbe fatto piacere vederti. Ti conosce da quando sei una bambina".
"Salutamela tanto" disse Vanessa mentre armeggiava con la moca sul piano della cucina "Ma proprio non mi va di venire".
"Come vuoi" alzò le spalle la donna prima di voltarsi e correre su per le scale urlando "Luca, Andrea vi siete vestiti?".
Vanessa si versò il caffè nella tazzina, sedendosi a tavola, e cominciò a spalmare la marmellata sulle fette biscottate.
"Vane, hai visto il mio costume giallo?" gridò Sara entrando di corsa in cucina.
"No" mugugnò la ragazza da dentro la tazzina, rischiando di strozzarsi con il caffè.
"Non è possibile! In questa casa sparisce sempre tutto!" si lamentò la sorella.
"Se tu fossi meno disordinata forse..." provò a reclamare Vanessa mentre l'altra proseguiva il suo monologo.
"Ora spariscono addirittura il costumi! Ho perso tutte le penne che mi ero portata da Roma! Per di più non trovo l'iPod e questa è una vera tragedia!".
Vanessa si strozzò veramente a quelle parole, cominciò a tossire diventando tutta rossa, tanto che Sara si concentrò su di lei per un momento.
"Oh, ma che hai Vane?".
"Il tuo iPod ce l'ho io" sputacchiò la ragazza non appena riuscì a riprendere fiato "Scusa, ieri sera volevo sentire un po'di musica e il mio era scarico. Avrei dovuto ridartelo stamattina, ma mi sono dimenticata".
"Oh" disse Sara "Mi hai fatto prendere un colpo! Già pensavo di averlo lasciato al centro commerciale ieri".
"Scusa" disse Vanessa mortificata.
Sara ridacchiò "Ma poi scusa, che canzoni ti aspettavi di trovare? Ho solo One Direction sull' iPod".
"Ehm" balbettò Vanessa ancora più a disagio "Me ne sono accorta. Infatti ho ascoltato solo una canzone e poi mi sono addormentata. Rock me rock me yeee!" esclamò poi battendo le mani a tempo e facendo piegare Sara in due dalle risate.
"Sara, sei pronta?" la voce della madre risuonò dal corridoio.
"Sei strana forte" disse la ragazzina battendo una mano sulla spalla di Vanessa e correndo via dalla cucina.
La ragazza si accasciò sul tavolo prendendosi la testa fra le mani e nascondendo il volto con i capelli.
Cosa aveva fatto di male per meritare tutto ciò? Ogni volta che parlava con Sara, sentiva i sensi di colpa corroderle lo stomaco. Non avrebbe mai potuto raccontarle niente. Se l'avesse fatto una volta tornati a Roma, lei non l'avrebbe mai perdonata per non averle presentato Louis. Se l'avesse fatto mentre il ragazzo era ancora lì, invece, avrebbe tradito la sua fiducia ed era l'ultima cosa che voleva succedesse.
Aveva anche pensato di esporre la questione a Louis stesso, ma si era trattenuta, dubitando che il ragazzo si sarebbe presentato di sua spontanea volontà a Sara. Era infatti a conoscenza che sue sorella fosse una Directioner, se avesse voluto, si sarebbe offerto lui stesso ad un tale suicidio, metaforicamente parlando.
Tempo di sciacquare le tazze lasciate dalla famiglia nel lavandino e sua madre aveva già, con potenza vulcanica, trascinato i gemelli fuori di casa, li aveva fatti salire in macchina, li aveva legati per bene con le cinture, si era posizionata al posto di guida e aveva cominciato a suonare il clacson per segnalare a Sara la partenza imminente.
La destinazione era una paese a circa un'ora di distanza dal loro, dove avrebbero passato una giornata in compagnia di vecchi amici di famiglia.
Vanessa si affacciò alla porta di casa urlando alla madre di darsi una calmata e mandando baci volanti ai gemelli, che avevano già iniziato ad alzare e abbassare i finestrini con il pulsante automatico.
Dopo pochi secondi, Sara schizzò fuori dalla porta, passando sotto il braccio della sorella e fiondandosi dentro la macchina che la madre aveva già messo in moto.
"Buono studio tesoro!" urlò la donna in direzione della figlia.
"Divertiti con i tuoi amici immaginari" la prese in giro Sara con una linguaccia.
Vanessa alzò le spalle e si limitò ad alzare il dito medio in direzione della sorella, non appena la madre distolse lo sguardo e partì sgommando per il vialetto.
La ragazza rimase poggiata alla porta con le braccia incrociate finché l'automobile non sparì in fondo alla strada, contò fino a dieci e scosse la testa sorridendo alla vista della macchina che tornava indietro sulla sua strada a tutta velocità.
La donna inchiodò di fronte alla villetta, si precipitò fuori correndo per il giardino e gridando esasperata, raccolse la sacca con i giochi da spiaggia dei gemelli, e si rituffò nell'abitacolo sotto lo sguardo divertito di Vanessa.
Non appena la famiglia fu partita per la seconda e definitiva volta, la ragazza si sbrigò a rientrare in casa, diede una sistemata alla cucina, si lavò e vestì velocemente e infine, dopo aver gettato un'occhiata colpevole ai libri abbandonati sulla scrivania, prese il telefono e digitò il messaggio concordato la sera prima.
A Louis mare: "Via libera! La famiglia è partita"

Dopo nemmeno dieci minuti Louis, completo di occhiali scuri e cappello con visiera, stava bussando alla sua porta.
"Ciao!" lo salutò lei sorridendo e facendolo entrare in casa.
"Ciao bella" rispose lui in italiano lasciandole un bacio sulla guancia.
"Bella è esagerato" scoppiò a ridere la ragazza "Ma sono contenta che ti sia sforzato per parlare la mia lingua".
"Come vuoi" alzò le spalle Louis quasi infastidito che la ragazza non avesse accettato il complimento "Sei pronta per un'altra giornata noiosa?".
Vanessa si fermò sul posto a quelle parole. Possibile che Louis avesse proprio detto 'noiosa'?
"C-cosa vuoi dire?" chiese insicura mentre mille dubbi cominciavano a perforarle la mente, più pungenti di una puntura d'ape. Forse si era solo illusa, forse Louis la considerava noiosa come tutti gli altri, forse passava del tempo con lei solo per disperazione o perchè era troppo cortese per piantarla in asso.
A frenare tutti i suoi dubbi fu il ragazzo stesso che cercò subito di spiegarsi meglio "Non quello che pensi! Io sto benissimo con te.... È che ogni tanto mi chiedo se tu non ti annoi a passare le tue giornate solo con me, senza poterne parlare con nessuno e senza altri rapporti sociali. Ti sto monopolizzando!".
Per Vanessa fu tutto chiaro: a quanto pareva i suoi dubbi erano infondati, ma erano gli stessi pensieri che passavano per la testa dell'altro. Ma come era possibile che un ragazzo come Louis si considerasse noioso?
"Ma sei matto?" rispose quindi con veemenza facendogli prendere un colpo "Dovrei ringraziarti ogni singolo minuto per le giornate che mi stai offrendo! La mia estate senza di te... Quella si che sarebbe noiosa! Non pensare più una cosa del genere, semmai sono io che mi scuso per essere poco interessante".
"Vanessa" la interruppe il ragazzo mettendosi di fronte a lei e posandole le braccia sulle spalle "Sono venuto in Italia con la prospettiva di passare un mese in completa solitudine e poi sei capitata tu, che sei una persona straordinaria ed è probabilmente la cosa più bella degli ultimi... Mmh sei? Sette mesi? Quindi non pensare mai di non essere interessante per me!".
In quel preciso istante, ferma nel corridoio della sua villetta al mare, con Louis che le stringeva le braccia, Vanessa desiderò che il tempo si fermasse. Avrebbe voluto vivere tutta la sua vita con quelle parole ben impresse nella mente: 'non pensare mai di non essere interessante per me'.
La ragazza sentì un brivido di commozione risalirle lungo la schiena mentre, con coraggio, osò sollevare lo sguardo e piantarlo in quello blu che la stava fissando incoraggiante.
Subito senti il cuore farsi più leggero e gli occhi inumidirsi.
"Ehi" la voce di Louis la richiamò alla realtà "Non ti starai per mettere a piangere?".
Vanessa sorrise e scosse la testa, trattenendo un singhiozzo, al che il ragazzo la stinse velocemente a se in uno di quegli abbracci che la ragazza aveva scoperto di trovare molto rassicuranti e protettivi.
"Non ne parliamo più, va bene?" bisbigliò lei sulla maglia dell'amico che annuì convinto, allentando la presa dopo averle lasciato un bacio sulla fronte.

"Cosa ti andrebbe di fare oggi?" chiese Vanessa.
"Non lo so, a dir la verità" rispose Louis "Speravo che proponessi qualcosa tu".
La ragazza ci pensò su per qualche minuto prima di proporre "Potremo cucinare qualcosa, magari un dolce per oggi pomeriggio".
"Otimo!" esclamò il ragazzo convinto "Ma ti avverto, potrei essere più di impaccio che di aiuto".
Vanessa ridacchiò divertita "Vorrà dire che ti legherò a una sedia. Fammi controllare se ho gli ingredienti per un ciambellone".
La ragazza corse in cucina mentre Louis si accomodò sul divano del salotto.
Dopo pochi minuti Vanessa lo chiamò dalla cucina, alzando la voce per farsi sentire "Lou! Lo sai quante uova servono per fare un ciambellone?".
"Ehm, no, scusa" disse il ragazzo alzandosi e raggiungendo l'amica nell'altra stanza "Te l'avevo detto che non sarei stato di grande aiuto".
"Non importa" esclamò Vanessa riemergendo dal frigorifero dove aveva infilato la testa "Perchè non ne abbiamo neppure una. Quindi le opzioni sono due: o vado a comprarle, lasciandoti da solo per una mezz'oretta oppure andiamo tutti e due, ma dovresti tirare fuori la maschera di spiderman per non farti riconoscere dalla cassiera del supermercato".
Louis sbatte tre volte le palpebre stupito poi scoppiò a ridere per la battuta della ragazza "Non importa, vorrà dire che rinunceremo al ciambellone e faremo altro oggi".
"Tipo cosa?" chiese Vanessa.
"Non saprei... Intanto posso chiederti una cosa? Potrei per favore utilizzare il tuo PC per qualche minuto?".
"Certo!" rispose la ragazza "Ti accompagno al piano di sopra".
I due ragazzi salirono le scale diretti verso la camera di Vanessa, ma quando passarono davanti alla porta aperta della stanza di Sara, Louis si fermò a gettare un'occhiata dentro.
"Scusami" si giustificò sogghignando "Mi sembrava di aver visto facce conosciute".
"Tu dici?" chiese sarcastica Vanessa entrando nella stanza della sorella.
Le pareti per due lati della camera erano ricoperte di poster, disegni e cartelloni, tutti rigorosamente a tema unico.
Louis si guardò intorno ridacchiando "Tua sorella è leggermente fissata".
"Noooo perchè dici così? Ha solamente smantellato le pareti della sua stanza a Roma e le ha ricostruite qui, sono due estati che ripete la stessa storia".
Louis si avvicinò a un poster che lo ritraeva mentre, voltato leggermente di lato, teneva gli occhi puntati verso l'alto.
"Sono venuto bene qui, non trovi?" scherzò mettendosi nella stessa posizione del 'lui' di carta "Viene messo in risalto il colore degli occhi".
Vanessa si prese qualche secondo per contemplare i lineamenti del ragazzo, senza nemmeno dare un occhiata al poster alle sue spalle.
Poi "Si, ma sei più bello dal vivo" rispose ridendo e lanciandogli un bacio volante.
"Questo è naturale" scoppiò a ridere il ragazzo tornando poi a guardarsi intorno "Quale di noi è il preferito di tua sorella?" chiese.
"Non saprei" rispose Vanessa "Potrei chiederlo però. È sempre entusiasta quando mi dimostro interessata ai suoi idoli”.
“Fammi sapere le sua risposta, anche se, a giudicare dalla sua età, posso già immaginarla. Potrebbe ancora essere nella ‘fase Harry’, dato che è il preferito di tutte le più piccoline, ma potrebbe anche essere già passata alla ‘fase Liam’” disse Louis ridacchiando tra sé e sé “Però” aggiunse poi “se è una vera directioner ti risponderà in un altro modo”.
“Sarebbe?”.
“Vedrai” concluse Louis uscendo dalla stanza con un sorriso divertito in volto.

Una volta entrati in camera di Vanessa, il ragazzo rimase fermo sulla soglia per un attimo, guardandosi attorno, come se fosse intimorito dal trovarsi lì.
“Mi piace la tua stanza” disse poi sorridendo.
Vanessa alzò le spalle “A dir la verità non c’è molto di mio qua dentro. A differenza di mia sorella non ho traslocato l’intero arredamento della mia camera di Roma”.
“Però è piena di libri!” esclamò Louis avvicinandosi allo scaffale che la ragazza aveva riempito “Ed è molto ‘tua’, non so se mi spiego”.
Vanessa aggrottò un sopracciglio e si appoggiò allo stipite della porta incrociando le braccia.
“Intendo dire” si affrettò a chiarire il ragazzo “che si respira aria di Vanessa entrando qui. Ed è bello perché ci si sente a casa” pronunciò le ultime parole quasi sussurrando e facendo scorrere una mano lungo le copertine dei libri, sistemati ordinatamente sullo scaffale.
“Harry Potter” esclamò poi d’un tratto indicandone uno e voltandosi sorridente verso Vanessa “Non poteva mancare”.
La ragazza gli fece l’occhiolino “Quando imparerai l’italiano dovrà essere il primo libro che leggerai”.
Louis scoppiò a ridere “Va bene maestra. Sarò un alunno modello”.
“Allora, ti serviva il PC?” chiese la ragazza avvicinandosi alla scrivania e aprendo lo schermo del computer.
“Si grazie” Louis si accomodò sulla sedia “Devo controllare una cosa su twitter”.
Vanessa cercò di essere educata e si sedete sul letto, lasciando al ragazzo un po’di privacy per sistemare i suoi affari, anche se moriva dalla voglia di curiosare nella sua vita privata e leggere cosa stesa combinando.
“Fatto” esclamò il ragazzo spingendo un tasto “Scusami, ma non twittavo da più di due settimane e il management mi stava per strozzare” ridacchiò “In effetti le povere fan probabilmente si stavano disperando di non ricevere mie notizie”.
“E cosa hai scritto?”.
“Oh nulla di che, soltanto il risultato di una partita di calcio di ieri sera. Non voglio certo trasmettere informazioni che potrebbero far capire dove mi trovo in questo momento”.
“Certo certo” annuì Vanessa “La tua vacanza super segreta, come dimenticarlo. Come funziona twitter?” chiese poi curiosa avvicinandosi.
Louis le fece spazio sulla sedia spostandosi di lato. Si stava un po’stretti seduti in due, ma nessuno sembrava lamentarsi.
“Non hai twitter?” chiese il ragazzo incredulo.
“È grave?”.
“No, certo… è solo che ormai tutti hanno un account, va quasi più di moda rispetto a facebook”.
“Tanto non ho quasi mai tempo per queste cose. Quando sono a Roma, devo sempre studiare e, nel tempo libero, preferisco uscire a fare una passeggiata”.
“Hai ragione” commentò Louis. Poi, dopo un attimo di silenzio aggiunse “Comunque devi rimanere aggiornata con la tecnologia, quindi oggi ti aiuterò ad iscriverti a twitter, non serve che mi ringrazi”.
Vanessa si voltò a guardarlo stupita “Credi che sia indispensabile?”.
“Assolutamente sì” rispose il ragazzo alzando il mento e fingendosi altezzoso “se vuoi essere cool”.
“Se lo dici tu” acconsentì la ragazza.
“Perfetto!” esclamò il ragazzo divertito “Come prima cosa, ci serve un indirizzo email e un nome utente”.
“Posso scegliere qualsiasi cosa?”.
“Si, ma cerca di non essere banale. Ti prego non vorrai chiamarti Potterhead1567?”
Vanessa scoppiò a ridere alla battuta e si mise d’impegno per cercare un nome. Dopo essersi resi conto che tutti i nomi che includevano la parola ‘Vanessa’ erano già in uso, a meno di non volersi chiamare ‘VaneTheBest92’, i due ragazzi persero almeno altri dieci minuti a scervellarsi su quale potesse essere il nick migliore.
“Mi arrendo” esclamo Louis alzando le braccia al cielo “Mettiamo ‘LouisYouAreMyLife’ e facciamola finita”.
“Ti piacerebbe, certo!” Vanessa lo colpì con uno schiaffo sulla nuca “Vediamo… da piccola ero fissata con Lady Oscar, troviamo un nome basato su di lei”.
“Va bene” Louis si scrocchiò le dita e cominciò a digitare sulla tastiera.
Dopo aver provato diversi nomi, che si dimostrarono tutti occupati, Vanessa si convinse che ‘OscarLady’ non sarebbe stato male e la prima fase dell’iscrizione fu completata.
Dopo un’oretta Vanessa aveva seguito qualche persona famosa, qualche fan di Harry Potter e aveva ben chiaro il funzionamento di tweet, retweet, menzioni e preferiti.
“Posso seguire anche te?” chiese la ragazza.
“Certo! Però non credo sia il caso che io segua te, a meno che tu non voglia trovarti invasa da menzioni e gente che ti chiede di scrivermi messaggi privati”.
“No, per carità, voglio vivere serena io” ridacchiò la ragazza.
“Beh, scrivi qualcosa no?” la incitò Louis.
Vanessa rimase per un attimo a pensare davanti al riquadro vuoto, poi sorrise e batté le dita sulla tastiera.
@OscarLady: Giornata fantastica con il mio amico! Adesso pranzeremo perché abbiamo fame :P
“Che cosa vuol dire?” chiese Louis. Probabilmente non si aspettava che la ragazza scrivesse in italiano.
Vanessa ridacchiò “Nulla di cui ti debba preoccupare”.
“Dai! Dimmelo!” la pregò lui.
Vanessa ridacchiò, chiudendo la finestra di twitter e spegnendo il PC “Puoi sempre usare Google translate”.
“Sei cattiva” Louis si finse offeso, incrociando le braccia al petto e aggrottando lo sguardo.
“Così cattiva che sto andando a preparare il pranzo solo per me” annuì Vanessa alzandosi in piedi e dirigendosi verso la porta.
Tempo di arrivare in corridoio e Louis le si era già appiccicato mettendole un braccio sulle spalle “Vanessa è la ragazza più bella, brava e buona del mondo e adesso preparerà il pranzo anche per il suo amico!” urlò teatralmente mentre scendevano le scale.
Vanessa scoppiò a ridere “Credo che non ti servirà più Google translate” e si diresse in cucina seguita a ruota dal ragazzo.

Dopo aver pranzato, i due ragazzi, decisero di sedersi sotto al portico della villetta, considerando che a quell’ora non sarebbe passato nessuno lungo la strada, già abbastanza isolata di suo. Louis si mise in ogni caso gli occhiali da sole, risparmiandosi però il cappellino con visiera.
“Allora” cominciò Vanessa mentre mangiava un albicocca “Che mi dici?”.
“Cosa vuoi sapere?” chiese Louis.
“Non lo so. Parlami di te”.
“Continuiamo con i gioco delle domande allora” ridacchiò lui.
Vanessa rimase ferma qualche secondo a pensare, poi “Pub o discoteca?” chiese.
“Entrambi” rispose il ragazzo “Basta che la compagnia sia buona. Ora tocca a me”.
Vanessa annuì e il ragazzo chiese “Sei tipo da bambola o orsacchiotto?”.
La ragazza ridacchiò pensandoci su “Non saprei, non avevo molte bambole da piccola, quindi sono più un tipo da peluches. Adoro i coniglietti però, nessun orsacchiotto. Tocca a me: Harry o Ron?”.
“Hermione!” rispose prontamente Louis facendo ridere la ragazza “Estate o inverno?” chiese a sua volta.
“Decisamente estate. Chi potrebbe amare l’inverno?”.
“A me non dispiace” disse il ragazzo.
“Fai la doccia calda o fredda?” chiese Vanessa riprendendo il gioco.
“Sempre breve e fredda”.
“Ma come fai? Io addirittura d’estate uso l’acqua un po’ tiepida, non ci riesco proprio a sopportare quella fredda”.
“Così mi da più carica” sollevò le spalle Louis “Mi elettrizza. Io in generale sono sempre stanco, se dovessi farmi la doccia calda mi addormenterei ancora di più e non posso permettermelo con il ritmo di vita che devo sostenere ogni giorno”.
Vanessa rimase a guardarlo impressionata “Ma anche d’inverno?” chiese non riuscendo ancora a convincersi “Tu devi avere qualche rotella fuori posto: la doccia calda d’inverno è una delle cose più belle del mondo”.
“Sei troppo freddolosa” la rimproverò Louis “L’Italiani sono debolucci, non riusciresti a sopportare l’inverno inglese. Da noi fa anche più freddo”.
“Non è vero” rispose la ragazza con tono finto-acido “Ti sorprenderà, ma io ci sono stata in Inghilterra e anche in pieno inverno”.
“Davvero?”.
“Certo! Ho fatto un viaggio con la scuola, ma, ovviamente, tra le ragioni della mia partenza, sono preponderanti quelle da fangirl”.
Louis ridacchiò divertito “Immagino quali siano i motivi. Sei andata a farti la foto con il carrello a King’s Cross?”.
“Certo!” esclamò la ragazza “Non me la sarei persa per nulla al mondo!”.
A quel punto la conversazione prese un piega alquanto nerd e i due ragazzi rimasero tutto il pomeriggio a chiacchierare di libri e film preferiti.
La tranquillità con cui trascorse il resto della giornata fu alquanto piacevole per la ragazza. La cosa che la colpì più di tutto fu il fatto che con Louis le risultava facile parlare di qualunque cosa sentendosi a suo agio.
Non era la prima volta che si rendeva conto di questa cosa, ma come sempre, si ritrovò a domandarsi il perché di ciò.
Non c’era stato un solo momento, ad esclusione forse del loro primo incontro, in cui lei si fosse trovata in imbarazzo o a disagio. E questa naturalezza la spiazzava perché non era abituata a sentirsi così con le persone.
Esclusa una manciata di amici molto stretti, oltre ovviamente a Livia, non aveva la tendenza a conoscere nuova gente.
Eppure Louis era piombato, letteralmente, nella sua vita, e questa consapevolezza aumentava ogni giorno di più ad un ritmo così accelerato che a volte la ragazza temeva di trovarsi in un sogno e che, una volta sveglia, sarebbe stata la solita Vanessa solitaria che preferisce leggere sotto l’ombrellone piuttosto che perdere tempo con gli altri ragazzi della spiaggia.
Qualcos’altro però si stava facendo contemporaneamente spazio nella sua testa e aveva a che vedere con i dubbi che le erano sorti la sera precedente.
Era possibile che quell’attaccamento a Louis dipendesse da un altro tipo di sentimento?
Di solito, grazie anche alla sua mente sempre razionale, Vanessa riusciva a capire immediatamente se un ragazzo le piacesse o no da quel punto di vista. E questo a volte la fregava anche, perché le bastava un minimo dubbio per far chiarezza nei puoi pensieri e, quando ammetteva a se stessa che effettivamente provava qualcosa al di là dell’amicizia, si ritrovava interamente sommersa dai sentimenti ed entrava in fissa per quella persona. Con conseguenze non poco piacevoli.
Con Vincenzo in fondo era successo proprio questo: le era bastato sentire la sua voce una volta e capire che effetto avesse su di lei e si era fregata da sola, rimanendo bloccata in quella situazione per quasi sei anni.

“Sono le cinque, cosa vogliamo fare?” chiese Louis interrompendo i suoi pensieri.
Vanessa si riscosse e guardò l’orologio “La mia famiglia dovrebbe tornare tra un’oretta quindi è meglio se sistemo un po’la cucina”.
I due ragazzi rientrarono dentro casa e Vanessa cominciò a lavare i piatti del pranzo con Louis che le girava intorno.
“Ascoltiamo un po’di musica, mentre finisco di mettere a posto qui?” chiese la ragazza.
A Louis si illuminarono gli occhi e corse su per le scale a prendere il PC, ritornando in cucina dopo pochi secondi “Cosa vorresti ascoltare?”.
“Va bene Mika? Però dobbiamo cantare”.
“Eh ma non so se riesco a cantare come lui” disse Louis mentre cercava le canzoni su Youtube.
“Per questo l’ho scelto” sghignazzò Vanessa mentre partivano le prime note di ‘Grace Kelly’ “Voglio proprio divertirmi”.
Così, mentre Vanessa cantava allegramente e Louis provava a imitare il tono di voce del cantante rischiando di sembrare una gallina starnazzante, passò un’altra mezz’oretta.
“Non sei per niente male lo sai?” Louis si complimentò con la ragazza alla fine della sua performance “Mi piace la tua voce!”.
“Grazie, ma la tua è più bella” rispose Vanessa contenta del complimento che le era stato fatto.
Louis rise “Pensa che io non la sopporto! Lo sai che la nostra voce in realtà non è come la sentiamo noi? Ci ho messo un po’ per abituarmi: ogni volta che ascoltavo una registrazione non riuscivo a credere che fossi proprio io a cantare. Odio il suono della mia voce registrata”.
“Beh fidati di me allora” disse Vanessa “Hai una voce bellissima, quindi non farti troppi problemi!”.
“Grazie” rispose il ragazzo sorridendo verso il pavimento “Forse dovrei andare adesso” si riscosse poi guardando l’ora.
“Va bene” sospirò Vanessa, per nulla contenta che il ragazzo dovesse andare via “Grazie per la giornata” aggiunse accompagnandolo alla porta di casa.
“Grazie a te!” esclamò Louis felice poi rimase per un momento fermo come se fosse insicuro su qualcosa “Stavo pensando…” cominciò “Se non sei stanca di stare con me, potremmo uscire questa sera. Solo se ti va naturalmente! Potrei prendere la macchina così possiamo anche allontanarci dal paese e…”.
“Assolutamente si!” esclamò Vanessa interrompendolo con un sorriso a trentadue denti.
Louis si rasserenò e sorrise a sua volta “Perfetto! Allora ci vediamo a casa mia per le nove, va bene?”.
“Va bene” rispose la ragazza avvicinandosi e lasciandosi baciare sulla fronte. Quel gesto stava diventando uno dei suoi preferiti.
Poi Louis le fece un cenno con la mano, indossò i suoi accessori da incognito e si allontanò verso casa sua.
Vanessa rimase ferma a fissarlo finché non fu entrato nella villetta poi chiuse la porta alla quale si appoggiò con la schiena e rimase ferma lì a sorridere per almeno dieci minuti.




Vanessa a King’s Cross. Visto che ci è andata veramente?


SPAZIO AUTRICE

Ciao a tutte voi cipolle!!! (e se a qualcuno non piacciono le cipolle: shame on you!!)
Come va la vita? La mia vi assicuro che è molto stancante e piena di impegni, ma non mi lamento suvvia, potrebbe andare peggio.
Certo, preferirei di gran lunga essere in vacanza al mare come Vanessa (magari pure con un Louis T. al seguito), invece mi devo accontentare di quello che ho qui :)

Ecco il quindicesimo capitolo di ‘With your help’! Cosa ve ne pare? Vi è piaciuto? È noioso?
Avrei tanto bisogno di sapere il vostro parere: è per questo che invito nuovamente le lettrici silenziose a farsi sentire e lasciare una recensione, anche piccola piccola, dove mi scrivono cosa pensano della storia e se ritengono che sto sbagliando qualcosa.

Questo capitolo è abbastanza discorsivo. Ed è strano perché io di solito preferisco parlare dei pensieri e dei sentimenti di Vanessa. Però volevo far chiacchierare un po’ quei due poverelli e quindi sono venuti fuori questi discorsi interminabili.
La scena di twitter ammetto che può risultare un po’noiosa, ma devo dire che è stata divertente da scrivere (inoltre non crediate che sia un avvenimento casuale). Tra l’altro Vanessa ha scelto il mio stesso nick, quindi mi sento molto onorata U.U
Credo che tute voi sappiate come funziona twitter quindi non c’è bisogno di spiegazioni per quanto riguarda le menzioni, i retweet e così via.

Il Louisabbraccio dell’inizio è T_____T (si esattamente così), non trovate?

Credo di aver, inavvertitamente, inserito un qualcosa di molto Larry all’interno di questo capitolo (è più forte di me, non ci posso fare nulla). 10 punti a chi riesce a trovarlo!

A massive ‘thank you’ alle girls che hanno recensito lo scorso capitolo:
linkandpark93 (benvenuta!), LittleMissHoran (tanti bacini) e le mie _Littles_ e Cocomero_ che riescono a superare impegni e ostacoli per farmi sapere cosa ne pensano.

Per chi volesse ho scritto una nuova storia, che potrete trovare cliccando qui! È una het con protagonisti Harry e una certa Luisa (e dal nome si capisce tutto).

Un bacione a tutte e ci si vede al prossimo capitolo!

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Capitolo 16
*** The music up the windows down ***


THE MUSIC UP THE WINDOWS DOWN



"Sto morendo!" la voce di Sara uscì ovattata dal cuscino in cui la ragazza aveva sprofondato il volto.
"Non fare la melodrammatica, è solo una bruciatura" cercò di tranquillizzarla Vanessa sedendosi affianco a lei sul letto.
"Ti prego, mettimi un po' di crema o questa sera non riuscirò a dormire" Sara si voltò verso di lei guardandola con occhi imploranti.
La famiglia era rientrata a casa verso le sei quel pomeriggio e, mentre i gemelli avevano cominciato a correre per casa cercando di descrivere a Vanessa le dimensioni del castello di sabbia che avevano costruito, Sara si era buttata sul letto a pancia in giù, lamentandosi per la scottatura che si era procurata addormentandosi al sole. L'intera schiena della ragazza era di un colore più simile al viola che al rosa, constatò Vanessa mentre le applicava la crema abbondantemente sulle spalle.
"Come farò ad andare in giro così?" continuò a lamentarsi Sara.
"Di sicuro devi coprirti se non vuoi restare segnata a vita. Non puoi mica girare sotto il sole con la schiena nuda".
"Addio abbronzatura perfetta" esclamò quella portandosi le mani tra i capelli e voltandosi poi verso la parete alla sua sinistra "Nello mio aiutami tu!" esclamò rivolgendosi a un poster del ragazzo biondo appeso vicino alla porta "Solo tu puoi salvarmi amore!" continuò con tono drammatico.
Vanessa alzò gli occhi al cielo e le diede una botta dietro alla testa.
Sarà ridacchiò, abbandonandosi nuovamente sopra al cuscino e sussultando quando Vanessa le passò la crema fredda sulla parte di pelle bruciata.
"Aspetta che sta uscendo dal poster per venire da te" la prese in giro la più grande "Fra un po' sarà in questa stanza in carne e ossa" scherzò rendendosi conto un secondo dopo di ciò che aveva detto. La ragazza si morse la lingua; forse non era stata una battuta simpatica, considerando che Louis era stato lì veramente quel pomeriggio e Sara non l'avrebbe mai saputo.
"Umm, Sara?" chiese la ragazza ricordandosi della 'missione' con cui l'aveva lasciata l'amico quel pomeriggio "Posso chiederti una cosa?".
"Si, ma dovrai mettermi la crema tutte le sere e essere la mia serva per il resto dell'estate" sghignazzò la sorella sollevando di poco la testa.
"Quante volte devo dirti che non fai ridere!" la rimproverò Vanessa alzandosi dal letto e avvicinandosi ai poster "Comunque, volevo sapere quale tra questi tizi è il tuo preferito" aggiunse indicando i volti dei cinque ragazzi che le sorridevano dalla parete.
"Ma devo proprio insegnarti tutto!" sbuffò Sara come se fosse offesa "È logico che non ne ho un preferito, li amo tutti allo stesso modo! Non potrei mai scegliere tra uno di loro".
"Oh" esclamò Vanessa sorpresa da quella risposta "Quindi essere una vera directioner significa non avere un preferito".
"Si, e tante altre cose" rispose Sara "Come fai a saperlo? E come conosci questo termine tra l'altro; non mi sembra di avertelo mai detto".
Vanessa fece un cenno con la mano a significare che non era importante "Internet" rispose brevemente.
"Ok" disse Sara alzandosi a sedere sul letto "Adesso dimmi, per te quale è il più bello?" e tirò su le ginocchia stringendole al peto con le braccia, gli occhi furbi a guardare verso la sorella, curiosa di sentire la sua risposta.
"Per me? Ma io non li conosco bene" protestò Vanessa a disagio.
"Guardali dai poster, no? Allora?" insistè Sara.
Vanessa si voltò verso la parete, ma nemmeno perse tempo ad osservare gli altri poster che i suoi occhi furono subito rapiti da quello di Louis, sul quella avevano scherzato proprio quel pomeriggio. Sollevò la mano a sfiorarlo, posando due dita proprio sulla guancia del ragazzo, mentre teneva lo sguardo fisso sugli occhi e pensava che nessun poster o fotografia sarebbero mai riusciti a riprodurre la perfezione e la profondità del vero sguardo del ragazzo.
Dopo qualche secondo Vanessa si rese conto di essersi imbambolata lì davanti e che, probabilmente, Sara si stava chiedendo se si fosse bevuta il cervello. Si voltò quindi nuovamente verso la sorella "Louis" rispose "Per me il più bello è Louis".
"Certo! Il fascino degli occhi blu" sospirò Sara "O forse è l'unico di cui ti ricordi il nome" ridacchiò poi prima di assumere un'espressione sofferente "Ahi che dolore! Credo che morirò" si lamentò.
"No che non morirai" rispose secca Vanessa alzando gli occhi al cielo "Ora sdraiati che ti chiamo quando è pronta la cena" aggiunse uscendo dalla stanza e chiudendosi la porta alle spalle.

“Sei riuscita a studiare bene oggi?” chiese la madre a Vanessa mentre riempiva i piatti dei gemelli.
La famiglia era riunita a tavola per cenare, come ogni sera, con i due fratellini di sei anni che faticavano a restare seduti.
“Mamma, sbrighiamoci a finire che inizia il film!” si lamentò Luca con la bocca piena di polpette, seduto sul bordo della sedia pronto a scappare via dalla cucina.
“Aspetterai fin quando non abbiamo finito” rispose la madre senza dargli troppa importanza “Non cambia niente se il film inizia, tanto lo sapete a memoria. Allora Vanessa?”.
“Uhm, si ho studiato bene” mentì la ragazza mentre Sara, affianco a lei, si contorceva sulla sedia con suoni ed espressioni sofferenti.
“Sara! Non è la fine del mondo; è solo una bruciatura” esclamò la donna esasperata dalle continue lamentele.
“Tu ci scherzi!” rispose la ragazza alzando le braccia al cielo “Stasera volevo uscire e invece non riesco nemmeno ad arrivare dalla stanza al bagno”.
“Fra pochi giorni sarà passata, non ti preoccupare”.
“Sara, mi fa paura quella cosa che hai sulla schiena! Fra un po’ comincerai a perdere la pelle come i serpenti” la prese in giro Andrea, mentre Luca al suo fianco continuava a rimbalzare sulla sedia.
“Che schifo!” urlò la ragazza lanciando la forchetta nel piatto e spingendosi indietro disgustata “Mi è passata la fame”.
“Quante storie! Mangio io la tua parte” esclamò Vanessa prendendo il piatto della sorella.
“L’ultima polpetta e poi potete andare” concesse la madre all’ennesimo sbuffo di Luca.
“Evvai!” esclamarono in coro le due piccole pesti riempendosi la bocca e correndo verso il salotto senza nemmeno mandare giù il boccone.
La cucina era finalmente tornata in condizioni di poter mangiare in santa pace, così le tre donne di casa finirono il pasto in silenzio, riposando le orecchie e il cervello.
Vanessa si offrì di lavare i piatti così da permettere alla madre di andarsi a fare una doccia, mentre Sara restò seduta al tavolo a giocherellare con le briciole di pane.
“Scommetto che tu stasera uscirai” sospirò rivolta alla maggiore che si stava dando da fare per sistemare la cucina.
“Si, esatto. Io non ho fatto l’errore di abbrustolirmi al sole oggi”.
“Uffa non è giusto”.
Vanessa alzò le spalle non sapendo come rispondere alle proteste senza senso dell’altra “Lo sai che mi sono iscritta a twitter? Tu ce l’hai?”.
“Davvero? Perché questa mattata?”.
“Mi annoiavo… e poi ho scoperto che può essere molto utile, sai, per conoscere le notizie in tempo reale”.
“E quando mai ti sei interessata di attualità tu?” chiese Sara scettica.
“Beh, ho deciso di provare a migliorare” replicò Vanessa offesa “Allora ce l’hai twitter?”.
“Certo che ce l’ho, come ti sei chiamata?”.
“OscarLady. Tu come ti chiami, così ti seguo”.
“Sei matta? Non te lo dirò mai! Lo uso per scrivere scemenze con le mie amiche directioners, quindi sono affari miei” rispose Sara alzandosi dalla sedia per tornare in camera sua e facendo la linguaccia alla sorella.
“Però! Hai vinto il premio per la simpatia” disse Vanessa scuotendo la testa e riprendendo a sistemare la cucina.
La ragazza gettò uno sguardo all’orologio: si erano fatte le otto e mezza e le restavano trenta minuti per vestirsi, sistemarsi e arrivare a casa di Louis.

“Quindi… questa sarà una serata speciale?” scherzò Vanessa stingendosi nel maglioncino leggero che aveva indossato per proteggersi dall’arietta fresca della notte.
Louis ridacchiò mentre armeggiava con un mazzo di chiavi, cercando di individuare quella giusta tra le tante che lo componevano.
“Lo sarà se riesco a capire come si apre questo coso” rispose indicando la saracinesca del garage adiacente alla sua villetta “Non capisco perché in Italia dovete fare le cose così complicate: questa casa ha una chiave diversa per ogni porta!”.
“Perché scusa come funziona al paese tuo?”.
“Io ad esempio ho un comodissimo telecomando per aprire un cancello. Quando ho messo la macchina qui dentro all’inizio dell’estate ci ho impiegato mezz’ora solo per capire come aprire questa cosa. Eccola finalmente!” esclamò poi trionfante alzando al cielo una piccola chiave rossa.
Il ragazzo si mise ad armeggiare per aprire la saracinesca mentre Vanessa si guardava attorno. Louis aveva proposto di prendere la sua macchina per quella sera: si sarebbero potuti allontanare dal paese e avrebbero fatto qualcosa di diverso dalla solita passeggiata in bicicletta.
“Voilà!” esclamò questo aprendo il garage e mostrando finalmente l’automobile agli occhi della ragazza.
Vanessa non se ne intendeva, ma rimase comunque a bocca aperta alla vista della macchina nera lucida che aveva di fronte.
“Wow!” esclamò sgranando gli occhi “Hai una macchina fantastica!”.
“Beh, gazie” Louis sollevò le spalle sorridendole “Ne ho anche un’altra più bella, ma è la mia preferita e ho voluto lasciarla a Londra”.
“Quante cavolo di macchine hai?” ridacchiò Vanessa avvicinandosi allo sportello del passeggero “Io uso a malapena quella di mia madre ogni tanto”.
“Ne ho solo tre, non è che le usi poi così spesso” Louis si grattò la nuca un po’ in imbarazzo.
“Guida a sinistra?” chiese la ragazza aprendo lo sportello e gettando un’occhiata all’interno.
“Si, ho portato questa anche perché si addiceva di più alle vostre usanze. Ho imparato a guidare così l’estate scorsa in America”.
“Beh, mi piace” sentenziò la ragazza sorridendogli “Allora che si fa? Partiamo?”.
“Ai suoi ordini” ridacchiò Louis seguendola all’interno dell’automobile e accendendo il motore.
“Hai qualche desiderio particolare o lasci a me la scelta per la destinazione?” chiese il ragazzo mentre si avvicinavano all’uscita del paese. Le strade erano quasi deserte, tutti i ragazzi la sera preferivano radunarsi verso il centro città e avevano incontrato solo qualche sporadico ciclista che pedalava velocemente per tornare a casa.
“Mi affido completamente a te per questa sera” rispose Vanessa sistemandosi sul sedile di pelle del passeggero e cominciando a guardarsi attorno.
“Perfetto, perché ho in mente una cosa, ma è una sorpresa quindi lo vedrai solo all’arrivo”.
“I ragazzi hanno sempre la fissa delle sorprese” sbuffò Vanessa piegandosi in avanti “Ma quanti cassettini ci sono in questa macchina?”.
“Non lo so!” esclamò Louis “Cosa cambia?”.
“Sono curiosa” rispose frettolosamente la ragazza risollevandosi e abbassando lo specchietto sopra di lei.
“Che cosa fai?” chiese Louis scoppiando a ridere alla vista di Vanessa che si guardava nello specchio facendo le smorfie.
“Scopro tutti i segreti nascosti di questa automobile, mi sembra logico” rispose lei voltandosi di lato e curiosando tra i cassettini vicini al cambio “Cosa abbiamo qui? Posacenere, accendisigari, wow una lucina blu! Questo è il pulsante dell’espulsione sedili? Oops!” esclamò mente il finestrino si abbassava di colpo “Ho sbagliato”.
Louis scoppiò a ridere alla faccia sorpresa della ragazza “Ma sei proprio una bambina! Cerca di non combinare guai alla mia dolcezza”.
“Ah l’amore paterno!” ironizzò Vanessa rialzando il finestrino e cercando di tornare seria “Allora dove hai detto che stiamo andando?”.
“Le ragazze hanno sempre la fissa di rovinare le sorprese” la prese in giro Louis svoltando a destra e seguendo l’andamento della strada che aveva cominciato a salire leggermente.

La strada che aveva preso Louis sembrava portare sempre più in alto sulla scogliera che si ergeva proprio a ridosso del paese. Dopo dieci minuti buoni di curve e tornanti in salita il ragazzo accostò in un piccolo spazio al lato della carreggiata e scese dall’auto.
“Che posto è, non ci sono mai stata?” chiese Vanessa scendendo a sua volta e guardandosi intorno.
L’illuminazione in quel tratto di strada era scarsa e l’oscurità sembrava farsi ancora più fitta alla loro destra, dove iniziava una specie di boschetto fitto. Il vento faceva muovere gli alberi e fischiava attraverso le foglie. Seppure fossero in piena estate faceva leggermente fresco e la ragazza si strinse ancora di più nel maglione.
“Ti ho detto che è una sorpresa” le sorrise Louis “Dobbiamo camminare per un po’ nel bosco, sei pronta?”.
Probabilmente, se si fosse trattato di un altro ragazzo, Vanessa avrebbe avuto dei dubbi ad isolarsi così con lui nel bel mezzo del nulla e a camminare per una strada buia e desolata in piena notte. Invece nessun dubbio le passò per la mente quando Louis le si affiancò prendendola sottobraccio e dirigendola verso una stradina sterrata che partiva dal punto in cui si trovava la macchina e spariva tra le fronde scure del boschetto.
“Spero che non ci siano serpenti” ci scherzò su la ragazza dopo aver fatto qualche passo.
“Ehi, non dirlo nemmeno per scherzo!” esclamò Louis guardandola storto “Ho la fobia di quei cosi”.
Vanessa ridacchiò “Coraggio fifone” e accese la torcia del cellulare per fare attenzione a dove mettevano i piedi.
Dopo circa cinque minuti di passeggiata in salita, gli alberi cominciarono a diradarsi e, non appena ebbero superato gli ultimi cespugli, uno spettacolo straordinario si aprì agli occhi della ragazza: si trovavano in cima alla scogliera e davanti a loro si stendeva l’immensa distesa del mare, illuminato dalla luce delle stelle che splendevano limpide in cielo.
La ragazza rimase a bocca aperta per un istante mentre scorreva lo sguardo a destra e a sinistra. Proprio affianco al punto in cui si trovavano i due giovani si ergeva una torre imponente dalla cui cima veniva emesso a intermittenza un raggio di luce: Louis l’aveva portata al faro che si trovava in cima alla scogliera.
“Wow” disse soltanto la ragazza a bassa voce, non sapendo come altro esprimere il suo stupore.
“È bello vero?” le chiese Louis con lo sguardo sognante fisso sul mare.
“Non sapevo si potesse arrivare fin qui” disse lei guardando verso il faro “Louis…” aggiunse poi voltandosi verso di lui “Non è bello: è stupendo!”.
Il ragazzo la guardò sorridendo “Sono contento che ti piaccia. Ho trovato questo posto qualche sera fa, quella volta che mi avevi lasciato solo” Vanessa soffocò una risatina.
“Sono rimasto quasi due ore fermo a guardare il mare e a pensare. Questo posto è fantastico se vuoi stare in pace con te stesso” continuò Louis facendo qualche passo in avanti.
Vicino al bordo della scogliera era stata costruita una staccionata alla quale il ragazzo si appoggiò con le braccia continuando a tenere lo sguardo fisso sul mare.
Vanessa lo raggiunse, imitando la sua posizione e i due ragazzi rimasero per qualche secondo in silenzio.
“E come mai hai voluto portarci anche me?” chiese poi lei d’un tratto.
Louis sorrise “Volevo condividerlo con te. Sai, la solitudine a volte fa bene. Però ogni tanto sento il bisogno di qualcuno… e insomma… sono partito da quasi un mese e sento la mancanza di casa, dei miei amici. Se non avessi incontrato te, credo che la mia vacanza sarebbe durata molto di meno: non avrei resistito così a lungo da solo”.
“Ti capisco” sospirò Vanessa poggiando il mento sui palmi delle mani “Anche io quando sono in vacanza qui sento nostalgia di casa. Mi mancano i miei amici, non che qui non ne abbia, ma… beh è diversa come cosa. Inoltre mi manca tanto mio padre. Lui arriverà tra pochi giorni, ma non mi sento mai propriamente in vacanza quando lui non c’è”.
Louis si voltò verso di lei fissandola con così tanta intensità che la ragazza si sentì in imbarazzo.
“Vuoi molto bene a tuo padre, non è vero?”.
“Si, tanto!” rispose voltandosi a guardarlo con ritrovato coraggio e gli occhi che le brillavano “Lui è l’uomo della mia vita” ridacchiò scherzandoci su “E io sono la sua ‘principessa’. Mi sentirei persa senza di lui, posso contare sul suo appoggio per qualsiasi decisione io prenda, non fa mai pesare i miei sbagli. Non credere che sia un padre permissivo: mi ha cresciuta con severità e con sani principi, ma sa di potersi fidare di me. E non potrei chiedere di più dalla vita della sua fiducia e approvazione”.
Louis spostò nuovamente lo sguardo verso il mare “È così bello sentirti parlare in questo modo di tuo padre” sospirò “Sai, io non ho avuto questa fortuna. Insomma ho avuto un patrigno fantastico e presente nella mai vita, ma il mio vero padre mi ha abbandonato quando ero piccolo e, beh, non si è fatto più vedere”.
Vanessa rimase per qualche istante immobile sentendosi a disagio. Aveva appena parlato del rapporto fantastico che aveva con il padre non conoscendo nulla del passato del ragazzo affianco a lei. Si sentiva così in colpa e in imbarazzo ad avergli descritto qualcosa che a lui era stato negato fin da piccolo.
“I-io non lo sapevo” balbettò a mo’ di scusa cercando qualcosa da dire, ma Louis la interruppe subito per tranquillizzarla.
“Ma non importa, sono contento che tu abbia questo fantastico rapporto con tuo padre, non sono certo geloso” ridacchiò “Sono cresciuto così e, fidati, non ne sento la mancanza”.
Vanessa continuò a guardarlo sospettosa, indecisa sul da farsi e lui sembrò accorgersene perché aggiunse “Davvero, non c’è nessun problema” poi le sorrise e la abbracciò.
L’arietta fresca che le sfiorava la pelle, la luce del faro che si rifletteva sulla superficie dell’acqua insieme a quella delle stelle, le braccia di Louis che la avvolgevano, il profumo del ragazzo; a Vanessa sembrò per un momento di star vivendo un sogno. Era un po’ come quella sensazione che si ha ogni tanto di vivere qualcosa di reale mentre si sta dormendo, solo che al contrario. Tutto nell’atmosfera di quel posto contribuiva a rendere la situazione ancora più strana, ma, al tempo stesso, estremamente piacevole.
Vanessa respirò profondamente attraverso la giacca jeans di Louis e poi “Sono così contenta di stare qui con te in questo momento” sussurrò quasi impercettibilmente.
Louis sembrò aver capito e si scostò leggermente da lei per guardarla fissa negli occhi.
Ancora una volta la ragazza si sentì annegare dentro quello sguardo “Forse sono stata un po’ troppo sdolcinata” abbozzò un sorriso per scusarsi della sua intraprendenza.
“No” Louis scosse la testa per niente disturbato “Anche io sono molto contento di stare qui con te. Non avrei mai immaginato, prima di partire per l’Italia, che avrei incontrato una persona così speciale e ti sono grato per tutti i bei momenti che mi stai facendo trascorrere”.
Poi si chinò verso di lei e le stampò un bacio leggero sulla fronte “Grazie” sussurrò sorridendole.
Vanessa sentì i brividi risalirle dalla spina dorsale fino alle braccia al contatto con le labbra del ragazzo, rimanendo bloccata come in uno stato di shock.
“Hai freddo. Torniamo in macchina va bene?” le chiese Louis.
“No, sto bene, non serve”.
“Hai la pelle d’oca, non mentire” le sorrise lui poggiandole una mano sulla schiena e obbligandola a camminare verso il punto in cui avevano lasciato l’automobile.

L’abitacolo della macchina era caldo e accogliente e Vanessa si raggomitolò sul sedile sentendosi a suo agio “Non vorrai tornare subito a casa?” chiese al ragazzo affianco a lei.
“Per me va bene qualsiasi cosa” sollevò le spalle Louis “Hai qualche proposta?”.
Vanessa gettò un’occhiata all’orologio: erano solamente le dieci e mezza.
“No, ma la notte è ancora giovane!” esclamò sollevando le braccia e suscitando l’ilarità dell’amico.
Il telefono di Vanessa trillò e la ragazza si affrettò a leggere il messaggio:
Da Livia: Che fai? Io sono uscita con un tipo, ma sta diventando noioso. Giuro che domani non lo richiamo.
Vanessa sorrise e digitò velocemente la risposta:
A Livia: Io faccio una passeggiata con amici. Molto meglio della tua serata.
“Scusami” fece a Louis riponendo il telefono in tasca “È la mia migliore amica, che adesso sta a Londra in vacanza”.
“Oh rispondi pure, non ti preoccupare” esclamò lui sentendo nuovamente il suono dei messaggi.
“Grazie” rispose Vanessa riprendendo in mano il telefono.
Da Livia: Si, come no, adesso si dice ‘amici’. Chi è il fortunato?
La ragazza scosse la testa divertita, forse sarebbe stato meglio chiudere lì quella conversazione.
“È simpatica la tua amica?” chiese Louis sorridendole.
“Molto” rispose Vanessa “Secondo me ti piacerebbe: è completamente pazza ed è molto coraggiosa. Eccola” e gli mostrò una foto sul telefono che la ritraeva insieme a Livia.
“Si vede che vi volete bene. Ti manca?” chiese lui sfilandole il telefono dalle mani.
“Molto! Cosa stai facendo?”.
“Mi faccio un po’gli affari tuoi. Posso?”.
Vanessa scoppiò a ridere “Prima fai il prepotente e poi chiedi il permesso”. Louis le fece una linguaccia.
“Certo che puoi” acconsentì lei sporgendosi verso il sedile del ragazzo per guardare lo schermo del cellulare insieme a lui.
Louis cominciò a scorrere tra le foto “E questo cos’è?”.
“È la schiena di mia sorella dopo essere rimasta al sole per ore senza protezione” ridacchiò Vanessa “Le ho fatto la foto di nascosto così potrò ricattarla all’occorrenza”.
“E loro?” chiese Louis guardando una foto di un gruppo di ragazzi.
“Sono i miei amici dell’università. Sono simpatici, ma un po’strani. Sai com’è… studiano lettere” ridacchiò la ragazza.
I due non si accorsero del tempo che passava mentre sfogliavano l’intera galleria di foto del telefono commentandone ognuna. In poco tempo Louis conosceva molto di più della vita di Vanessa, a partire dalle foto dei suoi nonni, fino a quelle del parco vicino casa dove andava a correre ogni tanto.
Non si accorsero nemmeno che si era fatta mezzanotte quando passarono all’ispezione del cellulare di Louis. La quantità di posti del mondo che il ragazzo aveva visitato lasciò Vanessa senza parole. Ma il telefono non conteneva solo scatti di città straniere, o paesi sconosciuti. La maggior parte delle foto ritraeva momenti della vita del giovane cantante: le sale in cui provavano, quelle in cui registravano, il pullman del tour, gli altri quattro ragazzi durante i concerti, durante le pause dal lavoro, addirittura mentre dormivano. Su quel telefono c’era tutta la vita di Louis, riassunta in poche fotografie. E su ognuna di queste il ragazzo aveva qualcosa da dire, da spiegare. Non ce ne era stata nemmeno una che Louis non avesse commentato con un “Ah si, mi ricordo quando…” o un “Questo non potrò mai dimenticarlo…”.
Vanessa dovette aver visto qualcosa come un centinaio di foto che ritraevano Louis e i suoi compagni di band e non si rese nemmeno conto che era piano piano scivolata verso il sedile affianco e che le palpebre le si erano fatte pesanti.

“Cosa…?” la ragazza biascicò le lettere passandosi una mano sul volto mentre cercava di fare mente locale per capire dove si trovasse.
Ci mise qualche secondo per mettere a fuoco la situazione e poi capì di trovarsi nella macchina di Louis. Sul sedile affianco al suo il ragazzo dormiva profondamente con la bocca semiaperta.
“Cavolo!” imprecò Vanessa gettando uno sguardo all’orologio: erano le cinque e mezza del mattino. Si erano addormentati mentre guardavano le foto e avevano passato la notte lì. Vanessa sperò vivamente che la madre non si fosse svegliata durante la notte e si fosse accorta della sua assenza: non avrebbe potuto darle una spiegazione.
Pur sentendosi in colpa, cominciò a scuotere Louis per svegliarlo.
“Lou, sono le cinque e mezza. Ci siamo addormentati e io dovrei tornare a casa”.
“Ancora cinque minuti mamma” bisbigliò il ragazzo tenendo gli occhi chiusi e raggomitolandosi sul sedile.
“Potrei offendermi lo sai?” provò a scherzare la ragazza, ma Louis non dava cenno di volersi svegliare. Come fare?
All’improvviso un’idea balenò per la mente di Vanessa e, senza pensarci due volte, spinse forte sul tasto del clacson che risuonò per tutta la strada deserta.
“Aaaaah!!” urlò Louis saltando sul sedile completamente sveglio e guardandosi attorno spaesato.
“Buongiorno” gli sorrise Vanessa trattenendo le risate “Ti è piaciuta la sveglia?”.
Louis la fissò shoccato per qualche secondo prima di accasciarsi sul volante “Ho perso almeno dieci anni di vita”.
“Scusami, ma non ho trovato altro modo per svegliarti”.
“Cosa è successo?” chiese il ragazzo riprendendosi un po’ dallo spavento.
“Ci siamo addormentati ieri sera; se mia madre si accorge che non sono nel letto mi fucila”.
“Ok, tranquilla” cercò di rassicurarla Louis “Dammi solo cinque minuti per riprendermi e poi ti porto a casa”.
“Fai con comodo” rispose Vanessa alzando le spalle.
Louis aprì la portiera e uscì dalla macchina. Poi, sotto lo sguardo sorpreso di Vanessa, cominciò a saltellare per cercare di svegliarsi. L’aria fresca del mattino sembrò fare effetto perché in pochi minuti il giovane tornò a bordo dell’auto e mise in moto, diretto verso il paese.
“Mettiamo un po’di musica, ti va?” propose il ragazzo accendendo la radio una volta partiti “Così non ci addormentiamo”.
“Bella questa canzone!” esclamò Vanessa riconoscendo le note iniziali di ‘Wake me up’ di Avicii “La passano tantissimo in radio, è tipo il tormentone dell’estate”.
Louis sorrise e alzò il volume iniziando a cantare la prima strofa. Dopo pochi secondi i due ragazzi avevano abbassato i finestrini e si erano messi a cantare a squarciagola improvvisando anche qualche saltello sul sedile, presi dalla spensieratezza che quella canzone riusciva a trasmettere.
“I didn’t know I was lost!” conclusero con un acuto ridendo come pazzi. Era tanto tempo che Vanessa non si divertiva in quel modo. I due giovani faticarono a smettere di ridere mentre si avvicinavano alla strada delle loro villette e Louis abbassava il volume della radio.
“Beh eccoci arrivati” disse Louis parcheggiando proprio davanti alla casa di Vanessa “Fammi sapere se ci sono problemi con tua madre”.
“Ma no tranquillo, non dovrebbero esserci problemi a meno che non si svegli proprio ora e mi veda rientrare a casa”.
“Allora… buonanotte?” disse lui ridacchiando.
“Buongiorno!” esclamò Vanessa unendosi alla risata “E grazie per la serata e, beh, per avermi fatto dormire nella tua fantastica auto”.
“Ci sentiamo domani” la salutò Louis mentre Vanessa scendeva dall’auto “Cioè… oggi!”.
La ragazza gli sorrise e lo salutò con la mano, poi si diresse verso la porta di casa ed entrò dentro cercando di fare il meno rumore possibile. Dopo essersi chiusa la porta alle spalle, rimase a guardare dalla finestra le macchina di Louis che faceva inversione e entrava nel garage della villetta in fondo alla strada. Poi salì piano le scale e si chiuse in camera, si spogliò, si mise il pigiama e si buttò sul letto.
L’orologio segnava le sei di mattina; Vanessa scosse la testa sorridendo e si addormentò. I sedili di pelle dell’auto di Louis erano molto belli, ma non certo il massimo della comodità.




SPAZIO AUTRICE

Ciao belle mie!!
Vorrei scusarmi per il ritardo con cui ho postato questo capitolo, ma dovete sapere che le feste di Pasqua sono state molto impegnative.
Diciamo che ho mangiato, e anche tanto, perciò, appesantita del cibo, ho trovato molto difficile sedermi alla scrivania per concentrarmi sullo studio.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Lou e Vane sono la dolcezza, lo sapete. Credo che la scena del faro sia la più smielata che io abbia mai scritto, eppure mi piace tanto *.*
Questo sarà l’ultimo capitolo incentrato totalmente sui due ragazzi: dal prossimo torneranno a farci visita tutti gli altri personaggi (fan di Vincenzo siete contente?).
Dovrebbero mancarne solo 4 o giù di lì per la fine della prima parte di questa storia, dopodiché le cose cominceranno a cambiare e beh… poi vedrete.

Ringrazio di cuore gli amori miei che hanno recensito lo scorso capitolo.
Un bacione a tutte voi!

Se vi va, passate qui: è una mia nuova mini long di tre capitoli ’La bisbetica domata’

Un saluto a tutte con la promessa di aggiornare entro due settimane!

P.S. la macchina di Louis è una Audi r8 nera. La scelta non è farina del mio sacco: non intendendomi per niente di automobili ho chiesto aiuto e questa mi è stata consigliata da una ragazza su facebook, che ringrazio di cuore (Se mai leggerai questa storia sappi che mi sei stata di grande aiuto).

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Capitolo 17
*** Do you remember summer ‘09 ***


DO YOU REMEMBER SUMMER ‘09



“Ti senti bene?” la madre di Vanessa fece capolino dalla porta della stanza della ragazza.
“Mmm” rispose lei rigirandosi nel letto e affondando ancora di più la testa nel cuscino.
“Sono le nove: è strano che tu non ti sia ancora alzata”.
“Ho fatto tardi ieri” mugugnò Vanessa mentre cercava di riprendere lucidità. Forse aveva fatto più che tardi, considerando che Louis l’aveva riaccompagnata a casa alle sei del mattino.
“Va bene” sospirò la donna sempre dalla soglia della stanza “Ti aspetto per fare colazione” aggiunse allontanandosi lungo il corridoio.
Facendo appello a tutta la sua forza di volontà, Vanessa si alzò dal letto, rimanendo per qualche secondo seduta sul bordo a sbadigliare. Di solito non ci impiegava molto la mattina per attaccare la spina al cervello, ma in quel momento si sentiva completamente rintronata.
Non le capitava spesso di fare tardi la sera: anche quando usciva con gli amici a Roma non rientrava più tardi delle due e, quando si svegliava la mattina, era sempre perfettamente lucida.
La ragazza si alzò e stirò le braccia con la speranza di svegliare il suo corpo. Quando si decise ad uscire dalla stanza trovò Sara in corridoio: si era alzata anche lei e camminava lentamente verso il bagno.
“Buongiorno” la salutò la sorella “Cosa ti è successo? Hai una faccia orribile”.
Vanessa si passò una mano sul volto prima di rispondere “Ho fatto tardi ieri sera”.
“Beh, allora cerca di riposarti oggi in spiaggia” le rispose la sorella “E divertiti anche per me”.
“Tu non vieni?” chiese Vanessa stropicciandosi gli occhi.
“Non posso. Non te lo ricordi?” rispose stizzita Sara.
"Giusto" Vanessa si batté una mano sulla fronte "Avevo dimenticato la tua bruciatura".
Sara alzò le spalle e, senza aggiungere una parola, si chiuse dentro al bagno.
Vanessa scese le scale e trovò nel salotto i gemelli che correvano da una parte all'altra per prepararsi ad andare in spiaggia. La ragazza entrò in cucina dove la madre si stava dando da fare per preparare la colazione. La moca del caffè era già sui fornelli e il tavolo era pieno di confezioni di biscotti.
"Allora" cominciò a parlare la donna continuando a dare le spalle la porta "Ti sei divertita ieri sera?".
"Sì, abbastanza" rispose Vanessa buttandosi di peso su una sedia e appoggiando i gomiti sul tavolo, la testa fra le mani "Ma non sono abituata a fare così tardi quindi adesso sono molto stanca".
“Giusto per sapere, a che ora sei tornata ieri sera?" chiese la donna voltandosi finalmente verso di lei.
Vanessa continuò a tenere le mani sul volto per non far vedere che era imbarazzata "Ehm… credo che fossero le due mezza o giù di lì" rispose a bassa voce.
"Ma, insomma, eri in compagnia?" chiese la donna facendosi d’un tratto preoccupata "Non sarai tornata a quell'ora da sola?".
"No mamma, certo che no! Mi hanno riaccompagnata a casa".
"Oh bene, sono contenta che tu non sia così sprovveduta. Con chi sei uscita?".
"I soliti" rispose in fretta Vanessa nascondendo il volto con i capelli e alzandosi di scatto dalla sedia. La ragazza si avvicinò ai fornelli "È pronto il caffè?".
"Sì, credo di sì" rispose la madre sedendosi sulla sedia lasciata vuota dalla figlia "Vanessa, vorrei farti un discorso serio".
Vanessa rimase immobile dando le spalle alla madre. Si era immaginata che per la testa della donna stesse passando qualche strano pensiero. Riusciva sempre a capire nel suo tono di voce quando aveva in mente di fare un discorso.
La ragazza si voltò verso la donna e attese con pazienza che quella iniziasse parlare.
"Insomma… Spero veramente che tu non ti metta in situazioni pericolose" disse quella un po' insicura "So per certo che sei abbastanza matura da capire...".
"Mamma!" la interruppe Vanessa alzando la voce "Non devi preoccuparti: so benissimo come comportarmi. Sono uscita con gli amici ieri sera e mi hanno riaccompagnato a casa. Si, è vero, era un po' tardi, ma eravamo tutti insieme e non c'è stato nulla di pericoloso."
La donna sospirò sollevata guardando la figlia con occhio amorevole "Sono contenta".
"Contenta per cosa?".
"Beh, insomma, hai ricominciato ad uscire con i tuoi amici e mi fa piacere questo. Da come stavano andando le cose ho pensato che avresti passato tutta l'estate da sola a studiare".
"Non è che devo uscire con loro tutte le sere..." cominciò Vanessa, ma la donna la interruppe subito.
"A me invece sembra che tu stia proprio uscendo tutte le sere" disse sollevando un sopracciglio.
Vanessa rimase un attimo ferma facendo un calcolo mentale: effettivamente si era vista quasi tutte le sere con Louis negli ultimi tempi; forse era per questo che la madre aveva pensato ad un qualche riavvicinamento con i suoi amici.
"Ho pensato che forse dovrei godermi questa vacanza" sollevò le spalle Vanessa "Non voglio arrivare a settembre esaurita per il troppo studio".
"Sì certo" tutto d'un tratto l'attenzione della donna sembrò essere attirata dai disegni floreali della tovaglia.
"Mamma" Vanessa si avvicinò al tavolo e si sedette sulla sedia "C'è qualcos'altro che vorresti dirmi?".
"Sì, beh... Mi stavo chiedendo" balbettò la donna a disagio "Questo tuo interessamento ad uscire così frequentemente… non è che c'è di mezzo qualche ragazzo?".
"Ma!" esclamò Vanessa sconvolta "Stiamo veramente facendo questo discorso?".
"No, certo" disse la donna ancora più a disagio "Capisco che non è una cosa di cui vorresti parlarmi, però sarebbe una spiegazione ideale a questo tuo comportamento degli ultimi giorni".
"Abbiamo finito?" esclamò Vanessa alzandosi di colpo dalla sedia e dirigendosi verso i fornelli per versare il caffè nella tazzina.
"Sì, sì, certo, non voglio farmi gli affari tuoi. Era solo per curiosità, capisco che tu non voglia parlarmene" sospirò la donna alzandosi a sua volta e dirigendosi verso la porta della cucina "Usciamo fra un quarto d'ora vieni con noi spiaggia?".
"Sì, va bene" rispose Vanessa bevendo il caffè "Dammi solo il tempo di prepararmi".
Dopo che la donna fu uscita dalla stanza Vanessa rimase per qualche minuto ferma in piedi con lo sguardo perso nel vuoto. Ma cosa aveva pensato? C'era da aspettarsi che sua madre avrebbe, prima o poi, notato un cambiamento da parte sua: era passata dal restare chiusa in casa quasi tutto il giorno a al non avere un momento libero e all'uscire tutte le sere. Il problema era che adesso la donna pensava che tutto ciò avesse a che fare con un ipotetico ragazzo.
E, in effetti, il ragionamento era corretto, dato che aveva trascorso gli ultimi giorni insieme a Louis. Vanessa sospirò e si decise a sciacquare la tazza del caffè.
Era stata una stupida a non pensarci fino a quel momento: le persone che vivevano stretto contatto con lei si sarebbero insospettite prima o poi e avrebbero chiesto spiegazioni. Dove andava tutte le sere? Con chi usciva? Non era strano che avesse riallacciato i rapporti con i suoi amici del mare dopo aver passato gli ultimi anni a fregarsene di loro?
La ragazza salì le scale per andarsi a cambiare.
La situazione stava diventando difficile da gestire. Si sentiva in colpa per aver mentito alla madre, avrebbe tanto voluto dirle la verità. Ma questo non era possibile.
Avrebbe dovuto spiegarle di aver conosciuto un ragazzo. E a quel punto la donna avrebbe sicuramente chiesto qualche informazione che lei non avrebbe potuto darle.
Vanessa si portò le mani tra i capelli buttandosi sul letto. Perché doveva essere tutto così maledettamente difficile?
Doveva trovare un modo per risolvere la questione senza tradire la fiducia di Louis. Si riscosse dai suoi pensieri al grido della madre "Vanessa sei pronta?".
La ragazza afferrò velocemente un costume da dentro l'armadio. Sarebbe andata in spiaggia con la famiglia e avrebbe pensato più tardi al da farsi.

Vanessa odiava la spiaggia all’una: c'era veramente troppa gente per i suoi gusti, la passerella era piena di persone che andavano e venivano e che le impedivano di concentrarsi sul suo libro. La ragazza sospirò, chiudendo il volume e sdraiandosi sul lettino.
"Sei agitata?" le chiese sua madre che, seduta affianco a lei, si stava godendo il suo bagno di sole. Andrea e Luca erano spariti a giocare chissà dove insieme ai loro amici, non appena erano arrivati in spiaggia.
La ragazza emise un verso lamentoso "C'è davvero troppa gente qui in giro".
"Vanessa, cerca di rilassarti" la esortò la madre "Perché non vai a cercare i tuoi amici?".
Vanessa sospirò. Non aveva senso risponderle che non aveva voglia di passare del tempo con loro dato che le aveva appena raccontato di essere uscita proprio con i ragazzi la sera prima.
"Adesso vado al bar a cercarli" si arrese la ragazza tirando fuori il cellulare dalla borsa e componendo un messaggio.
A Louis mare: “Mi dispiace ma oggi non possiamo vederci: è sorto un problema.”
Dopo aver inviato, si alzò dal lettino, indossò una maglia larga e si diresse verso il bar.
Da Louis mare: “Cosa è successo?”
Vanessa digitò la risposta velocemente mentre camminava lungo la passerella.
A Louis mare: “Mia madre si è insospettita sul fatto che sto uscendo tutte le sere e mi ha chiesto se ci fosse di mezzo qualche ragazzo. Non credo sia prudente continuare a vederci così spesso se vuoi mantenere segreta la tua vacanza. Non penso che si metterebbe a pedinarmi però mia madre può essere molto curiosa se vuole, non impicciona, ma semplicemente curiosa. Se si mette in testa di investigare su qualcosa puoi star certo che riuscirà a scoprirla.”
Vanessa non fece in tempo ad arrivare alla fine della passerella che fu travolta da Eleonora, allegra come al solito, che sembrava molto contenta di vederla.
"Vane! Da quanto tempo che non ti fai vedere in spiaggia. Come mai da queste parti?".
"Oggi niente studio" rispose Vanessa sorridendo all'amica "Dove stai andando?".
"Vieni con me: ci sentiamo a quel tavolino. Vedi, ci sono già gli altri" rispose Eleonora agitando la mano in segno di saluto verso un gruppo di ragazzi seduti al bar.
Vanessa sospirò mentre il telefono vibrava fra le sue mani.
Da Louis mare: “Ho capito, allora forse è meglio se oggi non ci vediamo. Cosa farai da sola?”
La ragazza digitò la risposta mentre si avvicinava insieme alla bionda al tavolino precedentemente da lei indicato.
A Louis mare: “Macché da sola. Dovrò sopportare quei deficienti dei miei amici. Augurami buona fortuna.”
"Ciao ragazzi!" esclamò Eleonora frizzante prendendo una sedia e aggiungendosi al gruppo di ragazzi.
"Ciao Ele" la salutò Marco distrattamente alzando poi lo sguardo su Vanessa "E guarda un po' chi ci degna della sua presenza oggi" le sorrise mentre la ragazza prendeva posto accanto alla bionda, evitando accuratamente di guardare dall'altra parte del tavolo dove era seduto Vincenzo.
"Si prevede una giornata noiosa" sbuffò Leonardo guardandola torvo, non perdendo l'occasione per insultarla come al suo solito.
"Se ti annoi allora perché non te ne vai e ci liberi dalla tua presenza?" rispose Vanessa a tono con una smorfia.
Leonardo sbuffò nuovamente e incrociò le braccia distogliendo lo sguardo mentre, alla sua sinistra, Vincenzo ridacchiava sommessamente.
Vanessa sollevò leggermente gli occhi verso di lui e trovò il volto del ragazzo che le sorrideva.
"Ciao" la salutò lui con voce bassa.
"Ciao" rispose Vanessa abbozzando anche lei un sorriso e restando ferma qualche secondo a fissare gli occhi del ragazzo. Aveva dimenticato di come potesse essere bello il suo sguardo.
Eleonora tossì due volte e Vanessa si rese conto che si era imbambolata nel ricambiare l'occhiata di Vincenzo.
"Allora, cosa vogliamo fare oggi?" chiese la bionda forse un po' troppo esuberante.
“Facciamo un bagno" propose Marco allegramente, alzandosi dalla sedia per convincere gli altri.
"Io ci sto!" rispose Eleonora alzandosi a sua volta e legandosi i lunghi capelli in una coda con un gesto abituale.
"Io passo per questa volta" rispose Vanessa "Non amo fare il bagno al mare".
"Anche a me non va".
Vanessa si voltò stupita verso Vincenzo che aveva appena pronunciato quella frase. Era una risposta insolita da parte sua dato che adorava fare il bagno e passava quasi metà della giornata dentro l'acqua.
"Neanche a me va" si lamentò Leonardo allungandosi sulla sedia e portando le mani dietro la nuca "Andate voi due".
Marco rimase per qualche secondo fermo insoddisfatto dalle risposte che aveva ricevuto, ma poi scrollò le spalle e fece un cenno a Eleonora "Allora, andiamo".
"Va bene" si riscosse ragazza e si incamminò insieme a lui verso la spiaggia.
"Che palle" si lamentò Leonardo con la sua solita voce fastidiosa "Ultimamente non riusciamo mai a fare qualcosa di divertente".
"Stai solamente diventando un vecchio palloso" gli rispose Vincenzo "Ti lamenti di tutto; a me va bene anche restare seduti a chiacchierare".
Il telefono vibrò nuovamente nelle mani di Vanessa che si affrettò a leggere il messaggio.
Da Louis mare: “Mi dispiace per te, ma anche per me che dovrò passare la giornata solo soletto. Ci sentiamo stasera, va bene?
Vanessa sorrise verso lo schermo mentre rispondeva al messaggio.
A Louis mare: “Va benissimo. Sarà una lunga giornata.”
La ragazza risollevò gli occhi dallo schermo del telefono accorgendosi di avere lo sguardo di Vincenzo puntato su di lei. Si senti subito accaldata e si affrettò a guardare da un'altra parte.
"La verità è che da quando le ragazze non stanno più con noi qui ci si annoia a morte" continuò a lamentarsi Leonardo.
Con ‘le ragazze’, intendeva le sorelle Visti che, da almeno due anni, avevano smesso di uscire con quel gruppo e avevano trovato nuove amicizie.
Personalmente a Vanessa non erano mai state troppo simpatiche e quindi si sentiva più a suo agio a uscire con i ragazzi quando loro non erano presenti.
“A me sembra che fino a pochi minuti fa a questo tavolo erano sedute due ragazze” rispose Vincenzo “E anche adesso ne vedo una proprio di fronte a me”
“Sai benissimo che con ‘ragazze’ intendo le Visti” Leonardo alzò gli occhi al cielo “Con loro non ci si annoiava mai”.
“È ora di pranzo!” esclamò Vincenzo, visibilmente annoiato dalle continue lamentele del ragazzo “Se quei due non si sbrigano ad uscire dall’acqua mangio senza di loro, sto morendo di fame. Intanto vado al bar, volete qualcosa?” aggiunse alzandosi dalla sedia e incamminandosi verso l’edificio alle loro spalle.
“No grazie” rispose Leonardo “Mi sono portato il pranzo da casa”.
Vanessa rimase immobile per qualche secondo, poi si rese conto che se Vincenzo fosse andato al bar l’avrebbe lasciata sola con quell’odioso e, sinceramente, non le andava di passarci insieme un minuto di più.
“Aspettami!” esclamò forse un po’troppo ad alta voce alzandosi di colpo dalla sedia “Vengo con te” disse subito prima di pentirsi della sua frase. Vincenzo la stava fissando con quello che, probabilmente, avrebbe dovuto essere un sorriso; Leonardo continuava a far scorrere lo sguardo dall’uno all’altra e Vanessa avrebbe potuto giurare di sentire le piccole rotelline del suo cervello girare vorticosamente alla ricerca di una spiegazione.
Effettivamente, non poteva dare tutti i torti al suo stupore: in cinque anni Vincenzo non le aveva mai rivolto la parola e lei stessa non aveva mai trovato il coraggio di aprire bocca con lui. Poteva quindi sembrare strano che i due se ne andassero al bar insieme e tranquilli, come due amici di vecchia data.
Vanessa scosse la testa e si avvicinò al ragazzo, incamminandosi insieme a lui nella stessa direzione. Oltretutto, si ritrovò a pensare, a parte Marco, nessuno sapeva del recente avvicinamento di Vincenzo e del fatto che, negli ultimi giorni, i due si erano trovati a parlare in diverse situazioni. Eleonora, che pur essendo stupida aveva comunque qualche sprazzo di intelligenza e intuizione femminile, aveva notato un cambiamento nell’atteggiamento di Vincenzo, ma Leonardo probabilmente non si sarebbe accorto di niente nemmeno se i due avessero iniziato a baciarsi di fronte a lui.
Vanessa si passò un mano sulla fronte, rendendosi conto improvvisamente, a cosa era arrivata con il suo flusso di pensieri senza senso. Immagini di lei e Vincenzo che si baciavano? Ma dai! Assurdo!
“Cosa prendi per pranzo?” le chiese Vincenzo al suo fianco facendola sobbalzare. Erano arrivati quasi al bancone del bar, la fila scorreva velocemente.
Vanessa gettò un’occhiata da sopra le teste della gente, allungandosi in punta di piedi: il bar vendeva, oltre ai soliti panini, tramezzini e pezzi di pizza, anche dei piatti di pasta o di riso e qualche secondo a base di pesce.
Se proprio doveva essere sincera, non le andava di prendersi un pasto completo e mangiare insieme agli altri ragazzi. Non sapeva spiegarsi il motivo, ma si era sempre sentita a disagio a pranzare in compagnia: in passato preferiva mangiare qualcosa sotto l’ombrellone con la madre e i fratelli e raggiungere gli amici dopo pranzo.
La ragazza si guardò attorno velocemente mentre, ormai arrivato il suo turno, Vincenzo ordinava un panino con prosciutto e formaggio.
“Tu cosa prendi cara?” le chiese il barista affettuoso.
Vanessa, senza pensarci più di tanto, si precipitò verso il frigorifero con i gelati e afferrò la prima cosa che le capitò sotto mano: un ghiacciolo al limone “Questo!” esclamò al ragazzo dietro al bancone “Mettilo sul conto di mamma, grazie”.
Dato che erano più di dieci anni che la famiglia andava in vacanza in quel posto, il barista si fidava e permetteva loro di pagare in un secondo momento le cose che mangiavano.
Vanessa sentì lo sguardo di Vincenzo su di lei, mentre uscivano dal bar e si incamminavano verso il tavolino di prima.
“Cosa…?” provò a chiedere diventando tutta rossa e voltandosi verso di lui.
“Niente niente!” rispose il ragazzo distogliendo lo sguardo “Non hai fame? Hai preso solo un ghiacciolo”.
“Uhm, si. Non ho molta fame: ho fatto colazione tardi”.
Quanto poteva essere definita assurda da uno a dieci quella situazione? Vincenzo che le parlava tranquillamente di cibo e lei che gli raccontava cosa aveva fatto quella mattina… non era una scenetta che si vede tutti i giorni, constatò mentre apriva l’involucro del ghiacciolo.
Eleonora e Marco erano tornati su dalla spiaggia e si stavano asciugando, avvolti nei loro teli da mare.
“Andiamo anche noi a prendere da mangiare” Eleonora tirò Marco per un braccio indicandogli il panino che Vincenzo stringeva tra le mani “Sto letteralmente morendo di fame”.
“Ok” rispose brevemente il ragazzo incamminandosi con lei verso il bar, non prima di aver gettato uno sguardo strano al ghiacciolo che Vanessa aveva cominciato a mangiare.
Perché tutti se la prendevano con il suo pranzo quel giorno?!

“Io vado al mio ombrellone” disse Vanessa a basa voce nell’orecchio di Eleonora che, seduta affianco a lei, aveva appena finito di divorare due pezzi di pizza.
“Ok, a dopo” la salutò lei non prestandole troppa attenzione. Vanessa non ci mise molto per accorgersi che era stata completamente presa nell’osservare Marco ridere a una battuta appena fatta da Leonardo.
“Aspettami! Vado anche io all’ombrellone” Vanessa si voltò non appena aveva cominciato a muoversi, vedendo proprio Marco correrle incontro verso la passerella che portava giù alla spiaggia.
Il ragazzo si affiancò a lei, camminandole affianco.
Dopo qualche minuto di silenzio Marco prese la parola “Non lo stai facendo di nuovo vero?” chiese guardandola di sottecchi.
“Facendo cosa?” chiese Vanessa.
“Evitando di mangiare per perdere peso. Lo sai benissimo che non ti serve”.
“Cosa?” esclamò la ragazza stupita “Ma io non l’ho mai fatto!”.
“Si invece. C’è stata un’estate in cui non mangiavi mai e sei dimagrita tantissimo”.
“Ero a dieta!” esordì Vanessa spazientita “Avevo diciassette anni e volevo dimagrire, non avevo certo qualche disturbo o cose del genere. Ma come ti salta in mente di dire queste cose?”.
Marco sembrava in imbarazzo “Ho visto che hai mangiato solo un ghiacciolo…”.
“Ascolta! Non avevo fame, capita… Ma ti assicuro che di solito mangio moltissimo”.
“Va bene, va bene… era solo… volevo dirtelo perché quell’estate stavi dimagrendo davvero tantissimo e mi ero preoccupato”.
Vanessa continuò a camminare tenendo lo sguardo verso il basso finché non arrivò vicino al suo ombrellone.
“Perché non me l’hai mai detto?” chiese sottovoce rallentando il passo e, infine, fermandosi a pochi passi dal lettino.
Marco alzò le spalle “Non ho fatto molte cose in passato e ne ho fatte altre di cui mi pento”.
“Beh… ci vediamo allora” disse Vanessa un po’incerta, salutando il ragazzo con la mano e dirigendosi verso il suo lettino.
“Si… ciao” rispose Marco riscuotendosi e continuando a camminare lungo la passerella.
“Chi era?” chiese la madre di Vanessa non appena la figlia si fu sistemata affianco a lei sotto l’ombrellone.
“Marco” rispose la ragazza distrattamente, con il pensiero proiettato in tutt’altra direzione.
“È lui? È carino!” le bisbigliò la donna avvicinandosi al suo orecchio.
“Cosa? Mamma no, per favore! Non ricominciamo questo discorso!”.

Nell’estate del 2009, Vanessa usciva ormai abitualmente con il gruppo di ragazzi della sua spiaggia.
Non c’era una sera in cui non cercava in tutti i modi di integrarsi con loro e li seguiva ovunque volessero andare: discoteche, pub, spiagge deserte.
Inoltre passava tutto il giorno a rincorrerli sulla spiaggia per passare del tempo con loro.
Eleonora si era fidanzata durante l’inverno e passava metà giornata al telefono con il suo ragazzo lontano, quindi la povera Vanessa si ritrovava quasi sempre a fare i conti con una compagnia non proprio simpatica, senza l’appoggio dell’unica persona che ogni tanto prendeva le sue difese.
Marco non le dava troppo fastidio, a dir la verità, anzi, si comportava bene con lei, ma era quasi sempre in giro per la spiaggia a provarci con le ragazze nuove e comunque non la difendeva mai da una battuta cattiva di Leonardo o da una sarcastica delle due sorelle Visti.
Quest’ultime erano le due persone più antipatiche che Vanessa avesse mai incontrato in vita sua: sempre pronte a trattarla dall’altro verso il basso o a ignorarla esprimendo tutto il loro disprezzo per lei.
Poi c’era Vincenzo che semplicemente si faceva gli affari suoi. Vanessa ogni tanto si trovava a domandarsi se il ragazzo si fosse accorto della sua presenza, se si fosse reso conto che era diventata presenza fissa nel gruppo da ormai due estati. Poi lui rideva per qualche battuta cattiva di Leonardo o la guardava male quando diceva qualcosa di sbagliato e il mondo le crollava addosso. Non solo Vincenzo si era accorto di lei, ma le faceva anche così schifo che cercava di ignorarla il più possibile.
Una mattina di agosto Vanessa si trovava seduta a un tavolino del bar insieme alle due sorelle, Leonardo e Vincenzo.
“È ora di fare merenda” esclamò Leonardo d’un tratto “Vado a vedere se papà mi fa prendere qualcosa gratis dal bar”.
“Raccomandato di merda” lo apostrofò la sorella più grande mentre si controllava le unghie perfette laccate di rosso.
“Prendo anche io una merenda” disse Vanessa raccogliendo tutto il suo coraggio, come doveva fare ogni volta prima di pronunciare una frase in presenza di Vincenzo.
“Certo! Così aggiungi qualche rotolino in più sulla pancia” esclamò all’improvviso l’altra delle due sorelle.
Vanessa che si era già alzata per andare verso il bar, si fermò di colpo e ritornò seduta sulla sedia. La maglietta larga che indossava, come suo solito, nascondeva bene le forme morbide del suo corpo da diciassettenne, eppure quando dovevano fare il bagno la ragazza era costretta a restare in costume e mostrarle a tutti, con sua somma vergogna.
“Beh io vado” Leonardo alzò le spalle e se ne andò, lasciando al tavolino una Vanessa ancora più in imbarazzo di prima, insieme alle sorelle e a un Vincenzo improvvisamente interessato più al suo cellulare che alla scena davanti lui.
“Davvero, se fossi in te non andrei in giro con la pancia in bella vista” continuò l’odiosa ragazza infilando il dito nella piaga “Ma se ti impegni, forse potresti riuscire a dimagrire anche tu.. ne dubito però… sai quanta forza di volontà ci vuole per stare a dieta. Non credo ce la faresti”.
Vanessa continuò a tenere lo sguardo in basso, il volto accaldato e le mani che torturavano il bordo della maglia.
Quella sera stessa alla domanda della madre “Cosa volete per cena?”, Vanessa rispose con un “Non ho fame, oggi salto la cena”.


La ragazza si svegliò di colpo dal sonno in cui era piombata, comodamente sdraiata sotto l’ombrellone.
Ecco perché non voleva passare del tempo con quel gruppo di ragazzi: le portavano alla mente ricordi spiacevoli. Forse era vero quello che aveva detto Marco: quell’estate del 2009 era dimagrita troppo e troppo in fretta.
Vanessa sospirò cercando di scacciare quei pensieri dalla sua testa. Gettò un’occhiata al cellulare, la lucina gialla lampeggiante indicava la presenza di un messaggio.
Da Eleonora mare: “Noi siamo andati tutti a casa. Stasera esci? Andiamo all’Oro e poi forse al Darret”
La proposta di trascorrere anche la serata con quella compagnia di gente non allettava molto Vanessa e poi, probabilmente, avrebbe dovuto vedersi con Louis quella sera, dopo averlo abbandonato per tutto il giorno. Stava per rispondere all’amica che rifiutava l’invito, ma la voce della madre la interruppe.
“Cosa fai stasera? Esci? Ho pensato… dato che Sara ancora non riesce a muoversi… potrei uscire pure io, è da tanto che non lo faccio. Mara me lo chiede da tempo, potremmo fare un giretto in città. Ai gemelli penserà tua sorella”.
Vanessa si sentì come se le avessero gettato un masso addosso: sua madre sarebbe uscita quella sera, avrebbe girato per le strade della città, che non era molto grande quindi inevitabilmente si sarebbe incontrata con il suo gruppetto di ‘amici’. E non trovare anche la figlia insieme a loro l’avrebbe insospettita. Non avrebbe nemmeno potuto fingere di restare a casa e poi uscire all’insaputa della donna perché quelle pesti dei suoi fratelli avrebbero certamente fatto la spia.
La serata con Louis era da considerarsi annullata.
La ragazza trattené tutte le parolacce che le erano venute in mente e rispose calma alla madre “Si, credo di uscire con gli altri”.
Poi cancellò la risposta che aveva già scritto per Eleonora e compose un nuovo messaggio.
A Eleonora mare: “Va bene, verrò”
Rimase per qualche secondo a fissare lo schermo prima di premere il tasto di invio.
Se non altro non avrebbe passato la serata a casa da sola…e poi, pensandoci bene, l’idea di trascorrere del tempo con questo Vincenzo diverso dal solito, non le dispiaceva affatto.




Quanto è bella la nostra Vanessa!


SPAZIO AUTRICE

Ciao zucchine mie!
Scrivo giusto qualcosina perché ho fretta di pubblicare il capitolo.
Allora, sono riuscita ad aggiornare solo con un giorno di ritardo rispetto alla mia tabella di marcia, ma… eh… purtroppo gli impegni non mi hanno permesso altrimenti.

Non sono del tutto convinta che questo capitolo mi soddisfi come è venuto fuori. La verità è che non avevo un’idea ben precisa su come descrivere il ritorno del resto dei personaggi.
Però Vanessa doveva passare un po’di tempo con loro: questo era sicuro.
Mi dispiace per Louis, che non è presente qui (e non lo sarà nemmeno nel prossimo capitolo) e mi dispiace per Vanessa ch deve resistere senza di lui.
A parte questo, cosa ve ne pare degli altri personaggi? Marco? Vincenzo? Cosa dite del loro comportamento?
Ho inserito anche un piccolo flashback alla fine dove vediamo in azione anche le due odiose gemelle. Cosa ne pensate del passato di Vanessa? Vi piace quando metto dei brevi pezzetti delle estati passate?

Bien, ora vi lascio!
Un ringraziamento speciale alle dolcezze che hanno recensito lo scorso capitolo LittleMissHoran, Cocomero_ e la fantastica You are a little late (la mia Francesca preferita :*)

Se vi va di farmi un regalino, lasciate tutte una recensione, anche piccolina, qui sotto! Vorrei leggere le risposte di tutte voi alle domande che ho fatto nello spazio autrice!

Ce la fate a passare anche qui? È la mia nuova mini long di tre capitoli (ho sistemato l’impaginazione, così adesso si può leggere anche dal telefono).
Un bacio a tutte e al prossimo capitolo!

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Capitolo 18
*** Tonight let's get some and live while we're young ***


TONIGHT LET'S GET SOME AND LIVE WHILE WE'RE YOUNG



"Eppure non ho mai avuto problemi a scegliere come vestirmi" pensò Vanessa mentre fissava l'armadio con espressione vacua.
Di solito, quando doveva uscire la sera, passava velocemente in rassegna mentale tutto il contenuto del suo guardaroba e decideva al volo cosa avrebbe indossato. Non si riduceva mai all'ultimo momento senza aver preso una decisione, ma quella sera, inspiegabilmente, si trovava nella strana situazione di essere indecisa.
La ragazza si riscosse e cominciò ad aprire i cassetti, spostando le maglie di qua e di là e cercando di prendere velocemente una decisione. Erano già le nove e mezza e, dopo aver cenato e accettato il fatto che sarebbe dovuta uscire, come promesso a Eleonora, ancora indossava i suoi pantaloncini e le infradito comode che portava dentro casa.
La ragazza spazientita afferrò il telefono e digitò un messaggio:
A Louis mare: "È preoccupante che io stia pensando a cosa indossare da un quarto d'ora?"
Per un attimo nella sua testa balenò l'idea di scrivere all'amica per dirle che non sarebbe andata con loro, ma poi pensò che la ragazza ci sarebbe rimasta male, considerando che non le dedicava una serata da troppo tempo. Inoltre, una parte di lei, aveva cominciato a desiderare veramente di uscire quella sera e cominciava a vincere quella parte che invece avrebbe preferito passare la serata a casa o vedersi con Louis.
Il telefono vibrò:
Da Louis mare: "Zayn a volte ci mette più di due ore, tranquilla. A cosa stavi pensando?"
A Louis mare: "Sto pensando che non voglio sembrare troppo curata perché la gente potrebbe fare allusioni al fatto che mi sono vestita in un determinato modo per piacere a Vincenzo. Anzi temo che lui sia il primo a pensarlo"
scrisse rendendosi conto solo in quel momento dei suoi timori.
Dopo aver aperto tutti i cassetti e aver creato un bel disordine, Vanessa riuscì a ridurre le infinite possibilità di outfits a tre scelte: una gonna blu con una blusa, un vestito a fiori o dei pantaloni blu aderenti. La ragazza si stupì nuovamente osservando i capi d'abbigliamento che aveva posato sul letto: era la prima volta che le capitava di essere così indecisa e non sapeva spiegarsi perché.
Gettò un'occhiata all'orologio: erano le dieci meno un quarto.
Da Louis mare: "Fregatene di quello che pensano gli altri! Vestiti come se Vincenzo non ci fosse; mettiti comoda come se dovessi uscire con me".
La situazione stava sfiorando i limiti dell'assurdo, quindi la ragazza afferrò i pantaloni, optando per la decisione più comoda e corse in bagno a lavarsi. Forse Louis aveva centrato il punto: non era il giudizio della gente che la preoccupava, ma si stava concentrando proprio sull'impressione che avrebbe fatto a Vincenzo.
Era strana anche l'ansia che stava cominciando a impadronirsi di lei, pensò, come se si stesse creando mentalmente chissà quale aspettativa. Si sentiva un po' come in quelle giornate in cui ti svegli con il sole che splende e pensi che succederanno grandi cose nelle ore successive.
Dopo aver indossato una semplice camicia, mise fine ai mille problemi che stavano prendendo forma nella sua testa e si sbrigò a uscire di casa, salutando la madre e montando velocemente in sella alla bicicletta.

L’Oro Club era, come sempre, affollatissimo: ragazzi e ragazze dai diciotto anni in su si ammassavano davanti l’entrata del piccolo bar, dal quale si sentiva uscire la musica che lo caratterizzava a volume altissimo.
Vanessa incatenò la bicicletta a un paletto, guardandosi intorno per cercare di individuare gli amici.
Fortunatamente per lei, la chioma bionda di Eleonora era facilmente riconoscibile, anche da lontano e, dopo pochi minuti, si affiancò all’amica e al resto del gruppo, salutando tutti con un ‘ciao’ generale.
“Finalmente!” trillò Eleonora con il suo solito tono di voce acuto “Pensavo che non saresti venuta”.
Leonardo, alla sua destra, sbuffò con ironia, ma Vanessa decise di ignorarlo e si concentrò sul resto della compagnia, che le sembrava un po’troppo numerosa quella sera.
In effetti, oltre a Vincenzo e Marco, che le stavano di fronte seduti su una panchina,  erano presenti all’appello anche altre quattro persone: un’amica di Eleonora che credeva si chiamasse Francesca, un ragazzo con i capelli castani e ricci che giurava di aver già visto da qualche parte e due ragazze totalmente sconosciute che, a giudicare da come si guardavano in giro spaesate, non dovevano conoscere gli altri da troppo tempo.
“Probabilmente sono le nuove conquiste di Marco” pensò quando l’amico si alzò dal suo posto per presentargliele.
Dopo varie strette di mano Leonardo esclamò “Allora? Vogliamo entrare a bere qualcosa qui prima di andare in discoteca?”.
Tutti accettarono e si incamminarono verso la porta del pub, mentre Vanessa si malediceva mentalmente per non essere rimasta a casa comodamente seduta sul divano davanti alla televisione. Si era immaginata che gli amici avrebbero proposto una delle loro solite serate interminabili e, seppur controvoglia, aveva accettato di andare con loro all’Oro. Ma l’idea di andare anche al Darret non le faceva certo fare i salti di gioia, considerando anche come era andata a finire l’ultima volta che ci era stata.
All’interno del locale la musica raggiungeva livelli quasi insostenibili, ma Vanessa si trascinò al bancone seguendo gli altri.
“Cosa prendi?” le chiese Eleonora urlando, cercando di sovrastare il suono che proveniva dalle casse.
“Per questa volta niente” le rispose Vanessa. Dall’ultima volta, considerando anche le conseguenze che quella serata aveva avuto, non aveva poi così tanta voglia di riempirsi il corpo di superalcolici.
“Ma come? Prendiamo tutti qualcosa!”.
“Ele davvero, non ne ho voglia” replicò Vanessa allungando lo sguardo verso la fine del bancone. Vincenzo aveva ordinato il suo drink e stringeva il bicchiere in una mano mentre chiacchierava con il ragazzo riccio. La ragazza impiegò qualche secondo prima di rendersi conto che si era, ancora una volta, incantata a fissarlo.
Il modo in cui Vincenzo si muoveva, il modo in cui muoveva le labbra quando parlava, il suo sguardo brillante e penetrante: tutto di lui la incantava.
La ragazza si convinse mentalmente che questa sua attrazione era puramente fisica e completamente giustificabile, considerando il fatto che aveva avuto una cotta per lui negli ultimi cinque anni. Ma si rifiutava di credere che ancora provava qualcosa per lui. Non dopo tutto quel tempo. Non dopo che si era distaccata dal gruppo e aveva smesso di vederlo tutti i giorni.
“Fai come vuoi” la voce rassegnata di Eleonora la riscosse dai suoi pensieri e la ragazza si voltò di scatto, temendo che Vincenzo intercettasse il suo sguardo. Sarebbe stato un disastro se lui l’avesse scoperta a fissarlo, soprattutto dopo il discorso che gli aveva fatto nei giorni passati, quando aveva lasciato intendere che non voleva avere più niente a che fare con lui.
Le due ragazze nuove sembravano trovarsi più a loro agio adesso, mentre chiacchieravano con Eleonora, ridacchiando di tanto in tanto.
“Probabilmente sono fatte della sua stessa pasta” pensò Vanessa “Stupide e attratte dagli stronzi”.
“Tu cosa fai?” le chiese una di queste voltandosi improvvisamente verso di lei.
Vanessa alzò le sopracciglia “In che senso?”.
Quella ridacchio “Intendo nella vita”.
“Ah. Studio lettere” rispose laconica. Non le andava per niente di fare conversazione, o comunque non con quella ragazza un po’troppo tinta e un po’ troppo truccata.
Oh… il trucco… per la fretta si era dimenticata di sistemarsi. Un filo di mascara avrebbe anche potuto metterlo.
“Io comincerò giurisprudenza l’anno prossimo” canticchiò orgogliosa quella interrompendo le sue riflessioni mentali “Sono così emozionata”.
“Beh.. in bocca al lupo” rispose Vanessa trattenendosi dall’alzare le spalle per esprimere in pieno il suo menefreghismo.
Con un ultimo lungo sorso Eleonora finì il suo drink e poggiò il bicchiere vuoto sul bancone.
“Ne prendiamo un altro?” chiese alle altre tre ragazze che annuirono contente.
“Ti prego non farti riportare a casa ubriaca” le urlò Vanessa nell’orecchio “Meglio non ripetere le esperienze del passato”.
“Tranquilla” ridacchiò quella da dietro una mano “Ora sono molto più abituata a bere, lo reggo meglio”.
“Vantiamocene pure!” pensò Vanessa trattenendosi dal dirlo ad alta voce.
“Non esagerate ragazze, altrimenti potreste non ricordarvi di quello che succederà stasera” esclamò Marco comparendo dietro di loro e appoggiandosi con fare spavaldo sulla spalle delle due ragazze nuove.
“Che nel suo linguaggio significa: ‘continuate così’!” lo prese in giro Vincenzo avvicinandosi a sua volta al gruppo.
La stessa ragazza che le aveva parlato prima scoppiò a ridere e si avvicinò a Vincenzo poggiandogli una mano sul braccio. Vanessa provò l’improvviso impulso di voltarsi dall’altra parte.
“Allora, vogliamo andare a divertirci al Darret?” chiese Marco stringendo l’altra ragazza per la vita.
Mentre tutti, o quasi tutti, annuivano entusiasti Vanessa sentì una pressione stringerle il braccio e si rese conto che Eleonora le stava letteralmente stritolando l’arto con la mano. “Così me lo stacchi” le disse vicino all’orecchio.
“Cosa? Oh… scusa” balbettò lei abbassando la sguardo dalla scena che aveva di fronte e mollando la presa.
Vanessa fissò l’amica mentre il resto del gruppo cominciava a muoversi verso l’uscita, la ragazza nuova ancora appiccicata a Vincenzo e l’altra avvinghiata ancora di più a Marco. Si sentiva triste per lei, forse un po’ le faceva pena, ma non sapeva come fare per farla stare meglio. Probabilmente avrebbe dovuto uccidere Marco, così avrebbe smesso con i suoi atteggiamenti da latin lover… ma non era convinta che questa soluzione avrebbe fato stare meglio Eleonora.
Vanessa sospirò e fece cenno all’amica di seguirla fuori dal locale. Questa finì l’ultimo sorso del suo secondo drink e si raddrizzò incamminandosi con lei, scuotendo i capelli e cercando di assumere la sua solita aria sicura.
Quando, dopo aver pedalato per dieci minuti per le strade del paese, arrivarono davanti alla discoteca, ci misero pochi minuti per realizzare che la fila di persone in attesa di poter entrare era veramente lunga.
Marco si avvicinò al buttafuori “Che tempi si prevedono per entrare?” chiese speranzoso.
“Con una fila del genere non sperate di entrare prima dell’una” rispose quello annoiato.
“Cosa facciamo? Sono solo le undici” chiese il ragazzo al resto del gruppo.
“Troviamo un alternativa?” propose il ragazzo riccio “Sinceramente non mi va di aspettare per due ore in piedi”.
Vanessa esultò mentalmente quando si rese conto che anche gli altri non erano allettati dall’idea di rimanere in fila per così tanto tempo. Forse era riuscita a risparmiarsi la discoteca.
“Proposte?” chiese Eleonora.
“Che ne dite della spiaggia?” propose la ragazza che Vanessa stava cominciando ad odiare “È così romantica la notte, si vedono tutte le stelle”.
“Ci sto!” rispose Leonardo mentre tutti gli altri annuivano convinti.
“Allora che spiaggia sia!” esclamò teatralmente Marco avvicinandosi alla bicicletta “Magari possiamo anche accendere un falò”.
“Il che sarebbe un tantino illegale” gli bisbigliò Vanessa nell’orecchio per non farsi sentire da Leonardo che avrebbe sicuramente fatto qualche battuta cattiva sul suo rispetto per le regole.
Marco si voltò verso di lei sorridendole “Le leggi sono fatte per non essere rispettate, mia cara Vanessa!”.

Dopo circa un’ora da quando erano arrivati in spiaggia, i ragazzi erano riusciti ad accendere un falò con dei piccoli ciocchi di legno ‘presi in prestito’ da una rimessa lì vicino, si erano seduti sulla sabbia in cerchio intorno al fuoco e Vanessa aveva ringraziato mentalmente il cielo per essersi messa i pantaloni e non il vestito.
Le altre ragazze invece, che indossavano delle gonne non proprio succinte, non sembravano molto a disagio sedute a gambe incrociate.
“Avremmo dovuto portare qualcosa da mangiare” si lamentò Eleonora con lo sguardo incantato sulle fiamme che danzavano davanti a lei, mosse dal venticello che soffiava dal mare.
“Ma non hai già cenato?” le chiese la ragazza che doveva chiamarsi Francesca.
“Si, certo” la bionda sollevò le spalle “ma quando fai un falò devi sempre avere qualcosa da mangiare. Non so… salsicce, marshmallow”.
Se c’era una cosa che Vanessa aveva sempre invidiato in Eleonora, fisico a parte, era il fatto che riusciva a mangiare tonnellate di schifezze senza ingrassare di un grammo. Nonostante avesse un piccolo lavoretto come modella, nella sua città, e i suoi manager si raccomandavano sempre di far attenzione alla linea, Eleonora poteva benissimo fregarsene e mangiare pasta, pane e pizza in continuazione, addirittura in dose per due.
“Se non fossi supersexy, penserei che tu sia un uomo mascherato da donna, Ele” esclamò Marco seduto di fronte a lei.
Eleonora ridacchiò portando, come al solito, una mano davanti alla bocca “Lo so, me lo dicono tutti”.
Quando si parlava di argomenti come ‘cibo’ o ‘dieta’ Vanessa era sempre in imbarazzo, soprattutto in presenza di quella compagnia di persone che, in passato, non si erano fatti remore a criticarla per il suo fisico non proprio perfetto.
Con il passare del tempo la situazione era migliorata, sia per l’allontanamento delle sorelle Visti, le prime a puntarle il dito contro per quella faccenda, sia perché la sua pancetta era sparita e, in compenso, la ragazza aveva acquistato almeno venti centimetri in altezza e dieci sul seno. Prenderla in giro adesso per il suo fisico sarebbe stato irrazionale dato che lei stessa, sempre pronta ad auto criticarsi, ammetteva di non essere poi così male.
Comunque non si sentiva a suo agio a parlare di queste cose e invidiava molto Eleonora che invece riusciva a scherzare e prendere alla leggera qualsiasi argomento, anche dopo che il ragazzo che le piaceva le aveva fatto un gran complimento.
Vanessa arrossì solamente all’idea che Vincenzo potesse chiamarla ‘supersexy’ e poi si impiccò mentalmente per aver subito pensato a lui come prima scelta.
"Che ne dite di un bagno?" chiese la ragazza ‘di giurisprudenza’ che Vanessa trovava alquanto antipatica.
"Sì, perché no?" rispose Marco che sembrava vivamente interessato da quella proposta “Di notte l'acqua del mare è calda, adoro fare il bagno quest'ora".
"Ma non abbiamo i costumi!" esclamò Eleonora ad alta voce battendosi una mano sulla fronte "come possiamo fare?".
"Per me non è un problema" Marco alzo le spalle come se effettivamente la questione non fosse di rilevante importanza per lui “Potrei anche fare il bagno nudo, ma, per rispetto alle qui presenti donzelle, penso che mi terrò i boxer".
"Anche per noi non è un problema" esclamò allegra una delle ragazze sollevandosi da terra e scrollandosi la sabbia dalle gambe "Non è vero ragazze? Possiamo benissimo fare il bagno in biancheria intima".
"Bene!" esclamò Leonardo alzandosi a sua volta "allora cosa stiamo aspettando?".
A Vanessa non passò per la testa nemmeno per un secondo l'idea di accettare la proposta: non le piaceva fare il bagno nemmeno il giorno, figuriamoci durante la notte e con indosso soltanto mutande e reggiseno.
Rimase quindi seduta al suo posto e si voltò verso Eleonora guardandola interrogativa con le sopracciglia alzate. La ragazza bionda sembrò riflettere per un momento, ma poi, vedendo che anche Marco si era alzato da terra e si avvicinava a una delle ragazze, si riscosse e accettò la proposta “Non sarà poi così male" si giustificò con Vanessa.
"Vai pure non è un problema per me" rispose la ragazza sollevando le spalle "ma io non entro in acqua nemmeno morta".
Dopo qualche minuto tutte le altre ragazze insieme a Marco e Leonardo si erano spogliate senza nessun imbarazzo e stavano correndo verso l'acqua del mare.
Con grande sorpresa di Vanessa, Vincenzo non aveva accettato la proposta ed era rimasto seduto anche lui vicino al fuoco, in compagnia del ragazzo con i capelli ricci.

Forse Vanessa avrebbe fatto meglio ad accettare il bagno al mare, dato che la situazione si era evolta in qualcosa di ancora più imbarazzante: i due ragazzi, seduti vicino a lei sembravano non avere intenzione di intrattenere una conversazione e il silenzio calava tra i tre interrotto solamente dalle risate e gli schiamazzi degli altri componenti del gruppo che si divertivano in acqua.
Per alleggerire la tensione Vanessa tirò fuori il cellulare dalla borsa. Dopo aver finto per qualche minuto di osservare lo schermo, decise di scrivere un messaggio a Louis.
A Louis mare: "Cosa stai facendo?"
Non passarono neanche cinque secondi che arrivò la risposta del ragazzo.
Da Louis mare: "Sto guardando qualche stupido programma italiano in televisione. Tu?".
Vanessa sorrise leggermente all'idea del ragazzo che faceva zapping compulsivo sul telecomando per cercare di trovare qualcosa di decente in televisione, poi digitò la risposta.
A Louis mare: "Sono in spiaggia, davanti a un falò e mi annoio."
La ragazza sollevò lo sguardo dallo schermo per controllare la situazione: Vincenzo e il ragazzo riccio avevano cominciato a parlare sottovoce su qualcosa a lei sconosciuto, ma probabilmente divertente a giudicare dall'espressione sorridente sul volto di Vincenzo. Riuscì a captare solamente qualche parola mentre il resto della discussione veniva coperto dal rumore del fuoco e delle onde del mare.
"Marco è fatto così" esclamò un po' più ad alta voce Vincenzo scoppiando in una risata "dovrai farci l'abitudine. Ci prova con qualsiasi ragazza che respiri" concluse la frase voltandosi per qualche secondo verso Vanessa e intercettando il suo sguardo che era puntato su di lui.
La ragazza si sentì improvvisamente accaldata e si affrettò ad abbassare gli occhi. Non sapeva se Vincenzo avesse rivolto lo sguardo verso di lei alludendo al fatto che aveva avuto che fare con il pessimo carattere di Marco oppure soltanto perché aveva voglia di guardarla.
Dopo qualche minuto in cui Vanessa temette che Louis si fosse addormentato televisione, arrivò la risposta del ragazzo.
Da Louis mare: "Mi dispiace che tu ti stia annoiando. Domani ti prometto che passeremo tutta la giornata insieme e ci divertiremo un mondo".
Vanessa sorrise automaticamente leggendo quelle parole. Louis aveva lo straordinario potere di farla sentire bene anche in situazioni noiose e imbarazzanti come quella in cui si trovava.
La ragazza risollevò nuovamente lo sguardo ancora con il sorriso sulle labbra e si accorse con terrore che Vincenzo la stava ancora fissando e, adesso, il suo sguardo aveva assunto un cipiglio innervosito. La ragazza ci mise poco per accorgersi che doveva avere un'espressione ebete dipinta sulla faccia e tornò nuovamente seria mentre Vincenzo girava il volto verso il fuoco fingendo di non essere stato sorpreso a guardarla.
Vanessa non fece in tempo a rispondere a Louis perché dopo pochi secondi tutti gli altri ragazzi uscirono fuori dall'acqua e si misero a correre verso di loro schizzando gocce salate da tutte le parti.
"Sono tutta bagnata. Questi costi ci metteranno ore ad asciugarsi" esclamò una delle ragazzi indicandosi senza pudore le tette e alludendo al il suo reggiseno super push-up e super imbottito.
"Puoi sempre toglierlo e metterlo vicino al fuoco" scherzò Marco avvicinandosi a lei, ma evitando questa volta di toccarla.
Eleonora si legò in una coda i capelli bagnati gettandosi di peso seduta affianco a Vanessa "Saresti dovuta venire, l'acqua era caldissima" disse.
"Sarà per un'altra volta" rispose Vanessa riponendo il cellulare dentro alla borsa e guardandosi intorno.
"La suoretta non avrà mai la forza di spogliarsi davanti a un uomo" la battuta di Leonardo arrivò fredda e dura colpendola nell'orgoglio.
Qualcuno ridacchiò mentre il ragazzo biondo sembrava compiacersi con se stesso della sua squallida battuta. Vanessa rimase per qualche secondo senza parole cercando la risposta adeguata e tagliente da rivolgere a quello stronzo, ma, non riuscendo a trovare nulla, preferì rimanere in silenzio senza replicare.
"Rischiamo di ammalarci così bagnati" disse Marco assumendo un'aria responsabile che non gli si addiceva affatto "Credo che sarebbe meglio se tornassimo a casa ad asciugarci. Possiamo sempre riuscire dopo".
"No dai! La mia casa è dall'altra parte del paese, ci metterei troppo tempo ad andare e tornare" si lamentò la ragazza che secondo Vanessa era la più interessata alle attenzioni di Marco.
"Non ti preoccupare, puoi venire ad asciugarti a casa mia e poi raggiungeremo gli altri più tardi" rispose Marco mente un sorriso trionfante gli si allargava per tutto il volto.
Vanessa cercò di non puntare lo sguardo su Eleonora, ma non poté trattenersi dal notare l'espressione delusa sul volto dell'amica.
"Allora è deciso, andremo tutti a casa e poi ci vediamo al bar vicino al porto" disse Leonardo mentre si rimetteva i pantaloni.
Tutti gli altri annuirono e le ragazze si sbrigarono a indossare di nuovo i loro vestiti cercando di asciugarsi con quelli il più possibile.
La compagnia si alzò da terra mentre Vincenzo gettava della sabbia sul fuoco per spengerne i resti. Anche Vanessa si sollevò contenta, sarebbe tornata casa e certamente non si sarebbe fatta vedere dopo: sarebbe andata dritta al letto per cancellare al più presto il ricordo di quella serata orribile.

I ragazzi si apprestarono a tornare verso il paese e cominciarono a camminare silenziosamente sulla sabbia Vanessa si tenne un po' in disparte rimanendo indietro rispetto agli altri, immaginando già nella mente di trovarsi a casa.
Accadde tutto in un attimo. Non si era accorta della presenza di Vincenzo dietro di lei finché non lo sentì vicino. In pochi secondi lui le avvolse i fianchi con un braccio poggiandole una mano sulla vita, si avvicinò al suo orecchio e le sussurrò "Sei stata brava con Leonardo: se lo ignori vedrai che non ti darà più fastidio".
La ragazza sentì le gambe tremarle mentre Vincenzo si allontanava da lei e le sorrideva facendole l'occhiolino. Non riuscì a dire nulla, ma continuò a camminare in silenzio, sempre più lentamente mentre il ragazzo la superava facendole un cenno con la mano e raggiungendo gli altri davanti a loro.

Non poteva eccitarsi per un semplice tocco. Non poteva e basta! Lo sapeva che uscire con i ragazzi non era stata una buona idea. La presenza di Vincenzo l'aveva sempre turbata e sempre lo avrebbe fatto, pensò Vanessa mentre pedalava nelle stradine solitarie diretta verso casa sua. Non avrebbe dovuto permettere che questo accadesse di nuovo. Non poteva cadere nuovamente nel vortice ‘Vincenzo’.
Mentre entrava dentro il cortile di casa prese una decisione: avrebbe evitato accuratamente di uscire con quei ragazzi da lì fino alla fine dell'estate.
Eppure, rifletté mentre saliva in silenzio le scale della villetta, non riusciva a capire perché continuava a sentirsi così bene e a pensare che quelli ultimi secondi avevano completamente cambiato il suo umore di quella sera.
Non si era svegliata con il sole che splendeva pensando che sarebbero successe grandi cose, eppure come mai non sentiva che le sue aspettative erano stati deluse?




SPAZIO AUTRICE

Salve a tutti!
Lo so lo so... Sono tremendamente in ritardo con la pubblicazione del capitolo. Così in ritardo che, se volete, potete uccidermi (nella modalità che preferite voi... Chiedo solo una cosa rapida e indolore). Se mi uccidete però non saprete mai come andrà a finire la storia quindi non so quanto vi convenga. Sono perfida muahahaha!
Scherzi a parte: mi scuso all'infinito per questo ritardo, ma, come al solito, sapete che non dipende da me.
Ok... Forse in parte dipende da me, ma la percentuale maggiore di colpa è da attribuire all'università, alla sessione d'esami che sta per iniziare e a statistica, che mi tiene impegnata notte e giorno.
Inoltre ultimamente si è aggiunto un impegno che... Ok mi imbarazzo a raccontarlo, ma siccome siete voi e vi voglio un mondo di bene ho deciso di confessarlo.
Mi sto vedendo barra frequentando con un ragazzo... Quindi diciamo che ultimamente usciamo spesso e questo, aimè, porta via tempo non solo allo studio, ma anche a 'With your help'. I'm sorry... Ma poi non così tanto sorry.

Ok, ho parlato a sufficienza di me quindi passiamo al capitolo.
Cosa ve ne pare? Forse è un po' corto, ma sono abbastanza soddisfatta.
Scrivetemi le vostre impressioni e non esitate a farmi critiche o osservazioni.
Vi piace il fatto dei messaggi con Louis? Ho pensato che sarebbe stato crudele non includerlo per niente in questi ultimi capitoli quindi ho adottato questo stratagemma.
Cosa mi dite di Vincenzo??? Sono curiosa!! :)

Ringrazio tantissimo tutte le lettrici e le ragazze che mi scrivono sempre una recensione. Non mi metto a scrivervi una per una perchè non ho tempo nemmeno di respirare e ho fretta di pubblicare il capitolo!
Mi scuso con le mie adorate Livia e Francesca se non ho ancora scritto recensioni per le loro vecchie e nuove storie, ma vi giuro che non ho avuto un momento di tempo libero. Rimedierò al più presto!

Ora vi lascio... 
Mi dispiace per questo spazio autrice squallido.

Un bacione enorme a tutti!!!

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Capitolo 19
*** So tell me nothing’s gonna change and you won’t ever walk away ***


SO TELL ME NOTHING'S GONNA CHANGE AND YOU WON'T EVER WALK AWAY



Il risveglio la mattina dopo fu abbastanza problematico per Vanessa: nel momento stesso in cui aprì gli occhi le tornarono in mente i ricordi della sera precedente, del falò sulla spiaggia e di Vincenzo che si avvicinava per sussurrarle nell’orecchio.
Dopo pochi secondi realizzò che l’intera estate era stata fino a quel momento all’insegna di novità ed emozioni sempre continue. Erano state poche le mattine in cui si era svegliata senza quella strana sensazione che le proiettava il pensiero verso qualcosa che era successo di recente.
Certamente non stava andando come aveva programmato all’inizio dell’estate quando, intenta a preparare le valigie nella sua stanza a Roma, l’unica sua preoccupazione era stata quanti libri portare e domandarsi se ce l’avrebbe fatta a preparare almeno due esami. Luglio era agli sgoccioli, il giorno successivo suo padre avrebbe raggiunto il resto della famiglia nel paese di mare e Vanessa aveva letto si e no tre dei sei libri che aveva portato con se. Non sarebbe riuscita a preparare proprio un bel niente se avesse continuato in quel modo.
Poi però, mentre stendeva le braccia nel letto per stirare i muscoli, pensò che non tutto il male veniva per nuocere e che il distrarsi dallo studio ultimamente non era stata una cattiva idea, o perlomeno, le aveva dato la possibilità di passare più tempo possibile con Louis.
La ragazza non sapeva se quell’incontro sarebbe stato una cosa passeggera e proprio in quel momento si rese conto che le sarebbe dispiaciuto, una volta tornata in città, chiudere i rapporti con il ragazzo. 
Chissà perché, non aveva ancora realizzato che prima o poi l’estate sarebbe finita e il ragazzo sarebbe tornato nel suo paese. Adesso l’Inghilterra le sembrava più lontana che mai.
La consapevolezza di tutto ciò la colpì come una doccia gelata.  Si era sentita così a suo agio con Louis da proiettare la loro amicizia nel futuro, immaginando che avrebbero continuato a sentirsi anche durante l’inverno e che l’estate successiva avrebbe trovato il ragazzo ad attenderla nella villetta in fondo alla strada, pronto per un altro mese da passare insieme. 
“Che stupida che sono stata!” pensò mentre si tirava a sedere sul letto affranta. 
Non aveva fatto i conti con la lontananza che li divideva: Louis viveva in un altro stato! Probabilmente, dopo la sua partenza non si sarebbero più visti e, con il passare del tempo, avrebbero anche smesso di sentirsi.  Inoltre non poteva considerare il ragazzo come una persona ‘normale’: dai racconti che le aveva fatto della sua vita si capiva benissimo il tipo di esistenza che conduceva normalmente, perennemente impegnato e in gir per il mondo. 
Come aveva potuto pensare che, una volta lontani, il loro rapporto sarebbe durato? Durante l’inverno non le capitava mai di sentirsi neppure con Eleonora, che conosceva da molto più tempo, figuriamoci se questo sarebbe potuto succedere con un ragazzo conosciuto da poco, che viveva all’estero e per di più che viveva facendo la popstar. 
Vanessa sentì l’ansia cominciare a salirle dentro e afferrò il cellulare dal comodino; cominciò a sfogliare tutti i messaggi che le aveva inviato il ragazzo per controllare che fossero ancora lì: molto probabilmente fra qualche mese sarebbero stati l’unica prova che testimoniasse ciò che era avvenuto tra di loro.
Perché questo pensiero le faceva così male? Innanzitutto il solo fatto di aver conosciuto qualcuno era una novità per lei. Inoltre l’aver stretto in così poco tempo un rapporto così stretto le faceva capire che  Louis era veramente una persona speciale e la prospettiva di dover cancellare tutto quello che avevano condiviso non era delle più rosee.
Forse, però, si stava facendo mille problemi mentali inutilmente; come sempre d’altronde. Anche il ragazzo le aveva assicurato più volte che la loro era un’amicizia speciale e questo le faceva pensare di avere qualche speranza. Anche se poi doveva mettere in conto il fatto che Louis, una volta tornato alla sua vita, avrebbe avuto numerose altre distrazioni, numerosi impegni e soprattutto numerosi altri amici, sicuramente più importanti di lei. Inoltre ciò che la faceva dubitare più di tutto era la sua inevitabile incapacità di saper mantenere solido un rapporto. Solo Livia era un’eccezione. Non c’erano state molte altre amicizie durature nella sua vita: semplicemente  non riusciva a legare con le persone. Molto probabilmente, quando le sarebbe venuta voglia di scrivere a Louis, si sarebbe trattenuta pensando di disturbarlo e a poco a poco avrebbero smesso di scriversi.
Si maledisse per questo suo modo di essere e si alzò dal letto sospirando. Cominciò a sentire un groppo alla gola e, temendo di scoppiare a piangere, cose in bagno a sciacquarsi il viso con l’acqua gelata.
Chiuse meccanicamente fuori dalla sua testa tutto ciò che avrebbe potuto alterare il suo normale stato di equilibrio mentale e decise di andare in spiaggia a prendere un po’ di sole e cercare di studiare qualcosa. Erano le sette e mezza quindi avrebbe avuto almeno due ore di pace: l’ideale per rilassarsi e allontanare i problemi dalla mente.

“A quanto pare il concetto di pace sembra non essere più contemplato all’interno della mia vita” sbuffò Vanessa alzando gli occhi al cielo mentre un Marco decisamente vispo si gettava a sedere sul lettino affianco a lei con un “Buongiorno dolcezza!” un po’ troppo affettuoso.
“Ti prego, devo studiare” cercò di ignorarlo lei, ma il ragazzo fu più rapido e le sfilò il libro dalle mani, nonostante le proteste.
“Ah no, secchioncella mia! Oggi niente studio, oggi staremo un po’insieme” ridacchiò lui alzandosi in piedi e tenendo il libro in alto sopra la testa in modo che Vanessa non potesse raggiungerlo.
“Marco!” sbottò la ragazza alzandosi a sua volta “Già sono abbastanza distratta di mio in questi giorni, non posso permettermi di perdere altro tempo se voglio dare gli esami a settembre…”.
“Si, si, ok” la interruppe il ragazzo con il suo solito sorrisetto stampato in volto “Non ti chiedo molto: fai una passeggiata con me. In un’ora saremo di ritorno”.
Vanessa scrutò attentamente il ragazzo che le stava di fronte “C’è sotto qualcosa?”.
“Vorrei solo passare del tempo con una mia amica, cosa c’è di male?” rispose Marco “E… ok, avrei anche bisogno di parlarti di una certa cosa” aggiunse notando lo sguardo indagatore della ragazza.
Vanessa rimase qualche istante immobile, poi sospirò e si chinò ad afferrare una della sue maglie larghe che si sbrigò ad indossare. 
“Va bene” concesse finalmente “Ma non farmi perdere più di un’ora”.
“Perfetto” esultò Marco con un gran sorriso e si incamminò verso la riva seguito a ruota dalla ragazza.
I due cominciarono a camminare lungo la spiaggia, con l’acqua delle onde che lambiva loro i piedi. Il sole cominciava ad alzarsi nel cielo, ma era ancora presto perché potesse scottare la pelle.
“Allora cosa devi dirmi?” chiese Vanessa all’improvviso, forse con troppa irruenza perché Marco ridacchiò e “Rilassati, non è un interrogatorio” scherzò abbracciandole le spalle.
A quel contatto inaspettato il corpo della ragazza reagì d’impulso: smise di camminare e si scansò velocemente da un lato scrollandosi di dosso il braccio dell’amico.
Marco si immobilizzò a sua volta con gli occhi sbarrati alla reazione improvvisa di Vanessa.
“Scusami” balbettò subito questa abbassando lo sguardo “Scusami… io… non so cosa mi sia preso” aggiunse portando le mani sulle braccia e stringendole al petto.
“No” rispose Marco abbassando lo sguardo a sua volta “Sono io che devo chiederti scusa. Non posso pretendere di venire così da te e abbracciarti dopo che… beh dopo quello che è successo. Anzi credo che le mie scuse non saranno mai abbastanza per…”.
“Ok basta” lo interruppe Vanessa sciogliendo le braccia e avvicinandosi a lui “Non scusarti ancora, è acqua passata. Mi dispiace di aver reagito così, ma io ti ho perdonato ok? Ho reagito male scusa, non era mia intenzione” aggiunse posando una mano sulla spalla del ragazzo.
“Ok” rispose lui. Sembrava molto imbarazzato.
“Coraggio! Non ti mangio mica” esclamò Vanessa con sicurezza. E si allungò verso di lui, un po’titubante, per abbracciarlo.
La ragazza poggiò la fronte sul petto di Marco e sentì l’amico rispondere all’abbraccio con timore, stringendola a se piano, come per paura di una reazione esagerata.
Probabilmente quello era il contatto più stretto che avevano mai avuto da quando si erano conosciuti, pensò la ragazza in una frazione di secondo, prima che Marco aprisse le braccia e lei si allontanasse da lui. Era strano come due persone potessero conoscersi da una vita, senza aver mai condiviso un momento di intimità.
“Grazie” disse il ragazzo distogliendo lo sguardo.
“Cosa volevi dirmi?” chiese Vanessa.
Marco sospirò e si sedette sulla sabbia, raggiunto subito dalla ragazza.
“Io…” cominciò lui insicuro “Sto pensando molto in questi giorni”.
“No!” esclamò Vanessa portandosi una mano davanti alla bocca per scherzo.
“E dai!” ridacchiò il ragazzo colpendola con la spalla “Sono serio”.
“Ok, vai avanti” si ricompose lei tornando a concentrarsi.
Marco sembrò incantarsi per qualche secondo a fissare la distesa azzurra davanti a loro brillare sotto la luce del sole.
"Mi stavo chiedendo..." cominciò poi titubante "Che tipo di persona sono io? Insomma" aggiunse subito allo sguardo interrogativo di Vanessa "Mi sembra di non cambiare mai, di essere rimasto quello che ero cinque anni fa. E non riesco a capire se è una cosa positiva. Mi sembra di restare fermo nel tempo mentre... Le altre persone cambiano".
"Ad esempio?" chiese Vanessa incuriosita.
"Vincenzo" rispose Marco facendo saltare la ragazza al solo nome "Lui mi sembra cambiato. E forse è normale perché stiamo crescendo. Quello che mi chiedo è: sono cambiato pure io? Insomma io posso essere come lui?".
"Come lui in che senso?" Vanessa stava provando a capire che direzione volesse prendere Marco con quel discorso.
"Nel senso che si vede quando tiene a una persona. Lui si comporta bene con lei, mentre io… io non sono per niente bravo in queste cose. Anzi rischio di rendere infelici proprio le persone a cui tengo di più".
Uno strano pensiero cominciò a insediarsi nella mente della ragazza "A chi ti stai riferendo?" chiese quasi timorosa di sapere la risposta.
"A te ok?" esclamò Marco alzando il tono della voce. Il cuore di Vanessa perse un battito. "Non lo capisci? Sto parlando di te? Non sapevo come dirtelo ma… ecco…" il ragazzo sembrava quasi imbarazzato mentre cercava di dire ciò che aveva in mente "Mi sembra che si stia, in un certo senso, interessando a te”.
In quel momento tutto fu più chiaro nella testa di Vanessa. Gli ci vollero pochi secondi per realizzare cosa stava pensando l'amico e reagire prontamente. "Anche tu con questa storia! Hai parlato con Eleonora?" sbottò. Le sembrava che tutti e due gli amici si fossero messi d'accordo per incasinarle ancora di più la mente.
"Cosa c’entra Ele?" chiese Marco voltandosi sorpreso verso di lei. Si vedeva che era sincero, quindi Eleonora non c'entrava niente in quella storia.
"Nulla nulla. Ma cosa vi passa per la testa?" chiese Vanessa abbassando lo sguardo e scuotendo il capo a destra e sinistra.
"Senti" esordì il ragazzo "Io ti dico le cose come stanno. Ripensando a quello che è successo... non mi sembra di essere una bella persona. Insomma io sono convinto di volerti bene, eppure guarda cosa è successo. Potrei continuare così per sempre: ferire le persone che tengono a me senza accorgermene".
"Parli sempre di me o di qualcun altro in particolare?" chiese Vanessa cercando di decifrare cosa potesse esserci dietro quella frase.
"Lascia stare me per un momento" rispose il ragazzo "Sto parlando di qualcuno altro ok? In realtà è proprio questo ciò che volevo dirti: forse è solo una mia impressione, ma… Vincenzo non avrebbe mai fatto ciò che ho fatto io. E tu non gli sei indifferente, ne sono più che sicuro".
Vanessa sbuffò alzando gli occhi al cielo. Come era possibile che tutto l'universo stesse cercando di incasinarle ancora di più le idee confuse che erano nate in lei quell'estate?
"Vincenzo non si è mai interessato a me per tutti questi anni" disse con tono scocciato "Sono sempre stata invisibile per lui".
"Questo è vero" replicò Marco "Ma invece guarda la persona che si è interessata a te cosa ha finito per farti. Credevo di essere il più importante per te di tutto il nostro gruppo, una specie di consolatore o non so cosa, l’unico di cui tu potessi fidarti. E invece… beh forse lui ti ha sempre considerata più di quanto non facessi io" concluse alzando le spalle e tornando a guardare verso il mare.
Vanessa fece un respiro profondo "Marco. Io preferirei non parlare di queste cose..."
"Certo, come vuoi tu" la interruppe lui "Volevo solo dirti che ho notato questo suo atteggiamento, tutto qui" le sorrise.
La ragazza rispose al sorriso "Beh... Grazie, ma non sono interessata. Nel senso che non ho proprio voglia di pensare a Vincenzo" si corresse.
I due ragazzi rimasero per qualche minuto in silenzio senza sapere cosa dire.
"E comunque" riprese Vanessa "Devi smetterla di farti problemi per quello che è successo tra di noi. Ormai è passato e non voglio che rovini la nostra amicizia".
Marco si voltò nuovamente verso di lei con un sorriso di sollievo stampato in volto. Era evidente che si era pentito per quello che aveva fatto quindi non sarebbe stato giusto rinfacciarglielo ancora.
"Beh ti lascio al tuo studio adesso. Mi raccomando: non impazzire su quei libri" la salutò il ragazzo alzandosi in piedi.
Dopo che Marco se ne fu andato, Vanessa si incamminò per tornare all'ombrellone cercando, inutilmente, di non pensare al dialogo appena sostenuto. Sinceramente non sapeva come considerare la questione: aveva notato anche lei un cambiamento in Vincenzo, non era possibile negarlo.
Eppure da lì a pensare che questo fosse dovuto ad un qualche suo interessamento ne correva di acqua sotto i ponti.
Non solo questa spiegazione era improponibile, ma era anche così assurda che nessun essere vivente avrebbe mai potuto crederle.
Vanessa scosse la testa: di sicuro quell'estate si stava trasformando in una somma di eventi incredibili e impensabili. 
Aveva notato però una cosa durante il dialogo: aveva detto a Marco 'ormai è passato e non voglio che rovini la nostra amicizia' e si era sentita sincera nel pronunciare quelle parole.
Cosa significava questo? Forse, nonostante avesse passato gli ultimi anni a cercare di chiudere i rapporti con quella gente, teneva veramente a Marco e alla sua amicizia.

L’unica cosa che voleva fare Vanessa, però, mentre pedalava la bicicletta velocemente per le stradine solitarie era dimenticare quella conversazione. Cercò di concentrarsi sui movimenti rapidi delle sue gambe per far si che le parole dell’amico non le mettessero in testa strane idee.
Il messaggio di Louis con il quale la invitava a pranzo, era arrivato provvidenziale e, non appena la madre e i fratelli avevano messo piede in spiaggia, Vanessa li aveva salutati, aveva lanciato tutti i libri nella borsa ed era corsa via di fretta da quel posto.
Ancora una volta si trovava a dover negare con tutta sé stessa che le ipotesi degli amici potessero avere un riscontro nella realtà e, come era già successo con Eleonora, provò a nascondere in un angolo della mente i pensieri che erano nati in lei.

“Allora!” esclamò Louis entrando in cucina “Cosa vuoi che ti prepari lo chef?”.
Vanessa lo seguì attraverso la porta, ridacchiando sotto i baffi “Sono bastate poche settimane in Italia per trasformarti da una frana totale a uno chef?”.
Louis le fece una linguaccia “Non mi prendere in giro signorina, potrei mettere del veleno nel tuo pranzo. Ho deciso di fare la pasta” esclamò poi altezzoso con il mento alzato “Solo che…” aggiunse dopo un istante “Beh, forse avrò bisogno del tuo aiuto”.
Vanessa scoppiò a ridere e si avvicinò ai fornelli, prese una pentola da uno sportello lì vicino ed esclamò “Fatti da parte e lascia lavorare la maestra, piccolo apprendista inesperto”.
“Grazie” le sorrise il ragazzo a trentadue denti “Io posso preparare della verdura nel frattempo. Ho comprato le carote: le posso tagliare a fettine e condire con…”.
“Non mi piacciono le carote” lo bloccò subito Vanessa “Scusa, ma sono una delle poche cose che proprio non riesco a mangiare” aggiunse un po’ mortificata. Louis si pietrificò, la mano ancora sulla maniglia del frigorifero. “Wow” esclamò solamente, restando fermo a guardarla con gli occhi sbarrati.
“C-cosa ho fatto?” chiese la ragazza impaurita, pietrificandosi anche lei e, dato che Louis non rispondeva, ma continuava a guardarla con un’espressione ebete stampata in volto, aggiunse “Mi stai mettendo paura. Cosa è successo?”.
“Ci credi che non avevo mai sentito questa frase in vita mia?” rispose lui alla fine, dimostrando di non essersi tramutato in pietra all’improvviso.
“Quale frase?”.
“Non mi piacciono le carote”.
“O-o-ok” rispose Vanessa cominciando a dubitare seriamente della sanità mentale dell’amico.
“Veramente!” Louis si riscosse dallo stato di trance “Nessuna ragazza mi ha mai detto che non le piacciono le carote” e, detto questo, cominciò a spiegarle una lunga storia dalla quale era nato il fatto delle carote, mentre la aiutava a cucinare e preparare la tavola.
“Indossava veramente un costume a forma di carota?” chiese Vanessa incredula mentre riempiva due piatti con la pasta appena scolata “Ma esistono?”.
“Se non esistevano prima, l’avranno sicuramente inventati loro” Louis scosse la testa sprofondando su una sedia “Credo che questa storia delle carote non mi abbandonerà mai… dovrò portarne il peso fino alla tomba”.
“Si certo, e sulla tua lapide scriveranno ‘Louis Tomlinson, amico devoto, carote-dipendente’” ridacchiò Vanessa prima di iniziare a mangiare.
“Non scherzare su questa cosa. Credi a me: non esiste una sola directioner che ti dirà che non le piacciono le carote… ti amo!” urlò poi dopo aver assaggiato un boccone di pasta “Ma come fai a farla così buona?”.
Vanessa sollevò le spalle soddisfatta.
“Insomma: io ci ho provato, ma non riesco mai a capire quando è il momento per tirarla fuori dalla pentola. L’acqua deve essere completamente evaporata o deve esserne rimasta un po’ sul fondo?”.
“Tu non… starai dicendo sul serio? Oh no, Lou!” esclamò disperata la ragazza sbattendo la testa sul tavolo.

“Come è andata la tua serata?” chiese Louis mentre i due ragazzi si buttavano di peso sul divano, non appena ebbero finito di mangiare e riordinare la cucina. Subito i ricordi della sera in spiaggia e del falò colpirono violenti la mente di Vanessa, che aveva fatto di tutto per rimuoverli.
“Bene. Un po’noiosa come al solito” rispose a malavoglia.
Louis sembrò aver interpretato male il suo tono di voce, perché chiese subito dopo: “È successo qualcosa con Vincenzo?”.
“Cosa?” esclamò Vanessa alla domanda inaspettata “No, lui è… beh è come al solito. Non è molto socievole, non ci siamo parlati per tutta la serata” aggiunse rendendosi conto subito dopo di aver detto una bugia.
Era come se avesse sentito il bisogno di mentire a Louis; come se quello che era successo tra lei e Vincenzo dovesse restare un fatto personale, da custodire nel cuore. Maledizione, come era arrivata a pensare una cosa del genere? La ragazza si schiaffeggiò mentalmente mentre cercava di sorridere all’amico seduto affianco a lei.
“Beh secondo me è uno stupido” rispose Louis dopo averci pensato un po’ su. Il ragazzo allungò un braccio e attirò Vanessa a se, facendola accoccolare sulla sua spalla “In tutti questi anni non ha saputo cogliere l’occasione di stare con una ragazza fantastica come te”.
Vanessa si sentì accaldata mente si raggomitolava sul divano e si stringeva ancora di più al ragazzo posandogli un braccio intorno alla vita “Beh grazie! Per fortuna che tu ci sai fare!” lo prese in giro per cercare di sentirsi più a suo agio.
“Non essere sfacciata con me, tesoro! Mi chiamano mister charme… scusa un attimo” esclamò all’improvviso al suono del suo telefono.
“Certo, fa pure” rispose la ragazza mentre quello si alzava dal divano, con suo disappunto, e rispondeva al telefono dirigendosi verso il corridoio.
Vanessa si impossessò del telecomando, mentre Louis spariva dalla sua vista e accese la televisione, cominciando a cercare qualche programma decente. Dopo qualche minuto di zapping compulsivo, però, senza aver trovato nulla di interessante, non poté fare a meno di sentire la voce di Louis che proveniva dal corridoio.
Vanessa non era mai stata una persona impicciona, eppure, a volte, la curiosità riusciva a prendere il sopravvento su di lei.
Abbassò il volume della TV convincendosi che non ci sarebbe stato nulla di male a sentire con chi stesse parlando Louis.
In un primo momento, sebbene cercasse di concentrarsi sulla voce proveniente dal corridoio, non riuscì a capire granché della conversazione, non aiutata certo dal fatto che il ragazzo stava parlando velocemente e in un inglese molto stretto. Dopo essersi concentrata ancora di più, cominciò a distinguere qualche parola qua e là.
“Ti ho detto che sto bene” la voce di Louis cominciò ad arrivare più distinta alle sue orecchie, segnale che il ragazzo si era avvicinato al salotto “Non è…” aggiunse poi abbassando il tono cosi che Vanessa non poté sentire il resto della frase.
Louis mormorò qualche altra parola prima che i versi provenienti dal corridoio acquistassero un senso “Harry dai…” esclamò un po’ più ad alta voce, abbastanza per far capire a Vanessa chi fosse la persona al telefono con lui.
Dopo qualche secondo di silenzio Louis riprese a parlare “No, lo sai che voglio stare da solo. Goditi il mese di pausa, fatti un viaggio”. Ancora silenzio.
Quindi Louis era al telefono con Harry e, da quel che riusciva a capire Vanessa, gli stava chiedendo di lasciarlo in pace. Perché? Come mai aveva deciso di partire per l’Italia senza nessun amico e adesso non voleva la compagnia di nessuno?
“No, non mi annoio” il ragazzo riprese a parlare da dietro la porta “Non è male qui, si conosce gente… uhm simpatica” Vanessa si sporse in avanti per sentire meglio.
Dopo qualche istante di silenzio sentì Louis alzare il tono di voce “Cosa? Ehm no! Harry per favore!” lo sentì esclamare come se fosse sconvolto “Non c’è di mezzo nessuna ragazza” balbettò Louis. Vanessa sollevò le sopracciglia e cercò di concentrarsi ancora di più sulla conversazione. Se Louis affermava così voleva dire che non aveva raccontato all’amico di averla conosciuta, ma non riusciva ad immaginare il motivo di quel silenzio dato che Louis le aveva sempre descritto Harry come la persona alla quale diceva tutto della sua vita.
“Harry fai silenzio insomma!” proseguì Louis dal corridoio “Cosa…? Come faccio a sapere se è brava a letto! Cioè, volevo dire… no! Non c’è nessuna ragazza” dalla voce si capiva che stava balbettando ed era molto imbarazzato. Vanessa soffocò una risata.
“Harry per favore” il tono di voce del ragazzo era cambiato, come se fosse esausto da quella telefonata “Sei un bambino! No, non ridere, guarda che lo so che sei geloso!” la risata cristallina di Louis echeggiò attraverso le pareti, poi il ragazzo proseguì abbassando il tono della voce come se si fosse accorto di averlo alzato troppo “Sono serio Harry: fai un viaggio e riposati anche tu. Ci sentiamo”. 
La telefonata doveva essere terminata perché Vanessa sentì Louis dirigersi verso la porta del salotto e borbottare fra sé e sé “Che razza di cretino!”.
La ragazza si affrettò a sistemarsi comoda sul divano e concentrò lo sguardo sulla televisione per dare l’impressione di non aver sentito nulla, mentre dentro di sé ancora rideva per quei frammenti di telefonata che era riuscita ad ascoltare.
“Scusami tanto” le disse Louis entrando nella stanza e lanciando il telefono su una poltrona “Era Harry e non potevo non rispondere: non lo sentivo da una settimana. Trovato niente di interessante?” chiese tornando seduto sul divano vicino a lei.
“Uhm, no” rispose Vanessa arricciando le labbra per non ridere mentre si appoggiava nuovamente  sulla spalla del ragazzo che tornò ad avvolgerla con il braccio “Vuoi molto bene ai tuoi amici vero?” chiese poi spegnendo la televisione .
“Beh sì, loro non sono solo i miei amici. Capisci che quando vivi a stretto contatto con qualcuno ventiquattro ore su ventiquattro diventi più di un semplice amico: loro sono tutto per me”.
E mentre Louis si lanciava nella descrizione dettagliata di ogni singola caratteristica dei suoi compagni, Vanessa notò che il ragazzo era molto più  accaldato di prima e il battito del cuore era accelerato. Era stata la conversazione con Harry a farlo agitare? Perché?
La ragazza ripensò alle parole che aveva appena sentito: Louis si era rifiutato di raccontare all’amico di averla conosciuta. Voleva significare che non era importante per lui? Vanessa si sentì ferita solo al pensiero che tutto ciò che avevano condiviso fosse irrilevante per l’amico.
Pensandoci bene però, questo non spiegava la strana agitazione del ragazzo. Forse non ne aveva parlato ad Harry perché voleva restasse una cosa personale. Forse l’averla conosciuta era qualcosa di molto importante per lui e non voleva condividerla con nessuno.
Nemmeno con il suo migliore amico?
Beh neppure lei aveva raccontato tutta la storia a Livia, anche se nel suo caso era costretta a mantenere il silenzio sull’identità del ragazzo.
Vanessa scosse la testa cercando di ascoltare quello che l’amico stava dicendo su Zayn e sul fatto che non arrivava mai puntuale a nessun appuntamento.
Il problema era che più andava avanti quella storia, più si sentiva legata a Louis e non riusciva a stargli lontano per più di mezza giornata, ma nello stesso tempo i suoi dubbi aumentavano a velocità esponenziale e il timore che tutto ciò che stava vivendo venisse cancellato la faceva stare male.

"Sara, ti piacciono le carote?"
"Certo! Che domande: le adoro.... Perchè stai ridendo? Vanessa? Perchè stai ridendo?!"




SPAZIO AUTRICE

Ok! Io non dovrei assolutamente stare qui a pubblicare questo capitolo! In questo momento dovrei stare china sul libro di microeconomia a studiare per il prossimo esame, ma non ce la facevo più a stare lontana dalla mia storia.
Essendo, inoltre più di un mese che non aggiornavo, mi sono sentita anche in colpa nei confronti di chi sta leggendo la storia... E... Beh eccomi qui.

Lo so che in questo periodo siamo tutte più impegnate, chi con gli esami, chi con le meritate vacanze. Però devo ammettere che ci sono rimasta un po' male nel vedere che lo scorso capitolo ha ricevuto una sola recensione..... Un sola.  
Perchè? T___T
Naturalmente non voglio costringere nessuno a lasciarne una, se non vuole. Però.... Pensavo.... Siete in 30 a seguire la storia e.... Una sola recensione?
Di solito non mi lamento però ho come l'impressione che la storia non stia piacendo e la gente la tiene nelle seguite solo per vedere ormai come va a finire. È davvero così tremenda? A volte mi faccio venire dubbi addirittura sullo smettere di scriverla e dedicarmi ad altro.

Lasciamo state questo sfogo time e passiamo ad altro!
Non commento il capitolo anche perchè so che è venuto fuori una schifezza (ma comprendetemi: è stato scritto nei pochi minuti liberi che ho avuto questo mese).
Fatemi giusto sapere cosa ne pensate di Marco, sono curiosa!

Volevo solo dirvi che il prossimo capitolo (il 20) sarà l'ultimo della prima parte della storia e succederà..... Eeeeeh succederà qualcosa.
Dopodiché credo che prenderò una pausa e mi godrò l'estate. Andrò avanti con la scrittura, ma riprenderò a pubblicare i capitoli a settembre (a meno di improvvise pazzie).

Detto ciò, vi lascio! Voglio bene a ognuna di voi! Tanti tanti baci e al prossimo capitolo :*

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