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di yoloistheway
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First. ***
Capitolo 2: *** Second. ***
Capitolo 3: *** Third. ***
Capitolo 4: *** Fourth. ***
Capitolo 5: *** Fifth. ***
Capitolo 6: *** Sixth. ***
Capitolo 7: *** Seventh. ***
Capitolo 8: *** Eighth. ***
Capitolo 9: *** Ninth. ***
Capitolo 10: *** Tenth. ***
Capitolo 11: *** Eleventh. ***
Capitolo 12: *** Twelfth. ***
Capitolo 13: *** Thirteenth. ***
Capitolo 14: *** Fourteenth. ***
Capitolo 15: *** Fifteenth ***
Capitolo 16: *** Sixteenth. ***
Capitolo 17: *** Seventeenth. ***
Capitolo 18: *** Eighteenth. ***
Capitolo 19: *** Nineteenth. ***
Capitolo 20: *** Twentieth. ***
Capitolo 21: *** Twenty-first. ***
Capitolo 22: *** Twenty-second. ***
Capitolo 23: *** Twenty-third. ***
Capitolo 24: *** Twenty-fourth. ***
Capitolo 25: *** AVVISO! ***
Capitolo 26: *** Twenty-fifth. ***
Capitolo 27: *** Twenty-sixth. ***
Capitolo 28: *** Twenty-seventh. ***
Capitolo 29: *** Twenty-eighth. ***
Capitolo 30: *** Twenty-ninth. ***
Capitolo 31: *** Thirtieth. ***
Capitolo 32: *** Thirty-first. ***
Capitolo 33: *** Thirty-second. ***



Capitolo 1
*** First. ***




1.
 

I raggi del sole stavano diventando sempre più bollenti ogni minuto che passava. Forse era davvero arrivata l’ora di svegliarsi, in fondo la sveglia era già suonata cinque volte. Aprii gli occhi lentamente, odiavo il sole la mattina, soprattutto il primo giorno di scuola. Lentamente sollevai le lenzuola e scesi dal letto. Mi guardai intorno cercando il cellulare, e finalmente il mio sguardo cadde sulla scrivania sulla quale lo avevo lasciato la sera prima.
 
Quella camera era un completo disastro, nonostante fossi tornata solo due giorni prima.
Avevo trascorso l’estate in Italia, da mio padre con i miei fratelli e solo un paio di giorni prima ero tornata per l’inizio della scuola. Seppur fosse finita l’estate, in fondo ero contenta che era iniziata la scuola. Amavo stare in Inghilterra, non mi ero mai pentita di aver deciso di frequentare gli ultimi tre anni di scuola in quel college, perché sapevo che se fossi rimasta a casa non avrei trovato pace. Mia madre era morta quando avevo quindici anni, lasciando me e i miei tre fratelli soli con mio padre. Papà era diventato sempre più scontroso, più cupo e le discussioni fra noi due si erano fatte sempre più numerose, andare via era l’unica soluzione. Nel giro di pochi mesi ero riuscita a farmi amici in quella scuola e il terzo anno si era concluso velocemente con ottimi voti, mi toccava affrontare il quarto anno, ma ero piuttosto entusiasta e sicura che sarebbe andata tutto per il meglio.
 
Presi il cellulare tra le mani e controllai gli ultimi messaggi.
 
‘Sono arrivata stanotte, ho provato a bussare ma non hai risposto, evidentemente dormivi. Ci vediamo domani a lezione, abbiamo lo stesso orario come l’anno scorso. Alex’
 
Alex era diventata la mia migliore amica nel giro di qualche giorno. Si era seduta affianco a me durante la prima ora di biologia dell'anno precedente e non appena scoprimmo di avere lo stesso orario incominciammo a chiacchierare e in poco tempo diventammo amiche, come se ci conoscessimo da sempre.
 
Poggiai di nuovo il cellulare sulla scrivania e corsi in bagno, buttandomi sotto la doccia. Ero come sempre in ritardo. Mi diedi una lavata velocemente e non appena fui fuori mi infilai rapidamente la divisa. Non la indossavo da così tanto tempo, mi era mancata. Una volta che ebbi indossato anche le scarpe, ritornai in bagno per truccarmi leggermente.
 
Mi guardai un ultima volta davanti allo specchio, sembravo quasi decente. Sorrisi osservando il mio riflesso nello specchio e poi uscii dalla camera.
 
8:45
 
Bene, dovevo essere in classe entro un quarto d’ora. Avrei saltato la colazione, come al solito e quello mi avrebbe reso intrattabile per tutto il giorno. Scesi le scale del dormitorio velocemente e mi ritrovai nel cortile. Mi guardai intorno per cercare qualche viso familiare, ma mi sembrava di vedere solo degli sconosciuti.
 
‘SORPRESAAAA!’
 
Urlò qualcuno alle mie spalle.

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Capitolo 2
*** Second. ***





2.
 

Mi girai lentamente per scoprire chi fosse, ma in fondo già lo sapevo.
 
“Sono arrivato qualche ora fa,  mi sei così mancata..!” disse abbracciandomi.
“Anche tu, tanto, non vedevo l’ora di rivederti!” dissi avvicinandomi sempre di più alle sue labbra.
 
Fece scorrere le mani fino alla parte inferiore della mia schiena e mi avvicinò ancora di più, poggiando le sue labbra sulle mie. Erano tre mesi che non ci vedevamo, aspettavo quel momento esattamente da  quando ci eravamo salutati l’ultimo giorno di scuola. Quel bacio che inizialmente era così dolce, ben presto si trasformò in qualcosa che certamente non si poteva definire casto. Mi tirò in una rientranza  del cortile, dove solitamente si mettevano i ragazzi a fumare le canne, ma fortunatamente quel giorno non c’era nessuno. Mi sbattè dolcemente al muro  e  si avvicinò sempre più, in modo tale che i nostri corpi combaciassero. Iniziò a baciarmi sul collo succhiando ogni lembo di pelle che la  divisa lasciava scoperta, anche se era ben poco.
 
“Stasera dormi in camera mia..?” dissi ormai tra gli ansimi.
“E lo chiedi..?” disse mentre si allontanava.
 
Mi sorrise, come sapeva fare solo lui. Mi ero innamorata del suo sorriso da sempre, da quando lo avevo visto il primo giorno di scuola. Io e Niall ci eravamo conosciuti per caso, eravamo nella stessa classe di letteratura inglese. Eravamo entrambi nuovi, lui si era trasferito dall’Irlanda, io dall’Italia. Gli irlandesi erano decisamente più simpatici degli inglesi, molto più vicini agli italiani e forse proprio questo mix aveva fatto si che diventassimo amici immediatamente, peccato però che io mi  fossi fatta catturare dai suoi occhi color cielo e dal suo sorriso, in un modo che certo non si poteva definire amichevole. Mi ero  innamorata di lui dal primo istante, era stato un colpo di fulmine, ma non volevo iniziare una nuova storia e poi non volevo perderlo come amico. Decisi quindi di tenere tutto per me, fino a quando una sera, durante una festa, ubriachi non finimmo a letto insieme. La mattina dopo mi lasciò un bigliettino con scritto ‘i love you’ e così è iniziata la nostra storia.
 
Non ci sono mai state discussioni fra di noi, mai alti e bassi, è sempre stata una storia perfetta, ma mai monotona. Niall era il ragazzo che tutte le ragazze volevano avere. Era bello, dolce, sexy al tempo stesso e soprattutto era mio. Mi era capitato più volte di litigare con delle ragazze solo sentendo degli apprezzamenti su di lui. Forse potevo sembrare possessiva, ossessiva, ma io non volevo perderlo, per me lui era tutto. Era il mio migliore amico, la persona che più amavo al mondo, e non potevo immaginare la mia vita senza, quindi me lo tenevo stretto. Seppur fossi così gelosa, non avevo mai dubitato di lui, perché mi fidavo, e soprattutto lui faceva di tutto per dimostrarmi il suo amore in ogni occasione che si presentava. Lui mi aveva salvato dalla solitudine, dalla debolezza, dalla tristezza, dalla malinconia, dalla noia, lui mi aveva semplicemente salvata.

”Devo scappare in classe, fra cinque minuti inizia!” dissi.
“Che materia hai?”
“Matematica, tu?”
“Biologia”
“Allora ci vediamo dopo..” dissi allontanandomi.
“Aspetta, hai fatto colazione..?” sorrise.
“No, perché..?” chiesi confusa, cercando di leggere nel suo sguardo qualche indizio per comprendere il motivo di quella domanda, ma non trovai risposta.
“Lo sapevo” disse prendendo una busta bianca dal suo zaino.
 
Me la porse, l’aprii e trovai dentro un cornetto enorme al cioccolato.
 
“Oddio, grazieee!” dissi abbracciandolo.
“Sono passato da una pasticceria italiana, e non potevo non prenderti un cornetto! C’è la Nutella dentro!” disse quasi come se fosse orgoglioso di se, per quel gesto banale, che poi per me tanto banale non era.
“Ti amo” dissi stampandogli un bacio sulle labbra.
“Anche io” sorrise.
“Me lo mangio in corridoio, a dopo, grazie ancora!” dissi dandogli un altro bacio e correndo via.

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Capitolo 3
*** Third. ***




3.
 

“Finalmente sei arrivata, tenerti il posto è stata un' impresa, non sai quanta gente che voleva sedersi qui!” disse Alex non appena entrai in classe.
“Potresti anche abbracciarmi visto che non ci vediamo da tre mesi!” dissi sarcastica.
 
Mi fece una smorfia e poi sia alzò abbracciandomi forte. Mi era mancata davvero tanto. Non era la tipa che ti diceva parole carine, o che ti ripeteva più volte ‘ti voglio bene’, ma lei ti dimostrava il suo affetto nelle piccole cose, nei gesti più banali, come un semplice abbraccio.
 
“Alex, Martina, ci risiamo? Non fate come l’anno scorso che stavate sempre appiccate a parlare!” disse il professore di matematica appena entrato.
 
Ci ricomponemmo e ci sedemmo ai nostri posti.
 
‘Ho visto Niall stamattina!’ mi scrisse sul banco.
 
Avevamo sempre comunicato scrivendoci le cose sul banco, beccandoci ogni volta la sgridata della bidella che trovava le nostre scritte e si lamentava perché doveva pulirle ogni giorno.
 
‘Si ci siamo visti prima per due minuti!’ scrissi in risposta.
‘Ecco, ti stava cercando’
‘Mi ha trovata lol’
 
L’ora di matematica volò velocemente. Io e Alex ci raccontammo tutto ciò che era successo durante l’estate. Le raccontai di un ragazzo che ci aveva provato spudoratamente al mare con me, ma che ovviamente avevo rifiutato e lei invece mi raccontò della Scozia, dove aveva trascorso tutta l’estate, visto che era lì che aveva i parenti.
 
‘Devo raccontarti una cosa che mi è successa’ scrisse sul banco ancora.
‘Dimmi’
‘Sono stata con due ragazzi!’
‘In che senso..?’
‘Contemporaneamente’
‘Oddio avete fatto una cosa a tre?’
‘Si’
‘Oddio, e come è stato?’
‘La migliore volta della mia vita!’
‘Mah, io non ci riuscirei mai, e poi ho Niall e mi basta e avanza!’
‘Da quant’è che non lo fate?’
‘Da quando è finita la scuola!’
‘Immagino che stasera sentirò il letto muoversi :P’
‘Io credo proprio di si’

 
“Allora volete stare attente voi due?” disse la professoressa di storia.
“Si, ci scusi prof!” dissi e facemmo silenzio per tutta l’ora.
 
Dopo matematica e storia, avemmo due ore di inglese, ma per fortuna passarono velocemente, poiché il professore ci lasciò spazio per raccontare delle nostre vacanze.
 
Finalmente suonò la campanella del pranzo e uscimmo velocemente dalla stanza.
 
Attraversammo i corridoi e entrammo nella mensa sedendoci al nostro solito posto.
 
“Amore” disse Niall dandomi un bacio sulle labbra.
“Ciao Mart, ciao Alex!” disse Harry.
“Ciao bellezze!” disse Louis sedendosi vicino ad Alex.
 
Harry e Louis erano i migliori amici di Niall e anche i miei, in fondo. Io, Niall, Alex e loro due stavamo sempre insieme: pranzavamo e cenevamo insieme, andavamo alle feste insieme, uscivamo insieme, eravamo un gruppo piccolo ma ben compatto, ci divertivamo sempre.
Harry aveva degli occhi color smeraldo, un sorriso enigmatico, e dei capelli ricci morbidi. Aveva un fisico palestrato, perfetto, che lasciava senza parole tutte le ragazze che lo vedevano.
Louis aveva i capelli scuri e degli occhi di un azzurro meraviglioso. Era più basso di Harry e forse anche più in carne, ma era ugualmente, alla stregua del suo amico, uno dei ragazzi più desiderati di tutta la scuola.
 
“Cosa volete da mangiare?” chiese Niall.
“Quel che c’è, vedete voi!” disse Alex.
 
I tre ragazzi si alzarono e si diressero verso il bancone dove c’era il cibo.
 
“Mart mi sono dimenticata di dirti una cosa!” disse Alex.
“Cosa..?”
“Alla festa di fine anno, beh, sono finita a letto con Harry!”
“Aleeeex! Ma te li sei fatti tutti!” dissi sconvolta.
“Niall no!” disse facendomi l’occhiolino.
“E ci mancava!”
 
Poco dopo Niall, Harry e Louis tornarono con i vassoi. Hotdog oggi, come al solito, del resto!

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Capitolo 4
*** Fourth. ***





4.
 

La giornata passò abbastanza in fretta e ben presto arrivò il momento che più amavo della giornata: la sera. Appena entrai in camera mi infilai il pigiama, nonostante sapessi che di lì a poco sarebbe andato a fare compagnia al pavimento, e quel momento non tardò molto. Niall entrò in camera e senza neanche dire una parola si avvinghiò alle mie labbra. Gli diedi un morso sul labbro inferiore, per invitarlo a continuare, e infatti non perse tempo. Immediatamente fece scivolare le spalline della canotta che indossavo che cadde poco dopo al suolo e velocemente fece lo stesso con i pantaloncini. Lui indossava ancora la divisa scolastica quindi dovetti darmi da fare tra cravatta e camicia, ma alla fine anche lui rimase in intimo. Mi guardò dalla testa ai piedi e si morse il labbro.
 
“Mi ricordavo che fossi bellissima, ma forse sbagliavo, sei ancora di più..” disse sorridendo.
 
Non risposi, o meglio lo spinsi sul letto e mi misi a cavalcioni su di lui. Non mi diede tempo per accorgermene e già le sue dita stavano lavorando nei miei slip. Solo quando emisi l’ennesimo gemito decise di allontanarsi per darmi l’opportunità di ricambiare il favore. Feci scivolare il suo boxer lungo le sue gambe pallide e immediatamente mi avventai su di lui. Poco dopo con una mossa veloce entrò in me, e finalmente dopo tre mesi lo sentii di nuovo mio. Non mi sarei mai stancata di lui, era impossibile farlo.
 
Ci addormentammo così stanchi sul mio letto e solo il suono della sveglia ci fece rendere conto che era giorno.
 
“Buongiorno” mi disse dandomi un bacio sulle labbra.
“Ciao!” sorrisi.
“Vado in camera a cambiarmi, ci vediamo giù..” disse alzandosi.
 
Lo osservai prendere i suoi vestiti dal pavimento e infilarseli velocemente. Aveva un fisico perfetto, davanti al quale non si poteva far altro che sbavare e fare pensieri poco casti, peccato che solo io potevo metterli in atto.
 
Mi sorrise di nuovo e poi sgattaiolò dalla porta.
 
Mi alzai velocemente e come da routine entrai nel bagno per prepararmi per quella nuova giornata.
 
Una volta che fui pronta, uscii dalla mia camera, bussai a quella di Alex.
 
“Pensavo che fossi ancora a letto dopo il casino che avete fatto ieri!” disse sarcastica.
“Non credo che abbiamo fatto tutto questo casino!”
“In effetti, mi aspettavo di più, ma li so riconoscere i tuoi ansimi!” scherzò.
“Daaai, basta, sei pronta?” cambiai argomento.
“Prendo lo zaino e andiamo!” disse rientrando in camera e uscendo fuori qualche secondo dopo.
 
Affianco ad Alex era impossibile non sentirsi bassa. Io ero abbastanza alta, circa un metro e settanta, ma lei doveva raggiungere di gran lunga il metro e ottanta. Era decisamente molto più magra di me, e tante volte avevo invidiato il suo fisico filiforme, ma Niall ogni volta che facevo questi discorsi mi diceva sempre deciso che lui preferiva le mie forme, che per lui ero perfetta così, nonostante tutta la popolazione maschile della scuola pensasse il contrario, o meglio facesse pensieri poco casti su Alex, e in fondo a lei non dispiacevano quelle attenzioni, e se ne approfittava spesso, tanto che si era portata a letto almeno metà dei ragazzi del nostro college.
 
“Bellissime”
 
Come non riconoscere la voce maliziosa di Harry Styles..?
 
Ci girammo e ci sorrise. Lui, Louis e Niall erano seduti al nostro solito tavolo in mensa e avevano già preso da mangiare anche per noi.
 
“Per fortuna conoscete bene i nostri gusti” disse Alex prendendo il suo cornetto alla marmellata.
“Altrimenti che migliori amici saremmo, eh?” disse Louis sorridendo.
“Oggi hai letteratura inglese..?” disse Niall.
“Si”
“Allora ci vediamo alla seconda ora, ora scappo che ho quel pazzo di matematica!” disse stampandomi un bacio sulle labbra e scappando via.
“Sembrate due sposini, non ti annoi?” disse Harry.
“No, Styles”
 
In quel momento suonò la campanella e ringraziai la bidella mille volte mentalmente. Odiavo i discorsi di Harry, cercavo ogni volta di scamparmela e anche questa volta mi era andata bene!

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Capitolo 5
*** Fifth. ***



5.
 
“Oggi festa dai Payne” mi disse Niall sedendosi al mio fianco durante l’ora di letteratura inglese.
“Payne?”
“Si, Nicole, quella bionda dell’ultimo anno, da una festa a casa sua per l’inizio della scuola e noi siamo stati invitati!”
“Perfetto!” dissi sorridendo.
 
La mattinata volò velocemente. Il pensiero della festa di quella sera mi rendeva davvero eccitata. Adoravo andare alle feste, prepararsi ore prima, i vestiti, il trucco, le risate, la musica, l’alcol.
 
‘Alex festa dai Payne stasera’ scrissi sul banco durante l’ora di matematica.
‘Me lo ha detto Louis in corridoio!’
‘Cosa ti metti?’
‘Non lo so, dopo mi aiuti a decidere!’
‘Io ho un vestito nuovo che ho comprato in Italia, che è bellissimo, aspettavo solo l’occasione giusta per metterlo’
‘Ma come andiamo alla festa?’
‘Non lo so, dopo chiedo a Niall’

 
Suonata la campanella dell’ultima ora mi avvicinai al mio ragazzo in corridoio e gli diedi un bacio sulla guancia, prima che lui se ne accorgesse.
 
“Amore..” disse appena mi vide.
“Alex vuole sapere come andiamo dai Payne!”
“Ho parlato con Harry, vi accompagna lui con Louis!”
“E tu?”
“Devo andare dal dentista, vi raggiungo dopo!”
“Va bene, però cerca di fare presto, altrimenti mi annoio senza di te” dissi dandogli un bacio sulle labbra.
 
“Non voglio interrompervi, ma ci aspetta un pomeriggio difficile!” disse qualcuno alle nostre spalle.
 
Alex. Ci staccammo e le sorrisi, e anche Niall.
 
“Dai, vai!” disse ridendo.
“Ci vediamo stasera!” dissi sorridendogli.
 
Poco dopo eravamo già in camera di Alex.
 
“Allora sono le quattro, abbiamo ben cinque ore per prepararci!” disse riflettendo.
 
Uscì dall’armadio tutti i vestiti che aveva. Se li provò ognuno parecchie volte, chiedendomi consiglio. A mio parere, ogni cosa che indossava le stava a pennello, con il fisico che aveva. Ma alla fine optammo per un semplice tubino blu che metteva in mostra il suo corpo snello e copriva ben poco.
 
Poi ci spostammo in camera mia e le mostrai il vestito di cui le avevo parlato poco prima. Era un vestitino molto corto a palloncino sul grigio con dei brillantini qua e là.
 
Decidemmo quindi di farci una doccia e di lavarci i capelli e di rivederci appena finito in camera mia per il trucco.
 
Una volta che fummo pronte aspettammo che Harry ci facesse uno squillo, segno che significava che dovevamo scendere giù, ma non tardò molto, infatti nel giro di pochi minuti eravamo già nella macchina di Harry.
 
“Ma cosa volete fare stasera?” disse appena fummo in macchina.
“In che senso?” chiesi confusa.
“Siete delle bombe, tu sei fidanzata, vi dobbiamo tenere d’occhio!”
“Io non sono fidanzata, faccio quello che mi pare” disse Alex sicura di se.
“In effetti, o sei geloso, Styles?” dissi io.
“Io geloso? Mai!” disse facendo una linguaccia.
 
Parcheggiò davanti a casa Payne e uscimmo fuori. Harry mise un braccio intorno al mio collo e mi condusse verso l’entrata, mentre Alex era dietro di noi con Louis.
 
Entrammo dentro. C’era già un casino di gente e la musica era già fortissima. Harry mi prese per mano e mi condusse al centro della stanza. Poggiò le mani sulla parte inferiore della schiena e mi tirò a se.
 
“Scommetto che Niall sarebbe gelosissimo se ci vedesse ora!” mi sussurrò in un orecchio ridendo.
“Non lo so, sei il suo migliore amico e sa che non faresti mai nulla con me!”
“In effetti hai ragione, ma non si sa mai!” disse facendo uno dei suoi sguardi tra l’ingenuo e il malizioso.
 
Ci muovevamo a ritmo di musica e ridevamo come pazzi, ma mi mancava Niall, così decisi di uscire fuori a prendere una boccata d’aria e cercare di chiamarlo.
 
Uscita fuori, mi sedetti su una panchina. Afferrai il cellulare e composi il numero di Niall, ma era staccato. Mah, forse stava arrivando! Aprii la borsa, cercando il mio pacchetto di sigarette, ma non c’era. Se lo doveva essere preso Alex! Faceva sempre così: prendeva le mie cose senza chiedere! Forse facevo anch’io lo stesso con le sue cose, ma in quel momento ero nervosa e avevo bisogno di una sigaretta. 

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Capitolo 6
*** Sixth. ***



6.
 
Suonò la sveglia. Ecco che iniziava di nuovo l’inferno. Nuovo anno scolastico, stessa cosa dell’anno prima: prese in giro, cazzotti, calci. Ormai erano quattro anni che ero in quella scuola e non sapevo per quale motivo ma ero diventato mira dei ragazzi più in vista della scuola, ma dovevo sopportare tutto quello per altri due anni, non era così impossibile, o forse ero io ad essere troppo ottimista.
 
Mi alzai dal letto e scesi a fare colazione. Mia madre e mio padre erano già scappati a lavoro, troppo impegnati per salutare il proprio figlio, troppo impegnati per accorgersi dei lividi con cui tornavo a casa, troppo impegnati per fare i genitori. Mi preparai del caffè e mangiai al volo due biscotti. Tornai in camera, mi feci una doccia rapidamente e poi indossai quella tanto odiata divisa.
 
Presi lo zaino e uscii fuori. Liam era già lì ad aspettarmi come sempre, come ogni giorno. Eravamo amici dalle elementari, non ci eravamo mai separati, non avevamo mai avuto una discussione, perché in fondo eravamo al punto giusto uguali e diversi al tempo stesso.
 

Gli sorrisi, non dissi nulla, non occorrevano parole fra di noi. Camminammo fino alla fermata del bus e aspettammo che arrivasse. Maledicevo ogni giorno il fatto che la scuola fosse nella mia stessa città. In fondo quelli che venivano da fuori avevano gli alloggi nel dormitorio e non dovevano andare avanti e dietro ogni giorno.

Arrivammo davanti all’ingresso della scuola. Feci un grande respiro e varcammo la soia.
 
“Sono sicuro che quest’anno andrà meglio, Zayn!” mi disse Liam sorridendo.
 
Lo speravo davvero, magari sarebbe stato tutto diverso.
 
“Che materia hai ora?” dissi.
“Biochimica, tu?”
“Matematica!”
“Allora ci vediamo più tardi, in bocca al lupo!”
“Anche a te!” dissi dirigendomi verso l’aula di matematica.
 
Il professore era già in classe quando arrivai. Bene, ritardo il primo giorno! Forse quell’anno sarebbe andato peggio degli altri.
 
“Mi scusi per il ritardo!” dissi entrando.
“Vada Malik, oggi è il primo giorno, ma da domani è diverso!” disse autoritario.
“Si, lo so, non sarà più così!”
“Perfetto!” disse serio.
 
Mi sedetti all’ultimo posto rimasto in prima fila. Al mio fianco c’era il secchione della classe, che sceglieva volontariamente quel posto, mentre io avrei voluto volentieri mettermi in ultimo banco, infilarmi le cuffie e non ascoltare la lezione.

Da domani in orario, mi dissi.
 
Mi guardai intorno. La maggior parte dei ragazzi erano nella mia stessa classe di matematica anche l’anno prima, erano visi familiari, solo alcuni non li avevo mai visti. Continuai a guardarmi intorno fino a quando il mio sguardo cadde sulle due ragazze che erano sedute dietro di me, in ultima fila.
 
Eccola, dopo tre mesi finalmente la rivedevo. Mi ero convinto che quella cotta mi fosse passata, eppure non appena la rividi mi sembrò di svenire. Era ancora più bella di quanto la ricordavo. Rideva, scherzava, e non potevo far altro che rimanere incantato. Frequentavamo le stesse classi dall’anno scorso e dal primo istante mi ero innamorato di lei, peccato che lei non si fosse mai accorta di me. Probabilmente non sapeva nemmeno il mio nome, non si ricordava nemmeno che esistessi, non ero nessuno per lei, per me lei invece era tutto. Più volte Liam mi aveva detto di lasciarla perdere, di concentrarmi su una ragazza più alla mia portata, ma per me era impossibile: avrei potuto avere tutta la scuola ai miei piedi, ma io avrei scelto sempre lei.
 
Suonò la campanella e cambiai classe, ma era ancora lì. In tutta la scuola solo tre persone potevano avere lo stesso orario e in quel caso lo avevamo io, lei e la sua migliore amica. Perché non si accorgeva di me, se trascorrevamo tutto quel tempo insieme?

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Capitolo 7
*** Seventh. ***




7.
 
Entrai in bagno, e trovai l’ultima persona che avrei voluto trovare: Harry Styles. Si credeva il figo della scuola, solo perché aveva un esercito di ragazze che gli andavano dietro, e forse era davvero il figo della scuola. Proprio per questo, quindi, credeva di avere l’autorizzazione per prendere in giro chi a differenza di lui figo non era, come me.
 
“Ehilà, chi si rivede! Come sono andate le vacanze, Malik?” mi disse mettendomi un braccio intorno al collo.
“Lasciami stare Harry!” dissi staccandomi.
“Non ti sono mancato nemmeno un pochino?” disse con una voce da finto bambino offeso.
“Affatto!” risposi a denti stretti.

“Questo non dovevi dirlo!” disse dandomi un pugno nello stomaco.
 
Mi piegai in due e caddi a terra.

“Harry che fai? Trovi il nostro amico Malik e non mi chiami?”
 
E certo, mancava solo Louis Tomlinson! Migliore amico di Harry, si credeva anche lui superiore agli altri.
 
Mi guardò ridendo e si avvicinò per dami un calcio su una gamba. Provai un dolore fortissimo, forse più forte di quello di prima.
 
Mi guardarono soddisfatti e uscirono fuori ridendo.
 
Io davvero non capivo. Che gusto si provava nel picchiare un ragazzo che non ti aveva mai fatto nulla? Che senso c’era in tutto quello? Io non avevo mai alzato le mani su nessuno, nemmeno per difendermi da loro. Non volevo scendere ai loro livelli, non mi consideravo così stupido da fare certe cose, anche se tante volte avrei voluto esserlo per riempire loro di schiaffi e pugni come avevano fatto con me per tutto quel tempo.
 
Mi alzai a fatica e mi guardai allo specchio. Respirai a lungo per riprendere fiato. Certo non potevo tornare in classe così.

Camminando a fatica ritornai in aula.
 
“Tutto bene, Malik?” disse la professoressa.
“Si, è tutto okay!” risposi tentando di essere convincente.
 
Mi girai verso la sua direzione e anche lei mi guardò. Non avevo mai capito se sapesse ciò che facevano i suoi amici. Insomma gli incontri fra me, Harry e Louis avvenivano esclusivamente nel bagno o quando i corridoi erano deserti. Preferivo pensare che non ne sapesse nulla, che se lo avesse saputo li avrebbe fermati, ma forse lo sapeva e non diceva nulla, magari ci rideva su, ma questo io non lo volevo sapere, preferivo rimanere nel dubbio.
 
Suonata la campanella del pranzo, mi diressi verso la mensa e mi sedetti al solito posto attendendo Liam.
 
“Hey, amico, cosa ti è successo?” disse sedendosi al mio fianco.
“Ti ricordi quello che hai detto stamattina: che eri sicuro che quest’anno sarebbe andata meglio? Beh, non credo proprio che per uno come possa andare meglio!”
“Perché?”
“Ho avuto un incontro con Harry e Louis in bagno, e sai a cosa mi riferisco!”
“No, Zayn, non puoi continuare così ogni anno, la devono pagare, basta!” disse deciso.
“Sono altri due anni..”
“Guarda che due anni in questo modo non passano mai..”
“Non voglio fare come loro..”
“Fai come vuoi, mi fa male solo vederti in questo modo..” disse fissandomi.
“Grazie Liam” dissi dandogli una pacca sulla spalla destra.
“Sei un fratello, lo sai, e ti dico solo una cosa: non arrenderti! Tu non meriti tutto questo, devi reagire!"
"Ci proverò.."
"Vado a prenderti da mangiare, dai!” disse ricambiando la pacca di prima.
“Grazie!” sorrisi.
 
Liam si allontanò e stetti lì fermo ad aspettarlo. Il dolore allo stomaco continuava ad essere forte, non so se era la fame o il pugno di prima. Quando sarei tornato a casa avrei messo un po’ di ghiaccio, o forse non serviva a nulla.
 
“Hey, è tutto okay?” disse qualcuno al mio fianco.

Mi girai. Era Niall, il migliore amico di Harry e Louis. Lui era diverso da loro, non si era mai azzardato a fare certe stronzate. Era davvero un bravo ragazzo, non capivo il motivo per cui se la facesse con quei due bastardi.
 
“Eh?” chiesi confuso.
“Ti vedevo sofferente..” disse preoccupato.
“No, tranquillo, va tutto bene!”
“Okay, ciao Zayn!” sorrise.
 
Wow, ricordava perfino il mio nome! Frequentavamo insieme solo il corso pomeridiano di cinematografia, eppure ricordava il mio nome. Doveva essere davvero una grande persona, mi sarebbe piaciuto diventare suo amico, peccato che era il fidanzato della ragazza di cui ero innamorato.

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Capitolo 8
*** Eighth. ***



8.
 
Secondo giorno di scuola, ce la potevo fare.

Mi alzai come tutte le mattine e dopo essermi preparato e fatto colazione uscii fuori. Liam era lì come sempre.
 
“Come stai..?” mi disse.
“Bene, ho un livido enorme sullo stomaco e sul ginocchio, ma è tutto okay!”
“Sicuro..?” disse preoccupato.
“Si..”
“Bene, perché stasera mia sorella ha organizzato una festa a casa per l’inizio della scuola, e tu verrai con me!”
“Ci saranno anche loro..?” sapeva che mi riferivo ad Harry e Louis.
“Non lo so, non ho letto gli invitati!”
“Ci saranno sicuramente!”
“Sei a casa mia, se si avvicinano a te posso anche cacciarli!”
“Non lo so..” dissi perplesso.
“Dai, fallo per me, altrimenti rimarrò solo..”
“Okay, va bene!” dissi infine.
 
Salimmo sull’autobus e nel giro di pochi minuti arrivammo a scuola.
 
“Che materia hai ora..?” chiesi come sempre a Liam.
“Letteratura inglese, tu?”
“Educazione fisica, ma non vado a lezione, non ce la faccio, e non voglio che mi facciano domande!”
“Eh forse è meglio così, ci vediamo dopo!” disse facendomi l'occhiolino.
 
Camminai verso il parco antistante la scuola e mi sedetti su una panchina. Andavo sempre lì quando non mi andava di andare a scuola, o semplicemente quando volevo stare da solo.
 
Aprii la tasca dello zaino e presi il pacco di sigarette che avevo comprato la sera prima. Erano rimaste solo sei sigarette. Cazzo, mi ero fumato quattordici sigarette in così poco tempo! Beh, a pensarci non avevo fatto altro che fumare tutta la serata. Ero decisamente troppo nervoso. Fumavo da quando avevo quindici anni. Avevo iniziato per gioco, ma alla fine era diventata una vera e propria dipendenza. Liam all’inizio non era assolutamente d’accordo, infatti litigammo per un paio di mesi. Poi capì che era una scelta mia, e facemmo pace, seppur ogni volta che fumavo davanti a lui mi faceva la predica, fino a quando non capii che era inutile, rimanendo in silenzio quando mi vedeva fumare.
 
Portai la sigaretta alla bocca e accendendola, aspirai velocemente. Mi rilassava fumare, mi sentivo in un altro mondo. Non avevo mai provato altro oltre le sigarette, e mai sarei andato oltre, perché in fondo a me bastava una sigaretta per sentirmi tranquillo.
 
Me ne fumai altre due e poi decisi che era arrivata l’ora di entrare a scuola per la lezione di letteratura inglese della seconda ora.
 
“Fatto tardi stamattina?” disse il bidello appena varcai l’ingresso.
“Si, non è suonata la sveglia!”
“Ecco, vabbè fra cinque minuti suona la campanella della seconda ora!”
“Lo so.”
 
Rimasi seduto nell’ingresso fino al suono della campanella. Poi mi alzai e corsi in classe, attento a non incontrare Harry e Louis.
 
Mi sedetti in ultima fila e attesi che arrivasse il professore.
 
Ero fermo a fissare il libro di letteratura, quando mi passò davanti Mart. Si sedette al banco affianco al mio. Era così bella quella mattina, o meglio lo era sempre. Sorrideva, come se stesse pensando a qualcosa di bello. Volevo dire qualcosa, ma non sapevo cosa dire, e poi anche se avessi avuto qualcosa da dire non avrei mai avuto il coraggio.
 
Mentre ero concentrato a fissarla mi passò davanti Niall.
 
“Ciao Zayn!”
“Ciao Niall!” risposi.
 
Era sempre così gentile quel ragazzo. Anche se ero pazzo di Mart, in fondo ero felice che stesse con lui. Erano davvero perfetti insieme, dovevo ammetterlo. Io non sarei mai stato alla sua altezza.
 
“Oggi festa dai Payne” gli sentii dire a Mart, sedendosi al suo fianco.
“Payne?” disse lei.
“Si, Nicole, quella bionda dell’ultimo anno, da una festa a casa sua per l’inizio della scuola e noi siamo stati invitati!”
“Perfetto!” disse sorridendo.
 
Era così bella quando sorrideva, e sarebbe stato ancora più bello se quel sorriso fosse stato per me, ma era solo un sogno, non sarebbe mai stato così e io lo sapevo, ma mi andava bene così. L’amore per lei mi rendeva felice, mi faceva pensare ad altro, mi faceva sognare e cosa c’era di meglio? Per me lei era un angelo, irraggiungibile, ma mi stava bene così. Una volta avevo letto su un libro che un poeta italiano, Dante, aveva definito la sua donna un angelo, e forse Mart era davvero la mia Beatrice.

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Capitolo 9
*** Ninth. ***



9.
 
Mi guardai allo specchio. Non ero così male. Avevo alzato il ciuffo in alto per l’occasione. Mia madre diceva che stavo meglio così, ma io mi ostinavo sempre a tenerlo in basso. Avevo indossato una camicia che non faceva altro che mostrare ancora di più quanto fossi magro e dei jeans aderenti. Spruzzai un po’ di profumo e uscii di casa, dirigendomi verso casa Payne che era pochi isolati più avanti.
 
Per strada intravidi molti ragazzi della scuola. Nicole doveva aver invitato davvero molta gente.
 
Bussai alla porta e mi apri Nicole che mi sorrise.
 
“Ciao Zayn!” disse dandomi un bacio sulla guancia.
“Ciao Nicole!”
“Sei uno schianto stasera, non fare troppe conquiste che tu sei il mio fidanzato!” scherzò.
“Tranquilla sono solo tuo!” le sorrisi.
 
Io e Nicole quando eravamo molto piccoli dicevamo di essere fidanzati e per questo Nicole scherzava ancora sul fatto che fossi il suo ragazzo.
 
“Liam è di là, ti sta aspettando!” disse sorridendo.
“Vado!”
 
Entrai nel salone. C’era una marea di gente. La musica era fortissima. Mi guardai intorno e finalmente vidi Liam.
 
“Hey amico!” disse urlando.
“Ciao Liam!”
“Vado a prendere da bere, siediti qui!” mi disse indicandomi un divanetto.
 
Mentre aspettavo Liam, mi misi a guardarmi intorno, cercando di riconoscere qualcuno, quando ad un tratto vidi Mart con.. Harry! Erano al centro della stanza e ballavano attaccati. Harry aveva le mani sulla parte inferiore della schiena di Mart e non perdeva occasione ogni tanto di far scendere le mani più in basso. Come riusciva a fare una cosa del genere a un suo amico? Ero sicuro che se solo Mart fosse stata consenziente se la sarebbe portato a letto, ma era evidente che lei non volesse, infatti poco dopo si staccò e si diresse verso l’ingresso.
 
Mi alzai anche io dal divanetto e la seguii.
 
Uscì fuori, nel giardino e si sedette su una panchina. Afferrò il cellulare e compose un numero, forse quello di Niall, ma poco dopò attaccò. Aprì la borsa cercando qualcosa al suo interno, ma evidentemente non trovò nulla. Infatti chiuse la borsa scocciata. Forse stava cercando delle sigarette. Sapevo che fumava e anche tanto.
 
Camminai verso la panchina dove era seduta e mi accesi una sigaretta. La vidi guardarmi con la coda dell’occhio, così mi girai verso di lei.
 
“Vuoi una sigaretta?” dissi porgendole il pacchetto e l’accendino.
 
Li prese e portandosi una sigaretta alla bocca l’accese, aspirando contenta.
 
E tu sei..?” disse.
Chiunque vuoi che io sia!” sorrisi.
 
Sorrise anche lei. Stava sorridendo per me, o stavo sognando? Ma quel momento di felicità fu interrotto immediatamente, da un rumore fortissimo alle nostre spalle.

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Capitolo 10
*** Tenth. ***



10.
 
“Hanno investito un ragazzo..!” urlò una ragazza mentre correva verso la strada dove c’erano già molti ragazzi.
 
Io e Mart ci guardammo e nello stesso momento buttammo la sigaretta a terra e corremmo verso la folla.
 
C’era una macchina nera ferma, con lo sportello del guidatore spalancato. Affianco all’auto c’era un ragazzo pallido con le lacrime agli occhi. Doveva essere all’ultimo anno, così mi sembrava. Evidentemente era il guidatore perché era piuttosto sconvolto. Quindi, doveva essere successo qualcosa di brutto!
 
Vicino all’auto, poi, c’erano una decina di ragazzi che coprivano qualcosa a terra, forse doveva essere il ragazzo che era stato investito.
 
“Chiamate un’ambulanza!” urlò una ragazza. “Veloce, è urgente!”
 
“Già fatto, stanno arrivando!” disse un ragazzo al mio fianco.
 
Volevo capire chi fosse, forse era qualcuno dei ragazzi ubriachi alla festa che aveva attraversato senza guardare, o forse non aveva a che fare nulla con la nostra scuola, ma in ogni caso era un ragazzo che era stato investito e che stava combattendo per vivere.
 
Immerso nei miei pensieri non mi accorsi dell’arrivo dell’ambulanza, se non quando mi dissero di far spazio agli infermieri.
 
Presero una barella e caricarono il ragazzo su di essa. Non riuscivo ancora a comprendere chi fosse, ma qualcosa mi fece capire immediatamente l’identità del ragazzo.
 
Niaaaaall
 
C’era Mart vicino alla barella, in lacrime, disperata.
 
“Sono la fidanzata, vi prego!”
“Non può salire, venga all’ospedale, direttamente!” dissero chiudendo l’ambulanza e partendo velocemente.
 
Nessuno tentò di avvicinarsi, nessuno aveva il coraggio. Era impossibile comprendere cosa le passasse per la testa in quel momento, ma dovevano essere certamente dei pensieri confusi.
 
Aveva gli occhi vuoti, come se non vedesse nulla, e in fondo era così: guardava nel vuoto, non mettendo a fuoco nulla, le lacrime le riempivano gli occhi ormai diventati rossi e continuavano a scendere. Era così piccola, indifesa e avrei voluto andare lì e stringerla forte, ma non potevo, forse non ce la facevo neanche io.
 
Pochi minuti dopo arrivò Alex, la sua migliore amica, e la strinse forte, scoppiando in lacrime anche lei. Si abbracciavano e piangevano come due bambine. Poi si avvicinarono Harry e Louis. I due non piangevano, ma erano decisamente sconvolti, non li avevo mai visti così. Harry le staccò e prese Mart per mano conducendola verso la sua auto, e lo stesso fece Louis. Entrarono velocemente e il riccio partì alla velocità della luce.

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Capitolo 11
*** Eleventh. ***



11.
 
In quel momento volevo solo che qualcuno mi svegliasse e mi dicesse che era solo un brutto incubo, avevo bisogno solo di pensare che di lì a poco sarebbe tutto finito e che Niall era lì a sorridermi, ma forse dovevo fare i conti con la realtà e rendermi conto che non era così.
 
Ero accorsa lì per capire cosa fosse successo, ma non avrei mai immaginato che la vittima di quell’incidente fosse il mio Niall. Il suo viso pallido, la sua bocca violacea, la sua espressione senza vita, probabilmente non le avrei dimenticate per molto tempo.
 
Ma io sapevo che lui avrebbe combattuto, lui era pieno di vita, lui amava la sua vita, e sapeva bene che non mi avrebbe potuto lasciare da sola. Una volta ci eravamo fatti una promessa: “dove ci sono io, ci sei tu, promettimi che mi seguirai ovunque andrò, e io prometto che farò lo stesso” così aveva detto. E allora Niall dove stavi andando? Dovevamo andare al college insieme, sposarci, avere dei figli e fare tutte le cazzate che ancora ci restavano da fare. Io lo sapevo che lui avrebbe combattuto con tutte le sue forze per se stesso e anche per me, e io avrei fatto lo stesso.
 
Così mi asciugai le lacrime e feci un lungo respiro, guardando Harry alla mia destra che guidava rapido sulla tangenziale che conduceva all’ospedale. Era evidentemente teso, e non lo avevo mai visto così. Forse perché quando era nervoso una canna inevitabilmente andava a calmare i suoi nervi, o forse perché quella volta la situazione era totalmente diversa. Gli occhi erano fissi sulla strada, e non davano cenno di espressione. Erano di un verde scuro, mai visto, erano cupi e questo non era certo da Harry. Le mani stringevano il manubrio come se avesse paura che da un momento all’altro senza pensarci scappasse via, forse perché tutto quello era troppo per un tipo come lui.
 
Con la coda dell’occhio osservai Louis che era seduto dietro Harry. Anche lui sembrava non dare cenno di vita. Guardava nel vuoto, con la bocca chiusa, e ogni tanto sospirava come se stesse trattenendo le lacrime. Lo conoscevo da un anno, non lo avevo mai visto piangere, però in quel momento sembrava davvero sull’orlo di una crisi di pianto. Era strano vederlo così, Louis rideva sempre, faceva sempre ridere tutti, aveva sempre una battutina pronta in ogni caso, anche quando il compito ti andava male, anche dopo un’espulsione dal preside, ma in quel momento non si trattava di un pessimo voto, in quel momento la situazione era totalmente diversa, e nemmeno Louis Tomlinson poteva sdrammatizzarla.
 
Alex continuava a piangere in silenzio. Si era raggomitolata nell’angolo del sedile dalla parte opposta a quella di Louis. Sembrava così fragile da potersi sgretolare da un momento all’altro. Aveva sempre preso in giro Niall e la nostra relazione ma in fondo gli voleva bene, anche se non lo dimostrava sempre. Louis cercò di poggiare la sua mano su quella di Alex, ma lei la ritirò velocemente. Lei era così: quando c’era qualcosa che non andava preferiva stare da sola, odiava essere aiutata, forse era troppo orgogliosa per chiedere aiuto.
 
“Mart perché sembri così tranquilla..?” mi disse Alex alzando gli occhi verso di me,
Sono sicura che andrà tutto bene..
“Ma com..”
 
“Siamo arrivati!” la voce di Harry interruppe il nostro scambio di parole e tutti e quattro uscimmo dall’auto contemporaneamente.
 
Entrammo nel pronto soccorso dell’ospedale e chiedemmo informazioni. L’infermiera all’ingresso disse che non poteva dire nulla, ma che il ragazzo era in reparto e che non poteva entrare nessuno se non i parenti più stretti. Harry spiegò che i genitori abitavano in Irlanda e affermò convinto di essere il cugino di Niall. L’infermiera, non so come, ma se la bevve e lo fece entrare.
 
Io, Louis e Alex ci accomodammo nella sala d’attesa. Nessuno parlava, nessuno si muoveva, sembravamo immobilizzati. Più i secondi passavano, e più la tensione fra noi tre si faceva sentire più forte. Dopo circa cinque minuti Louis si alzò e con “vado a prendere una boccata d’aria” scomparve nel corridoio.
 
Mi sembrava di star rivendo un momento vissuto due anni prima. Avevo solo quindici anni allora. Ero nella sala d’attesa di un ospedale molto distante da lì, a due ore di aereo lontano. Ero lì seduta su una panchina, come in quel momento, con i miei tre fratelli affianco. Non realizzavo, come allora. Mi sembrava che fosse tutto normale, anche se qualcosa mi diceva che non fosse così. C’era un’atmosfera strana nell’aria, sembrava tutto senza colore, tutto senza vita e non capivo. Sentivo un magone crescere ogni minuto che passava, sentivo la gola seccarsi e gli occhi gonfi di lacrime, ma non potevo scoppiare in quel momento, dovevo essere forte.

E poi quella porta si aprì e comparve mia zia con lo sguardo verso il basso. Non riuscivo a capire cosa volesse significare la sua espressione fino a quando non mi guardò dritto negli occhi, e solo allora capii che era tutto finito. Non ci fu bisogno di parole, mia madre se ne era andata in punto di piedi, in silenzio, senza far rumore.
 
E come quella sera di novembre di due anni prima, la porta si aprì, non c’era mia zia, quella volta c’era Harry, ma la sua espressione era la stessa: ero sola, Niall non c’era più.

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Capitolo 12
*** Twelfth. ***



12.
 
Non ero mai stato a un funerale, e tanto meno pensavo di andare a uno di un mio compagno di scuola così presto. Mia madre mi aveva raccomandato di vestirmi con abiti scuri in segno di rispetto, nonostante sapesse che da tempo non credessi più in Dio, quindi un colore valeva l’altro. Mi ero sempre chiesto che senso aveva vestirsi in nero. Insomma già il funerale è un momento triste, che gusto c’era nel rendere l’atmosfera ancora più cupa con tante persone che sembravano andare a una festa di Halloween? Non le avrei mai capite quelle tradizioni stupide!
 
Mi incamminai verso la chiesa della città. Avevo dato appuntamento a Liam già lì. Davanti all’edificio bianco c’erano già tantissime persone, la maggior parte ragazzi della mia scuola. Il preside aveva raccomandato la presenza di tutti, e poi anche se non l’avesse fatto in ogni caso tutti ci sarebbero stati, anche se non lo conoscevano. Niall era amato da tutti, era un bravo ragazzo, pronto a sorridere e aiutare tutti, un ragazzo che non meritava di morire, e in fondo nessun ragazzo della nostra età, anche Harry Styles, meritava di morire. Avevamo tutta la vita davanti, non potevamo perderci così tante cose.
 
“Hey Zayn!”
“Liam!” dissi, e fu l’unica cosa che dissi quella sera.
 
Arrivò una macchina nera, uno di quei macchinoni enormi. Dal lato del passeggero scese una donna bassina, bionda, vestita in nero, che piangeva come una disperata. Dal lato dell’autista uscì un uomo alto e robusto, che dava l’impressione di uno che non dormisse da mesi. Dovevano essere i genitori di Niall, vedevo in loro dei tratti presenti nel biondo. Tentavo di immaginare quanto fossero sconvolti, ma mi rendevo conto che è impossibile immaginare un dolore del genere, se non lo si è provato sulla propria pelle. Forse veder morire il proprio figlio è il dolore più forte. Insomma è contro natura. Di solito sono i figli a veder morti i genitori, ma il contrario è difficile, troppo complicato da sopportare.
 
“Mart, su, scendi..” sentii dire a qualcuno alla mia sinistra.
 
Dietro la macchina dei genitori di Niall c’era l’auto di Styles. Erano già scesi Alex e Louis. Il ragazzo stringeva la ragazza al petto forte. Lei continuava a piangere, non trovava pace semplicemente. Louis le diede un bacio dolcemente sulla fronte, quasi per rassicurarla, ma quel gesto sembrò essere indifferente per Alex. Harry, invece, tutto vestito in nero, pallido più del solito, stava tirando Mart dalla macchina. Era così magra, sembrava che non mangiasse da giorni, e forse era davvero così. Indossava un vestito nero e delle ballerine nere che contrastavano con la sua pelle bianchissima, quasi trasparente. Era pallida, aveva delle occhiaie enormi che incorniciavano i suoi occhi marroni, che sembravano quasi neri in quel giorno di settembre. Sembrava che stesse scomparendo, sembrava che il dolore la stesse divorando, e io avrei voluto aiutarla, ma semplicemente mi rendevo conto che non potevo far nulla, non potevo portarle indietro il suo Niall.
 
Alla fine si convinse ad uscire. Scese dalla macchina ma si aggrappò immediatamente ad Harry che l’accolse fra le sue braccia, quasi per proteggerla da quella dura realtà. Il riccio era davvero irriconoscibile: non sembrava il ragazzo cattivo che avevo conosciuto, non sembrava più così temibile, nel suo sguardo non c’era più quel pizzico di malizia che aveva sempre, il suo sguardo era vuoto, lui sembrava così fragile, in quel momento era un semplice ragazzo che aveva perso il suo migliore amico.
 
I quattro entrarono nella chiesa e io e Liam li seguimmo insieme agli altri ragazzi della scuola. Mart, Harry, Louis e Alex si sedettero al primo banco accanto ai genitori di Niall. Dall’altro lato, sempre al primo banco, c’erano tutti i professori e il preside. Per il resto la chiesa era gremita di studenti.
 
C’era un leggero chiacchiericcio nella chiesa, ma non appena il sacerdote chiese di fare silenzio, tutti tacquero. Ci girammo tutti verso l’ingresso ed ecco i beccamorti e la barra. Entrarono in silenzio, sotto gli occhi di tutti. Scorrevo velocemente i volti di coloro che erano seduti lungo il corridoio centrale della chiesa. C’era gente che aveva lo sguardo verso il basso, gente che fissava la barra, gente che piangeva, gente che si disperava, ma in ogni caso la tristezza si leggeva sul volto di tuti.
 
Non appena la barra raggiunse l’altezza della prima fila di banchi si sentì provenire un gemito dalla parte sinistra della chiesa. La madre di Niall si inginocchiò in lacrime. Era disperata, come non avevo mai visto una persona nei miei diciassette anni di vita. Il marito, anche lui in lacrime, la aiutò ad alzarsi e la abbracciò forte.
 
E poi un singhiozzo trattenuto.
 
“Niall..” fu un richiamo leggero, silenzioso, ma che rimbombò in tutta la chiesa.
 
Mart tremava e piangeva al tempo stesso. Era decisamente troppo quello per lei. Lui era l’amore della sua vita, era la persona con cui sognava di stare in eterno, il suo amore adolescenziale, non meritava di perderlo così. Insomma, da egoista avrei anche potuto pensare che ora avevo campo libero, ma quel pensiero non mi passò mai per la testa. Insomma, lei era felice con lui, e io ero felice per lei, ora niente aveva più senso.
 
La cerimonia fu abbastanza veloce, o meglio il sacerdote tentò di essere rapido forse per rendere tutto meno doloroso.
 
Non appena il sacerdote terminò di parlare, Harry , Louis e Alex si alzarono in piedi e salirono sull’altare.
 
Alex si avvicinò al leggio e prese dalla tasca un fogliettino ben ripiegato. Lo aprì e lo posizionò sul libro che era poggiato sul leggio. Si avvicinò al microfono e schiarì la voce, dopo aver fatto un lungo respiro, e dopo essersi asciugata le lacrime.
 
“Ciao Niall, sono Alex. Sinceramente non so bene come iniziare questa lettera. Che cosa posso iniziare con il dire? Beh, non me lo aspettavo, sicuramente non era qualcosa che si poteva prevedere. Tu non meritavi tutto questo, nessuno merita di morire a diciassette anni. Voglio dirti un po’ di cose che non ti ho mai detto, semplicemente troppo orgogliosa per dirle. Per prima cosa, volevo chiederti scusa per le volte che scherzando ti ho preso in giro, anche se non pensavo nulla di tutto ciò che ti ho detto. So che può sembrare banale chiedere scusa ora, ma si sa che le cose giuste si dicono solo quando è troppo tardi. Poi, ti volevo dire che sei, forse eri, no, sei un bravo ragazzo, davvero, non ne ho conosciuto di migliori. Non sei uno stronzo (scusate non dovrei dire queste cose in chiesa), sei davvero buono, gentile, sempre disponibile. E poi volevo dirti grazie per la tua amicizia sincera e, poi, beh..” alzò lo sguardò guardando Mart “..grazie per aver reso la mia migliore amica felice, grazie davvero. Ti chiedo un ultimo favore e poi la finisco, sai che non sono molto brava con le parole. Ti prego continua a farla felice da lassù, ti prego proteggila, lei ha ancora bisogno di te, soprattutto ora! Ti voglio bene Niall, anche te l’ho detto in ritardo!” disse scoppiando in lacrime e lasciando spazio a Harry e a Louis.
 
“Hey Nialler, siamo Harry e Louis. Non siamo i tipi che dicono cose romantiche o dolci, non abbiamo mai detto queste cose, lo sai. Perché sei andato via? Perché ci hai lasciato da soli? Tu eri l’unico che ci portava sulla giusta strada. Torna. Forse stiamo dicendo una marea di stronzate, ma ci manchi amico..” lesse Harry, ma poi scoppiò in lacrime.
 
Non lo avevo mai visto piangere, e forse avevo desiderato tante volte di vederlo in quelle condizione, ma mai avrei voluto che quello fosse il motivo. In fondo, per quanto bastardo fosse, non meritava di perdere il suo migliore amico.
 
Louis si fece spazio e terminò di leggere quello che avevano scritto.
 
“.. ma ci manchi amico, tanto, e ci mancherai sempre. Parleremo di te ancora, per molto, racconterò di te a tutti, ai miei amici, a miei figli, così che vivrai ancora con noi, non smetterai di vivere nei nostri ricordi. Ci vediamo presto, bro, ti vogliamo bene!” disse ripiegando la lettera e spingendo Alex e Harry in lacrime verso il loro banco.
 
E proprio quando si sedettero si alzò in piedi l’ultima persona che mi immaginavo si alzasse. Insomma speravo che lo facesse, ma ero più che certo che non avesse la forza di farlo, ma lo fece, stupendomi ancora.
 
Mart si alzò in piedi e si avvicinò al leggio. Non aveva niente in mano, nessuna lettera, nessun foglietto, c’erano solo lei e le sue lacrime. Con un gesto quasi infantile, si asciugò le lacrime con il braccio e si avvicinò al microfono.
 
“Non ho preparato nessuna lettera, nessun discorso, non avevo intenzione di dire qualcosa, perché semplicemente che senso ha parlare ora? Le cose se si dovevano dire bisogna dirle prima, ma come ha detto Alex, le cose importanti si dicono sempre troppo tardi.” disse, poi fece un lungo respiro. Le si leggeva negli occhi che stava facendo uno sforzo enorme a parlare e a dire quelle cose trattenendo le lacrime.
 
Mi sento sola, ho perso tutto. Ho perso Niall. Lui era il mio migliore amico, il fratello maggiore che non ho mai avuto, l’unico ragazzo di cui sono stata e sarò innamorata, il mio tutto.  Mi sento come se fossi rimasta l’unica persona al mondo, l’unica persona nel mio mondo. Perché lui? Ho smesso di credere in Dio da un bel po’, ma mi chiedo ancora nonostante tutto perché se ne vanno sempre le persone migliori? Ditemi perché? Lui era così perfetto, io non sono niente senza di lui. Mi aveva promesso che avremmo fatto tante cose insieme, facevamo progetti grandi noi due. Mi aveva anche promesso che un giorno mi avrebbe portato in Irlanda, che avrei conosciuto la sua famiglia. Beh, Niall, li ho conosciuti i tuoi genitori, ma sicuramente non nel modo in cui volevamo. Ho tante domande che mi frullano nella testa, e semplicemente non trovo delle risposte. Nulla ha più senso da quando non ci sei tu. Ora cosa farò? Davvero, dimmelo. Ti prometto che mai nessuno prenderà il tuo posto, mai. Sono sicura che mai più troverò una persona come te, mai. Inutile dire che non ti dimenticherò mai, perché come faccio a dimenticare una parte di me stessa? Cazzo, tu sei parte di me! Niall, torna, so che quello che dico è assurdo, ma ti prego, torna, svegliami da questo incubo, ho bisogno di te..! Ti amo!
 
Già nelle ultime parole si sentiva che aveva un magone alla gola, ma non appena pronunciò quelle ultime due parole scoppiò in un pianto liberato, singhiozzando come una bambina. Volevo correre sull’altare per consolarla, ma chi ero io per farlo? Chi ero? Harry si alzò e tirandola a se la fece sedere. Era uno spettacolo orribile da vedere: tutti intorno a me piangevano, era riuscita a fare commuovere tutti con quelle parole, perfino Liam, perfino me.

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Capitolo 13
*** Thirteenth. ***




13.  
 
Niall era in tutte le cose che mi circondavano: nella foto di noi due sul comodino, nella sua felpa che mi aveva regalato una sera quando avevo freddo, nel desktop del mio computer, nel venerdì, giorno in cui passavamo la serata a vedere film in camera, nel bracciale che avevamo comprato insieme, nella nostra canzone ‘she’s the one’. Niall era in tutte le cose, perché era lui era dentro di me, sempre.
 
Più passavano i giorni e più mi sembrava tutto più assurdo. Lo vedevo dappertutto. Mi bastava vedere un ragazzo biondo nel cortile, e immaginavo fosse lui. Mi bastava sentire parlare qualcuno con l’accento irlandese per pensare che fosse lui.  Lui era il mio unico pensiero, non riuscivo a pensare ad altro.
 
Mi ero chiusa in me stessa, me ne rendevo conto. Non mi facevo avvicinare più nessuno, neanche Alex, Harry e Louis. Tenevo alla larga tutti, perché ero convinta che nessuno potesse comprendere il mio dolore, nessuno potesse capirmi. Volevo semplicemente stare da sola, io e la mia solitudine. Magari un giorno sarei uscita dalla tana, magari un giorno molto lontano sarei tornata a sorridere. 

  . . .

 
Settembre. Ottobre. Novembre. Dicembre. I mesi passavano, eppure io era incatenata al quel giorno di settembre, sembrava che il tempo si fosse fermato in quel momento, eppure il tempo passava, ma io no.

  . . .

 

 
“Mart..”
 
Alex. Eravamo tornate a frequentarci da un paio di settimane. Avevo deciso che almeno con lei, Louis e Harry potevo parlare. Loro in fondo erano i miei migliori amici, ed erano anche i migliori amici di Niall, in qualche modo potevamo capirmi, e forse tutti insieme potevamo aiutarci.
 
“Stasera c’è una festa..” mi disse avvicinandosi.
“Sai che non sono pronta ancora per questo, stare con voi è una cosa, andare a una festa è un’altra..”
“Ma Mart, sono passati tre mesi, non puoi chiuderti in casa per sempre, hai diciassette anni..”
“Niall aveva diciassette anni ed è morto, allora..?” dissi secca, lasciandola senza parole.
“Non puoi andare così, la vita va avanti.. Niall manca a tutti noi, ma lui avrebbe voluto che tu fossi felice..”
 
Sempre le stesse parole, sempre le stesse. “Lui avrebbe voluto che tu fossi felice..” Facile a dirsi, ma senza di lui come potevo essere felice?
 
“Ci sto provando, credi che sia facile..?”
“No, però stiamo tentando di aiutarti, vieni alla festa con noi, poi se non ti piace, se non vuoi restarci, torniamo a casa insieme, anche alle dieci..”
“Davvero..?” chiesi perplessa.
“Si, promesso..!” rispose decisa.
“Okay, verrò, ma..”
“Ma nulla..” disse abbracciandomi “Sono felice che tu venga..!”
 
Nel pomeriggio andai con Alex a fare un po’ di shopping. Non ci andavo da una vita! Comprammo un nuovo vestito entrambe per la festa. Io non ne avevo molta voglia, la mia idea iniziale era quella di andare in jeans e maglietta nel migliore dei casi, ma alla fine avevo voluto rendere felice la mia migliore amica, e le avevo consentito di comprarmi un nuovo vestito.
 
Ci vestimmo, ci truccammo e ci preparammo, come una volta, anche se forse era tutto diverso. Non c’era Niall ad aspettarmi, non c’era lui con cui ballare, passare la serata, ridere, scherzare, non c’era. Delle lacrime mi rigarono il viso inevitabilmente.
 
“Che c’è ora..?” mi chiese Alex.
“Mi manca..” risposi sincera.
 
Non disse nulla, mi abbracciò forte, accarezzandomi i capelli, come per cullarmi.
 
“Manca anche a me, non sai quanto..” disse anche lei fra le lacrime. “Ora però fammi un sorriso! Cosa diceva sempre..?”
“Che amava il mio sorriso..”
“E allora sorridi, lui ti sta guardando da lassù..!”
 
Sorrisi e asciugai le sue lacrime, e lei fece lo stesso con le mie. Alex era davvero una vera amica. Si dice che gli amici si vedono nel momento del bisogno, nei momenti di difficoltà, e lei ci era stata davvero in quel periodo, aveva sopportato i miei tre mesi di depressione assoluta, mi era stata accanto nonostante tutto, nonostante il mio silenzio, nonostante la tristezza.
 
“Grazie di tutto..” disse.
“Di nulla, amica mia..”
“Meno male che il mascara era waterproof!” dissi sorridendo.
“Hai sorriso, dai!” sorrise anche lei.
“Ogni tanto fa bene!”
“Esatto, andiamo che Harry ci starà aspettando giù e sai che odia i ritardi!”
 
Prendemmo le ultime cose e scendemmo nel cortile. Harry e Louis erano già lì. Ci sorrisero appena ci videro, come facevano sempre del resto. Sembrava di essere tornati indietro, quando era tutto perfetto, sembrava quasi che non fosse successo nulla, peccato che mancasse lui.
 
“Ciao bellezze, stasera brillate più del solito!” esordì Harry.
“Harry ma te le prepari la notte queste frasi..?” dissi ridendo.
“Hai riso, o era una visione..?” disse avvicinandosi.
 
Mi abbracciò forte e mi diede un bacio sulla guancia.
 
“Sei grandiosa, davvero..” mi sussurrò in un orecchio.
“Grazie..”
Stasera sei mia, non ti lascio avvicinare da nessuno!” disse dandomi un altro bacio sulla guancia, quasi per sottolineare il suo possesso.
“Mi piace come idea!” dissi facendogli l’occhiolino “Voglio stare solo con voi!” sottolineai.
 
Entrammo in macchina e sfrecciammo verso la casa di una tizia di cui non sapevo nemmeno il nome, dove si sarebbe tenuta la festa. Parcheggiammo e entrammo immediatamente. La musica era decisamente fortissima, o forse non ci ero più abituata.
 
“Balliamo..?” mi disse Harry in un orecchio.
“Harry io..” feci per giustificarmi, in fondo non avevo voglia di ballare. Volevo solo vedere un po’ di gente, e passare una serata diversa, niente di che.
“Balliamo!” disse tirandomi verso il centro della pista, e non potetti opporre resistenza.
 
 
 
 
Stavamo ballando appiccati da più di mezz’ora.
 
“Vuoi da bere..?” mi sussurrò.
“Non mi va..”
“Daaai, così ti rilassi..!” tentò di convincermi, sorridendo.
“Okay, un bicchiere!”  acconsentii.
 
Non mi andava di bere, ma forse aveva ragione Harry, magari mi sarei rilassata, avrei pensato ad altro per un momento, e non era una idea così sbagliata,  considerato che ero stata chiusa in una camera per tre mesi.
 
Bevemmo il drink che Harry aveva ordinato nel giro di qualche secondo. Doveva essere qualcosa di forte, forse doveva esserci la Sambuca, l’avevo riconosciuto dal sapore di liquirizia che mi invase la bocca. Harry sapeva bene che ne andavo pazza, e sicuramente aveva ordinato quel drink per quel motivo.
 
Mi tirò di nuovo al centro della pista e continuammo a muoverci come prima a ritmo di musica. Sentivo l’alcol pulsarmi nelle vene, doveva star facendo già il suo effetto, me lo sentivo. La musica mi sembrava rimbombarmi nelle orecchie, e ogni tocco di Harry mi sembrava provocare migliaia di brividi lungo tutto il corpo.
 
“Usciamo a fumare..?” mi disse all’improvviso.
“Si, ne ho voglia..”
 
Uscimmo fuori. Non c’era nessuno, erano tutti dentro, in fondo era una gran bella festa, peccato che io nelle condizioni in cui ero non potevo apprezzarla fino in fondo. Una volta io e Niall ci saremmo divertiti come pazzi a una festa del genere, a ridere degli invitati, a scatenarci a ritmo di musica, a baciarci in un angolo. Con lui era tutto diverso, ma non dovevo pensare a lui, non dovevo.
 
Presi la sigaretta dal mio pacchetto nella borsa, ma Harry mi fermò.
 
“Che c’è..?”
“Ho comprato qualcosa per l’occasione..” sorrise malizioso.
“Cosa..?” chiesi confusa.
 
A quella domanda, rispose mostrandomi una bustina nella quale c’erano due cose, che agli occhi di una che se ne era viste passare sotto gli occhi tante volte, sembravano due canne.
 
“Sono delle canne..?” dissi sbarrando gli occhi.
“Una per me, e una per te..!” rise.
“Spero che tu stia scherzando!”
“Scherzando? Mart con questa non penserai più a nulla, non avrai più problemi, sarai felice come non lo sei da tanto tempo ormai, dovresti ringraziarmi, anziché incazzarti..!” disse con la sua voce così persuasiva e sexy. Ma che dicevo? Doveva essere sicuramente l’alcol a farmi pensare certe cose, e fu sempre l’alcol, o forse la voglia di sentirmi meglio, a farmi accettare senza protestare il “regalo” di Harry.
 
Portai la canna alla bocca e l’accesi lentamente. Sapevo bene quale fosse l’odore di quella sostanza, ma non l’avevo mai provata. Avevo sempre detto che non avrei mai fumato una roba del genere, eppure le persone cambiano, le situazioni cambiano.
 
Harry con un gesto decisamente provocante si portò la canna alla bocca pochi secondi dopo di me e cominciò a fumare. Mi fissava come se avessi qualcosa fuori posto, come se mi stessi comportando nel modo sbagliato, e sorrideva, quasi maliziosamente.
 
“Sei così sexy quando fumi..” mi disse quando era ormai oltre la metà della canna.
“Davvero?” dissi ridendo “Anche tu, sai, Styles?” lo provocai.
“E sei bellissima quando ridi!” disse quasi innocentemente.
“Che cosa sono tutti questi complimenti ora?” chiesi confusa.
“L’ho sempre pensato, ma non potevo dirlo!” disse fissandomi, come non aveva mai fatto da quando ci eravamo conosciuti, eppure quello sguardo lo conoscevo bene, era quello che assumeva quando puntava la sua prossima preda.
“Certo, certo!" dissi continuando a ridere.
 
Non sapevo neanche perché lo facessi, ma ridevo come una pazza. Forse aveva ragione Harry, quella roba ti portava davvero in Paradiso, forse era davvero la soluzione a tutti i miei problemi. Sapevo che mi avrebbe fatto male, ma cosa c’era di più doloroso che perdere l’amore della propria vita? Se non era morta di dolore per Niall, niente mi avrebbe più ucciso.
 

Harry si avvicinò pericolosamente alle mie labbra. Era davvero bellissimo. I suoi occhi verdi così limpidi, così trasparenti sembravano comunicare ogni sua emozione, anche senza parlare. Era decisamente felice, e anche eccitato. Si leggeva nello sguardo la malizia con cui mi stava fissando. Poi abbassai anche io lo sguardo e mi ritrovai a fissare le sue labbra perfette, così morbide, così rosse, così tutto, che mi attiravano come una calamita. Stavo desiderando sul serio di baciare Harry Styles? Non so se era l’alcol, se era la canna di poco prima, ma volevo farlo a tutti i costi, eppure mi fermai. Io non potevo farlo, semplicemente non potevo.
 
Mi scostai lasciandolo lì, deluso. Si allontanò e mi fissò stranito, ma alla fine sorrise.
 
“Scusa Harry, ma voglio andare a casa..” dissi guardando in basso, evitando il suo sguardo.
“Ti accompagno.” disse deciso.
“Ce la fai..?”
“Si.”
 
Ci avvicinammo alla sua auto ed entrammo. Partì lentamente, e guidò altrettanto lentamente. Forse aveva paura di fare qualche incidente, forse aveva paura di essere fermato dalla polizia, forse non voleva farmi preoccupare. Arrivammo al college in silenzio, senza scambiarci una parola. Scesi dall’auto, ma proprio quando stavo per chiudere lo sportello, parlò.
 
“Vorrei scusarmi per prima, ma sai che c’è? Non mi scuso, volevo farlo e non mi sono pentito..!”
“Sei sincero, bene..”
“Ho capito che però tu non sei d’accordo, e non lo farò più, promesso, ma rimani sempre bellissima..” disse sorridendo, ma questa volta non c’era malizia in quel sorriso, sembrava quasi dolce.
“Harry, siamo ubriachi e fumati..” dissi ridendo, quasi per giustificare tutto quello che era successo, per giustificare le sue parole, per giustificare le emozioni che avevo provato.
“Lo penso anche da sobrio..” disse serio.
“Mi fa piacere, e comunque grazie per il “regalo”, sono stata bene!” dissi facendogli un occhiolino.
“Quando ne hai bisogno sai a chi rivolgerti, ciao Mart, buona notte!”
“Notte, Styles!” sorrisi.
 
Salii in camera e mi stesi sul letto. In una serata avevo combinato di tutto: mi ero quasi ubriacata, avevo fumato una canna, e per di più ero stata sul punto di baciare Harry. Certo che dovevo stare proprio male, eh, ma forse non era proprio così. Era la prima sera da quando Niall se ne era andato in cui mi ero sentita di nuovo viva, forse nel modo sbagliato, ma in ogni caso mi ero sentita rinata ed era un bella sensazione. Forse dal giorno successivo sarebbe cambiato tutto, o forse nulla, ma in quel momento stavo bene, e questo era l’importante.

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Capitolo 14
*** Fourteenth. ***



14.
 
Gli ultimi tre mesi erano passati abbastanza velocemente, o quasi. Erano successe tante cose che avevano reso quel periodo bello e brutto al tempo stesso.
 
Harry Styles e Louis Tomlinson non mi avevano più toccato nemmeno con un dito. Forse si erano dimenticati di me o semplicemente non avevano più voglia di fare certe cazzate. Da quando Niall se ne era andato, non erano stati più gli stessi, tutto era diverso. Forse si erano resi conto che la vita era imprevedibile, e che era meglio passare il tempo a fare cose più utili che uccidere di botte un povero ragazzo innocente.
 
Il fatto che quei due non mi toccassero più non aveva modificato di molto la mia situazione sociale, insomma, ero sempre lo sfigato di turno, ma almeno mi sentivo sollevato, almeno ero libero finalmente.
 
Ci vuole sempre la morte di qualcuno per cambiare alcune situazioni.
 
Mart non era più la stessa. Era apatica, triste, malinconica, sembrava non reagire, sembrava che con Niall fosse morta anche lei. Inizialmente si era chiusa completamente in se stessa, chiudendosi in un mondo tutto suo di cui non faceva parte nessuno se non lei, poi lentamente nell’ultimo mese si era riavvicinata ad Alex, Louis e Harry. Nonostante Harry e Louis non mi andassero a genio, ero felice che si fosse riaperta almeno ai suoi migliori amici. Lei meritava di tornare a sorridere, meritava di tornare a una vita normale, meritava di tornare se stessa, la ragazza di cui mi ero innamorato.





Era una fredda mattina di dicembre. Liam si era ammalato, dunque fui costretto ad andare a scuola da solo. Camminai fino all’autobus e una volta arrivato davanti scuola attesi nel cortile il suo della campanella.
 
Guardai l’orologio, mancava ancora un quarto d’ora all’inizio delle lezioni, il tempo giusto per fumare una sigaretta in santa pace, magari mi sarei anche riscaldato. Mi guardai intorno e cercai un posto isolato dove fumare e dove non essere visto. Era vietato fumare all’interno del college, anche nel cortile, seppur spesso chiudevano un occhio, ormai arresi al fatto che era impossibile vietarci di fumare, almeno negli spazi aperti.
 
Mi diressi verso una delle tante rientranze del cortile dove ero solito fumare, ma mi bloccai non appena sentii quella risata. La conoscevo a memoria, la sognavo la notte, l’avrei riconosciuta anche tra mille.
 
Mi avvicinai qualche metro più avanti, cercando di non farmi vedere, per avere la mia conferma e purtroppo la ebbi Mart era seduta su un gradino con affianco Harry Styles. Ridevano come pazzi, stavano fumando, ma quelle non erano certo sigarette. Il riccio alzò il braccio portandolo intorno al collo di Mart, e la tirò a se. Le diede dei baci lenti e morbidi sulla guancia, mentre lei continuava a ridere. Fece un altro tiro lungo e poi gettò la canna a terra. Poco dopo, anche Harry fece lo stesso e poi si alzò in piedi, seguito dalla figura snella di Mart. La prese per mano, e con un gesto veloce la fece affondare nel suo petto, e la strinse forte a se.
 
“Allora come stai..?” le sussurrò in un orecchio, ma lo sentii anche io, visto che ero a pochi metri da loro, e visto che c’era un silenzio totale intorno a noi.
“Una meraviglia!” sorrise.
“Ne sono felice, te l’ho detto che prima o poi saresti andata avanti!”
“E’ solo grazie a te, Styles!” disse fissandolo ad un tratto.
“Non devi ringraziarmi, piccola!” disse avvinghiandosi al suo collo e incominciando a lasciare una scia di baci sulla pelle candida della ragazza che gli era di fronte.
 
Mart chiuse gli occhi e si lasciò cullare dal tocco del riccio. Sembrava in estasi, e forse lo era davvero. Strinse le mani tra i capelli di lui, quasi per invitarlo a continuare ma poi si fermò.
 
“Harry..” disse ansimando.
 
Il riccio non si staccò, e continuò la sua opera di seduzione, ma il suono della campanella lo bloccò inevitabilmente. Mart si ricompose e si diresse verso l’entrata, seguita poco dopo da Harry.
 
Ero disgustato e turbato al tempo stesso. Avevo sperato per tutti quei mesi di tornare a vederla sorridere, ma sicuramente non sotto l’effetto di una canna, e tanto meno in compagnia di Harry. Era davvero un bastardo lui. Insomma Niall era morto, ma lei rimaneva pur sempre la ragazza del suo migliore amico, ma cosa potevo aspettarmi da lui? Ci aveva provato anche quando il biondo era in vita, e dopo, quando ormai aveva la strada libera, si era fatto avanti in tutto il suo splendore. Mi chiedevo come fosse possibile che Mart si fosse fatta convincere a fare certe cose, ma forse la  disperazione era talmente tanta che aveva visto nelle canne e in Harry Styles la via d’uscita a quel labirinto in cui si era rinchiusa per tutti quei mesi, ma ero convinto che lei avrebbe trovato un’altra strada. Volevo aiutarla, e forse non potevo, ma almeno avrei continuato ad osservarla e proteggerla da lontano, non l’avrei lasciata sola.

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Capitolo 15
*** Fifteenth ***



15.
 
Questa sera sono tua Styles!” dissi aspirando l’ennesimo tiro di canna.
 
Era passata una settimana da quando avevo fatto il primo tiro a quella festa e da allora non ero più riuscita a farne a meno. Dopo aver fumato mi sentivo felice, anche se per poco tempo, ma almeno per poco mi sentivo rinata.
 
Forse quella sera avevo esagerato. Avevo bevuto per lo meno una bottiglia di vodka da sola e mi ero già fumata due canne.
 
Harry dopo aver ricevuto il mio messaggio in cui gli dicevo che avevo bisogno e voglia di fumare si era precipitato in camera mia. “Sei pazzo, in camera suona l’allarme!” gli avevo detto. “Tranquilla, l’ho fatto tante volte in camera!” mi rassicurò, avvolgendo l’allarme antincendio con un calzino.
 




Balla per me!” disse Harry seduto sul mio letto con le cosce aperte. Indossava solo i suoi soliti jeans super attillati. La maglia se l’era tolta poco prima, perché aveva caldo e in effetti era davvero così.
 
Non mi opposi alla sua richiesta, anzi feci scivolare a terra il vestitino che indossavo, rimanendo in intimo, e iniziai a muovermi seguendo un ritmo tutto mio, visto che la musica non c’era. Ondeggiavo e muovevo dolcemente i fianchi, facendo scorrere le mie mani lungo tutto il mio corpo. Mi sentivo libera, leggera, felice, come non lo ero da molto tempo ormai.
 
“Non sai cosa ti farei..” disse Harry mentre infilò una mano nei suoi pantaloni, forse per dare sollievo all’evidente eccitazione che nascondeva sotto i jeans.
 
Nel modo più sensuale possibile, mi avvicinai al riccio e salii sul letto posizionandomi tra le sue gambe. Non appena mi poggiai sul materasso Harry incominciò a baciarmi sul collo, come aveva fatto la mattina nel cortile. Ormai aveva capito che il collo era il mio punto debole, e approfittava di quella scoperta ogni qual volta gli faceva comodo. Incominciò a succhiarmi ogni lembo di pelle che era scoperto, lasciando qua e là delle macchie violacee, fino a scendere sempre più in basso.
 
Non capivo perché non reagissi, non capivo perché non mi allontanassi. Sapevo solo che avevo una gran voglia di divertirmi con lui, di divertimi come non facevo da tempo. Mi sentivo attratta da ogni particolare del suo viso, da ogni dettaglio del suo corpo, da ogni suo gesto, anche più banale. Era così bello, attraente, sexy, eppure non era Niall.
 
Feci per allontanarmi dalla sua presa, ma mi bloccò, tirandomi a se. E fu così, che per la prima volta, le nostre labbra si scontrarono. Harry prese a baciarmi dolcemente, mentre io ero lì immobile, non reagivo.



 
Allontanati, scappa via, questa non sei tu. Niall è andato via, ma tu sei ancora la sua fidanzata. Lo stai tradendo, lo stai facendo con il suo migliore amico. E’ sbagliato, sei ancora in tempo per allontanarti” diceva una parte di me.
 
“Bacialo, divertiti, hai pur sempre diciassette anni. Niall è morto e non tornerà più. Tu sei viva e devi andare avanti. Harry è bello, anzi bellissimo. Provaci con lui, non c’è niente di sbagliato” diceva l’altra parte di me.
 



Non so se furono le canne o l’alcol a guidarmi ma socchiusi la bocca, dando libero accesso alla lingua di Harry. Fu immediatamente un bacio appassionato, niente di assolutamente casto. Le nostre lingue si cercavano, si allontanavano e incontravano velocemente, come se si fossero cercate da sempre. Harry fece scivolare le mani lungo la mia schiena, tirandomi ancora più a se. Pochi secondi dopo mi slacciò il reggiseno facendolo cadere sul letto.
 
“L’ho sempre detto che eri messa bene!” disse osservandomi con addosso solo gli slip, e andando a dedicarsi ai miei seni.
 
Incominciai ad ansimare, incontrollatamente. Non mi era mai capito di provare emozioni del genere. Doveva essere l’effetto della canna, ma in fondo anche il modo in cui agiva Harry. Il riccio era così volgare, così passionale in ciò che faceva, Niall era più dolce, premuroso, o semplicemente quello che stavo facendo con Harry non era l’amore, ma solo sano e puro sesso.
 
“Mart non ce la faccio più..” disse in preda ai gemiti.
 
Decisi che era arrivata l’ora di giungere al dunque. Odiavo i preliminari, non mi erano mai piaciuti, ero una tipa diretta io.
 
Gli sfilai rapidamente i boxer e rimasi a bocca aperta davanti a quel ben di Dio.
 
“Cazzo, Styles, neanche tu stai messo male..!” ammisi.
 
Erano tre mesi che non scopavo, esattamente dalla sera in cui Niall era venuto in camera mia, e forse proprio per quello, senza troppo aspettare, mi posizionai su di lui, e gli diedi libero accesso.
 
Fui invasa da un piacere immenso, e mi sentii di nuovo viva. Incominciai a spingere forte, mentre sotto di me Harry urlava, quasi come se impossessato. Andammo avanti così per diversi minuti, fino a quando non capovolse le posizioni e mi ritrovai sotto di lui. Si appoggiò alla testiera del letto e approfondii le spinte.
 
Venimmo quasi contemporaneamente, io prima di lui. Poi si accasciò al mio fianco e tirò il piumone sopra di noi.
 
“Cazzo, Mart, sei bravissima..” mi sussurrò in un orecchio abbracciandomi.
“Anche tu..” dissi cercando di essere convincente, ma in fondo tutto ciò a cui pensavo non era sicuramente la sua bravura a letto, ma erano altri i pensieri che mi affollavano la testa in quel momento.
 
Mi sentivo in colpa, mi sentivo  come se fossi la persona peggiore al mondo. Mi ero lasciata andare ai sensi, senza pensare alle conseguenze, senza pensare ai miei sentimenti. Scopare con Harry non era un passo avanti verso una vita nuova, ma era decisamente un passo indietro. Con la morte di Niall mi era sembrato che mi fosse caduto il mondo addosso, ma facendo quelle cose non mi stavo rialzando, ma stavo cadendo sempre più in basso. Mi sentivo uno schifo, avrei voluto sbattere la testa contro un muro migliaia di volte. Ero una stupida, solo una stupida.
 
Mi girai verso Harry e lo vidi dormire. Seppur era uno stronzo, in fondo anche lui era un bravo ragazzo.
 
Tentai di dormire, ma sapevo bene, conoscendomi, che quando avevo troppi pensieri per la testa dormire era impossibile. Non appena si fecero le sei, scesi dal letto e mi buttai sotto la doccia. Una volta vestita, afferrai un antidolorifico nel cassetto dei medicinali e ne presi una pillola. Avevo la testa che mi scoppiava, e se avevo intenzione di andare a scuola quel giorno, prendere un medicinale era l’unica soluzione.
 
Uscii dalla stanza e percorsi i corridoi deserti. Erano le sei e mezza, e solo un pazzo poteva esser sveglio a quell’ora. Scesi le scale e arrivata a piano terra uscii nel cortile.
 
Si gelava quella mattina, faceva davvero freddo. Mi strinsi nel mio cappotto e mi decisi ad accendere una sigaretta. Amavo stare da sola, per fatti miei, anche se in fondo sapevo di non essere sola. Ero convinta che Niall da quando se ne fosse andato, mi fosse sempre accanto, in ogni momento, non mi faceva mai sentire sola. Era come se non se ne fosse mai andato. Forse potevo sembrare una pazza, e magari lo ero, ma io ero sicura che fosse così. Lui non mi avrebbe mai potuto abbandonare.
 
Buttai la sigaretta a terra e respirai a fondo.
 
Buongiorno Mart, inizia una nuova giornata!” mi dissi fra me.

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Capitolo 16
*** Sixteenth. ***



16.
 
Liam era ancora malato. Mi toccava andare a scuola ancora una volta da solo. Decisi di uscire di casa un po’ prima, come il giorno precedente, in modo tale da vedere Mart nel cortile. Volevo tenerla d’occhio, non mi piaceva come si stava comportando nell’ultimo periodo, ero preoccupato.
 
Non appena fui nel cortile la vidi parlare con Alex su una panchina. Non potetti farne a meno e mi avvicinai indifferentemente. Accesi una sigaretta, per non dare troppo nell’occhio, e mi posizionai a circa un metro di distanza dalle due ragazze.
 
“Aspetta ripeti quello che hai detto!” urlò Alex.
“Sono andata a letto con Harry, devo dirtelo in arabo?” disse Mart.
 
Cosa? Era andata a letto con Harry? Non poteva averlo fatto sul serio, non poteva. Lui era un porco, soltanto un perverso, e lei era Mart, la mia Mart. Non riuscivo ad immaginarli insieme, non riuscivo a pensare che le sue labbra avessero sfiorato le sue, che l’avesse stretta a se, che l’avesse abbracciata, fatta sua.
 
“Oddio! Cosa? Quando? Come?” urlò l’amica.
“Shh, ieri sera, in camera mia, ma ero fumata..” ammise sincera.
“Mart, cazzo, ancora con queste canne..?” disse preoccupata.
“Lo sai, che mi sento più tranquilla da quando..”
“Non dirlo nemmeno!” la interruppe “La devi smettere, basta!” disse seria.
“Si, forse hai ragione..”
“E come è stato..?” chiese curiosa.
“Sono un po’ confusa, ma credo che sia andata bene, solo che mi sento così in colpa..”
“Per cosa..?”
“Niall, lui..”
“Mart, fumare è sbagliato, ma divertirsi no, devi andare avanti, come vuoi che te lo faccia capire..?”
“Ma non così, io..”
“Tu niente, fai ciò che senti!” sorrise “Ma con Harry..?”
“Con Harry niente, stamattina mi sono alzata e me ne sono andata!”
“Quindi è finita lì?”
“Si, insomma credo di si..” disse, ma fu interrotta dall’arrivo del riccio sorridente, come non mai.
 
“Buongiorno Alex!” sorrise.
“Ciao Harry!” ricambiò.
“Buongiorno Mart..” disse avvicinandosi a lei, e senza darle il tempo di reagire, poggiò le sue labbra sulle sue in un breve bacio a stampo.
 
Non appena si fu allontanato, Mart fece una faccia sconvolta. Evidentemente non se l’aspettava e evidentemente Harry aveva interpretato la sera precedente in maniera differente rispetto a Mart.
 
“Emmh..” disse Mart imbarazzata.
“Noi dobbiamo andare dentro, ciao Harry!” disse Alex tirando l’amica per un braccio.
 
Stavo per entrare anche io, quando vidi Louis avvicinarsi ad Harry.
 
“Hey, amico, non sai cosa è successo ieri sera!” disse il riccio.
“Dimmi!”
“Io e Mart, beh, abbiamo scopato..!” disse fiero di se.
“Dici sul serio..? Lei ha detto di si?” chiese incredulo.
“Certo, dopo una bottiglia di vodka e due canne!” disse facendogli l’occhiolino.
“Tu si che sai come far cadere una ragazza ai tuoi piedi!” rise “E com’è?”
“Una bomba!” ammise Harry.
“Allora aveva ragione Niall!” affermò, ma poi si rese conto di aver toccato l’argomento sbagliato.
“So che non dovevo farlo, ma anche lui si è messo con Mart, quando sapeva che io l’avevo puntata!” ammise.
“Peccato che lui fosse innamorato, mentre per te era solo la prossima preda, ma non pensiamo al passato!”
“Infatti, già sto progettando cosa fare stasera alla festa, credo che dovrò portare diversi preservativi!” disse ridendo.
“Non è giusto che tu ti diverti e io no..!” disse Louis, come un bambino a cui avevano tolto il giocattolino preferito, perché in fondo era così: per loro Mart era solo un gioco.
 
Styles sembrò riflettere attentamente sulle parole dell’amico, cercando una soluzione alla sua richiesta.
 
“Ma tu sei un genio, anzi io sono un genio!” disse compiaciuto.
“Spara!”
“Una cosa a tre, io, tu e Mart, alla festa di stasera!”
“L’ho sempre detto che hai una mente geniale!” disse dandogli una pacca sulla spalla.
“Ci stai allora..?”
“E me lo chiedi?” sorrise “E Mart, ci starà? Se ci è stata una volta, non significa che ci starà ogni volta!”
“Tranquillo, so bene come convincerla!” rise.
“Andiamo in classe, dai, ci aspetta una serata da sballo!”
“Esatto!”
 
Mi facevano schifo. Già li odiavo per quello che mi avevano fatto per tutti quegli anni, ma con quello avevano davvero toccato il fondo. Approfittare di una povera ragazza sconvolta, drogarla per portarsela a letto: bisognava essere davvero perversi per fare certe cose! Mi sentivo così impotente davanti a tutto quello, non poteva fare e dire nulla. Ero un perfetto estraneo per Mart, e certo non potevo dirle di stare lontano da quelli che lei considerava i suoi migliori amici, ma potevo cercare di proteggerla da lontano, no? Mi sarei preso cura di lei, si. 
 
Avrei chiesto a Nicole, la sorella di Liam, della festa di cui parlava Harry. Ci sarei stato anche io quella sera, dovevo esserci.

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Capitolo 17
*** Seventeenth. ***



17.
 
“Mart, ho preso un po’ di roba che piace a te..!” mi sussurrò Harry in un orecchio non appena fummo alla festa.
“Harry io ho chiuso con quelle cose, non voglio più fumare nulla..!” dissi sicura.
“Ma come? Dicevi che stavi bene?”
“Si, ma quella roba fa male! Ti porta in Paradiso, ma senza accorgertene nel frattempo ti spiana la strada verso l’Inferno!”
“Allora facciamo così, un’ultima sera, ormai l’ho comprata, poi ti prometto che non comprerò più nulla!” disse, e sembrava sincero.
“Sicuro..?” chiesi conferma.
“Te lo giuro..!”
“Allora va bene, è l’ultima volta..!”
 
Dette quelle parole, il riccio mi prese per mano e mi condusse all’esterno. Mi passò la canna e l’accesi poco dopo. Aspirai a pieni polmoni. Visto che era l’ultima canna che mi facevo, volevo godermela a meglio. Non parlò nessuno dei due, eravamo entrambi in silenzio, impegnati a ridurre i nostri minuti di vita con un semplice gesto.
 
“Ho portato anche questa!” disse mostrandomi una bottiglia di spumante.
“Harry, dai, non voglio esagerare come ieri e poi..”
“Poi finire a letto con me..?” chiese perplesso.
“Anche..” ammisi.
“Ti sei pentita..?” chiese.
“Forse!”
“Lo dici per Niall..?”
 
Sentir nominare il suo nome era una ferita al cuore ogni volta, e in quel contesto era ancora più forte.
 
“Non è solo per quello, insomma noi due siamo solo amici..!” chiarii.
“Due amici che si divertono ogni tanto, non ci vedo nulla di male..!” disse come se fosse la cosa più normale di questo mondo.
“A me sembrava che avessi capito diversamente questa mattina..!”
“Assolutamente no, io volevo solo farti divertire per un po’, non posso..?” chiese dolcemente, accarezzandomi una guancia.
 
Harry, non so come faceva, ma con un minimo gesto riusciva ad ipnotizzarti, con una piccola parola ti rendeva sua ed era impossibile sfuggirgli. Lo guardai confusa e mi persi nei suoi occhi, senza neanche capirlo. Ormai era troppo tardi per scappare, per allontanarsi, per dire qualcosa. Le sue labbra si poggiarono ancora una volta sulle mie e lui rise di quel contatto. Approfondì il bacio rapidamente,  quasi famelicamente,  come se mi stesse mangiando, come se fossi il suo piatto preferito.
 
“Andiamo da qualche parte dove nessuno può vederci..?” mi chiese.
 
Stavo per obbiettare, ma dissi semplicemente di si.
 
Mi prese per mano e rientrammo nella casa dove si stava svolgendo la festa. Salimmo delle scale e ci ritrovammo in un corridoio buio. Spalancò la prima camera che trovò ed entrammo dentro. Per fortuna, o per sfortuna, c’era un letto matrimoniale al centro.
 
Non so perché, ma decisi di aprire lo spumante. Forse volevo affogare i sensi di colpa che piano, piano risalivano a galla nell’alcol, non rendendomi conto che quello avrebbe aggravato solo la situazione. Presi la bottiglia e incominciai a bere, come se fosse acqua e nel giro di pochi minuti mi ero già scolata più di mezza bottiglia.
 
“Ne vuoi un’altra..?” disse innocentemente stringendo una canna fra le mani.
 
Senza neanche pensarci, ormai completamente confusa, afferrai il “regalo” di Harry e l’accesi felice. Non appena portai la canna alla bocca, Harry affondò le sue labbra sul mio collo. Ridevo incontrollatamente, e ogni tanto ansimavo per il piacere che Harry mi stava procurando. Emisi un gemito più forte, quando intrufolò le mani sotto il mio vestito, dirette al mio slip.
 
Molto sfacciatamente, una volta finita la canna, misi le mani nel pantalone del riccio, e fui sorpresa da quanto fosse eccitato. Stavo per abbassargli la cerniera, ma sentii delle altre braccia accarezzarmi.
 
Mi girai di colpo, e mi persi in due occhi color cielo.
 
“Louis, cosa..?” chiesi confusa.
“Shh..” disse poggiando un dito sul mio labbro.
 
Mi fece girare completamente verso di lui e mi tirò a se. Poggiò le sue labbra sulle mie, e un brivido mi attraversò tutto il corpo. Il suo tocco era dolce, ma forte al tempo stesso, diverso da quello di Harry. Le nostre lingue si incontrarono pochi secondi dopo, e non so spiegare per quale motivo, ma infilai le dita tra i suoi capelli  e lo strinsi forte. Lo prese come una forma di consenso, come un’autorizzazione a continuare, infatti poggiò rapidamente le mani sulla mia schiena e mi strinse forte. La mano destra scivolò in basso lentamente fino ad arrivare al sedere che palpò senza nessuna esitazione.
 
Andammo avanti così per qualche minuto fino a quando sentii qualcuno, alle mie spalle, abbassare la cerniera del mio vestito incominciando a baciarmi sensualmente la schiena. Non appena Louis si accorse che il vestito era ormai aperto, lo fece scivolare facendolo cadere a terra.
 
Davvero non capivo a cosa volessero arrivare, ma qualcosa mi diceva che certamente le loro intenzioni non erano delle migliori.
 
“Ragazzi, ma cosa..?” chiesi perplessa.
“Harry, secondo me non è ancora completamente partita..!” sentii dire a Louis.
“Tranquillo, ho un asso nella manica..” disse compiaciuto.
 
Lo vidi allontanarsi e prendere qualcosa dalla giacca che si era tolto appena entrati. In mano aveva una bustina con della polvere bianca dentro. Forse se fossi stata in me, avrei potuto comprendere cosa fosse quella sostanza, ma nelle condizioni in cui ero capire qualcosa mi sembrava impossibile. Il riccio fece cadere un po’ di quella polvere su una cartina e poi mi si avvicinò ridendo.
 
“Fai finta di annusare..!” mi ordinò.
“Cosa..?” davvero non capivo.
“Annusa..!”
 
Feci come mi disse e ciò che successe dopo, beh, mi appariva come un enorme vuoto, nero.

 

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Capitolo 18
*** Eighteenth. ***



18.
 

Non appena arrivai alla festa, mi guardai intorno alla ricerca di Mart, ma non ce ne era nemmeno l’ombra e poi non c’erano nemmeno i suoi amici. Forse non era ancora arrivata, forse nonostante fossi arrivato in ritardo, non era tardi per salvarla dalle grinfie di quei due. Che poi mi chiedevo: come avrei fatto a portarla via..? Non lo sapevo ancora, ma ero convinto che in qualche modo l’avrei aiutata, ne ero sicuro.
 
Passò circa mezz’ora e ancora nulla. Decisi di uscire fuori a fumarmi una sigaretta, in fondo se fossero arrivati, li avrei visti entrare da lì.
 
Accesi la sigaretta, e mi guardai intorno, ma fui catturato dalla figura alta e filiforme della ragazza che fumava seduta su una panchina a qualche metro da me. Era Alex, si doveva essere lei. Non c’erano altre ragazze così alte a scuola! Se Alex era lì, significava che anche Mart c’era, ma perché non l’avevo vista..?
Avrei dovuto avvicinarmi ad Alex e chiederle dov’era, ma ancora una volta mi resi conto di essere impotente davanti a tutto quello.

Avrei voluto aiutarla, difenderla, metterla in salvo, ma non potevo, e quello mi faceva sentire ancora peggio.
 
“Harry, Louis!” urlò all’improvviso Alex.
 
Mi girai e vidi i due ragazzi uscire dalla casa e dirigersi verso la loro auto come se non fosse nulla, come se la loro migliore amica non li chiamasse. Entrarono nell’auto del riccio e sfrecciarono via.
 
E Mart dov’era? Se non era con Alex, con Louis e con Harry, dov’era? Buttai a terra la sigaretta e rientrai dentro. Mi guardai intorno attentamente, sperando di scorgere il suo profilo perfetto, ma purtroppo non la trovai. Mi decisi allora a salire al piano di sopra. Il corridoio era buio e spento, forse non c’era nessuno.
 
Stavo per scendere le scale nuovamente, quando sentii qualcuno tossire da una stanza. Spalancai la porta della camera e la trovai lì, sdraiata sul letto sotto un lenzuolo. Tossiva, sembrava avere una crisi respiratoria, ma poco dopo sembrò calmarsi. Rimasi a fissarla per alcuni minuti, senza trovare il coraggio di fare qualcosa. Poi mi decisi ad avvicinarmi e le toccai il polso. Il battito sembrava essere normale e respirava tranquillamente. Era davvero una tipa tosta, insomma, si era ripresa da sola, e non era da tutti!
 
Aveva gli occhi chiusi, dormiva beatamente, sembrava un angelo. Era bellissima, non l’avevo mai guardata così da vicino. Aveva tutti i capelli scompigliati. Il trucco era tutto sbavato, ma era ugualmente meravigliosa. Solo quando spostai il lenzuolo mi resi conto che era completamente nuda. Mi guardai intorno, e dovetti rendermi conto di essere arrivato troppo tardi. A terra c’erano due preservativi usati, evidentemente lasciato lì dai due. Mi alzai e cercai altre tracce di quello che avevano fatto. C’era alcuni mozziconi di canna a terra, in un angolo una bottiglia di spumante vuota e su un tavolinetto c’era della polvere bianca. Doveva essere cocaina, si era sicuramente quello. Come si erano permessi di farle quello, come avevano potuto? Avrei voluto dare un pugno in faccia ad entrambi, ma sapevo bene, per esperienza, che erano molto più forti di me.
 
Dovevo portarla in college, non poteva rimanere lì.
 
Raccolsi il suo reggiseno e mutande che erano a terra e facendomi coraggio alzai il lenzuolo. Era completamente nuda davanti a miei occhi, ma nemmeno per un secondo mi passarono per la mente pensieri poco casti su di lei. Si, era vero, avevo sognato quel momento più volte, ma sicuramente non avrei voluto vederla così in quella situazione, e poi la cosa che mi aveva più colpito di lei fin dal primo istante non erano certe le sue forme, ma il sorriso.

Io amavo incondizionatamente quel sorriso, peccato che non la vedessi sorridere come una volta da tempo.
 
Non avevo mai visto qualcuno di più perfetto. La sua pelle bianca pallida brillava illuminata dalla luce fioca della luna che entrava dalla finestra della stanza. La osservai lentamente, fino a quando il mio sguardo fu catturato da una scritta nera che risaltava sulla sua pelle candida, sul fianco destro, visibile solo se svestita.
 
“Niall” così c’era scritto.
 
Ero contrario ai tatuaggi, ma il suo era perfetto, era più che giustificabile. In fondo, lo sapevo bene, come lei, che qualunque altra persona sarebbe entrata nella sua vita non avrebbe mai potuto sostituire Niall. Lui sarebbe stato sempre nei suoi pensieri, l’avrebbe ricordato sempre.
 
Lentamente le infilai le mutande e poi alzandole il busto le feci indossare il reggiseno. Non appena fu completamente vestita, la presi in braccio e la portai fuori dalla stanza. Dormiva ancora, come una bambina esausta. Scesi lentamente le scale e arrivai a piano terra. La gente ballava ancora. Mi feci spazio fra i ragazzi e, sotto gli occhi sconvolti dei presenti, uscii finalmente fuori.
 
Una volta uscito dalla casa, mi guardai intorno cercando qualche volto familiare per avere aiuto da qualcuno, ma ben presto mi resi conto che io ero solo, il mio unico amico era Liam e lui non c’era. Mi feci forza e incominciai a camminare verso il college. Era a circa due chilometri da quella casa, sarebbe stata una bella passeggiata!
 
Mart non era così pesante, ma camminare per due chilometri portando in braccio una ragazza non era certo poco faticoso. Infatti, nonostante ci trovassimo in pieno inverno, quando arrivammo al college era tutto completamente sudato. Varcai l’entrata nel modo più silenzioso possibile, cercando di non farmi vedere dalle telecamere. In punta di piedi entrai nel dormitorio femminile, ma non appena fui dentro mi resi conto di non sapere quale fosse la camera di Mart. Poi mi ricordai della borsetta che Mart aveva con se e poggiandola sul divano che c’era nell ingresso, cercai all’interno le chiavi e finalmente le trovai.
 
304
 
Osservai le indicazioni che erano appese al muro, e mi resi conto, purtroppo per i miei muscoli, che la sua camera si trovava al primo piano. Mi feci forza, e la ripresi in braccio. Salii le scale lentamente, attento a non svegliare lei e nessun’altro nell’edificio. Quando finalmente arrivai al piano, mi guardai intorno e fui felice di vedere che la sua camera era vicina. A fatica aprii la camera ed entrai finalmente dentro. La feci stendere lentamente sul suo letto e poi mi diressi verso l’armadio alla ricerca del pigiama. Trovai una maglia larga, e non trovando nulla di meglio, le sfilai il vestito e le infilai quella maglia. Le misi con cura il piumone addosso e la coprii per bene.
 
Guardai l’orologio che mi era di fronte e solo allora mi resi conto di che ora fosse.
 
Era l’una e venti e il giorno successivo c’era scuola.
 
Decisi di rimanere lì per qualche altro minuto per prendere fiato e poi sarei tornato a casa. Osservai attentamente la camera. Era la solita stanza dei college, ma era diversa delle altre che avevo visto. Lei l’aveva resa sua. Sulla parete sul letto c’era una bacheca enorme piena di foto e di bigliettini. La maggior parte delle foto erano sue e di Alex. Alcune erano dell’anno precedente, erano più piccole e spensierate. Poi c’erano foto con Harry, Louis e tante altre con Niall. Loro due nel parco, loro due con la divisa, loro due che si baciavano, loro due in camera, loro due al cinema, loro due. Forse ero geloso, ma davanti a quelle foto non potevo dir nulla. Loro due erano perfetti insieme, non si poteva dire nulla di cattivo. Poi c’erano delle foto di lei da piccola. I suoi fratelli, suo padre, sua madre. Mi rendevo conto che non sapevo nulla della sua vita precedente, non sapevo nulla, e volevo sapere. Un giorno avrei voluto sapere tutto di lei, me lo ero promesso.

Mi alzai dalla sedia dove ero seduto e la guardai dormire spensierata. Era tranquilla, era in salvo, ed io ero felice.

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Capitolo 19
*** Nineteenth. ***



19.
 
Mi svegliai con un mal di testa assurdo. Mi sentivo confusa, frastornata, non capivo nulla. Cosa era successo la sera precedente? I miei ultimi ricordi si fermavano a..?
 
Dovevo cercare di concentrarmi, si. Ero andata alla festa con Alex, Harry e Louis. Bene, poi..? Avevo iniziato a ballare con Harry, poi mi aveva proposto di fumare, avevo accettato ed eravamo usciti fuori. Mi ero fumata una canna, cazzo, si. Eravamo entrati in casa e ci eravamo chiusi in un camera, e poi, boh. Avevo ricordi piuttosto confusi. Harry che mi baciava, mi toccava, mi stringeva. Dei brividi mi attraversarono il corpo. Quel ragazzo mi stava facendo impazzire, si ero completamente pazza.
 
Cazzo, ci avevo scopato di nuovo?
 
E poi Louis, si, ricordavo anche di Louis. Ma che centrava lui con me e Harry..? Non capivo, si non capivo.
 
Ho bisogno di aiuto..’
 
Non appena qualche secondo dopo l’invio di quel messaggio, Alex era già in camera mia.
 
“Oh, Mart, ero così preoccupata per te, sarei venuta a bussarti fra cinque minuti..!” mi disse non appena le aprii la porta.
 
Mi abbracciò forte. Non era certo da Alex darmi il buongiorno abbracciandomi! Lei non era così dolce, così affettuosa, che succedeva?
 
“Alex non capisco..”
“Cosa..?”
“Cosa è successo ieri sera..?”
“Dovresti dirmelo tu!” disse seria.
“Io..?” chiesi perplessa.
“Non ti ho visto più..”
“Io non ricordo nulla..”
“Come..?” chiese confusa.
“Non lo so, dimmi tu cosa sai..”
“Allora siamo arrivati alla festa, poi sei uscita con Harry e non ti ho rivisto più. Dopo circa un’oretta, ero fuori, nel giardino, e ho visto Harry e Louis uscire dalla casa, li ho chiamati, ma non mi hanno risposto e sono andati via. Poi ho fatto il giro della casa ma non ti ho trovata, e ho chiesto un passaggio a Nicole Payne che mi ha accompagnata qui..”
“Non lo so, mi ricordo solo di essere andata in una camera con Harry e poi, boh..”
“Avete scopato di nuovo..?” disse quasi arrabbiata.
“Non ricordo, ricordo dei suoi baci, carezze, forse si, ma non lo so..”
“E come sei arrivata qui..?”
“Non lo so, non capisco, so solo che mi sento tremendamente in colpa, mi sento vuota, è una sensazione orribile, e poi il fatto che non ricordo nulla mi fa sentire ancora peggio..”
“Solo Harry può sapere cosa è successo..” concluse.
“Allora appena lo vedo glielo chiedo..!”
“Si, perfetto..!” mi sorrise, facendomi una carezza.
 
Mi vestii, nonostante mi girasse parecchio la testa, e con l’aiuto di Alex arrivai nel cortile. Non c’era traccia ne Harry, ne di Louis. Dove erano finiti..? Feci per accendermi una sigaretta, ma sentii una mano bloccarmi.
 
“Mart, ti gira la testa, non hai mangiato, e fumi ancora, guarda che ti fai del male così..” mi disse Alex.
Niente fa più male del vuoto che porto dentro..” dissi accendendomi la sigaretta.
 
Alex non rispose, perché sapeva che in fondo, per quanto mancasse anche a lei Niall, non poteva capire quello che provavo sul serio. Con la morte di Niall, se ne era andata un parte fondamentale di me. Con lui era morta la mia anima, per questo forse mi sentivo tanto vuota, forse per quello non riuscivo più a provare le stesse emozioni. Ero solo un corpo che camminava, niente di più.
 

“Mart, c’è Harry..” mi avvertì Alex.
 
Gettai la sigaretta non ancora finita per terra, e mi diressi verso la direzione in cui stava camminando il riccio.
 
“Harry..” urlai.
 
Lui non si girò, continuò a camminare, ma accelerai il passo e finalmente lo raggiunsi.
 
“Harry..!” dissi di nuovo.
 
Allora si girò e mi guardò dritto negli occhi. Era strano il suo sguardo, sembrava distante, eppure mi sorrise.
 
“Mart..” disse.
“Ascoltami, cosa è successo ieri sera, io non ricordo nulla..!”
“Ah, non ricordi nulla..?” disse. Sembrò quasi sollevato, cosa succedeva..?
“Mah, nulla, abbiamo fumato, siamo andati di sopra e..”
“E..?”
 
Rimase qualche secondo il silenzio, fissandomi dritto negli occhi.
 
“E..” continuò “.. ci siamo baciati, ma poi mi sono fermato, perché non volevo finire a letto con te di nuovo, se tu eri fumata..! Insomma, vorrei che fosse diverso, vorrei che tu lo facessi perché lo vuoi sul serio.. Ci tengo a te, Mart!” disse.
 
Davvero si era fermato perché ero fumata..? Era un gesto decisamente dolce da parte sua. Mi aveva sorpreso, non credevo che Harry Styles fosse capace di rinunciare a una sana scopata..! Forse ci teneva davvero a me come diceva, forse era tutto vero.
 
“Usciamo oggi pomeriggio, io e te..?” mi chiese all’improvviso.
“E’ un’ appuntamento?”
“Beh, direi di si!” sorrise.
“Ecco..”
“Allora?”
 
Allora? Non ero mai uscita con un ragazzo da quando Niall era andato via, non ci avevo nemmeno pensato, e soprattutto nessuno me lo aveva mai chiesto. Ma con Harry era diverso, insomma era un mio amico, avrei tranquillamente potuto rimanere solo un’ amica con lui, non era per forza un appuntamento che doveva andare verso un possibile “fidanzamento”. Non c’era niente di male nel passare un pomeriggio con un amico, no..?
 
“Si, vengo..”
“Perfetto!” sorrise “Ci vediamo alle sei fuori al cancello, va bene..?”
“Si..”
 
Mi si avvicinò lentamente e mi lasciò un bacio nell’angolo della bocca. Si soffermò qualche secondo e poi si allontanò. Mi sorrise. Non avevo mai osservato bene il suo sorriso. Era bellissimo, davvero, ti lasciava senza fiato. Era decisamente uno dei sorrisi più belli che avevo visto, ovviamente dopo Niall.
 
Gli sorrisi anche io, come un ebete, come si sorride davanti a un tramonto, come si sorride davanti al primo fidanzatino delle elementari, come si sorride davanti a un regalo inaspettato, come si sorride davanti a un bel voto, come si sorride davanti a un bambino che dice la prima parola, come si sorride davanti al sole che sorge, come non sorridevo da tempo ormai.
 
 
 
 
 
“COSAAA..? Esci con lui, oggi pomeriggio..?” mi chiese Alex senza parole.
“Si, si..” sorrisi.
“Tu sei impazzita!”
“Perché..?”
“Harry Styles non vuole certo solo parlare con te, insomma lo conosciamo fin troppo bene..!”
“Ma..”
“Ma sono felice per te, dai..!” disse abbracciandomi all’improvviso. “Meriti di diverti un po’, davvero, poi mi racconti tutto!” disse dandomi un pizzicotto sulla coscia e allontanandosi sorridendo.
 
 
 
 
 
Erano le sei in punto quando scesi nel cortile e varcai l’uscita della scuola. Harry era già lì che mi aspettava. Mi sorrise, di nuovo, come aveva fatto quella mattina, e sentii la mente offuscarsi. Mi faceva uno strano effetto, dovevo ammetterlo, e quella cosa mi spaventava.
 
“Ciao..” dissi.
“Mart..!” disse avvicinandomi e dandomi un bacio sull’angolo della bocca, sempre come quella mattina.
 
Voleva farmi impazzire..? Lo stava facendo sicuramente nel modo giusto.

Sei bellissima..” mi sussurrò a pochi centimetri dalle mie labbra.
 
Continuava a provocarmi, e il mio limite di resistenza si abbassava notevolmente ogni volta che c’erano meno di cinquanta centimetri a separarci. Avevano ragione le ragazze a dire che Harry ci sapeva fare, perché era davvero così: era abile, molto abile a rendere una ragazza vulnerabile davanti ai suoi occhi, al suo sorriso, a lui. Perché era così che mi sentivo: mi sentivo indifesa, debole, e non sapevo se era un bene o un male. Con Niall non mi ero mai sentita così: insomma, lui mi faceva sentire a mio agio, sempre, in ogni occasione.
 
“Andiamo..?” mi chiese.
“Si.” risposi decisa.
 
Camminammo fino alla piazzetta della città in cui c’era il college. Mi raccontò di come gli era andata la mattinata. Era stato interrogato in letteratura inglese, ma aveva fatto scena muta, perché il giorno prima non aveva avuto voglia di studiare. Poi, si era fatto cacciare dal professore di matematica, perché l’aveva scoperto ad ascoltare musica durante l’ora di lezione. Dopo che ebbe finito, gli raccontai della mia monotona e più tranquilla mattinata: due ore di inglese, fisica, chimica, niente di speciale.
 
“Vuoi un gelato..?” mi disse, indicandomi una gelateria che era sul lato opposto della strada su cui stavamo camminando.
“Emmh..”
“Dai, fa il gelato più buono di tutta Horsham, dovresti provarlo!”
“Va bene, mi hai convinto..!”
 
Entrammo nella gelateria e ci avvicinammo al bancone dei gelati. C’erano davvero tanti gusti, non sapevo quale scegliere.
 
“Per me, cioccolato e panna!” disse lui. “Tu Mart..?”
“Non lo so, il mio solito cioccolato e pistacchio, dai!” dissi.
“Bene, quindi un cono cioccolato e panna e l’altro cioccolato e pistacchio!” ribadì.
 
La signora anziana della gelateria preparò con cura i due coni e poi Harry si avvicinò alla cassa per pagare. Stavo per uscire le monete, ma mi fermò ancora prima che lo facessi.
 
“Ti ho invitato io ad uscire, posa quei soldi prima che ti arrivi un gelato in faccia!” disse ironico.
 
Risi, e aspettai che pagasse. Non appena varcammo la soia dell’ingresso della gelateria, ci ritrovammo faccia a faccia con due ragazzi.
Uno aveva i capelli di un castano chiaro, non molto lunghi. Gli occhi erano scuri, e aveva un sorriso davvero carino. Il naso mi piaceva, era un po’ a patatina. Aveva un fisico minuto, non che non fosse alto, ma era magro, asciutto, certo meno muscoloso di Harry.
L’altro ragazzo aveva una cresta di un marrone scuro, degli occhi scuri con delle ciglia lunghissime. Fu la prima cosa che notai incrociando il suo sguardo. Non appena ci guardammo, un sorriso mozzafiato si materializzò sul suo viso. Aveva un sorriso perfetto, uno dei più belli che avessi mai visto, forse addirittura più bello di quello di Harry, certamente non meraviglioso quando quello di Niall.
 
“Malik, Payne!” disse Harry.

Dovevano essere nella nostra scuola, anzi forse frequentavamo anche dei corsi insieme, perché avevano un' aria davvero familiare, molto, soprattutto il ragazzo più scuro.
 
“Ciao Styles..” disse il più scuro, quasi con un tono incazzato.
“Payne, è da tanto che tua sorella non organizza una delle sue feste!” disse Harry.
 
Doveva essere il fratello di Nicole, ecco. Non appena Harry disse quelle parole il ragazzo mi guardò di sfuggita, ricordando, insieme a me, come si era conclusa l’ultima festa a casa Payne. Anche il ragazzo al suo fianco mi guardò intensamente, ma il suo sguardo a differenza dell’altro era molto più profondo, sembrava quasi volermi tranquillizzare, perché forse si era accorto dell’agitazione che mi aveva provocato quel ricordo.
 
Dopo qualche minuto di silenzio il fratello di Nicole, si trovò costretto a rispondere alla domanda di Harry.
 
“Probabilmente ne darà una la prossima settimana, prima dell’inizio delle vacanze di Natale!” disse sincero.
“Strano che non ne sapessi nulla” disse Harry stranito.
 
Harry sapeva sempre quando c’era una festa, era sulle liste di ogni festa, e ne conosceva l’esistenza anche mesi prima, quasi prima dell’organizzatore.
 
“Forse Nicole non te l’ha detto per, beh..” si morse un labbro “:. per quello che è successo l’ultima volta..!” disse tornando a guardarmi.
 
Nel frattempo, il ragazzo più scuro, quel Malik, non aveva smesso per un secondo di fissarmi, quasi per catturare ogni mia emozione dal mio sguardo. Era strano, ma mi sentivo nuda davanti ai suoi occhi, sembrava che mi stesse perforando, peccato che dentro di me non ci fosse quasi più nulla.
 

“Mart tu ci verresti alla festa..?” mi chiese Harry.
 
Bella domanda. Non sapevo che effetto mi avrebbe fatto tornare nel luogo in cui Niall era morto, il lungo in cui l’avevo visto l’ultima volta, ma magari lì l’avrei sentito più vicino, magari lì mi sarei sentita meglio.
 
“Si, ci verrei..”
 
Harry sorrise, mentre i due ragazzi rimasero perplessi dalla mia risposta, Malik forse molto stupito.
 
“Bene, allora ci si vede..!” disse ai due ragazzi e uscimmo dalla gelateria.
 
Io e Harry ci sedemmo su una panchina fuori al negozio e ci godemmo il nostro gelato.  Mentre mangiavo osservavo Harry. Sembrava un bimbo piccolo, era così dolce mentre tentava di leccare il gelato e non sporcarsi. Mi veniva da ridere a vederlo, ridere di cuore, come non ero stata capace di fare negli ultimi tre mesi.
 
“Che c’è da guardare? Lo so che sono bellissimo!” disse ridendo.
“Ma quale bellissimo? Sei un disastro! Stai facendo sciogliere tutto il gelato!” dissi ridendo.
 
Si guardò il pantalone e solo allora si accorse di cosa aveva combinato e iniziammo a ridere.
 
“Mi aiuti..?” disse ridendo.
 
Mi avvicinai al suo cono e incominciai a leccare il gelato che si stava sciogliendo, fino a quando non ci fu più rischio che si sporcasse.
 
“Ci sai fare con la lingua, eh..?” disse malizioso.
 
Per un momento era tornato l’Harry Styles di sempre e quello mi eccitava, ma al tempo stesso non mi piaceva.
 
“Devi dirmelo tu!” dissi anch’io maliziosa.
 
Devi dirmelo tu’ come mi era venuto in mente di dire una cosa del genere? Non era stata certo la vera me a dire una cosa di quel tipo. Insomma non ero mai stata perversa o maliziosa, se non ubriaca o fumata, non capivo davvero come mi fosse venuto di dirlo.
 
Senza darmi il tempo di aggiungere qualcosa, mi ritrovai le labbra di Harry sulle mie. Rimasi immobile, senza sapere cosa fare. Era la prima volta che ci baciavamo da sobri e mi sentivo immobilizzata, non sapevo come comportarmi. Il riccio allungò una mano dietro il mio collo e mi avvicinò ancora di più, incoraggiandomi ad approfondire il bacio. Socchiusi la bocca a quel gesto, e sentii la sua lingua muoversi verso la mia.
 
Non fu uno di quei baci appassionati, lunghi, da mettere sulla lista di quelli da ricordare, era stato un semplice bacio, ma mi era piaciuto, dovevo ammetterlo.
 

“Direi che ci sai fare!” disse ridendo.
“Anche tu” ricambiai.
 
Rimanemmo lì per circa una mezz’oretta. Parlammo del più e del meno, a ruota libera, come se avessimo tutto il tempo del mondo, come se ci fossimo solo noi due. Stavo bene con Harry, insomma ero sempre stata bene con lui, ma in quel momento era tutto diverso, certo.
 
Mi accompagnò fino al dormitorio femminile, mi diede un bacio di sfuggita sulle labbra e scappò via. 

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Capitolo 20
*** Twentieth. ***



20.
 
Mi sono ripreso, finalmente. Andiamo a prendere un gelato?’ mi scrisse Liam per messaggio.
Si, mi va, dai!
Fra cinque minuti da te.
Ti aspetto!
 
Aprii l’armadio e presi il cappotto. Entrai in bagno, mi lavai il viso e i denti e mi guardai allo specchio di sfuggita. Afferrai i soldi sul comodino e scesi giù.
 
Non appena aprii la porta di casa, vidi Liam arrivare davanti al mio cancello.
 
“Devi raccontarmi cosa è successo ieri..!” mi disse, non appena lo raggiunsi.
“Camminiamo, mentre andiamo ti racconto!” dissi incamminandomi verso la gelateria. “Allora, sono andato alla festa, e appena arrivato, mi sono guardato intorno alla ricerca di Mart, ma non ce n’era nemmeno l’ombra. Allora ho pensato che non fosse ancora arrivata, poi sono andato in giardino per fumare e ho visto Alex da sola, e poco dopo sono usciti Louis e Harry e sono andati via. Allora, sono rientrato e ho guardato dappertutto finchè l’ho trovata in una stanza. Era nuda, c’erano dei preservativi usati, canne e soprattutto una polvere bianca. Capisci, l’hanno drogata!”
“Secondo te, hanno fatto quella cosa a tre che gli avevi sentito dire..?”
“Si, ne sono sicuro!”
“Che porci!”
“Non dirmelo, sono incazzatissimo!”
“E Mart..?”
“L’ho presa in braccio e l’ho portata in college.”
“A piedi?” disse sconvolto.
“Si..”
“Tu sei un pazzo!”
“Forse!” sorrisi.
“Non ti ha visto?”
“No, dormiva, ma l’importante è che sia arrivata a casa sana e salva!”
“Già, e con Harry?”
“Non lo so, spero solo che non gli parli più, è uno stronzo!” dissi entrando nella gelateria, e trovandomi davanti una delle persone che più volevo vedere al mondo in quel momento, come sempre, ma con quella che più odiavo.
 
“Malik, Payne!” disse Harry.
 
Da quando in qua Harry Styles salutava due sfigati come noi? Forse voleva fare il ragazzo educato davanti a Mart, o forse c’era qualcosa sotto. Lo conoscevo bene, non era certo stata una semplice forma di gentilezza o di educazione da parte sua.
 
“Ciao Styles..” dissi distaccato.
“Payne, è da tanto che tua sorella non organizza una delle sue feste!” disse Harry.
 
Ecco, il motivo di quel saluto, voleva andare a una nuova festa! Ma come faceva a essere così tranquillo a tornare in quel posto? Mi venivano i brividi a me, che in fondo Niall non lo conoscevo così bene, a passare davanti a casa Payne, fossi stato in lui non avrei mai più messo piede lì. E poi, ne parlava così apertamente davanti a Mart.
 
La guardai. A quella affermazione del riccio abbassò lo sguardo nervosa. Era ovvio che quel ricordo le avesse provocato una certa agitazione: insomma, lì era morta la persona più importante della sua vita, non era un semplice luogo, peccato che Harry non facesse caso a quei particolari. La osservai attentamente, avrei voluto tranquillizzarla, dirle che andava tutto bene, ma non potevo, dannazione, si.
 
All’improvviso alzò lo sguardo e per qualche secondo i nostri sguardi si incrociarono. Sembrò sentirsi meglio, o forse era solo una mia illusione.
 
 “Probabilmente ne darà una la prossima settimana, prima dell’inizio delle vacanze di Natale!” ammise Liam, dopo qualche minuto di silenzio.
“Strano che non ne sapessi nulla” disse Harry stranito.
“Forse Nicole non te l’ha detto per, beh..” si morse un labbro “.. per quello che è successo l’ultima volta..!” disse, guardando Mart, ma io non l’avevo persa neanche un attimo.
 
Continuavo a fissarla imperterrito. Volevo percepire ogni suo emozione, volevo capirla fino in fondo, ma più la guardavo e più mi rendevo conto di quanto fosse vuoto il suo sguardo. Sembrava non provare più nulla, anche se, se la si osservava per bene, si poteva rendersi conto che qualcosa dentro di lei c’era ancora, e io avrei protetto quelle briciole.
 
“Mart tu ci verresti alla festa..?” chiese Harry.
 
Ma come gli veniva in mente di chiedere una cosa del genere?
 
Certo che non ci viene, coglione’ avrei voluto dire.
 
 “Si, ci verrei..” disse all’improvviso con un filo di voce.
 
Non ci potevo credere che avesse accettato. Come sarebbe riuscita ad andare nel posto dove aveva visto per l’ultima volta il suo Niall? Non capivo, mi aveva sorpreso come ogni volta. Era un ossimoro vivente quella ragazza, ne ero fermamente convinto, faceva sempre il contrario di ciò che pensavo, o forse non l’avevo mai capita.
 
“Bene, allora ci si vede..!” disse Harry uscendo dalla gelateria.
 
Quell’incontro mi aveva decisamente confuso. Mart che accettava di tornare a casa Payne, e soprattutto Mart con Harry dopo quello che era successo la sera prima: era tutto troppo sconvolgente. Avrei voluto sbattere il riccio a terra, avrei voluto prenderlo a cazzotti come lui aveva fatto con me tante volte, avrei voluto picchiarlo, perché questa volta lo meritava sul serio, non era una vendetta, era solo la giusta punizione che si meritava.
 
Presi un gelato cioccolato e pistacchio, il mio preferito, e Liam uno al limone. Prendeva quello fin dalla prima elementare, mi chiedevo come fosse possibile che non si scocciasse, ma lui mi rispondeva sempre che a lui piaceva tantissimo, e non vedeva il motivo per cui doveva cambiare.
 
Uscimmo dalla gelateria, ma la scena che mi trovai davanti fu la peggiore che avevo mai visto, peggiore di un film horror, che odiavo, peggiore di una scena di guerra, peggiore di uno stupro, peggiore del viso senza vita di Niall, peggiore di qualsiasi cosa, per me.
 
Harry e Mart si stavano baciando, e questa volta non era ne fumata, ne ubriaca. Non sapevo cosa pensare, mi chiedevo esclusivamente: perché..?

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Capitolo 21
*** Twenty-first. ***



21.
 
Eravamo in macchina come una volta, come quella sera di settembre di mesi prima, e sembrava essere tutto lo stesso, peccato che Niall non c’era più.
 
Durante il viaggio nessuno parlò, quasi come se stessimo andando incontro alla morte,e forse era così. Per me andare lì era davvero importante, era una sfida contro me stessa, volevo proprio vedere cosa succedeva se portavo a galla quei ricordi che avevo trattenuto per tutto quel tempo.
 
Scendemmo dalla macchina e mi guardai intorno. Non provai nulla, mi sembrava tutto normale. Come era possibile che non provassi niente?
 
“Mart è tutto okay..?” mi disse Alex, accarezzandomi una spalla.
“Sisi..” dissi perplessa.
“Entriamo?” mi chiese Harry, prendendomi per mano.
 
Entrammo dentro, la gente era tantissima, la musica altissima, proprio come quella volta, e proprio come allora Harry mi portò al centro della pista. Mi strinse forte, come non avevamo mai fatto, e davanti agli occhi di tutti mi baciò, quasi a sottolineare che fossi sua. Ci muovevamo a ritmo di musica, e continuavamo a baciarci come se intorno a noi non ci fosse nulla, come se ci fossimo solo io e lui.
 
“Ho bisogno d’aria..” dissi quando ci fummo staccati.
“Ti aspetto qui..” disse.
 
Avrebbe potuto accompagnarmi, ma non lo fece.
 
Uscii fuori e mi sedetti su una panchina. Mi girava la testa, forse era il caldo, forse era la musica assordante, ma mi sentivo davvero una merda. Chiusi gli occhi, cercando di fare dei respiri ampi, per prendere aria. Continuavo a chiedermi come fosse possibile che non provassi nulla, non sapevo se esserne felice, o quasi delusa.
 
“Vuoi una sigaretta..?”
 
Ecco qualcuno che ci voleva provare, ma quando aprii gli occhi non trovai lo sguardo malizioso di un ragazzo, come immaginavo, ma uno sguardo dolce, lo stesso che avevo incrociato qualche giorno prima, o forse ancora prima.


 
“Vuoi una sigaretta?”
Presi la sigaretta e l’accendino, e feci un primo tiro.
“E tu sei..?” chiesi.
“Chiunque vuoi che io sia!” rispose.



 
E quel ricordo mi fece mancare l’aria, più di quanto mi mancasse già. Quella semplice frase, domanda, mi fece tornare a galla i ricordi più cupi, che mi portavo dentro da mesi, e che non riuscivo a portar fuori.
 
Quel rumore, le urla, il viso pallido di Niall, gli occhi spenti, l’espressione senza vita, le labbra violacee, la corsa all’ospedale, lo sguardo di Harry, la fine.
 
Mi sembrava di stare rivivendo tutto in quel momento, mi sembrava di essere tornata indietro. Avevo cercato di reprimere quelle emozioni per cercare di andare avanti, ma forse avevo sbagliato ad agire così: se copri una ferita con un cerotto, non significa che la ferita sia andata via, è ancora lì e continua a sanguinare.
 
“Mart è tutto okay..?” disse preoccupato.
 
Quel ragazzo,  Malik, mi faceva paura. Insomma, riusciva a leggermi dentro, anche se non facevo nulla. Sapeva leggere i miei silenzi, i miei sguardi vuoti.
 
“Si..” dissi con un filo di voce.
“Sicura..?” chiese ancora.
“No..” dissi scoppiando in lacrime.
 
Da quand’è che non piangevo? Era dal funerale di Niall che non piangevo così. Dopo mi ero chiusa in me stessa, e mi ero autoconvinta che dovevo essere forte, che non dovevo versare più delle lacrime, ma in quel momento mi sentivo così fragile, così debole, forse perché stavo rivivendo tutto, o forse perché davanti a quel ragazzo mi sentivo così vulnerabile.
 
Mi guardava e non faceva nulla. Lo vidi solo stringere i pugni, e non capivo. Prima mi chiedeva come stavo, poi gli dicevo che non stavo bene e cosa faceva? Nulla. Mah, a capirli certi ragazzi..!
 
Sono sicuro che lui è qui con te..” sussurrò.
“Che ne sai tu..? Neanche lo conoscevi Niall!” dissi ancora in lacrime.
Ma lo si leggeva negli occhi che ti amava, non ti avrebbe mai lasciato da sola..
 
Quelle parole mi arrivarono dritte al cuore, come un toccasana, certo non potevano guarire tutte le ferite che mi portavo dietro, ma per un momento sembrarono calmarmi, sembrarono rimarginarle un po’.
 
Non ti avrebbe mai lasciato sola..’ aveva ragione, lui era con me, e io non dovevo dimenticarlo mai.
 
“Grazie..” dissi.
“Per cosa..?” chiese stranito.
“Per quello che hai detto, mi ha fatto sentire meglio..”
 
Sorrise, con un suo sorriso mozzafiato, che fa sorridere anche te anche se sei in lacrime, come lo ero io in quel momento.
 
“Mi fa piacere..” disse timido.
“E comunque io sono Mart, tu sei..?” dissi allungando la mano verso di lui “E non dire ‘chiunque vuoi che io sia!’” risi.
“Allora ricordi?” disse sorpreso.
“Solo ora mi hai fatto ricordare!” ammisi.
“Ecco, e comunque sono Zayn, Zayn Malik!” disse nervoso allungando la mano verso di me.
“Figo come nome, non sei inglese?” chiesi curiosa.
“Si, ma mio padre ha origini pakistane!”
“Ecco, wow! Io sono italiana!”
“Lo so..”
“Davvero, e cosa sai di me..?”
 
Sorrise, ancora, ma lo faceva apposta a farlo..?
 
“Sei una tipa solare, divertente, proprio perché sei italiana, la tua migliore amica è Alex, e boh, non lo so!” disse ridendo.
“Io di te, invece, non so nulla..” ammisi
“Non c’è molto da sapere!”
“E allor..”
 
“Mart, vieni, c’è un cocktal..” mi interruppe Harry arrivando nel giardino. Ci guardò stranito, osservando prima me e poi lui.
 
“Malik, che fai qui..?”
“Niente è che..” disse nervoso.
“Mi stava offrendo una sigaretta!” intervenni.
“Si, questo..” disse abbassando lo sguardo.
“E comunque stavo dicendo, Mart, c’è un cocktal che è una bomba, vieni..” disse porgendomi la mano.
 
L’afferrai e mi alzai dalla panchina, sorridendo.
 
“Beh, ciao, Zayn. ci si vede!” sorrisi.
“Ciao..” disse alzando la mano.
 
Lo guardai per qualche secondo e mi sorrise ancora, lasciandomi ancora senza fiato.
 
“Che voleva Malik? E’ uno sfigato!” disse Harry mentre entravamo in casa.
“Perché dici così? Invece mi è sembrato davvero un bravo ragazzo!”
“Può darsi, ma tu sei molto di più, non ti confondere con questa gentaglia!”
 
Odiavo questi discorsi di Harry. Per me eravamo tutti uguali, lui invece tendeva a classificare ogni persona, senza neanche conoscerla.
 
“Eccoti il cocktal” disse porgendomi un bicchiere.
“Com’è..?” chiesi curiosa.
“Buonissimo, bevi!”
 
Feci un sorso, e aveva davvero ragione, era squisito, ti faceva venir voglia di berne litri interi.
 
“Wow, davvero pazzesco!” ammisi.
“Te lo avevo detto!” disse facendomi l’occhiolino.
 
Bevvi tutto il bicchiere, e ne seguirono molti altri, non saprei dire quanti, dopo il terzo avevo già perso il conto. Harry, per quanto fosse poco romantico e un po’ montato, riusciva sempre in qualche modo a far uscire quella parte di me casinista, sballata, che avevo sempre nascosto dentro di me, soprattutto quando stavo con Niall. Il biondo non avrebbe mai accettato le canne o delle ubriacature. Quando eravamo alle feste, bevevamo, ma mai eccessivamente, e in fondo bere non serviva a nulla se già mi sentivo in Paradiso con lui. Invece, ora che se ne era andato, mi erano restate solo le canne e l’alcol per sentirmi spensierata, leggera, felice, come lo ero con lui. Forse erano davvero il modo per sentirlo in qualche modo più vicino, magari era così.

 

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Capitolo 22
*** Twenty-second. ***



22.
 
Non pensavo ad altro se non al sorriso che mi aveva rivolto quando era andata via con Harry. Avevamo parlato. Mi aveva sorriso. Sapeva il mio nome. Era tutto così perfetto, peccato che dopo era entrata in casa con il riccio. Forse stavano insieme, non l’avevo capito, e forse neanche lo volevo sapere, per paura di avere una nuova delusione.
 
Non la vedevo da quella festa, dopo erano iniziate le vacanze di Natale e non ero più andato a scuola, e lei, invece, era partita per l’Italia.



 
Era Natale, e mi chiedevo perché dovessi passare la giornata a riordinare il computer del professore di cinematografia, ma mi aveva promesso in cambio un credito in più, e a un tipo come me, che non aveva una media scolastica così brillante, quel credito serviva. Dovevo consegnarglielo nel pomeriggio, mi aveva chiesto espressamente di farlo trovare pronto per quel giorno, visto che il 26 sarebbe partito per le vacanze e aveva bisogno del suo computer.
 
C’era un caos enorme in quel computer. Lavori di studenti confusi, foto personali sul desktop, colonne sonore, film, video, tutti sparsi nelle stesse cartelle.
 
Decisi di iniziare a mettere le foto personali in una cartella a parte. Ridevo da solo davanti al computer, guardando le foto del professore e della sua famiglia. Doveva essere un tipo divertente, nonostante in classe fosse abbastanza scorbutico.
 
Poi ordinai in ordine alfabetico i film per le lezioni di storia del cinema in una nuova cartella.
 
Infine, mi occupai dei lavori degli studenti, creando delle cartelle per ognuno di noi. Trovai molti dei miei lavori, anche degli anni precedenti. In fondo, ero diventato bravo nel corso del tempo, mi ero molto migliorato, e ne ero contento.
 
Mi piaceva il cinema, magari avrei potuto diventare qualcuno in quel campo, ma anche la musica mi faceva impazzire, peccato che non avevo mai avuto il coraggio di cantare di fronte a qualcuno.
 
Mentre riordinavo i video, mi ritrovai più volte sotto gli occhi dei lavori di Niall. Non sapevo se cancellarli, o no, ma decisi che quei lavori dovevano rimanere lì, non potevano scomparire così, con un semplice gesto. Niall era ancora vivo in quei video. Molti dei lavori erano simili ai miei, poiché il prof ci dava sempre un tema su cui lavorare, ma poi mi ricordai del video che ci aveva assegnato da realizzare durante le vacanze estive, che sicuramente Niall, come me, aveva consegnato il primo giorno di scuola. Era un video su un tema a piacere. Io l’avevo fatto sulla mia famiglia, ero curioso di vedere su cosa fosse il suo.
 
Lo aprii, e rimasi incantato davanti a quel video. L’aveva dedicato a lei, Mart. In sottofondo c’èra ‘She’s the one’ di Robbie Williams, e scorrevano centinai di foto di lei, con effetti speciali che rendevano il video davvero perfetto. Avrebbe preso sicuramente una A+, aveva davvero talento quel ragazzo, e poi quelle foto erano davvero bellissime.
 
Foto di lei che rideva, lei che sorrideva, lei che guardava il panorama, lei con dei regali, lei prima di una festa, lei che dormiva sotto un piumone, lei con una cioccolata calda, lei, semplicemente lei.
 
“A lei, lei che è l’unica per me, e lo sarà sempre. L’amerò per sempre. Niall”
 
Il video si concludeva così, con quella frase e poi il nero.
 
Non capivo perché, ma mi ero ritrovato a piangere davanti a quel video, e non trovavo neanche un motivo per cui non riuscivo a fermare quelle lacrime. Mi chiedevo perché il mondo fosse così ingiusto. Niall aveva tutto, era un bravo ragazzo, la sua vita era perfetta, rendeva felice la ragazza di cui ero innamorato: perché..?
 
Terminai di ordinare il computer del professore, e quando ebbi finito copiai il video di Niall su un cd. L’avrei dato a Mart, sarebbe stato una sorta di mio regalo di Natale. Lo misi in una custodia e all’interno infilai un bigliettino, scritto di mio pugno.
 
“Stavo riordinando il computer del professore di cinematografia, e ho trovato questo. Prendilo come un regalo di Natale da parte mia, o forse da parte sua. Buon Natale, Zayn xx”
 
Infilai la custodia in tasca, presi il computer e uscii di casa. Faceva davvero freddo, e in fondo era dicembre inoltrato. Mi strinsi nel cappotto e camminai verso la scuola. Il professore mi aveva dato appuntamento davanti all’ingresso, e lo trovai proprio dove aveva detto.
 
“Zayn..” disse vedendomi.
“Salve prof, buon Natale!”
“Grazie, anche te!” sorrise.
“Ecco, questo è il suo computer!” dissi porgendoglielo.
“Grazie mille, Malik!” disse dandomi una pacca su una spalla. “Vuoi un passaggio..?” mi chiese cordialmente.
“No, non si preoccupi, devo portare una cosa a un amico dentro!”
“Va bene, allora ci vediamo a gennaio!”
“Si, certo, e buon anno nuovo!”
“Anche a te, ciao Zayn!” disse scomparendo nella nebbia.
 
Varcai l’ingresso e mi diressi verso il dormitorio femminile. Avrei lasciato il cd sotto la porta della camera di Mart, sperando che l’avrebbe trovato. Entrato nel dormitorio, salii al piano superiore e mi guardai intorno. Era deserto, non c’era davvero nessuno, probabilmente tutte le ragazze erano tornate a casa per le vacanze. Mi abbassai e lasciai il cd a terra. Mi rialzai e mi diressi verso le scale. Scesi al piano inferiore e uscii fuori dal dormitorio dirigendomi verso il cancello.
 
‘Zayn’
 
Mi sentivo chiamare, o sbaglio? Mi guardai intorno, ma non vedevo nessuno.
 
‘Zayn, sei tu..? Girati!’
 
Mi girai, ed ecco la visione più bella che potessi avere. Mart era affacciata alla sua finestra e agitava le braccia per farsi vedere. Mi avvicinai per vederla meglio e per parlarle.
 
“Ho sentito dei rumori e ho aperto la porta e ho trovato il tuo cd, e poi ti ho visto dalla finestra!” disse.
“Ecco, ma che ci fai qui..?” chiesi perplesso.
“E’ la mia camera, no..?”
“Si, ma è Natale, dovresti essere con la tua famiglia..”
“L’anno scorso sono rimasta qui, Niall non era partito, e siamo stati insieme, quest’anno volevo fare lo stesso..” disse.
“Se vuoi ti faccio io compagnia...” dissi nervoso.
“Sali.” sorrise.
 
Salii le scale di corsa, e quando arrivai al piano superiore, la porta era già aperta. Entrai dentro e la trovai seduta sul letto a fumare una sigaretta, anzi quella non era una sigaretta.
 
Quando si rese conto che ero entrato e che la stavo fissando, sorrise.
 
“Vuoi..?” disse avvicinandomi la canna. “Me le ha lasciate Harry, così mi sento meno sola, così ha detto!”
“Si..” dissi afferrandola.
 
Mi guardò stranita, e stava quasi per parlare, ma poi si bloccò non appena vide che buttai la canna dalla finestra.
 
“Hey che hai fatto?” disse quasi incazzata.
“Ora ci sono io e non sei sola, non c’è bisogno!”
 
Pensavo che si incazzasse, e che mi cacciasse e invece mi sorrise dolcemente.
 
“Allora che cos’è questo cd?”
“Non hai un computer con te?”
“Emmh no..” disse delusa. “Domani mattina vado nell’aula di informatica e lo vedo!”
“Bene” sorrisi “Perché sei rimasta qui da sola, allora? Potevi..”
“Potevo cosa? I miei migliori amici non ci sono, Niall non c’è più, potevo solo rimanere da sola..”
“E a casa tua..?”
“A casa mia non è più Natale da tempo!”
“In che senso..?”
“Sai, in una casa quando manca qualcuno di famiglia non è più Natale..!”
 
Continuavo a non capire, cosa voleva dire con quelle parole..?
 
“Non so se lo sai, ma mia madre è morta due anni fa..” mi disse fissandomi.
 
No, non lo sapevo, e forse non sapevo tante cose di lei.
 
“Mi dispiace..” dissi nervoso.
“Tranquillo, ci ho fatto l’abitudine..” sorrise “Dai, siediti sul letto..” disse facendomi posto accanto a lei.
 
Mi sedetti al suo fianco e la osservai meglio. Era ancora in pigiama, forse erano giorni che era vestita così. Aveva i capelli sciolti, un po’ disordinati, come se non si guardasse allo specchio da tempo. Era struccata, acqua e sapone, ma era ugualmente bellissima, per me.
 
“Sai è proprio in questi giorni, quelli di festa, che si sente ancora più forte la sua mancanza..”
 
Non capivo se si riferisse a Niall, o alla madre, ma in ogni caso quello che aveva detto era così forte, così doloroso, faceva trasparire quante ferite si portasse insieme quella ragazza.
 
“Sono sicuro che lei, lui, ti stiano accanto, e non pensare mai di essere sola. Anche se non sono qui, ci sono anche la tua migliore amica e il tuo ragazzo..”
“Ragazzo..?”
“Harry? Non state insieme?”
“Boh, può darsi, ma è una cosa senza importanza, Niall sarà sempre il mio ragazzo.” disse decisa.
“Sono felice di sentirtelo dire.” sorrisi “E comunque, dicevo, non sei sola, hai anche me, seppur non sono tuo amico..”
“Grazie Zayn..” sorrise.
“Hai mangiato?”
“No, perché..?”
“Che dici se ordiniamo due pizze e ti faccio compagnia..?”
“Ma è la sera di Natale, dovresti essere con la tua famiglia..!”
“Scegli, o vieni con me a casa, o stiamo qui insieme!”
 
Non sapevo da dove era uscita fuori quella determinazione e quel coraggio, ma ero felice di ciò che stavo facendo, di ciò che stavo dicendo.
 
“No, stiamo qui!” sorrise.
 
Afferrai il cellulare dalla tasca dei jeans e composi il numero della pizzeria dove andavo sempre con i miei genitori. Ordinai due pizze, e dissi di portarle davanti al cancello della scuola e di fare uno squillo quando stavano per arrivare.
 
“Sei molto gentile..” disse.
“Grazie” risposi imbarazzato.
“Dirmi qualcosa su di te, l’altra volta poi siamo stati interrotti!”
“Cosa vuoi sapere?”
“Non lo so, qualunque cosa! Di cosa hai paura?”
“Non ridere, ma ho paura delle altezze e non so nuotare!”
“Serio?” disse trattenendo le risate.
“Avevi detto che non ridevi!” sorrisi.
“E’ strano!” rise. Aveva la risata più bella del mondo.
“E tu che ridi, di cosa hai paura?”
“Ho paura dei cani, dei serpenti, e di perdere le persone a cui tengo, ma forse a quello ci ho fatto l’abitudine..” disse abbassando lo sguardo.
“Ora faccio una cosa che non ho mai fatto, quindi sentitene onorata!” sorrisi.
 
Alzò lo sguardo e sorrise anche lei, curiosa di sapere cosa stavo per fare.

“Cosa..?”
“Canto, per te.. Che canzone vuoi che canti?”
“She’s the one..!” disse sicura.
 
Era la stessa canzone del video, evidentemente doveva avere un valore importante per loro due.
 
Cantai come non avevo mai cantato, cercai di mettere tutta l’anima in ogni parola che pronunciavo, cercai di farla sentire più tranquilla con ogni nota e forse ci stavo riuscendo, dal momento che mi guardava sorridendo.
 
Non appena terminai, però, delle lacrime le riempirono gli occhi e incominciarono a scendere veloci. Cosa succedeva..? La guardai e anche lei ricambiò lo sguardo. Ci fissavamo, lei continuava a piangere, e io ero lì, fermo, impotente davanti a tutto quello. Forse dovevo stringerla forte e abbracciarla, ma non avevo il coraggio, avevo paura di essere troppo invadente.
 
“Puoi abbracciarmi..?” disse con un filo di voce.
 
Mi sorprese di nuovo, come ogni volta del resto. Lei aveva bisogno di amore, affetto, dolcezza, e io, invece, per timore, rimanevo sempre distante, senza fare mai la cosa giusta.
 
Quelle parole, però, mi infusero un certo coraggio, e finalmente la strinsi tra le mie braccia, come avevo sognato tante volte di fare. La abbracciai forte, quasi per volerla proteggere, quasi per portarla in un mondo migliore. Avrei voluto rimarginare tutte le sue ferite, erano tante, lo avevo capito, ma con il tempo ci sarei riuscito, dovevo farcela.
 
“Sei bravissimo, mi hai fatta emozionare..” disse quando si fu calmata.
“Dimmi una cosa: questa canzone ha un significato importante per te, per Niall..?”
“Si..” rispose “E’ la nostra canzone, me la dedicò poco dopo che ci mettemmo insieme!”
“Ecco..” dissi secco.
“Tu però sei più bravo a cantare!” sorrise, finalmente.
“Grazie..”
“Perché non vai a fare qualche provino..?”
“Non ho il coraggio..”
“Dovresti trovarlo, invece..”
“Magari un giorno..”
“Ti accompagno io, promesso!” sorrise.
“Se mi accompagni tu, ci vado!”
“Allora è una promessa..?” disse porgendomi la mano.
 
La strinsi e le sorrisi dolcemente.
 
“Ti hanno mai detto che hai un bellissimo sorriso..?” disse sfacciata.
“Io..?”
“Vedi qualche altra persona in questa stanza?” rise.
“Io, beh..” esitai “No..”
“Allora sono felice di essere stata la prima a dirtelo!”
 
Proprio in quel momento squillò il cellulare. Era il ragazzo della pizzeria.

“Sono arrivate le pizze, due minuti e sono di nuovo qui!” dissi allontanandomi e scendendo dal letto.
“Ti aspetto qui..” disse accompagnandomi alla porta.
 
Scesi le scale e mi diressi davanti all’ingresso nella scuola. Mentre aspettavo il ragazzo delle consegne, scrissi un messaggio ai miei nel quale dicevo che sarei tornato sul tardi, e poi aspettai l’arrivo delle pizze, che non tardarono ad arrivare.
 
Salii nuovamente le scale e la ritrovai ad aspettarmi nel corridoio. Non appena mi vide mi sorrise e rientrò in camera. Aveva tolto tutto quello che c’era sulla scrivania e aveva posizionato due sedie vicino al tavolo.
 
“Ecco, possiamo mangiare qui..” disse indicandomi la scrivania.
 
Poggiai le pizze sulla scrivania e mi tolsi il cappotto poggiandolo sul letto. Mi girai, lei era già seduta con le gambe incrociate sulla sedia e mi aspettava guardandomi. Mi sedetti sulla sedia e le sorrisi.
 
“Allora mangiamo?” le chiesi.
“Certo!” disse buttandosi sulla pizza.
 
La mangiò velocemente, come se non mangiasse da tempo. Era buffa a vedersi, ma era pur sempre meravigliosa.
 
“Avevi fame?” dissi non appena finì, mentre io ero ancora a metà pizza.
“Si, ma purtroppo mangio anche troppo velocemente!” ammise.
“Già, piaciuta la pizza?”
“Si, non era male, certo che però quella italiana è tutta un’altra cosa!”
“Beh, ovvio, dimenticavo che fossi un’intenditrice!” risi.
“Sei mai stato in Italia?”
“No, mai, non sono mai uscito fuori dal Regno Unito!”
“Davvero?”
“Si, raccontami: com’è l’Italia?”
“Beh, bella, c’è gente che è sempre contenta, si corre come in Inghilterra, ma a noi piace anche fare casino, qui siete un po’ troppo seri, non sempre, però siete più freddi!” disse.
“E’ vero, gli italiani sono simpatici, molto!”
“Stai dicendo che mi trovi simpatica?” chiese.
 
Arrossii, come un ragazzino di tredici anni davanti alla sua prima cotta, e in fondo era esattamente così che mi sentivo.
 
“Si, sei simpatica!” ammisi.
“Anche tu,  anche se sei un po’ timido, ma sono sicura che diventerai più aperto con il tempo, vero?” sorrise.
“Si, ci proverò!”
“Sono convinta che diventeremo amici noi due!” sorrise.
 
Amici, si. Beh, avrei voluto di più, ma sapevo bene che nel suo cuore c’era solo un posto, e quel posto era occupato da Niall, quindi essere suo amico mi andava più che bene.
 
Avrei voluto rimanere lì in eterno, a ridere, scherzare con lei, avrei voluto chiederle se voleva che rimanessi lì a farle compagnia, ma avevo paura di esagerare, quindi stetti zitto.
 
“Non è tardi..?” disse.
“Si, dai, hai sonno, ti lascio dormire..”
“Non è che abbia sonno, ma devi tornare a casa, dai Zayn, ci vediamo!” insistette.
“Va bene, allora ci vediamo domani..” dissi alzandomi. “Sempre se ti fa piacere..!”
“Certo, che mi fa piacere..” sorrise.
“Bene, allora a domani!” dissi prendendo il cappotto, e camminando verso la porta.
 
Mi girai e la vidi alzarsi, avvicinandosi verso di me. Mi sorrise, e finalmente, questa volta fui io ad agire, senza che mi dovesse dire nulla.  Mi avvicinai lentamente al suo viso e le lasciai un bacio dolce sulla guancia. A quel contatto mi sentii rabbrividire, ma per fortuna riuscii a controllarmi.
 
“Sai una cosa..?” disse quando mi allontanai.
“Cosa..?”
“Mi hai stupito, stai facendo progressi!” disse facendomi l’occhiolino.
“Grazie!” sorrisi e uscii dalla camera.
 
Scesi le scale con il sorriso sulle labbra, felice come non mai, ma non appena varcai la porta del dormitorio femminile, mi sentii nuovamente chiamare.
 
Mi girai e vidi Mart scendere le scale di corsa.
 
“Cosa è successo?” dissi preoccupato.
“Nulla..” disse con il fiatone “Solo che non ci siamo fatti gli auguri: Buon Natale!” e mi abbracciò forte.
 
Strinsi le mie braccia intorno al suo piccolo corpicino e la tirai a me. Volevo farle sentire che non era sola, che anche se era Natale, e purtroppo le mancavano tante persone care, io ero lì per lei.
 
“Buon Natale anche a te!” dissi.
“Grazie di tutto, anche se non ci conosciamo molto, mi sei stato molto vicino, grazie!” disse.
“Grazie a te, Mart!”
“Dai, ora vai, è tardi!” disse allontanandosi.
“Ciao, Mart..” dissi uscendo dal dormitorio.
 
Mi girai quando fui qualche metro più avanti e la trovai ancora lì che mi fissava sorridendo. Tornai sui miei passi e uscii fuori.
 
Era stato decisamente il Natale più bello della mia vita, e lei era stata il regalo perfetto, quello che avevo sempre desiderato.

 

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Capitolo 23
*** Twenty-third. ***



23.
 
Lo salutai e poi rimasi li a fissarlo mentre usciva fuori all’ingresso. Quando ormai non lo vidi più, salii le scale ancora con il sorriso sulle labbra ed entrai in camera, buttandomi sul letto.
 
Quel ragazzo era piuttosto strano. Era dolce, molto dolce nelle piccole cose che faceva, ad esempio rimanendo tutta la sera di Natale con me, ma poi non sapeva mettere la sua dolcezza in pratica. Un abbraccio per lui era già tanto. Troppo sdolcinato e timido per i miei gusti, preferivo i tipi più audaci, un po’ come Harry, anche se lui era eccessivamente audace, Niall era la perfetta metà fra Zayn e Harry.
 
Nonostante la sua timidezza, soprattutto iniziale, ero stata bene con lui, anche se era uno sconosciuto per me, e mi chiedevo come mai fosse così gentile con me, seppur non ci fossimo mai rivolti la parola prima di allora.
 
Lui era così innocente, fragile, piccolo, forse un po’ come me, ma forse proprio la sua ingenuità mi rassicurava. Non c’erano doppi fini in quello che faceva, non dovevo aver paura con lui, sentivo di poter fidarmi, a differenza di ciò che mi succedeva con Harry.
 
Speravo sul serio che potessimo diventare amici, magari lui poteva aiutarmi, come nessuno finora ci era riuscito su serio. Volevo provarci, e poi non avevo davvero nulla da perdere.
 
Mi addormentai, pensando ai suoi occhi, al suo sorriso, con la voglia di rivederlo il giorno dopo. Avevo bisogno di stare bene, lui ci riusciva.
 
 
 
 
Il primo pensiero quella mattina fu il cd di Zayn. Mi alzai di soppiatto, indossai velocemente una tuta e mi diressi verso l’aula di informatica.
 
La scuola era davvero deserta, incrociai solo due bidelli, che poverini erano stati costretti a a stare in quell’edificio anche durante le vacanze natalizie.
 
Entrai nell’aula dei computer, e ne accesi uno. Aspettai impaziente che si accendesse, e non appena apparve il desktop, inserii il cd.
 
C’era dentro esclusivamente un video. Zayn aveva detto che era un regalo da parte sua, o di qualcun altro, ma non appena lessi il titolo del filmato, compresi chi era l’artefice di tutto quello.
 
‘LAVORO ESTIVO – NIALL HORAN’
 
Doveva essere un filmato che Niall aveva fatto durante le vacanze, forse me ne aveva parlato, ricordavo vagamente quel compito.
 
Lo aprii, e non appena partirono le note della canzone di sottofondo, ebbi la conferma di ciò che pensavo.
 
She’s the one.
 



Si alzò all’improvviso dal tavolo al quale eravamo seduti, e mi sorrise.
 
“Dove vai..?” dissi.
“Ora vedrai!”
 
Si avvicinò al ragazzo che stava cantando nel locale e gli disse qualcosa nell’orecchio. Il cantante si fece da parte e lasciò il posto a Niall. Non capivo, cosa voleva fare? Diede l’okay al pianista alle sue spalle e partì la musica. Era una canzone che conoscevo, eppure non ricordavo il nome, ma non appena Niall iniziò a cantare, le parole della canzone mi tornarono alla mente. Era She’s the one di Robbie Williams.
 
Niall cantò tutta la canzone, aveva il viso rosso fuoco, per quanto fosse emozionato, ma arrivò fino alla fine sempre con il sorriso sulle labbra. Terminò la sua esibizione e poi tornò al nostro tavolo. Si avvicinò e gli diedi un bacio caloroso, ma dolce al tempo stesso.
 
In quel momento mi resi conto che non era una semplice cotta, mi ero innamorata sul serio, forse per la prima volta. Avrei voluto rimanere con lui per sempre, ma purtroppo il ‘per sempre’ non esiste per sempre.




 
Quel ricordo mi fece venire i brividi, e delle lacrime caddero inevitabilmente davanti a quelle immagini. La maggior parte delle foto che c’erano in quel video non le avevo mai viste, e soprattutto non mi ero mai accorta che me le avesse scattate.
 
“A lei, lei che è l’unica per me, e lo sarà sempre. L’amerò per sempre. Niall”
 
Quella frase mi arrivò dritta come una pugnalata al cuore.
 
“L’amerò per sempre” aveva scritto, ed era la realtà.
 
Lui mi aveva amata fino alla morte, per sempre, e anche io l’avrei fatto per sempre. Era una promessa.
 
“Mart..”
 
Mi girai verso la porta. Zayn. Non appena lo guardai mi sorrise dolcemente e poi si avvicinò. Mi asciugai immediatamente le lacrime, e ricambiai il sorriso, quando si sedette alla sedia affianco alla mia.
 
“L’hai visto..?” disse riferendosi al video.
“Si, grazie mille” dissi abbracciandolo improvvisamente.
 
Non appena affondai nel suo petto, lo sentii irrigidirsi, sorpreso da quel gesto, poi si rilassò e portò le sue braccia intorno alle mie spalle e mi strinse più forte.
 
“Non ho fatto nulla, il video è il suo..” disse con un filo di voce.
“Si, lo so, ma se tu non me l’avessi fatto vedere, quel video sarebbe rimasto lì..”
“Si, ma..”
“Ma nulla!” lo interruppi “Lasciati ringraziare!” dissi decisa.
“Okay..” si arrese.
 
Ci allontanammo e mi sorrise di nuovo.

“Dai, andiamo in camera mia..” dissi alzandomi.
“Mart, ieri mi sono dimenticato di dirti una cosa..”
“Cosa..?” chiesi preoccupata.
“Oggi parto per una settimana bianca, torno per l’inizio della scuola. Non te l’ho detto ieri, perché pensavo di riuscire a convincere i miei genitori a lasciarmi qui, ma non ci sono riuscito e quindi, beh, devo partire..” disse con lo sguardo in basso.
“E solo questo? Pensavo chissà cosa fosse!” dissi ridendo.
“Rimarrai da sola..” disse fissandomi.
“Quello era il programma, infatti! Già ieri sera hai fatto tanto, e poi fra qualche giorno torna Alex e anche Harry ha detto che sarà qui per Capodanno! Tranquillo, divertiti anche per me!” dissi facendogli l’occhiolino.
“Sicura..?” disse perplesso.
“Certo, e grazie per aver cercato di rinunciare alla tua vacanza per me..” dissi avvicinandomi a lui “Sei stato carinissimo..” dissi dandogli un bacio sulla guancia.
 
Lo vidi arrossire a quel contatto e sorrisi di quel gesto. Sembrava un tredicenne alle prese con il primo amore. Forse era innamorato di me, o forse no. Non era la tipa per lui, assolutamente. Era semplicemente un ragazzo molto dolce e sensibile che si era preso a cuore la mia situazione e voleva aiutarmi.
 
“Allora ci vediamo a scuola, in giro..?” chiesi.
“Si, tanto abbiamo lo stesso orario..” disse.
“Sul serio..?”
“Si, dall’anno scorso.”
“Wow, non lo sapevo, beh, allora ci vediamo in classe!” dissi sorridendo.
“Ciao Mart..” disse alzandosi.
“Un abbraccio..?” chiesi.
 
A quelle parole, allargò le braccia e mi tuffai nel suo petto, lasciandomi cullare dal suo abbraccio. Quel gesto era meglio di mille parole, era una promessa silenziosa, più profonda di quelle dichiarate ad alta voce.
 
Mi diede un bacio sui capelli. Mi sorprese, stava sul serio migliorando. Sorrisi ancora attaccata al suo petto e poi mi allontanai.
 
“Beh, dai, vai..” sorrisi ancora.
“Ci vediamo, ciao Mart..” disse allontanandosi.
 
Uscìì dalla porta, e mi sedetti per qualche secondo. Ripresi il cd dal computer e tornai in camera.
 
 
 
 
 
Erano passati due giorni da quando Zayn se ne era andato. Se mi sentivo sola? Si. Decidendo di rimanere in Inghilterra, sapevo che avrei trascorso giorni in solitudine,e  me ne ero fatta una ragione, ma l’arrivo di Zayn mi aveva fatto sperare in qualcuno che mi facesse compagnia, ma anche lui era andato via, purtroppo. Forse ero destinata a stare da sola, boh.
 


Avevo bisogno di qualcosa da fare. Ero distesa sul letto da forse un’oretta e non avevo ancora trovato qualcosa da fare.

 
Mi sentivo dannatamente inutile, inesistente, vuota.

 
“Se Niall fosse stato qui..” No, Niall non c’era.


 
Stavo formulando dei pensieri sconnessi e senza senso ma almeno stavo pensando a qualcosa.



 
“Tienile, ti faranno compagnia quando ti sentirai sola..” mi disse, porgendomi una busta.
“Harry, no..”
“Puoi farne quello che vuoi, ma tienile..”
“Okay..” accettai.




 
Pensando a quel ricordo mi alzai dal letto e presi quella busta che avevo riposto nell’armadio. L’aprii e afferrai una canna. Salii su una sedia e rivestii l’allarme antincendio con un calzino, come faceva sempre Harry, e poi scesi dalla sedia.
 
Mi sedetti sul letto nuovamente. Portai la canna alla bocca, presi l’accendino e l’accesi. Le sensazioni che mi provocava quel semplice oggetto era impossibili da descrivere, sapevo solo che non pensavo a nulla, e quel pensare a niente mi rendeva in qualche modo felice.
 
Non mi sentivo più sola, triste, depressa, mi sentivo in pace con me stessa, e ciò non mi succedeva in nessun modo se non fumando quella roba.
 

 
 
 
Era la mattina del 31 dicembre, ultimo giorno di quella merda di anno. Speravo che l’anno nuovo mi avrebbe portato più gioia.
 
Sfortunatamente Alex era rimasta bloccata in Scozia, perché aveva fatto una nevicata fortissima e non poteva uscire di casa. Sarebbe rientrata non appena sarebbe stato possibile arrivare all’aeroporto.
 
Harry per colpa di un imprevisto, che non mi aveva potuto spiegare, non poteva tornare prima del due gennaio, quindi avrei trascorso il primo dell’anno da sola.
 
Si dice che ciò che si fa a capodanno lo si fa tutto l’anno. Dunque, sarei stata da sola tutto l’anno? Bene!
 
Passai la giornata a vedere film. Il bidello mi aveva concesso di portare in camera un computer portatile della scuola, visto che sapeva che ero sola. Per fortuna, altrimenti non so cosa avrei fatto. Probabilmente mi sarei fumata tutte le canne che Harry mi aveva lasciato, ma in fondo in quei giorni me ne ero già fumate davvero molto.
 
Ero diventata dipendente? Forse.
 
 
 
 
“Ora ci sono io e non sei sola, non c’è bisogno!”



 
Quel ricordo mi riaffiorò quando accesi una canna poco prima della mezzanotte.
 
Fanculo Zayn, non c’eri in quel momento, ero sola, e solo loro potevano farmi compagnia.
 
Poco dopo, prima che facessi il primo tiro, sentii qualcuno bussare alla porta.
 
L’aprii e mi ritrovai davanti Harry.
 
“Oddio che ci fai qui?” dissi sorpresa.
“Dopo ti spiego, manca poco alla mezzanotte!” disse uscendo una bottiglia di spumante dalla busta che aveva tra le mani.
 
Guardai l’orologio, mancava solo un minuto.
 
Iniziammo a fare il conto alla rovescia, fino a quando scoccò la mezzanotte e aprii lo aprì lo spumante. Non avevamo bicchieri, bevemmo a turno dalla bottiglia ridendo, fino a quando non fu del tutto vuota.
 
Pochi secondi dopo, eravamo già avvinghiati sul mio letto. Harry spingeva freneticamente il suo bacino contro il mio e mi baciava con foga. Non appena ci liberammo di tutti i vestiti che indossavamo, velocemente entrò in me. Alternò spinte dolci ad altre più lente, fino a quando non venimmo entrambi.
 
“Buon anno Mart!” disse lasciandomi un bacio dolce sulle labbra per poi stendersi al mio fianco.
“Buon anno anche a te Harry!” dissi affondando nel suo petto nudo. “Ma tu non tornavi il due gennaio..?”
“Si, ma era tutta una scusa, volevo farti una sopresa, non potevo lasciarti sola! E poi si dice che ciò che si fa a capodanno si fa tutto l’anno, no..?” rise malizioso.
“In effetti..” dissi avvicinandomi alle sue labbra.
 
Lo baciai dolcemente, come se con quel bacio volessi ricevere l’amore che mi mancava, ma nessuno poteva riempire quel vuoto.
 
“Grazie..” sussurrai.
“Non devi dirlo..” rispose.
“Sei stato così carino..”
“Shh..” disse poggiando un dito sulle mie labbra “Devi essere felice..”
 
Non risposi, gli diedi solo un bacio a stampo veloce.
 
“In questi giorni rimango qui, va bene..?”
“Certo..” dissi sorridendo.
“Domani andiamo a mangiare in un ristorante, ho già prenotato!”
“Ma non dovevi!”
“E’ il primo dell’anno, bisogna festeggiare, dai!” sorrise.
“Va bene..”
Sono sicuro che quest’anno sarà migliore, te lo prometto..”
“Speriamo..”
 
Mi addormentai tra le sue braccia. Fu la prima sera in cui non feci incubi, in cui dormii tranquilla, forse perché finalmente non ero realmente sola. Harry non parlava, agiva direttamente, e forse era proprio ciò di cui avevo bisogno.

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Capitolo 24
*** Twenty-fourth. ***



24.
 
Finalmente avrei rivisto Mart. Ero tornato il giorno prima, e avrei voluto andarla a trovare già ma era troppo tardi, quindi avevo deciso di aspettare il giorno dopo, quando l’avrei rivista direttamente a scuola.
 
Mentre arrivammo a scuola raccontai tutto ciò che era successo a Liam, che fu davvero contento di quello che avevo fatto.
 
Tu potresti essere la salvezza di quella ragazza, se solo si lasciasse andare con te, potrebbe tornare a sorridere. Tu sei il tipo di ragazzo di cui ha bisogno..!” disse.
“Magari, ma c’è Harry!”
“Harry? Vuole solo portarsela a letto lo sai!”
“Ma lei ci sta!”
“Secondo me, ora non ci starà più..!”
 
Ma quelle parole persero la loro valenza, non appena varcammo l’ingresso del cortile. Harry stringeva Mart tra le sue braccia in maniera possessiva, come per dire a tutti che lei era solo sua. Lei sorrideva, sembrava essere felice, forse lo era davvero.
 
Non appena fummo più vicini i nostri sguardi si incrociarono, ma ne io ne lei dicemmo qualcosa. Dove eravamo finiti..? Insomma, era vero che avevamo passato solo poche ore insieme, ma ci eravamo detti tante cose.
 
Quella ragazza non l’avrei capita mai, forse. Faceva sempre ciò che non mi aspettavo. Molte volte mi sorprendeva, dovevo ammetterlo, ma a volte mi lasciava di stucco, quasi mi deludeva con i suoi comportamenti. Era lunatica, forse anche troppo. Cambiava idea facilmente, passava dalla triste e depressa alla tipa felice e casinara nel giro di cinque minuti e questo mi faceva impazzire, ma forse era proprio quello che mi affascinava così tanto di lei.
 
Lasciai Liam davanti alla sua aula e mi diressi verso l’aula di matematica.
 
I posti erano quasi del tutto occupati. C’era un posto in prima fila affianco al secchione di turno, che sicuramente non rientrava nelle mie preferenze, e poi due in fondo. Decisi di sedermi lì, preferivo stare da solo, anzi di stare avanti a sentire quella lezione pallosa.
 
Mentre mi stavo preparando per quell’ora infernale, vidi entrare dalla porta Mart. Si avvicinò al professore e sembrò dirgli qualcosa e poi si guardò intorno. Strano che non ci fosse Alex con lei! A dire la verità non l’avevo vista quella mattina, chissà dove si era cacciata! Mart fissò prima il banco vicino al secchione e poi quello vicino al mio e come al solito mi sorprese. Pochi secondi dopo, infatti, era al mio fianco, e mi sorrise imbarazzata.
 
“Ciao Zayn..” disse.
“Finalmente ti sei ricordato che esisto..” dissi serio.
“Neanche tu mi hai salutato, se per questo!”
“Si, ma..”
“Ma nulla, nessuno ha salutato l’altro, non puoi farmi la morale!” disse con un tono quasi incazzato.
“Non ti arrabbiare, ora..” dissi sorridendole.
 
Mi guardò e sorrise involontariamente anche lei.
 
“Sei uno stronzo, perché sai che il tuo sorriso è un punto a tuo vantaggio!”
 
Le piaceva sul serio il mio sorriso..? Sorrisi ancora, senza volere.
 
“E continui, basta!” disse ridendo.
“Anche il tuo sorriso, beh..”
“Cosa..?”
“E’ bellissimo, sul serio..” dissi serio.
“Ohh, grazie, anche Niall lo diceva..” disse diventando un po’ cupa.
“Credo che tutti lo pensino!”
 
“Voi due laggiù, la finite di chiacchierare?”
 
Ecco il professore che interrompeva quel momento, fanculo! Ridemmo per un secondo e poi tornammo seri e non parlammo per tutta l’ora.
 
“Che materia hai ora?” chiese appena suonò la campanella.
“Inglese, ma abbiamo lo stesso orario, scema!”
“Scema a chi?” disse dandomi uno schiaffetto ridendo.
“Non mi ascolti quando parlo!” risi.
“Non è vero! E comunque ci sediamo vicini..?” chiese dolcemente.
 
E potevo mai dire di no a quella espressione così dolce?
 
“Certo, ma Alex?”
“Alex? E’ rimasta bloccata in Scozia, non so se hai sentito della nevicata? Dovrebbe tornare nei prossimi giorni!”
“Ecco, beh, durante la sua assenza posso essere il tuo nuovo compagno di banco?” sorrisi.
“Certo, volevo dirtelo io!” disse entusiasta.
“E allora andiamo, che altrimenti facciamo tardi!”
 
Entrammo in classe e ci sedemmo in ultima fila, ma non potemmo dire nulla, poiché pochi secondi dopo entrò la professoressa.
 
“Ragazzi dovete scrivere un saggio su Romeo e Giulietta per la prossima settimana. Come al solito vi faccio lavorare in coppie. Facciamo in base a come siete seduti oggi, dai!
disse iniziandosi a segnare le coppie.
 
Sorrisi fra me. Avrei dovuto lavorare con Mart, e questo significava che avremmo dovuto passare quasi tutti i pomeriggi insieme in quella settimana.
 
“Sai qualcosa di Shakespeare?” chiesi.
“Amo Shakespeare!” ribadì.
“Perfetto!”
“Alex mi ucciderà, ma sono contenta di lavorare con te!” disse sorridendo.
“Anche io!”
“Poi dovremo organizzarci su come lavorare!”
“Possiamo iniziare con oggi pomeriggio, a casa mia?” dissi.
“Ma se è un disturbo..”
“I miei non ci sono, tranquilla!” la rassicurai.
“Allora è okay!” accettò.
“Bene!” dissi felice.
 
Passammo la mattinata insieme, ridendo, e chiacchierando tra le lezioni e beccandoci più volte i cazziatoni dei professori, ma non me ne importava nulla, se potevo finalmente parlare e scherzare con lei.
 
Ci demmo appuntamento per le cinque a casa mia. Non vedevo l’ora.
 
Non appena fui a casa. Riordinai ogni stanza, in modo tale da sembrare che ci fosse ordine in quella casa. Mi dedicai soprattutto alla mia stanza, che non era mai stata così in ordine e poi feci una doccia veloce. Indossai una tuta, e mi sistemai i capelli per bene. Volevo sembrare presentabile. Mi spruzzai velocemente un po’ di profumo e finalmente ero pronto. Non feci in tempo a guardami allo specchio che il citofono suonò.
 
Era arrivata, finalmente.

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Capitolo 25
*** AVVISO! ***


CIAAAO RAGAZZE, sono Mart, l'autrice di questa storia.

Uno, volevo ringrare tutte quelle che seguono la storia e la recensiscono. SIETE MERAVIGLIOSE!

Due, volevo dirvi che domani parto per l'Inghilterra e ci starò per quattro settimane, quindi per un mese non pubblicherò nulla. Mi dispiace, ma vi prometto che appena tornerò pubblicherò subito i capitoli.

la vostra Mart :3

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Capitolo 26
*** Twenty-fifth. ***



25.
 
Zayn mi aveva spiegato per bene come arrivare a casa sua, eppure erano dieci minuti che andavo avanti e indietro per quella strada senza trovare il suo numero civico. Stavo perdendo davvero le speranze e per giunta non avevo il suo numero di cellulare.
 
“Mart..?”
 
Mi girai. Era il fratello di Nicole, migliore amico di Zayn, la mia salvezza.
 
“Ciao.. emmh?” dissi, non ricordavo il suo nome o forse non me lo aveva mai detto.
“Liam, non ci siamo mai presentati sul serio!” sorrise dolcemente.
“Mart, ma forse già lo sai?” dissi stringendogli la mano.
“Che ci fai qui?”
“Devo andare a casa di Zayn per un progetto di letteratura inglese, ma non trovo casa sua..”
“Ci sei di fronte!” rise indicandomi la casa alle mie spalle.
“Ecco, meno male che ti ho incontrato altrimenti non so come avrei fatto!”
“Tranquilla, non devi ringraziarmi, vai, dai, che Zayn ti starà aspettando!”
“Ci si vede allora!” dissi salutandolo.
“Si, ciao!” sorrise.
 
Mi girai e mi diressi verso la porta di Zayn. Era un villetta carina, uguale a tutte quelle che c’erano in quella strada. Era a due piani, bianca, con un giardinetto intorno, insomma la tipica casa inglese.
 
Bussai il campanello e attesi. Pochi secondi dopo la porta si spalancò e alle spalle di essa sbucò uno Zayn in tuta con il suo solito sorriso perfetto. Percorsi con lo sguardo il suo corpo esile velocemente e poi incrociai il suo sguardo perdendomici dentro.
 
“Ciao Mart..” sorrise imbarazzato.
“Ciao Zayn” dissi avvicinandomi e poggiando le mie labbra sulla sua guancia.  Non si era fatto la barba, e aveva un po’ di barbetta. Lo rendeva più grande, e anche più sexy, dovevo ammettere.
 
Arrossì a quel contatto e poi mi sorrise di nuovo.
 
“Entra, dai!” disse aprendomi completamente la porta.
“Certo” dissi entrando.
 
Mi guardai in giro. C’erano tutti mobili in stile neoclassico, era davvero figa come casa.
 
“Ti piace?” mi chiese.
“Si, davvero molto!”
“Mia madre è fissata con i mobili!”
“Sono davvero belli, falle i miei complimenti!”
“Quando la vedo!” disse ironico.
“In che senso?”
“Non la vedo molto spesso! Torna tardi dal lavoro e il più delle volte dormo già o sono in giro e la mattina esce presto, quando io sono ancora nel letto!”
“Wow, beh..”
“Tranquilla, non aggiungere nulla, dai, andiamo di sopra!” disse cambiando argomento “Vuoi darmi il cappotto?”
“Sisi” dissi togliendomi il cappotto e porgendoglielo.
 
Lo prese e lo poggiò sul divano nel salone e poi salimmo le scale che ci portarono al piano superiore. Percorremmo un lungo corridoio, fino a quando arrivammo davanti a una camera chiusa, che Zayn spalancò.
 
Appena entrai non potei non essere catturata dai disegni che erano appesi sulla parete al di sopra della scrivania. Erano davvero moltissimi, e soprattutto perfetti.
 
“Disegni..?” chiesi.
“Si, così..”
“Ma sei bravissimo!” dissi avvicinandomi alla parete e guardandoli meglio.
“No..” disse sorridendo.
“Senti tu hai talento, capiscilo!” dissi fissandolo.
“Se me lo dici così, okay!”
“Ecco, ora ragioni!”
“Allora da dove iniziamo?”
“Dal testo, direi di prendere i passi che ci piacciono di più”
“Io non ho passi preferiti, mai aperto quel libro!” ammise.
“Sei uno stupido, è bellissimo!” dissi “Ora vedrai!”



“Ahimè, perché l'amore, di aspetto così gentile è poi, alla prova, così aspro e tiranno?”
 
“Ma se non mi ami lascia che mi trovino. Meglio che il loro odio tolga la mia vita, e non che la tardi senza il tuo amore.”
 
“Occhi, guardatela un'ultima volta, braccia, stringetela nell'ultimo abbraccio, o labbra, voi, porta del respiro, con un bacio puro suggellate un patto senza tempo con la morte che porta via ogni cosa.”
 
“Che significa Montecchi? Nulla: non una mano, non un piede, non un braccio, non la faccia, né un'altra parte qualunque del corpo di un uomo. Che cosa c'è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo.”
 
“Le gioie violente hanno violenta fine, e muoiono nel loro trionfo, come il fuoco e la polvere da sparo, che si distruggono al primo bacio. Il più squisito miele diviene stucchevole per la sua stessa dolcezza, e basta assaggiarlo per levarsene la voglia. Perciò ama moderatamente: l'amore che dura fa così.”
 
“Che cos'altro è l'amore, se non una pazzia molto discreta, una amarezza che soffoca, e una dolcezza che fa bene?”
 
"Un livido silenzio é disceso su Verona, neppure il sole osò affacciarsi all'orizzonte. Perché mai storia fu più dolorosa di quella di Giulietta, e del suo Romeo."

 


“Non c’è storia più triste di quella di Romeo e Giulietta..” affermò Zayn non appena conclusi di leggere le mie citazioni preferite.
 
“Si, hai ragione, ma non c’è neanche storia più dolce. Loro due sono morti per amore, non è mica poco.”
 
“Hai ragione, ma l’amore non può portare alla morte. Romeo avrebbe dovuto sforzarsi di andare avanti, non doveva arrendersi davanti alla morte, come hai fatto anche tu del resto!” disse fissandomi.
 
“Si, ma non pensare che io non abbia fatto mai qualche pensiero del genere..”
 
“E allora dimmi perché non l’hai fatto, perché? Se sei tanto convinta che Romeo abbia fatto bene?” dissi quasi con tono incazzato.
 
“Boh, non lo so..” risposi confusa.
 
“Te lo dico io perché! Perché forse hai creduto che non ne valesse la pena, perché magari ti aspetta qualcosa di migliore, di più bello..!”
 
“E invece no, ne valeva la pena eccome, è solo che non avevo il coraggio..”
 
“Perché non provi ad andare avanti..?”
 
“Lo sto facendo..”
 
“Fumando, facendoti di canne e andando a letto con un porco come Harry Styles?”
 
“Lui ci tiene a me, non è come credi..”
 
A quelle parole strinse i pugni, quasi come per darsi la forza per non reagire e si alzò di scatto senza dir nulla, lasciando la camera. Lo sentii scendere le scale, correre giù e sbattere la porta d’ingresso.
 
Se ne era andato e mi aveva lasciato lì, da sola. Io davvero non lo capivo.
 
Perché ce l’aveva tanto con Harry? Non gli aveva mai fatto nulla, si era sempre comportato bene nei miei e nei suoi confronti, davvero non capivo.
 
Decisi di prendere tutte le mie cose e di andare via, era l’unica soluzione.
 
Mi alzai dalla scrivania, ma fui catturata da un taccuino rosso che era caduto a terra quando si era alzato di scatto. Sopra c’era scritto “Mart”. Lo raccolsi e quando lo aprii trovai all’interno almeno una ventina di miei ritratti. Erano dannatamente perfetti, sembravano quasi delle foto. Perché non me li aveva mai fatti vedere? Perché non mi aveva detto che mi aveva fatto dei ritratti? Perché? C’era qualcosa di strano in quel ragazzo, qualcosa che da una parte mi incuriosiva, ma che dall’altra mi spingeva ad allontanarmi sempre di più.
 
E forse fu proprio quella parte più timorosa che mi spinse ad alzarmi e ad uscire da quella casa.

 

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Capitolo 27
*** Twenty-sixth. ***



26.
 
Avrei voluto scappare via, correre lontano ma mi rendevo conto che era impossibile scappare da qualcosa che viveva dentro di me.
 
L'amavo, lei non era una semplice cotta per me, era molto di più.
 
Harry, Harry, Harry perché lui? Cosa trovava in lui? E poi come faceva a fidarsi di uno che la usava solo per scopi sessuali, tanto da fare una cosa a tre con il suo migliore amico, dopo averla drogata? Mi faceva schifo e mi faceva ancora più schifo il fatto che lei lo considerasse un santo.
 
Forse avrei dovuto raccontarle la verità, ma non avevo il coraggio e poi avevo paura che potesse andare a finire male. Lei non meritava di soffrire ancora, io non volevo essere la persona che le avrebbe fatto provare ancora dolore.
 
A volte è meglio una bugia a fin di bene che una verità che fa male.


 
Corsi nel parchetto lì vicino e mi sedetti su una panchina. Delle lacrime mi rigarono il viso veloci.
 
Era la prima volta che piangevo per lei, la prima volta che piangevo in assoluto per una ragazza. Faceva male, tanto, come quando ti si ficca un pezzo di vetro nel piede, come quando poggi la mano su qualcosa di bollente, era una morte morale, lenta e dolorosa. Il mio amore per lei era un amore impossibile, un amore che mi stava logorando dall'interno lentamente.
 
Non so quanto rimasi li, so solo che quando tornai a casa lei non c'era più. Mi infilai nel letto e mi addormentai svegliandomi solo il giorno dopo. 

Scesi le scale e trovai mia madre in cucina a prepare la colazione. Erano giorni che non la vedevo, ed era strano trovarla in cucina di prima mattina.

"Che ci fai qua..?" chiesi.
"Buongiono!" disse seria. "Si dal il caso che sono le sei e che mi sveglio sempre a quest'ora la mattina. Forse dovrei essere io a chiederti perchè sei già sveglio a quest'ora! Non è da te!"

Le sei? Certo ero andato a dormire tipo alle otto, era normale che mi fossi già svegliato!

"Ieri mi sono addormentato presto.." dissi.
"Si l'ho notato! Ti ho dovuto infilare il pigiama lentamente!"

A quelle parole mi guardai per qualche secondo e mi resi conto che aveva ragione: mi ero addormentato vestito e in quel momento avevo il pigiama. Forse dentro di lei c'era ancora qualche briciolo di affetto materno.

"Zayn, è tutto okay? Qualche casino a scuola, con qualche ragazzo? Non ti senti bene?" chiese preoccupata.
"Sto bene, tranquilla!"
"E allora..?"
"Nulla.."
"Potrebbe centrarci una ragazza..?"
"Si, ma non è come pensi.. A lei non interesso.."
"Come fa una ragazza a non interessarti a te? Sei bello, intelligente, sensibile.."
"Si, e tu sei mia madre!"

Sorrise. Poi, fece una cosa che davvero mi lasciò senza parole. Si avvicinò e mi strinse forte a se. Avrei voluto piangere, come avevo fatto nel parco il pomeriggio precedente, ma mi trattenni. Fu un gesto dolce, inaspettato, prorprio perchè non accadeva da tempo.

"Segui il tuo cuore, Zayn, ricordatelo sempre.." mi sussurrò in un orecchio.

Mi allontanai, senza dir nulla. Mamma lo sapeva che io ero un tipo di poche parole, ma sapeva bene che avevo apprezzato quel gesto.

Tornai in camera e mi distesi sul letto, aspettando che fosse la sveglia a svegliarmi.

Quando mi svegliai di nuovo, la casa era vuota come tutte le mattine, come se quello che era successo con mia madre fosse stato solo un sogno. Mi alzai dal letto, feci colazione e mi preparai per andare a scuola.

 

"Zayn"
 
Ecco Liam che come tutte le mattine era li ad aspettarmi.
 
Mi sorrise ma io non ricambiai.
 
"Come è andata ieri con Mart?" mi chiese.
"Sono scappato via..” ammisi.
“Scappato, perché?” disse incredulo.
“Lei continuava a difendere Harry e non ho retto più! Ha detto che lui ci tiene a lei. Come fa a pensarlo..?”
“Perché non le racconti ciò che sai..?”
Non voglio farla soffrire..
“Lo scoprirà prima o poi e allora si arrabbierà anche con te..”
“No..”
“Ti rendi conto che la stai lasciando nelle grinfie di uno stronzo?”
“Si, ma..”
“Non avevi detto che volevi proteggerla?”
Voglio solo non vederla soffrire..
“Zayn, perché vuoi darla vinta sempre a lui? Ti picchiava e nessuno sapeva nulla, si è scopato una ragazza drogata con il suo migliore amico e nessuno sa nulla! Zayn non puoi rimanere sempre zitto!”
“Forse voglio che sia così!” dissi accelerando il passo e lasciandolo indietro.
 
Non avevo voglia di sentire le sue stronzate! Ero io il padrone della mia vita, e lui non doveva dirmi cosa fare! Volevo essere un perdente per sempre? Bene, non era affare suo.
 


Quella mattina non sarei andato a scuola. Non avevo voglia di vedere Liam, Harry e tanto meno Mart. Volevo stare solo da solo, io e le mie sigarette.
 
Camminai per non so quanti chilometri fino a quando non trovai una panchina. Mi sedetti e accesi la prima di una lunga serie di sigarette.
 
Fumavo per non pensare a nulla, con la speranza che il tabacco potesse annebbiare i miei pensieri, ma era impossibile per me non pensare a lei.
 
Mi sentivo distrutto, come non lo ero mai stato. Il dolore fisico non poteva nemmeno lontamente superare quello che provavo in quel momento. Volevo urlare al mondo tutto quelo che sentivo, ma semplicemente non avevo il coraggio, o forse avevo paura che a nessuno importasse. In fondo, era sempre stato così, nessuno si era mai interessato a me per davvero, tranne Liam. Forse avrei dovuto chiedergli scusa, si lo avrei fatto appena tornato a casa. Mart si stava distruggendo da sola, forse davvero voleva fare come Romeo, davanti al corpo morto di Giulietta. Forse anche lei stava gettando la spugna, non drasticamente come il personaggio shakespiriano, ma lo stava facendo lentamente, con più dolore. Non potevo morire io? Perchè Niall? Se fossi stato io al suo posto non avrei complicato la vita di nessuno. Non ci sarebbero stati i problemi che c'erano allora, sarebbe andato tutto nella normalità. Me ne sarei andato in punto di piedi, senza lasciar traccia. Mart sarebbe stata felice, è vero non ci saremmo conosciuti, ma almeno sarebbe stata felice, e sicuramente questo era molto meglio. 

Rimasi seduto su quella panchina per tutta la mattinata fino a quando mi decisi ad alzarmi per andare a cercare qualcosa da mangiare.
 
Trovai un venditore ambulante che vendeva degli hotdog e decisi di comprarne uno.
 
Dopo aver mangiato in fretta, tornai a casa.
 
Non appena entrai nel vialetto di casa mia, vidi davanti alla porta l’ultima persona che volevo vedere in quel momento.

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Capitolo 28
*** Twenty-seventh. ***



27.
 
Quella mattina non avevo voglia di andare a scuola, eppure dovevo andarci.
 
Avevo passato tutta la notte a pensare alla reazione di Zayn e a sfogliare i suoi disegni.

Si, mi ero rubata il suo album con i miei ritratti. Quelli non erano semplici disegni, riuscivano a rappresentare i miei stati d’animo, raccontavano la mia storia. C’erano i primi disegni nei quali avevo sempre un sorriso smagliante, portavo gioia, ma tutto a un tratto ero diventata cupa, triste, spenta. Sinceramente non capivo quando avesse disegnato i primi disegni, se mi aveva conosciuta solo dopo la morte di Niall, ma in ogni caso trovavo quei ritratti meravigliosi.
 
Mi feci coraggio e finalmente scesi  nel cortile della scuola. Mi poggiai su un muro in un angolino e mi accesi la prima sigaretta della giornata. Feci un primo tiro e lentamente assaporai l’odore del tabacco che mi entrava dentro. Mi sentivo decisamente meglio, le sigarette riuscivano sempre a rilassarmi in qualche strano modo.
 
“Mart..”
 
Non feci in tempo a connettere il cervello e comprendere chi era che mi ritrovai delle labbra morbide sulle mie. Era Harry, non c’era dubbio.
 
“Sei un po’ pallida stamattina, tutto okay..?” mi chiese non appena si allontanò dal mio viso.
“Si, tutto bene, forse perché non ho fatto colazione..”
“La mensa è ancora aperta perché non vai a prenderti qualcosa?”
“No, non mi va..”
“Va bene!”
 
Harry mi piaceva per questo: non insisteva mai. Se volevo farmi del male mi lasciava fare, non si intrometteva mai nelle scelte altrui. Potevo sbagliare, fare stronzate, cose che a lui non piacevano, ma non mi avrebbe mai giudicato, non come Zayn.
 
A proposito! Mi guardai intorno cercando di scorgere il suo sguardo, ma non c’era. Forse non era ancora arrivato, ma proprio in quel momento l’arrivo di Liam mi diede la conferma del fatto che non sarebbe venuto a scuola. Liam mi sorrise velocemente e io ricambiai. Magari mi sarei dovuta avvicinare per chiedere di Zayn, ma non lo feci forse per poco coraggio o forse perché ero un po’ arrabbiata con lui.
 
Quando entrai in classe decisi di sedermi nel banco nell’angolo per non ascoltare nessuno e per stare un po’ in pace.

Alex non c’era. Zayn non c’era. Ero sola.

Quel ragazzo mi stava davvero facendo impazzire. Non capivo i suoi atteggiamenti, e questo mi faceva incazzare, tanto. Avevo voglia di urlare, ero stanca di tutti quei problemi. Volevo stare tranquilla, per un momento.
 
“Posso uscire..?” chiesi al prof nel bel mezzo della lezione.
“Succede qualcosa?” mi chiese.
“Non mi sento molto bene, posso uscire?” dissi con tono duro.
“Certo, vai!” disse il professore, credendo davvero che non stessi bene.
 
Uscii fuori dall’aula. Finalmente respiravo.

Accesi il cellulare e iniziai a leggere dei messaggi vecchi, quelli dolci che mi mandava Niall. Avevo l’abitudine di memorizzare i messaggi più belli  e la maggior parte che avevo in archivio erano proprio quelli del mio amato fidanzato.
 
Immersa in quel viaggio nel passato non mi accorsi della persona che camminava nelle direzione opposta alla mia con la quale mi scontrai.
 
“Scusa!” disse l’altro.
“Liam, ciao!” dissi dopo averlo riconosciuto.
“Mart, ero soprappensiero, scusami!”
“Tranquillo, anche io ero distratta!”
“La lezione ti annoiava?”
“E' che avevo troppi pensieri per la testa, tu?”
“Stessa cosa..”
“Senti..” dissi facendomi coraggio “.. Zayn perché non è venuto a scuola? Sai ieri abbiamo avuto una discuss..”
“Lo so!” mi interruppe.
“Ecco, successo qualcosa?”
“Non gli andava di venire e poi anche noi due abbiamo litigato..”
“Davvero, come mai?” chiesi curiosa.
“Lunga storia” sospirò “ma forse è una storia che dovresti conoscere anche tu!”
“Sono qui..”
“Ne parliamo durante la pausa?”
“Si, va benissimo, a dopo allora!” dissi, dirigendomi verso la mia classe.
 


“Tutto okay?” chiese il prof appena entrai.
“Si, meglio, grazie!” dissi sedendomi al mio posto.
 
Le due ore successive passarono molto lentamente. Sembrava che ogni secondo durasse un’eternità. Ero sempre stata una di quelle che amava più l’attesa del momento stesso, ma in quella situazione non vedevo l’ora che arrivasse quel momento.
 
Non appena suonò la campanella della ricreazione mi precipitai fuori dalla classe alla ricerca di Liam, che per fortuna trovai subito.
 
“Andiamo in un posto poco affollato e tranquillo?” mi chiese appena mi vide.
“Abbiamo mezz’ora, saliamo in camera mia?”
“Si, se per te non è un problema!”
“No no, andiamo!” dissi facendogli segno di seguirmi.
 
Uscimmo nel cortile e percorrendolo tutto entrammo nel dormitorio femminile. Salimmo le scale ed entrammo nella mia camera.
 
“Scusa il disordine, ma stanotte non ho dormito molto bene!”
“Tranquilla, ma..” disse prendendo l’album di Zayn sulla scrivania “..questo è l’album di Zayn!”
“Già, l’ho trovato ieri a casa sua e l’ho preso.. E’ davvero bravo, mi ha fatto dei ritratti bellissimi, anche se non capisco perché ci sono alcuni ritratti in cui appaio felice altri in cui sono triste..” ammisi.
“Perché alcuni li ha fatti prima dell’incidente di Niall, altri dopo..”
“Ma io e Zayn ci siamo conosciuti solo dopo l’incidente..”
“Si, ma lui ti conosceva anche prima..”
“Si, ma non tanto da farmi dei ritratti, non capisco..”
Cosa c’è da capire Mart? Non ti sei accorta che lui è innamorato di te..?
 
‘Non ti sei accorta che lui è innamorato di te..?’ Zayn innamorato di me? Si, è vero una volta ci avevo pensato, ma non lo credevo possibile. Ero una stupida, si lo ero. Pensai ai suoi sorrisi, alle volte in cui era arrossito quando c’era qualche contatto fra di noi, alla sua dolcezza, alla sua disponibilità, al suo sguardo imbambolato ogni volta che mi guardava, a quei ritratti, alla gelosia che provava nei confronti di Harry. Ora tornava tutto.
 
“Da quanto..?” chiesi con un filo di voce.
“Da quando ti ha visto per la prima volta l’anno scorso. E’ sempre stato pazzo di te, poi tu ti sei fidanzata con Niall, ma lui era comunque felice per te perché sapeva che lui ti amava e tu eri pazza di lui. Poi è successo ciò che sappiamo e siete diventati amici, ma lui si è avvicinato a te con l’intento di aiutarti, non con secondi fini. Ha sempre detto che non voleva sostituire il tuo Niall, perché sapeva che lui per te era insostituibile.”
“Sono una stupida, davvero, non ci sono parole..”
“Mart, ascoltami..” disse serio “..devo dirti alcune cose che non ti faranno piacere..!”
“Cosa..?”
“Bene, ci sono delle cose su Harry che non sai: una passata, e un’altra recente. Bene, durante gli anni scorsi e i primi giorni di questo anno scolastico Harry e Louis picchiavano Zayn, ma non per scherzare, sul serio. Tornava a casa pieno di lividi, graffi, era sempre giù, ma non ha mai voluto dire nulla. Subiva tanta violenza, ma non ha mai avuto il coraggio di denunciarla. Ormai in un certo senso si era arreso a quella situazione, come se fosse la normalità..”
 
Harry e Louis, i miei migliori amici, avevano picchiato per anni un ragazzo innocente, che non aveva fatto loro nulla? Come era possibile? E soprattutto come era possibile che non mi fossi mai accorta di nulla..?

Forse semplicemente non mi ero accorta di molte cose: Harry e Louis due bulli, la violenza, Zayn e il suo amore.
 
“Non è possibile, doveva denunciarli, doveva dirlo al preside..” dissi con un tono di voce, guardando nel vuoto.
“Mart..” disse richiamando la mia attenzione “..non è finita!”
 
Non era finita? Cosa altro era successo di cui non mi ero accorta..?
 
“Dimmi..” dissi ormai confusa.
“Ti ricordi quella festa durante la quale Alex non ti trovava e poi ti sei ritrovata in camera tua e non ricordavi nulla di quello che era successo la sera precedente..?”
“Si..”
“Bene, quella sera Harry ti ha drogata, e..” fece un sospiro.
“E..?”
.. e lui e Louis hanno approfittato di te, non so se hai capito..
“Non è possibile!” dissi ormai in lacrime.
 
Harry e Louis mi avevano drogata per poi approfittare di me..? Perché, perché? Mi facevano schifo, erano degli animali. Arrivare a fare una cosa del genere solo per sesso: non me lo sarei mai aspettato da loro due, soprattutto da Harry. Diceva che ero importante per lui, che ci teneva a me, che voleva aiutarmi. Allora erano tutte cazzate, si, come la sua amicizia con Niall. Come aveva potuto approfittare di me, la fidanzata del suo migliore amico?
 
 
 
“Mart..” disse.
“Ascoltami, cosa è successo ieri sera, io non ricordo nulla..!”
“Ah, non ricordi nulla..?” disse. Sembrò quasi sollevato, cosa succedeva..?
“Mah, nulla, abbiamo fumato, siamo andati di sopra e..”
“E..?”
 
Rimase qualche secondo il silenzio, fissandomi dritto negli occhi.
 
“E..” continuò “.. ci siamo baciati, ma poi mi sono fermato, perché non volevo finire a letto con te di nuovo, se tu eri fumata..! Insomma, vorrei che fosse diverso, vorrei che tu lo facessi perché lo vuoi sul serio.. Ci tengo a te, Mart!” disse.

 
 
 
Mi aveva preso in giro per tutto quel tempo ed io come una stupida mi ero fatta prendere in giro. Non sapevo davvero più su chi contare, di chi fidarmi..
 
Mi sentivo persa, si lo ero.
 
“Mart..” disse Liam mettendomi una mano sulla mia.
“Non so più cosa pensare, a chi credere, di chi fidarmi..”
“Mart, tu ce l’hai una persona di cui fidarti..”
“Chi..?”
“La stessa persona che quella sera ti ha trovata in una stanza quasi in coma e che ti ha portato dalla festa al college in braccio e che ti ha messo sotto le coperte, agendo in silenzio, senza dirti nulla..”
 
In effetti non avevo mai capito chi mi avesse riaccompagnato a casa.
 
“Chi..?”
“Secondo te come faccio a sapere queste cose..?”
“Sei stato tu?” dissi sorpresa.
“No, Mart, perché non lo capisci..”
“Zayn..!” dissi, quasi avendo un’illuminazione.
“Si, lui, ti ha sempre voluto aiutare, sempre!”
 
Ora capivo perché si era arrabbiato quando avevo detto che Harry ci teneva a me. Lui sapeva cosa mi aveva fatto, e sapeva anche cosa aveva fatto lui per me. Non era gelosia, come avevo pensato prima, forse un po’ lo era, ma era il fatto che lui conosceva davvero come erano andate le cose.
 
“Perché non me lo ha detto..?” chiesi.
“Perché sapeva che saresti stata male..”
“In effetti, ma in questo momento il pensiero che lui ci sia sempre stato mi fa sentire meglio..”
“Beh, sono contento..”
“Senti Liam.. “ dissi avvicinandomi alla porta “..grazie di tutto, sei fantastico, ma ora devo fare una cosa importante!” dissi scappando via.
 
Scesi le scale di fretta e uscii nel cortile. C’era molta gente ancora, in fondo mancavano ancora dieci minuti alla fine della ricreazione. Mi guardai intorno, incrociavo tanti sguardi conosciuti, ma non incrociavo mai quello giusto. Poi mi ricordai del posto dove amava trascorrere le ricreazioni in santa pace per fumare qualche sigaretta. A passo veloce mi diressi verso quell’angolo del cortile e finalmente lo trovai, li trovai anzi, Harry e Louis.  
 
Mi avvicinai prima a Louis e gli diedi uno schiaffo sulla guancia destra, e poi feci lo stesso con Harry, ma non mi fermai: incominciai a prenderlo a pugni dappertutto. Sapevo che non gli stavo facendo male, ma mi serviva per sfogare tutta la rabbia che avevo. Lo odiavo, tanto, avrei voluto stenderlo in quel momento.
 
“Mart, amore, che cazzo fai..?” mi disse fermandomi per i polsi.
“Cosa faccio? Cosa tu hai fatto a me.. e anche tu!” dissi urlando verso di Louis.
“Non capisco..” disse Harry.
“Non capisci? Voi mi avete drogata per scoparmi..! Fate schifo!”
 
Le espressioni dei due inizialmente confuse diventarono immediatamente sorprese. Sicuramente si chiedevano come fosse possibile che sapessi quello che era successo.
 
“Tu che ne sai..?” disse Louis.
“Sai dire solo quello: “che ne sai”? Dov’è finita la nostra amicizia e soprattutto quella con Niall..? Che schifo..”
“Era solo per divertirsi..” disse Louis.
“Divertirsi? Non ho più parole!” dissi allontanandomi “E tu..” dissi indicando Harry “.. fai ancora più schifo di lui! Hai detto che ci tenevi a me, che ero importante.. si, importante per cosa? Per scopare? Io che mi ero fidata di te, io che credevo di poter ricominciare con te, io credevo tante cose, ma ero solo una povera illusa.. Mi hai preso in giro per tutto questo tempo, sempre..
“Mart, io..”
“Tu, niente, basta, non voglio sentire niente, andate a fanculo e non provate più ad avvicinarvi a me, altrimenti andrò dalla polizia, e non vi conviene! Bullismo e violenza sessuale, bene!” dissi scappando via.
 
Rientrai nel dormitorio femminile ed entrai in camera di corsa, volevo stare da sola, come in fondo ero sempre stata, ma non me ne ero accorta.

Niente aveva più senso, niente aveva mai avuto un senso. 

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Capitolo 29
*** Twenty-eighth. ***



28.
 
Non appena entrai nel vialetto di casa mia, vidi davanti alla porta l’ultima persona che volevo vedere in quel momento. Quando sentì il rumore dei miei passi che si avvicinavano, alzò lo sguardo e mi fissò duramente, ma per la prima volta dopo tanti anni fui io il primo a prender parole.
 
“Harry che ci fai qui..?”
“Malik, sai che odio queste prese di pozione e non ti conviene fare il presuntuoso perché già sono molto arrabbiato.. con te!”
“Con me? Cosa avrei fatto..?” chiesi confuso.
“Cosa hai fatto? Hai detto tutto a Mart..”
 
Mart? Cosa le avrei detto..? C’era qualcosa che non quadrava.
 
“Non ti seguo..!”
“Prima è arrivata da me Mart tutta incazzata perché ha detto che ha scoperto della cosa a tre con Louis. All’inizio non riuscivo a capire chi potesse averglielo detto, ma poi quando alla fine ha fatto accenno al bullismo mi si è immediatamente accesa una lampadina. Come ti sei permesso? Brutto stronzo!” disse colpendomi in pieno il volto con un pugno.
 
Sentii lentamente cadere delle gocce rosse dal naso. Mi aveva fatto uscire il sangue dal naso, come già era successo tante volte, ma questa volta fu diverso. Mi avvicinai a lui e feci la stessa cosa che aveva fatto lui ma per più volte ripetutamente.
 
“Uno, non sono stato io a dire quelle cose a Mart!” dissi dandogli il primo pugno.

“Poi, questo è per tutti gli anni in cui mi hai picchiato!" 

pugno

"..questo è per le volte che mi hai trattato come un bambino!"

pugno

"..questo è per Niall, si, lui te lo avrebbe dato volentieri un cazzotto in questo momento!"

pugno

"..questo è per quella cosa a tre!"

pugno

".. questo è per le volte che hai fatto fumare canne a Mart!"

pugno

"..questo è per come l’hai trattata, questo è per come l’hai usata!"

pugno

"Fai schifo Styles, troppo!” dissi dandogli l’ultimo pugno e lasciandolo cadere a terra.
 
Anche dal suo naso scendevano veloci delle gocce rosse, ma non mi ero pentito di quello che avevo fatto, anzi mi sentivo sollevato. Finalmente mi ero dato un po’ di giustizia dopo tutti quegli anni. Ero felice, si lo ero, tanto.
 
Si alzò in piedi lentamente e mi guardò dritto negli occhi. Si avvicinò e mi puntò il suo dito indice sul petto.
 
“Malik, questa non finisce qui! Mart è mia!” disse incazzato.
 
“E invece finisce qui!” disse qualcuno più lontano.
 
Ci girammo entrambi nello stesso momento e rimanemmo a bocca aperta come due bambini che vedono il loro giocattolo preferito.
 
“Harry, vattene, per favore, vai via..” disse avvicinandosi lentamente a noi.
 
Non disse una parola, abbassò il capo e camminò verso l’uscita del cancelletto di casa. Era la prima volta che Harry non reagiva, non diceva nulla, si arrendeva, era la prima volta che qualcuno riusciva a mettere i piedi in testa a Harry Styles.
 
“Direi che dovresti disinfettarti..” mi disse appena Harry fu scomparso.
“Che ci facevi qui?” chiesi.
“Ero venuta a cercarti..” sorrise “..ma ne parliamo dopo, dai, entriamo?”
“Si, vieni..” dissi facendole segno di seguirmi.
 
Entrammo in casa e mi diressi in bagno per prendere un po’ di disinfettante e della carta igienica per tamponare il sangue che continuava a scendere.

“Andiamo di là, faccio io..” disse prendendo tutto l’occorrente.
 
Mi sedetti sul divano e lei si sistemò di fianco a me. Prima con cura sistemò un po’ di carta igienica nelle narici per far si che non uscisse più sangue, e poi incominciò a disinfettare qualche tagliettino che avevo qua e là.
 
“Harry è forte, eh..” dissi sorridendo nervosamente.
“Scusa..” disse con un filo di voce.
“Di cosa..?”
“Di non essermi accorta di tante cose: del fatto che Harry e Louis ti picchiassero, che avessero abusato di me, dei tuoi sentimenti.. scusami!”
 
Le bloccai le mani, interrompendo il suo lavoro di cura, e la guardai dritto negli occhi.
 
“Non devi chiedere scusa, non hai fatto nulla..”
“Ma io avrei..”
“Niente, non ci sono ma!” la interruppi.
“Sono stata una stupida, Zayn..” disse incominciando a piangere.
 
Senza dir nulla, senza neanche pensarci, la abbracciai forte, perché sapevo che in quel bisogno aveva solo bisogno di tanto affetto, quello che le era mancato per molto tempo. Rimanemmo così in silenzio per un bel po, quasi per recuperare il tempo perso. Era la prima volta che riuscivo a sentirla davvero mia, forse perché non c’era più Harry, o forse perché lei finalmente sapeva chi ero.
 
“Mart, ti prometto che ti starò accanto, che cercherò di rimarginare le tue ferite, lo prometto, perché tu lo meriti: meriti di stare bene..” dissi con un filo di voce, ma sapevo che lei mi aveva sentito, perché mi strinse ancora più forte.
“Ho paura che qualcun altro possa farmi del male, possa approfittare di me..” mi sussurrò in un orecchio.
“Ti prometto che io non lo farò mai..”
“Lo so, ora lo so..”
“Ti proteggerò..”
“Grazie..”
“Non dirlo nemmeno..” dissi dandole un bacio sulla fronte.
“Posso restare un po’ qui..?” mi chiese dolcemente.
“E lo chiedi pure? Cosa vuoi che facciamo? Film e cioccolata calda?”
“Magari..”
“Vado a preparare la cioccolata calda, tu scegli un film!” dissi alzandomi dal divano.
 
Entrai in cucina e misi il latte a bollire. Nel frattempo pensai a quello che era successo in quelle ultime ore e dovevo ammettere che era stato tutto così veloce, ma incredibile. Harry era finalmente uscito dalla vita di Mart e lei sembrava sempre più fidarsi di me. Ma proprio mentre pensavo a quello che era successo, mi venne in mente un dubbio, che solo la ragazza che era in salotto poteva levarmi.
 
“Mart, una domanda: chi ti ha detto quelle cose..?” dissi entrando nel salotto.
“Una persona con cui hai discusso..”
“Liam!” la interruppi, avendo già capito.
 
Come avevo fatto a non pensarci..? Lui che nonostante l’avessi trattato male mi aveva comunque aiutato, lui che aveva sempre creduto in me, lui l’unica persona di cui potevo fidarmi, lui il mio migliore amico, mio fratello.
 

“Mart, ti dispiace se lo chiamo e lo faccio venire qui?” le chiesi.
“No, tranquillo, e poi Liam mi sta così simpatico!” ammise.
“Okaay..”
 
Digitai il suo numero e ciccai sul pulsante verde.
 
“Zayn, come stai?” disse con un tono preoccupato.
“Bene, qualche graffio, ma bene!” risi.
“Harry, ancora?”
“Si, ma per l’ultima volta! E’ tutto finito, e grazie a te!” dissi.
“Non devi ringraziarmi, ti voglio bene!”
“Anche io! Senti vuoi venire qui a casa? Sono con Mart e avevamo pensato di vedere un film!”
“Due minuti e sono lì!” e chiuse la chiamata.
 
E furono davvero due minuti di orologio! Infatti poco dopo Liam era già nel salotto a far compagnia a Mart  nel scegliere il film da vedere, mentre io finivo di preparare la cioccolata.
 
“Ecco, a voi!” dissi poggiando un vassoio con tre tazze di cioccolata calda sul tavolinetto del salotto.
“Abbiamo, anzi Mart..” rise “ha deciso per Twilight!” disse Liam.
“Io adoro quel film!” ammise.
“Vada per Twilight!”
 
Ci sistemammo sul divano e con le nostre cioccolate calde in mano guardammo il film. Quando terminò erano le sette circa e solo allora mi resi conto che Mart e Liam si erano addormentati. Mi veniva quasi da ridere a vederli, ma in qualche modo dovevo svegliarli.
 
“Liam, Liam..” dissi a bassa voce, dandogli qualche colpetto sulla spalla.
 
Aprì improvvisamente gli occhi, tutto confuso.
 
“Che c’è..?”
“Vi siete addormentati..” sorrisi.
“Ah, ecco..” rise guardando Mart che dormiva “.. non la svegliare..”
“E come faccio..?”
“Falla dormire qui..”
“Dici che non se la prenderà..?” chiesi insicuro.
“No, anzi, ha bisogno di qualcuno che le stia accanto, Zayn..”
“Va bene..”
“Beh, io vado, ci vediamo domani..” disse dirigendosi verso la porta.
 
Non appena la porta si chiuse, presi in braccio Mart e cercando di non svegliarla, la portai al piano superiore in camera mia. La poggiai delicatamente sul letto, ma non appena allontanai le mie braccia si svegliò d’impatto.
 
“Dove sono..?” disse confusa.
“Sei in camera mia, ti eri addormentata..”
“Che ora è?”
“Le sette..”
“Faccio ancora in tempo a tornare in college..” disse.
“Mart..” dissi facendomi coraggio “.. se vuoi, insomma, puoi rimanere qui.. così non sarai sola..”
“Ohh..” disse sorpresa “Beh, accetto l’invito..” sorrise.
“Bene!”
“Ah, Zayn, devo ridarti una cosa!” disse alzandosi “Dov’è la mia borsa?” chiese.
“Al piano di sotto, la vado a prendere?”
“Si, grazie..”
 
Scesi di corsa al piano terra e recuperata la borsa, la consegnai alla proprietaria. La prese e ne uscì fuori un album da disegno, il mio album da disegno.
 
“Scusa se l’ho preso senza chiedere il permesso, ma ero curiosa..” disse imbarazzata porgendomi l’album “..e comunque sono bellissimi!”
 
Presi l’album e lo fissai per qualche minuto, poi alzai lo sguardo incrociando il suo. Mi sorrise dolcemente, e in quel momento mi sentii felice come non lo ero mai stato.
 
“Non devi scusarti, anzi, prima o poi te li avrei fatti vedere, dovevo solo trovare il coraggio, ma per fortuna tu mi hai agevolato il compito.. Ti sono piaciuti..?”
“Piaciuti? Sono perfetti, Zayn!” sorrise di gusto.
“Spero un giorno di poter tornare a disegnarti felice come lo eri prima..”
“Lo spero anche io, anche se forse è davvero difficile..”
“Io ci spero, e prometto che cercherò in tutti i modi di aiutarti..”
“Sono sicura che in qualche modo ce la farai, sei forte, davvero!” disse dolcemente.
“Grazie..” sorrisi. “Cosa facciamo ora..?”
“Non lo so, so che magari è una proposta che non ti piacerà, ma mi canteresti una canzone..?”
 
Una canzone? Sapeva bene che non mi piaceva tanto cantare in pubblico, ma per lei avrei fatto di tutto.
 
“I'm broken, do you hear me?
I'm blinded but you are everything I see
I'm dancing alone
I'm praying that your heart will just turn around
 
And as I walk up to your door
My head turns to face the floor
'Cause I can't look you in the eyes and say
 
When he opens his arms and hold you close tonight
It just won't feel right
'Cause I can love you more than this, yeah
 
When he lays you down, I might just die inside
It just don't feel right
'Cause I can love you more than this
Can love you more than this
 
If I'm louder, would you see me?
Would you lay down in my arms and rescue me?
'Cause we are the same
You save me, when you leave it's gone again
 
And then I see you on the street
In his arms, I get weak
My body fails, I'm on my knees praying
 
When he opens his arms and hold you close tonight
It just won't feel right
'Cause I can love you more than this, yeah
 
When he lays you down, I might just die inside
It just don't feel right
'Cause I can love you more than this, yeah
 
I've never had the words to say
But know I'm asking you to stay
For a little while inside my arms
 
And as you close your eyes tonight
I pray that you will see the light
That's shining from the stars above
 
When he opens his arms and hold you close tonight
It just won't feel right
'Cause I can love you more than this
'Cause I can love you more than this
 
When he lays you down, I might just die inside
It just don't feel right
'Cause I can love you more than this, yeah
 
When he opens his arms and hold you close tonight
It just won't feel right
'Cause I can love you more than this, yeah
 
When he lays you down, I might just die inside
It just don't feel right
'Cause I can love you more than this
'Cause I can love you more than this”
conclusi.
 
“L’hai scritta tu..?” chiese sorpresa.
“Si, un po’ di tempo fa..”
“E’ meravigliosa..!” disse avvicinandosi sempre più “Tu sei meraviglioso!” disse poggiando le sue labbra sulla mia guancia destra.
 
Arrossii involontariamente. Era impossibile per me non farlo. Non c’erano parole per esprimere le emozioni che provavo ogni qualvolta che la vedevo, che mi sorrideva, che le parlavo, che c’era qualche contatto fra di noi. Amavo tutto di lei, ogni cosa, anche i suoi difetti. Magari alcune volte, forse tante, avevo cercato di odiarla, e forse c’erano alcune cose che odiavo di lei, ma erano infinitamente troppo poche rispetto a quelle che amavo di lei.  

 
 

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Capitolo 30
*** Twenty-ninth. ***



 
29.
 
Mi svegliai all’improvviso, sentivo degli occhi puntati addosso, e in effetti era la realtà. Quando aprii gli occhi, infatti, ce n’erano altri due di un marrone nocciola che mi stavano fissando attentamente. Sorrisi, e anche lui fece lo stesso.
 
Mi sentivo riposata quella mattina, come non mi sentivo da tempo. Non mi ero svegliata nemmeno una volta, non avevo avuto incubi. Mi sentivo serena, bene.
 
“Buongiorno..” dissi ancora con la voce assonnata.
“Buongiorno, Mart!” disse Zayn pimpante “Ti ho preparato la colazione..”
 
Mi girai e trovai sul comodino un vassoio con un cornetto, una ciotola con latte e cereali, una cioccolata calda e dei biscotti.
 
“Ma non mangio così tanto, dai, mi vuoi fare ingrassare!” esclamai.
“Daaai, mangia, ti do una mano io!” rise.
“Allora ci sto!” mi arresi.
 
Mangiammo tutto quello che c’era sul vassoio, più io che lui, ma non mi diede altra scelta.
 
“Che ora è Zayn..?” dissi, rendendomi conto che dovevo in qualche modo tornare in camera a lavarmi e cambiarmi.
“Le sette e mezza, siamo in perfetto orario, tranquilla!” affermò.
“Tu sei pronto..?” chiesi, ma solo allora mi resi conto che indossava già la divisa, il che significava che si era già lavato.
“Si, sono pronto, se vuoi possiamo andare già adesso..”
“Si, meglio così posso farmi una doccia e prepararmi con calma!” esclamai alzandomi dal letto.
 
Mi infilai le scarpe, presi la mia borsa e seguii Zayn nel corridoio. Passando davanti allo specchio che era appeso sulla parete del corridoio che conduceva alle scale, mi soffermai ad osservare la mia immagine riflessa.
 
C’era una ragazza in completo disordine, con i capelli spettinati e il trucco sbavato, ma la cosa che risplendeva di più in ogni caso era lo splendido sorriso che aveva. Si vedeva che era un sorriso vero, di cuore, non uno di quelli fatti per finta, si vedeva che era felice.
 
“Andiamo..?” disse Zayn dal piano inferiore.
“Arrivo!” gridai euforica.
 
Una volta usciti di casa, attendemmo l’autobus alla fermata, ma per fortuna arrivò pochi minuti dopo.
 
“Hey, Zayn, vieni in camera..?” gli chiesi dolcemente, non appena fummo davanti all’ingresso della scuola.
 
Lo vidi arrossire, come era successo già tante volte, ma finalmente ora riuscivo a vederlo, riuscivo a capirlo.
 
“Ma devi lavarti e vestirti non voglio disturbare..” disse alquanto imbarazzato.
“Quale disturbo, mi fai compagnia, vieni!” esclamai tirandolo per un braccio verso l’entrata del dormitorio femminile.
 
“Beh, siediti sul letto, fai come se fossi a casa tua, io vado a farmi una doccia, sarò veloce!” affermai non appena fummo in camera.
 
Entrai nel bagno e una volta svestita, mi buttai sotto la doccia.
 
Fui molto veloce, non volevo fare attendere Zayn e lasciarlo solo. Con ancora l’accappatoio addosso, raccolsi i vestiti sporchi a terra e uscii dal bagno. Zayn era sul mio letto disteso e guardava il soffitto. Chissà a cosa stava pensando, ma non volendo essere troppo invadente, decisi di non  chiedergli nulla. Buttai i vestiti del giorno prima nel cestino delle cose da lavare e solo allora Zayn si accorse che ero uscita.
 
“Sei stata veloce, eh..” disse alzandosi dal letto.
 
Arrossì di nuovo, vedendomi in accappatoio. Mi faceva quasi ridere quella situazione. Non ero mai stata come lui, nemmeno all’inizio con Niall. Non ero mai arrossita così tanto, forse avevamo semplicemente due caratteri diversi.
 
Lui, però, era così decisamente dolce.
 
“Se ti mette soggezione, vado a vestirmi..” esclamai imbarazzata.
“Tranquilla, insomma, beh, ti ho visto nuda..” ammise.
“Nuda? Quando?” dissi alquanto sorpresa.
“Quella sera in cui ti ho riaccompagnato qui..”
“La serata di Harry e Louis..?”
“Già.. ma giuro che ti ho rivestita subito, credimi!” esclamò quasi mortificato, forse avendo paura che potessi giudicarlo.
“Zayn, ti credo, ti conosco!” affermai decisa.
“Comunque quel tatuaggio, beh, è bellissimo..” disse con un tono di voce, quasi per non farsi sentire, ma io lo sentii eccome.
“L’ho fatto un mese dopo..” ammisi “sono sempre stata contraria ai tatuaggi, perché non credo che qualcosa possa durare per sempre, ma in questo caso sapevo che lui ci sarebbe stato per me sempre, quindi ho ritenuto opportuno farlo.:” raccontai.
“Si, sono d’accordo con te, lui farà sempre parte di te, sempre..
“Beh, dai, fammi asciugare i capelli altrimenti arriviamo in ritardo!” esclamai attaccando il phon alla corrente.
 
Ci volle circa un quarto d’ora prima che i miei capelli fossero completamente asciutti. Erano diventati davvero lunghi, ma non avevo intenzione assolutamente di tagliarli. Li amavo così, erano una forma di protezione per me, e poi adoravo fare mille acconciature, anche se quel giorno li lasciai sciolti.
Senza fiatare, rientrai nel bagno e mi infilai l’uniforme.
 
“Sono pronta!” esclamai uscendo dal bagno.
“Perfetto, sono le otto e mezza, fra mezz’ora iniziano le lezioni..!”
“Andiamo allora!” dissi prendendolo per mano e tirandolo fuori dalla stanza.
 
Incrociai le mie dita fra le sue e scendemmo al piano inferiore. Quando uscimmo dal dormitorio femminile, mi sentii aggredita all’improvviso da qualcuno alle spalle.
 
Chi era?
 
Mi girai immediatamente e mi trovai tra le braccia della mia migliore amica. Quanto mi era mancata!
 
“Ma che ci fai qui? Perché non mi hai avvisata che eri tornata? E quando sei tornata?” dissi a raffica.
“Quante domande!” rise “Fatti abbracciare un momento!” disse stringendomi, o meglio stritolandomi, per poi allontanarsi poco dopo.
“Allora..?”
“Allora? Sono tornata stanotte, sono riuscita a trovare un volo, visto che si era bloccata la tormenta!”
“E perché non me lo hai detto?”
“Sono venuta in camera tua ma non c’eri.. Ma evidentemente eri con qualcuno da qualche altra parte..” disse squadrando Zayn dalla testa ai piedi.
“Ah giusto, lui è Zayn, e lei Alex!” dissi facendo le presentazioni.
 
Si strinsero la mano e Alex sorrise sfacciatamente a Zayn, che ricambiò dolcemente, come faceva sempre lui.
 
“Lui sarebbe ‘ci sono delle cose che ti devo raccontare’?” chiese riferendomi al messaggio che le avevo mandato la sera prima.
“Si, anche, ma tante altre cose..” affermai.
“Me le racconterai durante la lezione di letteratura inglese alla prima ora!”
“Emmh, devo dirti una cosa!” dissi quasi ridendo.
“Cosa..?” chiese preoccupata.
“Beh, abbiamo iniziato un progetto su Romeo e Giulietta e il professore ci ha diviso in coppie in base a come stavamo seduti ieri e io ero vicino a lui..”
“E io con chi sarei capitata? Non dirmi il secchione..!”
“Emmh, si!” dissi iniziando a ridere come una pazza.
“Tu ridi, io ti ammazzo!” disse incazzata, ma tanto lo sapevo che non era così. “Me la pagherai!” esclamò.
“Scusami..” risi ancora.
“Vabbè, andiamo, mi racconti dopo!” disse iniziando a camminare.
 
Entrammo in classe e ci posizionammo ai nostri posti. Alex mi mando un’occhiataccia non appena si sedette affianco al secchione in prima fila, ma poi non si girò più.
 
“Dici che mi odierà a vita..?” disse Zayn.
“No, non credo, anzi secondo me gli sei simpatico, hai visto come ti ha sorriso?”
“Non ci ho fatto caso..”
“Io si!” affermai.
“Le racconterai tutto..?”
“Si, lei è la mia migliore amica..”
“Si, hai ragione..” concluse, e non parlò più per tutta la lezione.
 
 
 
“Allora cosa è successo?” mi disse Alex appena suonò la campanella della ricreazione.
 
La portai in un angolo del corridoio e le raccontai tutto quello che era successo da quando ci eravamo viste l’ultima volta, cioè dall’inizio delle vacanze natalizie. Alex non disse una parola, si limitò ad ascoltare, cambiando espressione man mano che andavo avanti nel racconto, diventando sempre più scioccata.
 
“Ma io lo ammazzo!” disse non appena ebbi concluso.
“Tranquilla, Zayn lo ha preso a pugni, non si avvicinerà più, stai tranquilla..” la rassicurai, ma evidentemente non bastava.
“Mart, quello che ti ha fatto è imperdonabile, mi fa schifo, è disgustoso, e anche Louis, cazzo! Ma cosa gli è passato per la testa a quei due..?” esclamò ormai nervosa e incazzata.
“Sono altrettanto sconvolta quanto te, ma che possiamo fare? Per me, l’importante è che siano usciti dalla mia vita..”
“.. e per sempre, Mart!” concluse.
Si, per sempre!” confermai.
“E Zayn? Cosa succede..?”
“Boh, nulla, è davvero dolce, vero?”
“Si, ma lui hai detto che è innamorato di te..”
“Eh..”
“Perché non ci provi? E’ davvero bello..!” ammise sorridendo maliziosamente.
“Ti piace?” esclamai con tono accusatorio.
“Sei per caso gelosa?”
“Ho visto come gli hai sorriso..!” affermai.
“Mart, cazzo, sei gelosa!” rise.
 
Gelosa? Io? Di Zayn? Nah!
 
“No, Alex, insomma non lo so.. E che il suo sorriso, la sua dolcezza, mi sembra troppo tenero per me.. Ho paura che possa fargli del male con i miei modi di fare.. Siamo decisamente troppo diversi..” dissi confusa, rendendomi conto che in fondo un pò gelosa lo ero, e che forse quel ragazzo aveva davvero qualcosa che mi affascinava.
Lui è quello giusto per te, l’ho capito dal primo momento in cui vi ho visti insieme. Mi è sembrato di rivedere Niall al tuo fianco..”
 
‘Mi è sembrato di rivedere Niall al tuo fianco’
 
Quelle parole furono una botta al cuore. Dei brividi mi attraversarono tutto il corpo. Non capivo perché stessi reagendo così. Forse avevo paura che fosse davvero come diceva Alex, forse avevo paura di innamorarmi di nuovo e che non fosse Niall il soggetto del mio amore, forse era solo paura di andare avanti. In fondo, da quando ero morto Niall non avevo fatto altro che fare stronzate, su stronzate, senza mai affrontare l’ostacolo, senza mai mettermi in gioco di nuovo sul serio. Ero rimasta ferma, e forse proprio per quello che ero così strana con Zayn: lui mi stava dando la possibilità di ricominciare.
 

Che cosa dovevo fare?

 

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Capitolo 31
*** Thirtieth. ***



30.
 
Era passata una settimana da quando ci era stata quella discussione con Harry. Non era più venuto a scuola, dicevano che era malato, ma ero sicuro che non fosse davvero la verità. Semplicemente non aveva il coraggio di farsi vedere in giro, ne ero sicuro.
 
Io e Mart avevamo passato tutti i pomeriggi insieme nel corso di quella settimana per il progetto di Shakespeare, ma probabilmente avremmo in ogni caso passato del tempo insieme, poiché ormai eravamo diventati davvero molto amici. Ci divertivamo insieme, ed ero davvero felice. Finalmente ero riuscito a realizzare il mio sogno: essere la ragione del suo sorriso.


 
“stasera c’è una festa, vieni davanti scuola alle otto e andiamo insieme. love u mart xx”
 
Questo fu il messaggio che mi fece alzare immediatamente dal letto. Dovevo essere veloce, insomma mancava circa un’oretta.
 
Non poteva dirmelo prima?
 
Mi buttai sotto la doccia e ne uscii pochi minuti dopo. Mi asciugai in fretta i capelli, portandoli in su e mi precipitai davanti all’armadio. Mi sentivo tanto una ragazza che impazziva davanti al guardaroba alla ricerca di qualcosa da mettere, ma per una volta ero giustificato. Era la prima volta che andavamo a una festa insieme, insomma, era una specie di appuntamento e non volevo certo farla sfigurare. Lei era sempre così curata, perfetta, si vestiva meravigliosamente e io dovevo far in modo di essere almeno decente al suo fianco.

Optai per una camicia azzurra e un jeans stretto. Semplice, ma efficace.
 

Una volta pronto, mi incamminai verso la scuola e dopo circa dieci minuti di camminata a passo veloce arrivai. Non appena fui davanti all'ingresso la vidi sulla soglia.
 
Era più bella del solito. Indossava un vestitino nero di seta che la copriva poco sotto il sedere, un cappotto grigio della stessa lunghezza del vestito e dei tacchi altissimi neri.
 
Era impossibile non rimanere senza parole davanti a tanta bellezza.
 
Avrei potuto passare le ore a fissarla solo per catturare ogni suo dettaglio, ma il suo sorriso mi riportò per un attimo a galla per poi farmi affondare irreparabilmente.
 
"Zayn tutto okay?" la sua voce mi riportò alla realtà.
"Sei bellissima.."
 
Per la prima volta la vidi arrossire all'ascolto di quel complimento. Non era solita arrossire, non l'aveva mai fatto, lei era sempre così sicura, ero io ero quello che arrossiva, ma quella volta mi sorprese e lo fece.
 
"Anche tu lo sei.." sorrise dolcemente, porgendomi una mano “Andiamo..?”
“Certo” dissi imbarazzato, ma afferrai al volo la sua mano e incrociai le dita fra le sue.
 
La casa in cui si sarebbe svolta al festa era giusto a un isolato più avanti della scuola. Infatti, nel giro di qualche minuti arrivammo a destinazione.
 
“Ciao Mart!” disse la ragazza che ci venne ad aprire.
“Ciao, Beth, spero che non sia un problema se ho portato Zayn!”
“Oh, ma tranquilla, figurati, volete darmi i cappotti?” disse gentilmente.
 
Ci togliemmo il cappotto e lo consegnammo alla festeggiata che mi rivolse un sorriso piuttosto malizioso.
 
“Hai visto come ti ha sorriso..?” mi chiese Mart, non appena Beth si fu allontanata.
“Si, e allora?”
“Nulla..” disse scocciata, abbassando la testa e incominciando a fissare il pavimento nervosa.
“Hey..” dissi io poggiando due dita sotto il suo mento e alzando il suo viso verso il mio “..per me ci sei solo tu!”
 
Non appena dissi quelle parole sorrise come non mi aveva mai sorriso da quando ci eravamo conosciuti, come se mi vedesse sotto un’altra luce e fece qualcosa che non mi sarei mai aspettato.
 
Poggiò le sue labbra sulle mie e mi attirò a se poggiando una mano sul mio collo. Inizialmente quel contatto mi paralizzò. Non me lo aspettavo, anche se era la cosa che più desideravo al mondo, da più di un anno. Solo quando mi resi conto  completamente di quello che stava succedendo approfondii il bacio, dando libero accesso alla sua lingua.
 
Quanto l’avevo desiderata? Troppo. Mi sembrava di essere in un sogno, il mio sogno e se quello era un sogno non volevo svegliarmi.
 
Quel bacio era non era lontanamente uguale a quello che avevo immaginato più volte, era mille volte migliore delle mie aspettative. Le sue labbra erano decisamente più morbide, l’emozione che stavo provando era decisamente più forte, lei era decisamente più perfetta di come immaginavo.

Era troppo per essere vero.
 
“Vieni..” disse quando ci staccammo.
 
Mi prese per mano come poco prima e mi condusse al piano superiore. Entrammo nella prima stanza che ci trovammo davanti e non appena fummo dentro, e chiudemmo la porta, le nostre labbra si rincontrarono di nuovo.  
 
Sembrava che si fossero cercate da sempre, sembrava che avessero dovuto sopportare un’attesa interminabile, sembrava che fossero fatte apposta per combaciare.
 
Ci staccammo per un attimo, il tempo di vedere il letto sul quale mi buttò lei poco dopo. Si sfilò il vestito, e rimasi a guardarla esterrefatto per qualche secondo.
 
Come era possibile che tanta bellezza potesse racchiudersi in una persona sola? E soprattutto come era possibile che una persona così si stesse spogliando, lì, davanti ai miei occhi?
 
“Zayn la finisci di fissarmi così..?” disse ridendo come una bambina.
 
La presi per un polso e la feci cadere su di me, facendo rincontrare le nostre bocche, ma poco dopo scese più in basso.

Fu in quel momento che baciandomi lentamente il collo andò a sbottonare la mia camicia e mi sfilò i pantaloni. Dei brividi mi attraversarono il corpo, l’eccitazione cresceva ogni secondo di più e ormai mi sembrava impossibile trattenermi.
 
Quando ormai fummo entrambi coperti solo dagli slip, capovolgemmo le posizioni e mi ritrovai sopra di lei. Incominciai a baciarla dolcemente sul collo per poi scendere sempre più in basso, fino a soffermarmi sul tatuaggio sul fianco. Baciai quella porzione di pelle più volte, quasi a proteggerla. Quando alzai lo sguardo verso il suo, la vidi osservare le mie labbra su quel tatuaggio sorridendo, con gli occhi lucidi. Allora presi la sua mano fra la mia e catturai la sua attenzione.
 
“Potrei prestarti le tue parti rotte che potrebbero andare bene. Potrei aiutare a guarire le tue ferite. Potrei essere la tua cura, Mart.” dissi con filo di voce, ma lei mi sentì, perché mi tirò a se e ci baciammo di nuovo, ma con molta più passione.

Sembrava un bacio disperato il nostro, lei continuava a piangere, ma non si staccava dalle mie labbra. Sapevo che tutto quello le stava facendo male, Niall le mancava tanto, ancora, faceva parte di lei, ma io volevo aiutarla, ora sapevo che ne ero capace.
 
Quando finalmente sembrò essersi calmata con una mano mi abbassò i boxer, e solo allora mi resi conto che dovevo prendere quella cosa che conservavo da tempo nel mio portafoglio. Mi alzai dal letto e mi piegai a terra, mettendo la mano nella tasca del mio jeans. Aprii il portafoglio e ne uscii fuori quel preservativo che avevo riposto lì dentro tempo prima.
 
“Faccio io..” disse sorridendo, vedendomi piuttosto impacciato con l’oggetto che avevo fra le mani.
“Mart io devo dirti una cosa..” dissi appena me lo ebbe infilato.
“Non l’hai mai fatto..” disse con un tono interrogativo, ma più che una domanda era una vera e propria affermazione.
“E’ piuttosto strano, insomma, di solito è il contrario, ma io, beh, ho avuto qualche fidanzata in passato, ma da quando mi sono innamorato di te, più di un anno fa, non mai più pensato a nessuno e..”
“Shh..” disse tirandomi su di lei di nuovo sul letto “.. non mi interessa che non l’hai mai fatto, perché so che sarai perfetto ugualmente!
 
Le nostre labbra si scontrarono di nuovo in un bacio dolce, ma al tempo stesso pieno di ansia, eccitazione, passione, amore, paura, tutto.
 
“Zayn..” disse fissandomi negli occhi, a pochi centimetri dal mio viso “.. voglio te, ora!”
 
Sembrava quasi che ci fosse una vena di disperazione in quella sua affermazione, ma a quelle parole mi feci coraggio ed entrai finalmente in lei.
 
Fu una sensazione strana, ma assolutamente piacevole.

Non ci sono parole per descrivere quel momento, perché certe emozioni non si possono descrivere, ma solo viverle.
 
Io, lei, noi due. Era proprio quello che avevo sempre desiderato.

La vera felicità è quel momento in cui hai tutto ciò che hai sempre desiderato, e io in quel momento avevo tutto. 

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Capitolo 32
*** Thirty-first. ***


31.
 
Zayn si addormentò poco dopo. Sembrava un bambino dopo una giornata passata a giocare a calcio nel parco con gli amichetti. Era stremato, ma aveva un sorriso sulle labbra che si intravedeva anche mentre stava dormendo. Era così bello che sarei potuta rimanere a fissarlo ore ed ore. Mi faceva impazzire, era così dannatamente perfetto, eppure non era Niall. Si, perché io, prima di Zayn, la perfezione l’avevo aggiudicata solo a un ragazzo, e quel ragazzo era proprio il mio Niall. Credevo che non avrei mai provato delle sensazioni uguali a quelle che mi aveva fatto provare lui, credevo che non mi sarei più sentita a casa in altre braccia se non le sue, credevo che non mi sarei mai più innamorata eppure Zayn era arrivato dove solo il mio biondino era arrivato. Conoscevo Zayn da quanto? Qualche settimana, si, ma lui, in quel poco tempo, era riuscito a capire quella parte di me che celavo a tutti, lui era riuscito ad aiutarmi sul serio con i suoi gesti, con i suoi sorrisi, con le sue parole dolci, lui era riuscito a farmi sentire di nuovo viva.
 
Eppure, nonostante con lui mi sentissi così bene, in quel momento ero così confusa.

Avevo promesso a Niall che per me ci sarebbe stato solo lui, e ora cosa stavo facendo?
 
Le promesse ero abituata a mantenerle sempre.
 
Avevo bisogno di qualcosa che mi facesse dimenticare tutto quel disordine per qualche momento, poi ero sicura che dopo una bella sbronza avrei rimesso tutte le idee a posto e sarei tornata da Zayn con il cuore in mano, pronta a confessargli che provavo ciò che provava lui.
 
Mi alzai in piedi velocemente dal letto e mi rivestii. Guardai Zayn per un’ultima volta prima di chiudere la porta e poi scesi al piano inferiore.
 
Afferrai una bottiglia di vodka dal bancone degli alcolici e corsi verso l’uscita. Sicuramente in quella confusione nessuno si sarebbe mai accorto della mancanza di una delle tante bottiglie di vodka che c’erano alla festa.
 
Uscita fuori, mi sedetti su una panchina del giardino, aprii la bottiglia e ne feci immediatamente un lungo sorso.
 
Odiavo la vodka, odiavo il suo sapore e il fatto che mi bruciasse in gola, ma era uno di quegli alcolici che mi faceva impazzire poco dopo. Non mi ero mai ubriacata tante volte nei miei pochi anni di vita. La ritenevo una cosa stupida: ridursi in condizioni pietose solo per qualche minuto di apparente felicità. Eppure le poche volte che lo avevo fatto lo avevo fatto per un motivo particolare e per sfuggire dalla realtà, proprio quello che stavo facendo in quel momento.
 
Avevo paura di essere di nuovo felice semplicemente.

Avevo vissuto veramente pochi momenti felici nella mia vita e sapevo che dopo quei rari periodi in cui stavo bene succedevano sempre dei lunghi periodi orribili e io avevo paura di star male di nuovo.
 
Avevo bevuto più di mezza bottiglia, eppure non sembrava provocarmi l’effetto desiderato.
 
“Che ci fai tutta soletta?”
 
Dawson Carter, lo spacciatore numero uno della scuola, era lì davanti a me e mi fissava con un sorriso malizioso.
 
“Niente..” cercai di concludere velocemente la conversazione. Non mi andava di parlare con un tipo così.
“Tu quando non hai niente ti svuoti una bottiglia di vodka..?” insistette.
“Senti non ho voglia di parlare con te, non è chiaro?” affermai più incazzata che mai.
 
A quelle mie parole mi guardò con aria di sufficienza e si incamminò in cerca di una nuova preda.
 
“Aspetta!” urlai pochi secondi dopo “Ho bisogno di qualcosa!”
 
Si avvicinò rapidamente e mi feci dare delle pasticche. Non le avevo mai provate, ma delle mie amiche mi avevano detto che ti facevano dimenticare tutto ed era proprio ciò di cui avevo bisogno in quel momento.
 
Bene, avevo tutto l’occorrente per andare qualche secondo in Paradiso, avevo solo bisogno di un posto dove rifugiarmi.
 
Feci mente locale, pur essendo piuttosto confusa, e mi resi che il posto che cercavo era proprio a pochi metri da quella casa: il cimitero.
 
Non ci ero mai stata, al dire il vero. Insomma non ero di Horsham, non avevo parenti sepolti lì, eppure c’era qualcuno lì per cui sarebbe valsa la pena di varcare quell’ingresso, ma non avevo mai avuto il coraggio di andarci.
 
Entrai nel cimitero e mi feci un giro veloce cercando di trovare un’ala dove erano sepolti i morti più recenti. Non ci misi molto a trovare ciò che cercavo, quel cimitero era piuttosto piccolo.
 
I genitori di Niall avevano deciso di seppellirlo lì, nella città in cui aveva i suoi amici, nella città dove aveva vissuto gli anni migliori, lontano dalla sua patria, eppure personalmente non ero mai riuscita ad andare.
 
Volevo ricordarmelo vivo, sorridente, il ragazzo che amavo e non come un ammasso di cemento.
 

Non avevo mai capito il senso delle chiacchierate che tante persone facevano davanti alle tombe dei defunti. Mi sembrava una cosa più che normale che il defunto non rispondesse o non partecipasse alla conversazione, ma c’era gente che si ostinava a farlo, non comprendendo la realtà.
 Era capito anche a me di sentire il bisogno di parlare con Niall, ma l’avevo fatto nella mia mente, sentendomi meno pazza degli altri.
 
Era stato sepolto nella terra, non in quei loculi incavati nelle pareti. Il marmo che ricopriva la tomba era molto chiaro e non presentava decorazioni particolari. Era semplice, proprio come lui. Ciò che spiccava sulla pietra bianca era la sua foto. Rappresentava un ragazzo sorridente, pieno di vita, bellissimo, insomma, un ragazzo che non meritava di essere lì .
 
Guardando quella foto mi saltarono alla mente tante cose che avevo completamente rimosso.

Come avevo potuto dimenticare il suo sorriso? Come avevo potuto?

 
A quei pensieri presi una pasticca dal contenitore che mi aveva dato Dawson e la buttai giù insieme a un sorso di vodka.
 
Piangevo, come una bambina, come una stupida bimba davanti al suo giocattolo preferito rotto, ma in fondo anche se era rotto sarebbe rimasto il suo giocattolo preferito per sempre.
 
Niall era stato tutto per me, la cosa più bella che mi fosse capitata, e io avevo permesso a me stessa di dimenticare quell’importanza.
 
Presi altre due pasticche e bevvi di nuovo, con la speranza di sentirmi meglio ma quelle pillole non facevano altro che aumentare la mia confusione. Per giunta incominciai a sentir caldo, stavo sudando come una pazza.
 
La mia attenzione, infine, poi, fu catturata dalla scritta sotto la data di nascita e di morte.
 
“Amor vincit omnia”
 
Era una citazione di Chaucer, che si trovava nella descrizione della Prioress. Ricordavo che quando l’avevo studiato a scuola, quella frase mi aveva fatto riflettere. Allora ero stata d’accordo  con quella affermzazione ma in quel momento non lo ero più.
 
Insomma l’amore vince il tempo, la distanza, tutti gli ostacoli possibili ma la morte no, quella non la riesce a vincere, anche se speriamo che non sia così.
 
A quel punto allora afferrai una manciata di pasticche e le buttai tutte giù in colpo solo.
 
Mi sedetti a terra e incominciai a guardare nel vuoto. Più il tempo passava e più mi sembrava che ci fossero più di quaranta grandi, nonostante fosse una gelida sera di gennaio. Mi tolsi il cappotto e rimasi solo con il vestito addosso, ma la situazione non sembrava migliore. In più avevo preso a respirare affannosamente, e i miei pensieri mi apparivano completamente annebbiati.
 
Pensai alla sera in cui Niall se ne era andato, pensai al suo viso senza vita, pensai alla disperazione, ma poi pensai a Zayn, la mia salvezza.




“Potrei prestarti le tue parti rotte che potrebbero andare bene. Potrei aiutare a guarire le tue ferite. Potrei essere la tua cura, Mart.”
 
 
 
Perché l’amore può riuscire a guarire certe ferite.
 
 
 
“Mart, ti prometto che ti starò accanto, che cercherò di rimarginare le tue ferite, lo prometto, perché tu lo meriti: meriti di stare bene..” disse con un filo di voce, ma io lo sentii e lo strinsi ancora più forte.
“Ho paura che qualcun altro possa farmi del male, possa approfittare di me..” gli sussurrai in un orecchio.
“Ti prometto che io non lo farò mai..”
“Lo so, ora lo so..”
“Ti proteggerò..”
“Grazie..”
“Non dirlo nemmeno..” disse dandomi un bacio sulla fronte.

 
 
 
Perché solo chi ti ama veramente non ti abbandona mai, non sarai mai sola.
 
 
  
“Scusa il disordine, ma stanotte non ho dormito molto bene!”
“Tranquilla, ma..” disse prendendo l’album di Zayn sulla scrivania “..questo è l’album di Zayn!”
“Già, l’ho trovato ieri a casa sua e l’ho preso.. E’ davvero bravo, mi ha fatto dei ritratti bellissimi, anche se non capisco perché ci sono alcuni ritratti in cui appaio felice altri in cui sono triste..” ammisi.
“Perché alcuni li ha fatti prima dell’incidente di Niall, altri dopo..”
“Ma io e Zayn ci siamo conosciuti solo dopo l’incidente..”
“Si, ma lui ti conosceva anche prima..”
“Si, ma non tanto da farmi dei ritratti, non capisco..”
“Cosa c’è da capire Mart? Non ti sei accorta che lui è innamorato di te..?”

 
 
 
Perché a volte quegli amori silenziosi sono proprio quelli più forti e veri.
 
 
  
 “Non c’è storia più triste di quella di Romeo e Giulietta..” affermò Zayn non appena conclusi di leggere le mie citazioni preferite.
 “Si, hai ragione, ma non c’è neanche storia più dolce. Loro due sono morti per amore, non è mica poco.”
“Hai ragione, ma l’amore non può portare alla morte. Romeo avrebbe dovuto sforzarsi di andare avanti, non doveva arrendersi davanti alla morte, come hai fatto anche tu del resto!” disse fissandomi.
“Si, ma non pensare che io non abbia fatto mai qualche pensiero del genere..”
 “E allora dimmi perché non l’hai fatto, perché? Se sei tanto convinta che Romeo abbia fatto bene?” dissi quasi con tono incazzato.
 “Boh, non lo so..” risposi confusa.
 “Te lo dico io perché! Perché forse hai creduto che non ne valesse la pena, perché magari ti aspetta qualcosa di migliore, di più bello..!”
 “E invece no, ne valeva la pena eccome, è solo che non avevo il coraggio..”
 “Perché non provi ad andare avanti..?”
 “Lo sto facendo..”
“Fumando, facendoti di canne e andando a letto con un porco come Harry Styles?”
 “Lui ci tiene a me, non è come credi..”
 

 
 
Perché l’amore sopporta anche le ingiustizie, sopporta tutto, se è l’amore, quello con la A maiuscola.
 

 
 
“Cosa è successo?” disse preoccupato.
“Nulla..” dissi con il fiatone “Solo che non ci siamo fatti gli auguri: Buon Natale!” e lo  abbracciai forte.
 
Strinse le sue braccia intorno al mio piccolo corpicino e mi tirò a se. Lui era lì per me.

 
  
 
Perché l’amore può riempire anche i vuoti più incolmabili.
 
 
 

“Vuoi una sigaretta?”
Presi la sigaretta e l’accendino, e feci un primo tiro.
“E tu sei..?” chiesi.
“Chiunque vuoi che io sia!” rispose.

 
 
 
 Perché gli amori a prima vista esistono, ma purtroppo molto spesso non lo vogliamo ammettere.
 
  
 
Mi ero innamorata di Zayn dal primo istante, purtroppo non lo avevo capito.


 
Sentivo l’aria mancarmi, avevo bisogno di aiuto.
 
Digitai quel numero che ormai conoscevo a memoria e neanche dopo due squilli sentii la sua voce.
 
“Mart dove sei..?”
“Davanti alla tomba di Niall, corri, mi sento malissimo..” dissi affannosamente.



Poi il buio.


 
Quante volte un cuore si può spezzare prima di smettere completamente di battere? Può bastare un ragazzo a rimarginare delle ferite così profonde, o un cuore così lacerato non si può curare?

 

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Capitolo 33
*** Thirty-second. ***




 
32.
 
Sembrava di rivivere il funerale di Niall.
 
Le urla, i pianti, le facce sconvolte, tutti gli studenti della scuola riuniti, i professori, il preside, eppure quella volta il dolore era ancora più forte.
 

Non potevo credere che non ci fosse più.
 
Il suo sorriso era la cosa più bella di questo mondo, lei era un angelo, era la ragazza più perfetta che avessi conosciuto nella mia vita, lei era la mia Mart e mi sembrava impossibile che se ne fosse andata così.
 
Overdose, così aveva detto il medico. Aveva svuotato una bottiglia di vodka con una decina di pasticche. Suicidio, aveva aggiunto, eppure io ero convinto che non fosse così, lei era forte, amava vivere, non poteva aver deciso di fare un gesto tanto forte, ma forse ne aveva sopportate talmente tante che il suo cuore lacerato non aveva retto più.
 
Il silenzio calò nella chiesa quando la barra fece la sua entrata.
 
Alex piangeva come una pazza, sembrava essere impossessata. Liam, al suo fianco, cercava di tranquillizzarla, ma piangeva anche lui come un bambino.
 
Poco dopo anche io crollai in un pianto singhiozzato, mi faceva troppo male quella situazione.

Non ero nemmeno riuscito a dirle “ti amo”. Si, perché io l’amavo nel vero senso della parola, lei era tutto per me, non poteva essersene andata.
 
“Mart” urlai non appena la barra mi fu di fronte.
 
Mi passarono davanti tutti i momenti passati insieme. Le risate, le chiacchierate, il nostro primo bacio, la nostra prima volta, tutto.
 
Più il tempo passava e più le urla e i singhiozzi si fecero più forti e numerosi. Tutti la amavano, tutti la conoscevano, tutti la ricordavano come la ragazza con il più bel sorriso al mondo, nonostante tutto quello che aveva passato. Aveva dovuto sopportare la morte di sua mamma all’età di soli quindici anni. Doveva essere sicuramente stato un colpo davvero forte per lei, qualcuno si sarebbe arreso subito, ma lei invece ce l’aveva fatta, perché aveva un cuore forte. Poi era arrivato Niall che sembrava aver riportato un po’ di luce nella sua vita, ma purtroppo anche lui era andato via.
 
Qualunque persona a cui era affezzionata andava via proprio nel momento di maggiore bisogno, forse era proprio quello che l’aveva spinta a compiere quel gesto.
 
Nuovamente la chiesa si riempì di un silenzio tagliente all’entrata della seconda barra.
 
 
 
Mi svegliai all’improvviso, mi guardai intorno ma lei non c’era. Dove si era cacciata? Mi rivestii velocemente e afferrai il cellulare. Era mezzanotte. Scesi le scale e mi guardai intorno, non c’era traccia di lei. Avevo paura che fosse andato qualcosa male, e non me ne fossi accorto, non capivo.
 
Uscii fuori dall’abitazione e continuai a cercarla, ma davvero non c’era.
 
Forse era tornata in college, forse era stanca.
 
Stavo per varcare il cancelletto di quella casa quando andai a sbattere contro un ragazzo poco più alto di me.
 
“Zayn..”
 
Alzai la testa e incrociai lo sguardo di Harry Styels. Con quale coraggio si era presentato lì? Cosa voleva?
 
“Che cosa vuoi?” dissi con tono incazzato.
“Volevo parlare con Mart, con te, chiedervi scusa..” ammise.
“E’ troppo tardi..” dissi uscendo definitivamente da quella casa.
 
Iniziai a correre verso il college, quando sentii il telefono vibrare.
 
‘Mart’ lessi sul display. Finalmente.
 
“Mart dove sei..?” risposi.
“Davanti alla tomba di Niall, corri, mi sento malissimo..” disse respirando affannosamente.
 
Cosa stava succedendo?
 
‘Davanti alla tomba di Niall, corri, mi sento malissimo..’ quelle parole mi rimbombavano nella testa e mi sembrò non capire più nulla.
 
Buio. Mi sembrava tutto buio.
 
Corsi fino al cimitero, e mi diressi dritto verso la tomba di Niall. Ci ero passato piu volte, quando ero andato a trovare mio nonno.
 
La scena che mi si ritrovò davanti non era sicuramente quella che mi aspettavo.
 
Mart era distesa a terra, con la testa poggiata sulla pietra. Era più pallida del marmo bianco che ricopriva la tomba. Indossava solo il suo vestitino nero, la giacca era a terra affianco a una bottiglia di vodka vuota e un contenitore nel quale c'erano delle pasticche.
 
Non era possibile.
 
Corsi verso di lei e mi buttai a terra.
 
Le toccai il polso. Nessuna pulsazione.
Poggiai una mano sullo stomaco. Nessun respiro.
Avvicinai la testa al petto. Nessun battito.
 
Mart non c'era più.
Mart non c'era più.
Mart non c'era più.
Io non c'ero più.
 
Come aveva potuto fare una cosa del genere? Come?
 
Era l'unica cosa bella che mi fosse capitata, non poteva essersene andata. Lei era tutto per me, ora..?
 
Pensavo che si fosse innamorata di me, pensavo di essere riuscito a curare le sue ferite, pensavo di essere stato la sua salvezza, ma evidentemente non era bastato, io non ero abbastanza.
 
Mi sentivo vuoto, non riuscivo a capire nulla, mi sembrava di non provare più nulla, ma proprio quando pensai a quella cosa iniziai a piangere, sembravo un pazzo.
 
"Mart, Mart, Mart!" iniziai ad urlare scuotendola. "Mart io volevo aiutarti, volevo essere l'unico per te, perché non ti sei lasciata aiutare? Perché? Io ti avrei dato tutto, Mart! Sai che c'e? Io ora non so che fare.. La mia vita non ha senso! Ora capisco come sei stata quando se ne è andato Niall, ora ti comprendo. Certi dolori si possono capire solo quando si provano. E ora capisco davvero quanto tu sia stata forte a resistere tutto questo tempo. Io però non sono forte come te, io sono debole, senza di te non sono nulla. Tu sei la mia aria, e in questo momento mi sento soffocare.."
 
Afferrai la scatola con le pasticche e inghioiai una ad una l'ultime venti rimaste.
 
"Ti ricordi Romeo e Giulietta? Avevi ragione tu, come sempre. La morte di Giulietta per Romeo era impossibile da affrontare, la morte era l'unica via d'uscita.."
 

Ormai non ragionavo piu.
 
Mi poggiai sul suo corpo ormai gelido e attesi che arrivasse la mia ora. Sentivo l’effetto delle pasticche che si faceva sempre più forte. Iniziai a sentir caldo, forse per questo Mart si era tolta il cappotto.
 
Mi sembrò di vedermi passare davanti tutti i bei momenti che avevo vissuto nella mia vita, e mi resi conto che quei momenti io li avevo tutti passati con Mart.
 
La mia vita era iniziata con lei, e sarebbe finita sempre con lei.
 
Avevo fatto la scelta giusta ad andarmene così. Una vita senza di lei sarebbe stata impossibile per me.

 
 
 
Erano stati trovati vicini, uno sopra l’altro affianco alla tomba di Niall. Anche lui aveva preso quelle pasticche. Overdose, anche per Zayn, questa era stata la causa della sua morte.
 
Aveva vinto lui. Si, se ne era andato con lei, e io, Harry Styles, ero rimasto fottuto, ma, in fondo, io non avrei mai compiuto quel gesto, non avrei mai avuto il coraggio di farlo, ma forse l’amore che provava Zayn per Mart era molto più forte di quello che io provavo per lei.


 
Quando la barra di Zayn mi fu davanti, eppure, non potetti non trattenere le lacrime.
 
Mi sembrava un incubo,  mi sentivo da schifo.



 Iniziò la cerimonia, e come fu per Niall, durò davvero poco.
 
Liam fu il primo ad alzarsi fra i presenti. Aveva il viso basso, forse non aveva il coraggio di guardarsi intorno, forse stava cercando di auto convincersi che era tutto un incubo.
 
Avvicinò la bocca al microfono e solo allora diede uno sguardo veloce al pubblico che si trovava di fronte.
 
“Non ho preparato nessun discorso, nulla. Volevo solo dire qualcosa su Zayn. Molti non lo conoscono, e forse la maggior parte di voi è qui per Mart, ma lui era davvero un bravo ragazzo. Era il mio migliore amico, anzi lo è ancora. Lui era sensibile, simpatico, buono, era un ragazzo fantastico e amava tanto Mart, e sono sicuro che anche lei fosse davvero legata a lui. Ha sofferto tanto nella sua vita, non si è mai sentito abbastanza, ma ora sembrava felice, lo era davvero, ma è andata così. Mi sento così vuoto, lui era una parte fondamentale di me e davvero non so come riuscirò a superare questa perdita. Vi prego di ricordarvi sempre di lui, così rimarrà vivo nei nostri ricordi. Ciao, amico, ti voglio bene!” disse tutto d'un fiato, senza mai interrompersi. Poi mise le mani in faccia, per coprire le lacrime che iniziarono a scorrere velocemente.
 
Scese dall’altare e abbracciò Alex che continuava a dimenarsi, senza trovar pace. Poi lei si staccò da quell’abbraccio e si diresse verso l’altare.
 
“E’ la seconda volta che salgo su questo altare in queste condizioni nel giro di pochi mesi, ma questa volta cercherò di essere più forte, per te Mart. Tu si che eri una persona forte, eri un esempio per tutti. Hai combattuto contro dolori più grandi di te, sempre a testa alta. Mi ricordo ancora quando ci siamo conosciute più di un anno fa. L’avevo capito fin da subito che eri una persona speciale e il pensiero che ora non ci sarai più tu a sostenermi mi fa paura, tanta paura. Tu eri sempre lì ad ascoltarmi, a tirarmi fuori dai guai, o farli con me, a starmi accanto anche in silenzio. Tu sei stata la miglior persona che abbia mai conosciuto nella mia vita, e giuro che non ti dimenticherò mai. Quello che ho detto non può descrivere la situazione di vuoto che sto provando ora, ma certe cose non si riescono a dire con le parole, credetemi.” fece un lungo respiro.
 
Conoscevo bene Alex, nonostante ci fossimo allontanati nell’ultimo periodo, e sapevo quanto stesse soffrendo e quanto impegno ci stesse mettendo per non avere una crisi di pianto davanti a tutti.
 
“E poi volevo dire qualcosa a Zayn, si. Ho parlato poco con lui, ma per quello che ho potuto vedere era davvero un ragazzo d’oro. Amava tanto Mart, e glielo si leggeva negli occhi e anche lei lo amava, molto. Da quando lo aveva conosciuto sembrava  essere un’altra persona, sembrava che fosse tornata di nuovo lei. E sapete una cosa? Io sono convinta che non è come hanno detto, non si è trattato di suicidio, io sono convinta che lei non voleva morire, voleva solo rilassarsi per un momento, e ha esagerato, perché una persona felice come lei lo era non poteva desiderare di andar via, così.
La finisco, perché, credo che le parole in queste occasioni non servano a nulla. Ricordatevi sempre di loro, perché ieri sera se ne sono andate due persone fantastiche. Vi voglio bene, non vi dimenticherò mai.” fece ancora un altro respiro “Credo che sia finita..” aggiunse.
 
“Voglio venire io..” dissi con un filo di voce.
 
Alex mi fissò con uno sguardo di sfida. Sapevo quanto fosse incazzata con me, e anche io lo ero con me stesso. Abbassai lo sguardo e delle lacrime mi rigarono il viso. Non riuscivo a trovare il coraggio di guardarla negli occhi. Mi facevo schifo da solo.
 
“Styles, sali..” disse.
 
Alzai lo sguardo, e i nostri occhi si incrociarono, ma questa volta fu diverso. Non c’era la rabbia di prima nei suoi occhi, ma un grande vuoto, proprio come mi sentivo io. Forse si era resa conto che in fondo stavamo male entrambi, che forse non eravamo così distanti.
 
Salii sull’altare e osservai le due barre, vicine. Dei brividi mi attraversarono tutto il corpo. Non potevo credere che non li avrei più rivisti, mai più.
 
“Non so da dove cominciare..” ammisi “Ci sarebbero tante cose da dire, ma in questo momento ho la mente talmente offuscata, che non so davvero che fare. Forse dovrei iniziare con dire “scusa” ad entrambi, per come mi sono comportato. Chiedo scusa a Zayn per quello che gli ho fatto passare in questi anni. L’ho picchiato tante volte, senza motivo, giusto per il gusto di farlo, solo per sentirmi forte. Ora me ne pento, tanto, e non solo perché Zayn non c’è più, ma perché davvero mi chiedo come sia possibile che abbia fatto certe cose. E poi chiedo scusa a Mart per come l’ho trattata. Sono sempre stato innamorato di lei, anche quando stava con Niall, ma forse non lo volevo ammettere. Insomma, uno come me che si innamora, non era possibile! E invece, era successo, e me ne sono accorto proprio quando Niall non c’era più. Mi vergogno a dirlo, ma era come se non avessi più nessuno ostacolo. Credevo che non ci avrei messo molto ad averla tutta mia, ma mi sbagliavo. Mi sono avvicinato a lei, trattandola come tutte le ragazzine con cui sono stata, e non ho fatto altro che allontanarla. Non sono una persona capace di amare e di essere amato, semplicemente. Zayn, invece, lo era e infatti, lui ci è arrivato al suo cuore, nel giro di poco tempo. Io credo che lui era davvero quello giusto per lei, quasi più di Niall. Loro dovevano incontrarsi, erano destinati a stare insieme, e ora possono finalmente amarsi liberamente. Spero che un giorno mi perdonerete per tutto, lo spero davvero, perché questo senso di colpa in questo momento mi sta divorando, sul serio. Parlerò sempre di voi due, vi porterò con me dappertutto, perché voi meritate di vivere ancora qui. Ciao ragazzi..” e scesi di corsa dall’altare.
 
Corsi fino all’uscita della chiesa e mi sedetti sulla panchina di fronte.
 
Le lacrime scorrevano veloci, era davvero troppo per me. Potevo vivere con un peso tanto grande? Come potevo?
 
“Harry..”
 
Alzai la testa. Era Louis. Si sedette al mio fianco e mi abbracciò forte. Sentivo le sue lacrime cadermi tra i capelli, anche lui stava piangendo, nonostante volesse apparire più forte.
 
“Passerà anche questo Harry, passerà..” disse cercando di consolarmi.
“Mi sento in colpa, come se li avessi uccisi io..” esclamai singhiozzando.
“Tu non hai ucciso nessuno, evidentemente questo mondo non li meritava, come anche Niall..”
“Ma se io non mi fossi comportato così, se io non fossi stato uno stupido..”
“Se niente, Harry!” qualcuno mi bloccò.
 
Era Alex. Si sedette al mio fianco sulla panchina e mise una mano sul mio ginocchio.
 
“Harry doveva andare così, ora non incolparti. Sei uno stronzo, e quello che hai fatto è davvero da stupidi, ma evidentemente doveva andare così. Non possiamo sapere davvero come sia andata, lo sanno solo due, quindi è inutile ora puntarsi il dito contro. Dobbiamo andare avanti, perché è questo quello che loro avrebbero voluto. Stiamo male, malissimo, e se parlo con te è perché so che tu sei davvero uno dei pochi che può capire il mio dolore e proprio per questo ti chiedo di rimanere vicini, dobbiamo aiutarci, Harry, dobbiamo farlo per loro..” sorrise con le lacrime agli occhi.
“Grazie..” dissi con un tono di voce.
“Vieni qui..” disse stringendomi forte.
 
Ricambiai immediatamente l’abbraccio e la strinsi al petto. Aveva ragione solo noi potevamo aiutarci, solo noi sapevamo quanto vita se ne era andata con lei, con Mart.
 
 
 
 
 
L’amore può curare le ferite più profonde, ma a volte il destino è più veloce. Mart e Zayn non avevano avuto il tempo di amarsi qui, sulla terra, ma ero sicuro che in un altro mondo, in qualsiasi luogo si trovassero, avrebbero avuto tutta l’eternità per viversi. 

 Loro non volevano morire davvero, ne ero certo, volevano solo essere salvati, ma forse nel loro caso solo la morte era la loro salvezza.

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